Programma Elettorale - Primo Polo
Programma Elettorale - Primo Polo
Programma Elettorale - Primo Polo
DI
VALENTINA BARALE
CANDIDATA SINDACA
PRONTI A CAMBIARE?........................................................................................................................ 6
3
IMPEGNO PER AFFRONTARE LA CRISI CLIMATICA ED ECOLOGICA .................................................... 143
SIN/SIR LIVORNO ........................................................................................................................... 144
QUALITÀ ARIA ................................................................................................................................ 144
INQUINAMENTO PORTUALE........................................................................................................... 146
AMIANTO ZERO ............................................................................................................................. 146
INQUINAMENTO ACUSTICO ........................................................................................................... 147
DISCARICA DEL LIMONCINO ........................................................................................................... 147
GESTIONE DEI RIFIUTI EFFICACE PER UNA LIVORNO LIBERA DAI RIFIUTI .......................................... 147
AREE PROTETTE ............................................................................................................................. 150
TUTELA DELLE ACQUE SUPERFICIALI E DEL MARE ............................................................................ 151
ZERO CONSUMO DI SUOLO ............................................................................................................ 152
UNA POLITICA COMUNALE PER L’ENERGIA ..................................................................................... 153
COMUNITÀ ENERGETICHE RINNOVABILI ............................................................................................... 153
IL VERDE PUBBLICO ........................................................................................................................ 154
IL VERDE PUBBLICO PER IL BENESSERE URBANO ................................................................................... 155
VALORE SOCIALE, EDUCATIVO E TERAPEUTICO DEL VERDE ................................................................... 156
ECONOMIA LEGATA AL VERDE PUBBLICO .............................................................................................. 157
GESTIONE ECOLOGICA DEL VERDE PUBBLICO ........................................................................................ 159
CULTURA SCIENTIFICA E VERDE PUBBLICO ............................................................................................ 160
AREE NATURALI E SEMINATURALI.......................................................................................................... 161
LA PIANIFICAZIONE DEL VERDE PUBBLICO COME STRUMENTO DI LOTTA AL CONSUMO DI SUOLO ..... 161
RICUCIRE LA RELAZIONE VERDE COLLINE - CITTÀ - MARE ...................................................................... 162
PROGETTAZIONE ECOLOGICA PARTECIPATA ......................................................................................... 163
IL BENESSERE E I DIRITTI DEGLI ANIMALI ......................................................................................... 165
5
PRO
ONTI A CAMB
BIARE?
Livorno vive
v una crisi democraatica, econo omica, sociaale, ambien ntale e climaatica ineditta e ancor
più gravee di quella che possiam mo riscontrare in altre città
c italianee.
Per quessto la Citttà necessitta subito, senza ulte eriori ritard di, di un vero camb biamento,
un’autentica rivoluzione, la liberazione da un sistema s poolitico, economico e culturale
soffocantte.
Per quessto ci can ndidiamo alle a prossimme elezioni comunali con un progetto elettorale
profondaamente innovativo: un na coalizion ne che abb bracciaBuon ngiorno Livvorno, Cittàà Diversa,
Livorno Popolare,
P M
Movimento 5 Stelle, Pro
ospettiva Livvorno e Rifo ondazione C Comunista.
Un progeetto trasverrsale che un nisce forze politiche ch he in passato hanno aavuto posizionamenti
anche disstanti, unitee in questa fase
f dalla necessità strringente di liberare
l Livo orno dalla crisi
c che la
opprime e dal sistem ma politico e culturale che c da annii non le con nsente di farre passi avaanti.
Il nostro primo obietttivo è quello di dare una u concretta via di usccita a Livorn no: che vincaa il centro
destra o che
c continu ui l’amminisstrazione targata PD, Liivorno conttinuerà ad aaffondare.
Il quadroo valoriale, che ci tien ne saldamen nte lo sguaardo alle reeali necessittà della citttà da una
prospettiva progresssista e di siinistra, fa sìì che le nosstre posizio oni siano inffatti lontan nissime da
quelle sostenute dall centrodesttra, ma ancche da quellle di chi non n ha saputo o negli ultim
mi decenni
dare rispposte adeguate alla cittadinanza
c a, in termini di qualità della vita, tutela dei diritti
fondamentali, ridistribuzione dellad ricchezzza, formazzione ed ed ducazione, o occupazione e e tutela
ambientaale.
La situaziione, già disastrosa, è stata ulterriormente aggravata
a daalla pandem mia del 202 20, che ha
modificatto gli spazi pubblici e lee relazioni, aumentato o le diseguaglianze, portato ad un aumento
della povertà e deella disgregazione so ociale, mosstrato gli effetti
e devvastanti del sistema
neoliberista e dellee privatizzaazioni. Infine la guerra, che ha h accentuato la spin nta - già
tradizionaalmente forrte - a militaarizzare la città:
c il suo territorio
t quuanto la suaa cultura.
Nei cinquue anni di consiliatura abbiamo beensì potuto o verificare che gli orieentamenti di d fondo e
le scelte strategichee dell’Amm ministrazionee Salvetti poco
p hanno o messo in atto idee di d centro-
sinistra: sulle
s questioni del lavvoro, sull’am mbiente e il territorio o, sulla gesttione dei servizi,
s sui
rapporti coi
c poteri fo orti, sulla paartecipazion ne democraatica, sull’inclusione.
La nostraa presenza sullo scenaario elettoraale garantissce un’alterrnativa cred dibile e radicale, una
nuova modalità di faref politicaa sul territo
orio che and drà a sostittuire le politiche portaate avanti
dalle preecedenti am mministrazioni. La no ostra sarà una novittà nelle sin ngole prop poste, ma
soprattuttto nell’ideaa di società che le sostiiene.
Quella chec vogliamo e chee proponiaamo alle cittadine e ai cittaadini di Livorno L è
un’amministrazione della città incentrata
i s un lavoro
su o serio e di lunga duratta.
Sarà questa la nostra realtà aumentata: vedere nelle piazze, nelle n stradee, nelle scu uole, nelle
industrie,, non solo chi
c c’è oggi, ma anche tutte t e tuttii coloro chee le attraverrseranno do omani.
Per costrruire occorrre ricucire relazioni
r baasate sulla fiducia,
f l'asscolto, il risspetto, l’acccessibilità:
riportare le cittadinee e i cittadini livornesi a sentirsi parte della città e di u un percorso o che non
può e non deve coin ncidere con n il mandato o elettorale, ma con il lavoro che tutte e tuttti insieme
dovremo fare nei prossimi anni per fare di Livorno un luogo sicurro, vivibile, bello.
Sincera
amente per
p Livorrno,
6
1. I NOSTRI STRUMENTI PER IL CAMBIAMENTO
LIVORNO SMART CITY
Le parole chiave per spiegare il concetto di città intelligente o smart city sono essenzialmente
tre: sostenibilità, efficienza e convenienza.
Per arrivare a questi risultati è necessario utilizzare una tecnologia adeguata che utilizzi,
positivamente, tutte le informazioni dei soggetti connessi al fine di migliorare la qualità della
vita dei soggetti stessi, produttori ma anche gestori, attraverso soluzioni intelligenti che
riguardano ogni settore della società.
La tecnologia da sola, però, non è in grado di risolvere problemi e adottare soluzioni ed è
quindi, ovviamente, necessaria la presenza di persone in grado di utilizzarla e soprattutto di
pianificare una strategia che concretizzi quei determinati obiettivi; ma è anche necessario che
queste strategie siano pensate al servizio di qualcuno, vale a dire dei cittadini e delle cittadine.
Noi lo urliamo ormai da anni: il più importante valore aggiunto di una città intelligente è la
partecipazione, che non può prescindere dai concetti di trasparenza, accessibilità e diritto
all’informazione – temi in linea, tra l’altro, con ogni direttiva nazionale.
Il rapporto fra amministrazione e cittadinanza naufraga in un mare di leggi e regolamenti
macchinosi – spesso ingestibili – ed è quindi importante ritrovare un filo di Arianna che affondi
le radici proprio nella presenza, al centro di tutta la strategia di semplificazione, del cittadino.
Questo filo, questo collegamento, è affidato soprattutto alla modalità di comunicazione tra i
due soggetti – ente e cittadino. Serve un rinnovamento in tal senso, un avvicinamento tra le
due parti, un dialogo, che permetta il fine ultimo di una cittadinanza attiva ma anche una più
veloce comunicazione da parte della pubblica amministrazione nel gestire, ad esempio, ogni
tipo di emergenza.
Comunicazione, quindi, ma anche servizi: e non più verticali, non più dall’alto verso il basso,
bensì orizzontali, in cui cittadini e stakeholder possano essere complici e solidali nelle fasi di
progettazione e strutturazione delle prestazioni. Ciò vuol dire che è necessario incrementare e
semplificare il concetto di domicilio digitale, che permette di risolvere pratiche burocratiche
direttamente dal proprio computer o da postazioni fornite all’interno delle piazze del sapere,
risparmiando così tempo e risorse.
Non va poi dimenticato che dietro una macchina amministrativa operano altri cittadini che, di
fronte a una rivoluzione digitale come quella che stiamo vivendo, si ritrovano a gestire
operazioni nuove e in alcuni casi molto complicate. È quindi indispensabile implementare la
loro formazione, sia dal punto di vista giuridico sia da quello informatico, permettendo loro di
rispondere in modo efficiente e adeguato a qualsiasi richiesta esterna. Ciò eviterà, infatti,
l’effetto opposto di una strategia di digitalizzazione, ovvero un incremento del lavoro
amministrativo nonché una mortificazione personale poco piacevole.
Da sempre l’amministrazione pubblica ha determinate responsabilità. Per attuarle è necessaria
una programmazione adeguata che tenga conto di tutte le problematiche, interne ed esterne.
Per una vera città smart si deve prevedere un approccio olistico e un piano ben strutturato
basato sui seguenti punti:
7
● Connettività e infrastruttura digitale: garantire una connettività internet ad alta velocità su
larga scala. Implementare una rete di sensori intelligenti per raccogliere dati su traffico,
inquinamento, uso delle risorse, e altro ancora, per ottimizzare l'efficienza dei servizi cittadini.
● Mobilità intelligente: promuovere il trasporto pubblico efficiente e sostenibile, integrando
sistemi di trasporto pubblico intelligenti e incoraggiando l'uso di veicoli elettrici. Implementare
soluzioni di mobilità condivisa come bike sharing, car sharing e servizi di ride-sharing.
● Sviluppo urbano sostenibile: adottare pratiche di costruzione sostenibile e resilienti per
ridurre l'impatto ambientale degli edifici e delle infrastrutture. Utilizzare tecnologie intelligenti
per gestire l'illuminazione pubblica, i rifiuti e l'approvvigionamento idrico in modo efficiente.
● Educazione e innovazione digitale: promuovere l'alfabetizzazione digitale tra i cittadini di
tutte le età, offrendo programmi di formazione e workshop sull'uso delle tecnologie digitali.
Collaborare con le istituzioni educative e le imprese locali per sviluppare competenze digitali e
promuovere l'innovazione tecnologica.
● Sicurezza e benessere: implementare sistemi di sorveglianza intelligenti e tecnologie di
analisi dei dati per migliorare la sicurezza pubblica e prevenire il crimine. Promuovere il
benessere attraverso soluzioni digitali per la salute, come applicazioni per il monitoraggio della
salute, la telemedicina e la promozione dello stile di vita attivo.
● Turismo e cultura digitale: utilizzare la tecnologia per migliorare l'esperienza turistica,
offrendo applicazioni mobili per la guida turistica, la prenotazione di servizi e la scoperta di
eventi culturali. Digitalizzare il patrimonio culturale locale e promuovere la sua accessibilità
attraverso piattaforme online e esperienze virtuali.
● Economia e impresa digitale: sostenere l'innovazione e l'imprenditorialità digitale attraverso
l'incubazione di start-up, la creazione di spazi di coworking e la promozione di partnership
pubblico-privato. Digitalizzare i processi amministrativi per semplificare le procedure
burocratiche e favorire lo sviluppo delle imprese locali.
● Partecipazione e trasparenza: adottare piattaforme digitali per coinvolgere i cittadini nelle
decisioni dell’amministrazione e per favorire la partecipazione attiva alla vita pubblica.
Migliorare la trasparenza attraverso la pubblicazione di dati aperti e accessibili al pubblico su
questioni come bilancio comunale, pianificazione urbana e servizi pubblici
La cittadinanza digitale implica l’uso responsabile della tecnologia da parte di chiunque utilizzi
computer, Internet e dispositivi digitali per interagire con la società a qualsiasi livello. Il mondo
sta diventando sempre più dipendente da Internet per le attività quotidiane e quindi è un
argomento cruciale per la pubblica amministrazione in relazione ai servizi a cittadini e imprese:
“accesso alle tecnologie, identità digitale, diritto di prendere visione e di estrarre copia di dati,
documenti e servizi digitali della Pubblica amministrazione costituiscono temi di grande
rilevanza nella nostra società. La cittadinanza digitale si fonda sull’insieme dei diritti… e mira a
semplificare il rapporto fra cittadini e Pubblica Amministrazione garantendo a tutti l’accesso ai
servizi offerti in rete… (Guida dei diritti di cittadinanza digitali – AgID).
Come anche previsto dal piano di azione nazionale per il governo aperto (open.gov.it),
abiliteremo la partecipazione e la collaborazione e promuoveremo le forme
dell’amministrazione condivisa, coinvolgendo la cittadinanza nelle decisioni strategiche e nella
progettazione e programmazione degli interventi per la città, attraverso l’utilizzo di sistemi
informativi e open data.
8
Favoriremo inoltre la collaborazione attiva della cittadinanza grazie alla trasparenza dell’azione
amministrativa e all’accessibilità alle informazioni sull’operato dell’amministrazione.
Il cittadino avrà strumenti e informazioni per conoscere, controllare e valutare l’operato della
giunta e dell’amministrazione comunale.
Nel documento dell’AgID citato si dichiara che essere cittadini digitali significa avere:
● accesso semplice e sicuro ai servizi del Comune;
● interazione “diretta” con i diversi enti del territorio;
● possibilità di esercitare la cittadinanza attiva, ovvero partecipare alle politiche pubbliche e al
dialogo democratico con la Pubblica Amministrazione del territorio (non solo con il Comune);
● consapevolezza nell’uso degli strumenti informatici disponibili e dei benefici che derivano da
un loro uso consapevole;
● informazioni sui propri diritti e su come questi possono essere garantiti e tutelati.
LA PARTECIPAZIONE
Intendiamo riformare le basi della convivenza e le regole del nostro stare insieme attraverso la
Partecipazione e la Cittadinanza attiva. Per questo punteremo su una cultura della
partecipazione reale e continua, su un nuovo ruolo dei Quartieri, su nuove forme e metodi di
democrazia partecipativa che affianchino quelli della democrazia rappresentativa e della
democrazia diretta.
Questo nuovo approccio porterà a innovativi metodi di governo della città attraverso il ruolo
proattivo dei quartieri che permetterà di riavvicinare il più possibile i cittadini alle istituzioni,
fornendo reali strumenti decisionali e risorse.
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Dall’assemblea di villaggio alle assemblee cittadine
Ogni sei mesi la Giunta organizzerà delle assemblee pubbliche rivolte a tutta la cittadinanza,
nelle quali illustrerà lo stato di attuazione delle linee di mandato (e quindi del programma
votato dalla cittadinanza), spiegando i progetti realizzati, quelli in cantiere, ma anche tutte le
difficoltà che ha incontrato e le motivazioni per le quali alcuni di essi non hanno ancora visto la
luce, in un’ottica di apertura e piena trasparenza.
Saranno stanziate delle cifre a bilancio riservate a progetti di pubblica utilità che i cittadini
potranno elaborare, a partire dai Quartieri che avranno a disposizione una cifra di almeno
100 mila euro annui per ciascun Consiglio di Zona.
Sarà poi facoltà del Comune predisporre dal punto di vista tecnico i progetti proposti dai
Consigli di zona.Iniziative di questo tipo contribuiscono a creare circolazione di idee e stimoli
fondamentali per la partecipazione alla vita della comunità.
● inserire nel Regolamento un nuovo articolo intitolato “Pubblicità e conoscenza degli atti del
bilancio”, che preveda che il bilancio e tutti gli atti collegati siano pubblicati sul sito del comune
almeno 30 giorni prima della discussione in aula, con sintesi fruibili per la cittadinanza;
● svolgere assemblee di quartiere per la preparazione del bilancio preventivo prima che la
Giunta lo approvi, e che, almeno 30 giorni prima che la proposta venga discussa in Consiglio
comunale, si svolga una Conferenza cittadina su tutta la manovra e i documenti allegati. Allo
stesso modo anche il Documento Unico di Programmazione (DUP) dovrà essere spiegato in
modo semplice, così come il Piano Triennale delle Opere Pubbliche (contenuto nel DUP) dovrà
essere esposto in modo comprensibile;
● introdurre nel Regolamento la possibilità di presentare delle proposte di iniziativa popolare
al bilancio previsionale dietro la sottoscrizione di almeno 200 firme, con la possibilità per il
primo firmatario di presentare la proposta in consiglio comunale nella seduta in cui si discute il
bilancio. Partecipazione da agevolare anche mediante la predisposizione e divulgazione di
versioni semplificate e comprensibili da tutti delle principali voci che compongono il bilancio.
● Istituzione di una commissione di audit del bilancio del Comune, esterna all’ente e fatta dai
cittadini, attraverso la quale informare e formare la cittadinanza sul bilancio del Comune,
rendere il più possibile accessibili le informazioni sulle procedure di spesa e sulle reali risorse a
disposizione; coinvolgere e attivare percorsi di partecipazione per le spese più rilevanti.
10
● Spending Review dal basso: promozione di progetti e iniziative dal basso, anche con sistemi
di premialità del personale collegati ai risparmi conseguiti, per individuare vere possibilità di
recupero di risorse mediante taglio degli sprechi e delle spese superflue, da destinare ai servizi
sociali e al rilancio di una città più vivibile.
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LA TRASPARENZA
Il termine “trasparenza” deriva dal latino “trans parere” ovvero far apparire, lasciar vedere,
lasciar conoscere. Con l’introduzione di questo istituto giuridico i cittadini possono vedere in
quale modo si formano gli elementi necessari per determinare le scelte della Pubblica
Amministrazione e quali sono le ragioni e le giustificazioni che stanno dietro ad uno specifico
provvedimento. La trasparenza, oltre che essere una prassi amministrativa stabilita dalle
norme, è un principio basilare della nostra azione politica e uno strumento indispensabile per
la prevenzione dei rischi corruttivi. Questo principio si applica anche attraverso
l’aggiornamento costante dei dati sulla sezione Open data del Comune di Livorno (attualmente
fermo al 2016!) e con una Open agenda della Sindaca e della Giunta, in modo da far conoscere
alla cittadinanza gli appuntamenti quotidiani e gli impegni degli amministratori e delle
amministratrici.
Obiettivo benessere
Crediamo fermamente che la meta da raggiungere per un’Amministrazione sia il benessere dei
cittadini e delle cittadine, considerato come un'unica sommatoria del benessere dei singoli,
delle collettività, dell’ambiente: qualità della vita individuale e qualità della società.
Per ottenere il risultato dobbiamo misurare il raggiungimento dell’obiettivo e possiamo farlo
tramite il BES (Benessere Equo e Sostenibile), indice sviluppato dall’ISTAT e dl CNEL, per
valutare il progresso di una società non solo dal punto di vista economico, ma anche sociale ed
ambientale. Per questo svilupperemo un sistema di indicatori specifici.
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PER UN'ANTIMAFIA SOCIALE: FUORI LE MAFIE DAL PORTO E
DALLA CITTÀ
È necessario affiancare all’azione della magistratura e delle forze dell’ordine una forte iniziativa
culturale e politica a tutti i livelli per diffondere la cultura della legalità e della trasparenza
nell’amministrazione.
Gli Enti Locali, pur non potendo legiferare, possono introdurre misure di contrasto alle
infiltrazioni della criminalità organizzata e di sostegno a chi è vittima delle mafie, del racket e
dell’usura.
Il fenomeno mafioso, infatti, è sempre più in crescita nel nostro Comune per cui è un
imperativo prevenire il rischio di paralizzare lo sviluppo dal punto di vista sociale, economico e
culturale e recare grave danno all’immagine stessa della città.
Occorre che i Comuni diano un segnale concreto di impegno nella lotta e contrasto alla
criminalità organizzata in tutte le sue forme e su tutto il territorio nazionale.
L’Associazione Nazionale Comuni Italiani (Anci) negli ultimi anni ha più volte ed in diverse
maniere espresso il proprio impegno nella lotta alle mafie.
Le consorterie criminali, infatti, tendono in maniera sempre più raffinata ad infiltrarsi nel
tessuto socio-economico della nostra Regione, utilizzando non solo imprenditori compiacenti o
in difficoltà economiche, ma avvalendosi anche della collaborazione di professionisti e
cercando, inoltre, appoggi o agevolazioni da parte di funzionari pubblici infedeli.
L’interesse principale delle organizzazioni criminali autoctone è peraltro sempre quello della
gestione del traffico di stupefacenti, spesso gestito in collaborazione con la criminalità
straniera, utilizzando il porto di Livorno quale “centro” per l’ingresso in Toscana, e più in
generale in Italia, della cocaina proveniente da oltreoceano. In particolare, significativo è il
rinvenimento, con relativo sequestro di un carico di oltre 200 kg di cocaina, arrivato in Italia
all’interno di un container frigo partito un mese prima da uno scalo portuale ecuadoriano,
effettuato il 27 luglio 2022 da parte della Guardia di Finanza.
La criminalità di matrice straniera, oltre al traffico di droga, è dedita anche ai reati estorsivi e
predatori. Le attività di matrice camorristica riscontrate negli ultimi periodi si concentrano
prevalentemente nei settori delle estorsioni, della gestione del traffico e smaltimento illecito di
rifiuti, in quello del traffico di sostanze stupefacenti fino al riciclaggio di danaro ed al suo
reimpiego in attività immobiliari o imprenditoriali, con particolare riferimento al settore
turistico-alberghiero.
Il tema del controllo degli appalti e della necessità di un innalzamento del livello di guardia da
parte delle istituzioni è emerso soprattutto in funzione degli ingenti investimenti legati al PNRR.
Per contrastare la mafia non bastano dichiarazioni o qualche atto formale nelle sedi
istituzionali, ma occorre in primo luogo prevenirla e contrastarla nel proprio territorio, agire
l’antimafia nella quotidianità, non creando prima di tutto terreni potenzialmente fertili. In
questo senso per noi la lotta alla mafia è strettamente connessa ad una battaglia contro questo
sistema economico che la alimenta perché come scrive Umberto Santino, presidente del centro
Impastato: “Non vi è mafia se non vi è processo di accumulazione, di valorizzazione dei
capitali”.
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A partire da questa convinzione da anni all’interno del consiglio comunale denunciamo un
pericolo di permeabilità sempre più forte della nostra città alle infiltrazioni criminali e alla
corruzione. Questa per noi è una delle vere emergenze della città su cui le altre forze politiche
fanno finta di niente o preferiscono girarsi dall’altra parte. Per noi la battaglia per la legalità
parte dalla capacità di costruire dentro e fuori le istituzioni un’antimafia fatta da gruppi,
associazioni, forze sociali e politiche duratura, costante nel tempo, non solo per la denuncia, ma
con azioni, progetti e idee che vadano verso proposte di “cambiamento” vero delle nostre città,
della nostra economia, della nostra società. E per questo ci siamo battuti anche perché il
Comune di Livorno si dotasse di strumenti adeguati per contrastare questi fenomeni.
In questo quadro pensiamo quindi che sia sempre più importante e urgente istituire
l’Osservatorio comunale contro le infiltrazioni criminali.
Prioritario è al contempo la partecipazione della cittadinanza e rendere in ogni modo
trasparente tutto il sistema informativo del comune e delle società partecipate sul sistema
degli appalti e dei subappalti, investendo al riguardo risorse e professionalità.
Così come è altrettanto importante rendere trasparenti le scelte urbanistiche, le scelte
politiche che interessano non solo l'utilizzo del territorio ma la vita stessa dei cittadini.
Promuovere la cultura della legalità e i diritti fondamentali rappresenta così uno dei perni
dell'azione dell'amministrazione nei confronti della cittadinanza, e costituisce uno degli
strumenti principali attraverso i quali, nell’ambito dei Comuni, concorrere ad aumentare la
percezione di sicurezza dei cittadini. Una città che include è più sicura di una città che esclude.
Occorre lavorare ed investire per il rafforzamento dei legami di solidarietà tra i cittadini e le
cittadine, per la loro partecipazione alla vita dei territori e alle decisioni, per la riattivazione e lo
sviluppo delle reti di relazioni tra Amministrazione e cittadini singoli o associati.
Per questo proponiamo:
● istituzione di un Osservatorio comunale contro le infiltrazioni criminali
● costituirsi parte civile nei processi contro le attività criminose di stampo mafioso afferenti il
proprio territorio comunale, destinando l’eventuale risarcimento a un fondo a sostegno delle
vittime del racket e dell’usura e al sostegno delle realtà associative assegnatarie di immobili
confiscati alla criminalità organizzata;
● consolidare gli strumenti amministrativi atti a rafforzare la piena trasparenza delle
procedure di appalto, attraverso la verifica accurata dei collegamenti diretti e indiretti tra
aziende partecipanti alle gare e controlli sulle aziende subappaltatrici
● utilizzare le prerogative assegnate ai Sindaci ed ai Comuni per iniziative, ispirate a principi di
trasparenza e legalità, di contrasto a ogni forma di abusivismo (commerciale, edilizio), spaccio
di droga, sfruttamento della prostituzione, gioco d’azzardo e altre attività criminali utili a
rimpinguare le casse delle organizzazioni malavitose.
● Attivare percorsi di sensibilizzazione nelle scuole, attraverso incontri, campagne
informative, percorsi culturali e sociali al fine di far maturare una nuova coscienza civica tra i
più giovani, in collaborazione con le Associazioni che sul territorio si impegnano alla lotta contro
le mafie.
● Promuovere forme di partecipazione alla vita democratica locale, incoraggiando il
protagonismo dei giovani ed avvicinandoli alle Istituzioni (per esempio partecipazione alle
iniziative promosse da Regione Toscana ed associazionismo dei giovani nelle terre confiscate
alla mafia nel sud dell’Italia).
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● Valutare, in funzione delle risorse di bilancio la possibilità di attivare una campagna di
informazione rivolta alla cittadinanza contro il racket e l’usura, recependo quanto disposto
nella Legge Regionale n. 86 del 2009 e favorendo la nascita di sportelli di ascolto/assistenza a
supporto dei cittadini e delle imprese vittime sempre del racket e dell’usura.
● Impegnare la Regione Toscana affinché investa nuove risorse di personale e attrezzature in
Arpat per garantire una rete stabile e capillare di controlli sul territorio, tarata adeguatamente
sulle pressioni ambientali che vi insistono
● Coinvolgimento della cittadinanza e di tutti gli attori coinvolti nella elaborazione del
Piano Triennale di prevenzione della Corruzione del Comune di Livorno.
● Attivare subito strumenti adeguati e tempestivi di controllo e verifica specifici per la
realizzazione dei lavori legati al PNRR.
● Modifica del Regolamento per l’affidamento di lavori, servizi e forniture riducendo tutti
gli spazi di discrezionalità e aumentando il sistema dei controlli.
● Investire adeguata attività di formazione e aggiornamento del personale comunale
specifica in materia di etica ed integrità.
● Rendere in ogni modo ancora più trasparente tutto il sistema informativo del comune
e delle società partecipate sul sistema degli appalti e sui subappalti, investendo al riguardo
risorse e professionalità
● Contrastare il fenomeno dell’usura, sostenendo gli sportelli antiusura già esistenti nel
nostro territorio e vigilando sulla diffusione del fenomeno.
● Vigilare su appalti, sub-appalti e opere pubbliche, rafforzando le attività di controllo
dalla programmazione dei lavori ai cantieri al fine di prevenire le infiltrazioni della malavita
organizzata.
● Potenziare lavoro sui beni confiscati nel territorio comunale.
● Monitorare il fenomeno del lavoro nero e del caporalato, al fine di combattere lo
sfruttamento di un numero crescente di lavoratori immigrati e italiani
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UNA RIVOLUZIONE CULTURALE
Tomaso Montanari, nell’incontro da noi organizzato, ha detto: «è un momento in cui è
necessario rimettersi in campo con un’idea di città per chi la vive e ci lavora, non per chi ci
specula. Questa è la più grande rivoluzione che possiamo fare».
La nostra idea è chiara: è necessario che la cultura di una città non sia fatta solo di grandi
eventi-spot, ma che sia accessibile a tutti e di alta qualità. Il nostro obiettivo è quello di dare
alla cittadinanza un piano culturale attuabile e che sia promosso da persone competenti, le
quali siano scelte in base alle proprie capacità e abbiano modo di mettere in atto le proprie
conoscenze.
La tendenza, in Italia come a Livorno, è quella di escludere le masse dalla fruizione dell’arte e,
con fare aristocratico, tenere per l’élite ciò che è interessante, convincendo gli altri che la
cultura non sia un qualcosa di necessario. Noi siamo di tutt’altro avviso: l’arte non deve essere
apparenza, ma ci vuole una promozione culturale capillare, dove gli operatori culturali possano
trovare lavoro e vivere di ciò che amano, dove chiunque possa fruire di mostre che valorizzino
le proposte artistiche autoctone, dove la cultura non sia il fine, ma un mezzo per vivere meglio.
La nostra idea si articola in dieci punti, dieci come quelli del Decalogo della politica culturale
per sindacidello stesso Montanari che rivendichiamo, almeno a livello ideale, tra le fonti
utilizzate. I nostri sono obiettivi e, come tali, la cittadinanza avrà modo di riscontrarne il
raggiungimento.
È ora di dire basta alle proposte blande in cui, agli eventi milionari che spesso sono dimentichi
dei veri interessi dei cittadini, si alterna una politica culturale disorganizzata e dispendiosa.
La produzione culturale, in ogni sua forma, è più di qualsiasi altra in grado di comunicare
valori: questi favoriscono a loro volta l’evolversi di una coscienza sociale e di un senso di
appartenenza al territorio che solo un bene collettivo è in grado di favorire. Il processo
produttivo, inoltre, favorisce lo sviluppo di conoscenza e, quindi, di ricerca e innovazione.
Ulteriori effetti, questa volta tangibili, riguardano gli altri processi produttivi che l’attività
innesca; tra questi la sperimentazione di nuove tecnologie, forme di comunicazione e materiali
che si possono utilizzare in altri settori e in diversi processi di produzione.
Un distretto culturale della creatività è lo strumento che permetterebbe a una città come
Livorno di trovare una nuova vocazione, trasformando l’ambito della cultura e della creatività
da semplice accessorio nella vita delle persone a strumento di crescita economica e sociale.
Un processo che partendo dalla rigenerazione di spazi pubblici non utilizzati (un enorme
patrimonio per il comune di Livorno) e dalla valorizzazione delle realtà esistenti in ogni ambito
della creatività e della cultura, dal cinema al teatro passando per la danza, le discipline plastiche
e pittoriche e l’artigianato artistico, unisca la tradizione alla contemporaneità. Livorno non ha
bisogno di un sistema culturale centralizzato bensì di generare una crescita esponenziale di
tutte quelle piccole realtà che, inserite in una comune logica di crescita, vale a dire il distretto,
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potranno raggiungere livelli di eccellenza ancora maggiori rispetto a tutta l’ottima offerta già
presente sul territorio.
Si partirà potenziando il Polo museale del Museo della Città, costituendo al suo interno un polo
didattico che consenta di far circolare e crescere l’attività creativa e artistica all’interno
dell’ambito scolastico, a partire dalla scuola materna, con corsi e attività strutturate in base alla
fascia di età.
Sarà ripensata l’area degli ex Macelli, che potrebbe divenire spazio da dedicare a laboratori
artistici, residenze artistiche, studi pittorici che il Comune potrebbe mettere a disposizione di
artisti provenienti da tutto mondo.
A tale spazio sarebbe facilmente collegabile lo sviluppo di un’area dedicata all’artigianato
artistico e alla formazione collegata.
Il quartiere della Venezia sarà ripopolato e rianimato anche nelle ore diurne dalla presenza di
botteghe, atelier, residenze artistiche.
Sarà dato pieno sostegno alle due istituzioni pubbliche Teatro Goldoni e Istituto Mascagni, ma
altrettanto sarà fatto per il resto della rete culturale cittadina. La promozione di questa sinergia
tra grandi strutture e piccole realtà dovrà avvenire nel quadro di un progetto culturale integrato
(cultura, scuola, turismo) illustrato dall'Assessore alla Cultura a inizio mandato e sottoposto a
verifica pubblica intermedia e finale.
A Livorno, in ambito culturale, esiste un problema di spazi. Tante realtà, anche storiche,
faticano a trovare luoghi in cui poter preparare e rappresentare le proprie attività. Compito
della nuova amministrazione sarà quello di mettere a disposizione di tali realtà nuovi spazi e
nuove risorse.
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● Svolgere un ruolo di facilitazione istituzionale nei processi di progettazione condivisa con e
tra gli attori del territorio, creando un luogo di scambio progettuale, tecnico e politico, per lo
sviluppo di progetti culturali condivisi.
● Attirare sul territorio finanziatori che possano sostenere economicamente lo sviluppo del
settore, come fondazioni e imprese.
● Valorizzare le realtà di eccellenza del territorio, favorendo la crescita di progetti innovativi e
di qualità, caratterizzati da una forte compartecipazione tra pubblico e privato.
● Attivare azioni di razionalizzazione dei servizi destinati alla cultura, potenziando le
economie di scala per una maggiore sostenibilità economica e una più razionale distribuzione
delle risorse finanziarie disponibili, anche mediante forme diversificate di partnership.
2) Cultura diffusa
Per arrivare a questi obiettivi è importante analizzare i servizi offerti, ascoltare le esigenze degli
utenti e chiedersi quali siano le mancanze dei non utenti. L’indagine di questi aspetti ci
consentirà di adattare le piazze del sapere al territorio, ai quartieri, alle persone che li abitano,
per renderli accoglienti e vivi. Le piazze del sapere sono ecosistemi: qui la comunità di individui
è inserita in un contesto e interagisce costantemente con altri soggetti attraverso le reti
comunicative. Proprio perché è tutto connesso e interdipendente a ogni azione conseguirà una
reazione, una contaminazione.
Vogliamo quindi, in primo luogo, potenziare le biblioteche togliendo loro la maschera di aule
studio e fornendo a ogni categoria di utente – giovani, anziani, lavoratori e altro – un motivo
per frequentarle. Rivalutare gli spazi vuol dire creare servizi, come ad esempio accesso a
Internet per le pratiche burocratiche, alfabetizzazione informatica, spazi per bambini, riunioni
di associazioni. La biblioteca è anche strumento “transnazionale” di cultura grazie al quale
persone di diversa origine, oltre ad apprendere l’italiano, possono mantenere il contatto con la
propria lingua madre e conservare il legame con le proprie origini; da qui il concetto di
cittadinanza alla diversità che potenzia il valore della cultura di appartenenza e che, integrata
con percorsi didattici, permetterebbe di abbattere pregiudizi attraverso il coinvolgimento dei
ragazzi delle scuole.
Una volta analizzato l’ecosistema livornese anche dal punto di vista museale sarà possibile
attuare un system thinking per musei aperti, collaborativi e inclusivi. La nostra idea è quella di
una struttura organizzativa collaborativa in cui ogni museo sarà concepito come un’entità che si
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trasforma e progredisce in base a cambiamenti interni ed esterni. Il sistema museale livornese è
unico ed è per questo necessario che si attivi un dialogo che generi condivisione di idee e
prospettive. È indispensabile favorire nascita e crescita di una rete che coinvolga i
professionisti.
Le piazze del sapere dovranno svolgere anche (oltre alle attività già citate di partecipazione,
condivisione e discussione) la funzione di divulgare la conoscenza e la tutela dei diritti. Gli
archivi storici hanno un ruolo determinante in questo contesto, perché svolgono compiti
indispensabili alla salvaguardia della memoria sociale, illustrando la vita di una collettività. La
loro influenza è determinante soprattutto nel campo delle libertà dei cittadini. Un archivio,
infatti è un servizio indispensabile, nonché, secondo la normativa vigente, un misuratore di
efficienza del soggetto che lo produce; tali enti conservano e tramandano eredità storiche e
culturali e ci consegnano la consapevolezza del nostro ruolo individuale. Per questo motivo la
finalità ultima di un archivio non è solo la salvaguardia della memoria ma anche, e soprattutto,
mediazione, comunicazione. Il nostro obiettivo è quindi valorizzare tutto il patrimonio storico
livornese, anche quello digitale costituitosi negli ultimi anni e che continua a popolare il web, al
fine di promuovere la nostra storia rendendola consultabile per chiunque ne abbia interesse:
non solo piccoli gruppi di studiosi ma tutta la cittadinanza.
Sempre nell’ambito della cultura diffusa, proponiamo:
● un teatro più in relazione con la Città e i cittadini dal palcoscenico, alle vie e piazze di
Livorno (spesso meno conosciute e frequentate) ma ricche di storia per arrivare nelle case
stesse di chi vive quegli spazi; l’obiettivo è infatti quello di espandere e proiettare idealmente lo
spazio del Goldoni all’esterno, per fare della cultura e del Teatro un bene condiviso e
partecipato;
● di garantire corsi accessibili a teatro. Non è sostenibile un’idea di teatro elitario, dove i
costi escludono le famiglie meno abbienti.
● di promuovere e finanziare la costituzione di orchestre giovanili di musica classica nei
quartieri più degradati e con maggiori problemi di inclusione, anche grazie al coinvolgimento
della Banda cittadina
● in accordo con la sua storia e la sua tradizione, Livorno deve tornare ad essere “la città
dell’accoglienza” diventando una città europea delle residenze per artisti che si sentiranno
accolti a Livorno portando così nella nostra città la loro intelligenza, creatività, interazione con
gli artisti del territorio, possibili progetti di formazione nelle scuole e gemellaggi artistici.Gli
intenti saranno dunque quelli di creare una rete internazionale di scambi artistici, una
piattaforma per la mobilità degli artisti, una rete di scambio all’insegna del principio della
reciprocità. Partendo dall’accoglienza di artisti e intellettuali, poi, cercare di mettere in piedi un
progetto simile al Museo Progressivo d’Arte contemporanea, dove gli artisti siano accolti e
abbiano modo di lasciare qualcosa alla città, sia in termini fisici che di progresso intellettuale.
● attraverso un percorso di legittimazione e orgoglio, verificare se ci siano le condizioni di
candidare Livorno a Capitale italiana della cultura, al fine di diventare per un anno il modello di
riferimento nazionale di come la cultura possa rappresentare la leva fondamentale per tenere
unita la società, farla sviluppare con dinamiche pacifiche di integrazione, garanzia di sicurezza, e
renderla capace di cavalcare le sfide contemporanee dell’innovazione e di uno sviluppo più
sostenibile, inclusivo e solidale. Per arrivare a vedere Livorno Capitale Italiana della Cultura
dobbiamo muoverci con convinzione e spirito di comunità. Parliamo infatti di un cammino
comune: dovremo definire insieme se ci saranno le condizioni per la candidatura, identificare in
maniera collegiale i punti chiave del nostro patrimonio materiale e immateriale su cui puntare e
spingere insieme nella direzione giusta per vincere la sfida. Crediamo fermamente in un
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percorso partecipativo per definire questo cammino, le tappe e le modalità, che dovrà partire
con l’adesione alla manifestazione d’interesse nazionale e culminerà con il dossier di
candidatura.
● dare vita a un Museo Diffuso: l’obiettivo è di andare oltre il polo museale costituito da il
Museo della città e il Museo Fattori. Livorno gode di tantissime strutture affascinanti
apparentemente scollegate tra loro. Per valorizzare al massimo il patrimonio artistico della città
è necessario promuovere il concetto di “Museo diffuso”, creando una rete tra i musei comunali
e le altre istituzioni che gestiscono il patrimonio culturale, come ad esempio il museo di Storia
Naturale (gestito dalla Provincia), la Fortezza Vecchia e i Magazzini delle Imbarcazioni storiche
(gestito dall’Autorità Portuale), la Fortezza Nuova, il Museo Diocesano e il Museo ebraico.
Inserire nel percorso anche alcuni capolavori sparsi per le chiese livornesi, come ad esempio il
Vasari in Santa Caterina o il Beato Angelico nel Duomo. Occorre valorizzarne la posizione per
permettere l’accessibilità all’opera anche negli orari di chiusura della cattedrale. Miriamo a
creare percorsi di vario tipo ad esempio di arte urbana, arte sacra, dentro la storia della città e
dei suoi monumenti. Creare insomma un “museo a cielo aperto” per la Livorno città delle
nazioni, riqualificando i cimiteri olandese, inglesi, ebraico e greco, spesso chiusi e/o dimenticati.
Dotare Villa Mimbelli di un punto ristoro ed adeguare l’impianto delle luci di emergenza per
usufruire del teatrino in ore notturne per rassegne e spettacoli. Rendere i Granai la sede di
mostre temporanee di artisti di fama nazionale.
● Proseguire il percorso di acquisizione del Fondo Carlo Coccioli per riportarlo a Livorno,
come desiderio dell’artista, e il Fondo Durbé, da collocare al secondo piano di Villa Maria per
farne un centro di studi mondiale sui Macchiaioli. La Fondazione Trossi Uberti dovrà essere
promotrice di iniziative sull’arte.
● Ideare una catena di produzione che favorisca la “cultura di prossimità”: biblioteca,
artisti, coworker, sperimentazione didattica attraverso le arti performative, workshop creativi
per bambini e adulti, saranno offerti a tutta la cittadinanza in una dimensione non istituzionale,
aperta, multidisciplinare e partecipativa.
3) Accessibilità Culturale
Una città oggi, quindi, non può evitare di interrogarsi su cosa significhi pensare, produrre e
promuovere cultura in modo accessibile e una pubblica amministrazione ha il dovere di creare
presupposti e strategie affinché cresca la partecipazione alla cultura da parte di quelle fasce di
cittadinanza che ne rimangono escluse, con particolare attenzione ai soggetti più deboli.
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Tutto ciò sarà possibile solo attraverso precisi passaggi:
● Rendere accessibili i luoghi di cultura, sport e aggregazione giovanile; accessibili tanto in
senso fisico (quindi in regola con tutte le normative vigenti anche in termini di accoglienza per i
diversamente abili, attraverso percorsi di tecnologizzazione delle strutture – guide per non
udenti nei musei, percorsi tattili e altro – e abbattimento delle barriere architettoniche) quanto
in quello di una gestione aperta e condivisa, non esclusiva e autoreferenziale.
4) Al centro l’arte
È importante che l’arte sia messa al centro dei nostri intenti amministrativi e che sia un medium
per la socialità, la conoscenza e il rispetto reciproco.
Per questo motivo proponiamo:
● valorizzare i musicisti del territorio lavorando per creare: a) un'orchestra di area vasta
(in collaborazione con altri comuni della costa toscana) formata da musicisti locali
adeguatamente retribuiti, con particolare attenzione agli studenti provenienti dall’Istituto
Mascagni, b) un vero Festival Verista/Mascagnano, c) un concorso internazionale per cantanti
del repertorio verista, d) una stagione lirico/concertistica estiva a Villa Mimbelli, e) promuovere
altre iniziative dedicate a compositori livornesi meno conosciuti come Nardini e Cambini.
● Sarà data massima valorizzazione al celebre “Premio Ciampi” per la musica d’autore.
● Verranno valorizzati i giovani artisti emergenti con mostre ad hoc e la possibilità di
esibirsi, evitando di illuderli con una manifestazione una tantum ma creando percorsi in cui non
solo questi possano essere conosciuti e apprezzati dalla comunità, ma anche scambiarsi idee e
aumentare il nostro patrimonio culturale.
● Istituiremo concorsi artistici e di progettazione culturale attraverso bandi aperti a tutti,
con un’attenzione particolare per i giovani under 35 e verso le proposte attente a tematiche di
sostenibilità ambientale e di parità di genere
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● Organizzeremo passeggiate urbane, valorizzando l’architettura nostrana, ma
ancheletterarie, di concerto con le realtà connesse ai vari ambiti considerati. Saranno prese in
considerazione anche le varie case che hanno dato i natali a grandi artisti del passato.
● Su modello delle grandi città europee, progetteremo delle ricostruzioni in metallo da
porre fuori dai principali monumenti livornesi. Questi, oltre a dare idea della struttura
architettonica, avranno un QR code che rimanderà alla storia dell’opera, scritta in più lingue e
accessibile anche agli ipovedenti.
● Avvieremo un circolo di lettori con più sedi, dove saranno proposti testi letterari più o
meno noti, e sullo stesso modello organizzeremo vari incontri dedicati al cinema italiano e
internazionale, valorizzando i prodotti indipendenti.
● Lindsay Kemp, coreografo, attore, ballerino, mimo e regista britannico di fama
internazionale, aveva scelto di vivere e lavorare nella nostra città, dove nell'agosto 2018 è
venuto a mancare. Da sei anni sono custoditi nei magazzini del Comune l'archivio, gli arredi del
suo appartamento e altri oggetti personali. È nostro obiettivo individuare uno spazio idoneo
all'esposizione e alla fruizione pubblica di tale materiale e di promuovere iniziative per
onorare la memoria di questo grande artista livornese di adozione.
● La Torre del Marzocco si trova ormai da decenni circondata da centinaia di container e
mezzi operativi nel cuore del porto industriale, molti giovani livornesi neppure sanno della sua
esistenza e i turisti ancora meno. Cercheremo di attuare nei limiti del possibile una
valorizzazione e ritorno alla fruibilità della Torre del Marzocco, una tra le più belle torri costiere
antiche del mondo. Qualora la cosa non risultasse praticabile per problemi logistici
preponderanti cercheremo di promuovere il dibattito a tutti i livelli per trovare una soluzione.
5) Lavoro e cultura
Il settore e il mondo culturale di Livorno vivono nell’assoluta scarsità di spazi e di risorse.
Questa, però, non è una condizione naturale o inevitabile ma un vero e proprio strumento di
esercizio del potere. Meno spazi e risorse vengono messe a disposizione e maggiore è la nostra
dipendenza dal potere politico. Quello che sosteniamo è che non abbiamo risorse economiche
per sviluppare quotidianamente le nostre attività, ma l’Amministrazione spende somme ingenti
per alimentare la politica degli eventi, appuntamenti spot che non lasciano niente dietro di sé.
Tutte le maggiori iniziative culturali della città devono tendere a creare lavoro stabile, che
possa essere messo in rete anche con quello di altri territori, in un'ottica di area vasta.
Alcuni esempi:
• le condizioni lavorative dell'orchestra e del coro del Teatro Goldoni dovranno essere
monitorate e migliorate, attraverso il coordinamento con altre realtà del territorio, lavorando
per creare un'orchestra di area vasta afferente ad altri territori della costa toscana, per mettere
in rete le esperienze ed incrementare le opportunità lavorative, con l'obiettivo di sviluppare una
realtà lavorativa stabile e non precaria.
• costante dovrà essere l'attenzione ai lavoratori e alle lavoratrici in appalto nei musei e
nelle biblioteche comunali, oltreché nel Teatro Goldoni, valutando progressive internalizzazioni
del personale.
● Instaureremo rapporti con le comunità straniere che si sono insediate in città più
recentemente e daremo vita con loro a iniziative, rassegne culturali, mostre etc in modo tale da
conoscerle meglio e farle diventare un’ulteriore fonte di arricchimento per tutta la cittadinanza,
valorizzando tutti quei soggetti che si sono impegnati negli ultimi anni per queste tematiche.
Gli obiettivi più ambiziosi saranno quelli di giungere ad una candidatura di Livorno come
capitale italiana della cultura e di proporre la “Livorno delle Nazioni”, a livello nazionale, come
patrimonio Unesco.
Nella nostra idea di città l’innovazione dev'essere uno dei cardini da sostenere e progettare.
Per definizione l’innovazione è la fase conclusiva di un processo di crescita economica e
tecnologica, resa possibile dal sapere scientifico coniugato alla disponibilità di capitali. Innovare
non significa scoprire qualcosa ma accrescere e migliorare una potenzialità che, dapprima
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improbabile, diventa normale. L’innovazione è quindi la trasformazione, anche graduale, di
una possibilità in realtà. Tutto ciò non può prescindere da una cooperazione tra pubblico e
privato, soggetti portatori di nuovi paradigmi da sostenere e soprattutto agevolare
nell’espletamento delle loro attività.
L'innovazione, poi, va intesa anche come accessibilità: attraverso le nostre proposte si potrà
accorciare la distanza tra cittadinanza e amministrazione e diventare così una città intelligente,
con tutto il background che rientra nell'innovazione. Connettersi significa ampliare i raggi di
azione e scardinare il luogo comune che sia prerogativa della comunità scientifica. Noi siamo
fortemente convinti che l’innovazione tecnologica sia anche altro; è qualcosa che travolge ogni
settore della vita quotidiana, partendo da quello economico per arrivare a quello sociale e,
soprattutto, culturale. Perciò un ente pubblico deve essere in grado di attivare una
sensibilizzazione che colpisca tutti questi settori, creando consapevolezza e affidabilità,
investendo su progetti anche di lungo termine – purché attentamente analizzati da
professionalità specifiche – e avvicinando e collegando tutti i vari settori amministrativi.
In relazione a questo, l’obiettivo è creare ponti fra discipline diverse e sperimentare nuove
ibridazioni. Vogliamo mettere in relazione mondi che si frequentano poco, ma anche culture
diverse, perché riteniamo che l’incontro tra saperi distinti produca pensiero creativo e dunque
sia un valore da ricercare e non un rischio da evitare. Vogliamo inoltre sviluppare la
collaborazione con le realtà culturali di oltre confine promuovendo la reciproca conoscenza e
una progettazione condivisa.
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Per fare ciò, ci impegneremo a:
● Promuovere il dialogo fra le varie discipline del sapere creando manifestazioni,
laboratori, residenze artistiche, bandi e festival
● Proporre collaborazioni a realtà culturali internazionali
8) Formazione
Cultura scientifica
Investire sull’innovazione significa prima di tutto investire sui soggetti capaci di produrre
innovazione. E questo a sua volta significa lavorare per la diffusione della cultura scientifica,
che in questo Paese trova sempre poco spazio nelle iniziative rivolte alla collettività.
L’amministrazione cittadina potrà operare soprattutto nel sostegno alle iniziative di
divulgazione promosse da Enti di ricerca e associazioni, offrendo spazi e agevolando la
comunicazione e la promozione delle iniziative.
L’obiettivo è quello di lavorare per la creazione di percorsi di cultura scientifica, anche
stabilendo un collegamento stabile con i soggetti che già operano in tale direzione sul territorio,
tra cui in primo luogo la Provincia, in quanto responsabile del Museo di storia naturale del
Mediterraneo, e l’associazione Caffè della Scienza “Nicola Badaloni”, oltre ovviamente con le
istituzioni universitarie e con il SNPA (Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente).
Per il successo delle iniziative è comunque prioritario il coinvolgimento delle scuole, sia
primarie sia secondarie, e anche in tal senso l’amministrazione si impegnerà a svolgere una
funzione di comunicazione e di coordinamento.
Opportunità europee
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L'Europa ogni anno lancia bandi, afferenti ai suoi maxi-programmi in base alle priorità stabilite
su base settennale, e investe fondi (strutturali, diretti e indiretti) in misura proporzionale
all'appartenenza delle regioni europee. La strategia è puntare a creare lavoro e ridurre
positivamente le disparità regionali per accrescere il GDP (regional Gross Domestic Product). Di
questi fondi una buona parte non viene utilizzata per incapacità nell'euro-progettazione e
Livorno è molto indietro nella fruizione di questi bandi.
Una parola chiave per riassumere la nostra posizione è accessibilità: l'amministrazione deve
farsi promotrice attiva di percorsi di sensibilizzazione, formazione e avvicinamento per tutta
quella rete di enti, imprese, associazioni e cittadini che, al momento, sono esclusi dal panorama
europeo per non conoscenza di prassi e modalità di accesso.
Al contempo l'amministrazione stessa dev'essere capace di creare strategie partendo dai
bisogni dei cittadini e attingendo da capofila a quei bandi che possano garantire fondi con
valore aggiunto cittadino.
Religioni
Oltre alle opportunità offerte dall’Unione Europea e spesso dimenticate dalla passata
amministrazione, vogliamo e dobbiamo dare attenzione al multiculturalismo che
contraddistingue questa città. Per questo proponiamo di valorizzare il tavolo delle religioni,
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poiché riteniamo il dialogo tra queste uno strumento fondamentale per costruire pace e
crescita culturale.
