Norme Per La Misurazione e Valutazione Dei Lavori
Norme Per La Misurazione e Valutazione Dei Lavori
Norme Per La Misurazione e Valutazione Dei Lavori
Indice
NORME PER LA MISURAZIONE E VALUTAZIONE DEI LAVORI.................................................. 4
ART. 5 - MATERIALI INERTI PER CONGLOMERATI CEMENTIZI E PER MALTE ............. 16
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ART. 12 - PRODOTTI PER IMPERMEABILIZZAZIONI E PER COPERTURE PIANE ............ 28
ART. 13 - PRODOTTI DI VETRO (LASTRE, PROFILATI AD U E VETRI PRESSATI) ........... 31
ART. 18 - PRODOTTI PER PARETI ESTERNE E PARTIZIONI INTERNE ............................... 40
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ART. 40 - OPERE DI IMPERMEABILIZZAZIONE ......................................................................... 73
ART. 43 - ESECUZIONE DELLE PARETI ESTERNE E PARTIZIONI INTERNE ..................... 79
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NORME PER LA MISURAZIONE E VALUTAZIONE DEI LAVORI
1. SCAVI IN GENERE
Oltre che per gli obblighi particolari emergenti dal presente art., con i prezzi d’elenco per gli
scavi in genere l’Appaltatore devesi ritenere compensato per tutti gli oneri che esso dovrà in-
contrare:
– per taglio di piante, estirpazione di ceppaie, radici, ecc.;
– per il taglio e lo scavo con qualsiasi mezzo delle materie sia asciutte che bagnate, di qualsi-
asi consistenza ed anche in presenza d’acqua;
– per paleggi, innalzamento, carico, trasporto e scarico a rinterro od a rifiuto entro i limiti previ-
sti in elenco prezzi, sistemazione delle materie di rifiuto, deposito provvisorio e successiva
ripresa;
– per la regolazione delle scarpate o pareti, per lo spianamento del fondo, per la formazione di
gradoni, attorno e sopra le condotte di acqua od altre condotte in genere, e sopra le fognatu-
re o drenaggi secondo le sagome definitive di progetto;
– per puntellature, sbadacchiature ed armature di qualsiasi importanza e genere secondo tutte
le prescrizioni contenute nel presente Capitolato Speciale, compresi le composizioni, scom-
posizioni, estrazioni ed allontanamento, nonché sfridi, deterioramenti, perdite parziali o totali
del legname o dei ferri;
– per impalcature, ponti e costruzioni provvisorie, occorrenti sia per il trasporto delle materie di
scavo sia per la formazione di rilevati, per passaggi, attraversamenti, ecc.;
– per ogni altra spesa necessaria per l’esecuzione completa degli scavi.
La misurazione degli scavi verrà effettuata nei seguenti modi:
– il volume degli scavi di sbancamento verrà determinato col metodo delle sezioni ragguaglia-
te, in base ai rilevamenti eseguiti in contraddittorio con l’Appaltatore, prima e dopo i relativi
lavori;
– gli scavi di fondazione saranno computati per un valore uguale a quello risultante dal prodot-
to della base di fondazione per la sua profondità sotto il piano degli scavi di sbancamento,
ovvero del terreno naturale, quando detto scavo di sbancamento non viene effettuato.
Al volume così calcolato si applicheranno i vari prezzi fissati nell’elenco per tali scavi; vale a dire
che essi saranno valutati sempre come eseguiti a pareti verticali, ritenendosi già compreso e
compensato col prezzo unitario di elenco ogni maggiore scavo.
Tuttavia per gli scavi di fondazione da eseguire con impiego di casseri, paratie o simili strutture,
sarà incluso nel volume di scavo per fondazione anche lo spazio occupato dalle strutture stes-
se.
I prezzi di elenco, relativi agli scavi di fondazione, sono applicabili unicamente e rispettivamente
ai volumi di scavo compresi fra piani orizzontali consecutivi, stabiliti per diverse profondità, nello
stesso elenco dei prezzi.
Pertanto la valutazione dello scavo risulterà definita, per ciascuna zona, dal volume ricadente
nella zona stessa e dall’applicazione ad esso del relativo prezzo di elenco, salvo eventuali se-
zioni tipo predefinite da norme di Capitolato Speciale e da particolari costruttivi.
2. RILEVATI E RINTERRI
Il volume dei rilevati sarà determinato con il metodo delle sezioni ragguagliate, in base a rileva-
menti eseguiti come per gli scavi di sbancamento. I rinterri di cavi a sezione ristretta saranno
valutati a metro cubo per il loro volume effettivo misurato in opera. Nei prezzi di elenco sono
previsti tutti gli oneri per il trasporto dei terreni da qualsiasi distanza e per gli eventuali indenniz-
zi a cave di prestito.
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3. RIEMPIMENTO CON MISTO GRANULARE
Il riempimento con misto granulare a ridosso delle murature per drenaggi, vespai, ecc., sarà va-
lutato a metro cubo per il suo volume effettivo misurato in opera.
5. MURATURE IN GENERE
Tutte le murature in genere, salvo le eccezioni di seguito specificate, saranno misurate geome-
tricamente, a volume o a superficie, secondo la categoria, in base a misure prese sul vivo dei
muri, esclusi cioè gli intonaci. Sarà fatta deduzione di tutti i vuoti di luce superiore a 1,00 m² e
dei vuoti di canne fumarie, canalizzazioni, ecc., che abbiano sezione superiore a 0,25 m², rima-
nendo per questi ultimi, all’Appaltatore, l’onere della loro eventuale chiusura con materiale in
cotto. Così pure sarà sempre fatta deduzione del volume corrispondente alla parte incastrata di
pilastri, piattabande, ecc., di strutture diverse, nonché di pietre naturali od artificiali, da pagarsi
con altri prezzi di tariffa. Nei prezzi unitari delle murature di qualsiasi genere, qualora non deb-
bano essere eseguite con paramento di faccia vista, si intende compreso il rinzaffo delle facce
visibili dei muri. Tale rinzaffo sarà sempre eseguito, ed è compreso nel prezzo unitario, anche a
tergo dei muri che debbono essere poi caricati a terrapieni. Per questi ultimi muri è pure sempre
compresa la eventuale formazione di feritoie regolari e regolarmente disposte per lo scolo delle
acque ed in generale quella delle immorsature e la costruzione di tutti gli incastri per la posa in
opera della pietra da taglio od artificiale.
Nei prezzi della muratura di qualsiasi specie si intende compreso ogni onere per formazione di
spalle, sguinci, canne, spigoli, strombature, incassature per imposte di archi, volte e piattaban-
de.
Qualunque sia la curvatura data alla pianta ed alle sezioni dei muri, anche se si debbano co-
struire sotto raggio, le relative murature non potranno essere comprese nella categoria delle
volte e saranno valutate con i prezzi delle murature rotte senza alcun compenso in più. Le ossa-
ture di cornici, cornicioni, lesene, pilastri ecc., di aggetto superiore a 5 cm sul filo esterno del
muro, saranno valutate per il loro volume effettivo in aggetto con l’applicazione dei prezzi di ta-
riffa stabiliti per le murature.
Per le ossature di aggetto inferiore a 5 cm non verrà applicato alcun sovrapprezzo.
Quando la muratura in aggetto è diversa da quella del muro sul quale insiste, la parte incastrata
sarà considerata come della stessa specie del muro stesso. Le murature di mattoni ad una testa
od in foglio si misureranno a vuoto per pieno, al rustico, deducendo soltanto le aperture di su-
perficie uguale o superiore a 1 m², intendendo nel prezzo compensata la formazione di sordini,
spalle, piattabande, ecc., nonché eventuali intelaiature in legno che la Direzione dei Lavori rite-
nesse opportuno di ordinare allo scopo di fissare i serramenti al telaio, anziché alla parete.
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Per le pietre di cui una parte viene lasciata grezza, si comprenderà anche questa nella misura-
zione, non tenendo però alcun conto delle eventuali maggiori sporgenze della parte non lavora-
ta in confronto delle dimensioni assegnate dai tipi prescritti.
Nei prezzi relativi di elenco si intenderanno sempre compresi tutti gli oneri specificati nelle nor-
me sui materiali e sui modi di esecuzione.
7. CALCESTRUZZI
I calcestruzzi per fondazioni, murature, volte, ecc. e le strutture costituite da getto in opera, sa-
ranno in genere pagati a metro cubo e misurati in opera in base alle dimensioni prescritte, e-
sclusa quindi ogni eccedenza, ancorché inevitabile, dipendente dalla forma degli scavi aperti e
dal modo di esecuzione dei lavori.
Nei relativi prezzi oltre agli oneri delle murature in genere, s’intendono compensati tutti gli oneri
specificati nelle norme sui materiali e sui modi di esecuzione.
9. SOLAI
I solai interamente di cemento armato (senza laterizi) saranno valutati al metro cubo come ogni
altra opera di cemento armato.
Ogni altro tipo di solaio, qualunque sia la forma, sarà invece pagato al metro quadrato di super-
ficie netta misurato all’interno dei cordoli e delle travi di calcestruzzo, esclusi, quindi, la presa e
l’appoggio su cordoli perimetrali o travi di calcestruzzo o su eventuali murature portanti.
Nei prezzi dei solai in genere è compreso l’onere per lo spianamento superiore della caldana,
nonché ogni opera e materiale occorrente per dare il solaio completamente finito, come prescrit-
to nelle norme sui materiali e sui modi di esecuzione. Nel prezzo dei solai, di tipo prefabbricato,
misti di cemento armato, anche predalles o di cemento armato precompresso e laterizi sono e-
scluse la fornitura, lavorazione e posa in opera del ferro occorrente, è invece compreso il no-
leggio delle casseforme e delle impalcature di sostegno di qualsiasi entità, con tutti gli oneri
specificati per le casseforme dei cementi armati.
Il prezzo a metro quadrato dei solai suddetti si applicherà senza alcuna maggiorazione anche a
quelle porzioni in cui, per resistere a momenti negativi, il laterizio sia sostituito da calcestruzzo;
saranno però pagati a parte tutti i cordoli perimetrali relativi ai solai stessi.
10. CONTROSOFFITTI
I controsoffitti piani saranno pagati in base alla superficie della loro proiezione orizzontale. È
compreso e compensato nel prezzo anche il raccordo con eventuali muri perimetrali curvi, tutte
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le forniture, magisteri e mezzi d’opera per dare controsoffitti finiti in opera come prescritto nelle
norme sui materiali e sui modi di esecuzione, è esclusa e compensata a parte l’orditura portante
principale.
11. VESPAI
Nei prezzi dei vespai è compreso ogni onere per la fornitura di materiali e posa in opera come
prescritto nelle norme sui modi di esecuzione. La valutazione sarà effettuata al metro cubo di
materiali in opera.
12. PAVIMENTI
I pavimenti, di qualunque genere, saranno valutati per la superficie vista tra le pareti intonacate
dell’ambiente. Nella misura non sarà perciò compresa l’incassatura dei pavimenti nell’intonaco.
I prezzi di elenco per ciascun genere di pavimento comprendono l’onere per la fornitura dei ma-
teriali e per ogni lavorazione intesa a dare i pavimenti stessi completi e rifiniti come prescritto
nelle norme sui materiali e sui modi di esecuzione, compreso il sottofondo.
In ciascuno dei prezzi concernenti i pavimenti, anche nel caso di sola posa in opera, si intendo-
no compresi gli oneri, le opere di ripristino e di raccordo con gli intonaci, qualunque possa esse-
re l’entità delle opere stesse.
15. INTONACI
I prezzi degli intonaci saranno applicati alla superficie intonacata senza tener conto delle super-
fici laterali di risalti, lesene e simili. Tuttavia saranno valutate anche tali superfici laterali quando
la loro larghezza superi 5 cm. Varranno sia per superfici piane, che curve. L’esecuzione di gusci
di raccordo, se richiesti negli angoli fra pareti e soffitto e fra pareti e pareti, con raggio non supe-
riore a 15 cm, è pure compresa nel prezzo, avuto riguardo che gli intonaci verranno misurati an-
che in questo caso come se esistessero gli spigoli vivi.
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Nel prezzo degli intonaci è compreso l’onere della ripresa, dopo la chiusura, di tracce di qualun-
que genere, della muratura di eventuali ganci al soffitto e delle riprese contropavimenti, zoccola-
ture e serramenti.
I prezzi dell’elenco valgono anche per intonaci su murature di mattoni forati dello spessore di
una testa, essendo essi comprensivi dell’onere dell’intasamento dei fori dei laterizi.
Gli intonaci interni sui muri di spessore maggiore di 15 cm saranno computati a vuoto per pieno,
a compenso dell’intonaco nelle riquadrature dei vani, che non saranno perciò sviluppate.
Tuttavia saranno detratti i vani di superficie maggiore di 4 m², valutando a parte la riquadratura
di detti vani.
Gli intonaci interni su tramezzi in foglio o ad una testa saranno computati per la loro superficie
effettiva; dovranno essere pertanto detratti tutti i vuoti di qualunque dimensione essi siano, ed
aggiunte le loro riquadrature.
Nessuno speciale compenso sarà dovuto per gli intonaci eseguiti a piccoli tratti anche in corri-
spondenza di spalle e mazzette di vani di porte e finestre.
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Essi dovranno inoltre corrispondere in ogni particolare ai campioni approvati dalla Direzione dei
Lavori.
I prezzi elencati comprendono la fornitura a piè d’opera dell’infisso e dei relativi accessori di cui
sopra, l’onere dello scarico e del trasporto sino ai singoli vani di destinazione e la posa in opera.
a) Tubazioni e canalizzazioni
Le tubazioni di ferro e di acciaio saranno valutate a peso, la quantificazione verrà effettuata mi-
surando l’effettivo sviluppo lineare in opera, comprendendo linearmente anche i pezzi speciali,
al quale verrà applicato il peso unitario del tubo accertato attraverso la pesatura di campioni ef-
fettuata in cantiere in contraddittorio.
Nella misurazione a chilogrammi di tubo sono compresi: i materiali di consumo e tenuta, la ver-
niciatura con una mano di antiruggine per le tubazioni di ferro nero, la fornitura delle staffe di
sostegno ed il relativo fissaggio con tasselli di espansione.
– Le tubazioni di ferro nero o zincato con rivestimento esterno bituminoso saranno valutate al
metro lineare; la quantificazione verrà valutata misurando l’effettivo sviluppo lineare in opera,
comprendente linearmente anche i pezzi speciali.
Nelle misurazioni sono comprese le incidenze dei pezzi speciali, gli sfridi, i materiali di consumo
e di tenuta e l’esecuzione del rivestimento in corrispondenza delle giunzioni e dei pezzi speciali.
– Le tubazioni di rame nude o rivestite di pvc saranno valutate al metro lineare; la quantifica-
zione verrà effettuata misurando l’effettivo sviluppo lineare in opera, comprendendo linear-
mente anche i pezzi speciali, i materiali di consumo e di tenuta, l’esecuzione del rivestimento
in corrispondenza delle giunzioni e dei pezzi speciali, la fornitura delle staffe di sostegno ed il
relativo fissaggio con tasselli ad espansione.
– Le tubazioni in pressione di polietilene poste in vista o interrate saranno valutate al metro li-
neare; la quantificazione verrà effettuata misurando l’effettivo sviluppo lineare in opera,
comprendendo linearmente anche i vari pezzi speciali, la fornitura delle staffe di sostegno e
il relativo fissaggio con tasselli ad espansione.
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– Le tubazioni di plastica, le condutture di esalazione, ventilazione e scarico saranno valutate
al metro lineare; la quantificazione verrà effettuata misurando l’effettivo sviluppo lineare in
opera (senza tener conto delle parti sovrapposte) comprendendo linearmente anche i pezzi
speciali, gli sfridi, i materiali di tenuta, la fornitura delle staffe di sostegno e il relativo fissag-
gio con tasselli ad espansione.
– I canali, i pezzi speciali e gli elementi di giunzione, eseguiti in lamiera zincata (mandata e ri-
presa dell’aria) o in lamiera di ferro nera (condotto dei fumi) saranno valutati a peso sulla ba-
se di pesature convenzionali. La quantificazione verrà effettuata misurando l’effettivo
sviluppo lineare in opera, misurato in mezzeria del canale, comprendendo linearmente an-
che i pezzi speciali, giunzioni, flange, risvolti della lamiera, staffe di sostegno e fissaggi, al
quale verrà applicato il peso unitario della lamiera secondo lo spessore e moltiplicando per i
metri quadrati della lamiera, ricavati questi dallo sviluppo perimetrale delle sezioni di proget-
to moltiplicate per le varie lunghezze parziali.
Il peso della lamiera verrà stabilito sulla base di listini ufficiali senza tener conto delle variazioni
percentuali del peso.
È compresa la verniciatura con una mano di antiruggine per gli elementi in lamiera nera.
b) Apparecchiature
– Gli organi di intercettazione, misura e sicurezza, saranno valutati a numero nei rispettivi
diametri e dimensioni. Sono comprese le incidenze per i pezzi speciali di collegamento ed i
materiali di tenuta.
– I radiatori saranno valutati, nelle rispettive tipologie, sulla base dell’emissione termica ricava-
ta dalle rispettive tabelle della ditta costruttrice (watt ).
Sono comprese la protezione antiruggine, i tappi e le riduzioni agli estremi, i materiali di tenuta e
le mensole di sostegno.
– I ventilconvettori saranno valutati a numero secondo le rispettive caratteristiche costruttive
ed in relazione alla portata d’aria e alla emissione termica, ricavata dalle tabelle della ditta
costruttrice.
Nei prezzi sono compresi i materiali di tenuta.
– Le caldaie saranno valutate a numero secondo le caratteristiche costruttive ed in relazione
alla potenzialità resa.
Sono compresi i pezzi speciali di collegamento ed i materiali di tenuta.
– I bruciatori saranno valutati a numero secondo le rispettive caratteristiche di funzionamento
ed in relazione alla portata del combustibile.
Sono compresi l’apparecchiatura elettrica ed i tubi flessibili di collegamento.
– Gli scambiatori di calore saranno valutati a numero secondo le rispettive caratteristiche co-
struttive e di funzionamento ed in relazione alla potenzialità resa.
Sono compresi i pezzi speciali di collegamento ed i materiali di tenuta.
– Le elettropompe saranno valutate a numero secondo le rispettive caratteristiche costruttive e
di funzionamento ed in relazione alla portata e prevalenza.
Sono compresi i pezzi speciali di collegamento ed i materiali di tenuta.
– I serbatoi di accumulo saranno valutati a numero secondo le rispettive caratteristiche costrut-
tive ed in relazione alla capacità.
Sono compresi gli accessori d’uso, i pezzi speciali di collegamento ed i materiali di tenuta.
– I serbatoi autoclave saranno valutati a numero secondo le rispettive caratteristiche costrutti-
ve ed in relazione alla capacità.
Sono compresi gli accessori d’uso, i pezzi speciali di collegamento ed i materiali di tenuta.
– I gruppi completi autoclave monoblocco saranno valutati a numero secondo le rispettive ca-
ratteristiche costruttive, in relazione alla portata e prevalenza delle elettropompe ed alla ca-
pacità del serbatoio. Sono compresi gli accessori d’uso, tutte le apparecchiature di
funzionamento, i pezzi speciali di collegamento ed i materiali di tenuta.
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– Le bocchette, gli anemostati, le griglie, le serrande di regolazione, sovrappressione e taglia-
fuoco ed i silenziatori saranno valutati a decimetro quadrato ricavando le dimensioni dai ri-
spettivi cataloghi delle ditte costruttrici.
Sono compresi i controtelai ed i materiali di collegamento.
– Le cassette terminali riduttrici della pressione dell’aria saranno valutate a numero in relazio-
ne della portata dell’aria.
È compresa la fornitura e posa in opera di tubi flessibili di raccordo, i supporti elastici e le staffe
di sostegno.
– Gli elettroventilatori saranno valutati a numero secondo le loro caratteristiche costruttive e di
funzionamento ed in relazione alla portata e prevalenza.
Sono compresi i materiali di collegamento.
– Le batterie di scambio termico saranno valutate a superficie frontale per il numero di ranghi.
Sono compresi i materiali di fissaggio e collegamento.
– I condizionatori monoblocco, le unità di trattamento dell’aria, i generatori di aria calda ed i
recuperatori di calore, saranno valutati a numero secondo le loro caratteristiche costruttive e
di funzionamento ed in relazione alla portata d’aria e alla emissione termica.
Sono compresi i materiali di collegamento.
– I gruppi refrigeratori d’acqua e le torri di raffreddamento saranno valutati a numero secondo
le loro caratteristiche costruttive e di funzionamento ed in relazione alla potenzialità resa.
Sono comprese le apparecchiature elettriche relative ed i pezzi speciali di collegamento.
– Gli apparecchi per il trattamento dell’acqua saranno valutati a numero secondo le rispettive
caratteristiche costruttive e di funzionamento ed in relazione alla portata.
Sono comprese le apparecchiature elettriche relative ed i pezzi speciali di collegamento.
– I gruppi completi antincendio UNI 9487 DN 45 e 70, per attacco motopompa e gli estintori
portatili, saranno valutati a numero secondo i rispettivi componenti ed in relazione alla capa-
cità.
– I rivestimenti termoisolanti saranno valutati al metro quadrato di sviluppo effettivo misurando
la superficie esterna dello strato coibente.
Le valvole, le saracinesche saranno valutate con uno sviluppo convenzionale di 2 m² cadauna.
– Le rubinetterie per gli apparecchi sanitari saranno valutate a numero per gruppi completi se-
condo le rispettive caratteristiche, tipologie e dimensioni.
Sono compresi i materiali di tenuta.
– Le valvole, le saracinesche e le rubinetterie varie saranno valutate a numero secondo le ri-
spettive caratteristiche e dimensioni.
Sono compresi i materiali di tenuta.
– I quadri elettrici relativi alle centrali, i tubi protettivi, le linee elettriche di alimentazione e di
comando delle apparecchiature, le linee di terra ed i collegamenti equipotenziali sono valuta-
ti nel prezzo di ogni apparecchiatura a piè d’opera alimentata elettricamente.
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Nei cavi unipolari o multipolari di MT e di BT sono comprese le incidenze per gli sfridi, i capi
corda ed i marca cavi, esclusi i terminali dei cavi di MT.
– I terminali dei cavi a MT saranno valutati a numero. Nel prezzo dei cavi di MT sono compresi
tutti i materiali occorrenti per l’esecuzione dei terminali stessi.
– I cavi unipolari isolati saranno valutati al metro lineare misurando l’effettivo sviluppo in opera,
aggiungendo 30 cm per ogni scatola o cassetta di derivazione e 20 cm per ogni scatola da
frutto.
Sono comprese le incidenze per gli sfridi, morsetti volanti fino alla sezione di 6 mm², morsetti
fissi oltre tale sezione.
– Le scatole, le cassette di derivazione ed i box telefonici, saranno valutati a numero secondo
le rispettive caratteristiche, tipologia e dimensione.
Nelle scatole di derivazione stagne sono compresi tutti gli accessori quali passacavi, pareti
chiuse, pareti a cono, guarnizioni di tenuta, in quelle dei box telefonici sono comprese le mor-
settiere.
b) Apparecchiature in generale e quadri elettrici
– Le apparecchiature in generale saranno valutate a numero secondo le rispettive caratteristi-
che, tipologie e portata entro i campi prestabiliti.
Sono compresi tutti gli accessori per dare in opera l’apparecchiatura completa e funzionante.
– I quadri elettrici saranno valutati a numero secondo le rispettive caratteristiche e tipologie in
funzione di:
• superficie frontale della carpenteria e relativo grado di protezione (IP);
• numero e caratteristiche degli interruttori, contattori, fusibili, ecc.
Nei quadri la carpenteria comprenderà le cerniere, le maniglie, le serrature, i pannelli traforati
per contenere le apparecchiature, le etichette, ecc.
Gli interruttori automatici magnetotermici o differenziali, i sezionatori ed i contattori da quadro,
saranno distinti secondo le rispettive caratteristiche e tipologie quali:
a) il numero dei poli;
b) la tensione nominale;
c) la corrente nominale;
d) il potere di interruzione simmetrico;
e) il tipo di montaggio (contatti anteriori, contatti posteriori, asportabili o sezionabili su carrello);
comprenderanno l’incidenza dei materiali occorrenti per il cablaggio e la connessione alle
sbarre del quadro e quanto occorre per dare l’interruttore funzionante.
– I corpi illuminanti saranno valutati a numero secondo le rispettive caratteristiche, tipologie e
potenzialità.
Sono comprese le lampade, i portalampade e tutti gli accessori per dare in opera
l’apparecchiatura completa e funzionante.
– I frutti elettrici di qualsiasi tipo saranno valutati a numero di frutto montato.
Sono escluse le scatole, le placche e gli accessori di fissaggio che saranno valutati a numero.
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– formazione di basamenti di calcestruzzo o muratura e, ove richiesto, la interposizione di stra-
to isolante, baggioli, ancoraggi di fondazione e nicchie;
– manovalanza e mezzi d’opera in aiuto ai montatori per la movimentazione inerente alla posa
in opera di quei materiali che per il loro peso e/o volume esigono tali prestazioni;
– i materiali di consumo ed i mezzi d’opera occorrenti per le prestazioni di cui sopra;
– il trasporto alla discarica dei materiali di risulta delle lavorazioni;
– scavi e rinterri relativi a tubazioni od apparecchiature poste interrate;
– ponteggi di servizio interni ed esterni;
– le opere e gli oneri di assistenza agli impianti dovranno essere calcolati in ore lavoro sulla
base della categoria della manodopera impiegata e della quantità di materiali necessari e ri-
feriti a ciascun gruppo di lavoro.
24. MANODOPERA
Gli operai per i lavori in economia dovranno essere idonei al lavoro per il quale sono richiesti e
dovranno essere provvisti dei necessari attrezzi.
L’Appaltatore è obbligato, senza compenso alcuno, a sostituire tutti quegli operai che non rie-
scano di gradimento alla Direzione dei Lavori.
Circa le prestazioni di manodopera saranno osservate le disposizioni e convenzioni stabilite dal-
le leggi e dai contratti collettivi di lavoro, stipulati e convalidati a norma delle leggi sulla discipli-
na giuridica dei rapporti collettivi.
Nell’esecuzione dei lavori che formano oggetto del presente appalto, l’impresa si obbliga ad ap-
plicare integralmente tutte le norme contenute nel contratto collettivo nazionale di lavoro per gli
operai dipendenti dalle aziende industriali edili ed affini e negli accordi locali integrativi dello
stesso, in vigore per il tempo e nella località in cui si svolgono i lavori anzidetti.
L’impresa si obbliga altresì ad applicare il contratto e gli accordi medesimi anche dopo la sca-
denza e fino alla sostituzione e, se cooperative, anche nei rapporti con i soci.
I suddetti obblighi vincolano l’impresa anche se non sia aderente alle associazioni stipulanti o
receda da esse e indipendentemente dalla natura industriale della stessa e da ogni altra sua
qualificazione giuridica, economica o sindacale.
L’impresa è responsabile in rapporto alla stazione appaltante dell’osservanza delle norme anzi-
dette da parte degli eventuali subappaltatori nei confronti dei rispettivi loro dipendenti, anche nei
casi in cui il contratto collettivo non disciplini l’ipotesi del subappalto.
Il fatto che il subappalto sia o non sia stato autorizzato, non esime l’impresa dalla responsabilità
di cui al comma precedente e ciò senza pregiudizio degli altri diritti della stazione appaltante.
Non sono, in ogni caso, considerati subappalti le commesse date dall’impresa ad altre imprese:
a) per la fornitura di materiali;
b) per la fornitura anche in opera di manufatti ed impianti speciali che si eseguono a mezzo di
ditte specializzate.
In caso di inottemperanza agli obblighi precisati nel presente articolo, accertata dalla stazione
appaltante o ad essa segnalata dall’Ispettorato del Lavoro, la stazione appaltante medesima
comunicherà all’Impresa e, se del caso, anche all’Ispettorato suddetto, l’inadempienza accertata
e procederà ad una detrazione del 20% sui pagamenti in acconto, se i lavori sono in corso di
esecuzione, ovvero alla sospensione del pagamento del saldo, se i lavori sono stati ultimati, de-
stinando le somme così accantonate a garanzia dell’adempimento degli obblighi di cui sopra.
Il pagamento all’impresa delle somme accantonate non sarà effettuato sino a quando
dall’Ispettorato del Lavoro non sia stato accertato che gli obblighi predetti sono stati integral-
mente adempiuti.
Per le detrazioni e sospensione dei pagamenti di cui sopra, l’impresa non può opporre eccezio-
ni alla stazione appaltante, né ha titolo al risarcimento di danni.
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25. NOLEGGI
Le macchine e gli attrezzi dati a noleggio debbono essere in perfetto stato di servibilità e provvi-
sti di tutti gli accessori necessari per il loro regolare funzionamento.
Sono a carico esclusivo dell’Appaltatore la manutenzione degli attrezzi e delle macchine.
Il prezzo comprende gli oneri relativi alla mano d’opera, al combustibile, ai lubrificanti, ai mate-
riali di consumo, all’energia elettrica e a tutto quanto occorre per il funzionamento delle macchi-
ne.
Con i prezzi di noleggio delle motopompe, oltre la pompa sono compensati il motore, o la motri-
ce, il gassogeno e la caldaia, la linea per il trasporto dell’energia elettrica ed, ove occorra, an-
che il trasformatore.
I prezzi di noleggio di meccanismi in genere, si intendono corrisposti per tutto il tempo durante il
quale i meccanismi rimangono a piè d’opera a disposizione dell’Amministrazione, e cioè anche
per le ore in cui i meccanismi stessi non funzionano, applicandosi il prezzo stabilito per mecca-
nismi in funzione soltanto alle ore in cui essi sono in attività di lavoro; quello relativo a meccani-
smi in riposo in ogni altra condizione di cose, anche per tutto il tempo impiegato per riscaldare
la caldaia e per portare a regime i meccanismi.
Nel prezzo del noleggio sono compresi e compensati gli oneri e tutte le spese per il trasporto a
piè d’opera, montaggio, smontaggio ed allontanamento dei detti meccanismi.
Per il noleggio dei carri e degli autocarri il prezzo verrà corrisposto soltanto per le ore di effettivo
lavoro, rimanendo escluso ogni compenso per qualsiasi altra causa o perditempo.
26. TRASPORTI
Con i prezzi dei trasporti s’intende compensata anche la spesa per i materiali di consumo, la
mano d’opera del conducente, e ogni altra spesa occorrente.
I mezzi di trasporto per i lavori in economia debbono essere forniti in pieno stato di efficienza e
corrispondere alle prescritte caratteristiche.
La valutazione delle materie da trasportare è fatta, a seconda dei casi, a volume o a peso, con
riferimento alla distanza.
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QUALITÀ DEI MATERIALI E DEI COMPONENTI
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5. Le pozzolane devono essere ricavate da strati mondi da cappellaccio ed esenti da sostanze
eterogenee o di parti inerti; qualunque sia la provenienza devono rispondere a tutti i requisiti
prescritti dal RD 16 novembre 1939, n. 2230.
6. Il gesso dovrà essere di recente cottura, perfettamente asciutto, di fine macinazione in modo
da non lasciare residui sullo staccio di 56 maglie a centimetro quadrato, scevro da materie ete-
rogenee e senza parti alterate per estinzione spontanea. Il gesso dovrà essere conservato in
locali coperti, ben riparati dall’umidità e da agenti degradanti.
7. L’uso del gesso dovrà essere preventivamente autorizzato dalla Direzione Lavori. Per
l’accettazione valgono i criteri generali dell’art. 3 (Materiali in genere) e la norma UNI 5371
(“Pietra da gesso per la fabbricazione di leganti. Classificazione, prescrizioni e prove”).
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– essere lavate con acqua dolce anche più volte, se necessario, per eliminare materie nocive
e sostanze eterogenee;
– avere una perdita in peso non superiore al 2% se sottoposte alla prova di decantazione in
acqua.
4. La ghiaia da impiegare nelle malte e nei conglomerati cementizi deve essere:
– costituita da elementi puliti di materiale calcareo o siliceo;
– ben assortita;
– priva di parti friabili;
– lavata con acqua dolce, se necessario per eliminare materie nocive.
Il pietrisco, utilizzato in alternativa alla ghiaia, deve essere ottenuto dalla frantumazione di roc-
cia compatta , durissima silicea o calcarea, ad alta resistenza meccanica.
