Appunti Sui Circuiti in Corrente Alterna
Appunti Sui Circuiti in Corrente Alterna
Appunti Sui Circuiti in Corrente Alterna
classe V
V = V0 cos(ωt + φ) (1)
Mentre un generatore in corrente continua si ottiene ad esempio da una pila, è facile ottenere
un circuito oscillante se partiamo ad esempio da un generatore/dinamo a induzione elettroma-
gnetica, formato da una spira che ruota in campo magnetico. In questo caso Eq. (1) rappresenta
proprio la Fem indotta dalla rotazione della spira (notate che se scegliamo φ = π/2 possiamo
ottenere non solo il coseno, ma anche il seno).
Quando il generatore Eq. (1) viene collegato ad un circuito, nel circuito passa corrente. Nel
caso di un generatore di corrente continua la corrente dipende da V0 e dalla resistenza R del
circuito tramite la legge di Ohm:
V
I= (2)
R
Quindi nel caso di corrente continua I è anch’essa costante, come V , ed è proporzionale a
V tramite il fattore 1/R. Ma nel circuito può essere presente anche un condensatore o una
induttanza. Se oltre alla resistenza sono presenti anche un condensatore o una induttanza si
verifica che I non è costante. I è infatti una esponenziale decrescente dal valore iniziale di V /R
fino a zero (un condensatore carico interrompe il circuito) nel caso del condensatore, mentre è
1
V
2
una esponenziale “rovesciata” crescente fino al valore limite di V /R nel caso di una induttanza
(un solenoide in un circuito a corrente costante è come se non contribuisse alla corrente del
circuito).
Nel caso di corrente alternata, la dipendenza di I da V è più complicata (ovviamente). La
presenza di un elemento circuitale (sia esso un condensatore, un resistore o un solenoide) può
modificare ben due dei tre parametri di V . Si può dimostrare che la presenza di un elemento
circuitale non può alterare la frequenza del generatore (ω resta costante) ma può alterare sia
l’ampiezza, sia la fase.
Per lavorare con generatori in corrente alternata con potenziale Eq. (1) è utile introdurre il
potenziale complesso:
V = V0 eiωt (3)
Ovviamente non esistono in pratica dei potenziali complessi: il potenziale fisico vero e
proprio usato nel circuito rimane sempre Eq. (1), ma faremo vedere che la scrittura Eq. (3)
è utile come “trucco matematico” per risolvere in modo più rapido e intuitivo i problemi con
circuiti in corrente alternata (in seguito daremo tre buoni motivi per introdurre questo “trucco”
complesso).
Cosa significa la scrittura Eq. (3)? Vediamo che sopra ci sono due fattori; partiamo dal
secondo, che è l’esponenziale complessa. Ricordiamo che l’esponenziale complessa è un numero
complesso di modulo 1 (ovvero di “lunghezza” 1 nel piano complesso), e inclinato rispetto
all’asse reale di un angolo dato dall’argomento dell’esponenziale. Nel nostro caso il numero
complesso eiωt non è altro che il numero complesso cos(ωt) + i sin(ωt), e si può rappresentare
sul piano complesso come segue
ℑm{z}
i
[cos(ωt) + i sin(ωt)]
×
−1 ωt 1 ℜe{z}
−i
E cosa dire di V0 ? È anche lui un numero complesso, con due differenze rispetto a eiωt ; la
prima differenza è che non dipende dal tempo; la seconda differenza è che ha modulo in generale
3
diverso da 1. Possiamo scrivere anche V0 usando una notazione esponenziale, e infatti abbiamo
V0 = V0 eiφ (4)
ℑm{z}
(a + ib)
× |z|
b
θ ℜe{z}
Figura 4:
4
ℑm{z}
(a + ib) a
× γ
b
θ ℜe{z}
Bingo! Troviamo che Eq. (7) non è altro che l’Eq. (1). Questo significa che la par-
te reale del potenziale complesso è uguale al potenziale fisico del nostro circuito. Ecco
come dobbiamo fare ogni volta che, soddisfatti del nostro “trucco matematico” vogliamo
tornare ad utilizzare le variabili vere, “fisiche”, del nostro esperimento con il circuito:
tutto quello che serve è prendere la parte reale.
5
2.1 Esercizio: circuito RL in corrente alternata
Dato il circuito in figura, dotato di un solenoide di induttanza L, di un resistore di resistenza
R, e di un generatore di corrente alternata V = V0 cos(ωt):
dI
V − RI − L =0 (8)
dt
ora usiamo il nostro trucco, scrivendo il potenziale come un numero complesso V = V′ eiωt , e
la corrente I come un numero complesso I0 eiωt , dove adesso V′ e I′ sono due numeri complessi
che non dipendono dal tempo. Notate come nell’esponenziale complessa compaia la stessa
pulsazione ω, sia per la corrente, sia per il potenziale. Possiamo adesso sostituire corrente e
potenziale complessi nell’equazione Eq. (8), e calcolare la derivata di I rispetto al tempo:
dI
= iωI0 eiωt (9)
dt
inserendola dentro l’Eq. (8), otteniamo
possiamo adesso dividere per il fattore complesso eiωt , che è sempre diverso da zero (vi ricordo
che si tratta di un numero complesso di modulo 1, quindi sempre distante 1 dall’origine).