10) Facilitare
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LA CITTA’ EDUCATIVA
Il primo impegno deve essere nel riconoscimento e nel rispetto delle istituzioni scolastiche e
nell’investimento di risorse affinché queste possano portare avanti la propria attività educativa
in maniera autonoma e soprattutto dignitosa. Questo vuol dire garantire la disponibilità di
ambienti scolastici decorosi, offrire ai lavoratori e lavoratrici della formazione: sia per coloro
che lavorano alle dirette dipendenze del settore pubblico, ma anche per quei lavoratori e
lavoratrici che operano nei servizi per la scuola, condizioni di lavoro sicure, serene e dignitose.
Dopo di che è necessario garantire a tutti e a tutte l’accessibilità alla scuola: a partire
dall’accessibilità fisica ovvero la possibilità di raggiungere le scuole con percorsi sicuri da
percorrere in autonomia a tutte le età, ma anche accessibilità economica, garantendo gli
opportuni sostegni laddove necessario.
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Particolare attenzione e quindi risorse, andranno destinate per soddisfare i Bisogni Educativi
Speciali: dalle disabilità ai background sociali delle famiglie di provenienza, in maniera che sia
garantita e agevolata anche la permanenza nell’ambiente scolastico fino al raggiungimento del
grado di istruzione desiderato. In un momento storico in cui c’è chi dichiara che bisognerebbe
tornare alle classi differenziali, occorre ribadire con forza questi concetti.
Abbiamo dunque individuato i seguenti punti del nostro “diritto allo studio comunale”.
● Caro libri: per abbattere il caro libri nei confronti delle famiglie più bisognose
proponiamo di istituire sportelli, in aree comunali predisposte, gestiti da personale formato e
qualificato, con il compito di selezionare e donare i libri utili per l’anno in corso. Giugno,
settembre e ottobre saranno i principali mesi di attività: chiunque potrà donare i propri libri,
per aiutare chi in futuro ne avrà più bisogno.
● Alunno attivo: progettare, in collaborazione con le scuole, attraverso i Piani Trienniali di
Offerta Formativa [PTOF], forme di partecipazione delle e degli studenti coerenti con gli
obiettivi educativi, per poter riflettere sul contesto sociale, storico, economico e culturale della
realtà locale. Intendiamo promuovere lo sviluppo integrale di alunne e alunni, articolando gli
obiettivi educativi in relazione alla loro formazione cognitiva, corporea, affettiva, relazionale ed
etica, andando con loro alla scoperta del territorio circostante, per conoscere la città – tramite i
suoi scorci e i suoi monumenti – e la sua storia, tramite musei e istituzioni; scoprire Livorno,
insomma, con un approccio naturale e favorevole alla tutela ambientale (mare, verde pubblico,
colline, fiumi)
● Apertura pomeridiana: individuare, in collaborazione con scuole, alunni e ATA, strutture
scolastiche propense all’apertura pomeridiana da adibire ad aule studio e luoghi dove poter
fare corsi e workshop organizzati da studenti e insegnanti, insieme.
● Scuola accessibile per le fasce deboli: la scuola che vogliamo è accessibile in ogni suo
spazio ed è luogo di cultura attiva. Per rendere possibile questo tipo di prospettiva vorremmo
istituire, tramite bandi comunali, sportelli doposcuola per chi ha bisogno di sostegno e aiuto da
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parte di figure competenti, ad esempio DSA e BES. In questa ottica è pensabile un piano di
sostegno da parte del servizio civile che affianchi le figure competenti in una sorta di lavoro di
equipe pomeridiano, grazie alla scelta di educatori formati e insegnanti di sostegno. Ne
consegue la distribuzione di libri scolastici che tengano presenti le suddette tipicità e che,
accompagnati da mappe concettuali, riassunti e altro, siano il più aggiornati possibile sulle varie
materie. In collaborazione con le scuole, la provincia e lo stato, sarà importante rendere le
strutture scolastiche presenti sul territorio il più accessibili possibile dal punto di vista fisico.
● Voga la scuola
In collaborazione con le scuole e le cantine remiere, vogliamo dare il via a un progetto che
sappia insegnare a studenti di ogni età il “valore del remo”, incentivandoli a provare questo
sport che, generazione dopo generazione, sta perdendo atleti e sentimento. Livorno, città
portuale e saldamente legata al proprio mare, possiede una tradizione remiera da fare invidia a
qualunque altra città. Infatti, da oltre cinquecento anni e con vicende alterne, nelle nostre
acque si svolgono kermesse sportive che, con il sudore e il salmastro, continuano a tenere saldo
il legame del popolo livornese con la propria terra. Il rilancio di questa tradizione si basa infatti
sull’unione dell’abitante al proprio quartiere, che deve vivere, curare e rappresentare, e quindi
sul rinnovamento della comunità e dell’identità rionale propria dei livornesi. Tutto ciò, per
poter trasmettere il remo nel futuro, deve partire dalle nuove generazioni.
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● Arredi scolastici e spazi: coinvolgere la Comunità scolastica nella scelta di arredi ecologici
che rispondano alle nuove esigenze didattiche che richiedono flessibilità, funzionalità dei diversi
spazi/laboratori, tenendo anche conto della salute posturale dei ragazzi. Realizzare e/o
migliorare le palestre delle scuole.
● Attrezzature: migliorare quelle relative a laboratori tecnologici, scientifici, artistici, sportivi.
● Promozione della Giornata nazionale della Sicurezza scolastica, indetta dal MIUR a livello
nazionale per il 22 novembre, è ancora poco conosciuta e considerata dai comuni italiani. Tale
ricorrenza dovrà essere caratterizzata da organizzazione di iniziative pubbliche da parte del
Comune, per stimolare la cultura della sicurezza nelle scuole.
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● S
ostenere le realtà associative e informali che si danno obiettivi educativi fornendo loro risorse,
spazi e percorsi formativi.
● A
umentare le azioni di sostegno al sociale, soprattutto giovanile, attraverso la destinazione di
spazi polifunzionali (dal doposcuola ad attività espressive, da spazi per gruppi musicali giovanili
ad attività intergenerazionali e altro) ed eventualmente favorendo l’apertura delle scuole oltre
l’orario strettamente scolastico.
● Creare aree per il gioco e lo sport, che nei quartieri costituiscono il collante di un tessuto
sociale che manca e/o che va rinforzato.
● Strutturare contesti di confronto e coprogettazione tra amministrazione, scuola e altre
agenzie educative che integrino le politiche sull’infanzia e l’adolescenza.
● Strutturare contesti che favoriscano e attuino l’effettiva partecipazione di bambini e
adolescenti alla vita della città.
● Realizzare una raccolta dati e un monitoraggio sulle condizioni di vita di bambini, adolescenti
e famiglie.
● Partecipazione della comunità al “governo” della scuola: allargare il concetto di
Commissione Scuola promuovendo iniziative di dialogo tra amministrazione, docenti, famiglie,
collaboratori scolastici e ragazzi per condividere analisi, soluzioni, interventi e progetti legati
alle specifiche tematiche di competenza.
● Scuola aperta: promuovere numerosi eventi – educativi, informativi e formativi – aperti alle
famiglie e a tutte le componenti scolastiche utilizzando i locali delle scuole per rimettere al
centro i concetti di educazione permanente e ricerca/azione.
● Realizzare una carta dello studente/alunno che preveda e consenta la fruizione gratuita (o
con minimo contributo delle famiglie) di spazi, esperienze, attività di ampliamento formativo sul
territorio.
● Educare alla cittadinanza – rilanciare il consiglio comunale dei ragazzi: l’assessorato
all’istruzione promuoverà iniziative rivolte ad alunne, alunni e docenti per diffondere i valori
della resistenza, della pace, dell’inclusione nonché per favorire uno sviluppo ecosostenibile.
Cittadelle scolastiche aperte alla comunità sarebbero lo scenario ideale.
● Incrementare gli interventi per le disabilità – da più educatori nelle classi all’abbattimento
delle barriere architettoniche fino a strumenti compensativi che favoriscano una didattica
inclusiva.
● Bioedilizia: preferire, per la costruzione di nuovi edifici scolastici o la ristrutturazione degli
esistenti, progettazioni innovative che utilizzino in modo ottimale luce solare, calore e acqua,
usando materiali ecosostenibili e biocompatibili, nell’ottica dell’autosufficienza energetica e del
riciclo. Intensificare la manutenzione degli edifici scolastici e il recupero di edifici e/o strutture
di valore storico anche per rilanciarle come aule didattiche decentrate.
● Arredi scolastici e spazi: coinvolgere la Comunità scolastica nella scelta di arredi ecologici
che rispondano alle nuove esigenze didattiche che richiedono flessibilità, funzionalità dei diversi
spazi/laboratori, tenendo anche conto della salute posturale dei ragazzi. Realizzare e/o
migliorare le palestre delle scuole.
● Attrezzature: migliorare quelle relative a laboratori tecnologici, scientifici, artistici, sportivi.
● Azioni ambientali nelle e per le scuole: portare avanti e incrementare azioni volte alla
progressiva eliminazione della plastica nelle scuole (ad esempio le bottiglie di plastica per le
mense e installazione di fontanelle ASA); al risparmio energetico (ad esempio mettendo valvole
specifiche su ogni radiatore); al risparmio dell’acqua (ad esempio mettendo i pedali per
l’erogazione dell’acqua ai lavandini nei bagni, ma non in quelli per portatori di disabilità motoria
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e approntando soluzioni che consentano di riutilizzare l’acqua di scarico dei lavandini nei
water); incrementare il verde intorno agli edifici scolastici; elaborare progetti di mobilità
sostenibile; coinvolgere le scuole nell’ideazione di soluzioni ai problemi legati all’ambiente.
4. Ristorazione scolastica
I servizi di mensa e pulizia nelle scuole sono affidati dal Comune a cooperative. Aver
esternalizzato molti anni fa tali servizi ha provocato il ritorno a contratti spesso non decorosi e
ritmi stressanti, senza strumenti e/o attrezzi adeguati alla mole di lavoro che gli spazi da gestire
comporta e a discapito della qualità dei servizi offerti.
È quindi necessario portare avanti l’impegno per aumentare il personale addetto alle pulizie e/o
alla vigilanza e alle mense.
Riteniamo che le procedure e i criteri degli appalti vadano riviste, nella prospettiva di ridurre
progressivamente le esternalizzazioni per riportare tali servizi nella sfera pubblica.
In particolare, anche alla luce delle criticità emerse negli ultimi tempi, intendiamo migliorare e
accrescere la funzione di controllo e vigilanza nella filiera di produzione e somministrazione dei
cibi, senza con ciò abdicare all’importanza del ruolo educativo degli insegnanti al momento di
consumare il pasto.
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5. Educazione Civica
E’ necessario proseguire con i lotti del progetto per estendere la banda larga a tutte le scuole
cittadine in collaborazione con UNIPI e Consorzio GARR e con l’implementazione delle
strumentazioni informatiche e laboratori scolastici, laddove necessario.
Le attività di cura di figlie e figli ricadono ancora in maggioranza sulle donne. La concezione
della paternità è profondamente cambiata, grazie al ruolo crescente delle donne nella sfera
lavorativa e pubblica, ma la conciliazione tra lavoro e famiglia è trattata ancora come un
problema delle donne.
Nel nostro paese il ricorso al congedo parentale di paternità è ancora molto basso, mentre il
lavoro part-time è richiesto principalmente dalle donne che, spesso, escono dal mercato del
lavoro a seguito della nascita di un figlio o di una figlia.
Il cambiamento del mercato del lavoro (per esempio lavoro precario solo in alcuni periodi
dell’anno o aumento del lavoro su turni) ha richiesto alle famiglie un’organizzazione più
flessibile. Questa variazione dei tempi di vita non ha avuto alcun riflesso sui tradizionali servizi
all’infanzia, che continuano ad avere regole fisse dal punto di vista sia degli orari (8.00-15.00)
sia della durata (da settembre a giugno).
Ne consegue una maggiore difficoltà per i genitori di conciliare vita familiare e vita lavorativa. In
Europa e in Italia da anni sono presenti servizi di accoglienza familiare che consentono sia alle
famiglie sia alle lavoratrici di avere un lavoro e vivere la propria famiglia.
Impegnarsi a migliorare i servizi per l’infanzia è fondamentale per sostenere la partecipazione
delle donne al lavoro.
● Dialogo costante con il personale dei servizi educativi e promozione di percorsi partecipativi
che coinvolgano insegnanti ed educatrici;
● Superamento problematiche delle sostituzioni delle educatrici e delle insegnanti con accordi
sindacali e risorse che possano garantire la massima continuità educativa dei servizi;
● Prosecuzione indagine sul benessere organizzativo e sulla qualità dei servizi;
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● Studio di opportune strategie per ridurre la morosità anche per quanto riguarda il
pagamento delle rette dei servizi educativi.
● Politiche di assunzione e gestione del personale per l’infanzia.
● Favorire lo sviluppo dei servizi di sostegno scolastico ed extrascolastico creando e
promuovendo le reti scuola/famiglia/educatori.
● Estendere la fascia oraria dei servizi d'infanzia comunali e convenzionati: bisogna aumentare
i servizi, relativamente non solo al numero di posti disponibili in nidi e scuole materne ma
anche alla copertura oraria dei servizi, allineandoli ad altre città toscane, come Firenze. È
necessario pertanto reperire le risorse economiche necessarie per prevedere un orario di uscita
oltre le 15.30 attuali, con la possibilità di un ulteriore prolungamento su richiesta delle famiglie.
● Sostegno alla creazione di servizi estivi a prezzi sostenibili: in questo periodo, per di più, i
soggetti pubblici non erogano servizi, pertanto le famiglie sono costrette a ricorrere a soggetti
privati o del terzo settore, con costi spesso rilevanti.
● In un’ottica di potenziamento dei servizi bisognerà valorizzare maggiormente anche le
attività di ludoteche e biblioteche comunali per ragazzi.
● Sostegno economico alle famiglie per la retta dei nidi: non va sottovalutato il costo elevato
dei nidi, comunali e convenzionati, che produce spesso un effetto scoraggiante sulla scelta di
lavorare da parte delle donne. È necessario quindi impegnarsi nel reperimento di fondi regionali
ed europei destinandoli alla copertura parziale della retta dei nidi.
● Promuovere campagne di sensibilizzazione e comunicazione sul congedo parentale di
paternità.
● Sostegno alla creazione di iniziative autogestite di mutuo sostegno tra famiglie.
8. Background migratorio
Pensiamo a una scuola che sia realmente accogliente nei confronti di alunni e alunne che
arrivano per la prima volta in Italia e che si arricchisca tramite la loro presenza e l’esistenza
delle seconde generazioni di immigrati.
La scuola degli ultimi decenni accoglie alunni e alunne che arrivano in Italia da altri Paesi e
spesso vivono realtà di svantaggio sociale. Questo fenomeno pone in maniera strutturale la
necessità di interventi legati al primo inserimento a scuola e all’acquisizione dell’italiano.
Questo tipo di intervento, in tutta la sua urgenza, necessita di figure assegnate appositamente.
Il servizio esiste ma è fortemente sottostimato rispetto ai bisogni.
Negli ultimi anni cresce inoltre la necessità di presa in carico di un fenomeno relativamente
nuovo a livello locale, quello di bambine e bambini, ragazze e ragazzi nati in Italia da genitori
con background migratorio. Portatori di due provenienze spesso vissute entrambe come fragili
e laceranti, portano alla scuola nuove istanze.
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9. Prevenzione e contrasto del bullismo e del cyberbullismo
Il bullismo è una forma di comportamento sociale di tipo violento e intenzionale, di natura sia
fisica che psicologica, oppressivo e vessatorio, ripetuto nel corso del tempo e attuato nei
confronti di persone considerate dal soggetto che perpetra l’atto in questione, come bersagli
facili e/o incapaci di difendersi. Questi comportamenti, inoltre, possono essere messi in atto
non solo da singoli individui, ma anche da gruppi coalizzati verso la stessa vittima, e spesso si
avvalgono degli strumenti messi a disposizione dalle c.d. “Nuove tecnologie”, come social
network e smartphone.
Il termine è principalmente utilizzato per riferirsi a fenomeni di violenza tipici degli ambienti
scolastici e più in generale di contesti sociali riservati ai più giovani. Lo stesso comportamento,
o comportamenti simili, in altri contesti, sono identificati con altri termini, come mobbing in
ambito lavorativo o nonnismo nell’ambito delle forze armate: a prescindere dal nome o dal
contesto crediamo che intervenire precocemente sulle forme di bullismo possa essere un
mezzo anche per prevenire le forme simili che possono verificarsi in età adulta. In ogni caso in
ambito formativo utile per la diffusione della cultura del rispetto dell’altro, la formazione di
Cittadini consapevoli nell’ottica della convivenza e del rispetto delle persone e delle diversità,
quindi del rispetto dei diritti umani nella loro interezza.
Nelle ultime due decadi si è affermato anche un altro fenomeno legato al bullismo, alle
cosiddette Nuove Tecnologie e alla diffusione di massa di strumenti come smartphone e
smartpad anche tra i più giovani, il cyberbullismo. Fenomeno spesso di difficile comprensione,
per chi non è aduso a certi strumenti informatici, e sottovalutato nella sua gravità e
nell’impatto prolungato nel tempo che può avere sulle vittime e la potenziale amplificazione e
visibilità pressoché illimitata ed immediata. ll bullismo e il cyberbullismo interessano, alla luce
delle ultime ricerche dell’Istat e del Censis, sempre più i nostri ragazzi/e come vittime, testimoni
e soggetti attivi.
Prendiamo atto che gli atti di bullismo e cyberbullismo sono rivolti spesso ai ragazzi più deboli,
e possono sfociare in atti di violenza fisica e psicologica anche gravi, dei quali le vittime possono
portare le conseguenze per molto tempo, danno dell’autostima e perdita di di fiducia nelle
istituzioni come la famiglia, la scuola e la stessa amministrazione pubblica.
Sottolineiamo che l’esclusione sociale, la discriminazione, le prese in giro, affidate il più delle
volte ai mezzi dicomunicazione digitale rappresentano un problema oggettivo che produce
gravi conseguenze nelle giovani vittime. Il fenomeno inoltre si perpetra in quanto spesso le
vittime di bullismo rischiano di diventare bulli a loro volta e i ragazzi che commettono atti di
bullismo sono essi stessi vittime di una società poco attenta ai loro bisogni.
In questo è fondamentale un’analisi critica della società che proponiamo ai ragazzi e alle
ragazze e le responsabilità che come adulti abbiamo nell'aver creato un contesto ambientale e
sociale che permette il dilagare di un tale fenomeno e in particolare è necessario un’attenta
analisi dei fattori che più incidono e determinano tali comportamenti antisociali.
Anche in questo campo l’istituzione locale deve assumere un ruolo di concerto con genitori ed
insegnanti per poter tempestivamente intercettare comportamenti vessatori, atteggiamenti
aggressivi e/o prepotenti, o il disagio prodotto da tali atteggiamenti nelle vittime e predisporre
sinergicamente gli strumenti per prevenire, contrastare questo il fenomeno, come ad esempio
e la promozione della conoscenza dei nuovi mezzi di comunicazione.
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● Promuovere percorsi formativi, informativi e di aiuto ai genitori, sia per prevenire
questi fenomeni che per individuarli precocemente.
● Promuovere percorsi formativi, informativi per genitori e insegnanti per istruire sui
pericoli derivanti dalle c.d. “Nuove Tecnologie” e dai loro strumenti.
● Promuovere e finanziare presso le dirigenze dei vari Istituti, affinché le stesse attuino
programmi di prevenzione, su tutto il territorio del Comune di Livorno, che favoriscano la
capacità degli studenti di relazionarsi nel rispetto degli altri.
● Realizzare un evento, con la collaborazione e partecipazione degli Istituti scolastici del
comprensorio e delle Università sul bullismo e problematiche giovanili.
● Monitorare le iniziative e le azioni intraprese dai vari istituti e a relazionare, con la
collaborazione degli stessi, sul relativo stato di avanzamento attraverso una relazione annuale
in occasione della Giornata nazionale contro il bullismo a scuola pubblicata sul sito istituzionale
del Comune.
● Individuare le forme di relazione con le associazioni di studenti e i rappresentanti degli
istituti superiori presenti nel Comune al fine di far emergere proattivamente le radici del
disagio.
● Realizzare un punto di raccolta e coordinamento per raccogliere istanze, proposte e
segnalazioni.
● Promuovere percorsi laboratoriali in classe con personale esterno.
Le bambine e i bambini, i ragazzi e le ragazze hanno il diritto di poter raggiungere la scuola con
puntualità, in sicurezza e, quanto prima possibile, in completa autonomia.
Le strade invase dalle automobili mettono a rischio la sicurezza anche nelle immediate
vicinanze degli edifici scolastici allontanando sempre di più l’età in cui si può andare a scuola in
autonomia. L’amministrazione comunale può intervenire poiché l’art.5-ter della legge 11
settembre 2020, n. 120 di conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 16 luglio
2020, n. 76 dà al Sindaco il potere di istituire le cosiddette Zone scolastiche, aree intorno ad un
edificio scolastico in cui, nelle ore di inizio e fine delle lezioni, il traffico è limitato o escluso.
Il servizio di scuolabus, per le alunne e gli alunni che vivono più lontani dall’edificio della loro
scuola, li costringe talvolta a viaggi di più di mezz’ora e ad arrivare a scuola in ritardo o uscire in
anticipo limitando il loro diritto all’istruzione.
Proponiamo di:
● Istituire Zone scolastiche stabilendo limitazioni al traffico veicolare proporzionate
rispetto alle esigenze della popolazione generale, ma tali da consentire che le alunne e gli
alunni, appena l’età glielo consenta, possano percorrere in autonomia almeno l’ultimo tratto
del percorso da casa a scuola
● Favorire le esperienze di pedibus e ciclobus.
● Ottimizzare il servizio di scuolabus in modo che la permanenza sul mezzo sia minima e
sia l’arrivo a scuola sia la partenza avvengano con il pieno rispetto degli orari scolastici.
● Al mattino la maggioranza degli studenti delle scuole secondarie usa mezzi pubblici per
raggiungere la struttura scolastica; è perciò fondamentale riuscire a diminuire il caro-
abbonamenti creando, in collaborazione con l’ente gestore del servizio, un “pacchetto” di nove
mesi, utile per lo spostamento quotidiano di chi studia. Ciò favorirebbe l'uso di mezzi pubblici di
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trasporto, diminuendo il ricorso ai mezzi propri, troppo spesso inquinanti e pericolosi nel
traffico. Fondamentale intensificare le linee bus nelle ore di entrata e uscita scolastica degli
alunni, visti i ritardi dovuti ad autobus strapieni che non fanno salire a bordo.
● Uscite didattiche: garantire la disponibilità degli scuolabus anche per le uscite didattiche,
soprattutto per le scuole più decentrate. La flotta degli scuolabus dovrebbe inoltre essere
rinnovata con mezzi elettrici, coerenti al nostro orientamento ambientalista.
Pensiamo una scuola libera dalle ingerenze degli apparati militari, che educhi le future
generazioni in una prospettiva di superamento della logica bellicista nel pieno rispetto della
Costituzione.
Negli anni abbiamo assistito a un incremento delle iniziative tra scuola e apparati militari. Le
scolaresche entrano nelle caserme o, in alcuni casi, partecipano ad attività gestite direttamente
dalle Forze armate. Si tratta di una narrazione a senso unico che dipinge le attività delle Forze
armate esclusivamente come “intervento umanitario”: una visione edulcorata e festosa che
fornisce una visione distorta delle funzioni e del ruolo delle forze armate. La pace si costruisce
anche con la consapevolezza di qual è e quale deve essere la funzione dell’esercito in un paese
che “ripudia la guerra come mezzo di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di
risoluzione delle controversie internazionali”.
Diversi tra gli ambiti in cui operano le Fondazioni ITS potrebbero interessare il territorio
livornese, in particolare l’area delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione e
l’area dell’efficienza energetica e delle energie rinnovabili. In tutti i casi, oltre il collegamento
con le strutture universitarie in grado di fornire almeno una parte della docenza necessaria, si
deve pensare a una partecipazione significativa da parte delle imprese del settore. Il Comune si
prenderà l’impegno di contribuire al reperimento di spazi per la didattica e ad alcuni aspetti
amministrativi e gestionali.
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LO SPORT
Livorno ha la pratica sportiva nel DNA: non soltanto è una delle città con il più alto numero di
medagliati, ma pure di tesserati sportivi, tecnici, preparatori e dirigenti.
Una comunità in costante crescita che tra la pratica sportiva diretta e quella indiretta (allargata
alle famiglie) popola quotidianamente spazi pubblici e privati, con ricadute estremamente
positive per il tessuto sociale cittadino.
Un volano, quindi, di emancipazione sociale, convivenza e integrazione, ma anche più di questo:
secondo il Rapporto Sport 2023 di ICS e Sport e Salute il movimento sportivo contribuisce
al'1,3% del PIL italiano.
Può quindi rappresentare una grande opportunità anche dal punto di vista occupazionale, a
partire dal crescente numero di iscritti al Liceo Sportivo Enriques che prepara a nuove
professionalità e, pertanto, ad innovative opportunità di lavoro.
PROMOZIONE SPORTIVA
I valori e il ruolo sociale dello Sport devono, pertanto, essere riconosciuti nello Statuto
Comunale, inserendo all’articolo 4, comma “g” “lo sport come un diritto di cittadinanza di ogni
livornese”.
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EVENTI ISTITUZIONALI
Oltre ad implementare gli eventi sportivi, quali la Livorno Half Marathon, la Settimana Velica e il
Gioco Sport dei quali è co-organizzatore, il Comune di Livorno dovrà lavorare, assieme a
Comitato Italiano Paralimpico e Special Olympics, per dare vita ad eventi dedicati allo sport per
disabili, che possano essere inseriti nella programmazione sportiva cittadina.
SPORT E AMBIENTE
Per sensibilizzare atleti, dirigenti e famiglie al tema della sostenibilità sarà avviato nei principali
impianti sportivi comunali, a partire dal campo scuola, una campagna per la raccolta di scarpe e
vestiario sportivo usato, da avviare al Centro del Riuso in primis o al riciclo. Gli eventi sportivi
devono essere ripensati nella logica “plastic free”.
SPORT=SOCIALE
Sinergia tra politiche sociali e dello sport, per far sì che lo sport possa essere davvero accessibile
a tutte e tutti, a partire dall’accessibilità economica.
Sviluppare un progetto di operatori sportivi di quartiere che vadano ad operare in parchi e in
aree verdi, così come negli impianti sportivi di zona, promuovendo lo sport come strumento per
l'inclusione sociale.
SPORT E SCUOLA
Lo sport è tra le principali agenzie formative per le nuove generazioni: oltre a promuovere un
approccio più maturo verso il rispetto delle regole, induce ad uno stile di vita sano, e
un'alimentazione da atleta, sicuramente più equilibrata e sana. Incentivare iniziative virtuose
quali la Settimana dello Sport, promossa dall'Istituto Comprensivo G. Micali in alternativa ai
classici format delle settimane bianche, e progetti quali Scuole in Barca, e incentivare la cultura
dello sport per disabili nella popolazione in età scolare.
IMPIANTISTICA SPORTIVA
Il complesso degli impianti sportivi comunali rappresenta un bene comune fondamentale per
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Livorno, perché se la nostra città vanta un tessuto sportivo ricco come poche altre realtà, non
solo in Italia, è sicuramente dovuto anche all’impiantistica cittadina.
Va data priorità ad interventi volti a:
garantire la piena fruibilità e accessibilità degli impianti sportivi agli atleti disabili con interventi
di abbattimento delle barriere architettoniche e più in generale dell’accessibilità del pubblico
con disabilità;
puntare all’efficientamento energetico e all’implementazione delle fonti rinnovabili;
Campo Scuola Renato Martelli: va ampliata la gradinata, provvedendo alla sua copertura, e
realizzati i locali da adibire a punto di ristoro;
Palamacchia: va riportato alla massima capienza, mettendo a norma ingressi, uscite di
sicurezza, sostituendo il parquet e sistemando spogliatoi e bagni (sia per il pubblico che per gli
atleti).
Interventi questi necessari a consentire ai nostri impianti di potere ospitare eventi sportivi di
caratura regionale e nazionale.
Serve poi avviare avanti una progettualità pubblico privata per:
- l’ampliamento del PalaScherma Nadi come da progetto del FIDES;
- la realizzazione di sala stampa e ospitality per il Palamacchia.
Infine, va monitorata la fase di passaggio delle Piscine Comunali a Centro Federale, conciliando
le attività federali con il nuoto libero e le esigenze delle principali società natatorie livornesi.
PALESTRE POPOLARI
Intendiamo promuovere il recupero e trasformazione di immobili e aree inutilizzate attraverso il
coinvolgimento diretto di chi pratica sport, anche attraverso piccole società sportive. In ogni
caso dal momento che i costi possono essere elevati e quindi non sostenibili è necessario
individuare delle priorità, costruendo un piano partecipato di recupero valutando in che modo
è possibile reperire le risorse.
BANDI DI CONCESSIONE
L’approssimarsi della scadenza delle concessioni, prorogata a causa del Covid al 2025 rende
necessario avviare un censimento dell’impiantistica sportiva.
Così sarà possibile monitorare tutte le criticità per ogni singolo impianto e prevedere, appositi
bandi di riqualificazione, capaci di mettere a norma gli impianti, prevedendo una volta assegnati
“stati avanzamento lavori” per gli interventi previsti, che consentano di verificare la tempistica
degli stessi da parte degli aggiudicatari o al contrario sancire penalità crescenti alla decadenza
della concessione.
Va riconosciuto alle associazioni di sport paralimpico un fattore moltiplicatore da applicare al
numero di atleti tesserati, così realtà numericamente di per sé scarse potranno essere
competitive in sede di bando o in sede di commissione orari.
COMMISSIONE ORARI
Avviare una revisione della Commissione Orari degli impianti sportivi, valutando se e come
estendere anche a impianti sportivi privati e di altri enti pubblici. Studiare la possibilità di
realizzare una tabella che assegni reali priorità di opzione alle società sportive in base al
numero degli iscritti, alla loro età, alla serie dei campionati disputati e ad un coefficiente
assegnato dall’Amministrazione comunale in base all’incidenza sociale della specialità praticata
sul tessuto cittadino.
PROPOSTE
Investire in interventi di rigenerazione e ampliamento delle cantine nautiche che devono
tornare a essere luoghi di aggregazione per tutti coloro che vivono la dimensione remiera.
Annullare il gap tra le diverse sezioni nautiche, che persistono dal momento che se gran parte
delle sezioni gode di cantine pubbliche, c’è chi è costretto ad usufruire di strutture private. Un
iter questo ancor più necessario per riportare nel Palio in quartieri che hanno cessato l’attività
remiera da tempo e in quelli che nella loro breve storia (Scopaia, Leccia, Levante) non hanno
mai avuto un proprio armo.
Ripensare il ruolo svolto della Fondazione LEM che da seguire gli aspetti di comunicazione e
promozione, dovrebbe divenire quel contenitore nel quale rilanciare le attività delle gare
remiere valorizzando i lavori del Comitato Palio assieme a quelli delle altre gare (Risia’tori,
Coppa Barontini, Palio dell’Antenna, etc.).
Mandare in pensione i gloriosi gozzi in legno opere dei maestri d'ascia datate 1973, che
dovranno devono essere esposti negli spazi museali e non della città.
Implementare il movimento giovanile e quello femminile, attraverso progetti nelle scuole come
Scuole in Barca.
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LE NUOVE GENERAZIONI PROTAGONISTE
La nostra città vede sempre più giovani partire verso luoghi che offrono maggiori opportunità;
non li considera elementi costitutivi della cittadinanza attiva comune; l’età media della
popolazione sale e il tasso di disoccupazione giovanile si avvicina velocemente al 40%, anche
perché non si sfruttano le opportunità dei giovani cervelli livornesi.
La nostra città si sta spopolando ed invecchiando in modo esponenziale: dobbiamo puntare a
fare di Livorno una città attrattiva per giovani, creando condizioni di vita e benessere che
consentano di restare qui per progettare il futuro.
Oggi più che mai a Livorno sono fondamentali politiche giovanili che valorizzino tutte le
potenzialità di ragazze e ragazzi, motore della città futura, da costruire INSIEME. Proprio per
questo pensiamo che chi è giovane debba essere messo al centro della discussione pubblica,
creando un assessorato ad hoc o una delega apposita.
La scuola deve tornare ad essere centro della vita sociale e culturale del quartiere.
L'Amministrazione deve fare da intermediario tra le strutture scolastiche e il territorio e
riportare la scuola come riferimento per la formazione: educazione civica, educazione alla
sicurezza, formazione digitale.
Importante aprire una riflessione sull'approccio rispetto l'accessibilità dello spazio pubblico:
crediamo che l'Ente abbia un ruolo di facilitatore e non di mero controllore. Possiamo pensare
di lasciare ai cittadini, soprattutto ai giovani, spazi da autogestire e porre il rapporto di fiducia
come base di crescita e responsabilizzazione individuando per questo buone pratiche già in uso
in molte città italiane e non.
Altro luogo di riferimento e socializzazione importantissimo sono le biblioteche: pensare una
rete diffusa, che dia la possibilità a tutti e tutte di studiare in spazi condivisi, stabilendo
l'apertura di biblioteche in orario notturno (apertura fino a mezzanotte).
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Da alcuni anni, infine, emerge in modo dirompente l'assoluta carenza di spazi scolastici per i
cittadini e le cittadine che frequentano le scuole superiori. La competenza del Comune sul tema
non è diretta, ma rivendichiamo la necessità di una pressione politica dell'Ente comunale
rispetto alle altre istituzioni (Provincia, Provveditorato), ma anche la possibilità di aprirsi a
collaborazioni e sinergie per facilitare la ricerca di soluzioni.
Attivare un tavolo da impostare in base alle necessità ricreative e culturali della città, con un
presidio pubblico che promuova iniziative aperte e condivise con la cittadinanza.
Il tavolo potrà riunirsi su temi specifici o, in un confronto più ampio, sui bisogni imminenti o a
lungo termine. Importante sarà avviare un percorso di programmazione e collaborazione tra le
associazioni coinvolte.
Lo sport ai giovani
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A Livorno abbiamo una quantità infinita di giovani che fanno sport, dalla voga alla pallavolo, dal
calcio al basket, dall’atletica al nuoto fino alla danza a tutte le altre attività fisiche praticate sul
territorio. Perciò è fondamentale riuscire ad agevolare l'accesso alle giovani soggettività
livornesi, come mezzo di emancipazione e aggregazione.
Dobbiamo inoltre favorire l'accesso dei minorenni, in sinergia con le istituzioni scolastiche, con
particolare attenzione a chi si trova in condizioni di povertà educativa, alle attività sportive,
artistico-culturali e musicali che si svolgono in città, con facilitazioni economiche dove
necessario ed ampie possibilità di scelta.
La notte è piccola
● Attuare il protocollo d’intesa del dicembre 2012 siglato da ANCI Toscana e
CoordinamentoToscano Comunità Accoglienza per la promozione della Qualità del divertimento
notturno giovanile attraverso l'applicazione del Programma ANCI Notti di Qualità. Il programma
prevede la pianificazione di azioni di sistema trasversali alle politiche sociali, a quelle del
commercio, dell’ambiente e dell’educazione (riciclo e all'uso di materiali a basso impatto
ambientale, interventi per attenuare l'inquinamento acustico, potenziamento
dell'illuminazione, pianificazione dell'offerta di mezzi pubblici, installazione di servizi igienici nei
luoghi di divertimento ecc).
● Prevedere la Chill Out Zone (spazio di decompressione diffuso dove trovare operatori
esperti e formati per consulenze, materiale informativo di prevenzione e/o riduzione dei rischi
riguardo l’abuso di sostanze psicoattive legali ed illegali, sostegno psicologico e sanitario per
situazioni critiche, distribuzione libera di condom, materiale informativo sulle Infezioni
Sessualmente Trasmesse, acqua, snack, colazioni gratuite, etilometro gratuito e anonimo).
● Introdurre nel piano del commercio accordi con gli esercenti del centro storico per
○ l'attuazione di misure atte a contrastare il binge drinking, cioè il consumo di alcolici
concentrato in poche ore e fine a sè stesso, ovvero promuovere la possibilità di godere di un
tempo ricreativo diverso che inserisca il consumo di alcolici all’interno di una dinamica positiva
di socialità (ad. es. concerti nelle piazze del centro all’ora dell’aperitivo, ed eventi e feste in
luoghi diversi, raggiungibili anche con il trasporto pubblico nelle ore notturne).
○ la somministrazione responsabile degli alcolici,
○ l’eliminazione del vetro,
○ la distribuzione di bicchieri in plastica riciclata e riutilizzabili,
○ la distribuzione di acqua gratuita negli esercizi commerciali.
● Realizzare un percorso di ricerca e intervento presso i luoghi di ritrovo e divertimento
dei giovani, volto a rilevare in modo attivo i fattori di rischio e i comportamenti relativi al
consumodi sostanze, a partire dal potenziamento dei servizi esistenti, incentivando la loro
fruizione da parte della popolazione giovanile.
● Sperimentare interventi innovativi di prossimità nelle piazze e nei contesti di vita
notturnaurbana con particolare riferimento alle esperienze di mediazione artistica e sociale
orientate a diffondere messaggi che accrescano la consapevolezza collettiva sul consumo di
alcol e delle sostanze e che abbiano le competenze per intervenire in modo professionale sui
conflitti.
● Promuovere momenti informativi e formativi nelle scuole di vario grado sulle
sostanzepsicoattive, sulla prevenzione delle infezioni sessualmente trasmesse, sul contrasto alla
violenza di genere e alle discriminazioni.
● istituire una specifica delega all’economia della notte da affidare a un membro della
giunta comunale, sulla scorta di quanto già in fase di sperimentazione nel Comune di Bologna
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(Sindaco della Notte)
● Diversificare e aumentare l’offerta di spazi ed eventi artistici, culturali e
d’intrattenimento, nell’ottica di valorizzare le risorse del territorio. Ciò significa innanzitutto
costruire e facilitare un rapporto costante con le reti associative della città che punti alla co-
progettazione di un Piano dell’Intrattenimento e della Cultura. Il coinvolgimento delle reti
associative permetterà anche di ridare vita a spazi drammaticamente sottoutilizzati, superando
una regolamentazione di accesso e utilizzo che troppo spesso scoraggia i piccoli operatori
culturali e le piccole realtà associative vista la complessità degli iter burocratici e il meccanismo
di garanzie economiche che vengono richieste per ottenere la possibilità di utilizzare
determinati spazi pubblici
● Avviare fin da subito un tavolo con Autolinee Toscane al fine di aumentare l’offerta e la
frequenza del trasporto pubblico serale e notturno, così da facilitare gli spostamenti tra centro
e periferie in tutta sicurezza, favorendo di riflesso il raggiungimento di eventi che si tengono o
potrebbero tenersi non strettamente nelle zone del /che orbitano attorno al centro storico
● Istituire un Protocollo sugli Spazi Sicuri che preveda una formazione specifica per
responsabili e lavoratori dei locali e organizzatori di grandi eventi in collaborazione con lo
sportello anti-violenza della Casa della Donna, che da decenni rappresenta un pilastro della
lotta e della prevenzione contro la violenza di genere, con operatrici e operatori sociali
specializzati nella riduzione del danno (vedi anche Cap.LA SICUREZZA DELLE DONNE)
● Elaborazione di un protocollo rivolto alle attività produttive volto a regolare gli orari di
apertura e chiusura dei locali notturni dedicati alla somministrazione di cibi e bevande, sempre
nell’ottica della tutela di un equilibrio tra operatori economici e cittadinanza: ciò a cui si deve
puntare è l’innesco di un circolo virtuoso che veda una diversificazione dell’offerta artistico-
culturale nella quale siano coinvolti tutti i portatori di interessi e la cittadinanza tutta risulti
beneficiaria della moltiplicazione delle possibilità di come passare il tempo libero.
● Istituire un Osservatorio sulle condizioni di lavoro notturno insieme alle organizzazioni
sindacali, associazioni di categoria e rappresentanze di lavoratori e lavoratrici della notte, per
mappare le condizioni di lavoro, il rispetto della retribuzione oraria (ordinaria e straordinaria) e
(ove possibile) dei contratti collettivi, il rispetto delle norme di sicurezza e igienico-sanitarie
● Prevedere la creazione di percorsi di formazione su riduzione del danno, gestione
nonviolenta dei conflitti, contrasto all’omotransbifobia e alla violenza di genere, ai quali i datori
di lavoro della notte e della socialità potranno avviare le loro/i loro dipendenti e che saranno da
considerarsi requisito essenziale per accedere alle eventuali deroghe di orario di
apertura/chiusura degli esercizi commerciali.
● Rilanciare la circolazione di arte e cultura nella città, ma anche favorire la sua
produzione da parte della cittadinanza e innescare un circolo virtuoso che promuova la più
ampia attrattività culturale della città.
● Pervenire a un equilibrio tra bisogni eterogenei, aumentando la qualità della vita per
tutta la popolazione, di tutte le fasce d’età.
La compresenza pluri-etnica sarà la norma più che l'eccezione e situazioni in cui, sullo stesso
territorio, comunità di diversa lingua, cultura, religione, etnia si troveranno vicine saranno
sempre più frequenti, soprattutto nelle città.
Questo cambiamento, assieme ad altri fattori, contribuisce ad alimentare un clima che, se non
gestito, porta spesso a episodi di frizione, intolleranza e conflitto.
Anche una città come Livorno, da sempre considerata esempio di convivenza e di civiltà
interculturale, è sempre più teatro di tensioni e atteggiamenti discriminatori.
L'alternativa è tra esclusivismo etnico e convivenza pluri-etnica, che può essere percepita e
vissuta come arricchimento e opportunità in più invece che come condanna: ma non bastano
retorica e volontarismo dichiarato, né tanto meno prediche contro razzismo, intolleranza e
xenofobia. Sono invece necessarie esperienze e progetti positivi e una cultura della convivenza.
Riteniamo necessario intraprendere un serio e organico lavoro culturale, educativo e formativo
volto a rafforzare gli elementi razionali che ci permettono di mediare gli istinti e cercare di
trasformare quelli più devastanti.
Sempre più si registrano proposte che tendono a una soluzione di integrazione per “addizione”
o assimilazione: noi vogliamo rispondere a diversi livelli di esigenze, andando oltre la semplice
“compresenza” e recuperando l'idea di Livorno “Città delle Nazioni”, che l'ha resa storicamente
celebre come città plurietnica, pluriculturale, plurireligiosa.
Una città aperta e nonviolenta grazie alla promozione di pratiche condivise e conoscenza
reciproca, di figure come mediatori e costruttori di ponti e la realizzazione di “zone grigie”, spazi
aperti dove la contaminazione e le interazioni siano il modus vivendi.
Il Sistema di accoglienza e integrazione con le modifiche normative del decreto Cutro, adesso
legge 50/2023, che ha ridefinito i beneficiari, è un modello centrato sulla relazione tra
Ministero dell’Interno ed Enti locali e confermata con il rinnovo, a dicembre del 2022, della
Convenzione sottoscritta tra il Ministero e l’ANCI per la gestione del Servizio Centrale nel
triennio 2023- 2025.
In sintesi, il sistema di accoglienza nazionale si basa su:
● “Prima accoglienza” ossia Hotspot per identificazione e primo soccorso, e successivamente
Centri di Prima Accoglienza e/o Centri di Accoglienza Straordinaria, in attesa dell’esito della
richiesta di protezione internazionale.
● “Seconda accoglienza” ovvero Rete SAI - Sistema di accoglienza e integrazione (ex SPRAR ed
ex-SIPROIMI) alla quale accedono, per effetto della già citata L.50/2023, solo i rifugiati o i
titolari di altre protezioni.
Nonostante tutto, il sistema di accoglienza SAI, ex SIPROIMI, ex SPRAR, ha dimostrato nel corso
di quasi 20 anni di essere il più virtuoso per le persone e per l’impatto sui territori, rivitalizzando
aree interne e Comuni ormai abbandonati e spopolati, rigenerando territori, comunità ed
economie locali.
Addirittura con riferimento all’anno 2016, uno studio condotto da Euricse e pubblicata dalla
Fondazione Migrantes sull’accoglienza diffusa in Trentino, ha misurato l’impatto concreto
sull’economia locale evidenziando che per ogni euro speso per l’accoglienza dei migranti, si
sono generati nel sistema economico trentino quasi due euro di valore di produzione: questo
valore aggiunto ha contribuito ad impiegare 86 unità di lavoro Full Time tra sanità, assistenza
sociale, commercio, alloggio e ristorazione, con ricadute positive per l’intero sistema
economico provinciale.
I progetti territoriali del SAI sono condivisi da grandi città e da piccoli centri, da aree
metropolitane e da cittadine di provincia. La realizzazione di progetti SAI di dimensioni medio-
piccole - ideati e attuati a livello locale, con la diretta partecipazione degli attori presenti sul
territorio - contribuisce a costruire e a rafforzare una cultura dell'accoglienza presso le
comunità cittadine e favorisce la continuità dei percorsi di inserimento socio-economico dei
beneficiari
D’altronde l’efficacia del modello SAI, se non svuotato da norme nazionali che potrebbero
mortificarlo, conferma la necessità che il sistema degli Enti locali - Rete SAI deve svolgere un
ruolo centrale nell’accoglienza finalizzata alla tutela e all’inclusione con percorsi di welfare e
cittadinanza, e un sistema di servizi che dall’integrazione linguistica porti all’inserimento
scolastico, all’autonomia abitativa e lavorativa.
Una città con la storia di Livorno deve ampliare la richiesta di partecipazione a più progetti della
Rete SAI, tra cui uno almeno dedicato ai minori (MNSA) con il prezioso supporto delle realtà del
Terzo settore, garantendo interventi di “accoglienza integrata” co-partecipati che prevedano
misure di informazione, accompagnamento, assistenza e orientamento, con la costruzione di
percorsi individuali di inserimento socioeconomico.
Altresì è indispensabile che si avvii un percorso che completi l’integrazione della popolazione
straniera residente a Livorno che nel 2023 contava una presenza di circa 12.000 cittadini, il 7,8%
della popolazione, attraverso:
● Il potenziamento dei servizi di mediazione linguistico culturale nelle scuole, la pubblica
amministrazione ecc. per garantire parità di accesso ai servizi.
● Un maggiore sostegno alle iniziative di servizio (mense, centri informativi, assistenza legale e
amministrativa).
53
● Il potenziamento dei corsi di alfabetizzazione e di perfezionamento della lingua italiana.
● Corsi di formazione professionale.
● La creazione di un Osservatorio permanente sull'immigrazione, con poteri e responsabilità,
che si integri con la consulta degli immigrati
● L’organizzazione nelle scuole di attività finalizzate all’integrazione
● La gestione degli spazi urbani promuovendo la convivenza attraverso la conoscenza e lo
scambio, e organizzando percorsi partecipati che partano dalle strade e dai quartieri in cui la
convivenza è più densa e a rischio, migliorandone la vivibilità e rigenerando piazze e luoghi di
scambio come beni comuni, con mediazione e controllo sociale.
● I Centri di Comunità polifunzionali con i vari laboratori immersivi e conoscitivi delle diverse
cultur
● Lo sport, valorizzando e sostenendo concretamente l’esperienza delle realtà locali che in
questi anni si sono occupate di integrazione dei giovani attraverso l’attività sportive.
54
2. UN
N NUO
OVO MODELLLO ECO
ONOM
MICO
LO SCEENARIO
O ATTUA
ALE: UNA FOTO
OGRAFIA
A IMPIETTOSA
DATI DEEMOGRAFFICI: LIVOR
RNO SI SV
VUOTA E INVECCHIA
A
La popolaazione di Livorno ha conosciuto,
c nel perioddo 2000-201 12, una sosstanziale staabilità nel
valore asssoluto dei suoi
s residen
nti (circa 1660.500 in media);
m quessta stabilitàà è stata generata da
un apporrto della componente migratoria che ha com mpensato i saldi
s negatiivi della com
mponente
autoctona (nascite e decessi). Tuttavia,
T taale stabilità è di fatto cessata into orno al 20112; infatti,
negli ultimi anni (20
014-2022) i residenti livornesi sono scesi prima sotto la quota de ei 160.000
abitanti poi,
p con unaa lenta diminuzione, so otto quota 155.000
1 (15
54.810 a finee 2022).
Il saldo migratorio
m (
(immigrati – emigrati)) ha prevalsso sul saldo
o autoctono
o (nascite – decessi)
55
5
confermaando il trend degli anni precedentti.
La dinamica migratooria è ancorra una voltaa determinaante ai fini della
d crescitta demografica come
viene eviidenziato dai seguentii dati: +4733 nel 2018, +914 nel 2019, +432 2 nel 2020, +465 nel
2021, +62
25 nel 20222.
56
6
*Fonte: Documento Unico di Programmazione 2024-2026
RICCHI E POVERI
Questa ricchezza prodotta però non si traduce in reddito effettivamente disponibile. Nel dossier
sull'economia territoriale messo a punto dal centro studi della Camera di Commercio si segnala
che i soldi effettivamente in tasca alle famiglie sono in leggero calo, comunque al di sotto della
crescita zero. L'istituto di ricerca indicava per il 2022 una stima di calo pari allo 0,8%. Una
flessione che per i livornesi risulta inferiore a quanto si ipotizza possa accadere a livello
regionale (meno 1,3%) o nazionale (meno 1,1%). Queste percentuali devono fare i conti – viene
spiegato – con «le conseguenze dell’invasione russa, di un clima generalizzato di incertezza, del
caro energia, dell’incremento generale dei prezzi e, non ultimo il trascinarsi delle conseguenze
pandemiche»
Il Rapporto sulla povertà in città redatto dalla Caritas (2021) fornisce ulteriori elementi utili a
definire il quadro degli effetti della pandemia: nel 2020 le persone che si sono rivolte ai servizi
della Caritas diocesana locale sono state circa 2.000 (il 25% in più rispetto l'anno precedente).
Continua a ridursi la forbice fra italiani e stranieri che si trovano in condizioni di povertà e si
rivolgono al servizio Caritas: circa 1/3 i primi e 2/3 i secondi. Inoltre, circa un terzo dei nuovi
poveri ha dichiarato di avere un lavoro regolare (23,5%) o di lavorare in nero (9,7%); gli occupati
e le occupate in condizione di povertà sono raddoppiati/e tra il 2019 e il 2020. Significativo il
numero di coloro che, pur avendo un reddito e una casa stabile, si trovano in situazione critica,
a testimonianza della diffusione del fenomeno del lavoro povero, oltre che della
disoccupazione. Uno scenario che gli effetti della crisi determinata dalla pandemia
continueranno ad amplificare anche a causa dell'assenza di politiche del Comune per
57
contrastaare la crescita delle povvertà.
Se in Tosscana nel 20021 “solo” il 2% delle famiglie dicchiarava di arrivare co on fatica a fine
f mese,
nell’ultim
mo anno il computo
c è quintuplicaato fino ad
d arrivare al a 10%, com me emerge dal sesto
rapporto su Poverrtà e inclu usione socciale in To oscana, ogggi in Regio one e fru utto della
collaboraazione tra Osservatoriio sociale regionale, Anci Toscaana, Irpet, Centro reggionale di
documen ntazione per l’infanzia e l’adolesceenza, Univerrsità di Sien
na e Caritas Toscana.
REDDITI E POTER
RE D’ACQU
UISTO
Da alcune elementaari elaborazzioni sugli open data del M.E.F. è possibilee ricostruire la serie
storica del totale deei redditi dichiarati
d daai contribue
enti livorneesi dall’anno
o 2000 in poi;
p come
noto, in questo casso si parla dei redditti dichiaratii ufficialmeente dall’Aggenzia dellee Entrate,
escludendo quindi redditi non n dichiaratti o elusi. Limitandocci ai valori nominali (cioè
( non
adeguati con l’applicazione del d tasso di d inflazionee annuo) è possibilee notare daal grafico
precedennte come, dopo una fasse di crescitta praticamente linearee, la crisi ecconomica ab
bbia quasi
58
8
stabilizzato l’ammontare dei redditi
r dich
hiarati; infaatti nel perriodo 2000--2009 vi è stato un
incremen nto di circa 605 milioni di Euro, mentre
m tra ili 2009 ed il 2017 di so oli 90 milioni circa; il
2018 tuttavia vede un recupeero dei redd p a circa 90 milioni, chiudend
diti totali pari do a +179
milioni caa. rispetto al
a 2009 e +785
+ milioni ca. rispettto al 2000, mentre il 2 2019 mostrra solo un
incremen nto quasi nullo
n sull’an
nno preceddente (+ 12 2 milioni ca) mentre per gli efffetti della
pandemiaa nel 2020 c’è stata una riduzion ne di 62 milioni rispettto al 2019. Il 2021 ha visto una
ripresa significativa della crescita segnando un +126 milioni
m ca riispetto al precedente anno.
a Può
essere dii interesse valutare la distribuzioone dei redditi rispetto o alla tipoloogia ed allaa fascia di
reddito; per la prim ma dimenssione, nellaa tabella seguente so ono riportaati, per le principali
tipologie di reddito o, il numerro di contrribuenti ed d i redditi totali dichiiarati nel 2021;
2 per
quest’ultima variabile è riportatto anche il valore
v percentuale sul totale dei rredditi
59
9
Per l’annoo 2021 è dissponibile annche una diisaggregazio
one per zon
na sub-comu unale, in qu
uesto caso
gli 8 codiici cittadini di avviameento postale; questa disaggregaz
d ione è ripo
ortata nella seguente
tavola:
LE IMPREESE
Da un'anaalisi dei dati appare evid dente l’andamento negaativo rispetto nza imprenditoriale sul
o alla presen
nostro terrritorio: nel III trimestre del
d 2024 abb prese, in continuità con
biamo un saldo negativo di n. 34 imp
la tendenzza di periodo o 2018-2024.