Le dimensioni dei granuli delle ghiaie e del pietrisco per conglomerati cementizi sono prescritte
dalla direzione lavori in base alla destinazione d’uso e alle modalità di applicazione. In ogni ca-
so le dimensioni massime devono essere commisurate alle caratteristiche geometriche della
carpenteria del getto ed all’ingombro delle armature.
Nel dettaglio gli elementi costituenti ghiaie e pietrischi devono essere di dimensioni tali da:
– passare attraverso un setaccio con maglie circolari del diametro di 5 cm se utilizzati per lavo-
ri di fondazione/elevazione, muri di sostegno, rivestimenti di scarpata, ecc…
– passare attraverso un setaccio con maglie circolari del diametro di 4 cm se utilizzati per volti
di getto;
– passare attraverso un setaccio con maglie circolari del diametro di 3 cm se utilizzati per cap-
pe di volti, lavori in cemento armato, lavori a parete sottile.
In ogni caso, salvo alcune eccezioni, gli elementi costituenti ghiaie e pietrischi devono essere
tali da non passare attraverso un setaccio con maglie circolari del diametro di 1 cm.
5. Sabbia, ghiaia e pietrisco sono in genere forniti allo stato sciolto e sono misurati o a metro
cubo di materiale assestato sugli automezzi per forniture o a secchie, di capacità convenziona-
le pari ad 1/100 di m³, nel caso in cui occorrono solo minimi quantitativi.
6. Le pietre naturali da impiegarsi nella muratura e per qualsiasi altro lavoro, devono essere a
grana compatta e monde da cappellaccio, esenti da piani di sfaldamento, da screpolature, peli,
venature, interclusioni di sostanze estranee; devono avere dimensioni adatte al particolare loro
impiego, offrire una resistenza proporzionata alla entità della sollecitazione cui devono essere
soggette, ed avere una efficace adesività alle malte. Sono escluse, salvo specifiche prescrizioni,
le pietre gessose ed in generale tutte quelle che potrebbero subire alterazioni per l’azione degli
agenti atmosferici o dell’acqua corrente.
7. Gli additivi per impasti cementizi devono essere conformi alla norma UNI 10765 – 1999 (Ad-
ditivi per impasti cementizi – Additivi multifunzionali per calcestruzzo – Definizioni, requisiti e cri-
teri di conformità). Per le modalità di controllo ed accettazione il Direttore dei Lavori potrà far
eseguire prove od accettare l’attestazione di conformità alle norme secondo i criteri di cui all’art.
3 del presente Capitolato Speciale.
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Nel caso di murature non portanti le suddette prescrizioni possono costituire utile riferimento.
Le eventuali prove su detti elementi saranno condotte seconde le prescrizioni di cui alla norma
UNI 772 “Metodi di prova per elementi di muratura”.
Ai sensi dell’art. 11.10.1.1 del DM 14 gennaio 2008, oltre a quanto previsto al punto A del sum-
menzionato art. 11.1 del DM 14 gennaio 2008, il Direttore dei Lavori è tenuto a far eseguire ul-
teriori prove di accettazione sugli elementi per muratura portante pervenuti in cantiere e sui
collegamenti, secondo le metodologie di prova indicate nelle citate nome armonizzate.
Le prove di accettazione su materiali di cui al presente paragrafo sono obbligatorie e devono
essere eseguite e certificate presso un laboratorio di cui all’art. 59 del DPR 380/2001.
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– rigonfiamento dopo immersione in acqua, misurato secondo la norma UNI EN 317
– resistenza a trazione (misurata secondo la norma UNI EN 319)
– resistenza a compressione di (misurata secondo UNI ISO 3132 e UNI ISO 3787)
– resistenza a flessione (misurata secondo la norma UNI EN 1058)
Nota per il compilatore: Indicare le caratteristiche superficiali ed i valori delle altre caratteristiche richieste, nonché le
norme da seguire per il controllo.
4. I pannelli a base di particelle di legno (UNI EN 309) a compimento di quanto specificato nel
progetto, o negli articoli relativi alla destinazione d’uso, si intendono forniti con le specifiche di
cui alla norma UNI EN 312 (Pannelli di particelle di legno – Specifiche – Requisiti generali di tut-
ti i tipi di pannelli) nonché con le seguenti caratteristiche:
• tolleranze su lunghezza, larghezza e spessore misurate secondo la norma UNI 4866;
• massa volumica: misurata secondo la norma UNI EN 323;
Funzionalmente avranno le seguenti caratteristiche:
– rigonfiamento misurato secondo la norma UNI EN 317;
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• Pietra (termine commerciale): roccia da costruzione e/o da decorazione, di norma non lucida-
bile.
Nota: A questa categoria appartengono rocce di composizione mineralogica svariatissima, non
inseribili in alcuna classificazione. Esse sono riconducibili ad uno dei due gruppi seguenti:
– rocce tenere e/o poco compatte;
– rocce dure e/o compatte.
Esempi di pietre del primo gruppo sono: varie rocce sedimentarie (calcareniti, arenarie a ce-
mento calcareo, ecc.), varie rocce piroclastiche (peperini, tufi, ecc.); al secondo gruppo appar-
tengono le pietre a spacco naturale (quarziti, micascisti, gneiss lastroidi, ardesie, ecc.), e talune
vulcaniti (basalti, trachiti, leucititi, ecc.).
Per gli altri termini usati per definire il prodotto in base alle norme, dimensioni, tecniche di lavo-
razione ed alla conformazione geometrica, vale quanto riportato nella norma UNI EN 12670 -
2003 (“Edilizia. Prodotti lapidei. Terminologia e classificazione”).
2. I prodotti di cui sopra devono rispondere a quanto segue:
a) appartenere alla denominazione commerciale e/o petrografica indicata nel progetto oppure
avere origine dal bacino di estrazione o zona geografica richiesta nonché essere conformi
ad eventuali campioni di riferimento ed essere esenti da crepe, discontinuità, ecc. che ridu-
cono la resistenza o la funzione;
b) avere lavorazione superficiale e/o finiture indicate nel progetto e/o rispondere ai campioni di
riferimento; avere le dimensioni nominali concordate e le relative tolleranze;
c) delle seguenti caratteristiche il fornitore dichiarerà i valori medi (ed i valori minimi e/o la di-
spersione percentuale):
– massa volumica reale ed apparente;
– coefficiente di imbibizione della massa secca iniziale;
– resistenza a compressione;
– resistenza a flessione;
– resistenza all’abrasione;
d) per le prescrizioni complementari da considerare in relazione alla destinazione d’uso (struttu-
rale per murature, pavimentazioni, coperture, ecc.) si rinvia agli appositi articoli del presente
Capitolato Speciale ed alle prescrizioni di progetto.
I valori dichiarati saranno accettati dalla Direzione dei Lavori anche in base ai criteri generali di
cui all’art. 1 del presente Capitolato Speciale.
20
I prodotti devono essere contenuti in appositi imballi che li proteggano da azioni meccaniche,
umidità nelle fasi di trasporto, deposito e manipolazione prima della posa. Nell’imballo un foglio
informativo indicherà, oltre al nome del fornitore e contenuto, l’essenza legnosa nonché le ca-
ratteristiche di cui sopra.
3. Le piastrelle di ceramica per pavimentazioni devono essere del materiale indicato nel proget-
to. Le dizioni commerciali e/o tradizionali (cotto, cottoforte, gres, ecc.) devono essere associate
a quelle della classificazione di cui alla norma UNI EN 14411-2007 (“Piastrelle di ceramica. De-
finizioni, classificazione, caratteristiche e marcatura”), basata sul metodo di formatura e
sull’assorbimento d’acqua.
A seconda della classe di appartenenza (secondo UNI EN 14411-2007) le piastrelle di ceramica
estruse o pressate di prima scelta devono rispondere ai requisiti fissati dalla norma UNI EN
14411-2007.
I prodotti di seconda scelta, cioè quelli che rispondono parzialmente alle norme predette, sa-
ranno accettati in base alla rispondenza ai valori previsti dal progetto, e, in mancanza, in base
ad accordi tra Direzione dei Lavori e fornitore.
Per i prodotti definiti «pianelle comuni di argilla», «pianelle pressate ed arrotate di argilla» e
«mattonelle greificate» dal RD del 16 novembre 1939 n. 2234 devono, altresì, essere rispettate
le seguenti prescrizioni:
– resistenza all’urto 2 Nm (0,20 kg/m) minimo;
– resistenza alla flessione 2,5 N/mm² (25 kg/cm²) minimo;
– coefficiente di usura al tribometro 15 mm massimo per 1 km di percorso.
Per le piastrelle colate (ivi comprese tutte le produzioni artigianali) le caratteristiche rilevanti da
misurare ai fini di una qualificazione del materiale sono le stesse indicate per le piastrelle pres-
sate a secco ed estruse (vedi norma UNI EN 14411-2007), per cui:
– per quanto attiene ai metodi di prova si rimanda alla normativa UNI EN vigente e già citata;
– per quanto attiene i limiti di accettazione, tenendo in dovuto conto il parametro relativo
all’assorbimento d’acqua, i valori di accettazione per le piastrelle ottenute mediante colatura sa-
ranno concordati fra produttore ed acquirente, sulla base dei dati tecnici previsti dal progetto o
dichiarati dai produttori ed accettate dalla Direzione dei Lavori.
I prodotti devono essere contenuti in appositi imballi che li proteggano da azioni meccaniche,
sporcatura, ecc. nelle fasi di trasporto, deposito e manipolazione prima della posa ed essere
accompagnati da fogli informativi riportanti il nome del fornitore e la rispondenza alle prescrizio-
ni predette.
4. I prodotti di gomma per pavimentazioni sotto forma di piastrelle e rotoli devono rispondere al-
le prescrizioni date dal progetto e in mancanza e/o a completamento ai seguenti requisiti:
a) essere esenti da difetti visibili (bolle, graffi, macchie, aloni, ecc.) sulle superfici destinate a
restare in vista; l’esame dell’aspetto deve avvenire secondo le prescrizioni di cui alla norma
UNI 8272-1;
b) avere costanza di colore tra i prodotti della stessa fornitura; in caso di contestazione deve
risultare entro il contrasto dell’elemento n. 4 della scala dei grigi di cui alla UNI 8272-2; per
piastrelle di forniture diverse ed in caso di contestazione vale il contrasto dell’elenco n. 3 del-
la scala dei grigi;
c) sulle dimensioni nominali ed ortogonalità dei bordi sono ammesse le seguenti tolleranze:
– piastrelle: lunghezza e larghezza + 0,3%, spessore + 0,2 mm;
– rotoli: lunghezza e larghezza + 0,3%, spessore + 0,2 mm;
– piastrelle: scostamento dal lato teorico (in mm) non maggiore del prodotto tra dimensione
del lato (in mm) e 0,0012;
– rotoli: scostamento del lato teorico non maggiore di 1,5 mm;
d) la durezza deve essere tra 75 e 85 punti di durezza Shore A;
e) la stabilità dimensionale a caldo deve essere non maggiore dello 0,3% per piastrelle e dello
0,4% per i rotoli;
f) la resistenza all’abrasione deve essere non maggiore di 300 mm³;
21
g) la resistenza allo scivolamento misurata secondo le prescrizioni di cui alla norma UNI 8272-
11;
h) la classe di reazione al fuoco deve essere la prima secondo il DM del 26 giugno 1984, Alle-
gato A3, punto 1;
i) la resistenza alla bruciatura da sigaretta, intesa come alterazioni di colore prodotte dalla
combustione, non deve originare contrasto di colore uguale o minore al n. 2 della scala dei
grigi di cui alla UNI 8272-2. Non sono ammessi, altresì, affioramenti o rigonfiamenti;
j) Il potere macchiante, inteso come cessione di sostanze che sporcano gli oggetti che vengo-
no a contatto con il rivestimento, per i prodotti colorati non deve dare origine ad un contrasto
di colore maggiore di quello dell’elemento N3 della scala dei grigi di cui alla UNI 8272-2. Per
i prodotti neri il contrasto di colore non deve essere maggiore dell’elemento N2;
l) i prodotti devono essere contenuti in appositi imballi che li proteggano da azioni meccaniche
ed agenti atmosferici nelle fasi di trasporto, deposito e manipolazione prima della posa.
Il foglio di accompagnamento indicherà oltre al nome del fornitore almeno le informazioni di cui
ai commi da a) ad j).
5. I prodotti di vinile devono essere contenuti in appositi imballi che li proteggano da azioni
meccaniche ed agenti atmosferici nelle fasi di trasporto, deposito e manipolazione prima della
posa.
Il foglio di accompagnamento indicherà le caratteristiche di cui alle norme precitate.
6. I prodotti di resina (applicati fluidi od in pasta) per rivestimenti di pavimenti realizzati saranno
del tipo realizzato:
– mediante impregnazione semplice (I1);
– a saturazione (I2);
– mediante film con spessori fino a 200 mm (F1) o con spessore superiore (F2);
– con prodotti fluidi cosiddetti auto - livellanti (A);
– con prodotti spatolati (S).
Le caratteristiche segnate come significative nel prospetto seguente devono rispondere alle
prescrizioni del progetto. I valori di accettazione sono quelli dichiarati dal fabbricante ed accetta-
ti dal Direttore Lavori.
I metodi di accettazione sono quelli contenuti nel comma 1 del presente articolo, facendo riferi-
mento alla norma UNI 8298 (varie parti).
Spessore – – + + + +
Resistenza all’abrasione + + + + + +
Comportamento all’acqua + + + + + +
Reazione al fuoco + + + + + +
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Resistenza meccanica dei ripristini – – + + + +
I prodotti devono essere contenuti in appositi imballi che li proteggano da azioni meccaniche e
da agenti atmosferici nelle fasi di trasporto, deposito e manipolazione prima della posa.
Il foglio informativo indicherà, oltre al nome del fornitore, le caratteristiche, le avvertenze per
l’uso e per la sicurezza durante l’applicazione.
7. I prodotti di calcestruzzo per pavimentazioni a seconda del tipo di prodotto devono risponde-
re alle prescrizioni del progetto ed in mancanza e/o a completamento alle prescrizioni di segui-
to riportate:
• “mattonelle di cemento con o senza colorazione e superficie levigata” – “mattonelle di ce-
mento con o senza colorazione con superficie striata o con impronta” – “marmette e matto-
nelle a mosaico di cemento e di detriti di pietra con superficie levigata” devono rispondere al
RD 2234 del 16 novembre 1939 per quanto riguarda le caratteristiche di resistenza all’urto,
resistenza alla flessione e coefficiente di usura al tribometro ed alle prescrizioni del progetto.
L’accettazione deve avvenire secondo il comma 1 del presente articolo avendo il RD sopra-
citato quale riferimento;
• “masselli di calcestruzzo per pavimentazioni”: sono definiti e classificati in base alla loro for-
ma, dimensioni, colore e resistenza caratteristica e devono rispondere oltre che alle prescri-
zioni del progetto a quanto prescritto dalla norma UNI 1338 del 2004.
..................... I criteri di accettazione sono quelli riportati nel comma 1 del presente articolo.
I prodotti saranno forniti su appositi pallet opportunamente legati ed eventualmente protetti
dall’azione di sostanze sporcanti.
Il foglio informativo indicherà, oltre al nome del fornitore, le caratteristiche principali nonché le
istruzioni per movimentazione, sicurezza e posa.
8. I prodotti di pietre naturali o ricostruite per pavimentazioni si intendono definiti come segue:
– “elemento lapideo naturale”: elemento costituito integralmente da materiali lapideo (senza
aggiunta di leganti);
– “elemento lapideo ricostituito” (conglomerato): elemento costituito da frammenti lapidei natu-
rali legati con cemento o con resine;
– “elemento lapideo agglomerato ad alta concentrazione di agglomerati”: elemento in cui il vo-
lume massimo del legante è minore del 21%, nel caso di lapidei agglomerati con aggregati di
dimensione massima fino a 8,0 mm, e minore del 16%, nel caso di lapidei agglomerati con
aggregati di dimensione massima maggiore.
In base alle caratteristiche geometriche i prodotti lapidei si distinguono in:
– lastra rifilata: elemento con le dimensioni fissate in funzione del luogo d’impiego, solitamente
con una dimensione maggiore di 60 cm e spessore di regola non minore di 2 cm;
– marmetta: elemento con le dimensioni fissate dal produttore ed indipendenti dal luogo di po-
sa, solitamente con dimensioni minori di 60 cm e con spessore di regola minore di 2 cm;
– marmetta calibrata: elemento lavorato meccanicamente per mantenere lo spessore entro le
tolleranze dichiarate;
– marmetta rettificata: elemento lavorato meccanicamente per mantenere la lunghezza e/o
larghezza entro le tolleranze dichiarate.
Analogamente i lapidei agglomerati si distinguono in:
– blocco: impasto in cui la conformazione è stata ridotta ad una forma geometrica parallelepi-
peda, destinata a successivo taglio e segagione in lastre e marmette;
– lastra: elemento ricavato dal taglio o segagione di un blocco oppure impasto, la cui confor-
mazione è stata ridotta ad una forma geometrica parallelepipeda, in cui una dimensione, lo
spessore, è notevolmente minore delle altre due ed è delimitato da due facce principali no-
minalmente parallele;
23
– marmetta: elemento ricavato dal taglio o segagione di un blocco, di una lastra oppure di un
impasto, la cui conformazione è stata ridotta ad una forma geometrica parallelepipeda, con
lunghezza e larghezza minori o uguali a 60 cm e spessori di regola inferiori a 3 cm;
– marmetta agglomerata in due strati differenti: elemento ricavato da diversi impasti, formato
da strati sovrapposti, compatibili e aderenti, di differente composizione;
– pezzo lavorato: pezzo ricavato dal taglio e dalla finitura di una lastra, prodotto in qualsiasi
spessore, purché minore di quello del blocco, non necessariamente con i lati paralleli l’uno
all’altro.
Per gli altri termini specifici dovuti alle lavorazioni, finiture, ecc., valgono le disposizioni di cui al-
la norma UNI EN 14618 – 2005.
I prodotti di cui sopra devono rispondere alle prescrizioni del progetto (dimensioni, tolleranze,
aspetto, ecc.) ed a quanto prescritto nell’art. 9 del presente Capitolato Speciale relativo ai pro-
dotti di pietre naturali o ricostruite.
Le lastre ed i quadrelli di marmo o di altre pietre devono altresì rispondere al RD n. 2234 del 16
novembre 1939 per quanto attiene il coefficiente di usura al tribometro in millimetri.
L’accettazione avverrà secondo il 1° comma del presente articolo.
Le forniture avverranno su pallets ed i prodotti saranno opportunamente legati ed eventualmen-
te protetti dall’azione di sostanze sporcanti.
Il foglio informativo indicherà almeno le caratteristiche di cui sopra e le istruzioni per la movi-
mentazione, sicurezza e posa.
9. Per prodotti tessili per pavimenti (moquette) si intendono tutti i rivestimenti nelle loro diverse
soluzioni costruttive e cioè:
– rivestimenti tessili a velluto (comprendenti velluto tagliato, velluto riccio, velluto unilivellato,
velluto plurilivello, ecc.);
– rivestimenti tessili piatti (tessuto, non-tessuto).
In caso di dubbio e/o contestazione si farà riferimento alla classificazione e terminologia della
norma UNI 8013-1.
I prodotti in oggetto devono rispondere alle prescrizioni del progetto nonché, in mancanza e/o a
completamento, a quanto prescritto dalla norma UNI 8014 relativamente ai seguenti punti:
– massa areica totale e dello strato di utilizzazione (UNI 8014-2/3);
– spessore totale e spessore della parte utile dello strato di utilizzazione (UNI 8014-5/6);
– perdita di spessore dopo applicazione (per breve e lunga durata) di carico statico moderato
(UNI 8014-7/8);
– perdita di spessore dopo applicazione di carico dinamico (UNI 8014-9).
In relazione poi all’ambiente di destinazione saranno richieste le seguenti caratteristiche di
comportamento:
– tendenza all’accumulo di cariche elettrostatiche generate dal calpestio (UNI 8014-12);
– numero di fiocchetti per unità di lunghezza e per unità di area (UNI 8014-13);
– forza di strappo dei fiocchetti (UNI 8014-14);
– resistenza allo sporcamento (UNI 8014-15);
– ecc….
Nota per il compilatore: completare l’elenco e/o eliminare le caratteristiche superflue.
I criteri di accettazione sono quelli precisati nel presente articolo al comma 1; i valori saranno
quelli dichiarati dal fabbricante ed accettati dal Direttore dei Lavori.
Le modalità di prova da seguire in caso di contestazione sono quelle indicate nella norma UNI
8014 (varie parti).
I prodotti saranno forniti protetti da appositi imballi che li proteggano da azioni meccaniche, da
agenti atmosferici ed altri agenti degradanti nelle fasi di trasporto, deposito e manipolazione
24
prima della posa. Il foglio informativo indicherà il nome del produttore, le caratteristiche elencate
e le istruzioni per la posa.
10. Le mattonelle di asfalto devono:
a) rispondere alle prescrizioni del RD 16 novembre 1939, n. 2234 per quanto riguarda le carat-
teristiche di: resistenza all’urto (4 Nm minimo), resistenza alla flessione ( 3 N/mm² minimo)
ed il coefficiente di usura al tribometro (15 mm massimo per 1 km di percorso);
b) rispondere alle prescrizioni sui bitumi di cui alla norma UNI EN 58.
Nota per il compilatore: completare l’elenco e/o eliminare le caratteristiche superflue.
25
– larghezza: ± 3% per tegole e ± 8% per coppi.
c) Sulla massa convenzionale è ammessa una tolleranza del 15%.
d) L’impermeabilità (UNI EN 539-1) deve essere tale da non permettere la caduta di goccia
d’acqua dall’intradosso.
e) La resistenza a flessione (forza F singola), misurata secondo le modalità di cui alla norma
UNI EN 538, deve essere maggiore di 1000 N.
I criteri di accettazione sono quelli del comma 1. In caso di contestazione si procederà secondo
quanto indicato all’ultimo periodo del comma 1.
I prodotti devono essere forniti su appositi pallets, legati e protetti da azioni meccaniche e chi-
miche nonché dalla sporcizia che potrebbero degradarli durante la fase di trasporto, deposito e
manipolazione prima della posa. Gli imballi, solitamente di materiale termoretraibile, devono
contenere un foglio informativo riportante almeno il nome del fornitore e le indicazioni dei commi
da a) ad h) nonché eventuali istruzioni complementari.
3. Le tegole di calcestruzzo per coperture ed i loro pezzi speciali si intendono denominati se-
condo le dizioni commerciali usuali (portoghese, olandese, ecc.) differenziandosi tra tegole “ad
incastro” e “senza incastro”. I prodotti di cui sopra devono rispondere alle prescrizioni del pro-
getto e, in mancanza e/o completamento, alle prescrizioni di seguito riportate.
a) I difetti visibili sono ammessi nei seguenti limiti:
– le fessure non sono ammesse;
– le incavature non devono avere profondità maggiore di 4 mm (escluse le tegole con su-
perficie granulata);
– le protuberanze sono ammesse in forma lieve per tegole colorate nell’impasto;
– le scagliature sono ammesse in forma leggera;
– le sbavature e deviazioni sono ammesse purché non impediscano il corretto assemblag-
gio del prodotto.
b) Sulle dimensioni nominali e forma geometrica sono ammesse le seguenti tolleranze:
– lunghezza: ± 1,5%;
– larghezza: ± 1%;
– ortometria (misurata secondo le prescrizioni della norma UNI 8635-6): scostamento oriz-
zontale non maggiore dell’1,6% del lato maggiore;
– altre dimensioni dichiarate ± 1,6%.
c) L’impermeabilità non deve permettere la caduta di gocce d’acqua, dall’intradosso, dopo 24
h.
d) Dopo i cicli di gelività la resistenza a flessione F deve essere maggiore od uguale a 1800 N
su campioni maturati 28 giorni.
e) Il carico di rottura a flessione del singolo elemento deve essere maggiore od uguale a 1000
N; la media deve essere maggiore od uguale a 1500 N.
I criteri di accettazione sono quelli del comma 1. In caso di contestazione si procederà secondo
quanto indicato all’ultimo periodo del comma 1.
I prodotti devono essere forniti su appositi pallets legati e protetti da azioni meccaniche, chimi-
che e sporcizia che potrebbero degradarli durante le fasi di trasporto, deposito e manipolazione
prima della posa.
4. Le lastre di fibrocemento possono essere dei seguenti tipi:
– lastre piane (a base: fibrocemento e silico calcare; fibrocemento; cellulosa; fibrocemen-
to/silico - calcare rinforzati);
– lastre ondulate a base di fibrocemento aventi sezione trasversale formata da ondulazioni
approssimativamente sinusoidali; possono essere con sezioni traslate lungo un piano o lun-
go un arco di cerchio;
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– lastre nervate a base di fibrocemento, aventi sezione trasversale grecata o caratterizzata da
tratti piani e tratti sagomati.
I criteri di controllo sono quelli indicati al comma 1 del presente articolo.
In particolare:
• Le lastre piane devono rispondere alle caratteristiche indicate nel progetto e, in mancanza
od a integrazione, alle seguenti:
a) larghezza 1200 mm, lunghezza scelta tra 1200, 2500 o 5000 mm con tolleranza ± 0,4% e
massimo 5 mm;
b) spessori 15 mm (scelto tra le sezioni normate) con tolleranza ± 0,5 mm fino a 5 mm e ±
10% fino a 25 mm;
c) rettilineità dei bordi: scostamento massimo 2 mm per metro, ortogonalità 3 mm per metro;
d) caratteristiche meccaniche (resistenza a flessione):
tipo 1: 13 N/mm² minimo con sollecitazione lungo le fibre;
15 N/mm² minimo con sollecitazione perpendicolare alle fibre;
tipo 2: 20 N/mm² minimo con sollecitazione lungo le fibre;
16 N/mm² minimo con sollecitazione perpendicolare alle fibre;
e) massa volumica apparente:
tipo 1: .............................................................................................. 1,3 g/cm³ minimo;
tipo 2: .............................................................................................. 1,7 g/cm³ minimo;
f) tenuta d’acqua con formazione di macchie di umidità sulle facce inferiori dopo 24 h sotto
battente d’acqua ma senza formazione di gocce d’acqua;
g) resistenza alle temperature di 120 °C per 2 h con decadimento della resistenza a flessio-
ne non maggiore del 10%.
Le lastre rispondenti alla norma UNI-EN 492-2007 (“Tegole piane di fibrocemento e relativi ac-
cessori per coperture – Specifiche di prodotto e metodi di prova”) sono considerate rispondenti
alle prescrizioni predette, ed alla stessa norma si fa riferimento per le modalità di prova.
• Le lastre ondulate devono rispondere alle caratteristiche indicate nel progetto ed, in man-
canza o ad integrazione, alle seguenti:
a) facce destinate all’esposizione alle intemperie, lisce, bordi diritti e taglio netto e ben
squadrate ed entro i limiti di tolleranza;
b) caratteristiche dimensionali e tolleranze di forma secondo quanto dichiarato dal fabbri-
cante ed accettato dalla Direzione dei Lavori; in mancanza vale la norma UNI 10636-
2005 (“Lastre ondulate di fibrocemento per coperture – Istruzioni per l’installazione”);
c) tenuta all’acqua con formazione di macchie di umidità sulle facce inferiori dopo 24 h sotto
battente d’acqua ma senza formazione di gocce d’acqua;
d) resistenza a flessione, secondo i valori dichiarati dal fabbricante ed accettati dalla Dire-
zione dei lavori (in mancanza vale la norma UNI 10636);
e) resistenza al gelo, dopo 25 cicli in acqua a temperatura di +20 °C seguito da permanenza
in frigo a -20 °C, non devono presentare fessurazioni, cavillature o degradazione;
f) la massa volumica non deve essere minore di 1,4 kg/dm³.
Le lastre rispondenti alla norma UNI 10636 sono considerate rispondenti alle prescrizioni pre-
dette, ed alla stessa norma si fa riferimento per le modalità di prova.
Gli accessori devono rispondere alle prescrizioni sopraddette per quanto attiene l’aspetto, le ca-
ratteristiche dimensionali e di forma, la tenuta all’acqua e la resistenza al gelo.
• Le lastre nervate devono rispondere alle caratteristiche indicate nel progetto ed in mancanza
o ad integrazione a quelle indicate per le lastre ondulate.
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Le lastre rispondenti alla norma UNI-EN 494-2007 (“Lastre nervate di fibrocemento e relativi ac-
cessori per coperture – Specifiche di prodotto e metodi di prova”) sono considerate rispondenti
alle prescrizioni predette, ed alla stessa norma si fa riferimento per le modalità di prova.
5. Le lastre di materia plastica rinforzata o non rinforzata si intendono definite e classificate se-
condo le norme UNI vigenti.
Detti prodotti devono rispondere alle prescrizioni del progetto ed in mancanza e/o completa-
mento alle prescrizioni:
a) della norma UNI EN ISO 14631 (2001) in caso di lastre di polistirene;
b) della norma UNI EN ISO 7823-1 (2005) in caso di lastre di polimetilmetacrilato;
I criteri di accettazione sono quelli di cui al comma 1.
6. Le lastre di metallo ed i loro pezzi speciali si intendono denominati secondo la usuale termi-
nologia commerciale. Essi dovranno rispondere alle prescrizioni del progetto ed in mancanza ed
a completamento alle seguenti caratteristiche:
a) i prodotti completamente supportati dovranno rispondere alle caratteristiche di resistenza al
punzonamento, resistenza al piegamento a 360°; resistenza alla corrosione; resistenza a
trazione. Le caratteristiche predette saranno quelle riferite al prodotto in lamina prima della
lavorazione. Gli effetti estetici e difetti saranno valutati in relazione alla collocazione
dell’edificio;
b) i prodotti autoportanti (compresi i pannelli, le lastre grecate, ecc…) oltre alle prescrizioni di
cui al punto a) dovranno soddisfare la resistenza a flessione secondo i carichi di progetto e
la distanza tra gli appoggi.
I criteri di accettazione sono quelli di cui al comma 1. In caso di contestazione si fa riferimento
alle norme UNI EN 501, UNI EN 502, UNI EN 505, UNI EN 507 per prodotti non autoportanti ed
alle norme UNI EN 506 (2008), UNI EN 508-1/2/3 (2008) per prodotti autoportanti.
La fornitura dovrà essere accompagnata da foglio informativo riportante il nome del fornitore e
la rispondenza alle caratteristiche richieste.
7. I prodotti di pietra dovranno rispondere alle caratteristiche di resistenza a flessione, resisten-
za all’urto, resistenza al gelo e disgelo, comportamento agli aggressivi inquinanti. I limiti saran-
no quelli prescritti dal progetto o quelli dichiarati dal fornitore ed accettati dalla Direzione dei
Lavori. I criteri di accettazione sono quelli indicati al comma 1 del presente articolo. La fornitura
dovrà essere accompagnata da foglio informativo riportante il nome del fornitore e la corrispon-
denza alle caratteristiche richieste.
28
I prodotti forniti in contenitori si designano descrittivamente come segue:
– mastici di rocce asfaltiche e di asfalto sintetico;
– asfalti colati;
– malte asfaltiche;
– prodotti termoplastici;
– soluzioni in solvente di bitume;
– emulsioni acquose di bitume;
– prodotti a base di polimeri organici.
I prodotti vengono di seguito considerati al momento della loro fornitura, le modalità di posa so-
no trattate negli articoli relativi alla posa in opera.
Il Direttore dei Lavori ai fini della loro accettazione può procedere a controlli (anche parziali) su
campioni della fornitura oppure richiedere un attestato di conformità della fornitura alle prescri-
zioni di seguito indicate.
2. Le membrane per coperture di edifici in relazione allo strato funzionale1 che vanno a costitui-
re (esempio strato di tenuta all’acqua, strato di tenuta all’aria, strato di schermo e/o barriera al
vapore, strato di protezione degli strati sottostanti, ecc.) devono rispondere alle prescrizioni del
progetto e, in mancanza od a loro completamento, alle prescrizioni di seguito dettagliate.
a) Le membrane destinate a formare strati di schermo e/o barriera al vapore devono soddisfare
i requisiti previsti dalla norma UNI 9380 per quanto concerne:
– le tolleranze dimensionali (lunghezza, larghezza, spessore);
– i difetti, l’ortometria e la massa areica;
– la resistenza a trazione;
– la flessibilità a freddo;
– il comportamento all’acqua;
– la permeabilità al vapore d’acqua;
– l’invecchiamento termico in acqua;
– le giunzioni.