Otteniamo:
6
L’equazione Eq. (12) si può scrivere anche come:
V0
I0 = (13)
Z
dove
Z = R + iωL (14)
√
Quanto vale il modulo dell’impedenza in generale? Vale |Z| = R2 + ω 2 L2 . Quanto vale invece
l’angolo? Abbiamo che la parte reale di Z è R, la parte immaginaria è L, quindi il numero
complesso si trova nel primo quadrante. Perciò θ = arctan(ωL/R) (vedi Fig. 6).
ℑm{z}
(R + iωL)
×
ωL
θ ℜe{z}
Figura 6:
Quindi ora possiamo scrivere come varia “fisicamente” la corrente, infatti abbiamo
V0
I0 = √ (16)
R2 + ω 2 L2 ei arctan(ωL/R)
ma V0 = V0 in quanto abbiamo preso un potenziale iniziale con una fase φ = 0 (vedi Eq. (5)),
quindi
V0 e−i arctan(ωL/R)
I0 = √ (17)
R 2 + ω 2 L2
e adesso ricordando che
V0 eiωt−i arctan(ωL/R)
I = I0 eiωt = √ (18)
R 2 + ω 2 L2
7
I0
2 √
Figura 7: Il modulo I0 = V0 / R2 + ω 2 L2
della corrente in Eq. (19) per un potenziale
1
di ampiezza V0 = 1 V, una resistenza R = 1 Ω
e una induttanza L = 1 H.
1 2 3 4 5 6 ω
L = 1 H.
−2
8
possiamo prendere la parte reale della corrente, ottenendo
V0
ℜeI = √ cos[ωt − arctan(ωL/R)] (19)
R2 + ω 2 L2
Facciamo ora quattro considerazioni importanti, ciascuna delle quali merita una sezione a
sè stante.
Z = ZR + ZL (20)
1 1 1
= + (21)
Z ZR ZL
da cui avremmo
R
Z= (22)
1 + R/(iωL)
9
2.1.4 Tre buoni motivi per utilizzare il “trucco” dei numeri complessi
1. Con la rappresentazione complessa esponenziale Eq. (3) del potenziale è possibile descri-
vere contemporaneamente l’intensità del circuito per due tipi di generatori, uno che oscilla
come il seno, e uno che oscilla come il coseno.
2. Con la rappresentazione esponenziale è facile calcolare la derivata della corrente, perchè la
derivata di eiωt è semplicemente iωeiωt . La derivata del seno e del coseno è più complessa,
perchè il coseno si trasforma in seno, e il seno in coseno, e non si potrebbe ottenere quella
semplificazione delle esponenziali che abbiamo fatto passando da Eq. (10) a Eq. (11)
3. Con la rappresentazione esponenziale è possibile trattare ampiezza e fase dell’oscillazione
contemporaneamente, usando le ampiezze complesse V0 e I0 .
Q
V − RI − =0 (23)
C
ora usiamo ancora il nostro trucco, scrivendo il potenziale come un numero complesso V =
V0 eiωt , e la corrente I come un numero complesso I0 eiωt . La carica Q sarà anch’essa un numero
complesso Q0 eiωt .
Rispetto al caso del circuito RL abbiamo tuttavia un problema: sembrano esseci due va-
riabili, ovvero la corrente e la carica. Esiste tuttavia una relazione tra corrente e carica.
Infatti:
dQ
I= (24)
dt
utilizzando la scrittura come numeri complessi possiamo quindi scrivere:
d(Q0 eiωt )
I0 eiωt = = iωQ0 eiωt (25)
dt
10
da cui ricaviamo:
I0
Q0 = (26)
iω
1
Z =R+ (29)
iωC
Da cui risulta chiaro come l’impedenza associata ad un condensatore si possa scrivere come
ZC = 1/(iωC). Questa impedenza tende a zero per frequenze alte, a differenza dell’impedenza di
un solenoide che invece cresce e tende ad infinito. Invece l’impedenza di un condensatore tende
ad infinito per frequenze basse, e questo ci piace perché sappiamo come nel caso di potenziale
costante l’intensità di un circuito RC in carica tenda esponenzialmente a zero, diventando zero
per tempi lunghi, proprio come se la resistenza fosse incredibilmente alta.
ℑm{z}
R ℜe{z}
θ
1/(ωC)
×
(R − i/(ωC))
Figura 9:
11
I0
2 Figura
p 10: Il modulo I0 =
2 2 2
V0 / R + 1/(ω C ) della corrente in
1 Eq. (19) per un potenziale di ampiezza
V0 = 1 V, una resistenza R = 1 Ω e una
capacità C = 1 F.
1 2 3 4 5 6 ω
2
Figura 11: La fase arctan(1/(ωRC))
della corrente in Eq. (19) per una re-
1
sistenza R = 1 Ω e una capacità C =
1 F.
1 2 3 4 5 6 ω
12