60
0
Settori economici
Fra i setttori economici a magggior preseenza d’imprese, si rileeva una peesante flesssione del
commerccio ed una più conten nuta del manifatturier
m ro e delle imprese tu uristiche. All’opposto
crescono con vigorre le costru uzioni e coon meno enfasi
e il primario, ai quali si afffianca un
incremen nto per quaasi tutti i reestanti com
mparti del terziario
t con le importtanti esclussioni della
logistica (trasporto e magazzin naggio) e delle attivitàà immobiliaari. Pur in ddiscesa num merica da
qualche anno
a il commercio restta il settore maggiorme ente rappreesentato neel territorio livornese,
segue a non
n troppa distanza il primario.
p Il terzo setto
ore per inciddenza è queello delle co
ostruzioni,
seguito da
d alloggio e ristorazio one, mentree su livelli sensibilmen
s nte più con
ntenuti si poosiziona il
manifattuuriero.
Unità loccali
61
1
Al 31 diceembre 2022 2 si contano o 36 mila un
nità locali registrate e attive nellaa provincia di Livorno
delle quaali 14 mila solo
s nel Comune di Livvorno. La “spinta”
“ fornita dalle u
unità locali comporta
mplesso delle cellule produttive
che il com p p
presenti neel territorio livornese rresti sostanzialmente
stabile in
n ragione d’anno, bilanciando du unque la pe erdita delle sole sedi d d’impresa registrate.
r
Tale andaamento è migliore
m di quanto
q accaduto altro ove, consideerando il -00,3% regionale ed il -
0,5% e naazionale.
IL MONDO DEL LA
AVORO
Le granddi trasformaazioni dovu ute alla traansizione ecologica e digitale sttanno causaando una
trasformaazione diro ompente neel mondo del d lavoro. Anche
A il no
ostro territo orio è stato o segnato
dalla totaale assenza di indirizzo o e di gestio
one di questti processi. Si prova add intervenire e soltanto
dopo chee si generano crisi aziendali adotttando stru umenti di in ntervento sociale e laasciando i
costi sociali a carico del pubblicco e purtrop ppo sempree più spesso o sulle spallee dei lavoraatori, delle
lavoratricci e delle lorro famiglie.
Abbiamo assistito anche in qu uesti ultimi anni alla chiusura di fabbriche, aziende ed
d imprese:
dall’Amm ministrazione solo parrole di solidarietà, diventate inssopportabillmente ripe
etitive ed
inutili.
62
2
IL PNRR: UN’OCCASIONE SPRECATA
Il PNRR ha messo a disposizione molte risorse che avrebbero richiesto la capacità di rispondere
a una visione di città condivisa, inclusiva e aperta. Molti dei progetti che sono stati finanziati
con l'attuale amministrazione rappresentano l’ennesimo strumento di nuova cementificazione
e speculazione che finisce per approfondire la frattura esistente.
63
MODELLO ECONOMICO GENERALE: IL RUOLO DEL COMUNE
Livorno necessita di un nuovo modello economico da attuare con la massima urgenza e che
dovrà essere innanzitutto in grado di adattarsi ai cambiamenti epocali che stiamo vivendo e che
stanno stravolgendo gli equilibri socio- economici mondiali e locali con una velocità mai vista.
Per questo affiancheremo a politiche di sostegno allo sviluppo una forte difesa dei diritti delle
lavoratrici e dei lavoratori, promuovendo un’economia in grado di ridurre le inaccettabili
disuguaglianze sociali e che rafforzi il processo di transizione ecologica e di tutela ambientale.
La già difficile situazione di crisi che ha colpito anche la nostra città, causata dalla
desertificazione industriale avvenuta negli ultimi venti anni, non ha di certo trovato risposte
nelle decennali scelte politiche locali. L'accordo di programma e il riconoscimento dello stato di
area di crisi complessa non si sono rivelati strumenti efficaci ad arginare l’emorragia di posti di
lavoro avvenuta in questi anni, vista l’incapacità dei livelli di governo statali e regionali di
arrivare a un PRRI (Progetto di Riconversione e Riqualificazione Industriale) efficace. Gli
incentivi dati alle imprese non si sono rivelati utili alla creazione di lavoro di qualità, generando
un progressivo peggioramento delle condizioni di vita e di lavoro.
Pertanto, occorre che Livorno, insieme agli altri Comuni che rientrano nell’area di crisi
industriale complessa (Collesalvetti e Rosignano), continuino a far rete tra le istituzioni e con
altri soggetti interessati, per lo stanziamento di adeguate misure di sostegno nazionali.
Anche le opportunità offerte dal PNRR non sono state pienamente colte dalla Amministrazione
attuale, che non ha avuto la capacità di condividere gli obiettivi con la città e adesso appare in
affanno con le tempistiche d’attuazione.
64
2. pensare ad una pianificazione che coinvolga l’Area Vasta (comprendendo sia il Comune di
Pisa che quello di Collesalvetti, profondamente legati ed intrecciati alle dinamiche economiche
con la città di Livorno)
3. assumere un atteggiamento istituzionale che tenga ben separate le funzioni politiche da
quelle tecnico-amministrative, evitando qualsiasi tipo di commistione, fissando obiettivi chiari,
raggiungibili, sfidanti e misurabili e consuntivandone il raggiungimento con coerenza e
trasparenza nei confronti della Città.
4. sviluppare relazioni con i vari livelli istituzionali e con i soggetti politici ed economici presenti
sul nostro territorio caratterizzato da credibilità e senza alcun atteggiamento di sudditanza o
omertà.
Per far questo, serve un’amministrazione comunale che adempia pienamente alla propria
responsabilità sociale come datore di lavoro diretto e indiretto; assuma un ruolo attivo nella
difesa del lavoro contro l'insorgenza di crisi aziendali; crei attivamente opportunità di lavoro
stabile, sicuro e qualificato; promuova azioni di monitoraggio e controllo sulle condizioni di
lavoro nel territorio comunale; si impegni per un cambiamento complessivo del paradigma
economico.
65
più verso il vertice, ma verso il basso sui servizi di welfare comunale, sulla manutenzione del
territorio, e indirettamente anche sul salario accessorio del personale dell’Ente che
operativamente partecipa in forma diretta all’erogazione/miglioramento di servizi che incidono
sulla vita delle persone. Intendiamo pertanto intervenire con il ridisegno della struttura
organizzativa delle direzioni a partire da un'analisi della situazione attuale. Analogamente, da
datore di lavoro, il Comune dovrà dare un preciso segnale di contrasto alla precarietà, evitando
il ricorso a forme di lavoro non stabili e tutelate, salvo esigenze eccezionali e stagionali, e che
non abbiano carattere di ripetitività nel tempo.
Le nostre proposte:
● Un piano di assunzioni, a partire dalle criticità esistenti nelle Direzioni, per garantire
servizi operativi di prossimità e di inclusività, valorizzando al meglio capacità e competenze del
personale Reinternalizzazione dei servizi che devo essere svolti direttamente dal Comune,
previa valutazione di quali attività vi rientrino, sia per dare certezze occupazionali, sia per
interrompere la logica perversa dell'appalto e subappalto.
● Valorizzazione e riqualificazione delle professionalità interne, attraverso
l’aggiornamento e la formazione continua onde evitare consulenze esterne che causano inutile
dispendio/spreco di risorse.
● Riduzione dei costi di personale dello staff del sindaco, delle consulenze esterne e delle
strutture di direzione.
● Ridefinizione dei sistemi premianti a favore dei ruoli esecutivi/operativi agendo sulla
qualità complessiva del lavoro attraverso la “performance organizzativa” collettiva e di gruppo.
● Aggiornamento e formazione continua di tutto il personale a partire dai ruoli
operativi/esecutivi, a conferma della reale intenzione di valorizzare efficacemente tutte le
professionalità a partire da quelle più vicine ai bisogni dei cittadini.
● Contrasto politico e culturale alla delegittimazione del pubblico impiego, rigettando
qualsiasi operazione di divisione dei lavoratori (pubblico impiego e altre tipologie di lavoro)
poiché questa genera la perdita della dimensione solidaristica e aumenta una dannosa
competizione individuale.
66
1. Piano assuntivo
Siamo convinti che la macchina amministrativa e il ruolo dei lavoratori pubblici debbano essere
valorizzati, armonizzando i profili professionali e varando un piano assuntivo che permetta un
miglior servizio al cittadino.
Nei mandati dal 2004 al 2019 i lavoratori a tempo indeterminato sono scesi dai n. 1537 del
11/06/2004 ai n. 1030 del 11/06/2019 con una contrazione quindi del 32,9% (-507 dipendenti in
15 anni).
Nel triennio 2019/2021 si è registrato nell’Ente un tasso di pensionamenti senza precedenti in
conseguenza di Quota 100: complessivamente nel periodo giugno 2019/dicembre 2021 si sono
registrate n. 311 cessazioni di cui n. 226 pensionamenti.
Le politiche assuntive nel Comune di Livorno nel periodo 11 giugno 2019/07 novembre 2023
hanno fatto complessivamente registrare n.495 assunzioni e n. 459 cessazioni di personale a
tempo indeterminato, con un saldo cessazioni/assunzioni positivo pari n. +36 unità, non
riuscendo pertanto minimamente a colmare l’enorme gap creatosi negli anni.
La quantificazione delle risorse finanziarie da destinare ai fabbisogni di personale dovrà essere
determinata per il triennio sulla base della spesa del personale in servizio e di quella connessa
alle facoltà assunzionali previste a legislazione vigente, al netto delle cessazioni e nel rispetto
delle esigenze di funzionalità e di ottimizzazione delle risorse per il miglior funzionamento dei
servizi. La definizione di tali risorse costituisce il presupposto per le previsioni di spesa di
personale nel Bilancio di Previsione e per la predisposizione del Piano Triennale dei Fabbisogni
di Personale all'interno della sezione organizzazione e capitale umano del PIAO.
Attualmente la normativa attribuisce agli Enti una maggiore o minore capacità assuntiva non
più in misura proporzionale alle cessazioni di personale dell'anno precedente (cd. turn over) ma
in base alla sostenibilità finanziaria della spesa di personale e sulla capacità di riscossione delle
entrate, attraverso la misura del valore percentuale derivante dal rapporto tra la spesa di
personale dell'ultimo rendiconto e quello della media delle entrate correnti degli ultimi tre
rendiconti.
Lo sviluppo del calcolo di tali incrementi percentuali rispetto alla spesa di personale del
rendiconto del triennio precedente porta a definire per ciascuno degli anni di riferimento la
spesa massima raggiungibile ed i margini di capacità assuntiva. Il sistema dinamico così profilato
obbliga, però, ad aggiornare in ciascun anno il corretto posizionamento rispetto al valore soglia
di riferimento, sulla base del valore del rapporto spese di personale/entrate correnti, onde
verificare il permanere o meno di capacità assuntive dell'Ente. Da questo punto di vista
l’approvazione del Rendiconto dell’esercizio precedente marca, quindi, ogni anno, con una
dinamica di aggiornamento a scorrere, uno snodo procedurale amministrativo fondamentale
nel (ri)calcolo dei margini assuntivi.
Con l’approvazione dell’ultimo Rendiconto relativo all’esercizio finanziario 2022 avvenuta con
deliberazione C.C. n. 84 del 28/04/2023 la nuova aggiornata percentuale del Comune di Livorno
risulta attestarsi al 24,25% (al netto degli arretrati contrattuali di cui al nuovo CCNL 2019/2021
ex DL. n. 36/22 convertito con Legge n. 79/2022) e dunque sempre al di sotto della soglia della
fascia demografica di riferimento (27,6%) confermando quindi la possibilità di ulteriori spazi
assuntivi.
L’ente pubblico deve mirare a garantire un organico correttamente dimensionato e inquadrato
e ridurre, fino a eliminare, l’utilizzo di contratti atipici per lo svolgimento di attività comunali,
sfruttando le capacità assuntive anche al fine di reinternalizzare servizi attualmente dati in
appalto.
67
2. Qualità del lavoro e diritti dei lavoratori nei servizi esternalizzati
Le politiche di esternalizzazione dei servizi hanno peggiorato la qualità delle prestazioni offerte
ai cittadini e, di concerto, hanno peggiorato le condizioni delle lavoratrici e dei lavoratori. Per
questa ragione intendiamo promuovere un’attenta valutazione delle esternalizzazioni
promosse dalle passate amministrazioni, sia nei propri servizi che nel sistema delle controllate e
delle partecipate, con l’obiettivo di predisporre le condizioni per la reinternalizzazione dei
servizi.
Nei procedimenti di reinternalizzazione garantiremo la continuità occupazionale di chi, da anni,
ha lavorato in quel determinato settore o servizio, valorizzando le competenze sviluppate e
riconoscendo il valore fondamentale dei lavoratori e delle lavoratrici nella erogazione del
servizio pubblico.
3. Il Comune come promotore di responsabilità sociale nel sistema degli appalti del territorio
Sarà avviato un monitoraggio costante sugli appalti dei servizi in scadenza per prevenire
possibili esuberi e/o situazioni di crisi.
Sarà elaborato un protocollo di intesa tra il Comune e altri enti pubblici del territorio che
applichi ed estenda la cosiddetta “clausola sociale” nei cambi d’appalto, eviti la pratica del
massimo ribasso nelle gare d’appalto anche là dove consentita dalla legge, richieda
l’applicazione del Contratto Collettivo Nazionale di riferimento, impegni la stazione appaltante
a sanzionare la ditta aggiudicatrice in caso di violazione degli obblighi contrattuali e di reiterato
non pagamento delle spettanze fino alla revoca dell’appalto per l’affidatario del contratto,
impegni la stazione appaltante a verificare il rispetto delle norme in materia di salute e
sicurezza e impegni infine la stazione appaltante a subentrare all’appaltatore nel caso di
mancato pagamento delle spettanze per più di tre mesi.
Il Codice degli Appalti varato dal Governo Meloni il 28 marzo 2023 deve trovare la più ferma
opposizione da parte delle amministrazioni comunali: in nome della realizzazione del PNRR e
della deregolamentazione assoluta si smantellano le misure di controllo, finendo per garantire
solo ingiustizie, inefficienze e gestione non trasparente dei fondi pubblici a ogni livello negli
anni a venire. In questo contesto, è necessario che al controllo e alla difesa dei diritti presieda
l’ente locale, tanto nel suo ruolo diretto di investitore e finanziatore, quanto in quello di
presidio sulle condizioni di lavoro e dei servizi sul suo territorio. Non si tratta di restaurare
generici ostacoli burocratici, ma di evitare che la finta retorica della semplificazione si traduca
sistematicamente in mortificazione delle condizioni di lavoro, sperpero di fondi pubblici e
improduttività dell’investimento.
4. La qualità del lavoro e i diritti dei lavoratori nelle controllate e nelle partecipate
L’Amministrazione garantirà continua vigilanza sul rispetto dei diritti dei lavoratori tutelati
dallo Statuto dei Lavoratori.
Si daranno disposizioni stringenti per l’applicazione e il rispetto del principio della parità di
salario a parità di mansioni in tutti i casi di servizi comunali in appalto.
Sarà garantito anche all’interno delle società partecipate il livello salariale minimo di 9
euro/ora.
La legislazione sul salario minimo richiederà la piena trasparenza in modo da assicurare parità di
retribuzione a parità di lavoro (il che richiederà l’armonizzazione dei contributi sociali per i
dipendenti, al fine di rendere impossibile il dumping sociale tra paesi europei). Il nostro
68
obiettivo non è solo portare l’asticella verso l’alto, per tutti, ma affrontare lo scandalo delle
diseguaglianze.
Non sarà consentito utilizzare appalti e subappalti con la finalità di ridurre il costo del lavoro e
del servizio.
Per attuare tale strategia sarà fondamentale il completamento del POLO TECNOLOGICO
DIFFUSO -sul quale si registra un ritardo di 5 anni segnato dalla Amministrazione uscente- un
centro innovativo immerso nel centro cittadino che faccia da catalizzatore di interesse
imprenditoriale, con PMI specializzate in green e blue economy.
70
Tale progetto, tuttavia, deve avere alcune premesse fondamentali: lo sviluppo della presenza
Universitaria nella nostra città, sia in termini di strutture che di persone.
Livorno diventerà attrattiva per l’industria di nuova generazione in grado di intercettare i
finanziamenti della nuova programmazione comunitaria che, com'è già noto, sono in gran parte
spostati proprio sull'industria innovativa in grado di creare know-how.
Il Nuovo Polo tecnologico diffuso -che include il complesso di Dogana d’acqua e il polo della
robotica allo Scoglio della Regina- potrà essere completato anche tramite la riqualificazione e
valorizzazione di spazi pubblici esistenti (es il Cisternino di Città, in attesa di comprendere
tempistiche del previsto spostamento del Rivellino (depuratore), come previsto dal progetto
attualmente finanziato dalla Regione.
Sicuramente quell’area dovrà vedere un progetto che sua in sinergia con il polo museale della
Venezia (Museo della Città) e il polo scientifico di Dogana dell'acqua, e diventerà la porta di
ingresso a Livorno e un segnale di benvenuto a chiunque voglia investire sul territorio, in
termini economici o culturali.
71
Infine si dovrà favorire, anche con azioni a supporto delle infrastrutture digitali, l’insediamento
di attività high-tech. E‘ vero che si tratta di settori che, al di sopra di certe soglie critiche,
possono portare a fenomeni di “gentrificazione” del territorio; d’altro canto la vicinanza con i
poli di eccellenza dell’Università di Pisa e le caratteristiche del territorio livornese rendono la
nostra città adatta a trattenere una parte almeno dei “cervelli in fuga” ad alta specializzazione
che, nati e formati dalle nostre parti, devono poi emigrare per lavorare.
il Comune favorirà l’incontro tra domanda e offerta con le realtà economiche innovative che già
esistono sul nostro territorio e con quelle che qui verranno ad investire proprio grazie al fatto
che il Comune investirà risorse per creare luoghi e occasioni in cui reperire personale altamente
specializzato.
72
IL COMUNE COME SUPPORTO NELLE CRISI AZIENDALI
Negli ultimi anni nel nostro territorio diverse sono state le procedure di messa in liquidazione o
di delocalizzazione di imprese.
Purtroppo, la politica cittadina e regionale non ha saputo reagire né facilitare azioni di “workers
buyout” (WBO), basate su un procedimento di tipo finanziario e societario che prevede la
costituzione di una società cooperativa che rende i lavoratori e le lavoratrici di un’impresa
suoi/e proprietari/e. Queste esperienze in altre città hanno salvato centinaia di posti di lavoro
in settori produttivi diversi: industria, edilizia, servizi e commercio. In questo modo quei
lavoratori e quelle lavoratrici, che se uscissero dal mondo della produzione avrebbero difficoltà
insormontabili a trovare una nuova collocazione, si riappropriano del proprio luogo di lavoro,
non disperdono le proprie competenze e professionalità maturate in anni di servizio,
garantendo la continuità aziendale e la capacità produttiva dell’impresa. L’azienda, così,
mantenendo il proprio patrimonio umano e di conoscenza, continua a generare valore per i
lavoratori e le loro famiglie, con un effetto indotto sull’intero tessuto economico della città.
Alcune recenti modifiche normative ribadiscono il diritto di prelazione da parte della società
cooperativa costituita dai lavoratori dipendenti delle imprese sottoposte a fallimento.
L’amministrazione comunale, affiancandosi alle realtà che già si sono attivate in questa
direzione, deve porsi in un’ottica di coordinamento e di sostegno per quei lavoratori e quelle
lavoratrici che alla luce dello stato di crisi si propongono di rilevare l’attività dell’impresa dove
lavorano. Inoltre, il Comune dovrebbe istituire un fondo rotativo per sostenere almeno
inizialmente queste esperienze.
● Il Comune deve proporsi come primo consumatore critico del territorio, sfruttando in
73
questo senso tutti i margini e le opportunità consentite dalla normativa vigente in materia di
acquisti della pubblica amministrazione.
● Identificare e mettere in atto criteri non solo economici ma più anche ambientale e
sociali, con particolare attenzione al rispetto pieno dei diritti delle lavoratrici e dei lavoratori,
predisponendo un manuale per gli acquisti critici (etici, sociali e ambientali) del Comune e del
sistema delle società da esso controllate e partecipate.
● Introdurre nel sistema delle controllate e delle partecipate del Comune forme
innovative di rendicontazione sociale, in modo da informare e coinvolgere in modo trasparente
la cittadinanza sulle scelte effettuate e sul loro impatto non solo meramente economico, ma
anche sociale e ambientale.
L'art. 58 del D.L. n.112 del 25 giugno 2008, convertito con L. n. 133 del 6 agosto 2008, e
successive modificazioni, stabilisce che per procedere al riordino, gestione e valorizzazione del
patrimonio immobiliare di Regioni, Province, Comuni e altri Enti locali, nonché di società o Enti
a totale partecipazione dei predetti Enti, ciascuno di essi, con delibera dell’organo di Governo
individua, redigendo apposito elenco, sulla base e nei limiti della documentazione esistente
presso i propri archivi e uffici, i singoli beni immobili ricadenti nel territorio di competenza, non
strumentali all’esercizio delle proprie funzioni istituzionali, suscettibili di valorizzazione ovvero
di dismissione, redigendo il Piano delle alienazioni e valorizzazioni immobiliari da allegare al
bilancio di previsione.
Non ci si può limitare però a questo adempimento tecnico: serve in questo senso una sempre
maggiore attenzione al tema della valorizzazione della proprietà pubblica e un attento e
continuo studio dei metodi più innovativi di messa a disposizione del privato, ove necessario,
che garantiscano sempre in primis il bene collettivo.
In questa prospettiva creeremo un'apposita sezione del Sistema informativo territoriale aperta
ai cittadini che potranno trovarvi tutte le informazioni utili alla progettazione di un
investimento. La creazione dello Sportello del Patrimonio è solo l’inizio di un percorso che sarà
più pregnante su questo ambito.
In tema di valorizzazione del patrimonio pubblico avrebbe potuto avere un ruolo fondamentale
la SPIL S.p.A., Società Porto Industriale Livorno, costituita nel 1928 al fine di risollevare il porto
di Livorno dallo stato di grave prostrazione nel quale era piombato nel primo dopo guerra e che
ha avuto il compito di garantirne un robusto ampliamento, attraverso la creazione di zone
portuali aggiuntive a quelle esistenti e di infrastrutture nell'immediato retroterra per favorire
l'insediamento di nuove industrie, che è stata invece negli ultimi 20 anni portata al fallimento.
Operazioni scellerate hanno fatto sì che il patrimonio immobiliare pubblico venisse
cannibalizzato dagli interessi bancari, a seguito di investimenti del tutto improduttivi voluti dall’
Amministrazione PD (parcheggio Odeon in primis).
Quel ruolo di valorizzazione e rilancio deve continuare ad essere svolto avendo come capofila il
Comune, perché deve avere un indirizzo pubblico e una strategia che tenga conto del benessere
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e della crescita collettiva.
E’ stato un errore non tentare di avere un ruolo diretto su aree che potevano essere un nodo di
rilancio importante e strategico per il porto e per lo sviluppo economico territoriale a soggetti
privati (vedi area TRW).
Crediamo tuttavia che il Comune possa svolgere un ruolo importante per favorire
l’insediamento produttivo in aree industriali: innanzitutto andando a riqualificare aree
dismesse, potenziando le possibilità di utilizzo dell’area del Picchianti e favorendo un progetto
di Area Vasta con la possibilità di nuovi insediamenti lungo la direttrice dello scolmatore, area a
vocazione industriale e produttiva.
BILANCIO E FISCALITÀ
Il sistema delle entrate degli enti territoriali presenta un quadro complesso, in particolare per
quanto concerne la fiscalità comunale, in ragione dei ripetuti interventi che si sono finora
susseguiti e in seguito ai quali l'assetto normativo ha presentato e presenta frequenti elementi
di incertezza. Dopo una prima fase, in cui si è cercato di rafforzare la dimensione propria
dell'autonomia finanziaria degli enti territoriali, stiamo registrando un maggior peso del
coordinamento e della finanza derivata, ovvero del contrappeso dell'autonomia finanziaria.
La riduzione della progressività dell’imposizione fiscale è avvenuta in contemporanea a una
drastica riduzione dei trasferimenti dallo Stato agli enti locali e ai Comuni in particolare, con la
conseguente esternalizzazione e privatizzazione di molti servizi necessari e il peggioramento
della qualità del servizio svolto.
La nuova Amministrazione deve impegnarsi a invertire questa tendenza, facendo sì che Livorno
diventi un laboratorio di equità fiscale e sviluppi competenze in grado di predisporre nuovi
regolamenti.
1. l’ente è in grado di riscuotere effettivamente ciò che ciascun contribuente deve pagare;
2. le aliquote dei tributi sono effettivamente progressive;
3. le agevolazioni fiscali sostengono effettivamente le fasce più deboli delle comunità e sono
usate al fine di correggere il sistema tributario nel ridistribuire la ricchezza.
La minima discrezionalità lasciata alle amministrazioni locali determina una grave difficoltà
nello sviluppare una proposta alternativa.
● Lotta all’evasione .
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Il bilancio del Comune di Livorno del 2022, come quelli degli anni precedenti, evidenzia
l’enorme mole di evasione tuttora presente a Livorno. Reputiamo pertanto urgente e
necessario:
● implementare la capacità di controllo delle situazioni di evasione ed elusione, puntando a
ridurre le tempistiche degli accertamenti ed evitare la prescrizione di quanto dovuto (crediti
non esigibili);
● attivare un percorso di contrasto all’evasione fiscale su tutti i tributi comunali concentrando
l’attenzione su residenze false, fabbricati con classamenti non congrui e recupero TARI,
incrociando i dati in possesso dell’ente;
● promuovere la cultura della legalità tributaria;
● semplificare gli adempimenti, proporre una regolamentazione chiara e sintetica, potenziare
gli strumenti di dialogo con i cittadini (front office, call center, sito web), favorire percorsi di
risoluzione dei problemi in precontenzioso evitando di ricorrere ad avvocati e giudici tributari,
rafforzare e rendere più flessibili le rateizzazioni, garantire trasparenza e parità di trattamento.
Per il 2022 le entrate totali previste nel bilancio erano pari a 451 milioni di euro. A fine anno
sono stati confermati in entrata (tecnicamente “accertati”) solo 242 milioni di euro, di cui
soltanto 183 milioni effettivamente riscossi. La mancata riscossione delle entrate previste nel
bilancio e accertate determina la formazione dei cosiddetti “residui attivi”. Si tratta di crediti
che l’ente vanta nei confronti di Stato e Regione (contributi non ancora erogati), di cittadini che
hanno rateizzato il pagamento delle tasse, di soggetti che non pagano tasse, multe o tariffe dei
servizi pubblici (per esempio le tasse scolastiche), di evasori fiscali e di società partecipate che
non pagano la concessione. L’ammontare totale dei residui attivi a fine 2022 è pari a ben 59
milioni di euro.
Una montagna di crediti che il Comune deve incassare e che, negli ultimi anni, mostra un trend
in crescita. È il segnale di una forte criticità delle politiche di riscossione dell’ente che,
inevitabilmente, si ripercuote sulla sua capacità di spesa.
Occorre pertanto:
● avviare un dialogo diretto con il cittadino e adoperarsi per la risoluzione anticipata delle
controversie;
● far sì che il debitore possa avere un contatto diretto con il funzionario incaricato della
riscossione, il quale sarà in grado di verificare con lo stesso debitore la legittimità del credito e
trovare una definizione della pendenza in sede bonaria;
● gestire tempestivamente l’insoluto;
● bonificare gli archivi;
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● verificare, attraverso attività preliminari volte al rintraccio del debitore, la correttezza dei
dati anagrafici, e accertare la legittimità del credito e l’esatta quantificazione dello stesso;
● ridurre i tempi d'incasso con incremento dei flussi attivi di cassa.
● Progressività ed equità
Crediamo che sia prioritario rafforzare il principio di progressività fiscale a tutti i livelli. Pertanto
ci impegniamo a riformulare in senso progressivo ed equo tutti i tributi locali, come
l’addizionale IRPEF, la TARI e la tassa di soggiorno. Facciamo alcuni esempi:
• a Livorno il vigente Regolamento stabilisce che, a decorrere dal 1° gennaio 2015, l’aliquota di
compartecipazione dell’addizionale comunale all’imposta sul reddito delle persone fisiche del
Comune di Livorno è determinata nella misura di 0,8 punti percentuali, annullando del tutto la
progressività del tributo. Proponiamo di introdurre la soglia di esenzione per le famiglie con
redditi fino a 15.000 euro e di ridurre le aliquote per lo scaglione tra i 15.000 e i 28.000 euro
(portandolo allo 0,5);
• allo stesso tempo anche l’imposta di soggiorno può essere modificata in senso progressivo: la
differenza tra un euro in strutture come i campeggi e tre euro in hotel 5 stelle e altre residenze
di lusso può essere resa più progressiva senza creare effetti distorsivi.
Occorre poi fare una ricognizione di tutte le agevolazioni ed esenzioni fiscali presenti per
categoria di contribuente, per verificare la possibilità di una loro rimodulazione e
redistribuzione per una maggiore giustizia fiscale.
Sottolineiamo l’urgenza di sviluppare una discussione a livello nazionale per aumentare la
discrezionalità degli enti locali sulle entrate tributarie, al fine di conferire più autonomia fiscale
alle città.
Crediamo siano necessarie chiarezza e trasparenza e che occorrano incentivi per il ripristino
degli immobili inagibili e/o inabitabili. Tali immobili, infatti, per avere la detrazione del 50%
sulle aliquote per il calcolo dell’IMU, dovranno provvedere entro un determinato periodo a
ripristinare l’agibilità e l’abitabilità. In caso di difficoltà del proprietario a procedere al ripristino
entro il tempo stabilito, il Comune propone al proprietario l’utilizzo dell’immobile per finalità
sociali e pubbliche, prevedendo incentivi. Questa iniziativa si inserisce nell’ambito della lotta
alla rendita immobiliare nel caso in cui questa rappresenti un ostacolo e non, come dovrebbe,
un volano per la ripresa non solo economica ma anche sociale della città.
● Abbandono e degrado
Introduzione di una tassa di scopo sui grandi proprietari (e/o sulle proprietà di determinate
categorie di soggetti, come gli istituti finanziari) che finanzi l’edilizia sociale, il recupero del
patrimonio pubblico sottoutilizzato e l’economia sociale.
Questa forma di prelievo si caratterizza per il vincolo apposto al suo gettito, che dovrà essere
destinato a specifiche finalità (stabilite a priori), dal momento che esse costituiscono la ratio
fondamentale che presiede alla sua istituzione. Il sistema fiscale dell’Ente deve fondarsi sempre
più sulla connessione tra beneficiario di un investimento e soggetto passivo d’imposta, con
l’obiettivo ultimo di responsabilizzare la gestione delle risorse pubbliche. Vogliamo legare
l’introduzione della tassa di scopo per chi genera forme di esternalità negativa alla collettività
che la subisce. Potremmo, per esempio, finanziare l’edilizia sociale attraverso la tassazione di
categorie catastali di pregio, come anche finanziare un piano per rafforzare l’economia locale e
i beni culturali e ambientali attraverso una tassa di scopo su centri commerciali, fabbricati
industriali, istituti di credito.
Crediamo sia necessario emanare un nuovo regolamento IMU che tenda a premiare l’economia
sociale e locale, la cultura e l’occupazione.
Lavoreremo fin da subito per arrivare a una riduzione dell’aliquota per le unità immobiliari
possedute dalle organizzazioni non lucrative di utilità sociale (ONLUS), per gli immobili
posseduti e utilizzati direttamente ed esclusivamente dalle micro, piccole e medie imprese
(MPMI) che abbiano avuto una crescita dimensionale in termini di nuova occupazione, per le
sale cinematografiche e i teatri, per gli immobili appartenenti alle categorie catastali C/1 e C/3
per l’esercizio di attività di libreria – iscritta presso la Camera di Commercio di Livorno
esclusivamente come “Commercio al dettaglio di libri in esercizi specializzati” (classe ATECO
47.61) e/o come “Commercio al dettaglio di libri di seconda mano” (classe ATECO 47.79.1), per
gli immobili appartenenti alle categorie catastali C, D e A/10, direttamente e interamente
utilizzati dal proprietario giovane imprenditore di età inferiore ai 40 anni o concessi in locazione
a quest’ultimo al fine di effettuare nuova attività d'impresa, di lavoro autonomo o di start-up,
per le unità immobiliari concesse, con regolare contratto registrato, in locazione o in comodato
ai soggetti affidatari dei servizi di accoglienza integrata destinati a richiedenti asilo e titolari di
protezione internazionale o umanitaria.
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● l'attuazione di verifiche più stringenti sulle perizie presentate in sede di permesso a costruire
in base alle quali si calcolano gli oneri, che andranno destinati unicamente a spese di
investimento;
● una ricognizione dei costi e delle tariffe dei servizi pubblici locali, ivi compresi i contratti di
servizio in essere con i concessionari, al fine di valutare la possibilità di una rimodulazione delle
tariffe;
● la verifica dei canoni derivanti dalla gestione del demanio marittimo ai Comuni;
● l'integrazione del piano degli indicatori di bilancio con i dati e gli indicatori concernenti il
livello di pressione fiscale locale e il modo in cui lo stesso si distribuisce sulla comunità locale,
verificando l’effettiva base imponibile recuperata ogni anno grazie alle attività di lotta
all’evasione fiscale;
● introdurre di impegni precisi e specifici sulla trasparenza e leggibilità del bilancio comunale
che vadano oltre la logica degli adempimenti normativi nella direzione di un’effettiva apertura
dei conti pubblici alla cittadinanza. Perseguire l’obiettivo della democratizzazione del fisco
significa anche lavorare su modalità innovative di comunicazione dell’impiego delle risorse
pubbliche più immediate e trasparenti;
● promuovere iniziative volte a sostenere un impegno molto maggiore del variegato mondo
della responsabilità sociale d’impresa e della cittadinanza attiva sui temi della responsabilità
fiscale;
● sviluppare un approccio multidimensionale per misurare il “benessere equo e sostenibile”
(BES) della città, che integra indicatori dell’attività economica con le fondamentali dimensioni
del benessere e con misure di diseguaglianza e sostenibilità economica.
La nostra Costituzione all'art. 118 afferma che le funzioni amministrative sono attribuite in via
prioritaria ai Comuni, riconoscendone il ruolo di luoghi della democrazia di prossimità. Sono
infatti i Comuni gli enti di riferimento delle/degli abitanti di un territorio, a cui devono garantire
coesione sociale, servizi pubblici e beni comuni. Con l'avvento delle politiche liberiste e di
austerità, la funzione pubblica e sociale dei Comuni è stata fortemente pregiudicata. Il patto di
stabilità e il pareggio di bilancio (misure economiche di drastico contenimento della spesa
pubblica) hanno profondamente mutato la natura dei Comuni, che, da garanti dei diritti
fondamentali, sono divenuti enti la cui unica preoccupazione è la stabilità dei conti economici».
I Comuni hanno sempre esercitato un ruolo fondamentale, al punto che per un lungo periodo, a
cavallo fra l’ultimo decennio del XIX secolo e i primi due decenni del XX secolo, nel nostro Paese
si afferma il “socialismo municipale”, attraverso l’acquisizione da parte dei Comuni di
prerogative di governo del territorio organizzate in vere e proprie aziende pubbliche, le famose
“municipalizzate”.
Dentro queste esperienze, l’esercizio diretto dei servizi si collega alla realizzazione di istanze più
generali, legate ai bisogni crescenti che si affermano tra i cittadini degli strati sociali più bassi, ai
quali, dentro un’ottica egualitaria e redistributiva, si risponde attraverso l’avvio di una politica
di spesa sociale sostenuta anche dagli utili creati dalle imprese municipalizzate.
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Un ruolo e un protagonismo dei Comuni che, non a caso, verrà indicato come nemico giurato
quando, a partire dagli anni ’80 del secolo scorso, si afferma la dottrina liberista e si apre la
stagione delle privatizzazioni.
Da quel momento, ruolo e funzione dei Comuni vengono messi in discussione e trasformati
profondamente.
Nel 1999 entra in vigore il Patto di Stabilità e Crescita interno, ovvero le diverse misure,
annualmente stabilite, per far concorrere gli enti locali agli obiettivi di stabilità finanziaria,
definiti dallo Stato in accordo con l’Unione Europea, in seguito all’approvazione del Trattato di
Maastricht (1992) e del Trattato di Amsterdam (1997).
Siamo nel pieno della stagione liberista e la stabilità finanziaria definita dai vincoli di Maastricht
diviene il dogma cui tutto può e deve essere sacrificato.
Il patto di stabilità nella prima fase ha inciso soprattutto sulla riduzione del personale,
provocando nel decennio 2000-2010 la perdita di oltre 50mila occupati nel solo settore degli
enti locali; nella seconda fase ha preso di mira le capacità d’investimento degli enti locali, fino al
loro totale azzeramento nel triennio 2008-2010; nella terza fase, il combinato disposto dei
drastici tagli ai trasferimenti da parte dello Stato (‘spending review’) e della contrazione della
spesa corrente, hanno ridotto le capacità d’intervento dei Comuni ai minimi termini.
Fino al paradosso finale: nonostante la quota parte di debito pubblico attribuibile ai Comuni
corrisponda solo all’ 1,5%, il contributo richiesto agli stessi -tra tagli ai trasferimenti e patto di
stabilità- è passato dai 1,65 mld del 2009 ai 16,655 mld del 2015 [1].
Entrate tutte finalizzate alla stabilità dei conti e spese ridotte all’osso sia sul fronte dei servizi sia
sul fronte degli investimenti: ecco come è stato reso concreto il luogo comune “il pubblico non
funziona”.
Senza neppure conseguire la famosa stabilità finanziaria, come si evince dalla situazione
dell’indebitamento, che rappresenta un ulteriore paradosso: nonostante l’esiguità del debito in
capo agli enti locali, quel debito, per quanto basso in valori assoluti, sta letteralmente
strangolando, grazie ad interessi da usura, moltissimi enti locali, in particolare i più piccoli.
In media, l’onere complessivo del debito raggiunge il 10% delle spese correnti comunali.
Considerando gli enti fino a 10 mila abitanti ed escludendo i territori delle Regioni a statuto
autonomo del Nord, circa 2.130 Comuni (30%) registrano un onere complessivo del debito
superiore al 12% della spesa corrente; di questi, 727 enti (10%) superano un’incidenza del 18%
sulle rispettive spese correnti.
Grazie al Patto di Stabilità e Crescita, ora sostituito dal pareggio di bilancio, e alla costruzione
artificiale della trappola del debito, si è dissodato e arato il terreno, finanziario e culturale, per
seminare la stagione delle privatizzazioni.
E il raccolto è stato più che fruttuoso, con una costante penetrazione del privato nella gestione
dei servizi comunali, attraverso le forme del Partenariato Pubblico-Privato (PPP).
Secondo il rapporto IFEL 2020[2], nel nostro Paese, si passa da 330 bandi di PPP e un importo di
1,3 miliardi del 2002 a 3.794 bandi e un importo di 17 miliardi nel 2019.
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In tale mercato l’81,1% dei bandi è in capo ai Comuni, a cui corrisponde un valore pari al 38,3%
degli importi complessivi. Nel periodo considerato, il 73% dei Comuni italiani ha avviato progetti
di PPP, cifra che raggiunge quasi il 100% se consideriamo i Comuni con più di 10mila abitanti.
Con la vittoria referendaria dei movimenti per l’acqua, la narrazione liberista scopre di non
poter più fare affidamento sul consenso e deve quindi riaprire la stagione delle privatizzazioni
attraverso l’imposizione autoritaria: nasce da qui lo shock del debito pubblico, agitato solo due
mesi dopo la vittoria referendaria con la famosa lettera che, nell’agosto 2011, l’allora
Governatore della Banca d’Italia Mario Draghi e l’allora Presidente della Banca Centrale
Europea Jean Claude Trichet scrissero al governo italiano e nella quale, al proposito, lanciarono
il diktat : “(..) E necessaria una complessiva, radicale e credibile strategia di riforma, inclusa la
piena liberalizzazione dei servizi pubblici locali e dei servizi professionali. Questo dovrebbe
applicarsi in particolare alla fornitura di servizi locali attraverso privatizzazioni su larga scala”
Una politica pervicacemente perseguita anche oggi, dapprima con il tentativo -fallito- di far
approvare un Ddl Concorrenza che obbligava i Comuni alla privatizzazione dei servizi pubblici
locali, e successivamente con i decreti applicativi dello stesso che tentano di far rientrare dalla
finestra ciò che è stato respinto dalla porta.
Dietro questi tentativi vi è la definitiva trasformazione e annichilimento del ruolo dei Comuni:
da luoghi della democrazia di prossimità e garanti dei diritti universali attraverso l’erogazione di
servizi pubblici, in enti il cui unico compito è quello di mettere sul mercato beni comuni, servizi
pubblici e ricchezza collettiva.
Noi vogliamo dunque reinternalizzare i servizi, primo passo per restituire alla comunità la
possibilità di produrre un lavoro tutelato e dignitoso. Chiaramente non ci basta il ritorno al
passato: pretendiamo di esercitare un controllo dal basso, un “controllo popolare”, su spesa,
qualità dei servizi e dei lavori eseguiti, condizioni di lavoro, prevedendo appositi meccanismi
istituzionali che favoriscano il monitoraggio dei comitati e degli utenti interessati.
Sosteniamo la necessità di una profonda riflessione su natura e obiettivi del servizio pubblico,
all’interno di una riflessione ancora più ampia relativa al ruolo della città.
Vogliamo riconoscere ai lavoratori del servizio pubblico un ruolo centrale, prevedendo la loro
partecipazione alla governance aziendale.
La definizione di servizio pubblico non trova un punto fermo da decenni. Crediamo che questa
non sia una mancanza da parte di chi studia il fenomeno bensì la prova che il servizio pubblico
cambia forma, si adatta, diventa contenitore che si adegua al valore e alla funzione che la
politica gli attribuisce.
Il servizio pubblico, inteso quale attività economica (produzione di beni e servizi) svolta per il
soddisfacimento di interessi della collettività con modalità (diritti esclusivi) e finalità diverse
(non necessariamente lucrative) da quelle tipiche del mercato, debba tornare in mano pubblica
e restarvi saldamente.
I lavoratori del settore pubblico svolgono una funzione fondamentale per il benessere della
città: devono essere motivati, tutelati e assunti, ove possibile, a tempo indeterminato, con
applicazione dei contratti di settore.
Riteniamo necessario dire basta ad appalti e subappalti selvaggi ed esternalizzazioni per le
attività fondamentali (core business).
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Il Comune deve assumersi direttamente la responsabilità di garantire, in relazione alle funzioni
che gli sono attribuite dalla legge, la gestione dei servizi pubblici essenziali, mantenendo, ove
consentito, dimensioni non sovra-territoriali e affidamenti in house.
I settori regolati devono avere “la dimensione minima efficiente”. Questo non significa che
debbano solo essere abbastanza grandi da non avere rilevanti diseconomie di scala ma pure che
le loro dimensioni devono essere quelle minime, in modo da evitare non solo il formarsi di
pericolosi monopoli in settori fondamentali ma anche per tutelare il mantenimento di un
rapporto diretto tra il cittadino/utente e il soggetto che politicamente deve garantire qualità e
funzionalità del servizio pubblico essenziale.
Queste valutazioni valgono per tutti i servizi pubblici e per i soggetti che dovrebbero garantirne
qualità ed efficienza.
Riteniamo che le politiche di esternalizzazione dei servizi non abbiano migliorato la qualità delle
prestazioni offerte ai cittadini e, soprattutto, che abbiano peggiorato le condizioni di lavoratrici
e lavoratori. Per questa ragione intendiamo promuovere un’attenta valutazione delle
esternalizzazioni promosse negli ultimi dieci anni dal Comune, sia nei propri servizi che nel
sistema delle controllate e delle partecipate, con l’obiettivo di predisporre le condizioni per la
reinternalizzazione dei servizi.
Nei procedimenti di reinternalizzazione intendiamo garantire la continuità occupazionale di chi,
da anni, ha lavorato in quel determinato settore o servizio, sviluppando tra l'altro competenze
che non devono andare disperse. Si tratta di un’ulteriore importante modalità con cui il
Comune può e deve esercitare la propria responsabilità sociale, con particolare attenzione alla
qualità del lavoro e ai diritti di lavoratrici e lavoratori.
La gestione della tariffa dovrà essere finalizzata a investimenti in grado di potenziare e innovare
le tecniche di depurazione, al fine di tutelare il nostro mare.
Le privatizzazioni attuate negli anni scorsi hanno portato da una parte a innalzare le tariffe, non
attuando, dall’altra, il piano di investimenti che sarebbero stati necessari.
Riteniamo non più rimandabile potenziare gli investimenti di recupero delle acque (acquedotti
irriguo-industriali) e attuare il progetto di spostamento e potenziamento del depuratore del
Rivellino.
I cittadini devono partecipare alle scelte ed alla gestione dell’acqua attraverso azioni collettive
nel rispetto della sua natura di bene comune.
UNIVERSO LAVORO
Il tema del lavoro, che si intreccia in modo inscindibile con il modello economico e di sviluppo
presenta molteplici sfaccettature e punti di osservazione.
vola 2d - Infortuni sul lavoro denunciati all'INAIL per Comune e anno di accadimento. Provincia di
vorno- anni 2018 – 2022
Anno accadimento
rritorio
2018 2019 2020 2021 2022
orno
05 04 63 49 90
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● L’ente comunale deve svolgere un ruolo di vigilanza e stimolo continuo affinché i vari enti
competenti in materia di vigilanza sulla sicurezza del lavoro (ASL, ispettorato del lavoro, INAIL,
Vigili del Fuoco per le norme antincendio) incrementino i controlli loro affidati per legge:
pertanto devono essere costruiti strumenti e luoghi di confronto che comprendano tutti gli
organismi di vigilanza.
● Incrementare l’attenzione sul tema della sicurezza e costruire sul sito del Comune di Livorno
una pagina dedicata in cui reperire facilmente i dati sul tema che interessano il territorio
comunale.
● Creare campagne educative nelle scuole: la cultura della salute, della prevenzione e della
sicurezza si impara da bambini.
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SETTORI ECONOMICI
IL PORTO
Il porto è il fondamentale motore economico di Livorno: per il volume dei suoi traffici
commerciali, ma anche per le potenzialità delle aree retrostanti, vocate all’industria e alla
logistica. Dal punto di vista geografico è in grado di intercettare buona parte della merce
proveniente o destinata all'Italia centro-settentrionale.
Si trova a operare In un quadro complesso per l’assenza di un’organica politica nazionale dei
porti. Basti considerare che il nostro porto compete, nel raggio di 300 km, con Vado Ligure,
Genova e La Spezia.
La nostra città ha tuttavia potenzialità di sviluppo superiori a quelle della maggior parte degli
scali italiani. Deve metterle a frutto, se non vuole uscire dai principali circuiti turistici e
commerciali, con conseguenze economiche, sociali e culturali per la città facilmente
immaginabili.
È un porto che presenta problemi strutturali importanti. Si è basato per decenni sul Piano
strutturale del 1953, che conteneva il progetto della Darsena Toscana. Successivamente sono
stati introdotti soltanto alcuni aggiustamenti con lo strumento degli Adeguamenti Tecnici
Funzionali, ma questi non hanno apportato significativi miglioramenti, in termini infrastrutturali
e di operatività. I lavori per la Darsena e le banchine previsti da quel piano sono stati ultimati
soltanto pochi anni fa, a testimonianza della lentezza con cui molte opere importanti vengono
portate a compimento nelle nostre realtà.
Concordiamo peraltro con quanto riportato nell’ultimo PRP: l’immobilità è riferibile alla scarsa
lungimiranza della politica locale e ai forti contrasti tra gli operatori portuali. Per questi motivi, il
porto ha mantenuto le solite criticità di cent’anni fa.
Il nuovo progetto ha avuto per riferimento il fenomeno del gigantismo navale, che per noi non
può essere assunto come unico elemento condizionante.
La maggior parte dei porti negli ultimi trent'anni se n’è peraltro lasciata attrarre: accogliere navi
sempre più grandi con banchine sempre più lunghe e fondali sempre più profondi, senza
lasciare alcuna consistente ricchezza sul territorio.
Queste mega navi sono diventate un'ossessione, che ha reso le comunità portuali prigioniere di
un’ipnotica fiducia nell’inarrestabile crescita dei traffici e delle dimensioni navali, come se tutto
ciò comportasse automaticamente una corrispondente crescita economica del territorio.
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Abbiamo così visto esempi, anche in territori vicini a noi, di gestioni che hanno trasformato i
porti in enormi cantieri perennemente aperti e, allo stesso tempo, in sistemi sempre più rigidi.
Occorre adesso prendere coscienza che gli scenari da affrontare nel presente e in futuro sono
ben più complessi di una crisi ciclica. Infatti, attraversiamo una fase storica in cui si succedono
shock ravvicinati e imprevedibili.
La più grande industria della città dovrà essere strutturata in modo che affronti questi nuovi
scenari di crisi, sempre più ricorrenti, dotandosi di un modello più flessibile di quello prefigurato
nel 2014.
Per fortuna, pur presentando alcune criticità infrastrutturali, il nostro scalo è riuscito a
mantenere negli anni la sua vocazione multipurpose.
La redistribuzione degli spazi, l’adattamento ai nuovi traffici, la razionale separazione tra zone
commerciali e turistiche, sono al momento le esigenze primarie al fine di rilanciare il porto nel
contesto mediterraneo, attrarre investimenti che rafforzino la vocazione industriale e proporsi
non solo come luogo di transito delle merci, ma anche della loro trasformazione.
Dunque una più efficace razionalizzazione delle aree e dei processi, snellimento burocratico e
una seria lotta alle logiche clientelari, per favorire investimenti nel nostro porto.
Riteniamo, allora, necessario il potenziamento dello scalo con una nuova Darsena Europa,
fondamentale per lo sviluppo in ambito internazionale, ma non ci pare realizzabile l'attuale
progetto faraonico, fondato su studi di fattibilità totalmente errati.
Il ridimensionamento dell’opera appare inevitabile anche in considerazione delle notevoli
difficoltà in cui il percorso amministrativo versa attualmente, impantanato com’è nella ricerca
del project financing di un concessionario del terminal, nelle difficoltà tecnico-costruttive, nella
difficile gestione delle compatibilità con l’economia balneare del litorale pisano, stritolato dalle
difficoltà finanziarie connesse con l’aumento dei costi nonché con le complicazioni derivanti
dalle prescrizioni in sede di Valutazione ambientale.
Crediamo necessario l’adozione di un progetto rivisitato, in versione ridotta (light), che abbia un
minor impatto ambientale, consenta di consolidare i traffici durante l’esecuzione, agevoli il
reperimento delle risorse finanziarie necessarie e riduca i tempi di realizzazione.
L'asso nella manica è rappresentato dalla presenza di un territorio retroportuale unico, con
l'Interporto Vespucci a soli 4 km, lungo una direttrice priva di ostacoli allo sviluppo
infrastrutturale. Il rafforzamento delle connessioni con l'Interporto Vespucci è di assoluta
importanza affinché il porto possa assolvere pienamente alla funzione di gateway per i mercati
dell'Europa centrale e orientale.
Una più organica integrazione tra porto e interporto avrebbe per giunta l'effetto di incentivare
gli investimenti industriali nell'area di Guasticce con significative ricadute occupazionali.
Occorre ottimizzare dunque i collegamenti con l'interporto per favorire lo sviluppo della
logistica: è fondamentale immaginare un luogo in cui si lavorino le materie e da cui si
distribuiscano semilavorati e prodotti finiti sui mercati.
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Nelle zone retro-portuali è auspicabile lo sviluppo di un’industria moderna, ecologicamente
compatibile con l’ambiente, che sappia rendere Livorno un riferimento imprescindibile nel
Mediterraneo. E al tempo stesso sia il centro di un sistema che tuteli il "lavoro buono", che
impedisca l’ulteriore scivolamento verso la manodopera saltuaria e le agenzie interinali, nel
rispetto della regolamentazione del lavoro portuale (art. 16, art. 17), nel contrasto al fenomeno
dell'autoproduzione.
Innovazione e ricerca siano le spinte in grado di favorire nuove professionalità. L'alta tecnologia
dovrà andare di pari passo col perfezionamento dei modelli di sicurezza, una sicurezza che oggi
rivela standard insufficienti.