I prodotti non normati devono rispondere ai valori dichiarati dal fabbricante ed accettati dalla Di-
rezione dei Lavori.
Le membrane rispondenti alle varie prescrizioni della norma UNI 8629 in riferimento alle caratte-
ristiche precitate sono valide anche per questo impiego.
b) Le membrane destinate a formare strati di continuità, di diffusione o di egualizzazione della
pressione di vapore, di irrigidimento o ripartizione dei carichi, di regolarizzazione, di separa-
zione e/o scorrimento o drenante devono soddisfare i requisiti previsti dalla norma UNI 9168
per quanto concerne:
– le tolleranze dimensionali (lunghezza, larghezza e spessore);
– difetti, ortometria e massa areica;
– comportamento all’acqua;
– invecchiamento termico in acqua.
I prodotti non normati devono rispondere ai valori dichiarati dal fabbricante ed accettati dalla Di-
rezione dei Lavori. Le membrane rispondenti alle norme UNI 9380 e UNI 8629 per le caratteri-
stiche precitate sono valide anche per questo impiego.
c) Le membrane destinate a formare strati di tenuta all’aria devono soddisfare i requisiti previsti
dalla norma UNI 9168 per quanto concerne:
– le tolleranze dimensionali (lunghezza, larghezza e spessore);
– difetti, ortometria e massa areica;
1
Gli strati funzionali si intendono definiti come riportato nella norma UNI 8178.
29
– resistenza a trazione ed alla lacerazione;
– comportamento all’acqua;
– le giunzioni devono resistere adeguatamente alla trazione ed alla permeabilità all’aria.
I prodotti non normati devono rispondere ai valori dichiarati dal fabbricante ed accettati dalla Di-
rezione dei Lavori. Le membrane rispondenti alle norme UNI 9380 e UNI 8629 per le caratteri-
stiche precitate sono valide anche per questo impiego.
d) Le membrane destinate a formare strati di tenuta all’acqua devono soddisfare i requisiti pre-
visti dalla norma UNI 8629 (varie parti) per quanto concerne:
– le tolleranze dimensionali (lunghezza, larghezza, spessore);
– difetti, ortometria e massa areica;
– resistenza a trazione e alla lacerazione;
– punzonamento statico e dinamico;
– flessibilità a freddo;
– stabilità dimensionale in seguito ad azione termica;
– stabilità di forma a caldo;
– impermeabilità all’acqua e comportamento all’acqua;
– permeabilità al vapore d’acqua;
– resistenza all’azione perforante delle radici;
– invecchiamento termico in aria ed acqua;
– resistenza all’ozono (solo per polimeriche e plastomeriche);
– resistenza ad azioni combinate (solo per polimeriche e plastomeriche);
– le giunzioni devono resistere adeguatamente alla trazione ed avere impermeabilità all’aria.
I prodotti non normati devono rispondere ai valori dichiarati dal fabbricante ed accettati dalla Di-
rezione dei Lavori.
e) Le membrane destinate a formare strati di protezione devono soddisfare i requisiti previsti
dalla norma UNI 8629 (varie parti) per quanto concerne:
– le tolleranze dimensionali (lunghezza, larghezza, spessore);
– difetti, ortometria e massa areica;
– resistenza a trazione e alle lacerazioni;
– punzonamento statico e dinamico;
– flessibilità a freddo;
– stabilità dimensionali a seguito di azione termica;
– stabilità di forma a caldo (esclusi prodotti a base di PVC, EPDM, IIR);
– comportamento all’acqua;
– resistenza all’azione perforante delle radici;
– invecchiamento termico in aria;
– le giunzioni devono resistere adeguatamente alla trazione;
– l’autoprotezione minerale deve resistere all’azione di distacco.
I prodotti non normati devono rispondere ai valori dichiarati dal fabbricante ed accettati dalla Di-
rezione dei Lavori.
3. Le membrane a base di elastomeri e di plastomeri, elencate nel seguente punto a), sono uti-
lizzate per l’impermeabilizzazione nei casi di cui al punto b) e devono rispondere alle prescrizio-
ni elencate al successivo punto c).
Detti prodotti vengono considerati al momento della loro fornitura. Per le modalità di posa si ri-
manda gli articoli relativi alla posa in opera.
a) Tipi di membrane:
30
– membrane in materiale elastomerico2 senza armatura;
– membrane in materiale elastomerico dotate di armatura;
– membrane in materiale plastomerico3 flessibile senza armatura;
– membrane in materiale plastomerico flessibile dotate di armatura;
– membrane in materiale plastomerico rigido (per esempio polietilene ad alta o bassa densi-
tà, reticolato o non, polipropilene);
– membrane polimeriche a reticolazione posticipata (per esempio polietilene clorosolfanato)
dotate di armatura;
– membrane polimeriche accoppiate4;
b) Classi di utilizzo5:
Classe A - membrane adatte per condizioni eminentemente statiche del contenuto (per e-
sempio, bacini, dighe, sbarramenti, ecc.)
Classe B - membrane adatte per condizioni dinamiche del contenuto (per esempio, canali,
acquedotti, ecc.)
Classe C - membrane adatte per condizioni di sollecitazioni meccaniche particolarmente
gravose, concentrate o no (per esempio, fondazioni, impalcati di ponti, gallerie,
ecc.
Classe D - membrane adatte anche in condizioni di intensa esposizione agli agenti atmosfe-
rici e/o alla luce
Classe E - membrane adatte per impieghi in presenza di materiali inquinanti e/o aggressivi
(per esempio, discariche, vasche di raccolta e/o decantazione, ecc.)
Classe F - membrane adatte per il contatto con acqua potabile o sostanze di uso alimentare
(per esempio, acquedotti, serbatoi, contenitori per alimenti, ecc.).
c) Le membrane di cui al comma a) sono valide per gli impieghi di cui al comma b) purché ri-
spettino le caratteristiche previste nelle varie parti della norma UNI 8898.
4. I prodotti forniti solitamente sotto forma di liquidi o paste e destinati principalmente a realizza-
re strati di tenuta all’acqua, ma anche altri strati funzionali della copertura piana - a secondo del
materiale costituente - devono rispondere alle prescrizioni di Legge o indicati dal DL.
2
Per materiale elastometrico si intende un materiale che sia fondamentalmente elastico anche a temperature superiori
o inferiori a quelle di normale impiego e/o che abbia subito un processo di reticolazione (per esempio gomma vulcaniz-
zata).
3
Per materiale plastomerico si intende un materiale che sia relativamente elastico solo entro un intervallo di temperatu-
ra corrispondente generalmente a quello di impiego ma che non abbia subito alcun processo di reticolazione (come per
esempio cloruro di polivinile plastificato o altri materiali termoplastici flessibili o gomme non vulcanizzate).
4
Trattasi di membrane polimeriche accoppiate o incollate sulla faccia interna ad altri elementi aventi funzioni di prote-
zione o altra funzione particolare, comunque non di tenuta. In questi casi, quando la parte accoppiata all'elemento poli-
merico impermeabilizzante ha importanza fondamentale per il comportamento in opera della membrana, le prove
devono essere eseguite sulla membrana come fornita dal produttore.
5
Nell'utilizzo delle membrane polimeriche per impermeabilizzazione, possono essere necessarie anche caratteristiche
comuni a più classi. In questi casi devono essere presi in considerazione tutti quei fattori che nell'esperienza progettuale
e/o applicativa risultano di importanza preminente o che per legge devono essere considerati tali.
31
fabbricazione, alle loro caratteristiche, alle seconde lavorazioni, nonché per le operazioni di fini-
tura dei bordi si fa riferimento alle norme UNI vigenti, di seguito indicate per le varie tipologie.
2. I vetri piani grezzi sono quelli colati e laminati grezzi ed anche cristalli grezzi traslucidi, incolo-
ri, cosiddetti bianchi, eventualmente armati. Le loro dimensioni saranno quelle indicate nel pro-
getto. Per le altre caratteristiche vale la norma UNI EN 572-1 del 2004 (“Vetro per edilizia”) che
considera anche le modalità di controllo da adottare in caso di contestazione. I valori di isola-
mento termico, acustico, ecc. saranno quelli derivanti dalle dimensioni prescritte, il fornitore co-
municherà i valori se richiesti.
3. I vetri piani lucidi tirati sono quelli incolori ottenuti per tiratura meccanica della massa fusa,
che presenta sulle due facce, naturalmente lucide, ondulazioni più o meno accentuate non a-
vendo subito lavorazioni di superficie. Le loro dimensioni saranno quelle indicate nel progetto.
Per le altre caratteristiche vale la norma UNI EN 572 che considera anche le modalità di control-
lo da adottare in caso di contestazione. I valori di isolamento termico, acustico, ecc. saranno
quelli derivanti dalle dimensioni prescritte, il fornitore comunicherà i valori se richiesti.
4. I vetri piani trasparenti float sono quelli chiari o colorati ottenuti per colata mediante galleg-
giamento su un bagno di metallo fuso. Le loro dimensioni saranno quelle indicate nel progetto.
Per le altre caratteristiche vale la norma UNI EN 572-2 che considera anche la modalità di con-
trollo da adottare in caso di contestazione. I valori di isolamento termico, acustico, ecc. saranno
quelli derivanti dalle dimensioni prescritte, il fornitore comunicherà i valori se richiesti.
5. I vetri piani temprati sono quelli trattati termicamente o chimicamente in modo da indurre ne-
gli strati superficiali tensioni permanenti. Le loro dimensioni saranno quelle indicate nel progetto.
I valori di isolamento termico, acustico, ecc. saranno quelli derivanti dalle dimensioni prescritte,
il fornitore comunicherà i valori se richiesti.
6. I vetri piani uniti al perimetro (o vetrocamera) sono quelli costituiti da due lastre di vetro tra
loro unite lungo il perimetro, solitamente con interposizione di un distanziatore, a mezzo di ade-
sivi od altro in modo da formare una o più intercapedini contenenti aria o gas disidratati. Le loro
dimensioni, numero e tipo delle lastre saranno quelle indicate nel progetto. Per le altre caratteri-
stiche vale la norma UNI EN 1279-1 del 2004 che definisce anche i metodi di controllo da adot-
tare in caso di contestazione. I valori di isolamento termico, acustico, ecc. saranno quelli
derivanti dalle dimensioni prescritte, il fornitore comunicherà i valori se richiesti.
7. I vetri piani stratificati sono quelli formati da due o più lastre di vetro e uno o più strati interpo-
sti di materia plastica che incollano tra loro le lastre di vetro per l’intera superficie. Il loro spesso-
re varia in base al numero ed allo spessore delle lastre costituenti. Essi si dividono in base alla
loro resistenza, alle sollecitazioni meccaniche come segue:
– stratificati antivandalismo;
– stratificati anticrimine;
– stratificati antiproiettile.
Le dimensioni, numero e tipo delle lastre saranno quelle indicate nel progetto. I valori di isola-
mento termico, acustico, ecc. saranno quelli derivanti dalle dimensioni prescritte, il fornitore co-
municherà i valori se richiesti.
8. I vetri piani profilati ad U sono dei vetri greggi colati prodotti sotto forma di barre con sezione
ad U, con la superficie liscia o lavorata, e traslucida alla visione. Possono essere del tipo ricotto
(normale) o temprato armati o non armati. Le dimensioni saranno quelle indicate nel progetto.
Per le altre caratteristiche valgono le prescrizioni della norma UNI EN 1288-4, per la determina-
zione della resistenza a flessione, e quelle della norma UNI EN 572 che indica anche i metodi di
controllo in caso di contestazione.
9. I vetri pressati per vetrocemento armato possono essere a forma cava od a forma di camera
d’aria. Le dimensioni saranno quelle indicate nel progetto. Per le caratteristiche vale quanto in-
dicato nella norma UNI EN 1051-1 del 2005 che indica anche i metodi di controllo in caso di
contestazione.
32
Art. 14 - Prodotti diversi (sigillanti, adesivi, geotessili)
1. I prodotti sigillanti, adesivi e geotessili, di seguito descritti, sono considerati al momento della
fornitura. Il Direttore dei Lavori ai fini della loro accettazione, può procedere ai controlli (anche
parziali) su campioni della fornitura oppure richiedere un attestato di conformità della stessa alle
prescrizioni di seguito indicate. Per il campionamento dei prodotti ed i metodi di prova si fa rife-
rimento ai metodi UNI esistenti.
2. Per sigillanti si intendono i prodotti utilizzati per riempire, in forma continua e durevole, i giunti
tra elementi edilizi (in particolare nei serramenti, nelle pareti esterne, nelle partizioni interne,
ecc.) con funzione di tenuta all’aria, all’acqua, ecc… Oltre a quanto specificato nel progetto, o
negli articoli relativi alla destinazione d’uso, i sigillanti devono rispondere alla classificazione ed
ai requisiti di cui alla norma UNI ISO 11600 nonché alle seguenti caratteristiche:
– compatibilità chimica con il supporto al quale sono destinati;
– diagramma forza - deformazione (allungamento) compatibile con le deformazioni elastiche
del supporto al quale sono destinati;
– durabilità ai cicli termoigrometrici prevedibili nelle condizioni di impiego intesa come decadi-
mento delle caratteristiche meccaniche ed elastiche tale da non pregiudicare la sua funzio-
nalità;
– durabilità alle azioni chimico-fisiche di agenti aggressivi presenti nell’atmosfera o
nell’ambiente di destinazione.
Il soddisfacimento delle prescrizioni predette si intende comprovato quando il prodotto risponde
al progetto od alle norme UNI EN ISO 9047, UNI EN ISO 10563, UNI EN ISO 10590, UNI EN
ISO 10591, UNI EN ISO 11431, UNI EN ISO 11432, UNI EN ISO 7389, UNI EN ISO 7390, UNI
EN ISO 8339, UNI EN ISO 8340, UNI EN 28394, UNI EN ISO 9046, UNI EN 29048 e/o in pos-
sesso di attestati di conformità; in loro mancanza si fa riferimento ai valori dichiarati dal produt-
tore ed accettati dalla Direzione dei Lavori.
3. Per adesivi si intendono i prodotti utilizzati per ancorare un elemento ad uno attiguo, in forma
permanente, resistendo alle sollecitazioni meccaniche, chimiche, ecc. dovute all’ambiente ed
alla destinazione d’uso. Sono inclusi in detta categoria gli adesivi usati in opere di rivestimenti di
pavimenti e pareti o per altri usi e per diversi supporti (murario, ferroso, legnoso, ecc.). Sono in-
vece esclusi gli adesivi usati durante la produzione di prodotti o componenti. Oltre a quanto
specificato nel progetto, o negli articoli relativi alla destinazione d’uso, gli adesivi devono ri-
spondere alle seguenti caratteristiche:
– compatibilità chimica con il supporto al quale sono destinati;
– durabilità ai cicli termoigrometrici prevedibili nelle condizioni di impiego intesa come decadi-
mento delle caratteristiche meccaniche tale da non pregiudicare la loro funzionalità;
– durabilità alle azioni chimico - fisiche dovute ad agenti aggressivi presenti nell’atmosfera o
nell’ambiente di destinazione;
– caratteristiche meccaniche adeguate alle sollecitazioni previste durante l’uso.
Il soddisfacimento delle prescrizioni predette si intende comprovato quando il prodotto risponde
alle seguenti norme UNI:
– UNI EN 1372, UNI EN 1373, UNI EN 1841, UNI EN 1902, UNI EN 1903, in caso di adesivi
per rivestimenti di pavimentazioni e di pareti;
– UNI EN 1323, UNI EN 1324, UNI EN 1346, UNI EN 1347, UNI EN 1348, in caso di adesivi
per piastrelle;
– UNI EN 1799 in caso di adesivi per strutture di calcestruzzo.
In alternativa e/o in aggiunta soddisfacimento delle prescrizioni predette si intende comprovato
quando il prodotto è in possesso di attestati di conformità; in loro mancanza si fa riferimento ai
valori dichiarati dal produttore ed accettati dalla Direzione dei lavori.
4. Per geotessili si intendono i prodotti utilizzati per costituire strati filtranti, di separazione, con-
tenimento, drenaggio in opere di terra (rilevati, scarpate, strade, giardini, ecc.) ed in coperture.
Si distinguono in:
33
– tessuti (UNI sperimentale 8986): stoffe realizzate intrecciando due serie di fili (realizzando
ordito e trama);
– non tessuti (UNI 8279): feltri costituiti da fibre o filamenti distribuiti in maniera casuale, legati
tra loro con trattamento meccanico (agugliatura) oppure chimico (impregnazione) oppure
termico (fusione). Si hanno non tessuti ottenuti da fiocco o da filamento continuo.
(Sono esclusi dal presente articolo i prodotti usati per realizzare componenti più complessi).
Quando non è specificato nel progetto, o negli articoli relativi alla destinazione d’uso, si inten-
dono forniti rispondenti alle caratteristiche di Legge o indicati dal DL
Il soddisfacimento delle prescrizioni predette si intende comprovato quando i.l prodotto risponde
alle norme UNI sopra indicate e/o è in possesso di attestato di conformità; in loro mancanza
valgono i valori dichiarati dal produttore ed accettati dalla Direzione dei lavori.
Dovrà inoltre essere sempre specificata la natura del polimero costituente (poliestere, polipropi-
lene, poliammide, ecc…).
Per i non tessuti dovrà essere precisato:
– se sono costituiti da filamento continuo o da fiocco;
– se il trattamento legante è meccanico, chimico o termico;
– il peso unitario.
Art. 15 - Infissi
1. Si intendono per infissi gli elementi aventi la funzione principale di regolare il passaggio di
persone, animali, oggetti e sostanze liquide o gassose nonché dell’energia tra spazi interni ed
esterni dell’organismo edilizio o tra ambienti diversi dello spazio interno. Detta categoria com-
prende: elementi fissi (cioè luci fisse non apribili) e serramenti (cioè con parti apribili). Gli stessi
si dividono, inoltre, in relazione alla loro funzione, in porte, finestre e schermi. I prodotti di segui-
to indicati sono considerati al momento della loro fornitura e le loro modalità di posa sono svi-
luppate nell’art. 44 del presente Capitolato Speciale relativo alle vetrazioni ed ai serramenti. Il
Direttore dei Lavori, ai fini della loro accettazione, può procedere ai controlli (anche parziali) su
campioni della fornitura, oppure richiedere un attestato di conformità della fornitura alle prescri-
zioni di seguito indicate.
2. Le luci fisse devono essere realizzate nella forma, nelle dimensioni e con i materiali indicate
nel disegno di progetto. In mancanza di prescrizioni (od in presenza di prescrizioni limitate)
queste devono comunque, nel loro insieme (telai, lastre di vetro, eventuali accessori, ecc.), resi-
stere alle sollecitazioni meccaniche dovute all’azione del vento od agli urti e garantire la tenuta
all’aria, all’acqua e la resistenza al vento. Quanto richiesto dovrà garantire anche le prestazioni
di isolamento termico e acustico, comportamento al fuoco e resistenza a sollecitazioni gravose
dovute ad attività sportive, atti vandalici, ecc… Le prestazioni predette dovranno essere garanti-
te con limitato decadimento nel tempo. Il Direttore dei Lavori potrà procedere all’accettazione
delle luci fisse mediante i criteri seguenti:
– mediante il controllo dei materiali costituenti il telaio, il vetro, gli elementi di tenuta (guarni-
zioni, sigillanti) più eventuali accessori, e mediante il controllo delle caratteristiche costruttive
e della lavorazione del prodotto nel suo insieme e/o dei suoi componenti (in particolare trat-
tamenti protettivi di legno, rivestimenti dei metalli costituenti il telaio, l’esatta esecuzione dei
giunti, ecc…)
– mediante l’accettazione di dichiarazioni di conformità della fornitura alle classi di prestazione
quali tenuta all’acqua e all’aria, resistenza agli urti, ecc. (comma 3 del presente articolo, pun-
to b); di tali prove potrà anche chiedere la ripetizione in caso di dubbio o contestazione.
Le modalità di esecuzione delle prove saranno quelle definite nelle relative norme UNI per i ser-
ramenti (comma 3).
3. I serramenti interni ed esterni (finestre, porte finestre, e similari) devono essere realizzati se-
guendo le prescrizioni indicate nei disegni costruttivi o comunque nella parte grafica del proget-
to. In mancanza di prescrizioni (od in presenza di prescrizioni limitate), questi devono
34
comunque essere realizzati in modo tale da resistere, nel loro insieme, alle sollecitazioni mec-
caniche e degli agenti atmosferici e da contribuire, per la parte di loro spettanza, al manteni-
mento negli ambienti delle condizioni termiche, acustiche, luminose, di ventilazione, ecc.; le
funzioni predette devono essere mantenute nel tempo.
35
atmosferici (corrosioni, cicli con lampade solari, camere climatiche, ecc.). L’attestazione dovrà
essere comprovata da idonea certificazione e/o documentazione. Per quanto concerne requisiti
e prove è comunque possibile fare riferimento alla norma UNI 8772.
36
agli agenti atmosferici (gelo/disgelo) ed agli elementi aggressivi trasportati dall’acqua piova-
na e dall’aria.
Nota: in via orientativa valgono le prescrizioni della norma UNI 8981, varie parti.
Per gli elementi piccoli e medi fino a 1,2 m come dimensione massima si debbono realizzare
opportuni punti di fissaggio ed aggancio. Per gli elementi grandi (pannelli prefabbricati) valgono
per quanto applicabili e/o in via orientativa le prescrizioni dell’art. 36 del presente Capitolato
Speciale sulle strutture prefabbricate di calcestruzzo.
3. Prodotti flessibili
a) Le carte da parati devono rispettare le tolleranze dimensionali dell’1,5% sulla larghezza e
lunghezza; garantire resistenza meccanica ed alla lacerazione (anche nelle condizioni umide
di applicazione); avere deformazioni dimensionali ad umido limitate; resistere alle variazioni
di calore e quando richiesto avere resistenza ai lavaggi e reazione o resistenza al fuoco a-
deguate. Le confezioni devono riportare i segni di riferimento per le sovrapposizioni, allinea-
menti (o sfalsatura) dei disegni, ecc.; inversione dei singoli teli, ecc.
b) I tessili per pareti devono rispondere alle prescrizioni elencate nel comma a) con adeguato
livello di resistenza e possedere le necessarie caratteristiche di elasticità, ecc. per la posa a
tensione.
Per entrambe le categorie (carta e tessili) la rispondenza alle norme UNI EN 233, 235 è consi-
derata rispondenza alle prescrizioni del presente articolo.
4. Prodotti fluidi od in pasta
a) Intonaci: gli intonaci sono rivestimenti realizzati con malta per intonaci costituita da un legan-
te (calce – cemento - gesso) da un inerte (sabbia, polvere o granuli di marmo, ecc.) ed even-
tualmente da pigmenti o terre coloranti, additivi e rinforzanti. Gli intonaci devono possedere
le caratteristiche indicate nel progetto e le caratteristiche seguenti:
– capacità di riempimento delle cavità ed eguagliamento delle superfici;
– reazione al fuoco e/o resistenza all’antincendio adeguata;
– impermeabilità all’acqua e/o funzione di barriera all’acqua;
– effetto estetico superficiale in relazione ai mezzi di posa usati;
– adesione al supporto e caratteristiche meccaniche.
Per i prodotti forniti premiscelati la rispondenza a norme UNI è sinonimo di conformità alle pre-
scrizioni predette; per gli altri prodotti valgono i valori dichiarati dal fornitore ed accettati dalla
Direzione dei Lavori.
b) Prodotti vernicianti: i prodotti vernicianti sono prodotti applicati allo stato fluido, costituiti da
un legante (naturale o sintetico), da una carica e da un pigmento o terra colorante che, pas-
sando allo stato solido, formano una pellicola o uno strato non pellicolare sulla superficie. Si
distinguono in:
– tinte, se non formano pellicola e si depositano sulla superficie;
– impregnanti, se non formano pellicola e penetrano nelle porosità del supporto;
– pitture, se formano pellicola ed hanno un colore proprio;
– vernici, se formano pellicola e non hanno un marcato colore proprio;
– rivestimenti plastici, se formano pellicola di spessore elevato o molto elevato (da 1 a 5
mm circa), hanno colore proprio e disegno superficiale più o meno accentuato.
I prodotti vernicianti devono possedere valori adeguati delle seguenti caratteristiche in funzione
delle prestazioni loro richieste:
– dare colore in maniera stabile alla superficie trattata;
– avere funzione impermeabilizzante;
– essere traspiranti al vapore d’acqua;
– impedire il passaggio dei raggi UV;
– ridurre il passaggio della CO2;
37
– avere adeguata reazione e/o resistenza al fuoco (quando richiesto);
– avere funzione passivante del ferro (quando richiesto);
– resistenza alle azioni chimiche degli agenti aggressivi (climatici, inquinanti);
– resistere (quando richiesto) all’usura.
I limiti di accettazione saranno quelli prescritti nel progetto od in mancanza quelli dichiarati dal
fabbricante ed accettati dalla Direzione dei Lavori.
I dati si intendono presentati secondo le norme UNI 8757 e UNI 8759 ed i metodi di prova sono
quelli definiti nelle norme UNI.
6
I prodotti stratificati devono essere classificati nel gruppo 2.1/e. Tuttavia, se il contributo alle proprietà di isolamento
termico apportato da un rivestimento è minimo e se il rivestimento stesso è necessario per la manipolazione del prodot-
to, questo è da classificare nei gruppi da 2.1/a a 2.1/d.
38
– composizione chimica mista: plastici alveolari rivestiti di calcestruzzo.
2.2. Materiali iniettati, stampati o applicati in sito mediante spruzzatura:
a) materiali cellulari applicati sotto forma di liquido o di pasta
– composizione chimica organica: schiume poliuretaniche, schiume di urea - formaldeide;
– composizione chimica inorganica: calcestruzzo cellulare.
b) materiali fibrosi applicati sotto forma di liquido o di pasta
– composizione chimica inorganica: fibre minerali proiettate in opera.
c) materiali pieni applicati sotto forma di liquido o di pasta
– composizione chimica organica: plastici compatti;
– composizione chimica inorganica: calcestruzzo;
– composizione chimica mista: asfalto.
d) combinazione di materiali di diversa struttura
– composizione chimica inorganica: calcestruzzo di aggregati leggeri;
– composizione chimica mista: calcestruzzo con inclusione di perle di polistirene espanso.
e) materiali alla rinfusa
– composizione chimica organica: perle di polistirene espanso;
– composizione chimica inorganica: lana minerale in fiocchi, perlite;
– composizione chimica mista: perlite bitumata.
3. Per tutti i materiali isolanti forniti sotto forma di lastre, blocchi o forme geometriche predeter-
minate, si devono dichiarare le seguenti caratteristiche fondamentali:
a) dimensioni: lunghezza - larghezza (UNI 822), valgono le tolleranze stabilite nelle norme UNI,
oppure specificate negli altri documenti progettuali; in assenza delle prime due valgono quel-
le dichiarate dal produttore nella sua documentazione tecnica ed accettate dalla Direzione
dei Lavori;
b) spessore (UNI 823): valgono le tolleranze stabilite nelle norme UNI, oppure specificate negli
altri documenti progettuali; in assenza delle prime due valgono quelle dichiarate dal produt-
tore nella sua documentazione tecnica ed accettate dalla Direzione dei Lavori;
c) massa volumica apparente (UNI EN 1602): deve essere entro i limiti prescritti nelle norme
UNI o negli altri documenti progettuali; in assenza delle prime due valgono quelli dichiarati
dal produttore nella sua documentazione tecnica ed accettate dalla Direzione dei Lavori;
d) resistenza termica specifica: deve essere entro i limiti previsti da documenti progettuali (cal-
colo in base alla legge 9 gennaio 1991 n. 10) ed espressi secondo i criteri indicati nella nor-
ma UNI EN 12831 – 2006;
e) saranno inoltre da dichiarare, in relazione alle prescrizioni di progetto le seguenti caratteristi-
che:
– reazione o comportamento al fuoco;
– limiti di emissione di sostanze nocive per la salute;
– compatibilità chimico - fisica con altri materiali.
4. Per i materiali isolanti che assumono la forma definitiva in opera devono essere dichiarate le
caratteristiche di cui sopra, riferite ad un campione significativo di quanto realizzato in opera. Il
Direttore dei Lavori può, altresì, attivare controlli della costanza delle caratteristiche del prodotto
in opera ricorrendo, ove necessario, a carotaggi, sezionamenti, ecc… significativi dello strato
eseguito.
5. Entrambe le categorie di materiali isolanti devono rispondere ad una o più delle caratteristi-
che di idoneità all’impiego, tra quelle della seguente tabella, in relazione alla loro destinazione
d’uso: pareti, parete controterra, copertura a falda, copertura piana, controsoffittatura su portica-
ti, pavimenti, ecc.
39
Destinazione
d’uso
CARATTERISTICA Unità di misura A B C D
Valori richiesti
Comportamento all’acqua
– assorbimento d’acqua per capillarità % …………..
– assorbimento d’acqua con immersione parziale per breve periodo % (UNI EN 1609)
– assorbimento d’acqua con immersione parziale per lungo periodo % (UNI EN 12087)
– resistenza gelo e disgelo cicli (UNI EN 12091)
– trasmissione vapor acqueo …. (UNI EN 12086)
Caratteristiche meccaniche
– resistenza a compressione a carichi di lunga durata N/mm² (UNI EN 826)
– resistenza a taglio N (UNI EN 12090)
– resistenza a flessione N (UNI EN 12089)
Caratteristiche meccaniche (UNI EN 1603)
– stabilità dimensionale % (UNI EN 1604)
A=
B=
C=
D=
Se non vengono prescritti valori per alcune caratteristiche si intende che la Direzione dei Lavori
accetta quelli proposti dal fornitore; i metodi di controllo sono quelli definiti nelle norme UNI. Per
le caratteristiche possedute intrinsecamente dal materiale non sono necessari controlli.
40
– caratteristiche dimensionali e relative tolleranze;
– caratteristiche di forma e massa volumica (foratura, smussi, ecc...);
– caratteristiche meccaniche a compressione, taglio a flessione;
– caratteristiche di comportamento all’acqua ed al gelo (imbibizione, assorbimento d’acqua,
ecc.).
I limiti di accettazione saranno quelli prescritti nel progetto ed in loro mancanza saranno quelli
dichiarati dal fornitore ed approvati dalla Direzione dei Lavori.
3. I prodotti ed i componenti per facciate continue dovranno rispondere alle prescrizioni del pro-
getto e, in loro mancanza, alle seguenti prescrizioni:
– gli elementi dell’ossatura devono avere caratteristiche meccaniche coerenti con quelle del
progetto in modo da poter trasmettere le sollecitazioni meccaniche (peso proprio delle fac-
ciate, vento, urti, ecc.) alla struttura portante e resistere alle corrosioni e alle azioni chimiche
dell’ambiente esterno ed interno;
– gli elementi di tamponamento (vetri, pannelli, ecc.) devono: essere compatibili chimicamente
e fisicamente con l’ossatura, resistere alle sollecitazioni meccaniche (urti, ecc.), resistere alle
sollecitazioni termoigrometriche dell’ambiente esterno e a quelle chimiche degli agenti inqui-
nanti;
– le parti apribili ed i loro accessori devono rispondere alle prescrizioni sulle finestre o sulle
porte;
– i rivestimenti superficiali (trattamenti dei metalli, pitturazioni, fogli decorativi, ecc.) devono
essere coerenti con le prescrizioni sopra indicate;
– le soluzioni costruttive dei giunti devono completare ed integrare le prestazioni dei pannelli
ed essere sigillate con prodotti adeguati.
La rispondenza alle norme UNI (UNI EN 12152; UNI EN 12154; UNI EN 13051; UNI EN 13116;
UNI EN 12179; UNI EN 949; etc…) per i vetri, i pannelli di legno, di metallo o di plastica, gli e-
lementi metallici e i loro trattamenti superficiali e per gli altri componenti, viene considerato au-
tomaticamente soddisfacimento delle prescrizioni suddette.
Nota: Completare, se necessario, l’elenco delle norme UNI con ulteriori norme UNI specifiche del caso in oggetto.
41
Questa proprietà è valutata con il coefficiente di assorbimento acustico (a), definito
dall’espressione:
Wa
α = ––––––
Wi
dove: Wi è l’energia sonora incidente;
Wa è l’energia sonora assorbita.