Cosa proponiamo
Nel breve/medio periodo, anche considerando che il progetto di Darsena Europa non è stato
avviato, né è chiaro se e in quali tempi lo sarà, la parola d’ordine dovrà essere “adeguamento e
miglioramento” delle strutture esistenti, per consolidare le posizioni conquistate nel mercato
dei contenitori che usano vettori tra gli 8.000 e i 11.000 TEU.
Le iniziative che consentirebbero di raggiungere l’obiettivo in tempi rapidi, con impatto
ambientale contenuto, costi sostenibili e prospettive compatibili con le previsioni del PRP, a noi
paiono essere:
- una presenza più incisiva della rappresentanza comunale all'interno del Comitato di Gestione
in virtù di una riorganizzazione della struttura dell’AdSP;
- il potenziamento della struttura tecnica al fine di ricostituire il polo di progettazione e
realizzazione delle opere infrastrutturali, oggi privo del personale necessario;
- il consolidamento e la utilizzazione degli 800.000 metri quadrati delle due vasche di colmata
poste all’esterno ovest della Darsena Toscana;
- la costruzione della nuova diga foranea a protezione delle vasche di colmata, con
collegamento a chiusura con la diga curvilinea utilizzando cassoni mobili (lasciando la fruibilità
dell'imboccatura a sud, che deve essere mantenuta efficiente col dragaggio dei fondali);
90
- il dragaggio dei fondali prospicienti le due vasche, differenziando la gestione dei sedimenti in
base alle loro qualità;
- la realizzazione della resecazione del canale d’accesso nei pressi della torre del Marzocco.
Con le rotte che spesso transitano vicino alle coste, e in special modo con lo stazionamento a
banchina, le navi producono emissioni di gas nocivi e climalteranti, con elevate percentuali di
particolato e di ossidi di zolfo, che costituiscono una grave minaccia per la salute pubblica.
Noi crediamo che il Comune debba svolgere un ruolo da protagonista a tutela dei cittadini.
Mentre in città si accredita l’incerta e sempre rinviata Darsena Europa come panacea di tutti i
mali che affliggono lo sviluppo portuale, noi siamo pragmaticamente concentrati su altre
misure, più modeste e fattibili, che rilancino l’area di crisi livornese: il riconoscimento della
Zona Franca doganale e lo scavalco ferroviario che congiunga il porto con l’interporto di
Guasticce.
Il Porto Franco appartiene alle origini della storia portuale labronica, è un obiettivo che
riteniamo fondamentale. Livorno può diventare Zona Franca Doganale (ZFD) e, in una sua
attuazione preliminare, Zona Logistica Semplificata (ZLS).
Nel nostro disegno, la Zona Franca Doganale - anche nella sua versione base di Zona Logistica
Semplificata - dovrebbe includere l’area portuale e retroportuale, in un’ottica di rilancio
industriale. Potremmo così creare una zona attrattiva per le attività di trasformazione, che
raccolgano materie prime e semilavorati arrivati via terra o via mare, li trasformino a condizioni
vantaggiose, per poi far riprendere a questi (o a una parte) le autostrade del mare verso altri
scali. Oppure destinarle ai mercati raggiungibili con le linee ferroviarie collegate proprio dallo
scavalco ferroviario.
Mentre la Grande Darsena Europa resta un progetto ipotetico, nella migliore delle ipotesi di
lungo termine, la ZLS e la ZFD, insieme allo scavalco, sono molto più agevolmente realizzabili, e
permetterebbero di non declassare il nostro scalo.
Il Porto Franco, tuttavia, potrebbe non limitarsi a interessare esclusivamente le aree
periportuali. La ZFD potrebbe essere estesa ad alcune aree della città - pensiamo alla Venezia, al
Rivellino, alla Dogana d’Acqua - con prospettive di stimolo del commercio e favorendo la
riqualificazione del waterfront portuale, a vantaggio di cittadini e turisti.
IL TURISMO
Negli ultimi anni Livorno ha visto aumentare il numero di visitatori, anche se in maniera,
comunque, nettamente inferiore rispetto a quanto registrato da altre province della Regione.
Il turismo nella nostra città assume sempre e comunque un carattere di “turismo mordi e
fuggi”, sia che si tratti del turismo crocieristico sia che si tratti del turismo di passaggio
richiamato da eventi. Ne beneficiano solo alcune categorie mentre la maggioranza della
cittadinanza ne subisce le conseguenze negative.
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Quasi il 50% dei lavoratori del turismo nell’ATO (Ambito Turistico Omogeneo Toscano)
livornese, che copre i Comuni di Livorno, Collesalvetti e Capraia Isola, ha un reddito annuale
inferiore agli 8.000 Euro; il 45% ha meno di 30 anni di età. Il 25% degli impiegati nel turismo del
nostro ATO ha poi un altro lavoro in diverso settore economico. Parte della povertà lavorativa
nel turismo uno status temporaneo dell’età giovanile, situazione di “giovani che utilizzano il
lavoro nel turismo dedicandovi una quota limitata di tempo, con una funzione integrativa
rispetto al percorso formativo o di vita”(vedi rapporto IRPET - Il lavoro povero nel turismo, Nota
di lavoro 20 - febbraio 2023, pp.4-5).
Il Turismo appare una possibile direttrice di sviluppo economico per la nostra città, ma come
qualsiasi comparto economico necessita di essere governato e pianificato. Senza una visione
concreta ed una capacità di direzione da parte dell'amministrazione, ci sono enormi rischi legati
alla natura essenzialmente "estrattiva" del settore, in grado di produrre consistenti esternalità
negative a carico della cittadinanza:
● aumento del traffico su determinate direttrici viarie (es. Imbarchi traghetti)
● aumento inquinamento (navi da crociera, traffico veicolare)
● aumento degli affitti brevi con conseguenze negative sulla disponibilità di immobili per i
residenti, "gentrificazione" di alcuni quartieri
● la concentrazione di attività di intrattenimento in alcune zone può determinare problemi di
sicurezza, maggior velocità di logoramento dell'arredo urbano, schiamazzi notturni, parcheggi,
criticità nella gestione dei rifiuti
● buona parte dell'occupazione creata è stagionale, precaria, sottopagata.
Il turismo è sì una ricchezza per il territorio ma necessita di strategie a lungo termine e visioni di
insieme che combinino gli interessi dei vari attori: turisti, attività economiche commerciale e
residenti. Lo scopo quindi non deve essere quello di un mero aumento del numero di turisti in
città ma il turismo deve essere lo strumento attraverso cui la città cresce migliora a beneficio di
tutte le sue componenti (sostenibilità/ vivibilità/ occupazione)
In una città dove si vive bene il turista viene, sta bene e soprattutto ritorna. Quindi tutte le
politiche, le opere urbanistiche, logistiche e strutturali della città sono parte del turismo e
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prioritarie per lo sviluppo di questo settore. Esse dovranno essere progettate e realizzate per
servire e accogliere tutti i cittadini, così come i turisti.
Rilanciare il turismo significa, dunque, rilanciare il tessuto cittadino, anche in termini di reale
rilancio delle attività e del lavoro a esse connesso, con un'attenzione all'informazione e alla
comunicazione verso il turista più curata, in cui la "ricchezza" nasce da arte e cultura non
commercializzate e accessibili a tutti, invitando così il turista a fermarsi più a lungo. A ciò è
strettamente connessa un’adeguata offerta culturale che metta a sistema tutto l’esistente, sia in
città che fuori.
L’investimento nel settore turistico della città e la sua valorizzazione si basano su una preliminare
analisi, accurata e dettagliata, di diverse componenti, in cui qualsiasi applicazione di tecnicismi
esportati priva di dettagliate osservazioni, studio, indagini, ricerche e approfondimenti site
specific sarebbe inefficace (analisi sociologica, etnografica, filosofica e culturale del tessuto
livornese).
Risollevare turisticamente una città significa analizzare diverse direttrici. L’analisi del bisogno si
oggettiva nell’analisi del profilo del turista che al momento visita la città (di passaggio per il
traffico marittimo e di crociera). È necessario considerare “turista” anche chi semplicemente vive
la nostra città per lavoro e fa il pendolare. Questi due punti in particolare richiamano l’attuale
stato turistico della città. Le prospettive d'incremento turistico su cui occorre lavorare rimandano
alla domanda: “Come possiamo generare un altro turismo? Su cosa dobbiamo puntare?”.
È necessario ripensare la città dal punto di vista della sua specificità, per poter rispondere alla
domanda: “Che cosa può offrire Livorno? Quali prospettive creative vanno incentivate? Quali
sono i suoi punti specifici, storici e tradizionali? Musica, arte, teatro”.
Quale prospettiva proponiamo?
Quella dello sguardo estraneo (prospettiva filosofica di estraniazione da ciò che non riusciamo a
vedere perché assorbiti dallo sguardo dell’abitudine). Occorre vivere la città come se fossimo
anche noi turisti, per comprenderne necessità e potenzialità.
È opportuno ripensare il sito del Comune di Livorno e rendere più accessibili e fattibili le proposte
che possono dare valore aggiunto turistico secondo un piano strategico di valorizzazione del
territorio. Quanto al tasso di disoccupazione, fenomeno che colpisce soprattutto (ma non
esclusivamente) i giovani, bisognerà investire sulla formazione: infatti, se opportunamente
formate, le persone attualmente inoccupate potranno contribuire alla proposta turistica,
creando anche un ricircolo economico. Le spese comunali sono tali se non portano a un progetto
a lungo termine; con tale progetto, invece, da spese diventano investimenti.
Turismo e cultura
L’obiettivo non può essere disgiunto dalla matrice culturale, perché la cultura di un certo tipo
genera attrattivaturistica. La collaborazione di entrambi i fattori e la stretta collaborazione
sinergica dei due assessorati è in grado di produrre valore aggiunto da un punto di vista di ritorni
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economici e offerte lavorative, in una città tra le emergenze di disoccupazione del contesto
toscano.
Di quante risorse dispone attualmente la macchina comunale? Occorre teorizzare strategie
sinergiche con l’assessorato alla Cultura per accedere a bandi finalizzati alla creazione di appeal
turistico; valutare la possibilità di stringere cities twining (gemellaggi con altre città, utili per
successivi partenariati ed eventuali festival).
Ripensare turisticamente una città significa riflettere su tutte le componenti strutturali e culturali
che la caratterizzano. I punti chiave della logistica e della digitalizzazione dei servizi incidono
anche sulla effettiva fruibilità della città, così come la politica dell’accoglienza che non può non
fare i conti con lo scoglio linguistico. Le best practice su modelli esteri hanno un senso se tarate
sui bisogni specifici della città.
Il turismo che vogliamo sviluppare è questo: il turismo verde e naturalistico, lento, attivo e
dall’altra parte quello congressuale e esperienziale: riportare Livorno ad essere anche città di
villeggiatura e di cura. Un turismo sostenibile e rispettoso dell’identità della città, dell’ambiente
e del territorio, un turismo ricco sia dal punto di vista economico che culturale.
La definizione del nuovo “brand” della città avverrà attraverso un percorso di “branding policy”
partecipata. Ovvero un coinvolgimento massivo di tutti i quartieri della città e delle intelligenze
che ivi risiedono in un percorso partecipativo finalizzato alla ridefinizione in chiave
contemporanea di una identità condivisa che sarà il nuovo motore di sviluppo del turismo e di un
rinnovato senso di appartenenza cittadino.
Creeremo una app e un’apposita piattaforma web a servizio del turismo lento, dove poter
trovare le mappe dei sentieri percorribili in bici e a piedi, informazioni su percorsi e orari dei
mezzi pubblici e una rete di albergatori e ristoratori a misura di turista lento
Il turismo e il Mare
Per questo, alla mancanza di una visione di turismo legato al mare se non quella di sfondo da
cartolina o limitato alla balneazione estiva, che è stata l’unica presente in città negli ultimi 20
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anni, contrapponiamo la visione di un Eco parco del Mare diffuso, che distribuisca ricchezza in
modo capillare, aiuti a tutelare e valorizzare i mestieri tradizionali legati alla pesca e alla
cantieristica, crei occupazione di qualità, promuova un legame con il mare sano, a partire anche
da chi abita a monte del mare stesso e i cui comportamenti si ripercuotono sull’ambiente
marino.
● Avvieremo la costruzione della rete per l’Eco Parco del Mare diffuso, che offrirà attività
sportive, ricreative e culturali sia per turisti che per i cittadini.
● Promuoveremo attività di visita e conoscenza del mare e dei suoi fondali, creando lavoro,
incentivando il turismo locale blu, creando contatto e sfruttando le sinergie dei portatori di
interesse come l’Area Marina Protetta, i pescatori, etc
● Valorizzeremo il turismo culturale legato al mare, creando una rete tra l’Acquario di Livorno,
da abbinare a esperienze di tipo sportivo e sviluppando un network per il turismo scientifico
legato al mare, in cooperazione con i centri di ricerca sul territorio;
● Promuoveremo la connessione tra i diversi ambienti del nostro territorio, colline, città e mare,
tramite dei percorsi (pedonali, ciclabili e connessi da mobilità pubblica apposita) tematici
specifici;
● Coinvolgeremo attivamente i circoli e le associazioni che si occupano di attività subacquee,
come guide dell’eco parco del mare diffuso
● Creeremo una piattaforma virtuale e una connessione fisica tra esperienze legate al mare:
SUP, windsurf, vela, snorkeling, pescaturismo.
Il turismo didattico
Il turismo scolastico e gli itinerari didattici possono rappresentare una buona opportunità per la
nostra città anche in considerazione di alcune loro caratteristiche:
● l’uscita didattica o viaggio d’istruzione è un’occasione di crescita per studenti e insegnanti che
chiedono quindi di entrare in contatto con un patrimonio culturale tangibile (arte, monumenti,…)
e/o intangibile (ambiente, cibo, tradizioni,…) che nel caso della nostra città significherebbe
valorizzare ad esempio: gare remiere, la tradizione multiculturale della città, la gastronomia e il
mercato centrale ma anche di ideare nuovi itinerari naturalistici sulle colline livornesi
(valorizzando ad esempio il percorso lungo l’acquedotto del poccianti o i sentieri che portano
all’eremo della sambuca) e creare percorsi educativi didattici a tema ambientali e sostenibili
anche in aree periferiche ( area no CUBONE)
● valorizzazione della biodiversità ambientale e recupero di ‘abbandonate’ o senza tutela
● il picco dei flussi si registra in periodi considerati tradizionalmente “di bassa stagione” (marzo-
maggio e settembre-ottobre), notoriamente meno praticati dal resto dei viaggiatori.
● Livorno potrebbe offrire un’offerta complementare a quella dell’area vasta che consentirebbe
anche soggiorni più lunghi in città con spostamenti giornalieri in treno verso città più rinomate (
Firenze e Pisa)
● Il turismo scolastico è sempre più attento a un’offerta che sia ecosostenibile, offra condizioni
di sicurezza per studenti e insegnanti e un buon rapporto tra qualità e prezzo. Questo potrebbe
quindi essere un incentivo per la città per lo sviluppo di aree verdi e itinerari che potrebbero poi
essere anche utilizzati dalle scuole e dagli studenti locali. Per quanto riguarda invece il rapporto
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qualità-prezzo pur non essendo Livorno una città tra le più economiche essa certo potrebbe
approfittare della rendita di posizione di trovarsi in Toscana e offrire condizioni più vantaggiose
rispetto alle concorrenti vicine.
● aprendo al turismo scolastico potrebbero svilupparsi anche poli di formazione per insegnanti
con iniziative e attività finanziate da fondi comunitari ( Erasmus+)
● nel lungo termine potrebbe portare all’apertura di un museo specifico per ragazzi o alla
creazione di percorsi temporanei anche esperienziali per bambini e ragazzi che potrebbero
fungere da attrattiva anche verso quel ‘turismo familiare’ che caratterizza il sud della provincia di
Livorno.
Ad oggi il punto di maggior debolezza per lo sviluppo di questa tipologia di turismo è la scarsità di
strutture turistiche adatte al turismo studentesco (per prezzo e per tipologia). Per questo
attiveremo un Ostello in zona centrale (recupero bene immobiliare pubblico dismesso/ lavoro
pubblico e giovanile).
IL COMMERCIO
L’Amministrazione deve essere il socio principale di ogni attività del territorio: il Comune può
diventare, insieme alla Camere di Commercio e di Artigianato, la guida a un commercio e a un
artigianato funzionale, mirato alle esigenze dei cittadini e dei quartieri, con uno sguardo
all'economia circolare, green, ma nello stesso momento dinamica verso scenari più ampi come
l'e-commerce e il turismo locale.
Si deve favorire il riutilizzo delle aree industriali e artigianali dismesse, secondo i principi stabiliti
dall’art. 42 della nostra Costituzione, agevolando la trasformazione in centri di produzione,
artigianale o di co-working. Anche nel settore terziario le scelte dell’amministrazione si sono
basate su uno scriteriato sviluppo della grande distribuzione determinando di fatto un regime di
concorrenza sleale, aggravato dalla liberalizzazione degli orari di apertura, di cui si sono avvalsi
soprattutto i centri commerciali, che ha portato alla progressiva chiusura dei piccoli esercenti del
centro e dei quartieri periferici.
Una riflessione a parte va fatta su ristoranti, paninoteche, pub, bar e locali aperti nelle ore serali.
I problemi relativi a questo tipo di esercizi sono molteplici. Il tema dei diritti del lavoro è
predominante: spesso le persone impiegate sono in nero o sottopagate, con contratti che non
rispecchiano l’effettivo carico di lavoro; spesso le norme di sicurezza sul posto di lavoro non sono
rispettate. Un Comune ha il compito di vigilare e promuovere modelli virtuosi che permettano
agli e alle esercenti di lavorare e alla cittadinanza di fruire di un servizio offerto nelle modalità
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corrette. Compito dell’amministrazione è quello di evidenziare il valore che i pubblici esercizi
hanno nella vita cittadina, garantendo un’adeguata offerta ludico-culturale alla cittadinanza,
riattivando processi di filiera che creano un volano sul territorio provinciale e regionale in
quanto, anche quando non utilizzano direttamente prodotti locali, si rivolgono comunque ad
aziende di distribuzione poste sul territorio toscano.
Negli ultimi anni abbiamo assistito ad un’apertura smodata e fuori controllo di nuovi punti
vendita delle catene della grande distribuzione in tutta la città: l’esasperazione di questo
modello, che provoca desertificazione del tessuto del piccolo commercio locale di prossimità e di
qualità, distrugge la qualità del lavoro e si basa su una gestione della filiera del cibo che strangola
i piccoli produttori e ostacola lo sviluppo della filiera corta.
Tutto questo, poi, avviene dopo che l’emergenza Covid19 ha ulteriormente messo in crisi il
piccolo commercio mentre ha favorito enormi fatturati nella grande distribuzione: le
liberalizzazioni che centrosinistra e centrodestra hanno portato avanti in questi anni avevano
infatti già reso vulnerabili i piccoli esercizi.
Noi proponiamo, invece, politiche fiscali ed economiche a sostegno del commercio di prossimità
in tutti i quartieri di Livorno, e uno stop alla proliferazione di punti vendita della grande
distribuzione ovunque essi vengano proposti e anche se di piccole dimensioni.
In questi anni l’amministrazione uscente, nonostante gli effetti sempre più gravi che ha avuto la
pandemia sull'economia locale, e pur avendo specifiche competenze, non ha investito un euro
sulle politiche attive per il lavoro.
Occorrono politiche e investimenti per sostenere il commercio di prossimità, equo, sostenibile, di
filiera corta, locale, che si integra con la qualità del lavoro e della vita per la cittadinanza, con
contestuale stop all’insediamento in città di punti vendita della grande distribuzione; che venga
rilanciato l’artigianato locale mettendo in rete esercizi di prossimità; che vengano recuperati e
promossi i vecchi mestieri, anche al fine di contribuire al riuso e alla riparazione, con un impatto
positivo sulla riduzione dei rifiuti; che vengano attuate politiche attive per l’accesso al lavoro per
le persone svantaggiate; che venga incentivato un mercato del lavoro più inclusivo, ove si possa
conseguire una più elevata occupazione femminile con conseguente riduzione delle disparità di
genere e del rischio di povertà; che venga promosso il lavoro stabile e di qualità e contrastato il
lavoro nero, il lavoro sottopagato e il caporalato.
Gli strumenti che abbiamo previsto di mettere in campo, oltre a effettivi interventi di politiche
attive sul lavoro, consistono: nel rilascio della concessione del suolo pubblico subordinato al
rispetto delle regole in materia di lavoro e di sicurezza; nella messa a disposizione a canone
agevolato e/o gratuito di fondi e spazi attrezzati nelle disponibilità comunali ad imprese
dell’innovazione sociale, dell’ecoinnovazione e della riconversione ambientale; in deroghe e
vantaggi per i pubblici esercenti che garantiscano determinati standard di stabilità e qualità del
lavoro; nel rilascio da parte del Comune di un marchio a cui connettere una serie di benefici e
che certifichi e renda pubblicamente riconoscibile la qualità degli esercizi commerciali in tema di
sostenibilità sociale, ambientale e di qualità del lavoro.
Dove il commercio di quartiere funziona si sviluppa una sinergia tra abitanti e commercianti che
consente un maggior presidio del territorio e garanzia di crescente sicurezza.
Ogni saracinesca alzata corrisponde ad una nuova luce in città che va a limitare e contrastare
zone d’ombra in cui tende a svilupparsi delinquenza ed economie illegali.
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● Potenziare lo sportello unico per la gestione online delle pratiche di inizio attività per le
imprese commerciali. Ciò consentirebbe di semplificare le procedure amministrative e migliorare
i servizi alle imprese, aumentando così la capacità di attrarre investimenti produttivi in città.
● Nessuna ulteriore deroga ai limiti per la grande distribuzione, per favorire il commercio di
prossimità e le produzioni locali.
● creazione e potenziamento dei CCN (centri commerciali naturali)
● Contrastare il lavoro nero e la qualità del lavoro in orari notturni e festivi con maggiori e più
puntuali controlli.
● Istituire un tavolo di lavoro con i rappresentanti di categoria per costruire un piano del traffico
e della mobilità adeguato anche alle esigenze dei commercianti.
● Istituire una nuova delega di coordinamento intersettoriale tra commercio, sicurezza, eventi e
turismo per armonizzare, dove e quando necessario, la vita notturna della città e le necessità dei
residenti: il Sindaco della notte
● Rilascio della concessione del suolo pubblico e degli spazi esterni subordinato al rispetto
delle regole in materia di lavoro e di sicurezza; sospensione della concessione in caso di gravi
violazioni della normativa in materia di lavoro e di sicurezza.
● Deroghe e vantaggi per i pubblici esercenti che garantiscano i seguenti elevati standard
di qualità del lavoro: stipula di contratti di lavoro subordinato a tempo indeterminato o a tempo
determinato con durata superiore ai sei mesi; il ricorso, nei periodi di picchi di attività quali i
week-end, a contratti part-time verticale rispetto a forme contrattuali instabili o intermittenti.
● Rilascio da parte del Comune di un “marchio” a cui connettere benefici e agevolazioni
per gli esercenti, che certifichi la qualità degli esercizi commerciali in tema di sostenibilità sociale
e ambientale e renda così visibile e pubblicamente riconoscibile il raggiungimento di elevati
standard di qualità del lavoro.
● Maggiori controlli per il contrasto al lavoro nero e per la qualità del lavoro (es. orari
notturni)
● Sostegno ed incentivo alle attività di commercio equo, sostenibile, di filiera corta, locale,
che si integrano con la qualità del lavoro e della vita per la cittadinanza.
● Rilancio dell’artigianato locale mettendo in rete esercizi di prossimità.
● Recupero e promozione dei vecchi mestieri, anche al fine di contribuire al riuso e alla
riparazione, con un impatto positivo sulla riduzione dei rifiuti.
● Revisione del Piano del Commercio sulla base degli indirizzi e dei criteri definiti, a partire
dalla questione delle attività nelle zone mercatali
IL MERCATO DA RILANCIARE
Fondamentale per la riqualificazione del centro cittadino è la valorizzazione dei mercati cittadini,
con particolare attenzione al Mercato Centrale e alle zone mercatali adiacenti.
Lo storico Mercato delle Vettovaglie, oltre ad avere un ruolo importante per decenni nel settore
commerciale, è uno dei beni architettonici più belli della città.
Il Mercato dovrà diventare anche luogo di storia e cultura: si dovrà raccontare la storia unica dei
nostri mercanti, gli intrecci di comunità che da tutto il mondo venivano a “Leghorn” per
acquistare e vendere prodotti unici, l’intercultura che ha segnato le radici della città e che nello
scambio commerciale ha trovato una spinta fondamentale.
Per questo cercheremo di inserire la città in progetti a livello internazionale ed europeo che
consentano un fundraising rivolto anche alla valorizzazione della struttura del mercato delle
Vettovaglie.
Includeremo il Mercato in tutti i più importanti eventi cittadini come Effetto Venezia, Livorno
Music Festival, Cacciucco Pride, Livorno al Centro, Festa Europea della Musica, ed altre pregevoli
occasioni culturali, turistiche e commerciali.
Il quartiere della Venezia ha visto negli ultimi anni uno sviluppo non correttamente gestito delle
attività commerciali collegate alla somministrazione e alla ristorazione, andando ad aggravare la
situazione legata al divertimento notturno e alla convivenza di questo con il benessere dei
residenti.
Gli abitanti del quartiere Venezia ormai da anni denunciano una progressiva riduzione della
vivibilità del quartiere soprattutto nella fascia oraria notturna; il contemperare le esigenze dei
residenti con quelle degli esercenti, commercianti ed in generale addetti alla cosiddetta
“industria della notte” è un tema complesso che riguarda moltissime città, anche in misura più
significativa rispetto a Livorno: in molte città sono state sperimentate soluzioni integrate, di
breve, medio e lungo periodo, in modo da trovare soluzioni efficaci e risposte al livello della
complessità del problema.
La Regione Toscana ha avviato un programma che contiene raccomandazioni e linee guida per le
Amministrazioni, denominato “Notte di Qualità”.
● integrare il Regolamento Urbanistico con una parte riguardante gli obiettivi specifici per la
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vivibilità dei quartieri, sia di giorno che di notte, i progetti urbani per la riqualificazione del
patrimonio pubblico, delle attività commerciali, artigianali, turistiche da attuare tramite iniziativa
pubblica con la partecipazione attiva e costante dei cittadini
● Realizzare una mappatura delle esperienze di qualità già presenti sul territorio, in modo da
avere un quadro completo dell’industria della notte e del divertimento notturno
● Facilitare la costruzione di un network di locali notturni/festival identificabili da un logo di
qualità
● Censire le attività commerciali e/o artigianali diverse dalla ristorazione presenti nel quartiere
valorizzandone le competenze
● Costruire dei patti/accordi/protocolli che identifichino e valorizzino quei gestori che integrano
la promozione della salute all’interno dei loro contesti commerciali come misura di tutela e
attenzione verso il benessere e la salute della propria clientela, al di là della sola logica del
profitto a breve termine
● Favorire l’accesso a servizi per la prevenzione, l’informazione, la limitazione dei rischi e la
riduzione del danno
● Promuovere interventi di mediazione sociale
● Attivare dei percorsi di formazione mirati per lo staff dei locali e le agenzie di security che
includano temi quali la somministrazione responsabile e la gestione di episodi di aggressività
derivanti da abuso di sostanze legali e illegali
● Favorire la creazione di protocolli operativi tra forze dell’ordine, addetti alla sicurezza,
emergenza/urgenza, servizi riduzione del danno
● Stipulare una convenzione con ARPAT al fine di rendere maggiormente efficiente l’azione di
rilevamento e misurazione dell'inquinamento acustico, anche tramite la formazione in aula e in
affiancamento del personale dipendente del Comune di Livorno da affiancare al personale
ARPAT.
● Incentivare e sostenere lo sviluppo di un’urbanistica partecipata che parta dalla riattivazione
della “socialità di vicinato” e consenta di recuperare le funzioni di tutela e autogestione degli
spazi comuni, che nascono dalla quotidianità delle relazioni, comprese quelle dei frequentatori
delle ore notturne, anche attraverso una struttura organizzata e pubblica come un comitato dei
frequentatori della notte.
● Coinvolgere attori non istituzionali, come la cittadinanza e i diversi portatori di interesse
(gestori dei locali, organizzatori di eventi) attraverso gruppi tematici che riguardano la
progettazione, pianificazione e cura dello spazio pubblico anche nella sua veste notturna,
mediando le criticità e i conflitti che da esso muovono.
● Mantenere un approccio ecosostenibile sul tema dei rifiuti attraverso una maggiore
implementazione e abbellimento dei raccoglitori differenziati, soprattutto nelle zone più
frequentate.
● Potenziare gli interventi di raccolta dei rifiuti differenziati nelle aree e nelle fasce
maggiormente coinvolte dalla movida, in orari concordati e programmati rispetto alle esigenze
dei vari soggetti, integrando i bisogni dei cittadini residenti e quelli degli esercenti.
● Garantire un numero di toilette sufficienti per il flusso di persone, anche attraverso soluzioni
temporanee, come ad esempio l’allestimento nelle ore e nelle serate di punta di bagni chimici
differenziati per genere (vespasiani e bagni per donne) con un impatto visivo più adatto
all’architettura della città che risultino ben visibili e che siano gratuiti.
● Ripristinare, laddove esistono, o costruire nuovi bagni pubblici potenziando gli orari di
apertura e rendendo gratuito l’accesso in specifici giorni e orari (di punta della movida) oppure
promuovendo convenzioni con i gestori dei locali limitrofi.
● Favorire la riduzione dell’impatto acustico dei locali notturni, e relative aree esterne,
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attraverso agevolazioni economiche per favorire l’adozione di misure di insonorizzazione da
parte dei locali o attraverso incentivi per far insonorizzare gli infissi ai residenti
● Sperimentare e sostenere usi temporanei di spazi e luoghi dismessi nelle periferie per far
emergere i possibili attori capaci di animarli e mantenerli nel tempo
● Favorire la produzione di campagne di comunicazione sociale che prevengano comportamenti
a rischio legati soprattutto al consumo non responsabile di alcol e alle dinamiche di genere nei
contesti del divertimento notturno.
● Ripensare la regolamentazione della sosta nel quartiere, prevedendo l’estensione della ZTL e
valutando la possibilità di creare aree pedonali nei periodi di maggior afflusso.
UN ARTIGIANATO DA RISCOPRIRE
Quello artigianale è un settore sempre più indebolito dall’economia globalizzata e dalla necessità
di riduzione dei costi.
Il Comune deve garantire a questa categoria economica un supporto particolare per vari motivi:
l’artigiano conserva spesso tradizioni e tecniche che non possiamo permettere che vadano
perdute.
E’ riferimento culturale, creatore d’arte, ricchezza e diversità: è il nostro strumento contro
l’omologazione.
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E’ presidio nei quartieri e, se correttamente supportato, luogo di formazione e sviluppo di un’
economia a zero impatto ambientale.
Il Comune per tutti questi motivi deve impegnarsi nel sostegno della categoria degli artigiani, in
termini economici e culturali.
Cosa proponiamo in concreto:
● instaurazione di collegamenti tra botteghe artigiane e scuola
● instaurazione di collegamento tra botteghe artigiane ed eventi, spettacoli, feste cittadine
● bando per supporto economico
● messa a disposizione tramite bando di spazi comunali a canone ridotto
LA PESCA
Livorno deve mirare a un’attività di pesca, ecocompatibile e sostenibile con metodi e tecnologie
che preservino l’ambiente e migliorino la biodiversità, sempre nell’ottica di una riduzione delle
emissioni di CO2 in atmosfera.
Il Comune, d’intesa con la Regione, la Camera di Commercio e i rappresentanti dei lavoratori e
delle Cooperative di pescatori, grazie all’accesso a fondi europei, deve finanziare e sostenere
progetti di sviluppo e tutela ambientale e di tutela dei mestieri tradizionali del mare, creando
occupazione “blu” di qualità. Questo va fatto riducendo lo sforzo di pesca e quindi lo
sovrasfruttamento delle risorse ittiche, ma al contempo aumentandone la qualità e il valore,
preservando quindi le attività di pesca e valorizzandole in un’ottica a lungo termine.
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I sistemi agricoli e alimentari necessitano di un rapido cambio di rotta a causa di:
Impatto ambientale
● consumo di suolo in aumento (media italiana 7.6%, Provincia di Livorno 11,0%);
● perdita della biodiversità;
● spreco alimentare pari al 20/25% degli alimenti prodotti ogni anno;
● forti importazioni ed esportazioni di prodotti agroalimentari e mangimi extra-UE;
● massiccio impiego di pesticidi e fertilizzanti con forti problemi di residuo e multiresiduo in
suolo e acque.
Impatto socioeconomico
● cattive condizioni di vita e lavoro nel settore alimentare (squilibrio per rapida concentrazione
del potere: 70% industria agrochimica in mano di 3 aziende; 90% del commercio di semi è
controllato da 4 multinazionali);
● calo della percentuale rappresentata dall'agricoltura nella catena di valore alimentare (dal
31% nel 1995 al 21% del 2018);
● crescita dei costi di produzione (40% al 2000 al 2010);
● contrazione del numero delle aziende (chiusura di >25% delle realtà agricole in UE);
invecchiamento dei lavoratori e proprietari agricoli (50% >55 anni e 25%>65 anni);
● perdita del significato del concetto di stagionalità.
Dagli anni ’60 vi è un costante fenomeno per il quale le città hanno progressivamente
accresciuto la loro disattenzione nei confronti della gestione del cibo, demandando a questo
scopo sia le politiche agricole comunitarie (regolazione dei rapporti con il sistema della
produzione primaria), che le politiche di vendita delle strutture distributive (spazio crescente
attraverso i piani del commercio e le politiche urbanistiche). Così, le politiche di
approvvigionamento del cibo sono state date per scontate, i centri della distribuzione alimentare
hanno, di fatto, gestito il rapporto con il consumo, mentre, da parte pubblica, le politiche
educative e sanitarie hanno cercato di contenere i problemi derivanti da un rapporto tutto
privato tra sistema delle imprese (interessato alla vendita più che all’efficienza) e i consumatori
(spesso poco protetti di fronte alle "lusinghe commerciali").
Deve essere profondamente ridefinito il "metabolismo urbano", visto come complesso dei
procedimenti sociali, economici, tecnici, regolamentari capaci di influenzare il funzionamento
della produzione, trasformazione, uso e gestione dei rifiuti connessi alle funzioni alimentari;
questo deve essere teso ad assicurare un innalzamento della resilienza e un contenimento
dell’impronta ecologica connessa, coinvolgendo attivamente le amministrazioni pubbliche per un
uso efficiente delle risorse e dell’ambiente, una piena democrazia nell’accesso a beni di base per
le popolazioni e una maggiore stabilità negli approvvigionamenti futuri.
Il pranzo a scuola.
104
Per i bambini e le bambine fino alla scuola primaria il servizio della mensa viene fornito dal
Comune. Si ha la necessità di ripensare modalità e livelli di qualità: dobbiamo potenziare il
Consiglio del Cibo e il ruolo dei bambini e delle bambine rispetto alle scelte, coinvolgere
produttori locali ed esperti, progettare un centro di cottura comunale.
Per i ragazzi e le ragazze più grandi (soprattutto delle scuole superiori) dobbiamo ripensare il
momento del pasto: molti hanno rientri pomeridiani e vivendo lontani da scuola non riescono a
ritornare a casa per il pasto. Dobbiamo fornire spazi pubblici attrezzati per la pausa pranzo e
convenzioni con esercizi di quartiere (vedi anche CapitoloLA CITTA’ EDUCATIVA).
105
1. realizzare progetti mirati a far comprendere a tutti l’importanza del coinvolgimento della
comunità nei processi di costruzione della resilienza e della riduzione delle emissioni di CO2
2. arrivare alla definizione un Piano di Decrescita Energetica progettato definito e messo in
pratica dalla comunità in una scala temporale di 15/20 anni
● Stesura di una "Carta del cibo" condivisa volta ad affermare:
● una cultura del cibo basata sull’idea di dieta sostenibile;
● il legame fondamentale tra dieta, salute e ambiente;
● lo sviluppo di percorsi di innovazione sociale volti a migliorare le abitudini alimentari e ridurre
gli sprechi;
● la crescita della capacità locale del territorio e delle imprese di produrre cibo;
● il supporto alla innovazione istituzionale necessaria per seguire queste ipotesi di lavoro
(pianificazione territoriale, organizzazione del commercio, processi di educazione alimentare
costante, politiche della prevenzione della salute, politiche ambientali, gestione dei rifiuti,
acquisti pubblici, supporto alle fasce deboli della popolazione, politiche di supporto alle attività
agro-alimentari).
I BENI COMUNI
I beni comuni hanno come prima caratteristica quella di essere beni con un’accessibilità
generalizzata: per tali beni l’Amministrazione deve far sì che nessuno sia escluso dal loro utilizzo.
Appartengono a tutti e a nessuno, nel senso che tutti devono accedere ad essi e nessuno può
vantare pretese esclusive. Sono inoltre beni adatti a soddisfare bisogni collettivi e ad attuare i
diritti fondamentali delle persone.
I beni comuni sono caratterizzati dal fatto di essere legati ad una comunità che ne ha cura e si fa
carico della loro gestione, in maniera che tutti e tutte possano avervi accesso e possano
usufruirne, in quanto proprietà collettiva e non esclusiva, né di un singolo privato, né della
singola amministrazione.
Crediamo che una buona amministrazione debba preoccuparsi in primis di come possano essere
gestiti adeguatamente, attraverso strumenti normativi e amministrativi esistenti o da istituire,
ovvero senza snaturarne l'essenza, ma attraverso una continua e assidua partecipazione attiva di
tutta la cittadinanza.
Crediamo che tutti gli strumenti e le forme di autogestione siano il cardine per un utilizzo
corretto, inclusivo, aperto dei beni comuni, ma che si debba sempre commisurare con la tutela
delle generazioni future.
Esistono molti esempi di gestione innovativa, dal basso e partecipata, dei beni comuni: Napoli,
Bologna, altri minori come Villa Crastan a Pontedera.
In molti casi si tratta di singoli beni, mentre un concetto di rete e di specializzazioni è più difficile
da trovare. A Barcellona, ad esempio, i centri civici sono specializzati in base alle diverse funzioni
– teatro, danza e così via – con una compagnia residente che gestisce gli spazi e offre un servizio
per le altre compagnie e per il quartiere, tramite mostre e spettacoli gratuiti, oltre ad avere spazi
comuni come biblioteche, bar, lettura giornali, tavoli.
L’ambizione programmatica è riuscire a riusare e mettere in rete i beni comuni attraverso una
proposta articolata nei seguenti punti:
● Mettere a punto una schedatura dei beni mappati sulla base di dati come i mq, lo stato di
conservazione, l’attuale destinazione d’uso, la vocazione possibile, il quartiere di appartenenza.
● Censire le edicole e i manufatti che insistono inutilizzati sul suolo pubblico per un loro riuso
● Selezionare alcuni beni, 2 per quartiere, e provare a costruire un progetto di tipo sociale e
culturale, tenendo conto delle esigenze del quartiere, in modo da creare dei luoghi di
attrazione. Dare la priorità a quei beni che si adattano per usi culturali e sociali, piccoli spazi
possono essere più facilmente riconvertiti, specie se nel loro intorno vi sono spazi aperti pubblici
in uso e da riqualificare per altre attività e progetti.
● Definire un “modello di gestione” che garantisca il controllo pubblico. Una prima idea riguarda
la creazione di “sportelli sociali” decentrati che facciano da innesco per le altre attività. Oltre allo
sportello sociale si può pensare ad altre funzioni quali punti informativi, punti ristoro, punti
attrezzati di vario tipo, sportello giovani, sportello sicurezza, altro.
● Per la gestione si pensa all’impiego di personale pubblico già esistente, almeno una persona a
sportello sociale, cercando di ottimizzare la macchina amministrativa e concentrando le risorse
maggiormente sulla parte operativa e sul decentramento, ovvero cercando di alleggerire la parte
burocratica. Sinergia e convenzioni con il Terzo Settore.
107
L’obiettivo è la creazione di luoghi di aggregazione a vocazione sociale e culturale, educativa e
scientifica, ricreativa, e per attività d’impresa, start up giovanili, imprese culturali, servizio e terzo
settore.
Si può pensare a sviluppare un vero e proprio “piano di riuso”, come parte integrante della
pianificazione urbanistica e del federalismo demaniale, della gestione delle partecipate, che
metta in rete i beni comuni, a gestione e controllo pubblico, aperto a una gestione condivisa,
anche sulla base del regolamento di amministrazione condivisa e di progetti di tipo sociale e
culturale.
Tra gli obiettivi specifici ulteriori l’apertura di nuovi spazi creativi ed educativi all’interno di
strutture pubbliche, dedicati all'educazione ambientale improntati alla cultura della sostenibilità
e dell’ecologia urbana per scuole, imprese, cittadini.
Per i beni di scala urbana che appartengono al patrimonio storico occorre fare in modo che si
completi il loro utilizzo a servizio del cittadino e si privilegi l’aspetto culturale, del verde pubblico,
degli spazi museali, del recupero dell’archeologia industriale e della memoria dei luoghi,
garantendo l’accessibilità completa e favorendo un uso integrato al turismo.
Si auspica un ribaltamento del ruolo del pubblico da attore passivo, che vende i propri beni per
fare cassa, senza veri e propri scopi sociali, ad attore che agisce in modo da limitare gli effetti
speculativi, la mancanza di spazi, per riportare l’uso della città a servizio di tutti attraverso
l’ampliamento dell’offerta di spazi e luoghi riqualificati.
Mantenere vivi i quartieri, far partecipare attivamente le persone alla cura della città, aumentare
gli spazi pubblici al chiuso per l’incontro delle persone.
La mappatura e conoscenza dei luoghi “bene comune” assume un ruolo operativo molteplice, da
un lato serve per elaborare una visione e un piano d’insieme, dall’altro è una piattaforma aperta
e interattiva, e consente di leggere in tempo reale quei beni che sono più facilmente recuperabili
nel breve periodo, tramite proposte concrete e progetti di riuso sia da parte del pubblico che
tramite processi partecipativi, amministrazione condivisa, proposte di gestione dal basso. Le
proposte di riuso saranno oggetto di processi partecipativi aperti a tutti e tutte.
110
● come utilizzare le competenze disponibili per riattivare il patrimonio?
Per sviluppare le risposte e quindi le proposte teniamo presente che per riuscire a raggiungere
l'obiettivo del riutilizzo in modo capillare, anche delle piccole proprietà, è fondamentale costruire
dei meccanismi utili per le persone direttamente interessate. Limitarsi quindi a misure di tipo
punitivo nei confronti di proprietari che non usano i beni immobili può risultare puramente
vessatorio e controproducente. Questo è particolarmente vero nei confronti dei piccoli
proprietari o dei "proprietari per caso".
Quindi, per affrontare il tema occorre creare:
● strumenti di partecipazione in grado di garantire che emergano davvero istanze dal basso;
● strumenti tecnici da porre a servizio dell'utilizzo del patrimonio, anche prevedendo figure di
verifica delle progettualità;
● strumenti incentivazione e dissuasione da utilizzare nei confronti delle proprietà;
● strumenti per reperire le risorse finanziarie: dal bilancio, da multe/tasse, dalla partecipazione
a bandi nazionali/europei per il recupero del patrimonio.
Tutti questi strumenti devono essere concepiti in modo da costruire un sistema virtuoso di
utilizzo del patrimonio costruito e non costruito, pubblico e privato.
111
● richiedere il supporto dell'amministrazione per attivare progetti di particolare interesse
pubblico e utilità sociale. In questo caso l'amministrazione potrà adottare varie strategie a
seconda dei casi:
● fornire supporto tecnico per la progettazione;
● attivare il patrimonio immateriale diffuso in città da parte della cittadinanza attiva /
associazionismo / collettività autonome etc. per la realizzazione di idee innovative;
● mettere a disposizione incentivi di tipo economico di sostegno alla realizzazione dei progetti;
● prevedere ulteriori incentivi di defiscalizzazione;
● diventare garante e intermediaria anche per facilitare accordi tra privati per comodati d’uso
gratuiti o altre forme di collaborazione e di scambio tra soggetti che hanno una proprietà e non
sanno come usarla e altri soggetti che hanno idee, competenze e non hanno spazio per
realizzarle.
● Non fare nulla. Nel caso in cui la proprietà non risponda alle sollecitazioni del Comune ovvero
non presenti progetto di riqualificazione/recupero o provveda alla bonifica delle aree interessate,
scatterà la sanzione di 200 € al metro quadro per anno di abbandono. In caso di non pagamento
e perseveranza nel comportamento antisociale, si potrà procedere a destinare l'area ad uso
pubblico e poi ad applicare l’art. 838 del Codice Civile (esproprio). Nei casi di inagibilità o
inabitabilità, verrà fissato un termine massimo di 1 anno (o comunque un limite congruo a
seconda dei tipi di intervento) per ripristinare le condizioni di agibilità/abitabilità e sicurezza.
● L’uso pubblico degli spazi di proprietà comunale attraverso:
o la revisione del canone di affitto degli spazi comunali: revisione del regolamento sul
patrimonio immobiliare di proprietà comunale, fissando la quota di scorporo dell’affitto di uno
spazio sociale al 95% rispetto al valore di mercato per soggetti no-profit;
o il supporto agli spazi sociali già esistenti, attraverso il loro immediato riconoscimento,
concessione di spazi pubblici a soggetti impegnati in attività sociali nel rispetto dell’art. 3 della
Costituzione, e affermazione dei principi di sussidiarietà, auto-gestione e indipendenza degli
spazi sociali;
l’adesione alla carta dello Spazio Pubblico adottata dalla Biennale dello Spazio Pubblico nel 2013,
assunta dalla terza Conferenza Delle Nazioni Unite sugli insediamenti Umani del 2016, che ha
prodotto “Global Public Space Toolkit From Global Principles to local Policies and Practice” che
contiene principi, linee guida, buone pratiche da implementare per il miglioramento della qualità
della vita della cittadinanza e lo sviluppo di quartieri urbani sostenibili;
o la gestione pubblica dei grandi spazi sociali di proprietà comunale, i cui ambienti saranno a
disposizione a titolo gratuito a tutti i soggetti che ne facciano richiesta per attività sociali no-
profit.
o lo stop alle alienazioni.
112
o la promozione delle pratiche agronomiche di tipo agro-ecologico e a basso impatto
riconoscendo sia le certificazioni ufficiali sia quelle informali accettate dai consumatori, come per
esempio avviene nei gruppi di acquisto solidale;
o il sostegno, con la concessione di piazze a titolo gratuito, ai mercati contadini locali e biologici.
Il bilancio del bene comune è uno strumento a servizio degli enti locali. Oltre a poter utilizzare la
matrice per leggere il contributo sociale delle imprese e definire sulla base di criteri etico
ambientali le regole per il publicprocurement e altre forme di agevolazione, gli enti locali possono
intraprendere essi stessi il processo valutando l’efficacia in termini di bene comune delle
politiche pubbliche.
La creazione di valore sociale e il contributo al bene comune sono fattori fondamentali del nuovo
sistema economico. Nella nuova economia di mercato le imprese si muovono fianco a fianco agli
Enti pubblici e al privato non profit collaborando per la massimizzazione del bene comune. In
quest’ottica il contributo degli enti locali è di fondamentale importanza. I Comuni, infatti, sono
l’istituzione pubblica più vicina ai cittadini. Oltre ad essere lo spazio in cui i cittadini possono
agire, rappresentano il luogo di definizione del contesto politico, dove lo stesso spazio di agibilità
dei cittadini viene definito insieme con il contesto sociale e il senso di comunità.
Il ruolo degli enti locali nel processo verso la nuova economia è fondamentale: il Comune deve
utilizzare il bilancio del bene comune per verificare il raggiungimento degli obiettivi e misurare
l’impatto delle politiche pubbliche.
Vogliamo che il Comune sia, al tempo stesso, attore economico e costruttore di politiche sociali.
Bisogni e possibilità di imprese, organizzazioni, associazioni, scuole, famiglie, cittadini e in senso
lato comunità vengono riconosciuti o negati nello spazio pubblico.
Il bilancio del bene comune per gli enti pubblici, oltre a valutare l’azione economica degli enti,
valuta l’efficacia delle politiche e la capacità degli enti pubblici di creare le condizioni per lo
sviluppo del bene della comunità.
113
L'obiettivo principale è garantire il diritto all’acqua, così come espresso fin dalla proposta di legge
di iniziativa popolare: questo sarà argomento fondante della discussione consiliare e farà sì che il
Comune di Livorno intraprenda la strada dell’attuazione di tale obiettivo a livello locale e diventi
sostenitore e promotore di quella proposta normativa presso le istituzioni nazionali.
Su quella base, siamo per l’applicazione dei principi fondamentali come la moratoria delle
interruzioni del servizio per morosità, l'applicazione di tariffe su base ISEE, l'istituzione della
quota gratuita giornaliera di acqua e il diritto all’acqua potabile di qualità, e sarà nostro impegno
studiarne le forme di attuazione a livello locale.
Immaginiamo un sistema radicalmente alternativo al modello di gestione perpetrato negli ultimi
vent’anni che, con la gestione mista pubblico-privato, ha portato aumenti di tariffe del 100%,
riduzione delle perdite in rete praticamente inconsistenti e che non ha curato il rinnovo delle
tubature, necessario per garantire acqua buona nelle abitazioni e disincentivare il ricorso
all’acqua in bottiglia.
Vogliamo un modello di gestione pubblico, trasparente ed efficiente dei servizi locali che metta al
centro la qualità del lavoro e del servizio, la partecipazione e il controllo democratico per
garantire a tutti gli abitanti della città accesso all’acqua buona.
Combatteremo con forza contro la nuova holding toscana, l’ultima iniziativa sulla privatizzazione
del servizio idrico che vuole quotare in borsa un bene fondamentale per la vita umana e di nuovo
mettere il profitto davanti ai diritti. Siamo totalmente contrari alla nuova “multiutility” per la
gestione dei servizi pubblici locali, nata in queste settimane e a cui fino ad oggi hanno aderito 66
comuni della Toscana Centrale, governati indistintamente da centrosinistra e centrodestra.
Si prospetta, infatti, così la creazione di una mega società quotata in borsa, che dovrà
sottomettere alle logiche di mercato e alla ricerca del profitto moltissimi servizi che usiamo nella
nostra vita quotidiana. Il primo effetto della nascita di questa mega società sarà quello di privare
ulteriormente i Comuni di qualsiasi vero potere di controllo e di determinazione della qualità dei
servizi e del lavoro. Il secondo effetto sarà l’aumento delle bollette. Oggi, con la crisi economica,
sociale ed energetica in corso, determinata prima della pandemia e poi dalla guerra, avremmo
bisogno di riportare sotto il controllo e la gestione pubblica i servizi locali: assistiamo, invece, a
un attacco senza precedenti ai beni comuni, ai diritti, al mondo del lavoro, al ruolo stesso degli
enti locali che vengono sostituiti di fatto dalla finanza nella gestione di servizi indispensabili ai
cittadini e alla cittadine.
Ci impegniamo ad archiviare una volta per tutte la stagione delle privatizzazioni e della
speculazione finanziaria, per dare vita a una gestione interamente pubblica dei servizi locali.
Avendo come guida esclusivamente l’interesse pubblico, intendiamo riorganizzare la gestione di
questi servizi mettendo al centro la qualità del lavoro e del servizio, la partecipazione e il
controllo democratico, mettendo fine alle lottizzazioni e ai giochi di potere che hanno
caratterizzato le politiche del PD come quelle del centrodestra.
114
comuni interessati ad un percorso di ripubblicizzazione dei servizi. A questo fine il Comune in
quanto socio di ASA Spa si opporrà a che la società sia ulteriormente svuotata attraverso la
cessione di servizi ad altre società, evitando così di ripubblicizzare poi una scatola vuota L’avvio
di un percorso di ripubblicizzazione:
o in sede di commissioni consiliari, identificare nuove forme di gestione del servizio idrico a
livello locale, attraverso società di diritto pubblico senza scopo di lucro;
o contestualmente, istituire un tavolo tecnico al quale invitare rappresentanti del Forum
Italiano dei movimenti per l’acqua, rappresentanti dei lavoratori e lavoratrici di ASA SpA,
rappresentanti aziendali ASA SpA, esperti ed esperte in materia di ripubblicizzazione e di
gestione economico-finanziaria;
o analizzare la possibilità di adattare il modello di gestione di Napoli. Ricadute attese:
riappropriarsi della sovranità pubblica sulla gestione dell’acqua; svincolarsi dagli interessi dei
privati.
● Il riassorbimento dei servizi ceduti a società terze e la limitazione di affidamenti esterni con
l’obiettivo di aumentare le competenze del personale e realizzare un risparmio sul medio
periodo.
● Uno studio di fattibilità a livello di Autorità Idrica Toscana (AIT) che preveda:
o non interruzione del servizio per morosità,
o applicazione di tariffe su base ISEE,
o quota di acqua giornaliera gratuita (50 litri al giorno).
● Il finanziamento delle suddette proposte anche tramite la non distribuzione dei dividendi agli
azionisti, che potranno essere utilizzate per sostegno concreto a soggetti in difficoltà (in crescita
anche nel nostro territorio) e applicazione della tariffa in maniera più equa e puntuale.
● Il monitoraggio dele fontanelle pubbliche con la segnalazione delle chiusure e dei relativi
motivi, integrando quello effettuato da ASA SpA. Ricadute attese: evitare la chiusura selettiva e
discriminatoria dei fontanelli, come già avvenuto in passato, senza alcuna ragione tecnica, per
garantire l’accesso universale all’acqua.
● aumentare il numero delle fontanelle pubbliche presenti in città: almeno uno per ogni
quartiere.
● Fontanelle per acqua di qualità filtrata: incrementare il numero
● fontanelle nelle scuole: incrementare il numero
● progetti per il risparmio e il riuso dell'acqua ai fini industriali e irrigativi
ORTI URBANI
Tra gli esempi virtuosi e le buone pratiche da salvaguardare troviamo l’esperienza degli Orti
Urbani di Via Goito e del Loghino.
Rappresentano una opposizione alla cementificazione; favoriscono percorsi sperimentali di
custodia del bene comune; sostengono l’esperienza di ritorno alla terra come opportunità di
auto-reddito; promuovono l’agricoltura naturale come strumento di autodeterminazione
alimentare e promuovono la salvaguardia del patrimonio agro-alimentare; garantiscono l’uso e la
custodia comunitaria degli spazi, delle acque e degli attrezzi messi a disposizione; innescano
percorsi di inclusione sociale e processi di socializzazione; promuovono stili di vita sobri e solidali;
stimolano e accolgono tutte le forme d’arte e le iniziative in linea con lo spirito del progetto.
115
MARE LIBERO
Il 27 dicembre 2006 il Parlamento ha approvato una legge che obbliga i titolari delle concessioni
a consentire il libero e gratuito accesso e transito per il raggiungimento della battigia, anche al
fine della balneazione. Questa norma a Livorno è puntualmente disattesa, e di fatto i titolari delle
concessioni degli stabilimenti balneari fanno pagare l'accesso contravvenendo alla legge.
I livornesi ormai sono rassegnati, ma è una violazione del diritto di ogni cittadino all'accesso al
mare attraverso una proprietà pubblica.
Si propone che sia garantito il diritto dell'accesso al mare per tutto l'anno, il passaggio sulla riva
del mare nella fascia dei 5 metri previsti dalla legge con l'abbattimento dei muri divisori, l'accesso
gratuito anche attraverso gli stabilimenti balneari alla riva, la creazione di spazi liberi all'interno
delle concessioni dove poter sostare. e infine la possibilità di rendere fruibili gli stabilimenti
balneari a tutti anche l'inverno attraverso la realizzazione di servizi e attività anche in
autogestione.
È necessario inoltre facilitare il raggiungimento degli accessi al mare presenti lungo tutto il
Romito, garantendo dei servizi navetta che effettuino tutte le fermate previste nei punti di
balneazione segnalati con parcheggi di scambio dove i bagnanti potranno lasciare le loro auto.
In particolare, deve essere garantita la possibilità di accesso al mare libero anche alle persone
con disabilità, bambini ed anziani.
In questo quadro va tenuto conto della Direttiva Bolkenstein: sono passati 18 anni da quando è
stata approvata, e invece di progettare una transizione più proficua possibile si è optato per la
strategia dello struzzo, confidando in una sorta di proroga infinita.
Gli stabilimenti balneari rappresentano un servizio richiesto e apprezzato e un motore
economico, e quindi occasione di lavoro, di tutto rispetto: ma è importante anche chiedersi quale
sia la qualità di questo lavoro. Non solo: qual è l’impatto degli stabilimenti balneari sugli
ecosistemi costieri, che è necessario conservare sia per ragioni ambientali, sia per mero interesse
turistico?
In questo quadro è necessario affrontare a fondo le questioni che si pongono con l’applicazione
della direttiva e provare a coglierne le opportunità.
La Direttiva Bolkenstein davvero garantirà i cittadini e le cittadine? Siamo sicuri che la libera
concorrenza possa davvero innalzare la qualità dei servizi resi o tutelare meglio i nostri diritti,
oppure, se non regolamentata e indirizzata possa portare a disastri? Crediamo però che sia
necessario sgombrare il campo da finte questioni, come quella delle multinazionali pronte a
comprarsi il litorale livornese.
Il punto è che in questi 18 anni si sarebbero potuti preparare gli strumenti per affrontare la sfida
e invece non abbiamo fatto niente, approfittando delle proroghe. Crediamo che le
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amministrazioni siano tutte colpevoli di negligenza, anche nei confronti dei balneari: gli operatori
sono stati illusi di poter andare avanti come sempre, quando si sarebbe dovuto aiutarli a fare
investimenti in qualità per prepararsi alle gare.
La Bolkenstein permette di imporre criteri di qualità nelle concessioni e noi proponiamo di
avviare, nel poco tempo che resta, un percorso condiviso che vada in questa direzione, a partire
dal fatto che le spiagge sono un bene comune con un altissimo valore non solo economico ma
anche ambientale: di difesa del territorio, della biodiversità, del paesaggio, di lotta al
cambiamento climatico. Un patrimonio che deve essere utilizzabile e che può dare ricchezza
direttamente e indirettamente a tutta la comunità, ora e nel futuro. Proponiamo di prendere ad
esempio esperienze già in atto sia sul nostro litorale sia nella Versilia, ma anche nel resto
d’Europa: esperienze che dimostrano come si possa fare economia rispettando il lavoro e
l’ambiente.
Crediamo che per dare un vero futuro all’economia del litorale questa discussione non sia più
rinviabile: per un futuro fondato sul turismo di qualità, sul diritto all’accesso, sulla tutela
dell’ambiente e del lavoro.
Allo stesso tempo, il mare deve essere libero, senza padroni e senza barriere, si deve garantire il
rispetto del diritto di accesso e fruizione della spiaggia: gli stabilimenti non possono ostacolarne
l’accesso con cancelli, staccionate o altre barriere.
È arrivato il momento di riorganizzare il sistema delle concessioni demaniali marittime tenendo
conto che le spiagge sono un bene comune: l’Italia deve allinearsi alle normative che impongono
criteri di qualità e di tutela ambientale e i Comuni devono fare la loro parte.
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3.NUOVA URBANISTICA E GIUSTIZIA
CLIMATICA
La nostra priorità è quella di fare di Livorno una città amica dell’ambiente e dell’economia circolare,
con un’azione amministrativa pensata per migliorare la qualità della vita, mitigare gli effetti del
cambiamento climatico, tutelare la salute, l’ambiente, il suolo con la sua biodiversità, consapevoli che
Livorno, grazie alla sua ubicazione tra mare e collina, rappresenta un unicum in tutta la Toscana.
Nonostante la posizione ottima, assume sempre maggiore rilevanza il rischio climatico, del quale
iniziamo già a percepire gli effetti: ondate di calore, siccità, eventi meteorologici estremi, con danni
alla salute, all’economia, e che incidono sia sul nostro benessere che sulle finanze di ogni famiglia.
Per contenere le dimensioni della crisi climatica ed ecologica, alle realtà locali è assegnato un ruolo
importante. Dovranno sviluppare dunque una precisa consapevolezza: che oggi occorre “pensare
globalmente e agire localmente”, sia per le decisioni che competono direttamente alle
Amministrazioni comunali, sia per il ruolo di stimolo che questa dovrà svolgere nell’orientare l’agire dei
cittadini e delle cittadine.
Una battaglia dev’essere combattuta per proteggere le fasce popolari più indifese, essendo queste le
prime a risentire negativamente di trasformazioni che si rendessero inevitabili per far fronte alla crisi,
ove non tenessero conto della necessità di garantire occupazione e reddito: la difesa dell’ambiente
non può essere un lusso.
A Livorno, contrastare il cambiamento climatico significa ridurre le emissioni (mitigazione) e prepararci
ai cambiamenti che comunque avverranno (adattamento). Ed entrambi i principi richiedono un
orizzonte che guardi oltre il mandato elettorale.
Attraverso l’adesione al programma Casa Green, si verificherà la possibilità di definire misure
incentivanti a livello comunale per dare attuazione alla direttiva UE come occasione di riqualificazione
del patrimonio edilizio oltre che abbattimento dell’uso di energia fossile e conseguentemente dei costi
gestionali per gli abitanti-utenti.
È fondamentale la riscrittura dei piani strategici e degli strumenti urbanistici: un Piano d'Azione per
l'Energia Sostenibile che sia linea guida per ogni pianificazione territoriale, il Piano intercomunale di
Area Vasta, necessariamente con Collesalvetti e possibilmente con Pisa, il Piano Strutturale che
contenga l’impedimento a ulteriore consumo di suolo.
E con nuova vita ai quartieri, attraverso il Piano Urbano della Mobilità Sostenibile, il Piano di raccolta
dei rifiuti, il Piano di risanamento acustico, elettromagnetico e dell’amianto, il Piano del porto, il Piano
delle bonifiche, il Piano delle opere emergenziali post alluvione.
Servono altri strumenti da elaborare insieme ai cittadini, i Contratti di fiume per esempio, una forma di
pianificazione partecipata che rimetta i corsi d’acqua al centro del territorio: le pianure e le città sono
nate grazie e intorno ai fiumi portatori di vita, mentre negli ultimi 50 anni sono stati trascurati,
inquinati, nascosti e tombati.
Per noi è prioritaria la vera “rigenerazione urbana”, col recupero e la riqualificazione degli spazi urbani
che abbiano finalità sociali ed ecologiche, che permettano alle comunità di ampliare la socialità,
migliorare l’ambiente, stimolare l’economia. È molto di più della riqualificazione urbana, con interventi
edilizi volti all’efficientamento energetico, che portano occupazione qualificata, col sostegno alle
comunità energetiche rinnovabili e solidali, a partire dagli edifici pubblici, dalle scuole, dalle case
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popolari, con una nuova organizzazione degli spazi cittadini per organizzare una città in cui i servizi
essenziali si trovino a meno di dieci minuti a piedi e la priorità sia data alla mobilità dolce.
Il Piano Urbano della Mobilità Sostenibile (PUMS) dovrà comportare un deciso cambio di rotta, con un
sistema integrato che renda sempre più superfluo il ricorso al mezzo privato, partendo da dati realistici
e dalla consapevolezza che il cambiamento richiesto alla città richiederà tempo e sacrifici.
L’impatto del traffico pesante legato al porto e alle attività industriali, specie ro-ro e traghetti, deve
essere inquadrato e regolato nella strumentazione urbanistica, nel Pums e nel Piano Strutturale,
altrimenti la città si troverà impreparata ad accogliere le nuove direttive europee che fissano limiti più
stringenti sulla qualità dell’aria. Riguardo a questa, come sosteniamo da tempo, è necessario un
monitoraggio più intenso, con nuove centraline di monitoraggio nei quartieri nord, nell’area portuale e
nel centro città, zone in cui, grazie all’associazione Livorno Porto Pulito, ne sono state installate a spese
dei cittadini in relazione ai fumi navali.
Nella nostra amministrazione avrà un peso determinante la Delega alla giustizia climatica e
ambientale; dovrà lavorare in concertazione con gli altri settori dell’amministrazione pianificando in
modo organico il miglioramento della qualità della vita, della salute, dell’ambiente.
In sintesi:
• Realizzare una città a misura di persona, con servizi decentrati in tutti i quartieri, fondata sul
trasporto pubblico, quello ciclabile e pedonale, nella quale i cittadini si muovano in sicurezza
diminuendo il bisogno d’usare l’automobile. Per abbattere inquinamento, emissioni e costi di
trasporto, e rendere la città accessibile, salubre e bella.
• Favorire la produzione di energia fotovoltaica, snellendo le procedure di installazione su tutte le
coperture degli edifici, promuovendo le comunità energetiche solidali affinché anche chi non può
permetterselo possa accedere a forme di energia più economiche e azzerando, ove possibile, i
costi delle pratiche burocratiche comunali.
• Creazione una mappatura dei venti con la collaborazione di Enti di ricerca, per individuare le aree
per gli impianti eolici cercando finanziamenti pubblici o privati.
• Promuovereprotocolli di intesa con gli operatori dell’industria privata per favorire insediamenti
produttivi a energia pulita, con sconti sulle imposte comunali a chi investe nelle rinnovabili,.
• Istituire un ufficio dedicato alle misure di contrasto al cambiamento climatico, che intercetti ogni
forma di finanziamento dedicato (tipo Progetti ADAPT) per ridurre l’effetto isola di calore in città
sia attraverso un piano di riforestazione urbana, sia attraverso l’aumento della riflettività delle
superfici di copertura degli edifici e delle strade.
• Proteggere il patrimonio forestale, le aree umide, la costa, e tutelare la biodiversità, difendendo il
territorio dall'attacco delle mire cementificatrici.
• Creare nuovi spazi per gli animali sia quelli selvatici sia quelli che vivono in nostra compagnia.
CURARE IL TERRITORIO
Curare il territorio significa proteggerlo, farlo crescere e sviluppare in modo corretto ed equilibrato,
preservandone le caratteristiche peculiari.
Durante la pandemia a causa del blocco di molte attività la qualità ambientale si è rivelata nella sua
pienezza, acque pulite, mare cristallino, quiete, esplosione di colori e verde urbano, azzeramento
dell’inquinamento e questo ci ha dato la possibilità di immaginare una città più connessa, più aperta e
integrata nel contesto territoriale più ampio in cui le persone si muovono, lavorano, vivono.
La cura come criterio al centro del governo del territorio fa sì che le persone siano direttamente
coinvolte nella difesa dell’ambiente, nei luoghi e nei quartieri in cui abitano, lavorano, e che
l'amministrazione comunale sia parte attiva nella messa a punto di pratiche di governo del territorio
innovative, improntate all’inclusione, cooperazione, collaborazione. Per questo serve sviluppare una
119
visione del territorio consapevole e competente per un uso equilibrato e sapiente delle risorse.
Fenomeni climatici intensi come l’alluvione, il vento forte o le mareggiate hanno messo in luce la
fragilità della nostra costa, mentre il piano delle opere del Genio Civile per i lavori sulle foci dei fiumi
rio Maggiore e rio Ardenza è in ritardo di anni rispetto al cronoprogramma. I lavori fatti dalla Regione e
dall'amministrazione hanno operato, se mai arriveranno ad una conclusione, in chiave difensiva, si
sono cementificati gli alvei e costruiti muri sempre più alti deforestando, anche gli interventi di
ripascimento con pietrame di grossa pezzatura hanno provocato danni alle spiaggette naturali
esistenti.
Occorrono scelte urbanistiche per migliorare la situazione del sistema costiero, tutelare il sistema
vegetazionale del lungomare e delle sue attrezzature attraverso una precisa strategia improntata alla
riqualificazione pubblica e alla sostenibilità ambientale, alla conservazione degli habitat marini
protetti, alla deplastificazione del mare, allo sviluppo di attività compatibili e accessibili liberamente.
In sintesi:
• Ridurre la privatizzazione del litorale labronico e ampliare la possibilità di utilizzo pubblico della
costa trasformando tutte le concessioni da permanenti a temporanee e stagionali
• Regolamentare e controllare la pesca sportiva e non in modo che non rechi danno al fragile
ambiente marino
• Stabilire tempi e modi certi per impedire che le “carrette del mare” di ogni tipo possano arrivare
nel porto di Livorno, anche con azioni forti nei confronti dell’Autorità di Sistema Portuale e
ordinanze a tutela della salute pubblica
• Curare le aree ripariali dei nostri rii lasciando che essi abbiano la possibilità di scorrere in una fascia
di territorio più ampia, libera e rinaturalizzata, in modo da rallentarne la velocità e aumentarne la
permeabilità e quindi creare corridoi ambientali e di sicurezza per tutti
• Realizzazione di una strada pubblica di collegamento tra Via Edda Fagni ed il Faro affinché questo
diventi un monumento visitabile liberamente
• Concertazione con gli assegnatari della concessione del Porto Mediceo affinché siano rispettate le
mura storiche anche attraverso l’allargamento a mare della banchina per poter creare un franco
verde di valorizzazione del monumento
• Rinfuzionalizzazione completa dell’area del Forte di Bocca e del Molo Colosimo con la
razionalizzazione dei rimessaggi e la realizzazione di strade di accesso alberate e verdi che
mitighino la natura artigianale-industriale dell’area
• Stop al consumo di suolo e alla cementificazione di aree verdi e preservazione delle aree libere e
semilibere
• Realizzazione di uno studio per la promozione dell’uso di piccole imbarcazioni elettriche e
l’incentivazione del loro accesso nelle aree marine protette, coinvolgendo l’università e i poli di
ricerca locali (modello Plitvice)
• Stop alla nuova Variante Urbanistica del Puntone del Vallino e stop alla cementificazione di ampie
aree rurali e boschive davanti al Cisternino di Pian di Rota
• Realizzazione di percorsi di trekking mappati e ben segnalati (modello Canarie) per la riscoperta
delle nostre colline
Ci sono diversi aspetti che devono essere affrontati nella gestione del territorio: il rapporto tra
sviluppo portuale e sicurezza ambientale marina e terrestre, difficoltà per la cittadinanza di avere
informazioni sullo stato di avanzamento delle bonifiche, solamente un 10% di tutti i siti con procedura
di bonifica o messa in sicurezza in atto, all’interno del SIR 12 siti esclusi dalla bonifica. La bonifica è uno
di quei temi di governance su cui basare il Piano Strutturale per limitare il consumo di nuovo suolo, per
risanare le aree di porto-città, per creare nuove opportunità di riconversione in chiave di transizione
ecologica per il nostro territorio.
Un altro grande capitolo della questione di cura territoriale riguarda tutte le aree, edifici, manufatti
inutilizzati, dismessi, sottoutilizzati che possono essere riconvertiti e che costituiscono un fattore
chiave per lo sviluppo economico del nostro territorio in modo sostenibile, si può dare spazi per
esigenze diverse, coinvolgendo i soggetti proprietari, gestori, senza impattare sul suolo libero e quindi
mettendo in pratica una crescita rispettosa e più lungimirante.
In sintesi:
• Creazione di un tavolo per la bonifica dei siti cittadini con creazione di una pagina istituzionale
dedicata con contatore e percentuali di avanzamento
• Definizione delle funzionalità che si vogliono realizzare nell’area che sarà abbandonata con la
delocalizzazione del depuratore
• Grande piano di razionalizzazione dell’area Ex Richard Ginori con la realizzazione di un grande
Parco Nord utile alla mitigazione di suoni, polveri e fumi inquinanti provenienti dalle limitrofe aree
portuali
• Piano di razionalizzazione dei piazzali con possibilità di creare nuova industria o silos di stoccaggio
auto in altezza, diminuendo il consumo di suolo
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ritiene sia fondamentale verificare con il Genio Civile la disponibilità dei fondi necessari al
completamento delle opere summenzionate ed in caso contrario, adottare i più opportuni
provvedimenti di rifinanziamento/reperimento fondi.
Ricordando poi che la sicurezza della cittadinanza a fronte di forti eventi meteorologici dipende anche
dal monitoraggio dei livelli dei corsi d’acqua (non solo delle piogge quindi), si proporrà al Genio Civile,
cosa già fatta da anni dal Comitato Alluvionati di Livorno, di installare in punti significativi degli stessi
corsi d’acqua alcuni idrometri automatici, autoalimentati e collegati in rete con la Protezione Civile. La
cosa, assieme alle segnalazioni provenienti in tempo reale dalle Stazioni Meteo del Corbolone
(Ugione), Valle Benedetta (Rio Maggiore) e Gabbro (Rio Ardenza) consentirà di monitorare al meglio
eventuali situazioni di pericolo per le aree di maggior rischio.
Durante il fenomeno alluvionale del settembre 2017, si è avuta la dimostrazione che i richiami accorati
dei progettisti idraulici intervenuti ad inizio anni ’90 e nel 2005 a tener puliti i corsi d’acqua e le loro
sponde erano stati assolutamente corretti (quanto poco ascoltati).
La notevole pendenza nel tratto collinare dei corsi d’acqua che poi alimentano i rii cittadini e le loro
sponde con assenza totale di manutenzione hanno fatto sì che quella notte un’impressionante
quantità di tronchi, rami, cespugli, erba e fango si siano precipitati verso valle trovando nella
limitatezza dei ponti un insormontabile ostacolo al fluire della piena verso il mare.
Verifiche informali effettuate negli anni a seguire con rappresentanti degli enti preposti alla pulizia e
polizia idraulica di tali rii hanno dimostrato come il problema richiedesse senza dubbio maggiore
attenzione e la definizione tra Genio Civile e Comune di un tavolo di confronto ed iniziative concrete.
Le forti piogge del novembre 2023 e la frana di alcune sponde già compromesse per incuria e scarsa
attenzione hanno riportato l’argomento a dover essere considerato prioritario.
È nostra intenzione che all’interno della Commissione competente venga istituito un tavolo
permanente di confronto trimestrale/semestrale tra Comune, Genio Civile e Consorzio di Bonifica le
cui decisioni verranno rese disponibili alla cittadinanza.
In sintesi:
• Ripristino delle opere idriche vecchie e nuove, danneggiate (sponde armate, briglie, etc.)
• Realizzazione di rete di idrometri automatici connessi a Protezione Civile
• Studio per la realizzazione di altoparlanti lungo i rii, ampliabili alla costa, per l’emissione di
messaggi automatici di avviso di pericolo (modello Giappone) integrative dell’Alert System
• Riunioni periodiche tri/semestrali tra gli enti responsabili della manutenzione del corso dei rii.
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sono già ubicate funzionalità strettamente intrecciate con le attività portuali. È una direttrice
favorita dalla dotazione infrastrutturale, lo stesso canale potrebbe diventare un’arteria di
scorrimento tra le banchine e la logistica retrostante, utilizzabile fino a Pontedera. Potrebbe
agevolmente far fronte alle richieste che non potessero trovar soluzione nelle aree dismesse
Ma anche col Comune di Pisa gli interessi comuni sono già presenti su numerosi fronti: dalla
maggior sinergia tra porto e aeroporto, al trasporto pubblico e pendolare, dal decentramento di
sedi universitarie all’armonizzazione dei servizi sanitari, dalle residenze per gli studenti all’uso
condiviso d’un vasto comprensorio balneare.
Occorre dunque cambiare approccio e abbandonare ogni tentazione autoreferenziale
d’autosufficienza.
Appare urgente allora mettere in campo politiche coordinate e progetti condivisi, che abbiano
lo sbocco più naturale in una pianificazione unificata, concretizzando una visione urbanistica
che traccia il percorso verso l’area metropolitana della costa.
Grazie al doppio binario Piano Strutturale/Piano Operativo (PO) è possibile cancellare gli interventi non
attuati dopo i 5 anni o 10 anni di valenza dei piani particolareggiati senza che i privati possano fare
ricorsi contro l’amministrazione.
Il PS adottato prevede 34.000 mq di nuovo consumo di suolo al Nuovo Centro, i 13.700 mq della Porta
a Mare, che potevano essere stralciati, poiché il piano era scaduto da oltre 10 anni e le previsioni
erano scadute.
Il PS deve garantire l’unitarietà della pianificazione, per fare in modo che tutte le parti interessate
siano coinvolte e possano partecipare, per evitare che strumenti settoriali, masterplan e varianti
separate vadano ad approvare interventi, senza che tutte le parti interessate e i territori siano al
centro della pianificazione in modo coordinato. Secondo noi il PS è lo strumento che può garantire
questa coerenza e compresenza di tutti gli interessi.
Si allarga il territorio urbanizzabile di 133 ettari di aree libere, pari a 220 campi di calcio che si
aggiungono all’edificato e vengono tolti alla campagna, lo scempio del territorio non è più accettabile
né è più perpetrabile.
Sono previsti quasi 1milione e 200mila mq di nuovo consumo di suolo, di cui ben 160mila in zone
agricole, ovvero la zona di Vallin Buio, con 123mila nuovi mq di impianti industriali, a ridosso del parco
e della zona di pregio del Cisternino Pian di Rota. L’attuale PS è una sommatoria di interventi dei
privati proprietari dei terreni.
In sintesi:
IL PS APPROVATO E VIGENTE
Nel 1980 l’urbanista Italo Insolera con il suo PRG di Livorno metteva in relazione previsioni
urbanistiche con un’analisi politica delle dinamiche sociali ed economiche, ed è questa la strada
maestra da seguire, studiare il passato per non commettere gli stessi errori.
Il PS approvato nel 2019 contiene studi conoscitivi, analisi mirate a definire obiettivi strategici per la
città, la sua economia, l’ambiente, il suo ruolo pertanto occorre ripartire da quello per poter elaborare
un Piano Operativo corretto e rispettoso
In sintesi:
• rilanciare in toto il Piano Strutturale 2019, improntato alla sostenibilità e alla messa in sicurezza del
territorio già a cemento zero, ad oggi l’unico PS approvato e vigente
• aggiornare la parte strategica sulla base della situazione economica e sociale attualizzata e su una
reale partecipazione
• maggiore impulso alla normativa strategica su trasformazioni edilizie – sostituzione – con
diminuzione/azzeramento degli oneri per chi ristruttura o sostituisce edifici senza cementificare
nuovo suolo
• eliminare le previsioni di nuova costruzione non attuate
• partire dagli spazi liberi e dalla ricucitura urbana tramite pianificazione che mantenga terreni
agricoli, paesaggio collinare e boschivo, aree fluviali, tramite interventi di conservazione e
riqualificazione ambientale, di cura della città e del verde
• risolvere il mancato collegamento della Porta a Terra con la città, rivedere completamente il
Nuovo Centro per alleggerire la pressione sul centro, destinare la Porta a Mare a polo per le
funzioni nautiche
• creare percorsi di partecipazione che portino alla co-progettazione tra quartieri e comune degli
spazi già urbanizzati
• impedire le demolizioni del patrimonio storico pubblico e di beni comuni
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● prevedere interventi certi per evitare l'esposizione all’inquinamento delle crociere
● prevedere misure per la salvaguardia della qualità del mare e delle acque e dell’aria dall’impatto
portuale e delle attività cantieristiche sulla città,
● imporre misure obbligatorie per scarichi e depurazione.
● mantenere le aree agricole e boscate
● diminuire il traffico veicolare e gli impatti sulla salute
● tenere in primo piano l'incidenza tumori più alta della Toscana e prevedere misure adeguate per
riparare la popolazione dall'esposizione a fonti nocive per la salute
126
bassi rispetto a quelli di mercato per medio-lunghiperiodi, usufruendo di incentivi per manutenzione e
adeguamento impiantistico.
In questo modo si potrebbe rispondere ai bisogni di quella fascia di popolazione, con redditi medi e
bassi, che non ha i requisiti per accedere all’edilizia residenziale pubblica, ma fatica a trovare casa ai
prezzi a libero mercato.
Per quanto riguarda il patrimonio sfitto in mano a grandi enti e società, come Inps o banche, occorre
acquisire dati precisi, a volte si tratta di interi palazzi. Il PS deve individuare questi edifici e agire a livello
urbanistico sulle destinazioni d’uso (competenza del POC) e sul diritto di prelazione - con normativa
urbanistica apposita- per l’acquisizione al patrimonio pubblico, in caso di aste pubbliche. In molti casi si
tratta di immobili e unità non più a norma, che i soggetti privati preferiscono vendere, invece che
mantenere e mettere a reddito.
Il PS tramite il POC ha il potere di agire sulle destinazioni d’uso, prevedere un mix di funzioni nei
quartieri abitati che contempli sempre una quota di edilizia residenziale pubblica, in questo modo si
creano le condizioni per favorire il diritto alla casa e abbassare i prezzi, favorire il mercato degli affitti.
Un altro strumento importante è l’inserimento nel PS di procedure agevolate per la trasformazione
urbanistica finalizzata all’edilizia residenziale pubblica.
Gli standard urbanistici sono un ulteriore strumento per mantenere il livello di servizi pubblici e
prevedere una quota di edilizia pubblica e sociale.
La riqualificazione energetica del patrimonio Erp è un ulteriore incentivo per aumentare gli alloggi
pubblici con una loro riqualificazione.
Sono immobili da attenzionare tutti quegli immobili inseriti nel Piano delle alienazioni e destinati ad uso
diverso nel caso di vendita a soggetti privati. In primis serve non procedere alla vendita di immobili
come Villa Morazzana, Casa Firenze, e in secondo luogo serve vincolare le eventuali alienazioni al
mantenimento della destinazione d’uso residenziale pubblica nella normativa urbanistica, in modo da
avere comunque un risultato di pubblica utilità.
Il Piano casa dovrà fare un’attenta ricognizione con Casalp dello stato di conservazione di tutto il
patrimonio Erp, che attualmente versa in condizioni di degrado e stabilire strumenti e risorse per la sua
riqualificazione.
Inoltre considerata la scarsità di risorse pubbliche comunque da incrementare, occorre verificare la
possibilità di realizzare rapporti di collaborazione e cooperazione con i privati sia per realizzare nuovi
alloggi, sia per il recupero del patrimonio edilizio esistente.
Il fenomeno dell’Airbnb ha messo in crisi l’affitto a medio-lungo termine, fattore chiave per uno sviluppo
economico, culturale e professionale delle persone, che faticano a trovare alloggi di qualità in affitto per
esigenze lavorative e formative. In alcune città più grandi si parla addirittura di “Airbnbificazione”, su
questo fenomeno serve uno studio specifico che analizzi i dati reali relativi agli alloggi, alla loro
distribuzione e una valutazione sugli effetti sulla residenza stabile e sul sistema di funzioni ricettive
alberghiere.
127
Occorre mappare tutte le risorse pubbliche, compreso il demanio marittimo, l’accessibilità, i servizi, lo
stato di degrado, per definire gli interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria per tutto il tratto
di costa, i giardini, le discese, l’arredo, le barriere architettoniche.
Occorrerà un programma di interventi per riqualificare il comparto di piazza Grande/via Grande, e tutte
le aree circostanti, ripensandone l’uso al fine d’agevolare la mobilità collettiva e renderlo uno spazio
ricco di funzionalità tra loro integrate. Le belle pavimentazioni dei portici, con le pregiate palladiane, e le
lanterne originali dovranno essere conservate e restaurate, modificando gli esiti scellerati del concorso
di progettazione bandito dalla Amministrazione uscente e apportando le idonee varianti al contratto
d’appalto sottoscritto. Tutto ciò in un contesto d’interventi più generali, che prevedano nuovi cavedi per
i sottoservizi, la pulizia dei rivestimenti in pietra, la manutenzione delle murature, il miglioramento degli
arredi e dei negozi, con l’accordo e la partecipazione di tutti i soggetti interessati, proprietà privata e
commercianti.
Serve una segnaletica turistica e commerciale nuova, e l’abbattimento delle barriere architettoniche.
Uno studio particolare andrà focalizzato sul porto storico, oggetto di concessione ad Azimut, per
verificarne l’inquadramento storico e urbanistico-architettonico in collaborazione con la Sovrintendenza
e il Demanio marittimo, in coerenza col progetto ministeriale approvato nel 2008 e mai attuato dagli
enti territoriali.
Al Cisternino dovrà essere restituita la funzione di Urban Center, centro di urbanistica partecipata.
Occorre riprendere il lavoro già avviato sul federalismo demaniale, la riqualificazione dele caserme e dei
beni demaniali in disuso, col riuso di palazzo Picchetto, Villa Morazzana, casa Firenze, il Polo tecnologico
di Forte San Pietro
Coi progetti di riuso del patrimonio pubblico non utilizzato, includendovi anche chioschi e
edicole,dovranno nascerenuovi Centri di quartiere, biblioteche, centri di riciclo e riuso, officine di
riparazione e prestito strumenti, ulteriori servizi. Sarà utilizzato lo strumento dello Sportello per il
patrimonio pubblico, un ufficio aperto al pubblico destinato alla conoscenza e alla valorizzazione.
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Il Piano delle aree sportive –la Cittadella dello sport
Livorno possiede un’ampia dotazione di impianti per lo sport. Pochi a gestione comunale come il
Camposcuola, lo Stadio comunale, tanti dati in gestione a società sportive e privati. Numerose
attrezzature sono poste all’interno degli istituti scolastici.
Vista l’importanza strategica, il PS dovrà contenere una ricognizione degliimpianti esistenti, dellostato di
conservazione, delle necessità di adeguamento in modo da individuare progetti d’efficientamento su
ampia scala evitandoche l’abbandono dell’esistente porti alla necessità di nuove strutture.
Tra quelli da riqualificare e rilanciare sono il complesso dell’ippodromo con lo Junior club, l’ex albergo
Atleti, villa Letizia e il Parco della Ceschina, ilcomparto di via Allende, lo Stadio e il Camposcuola, il
complesso della Bastia, il golf in Banditella.
Occorre accertaree monitorare la rete degli impianti di quartiere in concessione al privato, le
attrezzature nei parchi pubblici, mettere a norma l’impiantistica scolastica, riqualificare il sistema
costituito daiCircoli nautici, le scuole di vela e le spiagge, in coordinamento con il demanio competente.
L’obiettivo è creare le condizioni per una gestione internalizzata di ogni struttura.Un esempio su tutti,
l’ippodromo, che dovrà diventare un’oasi di verde da riaprire alla città tutto l’anno.
Al suo interno potranno trovare spazio molteplici interventi coordinati dalla regia pubblica, con
l’obiettivo di recuperare il controllo comunale e facilitarne l’uso alla città.
Come in molte città medie anche a Livorno s’è sviluppato il fenomeno degli affitti brevi o stagionali.
Airbnb, un progetto nato per la condivisione e lo scambio di case, si è trasformato in un fenomeno
commerciale globale.
Le strutture alberghiere e ricettive nel nostro territorio sono poco valorizzate, nonostante le notevoli
potenzialità legate alla presenza del porto, alla villeggiatura al mare, al parco collinare, al benessere
climatico, al soggiorno curativo.
Sul piano urbanistico servono indirizzi chiari per ampliare e valorizzare l’offerta di strutture ricettive e
alberghiere, elevandone il livello della qualità, dell’offerta di servizi, della promozione turistica.
Regolando e controllando gli effetti degli affitti brevi e stagionali.
Il Piano particolareggiato del Picchianti è stato elaborato nel 1978, poi variato nel 1997. Necessita
d’esser rinnovato per evitare il fallimento di molte attività e per orientare la sua trasformazione.
Evitando quelleattività dannose del genere sale scommesse, o per varianti improvvisate com’è avvenuto
per la SVS nel 2014.
A causa del mancato cambio di destinazione d’uso stiamo perdendo occasioni di investimento sul nostro
territorio. Un rinnovato piano urbanistico dovrà sostenere e favorire le attività esistenti
integrandoviulteriori servizi e utilità, come la riqualificazione energetica, i collegamenti, il risanamento
ambientale, la messa in sicurezza.
Al fine di migliorare la qualità della vita,una parte essenziale della nostra proposta è anche
lavastapiantagione di alberi a partire dai viali cittadini, specialmente quelli ad alto scorrimento. Gli spazi
ancora non cementificati dovranno essere trasformati in parchi pubblici: in ogni quartiere le persone di
ogni età devono poter giocare, camminare, incontrarsi, mangiare in compagnia all’aperto, sviluppare
socialità, intergenerazionalità, interculturalità, rapporto con gli animali…
Così come le infrastrutture per la mobilità, anche il verde urbano ha bisogno di manutenzione: gli
investimenti degli ultimi anni non sono sufficienti e non sono mirati alla multifunzionalità: noi vogliamo
adottare questo come criterio principale di gestione.
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Tra gli interventi per le persone occorre una guida cittadina - consultabile online - degli spazi verdi di
quartiere con orari, servizi, attrezzature presenti.
Sul tema dell'agricoltura urbana siamo a zero, nel senso che dal 1995 èadottata una visione ormai
obsoleta che relega la presenza agricola in cittàsu un piano di inferiorità rispetto al costruito: si limita ai
cosiddetti orti sociali e alla politica degli annessi per il tempo libero.
Nessun censimento di aree agricole urbane, mentre sappiamo che i quartieri sono ricchi di orti e terreni
ex coltivi, che nelle zone collinari sud la produzione agricola seppur limitata presenta prodotti tipici
come baccelli, pomodori, erbe e bietole, i frutteti di limone, albicocche, pesche sono ben presenti, e vi è
la produzione di olio. A causa di una lettura, spesso distorta e tutta improntata all'edilizia, abbiamo
dimenticato la vocazione agricola che caratterizza il nostro territorio, una vocazione da studiare
storicamente, recuperare, con la partecipazione degli addetti al settore, degli agricoltori, della
cittadinanza, degli abitanti dei quartieri, delle attività collegate, delle scuole…
Lo stesso mercato ortofrutticolo costituisce una risorsa fondamentale da valorizzare.
Una sfida che del resto già Insolera aveva individuato con la previsione di parchi agricoli intorno alla
città, che intendiamo riprendere e attuare. Il piano alienazioni dovrà essere rivisto per valorizzare le ex
tenute comunali e i poderi, si pensi a Villa Morazzana, mantenendovi l'agricoltura.
131
UNA NUOVA CONCEZIONE DEL PIANO OPERATIVO COME STRUMENTO DI
PROGRAMMAZIONE
Da questi dati emerge un quadro critico e preoccupante che va totalmente rivisto e riorientato
verso il recupero e la riqualificazione edilizia, energetica del patrimonio edilizio esistente, la
rigenerazione urbana, la tutela ambientale, la dotazione di servizi per i quartieri, il trasporto
pubblico, la mobilità ciclabile e pedonale a servizio delle funzioni urbane e dei quartieri, la
riorganizzazione della rete viaria urbana, l’accessibilità e l’eliminazione di barriere
architettoniche, i beni comuni, la rivitalizzazione commerciale del commercio di vicinato, della
ristorazione, dell’artigianato di servizio, dei mercati rionali, delle attrezzature sportive, dell’erp
edilizia pubblica.
Il Piano Operativo dovrà essere collegato con il Bilancio partecipato opere pubbliche (vedi
Partecipazione) e in generale tutta la parte di condivisione e ricezione delle proposte e di
collaborazione con gli abitanti e i soggetti portatori d’interessi.
DARSENA EUROPA
La Darsena Europa è inserita nel Piano Strutturale e nel Piano Portuale. Nell’arco di dieci anni ha
subito diverse rimodulazioni, il progetto pianificato ha quindi subito variazioni nella dimensione,
nelle aree da bonificare, nella dimensione delle dighe e delle colmate. In primo luogo, occorre
che la pianificazione urbanistica illustri in modo chiaro e trasparente il progetto attuale, con i
suoi dati dimensionali, impatti su ambiente e persone, ricadute occupazionali. Il progetto ha
avuto il parere positivo del MIT con valutazione impatto ambientale che si è conclusa nel 2024.
Le principali criticità rilevate riguardano l’impatto ambientale e le ricadute occupazionali,
l’inserimento territoriale e di area vasta, il dimensionamento a mare, gli impatti sulla qualità
dell’aria a causa del forte aumento previsto di traffico pesante e marittimo, effetti sulla linea di
costa, effetti sull’inquinamento delle acque marine, effetti sulla foce dello scolmatore.
Obiettivi:
● potenziamento dello scalo con una nuova Darsena Europa
● ridimensionamento dell’opera
● adozione di un progetto rivisitato, in versione ridotta (light), che abbia un minor impatto
ambientale, consenta di consolidare i traffici durante l’esecuzione, agevoli il reperimento delle
risorse finanziarie necessarie e riduca i tempi di realizzazione
● coinvolgimento del comune nella fase di fattibilità, coinvolgimento cittadini, società civile
attiva
STAZIONE MARITTIMA
Il progetto relativo all’UTOE denominata “stazione marittima” è frutto del piano strutturale del
1997, come concezione urbanistica. Il piano del porto ha sviluppato un progetto definitivo
attraverso una gara di project financing, progetto che si è sviluppato tutto all’interno
dell’Autorità di Sistema Portuale, attraverso un dibattito pubblico e un protocollo con il Comune.
135
Il luogo di cerniera è di estrema complessità, lì insistono ad oggi una serie di problematiche quali:
accesso al varco portuale, parcheggi residenti, connessioni con la Venezia, cavalcavia ad impatto
sulla Fortezza Vecchia, riduzione dell’area di mercatino americano, presenza di strutture culturali
- port center e museo delle navi - cinta muraria storica, ferrovia dismessa, magazzini generali
storici, depuratore cittadino, attività portuali miste, scali pax, il silos grani.
Negli ultimi anni l’aumento del traffico pax e crociere provoca un impatto sulla qualità dell’aria
notevole, che costringe molti a chiudere le finestre a causa del forte inquinamento dell’aria.
Obiettivi:
● valutare e aggiornare il progetto approvato ormai da diversi anni
● conoscere gli impatti su aria, mare, salute, rumore etc..
● conoscere l’ecosostenibilità prevista dal progetto
● valutare la fattibilità dell’opera
● definire percorso di revisione e valutazione attraverso la partecipazione dei cittadini al
progetto e alle scelte di ridisegno urbano
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TERME DEL CORALLO
Occorre dare seguito al crono-programma che era stato presentato dalla giunta M5S. Dovranno
essere sviluppati i progetti definitivi di questi interventi (che sono 10) tra i quali c’è appunto
anche il salone della mescita. Una volta presentati i progetti definitivi sarà possibile avviare una
procedura di gara, e considerando il tempo necessario per le varie proroghe, a luglio si dovrebbe
giungere alla progettazione, dopodiché potrà essere predisposta la gara con 2-3 mesi per essere
espletata è aggiudicata, arrivando così a fine anno. E’ necessario dare seguito e termine ai lavori
avviati.
Dovrà essere impedita la cementificazione dell’area con la scelta per il nuovo impianto sportivo
di un’area diversa già urbanizzata. Per questo vi sono proposte alternative già strutturate come
quella delle ex serre Labro-garden, su cui il Piano Particolareggiato prevedeva già le attrezzature
sportive.
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LEVANTE
Dovranno essere annullate le nuove edificazioni residenziali e terziarie commerciali non più in
linea con i dati oggettivi riguardanti l’evoluzione demografica e con il rischio idraulico. Si dovrà
realizzare un nuovo progetto di riqualificazione ambientale e urbanistica in grado di sviluppare
un’economia legata all’ambiente, al turismo ambientale, alla creazione di parchi pubblici e di
servizi alla popolazione, di connettivi ciclabili, di recupero delle strutture poderali esistenti, di
creazione di nuova cintura verde.
FORTEZZA NUOVA
Con la concessione ad una società privata da parte del Demanio la Fortezza ha modificato il suo
utilizzo ed è divenuta un luogo per eventi e ristorazione, a discapito della funzione culturale e di
parco pubblico. La cittadinanza è estromessa da qualsiasi tipo di processo decisionale e l’area
138
resta chiusa per molti periodi in base alle esigenze del gestore. Il Comune per suo conto ha
rinunciato a qualsiasi diritto di prelazione sul bene in nome di un mero risparmio economico - 10
mila euro annue - e di una incapacità di immaginare una progettualità e un modello di gestione a
trazione pubblica.
Quali sono le priorità:
- elaborazione di un progetto di valorizzazione e restauro del bene da parte di AC e
Soprintendenza e Demanio, al di là della concessione che riguarda la gestione, e non ha
competenze sul restauro
- restituire al bene il valore di bene culturale architettonico-storico e archeologico tramite il
suo restauro e riuso
- adempiere agli obiettivi della costituzione e del codice urbani in merito alla tutela e allo
sviluppo della cultura e della ricerca scientifica
- cura del verde
- garantire l’uso pubblico e l’accessibilità a residenti e fruitori
139
attrezzature pubbliche, del centro storico e del sistema commerciale, dei borghi storici e del loro
tessuto urbano.
Occorre potenziare il trasporto pubblico all’interno della città consolidata e del centro storico
rispetto alle tipologie di sezione stradale e di localizzazione delle infrastrutture alle varie scale, di
quartiere, urbana, sovra-urbana e all’organizzazione dei tempi e degli orari della città e sulle
destinazioni d’uso.
Occorre incrementare la vivibilità del centro storico e dei quartieri storici e consolidati attraverso
interventi sistematici e non una tantum, su spazi pubblici e dotazione di parcheggi.
Occorre un piano speciale per il quartiere Venezia che affronti in modo sistematico e integrato -
recupero immagine storica, tutela beni culturali, parcheggi residenti, verde pubblico, commercio
e artigianato di servizio, impatto fumi navali, impatto bus turistici e eventi.
Occorre prevedere tra le grandi opere utili una carta di tutela dei beni storici e culturali e
paesaggistici presenti sul territorio per una loro reale conservazione e valorizzazione senza che
ciò provochi demolizioni, degrado, distruzione, rimpalli di competenza, mancanza di risorse.
Occorre un piano diffuso di intervento di riqualificazione sullo spazio pubblico urbano e sul suo
valore di connettivo sociale e di valore aggiunto sulle attività economiche presenti all’interno dei
quartieri.
Gli spazi urbani della città appaiono trascurati, manca una visione innovativa e una progettazione
competente e significativa. Riteniamo ci sia necessità di un approccio progettuale di design e
innovazione -la Regola della Trasgressione- da applicare alla città, in controtendenza rispetto alla
disneyzzazione in cui viviamo ormai immersi, città dove la qualità dell’aria, il paesaggio sonoro,
l’arredo urbano, l’arte pubblica contribuirebbero a migliorare la vita degli abitanti e dei
visitatori. E’ necessario coordinare progettisti intellettuali creatori di realtà, oggi come nella
storia, per rendere attrattiva e umana la nostra città nel rispetto della natura e della collettività.
1. Proposte puntuali
● Nuovo Parco tra Corea e Shanghai: verrà costruita un'area dedicata ai più piccoli e una
struttura con giochi inclusivi per disabili;
● Nuovo progetto Piazza Colonnella;
● Nuovo progetto Tempio degli Olandesi;
● Progetto per Largo Fratelli Rosselli;
● Manutenzione piste ciclabili esistenti: migliorare il manto stradale, la segnaletica orizzontale e
verticale, l’illuminazione, in tutti i percorsi ciclabili,quali piste, strade ciclabili e loro intersezioni
con la viabilità generale;
● Manutenzione costa: migliorare e aumentare gli accessi al mare manutenzione e decoro
spiagge libere, manutenzione paramenti, rendere fruibili alla pubblica utilità i moletti esistenti;
● Nuova terrazza rotonda di Ardenza;
● Nuova Piazza della Repubblica: valorizzazione del sistema di canalizzazione presente sotto la
piazza;
● Completamento lungomare e largo Bellavista: completamento della pavimentazione e
passerella di collegamento porta a mare - Scali Novi Lena;
● Inserimento di tavolini per scacchi, dama, ping pong, biliardino ed altri giochi nei parchi
cittadini;
● Asse Scali delle Cantine: nuova sistemazione slargo Garibaldi + Nuova rotatoria Solferino.
140
Nuovi marciapiedi:
● da Villa S.Giorgio a Piazza delle Carrozze;
● da Piazza delle Carrozze al Santuario di Montenero (“marciapiede del
pellegrino”); (Questi interventi derivano dall’esigenza di collegare il
Santuario di Montenero alla città, emersa durante le camminate di
quartiere a Montenero, attraverso le richieste dei cittadini);
● Nuova realizzazione svincolo uscita dalla variante - Villa S.Giorgi;.
● Piazza Damiano Chiesa: nuova area pedonale + arredi;
● Spartitraffico rialzati Viale Italia/Viale Antignano e attraversamenti pedonali
colorati: finalizzati a privilegiare e aumentare la sicurezza ciclo- pedonale
(d.GC.302 - 16/10/2018);
● Progetto di riqualificazione del Viale Carducci: dal Cisternone alla Stazione, con
pavimentazione, arredi, panchine ecc.;
● Progetto “Livorno Porta Sud”-Riqualificazione Area Metamare;
● Nuova pavimentazione inclusiva lungomare tratto Accademia/Bagni Lido eTre Ponti/Largo
Nembo;
● Completamento nuova pavimentazione Largo Fattori (c/o Cisternino).
Manutenzione strade
Per garantire un livello di manutenzione minimo sufficiente per le strade, piste ciclabili e
marciapiedi, la manutenzione straordinaria dovrebbe riguardare circa il 10% delle strade totali,
permettendo il rinnovo di ogni singola strada ogni 10/15 anni, con un notevole risparmio sulla
manutenzione. In base all’esperienza tecnica maturata nel corso di questo mandato, è stato
appurato che per garantire un livello di manutenzione sufficiente per le strade, sia necessario un
investimento di almeno
2.000.000. Sarà un obiettivo specifico quello di investire tutte le risorse introitate con le sanzioni
stradali per finanziare interventi di messa in sicurezza delle infrastrutture stradali (carreggiate,
piste ciclabili e marciapiedi, piste ciclabili, segnaletica etc.).
Manutenzione Verde
Nell’ambito della pianificazione e della gestione del verde, con l’approvazione in Consiglio
Comunale del nuovo regolamento del verde, è stato preso l’impegno di fare anche:
-il Piano del verde: piano specifico di settore per affrontare i problemi della pianificazione legati
alle tematiche del verde sul territorio (potenziamento, nuove piantumazioni,
salvaguardia/creazione nuovi spazi/aree del verde etc..). In base all’esperienza tecnica maturata
141
nel corso di questo mandato, è stato appurato che per garantire un livello di manutenzione
minimo sufficiente per la cura del verde, sia necessario un investimento di almeno 1.200.000
€/anno
Altri obiettivi: stanziamento fondi annuali per panchine, tavoli da pic-nic, arredi per i parchi
pubblici ed aree verdi, implementazione della dotazione dei giochi per bambini nei parchi
pubblici ed aree verdi.
Particolare attenzione in questo senso verrà dedicata, oltre ai parchi più frequentati e storici
della città, i quartieri della Leccia e della Scopaia che, durante le camminate di quartiere, sono
emersi con forza come “quartieri del verde”, poiché, dopo l’importante riqualificazione che ha
interessato Villa Corridi, è necessario concentrarsi sui molti altri spazi pubblici verdi che sono a
disposizione di questi quartieri, affinché non vengano vissuti solo come “quartieri dormitorio”.
Saranno incentivati i patti di collaborazione per i beni comuni su modello del Parco di Via Guelfi
in Collinaia, intitolato alle vittime dell’alluvione.
142
4. UN NUOVO MODELLO PER LA TUTELA DI
AMBIENTE E TERRITORIO
IMPEGNO PER AFFRONTARE LA CRISI CLIMATICA ED ECOLOGICA
Oltre un secolo di combustibili fossili e di uso non sostenibile dell’energia e del suolo ha portato a
un riscaldamento globale di 1,1°C rispetto ai livelli preindustriali.
L’obiettivo posto dalle Nazioni Unite di contenere il riscaldamento globale entro 1,5°C è
diventato oramai una corsa contro il tempo.
Gli eventi meteorologici estremi, sempre più frequenti ed intensi lo dimostrano: caldo torrido,
siccità, piogge torrenziali, mareggiate, alluvioni, sono scenari che purtroppo non stupiscono più.
Legati al clima vi sono inoltre fenomeni quali l’insicurezza alimentare ed idrica, destinati ad
aumentare con l’aumento del riscaldamento globale.
Diventano quindi necessarie precise azioni per migliorare la qualità dell’aria (e la salute): accesso
a energia e tecnologie pulite, elettrificazione a basse emissioni di carbonio, efficientamento dei
trasporti pubblici, vincolo dei consumi energetici degli edifici di nuova costruzione e in fase di
ristrutturazione, gestione virtuosa di rifiuti, alimentazione a km 0, zero consumo del suolo,
difesa degli spazi verdi urbani e periurbani impedendone qualsiasi consumo ulteriore.
La Livorno che vogliamo è una città amica del clima, dell’ambiente e dell’economia circolare, con
una politica ambientale, energetica e urbanistica pensata per migliorare la qualità della vita
attraverso l’adattamento e la mitigazione del cambiamento climatico, la tutela della salute,
dell’ambiente, del suolo e della biodiversità.
A Livorno troviamo un vero e proprio ecosistema dall’enorme valore: il mare, la costa, i monti e
le colline livornesi, i corsi d’acqua, aree pianeggianti ancora non urbanizzate.
Per affrontare l’emergenza ambientale e climatica oggi è necessario più che mai “pensare
globalmente e agire localmente”: un impegno preciso e diretto dell'amministrazione comunale
da perseguire con gli strumenti di governo di pertinenza a cui far seguire poi azioni per stimolare
la cittadinanza ma soprattutto per sensibilizzare ed impegnare tutti gli enti, locali e nazionali, a
prefiggersi il medesimo obiettivo.
D’altronde l’ambiente è specificatamente tutelato dal 2021 dagli articoli 9 e 41 della Costituzione
e la stessa iniziativa economica “Non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da
recare danno alla salute, all’ambiente, alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana”.