2. Sono da considerare assorbenti acustici tutti i materiali porosi a struttura fibrosa o alveolare
aperta. A parità di struttura (fibrosa o alveolare) la proprietà fonoassorbente dipende dallo spes-
sore. I materiali fonoassorbenti si classificano secondo lo schema di seguito riportato.
a) Materiali fibrosi
– Minerali (fibra di amianto, fibra di vetro, fibra di roccia);
– Vegetali (fibra di legno o cellulosa, truciolari).
b) Materiali cellulari
• Minerali:
– calcestruzzi leggeri (a base di pozzolane, perlite, vermiculite, argilla espansa);
– laterizi alveolari;
– prodotti a base di tufo.
• Sintetici:
– poliuretano a celle aperte (elastico - rigido);
– polipropilene a celle aperte.
3. Per tutti i materiali fonoassorbenti forniti sotto forma di lastre, blocchi o forme geometriche
predeterminate, devono essere dichiarate le seguenti caratteristiche fondamentali:
a) lunghezza - larghezza, valgono le tolleranze stabilite nelle norme UNI, oppure specificate
negli altri documenti progettuali; in assenza delle prime due valgono quelle dichiarate dal
produttore nella sua documentazione tecnica ed accettate dalla Direzione dei Lavori;
b) spessore: valgono le tolleranze stabilite nelle norme UNI, oppure specificate negli altri do-
cumenti progettuali; in assenza delle prime due valgono quelle dichiarate dal produttore nella
sua documentazione tecnica ed accettate dalla Direzione dei Lavori;
c) massa areica: deve essere entro i limiti prescritti nella norma UNI o negli altri documenti
progettuali; in assenza delle prime due valgono quelli dichiarati dal produttore nella sua do-
cumentazione tecnica ed accettate dalla Direzione Tecnica;
d) coefficiente di assorbimento acustico, misurato in laboratorio secondo le modalità prescritte
dalla norma UNI EN ISO 354, deve rispondere ai valori prescritti nel progetto od in assenza
a quelli dichiarati dal produttore ed accettati dalla Direzione dei Lavori.
Saranno inoltre da dichiarare, in relazione alle prescrizioni di progetto, le seguenti caratteristi-
che:
– resistività al flusso d’aria;
– reazione e/o comportamento al fuoco;
– limiti di emissione di sostanze nocive per la salute;
– compatibilità chimico - fisica con altri materiali.
I prodotti vengono considerati al momento della fornitura; la Direzione dei Lavori ai fini della loro
accettazione può procedere ai controlli (anche parziali) su campioni della fornitura oppure chie-
dere un attestato di conformità della stessa alle prescrizioni sopra riportate.
In caso di contestazione i metodi di campionamento e di prova delle caratteristiche di cui sopra
sono quelli stabiliti dalle norme UNI ed in mancanza di queste ultime, quelli descritti nella lette-
ratura tecnica (primariamente norme internazionali od estere).
42
4. Per i materiali fonoassorbenti che assumono la forma definitiva in opera devono essere di-
chiarate le stesse caratteristiche riferite ad un campione significativo di quanto realizzato in ope-
ra. La Direzione dei Lavori deve inoltre attivare controlli della costanza delle caratteristiche del
prodotto in opera, ricorrendo ove necessario a carotaggi, sezionamenti, ecc. significativi dello
strato eseguito.
5. Entrambe le categorie di materiali fonoassorbenti devono rispondere ad una o più delle carat-
teristiche di idoneità all’impiego, tra quelle della seguente tabella, in relazione alla loro destina-
zione d’uso (pareti, coperture, controsoffittature, pavimenti, ecc…)
Destinazione
d’uso
CARATTERISTICA Unità di misura A B C D
Valori richiesti
Comportamento all’acqua
assorbimento d’acqua per capillarità % …………….
assorbimento d’acqua per immersione % …………….
resistenza gelo e disgelo cicli …………….
permeabilità vapor d’acqua µ …………….
Caratteristiche meccaniche
resistenza a compressione a carichi di lunga durata N/mm² …………….
resistenza a taglio parallelo alle facce N …………….
resistenza a flessione N …………….
resistenza al punzonamento N …………….
resistenza al costipamento % …………….
Caratteristiche di stabilità
stabilità dimensionale % ……………
coefficiente di dilatazione lineare mm/m ……………
temperatura limite di esercizio °C ……………
A=
B=
C=
D=
Se i valori non vengono prescritti valgono quelli proposti dal fornitore ed accettati dalla Direzio-
ne dei Lavori.
In caso di contestazione i metodi di campionamento e di prova delle caratteristiche di cui sopra
sono quelli stabiliti dalle norme UNI ed in mancanza di queste ultime quelli descritti nella lettera-
tura tecnica (primariamente norme internazionali od estere). Per le caratteristiche possedute in-
trinsecamente dal materiale non sono necessari controlli.
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dove: Wi è l’energia sonora incidente;
Wt è l’energia sonora trasmessa.
Tutti i materiali comunemente impiegati nella realizzazione di divisori in edilizia possiedono pro-
prietà fonoisolanti. Per i materiali omogenei questa proprietà dipende essenzialmente dalla loro
massa areica; nel caso, invece, di sistemi edilizi compositi, formati cioè da strati di materiali di-
versi, il potere fonoisolante dipende, oltre che dalla loro massa areica, anche dal numero e dalla
qualità degli strati, dalle modalità di accoppiamento nonché dalla eventuale presenza di interca-
pedine d’aria.
2. Per tutti i materiali fonoisolanti forniti sotto forma di lastre, blocchi o forme geometriche prede-
terminate, devono essere dichiarate le seguenti caratteristiche fondamentali:
– dimensioni: lunghezza - larghezza, valgono le tolleranze stabilite nelle norme UNI, oppure
specificate negli altri documenti progettuali; in assenza delle prime due valgono quelle di-
chiarate dal produttore nella sua documentazione tecnica ed accettata dalla Direzione dei
Lavori;
– spessore: valgono le tolleranze stabilite nelle norme UNI, oppure specificate negli altri do-
cumenti progettuali; in assenza delle prime due valgono quelle dichiarate dal produttore nella
sua documentazione tecnica ed accettate dalla Direzione dei Lavori;
– massa areica: deve essere entro i limiti prescritti nella norma UNI o negli altri documenti
progettuali; in assenza delle prime due valgono quelli dichiarati dal produttore nella sua do-
cumentazione tecnica ed accettate dalla Direzione Tecnica;
– potere fonoisolante, misurato in laboratorio secondo le modalità prescritte dalla norma UNI
EN ISO 140-3, deve rispondere ai valori prescritti nel progetto od in assenza a quelli dichia-
rati dal produttore ed accettati dalla Direzione dei Lavori.
Saranno inoltre da dichiarare, in relazione alle prescrizioni di progetto, le seguenti caratteristi-
che:
– modulo di elasticità;
– fattore di perdita;
– reazione o comportamento al fuoco;
– limiti di emissione di sostanze nocive per la salute;
– compatibilità chimico - fisica con altri materiali.
I prodotti vengono considerati al momento della fornitura; la Direzione dei Lavori ai fini della loro
accettazione può procedere ai controlli (anche parziali) su campioni della fornitura oppure chie-
dere un attestato di conformità della stessa alle prescrizioni sopra riportate.
In caso di contestazione i metodi di campionamento e di prova delle caratteristiche di cui sopra
sono quelli stabiliti dalle norme UNI ed in mancanza di queste ultime, quelli descritti nella lette-
ratura tecnica (primariamente norme internazionali od estere).
3. Per i materiali fonoisolanti che assumono la forma definitiva in opera devono essere dichiara-
te le stesse caratteristiche riferite ad un campione significativo di quanto realizzato in opera. La
Direzione dei Lavori deve inoltre attivare controlli della costanza delle caratteristiche del prodot-
to in opera, ricorrendo ove necessario a carotaggi, sezionamenti, ecc. significativi dello strato
eseguito.
4. Entrambe le categorie di materiali fonoisolanti devono rispondere ad una o più delle caratteri-
stiche di idoneità all’impiego, come indicato all’art. 19 comma 5, in relazione alla loro destina-
zione d’uso.
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MODALITÀ DI ESECUZIONE
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Il terreno di fondazione non deve subire rimaneggiamenti e deterioramenti prima della costru-
zione dell’opera. Eventuali acque ruscellanti o stagnanti devono essere allontanate dagli scavi.
Il piano di posa degli elementi strutturali di fondazione deve essere regolarizzato e protetto con
conglomerato magro o altro materiale idoneo.
Nel caso che per eseguire gli scavi si renda necessario deprimere il livello della falda idrica si
dovranno valutare i cedimenti del terreno circostante; ove questi non risultino compatibili con la
stabilità e la funzionalità delle opere esistenti, si dovranno opportunamente modificare le moda-
lità esecutive. Si dovrà, nel caso in esame, eseguire la verifica al sifonamento. Per scavi pro-
fondi, si dovrà eseguire la verifica di stabilità nei riguardi delle rotture del fondo.
Qualunque sia la natura e la qualità del terreno, gli scavi per fondazione, dovranno essere spinti
fino alla profondità che dalla Direzione dei Lavori verrà ordinata all’atto della loro esecuzione.
Le profondità, che si trovano indicate nei disegni, sono, infatti, di stima preliminare e
l’Amministrazione appaltante si riserva piena facoltà di variarle nella misura che reputerà più
conveniente, senza che ciò possa dare all’appaltatore motivo alcuno di fare eccezioni o doman-
de di speciali compensi, avendo egli soltanto diritto al pagamento del lavoro eseguito, coi prezzi
contrattuali stabiliti per le varie profondità da raggiungere.
È vietato all’appaltatore, sotto pena di demolire il già fatto, di por mano alle murature prima che
la Direzione dei Lavori abbia verificato ed accettato i piani delle fondazioni. I piani di fondazione
dovranno essere generalmente orizzontali, ma per quelle opere che cadono sopra falde inclina-
te, dovranno, a richiesta della Direzione dei Lavori, essere disposti a gradini ed anche con de-
terminate contropendenze.
Compiuta la muratura di fondazione, lo scavo che resta vuoto, dovrà essere diligentemente
riempito e costipato, a cura e spese dell’appaltatore, con le stesse materie scavate, sino al pia-
no del terreno naturale primitivo.
Gli scavi per fondazione dovranno, quando occorra, essere solidamente puntellati e sbadac-
chiati con robuste armature, in modo da proteggere contro ogni pericolo gli operai, ed impedire
ogni smottamento di materia durante l’esecuzione tanto degli scavi che delle murature.
L’Appaltatore è responsabile dei danni ai lavori, alle persone, alle proprietà pubbliche e private
che potessero accadere per la mancanza o insufficienza di tali puntellazioni e sbadacchiature,
alle quali egli deve provvedere di propria iniziativa, adottando anche tutte le altre precauzioni
riconosciute necessarie, senza rifiutarsi per nessun pretesto di ottemperare alle prescrizioni che
al riguardo gli venissero impartite dalla Direzione dei Lavori.
Col procedere delle murature l’Appaltatore potrà recuperare i legnami costituenti le armature,
sempreché non si tratti di armature formanti parte integrante dell’opera, da restare quindi in po-
sto in proprietà dell’Amministrazione; i legnami però, che a giudizio della Direzione dei Lavori,
non potessero essere tolti senza pericolo o danno del lavoro, dovranno essere abbandonati ne-
gli scavi.
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ne, gli esaurimenti relativi verranno eseguiti in economia, e l’Appaltatore, se richiesto, avrà
l’obbligo di fornire le macchine e gli operai necessari.
Per i prosciugamenti praticati durante l’esecuzione delle murature, l’Appaltatore dovrà adottare
tutti quegli accorgimenti atti ad evitare il dilavamento delle malte.
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Art. 27 - Fondazioni continue
1. Le fondazioni continue possono essere di tre tipologie:
– fondazioni continue in pietrame o in calcestruzzo;
– fondazioni a plinto;
– fondazioni a platea.
2. Si ricorrerà a fondazioni continue in pietrame o in calcestruzzo nel caso in cui il terreno ido-
neo alla fondazione si trovi ad una profondità non superiore a 1,0 m. In tal caso si procede, in
genere, ad una gettata di calcestruzzo di calce idraulica o di cemento, oppure con murature di
pietrame e malta di calce idraulica o di cemento, oppure con muratura di pietrame e malta di
calce idraulica. Le gettate di calcestruzzo, se a mano, devono essere eseguite stendendo lo
smalto a strati orizzontali di spessore di circa 10 cm. Una volta effettuata detta operazione, gli
strati devono essere sottoposti ad una pressione tale da far emergere in superficie il latte della
calce o del cemento. È fondamentale che al termine di detti procedimenti, le particelle risultino
tutte perfettamente assestate. Si procede in modo analogo anche nel caso di utilizzo di
un’autobetoniera.
3. In caso di terreno poco resistente, per allargare la base d’appoggio, anziché approfondire lo
scavo, lo si può allargare con una piastra su plinti isolati disposti in corrispondenza dei fulcri
portanti. La superficie di ciascun plinto deve essere tale da corrispondere alla capacità di resi-
stenza del terreno in relazione al carico gravante.
4. In caso di terreno poco resistente o di costruzioni antisismiche, per allargare la base
d’appoggio, anziché approfondire lo scavo, lo si può allargare con una piastra anche continua.
Detta piastra, indicata con il nome di platea, occupa generalmente tutta la superficie fabbricata
e si comporta come una piastra in cemento armato nel senso che:
– distribuisce il carico su una grande superficie di terreno in modo da gravitarlo unitariamente
in misura limitata;
– rende l’intera struttura solidale sia nelle pareti sia, nell’insieme, con il fondo.
PALI DI LEGNO
I pali di legno devono essere di essenza forte o resinosa secondo le previsioni di progetto o le
disposizioni che saranno impartite dalla Direzione dei Lavori.
I pali dovranno essere scortecciati, ben diritti, di taglio fresco, conguagliati alla superficie ed e-
senti da carie.
La parte inferiore del palo sarà sagomata a punta e protetta da apposita puntazza in ferro di
forma e peso adeguati agli sforzi indotti dall’infissione.
La parte superiore del palo, sottoposta ai colpi di maglio, dovrà essere munita di anelli di ferro e
cuffia che impedisca durante la battitura ogni rottura.
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I pali, salvo diverse prescrizioni, verranno infissi verticalmente nella posizione stabilita dal pro-
getto.
Ogni palo che si spezzasse durante l’infissione o deviasse, dovrà essere, su richiesta della Di-
rezione dei Lavori, tagliato o divelto e sostituito con altro.
I pali dovranno essere battuti fino a rifiuto con maglio di peso adeguato.
Il rifiuto si intende raggiunto quando l’affondamento prodotto da un determinato numero di colpi
del maglio, cadente sempre dalla stessa altezza, non supera il limite che il progettista avrà fis-
sato in funzione del carico che il palo dovrà sopportare.
Le ultime volate dovranno essere sempre battute in presenza di un incaricato della Direzione
dei Lavori.
L’Appaltatore non potrà in alcun modo procedere alla recisione della testa del palo senza aver-
ne preventiva autorizzazione.
Al fine di consentire la verifica della portata di progetto, dovranno venire rilevati per ogni palo e
trascritti su apposito registro, i seguenti elementi:
– profondità raggiunta;
– rifiuto;
– peso della cuffia o degli altri elementi di protezione;
– peso della massa battente;
– altezza di caduta del maglio;
– frequenza di colpi;
– energia d’urto;
– efficienza del battipalo.
A giudizio della Direzione dei Lavori la portata dei pali battuti potrà essere controllata mediante
prove di carico dirette, da eseguire con le modalità e nel numero che sarà prescritto.
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– profondità raggiunta;
– rifiuto;
– tipo di battipalo;
– peso del maglio;
– altezza di caduta del maglio;
– caratteristiche della cuffia;
– peso della cuffia;
– energia d’urto;
– efficienza del battipalo.
Occorrerà inoltre registrare il numero di colpi necessario all’affondamento del palo per ciascun
tratto di 50 cm finché la resistenza alla penetrazione risulti minore di un colpo per ogni 1,5 ÷ 2
cm, o per ciascun tratto di 10 cm quando la resistenza alla penetrazione superi i valori sopraci-
tati.
Sul fusto del palo dovranno essere riportate delle tacche distanziate tra loro di un metro a parti-
re dalla punta del palo onde poterne controllare la penetrazione progressiva.
Qualora durante l’infissione si verificassero scheggiature, lesioni di qualsiasi genere oppure de-
viazioni dell’asse, che a giudizio della Direzione dei Lavori non fossero tollerabili, il palo dovrà
essere rimosso e sostituito.
4. I pali costruiti in opera possono essere delle tipologie di seguito riportate.
50
Su richiesta della Direzione Lavori i pali potranno essere armati per l’intera lunghezza, o parte di
essa, mediante un’apposita ingabbiatura metallica che dovrà essere collocata nel tubo forma
prima del getto di calcestruzzo. In tal caso, i sistemi di getto e di costipamento dovranno essere,
in ogni caso, tali da non danneggiare l’armatura né alterarne la posizione rispetto ai disegni di
progetto. Le gabbie d’armatura dovranno essere verificate, prima della posa in opera, dalla Di-
rezione dei Lavori.
Il copriferro sarà di almeno 5 cm.
La profondità massima raggiunta da ogni palo sarà verificata prima del getto dalla Direzione dei
Lavori e riportata su apposito registro giornaliero.
La Direzione dei Lavori effettuerà, inoltre, gli opportuni riscontri sul volume del conglomerato
cementizio impiegato, che dovrà sempre risultare superiore al volume calcolato sul diametro e-
sterno del tubo – forma usato per l’esecuzione del palo.
51
lunghezza, esse dovranno essere mantenute in posto nel foro, sospendendole dall’alto e non
appoggiandole sul fondo.
Le armature dovranno essere provviste di opportuni dispositivi distanziatori e centratori atti a
garantire una adeguata copertura di conglomerato cementizio sui ferri che sarà di 5 cm.
I sistemi di getto dovranno essere in ogni caso tali da non danneggiare l’armatura né alterarne
la posizione, rispetto ai disegni di progetto.
A giudizio della Direzione dei Lavori, i pali che ad un controllo, anche con trivellazione in asse,
risultassero comunque difettosi, dovranno essere rifatti.
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– del tipo a pali in calcestruzzo armato di grosso diametro accostati;
– a diaframma gettato in opera di calcestruzzo armato.
– ………………7
2. Le palancole infisse possono essere delle tipologie di seguito riportate.
7
Devono essere precisate le modalità di esecuzione con particolare riguardo agli accorgimenti previsti per garantire i getti
dagli eventuali dilavamenti e sottopressioni, nonché la natura e le caratteristiche dei materiali che saranno impiegati.
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In linea generale i diaframmi saranno costruiti eseguendo lo scavo del terreno a qualsiasi pro-
fondità con benna od altro sistema idoneo a dare tratti di scavo (conci) di lunghezza singola di
norma non inferiore a 2,50 m.
Lo scavo verrà eseguito con l’ausilio di fango bentonitico per evacuare i detriti, e per il sostegno
provvisorio delle pareti.
I fanghi di bentonite da impiegare nello scavo dovranno essere costituiti di una miscela di ben-
tonite attivata, di ottima qualità, ed acqua, di norma nella proporzione di 8÷16 kg di bentonite
asciutta per 100 l d’acqua, salvo la facoltà della Direzione dei Lavori di ordinare una diversa do-
satura.
Il contenuto in sabbia finissima dovrà essere inferiore al 3% in massa della bentonite asciutta.
Eseguito lo scavo e posta in opera l’armatura metallica interessante il concio, opportunamente
sostenuta e mantenuta in posizione durante il getto, sarà effettuato il getto del conglomerato
cementizio con l’ausilio di opportuna prolunga o tubo di getto, la cui estremità inferiore sarà te-
nuta almeno due metri al di sotto del livello del fango, al fine di provocare il rifluimento in super-
ficie dei fanghi bentonitici e di eseguire senza soluzioni di continuità il getto stesso.
Il getto dovrà essere portato fino ad una quota superiore di circa 50 cm a quella di progetto.
I getti dei calcestruzzi saranno eseguiti solo dopo il controllo della profondità di scavo raggiunta
e la verifica della armatura da parte della Direzione dei Lavori.
Nella ripresa dei getti, da concio a concio, si adotteranno tutti gli accorgimenti necessari al fine
di evitare distacchi, discontinuità e differenze nei singoli conci.
L’allineamento planimetrico della benna di scavo del diaframma sarà ottenuto di norma con la
formazione di guide o corree in calcestruzzo anche debolmente armato.
4. Oltre alle prove di resistenza sui calcestruzzi e sugli acciai impiegati previsti dalle vigenti
norme, la Direzione dei Lavori potrà richiedere prove di assorbimento per singoli pannelli, non-
ché eventuali carotaggi per la verifica della buona esecuzione dei diaframmi stessi.
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È assolutamente vietato sollevare polvere, per cui tanto le murature quanto i materiali di risulta
dovranno essere opportunamente bagnati.
Durante le demolizioni e le rimozioni l’Appaltatore dovrà provvedere alle puntellature eventual-
mente necessarie per sostenere le parti che devono permanere e dovrà procedere in modo da
non deteriorare i materiali risultanti, i quali devono potersi ancora impiegare nei limiti concordati
con la Direzione dei Lavori, sotto pena di rivalsa di danni a favore della stazione appaltante.
Tutti i materiali riutilizzabili, a giudizio insindacabile della Direzione dei Lavori, devono essere
opportunamente puliti, custoditi, trasportati ed ordinati nei luoghi di deposito che verranno indi-
cati dalla Direzione stessa, usando cautele per non danneggiarli, sia nella pulizia sia nel tra-
sporto sia nell’assestamento, e per evitarne la dispersione.
Detti materiali restano tutti di proprietà della stazione appaltante, la quale potrà ordinare
all’Appaltatore di impiegarli in tutto od in parte nei lavori appaltati, ai sensi dell’art. 36 del vigente
Cap. Gen. n. 145/00, con i prezzi indicati nell’elenco del presente Capitolato Speciale.
I materiali di scarto provenienti dalle demolizioni e rimozioni devono essere sempre trasportati
dall’Appaltatore fuori del cantiere nei punti indicati od alle pubbliche discariche.
Le demolizioni dovranno limitarsi alle parti ed alle dimensioni prescritte. Quando, anche per
mancanza di puntellamenti o di altre precauzioni, venissero demolite altre parti od oltrepassati i
limiti fissati, le parti indebitamente demolite saranno ricostruite e rimesse in ripristino a cura e
spese dell’Appaltatore, senza alcun compenso.
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Le malte da impiegarsi per l’esecuzione delle murature dovranno essere passate al setaccio per
evitare che i giunti fra i mattoni riescano superiori al limite di tolleranza fissato.
Le murature di rivestimento saranno fatte a corsi bene allineati e dovranno essere opportuna-
mente collegate con la parte interna.
Se la muratura dovesse eseguirsi con paramento a vista (cortina) si dovrà avere cura di sceglie-
re per le facce esterne i mattoni di migliore cottura, meglio formati e di colore più uniforme, di-
sponendoli con perfetta regolarità e ricorrenza nelle commessure orizzontali, alternando con
precisione i giunti verticali. In questo genere di paramento i giunti non dovranno avere larghezza
maggiore di 5 mm e, previa loro raschiatura e pulitura, dovranno essere profilati con malta idrauli-
ca o di cemento, diligentemente compressa e lisciata con apposito ferro, senza sbavatura.
Le sordine, gli archi, le piattabande e le volte dovranno essere costruite in modo che i mattoni
siano sempre disposti in direzione normale alla curva dell’intradosso e la larghezza dei giunti
non dovrà mai eccedere i 5 mm all’intradosso e 10 mm all’estradosso.
All’innesto con muri da costruirsi in tempo successivo dovranno essere lasciate opportune am-
morsature in relazione al materiale impiegato.
I lavori di muratura, qualunque sia il sistema costruttivo adottato, debbono essere sospesi nei
periodi di gelo, durante i quali la temperatura si mantenga, per molte ore, al disotto di zero gradi
centigradi.
Quando il gelo si verifichi solo per alcune ore della notte, le opere in muratura ordinaria possono
essere eseguite nelle ore meno fredde del giorno, purché al distacco del lavoro vengano adotta-
ti opportuni provvedimenti per difendere le murature dal gelo notturno.
Le facce delle murature in malta dovranno essere mantenute bagnate almeno per giorni 15 dal-
la loro ultimazione od anche più se sarà richiesto dalla Direzione dei Lavori.
Le canne, le gole da camino e simili, saranno intonacate a grana fina; quelle di discesa delle
immondezze saranno intonacate a cemento liscio. Si potrà ordinare che tutte le canne, le gole,
ecc., nello spessore dei muri siano lasciate aperte sopra una faccia, temporaneamente, anche
per tutta la loro altezza; in questi casi, il tramezzo di chiusura si eseguirà posteriormente.
Le impostature per le volte, gli archi, ecc. devono essere lasciate nelle murature sia con gli ad-
dentellati d’uso, sia col costruire l’origine delle volte e degli archi a sbalzo mediante le debite
sagome, secondo quanto verrà prescritto.
La Direzione dei Lavori stessa potrà ordinare che sulle aperture di vani di porte e finestre siano
collocati degli architravi (cemento armato, acciaio) delle dimensioni che saranno fissate in rela-
zione alla luce dei vani, allo spessore del muro e al sovraccarico.
Nel punto di passaggio fra le fondazioni entro terra e la parte fuori terra sarà eseguito un oppor-
tuno strato (impermeabile, drenante, ecc.) che impedisca la risalita per capillarità.
3. Murature portanti
a) Tipologie e caratteristiche tecniche
Per le murature portanti si dovrà fare riferimento alle seguenti prescrizioni contenute nel DM 14
gennaio 2008.
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Per la classificazione degli elementi in laterizio e calcestruzzo si fa riferimento alle tabelle 4.5.Ia
- b contenute all’art. 4.5.2.2 del DM 14 gennaio 2008.
b) Particolari costruttivi
L’edificio a uno o più piani in muratura portante deve essere concepito come una struttura tridi-
mensionale costituita da singoli sistemi resistenti collegati tra di loro e con le fondazioni e dispo-
sti in modo da resistere alle azioni verticali ed orizzontali.
Dovranno, pertanto, essere rispettate le prescrizioni di seguito riportate.
• Collegamenti
I sistemi di elementi piani sopraddetti devono essere opportunamente collegati tra loro.
A tal fine tutti i muri saranno collegati:
– al livello dei solai mediante cordoli ed opportuni incatenamenti;
– tra di loro, mediante ammorsamenti lungo le intersezioni verticali.
I cordoli di piano devono avere adeguata sezione ed armatura.
Devono inoltre essere previsti opportuni incatenamenti al livello dei solai, aventi lo scopo di
collegare tra loro i muri paralleli della scatola muraria. Tali incatenamenti devono essere realiz-
zati per mezzo di armature metalliche o altro materiale resistente a trazione, le cui estremità de-
vono essere efficacemente ancorate ai cordoli.
Per il collegamento nella direzione di tessitura del solaio possono essere omessi gli incatena-
menti quando il collegamento è assicurato dal solaio stesso.
Per il collegamento in direzione normale alla tessitura del solaio, si possono adottare opportuni
accorgimenti che sostituiscano efficacemente gli incatenamenti costituiti da tiranti estranei al so-
laio.
Il collegamento fra la fondazione e la struttura in elevazione è generalmente realizzato median-
te cordolo in calcestruzzo armato disposto alla base di tutte le murature verticali resistenti.
È possibile realizzare la prima elevazione con pareti di calcestruzzo armato; in tal caso la di-
sposizione delle fondazioni e delle murature sovrastanti deve essere tale da garantire un ade-
guato centraggio dei carichi trasmessi alle pareti della prima elevazione ed alla fondazione.
• Spessori minimi dei muri
Lo spessore dei muri non potrà essere inferiore ai seguenti valori:
– muratura in elementi resistenti artificiali pieni 15 cm;
– muratura in elementi resistenti artificiali semipieni 20 cm;
– muratura in elementi resistenti artificiali forati 25 cm;
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– muratura di pietra squadrata 24 cm;
– muratura listata 40 cm;
– muratura di pietra non squadrata 50 cm.
a) Nel paramento con «pietra rasa e teste scoperte» (ad opera incerta) il pietrame dovrà essere
scelto diligentemente fra il migliore e la sua faccia vista dovrà essere ridotta col martello a
superficie approssimativamente piana; le pareti esterne dei muri dovranno risultare bene al-
lineate e non presentare rientranze o sporgenze maggiori di 25 mm.
b) Nel paramento a «mosaico grezzo» la faccia vista dei singoli pezzi dovrà essere ridotta col
martello e la grossa punta a superficie perfettamente piana ed a figura poligonale, ed i singo-
li pezzi dovranno combaciare fra loro regolarmente, restando vietato l’uso delle scaglie. In
tutto il resto si seguiranno le norme indicate per il paramento a pietra rasa.
c) Nel paramento a «corsi pressoché regolari» il pietrame dovrà essere ridotto a conci piani e
squadrati, sia col martello che con la grossa punta, con le facce di posa parallele fra loro e
quelle di combaciamento normali a quelle di posa. I conci saranno posti in opera a corsi o-
rizzontali di altezza che può variare da corso a corso, e potrà non essere costante per
l’intero filare. Nelle superfici esterne dei muri saranno tollerate rientranze o sporgenze non
maggiori di 15 mm.
d) Nel paramento a «corsi regolari» i conci dovranno essere perfettamente piani e squadrati,
con la faccia vista rettangolare e lavorati a grana ordinaria. Dovranno, altresì, avere la stes-
sa altezza per tutta la lunghezza del medesimo corso e, qualora i vari corsi non avessero
eguale altezza, quest’ultima dovrà essere disposta in ordine decrescente dai corsi inferiori ai
corsi superiori, con differenza, però, fra due corsi successivi non maggiore di 5 cm. La Dire-
zione dei Lavori potrà anche prescrivere l’altezza dei singoli corsi, ed ove nella stessa super-
ficie di paramento venissero impiegati conci di pietra da taglio, per rivestimento di alcune
parti, i filari di paramento a corsi regolari dovranno essere in perfetta corrispondenza con
quelli della pietra da taglio.
Tanto nel paramento a corsi pressoché regolari, quanto in quello a corsi regolari, non sarà tolle-
rato l’impiego di scaglie nella faccia esterna; il combaciamento dei corsi dovrà avvenire per al-
meno un terzo della loro rientranza nelle facce di posa, e non potrà essere mai minore di 10 cm
nei giunti verticali.
La rientranza dei singoli pezzi non sarà mai minore della loro altezza, né inferiore a 25 cm;
l’altezza minima dei corsi non dovrà essere mai minore di 20 cm.
In entrambi i paramenti a corsi, lo sfalsamento di due giunti verticali consecutivi non dovrà esse-
re minore di 10 cm e le commessure avranno larghezza non maggiore di 1 cm.
Per tutti i tipi di paramento le pietre dovranno mettersi in opera alternativamente di punta in mo-
do da assicurare il collegamento col nucleo interno della muratura.
Per le murature con malta, quando questa avrà fatto convenientemente presa, le commessure
delle facce di paramento dovranno essere accuratamente stuccate.
In quanto alle commessure, saranno mantenuti i limiti di larghezza fissati negli articoli preceden-
ti secondo le diverse categorie di muratura.
Per le volte in pietrame si impiegheranno pietre di forma, per quanto possibile, regolari, aventi i
letti di posa o naturalmente piani o resi grossolanamente tali con la mazza o col martello.
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In tutte le specie di paramenti la stuccatura dovrà essere fatta raschiando preventivamente le
commessure fino a conveniente profondità per purgarle dalla malta, dalla polvere, e da qualun-
que altra materia estranea, lavandole con acqua abbondante e riempiendo quindi le commessu-
re stesse con nuova malta della qualità prescritta, curando che questa penetri bene dentro,
comprimendola e lisciandola con apposito ferro, in modo che il contorno dei conci sui fronti del
paramento, a lavoro finito, si disegni nettamente e senza sbavature.
c) Vespai e intercapedini
Nei locali in genere i cui pavimenti verrebbero a trovarsi in contatto con il terreno naturale po-
tranno essere ordinati vespai in pietrame o intercapedini in laterizio. In ogni caso il terreno di
sostegno di tali opere dovrà essere debitamente spianato, bagnato e ben battuto per evitare
qualsiasi cedimento.
Per i vespai in pietrame si dovrà formare anzitutto in ciascun ambiente una rete di cunicoli di
ventilazione, costituita da canaletti paralleli aventi interasse massimo di 1,50 m; questi dovranno
correre anche lungo tutte le pareti ed essere comunicanti tra loro. Detti canali dovranno avere
sezione non minore di 15 cm x 20 cm di altezza ed un sufficiente sbocco all’aperto, in modo da
assicurare il ricambio dell’aria.