Il sindaco è la massima autorità sanitaria locale e in quanto tale ha responsabilità e facoltà ben
precise di intervento, con i provvedimenti necessari ed urgenti, e di controllo sistematico
143
dell'andamento delle matrici ambientali, esercitando quindi le opportune pressioni nei confronti
dei principali soggetti, pubblici e privati, coinvolti in queste dinamiche coinvolgendo la comunità
scientifica, dichiarando lo stato di emergenza climatica e mettendo a disposizione dei lavori del
consiglio e delle commissioni gli strumenti adeguati e le risorse necessarie.
Purtroppo nulla è stato fatto negli ultimi 5 anni di governo PD a tutela del territorio,
dell’ambiente, della salute!
Adesso è necessario recuperare un gap enorme: occorre affermare una nuova cultura, politica,
urbana, ambientale sostenibile, creare i presupposti per coinvolgere la cittadinanza, avere
consapevolezza del territorio e del bene comune.
Noi siamo pronti!
SIN/SIR LIVORNO
Sollecitati già dal rapporto Sentieri, per monitorare lo stato delle cose dal punto di vista
ambientale-sanitario, diventano fondamentali che si attuino gli studi epidemiologici
microgeografici integrati con le reti di monitoraggio delle fonti di emissione e partire quanto
prima con le bonifiche, in particolar modo nell’area SIN che attende da 20 anni di essere avviata.
L’area SIN di Livorno inoltre è stata riperimetrata coi decreti ministeriali del 2013 e 2021 che
hanno escluso tutta la parte a mare al di fuori delle dighe foranee.
Il 30 giugno 2023 è stato sottoscritto il “protocollo d’intesa per la gestione delle attività di
caratterizzazione, analisi di rischio, messa in sicurezza, bonifica, certificazione e restituzione
all’utilizzo, delle aree Sin/Sir di Livorno” dalla Regione Toscana, dai Comuni di Livorno e di
Collesalvetti, dalla Provincia di Livorno, dall’Arpat, dall’Autorità portuale per identificare tra
l’altro i necessari interventi di messa in sicurezza e bonifica delle acque sotterranee (adesso area
SIR) da mettere in campo “in tempi certi”.
Ad oggi però non ci è dato sapere se siano iniziati quegli interventi di bonifica che si attendono
da un ventennio né in area SIR né tantomeno nel SIN .
Saranno quindi messe in atto tutte quelle azioni per sollecitare chi è deputato al controllo ma
principalmente intervenire, con l’ausilio e l’intervento degli organi preposti (partendo dal
Ministero e scendendo poi a cascata), affinché chi abbia causato l’inquinamento bonifichi
finalmente l’area SIN.
QUALITÀ ARIA
Sarà necessario installare nelle zone più sensibili della città, centraline di rilevazioni della qualità
dell’aria sorvegliate con misurazioni continue e rendere disponibili i dati dell’inquinamento del
monitoraggio su dedicati portali web consultabili dai cittadini.
Certamente è già noto ai più l’inquinamento e la presenza di sostanze nocive dovuto alle attività
industriali e al traffico veicolare, ma è oramai assodato il forte inquinamento dovuto alle attività
marittime e in particolare l’inquinamento portuale per il fumo ininterrotto delle navi / traghetti
che sostano in porto, anche se in pieno centro.
In collaborazione con l’Autorità Portuale e la Capitaneria si prenderanno accordi con gli armatori
e le compagnie di navigazione affinché le navi prima di entrare in porto provvedano al cambio di
carburante con una percentuale di zolfo inferiore allo 0,1%, come già in auge in altri porti, con
campionamenti del carburante da parte della Capitaneria.
Per quanto riguarda l’inquinamento veicolare occorrerà portare avanti convintamente politiche
che incentivino la mobilità sostenibile puntando su:
● Trasporto pubblico locale con l’inserimento di agevolazioni tariffarie e App di controllo;
● Mobilità ciclabile con la creazione razionale di nuove piste e percorsi;
● Mobilità elettrica con l’installazione di colonnine di ricarica;
● Car pooling con la creazione di apposita App;
● Promuovere accordi mirati in modo da sostituire gradualmente l’attuale parco mezzi del
trasporto pubblico con veicoli a sola propulsione elettrica. Chiederemo anche di creare delle
fasce “Ticket Free” per agevolare e incentivare lo spostamento in città dei lavoratori e dei
ragazzi.
● Car sharing di veicoli (auto e bici) elettrici.
● Allontanamento dal centro dei pullman turistici a servizio dei crocieristi: la totalità dei
passeggeri diretti a Pisa e Firenze deve poter imbarcarsi sui pullman direttamente presso la
banchina.
Le attività industriali tramite i dati forniti dalle centraline Arpat saranno controllate affinché le
emissioni siano sempre a norma di legge.
Quest’ultimo potrebbe tornare a crescere con l’attivazione della bioraffineria (almeno 100 nuove
navi all’anno per il trasporto delle “cariche” e del prodotto finito) e della eventuale Darsena
Europa.
Faremo quindi ciò che l’attuale amministrazione non ha fatto ovvero far valere, migliorandolo
l’accordo in essere (BLUE AGREEMENT) tra Comune, l’Autorità Portuale e Armatori per la
concreta salvaguardia dei lavoratori del porto e dei cittadini nei confronti del crescente
inquinamento portuale.
AMIANTO ZERO
Delle 1081 coperture con amianto, pari a 33 campi di calcio, censite con autodichiarazioni e poi
tramite drone specializzato nel 2021, ne sono state bonificate il 25% (circa 700).Bisogna quindi
proseguire con convinzione e celerità alla rimozione dagli edifici del minerale nocivo e fuorilegge
146
affinché nel 2025 si possa concludere l’iter di bonifica e certificare il comune di Livorno “Amianto
Zero”
INQUINAMENTO ACUSTICO
Lotta all'inquinamento acustico dei veicoli con una campagna di controlli specifici sulle emissioni
acustiche di tutti i mezzi a motore, sia pubblici che privati, e adozione, dove possibile, di asfalto e
barriere fonoassorbenti già presenti in alcune vie della città.
Promozione di un’azione presso RFI di barriere fonoassorbenti lungo la linea ferroviaria in ambito
urbano.
Laddove possibile, ridurre il rumore attraverso specifiche barriere verdi a schema piramidale che
hanno molteplici effetti, dall’assorbimento dei rumori alla riduzione dell’inquinamento.
GESTIONE DEI RIFIUTI EFFICACE PER UNA LIVORNO LIBERA DAI RIFIUTI
Purtroppo, i 5 anni fallimentari di gestione PD hanno vanificato tutto il lavoro della giunta
precedente che nel luglio 2019, partendo dal pessimo 38% del 2014 aveva certificato la raccolta
differenziata al 70%: a dicembre 2023 i dati forniti da AAMPS ci dicono che la raccolta
differenziata nel capoluogo labronico si pone al 60%: 10 punti percentuali in meno in 4 anni,
una disfatta ecologica.
Ciò detto proporremo alla città una serie di soluzioni tecniche che possono fare la differenza con
l’obiettivo di consapevolizzare i cittadini che una città ambientalmente migliore, contribuisce ad
147
una migliore vivibilità e soprattutto ha impatti innegabilmente benefici sulla nostra salute e su
quella dei nostri cari.
Per far questo occorrono dei comportamenti più consapevoli e per ottenere questo bisogna agire
anche per una diversa e più responsabile considerazione del termine “RIFIUTO URBANO”.
Tutto ciò va necessariamente accompagnato dal “Rispetto delle normative”, non essendo
bastevole parlare di efficace gestione dei rifiuti se non si rispettano diligentemente le normative
vigenti in materia ambientale.
È decisivo quindi chiudere localmente il ciclo della gestione dei rifiuti per avviare una vera
economia circolare locale che, oltre a creare posti di lavoro, eviti che i rifiuti prodotti viaggino su
gomma per centinaia di chilometri producendo ulteriore inquinamento e facendo inoltre lievitare
i costi a carico dei cittadini.
Il diritto alla salute dei cittadini è fondamentale e può essere garantito esclusivamente con una
rigorosa applicazione delle leggi in materia di tutela ambientale ed un attento controllo del
territorio e delle attività che vi operano.
Pertanto, si porteranno avanti tutte quelle azioni necessario per giungere allo spegnimento del
vetusto inceneritore “Picchianti”, dopo la spregiudicata richiesta da parte di AAMPS di rinnovo
dell’attività, avallata altrettanto spregiudicatamente dalla Regione, che comporterà dei lavori di
adeguamento e manutenzione per oltre 20 milioni di euro a spese della comunità.
Tale azione verrà accompagnata dalla realizzazione di una impiantistica a “freddo” mirata, che
permetterà alla città di coniugare un maggiore rispetto ambientale alla creazione di posti di
lavoro.
Il processo di riduzione dei rifiuti passerà attraverso un progressivo ed ulteriore miglioramento
che punti a rendere efficace il sistema di raccolta nella sua totalità, con l’obiettivo di fornire un
vero servizio ai cittadini:
● Informazione del cittadino attraverso incontri di quartiere mirati a spiegare come si
differenziano i rifiuti, perché si differenziano e che cosa nasce dal loro Riuso, Riciclo e
trasformazione;
● Come accennato in precedenza procederemo per l’immediato avvio di progetti per la
realizzazione di soluzioni tecniche che ci permetteranno di tombare definitivamente l’attuale
inceneritore del Picchianti nei tempi più brevi possibile. Vogliamo da subito iniziare un
percorso tecnico che ci consenta non solo di fare a meno dell’inceneritore sostituendolo con
tecnologie innovative, ma anche di garantire contestualmente i posti di lavoro e la salute dei
cittadini.
● Faremo proposte di accordo e collaborazione con la distribuzione per l’introduzione sul
territorio del sistema DRS (Deposit Return System) sugli imballaggi destinabili a riciclo oppure al
riutilizzo: il vuoto a rendere su cauzione;
● Inseriremo dei sacchi trasparenti per la raccolta dei rifiuti e tutti i sacchi dovranno essere
inseriti negli appositi mastelli (mai più cataste di sacchi e rifiuti sparsi per la città);
● Ottimizzeremo il “Il Porta a Porta” rendendolo sempre più personalizzato, avrà di base
l’utilizzo di 5 contenitori e verrà appunto personalizzato, in base al quartiere ma soprattutto alla
richiesta e alle necessità dell’utente con particolare attenzione agli anziani e alle persone con
disabilità;
● Installeremo degli “EcoPoint” con ricevuta identificativa di conferimento, ovvero piccole isole
ecologiche automatizzate. La macchina sarà sorvegliata da telecamere esterne per
scongiurare l’abbandono doloso di rifiuti inidonei;
148
● Potenzieremo le “Isole Ecologiche mobili” ovvero dei mezzi che, in giorni prestabiliti e
comunicati alla cittadinanza, gireranno per alcune zone della città per il ritiro di rifiuti urbani
non ordinari;
● Realizzeremo evolute Isole Ecologiche di Quartiere aperte e presidiate H24 e al loro interno
sarà sviluppato e organizzato un vero sistema di tariffa puntuale legato a concrete e oggettive
premialità usufruibili dai cittadini volenterosi e virtuosi;
● Renderemo strutturale e potenziata la figura dell’ispettore ambientale che diventerà di
quartiere e che collaborerà con l’operatore ecologico di quartiere;
● Creeremo un centro per il ritiro e la gestione dei rifiuti speciali, professionali e industriali.
● Incrementeremo le “fontanelle di quartiere” ad alta qualità;
● Istituiremo la figura del Green Tutor di Quartiere, personale preparato che, anche con il
supporto di comitati e associazioni, possa vigilare sul decoro del quartiere, suggerire la corretta
differenziazione dei rifiuti ai residenti, verificarne la corretta differenziazione, ed essere di
supporto agli anziani e alle persone diversamente abili nello smaltimento dei rifiuti.
● Installeremo dei cestini intelligenti anche per la raccolta delle deiezioni. La tecnologia
utilizzata per i cestini consentirà di prevenire il sovraccarico e l’abbandono doloso dei rifiuti. I
Cestini per la raccolta delle deiezioni sono invece pensati per risolvere il problema della pulizia
delle strade.
● Proporremo delle attività commerciali Zero Rifiuti: ogni attività commerciale avrà una zona di
pertinenza. Il titolare dell’attività sarà incentivato se vorrà garantire all’interno della propria area
la pulizia e il decoro della stessa. Il controllo di tale area sarà delegato agli ispettori ambientali di
quartiere;
● Incentiveremo l'educazione ambientale per i cittadini e i ragazzi nelle scuole anche con il
supporto di volontari e associazioni. La cultura delle buone pratiche della gestione dell’ambiente
e dei rifiuti è fondamentale ed occorre consapevolizzare i cittadini.
Con questi presupposti sarà pertanto plausibile ritoccare la TARI gradualmente fino ad una
fattiva riduzione a termine legislatura. Una diminuzione ancora più cospicua collegata a delle
premialità ad hoc, sarà riconosciuta ogni singolo cittadino virtuoso e volenteroso nel mantenere
la città pulita conferendo i rifiuti nelle isole ecologiche di quartiere evolute.
Nell’ottica della riduzione dei rifiuti domestici si continuerà a fornire ai cittadini compostiere e
altresì sarà incentivato il compostaggio condominiale che comporterà anch’esso una riduzione
della TARI.
Con l’installazione delle isole ecologiche di quartiere (anche mobili) sarà potenziato il recupero
degli oli usati e la raccolta Raee.
Altresì si interverrà nel territorio con un’importante opera di bonifica e “deplastificazione” nelle
varie aree con progetti specifici in mare, in città e nelle valli con l’ausilio della partecipata
comunale, di associazioni e volontari.
149
Altresì nelle scuole primarie e secondarie saranno svolte conferenze e seminari di economia
circolare e sostenibilità affinché vi sia da parte dei giovani la consapevolezza sulla
ecosostenibilità e la tutela dell’ambiente.
AREE PROTETTE
La Rete Natura 2000 costituisce lo strumento a livello europeo attraverso il quale preservare le
specie di flora e fauna e gli ambienti naturali che le ospitano.
Con Rete Natura 2000 si intende quindi l'insieme dei territori protetti costituito da aree di
particolare pregio naturalistico quali le Zone Speciali di Conservazione (ZSC) ovvero i Siti di
Importanza Comunitaria (SIC).
Inoltre, il Comune di Livorno dal giugno 2014 ha sottoscritto la “Carta di Partenariato del
Santuario Pelagos”, accordo tra Pelagos e i Comuni del litorale dei tre Stati contraenti, finalizzato
alla conservazione dei mammiferi marini nel Mediterraneo: il “Santuario Pelagos” (o anche
Santuario per i mammiferi marini) è un'area marina protetta compresa nel territorio francese,
monegasco e italiano, classificata come Area Specialmente Protetta di Interesse Mediterraneo.
Sarà necessario migliorare i trasporti locali verso le aree facenti parte dei Monti Livornesi e
altresì andrà realizzata una rete di sentieri percorribile a piedi, in bicicletta e a cavallo, anche allo
scopo di sviluppare un'economia basata sul turismo “lento” ed eco-sostenibile promuovendo la
massima sinergia fra l’assessorato al commercio e al turismo e l’assessorato all’ambiente per
redigere un piano integrato volto ad una fruizione rispettosa e partecipata del bene naturale.
Ciò implica un forte impegno istituzionale a tutti i livelli e nelle sedi opportune affinché non
venga riaperta la discarica del “Limoncino”.
150
● Ripristineremo e cureremo tutte le discese a mare affinché tutti i livornesi ne possano
godere in libertà e senza vincoli, valorizzando al massimo la nostra stupenda costa,
individuandone alcune anche accessibili alla disabilità.
● Le Secche della Meloria rappresentano un’area marina protetta da tutelare, preservare e
valorizzare per le sue caratteristiche di particolare rilevanza naturalistica, anche attraverso la
promozione di uno sviluppo sostenibile, con la valorizzazione dell’attività di fruizione tradizionale
dell'area.
● Vanno altresì confermati gli impegni assunti con il Partenariato del Santuario Pelagos,
proseguendo nell’attuazione degli adempimenti previsti, intraprendendo fattive ed efficaci azioni
di promozione e divulgazione presso la cittadinanza, le scuole ed il largo pubblico presente anche
durante la stagione estiva, nonché nell’adozione di soluzioni che abbiano l’impatto minore sui
cetacei.
I cambiamenti climatici inducono anche un innalzamento del livello del mare e gli studi mostrano
con certezza che il livello del mare continuerà ad alzarsi gradualmente nel futuro, così come la
frequenza degli eventi meteorologici estremi.
Questo implica che le zone costiere saranno sempre più vulnerabili e subiranno danni
ricorrentemente. Pianificare azioni di adattamento a questi impatti che parte da ora è cruciale e
deve coinvolgere tutto il tessuto urbano e la cittadinanza.
● Incentiveremo la riduzione e in seguito vieteremo l’utilizzo di plastica monouso (anche se
“biodegradabile”) in tutti i locali e nell’organizzazione di eventi. Nei primi anni prevediamo di
ridurre la TARI ai locali e attività commerciali in prossimità del mare che decideranno di eliminare
completamente la plastica usa e getta
● Miglioreremo anche la pulizia e la raccolta dei rifiuti nelle zone costiere, in collaborazione con
la società di gestione dei rifiuti anche con l’introduzione diffusa di bidoni per la raccolta rifiuti a
mare e la sensibilizzazione dei cittadini e di chi va in mare (pescatori, velisti, …), per la riduzione
dell’abbandono dei rifiuti e per la raccolta dei rifiuti trovati in strada e in mare. Sostituiremo gli
attuali cestini per i piccoli rifiuti nelle strade con dei dispositivi non scoperchiabili, evitando che il
vento possa disperdere i rifiuti all’interno degli stessi
151
● Faciliteremo la raccolta e il conferimento dei rifiuti raccolti a mare grazie a un progetto tra
amministrazione comunale, pescatori e azienda di gestione dei rifiuti
● Lavoreremo per la creazione di una rete locale con prospettive internazionali di studio e
monitoraggio – in sinergia con tutti gli istituti scientifici e gli enti che si occupano di mare, al fine
di: migliorare il sistema di gestione dei reflui urbani, tenendo conto delle proiezioni di
innalzamento del livello del mare e dell’aumento delle precipitazioni (le cosiddette “bombe
d’acqua”); controllare e convivere con le specie aliene, promuovendo reti con gli attori coinvolti
(Autorità Portuale, altri porti dell’alto Adriatico, …); pianificare l’evoluzione del territorio della
fascia costiera in risposta all’innalzamento del livello del mare, ripensando l’utilizzo di questa
fascia per le attività economiche, ricreative e turistiche, tenendo conto dei rischi causati dai
cambiamenti climatici.
● Lavoreremo per una sempre più proficua collaborazione tra AAMPS e ASA, con l’intento di
ottimizzare il più possibile i servizi alla cittadinanza riducendone contestualmente i costi a carico
della collettività, attraverso un mirato sviluppo tecnologico e industriale, che deve maturare in
un contesto di servizio e beneficio pubblico.
● Con la collaborazione dell’ASA e utilizzando tutte le migliori tecnologie disponibili ci si
impegnerà affinché si possano risolvere le inadempienze del sistema fognario della città e
nell'eliminare tutti gli scarichi abusivi, così come quelli che confluiscono nei rii tombati
Va perciò valorizzata Livorno e la sua essenza di città compatta con quel sistema di relazioni tra
quartieri, dando impulso all’uso degli spazi pubblici, mobilità, logistica urbana, commercio di
prossimità, inclusione sociale, legame con le scuole e i servizi culturali e sanitari (purtroppo in via
di alienazione), accessibilità.
152
UNA POLITICA COMUNALE PER L’ENERGIA
Il tema della transizione ecologica è sempre più all’ordine del giorno per la crescente
preoccupazione generata dagli effetti e dalle conseguenze ormai drammaticamente evidenti del
riscaldamento globale.
Si tratta di cogliere appieno le opportunità offerte in tale contesto dal PNRR, ma soprattutto si
tratta di impostare una strategia di medio periodo volta a massimizzare la conversione verso
l’utilizzo di energie rinnovabili in una logica non speculativa e rispettosa della compatibilità
ambientali.
In tal senso obiettivi prioritari del Comune dovranno essere:
● l’individuazione di aree adatte all’allestimento di parchi fotovoltaici, privilegiando le scelte
che non comportino ulteriore consumo di suolo, e quindi in particolare le superficie già edificate
(capannoni industriali, scuole, edifici pubblici non soggetti a tutela artistica o culturale), le
superficie asfaltate o cementate (parcheggi), altre aree degradate (ex discariche).
● lo studio di fattibilità di possibili parchi eolici, in particolare off-shore. Questa soluzione
sarebbe particolarmente interessante nella prospettiva di dotare il sistema portuale di una larga
indipendenza energetica basata sull’elettrico, riducendo per quanto possibile l’impatto
inquinante delle attività basate sull’uso dei combustibili fossili. In questo contesto si rileva che
già esiste il progetto Atis Floating Wind (di ENI Plenitude e Simply Blue Group) per un grande
parco di 48 turbine galleggianti, dalla capacità di 864 MW, a ovest di Gorgona. Il progetto è
interessante, ma anche se non è stato richiesto alcun parere al comune, riteniamo che
l’amministrazione debba invece interloquire con il proponente per avere garanzie su una verifica
dell’impatto sull’area marina protetta e delle possibili interferenze con l’avifauna migratoria
● politiche di contenimento dei consumi energetici legati alle attività dell’amministrazione, sia
mediante modalità di risparmio energetico nel riscaldamento e nel condizionamento degli edifici
(pompe di calore, migliore isolamento) sia agevolando le forme di telelavoro compatibili con
l’erogazione dei servizi
● iniziative di mobilità sostenibile, quali navette elettriche legate a parcheggi scambiatori e
valorizzazione delle piste ciclabili, valutando anche ipotesi di realizzazione di una rete tranviaria
su alcune direttrici principali
● da ultimo, ma forse primo per importanza, un sostegno sostanziale alla creazione di comunità
energetiche rinnovabili, come più diffusamente esposto nel capitolo successivo
153
Tuttavia, la legislazione sopra citata richiede notevoli adempimenti di natura burocratica e anche
costi iniziale di installazione degli impianti che, anche nella prospettiva di incentivi pubblici e
generati dal PNRR e di successivi sconti fiscali, possono risultare poco sostenibili per molti dei
potenziali partecipanti. Esiste inoltre in molti casi un problema di reperimento delle aree
destinate agli impianti, che devono essere localizzate a distanza ravvicinata dalle sedi di
autoconsumo dell’energia prodotta.
È quindi estremamente opportuno che il Comune, che è uno dei soggetti intitolati a partecipare
alle comunità energetiche, si faccia carico in modo organizzato e sistematico dei seguenti aspetti:
- Partecipazione diretta e gestione degli aspetti giuridici e amministrativi relativi alla creazione
e al funzionamento di tutte le comunità energetiche che non risultino autosufficienti.
- Individuazione e messa a disposizione delle aree di proprietà comunale che possano essere
destinate alla realizzazione degli impianti, prendendo in considerazione non soltanto le proposte
legate al fotovoltaico ma anche, ove tecnicamente realizzabili, quelle basate sull’energia eolica e
su quella delle maree, in particolare nella zona costiera
- Predisposizione di progetti di comunità energetica per le realtà urbane di più elevato disagio
socioeconomico, e in particolare nel caso delle case popolari, prevedendo in questo caso una
sostanziale partecipazione economica del Comune alle spese d’impianto che difficilmente
potrebbero essere sostenute dai cittadini interessati.
- Sostegno economico alla partecipazione a comunità già autosufficienti per i soggetti che non
sarebbero altrimenti in grado di aderire a causa dell’impegno finanziario iniziale richiesto.
L’impegno finanziario del Comune, quando presente, potrebbe essere in parte compensato
dall’assegnazione al Comune stesso di quote anche importanti delle risorse economiche derivanti
dalla valorizzazione dell’energia immessa in rete in quanto non direttamente utilizzata per
autoconsumo.
Infine, una modalità di sostegno che il Comune potrebbe attivare anche senza un impegno
finanziario diretto consiste nella riduzione dell’aliquota IMU per gli edifici in cui sia attivata una
comunità energetica.
IL VERDE PUBBLICO
Nella nostra città il verde pubblico presenta una grande varietà di spazi, dai parchi urbani di
ampie dimensioni immersi nella città, ai giardini, al verde scolastico e universitario, al verde
sportivo e alle attrezzature di grande interesse come l’ippodromo, al verde costiero, agli orti, fino
ad arrivare alle grandi foreste delle colline livornesi patrimonio comunale e demaniale. I dati sul
verde urbano disponibili per la città sono poco trasparenti e le classifiche realizzate da
Legambiente, Ispra, sole 24 ore non aiutano a capire la disponibilità di verde per gli abitanti
rispetto alle varie zone e alle tipologie.
Secondo il censimento Istat la media della disponibilità di aree verde pro-capite è di 31 mq, il PS
indica in 302 ettari il verde urbano complessivo, definendo che è sottostimato, se calcoliamo in
base agli abitanti, circa 155mila, abbiamo a Livorno un dato di circa 19mq molto al di sotto della
media Istat.
Sono rilevabili nel corso degli ultimi cinque anni enormi problemi per quanto attiene la
conservazione del verde pubblico e nella manutenzione, che non è svolta in modo specifico e
154
improntato alla tutela e al mantenimento del verde durante tutto l’anno. In molti casi i cittadini
hanno denunciato potature indiscriminate di alberi adulti e abbattimenti di alberi per far posto a
parcheggi o centri commerciali. Nella stagione estiva, inoltre, i parchi cittadini e le aree verdi
sono completamente secche e lasciate a se stesse, la manutenzione sembra improntata al
risparmio economico e non al benessere e alla bellezza dello stare all’aria aperta.
Il Piano del Verde approvato dalla giunta uscente è una raccolta di enunciazioni e principi corretti
in linea teorica, ma manca della parte attuativa e presenta una serie di imprecisioni ed errori che
andranno rivisti, anche in base alle osservazioni presentate.
Il regolamento del verde dovrà essere riconsiderato alla luce della gestione ecosistemica e della
funzione di accumulo della CO2. Dovrà essere previsto un Piano di Gestione e Manutenzione del
verde esistente e di arredo e piantumazione, che era già stato avviato dalla gestione 5stelle (vedi
anche sezione urbanistica).
Per una buona gestione occorre avere dati precisi, calati sul territorio e non dati che tendono a
mascherare le carenze.
Tra le azioni di governo la coalizione intende istituire un garante del verde sull’esempio del
comune di Milano, una figura imparziale, competente e soprattutto indipendente
dall'amministrazione.
L’ufficio del verde dovrà essere totalmente riorganizzato e dovrà occuparsi di reperire
finanziamenti europei nazionali, regionali e privati per l’incremento del verde cittadino, in primis
la forestazione urbana.
A tale proposito è necessario sviluppare una metodologia per la gestione degli spazi verdi urbani
che impieghi il bilancio dei servizi e disservizi ecosistemici, ovvero che miri a massimizzare i
servizi ecosistemici e, al contempo, a ridurre i disservizi ecosistemici.
Per lagestione degli spazi verdi appare inoltre auspicabile l’abbandono degli interventi “a
calendario” e l’adozione di criteri per la scelta basati sull’effettiva necessità. Un esempio può
essere rappresentato dagli sfalci della vegetazione erbacea in fase di crescita e/o di fioritura
anche in contesti in cui non rappresenta un pericolo per la mobilità.
Attualmente non esiste sul sito del comune una schedatura del patrimonio del verde pubblico e
della sua distribuzione per quartieri, in modo che ciascun cittadino possa sapere quali aree sono
vicine alla propria abitazione o al posto di lavoro, con quali orari e servizi. Inoltre, si riscontra la
mancanza di spazi per lo sport gratuito (bassa percentuale rispetto al totale) e la scarsa
integrazione dei giardini scolastici con gli spazi pubblici dei quartieri. Molti abitanti, quindi, non
conoscono a pieno le potenzialità del verde pubblico esistente vicino a casa, di prossimità,
raggiungibile facilmente.
155
anche all’interno delle aree verdi gestite si potrebbero individuare degli spazi in cui favorire la
crescita della flora spontanea, cosa che si traduce nella comparsa di un ambiente favorevole agli
insetti impollinatori e, più in generale, alla biodiversità selvatica. Alla luce di ciò, gli attuali spazi
verdi informali presenti nel perimetro cittadino oppure nelle aree contermini devono essere
conservati.
Il sistema delle diverse tipologie di verde pubblico costituisce un valore ecologico e ambientale
rispetto alla lotta all’inquinamento, al dissesto e al microclima urbano.
Nella città e nei quartieri densamente urbanizzati occorre che l'amministrazione si prenda cura
degli alberi e dei suoli urbani, in modo da favorire la creazione di strade e piazze e di una
pedonalizzazione sull'esempio della strategia “città senz'auto” (esempio di Oslo, Pontevedra),
Per favorire il benessere urbano legato al verde in città è necessario attuare il piano del verde
attraverso progetti di isolati verdi e aperti (esempio di Barcellona, isole urbane), realizzazione di
nuovo verde urbano nelle piazze della città, anche quelle storiche come ad esempio Piazza
Grande, progetti di restauro e recupero del verde storico cittadino, vi sono piazze come Piazza
Magenta, piazza Roma, ad esempio che necessitano di essere riqualificate, conservazione habitat
e oasi urbane all’interno del tessuto edilizio, conservazione del verde fluviale, la riqualificazione
giardini pubblici all’interno di strutture sanitarie, sportive, specialistiche in generale.
Per quanto riguarda gli edifici e il tessuto costruito dovranno essere incentivati la realizzazione di
coperture e pareti vegetali (tetti e pareti verdi) che può contribuire in misura significativa alla
riduzione del fabbisogno energetico degli edifici, a ridurre le emissioni di anidride carbonica e al
mitigare le ondate di calore, il rinverdimento delle facciate e la creazione di pareti verdi urbane.
156
● dotare i parchi di servizi pubblici accessibili – servizi igienici, bar e ristoro – e spazi per attività
associative, di quartiere, culturali e tempo libero.
● favorire la collaborazione con cittadini, associazioni di quartiere e locali per ampliamento
dell’uso collettivo e condiviso (regolamento amministrazione condivisa, esempio di Venezia.org);
● prevedere la concessione gratuita di terreni pubblici inutilizzati ad associazioni di cittadini .
● coinvolgere associazioni, comitati e singoli nella progettazione e cura degli spazi verdi,
soprattutto dei giardini abbandonati e delle aree verdi degradate, sperimentando nuovi modi di
stare insieme, fare comunità e prendersi cura dei beni e del bene comune.
L’agricoltura urbana comprende la creazione di orti urbani e frutteti di comunità, inclusi orti
didattici e food forest (bosco commestibile) destinati all’autoconsumo. L’orto (e il bosco) in città
non è solo un luogo di produzione, ma è anche luogo di socialità, condivisione, in grado di
contribuire all’integrazione, al paesaggio urbano e alla biodiversità.
In ogni quartiere occorre supportare la progettazione e la gestione con l’individuazione di spazi
idonei dove installare orti urbani sufficienti a soddisfare le richieste di tutte le realtà interessate.
La coalizione intende sostenere e diffondere le buone esperienze già in atto affinché la crescita
collettiva di consapevolezza porti a una cittadinanza attiva, capace di prendersi cura di strutture,
spazi e servizi. L’obiettivo a lungo termine è favorire forme di dialogo e creare sinergie positive
tra le diverse iniziative promosse dai cittadini e le politiche comunali per il verde urbano e
convergere verso pratiche collaborative efficaci.
In concreto si tratta di istituire all’interno del Comune i Laboratori di cittadinanza attiva che
faciliti la collaborazione e accresca il ventaglio di tecniche e strumenti a disposizione dei cittadini
e dell’amministrazione.
In questa ottica l'amministrazione dovrà:
● prevedere in ogni quartiere almeno un’area verde o un giardino pubblico gestito in comune
tra l’Amministrazione e associazioni di cittadini.
● Promuovere percorsi di formazione per i cittadini per la manutenzione del verde pubblico e
l’attivazione di laboratori.
● Semplificare le procedure per l’“adozione” da parte di cittadini e associazioni di aree verdi
pubbliche in cui organizzare anche attività ricreative o sportive.
Una gestione diversa per il verde urbano può avere impatti positivi sulla creazione di indotti
economici legati al verde.
Privilegiare l’utilizzo di specie autoctone e, tra queste, di quelle più adatte al clima cittadino in
modo da massimizzare la possibilità di successo della piantumazione e vietare l’impiego di a)
specie allergogene, b) velenose, c) aliene invasive, d) che possono determinare danni alle
infrastrutture e al manto stradale, e) conosciute per essere frequentemente attaccate da
patogeni che ne determinano il decesso sono due approcci che possono contribuire a stimolare
l’imprenditoria nel settore del vivaismo delle specie autoctone destinate al verde pubblico.
157
Impatti positivi sulla vita sociale sono raggiungibili attraverso il censimento delle aree verdi
sottoutilizzate e la definizione di programmi di riuso a breve termine (spazi di quartiere, piccoli
spazi verdi, aree intercluse tra abitazioni).
La socialità degli studenti e delle famiglie può trarre giovamento dalla collaborazione con scuole
di ogni ordine e grado per l’apertura dei giardini scolastici sulla base di altre esperienze europee
come Barcellona (operazione patii aperti).
La presenza di spazi verdi di varia tipologia è un valore in sé, anche a livello economico, poiché
tale patrimonio assolve ad una serie di funzioni e anche sul piano estimativo fa parte del
patrimonio di beni inalienabili del Comune. Troppo spesso terreni considerati incolti vengono
venduti dall'amministrazione senza averne considerate le opportunità economico-sociali a livello
di quartiere. Per tale valutazione si utilizzeranno i consigli di zona e i gruppi di cittadini attivi.
In particolare, la vendita all’asta è da vietare per quei terreni che hanno valenza di spazi verdi
naturali e seminaturali che interrompono la continuità delle aree urbanizzate all’interno del
perimetro cittadino.
Il verde rientra nel concetto di economia circolare – integrazione con rifiuti, mobilità,
inquinamento.
Il Comune dovrà investire sul verde urbano attraverso le risorse di bilancio attuali da spostare
dal capitolo “opere pubbliche” a interventi di ecologia urbana e verde urbano (storico e
attrezzato) e creare convenzioni con ditte che si occupano di interventi ecologici, a basso
impatto e ingegneria ambientale.
In tutti gli appalti pubblici i capitolati dovranno prevedere come clausola premiale e obbligatoria
il mantenimento del verde esistente e gli interventi per il suo mantenimento.
Altre iniziative con impatti economici positivi legati al verde pubblico e privato riguardano:
● baratto amministrativo – vedi esperienza di Milano – gestione partecipata;
● Collaborazione con privati singoli, condomini, per ampliamento uso collettivo, miglioramento
del verde esistente, orti urbani, aree gioco, accessibilità, annaffiature, etc.
● registro dei terreni pubblici e privati incolti all’interno del Comune, invitando i proprietari a
metterli temporaneamente a disposizione di quanti ne facciano richiesta per (ri)metterli in
produzione
● Allestimento in tutte le aree di verde pubblico con una superficie superiore a un ettaro una
zona per la trasformazione dei residui derivanti da sfalci e potature leggere in ammendante,
azzerando così i costi di trasporto e recupero.
● Facilitazione di forme di micro-impresa sociale per la sostenibilità economica delle
associazioni che si occupano della gestione dei giardini, della coltivazione dei terreni, degli orti e
frutteti
● corsi di formazione gratuiti per la popolazione
● eventi green di richiamo turistico come Harborea da supportare e far crescere, fiere orticole e
vivaistiche, mercato dei fiori, etc..
Per quanto riguarda la gestione del verde pubblico occorre una valorizzazione economica tramite
internalizzazione di alcuni servizi di manutenzione, vigilanza, cura degli alberi tramite
giardinieri interni, opportunamente formati dall’amministrazione per evitare il taglio
indiscriminato di alberi sani e potature cosiddette di difesa.
158
Occorre riorganizzare gli uffici comunali favorendo una maggiore integrazione delle competenze,
facendo evolvere l’attuale “Servizio strade e verde pubblico” in un nuovo “Servizio Verde, Parchi
e Agricoltura Urbana”.
Al fine di una reinternalizzazione dei servizi è necessario prevedere percorsi formativi per il
personale addetto alla manutenzione del verde per la diffusione di buone pratiche nella messa a
dimora, ripristino, potatura e abbattimento delle piante.
La dotazione di parchi ottocenteschi cosiddetti all’inglese sia in città che nelle Ville collinari di
proprietà pubblica fa sì che si debba investire sulla formazione culturale e tecnica per mestieri
qualificati legati al verde storico e alla cura degli spazi verdi e per creare una comunità scientifica
di saperi, botanici, agronomi, architetti, ingegneri in grado di intervenire correttamente e
collaborare con l’amministrazione. Tale approccio è in grado di generare lavoro qualificato e
sviluppare una filiera legata alla green economy.
Serve una diversa gestione fondata sulla realizzazione e manutenzione delle aree verdi e delle
alberature sui principi della conservazione della biodiversità, della diversificazione del paesaggio,
del contenimento di costi di manutenzione, privilegiando specie autoctone e specie in grado di
fornire sostentamento e rifugio per la fauna urbana.
Sono da mettere in pratica i seguenti interventi:
● Assoluto divieto di capitozzare la vegetazione arborea che non è mai stata soggetta in passato
a questo tipo di intervento.
● Divieto di utilizzo di diserbanti.
● Per l’eventuale gestione di insetti nocivi, privilegiare metodi naturali.
● Privilegiare interventi di rinaturalizzazione in contesti in cui la vegetazione spontanea è stata
eradicata.
● Favorire la presenza di specie animali “utili”.
● sostituzione o integrazione di alberature lungo i viali alberati esistenti
● creazione di nuovi viali alberati dove la sezione stradale lo consente, in modo da combattere
le isole di calore e favorire la vivibilità urbana
● impedire gli interventi di potatura indiscriminata cosiddetta di “difesa” per tutelarsi da
eventuali problematiche e investire su interventi di mantenimento del verde e di prevenzione
tramite una corretta cura e pianificazione
● revisione dei capitolati appalto e realizzazione di schemi tipo per la garanzia della qualità
degli interventi sul piano ecologico e rispetto ambientale;
● ripristinare l’irrigazione in collaborazione con ASA
● applicazione dei CAM criteri minimi ambientali nella progettazione e negli appalti
159
● manutenzione del sistema di smaltimento delle acque meteoriche all’interno dei parchi
pubblici, spesso risulta otturato e sotterrato creando ristagni d’acqua pericolosi
● regolamento per la progressiva eliminazione di prodotti diserbanti a base di glifosate in tutte
le aree urbane
● Creazione di birdgarden e di wildrness lungo prati e bordi stradali
● definire piani di gestione per individuare gli interventi di manutenzione delle ville storiche
utilizzate come parchi pubblici (villa Fabbricotti, Villa Maria, Villa Mimbelli, etc..)
● realizzazione di progetti per la biodiversità nei parchi cittadini sull’esempio delle mura di
Lucca che esegue sfalci mirati solo in alcune aree, ad esempio in Villa Fabbricotti si può pensare
di lasciare delle aree a vegetazione per favorire le fioriture, lo stesso per le aree verdi cittadine in
generale.
Molte zone verdi adiacenti ai quartieri periferici sono attualmente abbandonate e sottoposte a
cementificazione o alienazione a privati per destinazioni altre. Per valorizzare queste zone
occorre valutare la possibilità di piantumare nuovi alberi e/o arbusti (vedere punto precedente)
lungo le strade periferiche in modo da realizzare vere e proprie greenways che fungano anche da
orto botanico pubblico.
Sul piano paesaggistico occorre individuare tra gli alberi presenti in città quelli che per alcune
caratteristiche, come, ad esempio, le dimensioni e/o l’età, siano da considerare un patrimonio di
notevole valore e, pertanto, da ritenersi alla stregua di una invariante. Serve valorizzare gli alberi
monumentali tramite il riconoscimento per legge all’interno del Comune.
Sul nostro territorio sono presenti numerose associazioni che si occupano del verde urbano
(Lipu, WWF, Legambiente, gruppo botanico, micologico etc.) e numerosi comitati per la difesa
dell'ambiente con i quali è necessario creare spazi di comunicazione.
Vi sono importanti Enti di Ricerca presenti a Livorno, Museo di Storia Naturale, Lamma, Ispra,
Arpat e altri enti cui è necessario fare riferimento come l'università di Pisa. E’ necessario favorire
la collaborazione con enti di ricerca per sfruttarne le competenze per la gestione del verde
pubblico e per lo sviluppo e/o facilitazione di ricerche mirate, col fine di intercettare fondi e
partecipare a bandi per finanziare progetti di divulgazione scientifica e coinvolgimento delle
giovani generazioni.
Si dovrà puntare sulla realizzazione di azioni d’iniziativa comunale mirate alla divulgazione
scientifica e conoscitiva sul ruolo del verde urbano (in collaborazione con associazioni ed esperti
del territorio) e corsi mirati al giardinaggio e cura del verde e per le potature, irrigazione, cura del
suolo, programmi di sensibilizzazione e di educazione sulla gestione e il controllo delle specie
esotiche e invasive e sui loro potenziali impatti ecologici ed economici.
Si potranno destinate proventi di multe e oneri a programmi educativi attivi per la popolazione.
Un altro ente da coinvolgere è la Soprintendenza che è la massima autorità per la
conservazione e la tutela dei beni ambientali e paesaggistici.
Livorno sconta il troppo isolamento su queste tematiche ed è indispensabile entrare a far parte
di reti di città che hanno come missions la conservazione del suolo e la tutela ambientale.
La formazione è uno strumento fondamentale per la creazione di una comunità sensibile intorno
a queste tematiche, per il rispetto della natura in città che ospita tante altre specie viventi.
Occorre sensibilizzare soprattutto amministratori, tecnici e responsabili delle attività operative
160
del Comune per fare sì che il lavoro quotidiano di progettazione favorisca la biodiversità e si
prenda cura delle aree incolte, che rappresentano un terzo del verde del Comune.
Favoriremo l’utilizzo di iniziative come il servizio civile, le borse lavoro e l’alternanza scuola-
lavoro nella gestione delle aree verdi.
Pochissimo attualmente viene fatto dall'amministrazione per far conoscere il patrimonio verde,
occorre incentivare la diffusione di strumenti multimediali e guide alla biodiversità urbana
all’interno delle scuole e tra i cittadini.
Promuoveremo la conoscenza degli strumenti di citizen science per il censimento della
biodiversità urbana e la consapevolezza sull’impatto delle specie esotiche.
aggiornare l’atlante ornitologico urbano, strumento di monitoraggio della biodiversità
importante per una corretta gestione delle aree verdi urbane.
Deve poi esserci la disponibilità da parte del Comune a partecipare a bandi specifici in
collaborazione con enti di ricerca.
● Tentare di individuare percorsi “verdi” che aggirino la città e la mettano in collegamento con
il resto del comune e con i Monti Livornesi. In tali percorsi dovrebbe essere favorita la
percorribilità mediante modalità di trasporto non a motore (a piedi, in bici, a cavallo, ecc.).
161
● Consumo di suolo delle aree agricole residuali interne ai quartieri esistenti ed esterne, in
favore di nuove costruzioni e infrastrutture.
● Necessità di favorire l’agricoltura urbana tramite orti urbani e riuso patrimonio rurale
abbandonato presente sia nelle aree di pianura che in collina.
● oneri di urbanizzazione da rivedere; premialità per interventi che pongono al centro verde
urbano, usi collettivi e spazi permeabili;
● penalizzazione di interventi a forte impermeabilizzazione del terreno
● blocco delle asfaltature di aree permeabili di qualsiasi tipo;
● Definizione di protocolli con associazioni ambientaliste e enti di ricerca per ecologia urbana e
per individuazione di oasi urbane sulla base dell’esperienza degli “orti urbani” e per
riconversione suolo impermeabilizzato.
● blocco dell’ apertura di centri commerciali e collaborazione con il commercio di vicinato per la
cura e manutenzione degli spazi verdi e pubblici;
● attuazione piano verde tramite progetti integrati lungo percorsi storici come le mura medicee
e i fossi
● ipotesi di nuova cintura verde cittadina sul modello di Madrid
● creare all’interno della città e in collegamento con il Carso una rete di percorsi verdi e parchi
lineari, un sistema utilizzabile da tutti i cittadini a piedi e in bicicletta per le attività quotidiane,
come recarsi al lavoro e a scuola, al mercato o presso uffici pubblici o fare attività sportive.
● Creeremo due parchi urbani che rappresentino uno spazio pubblico curato, sicuro e vivo
all’interno di un contesto urbano innovativo e internazionale, in grado di evolvere insieme alla
città.
● Progetteremo la ri-cucitura delle aree verdi, da quelle piccole di vicinato ai giardini e ai parchi,
realizzando dei percorsi verdi e lineari che attraversino l’intera città.
164
IL BENESSERE E I DIRITTI DEGLI ANIMALI
Crediamo che la progettazione di un territorio debba tener conto del fatto che è abitato non solo
da esseri umani, ma da molte altre specie: la città è di chi la abita, animali compresi.
Una città vivibile deve essere tale sia per le persone che per gli animali, in linea con l'approccio
One Health dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, che prevede l’integrazione tra il benessere
umano, animale ed ambientale.
Tutte le forme di vita devono essere salvaguardate: la vita umana si svolge in stretta
interdipendenza con quella di tutte le altre specie, e siamo consapevoli che l’idea della
supremazia della specie umana sulle altre specie viventi, così forte nella cultura occidentale, sia
una delle cause del disastro ecologico in atto.
Crediamo sia necessario salvaguardare e tutelare sia gli animali da compagnia, ma anche gli
animali selvatici che sempre di più si stanno inurbando, causando problemi e mettendosi a
rischio.
165
● realizzare una campagna informativa, rivolta ai cittadini ed agli operatori del settore, per far
conoscere il nuovo Regolamento di Tutela degli Animali, facendolo applicare con la
collaborazione delle associazioni animaliste. Deveessere chiaro che il regolamento è uno
strumento operativo che necessita continuamente di essere modificato;
● Vietare l'attendamento sul proprio territorio a quei circhi che impiegano nei cosiddetti
spettacoli animali selvatici e/o esotici.
● Promuovere un’idea di una responsabilità condivisa con i quartieri sulla gestione dei parchi
destinati agli animali, creando dei comitati di gestione, controllo e segnalazione dei guasti
all’amministrazione.
● Offrire una spiaggia attrezzata adeguata sul litorale e favorire la creazione di spazi dedicati
all’interno degli stabilimenti balneari che permettano ai proprietari dei cani di trascorrere le
vacanze con i propri animali, in sicurezza e in una situazione confortevole per tutti.
166
● Per prevenire il randagismo l’amministrazione provvederà a realizzare convenzioni con i
veterinari per effettuare le sterilizzazioni di cani e gatti per i proprietari a basso reddito.
● Sistematizzare un’azione per il problema delle colonie feline della città e dei paesi vicini che
sono accudite soltanto da persone volontarie.
● Favorire la realizzazione e promuovere servizi che consentano alle persone proprietarie di
animali, quando sono al lavoro o hanno altri impedimenti, di affidarli a chi possa prendersene
cura.
● effettuare una campagna informativa relativa alle colonie feline, rendendole identificabili
con un’apposita cartellonistica e prevedendo una formazione per conduttori (tutor) di colonie
feline;
● attuare campagne di sterilizzazione e microchippatura volontaria dei gatti;
● istituire il fondo spese veterinarie di cittadinanza, stanziando risorse adeguate per Isee bassi.
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5. UN NUOVO MODELLO DI SICUREZZA
DALL’INSICUREZZA “PERCEPITA” ALLA SICUREZZA PARTECIPATA
L’INSICUREZZA (PERCEPITA?)
Nella classifica della qualità della vita stilata annualmente dal Sole 24 Ore Livorno figura
all’ottavo posto per indice di criminalità, calcolato in base al numero di denunce per abitanti. Si
tratta di un dato significativo da non sottovalutare, così come non va sottovalutata l’escalation
di violenzeavvenute nel centro cittadino negli ultimi anni.
Il senso di insicurezza è solo legato a questi dati? O forse, in senso più ampio, possiamo
ricondurlo al profondo disagio che spesso provano i cittadini nell’affrontare la vita quotidiana?
Ascoltando la voce di operatori ed operatrici che lavorano nel campo della pubblica sicurezza si
può constatare che le criticità più frequentemente segnalate dai cittadini sono spesso connesse
anche ad aspetti che a volte non sono direttamente legati alla propria incolumità fisica e quindi
alla sicurezza personale, ma a situazioni di scarsa cura della città, come ad esempio sporcizia e
abbandono di rifiuti in strada, deiezioni canine ovunque, soste selvagge ed altri aspetti di
mancato rispetto delle regole. Questi, uniti alle segnalazioni di vere e proprie ipotesi di reato,
contribuisce a determinare una percezione generalizzata di insicurezza che determina una
scarsa fiducia nelle istituzioni.
I cittadini non vengono normalmente messi nelle condizioni di segnalare adeguatamente il
loro disagio di fronte ad una città che non risponde alle loro esigenze e talvolta vengono pure
accusati di avere solo “percezioni”, se non di essere dei “rompiscatole”.
168
Esempi nei vari quartieri:
-Garibaldi: raggiungimento di una migliore sicurezza a partire dalla riqualificazione commerciale
(incentivi per apertura fondi sfitti) e sociale (“riconquistare” la piazza e il quartiere attraverso la
partecipazione dei residenti)
-Venezia: riqualificazione a partire dall’ascolto dei veri bisogni delle fasce giovanili, valorizzare
tutta l’area come quartiere a trazione culturale, a partire dal polo museale e bibliotecario,
incentivi per apertura attività commerciali e culturali anche diurne per migliore fruizione
turistica
-Buontalenti/centro/via Grande: riqualificazione urbana essenziale per evitare la “teoria delle
finestre rotte”
-Periferie nord: educazione e progetti sociali al centro, scuole aperte anche il pomeriggio e
centri di aggregazione intergenerazionali
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Cosa proponiamo in concreto
● aumentare e migliorare gli "occhi" e le "finestre" della città: illuminazione, arredo urbano,
apertura di spazi di prossimità e di socialità gestiti da privati e/o dal Comune (amministrazione
condivisa dei beni comuni, concessi ai giovani con patti di collaborazione e con un ruolo di
controllo del Comune)
● modelli e pratiche di sicurezza partecipata e condivisa, basati sulla presenza costante e
radicata di agenti di polizia municipale di quartiere,coordinati con equipe multidisciplinari
(psicologi, educatori, mediatori culturali, assistenti sociali, associazioni di volontariato), che
collaborano con i cittadini; ne consegue la necessità di corsi di formazione per la polizia
municipale, corsi improntati all'acquisizione di conoscenze sulla mediazione dei conflitti e sui
meccanismi cognitivi del pregiudizio, laboratori da attuare anche insieme ai soggetti deboli e
marginali che tendono ad essere inquadrati come possibili ‘nemici’ del quieto vivere: migranti,
senzatetto, gruppi in lotta su obiettivi monotematici
● bandi per contributi ad associazioni e soggetti culturali e sociali per l’animazione dei
quartieri;
● agevolazioni, sgravi tributari, facilitazioni per le imprese, con adeguati strumenti
regolamentari;
● richiesta convocazioni Comitato per l’Ordine e la Sicurezza Pubblica da parte della Sindaca al
Prefetto, con eventuali tavoli operativi con residenti e commercianti, laddove richiesto
● riqualificazione spazi pubblici e patrimonio comunale calibrati sui diversi quartieri;
● istituire una nuova figura di coordinamento intersettoriale, con delega specifica, tra
commercio, sicurezza, eventi e turismo per armonizzare, ove necessario, la vita notturna della
città con le necessità dei residenti: il “Sindaco della notte” integrare il coordinamento i modelli
anglo-scandina intersettoriale con la partecipazione decentrata
● strutturare, attraverso presidi e spazi fisici sul territorio che ne recuperino la funzione di
decentramento, le ex circoscrizioni, facendo sì che siano davvero luoghi permanenti con
funzione di sportello e di contatto con gli abitanti per rendere la Polizia municipale e l’equipe
multidisciplinare figure conosciute e radicate sul territorio
● Incrementare il numero di agenti di Polizia municipale in strada e migliorarne l'organico,
adeguando la pianta organica alla nuova realtà cittadina.
● Promuovere iniziative di prevenzione di reati quali bullismo e truffe agli anziani tramite
informazione capillare e momenti di collaborazione tra le associazioni presenti sul territorio e la
polizia locale.
● Informazione e orientamento per stranieri
LA POLIZIA LOCALE
La Polizia Locale ha più volte mutato la propria struttura e la propria organizzazione per
migliorare lo standard dei servizi, la qualità della prestazione, allo scopo di rispondere alle
nuove esigenze della cittadinanza.
Tale attività richiede la presenza di personale che operi in modo costante su un territorio
circoscritto e presuppone un servizio svolto anche a piedi.