Ricoperti tali canali con adatto pietrame di forma pianeggiante, si completerà il sottofondo riem-
piendo le zone rimaste fra cunicolo e cunicolo con pietrame in grossi scheggioni disposti
coll’asse maggiore verticale ed in contrasto fra loro, intasando i grossi vuoti con scaglie di pietra
e spargendo infine uno strato di ghiaietto di conveniente grossezza sino al piano prescritto.
Le intercapedini, a sostituzione di vespai, potranno essere costituite da un piano di tavelloni mu-
rati in malta idraulica fina e poggianti su muretti in pietrame o mattoni, ovvero da voltine di mat-
toni, ecc.
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Art. 34 - Opere e strutture di calcestruzzo
1. Impasti di conglomerato cementizio
Gli impasti di conglomerato cementizio dovranno essere eseguiti in conformità con quanto pre-
visto nel DM 14 gennaio 2008 all’art. 11.2.9.
La distribuzione granulometrica degli inerti, il tipo di cemento e la consistenza dell’impasto, de-
vono essere adeguati alla particolare destinazione del getto ed al procedimento di posa in ope-
ra del conglomerato.
Il quantitativo d’acqua deve essere il minimo necessario a consentire una buona lavorabilità del
conglomerato tenendo conto anche dell’acqua contenuta negli inerti.
Partendo dagli elementi già fissati il rapporto acqua - cemento, e quindi il dosaggio del cemen-
to, dovrà essere scelto in relazione alla resistenza richiesta per il conglomerato.
L’impiego degli additivi dovrà essere subordinato all’accertamento dell’assenza di ogni pericolo
di aggressività.
L’impasto deve essere effettuato con mezzi idonei ed il dosaggio dei componenti eseguito con
modalità atte a garantire la costanza del proporzionamento previsto in sede di progetto.
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c) Le barre piegate devono presentare, nelle piegature, un raccordo circolare di raggio non mi-
nore di 6 volte il diametro. Per barre di acciaio incrudito a freddo le piegature non possono
essere effettuate a caldo.
d) La superficie dell’armatura resistente deve distare dalle facce esterne del conglomerato di
almeno 0,8 cm nel caso di solette, setti e pareti, e di almeno 2 cm nel caso di travi e pilastri.
Tali misure devono essere aumentate, e al massimo rispettivamente portate a 2 cm per le
solette ed a 4 cm per le travi ed i pilastri, in presenza di salsedine marina ed altri agenti ag-
gressivi. Copriferri maggiori richiedono opportuni provvedimenti intesi ad evitare il distacco
(per esempio reti).
Le superfici delle barre devono essere mutuamente distanziate in ogni direzione di almeno
una volta il diametro delle barre medesime e, in ogni caso, non meno di 2 cm.
Si potrà derogare a quanto sopra raggruppando le barre a coppie ed aumentando la mutua
distanza minima tra le coppie ad almeno 4 cm.
Per le barre di sezione non circolare si deve considerare il diametro del cerchio circoscritto.
e) Il disarmo deve avvenire per gradi ed in modo da evitare azioni dinamiche. Esso non deve
inoltre avvenire prima che la resistenza del conglomerato abbia raggiunto il valore necessa-
rio in relazione all’impiego della struttura all’atto del disarmo, tenendo anche conto delle altre
esigenze progettuali e costruttive; la decisione è lasciata al giudizio del Direttore dei lavori.
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Per le costruzioni ricadenti in zone dichiarate sismiche si dovrà fare riferimento alla normativa
vigente e in particolare alle specifiche indicate nel summenzionato decreto ai capitoli 7 e 11.9
nonché negli allegati A e B dello stesso.
L’esame e verifica da parte della Direzione dei Lavori dei progetti delle varie strutture in cemen-
to armato non esonera in alcun modo l’appaltatore e il progettista delle strutture dalle responsa-
bilità loro derivanti per legge e per le precise pattuizioni del contratto.
Art. 35 - Solai
1. Le coperture degli ambienti e dei vani e le suddivisioni orizzontali tra gli stessi dovranno es-
sere tali da sopportare, a seconda della destinazione prevista per i relativi locali, i carichi com-
prensivi degli effetti dinamici ordinari, previsti nel DM 14 gennaio 2008.
L’Appaltatore dovrà provvedere ad assicurare solidamente alla faccia inferiore di tutti i solai
ganci di ferro appendilumi del numero, forma e posizione che, a sua richiesta, saranno precisati
dalla Direzione dei Lavori.
2. Le coperture degli ambienti e dei vani e le partizioni orizzontali potranno essere eseguite se-
condo le tipologie di seguito elencate.
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La Direzione dei Lavori si riserva la facoltà di prelevare campioni di prodotto qualificato da sot-
toporre a prova presso laboratori di sua scelta ogni volta che lo ritenga opportuno, per verificar-
ne la rispondenza alle norme di accettazione ed ai requisiti di progetto. Per i prodotti non
qualificati la Direzione dei Lavori deve effettuare presso laboratori ufficiali tutte le prove mecca-
niche e chimiche in numero atto a fornire idonea conoscenza delle proprietà di ogni lotto di for-
nitura. Tutti gli oneri relativi alle prove sono a carico dell’Impresa.
Le prove e le modalità di esecuzione sono quelle prescritte dal DM 14 gennaio 2008 e dalle
norme vigenti a seconda del tipo di metallo in esame.
4. Montaggio
Il montaggio in opera di tutte le strutture costituenti ciascun manufatto sarà effettuato in confor-
mità a quanto, a tale riguardo, è previsto nella relazione di calcolo.
Durante il carico, il trasporto, lo scarico, il deposito ed il montaggio, si dovrà porre la massima
cura per evitare che le strutture vengano deformate o sovrasollecitate. Le parti a contatto con
funi, catene od altri organi di sollevamento dovranno essere opportunamente protette.
Il montaggio sarà eseguito in modo che la struttura raggiunga la configurazione geometrica di
progetto, nel rispetto dello stato di sollecitazione previsto nel progetto medesimo. In particolare,
per le strutture a travata, si dovrà controllare che la controfreccia ed il posizionamento sugli ap-
parecchi di appoggio siano conformi alle indicazioni di progetto, rispettando le tolleranze previ-
ste.
La stabilità delle strutture dovrà essere assicurata durante tutte le fasi costruttive e la rimozione
dei collegamenti provvisori e di altri dispositivi ausiliari dovrà essere fatta solo quando essi risul-
teranno staticamente superflui.
Nei collegamenti con bulloni si dovrà procedere alla alesatura di quei fori che non risultino cen-
trati e nei quali i bulloni previsti in progetto non entrino liberamente. Se il diametro del foro ale-
sato risulta superiore al diametro sopracitato, si dovrà procedere alla sostituzione del bullone
con uno di diametro superiore.
È ammesso il serraggio dei bulloni con chiave pneumatica purché questo venga controllato con
chiave dinamometrica, la cui taratura dovrà risultare da certificato rilasciato da laboratorio uffi-
ciale in data non anteriore ad un mese.
Per le unioni con bulloni, l’impresa effettuerà, alla presenza della Direzione dei Lavori, un con-
trollo di serraggio su un numero adeguato di bulloni.
L’assemblaggio ed il montaggio in opera delle strutture dovrà essere effettuato senza che ven-
ga interrotto il traffico di cantiere sulla eventuale sottostante sede stradale salvo brevi interru-
zioni durante le operazioni di sollevamento, da concordare con la Direzione dei Lavori.
Nella progettazione e nell’impiego delle attrezzature di montaggio, l’Impresa è tenuta a rispetta-
re le norme, le prescrizioni ed i vincoli che eventualmente venissero imposti da Enti, Uffici e
persone responsabili riguardo alla zona interessata, ed in particolare:
– per l’ingombro degli alvei dei corsi d’acqua;
– per le sagome da lasciare libere nei sovrappassi o sottopassi di strade, autostrade, ferrovie,
tranvie, ecc.;
63
– per le interferenze con servizi di soprassuolo e di sottosuolo.
64
– di resistenza a taglio delle superfici di incollaggio (norma UNI 392);
– di controllo degli elementi;
– laminati verticalmente;
– controllo delle sezioni giuntate.
La determinazione della resistenza a taglio e delle proprietà meccaniche perpendicolari alla fi-
bratura e di altre proprietà fisiche e meccaniche saranno effettuate secondo le prescrizioni di cui
alla norma UNI EN 408.
Ad alto rischio
– Esposizione diretta alle intemperie, per esempio strutture marine e strut- RF
ture all’esterno nelle quali l’incollaggio è esposto agli elementi (per tali PF
condizioni di esposizione si sconsiglia l’uso di strutture incollate diverse PF/RF
dal legno lamellare incollato).
– Edifici con condizioni caldo - umide, dove l’umidità del legno è superiore al
18% e la temperatura degli incollaggi può superare i 50 °C, per esempio la-
vanderie, piscine e sottotetti non ventilati.
– Ambienti inquinati chimicamente, per esempio stabilimenti chimici e di tin-
toria.
– Muri esterni a parete semplice con rivestimento protettivo.
A basso rischio
– Strutture esterne protette dal sole e dalla pioggia, coperture di tettoie aper- RF
te e porticati. PF
– Strutture provvisorie come le casseforme per calcestruzzo. PF/RF
– Edifici riscaldati ed aerati nei quali la umidità del legno non superi il 18%
e la temperatura dell’incollaggio rimanga al di sotto di 50 °C, per esempio MF/UF
interni di case, sale di riunione o di spettacolo, chiese ed altri edifici. UF
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4. Per gli elementi di collegamento meccanici usati comunemente quali: chiodi, bulloni, perni e
viti, la capacità portante caratteristica e la deformazione caratteristica dei collegamenti devono
essere determinate sulla base di prove condotte in conformità alle normative vigenti.
Si deve tenere, altresì, conto dell’influenza del ritiro per essiccazione dopo la fabbricazione e
delle variazioni del contenuto di umidità in esercizio (vedere prospetto 2).
1 nessuno (1)
2 Fe/Zn 12c
3 Fe/Zn 25c (2)
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Il legno, i componenti derivati dal legno e gli elementi strutturali non dovranno essere esposti a
condizioni più severe di quelle previste per la struttura finita.
Prima della costruzione il legno dovrà essere portato ad un contenuto di umidità che sia il più
vicino possibile a quello più appropriato alle condizioni ambientali in cui si troverà nella struttura
finita. Nel caso in cui non siano considerati importanti gli effetti di un eventuale ritiro oppure nel
caso in cui si sostituiscano parti danneggiate in modo inaccettabile, è possibile accettare mag-
giori contenuti di umidità durante la messa in opera, purché ci si assicuri che al legno sia co-
munque consentito di asciugare, fino a raggiungere il desiderato contenuto di umidità.
8. Qualora si tiene conto della resistenza dell’incollaggio delle unioni, per il calcolo allo stato li-
mite ultimo, si presuppone che la fabbricazione dei giunti sia soggetta ad un controllo di qualità
che assicuri che l’affidabilità sia equivalente a quella dei materiali giuntati. La fabbricazione di
componenti incollati per uso strutturale dovrà avvenire in condizioni ambientali controllate. Qua-
lora, invece, si tiene conto della rigidità dei piani di incollaggio soltanto per il progetto allo stato
limite di esercizio, si presuppone l’applicazione di una ragionevole procedura di controllo di qua-
lità che assicuri che solo una piccola percentuale dei piani di incollaggio cederà durante la vita
della struttura.
9. Per quanto concerne la miscelazione, le condizioni ambientali per l’applicazione e la presa, il
contenuto di umidità degli elementi lignei e tutti i fattori concernenti l’uso appropriato
dell’adesivo, si dovranno seguire le istruzioni dei produttori di adesivi.
10. Per gli adesivi che richiedono un periodo di maturazione dopo l’applicazione e prima di rag-
giungere la completa resistenza, si dovrà evitare l’applicazione di carichi ai giunti per il tempo
necessario.
11. Nelle unioni con dispositivi meccanici si dovranno limitare smussi, fessure, nodi od altri difet-
ti in modo tale da non ridurre la capacità portante dei giunti.
In assenza di altre specificazioni, i chiodi dovranno essere inseriti ad angolo retto rispetto alla
fibratura e fino ad una profondità tale che le superfici delle teste dei chiodi siano a livello della
superficie del legno.
La chiodatura incrociata dovrà essere effettuata con una distanza minima della testa del chiodo
dal bordo caricato che dovrà essere almeno 10 d, essendo d il diametro del chiodo.
I fori per i bulloni possono avere un diametro massimo aumentato di 1 mm rispetto a quello del
bullone stesso. Sotto la testa e il dado si dovranno usare rondelle con il lato o il diametro di
almeno 3 d e spessore di almeno 0,3 d (essendo d il diametro del bullone).
Le rondelle dovranno appoggiare sul legno per tutta la loro superficie.
Bulloni e viti dovranno essere stretti in modo tale che gli elementi siano ben serrati e se neces-
sario dovranno essere stretti ulteriormente quando il legno abbia raggiunto il suo contenuto di
umidità di equilibrio.
Il diametro minimo degli spinotti è 8 mm. Le tolleranze sul diametro dei perni sono di – 0,1 mm e
i fori predisposti negli elementi di legno non dovranno avere un diametro superiore a quello dei
perni.
Al centro di ciascun connettore dovranno essere disposti un bullone od una vite. I connettori
dovranno essere inseriti a forza nei relativi alloggiamenti.
Quando si usano connettori a piastra dentata, i denti dovranno essere pressati fino al completo
inserimento nel legno. L’operazione di pressatura dovrà essere normalmente effettuata con
speciali presse o con speciali bulloni di serraggio aventi rondelle sufficientemente grandi e rigi-
de da evitare che il legno subisca danni.
Se il bullone resta quello usato per la pressatura, si dovrà controllare attentamente che esso
non abbia subito danni durante il serraggio. In questo caso la rondella dovrà avere almeno la
stessa dimensione del connettore e lo spessore dovrà essere almeno 0,1 volte il diametro o la
lunghezza del lato.
I fori per le viti dovranno essere preparati come segue:
67
a) il foro guida per il gambo dovrà avere lo stesso diametro del gambo e profondità pari alla
lunghezza del gambo non filettato;
b) il foro guida per la porzione filettata dovrà avere un diametro pari a circa il 50% del diametro
del gambo;
c) le viti dovranno essere avvitate, non spinte a martellate, nei fori predisposti.
12. Si dovranno evitare stati di sovrasollecitazione negli elementi durante l’immagazzinamento,
il trasporto e la messa in opera. Nel caso per esempio di telai ad arco, telai a portale, etc... si
dovranno accuratamente evitare distorsioni nel sollevamento dalla posizione orizzontale a quel-
la verticale.
L’assemblaggio dei vari componenti dovrà quindi essere effettuato in modo tale che non si veri-
fichino tensioni non volute e si dovranno in ogni caso sostituire eventuali elementi deformati e
fessurati o malamente inseriti nei giunti. Se la struttura è caricata o sostenuta in modo diverso
da come sarà nell’opera finita, si dovrà dimostrare che questa è accettabile anche considerando
che tali carichi possono avere effetti dinamici.
13. Il Direttore dei lavori dovrà accertarsi che siano state effettuate verifiche di:
– controllo sul progetto;
– controllo sulla produzione e sull’esecuzione fuori e dentro il cantiere;
– controllo sulla struttura dopo il suo completamento.
Il controllo sul progetto dovrà comprendere una verifica dei requisiti e delle condizioni assunte
per il progetto.
Il controllo sulla produzione e sull’esecuzione dovrà comprendere documenti comprovanti:
– le prove preliminari, per esempio prove sull’adeguatezza dei materiali e dei metodi produttivi;
– controllo dei materiali e loro identificazione, per esempio:
• per il legno ed i materiali derivati dal legno: specie legnosa, classe, marchiatura, trattamen-
ti e contenuto di umidità
• per le costruzioni incollate: tipo di adesivo, procedimento produttivo, qualità dell’incollaggio
• per i connettori: tipo, protezione anticorrosione
– trasporto, luogo di immagazzinamento e trattamento dei materiali;
– controllo sulla esattezza delle dimensioni e della geometria;
– controllo sull’assemblaggio e sulla messa in opera;
– controllo sui particolari strutturali, per esempio:
• numero dei chiodi, bulloni ecc.
• dimensioni dei fori, corretta perforatura
• interassi o distanze rispetto alla testata od ai bordi, fessurazioni
– controllo finale sul risultato del processo produttivo, per esempio attraverso un’ispezione vi-
suale e prove di carico.
Un programma di controlli dovrà specificare i tipi di controllo da effettuare durante l’esercizio
ove non sia adeguatamente assicurato sul lungo periodo il rispetto dei presupposti fondamentali
del progetto.
14. Tutti i documenti più significativi e le informazioni necessarie per l’utilizzo in esercizio e per
la manutenzione della struttura dovranno essere raccolti dalla Direzione dei Lavori in apposito
fascicolo e messi poi a disposizione della persona che assume la responsabilità della gestione
dell’edificio.
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Art. 38 - Esecuzione coperture continue (piane)
Si intendono per coperture continue quelle in cui la tenuta all’acqua è assicurata indipendente-
mente dalla pendenza della superficie di copertura. L’affidabilità di una copertura dipende da
quella dei singoli strati o elementi; fondamentale importanza riveste la realizzazione
dell’elemento di tenuta, disciplinata dalla norma UNI 9307-1 (“Coperture continue. Istruzioni per
la progettazione. Elemento di tenuta”).
Le coperture continue sono convenzionalmente suddivise nelle seguenti categorie:
– copertura senza elemento termoisolante con strato di ventilazione oppure senza;
– copertura con elemento termoisolante, con strato di ventilazione oppure senza.
2. Quando non altrimenti specificato negli altri documenti progettuali (o quando questi non risul-
tano sufficientemente dettagliati) si intende che ciascuna delle categorie sopra citate sarà com-
posta dagli strati funzionali8 di seguito indicati (definite secondo UNI 8178 “Edilizia. Coperture.
Analisi degli elementi e strati funzionali”):
a) copertura non termoisolata e non ventilata:
– lo strato di pendenza con funzione di portare la pendenza della copertura al valore richie-
sto;
– l’elemento di tenuta all’acqua con funzione di realizzare la prefissata impermeabilità
all’acqua meteorica e di resistere alle sollecitazioni dovute all’ambiente esterno;
– lo strato di protezione con funzione di limitare le alterazioni dovute ad azioni meccaniche,
fisiche, chimiche e/o con funzione decorativa.
b) copertura ventilata ma non termoisolata:
– l’elemento portante;
– lo strato di ventilazione con funzione di contribuire al controllo del comportamento igroter-
mico delle coperture attraverso ricambi d’aria naturali o forzati;
– strato di pendenza (se necessario);
– elemento di tenuta all’acqua;
– strato di protezione.
c) copertura termoisolata non ventilata:
– l’elemento portante;
– strato di pendenza;
– strato di schermo o barriera al vapore con funzione di impedire (schermo), o di ridurre (bar-
riera) il passaggio del vapore d’acqua e per controllare il fenomeno della condensa;
– elemento di tenuta all’acqua;
– elemento termoisolante con funzione di portare al valore richiesto la resistenza termica
globale della copertura;
– strato filtrante;
– strato di protezione.
d) copertura termoisolata e ventilata:
– l’elemento portante con funzioni strutturali;
– l’elemento termoisolante;
– lo strato di irrigidimento o supporto con funzione di permettere allo strato sottostante di
sopportare i carichi previsti;
– lo strato di ventilazione;
– l’elemento di tenuta all’acqua;
– lo strato filtrante con funzione di trattenere il materiale trasportato dalle acque meteoriche;
– lo strato di protezione.
8
Nelle soluzioni costruttive uno strato può assolvere ad una o più funzioni.
69
La presenza di altri strati funzionali (complementari) eventualmente necessari perché dovuti alla
soluzione costruttiva scelta, dovrà essere coerente con le indicazioni della UNI 8178 sia per
quanto riguarda i materiali utilizzati sia per quanto riguarda la collocazione rispetto agli altri strati
nel sistema di copertura.
3. Per la realizzazione degli strati si utilizzeranno i materiali indicati nel progetto. Ove questi ul-
timi non risultino specificati in dettaglio nel progetto o, eventualmente, a suo complemento, si
rispetteranno le prescrizioni seguenti:
a) per l’elemento portante, a seconda della tecnologia costruttiva adottata, si farà riferimento
alle prescrizioni già date nel presente Capitolato Speciale sui calcestruzzi, le strutture metal-
liche, le strutture miste acciaio calcestruzzo, le strutture o i prodotti di legno, ecc…
b) per l’elemento termoisolante si farà riferimento all’art. 17 del presente Capitolato Speciale
sui materiali per isolamento termico e, inoltre, si avrà cura che nella posa in opera siano:
realizzate correttamente le giunzioni, curati i punti particolari, assicurati adeguati punti di fis-
saggio e/o garantita una mobilità termoigrometrica rispetto allo strato contiguo
c) per lo strato di irrigidimento (o supporto), a seconda della soluzione costruttiva impiegata e
del materiale, si verificherà la sua capacità di ripartire i carichi, la sua resistenza alle solleci-
tazioni meccaniche che deve trasmettere e la durabilità nel tempo
d) lo strato di ventilazione sarà costituito da una intercapedine d’aria avente aperture di colle-
gamento con l’ambiente esterno, munite di griglie, aeratori, ecc..., capaci di garantire ade-
guato ricambio di aria, ma limitare il passaggio di piccoli animali e/o grossi insetti
e) lo strato di tenuta all’acqua sarà realizzato a seconda della soluzione costruttiva prescelta
con membrane in fogli o prodotti fluidi da stendere in sito fino a realizzare uno strato conti-
nuo. Le caratteristiche delle membrane sono quelle indicate all’art. 12 del presente Capitola-
to Speciale sui prodotti per coperture piane. In fase di posa si dovrà curare: la corretta
realizzazione dei giunti utilizzando eventualmente i materiali ausiliari (adesivi, ecc.), le moda-
lità di realizzazione previste dal progetto e/o consigliate dal produttore nella sua documenta-
zione tecnica ivi incluse le prescrizioni sulle condizioni ambientali (umidità, temperature,
ecc.) e di sicurezza. Attenzione particolare sarà data all’esecuzione dei bordi, punti particola-
ri, risvolti, ecc. ove possono verificarsi infiltrazioni sotto lo strato. Le caratteristiche dei pro-
dotti fluidi e/o in pasta sono quelle indicate nell’art. 12 del presente Capitolato Speciale sui
prodotti per coperture piane. In fase di posa si dovrà porre cura nel seguire le indicazioni del
progetto e/o del fabbricante allo scopo di ottenere strati uniformi e dello spessore previsto
che garantiscano continuità anche nei punti particolari quali risvolti, asperità, elementi verti-
cali (camini, aeratori, ecc.).
Sarà curato inoltre che le condizioni ambientali (temperatura, umidità, ecc.) od altre situazio-
ni (presenza di polvere, tempi di maturazione, ecc.) siano rispettate per favorire una esatta
rispondenza del risultato finale alle ipotesi di progetto.
f) lo strato filtrante, quando previsto, sarà realizzato a seconda della soluzione costruttiva pre-
scelta con fogli di non-tessuto sintetico od altro prodotto adatto accettato dalla Direzione dei
Lavori. Sarà curata la sua corretta collocazione nel sistema di copertura e la sua congruenza
rispetto all’ipotesi di funzionamento con particolare attenzione rispetto a possibili punti difficili
g) lo strato di protezione, sarà realizzato secondo la soluzione costruttiva indicata dal progetto.
I materiali (verniciature, granigliature, lamine, ghiaietto, ecc.) risponderanno alle prescrizioni
previste nell’articolo loro applicabile. Nel caso di protezione costituita da pavimentazione
quest’ultima sarà eseguita secondo le indicazioni del progetto e/o secondo le prescrizioni
previste per le pavimentazioni curando che non si formino incompatibilità meccaniche, chi-
miche, ecc. tra la copertura e la pavimentazione sovrastante.
h) lo strato di pendenza è solitamente integrato in altri strati, pertanto per i relativi materiali si
rinvia allo strato funzionale che lo ingloba. Per quanto riguarda la realizzazione si curerà che
il piano (od i piani) inclinato che lo concretizza abbia corretto orientamento verso eventuali
punti di confluenza e che nel piano non si formino avvallamenti più o meno estesi che osta-
colino il deflusso dell’acqua. Si cureranno inoltre le zone raccordate all’incontro con camini,
aeratori, ecc.
70
i) Lo strato di barriera o schermo al vapore sarà realizzato con membrane di adeguate caratte-
ristiche (vedere art. 12 del presente Capitolato Speciale). Nella fase di posa sarà curata la
continuità dello strato fino alle zone di sfogo (bordi, aeratori, ecc.), inoltre saranno seguiti gli
accorgimenti già descritti per lo strato di tenuta all’acqua.
Per gli altri strati complementari riportati nella norma UNI 8178 si dovranno adottare soluzioni
costruttive che impieghino uno dei materiali ammessi dalla norma stessa. Il materiale prescelto
dovrà rispondere alle prescrizioni previste nell’articolo di questo Capitolato Speciale ad esso
applicabile.
Per la realizzazione in opera si seguiranno le indicazioni del progetto e/o le indicazioni fornite
dal produttore, ed accettate dalla Direzione dei Lavori, ivi comprese quelle relative alle condi-
zioni ambientali e/o le precauzioni da seguire nelle fasi di cantiere.
4. Per la realizzazione delle coperture piane Il Direttore dei lavori opererà come segue:
a) nel corso dell’esecuzione dei lavori, con riferimento ai tempi e alle procedure, verificherà via
via che i materiali impiegati e le tecniche di posa siano effettivamente quelle prescritte ed i-
noltre, almeno per gli strati più significativi, verificherà che il risultato finale sia coerente con
le prescrizioni di progetto e comunque con la funzione attribuita all’elemento o strato consi-
derato. In particolare verificherà:
– il collegamento tra gli strati;
– la realizzazione dei giunti/sovrapposizioni (per gli strati realizzati con pannelli, fogli ed in
genere con prodotti preformati);
– l’esecuzione accurata dei bordi e dei punti particolari;
b) ove sono richieste lavorazioni in sito verificherà con semplici metodi da cantiere:
– le resistenze meccaniche (portate, pulsonamenti, resistenze a flessione);
– le adesioni o connessioni fra strati (o quando richiesta l’esistenza di completa separazio-
ne);
– la tenuta all’acqua, all’umidità ecc.;
c) a conclusione dell’opera eseguirà prove di funzionamento, anche solo localizzate, formando
battenti di acqua, condizioni di carico, di punzonamento, ecc. che siano significativi delle ipo-
tesi previste dal progetto a dalla realtà. Avrà cura inoltre di far aggiornare e raccogliere i di-
segni costruttivi più significativi unitamente alla descrizione e/o alle schede tecniche dei
prodotti impiegati (specialmente quelli non visibili ad opera ultimata) e le prescrizioni attinenti
la successiva manutenzione.
9
Nelle soluzioni costruttive uno strato può assolvere ad una o più funzioni.
71
– elemento portante con funzione di sopportare i carichi permanenti ed i sovraccarichi della
copertura;
– strato di pendenza con funzione di portare la pendenza al valore richiesto (questa funzione
è sempre integrata in altri strati);
– elemento di supporto con funzione di sostenere gli strati ad esso appoggiati (e di trasmet-
tere la forza all’elemento portante);
– elemento di tenuta con funzione di conferire alle coperture una prefissata impermeabilità
all’acqua meteorica e di resistere alle azioni meccaniche fisiche e chimiche indotte
dall’ambiente esterno e dall’uso.
b) copertura non termoisolata e ventilata:
– strato di ventilazione con funzione di contribuire al controllo delle caratteristiche igrotermi-
che attraverso ricambi d’aria naturali o forzati;
– strato di pendenza (sempre integrato);
– elemento portante;
– l’elemento di supporto;
– l’elemento di tenuta.
c) copertura termoisolata e non ventilata:
– elemento termoisolante con funzione di portare al valore richiesto la resistenza termica
globale della copertura;
– strato di pendenza (sempre integrato);
– elemento portante;
– strato di schermo al vapore o barriera al vapore con funzione di impedire (schermo) o di ri-
durre (barriera) il passaggio del vapore d’acqua e per controllare il fenomeno della con-
densa;
– elemento di supporto;
– elemento di tenuta.
d) copertura termoisolata e ventilata:
– l’elemento termoisolante;
– lo strato di ventilazione;
– lo strato di pendenza (sempre integrato);
– l’elemento portante;
– l’elemento di supporto;
– l’elemento di tenuta.
La presenza di altri strati funzionali (complementari) eventualmente necessari perché dovuti alla
soluzione costruttiva scelta dovrà essere coerente con le indicazioni della UNI 8178 sia per
quanto riguarda i materiali utilizzati sia per quanto riguarda la collocazione nel sistema di coper-
tura.
3. Per la realizzazione degli strati si utilizzeranno i materiali indicati nel progetto. Ove questi ul-
timi non risultino specificati in dettaglio nel progetto o, eventualmente, a suo complemento, si
rispetteranno le prescrizioni seguenti:
a) per l’elemento portante vale quanto riportato all’art. 40 comma 3.;
b) per l’elemento termoisolante vale quanto indicato all’art. 40 comma 3;
c) per l’elemento di supporto a seconda della tecnologia costruttiva adottata si farà riferimento
alle prescrizioni già date nel presente Capitolato Speciale su prodotti di legno, malte di ce-
mento, profilati metallici, getti di calcestruzzo, elementi preformati di base di materie plasti-
che. Si verificherà durante l’esecuzione la sua rispondenza alle prescrizioni del progetto,
l’adeguatezza nel trasmettere i carichi all’elemento portante e nel sostenere lo strato sovra-
stante;
72
d) l’elemento di tenuta all’acqua sarà realizzato con i prodotti previsti dal progetto e che rispet-
tino anche le prescrizioni previste nell’art. 11 del presente Capitolato Speciale sui prodotti
per coperture discontinue; in fase di posa si dovrà curare la corretta realizzazione dei giunti
e/o le sovrapposizioni, utilizzando gli accessori (ganci, viti, ecc.) e le modalità esecutive pre-
viste dal progetto e/o consigliate dal produttore nella sua documentazione tecnica, ed accet-
tate dalla Direzione dei Lavori, ivi incluse le prescrizioni sulle condizioni ambientali (umidità,
temperatura, ecc.) e di sicurezza; attenzione particolare sarà data alla realizzazione di bordi,
punti particolari e comunque ove è previsto l’uso di pezzi speciali ed il coordinamento con
opere di completamento e finitura (scossaline, gronde, colmi, camini, ecc.);
e) per lo strato di ventilazione vale quanto riportato all’art. 40 comma 3. Nel caso di coperture
con tegole posate su elemento di supporto discontinuo, inoltre, la ventilazione può essere
costituita dalla somma delle microventilazioni sottotegola;
f) lo strato di schermo al vapore o barriera al vapore sarà realizzato come indicato in all’art. 40
comma 3 lettera i).
Per gli altri strati complementari il materiale prescelto dovrà rispondere alle prescrizioni previste
nell’articolo di questo Capitolato Speciale ad esso applicabile. Per la realizzazione in opera si
seguiranno le indicazioni del progetto e/o le indicazioni fornite dal produttore, ed accettate dalla
Direzione dei Lavori, ivi comprese quelle relative alle condizioni ambientali e/o precauzioni da
seguire nelle fasi di cantiere.
4. Il Direttore dei lavori per la realizzazione delle coperture discontinue (a falda) opererà come
segue:
a) nel corso dell’esecuzione dei lavori, con riferimento ai tempi e alle procedure, verificherà via
via che i materiali impiegati e le tecniche di posa siano effettivamente quelle prescritte ed i-
noltre, almeno per gli strati più significativi, verificherà che il risultato finale sia coerente con
le prescrizioni di progetto e comunque con la funzione attribuita all’elemento o strato consi-
derato. In particolare verificherà:
– i collegamenti tra gli strati;
– la realizzazione dei giunti e/o delle sovrapposizioni dei singoli prodotti costituenti uno
strato;
– l’esecuzione accurata dei bordi e dei punti particolari ove sono richieste lavorazioni in si-
to;
– per quanto applicabili verificherà con semplici metodi da cantiere le resistenze meccani-
che (portate, punzonamenti, resistenza a flessione, ecc.), la impermeabilità dello strato di
tenuta all’acqua, la continuità (o discontinuità) degli strati, ecc.
b) a conclusione dell’opera eseguirà prove (anche solo localizzate) per verificare la tenuta
all’acqua, condizioni di carico (frecce), resistenza ad azioni localizzate e quanto altro può
essere verificato direttamente in sito a fronte delle ipotesi di progetto. Avrà cura di far ag-
giornare e raccogliere i disegni costruttivi unitamente alla descrizione e/o alle schede tecni-
che dei prodotti impiegati (specialmente quelli non visibili ad opera ultimata) e le prescrizioni
attinenti la successiva manutenzione.