La specializzazione acquisita nel corso degli anni, se da un lato ha portato ad una crescita
professionale, dall'altro ha prodotto un certo distacco dal quotidiano. La presenza e la vicinanza
170
degli operatori ai cittadini significano indurre comportamenti di continua collaborazione e
dialogo. Per ottenere questo è necessario dedicare tempo e presenza continua sul territorio.
Azioni
Le azioni che riteniamo fondamentali, e che vanno attuate in sinergia con i CAV, sono:
● promuovere progetti di educazione alle differenze come strumento di prevenzione della
violenza di genere e delle discriminazioni, a tutti i livelli scolastici e in particolare modo già nei
servizi dell’infanzia, rivolti sia al personale educativo, sia ai genitori sia a bambine e bambini.
● Dare formazione al personale dei servizi sociali comunali, riprendendo anche le linee guida
elaborate in base ai protocolli Anci e D.I.Re. Promuovere campagne di sensibilizzazione e
comunicazione rivolte alla cittadinanza.
● Sostenere la creazione di spazi gestiti da donne finalizzati al sostegno di donne vittime di
violenza, nel rispetto delle indicazioni della convenzione di Istanbul e delle raccomandazioni
internazionali.
● Ripensare la rete antiviolenza della città di Livorno, di cui fa parte anche il Comune, per
renderla più aperta alla collaborazione di diverse associazioni di donne e più attenta alle
pratiche femministe. Trovare ulteriori spazi per ascolto di donne vittime di violenza
Come?
174
UN NUOVO APPROCCIO AL RISCHIO
La città è sottoposta a molteplici rischi: il rischio è rappresentato dalla possibilità che un
fenomeno naturale o indotto dalle attività dell’uomo possa causare effetti dannosi sulla
popolazione, gli insediamenti abitativi e produttivi e le infrastrutture.
La nostra città è sottoposta a gravi rischi industriali (incendi, esplosioni, rilascio di sostanze
tossiche), a rischio sismico, rischio idrogeologico e meteo-idraulico, rischio di incendio boschivo,
rischio ambientale.
I rischi collegati al nostro territorio, come abbiamo visto, sono molteplici e ciò che occorre è un
completo ripensamento delle modalità di approccio al rischio, di coinvolgimento della
cittadinanza, di sensibilizzazione ai temi legati alla gestione della protezione civile.
L’alluvione che ha colpito Livorno il 9 settembre 2017, conseguenza delle esondazioni del rio
Ardenza e del rio Maggiore, ha provocato la perdita di otto vite umane, l’isolamento di alcune
località e l’evacuazione di numerose famiglie. I dati ufficiali parlano di 6,6 milioni di Euro di
danni tra privati e attività produttive, e danneggiamenti a infrastrutture, edifici pubblici, opere
di difesa idraulica e rete dei servizi essenziali.
Se il rischio idrogeologico ha già confermato di non essere solo un rischio, non si deve
dimenticare che anche insediamenti industriali e infrastrutture che incidono sul territorio
livornese rappresentano potenziali fattori di rischio per diverse tipologie di incidente (si pensi
ad esempio alla Raffineria ENI di Stagno, che copre 150 ettari e raffina circa 85.000 barili al
giorno, o al Terminale di rigassificazione di OLT Offshore, posizionato a circa 22 km dalla costa
tra Livorno e Pisa e ai suoi 36,5 km totali di condotta, di cui 29,5 km in mare, 5 km nel Canale
Scolmatore e i restanti 2 km sulla terraferma). Che si tratti di rischi antropici o naturali, vanno
presi in considerazioni due temi: prevenzione del rischio e gestione dell’eventuale emergenza.
175
Nell’ambito degli insediamenti industriali, manca una rete di monitoraggio pubblica che
fornisca, in caso di incidente, dati immediati e attendibili ai soggetti deputati agli interventi.
Gli interventi necessari sono i seguenti.
● Mappatura delle fonti di rischio peculiari di ciascun insediamento potenzialmente pericoloso
● Inventario delle possibili tipologie e gravità di incidente, e simulazione dell’impatto sul
territorio
● Costruzione di una rete di monitoraggio pubblica all’interno degli insediamenti a rischio di
incidente
GESTIONE DELL’EMERGENZA
Che si tratti di rischio naturale (alluvioni, sismi, maremoti) o antropico, un piano generale di
Protezione Civile è fondamentale per ridurre l’impatto di un evento catastrofico sulla
popolazione e sul territorio.
Per l’efficacia degli interventi sono imprescindibili:
● definizione chiara della catena decisionale;
● corretta analisi dei rischi ambientali e territoriali;
● blindatura delle strutture strategiche (ospedali, caserme, centri decisionali).
Il piano di Protezione Civile comprende una sezione di prevenzione, che contempla sia la
gestione delle allerte e la loro diffusione (fondamentale il coordinamento con i gestori delle reti
telefoniche), che la stesura di piani di evacuazione della popolazione e di smistamento nelle
strutture sanitarie, oltre a un piano di formazione della popolazione stessa alla consapevolezza
dei rischi e alla conoscenza dei comportamenti salvavita in caso di disastro.
In caso di evento catastrofico, il piano definisce il coordinamento della catena degli interventi,
le modalità di acquisizione del quadro generale del disastro, e i parametri per stabilire se sono
già presenti sul territorio tutti i mezzi di intervento necessari, compresi quelli commisurati a
eventuali necessità di evacuazione della popolazione.
Crediamo necessario un rafforzamento delle modalità di allerta della cittadinanza, ancora non
sviluppate in modo capillare ed organizzato.
FASE POST-EMERGENZIALE
La fase post-emergenziale è altrettanto critica, e risente del fatto che non esiste al momento in
Italia un piano generale di Protezione Civile nazionale in caso di catastrofi naturali che detti
linee guida condivise e sperimentate. A ogni emergenza si ricomincia.
Un punto critico è la gestione delle forze provenienti dal volontariato riconducibile a
organizzazioni, associazioni e singoli cittadini.
In molte occasioni, preziose forze di intervento non sono state utilizzate in maniera efficace
perché mancava un soggetto di riferimento: è quindi necessario inserire nella catena
decisionale una struttura di coordinamento e di riferimento istituzionalizzata e visibile, a cui il
volontariato sappia di poter fare capo.
La Protezione Civile cittadina deve essere considerata una assoluta priorità. Nella stesura di un
piano di protezione civile è buona norma massimizzare i processi partecipativi, costituendo
tavoli tematici con soggetti competenti e con associazioni e comitati attivi sul territorio, il cui
176
apporto può risultare fondamentale sia per la mappatura delle criticità che per l’individuazione
delle modalità di intervento più efficaci.
Abbiamo per questo accolto e sviluppato in tal senso le proposte del Comitato Alluvionati di
Livorno (CAL).
● Investire maggiori e rilevanti risorse nella struttura di Protezione Civile, sia in termini di
assunzione del personale che di strumenti, mezzi, attrezzature.
● Coinvolgere, per quanto sopra e in considerazione di quanto previsto dall’Art.31 del Decreto-
legge n. 1 del 2 gennaio 2018 (“Codice della protezione Civile”), la popolazione livornese e le
associazioni di volontariato attive sul territorio cittadino nello studio e redazione del nuovo
Piano e delle Procedure di Protezione Civile da parte di NIER Srl.
● Istituire una “Conferenza Permanente sulla Protezione Civile” che con un primo incontro non
appena insediato il nuovo Consiglio Comunale e quindi con riunioni minimo semestrali e fattiva
partecipazione dei Comuni del territorio, della P.C. regionale, istituzioni e rappresentanze dei
cittadini, porti avanti discorsi di organizzazione comune, resilienza territoriale, autotutela, ecc.
● Che gli Enti e le organizzazioni coinvolti nella gestione e tutela del territorio tengano conto
da subito del fatto che gli eventi meteorologici hanno subito un evidente mutamento e che i
criteri e punti di riferimento sin qui adottati vadano da subito rivisti onde ridurre
consistentemente i rischi collegati sia per la popolazione che per il territorio.
● Avviare quanto prima progetti e iniziative ad alto contenuto e forte impatto ecologico.
● Pretendere un ruolo significativo dell’amministrazione comunale nella pianificazione dei
piani straordinari della Regione e far sì che gli interventi sul territorio, oltre al recepimento
formale, siano condivisi da percorsi cittadini di informazione e confronto.
● Fare maggiore informazione e comunicazione sui piani di emergenza ed evacuazione esterna
in caso di incidenti chimici o altre evenienze catastrofiche, appurata l’esistenza e la
comunicazione alla Prefettura dei Piani di emergenza e evacuazione interni alle aziende ad alto
rischio di incidente rilevante.
177
6. LA CITTÀ DEI DIRITTI
IL DIRITTO ALL’EGUAGLIANZA
Vivere in una città inclusiva rispetto ad ogni differenza di genere, etnica, sessuale o religiosa e
attenta alle diverse abilità e alle diverse età della vita significa prevedere o incentivare luoghi di
aggregazione e confronto che permettano ad ognuna/o, ma soprattutto alle fasce più fragili, di
potersi riunire ed essere portatrici/ori delle proprie istanze e diversi bisogni.
Una politica attenta alla realtà di ogni persona è una politica che dota la città di servizi idonei e
sufficienti a perseguire il cammino per il raggiungimento di una reale parità, ancora ben lontano
dal realizzarsi. Una città a misura di ogni persona è una città che elimina le barriere
architettoniche, che realizza aree verdi, protette e attrezzate in ogni quartiere per le fasce
evolutive e per gli animali. Tutto questo è ciò che ogni individuo pretende non solo per avere
l'opportunità di poter diventare finalmente cittadin* a pieno titolo, ma perché solo attraverso
la cura di tutto ciò che ci circonda, solo attraverso lo scambio si può costruire una società
solidale, pacifista, egualitaria. Una città che mette in grado tutt* di scegliere e offre a tutt* le
opportunità per definire liberamente il proprio futuro, a partire dal lavoro.
La nostra Coalizione si impegna a rimuovere tutti gli ostacoli di ordine economico, sociale,
culturale, urbanistico, architettonico, educativo che possano impedire il pieno sviluppo della
persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti e tutte alla vita politica, economia e sociale
della Città.
LA DISABILITÀ
Si parla di disabilità intesa come “diversa partecipazione sociale”, cioè delle restrizioni di natura,
durata e qualità che una persona subisce in tutte le aree o gli aspetti della propria vita a causa
dell'interazione fra le proprie caratteristiche, le attività svolte e i fattori contestuali.
È necessario creare un contesto che promuova l'equità, cioè dare a problemi diversi soluzioni
diverse e personalizzate. L’inclusione delle persone con disabilità procede per gradi e richiede
l’impegno di un’intera comunità oltre che di una singola amministrazione.
Riteniamo che il Garante per i disabili, in quanto titolare della funzione di raccordo con gli uffici
comunali, provinciali e regionali, debba costituire sempre di più un punto di riferimento per i
cittadini e le cittadine disabili nei momenti in cui avvertono una lesione dei propri diritti.
È ovvio dire che tutti e tutte devono avere la possibilità di muoversi autonomamente, meno
ovvio è garantire questo diritto. La Legge 13 del 1989 sulle barriere architettoniche è una tra le
leggi meno applicate in Italia, nonostante la sua nobile finalità: rendere la città – tutta la città –
accessibile a tutti e tutte.
È certamente anche una questione economica; ma è la legge stessa a indicare ai Comuni dove
trovare le risorse, ricorrendo agli oneri di urbanizzazione.
Sicuramente il tema dell’accessibilità del litorale è a questo proposito rilevante, dal momento
che è sì uno dei luoghi di svago più attraenti della città ma non è adeguatamente e
completamente accessibile.
Un altro elemento di grande importanza in grado di garantire l'autonomia dei cittadini e delle
cittadine con disabilità grave, fisica o intellettiva, è rappresentato da tutte le politiche e
iniziative dette del “dopo di noi”. Le persone con una disabilità spesso hanno poca scelta e,
178
anche da adulte, vivono con i propri genitori per motivi legati prevalentemente alla difficoltà,
quando non all'impossibilità, di gestire da sole la vita quotidiana. Queste difficoltà,
oggettivamente spesso insormontabili, sono però imputabili alla mancanza di un contesto
accogliente, cioè di politiche abitative e di sostegno all'autodeterminazione e all'autonomia
delle persone disabili adulte.
Noi intendiamo sostenere le persone adulte con disabilità grave, fisica o intellettiva, nei
percorsi di autonomia abitativa, affinché possano decidere dove, come e con chi vivere la loro
vita, in maniera gradualmente indipendente dalla famiglia di provenienza, in una casa che sia
una vera casa e non necessariamente un istituto o un servizio speciale.
La città accessibile
Parere del Garante dei disabili nelle commissioni edilizie. Riteniamo necessario intervenire sui
regolamenti comunali affinché il parere del Garante, anche se consultivo, sia inserito come
passaggio obbligatorio, al pari del consiglio di regolarità tecnica e contabile, in certe categorie di
opere pubbliche (sia che si tratti di nuove opere, sia che si tratti di ristrutturazioni o variazione
di destinazione d’uso) e negli interventi su viabilità, concessioni di locali aperti al pubblico,
edilizia privata, ecc.;
Linee guida per l’accesso agli esercizi pubblici. Risulta necessario stabilire, in accordo coi
competenti assessorati, standard a cui debbano corrispondere le installazioni (fisse o rimovibili)
per favorire l’accesso agli esercizi pubblici per le persone con invalidità. Inoltre favorire
l’accesso ai locali pubblici almeno nelle vie di maggiore turismo è, oltre che un segnale di civiltà
e sensibilità, un dovere non solo nei confronti dei cittadini livornesi, ma di tutti i turisti disabili e
i loro familiari e accompagnatori;
Segnaletica stradale per non vedenti. Predisporre una nuova segnaletica stradale con nomi
delle vie in Braille, semafori sonori, QR code, percorsi tattili ecc. e rivedere la segnaletica
stradale orizzontale (percorsi sistema LOGES) che in molto casi non è collocata correttamente;
Percorsi preferenziali ASL, Comune, strutture pubbliche. Riteniamo necessaria la creazione di
percorsi preferenziali nell’accesso agli uffici (CUP, Servizi Comune ecc…) per le persone con
disabilità e graduatorie riservate per la diagnostica quando, dietro certificazione del medico che
prescrive l’esame, si ritiene che la patologia da indagare possa essere aggravante rispetto all’
invalidità del soggetto.
179
Contributo affitti. La legge regionale di riferimento prende come parametro per l’accesso ai
contributi l’ISE e non l’ISEE, di fatto non considerando la condizione di invalidità di persone
presenti nel nucleo familiare. Assegna poi un solo punto nella formulazione delle graduatorie. E’
necessario intervenire con la Regione affinché l’invalidità abbia davvero il dovuto peso nelle
graduatorie prendendo come riferimento l’ISEE e assegnando un maggior numero di punti per
le persone con disabilità che hanno notevoli limitazioni nella scelta delle loro abitazioni e che
quindi spesso sono costretti a sostenere costi per l’affitto maggiori rispetto ai normodotati;
Estendere la contribuzione economica del Comune verso le disabilità meno diffuse e/o
gravissime. Riteniamo assolutamente necessario razionalizzare, attraverso manifestazioni di
interesse, le risorse provenienti da più fonti di finanziamento Comunali, Regionali, Nazionali ed
Europee. Particolare attenzione verrà offerta ad associazioni più piccole che si trovano a
combattere con disabilità meno diffuse e che rischiano di rimanere tagliate fuori dall’attenzione
della comunità;
Passaggio dai Centri di socializzazione comunali ai Centri diurni socio-sanitari LRT 41/2005.
Tavolo di lavoro Comune ASL per valutare una transizione che darebbe maggiore prospettiva e
solidità a Centri che attualmente rimangono un’iniziativa della sola Amministrazione con fondi
proprie e che peraltro non è sostenuta da alcun impianto normativo;
L’autodeterminazione
Polo per l’inclusività. Il Polo per l’inclusività da intendersi come centro informativo e culturale
di riferimento aperto a tutte le associazioni che intendano progettare attività relative alla
tematica dell’inclusività;
Progetti per diffondere la cultura dell’inclusività nelle scuole. In collaborazione con le scuole
cittadine di ogni ordine e grado verranno promosse attività finalizzate alla consapevolezza
dell’inclusività come valore imprescindibile della nostra società;
Coinvolgimento dei disabili in attività utili alla città. Intendiamo proseguire nel favorire il
coinvolgimento delle associazioni che si occupano di disabilità in attività di volontariato di aiuto
alla città, finalizzate ad un salto culturale che vede il disabile non più come destinatario finale
dell’aiuto ma come portatore egli stesso di aiuto ad altre persone in condizioni di fragilità e di
conseguenza di un sostegno alla città;
Favorire l’estensione del cosiddetto Progetto individuale di vita. La legge n. 328/00 (“Legge
quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali”) prevede già che,
affinché si raggiunga pienamente l’integrazione scolastica, sociale, lavorativa e familiare della
persona con disabilità, debba predisporre un Progetto individuale per ogni singola persona con
disabilità fisica, psichica e/o sensoriale, stabilizzata o progressiva (art. 3 L. 104/92)”. La finalità
di questa impostazione sta nel realizzare percorsi personalizzati in cui ci sia un coordinamento
degli interventi in modo da massimizzare senza disperdere. Comune ed ASL devono predisporre
il Progetto individuale coordinando gli interventi sanitari, socio-sanitari e socio-assistenziali
definendone la loro interazione. Questo tipo di approccio realizza il passaggio dalla concezione
di un utente destinatario di singoli servizi a quello di una persona che, ponendosi di fronte un
suo progetto di vita, riceve ciò che gli serve per realizzarlo.
180
Accessibilità
Garantire che tutti i luoghi pubblici, come edifici pubblici, parchi, mezzi pubblici e strutture
ricreative, siano accessibili alle persone con disabilità. Questo potrebbe includere la costruzione
di rampe per sedie a rotelle, ascensori accessibili, segnaletica chiara e percorsi senza ostacoli.
Formazione e sensibilizzazione
Offrire programmi di formazione per sensibilizzare la comunità sulle sfide e i bisogni delle
persone con disabilità. Questo potrebbe coinvolgere attività educative nelle scuole, workshop
per i dipendenti pubblici e campagne pubblicitarie che promuovono l'inclusione.
Opportunità lavorative
Promuovere l'occupazione delle persone con disabilità attraverso politiche di inclusione nei
posti di lavoro pubblici e attraverso partenariati con aziende private per creare opportunità
lavorative accessibili e inclusive.
Assistenza sociale
Fornire servizi di assistenza sociale che supportino le persone con disabilità e le loro famiglie,
inclusi servizi di consulenza, assistenza domiciliare, trasporto accessibile e supporto per
l'accesso a servizi sanitari e di riabilitazione.
Consultazione e partecipazione
Coinvolgere attivamente le persone con disabilità nelle decisioni che riguardano le politiche e i
programmi che influenzano le loro vite. Questo potrebbe includere la creazione di consigli
consultivi o gruppi di lavoro composti da persone con disabilità e l'organizzazione di forum
pubblici per raccogliere feedback e suggerimenti.
Tecnologie assistive
Promuovere l'accesso alle tecnologie assistive e alle risorse che possono migliorare
l'indipendenza e la qualità della vita delle persone con disabilità, come dispositivi di
comunicazione alternativa, ausili per la mobilità e software accessibile.
Pianificazione urbana
Integrare l'accessibilità nelle pratiche di pianificazione urbana e nello sviluppo delle
infrastrutture della città. Questo potrebbe includere la progettazione di spazi pubblici
accessibili, la costruzione di marciapiedi sicuri e la distribuzione equa delle risorse in tutta la
città.
Questi sono solo alcuni dei punti che potrebbero essere inclusi nelle linee programmatiche per
affrontare le questioni legate alle disabilità in una città. È importante adattare tali linee guida
alle specifiche esigenze e risorse della comunità locale.
181
1. Conformità agli standard internazionali: sito e servizi online devono rispettare gli standard
di accessibilità stabiliti a livello internazionale, come le linee guida WCAG (Web Content
Accessibility Guidelines).
2. Progettazione inclusiva: integrazione di principi di progettazione inclusiva fin dalla fase di
sviluppo, assicurando che il sito sia accessibile a tutti, indipendentemente dalle capacità o dalle
tecnologie utilizzate per accedere ad esso.
3. Test di accessibilità: effettuare regolarmente test di accessibilità del sito e dei servizi online
per identificare e risolvere eventuali barriere all'accesso per le persone con disabilità.
4. Formazione del personale: assicurarsi che il personale coinvolto nello sviluppo e nella
gestione del sito e dei servizi online sia adeguatamente formato sull'importanza
dell'accessibilità e su come garantire la conformità agli standard stabiliti.
5. Documentazione accessibile: fornire documentazione e risorse online in formati accessibili,
come testo alternativo per le immagini, documenti PDF con testo selezionabile e strutture di
navigazione intuitive.
6. Assistenza tecnica: offrire assistenza tecnica dedicata alle persone con disabilità che
incontrano difficoltà nell'uso del sito e dei servizi online, attraverso canali di contatto accessibili
e risposte tempestive.
7. Feedback e monitoraggio: raccogliere feedback da parte degli utenti, in particolare da parte
di coloro che utilizzano tecnologie assistive, e monitorare costantemente l'accessibilità del sito
per apportare miglioramenti continuativi.
8. Coinvolgimento della comunità: coinvolgere attivamente le persone con disabilità e le
organizzazioni che le rappresentano nel processo di sviluppo e valutazione del sito e dei servizi
online, garantendo che le loro esigenze e prospettive siano prese in considerazione.
9. Trasparenza e “accountability” (rendicontazione): rendere pubbliche le politiche e le azioni
dell'amministrazione comunale in materia di accessibilità online e garantire la responsabilità
per il raggiungimento degli obiettivi stabiliti.
10. Aggiornamenti e miglioramenti continui: mantenere il sito e i servizi online
aggiornati rispetto agli sviluppi tecnologici e alle migliori pratiche in materia di accessibilità, al
fine di garantire un accesso equo e inclusivo per tutti i cittadini.
Le istanze portate avanti dal femminismo e dai movimenti delle donne non riguardano
unicamente i diritti delle donne, né sono riducibili a pura rivendicazione. La rivoluzione
innescata dal femminismo è una rivoluzione culturale e interessa tutta la società. Il
cambiamento che il femminismo prospetta incide positivamente non soltanto sulle donne ma
sul mondo intero, perché modifica i rapporti di potere e propone un nuovo modo di guardare la
realtà e metterla in discussione.
L’emergenza epidemiologica ha pesantemente amplificato le disuguaglianze, le discriminazioni
e le iniquità in tutti gli aspetti della vita sociale, ed ha colpito in particolare le donne in una
condizione lavorativa e sociale di forte svantaggio, le quali hanno meno prospettive di impiego
e di occupabilità.
Rispetto all’Indice sull’uguaglianza di genere 2022 (Gender Equality Index 2022, basato su dati
raggruppati in sei domini di vita degli uomini e delle donne: lavoro, denaro, conoscenza, tempo,
potere e salute, composto da 31 indicatori), con un punteggio di 65 punti su 100, il nostro paese
si colloca al quattordicesimo posto nell’Unione europea, con 3,6 punti in meno rispetto alla
media dell’Ue. L’Italia è ancora stabilmente all’ultimo posto in Europa nel dominio del lavoro,
182
con tassi di occupazione femminile al mercato del lavoro fra i più bassi in Europa. Così come
persistono i divari salariali, con una differenza nelle retribuzioni mensili di circa il 16 per cento
inferiore per le donne rispetto agli uomini.
La nostra città nel 2023 è risultata 104° nella classifica stilata da Il Sole 24 Ore in tema di gender
pay gap, con una retribuzione media per le donne inferiore del 38%.
● Creare eventi ciclici specifici finalizzati alla sensibilizzazione della cittadinanza sulle donne
vittime di violenza
● Osservatorio sul lavoro delle donne (vedi Cap. sul Lavoro)
In occasione del 25 Novembre “Giornata internazionale per eliminazione della violenza contro
le donne” organizzare, nell'arco di tutto il mese di novembre, eventi manifestazioni e dibattiti
con associazioni e istituzioni; Adesione alla Campagna contro violenza alle donne, e alla
convenzione “No More” e alla Campagna “365 giorni NO”;
In occasione dell'8 Marzo “Giornata internazionale della Donna” organizzare eventi,
manifestazioni e dibattiti con associazioni e istituzioni, nell'arco di tutto il mese interessato, sul
ruolo della donna nella società del XXI° secolo e finalizzati al racconto e superamento delle
differenze e, in taluni casi, ingiustizie e soprusi ancora in uso in Italia, in Europa. Favorire altresì
una riflessione sulla presenza delle donne nelle discipline STEM, al fine di incoraggiare in modo
pari studentesse e studenti a sviluppare una lettura critica dei pregiudizi e degli stereotipi di
genere riguardanti le materie scientifiche, tecnologiche, ingegneristiche e matematiche.
183
LA COMUNITÀ LGBTQIA+
Il nostro progetto politico ambisce a rendere la città uno spazio di diritti e non di privilegi, in cui
tutt* possano sentirsi pienamente cittadin*, senza subire discriminazioni non solo nella vita
quotidiana, ma anche nell’accesso ai servizi, alla casa, al lavoro. Nel nostro progetto politico,
immaginiamo il Comune innanzitutto come uno snodo, un collegamento tra progettualità e
soggetti già attivi o da attivare sul tema del contrasto alle discriminazioni, ma anche un
soggetto promotore di nuovi percorsi e in grado di coordinare in una visione integrata e di
lungo termine. Riconosciamo però anche la necessità di impegnarsi in azioni e processi politici
che vadano oltre la scala locale, portando avanti battaglie e riflessioni politiche anche a livello
regionale e nazionale.
Le azioni di seguito proposte sono già state avviate sul nostro territorio, l'amministrazione
attuale ha potuto raccogliere i frutti del progetto M5S che aveva avviato il tavolo Rainbow,
grazie al quale in partenariato con il Comune, si è potuto vincere il bando UNAR per la
“costituzione di centri contro le discriminazioni motivate da orientamento sessuale e identità di
genere” che da due anni si è concretizzato. Ad oggi molti dei punti che proponiamo in seguito
sono in continuità con l’esperienza del Centro “l'approdo”, attivo da 2 anni, con un numero
importante di utenti che vi si riferiscono, con offerta di molteplici attività. E’ necessario che in
futuro si continui a supportare economicamente tale iniziativa e realtà per la quale riteniamo
significativo mantenere una continuità, alla luce dei numeri e del lavoro che si sta portando
avanti. Tra i punti chiave da affrontare e risolvere in modo più duraturo la ricerca di fondi e
finanziamenti per il futuro, prendendo questa esperienza virtuosa come esempio, per
espandere la rete dei consultori e allargarsi ad altre soggettività e creando una rete di supporto
più ampia.
185
Eventi
Celebrazione della ricorrenza del 20 Novembre: il Transgender Day of Remembrance (TDoR), la
Giornata mondiale in ricordo delle persone transgender vittime di violenza (da far rientrare
nella ricorrenza della settimana a cavallo del 25 Novembre);
In occasione del 17 Maggio (Giornata internazionale contro l’omobitransfobia indetta
dall'Unione Europea) organizzare eventi, manifestazioni e dibattiti con associazioni e istituzioni
contro ogni forma di atteggiamento pregiudiziale basata sull’orientamento sessuale. I principi a
cui si ispira la giornata sono quelli costitutivi sia dell’Unione Europea sia della Costituzione
italiana: il rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali, l’uguaglianza fra tutti i cittadini
e la non discriminazione;
Promuovere, tramite le associazioni, l’organizzazione di nuovi Toscana Pride a Livorno, per
aumentare la consapevolezza della cittadinanza sulla centralità della lotta contro le
discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere.
Adesione alla rete Re.A.dy. Ci impegniamo a rinnovare l’adesione alla rete Re.A.dy., che
promuove il rispetto dei diritti delle persone LGBTQIA+, che spesso vivono situazioni di
discriminazione sia nella vita personale e sociale che nell’ambiente scolastico o lavorativo, o
nell’accesso ai servizi. La rete rappresenta infatti uno spazio di confronto tra Amministrazioni,
per l’individuazione di buone pratiche e di tematiche da affrontare.
●Promozione di campagne pubbliche contro le discriminazioni legate all'identità di genere e
all’orientamento sessuale e per il superamento di stereotipi; Partecipazione della Sindaca al
Pride.
● Garanzia della piena applicazione della Legge 76/2016 sulle unioni civili. Posta la necessità di
portare avanti riflessioni e battaglie politiche anche a livello nazionale (si pensi al tema del
matrimonio egualitario, e alle riflessioni relative alla possibilità di offrire riconoscimento e
tutela giuridica anche a modelli di famiglia che non rispondono a quella “tradizionale”). Ci
impegniamo a garantire la piena applicazione della Legge 76/2016 sulle unioni civili, spesso
attaccata negli ultimi anni in vari Comuni da sindaci “obiettori”.
●Percorsi di contrasto alle discriminazioni e di fuoriuscita dalla violenza: sportelli/CAV/case-
rifugio. Ci impegniamo a portare avanti e ad implementare l’attività del Centro “L’approdo” per
il contrasto alle discriminazioni e alla violenza legate all'orientamento sessuale e all’identità di
genere. Si tratta di un servizio di accoglienza, ascolto e supporto (anche psicologico e legale)
per le persone che subiscono violenza o discriminazioni legate all’orientamento sessuale e
all’identità di genere. Nell’ambito del servizio, sarà previsto anche un supporto
nell’orientamento e nell’accesso ai servizi (socio-sanitari, orientamento alla casa e al lavoro).
● Il servizio sarà sviluppato anche in collegamento con i centri antiviolenza del territorio,
individuando anche soluzioni adeguate per la realizzazione di case-rifugio.
● Il servizio sarà articolato con presidi diffusi sul territorio cittadino e progettato secondo criteri
di massima accessibilità possibile (es. eliminazione barriere architettoniche nei luoghi deputati
al servizio; possibilità di accesso al servizio anche online; materiali e pubblicizzazione del
servizio in più lingue e attraverso più canali; approccio interculturale es. presenza di mediatori
culturali; adeguate garanzie di privacy per chi accede al servizio).
186
● Il servizio sarà progettato sempre in sinergia con le associazioni, le realtà e le reti già attive sul
tema sia sul territorio livornese, sia in altri Comuni toscani, per individuare le migliori modalità
di implementazione, gestione e monitoraggio del servizio.
● Autodeterminazione delle persone trans e carriere alias. Attualmente in Italia il procedimento
per ottenerne la rettifica dei documenti è regolato dalla legge 164 del 1982, e può essere
estremamente lungo e complesso. Dal 2015, a seguito di due sentenze della Consulta e della
Cassazione, non è più obbligatorio sottoporsi ad un intervento chirurgico per veder riconosciuto
il diritto alla rettifica dei documenti; tuttavia, la persona transgender deve comunque rivolgersi
a un tribunale e documentare il suo percorso di transizione. Nell’attesa della pronuncia del
giudice, quindi, la persona si trova in una sorta di limbo, che rende estremamente complesso
svolgere azioni comuni come la ricerca di un lavoro, di una casa o l’apertura di un conto in
banca, ma anche la frequenza delle lezioni all’università. Posta la necessità di portare avanti
una battaglia politica anche a livello nazionale relativa al legge 164 del 1982, alla complessità e
ai lunghi tempi attesa, riconosciamo il ruolo che lo strumento della “identità alias” potrebbe
avere nel contribuire alla garanzia dell’autodeterminazione delle persone trans e di una qualità
della vita degna. Ci impegniamo a sostenere l’adozione e l’introduzione di buone pratiche
legate alle carriere alias nelle scuole e nei luoghi di lavoro, attraverso l’elaborazione di apposite
linee guida, nel rispetto dell’ autonomia di ciascun ente, e nella tutela della privacy.
Ci impegniamo a introdurre le carriere alias nell’ambito dei servizi pubblici gestiti dal Comune,
lavorando insieme alle istituzioni già attive sul tema e alle associazioni.
Sostenere e promuovere tutte le buone pratiche che possono rappresentare occasioni di
crescita culturale per tutta la comunità scolastica, accompagnate dalla traduzione in azioni
concrete delle parole chiave quali convivenza consapevole, parità, rispetto delle differenze,
prevenzione di tutte le forme di discriminazione, più volte ribadite in sede europea, attraverso
le Dichiarazioni, e in sede internazionale con le Carte, e ben sottolineate nella recente Legge
107/2015, all’art.1 comma 16, esplicitato nelle apposite Linee Guida Nazionali, emanate il 27
ottobre 2017 (Educare al rispetto: per la parità tra i sessi, la prevenzione della violenza di
genere e di tutte le forme di discriminazione).
L’allungarsi della vita non va sempre, purtroppo, di pari passo con il mantenimento di buone
condizioni di salute o di condizioni sufficientemente compatibili con una vita autonoma. Mai
come nella vita dei grandi adulti è vera l’influenza dei determinanti della salute nella qualità
della propria vita. Una città che rispetta gli anziani è una città che produce salute e allunga la
vita, oltre a migliorarla. Se come già abbiamo sostenuto a proposito di cittadinanza delle donne,
la città si struttura per far emergere vocazioni, corpi e pensieri differenti, diviene inclusiva
accogliente e sicura per tutti e tutte. Il tempo della vita si è allungato e ancora può essere
vissuta una vita sociale che deve essere valorizzata e che necessita di nuove progettualità, che
puntino a sviluppare socialità, relazione e compattano l'isolamento. La diffusione delle
esperienze di Cohousing o di Abitare Supportato è particolarmente importante, anche per la
capacità di prevenire la non autosufficienza e l'istituzionalizzazione. Vogliamo una città
attrezzata, una città piena di panchine dove sostare e conversare e fontane dove poter bere e
vogliamo i servizi, soprattutto quelli relativi alla prevenzione e al mantenimento nel proprio
187
contesto di vita. Da questo punto di vista, ricordiamo che la Missione 6 del PNRR prevede oltre
alle Case di Comunità, 602 Centrali Operative Territoriali orientate ad aumentare il volume delle
prestazioni rese in assistenza domiciliare fino a prendere in carico, entro la metà del 2026, il 10
percento della popolazione di età superiore ai 65 anni (in linea con le migliori prassi europee).
La stessa misura prevede 308 Ospedali di Comunità , ovvero una struttura sanitaria della rete
territoriale a ricovero breve e destinata a pazienti che necessitano interventi sanitari a
media/bassa intensità clinica e per degenze di breve durata, e a gestione prevalentemente
infermieristica. Considerare la casa come luogo di cura è decisamente un modo per aumentare
salute: tuttavia se non si potenzia il sistema delle cure territoriali incardinandole nelle Case di
Comunità, il pericolo è che le risorse vadano solo a potenziare le esternalizzazioni senza
ricadute stabili sul sistema dei servizi.
DIRITTO ALL’ABITARE
L’abitazione è un diritto essenziale e il suo mancato esercizio comporta conseguenze sulla
salute, fisica e psichica, della persona.
La mancanza di casa pregiudica il godimento di altri diritti fondamentali (dalla salute
all’istruzione) e minaccia la stessa dignità delle persone.
Non si possono affrontare gli sfratti senza soluzioni alternative per le fasi di passaggio. Le case
che restano vuote devono essere inserite in una riflessione condivisa sull’uso delle proprietà
pubbliche – ma anche private. Non possiamo più permettere che ci siano case senza persone e
persone senza casa. Ogni edificio pubblico non utilizzato è fonte di danno per la comunità, e il
costo di recupero della manutenzione non effettuata è proporzionale al tempo di abbandono.
188
Nel 2024 il Governo Meloni ha deciso di tagliare a Livorno di 1,3 milioni il contributo statale per
il bando affitto. Il Comune dunque – potendo contare solo su risorse proprie e su quelle della
Regione – ha dovuto gioco forza restringere le maglie e rendere il bando più selettivo
aggiungendo requisiti. Ne è risultato che, quest’anno, in Comune sono arrivate 759 domande,
contro le 1.776 dell’anno precedente «ben 1.017 domande in meno – ha fatto notare Sunia Cgil
– e solo il 20 per cento delle domande presentate, rispetto allo scorso anno, potrà essere
accolto. Molti cittadini titolari di affitti da privati, purtroppo assai alti in relazione ai redditi,
hanno perduto l’unica risorsa importante su cui contavano per far fronte alle spese legate alla
casa.
Purtroppo, la nostra città presenta molte situazioni di fragilità e debolezza che l’indagine
effettuata da Nomisma ha classificato quali stato di debolezza economica, di debolezza sociale
e di debolezza abitativa.
Lo stato di debolezza economica attiene a tutte quelle famiglie che si trovano in almeno due
delle seguenti condizioni:
- famiglie la cui situazione economica attuale non consente in nessun modo di valutare il
cambio della propria abitazione;
- famiglie che giudicano insufficiente o gravemente insufficiente il reddito percepito dalla
propria famiglia nel far fronte alle necessità primarie;
- famiglie per le quali la rata del mutuo o il pagamento del canone di affitto incide sul reddito
mensile familiare per oltre il 30%;
- famiglie che non dispongono delle risorse economiche necessarie ad acquistare un’abitazione
o a ottenere un mutuo.
L’indagine rileva che il 23,1% delle famiglie livornesi (16.656 nuclei) versa in una situazione di
debolezza economica, presentando almeno due delle condizioni indicate. Tale risultato dà
quindi conto della difficoltà delle famiglie livornesi a mantenere il proprio stile di vita e i costi
della casa.
Questo fenomeno riguarda per lo più la componente più giovane della popolazione: infatti tra
coloro che hanno tra i 18 e i 44 anni, ben il 28,7% è in debolezza economica, mentre per gli
anziani la quota scende al 19,4%.
Ciò dipende dal fatto che i giovani vivono spesso situazioni di fragilità lavorativa e di precarietà
sociale, rispetto alla fascia over 65 anni che presenta maggiore stabilità sotto il profilo abitativo
ed economico. In particolare, rispetto alla condizione abitativa, coloro che sono in affitto vivono
un disagio economico più accentuato (63,1% è in debolezza economica), ma è opportuno
sottolineare come anche più di una famiglia su dieci fra quelle con casa di proprietà (16,7% con
mutuo e il 10% senza mutuo) manifesti difficoltà di carattere economico.
Lo stato di debolezza sociale delle famiglie livornesi è stato rilevato considerando in stato di
debolezza sociale tutte quelle famiglie che si trovano in almeno 1 delle seguenti condizioni:
- Famiglie che presentano problematiche legate al tema ‘salute’ (componenti non
autosufficienti o con limitazioni nelle attività quotidiane) (17,0% delle famiglie);
- Famiglie che presentano problematiche legate al tema ‘lavoro’ (componenti disoccupati o che
lavorano in maniera discontinua) (17,4% delle famiglie);
- Famiglie che valutano fragile il proprio sistema di relazioni, o all’interno del contesto parentale
o di quello sociale (13,4% delle famiglie).
Considerando almeno uno dei tre ambiti, l’indagine evidenzia che il 38,4% delle famiglie
livornesi è in debolezza sociale (27.689 nuclei). Tra questi l’1,2% presenta tutte e tre le forme
189
del disagio sociale (relazionale, lavorativo e salute), pari a 865 famiglie. Considerando la
profilazione delle famiglie, la metà dei livornesi con età compresa tra i 18 e i 44 anni è in
debolezza sociale (50,3%), per effetto dell’incidenza della componente lavorativa e relazionale
particolarmente gravosa per i più giovani, fenomeno meno accentuato tra le classi più anziane
(30,6% per gli over 65).
Infine, la terza tipologia di criticità riguarda lo stato di debolezza abitativa delle famiglie
livornesi rilevata considerando tutte quelle famiglie che si ritengono insoddisfatte rispetto ad
almeno tre aspetti della propria abitazione:
- Dimensione;
- Suddivisione degli spazi;
- Adeguatezza rispetto al numero dei componenti e alle esigenze della famiglia;
- Stato di conservazione dell’abitazione;
- Stato di conservazione dell’edificio. Oppure, ad almeno tre aspetti del contesto in cui vivono:
- Qualità della zona;
-Sicurezza della zona;
- Vicinanza ai servizi;
- Vicinanza ai trasporti pubblici.
L’indagine evidenzia che il 9,6% delle famiglie livornesi è in debolezza abitativa (6.922 nuclei).
Tra queste circa 1.590 famiglie (2,2%), sono insoddisfatte sia della propria abitazione che del
contesto abitativo. Per quanto riguarda le diverse classi di età, fra coloro che hanno tra i 18 e i
44 anni il 12,2% è in debolezza abitativa, mentre fra i più anziani (over 65) la percentuale
scende sensibilmente (6,2%).
Per quanto riguarda l’ERP, il Comune di Livorno può contare su un patrimonio di Edilizia
Residenziale Pubblica che, al 31/12/2021, annovera 6.063 alloggi. Di questi 5.817 sono occupati
(5.072 assegnatari definitivi, 452 assegnatari provvisori, 293 occupati senza titolo), mentre 246
sono sfitti ed in attesa di lavori di ripristino. La gestione dell’Edilizia Residenziale Pubblica del
Comune di Livorno è affidata a CASALP Spa, società interamente a partecipazione pubblica (in
house), i cui soci sono costituiti dai 19 Comuni del Lode (Livello ottimale di esercizio) Livornese.
I compiti del soggetto gestore dell’Edilizia Residenziale Pubblica in Toscana sono definiti
attualmente dalla Legge regionale Toscana 77/1998, dalla Legge regionale 2/2019 e dal
contratto di servizio, rinnovato nel 2015.
Il numero di alloggi che rientrano annualmente nella disponibilità del soggetto gestore (per
riconsegne spontanee o esecuzioni con la Forza pubblica di atti di rilascio) è pressoché costante
e varia tra i 200 ed i 250 alloggi all’anno.
Tra il 2020 ed il 2021 il numero di domande di emergenza abitativa è aumentato di circa il 25%
(con 469 domande al giugno 2020 e 589 al giugno 2021). A fronte di tutto ciò, il Comune di
Livorno può contare principalmente su un patrimonio di Edilizia Residenziale Pubblica che (al
31.12.2021) annovera 6.063 alloggi. Di questi, 5.817 sono occupati, mentre il numero di alloggi
che rientrano annualmente nella disponibilità del soggetto gestore (per riconsegne spontanee o
esecuzioni con la Forza pubblica di atti di rilascio) è pressoché costante e varia tra i 200 ed i 250
alloggi all’anno.
Con riferimento al dimensionamento della domanda potenziale di student housing, emerge che
ad oggi la presenza studentesca nel comune di Livorno non esprime un volume di domanda
sufficiente a supportare la sostenibilità di uno sviluppo privato nel breve periodo. La conferma
viene inoltre dalle informazioni desunte dalle interlocuzioni con i portatori di interesse (Sede
universitaria di Livorno, CIBM, ISSM Mascagni). Il mercato sembra invece oggi sostanzialmente
carente su un’offerta adeguata di locazione tradizionale, pur rivolta agli studenti.
Sul fronte comunale e Casalp gravissimi i ritardi rispetto alla realizzazione di case popolari
finanziate ormai da anni: nuova costruzione di 60 alloggi nel Quartiere Fiorentina, Via Giordano
Bruno (delibera del 2011!); Nuova costruzione di 54 alloggi nel Quartiere Shangay, Isolato 417,
detto della Chiccaia (finanziamento del 2017!); Nuova costruzione di 33 alloggi nel Comune di
Collesalvetti, Località Vicarello (progetto 2009, finanziato 2019!); Nuova costruzione di 78
alloggi nel Quartiere Fiorentina (ex Mercato Ortofrutticolo- progetto 2009!!); Nuova
costruzione di 16 alloggi nel Quartiere Corea, ex Isolato B
● Riduzione della capacità del salario a garantire la copertura delle spese di affitto o di mutuo.
● Aumento costante degli sfratti per morosità incolpevole.
● Depotenziamento delle politiche abitative a livello nazionale
● Più di mille famiglie livornesi sono in lista per un alloggio popolare.
● Numero altissimo di alloggi ERP non utilizzati sul territorio (a Livorno 300 circa).
● Accumulo di proprietà immobiliari da parte di soggetti non di settore (enti bancari e
previdenziali), destinati a rimanere vuoti, e di grandi proprietari immobiliari che, anche tramite
società, possiedono un grande numero di immobili.
● Mancanza di fondi necessari per la manutenzione/riqualificazione di patrimonio pubblico.
● Esistenza di contratti per la “messa a disposizione” di alloggi tra comune e società
immobiliari (Fondiaria Saffi ad esempio).
● Alto numero di “invenduto” frutto di speculazioni immobiliari negli ultimi 20 anni
● Mancanza di un piano comunale per la casa.
● Presenza di un grande patrimonio immobiliare pubblico e privato soggetto ad aste giudiziarie
● Piano di alienazione che sottrae all'utilizzo per servizi una serie di immobili e terreni pubblici,
destinandoli a uso privato.
● Occupazioni e assenza di proposte alternative da parte dell'amministrazione comunale.
● Fenomeno della locazione temporanea che sta togliendo centinaia di case in affitto dal
mercato, spingendo in alto i prezzi per le locazioni
L’amministrazione locale non deve essere la controparte delle famiglie che perdono la casa (e
che forse sono costrette a occupare) bensì la cerniera operativa e funzionale fra le richieste,
accertate e accolte, della popolazione in stato di bisogno e le risposte che l’istituzione può
mettere a disposizione.
Esistono strumenti per affrontare l'emergenza abitativa da un lato e il deterioramento del
patrimonio edilizio cittadino dall'altro.
191
Le nostre proposte concrete:
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violazione del Regolamento di Utenza di Casalp, si dovrà arrivare all’individuazione di un
apposito percorso che individui soluzioni appropriate per i bisogni dei singoli soggetti.
● Migliorare la comprensione delle graduatorie per l’ERP, l’emergenza abitativa, la mobilità
Una nuova visualizzazione delle graduatorie che riduca al minimo indispensabile il ricorso
all’operatore per richieste sullo scorrimento della graduatoria ed il sospetto di una
discrezionalità nelle assegnazioni.
● Ottenere nuove risorse per l’ERP. Promuoveremo tutte le iniziative regionali e nazionali per
l’individuazione di nuove linee di finanziamento ERP per rigenerazioni delle costruzioni
esistenti, manutenzioni straordinarie, abbattimenti di barriere architettoniche
● Coinvolgere l’utenza nella salvaguardia della qualità di vita nei blocchi ERP. In alcuni
blocchi Erp è possibile godere di una migliore qualità di vita rispetto ad altri e ciò è dovuto ad
un coinvolgimento positivo delle persone nella vita quotidiana del blocco. Potenzieremo le
attività a valenza sociale grazie a iniziative di Casalp, AAMPS e associazioni.
● Ottimizzare l’utilizzo del patrimonio comunale non ERP. L’amministrazione deve verificare
le condizioni contrattuali ed i titoli che disciplinano i rapporti tra amministrazione e cittadini per
gli affitti di alloggi del patrimonio comunale non ERP. Saranno analizzate le situazioni di
contratti attualmente scaduti, di morosità ed eventuali alloggi vuoti che necessitano di
ripristino.
● Favorire la sperimentazione di forme collettive di autorecupero. Supporto ad una
sperimentazione per l’autorecupero di strutture pubbliche o anche private da parte di
associazioni che intendano avvalersi dell’uso dell’immobile scomputando il valore dell’affitto
● Fronteggiare la problematica degli sfratti. Il Protocollo di intesa per la graduazione sui tempi
di esecuzione degli sfratti è un importante documento in via di completamento d’intesa con
Prefettura, Comune, Tribunale, Questura, Ordine degli avvocati, Casalp, Sindacati dei
proprietari e degli inquilini
● Potenziare il fondo per gli esecutati. L’amministrazione 5 stelle aveva già istituito un fondo
con risorse proprie per sostenere coloro che sono esclusi dai benefici di legge per gli sfratti per
la morosità incolpevole, rispondendo così alla problematica di coloro che hanno perso la casa.
La coalizione intende potenziare il fondo.
● Reddito energetico. Tutti dovrebbero avere diritto all’energia, soprattutto in un contesto in
cui i soggetti fragili rischiano di essere isolati da tutti qualora non riescano a far fronte alle
spese per il mantenimento dell’utenza elettrica. Per questo si intende dare il via alla
sperimentazione presso i blocchi ERP idonei del Reddito Energetico: l’installazione di sistemi
fotovoltaici e microeolici per l’autoproduzione e l’accumulo di energia elettrica destinata agli
assegnatari. In questo modo si garantirebbe la fornitura, anche minima, per i fabbisogni quali
luce, ricarica dispositivi per la comunicazione, frigo etc...
In via preliminare verranno installati questi sistemi di produzione energetica presso le abitazioni
di quei soggetti c.d casi sociali che sono riconosciuti dal comune come totalmente
impossibilitati a fare fronte alle spese mensili per le varie utenze. Successivamente verranno
estesi a tutti gli immobili ERP, per poi mettere a disposizione un sistema di convenzioni con le
aziende produttrici, di cui il comune si farebbe da garante, per dare la possibilità anche a tutti
gli altri cittadini di attivare il percorso verso l’autoproduzione energetica a prezzi vicini a quelli
di produzione.
Le risorse cui potremmo attingere sono costituite dall’acquisizione del patrimonio demaniale,
da finanziamenti ministeriali e regionali per il contrasto all’emergenza abitativa, da bandi
europei per il recupero e la riqualificazione urbana (per soddisfare il bisogno attuale si calcola in
1000 il numero di alloggi necessari fra edilizia sociale e soluzioni alternative e temporanee).
Uscire dalle logiche della speculazione edilizia o dell'immobilismo è operativamente possibile e
va a vantaggio di tutti – abitanti, residenti, cittadinanza in generale.
194
La Salute è quindi elemento ontologico della persona, irrinunciabile, massimo diritto da
tutelare.
Per garantire la Salute, in primis, dobbiamo quindi lavorare per ridurre iniquità e
disuguaglianza, a partire dai Determinanti della salute, cioè quei fattori che influenzano lo stato
di salute e determinano disuguaglianze sanitarie.
Già la Carta di Ottawa (1986) lo dice chiaramente: “la promozione della salute non è una
responsabilità esclusiva del settore sanitario, ma va al di là degli stili di vita e punta al
benessere". Le condizioni e le risorse fondamentali per la salute sono la pace, l’abitazione,
l’istruzione, il cibo, un reddito, un ecosistema stabile, le risorse sostenibili, la giustizia sociale e
l'equità. Il miglioramento dei livelli di salute deve essere saldamente basato su questi
prerequisiti fondamentali.”
Per affrontare il tema è pertanto obbligatorio adottare un punto di vista complesso,
multidisciplinare e multifattoriale: si garantisce salute cioè prima di tutto garantendo un
accesso equo all'istruzione, a un reddito sufficiente , al lavoro, a un alloggio decoroso.
Davanti ad un quadro che perpetra cronicizzazione e disuguaglianze nella salute, l’unica risposta
possibile è garantire equità e parità di accesso a tutta la popolazione attraverso un servizio
sanitario pubblico e universale.
I Comuni, quali garanti della salute dei cittadini possono adoperarsi per invertire questa
tendenza, pretendendo l’incremento della spesa e dell’investimento di risorse nella sanità
pubblica, che nel nostro Paese si attesta ben al di sotto della media OCSE ed in contraddizione
con gli impegni assunti in fase di pandemia.
La politica perseguita dalla Regione Toscana, in merito alla sanità, ha portato ad un lento ed
inesorabile declino delle strutture preposte nel territorio livornese. Non si tratta solo della
decadenza di alcune parti del presidio ospedaliero, bensì di una rete territoriale diffusa
insufficiente alla cura di una popolazione demograficamente in crisi.
Secondo l’ISTAT, inoltre, la povertà assoluta si è impennata con la pandemia, passando da
un’incidenza sulla popolazione dal 7,7% al 9,4%. L’ultimo Rapporto del Banco Farmaceutico
sulla povertà sanitaria in Italia evidenzia che un numero crescente di famiglie ha risparmiato
sulle cure, limitando il numero delle visite e degli accertamenti.
L’Ospedale della città di Livorno ha subito negli anni un drastico taglio dei posti letto e non
possiede una adeguata quantità di personale per fronteggiare le richieste di assistenza della
popolazione; i tempi di attesa per interventi programmati e per visite specialistiche si sono
dilatati creando oltre che un grave disservizio nei confronti dell’utenza anche uno stato di
insofferenza dei cittadini verso le figure sanitarie che rappresentano, purtroppo spesso, i
parafulmini su cui si scarica la tensione di tanti livornesi esasperati. Per favorire una buona
195
sanità, diffusa e capillare, Livorno ha bisogno, assieme a molto altro, di un ospedale efficiente e
adeguato.
C’è poi la necessità di favorire e promuovere la sanità diffusa, territoriale e capillare,
aumentando e migliorando i presidi territoriali e migliorando i servizi grazie ai consultori
popolari (collaborazione con il terzo settore e sportelli territoriali) in modo anche da
decongestionare un Pronto Soccorso oberato.