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d) impermeabilizzazioni di elementi verticali (non risalita d’acqua).
3. Per la realizzazione delle diverse categorie si utilizzeranno i materiali e le modalità indicate
negli altri documenti progettuali, ove non siano specificate in dettaglio nel progetto od a suo
completamento si rispetteranno le prescrizioni seguenti:
– per le impermeabilizzazioni di coperture, vedere articoli 40 e 41.
– per le impermeabilizzazioni di pavimentazioni, vedere art. 46.
– per la impermeabilizzazione di opere interrate valgono le prescrizioni seguenti:
a) per le soluzioni che adottino membrane in foglio o rotolo si sceglieranno i prodotti che per
resistenza meccanica a trazione, agli urti ed alla lacerazione meglio si prestano a sopportare
l’azione del materiale di reinterro (che comunque dovrà essere ricollocato con le dovute cau-
tele) le resistenze predette potranno essere raggiunte mediante strati complementari e/o di
protezione ed essere completate da soluzioni adeguate per ridurre entro limiti accettabili, le
azioni di insetti, muffe, radici e sostanze chimiche presenti del terreno.
Inoltre durante la realizzazione si curerà che risvolti, punti di passaggio di tubazioni, etc...
siano accuratamente eseguiti onde evitare sollecitazioni localizzate o provocare distacchi e
punti di infiltrazione.
b) Per le soluzioni che adottano prodotti rigidi in lastre, fogli sagomati e similari (con la forma-
zione di interspazi per la circolazione di aria) si opererà come indicato nella precedente lette-
ra a) circa la resistenza meccanica. Per le soluzioni ai bordi e nei punti di attraversamento di
tubi, ecc. si eseguirà con cura la soluzione adottata in modo da non costituire punti di infiltra-
zione e di debole resistenza meccanica.
c) Per le soluzioni che adottano intercapedini di aria si curerà la realizzazione della parete più
esterna (a contatto con il terreno) in modo da avere continuità ed adeguata resistenza mec-
canica. Al fondo dell’intercapedine si formeranno opportuni drenaggi dell’acqua che limitino il
fenomeno di risalita capillare nella parete protetta.
d) Per le soluzioni che adottano prodotti applicati fluidi od in pasta si sceglieranno quelli che
possiedano caratteristiche di impermeabilità ed anche di resistenza meccanica (urti, abra-
sioni, lacerazioni). Le resistenze predette potranno essere raggiunte mediante strati com-
plementari e/o di protezione ed essere completate da soluzioni adeguate per ottenere valori
accettabili di resistenza ad agenti biologici quali radici, insetti, muffe, ecc. nonché di resi-
stenza alle possibili sostanze chimiche presenti nel terreno. Durante l’esecuzione si curerà la
corretta esecuzione di risvolti e dei bordi, nonché dei punti particolari quali passaggi di tuba-
zioni, ecc..., in modo da evitare possibili zone di infiltrazione e/o distacco. La preparazione
del fondo, l’eventuale preparazione del prodotto (miscelazioni, ecc.) le modalità di applica-
zione ivi comprese le condizioni ambientali (temperatura ed umidità) e quelle di sicurezza
saranno quelle indicate dal produttore nella sua documentazione tecnica ed accettate dalla
Direzione dei Lavori.
e) Per le impermeabilizzazioni di elementi verticali (con risalita d’acqua) si eseguiranno strati
impermeabili (o drenanti) che impediscano o riducano al minimo il passaggio di acqua per
capillarità, ecc. Gli strati si eseguiranno con fogli, prodotti spalmati, malte speciali, ecc. cu-
randone la continuità e la collocazione corretta nell’elemento. L’utilizzo di estrattori di umidità
per murature, malte speciali ed altri prodotti similari, sarà ammesso solo con prodotti di pro-
vata efficacia ed osservando scrupolosamente le indicazioni del progetto e del produttore
per la loro realizzazione.
4. Il Direttore dei lavori per la realizzazione delle opere di impermeabilizzazione opererà come
segue:
a) nel corso dell’esecuzione dei lavori, con riferimento ai tempi e alle procedure, verificherà via
via che i materiali impiegati e le tecniche di posa siano effettivamente quelle prescritte ed inoltre
almeno per gli strati più significativi verificherà che il risultato finale sia coerente con le prescri-
zioni di progetto e comunque con la funzione attribuita all’elemento o strato considerato. In par-
ticolare verificherà:
– i collegamenti tra gli strati;
– la realizzazione di giunti/ sovrapposizioni dei singoli prodotti costituenti uno strato;
74
– l’esecuzione accurata dei bordi e dei punti particolari ove sono richieste lavorazioni in sito.
Per quanto applicabili verificherà con semplici metodi da cantiere:
– le resistenze meccaniche (punzonamenti, resistenza a flessione, ecc...);
– la impermeabilità dello strato di tenuta all’acqua;
– le continuità (o discontinuità) degli strati, ecc…
b) a conclusione dell’opera eseguirà prove (anche solo localizzate) per verificare le resistenze
ad azioni meccaniche localizzate, la interconnessione e la compatibilità con altre parti
dell’edificio e con eventuali opere di completamento. Avrà inoltre cura di far aggiornare e racco-
gliere i disegni costruttivi unitamente alle schede tecniche di prodotti ed eventuali prescrizioni
per la manutenzione.
75
ecc. Verranno inoltre verificati i motivi estetici, l’esecuzione dei giunti, la loro eventuale sigil-
latura, ecc.
76
– criteri e materiali per lo strato di finiture ivi comprese le condizioni citate al secondo alinea.
Durante l’esecuzione, per tutti i tipi predetti, si curerà per ogni operazione la completa esecu-
zione degli strati, la realizzazione dei punti particolari, le condizioni ambientali (temperatura, u-
midità) e la corretta condizione dello strato precedente (essiccazione, maturazione, assenza di
bolle, ecc.), nonché le prescrizioni relative alle norme di igiene e sicurezza.
5. Il Direttore dei lavori per la realizzazione del sistema di rivestimento opererà come di seguito:
a) nel corso dell’esecuzione dei lavori (con riferimento ai tempi ed alle procedure) verificherà
via via che i materiali impiegati e le tecniche di posa siano effettivamente quelle prescritte ed
inoltre almeno per gli strati più significativi verificherà che il risultato delle operazioni predette
sia coerente con le prescrizioni di progetto e comunque con la funzione che è attribuita
all’elemento o strato realizzato. In particolare verificherà:
– per i rivestimenti rigidi le modalità di fissaggio, la corretta esecuzione dei giunti e quanto
riportato nel punto loro dedicato, eseguendo verifiche intermedie di resistenza meccani-
ca, etc...;
– per i rivestimenti con prodotti flessibili (fogli) la corretta esecuzione delle operazioni de-
scritte nel relativo punto;
– per i rivestimenti fluidi od in pasta il rispetto delle prescrizioni di progetto o concordate
come detto nel punto a) verificando la loro completezza, ecc. specialmente delle parti dif-
ficilmente controllabili al termine dei lavori;
b) a conclusione dei lavori eseguirà prove (anche solo localizzate) e con facili mezzi da cantie-
re creando sollecitazioni compatibili con quelle previste dal progetto o comunque simulanti le
sollecitazioni dovute all’ambiente, agli utenti futuri, ecc. Per i rivestimenti rigidi verificherà in
particolare il fissaggio e l’aspetto delle superfici risultanti; per i rivestimenti in fogli, l’effetto fi-
nale e l’adesione al supporto; per quelli fluidi la completezza, l’assenza di difetti locali,
l’aderenza al supporto.
2. La realizzazione delle opere di vetrazione deve avvenire con i materiali e le modalità previsti
dal progetto; ove quest’ultimo non sia sufficientemente dettagliato valgono le prescrizioni se-
guenti:
a) Le lastre di vetro in relazione al loro comportamento meccanico devono essere scelte te-
nendo conto delle loro dimensioni, delle sollecitazioni previste dovute a carico vento e neve,
delle sollecitazioni dovute ad eventuali sbattimenti e delle deformazioni prevedibili del ser-
ramento. Devono inoltre essere considerate per la loro scelta le esigenze di isolamento ter-
mico, acustico, di trasmissione luminosa, di trasparenza o traslucidità, di sicurezza sia ai fini
antinfortunistici che di resistenza alle effrazioni, atti vandalici, ecc.
Per la valutazione della adeguatezza delle lastre alle prescrizioni predette, in mancanza di
prescrizioni nel progetto si intendono adottati i criteri stabiliti nelle norme UNI per
l’isolamento termico ed acustico, la sicurezza, ecc. (UNI 7143, UNI EN 12758 del 2004 e
UNI 7697 del 2002). Gli smussi ai bordi e negli angoli devono prevenire possibili scagliature.
b) I materiali di tenuta, se non precisati nel progetto, si intendono scelti in relazione alla con-
formazione e dimensioni delle scanalature (o battente aperto con ferma vetro) per quanto ri-
guarda lo spessore e dimensioni in genere, capacità di adattarsi alle deformazioni elastiche
dei telai fissi ed ante apribili; resistenza alle sollecitazioni dovute ai cicli termoigrometrici te-
nuto conto delle condizioni microlocali che si creano all’esterno rispetto all’interno, ecc. e te-
77
nuto conto del numero, posizione e caratteristiche dei tasselli di appoggio, periferici e spa-
ziatori.
Nel caso di lastre posate senza serramento gli elementi di fissaggio (squadrette, tiranti, ecc.)
devono avere adeguata resistenza meccanica, essere preferibilmente di metallo non ferroso
o comunque protetto dalla corrosione. Tra gli elementi di fissaggio e la lastra deve essere in-
terposto materiale elastico e durabile alle azioni climatiche.
c) La posa in opera deve avvenire previa eliminazione di depositi e materiali dannosi dalle la-
stre, serramenti, ecc. e collocando i tasselli di appoggio in modo da far trasmettere corretta-
mente il peso della lastra al serramento; i tasselli di fissaggio servono a mantenere la lastra
nella posizione prefissata. Le lastre che possono essere urtate devono essere rese visibili
con opportuni segnali (motivi ornamentali, maniglie, ecc.).
La sigillatura dei giunti tra lastra e serramento deve essere continua in modo da eliminare
ponti termici ed acustici. Per i sigillanti e gli adesivi si devono rispettare le prescrizioni previ-
ste dal fabbricante per la preparazione, le condizioni ambientali di posa e di manutenzione.
Comunque la sigillatura deve essere conforme a quella richiesta dal progetto od effettuata
sui prodotti utilizzati per qualificare il serramento nel suo insieme.
L’esecuzione effettuata secondo la norma UNI 6534 (“Vetrazioni in opere edilizie. Progetta-
zione. Materiali e posa in opera”) potrà essere considerata conforme alla richiesta del pre-
sente Capitolato Speciale nei limiti di validità della norma stessa.
3. La realizzazione della posa dei serramenti deve essere effettuata come indicato nel progetto
e, qualora non precisato, secondo le prescrizioni seguenti:
a) Le finestre collocate su propri controtelai e fissate con i mezzi previsti dal progetto e comun-
que in modo da evitare sollecitazioni localizzate.
b) Il giunto tra controtelaio e telaio fisso se non progettato in dettaglio onde mantenere le pre-
stazioni richieste al serramento dovrà essere eseguito con le seguenti attenzioni:
– assicurare tenuta all’aria ed isolamento acustico;
– gli interspazi devono essere sigillati con materiale comprimibile e che resti elastico nel
tempo, se ciò non fosse sufficiente (giunti larghi più di 8 mm) si sigillerà anche con appo-
sito sigillante capace di mantenere l’elasticità nel tempo e di aderire al materiale dei ser-
ramenti;
– il fissaggio deve resistere alle sollecitazioni che il serramento trasmette sotto l’azione del
vento od i carichi dovuti all’utenza (comprese le false manovre).
c) la posa con contatto diretto tra serramento e parte muraria deve avvenire:
– assicurando il fissaggio con l’ausilio di elementi meccanici (zanche, tasselli ad espansio-
ne, ecc.);
– sigillando il perimetro esterno con malta previa eventuale interposizione di elementi sepa-
ratori quali non tessuti, fogli, ecc.;
– curando l’immediata pulizia delle parti che possono essere danneggiate (macchiate, cor-
rose, ecc.) dal contatto con la malta.
d) Le porte devono essere posate in opera analogamente a quanto indicato per le finestre; inol-
tre si dovranno curare le altezze di posa rispetto al livello del pavimento finito. Per le porte
con alte prestazioni meccaniche (antieffrazione) acustiche, termiche o di comportamento al
fuoco, si rispetteranno inoltre le istruzioni per la posa date dal fabbricante ed accettate dalla
Direzione dei Lavori.
78
b) A conclusione dei lavori eseguirà verifiche visive della corretta messa in opera e della com-
pletezza dei giunti, sigillature, ecc. Eseguirà controlli orientativi circa la forza di apertura e
chiusura dei serramenti (stimandole con la forza corporea necessaria) l’assenza di punti di
attrito non previsti, e prove orientative di tenuta all’acqua, con spruzzatori a pioggia, ed
all’aria, con l’uso di fumogeni, ecc...
Nelle grandi opere i controlli predetti potranno avere carattere casuale e statistico.
Avrà cura di far aggiornare e raccogliere i disegni costruttivi più significativi unitamente alla de-
scrizione e/o schede tecniche dei prodotti impiegati (specialmente quelli non visibili ad opera
ultimata) e le prescrizioni attinenti la successiva manutenzione.
79
Per gli intonaci ed i rivestimenti in genere si rinvia all’art. 16 del presente Capitolato Speciale
sull’esecuzione di queste opere. Comunque in relazione alle funzioni attribuite alle pareti ed
al livello di prestazione richiesto si curerà la realizzazione dei giunti, la connessione tra gli
strati e le compatibilità meccaniche e chimiche.
Nel corso dell’esecuzione si curerà la completa esecuzione dell’opera con attenzione alle in-
terferenze con altri elementi (impianti), all’esecuzione dei vani di porte e finestre, alla realiz-
zazione delle camere d’aria o di strati interni curando che non subiscano schiacciamenti,
discontinuità, ecc. non coerenti con la funzione dello strato.
c) Le partizioni interne costituite da elementi predisposti per essere assemblati in sito (con o
senza piccole opere di adeguamento nelle zone di connessione con le altre pareti o con il
soffitto) devono essere realizzate con prodotti rispondenti alle prescrizioni date nell’art. 18
del presente Capitolato Speciale relativo ai prodotti per pareti esterne e partizioni interne.
Nell’esecuzione si seguiranno le modalità previste dal produttore (ivi incluso l’utilizzo di ap-
positi attrezzi) ed approvate dalla Direzione dei Lavori. Si curerà la corretta predisposizione
degli elementi che svolgono anche funzione di supporto in modo da rispettare le dimensioni,
tolleranze ed i giochi previsti o comunque necessari ai fini del successivo assemblaggio de-
gli altri elementi. Si curerà che gli elementi di collegamento e di fissaggio vengano posiziona-
ti ed installati in modo da garantire l’adeguata trasmissione delle sollecitazioni meccaniche. Il
posizionamento di pannelli, vetri, elementi di completamento, ecc. sarà realizzato con
l’interposizione di guarnizioni, distanziatori, ecc... che garantiscano il raggiungimento dei li-
velli di prestazione previsti ed essere completate con sigillature, ecc...
Il sistema di giunzione nel suo insieme deve completare il comportamento della parete e de-
ve essere eseguito secondo gli schemi di montaggio previsti; analogamente si devono ese-
guire secondo gli schemi previsti e con accuratezza le connessioni con le pareti murarie, con
i soffitti, ecc…
3. Il Direttore dei lavori per la realizzazione opererà come segue:
a) Nel corso dell’esecuzione dei lavori (con riferimento ai tempi ed alle procedure) verificherà
via via che i materiali impiegati e le tecniche di posa siano effettivamente quelli prescritti. In
particolare verificherà la realizzazione delle sigillature tra lastre di vetro e telai e tra i telai fis-
si ed i controtelai; la esecuzione dei fissaggi per le lastre non intelaiate; il rispetto delle pre-
scrizioni di progetto, del Capitolato Speciale e del produttore per i serramenti con altre
prestazioni.
b) A conclusione dei lavori eseguirà verifiche visive della corretta messa in opera e della com-
pletezza dei giunti, sigillature, allineamenti, ecc… Eseguirà controlli orientativi circa la forza
di apertura e chiusura dei serramenti (stimandole con la forza corporea necessaria)
l’assenza di punti di attrito non previsti, e prove orientative di tenuta all’acqua, con spruzza-
tori a pioggia, ed all’aria, con l’uso di fumogeni, ecc...
Nelle grandi opere i controlli predetti potranno avere carattere casuale e statistico.
Avrà cura di far aggiornare e raccogliere i disegni costruttivi più significativi unitamente alla de-
scrizione e/o schede tecniche dei prodotti impiegati (specialmente quelli non visibili ad opera
ultimata) e le prescrizioni attinenti la successiva manutenzione.
80
2. Quando non è diversamente descritto negli altri documenti progettuali (o quando questi non
sono sufficientemente dettagliati) si intende che ciascuna delle categorie sopra citate sarà com-
posta dai seguenti strati funzionali10:
a) Pavimentazione su strato portante:
– lo strato portante, con la funzione di resistenza alle sollecitazioni meccaniche dovute ai ca-
richi permanenti o di esercizio;
– lo strato di scorrimento, con la funzione di compensare e rendere compatibili gli eventuali
scorrimenti differenziali tra strati contigui;
– lo strato ripartitore, con funzione di trasmettere allo strato portante le sollecitazioni mecca-
niche impresse dai carichi esterni qualora gli strati costituenti la pavimentazione abbiano
comportamenti meccanici sensibilmente differenziati;
– lo strato di collegamento, con funzione di ancorare il rivestimento allo strato ripartitore (o
portante);
– lo strato di rivestimento con compiti estetici e di resistenza alle sollecitazioni meccaniche,
chimiche, ecc.).
A seconda delle condizioni di utilizzo e delle sollecitazioni previste i seguenti strati possono
diventare fondamentali:
– strato di impermeabilizzante con funzione di dare alla pavimentazione una prefissata im-
permeabilità ai liquidi ed ai vapori;
– strato di isolamento termico con funzione di portare la pavimentazione ad un prefissato
isolamento termico;
– strato di isolamento acustico con la funzione di portare la pavimentazione ad un prefissato
isolamento acustico;
– strato di compensazione con funzione di compensare quote, pendenze, errori di planarità
ed eventualmente di incorporare impianti (questo strato frequentemente ha anche funzione
di strato di collegamento).
b) Pavimentazione su terreno:
– il terreno (suolo) con funzione di resistere alle sollecitazioni meccaniche trasmesse dalla
pavimentazione;
– strato impermeabilizzante (o drenante);
– lo strato ripartitore;
– strati di compensazione e/o pendenza;
– il rivestimento.
A seconda delle condizioni di utilizzo e delle sollecitazioni previste possono essere previsti al-
tri strati complementari.
3. Per la pavimentazione su strato portante sarà effettuata la realizzazione degli strati utilizzan-
do i materiali indicati nel progetto, ove non sia specificato in dettaglio nel progetto od a suo
complemento si rispetteranno le prescrizioni seguenti:
a) Per lo strato portante, a seconda della soluzione costruttiva adottata, si farà riferimento alle
prescrizioni già date nel presente Capitolato Speciale su strutture di calcestruzzo, strutture
metalliche, strutture miste acciaio e calcestruzzo, strutture di legno, ecc…
b) Per lo strato di scorrimento a seconda della soluzione costruttiva adottata si farà riferimento
alle prescrizioni già date per i prodotti quali la sabbia, membrane a base sintetica o bitumi-
nosa, fogli di carta o cartone, geotessili o pannelli di fibre, di vetro o roccia. Durante la realiz-
zazione si curerà la continuità dello strato, la corretta sovrapposizione, o realizzazione dei
giunti e l’esecuzione dei bordi, risvolti, ecc.
c) Per lo strato ripartitore a seconda della soluzione costruttiva adottata si farà riferimento alle
prescrizioni già date per i prodotti quali calcestruzzi armati o non, malte cementizie, lastre
prefabbricate di calcestruzzo armato o non, lastre o pannelli a base di legno. Durante la rea-
10
Costruttivamente uno strato può assolvere una o più funzioni.
81
lizzazione si curerà oltre alla corretta esecuzione dello strato in quanto a continuità e spes-
sore, la realizzazione di giunti e bordi e dei punti di interferenza con elementi verticali o con
passaggi di elementi impiantistici in modo da evitare azioni meccaniche localizzate od in-
compatibilità chimico fisiche. Sarà infine curato che la superficie finale abbia caratteristiche
di planarità, rugosità, ecc. adeguate per lo strato successivo.
d) Per lo strato di collegamento a seconda della soluzione costruttiva adottata si farà riferimen-
to alle prescrizioni già date per i prodotti quali malte, adesivi organici e/o con base cementi-
zia e nei casi particolari alle prescrizioni del produttore per elementi di fissaggio, meccanici
od altro tipo. Durante la realizzazione si curerà la uniforme e corretta distribuzione del pro-
dotto con riferimento agli spessori e/o quantità consigliate dal produttore in modo da evitare
eccesso da rifiuto od insufficienza che può provocare scarsa resistenza od adesione. Si veri-
ficherà inoltre che la posa avvenga con gli strumenti e nelle condizioni ambientali (tempera-
tura, umidità) e preparazione dei supporti suggeriti dal produttore.
e) Per lo strato di rivestimento a seconda della soluzione costruttiva adottata si farà riferimento
alle prescrizioni già date nell’art. 10 del presente Capitolato Speciale sui prodotti per pavi-
mentazioni. Durante la fase di posa si curerà la corretta esecuzione degli eventuali motivi
ornamentali, la posa degli elementi di completamento e/o accessori, la corretta esecuzione
dei giunti, delle zone di interferenza (bordi, elementi verticali, ecc.) nonché le caratteristiche
di planarità o comunque delle conformazioni superficiali rispetto alle prescrizioni di progetto,
nonché le condizioni ambientali di posa ed i tempi di maturazione.
f) Per lo strato di impermeabilizzazione a seconda che abbia funzione di tenuta all’acqua, bar-
riera o schermo al vapore valgono le indicazioni fornite per questi strati all’art. 12 del presen-
te Capitolato Speciale sulle coperture continue.
g) Per lo strato di isolamento termico valgono le indicazioni fornite per questo strato all’art. 17
del presente Capitolato Speciale sulle coperture piane.
h) Per lo strato di isolamento acustico a seconda della soluzione costruttiva adottatasi farà rife-
rimento per i prodotti alle prescrizioni già date nell’art. 20 del presente Capitolato Speciale.
Durante la fase di posa in opera si curerà il rispetto delle indicazioni progettuali e comunque
la continuità dello strato con la corretta realizzazione dei giunti/sovrapposizioni, la realizza-
zione accurata dei risvolti ai bordi e nei punti di interferenza con elementi verticali (nel caso
di pavimento cosiddetto galleggiante i risvolti dovranno contenere tutti gli strati sovrastanti).
Sarà verificato nei casi dell’utilizzo di supporti di gomma, sughero, ecc. il corretto posiziona-
mento di questi elementi ed i problemi di compatibilità meccanica, chimica, ecc., con lo stra-
to sottostante e sovrastante.
i) Per lo strato di compensazione delle quote valgono le prescrizioni date per lo strato di colle-
gamento (per gli strati sottili) e/o per lo strato ripartitore (per gli spessori maggiori a 20 mm).
4. Per le pavimentazioni su terreno la realizzazione degli strati sarà effettuata utilizzando i mate-
riali indicati nel progetto, ove la stessa non sia specificata in dettaglio nel progetto o a suo com-
plemento si rispetteranno le prescrizioni seguenti:
a) Per lo strato costituito dal terreno si provvederà alle operazioni di asportazione dei vegetali e
dello strato contenente le loro radici o comunque ricco di sostanze organiche. Sulla base
delle sue caratteristiche di portanza, limite liquido, plasticità, massa volumica, etc... si proce-
derà alle operazioni di costipamento con opportuni mezzi meccanici, alla formazione di e-
ventuale correzione e/o sostituzione (trattamento) dello strato superiore per conferirgli
adeguate caratteristiche meccaniche, di comportamento all’acqua, ecc… In caso di dubbio o
contestazioni si farà riferimento alla norma UNI 8381 e/o alle norme CNR sulle costruzioni
stradali.
b) Per lo strato impermeabilizzante o drenante si farà riferimento alle prescrizioni, già fornite
per i materiali quali sabbia, ghiaia, pietrisco, ecc…, indicate nella norma UNI 8381 per le
massicciate (o alle norme CNR sulle costruzioni stradali) ed alle norme UNI e/o CNR per i
tessuti non-tessuti (geotessili). Per l’esecuzione dello strato si adotteranno opportuni dosaggi
granulometrici di sabbia, ghiaia e pietrisco in modo da conferire allo strato resistenza mec-
canica, resistenza al gelo, limite di plasticità adeguati. Per gli strati realizzati con geotessili si
curerà la continuità dello strato, la sua consistenza e la corretta esecuzione dei bordi e dei
punti di incontro con opere di raccolta delle acque, strutture verticali, ecc… In caso di dubbio
82
o contestazione si farà riferimento alla UNI 8381 e/o alle norme CNR sulle costruzioni stra-
dali11.
c) Per lo strato ripartitore dei carichi si farà riferimento alle prescrizioni contenute sia per i ma-
teriali sia per la loro realizzazione con misti cementati, solette di calcestruzzo, conglomerati
bituminosi alle prescrizioni della UNI 8381 e/o alle norme CNR sulle costruzioni stradali. In
generale si curerà la corretta esecuzione degli spessori, la continuità degli strati, la realizza-
zione dei giunti dei bordi e dei punti particolari.
d) Per lo strato di compensazione e/o pendenza valgono le indicazioni fornite per lo strato ripar-
titore; è ammesso che lo stesso sia eseguito anche successivamente allo strato ripartitore,
purché sia utilizzato materiale identico o comunque compatibile e siano evitati fenomeni di
incompatibilità fisica o chimica o, comunque, scarsa aderenza dovuta ai tempi di presa, ma-
turazione e/o alle condizioni climatiche al momento dell’esecuzione.
e) Per lo strato di rivestimento valgono le indicazioni fornite nell’art. 10 del presente Capitolato
Speciale sui prodotti per pavimentazione (conglomerati bituminosi, massetti calcestruzzo,
pietre, ecc...). Durante l’esecuzione si cureranno, a seconda della soluzione costruttiva pre-
scritta dal progetto, le indicazioni fornite dal progetto stesso e, in particolare, la continuità e
la regolarità dello strato (planarità, deformazioni locali, pendenze, ecc.), l’esecuzione dei
bordi e dei punti particolari. Si curerà inoltre l’impiego di criteri e macchine secondo le istru-
zioni del produttore del materiale ed il rispetto delle condizioni climatiche e di sicurezza e dei
tempi di presa e maturazione.
5. Il Direttore dei lavori per la realizzazione delle coperture piane opererà come segue:
a) Nel corso dell’esecuzione dei lavori (con riferimento ai tempi ed alle procedure) verificherà
via via che i materiali impiegati e le tecniche di posa siano effettivamente quelle prescritte ed
inoltre, almeno per gli strati più significativi, verificherà che il risultato finale sia coerente con
le prescrizioni di progetto e comunque con la funzione attribuita all’elemento o strato realiz-
zato. In particolare verificherà:
– il collegamento tra gli strati;
– la realizzazione dei giunti/sovrapposizioni per gli strati realizzati con pannelli, fogli ed in
genere con prodotti preformati;
– l’esecuzione accurata dei bordi e dei punti particolari.
Ove sono richieste lavorazioni in sito verificherà con semplici metodi da cantiere:
– resistenze meccaniche (portate, punzonamenti, resistenze a flessione);
– adesioni fra strati (o quando richiesto l’esistenza di completa separazione);
– tenute all’acqua, all’umidità, ecc…
b) A conclusione dell’opera eseguirà prove di funzionamento (anche solo localizzate) formando
battenti di acqua, condizioni di carico, di punzonamento, ecc… che siano significativi delle
ipotesi previste dal progetto o dalla realtà. Avrà cura poi di far aggiornare e raccogliere i di-
segni costruttivi unitamente alla descrizione e/o alle schede tecniche dei prodotti impiegati
(specialmente quelli non visibili ad opera ultimata) e le prescrizioni attinenti la successiva
manutenzione.
D) Impiantistica
2. Apparecchi sanitari
Gli apparecchi sanitari in generale, indipendentemente dalla loro forma e dal materiale costitu-
ente, devono soddisfare i seguenti requisiti:
11
Questo strato assolve quasi sempre anche funzione di strato di separazione e/o scorrimento.
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– robustezza meccanica;
– durabilità meccanica;
– assenza di difetti visibili ed estetici;
– resistenza all’abrasione;
– pulibilità di tutte le parti che possono venire a contatto con l’acqua sporca;
– resistenza alla corrosione (per quelli con supporto metallico);
– funzionalità idraulica.
a) Per gli apparecchi di ceramica la rispondenza alle prescrizioni di cui sopra si intende com-
provata se essi rispondono alle seguenti norme: UNI EN 997 per i vasi con sifone integrato,
UNI 4543/1 (1986) per gli orinatoi. Per gli altri apparecchi deve essere comprovata la rispon-
denza alla norma UNI 4543/1 relativa al materiale ceramico ed alle caratteristiche funzionali
di cui al comma 2.
b) Per gli apparecchi a base di materie plastiche la rispondenza alle prescrizioni di cui sopra si
ritiene comprovata se essi rispondono alle seguenti norme UNI EN 263 (2008) per le lastre
acriliche colate per vasche da bagno e piatti doccia, norme UNI EN sulle dimensioni di rac-
cordo dei diversi apparecchi sanitari ed alle seguenti norme specifiche: UNI 8196 per vasi di
resina metacrilica; UNI EN 198 (2008) per vasche di resina metacrilica; UNI en 14527 (2006)
per i piatti doccia di resina metacrilica; UNI 8195 per bidè di resina metacrilica.
3. Rubinetti sanitari
I rubinetti sanitari considerati nel presente punto sono quelli appartenenti alle seguenti categorie:
– rubinetti singoli, cioè con una sola condotta di alimentazione;
– gruppo miscelatore, avente due condotte di alimentazione e comandi separati per regolare e
miscelare la portata d’acqua. I gruppi miscelatori possono avere diverse soluzioni costruttive
riconducibili nei seguenti casi: comandi distanziati e gemellati, corpo apparente o nascosto
(sotto il piano o nella parete), predisposizione per posa su piano orizzontale o verticale;
– miscelatore meccanico, elemento unico che sviluppa le stesse funzioni del gruppo miscela-
tore mescolando prima i due flussi e regolando dopo la portata della bocca di erogazione; le
due regolazioni sono effettuate di volta in volta, per ottenere la temperatura d’acqua voluta. I
miscelatori meccanici possono avere diverse soluzioni costruttive riconducibili ai seguenti
casi: monocomando o bicomando, corpo apparente o nascosto (sotto il piano o nella parete),
predisposizione per posa su piano orizzontale o verticale;
– miscelatori termostatici, elemento funzionante come il miscelatore meccanico, ma che varia
automaticamente la portata di due flussi a temperature diverse per erogare e mantenere
l’acqua alla temperatura prescelta.
I rubinetti sanitari di cui sopra indipendentemente dal tipo e dalla soluzione costruttiva devono
rispondere alle seguenti caratteristiche:
– inalterabilità dei materiali costituenti e non cessione di sostanze all’acqua;
– tenuta all’acqua alle pressioni di esercizio;
– conformazione della bocca di erogazione in modo da erogare acqua con filetto a getto rego-
lare e comunque senza spruzzi che vadano all’esterno dell’apparecchio sul quale devono
essere montati;
– proporzionalità fra apertura e portata erogata;
– minima perdita di carico alla massima erogazione;
– silenziosità ed assenza di vibrazione in tutte le condizioni di funzionamento;
– facile smontabilità e sostituzione di pezzi possibilmente con attrezzi elementari;
– continuità nella variazione di temperatura tra posizione di freddo e quella di caldo e vicever-
sa (per i rubinetti miscelatori).
La rispondenza alle caratteristiche sopra elencate si intende soddisfatta per i rubinetti singoli e
gruppi miscelatori quando essi rispondono alla norma UNI EN 200 – 2008 e ne viene comprova-
ta la rispondenza con certificati di prova e/o con apposizione del marchio UNI.
84
Per gli altri rubinetti si applica la UNI EN 200 – 2008 per quanto possibile o si fa riferimento ad
altre norme tecniche (principalmente di enti normatori esteri).
I rubinetti devono essere forniti protetti da imballaggi adeguati in grado di proteggerli da urti,
graffi, ecc. nelle fasi di trasporto e movimentazione in cantiere. Il foglio informativo che accom-
pagna il prodotto deve dichiarare le caratteristiche dello stesso e le altre informazioni utili per la
posa, manutenzione, ecc.
5. Tubi di raccordo rigidi e flessibili (per il collegamento tra i tubi di adduzione e la rubinetteria
sanitaria)
Indipendentemente dal materiale costituente e dalla soluzione costruttiva essi devono risponde-
re alle caratteristiche seguenti:
– inalterabilità alle azioni chimiche ed all’azione del calore;
– non cessione di sostanze all’acqua potabile;
– indeformabilità alle sollecitazioni meccaniche provenienti dall’interno e/o dall’esterno;
– superficie interna esente da scabrosità che favoriscano depositi;
– pressione di prova uguale a quella di rubinetti collegati.
La rispondenza alle caratteristiche sopra elencate si intende soddisfatta se i tubi rispondono alla
norma UNI 9035 e la rispondenza è comprovata da una dichiarazione di conformità.
85
La rispondenza alle caratteristiche sopra elencate si intende soddisfatta per le cassette dei vasi
quando, in abbinamento con il vaso, soddisfano le prove di pulizia/evacuazione previste dalla
norma UNI 8949.
8. Tubazioni e raccordi
Le tubazioni utilizzate per realizzare gli impianti di adduzione dell’acqua devono rispondere alle
prescrizioni seguenti:
I tubi di acciaio devono rispondere alle norme UNI EN 10224, UNI EN 10312 (per tubazioni di
acciaio inossidabile) e UNI EN 10225. Nei tubi metallici di acciaio le filettature per giunti a vite
devono essere del tipo normalizzato con filetto conico; le filettature cilindriche non sono am-
messe quando si deve garantire la tenuta.
a) I tubi di acciaio zincato di diametro minore di mezzo pollice sono ammessi solo per il colle-
gamento di un solo apparecchio.
b) I tubi di rame devono rispondere alla norma UNI EN 1057 (2010); il minimo diametro esterno
ammissibile è 10 mm.
c) I tubi di pvc e polietilene ad alta densità (PEad) devono rispondere rispettivamente alle nor-
me UNI EN 1452 e UNI EN 12201; entrambi devono essere del tipo PN 10.
d) I tubi di piombo sono vietati nelle distribuzioni di acqua.
86
Gli impianti di cui sopra si intendono funzionalmente suddivisi come segue:
a) fonti di alimentazione,
b) reti di distribuzione acqua fredda,
c) sistemi di preparazione e distribuzione dell’acqua calda.
3. Per la realizzazione delle diverse parti funzionali si utilizzano i materiali indicati nei documenti
progettuali. Qualora questi non siano specificati in dettaglio nel progetto od a suo completamen-
to si rispetteranno le prescrizioni di seguito riportate e quelle già fornite per i componenti, non-
ché quanto previsto dalla norma UNI 9182, nel dettaglio:
a) Le fonti di alimentazione dell’acqua potabile saranno costituite da: 1) acquedotti pubblici ge-
stiti o controllati dalla pubblica autorità; oppure 2) sistema di captazione (pozzi, ecc.) fornenti
acqua riconosciuta potabile dalla competente autorità; oppure 3) altre fonti quali grandi ac-
cumuli, stazioni di potabilizzazione.
Gli accumuli devono essere preventivamente autorizzati dall’autorità competente e comun-
que possedere le seguenti caratteristiche12:
– essere a tenuta in modo da impedire inquinamenti dall’esterno;
– essere costituiti con materiali non inquinanti, non tossici e che mantengano le loro carat-
teristiche nel tempo;
– avere le prese d’aria ed il troppopieno protetti con dispositivi filtranti conformi alle prescri-
zioni delle autorità competenti;
– essere dotati di dispositivo che assicuri il ricambio totale dell’acqua contenuta ogni due
giorni per serbatoi con capacità fino a 30 m³ ed un ricambio di non meno di 15 m³ giorna-
lieri per serbatoi con capacità maggiore;
– essere sottoposti a disinfezione prima della messa in esercizio (e periodicamente puliti e
disinfettati).
b) Le reti di distribuzione dell’acqua devono rispondere alle seguenti caratteristiche:
– le colonne montanti devono possedere alla base un organo di intercettazione (valvola, ecc.),
con organo di taratura della pressione e rubinetto di scarico (con diametro minimo 1/2 polli-
ce); le stesse colonne alla sommità devono possedere un ammortizzatore di colpo d’ariete.
Nelle reti di piccola estensione le prescrizioni predette si applicano con gli opportuni adatta-
menti;
– le tubazioni devono essere posate a una distanza dalle pareti sufficiente a permettere lo
smontaggio e la corretta esecuzione dei rivestimenti protettivi e/o isolanti. La conformazione
deve permettere il completo svuotamento e l’eliminazione dell’aria. Quando sono incluse reti
di circolazione dell’acqua calda per uso sanitario, queste devono essere dotate di compen-
satori di dilatazione e di punti di fissaggio in modo tale da far mantenere la conformazione
voluta;
– la collocazione dei tubi dell’acqua non deve avvenire all’interno di cabine elettriche, al di so-
pra di quadri apparecchiature elettriche o, in genere, di materiali che possono divenire peri-
colosi se bagnati dall’acqua, all’interno di immondezzai e di locali dove sono presenti
sostanze inquinanti. Inoltre i tubi dell’acqua fredda devono correre in posizione sottostante i
tubi dell’acqua calda. La posa entro parti murarie è da evitare. Quando ciò non è possibile i
tubi devono essere rivestiti con materiale isolante e comprimibile, dello spessore minimo di 1
cm;
– la posa interrata dei tubi deve essere effettuata a distanza di almeno un metro (misurato tra
le superfici esterne) dalle tubazioni di scarico. La generatrice inferiore deve essere sempre
al di sopra del punto più alto dei tubi di scarico. I tubi metallici devono essere protetti
dall’azione corrosiva del terreno con adeguati rivestimenti (o guaine) e contro il pericolo di
venire percorsi da correnti vaganti;
– nell’attraversamento di strutture verticali ed orizzontali i tubi devono scorrere all’interno di
controtubi di acciaio, plastica, ecc…, preventivamente installati, aventi diametro capace di
contenere anche l’eventuale rivestimento isolante. Il controtubo deve resistere ad eventuali
12
I grandi accumuli sono soggetti alle pubbliche autorità e solitamente dotati di sistema automatico di potabilizzazione.
87
azioni aggressive, l’interspazio restante tra tubo e controtubo deve essere riempito con ma-
teriale incombustibile per tutta la lunghezza. In generale si devono prevedere adeguati sup-
porti sia per le tubazioni sia per gli apparecchi quali valvole, etc., ed inoltre, in funzione
dell’estensione ed andamento delle tubazioni, compensatori di dilatazione termica;
– le coibentazioni devono essere previste sia per i fenomeni di condensa delle parti non in vi-
sta dei tubi di acqua fredda, sia per i tubi dell’acqua calda per uso sanitario. Quando neces-
sario deve essere considerata la protezione dai fenomeni di gelo.
c) Nella realizzazione dell’impianto si cureranno, inoltre, le distanze minime nella posa degli
apparecchi sanitari (vedere la norma UNI 9182 appendice V e W) e le disposizioni particolari
per locali destinati a disabili (legge n. 62 del 27 febbraio 1989 e DM n. 236 del 14 giugno
1989).
Nei locali da bagno sono da considerare le prescrizioni relative alla sicurezza (distanze degli
apparecchi sanitari da parti dell’impianto elettrico) così come indicato nella norma CEI 64-
8/4.
Ai fini della limitazione della trasmissione del rumore e delle vibrazioni, oltre a scegliere
componenti con bassi livelli di rumorosità (e scelte progettuali adeguate), si avrà cura in fase
di esecuzione di adottare corrette sezioni interne delle tubazioni in modo da: non superare le
velocità di scorrimento dell’acqua previste, limitare le pressioni dei fluidi soprattutto per
quanto riguarda gli organi di intercettazione e controllo, ridurre la velocità di rotazione dei
motori di pompe, ecc… (in linea di principio non maggiori di 1.500 giri/minuto).
In fase di posa si curerà l’esecuzione dei dispositivi di dilatazione, si inseriranno supporti an-
tivibranti ed ammortizzatori per evitare la propagazione di vibrazioni, si useranno isolanti a-
custici in corrispondenza delle parti da murare.
4. Il Direttore dei lavori per la realizzazione dell’impianto di adduzione dell’acqua opererà come
segue:
a) nel corso dell’esecuzione dei lavori, con riferimento ai tempi ed alle procedure, verificherà
via via che i materiali impiegati e le tecniche di esecuzione siano effettivamente quelle pre-
scritte ed inoltre, per le parti destinate a non restare in vista o che possono influire negati-
vamente sul funzionamento finale, verificherà che l’esecuzione sia coerente con quella
concordata (questa verifica potrà essere effettuata anche in forma casuale e statistica nel
caso di grandi opere). In particolare verificherà le giunzioni con gli apparecchi, il numero e la
di-slocazione dei supporti, degli elementi di dilatazione, degli elementi antivibranti, ecc…,
b) al termine dell’installazione verificherà che siano eseguite dall’installatore e sottoscritte in
una dichiarazione di conformità le operazioni di prelavaggio, di lavaggio prolungato, di disin-
fezione e di risciacquo finale con acqua potabile. Detta dichiarazione riporterà inoltre i risul-
tati del collaudo (prove idrauliche, di erogazione, livello di rumore). Tutte le operazioni
predette saranno condotte secondo la norma UNI 9182 punti 25 e 27,
c) terminate dette operazioni il Direttore dei lavori raccoglierà in un fascicolo i documenti pro-
gettuali più significativi ai fini della successiva gestione e manutenzione (schemi
dell’impianto, dettagli costruttivi, schede di componenti con dati di targa, ecc.) nonché le i-
struzioni per la manutenzione rilasciate dai produttori dei singoli componenti e
dell’installatore (modalità operative e frequenza delle operazioni).
2. Per impianto di scarico delle acque usate si intende l’insieme di condotte, apparecchi, etc…
che trasferiscono l’acqua dal punto di utilizzo alla fogna pubblica. Il sistema di scarico deve es-
sere indipendente dal sistema di smaltimento delle acque meteoriche almeno fino al punto di
immissione nella fogna pubblica.
88
Il sistema di scarico può essere suddiviso in casi di necessità in più impianti convoglianti sepa-
ratamente acque fecali, acque saponose, acque grasse. La modalità di recapito delle acque u-
sate sarà comunque conforme alle prescrizioni delle competenti autorità.
89
– opacità alla luce per evitare i fenomeni chimici e batteriologici favoriti dalle radiazioni
luminose;
– resistenza alle radiazioni UV, per i componenti esposti alla luce solare;
– resistenza agli urti accidentali;
• in generale i prodotti ed i componenti devono inoltre rispondere alle seguenti caratteristi-
che:
– conformazione senza sporgenze all’interno per evitare il deposito di sostanze conte-
nute o trasportate dalle acque;
– stabilità di forma in senso sia longitudinale sia trasversale;
– sezioni di accoppiamento con facce trasversali perpendicolari all’asse longitudinale;
– minima emissione di rumore nelle condizioni di uso;
– durabilità compatibile con quella dell’edificio nel quale sono montati;
• gli accumuli e sollevamenti devono essere a tenuta di aria per impedire la diffusione di
odori all’esterno, ma devono avere un collegamento con l’esterno a mezzo di un tubo di
ventilazione di sezione non inferiore a metà del tubo o della somma delle sezioni dei tubi
che convogliano le acque nell’accumulo;
• le pompe di sollevamento devono essere di costituzione tale da non intasarsi in presenza
di corpi solidi in sospensione la cui dimensione massima ammissibile è determinata dalla
misura delle maglie di una griglia di protezione da installare a monte delle pompe.
90
re praticabili. Questi terminali devono distare almeno 3 m da ogni finestra oppure essere ad
almeno 0,60 m dal bordo più alto della finestra.
f) I punti di ispezione devono essere previsti con diametro uguale a quello del tubo fino a 100
mm, e con diametro minimo di 100 mm negli altri casi. Devono essere posizionati:
– al termine della rete interna di scarico insieme al sifone e ad una derivazione;
– ad ogni cambio di direzione con angolo maggiore di 45°;
– ogni 15 m di percorso lineare per tubi con diametro sino a 100 mm ed ogni 30 m per tubi
con diametro maggiore;
– ad ogni confluenza di due o più provenienze;
– alla base di ogni colonna.
Le ispezioni devono essere accessibili ed avere spazi sufficienti per operare con gli utensili
di pulizia. Apparecchi facilmente rimovibili possono fungere da ispezioni.
Nel caso di tubi interrati con diametro uguale o superiore a 300 mm bisogna prevedere poz-
zetti di ispezione ad ogni cambio di direzione e comunque ogni 40/50 m.
g) I supporti di tubi ed apparecchi devono essere staticamente affidabili, durabili nel tempo e
tali da non trasmettere rumori e vibrazioni. Le tubazioni vanno supportate ad ogni giunzione
e, in particolare, quelle verticali almeno ogni 2,5 m e quelle orizzontali ogni 0,5 m per diame-
tri fino a 50 mm, ogni 0,8 m per diametri fino a 100 mm, ogni 1,00 m per diametri oltre 100
mm. Il materiale dei supporti deve essere compatibile chimicamente ed in quanto a durezza
con il materiale costituente il tubo.
h) Si devono prevedere giunti di dilatazione, per i tratti lunghi di tubazioni, in relazione al mate-
riale costituente ed alla presenza di punti fissi quali parti murate o vincolate rigidamente. Gli
attraversamenti delle pareti a seconda della loro collocazione possono essere per incasso
diretto, con utilizzazione di manicotti di passaggio (controtubi) opportunamente riempiti tra
tubo e manicotto, con foro predisposto per il passaggio in modo da evitare punti di vincolo.
i) Gli scarichi a pavimento all’interno degli ambienti devono sempre essere sifonati con possi-
bilità di un secondo attacco.
5. Gli impianti di trattamento delle acque devono essere progettati, installati e collaudati in modo
che le acque da essi effluenti prima di essere consegnate al recapito finale rispondano alle ca-
ratteristiche indicate nella legge 3 aprile 2006 n. 152 - Norme in materia ambientale.
91
dal Decreto 2 maggio 2006. In ogni caso i livelli di trattamento che consentono di raggiunge-
re i suddetti limiti non possono essere inferiori a quelli conseguibili attraverso trattamenti di
separazione meccanica dei solidi sospesi e di digestione anaerobica dei fanghi;
b) per insediamenti di consistenza superiore a 50 vani od a 5.000 m³, sono ammissibili i recapiti
sia sul suolo o negli strati superficiali del suolo sia in corsi d’acqua superficiali. Nella prima
eventualità valgono i limiti descritti nel precedente punto per gli insediamenti di minori di-
mensioni. Nella seconda eventualità valgono i valori riportati nella tabella C della legge 3 a-
prile 2006 n. 152.
92
Gli impianti devono essere collocati in posizione tale da consentire la facile gestione sia per i
controlli periodici da eseguire sia per l’accessibilità dei mezzi di trasporto che devono provvede-
re ai periodici spurghi.
Al tempo stesso la collocazione deve consentire di rispondere ai requisiti elencati al punto 3 del
comma 5 del presente articolo.
5.8 Collaudi
Ad impianto ultimato dovrà essere eseguito il collaudo provvisorio per la verifica funzionale dei
trattamenti da svolgere.
A collaudo provvisorio favorevolmente eseguito, l’impianto potrà essere messo in funzione ed
esercito sotto il controllo della ditta fornitrice per un periodo non inferiore a 90 giorni in condizio-
ni di carico normale.
Periodi più lunghi potranno essere fissati se le condizioni di carico saranno parziali.
Dopo tale periodo sarà svolto il collaudo definitivo per l’accertamento, nelle condizioni di regola-
re funzionamento come portata e tipologia di liquame immesso, delle caratteristiche degli ef-
fluenti e della loro rispondenza ai limiti fissati in contratto.
Le prove di collaudo dovranno essere ripetute per tre volte in giorni diversi della settimana.
A collaudo favorevolmente eseguito e convalidato da regolare certificato, l’impianto sarà preso
in consegna dal Committente che provvederà alla gestione direttamente o affidandola a terzi.
Per la durata di un anno a partire dalla data del collaudo favorevole, permane la garanzia della
ditta fornitrice che è tenuta a provvedere a propria cura e spese a rimuovere con la massima
tempestività ogni difetto non dovuto ad errore di conduzione o manutenzione.
6. Il Direttore dei lavori per la realizzazione dell’impianto di scarico delle acqua usate opererà
come segue:
a) nel corso dell’esecuzione dei lavori, con riferimento ai tempi ed alle procedure, verificherà
via via che i materiali impiegati e le tecniche di esecuzione siano effettivamente quelle pre-
scritte ed inoltre (per le parti destinate a non restare in vista o che possono influire in modo
irreversibile sul funzionamento finale) verificherà che l’esecuzione sia coerente con quella
concordata (questa verifica potrà essere effettuata anche in forma casuale e statistica nel
caso di grandi opere). In particolare verificherà le giunzioni con gli apparecchi, il numero e la
dislocazione dei supporti, degli elementi di dilatazione e degli elementi antivibranti. Effettuerà
o farà effettuare e sottoscrivere in una dichiarazione i risultati delle prove di tenuta all’acqua
eseguendole su un tronco per volta (si riempie d’acqua e lo si sottopone alla pressione di 20
kPa per 1 ora; al termine non si devono avere perdite o trasudamenti).
b) al termine dei lavori verificherà che siano eseguite dall’installatore e sottoscritte in una di-
chiarazione di conformità le prove seguenti:
– evacuazione realizzata facendo scaricare nello stesso tempo, colonna per colonna, gli
apparecchi previsti dal calcolo della portata massima contemporanea. Questa prova può
essere collegata a quella della erogazione di acqua fredda, e serve ad accertare che
l’acqua venga evacuata con regolarità, senza rigurgiti, ribollimenti e variazioni di regime.
In particolare si deve constatare che dai vasi possono essere rimossi oggetti quali carta
leggera appallottolata e mozziconi di sigaretta;
– tenuta agli odori, da effettuare dopo il montaggio degli apparecchi sanitari, dopo aver
riempito tutti i sifoni (si esegue utilizzando candelotti fumogeni e mantenendo una pres-
93
sione di 250 Pa nel tratto in prova. Nessun odore di fumo deve entrare nell’interno degli
ambienti in cui sono montati gli apparecchi).
Terminate tali operazioni il Direttore dei lavori raccoglierà inoltre in un fascicolo i documenti
progettuali più significativi ai fini della successiva gestione e manutenzione (schemi
dell’impianto, dettagli costruttivi, schede dei componenti, ecc.) nonché le istruzioni per la
manutenzione rilasciata dai produttori dei singoli componenti e dall’installatore (modalità o-
perative e frequenza delle operazioni).
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b) i bocchettoni ed i sifoni devono essere sempre del diametro delle tubazioni che immediata-
mente li seguono. Quando l’impianto acque meteoriche è collegato all’impianto di scarico
acque usate deve essere interposto un sifone. Tutte le caditoie a pavimento devono essere
sifonate. Ogni inserimento su un collettore orizzontale deve avvenire ad almeno 1,5 m dal
punto di innesto di un pluviale;
c) per i pluviali ed i collettori installati in parti interne all’edificio (intercapedini di pareti, ecc.) de-
vono essere prese tutte le precauzioni di installazione (fissaggi elastici, materiali coibenti a-
custicamente, ecc…) per limitare entro valori ammissibili i rumori trasmessi.
5. Il Direttore dei lavori per la realizzazione dell’impianto di adduzione dell’acqua opererà come
segue:
a) Nel corso dell’esecuzione dei lavori, con riferimento ai tempi ed alle procedure, verificherà
via via che i materiali impiegati e le tecniche di esecuzione siano effettivamente quelle pre-
scritte ed inoltre, per le parti destinate a non restare in vista o che possono influire irreversi-
bilmente sul funzionamento finale, verificherà che l’esecuzione sia coerente con quella
concordata (questa verifica potrà essere effettuata anche in forma casuale e statistica nel
caso di grandi opere).
b) Effettuerà o farà effettuare e sottoscrivere in una dichiarazione di conformità le prove di tenu-
ta all’acqua come riportato nell’art. 49 del presente Capitolato Speciale sull’impianto di scari-
co acque usate.
c) Al termine dei lavori eseguirà una verifica finale dell’opera e si farà rilasciare dall’esecutore
una dichiarazione di conformità dell’opera alle prescrizioni del progetto, del presente Capito-
lato Speciale e di altre eventuali prescrizioni concordate.
Il Direttore dei lavori raccoglierà inoltre in un fascicolo i documenti progettuali più significativi, la
dichiarazione di conformità predetta (ed eventuali schede di prodotti) nonché le istruzioni per la
manutenzione con modalità e frequenza delle operazioni.
13
Per il rispetto della legge 1083 si devono adottare e rispettare tutte le norme UNI che i decreti ministeriali hanno reso
vincolanti ai fini del rispetto delle leggi stesse.
14
Per alcuni componenti la presentazione della dichiarazione di conformità è resa obbligatoria dai precitati decreti e
può essere sostituita dai marchi IMG e/o UNI/CIG.
95
Art. 50 - Impianti di antieffrazione ed antintrusione
1. Il Direttore dei lavori per la pratica realizzazione dell’impianto, oltre al coordinamento di tutte
le operazioni necessarie alla realizzazione dello stesso, deve prestare particolare attenzione al-
la verifica della completezza di tutta la documentazione, ai tempi della sua realizzazione e ad
eventuali interferenze con altri lavori.
Deve verificare inoltre che i materiali impiegati e la loro messa in opera siano conformi a quanto
stabilito dal progetto.
Al termine dei lavori si farà rilasciare il rapporto di verifica dell’impianto, attestante che lo stesso
è stato eseguito a regola d’arte, e la documentazione per la successiva gestione e manutenzio-
ne.
2. Per quanto concerne gli impianti di allarme negli edifici demaniali, l’impresa esecutrice dovrà
rilasciare apposita certificazione, verificata favorevolmente dalla USL competente, attestante
che gli impianti medesimi sono stati eseguiti in conformità alle normative CEI.
3. Gli impianti di allarme dovranno essere realizzati a regola d’arte in rispondenza alla legge 1°
marzo 1968 n. 186 (d’ora in poi legge n. 186/68). Si considerano a regola d’arte gli impianti di
allarme realizzati secondo le norme CEI applicabili, in relazione alla tipologia di edificio, di locale
o di impianto specifico oggetto del progetto. Nel dettaglio:
CEI 79-2: Impianti antieffrazione, antintrusione, antifurto e antiaggressione. Norme particolari
per le apparecchiature.
CEI 79-3: Impianti antieffrazione, antintrusione, antifurto e antiaggressione. Norme particolari
per gli impianti antieffrazione e antintrusione.
CEI 79-4: Impianti antieffrazione, antintrusione, antifurto e antiaggressione. Norme particolari
per il controllo degli accessi.
CEI 64-8: Impianti elettrici utilizzatori a tensione nominale non superiore a 1.000 V in corrente
alternata a 1.500 V in corrente continua.
CEI 64-2: Impianti elettrici nei luoghi con pericolo di esplosione o di incendio.
CEI 103-1: Impianti telefonici interni.
CEI 64-50: Edilizia residenziale - Guida per l’integrazione nell’edificio degli impianti elettrici uti-
lizzatori, ausiliari e telefonici.
Vanno inoltre rispettate le disposizioni della legge 818/84 per quanto applicabili.
4. Prove sulle apparecchiature antintrusione, antifurto, antieffrazione.
Al fine di garantire la piena funzionalità di esercizio ed ai sensi dell’art. 2 della legge 18 ottobre
1977 n. 791 con le modifiche introdotte dal DLgs 626/1996, che richiede l’utilizzo di materiale
costruito a regola d’arte, tutti i dispositivi di rivelazione, concentrazione, segnalazione loca-
le/remota (teletrasmissione), nonché di controllo (accessi, televisione a circuito chiuso), dovran-
no rispondere alle norme CEI 79-2, 79-3 e 79-4. Per attestare la rispondenza alle sopraddette
norme, dette apparecchiature dovranno riportare il previsto marchio di conformità, ove previsto
dalle stesse.
Qualora l’apparecchiatura da impiegare non sia contemplata nelle sopra elencate norme, ma
esistano norme di riferimento a livello europeo (CENELEC) oppure internazionale (IEC) essa
dovrà essere munita di dichiarazione di conformità rilasciata dal costruttore.
Tutte le apparecchiature dovranno essere esenti da difetti qualitativi e di lavorazione.
5. Caratteristiche tecniche degli impianti
Per quanto attiene alla esecuzione e alla dotazione di impianti sia per gli edifici di tipo residen-
ziale sia per quelli non a carattere residenziale, il sistema di sicurezza dovrà essere realizzato
con un livello di prestazione, definito di volta in volta dal progetto in funzione della particolare
destinazione d’uso ed ai beni da proteggere presenti (in caso di insufficienza od incompletezza
del progetto si farà specifico riferimento alle norme CEI 79-3).
6. Installazione
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Si intende per installazione l’insieme delle operazioni di posa in opera dei componenti atti a rea-
lizzare l’impianto antintrusione, antieffrazione ed antifurto così come progettato e commissiona-
to.
7. Collaudo
Le verifiche da effettuare a cura del responsabile per il collaudo degli impianti antieffrazione, an-
tintrusione ed antifurto sulla base della documentazione fornita sono:
a) controllo dell’elenco dei materiali installati e delle relative caratteristiche tecniche;
b) controllo a vista del posizionamento, fissaggio ed accessibilità della centrale digestione, dei
singoli rilevatori e ogni altro dispositivo competente il sistema, con ulteriore verifica della
conformità a livello di prestazione richiesta;
c) controllo dello schema di localizzazione dei cavi e degli schemi dei collegamenti, verifica del-
la completezza della documentazione tecnica e dei manuali d’uso e tecnici;
d) calcolo teorico dell’autonomia di funzionamento dell’impianto sulla base degli assorbimenti,
del tipo delle batterie e del dimensionamento degli alimentatori installati;
e) controllo operativo delle funzioni concordate ed in particolare:
– risposta dell’impianto ad eventi di allarme;
– risposta dell’impianto ad eventi temporali;
– risposta dell’impianto ad interventi manuali.
8. Istruzioni per la manutenzione
Per garantire l’indispensabile continuità di funzionamento degli impianti devono essere fornite le
istruzioni per la loro manutenzione che devono prevedere, come minimo, l’effettuazione di due
visite ordinarie di ispezione all’anno, a partire dalla data di collaudo, da parte di personale spe-
cializzato che interverrà su programma di manutenzione preventiva ovvero su chiamata straor-
dinaria. In fase di manutenzione preventiva dovranno essere effettuate tutte le operazioni di
verifica necessarie per il controllo del buon funzionamento dell’impianto in generale, ed in parti-
colare:
a) il funzionamento della centrale di gestione con particolare riguardo alle segnalazioni ottiche
ed all’attivazione dei mezzi di allarme;
b) l’efficienza dell’alimentare e lo stato di carica delle batterie;
c) la sensibilità e la portata dei rilevatori;
d) l’efficienza degli organi di segnalazione d’allarme e di comando dei mezzi di trasmissione
degli allarmi e di ogni altro dispositivo componente il sistema.
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CEI 64-2: Impianti elettrici nei luoghi con pericolo di esplosione o di incendio.
CEI 103-1: Impianti telefonici interni.
CEI 64-50: Edilizia residenziale - Guida per l’integrazione nell’edificio degli impianti elettrici uti-
lizzatori, ausiliari e telefonici.
Vanno inoltre rispettate le disposizioni del DM del 16 febbraio 1982 e della legge n. 818 del 7
dicembre 1984 per quanto applicabili.
3. Ai sensi del DM del 22 gennaio 2008 n. 37, della legge 17/2007, “Regolamento di attuazione
della legge 17/2007, in materia di sicurezza degli impianti” e del DM 20 febbraio 1992 “Appro-
vazione del modello di conformità dell’impianto alla regola dell’arte di cui all’art. 7 del regola-
mento di attuazione della legge 17/2007, recante norme per la sicurezza degli impianti”, dovrà
essere utilizzato materiale elettrico costruito a regola d’arte ovvero sullo stesso materiale deve
essere stato apposto un marchio che ne attesti la conformità, ovvero quest’ultimo deve aver ot-
tenuto il rilascio di un attestato di conformità da parte di uno degli organismi competenti per cia-
scuno degli stati membri della Comunità Economica Europea, oppure deve essere munito di
dichiarazione di conformità rilasciata dal costruttore. I materiali non previsti nel campo di appli-
cazione della legge 18 ottobre 1977, n. 791 e per i quali non esistono norme di riferimento do-
vranno comunque essere conformi alla legge n. 186/68.
Tutti i materiali dovranno essere esenti da difetti qualitativi e di lavorazione.
5. Criteri di progetto
Per gli impianti elettrici, nel caso più generale, è indispensabile l’analisi dei carichi previsti e
prevedibili per la definizione del carico convenzionale dei componenti e del sistema. Con riferi-
mento alla configurazione e costituzione degli impianti, che saranno riportate su adeguati
schemi e planimetrie, è necessario il dimensionamento dei circuiti sia per il funzionamento nor-
male a regine, che per il funzionamento anomalo per sovracorrente.
Ove non diversamente stabilito, la caduta di tensione nell’impianto non deve essere superiore al
4% del valore nominale.
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È indispensabile la valutazione delle correnti di corto circuito massimo e minimo delle varie parti
dell’impianto. Nel dimensionamento e nella scelta dei componenti occorre assumere per il corto
circuito minimo valori non superiori a quelli effettivi presumibili, mentre per il corto circuito mas-
simo valori non inferiori ai valori minimali eventualmente indicati dalla normativa e comunque
non inferiori a quelli effettivi presumibili.
È opportuno:
– ai fini della protezione dei circuiti terminali dal corto circuito minimo, adottare interruttori au-
tomatici con caratteristica L o comunque assumere quale tempo d’intervento massimo per
essi 0,4 s;
– ai fini della continuità e funzionalità ottimale del servizio elettrico, curare il coordinamento se-
lettivo dell’intervento dei dispositivi di protezione in serie, in particolare degli interruttori au-
tomatici differenziali.
Per gli impianti ausiliari e telefonici saranno fornite caratteristiche tecniche ed elaborati grafici
(schemi o planimetrie).
8. Impianto di terra
È indispensabile che l’esecuzione del sistema dispersore proprio debba aver luogo durante la
prima fase delle opere edili durante la quale è ancora possibile interrare i dispersori stessi sen-
za particolari opere di scavo o di infissione e quando inoltre, se del caso, possono essere ese-
guiti i collegamenti dello stesso ai ferri dei plinti di fondazione, utilizzando così dispersori
naturali.
I collegamenti di equipotenzialità principali devono essere eseguiti in base alle prescrizioni della
norma CEI 64-8.
Occorre preoccuparsi del coordinamento per la realizzazione dei collegamenti equipotenziali,
richiesti per tubazioni metalliche o per altre masse estranee all’impianto elettrico che fanno par-
te della costruzione; è opportuno che vengano assegnate le competenze di esecuzione.
Si raccomanda una particolare cura nella valutazione dei problemi di interferenza trai vari im-
pianti tecnologici interrati ai fini della corrosione. Si raccomanda inoltre la misurazione della re-
sistività del terreno.
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Art. 52 - Impianto di riscaldamento
1. In conformità al DM 22 gennaio 2008 n. 37, gli impianti di riscaldamento devono rispondere
alle regole di buona tecnica; le norme UNI e CEI sono considerate norme di buona tecnica.