È necessario costruire strategie, progetti e soluzioni alternative, mettendo al centro un welfare
complessivo diverso, costruito attraverso la condivisione dei servizi stessi con la cittadinanza in
generale e gli utenti in particolare. Un modello di welfare autogenerativo che, seguendo anche
il modello di gestione e amministrazione condivisa, consentirebbe di abbattere i costi e
migliorare le emergenze sociali. Esistono diversi modelli ed esperimenti anche in Italia.
196
più appare effettuare anche una corretta informazione sugli stili di vita e l'educazione
alimentare come punto di partenza per prevenire alcune patologie e ridurre i rischi clinici di
alcune patologie tra le più frequenti (Diabete Mellito tipo 2, patologie cardiovascolari). Una
parte importante della prevenzione è quella che può essere organizzata nelle scuole del
territorio tornando finalmente a parlare nelle aule di malattie sessualmente trasmesse e
educazione sessuale, ma anche delle problematiche relative al fumo di sigarette, sigarette
elettroniche, alcol e sostanze.
● Odontoiatria sociale, elevando la soglia attuale di 8.000 per un accesso gratuito alle
cure e prevedendo basse soglie di accesso al servizio. Attueremo misure di sostegno economico
che possano andare a integrare (o esonerare) l'ormai crescente spesa della cittadinanza per le
cure e gli accertamenti medici, di modo da facilitare un accesso adeguato ai servizi in tempi
davvero utili. In particolare, appare necessario che tale misura riguardi anche l'odontoiatria, le
cui cure troppo spesso non vengono considerate importanti e ritardate e che molto più di altre
specialità gravano sulle spese sanitarie. Oltre a misure di sostegno economico è possibile
raggiungere l'obiettivo sviluppando una forma di collaborazione e connessione con l'Ordine dei
Medici Chirurghi e Odontoiatri della provincia di Livorno, che per quanto possibile, risponda alle
necessità di salute del territorio.
● Banco farmaceutico comunale. Attivare sul territorio comunale una forma di banco
farmaceutico, in collaborazione con le farmacie comunali, di modo da provvedere nel caso di
indigenza e particolari vulnerabilità a una distribuzione di farmaci o parafarmaci non soggetti a
esenzioni ticket (ad es. antidolorifici, mucolitici ecc.), in presenza di una prescrizione medica
valida.
Fondamentale sarà creare un luogo di concertazione tra AUSL, Comune e terzo settore, dove
abbia luogo il confronto auspicato nell'esperimento, naufragato, delle società della salute. È qui
che deve trovare spazio l'elaborazione di soluzioni come le Case della salute, che lavorano in
modo eccellente in alcune zone della Toscana alleggerendo il carico dell'attuale Pronto
Soccorso. Proponiamo quindi:
Prevenzione
Per il tema della salute è necessario mettere al centro e valorizzare la prevenzione. Occorre
infatti una gestione orientata a rispondere ai bisogni di salute: la programmazione va pensata a
partire dalla prevenzione.
197
Gli ambienti di vita e di lavoro nei nostri territori sono caratterizzati da problemi di tipo sia
ambientale, di sicurezza e salute nei luoghi di lavoro, sia sociale: il contesto industriale del
nostro territorio evidenzia (dati ARPAT) criticità di inquinamento e/o pericolosità ambientali (a
Livorno hanno sede 11 delle 18 aziende toscane a rilevante rischio di incidente e con obbligo di
notifica).
Questo dato, associato a quelli sulla disoccupazione e le dipendenze e all’analisi dei
determinanti della salute, evidenzia un territorio con bisogni più urgenti che nelle altre aziende
USL della regione e dell'area vasta.
L'importanza del capitolo prevenzione è spesso “dimenticata”: orientare la gestione a
rispondere ai bisogni di cura e porre attenzione alla prevenzione significa migliorare la salute
dei nostri territori, generando inoltre forme di risparmio relative a cura e riabilitazione.
L’attuale stato di salute dei cittadini livornesi in quanto ricadenti in aree SIN e SIR dovrà essere
effettuata in un modo molto approfondito. Un’elaborazione dei dati da parte della ARS
(Azienda Regionale Sanità), sugli studi commissionati da Regione e Ministero ed effettuati nel
corso dell’ultimo ventennio da diversi soggetti (studio Longitudinale del prof. Biggeri, progetto
SENTIERI, ISPRA) ha evidenziato, nel corso degli anni, un continuo aumento di decessi dei
cittadini, con dati superiori alla media toscana, dovuti a patologie tumorali di varie complessità
circoscritte all’interno del territorio livornese, in particolar modo nei quartieri Nord; inoltre
sono aumentate le nascite con malformazioni congenite. Questi dati devono essere conosciuti
dai cittadini livornesi e orientare le azioni dell’Amministrazione per poi conseguentemente
intraprendere politiche, strategie e azioni preventivi specifici in base alle caratteristiche
industriali e sociali delle zone.
In particolare, è necessario attivare un registro delle patologie tumorali, presente in altre aree
della Toscana (Firenze e Prato), che monitori e osservi lo stato di salute della popolazione
livornese e possa quindi attivare specifiche scelte politiche.
Necessario, infine, un ulteriore investimento in prevenzione sociale, accompagnato da una
comunicazione più capillare con messaggi di sensibilizzazione nei riguardi degli stili di vita
(fumo, alcool, esposizione al sole, attività fisica, alimentazione…).
● Mappatura delle fonti di inquinamento ambientale della città con trattamento dati relativi
alla qualità dell’aria, delle falde acquifere e del suolo;
● Supporto tecnico all’Amministrazione tramite formulazione di pareri sugli indirizzi politici
riguardanti la salute del cittadino;
● Costante sollecitazione verso gli organi preposti (ASL, ARPAT, Uffici Regionali Sanitari)
affinché i siti industriali adottino tutte le iniziative volte a ridurre le emissioni inquinanti;
● Utilizzo di risorse per effettuare interventi di bonifica di aree industriali che possono
rientrare nell’area di competenza comunale e per finanziare le attività dell’Osservatorio
compresa la gestione delle centraline di rilevamento;
● Sollecitazione al Ministero per finanziare aggiornamenti dello studio SENTIERI;
● Istituzione del Registro dei tumori: la raccolta e il trattamento dei dati aggiornati permette il
monitoraggio e la programmazione degli interventi.
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Promuovere la salute delle donne, delle persone LGBTQIA+*, degli uomini, delle coppie, delle
e degli adolescenti
I Consultori sono stati istituiti nel 1975 con la legge 405 grazie alla pressione dei movimenti
femministi e delle associazione come Cisa ed Aied: con queste spinte è stato poi possibile
conseguire ulteriori conquiste (ad esempio l’abrogazione dell’art. 533 cp che rendeva illegale
l’uso e la prescrizione della contraccezione). Da allora anche grazie ai movimenti e alla passione
di operatori ed operatrici, sono state sperimentate attività e servizi innovativi, rivolti a fasce di
popolazione particolarmente importanti e vulnerabili (Consultorio donne straniere, consultorio
giovani ecc). Nei metodi e nella struttura le donne, i propri bisogni e le proprie vocazioni erano
al centro, ed il territorio, attraverso i comitati di gestione partecipava attivamente alle scelte
sulla salute. L’aver messo al centro la persona favoriva l’autodeterminazione. Con i tagli alla
spesa sociale e sanitaria e con i processi di aziendalizzazione e medicalizzazione, la spinta
originaria (quella della democratizzazione della medicina orientata alle relazioni sociali) è
venuta a mancare e i Consultori sono diventati sempre più meri presidi sanitari, sul modello del
poliambulatorio. In questo quadro la Toscana comunque sembra brillare nel panorama
nazionale in ordine al raggiungimento degli standard relativi alla diffusione dei servizi
consultoriali: in effetti i dati relativi alle prestazioni sanitarie e riferite alla tutela della maternità
e della salute sessuale sono superiori a molte regioni italiane. Ma troppo spesso la Toscana si
ammanta di eccellenza, e troppo spesso lo fa in modo immeritato. Se è vero che le prestazioni
sanitarie relative alla tutela della gravidanza e della maternità (con la consegna presso i
consultori dei libretti di gravidanza e le prestazioni pubbliche del percorso nascita), in parte
hanno eroso il ricorso ai professionisti privati e hanno ridotto la medicalizzazione di un fatto
naturale, il resto è tutt’altro che eccellenza. I consultori in toscana sono poliambulatori, con
prestazioni prevalentemente sanitarie e con dotazione di personale decisamente insufficiente.
Per di più, ricordiamo che per due anni la regione Toscana ha finanziato il movimento Provita
condividendone di fatto le finalità, orientate alla limitazione del diritto all’aborto e
all’autodeterminazione.
199
● Promuoviamo salute con i ragazzi e le ragazze: secondo le rilevazioni dell’ARS Toscana,
gravissime sono le percentuali di ragazzi e ragazze raggiunte, perché il Consultorio organizzato
così, con soli due pomeriggi di apertura, non può essere l’unico luogo di riferimento dei ragazzi
e delle ragazze. Eppure i loro bisogni urlano, eppure in questo momento ci sarebbe l’urgenza di
trasformare i servizi territoriali in presidi di comunità, e trasformare le prestazioni ambulatoriali
in interventi proattivi di prossimità.
● Ritorniamo nelle scuole: mai come ora c’è bisogno di educazione affettiva e sessuale, di
interventi contro gli stereotipi di genere, di educazione alle differenze, di promozione di salute
e di stili di vita sani nelle scuole. Eppure tocchiamo il punto più basso con i danni gravissimi che
ha fatto questa amministrazione, con la rinuncia, tutta ideologica e autoreferenziale, alle risorse
della Regione.
● Garantiamo l’equità, andiamo verso i bisogni, provochiamo domanda di servizi.
Abbiamo chiaro tutti, perché è acclarato in tutta la ricerca scientifica che intercettare i bisogni e
rendere accessibili i servizi a chiunque abiti il territorio è una scelta che oltre ad essere equa, è
pure economica e fa risparmiare un sacco di risorse. Non solo: emerge un fortissimo bisogno di
cura delle malattie invisibili, che il mondo medico non vede o trascura, come per esempio la
vulvodinia, o ci sono patologie lasciate alle prestazioni specialistiche, che invece avrebbero
bisogno dell’intervento multiprofessionale.
Diamo concretezza all’istituzione dello psicologo di base. A fronte dei numeri risibili relativi agli
e alle psicologhe presenti nei servizi territoriali, la Regione Toscana nel novembre 2022 ha
istituito lo psicologo di base che dovrebbe operare nelle case di comunità. A Livorno l’avvio
delle case di comunità è assolutamente embrionale: riteniamo che sia doveroso agire con
urgenza e provvedere all’istituzione del servizio. Ci auguriamo con forza che il livello di
intervento non sia di tipo meramente ambulatoriale. Vogliamo ribadirlo ancora di nuovo e con
forza: l’andare verso riguarda tutte e tutte le professioni che lavorano nel territorio e per chi
dovrebbe dare supporto psicologico vale ancora di più.
● Aprire i consultori, garantire l’accessibilità a tutte e tutti. Il consultorio nasce come
servizio ad accesso libero. Non si può basare la maggior parte degli interventi di un consultorio
sulle prenotazioni: abbiamo il dovere di rendere accessibili i servizi di tutela della salute. Il
sistema di prenotazioni attuale (che implica pazienza e disponibilità nelle attese al centro
prenotazioni o al numero del consultorio) taglia fuori, probabilmente la fascia di popolazione
che ne avrebbe più bisogno che è quella meno sensibilizzata.
● Riprendiamoci il diritto di pensare ai consultori come a luoghi di donne e per le donne.
Questo modello di servizio, oltre che essere sostanzialmente un ambulatorio, è tutto centrato
sulla famiglia e sulla donna nella sua funzione riproduttiva.. Vogliamo che i consultori tornino
ad essere luoghi della comunità, luoghi di autodeterminazione, di difesa della salute riconosciuti
da tutte e tutti.
● Il pensiero femminista al centro dell’intervento sulla violenza. Nessun intervento sulla
violenza domestica è possibile se non si combatte il potere del patriarcato e non si garantiscono
percorsi di liberazione delle donne. E’ necessario sempre più potenziare formazione,
sensibilizzazione e sostegno alle donne, rendendo il Centro Antiviolenza un servizio stabile,
inserito a pieno titolo nella rete dei servizi.
● Garantiamo luoghi sicuri per la salute delle cittadine di origine straniera. Prendendo
atto della proposta regionale che prevede l’attivazione, presso l’azienda ospedaliera pisana, di
un servizio di secondo livello dedicato alla cura delle vittime di mutilazioni genitali femminili
(MGF), pensiamo che il territorio debba essere un luogo di prima garanzia della salute e di
primo accesso. È importante costituire un servizio di primo intervento sul problema delle Mgf
200
da un lato potenziando il personale ostetrico e ginecologico e dall'altro garantendo una
formazione completa delle operatrici sul riconoscimento, la sensibilizzazione e l'aggancio delle
donne vittime di mgf. Presso il consultorio, d’intesa con l’ospedale dovrà essere strutturato un
percorso di primo contatto e di invio al servizio ospedaliero. Per questo è necessario garantire
una campagna informativa con materiale multilingue da diffondere presso la rete sociale del
territorio e il potenziamento della presenza di mediatrici culturali e linguistiche formate.
203
ASSISTENZA E CURA DI ANZIANI E PERSONE NON AUTOSUFFICIENTI
L'invecchiamento della popolazione – unitamente a costi e spese elevate per via dei “tagli” alle
risorse – le politiche sociali in mutazione (apertura del servizio al mercato e ai voucher, anche
da parte della regione Toscana) e il fatto che la sede della RSA del Pascoli abbia problemi
“strutturali” sono tutti elementi di criticità rispetto alla gestione delle persone anziane e non
autosufficienti.
Dagli anni Settanta esiste, vicino a Livorno e precisamente a Lastra a Signa, un modello virtuoso
di residenza sanitaria assistita che vive e opera con continuità e con risultati che, a prima vista,
potrebbero sembrare incredibili. Stiamo parlando di un centro sociale, gestito
dall’amministrazione comunale di Lastra a Signa, che ospita circa ottanta anziani “fragili” dal
punto di vista socio-economico: si tratta di una sorta di grande condominio sociale dove vivere
stabilmente. Il progetto è costruito per anziani autosufficienti, che vivono in appartamenti
autonomi ma con numerosi spazi e servizi comuni, in un processo che favorisce l'autonomia,
l'autostima, la socializzazione, l'allungamento della buona vita e, non ultimo, una significativa
riduzione dei costi. Tutto si sviluppa attorno a una nuova idea di abitare e anche di assistere,
basata non sulla costrizione ma sulle libertà, l’adattabilità, la partecipazione e la condivisione.
Un modello che non sostituisce quello tradizionale delle RSA ma che può affiancarlo e ridurne la
centralità. Giusto per esemplificare, e per dare un’idea di cosa stiamo dicendo, al centro sociale
di Lastra a Signa il costo giornaliero per utente è di circa 11 euro, contro i circa 106 euro per gli
anziani non autosufficienti e i 54 per quelli autosufficienti ospitati presso l’RSA Pascoli.
Occorre poi favorire e promuovere Servizi sociali di comunità (piani di zona per sistemi integrati
di interventi e servizi sociali attraverso la governance fra pubblico, privato sociale, società civile)
sulla base della Legge quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi
sociali n. 328/2000.
Assolutamente inderogabile rafforzare il servizio di cura e assistenza per i soggetti più fragili: le
aziende sanitarie devono provvedere ad attivare le ‘Unità per Stati Vegetativi’ e le ‘Speciali
Unità di Accoglienza Permanente’ destinate alle persone in stato vegetativo o di coscienza
minima. La presa in carico in queste unità dura al massimo due anni, al termine dei quali
vengono attivate le modalità assistenziali in RSA o progetti di assistenza domiciliare.
Attualmente, infatti, non esiste alcuna struttura di questo tipo sul territorio comunale di
Livorno.
204
IL DIRITTO A MUOVERSI IN UNA CITTÀ PER TUTTI E TUTTE!
Una mobilità che guardi al futuro e che sia in linea con le più ambiziose politiche di sostenibilità
deve avere come obiettivo primario garantire il massimo livello di sicurezza a tutti gli utenti
della strada, a partire dagli utenti deboli, (rappresentati da pedoni, inclusi disabili, e ciclisti)
passando per chi usa scooter, moto ed auto, senza tralasciare chi sulla strada ci lavora ogni
giorno, come autisti di bus, autotrasportatori e mezzi delle forze di polizia e di soccorso.
Pertanto, occorre proseguire con l'attuazione di progetti di mobilità sostenibile e sicurezza
stradale, sfruttando tutti i finanziamenti europei, nazionali e regionali per promuovere una
mobilità sostenibile rispettosa dell'ambiente.
Per parlare di mobilità c’è bisogno di una visione di città, un modello di quartiere e di città a cui
vogliamo assomigliare, a partire dalle caratteristiche specifiche e dalle problematiche e dal
futuro ridisegno della cittàa partire dalle esigenze degli abitanti.
E’ bene chiedersi cosa vogliamo, una città silenziosa o rumorosa, muoversi con il bus o l’auto,
piazze senza auto, vogliamo favorire i pedoni o gli automobilisti, etc..
L’inquinamento causato dalle emissioni di autoveicoli provoca ogni anno migliaia di morti, a
Livorno oltre a questo si aggiunge il forte inquinamento dovuto alle navi e ai mezzi pesanti.
Ad oggi con un PUMS in attuazione non si riscontra un miglioramento della mobilità né un
cambiamento delle abitudini o l’introduzione di innovazioni sia nel trasporto che nei servizi o
nella gestione degli spazi, dei parcheggi.
Persistono molte problematiche che riguardano lo scorrimento del traffico urbano di
attraversamento, la mancanza di parcheggi, l’occupazione di piazze e strade dalle auto, un
trasporto pubblico non sufficiente a coprire le reali necessità di spostamento, la difficoltà di
accessibilità per le persone fragili, il costo eccessivo del trasporto pubblico, la presenza di una
rete ciclabile non continua, problemi di sicurezza per i pedoni, la mancanza di corsie
preferenziali per i bus e taxi e si potrebbe continuare.
Lo scopo è quello di avere a Livorno una mobilità sostenibile diretta a superare i seguenti
problemi:
● Incidentalità ancora elevata a causa della percezione della sicurezza;
● Qualità dell'aria ed acustica da migliorare ulteriormente specie in alcune zone cittadine;
● Scarsa vivibilità degli spazi urbani;
● Congestione presso i poli attrattivi (scuole, stazione, ospedale, mercati, centro città).
● Difficoltà per i mezzi di soccorso
● Congestione scali-rotatorie
La questione della mobilità a Livorno deve essere affrontata a scala più ampia, in modo da
connettere la città con l’esterno e con gli ambiti di riferimento a livello economico, culturale,
turistico. Livorno è la terza città della Toscana e possiede una serie di poli attrattivi di livello
sovracomunale, il porto, l’ospedale, la stazione ferroviaria, un teatro comunale, il
conservatorio, cinema multisala, grandi impianti sportivi, stadio comunale, accademia navale,
porto storico etc. Serve quindi una visione strategica che sia in grado di inserire la città e i suoi
poli attrattori in una visione integrata metropolitana e di area vasta.
L’ambizione alla base del documento è sintetizzabile nelle seguenti ripartizioni modali attuali e
di progetto, espresse dai seguenti valori.
Questi valori devono essere completamente ripensati, sia perché irrealistici per una città di
conformazione urbanistica prevalentemente moderna come Livorno, sia perché incardinati su
una scelta di sistema di trasporto rapido di massa fuori scala, tanto a livello di demografia
comunale, che a livello di conurbazione, completamente incompatibile anche nell’area dei
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capoluoghi di Pisa, Livorno e Lucca con il requisito di domanda di trasporto essenziale
all’equilibrio finanziario di tali sistemi, che si può esprimere in 40±45.000 passeggeri giornalieri
minimi.
Questo approccio non realistico, al punto di ipotizzare una seconda stazione ferroviaria presso
l’attuale scalo in disuso di San Marco, addirittura come “stazione di testa”, non solo non
produce realizzazioni, ma mette in uno stato di probabile competizione il gestore ferroviario,
che – non casualmente – si è sempre dimostrato assente dallo sviluppo di queste idee.
Viceversa, deve essere posto come obiettivo un recupero di corretta interlocuzione proprio con
il gestore ferroviario esistente, legame imprescindibile per la cura dei servizi ferroviari esistenti,
per la definizione di quelli più adatti alla clientela attuale e potenziale, nonché per la cura del
patrimonio storico delle Ferrovie, in primis della Stazione Centrale. Questa attività di relazioni,
peraltro, non può essere gestita da un Sindaco del Capoluogo, ma deve essere guidata
dall’Amministrazione Provinciale di cui il Capoluogo fa parte, in quanto la Provincia è l’Ente
preposto alla cura dei passeggeri che dal capoluogo sono in transito o in arrivo da tutto il
territorio di pertinenza, Ente che a sua volta si rapporta alla Regione, titolare del Contratto di
Servizio con il vettore.
Il documento difficilmente presenta soluzioni di senso compiuto, se non su aree ben delimitate,
in tali casi la valutazione sul mantenimento di tali soluzioni dovrà essere effettuata
puntualmente, così come dovranno essere sviluppati tutti quegli indirizzi che rimandano alla
stesura di Piani di Settore quali, ad esempio, quello su Viale Italia, in cui non sono presenti
indicazioni relativamente al previsto approdo della Bellana, del quale risultano eluse
completamente le modalità di connessione alla esistente viabilità.
Occorre una redazione del PUMS (Piano Urbano Mobilità Sostenibile) integrato da una
valutazione ambientale strategica, al fine di elaborare un nuovo piano della mobilità
(fonte ACI)
Anno Totale incidenti Di cui mortali
( valori in
parentesi = Infortunati Infortunati
Prato ) numero morti Feriti numero morti Feriti
2022 900 (802) 7 (3) 100 (941) 7 (3) 7 (3) 2 (0)
207
2021 863 (759) 3 (6) 070 (936) 3 (6) 3 (6) 0 (3)
Con tutte le cautele del caso, si nota una incidentalità minore sui cinque anni in Prato, che può
esser motivata sostanzialmente da due caratteristiche della rete viaria:
- Livorno ha una rete stradale affetta da gravi limitazioni capacitive ed errori progettuali
- Livorno ha un lungomare urbano di circa 8 km e extraurbano di 7 km ( Romito ) con gravi
carenze progettuali
Per il primo punto occorre intervenire con la rimozione dei difetti ( in primis, la soppressione
del semaforo tra Viale Nievo e Via Zola ) e il controllo dei flussi di traffico, essenziale attività di
monitoraggio, che viene svolta in modo esternalizzato e non sistematico.
Per il secondo punto, la messa in sicurezza di questi due assi contigui dovrà essere raggiunta
con due strategie diverse. Il tasso abnorme di incidentalità viene rilevato e diffuso dalla stessa
Polizia Municipale per il tratto urbano, mentre per quello extraurbano il dato ISTAT non può
esser diffuso, ma la semplice consultazione della cronaca sulla stampa porta a indirizzare gli
interventi da concordare con ANAS, proprietaria del tratto, principalmente sul rispetto della
doppia linea continua di mezzeria, in abbinamento a una revisione ed adeguamento del limite
di velocità.
Sul tratto urbano di Viale Italia, invece, occorre operare una serie di interventi differenziati a
seconda delle caratteristiche dei vari segmenti:
- adeguamento semaforico
- corsie di svolta a sinistra
- separazione fisica di mezzeria
- interruzione sugli attraversamenti pedonali
Si tratta di strumenti che sono costantemente usati per la ricostruzione di spostamenti relativi a
delitti gravi ( rapine, omicidi ), quindi sono funzionali anche ad assicurare il rispetto dell’ordine
pubblico con un contributo non indifferente nella ricostruzione degli itinerari.
208
Altri obiettivi per la sicurezza stradale:
● Moderazione del traffico veicolare con modulazione differenziata dei limiti di velocità sulle
strade di scorrimentoe 30 km/h ("zone 30") in tutte le vie residenziali, realizzando allo scopo
strumenti di dissuasione psicologica e fisica (passaggi rialzati, chicane, arredi urbani ecc.);
l'obiettivo è far scorrere il traffico dove deve scorrere, riducendo l'inquinamento e le code, ma
ridurre la pericolosità, il rumore e l'inquinamento nelle altre zone densamente abitate.
● investimenti sui PEBA (Piano Eliminazione Barriere Architettoniche), attraverso progressiva
trasformazione dei percorsi pedonali esistenti in percorsi accessibili ai portatori di handicap
intervenendo ogni qualvolta si proceda alla manutenzione straordinaria degli stessi;
● incremento dei semafori con controllo automatico delle infrazioni;
● controlli mirati alla sicurezza (autovelox, etilometro e test antidroga) specie nelle ore serali e
nelle vicinanze dei luoghi di ritrovo (Locali, Pub e Discoteche);
● acquisto e nuove collocazioni di strumentazioni per controllo infrazioni semaforiche, almeno
10 TRED (rilevatori automatici dell’infrazione del rosso semaforico) negli incroci ritenuti più
pericolosi;
● nuovi varchi di accesso con Telecamere all’ingresso ed uscita dell’asse viario Cairoli-Marradi
oltre che nelle aree pedonali di
Via Ricasoli, Piazza Attias, Rotonda di Ardenza, Piazza Fratelli Bandiera (Shangai) ed alla
cinturazione accurata con telecamere delle ZTL attualmente in vigore o da istituire;
● installazione di 2 autovelox fissi nella zona del Cisternino e sul Viale Italia, uno in via delle
Sorgenti e l’altro in via Pian di Rota, strade fuori dal centro abitato dove la velocità dei veicoli è
particolarmente sostenuta e quindi pericolosa per gli abitanti della zona;
● collocazioni di almeno 10 Dissuasori Elettronici di Velocità, nelle strade dove si verificano
maggiori episodi di superamento dei limiti.
Il progetto di ristrutturazione della Piazza Dante, intervento di 2,2 Milioni di euro di cui 0,8 di
cofinanziamento Comunale e 1,4 di provenienza Ministeriale, presenta una serie di
problematiche da affrontare, quali il decremento di posti auto di un centinaio di unità, con loro
incerto recupero in aree non pubbliche ed inidoneo allestimento del capolinea dei bus,
conformato su un filare di 12 stalli lungo 300 m e distante 100 dagli ingressi della Stazione.
Ovviamente, come detto, riqualificazione e sottopasso devono essere strettamente integrati
progettualmente e cronologicamente, diversamente da adesso.
Comparto Ospedale
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Un altro punto critico riguarda il comparto Ospedale, in cui, anche nel caso che venga edificato
il nuovo ospedale mediante il più possibile riutilizzo delle parti più moderne della struttura
esistente, si libereranno comunque consistenti suoi spazi, che genereranno conseguentemente
altro traffico.
La procedura seguita nella progettazione della contestata struttura non ha seguito un iter
adeguato in relazione alla corretta definizione di traffico e parcheggi. I dati rilevati si riferiscono
ad un Settembre 2020, ancora influenzato dal Covid, così come il ribaltamento del Pronto
Soccorso su Viale Carducci non è stato supportato da alcuno studio dei nuovi itinerari dei mezzi
di emergenza.
Se tale studio fosse stato effettuato, avrebbe evidenziato che con il nuovo accesso:
Durante lo sviluppo della procedura partecipativa è stato in effetti previsto un doppio accesso,
da Viale Carducci e da Via Grande, ma non risulta convincente che un tratto interno della
viabilità ospedaliera possa venir percorso da mezzi di soccorso in emergenza.
La valorizzazione del Trasporto Pubblico non può prescindere da un recupero della sua
regolarità, pesantemente compromesso sull’asse Via Grande/Lungomare.
Su Via Grande occorre creare un corridoio protetto del bus, eliminando la corsia di sosta
direzione ovest/est, mentre sull’itinerario Cialdini/Novi Lena vi è la criticità riguardante lo
scorrimento del traffico veicolare.
210
Legata ad un sistema di bus inadeguato per la città si rileva una problematica acuta su Via
Grande, in termini di rumore come di inquinamento. Analogamente sull’asse di Via de Larderel.
Per entrambi deve essere valutata la possibilità di riservare per questo asse una percorrenza di
mezzi ibridi, analogamente a Padova o Torino. Per Via Grande la soluzione consiste nel
riposizionare le fermate su Piazza Grande e su Piazza Guerrazzi, utilizzando i tronchi sotto i
portici per il solo transito.
Devono essere aumentate le dotazioni nei quartieri in cui la trasformazione in stalli blu ha
ridotto la dimensione dell’offerta (Es Borgo).
Altresì, deve essere aumentata la dotazione mediante rimodulazione dell’offerta stradale
esuberante (es: Via San Giovanni).
Deve essere, infine, adeguata la dotazione su Viale Italia (+ 50 posti), ridisegnando la rotatoria
Azimut e recuperando lo spazio viario perso attraverso l’intervento di pedonalizzazione della
Bellana.
Obiettivi:
● Ottimizzazione del sistema della sosta con parcheggi scambiatori e sistemi integrati tra i vari
mezzi di trasporto (auto, treno, autobus); introduzione della regolamentazione della sosta in
centro storico con una tariffazione graduale, sempre più blanda in allontanamento dal centro,
per disincentivare l’uso dell’auto nelle fasce interne alla città. Questione dei residenti del
centro: favorire l'accesso e l'uso di un’automobile a famiglia.
● Riqualificazione dei parcheggi scambiatori in parcheggi solari, con pensiline a pannelli solari,
che proteggeranno le auto dal sole e al contempo produrranno energia pulita che andrà in
parte ad alimentare eventuali navette elettriche
● Ulteriori interventi per liberare lo spazio stradale occupato dalle automobili in sosta
dovranno essere messi in atto mediante:
● sostegno alla realizzazione di autorimesse in ambito urbano con il recupero di aree marginali
e strutture dismesse;
● realizzazione in aree suburbane, servite da servizio navetta, di zone di sosta/deposito per le
auto che non potranno sostare nelle vie cittadine.
● Realizzazione dei parcheggi a servizio dei residenti e non, in zona Cinta Esterna collegate con
bus-navetta al fine di riqualificare il centro città (Venezia e Pentagono Buontalenti) liberandolo
progressivamente dalle auto;
● utilizzo dei parcheggi delle porte a terra e mare come parcheggi intermodali, parcheggio
zona sportiva per accesso al mare
● realizzazione di parcheggi interrati per residenti: 600 posti auto nel quinquennio tra
Pentagono e aree limitrofe;
● parcheggi in centro città a rotazione, con tariffe adeguate per favorire il commercio
● raddoppio del parcheggio ex ATL con ulteriori 200 posti auto a servizio di S Jacopo e zona
mare;
211
● accesso diretto e sorvegliato da piazza del Cisternone al parcheggio di via del Corona per
estendere la sosta gratuita ai residenti 24h/24h;
● realizzazione di un parcheggio di scambio nell’area Gymnasium (incrocio Carducci -Aurelia);
● Creazioni di parcheggi di interscambio con altri mezzi di trasporto (bici, auto elettriche);
Durante la precedente amministrazione 11.574 stalli blu sono affidati con projectfinancing allo
stesso soggetto privato che già gestisce altri parcheggi a Livorno (Tirrenica Mobilità).
Durante gli ultimi cinque anni il sistema degli stalli è stato nuovamente modificato, alcuni stalli
blu sono diventati bianchi e negli ultimi mesi il Comune ha internalizzato il servizio di gestione
dei parcheggi affidandolo alla propria controllata Esteem.
La titolarità nella individuazione delle aree adibite a parcheggio e la determinazione delle tariffe
di sosta sono di competenza del Comune di Livorno.
Si convocheranno specifiche conferenze di servizi, a cui parteciperà anche il concessionario, al
fine di:
● determinare nuove tariffe per la sosta a pagamento: diminuzione generalizzata delle tariffe,
con particolare attenzione alla zona mercatale, al centro cittadino e alle zone ad alta
concentrazione di commercio al dettaglio per incentivare la rotazione delle auto favorendo il
commercio e le soste brevi con introduzione della prima mezz’ora a costo zero, seconda
mezz’ora a tariffa minima e seconda ora a tariffa piena;
● determinare tariffe agevolate per i parcheggi a servizio delle zone con servizi di elevato
interesse collettivo (quali Ospedale, distretti sanitari, tribunale, uffici comunali, cittadella dello
sport, etc.);
● attuare una diversa pianificazione del traffico e della mobilità che incida in maniera rilevante
sul numero e sull’utilizzo dei parcheggi a pagamento, con una rilevante diminuzione fino
all’azzeramento nella zona del lungomare che deve tornare ad essere libera dal parcheggio a
pagamento con servizi di trasporto pubblico sempre più capillari ed efficienti, piste ciclabili,
servizi on demand.
● unificazione delle lettere per la sosta all’interno del pentagono.
L’attuale sistema di tariffazione per gli stalli blu va a colpire le fasce di popolazione
economicamente più in difficoltà, per cui occorre rendere più equo il sistema di sosta, per non
penalizzare i residenti di alcune zone rispetto ad altre e considerare il parcheggio per i residenti
e per la fruizione dei servizi pubblici prioritario rispetto all’aspetto finanziario e concessorio.
Parcheggio Odeon - SPIL, società a maggioranza pubblica, nata nel 1928 e che doveva
rappresentare il motore del rilancio del Porto di Livorno e dello sviluppo economico ed
industriale della città, ha attuato un disastroso investimento, fatto durante la Giunta Cosimi, sul
parcheggio dell’Odeon che ha riempito la SPIL di debiti con le banche: mutui milionari con
interessi abnormi che nel frattempo sono lievitati anche a causa della situazione contingente,
arrivando a 1 milione e 121 mila euro di oneri finanziari nel solo anno 2023. Il parcheggio non
ha mai visto un utilizzo adeguato, anche per errate scelte di viabilità.
Pertanto deve essere adeguata la viabilità ad un servizio di maggior utilizzo dell’ex Odeon.
212
IL SISTEMA DELLA MOBILITA’ CICLABILE
Ciclovia tirrenica
● completamento della rete ciclabile incentrata sull’asse della ciclo- pista tirrenica,
collegandola con ciascun quartiere della città;
● Completamento della rete ciclabile a partire dalla ciclopista d'interesse nazionale Tirrenica
che collegherà senza soluzione di continuità la città da Nord a Sud (da Calambrone a
Maroccone).
213
La ciclabile davanti Acquaviva viene prevista su marciapiede pedonale. Se realizzata la larghezza
calpestabile passerebbe da 6 m a 4, con grave impedimento in uno dei punti più frequentati per
il passeggio. Proprio in quel punto in cui la carreggiata stradale del Viale Italia è larga 9 metri,
quindi fuori norma rispetto ai 7 previsti, andrebbe ripensata la collocazione della Ciclovia
Tirrenica esterna al marciapiede esistente lato mare.
IL TRASPORTO PUBBLICO
Dal primo novembre del 2021 il trasporto pubblico locale, a seguito di una scellerata scelta del
PD e di una gara regionale che si è trascinata per oltre 10 anni tra ricorsi e controricorsi, è stato
integralmente privatizzato e affidato alla società Autolinee Toscane, società controllata dalla
RATP francese (www ratp.fr), multinazionale che figura tra i primi cinque gruppi al mondo nel
settore dei trasporti pubblici.
Il trasporto pubblico locale è più che mai un settore strategico e la sua privatizzazione sta
producendo disastri e diseguaglianze a cui occorre porre immediato riparo. Va progettato e
pianificato un sistema pubblico integrato e capillare improntato ai bisogni sociali e al rispetto
dell’ambiente, sottratto alle logiche di mercato e di profitto. Proponiamo quindi un intervento e
una azione congiunta dei Comuni nei confronti della Regione affinché si cambi rotta, a partire
da una ridiscussione della gara unica regionale, dei suoi contenuti e dei suoi vincoli.
Il trasporto pubblico nel Comune di Livorno è poco utilizzato rispetto alla media nazionale (il
valore locale è soltanto 1/3 del dato nazionale). La bassa domanda di trasporto pubblico è
legata in parte alla forte diffusione di veicoli a due ruote: la consistenza di motocicli è quasi
doppia rispetto alla media nazionale.
II Piano del Traffico deve essere programmato per valorizzare il Trasporto Pubblico e gli
interventi devono essere mirati a superare quei punti critici che fanno del Bus un trasporto
incerto (es Via Grande, via Marradi, via Provinciale Pisana, via Garibaldi) aumentando la velocità
commerciale così da renderlo il mezzo preferito dalla cittadinanza.
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● Predisposizione all'uso combinato mezzi pubblici/bici (portabici esterni negli autobus).
Realizzare con il gestore del TPL una mappa delle criticità (per far emergere le vie più a rischio
per la convivenza e la presenza delle automobili), favorendo lo scorrimento veloce degli
autobus. Miglioramento degli aspetti “decorativi” e di arredo alle fermate degli autobus.
● Ottimizzazione funzionalità del TPL
● Potenziare e incentivare ulteriormente il trasporto pubblico collettivo
● Realizzazione corsie preferenziali per i mezzi pubblici dotate di cordolo e sorveglianza con
telecamera al fine di aumentare la rapidità di attraversamento del centro città;
● Estensione progressiva di agevolazioni tariffarie a ulteriori categorie di utenti oltre a quelle
già previste, con particolare riferimento a studenti e lavoratori;
● Estensione progressiva della gratuità del servizio ad ulteriori periodi dell’anno quali week-
end, festività e manifestazioni cittadine di rilievo;
● Trasporto pubblico urbano gratuito come obiettivo di lungo termine
● Incremento, particolarmente nei giorni festivi, del servizio nelle aree periferiche (Collinaia,
Castellaccio, Valle Benedetta, Cigna-Picchianti, Puzzolente) anche con servizi taxi o “a
chiamata”;
● Istituzione di nuove LAM ai quartieri periferici;
● Istituzione di servizi speciali dedicati ai non vedenti, venendo incontro alla richiesta dell’UIC;
● Miglioramento dell’accessibilità delle fermate dei bus;
● Estensione del numero di fermate dotate di pannelli informativi con indicazioni degli orari in
tempo reale;
● Sviluppo di forme elettroniche di pagamento del biglietto semplici e accessibili
● reinserimento della rete di bus elettrici a servizio dei quartieri
● Fruibilità degli accessi al mare e alle spiagge libere lungo il Romito, snellimento del traffico,
abbassamento del livello di pericolosità della strada, aumento dell'eco-sostenibilità dell'estate
livornese, garantendo dei servizi navetta con fermate previste nei punti di balneazione segnalati
e con partenze a orari ravvicinati da parcheggi scambiatori.
● Ripristino della figura degli ausiliari del traffico, già presenti in passato nell’azienda ATL (in
presenza di accordo tra l’azienda e il Comune) che possano intervenire su corsie preferenziali e
stalli di fermata
● abbonamenti gratuiti alle persone destinatarie di reddito di emergenza, integrazioni di
reddito e in generale con ISEE basso;
● abbonamenti gratuiti agli studenti superiori e universitari (e di istituti parificati come il
conservatorio), dottorandi e ricercatori
215
Oggi esisterebbero addirittura percorsi LOGES integrati con sensori elettronici in grado di
accumulare informazioni e renderle a disposizione tramite Smartphone o bastoni smart: la
strada fornirebbe informazioni anche a coloro che non vivono abitualmente qui, consentendo di
muoversi in autonomia pur non conoscendo la città.
Moltissimi marciapiedi del centro cittadino sono in stato di abbandono e la totale incuria con
cui si dispone l'arredo urbano pubblico e privato in funzione dell'accessibilità delle nostre
strade: buche, pendenze non a norma, erba e arbusti che invadono il percorso, tavolini e
fioriere messi a caso, pali piazzati al centro dei marciapiedi, cestini che diventano ostacoli
pericolosi.
Tutto questo ovviamente rende impossibile il poter percorrere in sicurezza il nostro centro
cittadino non solo a chi non vede, ma anche chi deve muoversi con una carrozzina o ha
semplicemente problemi di deambulazione.
Crediamo che queste necessità debbano stare in cima all'agenda politica di chi amministra
perché la città e lo spazio pubblico intanto devono diventare accessibili e percorribili da tutti e
tutte.
L’URBANISTICA TATTICA
Durante la pandemia, poi, lo spazio pubblico ha giocato un ruolo vitale, tanto che molte misure
per l’uso del suolo pubblico sono state mantenute.
Anche nella nostra città sarebbe ora di avviare una ricerca approfondita sul modo in cui i
livornesi, durante il confinamento da Covid e ora, hanno utilizzato e utilizzano gli spazi pubblici,
per capire come stanno cambiando l’uso e la frequentazione di strade, parchi, quartieri, negozi,
mercati, impianti sportivi pubblici, etc.
216
Occorre pensare a chi va a piedi e alla vivibilità dei quartieri. Da noi la situazione è molto più
grave, poiché la mobilità è quasi tutta privata, con ricadute negative sull’occupazione degli spazi
pubblici e sul loro uso.
Crediamo in un ente comunale che non pensi solo ad “aggiustare” (poco e male) l'esistente ma
che sappia guardare alle persone e allo spazio pubblico in cui le persone vivono.
La città dei 15 minuti si presenta come un modello di rigenerazione urbana dove ognuno possa
avere tutti i servizi di cui ha bisogno alla distanza massima di 15 minuti a piedi o in bici o con il
trasporto pubblico. Questo approccio rivaluta il concetto di quartiere e rione, che diventa
centro completo della vita urbana, ottimizzando gli spazi, le aree verdi, i mercati rionali, i negozi
di vicinato, le scuole, i luoghi di lavoro, i centri di salute e i luoghi di svago. Una città, quindi, che
abbia come obiettivo il benessere dei suoi cittadini e che per questo segua quattro principi
fondamentali: l’ecologia, per una città verde e sostenibile; la vicinanza, cioè vivere a ridotta
distanza da attività e servizi; la solidarietà, per creare legami tra le persone; infine,
la partecipazione, per coinvolgere attivamente i cittadini nella trasformazione del loro
quartiere.
Obiettivo:
● Riqualificare e ampliare le piazze rionali, con interventi di sperimentazione
partecipata, urbanismo tattico e progettazione con le associazioni e i cittadini.
● favorire interventi creativi e non convenzionali, concepiti per avere un impatto tangibile sulle
nostre città.
● esplorare soluzioni innovative che migliorino la vivibilità e favoriscano comunità vivaci
● trasformare gli spazi urbani sottoutilizzati in fiorenti centri di attività, connettività e
inclusività
La pianificazione, l’urbanistica e la mobilità stabiliscono ciò che i vari individui e gruppi possono
e non possono fare; ogni scelta e decisione in questi ambiti – dalla politica economica urbana
alla progettazione degli alloggi, dalle panchine nei parchi ai posti a sedere sugli autobus, dalla
sorveglianza alla pulizia delle strade – ha conseguenze più che concrete sulla nostra vita,
individuale e collettiva. Per Kern tutto è progettato, testato e impostato su standard
determinati dal corpo e dalle esigenze del “cittadino tipico”, del maschio adulto, cioè, che
costituisce il modello dominante; le città sono state concepite da uomini per altri uomini,
affinché questi le percorressero in auto per andare e tornare al lavoro.
Questo approccio ha non solo escluso altri tipi di mobilità – l'approccio femminile è più
complesso, perché mediamente le donne usano più degli uomini i mezzi pubblici, camminano
più spesso e compiono diversi tragitti al giorno, più brevi e con più soste – ma anche creato una
gerarchia degli spazi, con l’auto al primo posto e chi si muove a piedi all'ultimo.
217
Occorre sviluppare progetti per la riqualificazione dello spazio pubblico per favorire la presenza
di bambini e giovani nelle piazze, nelle strade, nei parchi, senza che siano esposti
all’inquinamento e al rumore, ai pericoli delle auto, come avviene oggi.
Andare a scuola a piedi, possibilmente da soli, su un tragitto scelto attraverso una costruzione
collettiva, significa per ogni bambino affermare di essere un individuo, un cittadino e una
persona che gode di specifici e inviolabili diritti e vedersi riconosciuto in quanto tale. Quella
stessa strada in altri momenti può essere fruita in modi diversi perché diversi sono gli utenti
prevalenti e le loro esigenze.
Il compito degli “adulti”, delle amministrazioni, è quello di rispettare i diritti dei bambini e delle
bambine non come una gentile e paternalistica concessione “ai piccoli”. Permettere alle
bambine e ai bambini una mobilità sicura e autonoma per andare a scuola equivale a
riconoscere che il luogo pubblico è tale solo se garantisce e accoglie tutti.
Proposte:
● progetti pilota tattici e strategie a livello di quartiere che danno priorità alla salute delle
persone.
● programmazione a breve termine con focus group con categorie interessate - genitori,
famiglie, utenti
● individuare zone pilota per testare e rispondere ai bisogni delle persone
● coinvolgere la comunità in trasformazioni a lungo termine a livello di quartiere.
● comunicare i risultati attraverso dati chiari e trasparenti sulla qualità dell’aria e
dell’ambiente
● creazione di “zone di salubrità” che offrono alle persone una qualità dell’aria, reti di
trasporto integrate, zone per camminare e andare in bici con servizi collettivi
● ridurre l’esposizione all’inquinamento per percorsi pedonali - uso di verde - per le fermate
dei bus, per le strade scolastiche, per le ciclabili, proteggere gli ingressi a giardini e parchi
● valorizzare gli spazi residenziali come spazi per la socializzazione
● individuare percorsi interni alle aree residenziali e ai parchi per evitare il traffico e far
spostare i bambini in autonomia e sicurezza
● mettere in sicurezza gli incroci con isole pedonali, utilizzare sensori per segnalazione di
attraversamento di pedoni e utilizzo di sistemi intelligenti e tecnologie salvavita
● aumentare alberi e piante lungo le strade scolastiche
● interloquire con i mobility manager delle scuole
● attenzione alle strade scolastiche e alla loro organizzazione dei tempi e degli spazi
C'è sempre più fame di punti di riferimento e aggregazione, di luoghi per socialità e cultura
collettive, di sedi per associazioni in cui fare attività di quartiere, di strutture agili in cui dare vita
a mercatini (Livorno è stata a lungo un paradiso per chi ama i libri usati), mostre, turismo, tutte
cose per le quali si potrebbero usare le edicole ormai chiuse attrezzando con minime modifiche.
Tale intervento potrebbe favorire la mobilità pedonale attraverso una progettualità partecipata
e i chioschi potrebbero essere utilizzati per funzioni legate alle biciclette, piccole officine,
parcheggi coperti, o per i pedoni, aree di sosta, di lettura, tettoie.
Obiettivo: rivitalizzare la vita di strada e liberare spazi dalle auto
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IL SISTEMA DELLA MOBILITA’ PEDONALE
● Favorire la mobilità pedonale sia con la separazione dei flussi con la creazione di isole
pedonali (per es. il “pentagono del Buontalenti” eccetto alcune direttrici di attraversamento)
che disciplinando la coesistenza (interventi di moderazione del traffico veicolare con la
creazione di “zone 30 km/h”, creazione di percorsi protetti per garantire la sicurezza). Obiettivo
di arrivare alla pedonalizzazione graduale del centro cittadino.
● separare il traffico di attraversamento da quello di distribuzione e di accesso alle zone
residenziali, aumentando vivibilità e sicurezza e riducendo i rumori e i rischi;
● incremento del numero dei percorsi pedonali protetti in particolar modo in prossimità delle
scuole;
● Moderare la velocità dei veicoli e rendere sicuri incroci ed intersezioni;
● completamento del percorso di pedonalizzazione e riqualificazione delle piazze cittadine
(sull’esempio di piazza Guerrazzi) con la previsione di idonei arredi urbani e valorizzando la la
gestione coinvolgendo i cittadini con il Patto dei Beni Comuni;
● Dotazione di pulsante per pedoni agli attraversamenti pedonali
● Riorganizzazione della segnaletica per indirizzare meglio gli utenti
● installazione di sensori di qualità dell'aria
● messa in sicurezza degli attraversamenti pedonali con isole centrali e dispositivi di visibilità e
moderazione della velocità dei veicoli a protezione dei percorsi pedonali, con particolare
attenzione alla cura della segnaletica degli attraversamenti e alla loro illuminazione nelle ore
notturne
● un grande piano di manutenzione straordinaria di marciapiedi e attraversamenti
pedonali, piste ciclabili, illuminazione, segnaletica orizzontale e verticale, pedane di accesso;
219
● individuare gli assi prioritari della mobilità pedonale che garantiscano spazio
(pedonalizzazioni o marciapiedi molto ampi), qualità (verde ed arredo urbano) e sicurezza negli
attraversamenti pedonali
IL TRASPORTO MARITTIMO
Trasporto via acqua-mare
Livorno è una città sviluppata sul mare e sull’acqua tramite una rete di canali- i fossi - interni
che collegano il centro storico con i borghi e il porto, vi è poi un tratto del canale dei navicelli,
canale navigabile classificato a livello nazionale, che esce dal porto industriale per connettersi
con la darsena pisana.
E’ ipotizzabile sviluppare una rete di trasporto passeggeri tramite taxi-boat o bus su acqua
come avviene in altre città portuali, con le attrezzature necessarie al loro mantenimento e con
motori a basso impatto ambientale, ibridi, a questo proposito si vedano i progetti dell’autorità
portuale che dovrà essere il soggetto con cui coordinarsi.
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contatto con la città sarà proprio la compatibilità ambientale legata al traffico, all’accessibilità e
all’inquinamento da fumi navali.
E’ prioritario collegare la città al porto e valorizzare l’accesso alla Fortezza Vecchia.
Livorno è attraversata da un tratto ferroviario lungo tutta la sua estensione urbana comunale,
con diramazioni nell’ambito portuale e industriale. Vi sono una serie di stazioni dismesse -
stazione San Marco, Livorno porto Vecchio, stazione di Ardenza, Stazione di Antignano e
Quercianella.
Occorre avviare una interlocuzione con l’ente proprietario dei beni e con le FS per capire quali
prospettive di riuso vi sono anche in rapporto alla mobilità integrata e alla connessione costiera.
LA LOGISTICA URBANA
Livorno è storicamente una città emporio con un settore commerciale di attività urbane molto
sviluppato, si pensi all’area mercatale e al mercato ortofrutticolo, di cui si annuncia da anni il
trasferimento.
C’è poi tutta la questione del rapporto con l’area portuale, le aree produttive, per quanto
riguarda la gestione del collegamento con le zone interne della città.
Proposte:
● Realizzazione di un interporto ecologico per tutte le merci, ad esclusione di quelle deperibili,
dirette al centro, che è quotidianamente invaso da ingombranti veicoli commerciali; per far
questo sarà identificata un'area esterna al centro in cui concentrare l'arrivo delle merci, che poi
saranno distribuite con un servizio di camioncini elettrici, come già progettato in Comuni
limitrofi.
● Servizio di van sharing, metodologia di distribuzione delle merci in ambito urbano basata
sulla condivisione di una flotta di veicoli da parte di più operatori.
● realizzare un piano per la logistica dell’area del Mercato Centrale in modo da creare un suo
rilancio e una sistemazione degli spazi esterni - valorizzare anche la connessione via acqua
● Creare un Assessorato alla pace, ai beni comuni e alla partecipazione che possa farsi carico
dell'attuazione di tale programma tematico.
● Formare tutta la polizia municipale di Livorno alla gestione creativa e nonviolenta delle
situazioni di tensione, seguendo il manuale di formazione per le forze dell'ordine elaborato nel
2007 dal prof. Cozzo dell'Università di Palermo, con prefazione dell'allora questore di Livorno.
● Costruire con le scuole un programma di alfabetizzazione alla gestione nonviolenta dei
conflitti rivolto a infanzia e adolescenza, in collaborazione con il Centro Servizi per il
Volontariato e le associazioni locali.
● Aprire sportelli di mediazione per conflitti familiari e sociali (condominiali, aziendali...) che
offrano servizi gratuiti per la popolazione e avviare programmi di comunicazione pubblica per
informare la cittadinanza sui vantaggi della mediazione.
● Aprire un Ufficio attività internazionali e pace presso il Comune di Livorno, in grado di
attirare finanziamenti regionali, nazionali ed europei per la cooperazione internazionale da
dedicare ad attività di promozione della pace e dei diritti umani a livello locale e internazionale,
progettate con le associazioni del territorio.
● Il Comune di Livorno deve prendere posizione di netta contrarietà rispetto al programma
nazionale di acquisto di armamenti che sottrarrà nei prossimi anni ingenti risorse dal bilancio
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statale dotando l’Italia anche di armi offensive con capacità nucleari incompatibili con l’art.11
della Costituzione.
● Promuovere un programma ad ampio raggio per favorire la riconversione a usi civili di basi,
strutture e industrie militari presenti sul territorio, studiando piani industriali di riconversione
per le imprese elaborati con gli esperti della Rete italiana disarmo.
● Costituire con altri enti locali toscani un Comitato unitario per lo smantellamento e la
riconversione a scopi esclusivamente civili della base di Camp Darby il cui obiettivo sia la
riconversione della base e il ripristino dell’area su cui essa insiste a uso esclusivamente civile.
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