2. L’impianto di riscaldamento deve assicurare il raggiungimento, nei locali riscaldati, della tem-
peratura indicata in progetto, compatibile con le vigenti disposizioni in materia di contenimento
dei consumi energetici. Detta temperatura deve essere misurata al centro dei locali e ad una
altezza di 1,5 m dal pavimento. Quanto detto vale purché la temperatura esterna non sia inferio-
re al minimo fissato in progetto.
Nella esecuzione dell’impianto dovranno essere scrupolosamente osservate, oltre alle disposi-
zioni per il contenimento dei consumi energetici (DM del 17 marzo 2003 “Aggiornamenti agli al-
legati F e G del DPR 26 agosto 1993, n. 412, recante norme per la progettazione,
l’installazione, l’esercizio e la manutenzione degli impianti termici egli edifici, ai fini del conteni-
mento dei consumi di energia”), le vigenti prescrizioni concernenti la sicurezza, l’igiene,
l’inquinamento dell’aria, delle acque e del suolo.
3. I sistemi di riscaldamento degli ambienti si intendono classificati come segue:
a) mediante «corpi scaldanti» (radiatori, convettori, piastre radianti e simili) collocati nei locali e
alimentati da un fluido termovettore (acqua, vapore d’acqua, acqua surriscaldata);
b) mediante «pannelli radianti» posti in pavimenti, soffitti, pareti, a loro volta riscaldati mediante
tubi, in cui circola acqua a circa 50 °C;
c) mediante «pannelli sospesi» alimentati come i corpi scaldanti di cui alla precedente lett. a);
d) mediante immissione di aria riscaldata per attraversamento di batterie. Dette batterie posso-
no essere:
– quelle di un apparecchio locale (aerotermo, ventilconvettore, convettore ventilato, etc...);
– quelle di un apparecchio unico per unità immobiliare (condizionatore, complesso di ter-
moventilazione);
e) mediante immissione nei locali di aria riscaldata da un generatore d’aria calda a scambio di-
retto.
Dal punto di vista gestionale gli impianti di riscaldamento si classificano come segue:
a) autonomo, quando serve un’unica unità immobiliare;
b) centrale, quando serve una pluralità di unità immobiliari di un edificio o di più edifici raggrup-
pati;
c) di quartiere, quando serve una pluralità di edifici separati;
d) urbano, quando serve tutti gli edifici di un centro abitato.
4. In base alla regolamentazione vigente tutti i componenti degli impianti di riscaldamento desti-
nati o alla produzione, diretta o indiretta, del calore, o alla utilizzazione del calore, o alla regola-
zione automatica e contabilizzazione del calore, debbono essere provvisti del certificato di
omologazione rilasciato dagli organi competenti. I dispositivi automatici di sicurezza e di prote-
zione debbono essere provvisti di certificato di conformità rilasciato, secondo i casi, dall’ISPESL
o dal Ministero degli Interni (Centro Studi ed Esperienze).
Tutti i componenti degli impianti debbono essere accessibili ed agibili per la manutenzione e su-
scettibili di essere agevolmente introdotti e rimossi nei locali di loro pertinenza ai fini della loro
revisione, o della eventuale sostituzione.
Il Direttore dei Lavori dovrà accertare che i componenti impiegati siano stati omologati e/o che
rispondano alle prescrizioni vigenti.
5. Generatori di calore
I generatori di calore possono essere alimentati:
– con combustibili solidi, caricati manualmente o automaticamente nel focolare;
– con combustibili liquidi mediante apposito bruciatore;
– con combustibili gassosi mediante apposito bruciatore.
A seconda del fluido riscaldato, i generatori di calore possono essere:
100
– ad acqua calda;
– a vapore con pressione inferiore a 98067 Pa;
– ad acqua surriscaldata con temperatura massima corrispondente alla pressione di cui sopra;
– ad aria calda.
Il generatore di calore deve essere in grado di fornire il calore necessario con il rendimento pre-
visto ai vari carichi; di esso dovrà essere precisato: il tipo e la pressione massima di esercizio, il
materiale impiegato, lo spessore della superficie di scambio e il volume del fluido contenuto (nel
caso di generatori di vapore d’acqua il contenuto d’acqua a livello).
Per i generatori con camera di combustione pressurizzata bisogna assicurarsi, nel caso in cui il
camino sia a tiraggio naturale e corra all’interno dell’edificio, che all’uscita dei fumi non sussista
alcuna pressione residua.
Il generatore sarà dotato degli accessori previsti dalla normativa, e cioè:
• dispositivi di sicurezza;
• dispositivi di protezione;
• dispositivi di controllo previsti dalle norme ISPESL.
In particolare:
• dispositivi di sicurezza:
– negli impianti ad acqua calda a vaso aperto, la sicurezza del generatore verrà assicurata
mediante un tubo aperto all’atmosfera, di diametro adeguato;
– negli impianti ad acqua calda a vaso chiuso, la sicurezza verrà assicurata per quanto ri-
guarda le sovrappressioni dalla o dalle valvole di sicurezza e per quanto riguarda la sovra-
temperatura da valvole di scarico termico o da valvole di intercettazione del combustibile;
– negli impianti a vapore a bassa pressione o ad acqua surriscaldata, la sicurezza dei gene-
ratori verrà assicurata dalle valvole di sicurezza.
• dispositivi di protezione: sono quelli destinati a prevenire l’entrata in funzione dei dispositivi
di sicurezza, ossia termostati, pressostati e flussostati (livellostati nei generatori di vapore);
essi devono funzionare e rispondere alle normative vigenti.
• dispositivi di controllo: sono il termometro con l’attiguo pozzetto per il termometro di controllo
e l’idrometro con l’attacco per l’applicazione del manometro di controllo.
Nei generatori di vapore: il livello visibile ed il manometro dotato di attacco per il manometro di
controllo. Questi dispositivi devono rispondere alle normative vigenti.
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6. Bruciatori
I bruciatori di combustibili, liquidi o gassosi, ed i focolari per combustibili solidi, devono essere in
grado di cedere al fluido termovettore il calore corrispondente al carico massimo del generatore
servito.
In ogni caso la potenza del bruciatore non deve superare la potenza massima del generatore in
questione.
Il bruciatore deve essere corredato da dispositivi che ne arrestino il funzionamento ed intercetti-
no l’afflusso del combustibile nel caso in cui la fiamma non si accenda o si spenga in corso di
funzionamento.
In particolare le rampe di alimentazione dei bruciatori a gas debbono corrispondere esattamen-
te, per tipo e composizione, a quelle prescritte dalle norme UNI CIG ed essere quindi dotate,
oltre che di elettrovalvole di intercettazione, anche del dispositivo atto ad accertare l’assenza di
perdite delle valvole stesse.
Negli impianti di maggiore importanza dotati di bruciatori di gas, si dovrà prevedere anche la ve-
rifica automatica del dispositivo di controllo della fiamma all’atto di ogni accensione o, se del ca-
so, la verifica continua.
L’arresto dei bruciatori in generale deve verificarsi anche nel caso di intervento dei vari appa-
recchi di protezione: termostati, pressostati, flussostati, livellostati.
102
potenza elettrica assorbita non deve essere, di massima, maggiore di 1/500 della potenza ter-
mica massima dell’impianto.
Le pompe, provviste del certificato di omologazione, dovranno assicurare portate e prevalenze
idonee per alimentare tutti gli apparecchi utilizzatori ed essere previste per un servizio continuo
senza sensibile surriscaldamento del motore.
La tenuta sull’albero nelle pompe, accoppiato al motore elettrico con giunto elastico, potrà esse-
re meccanica o con premistoppa, in quest’ultimo caso la perdita d’acqua dovrà risultare di scar-
sa rilevanza dopo un adeguato periodo di funzionamento.
Ogni pompa dovrà essere provvista di organi di intercettazione sull’aspirazione e sulla mandata
e di valvole di non ritorno.
Sulla pompa o sui collettori di aspirazione e di mandata delle pompe si dovrà prevedere una
presa manometrica per il controllo del funzionamento.
7.2. Ventilatori
Nel caso di riscaldamento ad aria calda, l’immissione dell’aria nei vari locali si effettua mediante
elettroventilatori centrifughi, o assiali, la cui potenza elettrica assorbita non deve essere, di
massima, maggiore di 1/50 della potenza termica massima dell’impianto.
I ventilatori, provvisti di certificato di omologazione, dovranno assicurare portate e prevalenze
idonee per l’immissione nei singoli locali della portata d’aria necessaria per il riscaldamento ed
essere previsti per un servizio continuo senza sensibile surriscaldamento del motore.
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G) I giunti, di qualsiasi genere (saldati, filettati, a flangia, ecc.) debbono essere a perfetta tenuta
e là dove non siano accessibili dovranno essere provati a pressione in corso di installazione.
H) I sostegni delle tubazioni orizzontali o sub-orizzontali devono essere previsti a distanze tali
da evitare incurvamenti.
I) Il dimensionamento delle tubazioni, sulla base delle portate e delle resistenze di attrito ed
accidentali, deve essere eseguito così da assicurare le medesime perdite di carico in tutti i
circuiti generali e particolari di ciascuna utenza.
J) La velocità dell’acqua nei tubi deve essere contenuta entro limiti tali da evitare rumori mole-
sti, trascinamento d’aria, perdite di carico eccessive e fenomeni di erosione in corrisponden-
za alle accidentalità.
K) Il percorso delle tubazioni e la loro pendenza deve assicurare, nel caso di impiego
dell’acqua, il sicuro sfogo dell’aria e, nel caso di impiego del vapore, lo scarico del conden-
sato oltre che l’eliminazione dell’aria.
Occorre prevedere, in ogni caso, la compensazione delle dilatazioni termiche. In particolare per
i dilatatori, dovrà essere fornita la garanzia che le deformazioni rientrano in quelle elastiche del
materiale e per i punti fissi che l’ancoraggio è commisurato alle sollecitazioni.
Gli organi di intercettazione, previsti su ogni circuito separato, dovranno corrispondere alle tem-
perature e pressioni massime di esercizio ed assicurare la perfetta tenuta, agli effetti della even-
tuale segregazione dall’impianto di ogni singolo circuito.
Sulle tubazioni che convogliano vapore occorre prevedere uno o più scaricatori del condensato,
così da evitare i colpi d’ariete e le ostruzioni al passaggio del vapore.
9. Apparecchi utilizzatori
Tutti gli apparecchi utilizzatori debbono essere costruiti in modo da poter essere impiegati alla
pressione ed alla temperatura massima di esercizio, tenendo conto della prevalenza delle pom-
pe di circolazione che può presentarsi al suo valore massimo qualora la pompa sia applicata
sulla mandata e l’apparecchio sia intercettato sul solo ritorno.
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Essi debbono essere collocati in posizione e condizioni tali da non pregiudicare la cessione di
calore all’ambiente. Non si debbono impiegare sullo stesso circuito corpi scaldanti dei quali sia
notevolmente diverso l’esponente dell’espressione che misura la variazione della resa termica
in funzione della variazione della differenza tra la temperatura del corpo scaldante e la tempera-
tura ambiente (esempio radiatori e convettori).
Sulla mandata e sul ritorno del corpo scaldante si debbono prevedere organi atti a consentire la
regolazione manuale e, ove occorra, l’esclusione totale del corpo scaldante, rendendo possibile
la sua asportazione, senza interferire con il funzionamento dell’impianto.
105
portaintonaco di rinforzo e l’ancoraggio del pannello, tenendo conto delle dilatazioni termi-
che.
Qualunque sia il tipo di pannello impiegato, si deve prevedere un pannello, od un gruppo di
pannelli, per ogni locale dotato di una valvola di regolazione, collocata in luogo costantemen-
te accessibile.
F) È utile l’applicazione di organi di intercettazione sull’ingresso e sull’uscita così da poter sepa-
rare dall’impianto il pannello od il gruppo di pannelli senza interferenze con l’impianto stesso.
Negli impianti ad acqua calda, o surriscaldata, occorre prevedere un vaso di espansione in cui
trovi posto l’aumento di volume del liquido per effetto del riscaldamento.
Il vaso può essere aperto all’atmosfera o chiuso, a pressione.
Il vaso aperto deve essere collocato a quota maggiore del punto più alto dell’impianto; occorre
poi assicurarsi che esso non sia in circolazione per effetto dello scarico del tubo di sicurezza (al-
lacciato scorrettamente) o della rete di sfiato dell’aria sprovvista di scaricatore idoneo).
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Ove si utilizzi un vaso chiuso la pressione che vi deve regnare deve essere: nel caso di acqua
calda, superiore alla pressione statica dell’impianto, nel caso di acqua surriscaldata superiore
alla pressione del vapore saturo alla temperatura di surriscaldamento.
Il vaso chiuso può essere del tipo a diaframma (con cuscino d’aria prepressurizzato), autopres-
surizzato (in cui la pressione, prima del riempimento, è quella atmosferica), prepressurizzato a
pressione costante e livello variabile, prepressurizzato a pressione e livello costanti.
Questi ultimi richiedono per la pressurizzazione l’allacciamento ad una rete di aria compressa (o
ad un apposito compressore) o a bombole di aria compressa o di azoto.
I vasi chiusi collegati ad una sorgente esterna debbono essere dotati di valvola di sicurezza e,
se la pressione della sorgente può assumere valori rilevanti, occorre inserire una restrizione ta-
rata sul tubo di adduzione cosicché la portata massima possa essere scaricata dalla valvola di
sicurezza senza superare la pressione di esercizio per la quale il vaso è previsto.
In ogni caso, qualora la capacità di un vaso chiuso sia maggiore di 25 l, il vaso stesso è consi-
derato apparecchio a pressione a tutti gli effetti.
Ogni impianto centrale deve essere provvisto di un’apparecchiatura per la regolazione automa-
tica della temperatura del fluido termovettore, in funzione della temperatura esterna e del con-
seguente fattore di carico.
Il regolatore, qualunque sia il tipo, dispone di due sonde (l’una esterna e l’altra sulla mandata
generale) ed opera mediante valvole servocomandate.
Il regolatore deve essere suscettibile di adeguamento del funzionamento del diagramma di e-
sercizio proprio dell’impianto regolato. Debbono essere previste regolazioni separate nel caso di
circuiti di corpi scaldanti destinati ad assicurare temperature diverse e nel caso di circuiti che
alimentano corpi scaldanti aventi una risposta diversa al variare della differenza tra la tempera-
tura dell’apparecchio e la temperatura ambiente.
È indispensabile prevedere un sistema di regolazione automatica della temperatura ambiente
per ogni unità immobiliare ed una valvola termostatica su ciascun corpo scaldante ai fini di con-
seguire la necessaria omogeneità delle temperature ambiente e di recuperare i cosiddetti ap-
porti di calore gratuiti, esterni ed interni.
La regolazione locale deve essere prevista per l’applicazione di dispositivi di contabilizzazione
del calore dei quali venisse decisa l’adozione.
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Occorrono ovviamente pompe di sopraelevazione della pressione qualora la pressione
dell’acquedotto, o quella del condotto dell’acqua trattata, non sia in grado di vincere la pressio-
ne regnante nel punto di allacciamento.
Nel caso di valvole a galleggiante collegate all’acquedotto, la bocca di ingresso dell’acqua deve
trovarsi ad un livello superiore a quello massimo dell’acqua così che in caso di eventuali de-
pressioni nell’acquedotto non avvenga il risucchio in esso dell’acqua del vaso. Nel caso di allac-
ciamenti diretti all’acquedotto è prescritta l’applicazione di una valvola di non ritorno così da
evitare ogni possibile rientro nell’acquedotto dell’acqua dell’impianto.
Sulla linea di alimentazione occorre inserire un contatore d’acqua al fine di individuare tempe-
stivamente eventuali perdite e renderne possibile l’eliminazione.
12.2. Scarico dell’impianto
Deve essere prevista la possibilità di scaricare, parzialmente o totalmente, il fluido termovettore
contenuto nell’impianto.
Se si tratta di acqua fredda, questa può essere scaricata direttamente nella fognatura; se si trat-
ta di acqua calda, o addirittura caldissima (per esempio nel caso di spurghi di caldaia a vapore),
occorre raffreddarla in apposita vasca prima di immetterla nella fognatura.
Si dovrà prevedere un quadro elettrico per il comando e la protezione di ogni singolo motore da
cortocircuiti, abbassamenti di tensione, mancanza di fase e sovraccarichi prolungati.
Quadro e collegamenti elettrici, nonché la messa a terra di tutte le parti metalliche dovranno es-
sere conformi alle norme CEI ed in particolare a quella prevista espressamente per le centrali
termiche nella CEI 64-2 appendice B.
14. Il Direttore dei lavori per la realizzazione dell’impianto di riscaldamento opererà come se-
gue:
a) nel corso dell’esecuzione dei lavori, con riferimento ai tempi ed alle procedure, verificherà
via via che i materiali impiegati e le tecniche di esecuzione sono effettivamente quelle pre-
scritte e, inoltre, per le parti destinate a non restare in vista, o che possono influire irreversi-
bilmente sul funzionamento finale, verificherà che l’esecuzione sia coerente con quella
concordata (questa verifica potrà essere effettuata anche in forma casuale e statistica nel
caso di grandi opere);
b) al termine dei lavori eseguirà una verifica finale dell’opera e si farà rilasciare dall’esecutore
una dichiarazione di conformità della stessa alle prescrizioni del progetto, del presente Capi-
tolato Speciale e di altre eventuali prescrizioni concordate;
c) effettuerà o farà effettuare e sottoscrivere in una dichiarazione di conformità le prove di tenu-
ta, consumo di combustibile (correlato al fattore di carico), ecc…, per comprovare il rispetto
della legge 10/91 e della regolamentazione esistente.
Il Direttore dei lavori raccoglierà infine in un fascicolo i documenti progettuali più significativi, la
dichiarazione di conformità predetta (ed eventuali schede di prodotti), nonché le istruzioni per la
manutenzione con modalità e frequenza delle operazioni.
2. Definizioni
L’impianto di climatizzazione è destinato ad assicurare negli ambienti:
– una determinata temperatura;
– una determinata umidità relativa;
– un determinato rinnovo dell’aria.
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L’aria immessa, sia essa esterna di rinnovo o ricircolata, è di regola filtrata.
La climatizzazione può essere:
– soltanto invernale, nel qual caso la temperatura ambiente è soggetta alle limitazioni previste
dalle vigenti disposizioni in materia di contenimento dei consumi energetici;
– soltanto estiva;
– generale, ossia estiva ed invernale.
Qualunque sia il sistema di climatizzazione, deve essere assicurata la possibilità di una regola-
zione locale, almeno della temperatura e per i locali principali.
Qualora l’impianto serva una pluralità di unità immobiliari, ciascuna di tali unità deve essere ser-
vita separatamente ai fini della possibilità della contabilizzazione dell’energia utilizzata.
Per quanto concerne le prescrizioni in vigore e le normative da osservare si fa espresso riferi-
mento all’art. 55 comma 1.
3. Sistemi di climatizzazione
La climatizzazione può avvenire:
a) mediante impianti «a tutt’aria», in cui l’aria, convenientemente trattata centralmente, viene
immessa nei singoli locali con caratteristiche termo-igrometriche tali da assicurare le condi-
zioni previste;
b) mediante impianti in cui l’aria viene trattata localmente nella, o nelle, batterie di apparecchi
singoli; tali batterie, se riscaldanti, sono alimentate con acqua calda o con vapore, se raf-
freddanti, sono alimentate con acqua refrigerata, oppure si prevede l’evaporazione di un flui-
do frigorigeno entro le batterie in questione;
c) mediante impianti con «ventilconvettori», in cui l’aria ambiente viene fatta circolare attraver-
so un elettroventilatore o mediante impianti con «induttori» l’aria ambiente viene richiamata
attraverso le batterie per l’effetto induttivo creato dall’uscita, da appositi ugelli (eiettori), di a-
ria, cosiddetta «primaria», immessa nell’apparecchio ad alta velocità.
Il rinnovo dell’aria negli impianti con ventilconvettori, avviene:
– o per ventilazione naturale dell’ambiente e quindi in misura incontrollabile;
– o per richiamo diretto dall’esterno, da parte di ciascun apparecchio, attraverso un’apposita
apertura praticata nella parete;
– o con l’immissione, mediante una rete di canalizzazioni, di aria cosiddetta «primaria» trattata
centralmente.
Negli impianti con induttori il rinnovo avviene mediante l’aria ad alta velocità trattata centralmen-
te che dà luogo all’effetto induttivo e che, in parte o totalmente, è aria esterna.
Negli impianti con aria primaria questa, di regola, soddisfa essenzialmente le esigenze igrome-
triche, mentre gli apparecchi locali operano di regola sul solo calore sensibile.
L’impianto di climatizzazione può essere dal punto di vista gestionale:
– autonomo, quando serve un’unica unità immobiliare;
– centrale, quando serve una pluralità di unità immobiliari di un edificio, o di un gruppo di edifi-
ci.
Gli «impianti» ed i «condizionatori autonomi», destinati alla climatizzazione di singoli locali, de-
vono rispondere alle norme CEI ed UNI loro applicabili.
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– debbono essere accessibili ed agibili per la manutenzione e suscettibili di essere agevol-
mente introdotti e rimossi nei locali di loro pertinenza, ai fini della loro revisione, o della even-
tuale sostituzione;
– debbono essere tali da non provocare danni alle persone, o alle cose, se usati correttamen-
te ed assoggettati alla manutenzione prescritta.
La rumorosità dei componenti, in corso di esercizio, deve essere contenuta, eventualmente con
l’ausilio di idonei apprestamenti, entro limiti tali da non molestare: né gli utilizzatori, né i terzi.
Di tutti i dispositivi di sicurezza, di protezione e di controllo, debbono essere rese chiaramente
individuabili le cause di intervento, onde renderne possibile l’eliminazione.
5. Gruppi frigoriferi
I gruppi frigoriferi15 possono essere del tipo:
– che forniscono all’evaporatore acqua refrigerata da far circolare nelle batterie di raffredda-
mento dell’aria;
– che prevedono l’espansione nelle batterie di raffreddamento del fluido frigorigeno (batterie
ad espansione diretta).
Detti gruppi possono essere:
– azionati meccanicamente (di regola mediante motori elettrici) e si tratta di compressori alter-
nativi, di compressori a vite, di compressori centrifughi, oppure mediante energia termica,
sotto forma di vapore o acqua surriscaldata, e si tratta dei cosiddetti gruppi frigoriferi;
– ad assorbimento (di regola al bromuro di litio), nei quali la potenza meccanica assorbita è
trascurabile rispetto alla potenza frigorifera prodotta.
In ogni caso la potenza frigorifica resa deve corrispondere alla potenza massima richiesta
dall’impianto e la potenza meccanica o termica assorbita deve essere compatibile con quella
sicuramente disponibile.
Salvo il caso di piccole potenze (5 kW) la potenza frigorifica deve essere parzializzabile così da
far fronte alla variabilità del carico.
Oltre alle valvole di sicurezza, applicate al condensatore e all’evaporatore, prescritte per tutti gli
apparecchi a pressione di capacità superiore a 25 l (e pertanto provviste di certificato di confor-
mità), ogni refrigeratore deve essere provvisto di idonei apparecchi per il controllo del funzio-
namento (manometri sull’alta e sulla bassa pressione, manometro per la misura della pressione
dell’olio, termometri sulla mandata e sul ritorno dell’acqua refrigerata, nonché sull’ingresso e
sull’uscita del fluido di raffreddamento) ed altresì di apparecchiature di protezione atte ad arre-
stare il gruppo in caso di:
– pressione temperatura troppo alta (pressostato di massima);
– pressione temperatura troppo bassa (pressostato di minima);
– pressione troppo bassa dell’olio lubrificante (pressostato sul circuito dell’olio);
– temperatura troppo bassa dell’aria refrigerata (termostato antigelo);
– arresto nella circolazione del fluido raffreddante.
Nei gruppi «ad assorbimento» a bromuro di litio l’apparecchiatura deve essere idonea ad inter-
venire in tutti i casi in cui può verificarsi la cristallizzazione della soluzione.
6. Raffreddamento
Qualunque sia il tipo del gruppo frigorifero, è indispensabile l’impiego di un fluido per il raffred-
damento del «condensatore» nei gruppi azionati meccanicamente e del «condensatore» e
«dell’assorbitore» nei gruppi di assorbimento.
Si deve impiegare a tale scopo acqua fredda proveniente dall’acquedotto, o da altre fonti, oppu-
re acqua raffreddata per evaporazione nelle cosiddette «torri di raffreddamento».
15
Sono denominati "gruppi refrigeratori" se destinati a produrre acqua refrigerata.
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Nel caso di gruppi frigoriferi azionati meccanicamente il raffreddamento per evaporazione può
avvenire all’interno dello stesso condensatore (condensatore evaporativo).
Occorre in ogni caso assicurarsi della portata disponibile e, se si tratta di acqua prelevata
dall’acquedotto o da altre sorgenti, occorre poter contare su temperature determinate.
L’acqua proveniente da fonti esterne quali sorgenti, fiumi, laghi, mare, deve essere assoggetta-
ta ad accurata filtrazione e ad eventuali trattamenti onde evitare fenomeni di corrosione, incro-
stazioni e intasamenti.
È necessario in ogni caso:
– prevedere un adeguato spurgo dell’acqua in circolazione, onde evitare eccessiva concentra-
zione di sali disciolti;
– prevedere la protezione invernale dal gelo delle torri (vuotamento del bacino o riscaldamento
dell’acqua in esso contenuta).
Il raffreddamento del condensatore può essere attuato mediante circolazione di aria esterna
(condensatore ad aria); in tal caso occorre assicurarsi che l’aria esterna possa affluire nella mi-
sura necessaria e che l’aria espulsa possa defluire senza mescolarsi con la prima e senza arre-
care danni in conseguenza del notevole contenuto di vapore acqueo.
L’arresto automatico del gruppo frigorifero deve avvenire ogni qualvolta venisse meno la circo-
lazione del fluido raffreddante.
7.2 Ventilatori
Negli impianti di climatizzazione a tutt’aria i ventilatori impiegati per la distribuzione, per la ripre-
sa e per la espulsione dell’aria e negli impianti con apparecchi locali a ventilazione (ventilcon-
vettori), dove ogni apparecchio dispone di un proprio ventilatore, oltre al ventilatore centrale, nel
caso in cui sia prevista l’immissione di aria primaria trattata, devono essere utilizzati ventilatori
rispondenti alle norme tecniche secondo quanto riportato nell’art. 55 comma 6.2.
Negli impianti ad induzione il ventilatore centrale deve inoltre fornire aria a pressione sufficien-
temente elevata per vincere la resistenza nei condotti, percorsi ad alta velocità, e per determi-
nare l’effetto induttivo uscendo dagli appositi eiettori.
La potenza assorbita varia ovviamente secondo la portata e prevalenza necessarie; in impianti
a tutt’aria la potenza assorbita dovrebbe essere contenuta in un valore dell’ordine di 1/50 della
potenza frigorifera.
111
b) la rete dell’acqua di raffreddamento nel caso in cui il gruppo frigorifero sia raffreddato ad ac-
qua;
c) le tubazioni di allacciamento alle batterie dei gruppi condizionatori; e, nel caso di apparecchi
locali:
d) la rete di distribuzione dell’acqua refrigerata che comprende:
– la rete orizzontale principale;
– le colonne montanti;
– eventuali reti orizzontali;
– gli allacciamenti ai singoli apparecchi locali;
e) la rete di scarico di eventuali condensazioni;
f) la rete di sfogo dell’aria.
Di regola la temperatura dell’acqua refrigerata che alimenta le batterie raffreddanti dei gruppi
condizionatori è più bassa di quella dell’acqua che alimenta gli apparecchi locali, qualora alla
deumidificazione dei locali serviti da tali apparecchi si provveda con aria primaria; in tal caso vi
sono reti separate, a temperatura diversa.
Le reti di distribuzione possono essere:
– a quattro tubi (di cui due per il riscaldamento e due per il raffreddamento);
– oppure a due tubi, alimentati, alternativamente, con acqua calda e con acqua refrigerata, se-
condo le stagioni.
Ferme restando le prescrizioni di cui all’art. 55, comma 8, le tubazioni di acqua fredda per il raf-
freddamento del gruppo frigorifero e le tubazioni di acqua refrigerata debbono essere coibenta-
te affinché l’acqua giunga agli apparecchi alla temperatura prevista e non si verifichino
fenomeni di condensazione; va inoltre applicata una valida barriera al vapore, senza soluzione
di continuità, onde evitare che la condensazione si verifichi sulla superficie dei tubi con conse-
guenti danneggiamenti ai tubi stessi ed alla coibentazione.
Tubazioni particolari sono quelle impiegate per il collegamento alle batterie ad espansione diret-
ta, in cui circola il fluido frigorigeno liquido; dette tubazioni, fornite di regola dai produttori degli
apparecchi già precaricate, debbono essere: a perfetta tenuta, coibentate e sufficientemente
elastiche affinché le vibrazioni del gruppo non ne causino la rottura.
8.2 Canalizzazioni
Salvo il caso in cui si impieghino apparecchi locali a ventilazione (ventilconvettori) senza appor-
to di aria primaria, le reti di canali devono permettere:
a) negli impianti a tutt’aria:
– la distribuzione dell’aria trattata;
– la ripresa dell’aria da ricircolare e/o espellere.
Le canalizzazioni di distribuzione possono essere costituite:
– da un unico canale;
– da due canali con terminali per la miscelazione;
– da due canali separati.
b) negli impianti con apparecchi locali a ventilazione:
– la distribuzione di aria primaria.
c) negli impianti con apparecchi locali ad induzione:
– alta velocità per l’immissione dell’aria primaria destinata, altresì, a determinare l’effetto
induttivo.
Per ciò che concerne le caratteristiche delle canalizzazioni e delle bocche di immissione e di ri-
presa si rimanda all’art. 55 comma 8.
I canali di distribuzione dell’aria debbono essere coibentati nei tratti percorsi in ambienti non
climatizzati per evitare apporti o dispersioni di calore; i canali che condottano aria fredda deb-
bono essere coibentati anche nei locali climatizzati e completati con barriera al vapore, allo
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scopo di impedire fenomeni di condensazione, che oltre tutto danneggiano i canali stessi e la
coibentazione.
Di massima l’aria non deve essere immessa a temperatura minore di 13°C o maggiore di 16°C
rispetto alla temperatura ambiente.
9.2 Ventilconvettori
Possono essere costituiti da una batteria unica alimentata alternativamente da acqua calda e
acqua refrigerata, secondo le stagioni, oppure da due batterie: l’una alimentata con acqua calda
e l’altra con acqua refrigerata.
Il ventilatore deve poter funzionare a più velocità così che nel funzionamento normale la rumo-
rosità sia assolutamente trascurabile.
La regolazione può essere del tipo «tutto o niente» (col semplice arresto o messa in moto del
ventilatore), oppure può operare sulla temperatura dell’acqua.
In ogni caso l’apparecchio deve poter essere separato dall’impianto mediante organi di intercet-
tazione a tenuta.
9.3 Induttori
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Negli induttori l’aria viene spinta attraverso ugelli eiettori ed occorre pertanto che la pressione
necessaria sia limitata (5 - 10 mm cosiddetta aria) onde evitare una rumorosità eccessiva.
Delle batterie secondarie, alimentate ad acqua calda e refrigerata, occorre prevedere la separa-
zione dall’impianto mediante organi di intercettazione a tenuta.
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Art. 54 - Ordine da tenersi nell’andamento dei lavori
In genere l’Appaltatore avrà facoltà di sviluppare i lavori nel modo che crederà più conveniente
per darli perfettamente compiuti nel termine contrattuale, purché esso, a giudizio della Direzio-
ne, non riesca pregiudizievole alla buona riuscita delle opere ed agli interessi
dell’Amministrazione.
L’Amministrazione si riserva, in ogni modo, il diritto di ordinare l’esecuzione di un determinato
lavoro entro un prestabilito termine di tempo o di disporre l’ordine di esecuzione dei lavori nel
modo che riterrà più conveniente, specialmente in relazione alle esigenze dipendenti dalla ese-
cuzione di opere ed alla consegna delle forniture escluse dall’appalto, senza che l’Appaltatore
possa rifiutarsi o farne oggetto di richiesta di speciali compensi.
L’Appaltatore presenterà alla Direzione dei Lavori per l’approvazione, prima dell’inizio lavori, il
programma operativo dettagliato delle opere e dei relativi importi a cui si atterrà nell’esecuzione
delle opere, in armonia col programma di cui all’art. 42 del DLgs 163/2006.
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