Appunti Sui Circuiti in Corrente Alterna

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Appunti sui circuiti in corrente alternata

classe V

prof. Giovanni Borghi


Natale 2016

1 Circuiti oscillanti vs circuiti in corrente continua


Un circuito oscillante è un circuito in cui il generatore non eroga corrente continua, costante
nel tempo, ma una corrente oscillante, ovvero

V = V0 cos(ωt + φ) (1)

Mentre un generatore in corrente continua si ottiene ad esempio da una pila, è facile ottenere
un circuito oscillante se partiamo ad esempio da un generatore/dinamo a induzione elettroma-
gnetica, formato da una spira che ruota in campo magnetico. In questo caso Eq. (1) rappresenta
proprio la Fem indotta dalla rotazione della spira (notate che se scegliamo φ = π/2 possiamo
ottenere non solo il coseno, ma anche il seno).

Immaginiamo di avere a disposizione un insieme di manopole che ci permettono di mo-


dificare il potenziale in Eq. (1). Mentre per un generatore in corrente continua abbiamo
soltanto una manopola da variare, ovvero l’ampiezza V0 del potenziale costante, ora ab-
biamo tre manopole che possiamo girare, modificando V0 , φ e ω. V0 modifica l’ampiezza
dell’oscillazione, φ modifica la “fase” dell’oscillazione (trasla il coseno verso destra o verso
sinistra), mentre ω modifica il periodo dell’oscillazione (ricordiamo che ω = 2π/T ).

Quando il generatore Eq. (1) viene collegato ad un circuito, nel circuito passa corrente. Nel
caso di un generatore di corrente continua la corrente dipende da V0 e dalla resistenza R del
circuito tramite la legge di Ohm:
V
I= (2)
R
Quindi nel caso di corrente continua I è anch’essa costante, come V , ed è proporzionale a
V tramite il fattore 1/R. Ma nel circuito può essere presente anche un condensatore o una
induttanza. Se oltre alla resistenza sono presenti anche un condensatore o una induttanza si
verifica che I non è costante. I è infatti una esponenziale decrescente dal valore iniziale di V /R
fino a zero (un condensatore carico interrompe il circuito) nel caso del condensatore, mentre è

1
V

Figura 1: Manopola che modifica V0


1 2 3 4 5 6 t
−1

Figura 2: Manopola che modifica φ


1 2 3 4 5 6 t
−1

Figura 3: Manopola che modifica ω


1 2 3 4 5 6 t
−1

2
una esponenziale “rovesciata” crescente fino al valore limite di V /R nel caso di una induttanza
(un solenoide in un circuito a corrente costante è come se non contribuisse alla corrente del
circuito).
Nel caso di corrente alternata, la dipendenza di I da V è più complicata (ovviamente). La
presenza di un elemento circuitale (sia esso un condensatore, un resistore o un solenoide) può
modificare ben due dei tre parametri di V . Si può dimostrare che la presenza di un elemento
circuitale non può alterare la frequenza del generatore (ω resta costante) ma può alterare sia
l’ampiezza, sia la fase.
Per lavorare con generatori in corrente alternata con potenziale Eq. (1) è utile introdurre il
potenziale complesso:

V = V0 eiωt (3)

Ovviamente non esistono in pratica dei potenziali complessi: il potenziale fisico vero e
proprio usato nel circuito rimane sempre Eq. (1), ma faremo vedere che la scrittura Eq. (3)
è utile come “trucco matematico” per risolvere in modo più rapido e intuitivo i problemi con
circuiti in corrente alternata (in seguito daremo tre buoni motivi per introdurre questo “trucco”
complesso).
Cosa significa la scrittura Eq. (3)? Vediamo che sopra ci sono due fattori; partiamo dal
secondo, che è l’esponenziale complessa. Ricordiamo che l’esponenziale complessa è un numero
complesso di modulo 1 (ovvero di “lunghezza” 1 nel piano complesso), e inclinato rispetto
all’asse reale di un angolo dato dall’argomento dell’esponenziale. Nel nostro caso il numero
complesso eiωt non è altro che il numero complesso cos(ωt) + i sin(ωt), e si può rappresentare
sul piano complesso come segue

ℑm{z}

i
[cos(ωt) + i sin(ωt)]
×

−1 ωt 1 ℜe{z}

−i

E cosa dire di V0 ? È anche lui un numero complesso, con due differenze rispetto a eiωt ; la
prima differenza è che non dipende dal tempo; la seconda differenza è che ha modulo in generale

3
diverso da 1. Possiamo scrivere anche V0 usando una notazione esponenziale, e infatti abbiamo

V0 = V0 eiφ (4)

dove V0 adesso è un numero reale e positivo, in quanto rappresenta il modulo di V0 . Chiamiamo


V0 “ampiezza reale”, in quanto rappresenta l’ampiezza vera del potenziale oscillante Eq. (1),
mentre chiamiamo V0 “ampiezza complessa”, in quanto è costituita da un numero complesso
generico, ma “costante” nel tempo.

1.0.1 Parentesi: rappresentazione dei numeri complessi


Un numero complesso generico z si può scrivere sempre usando due notazioni, o quella più
conosciuta, la rappresentazione “algebrica” z = a + ib, oppure quella esponenziale z = |z|eiθ .
Si può facilmente passare da una rappresentazione all’altra.

1. Se abbiamo la rappresentazione esponenziale z = |z|eiθ , possiamo individuare la rappre-


sentazione algebrica da a = |z| cos(θ), e b = |z| sin(θ), ad√esempio
√ il numero complesso
z = 2eiπ/4 si può scrivere come 2 cos(π/4) + 2i sin(π/4) = 2 + 2i

2. Se abbiamo la rappresentazione algebrica, ovvero z = a + ib, se vogliamo trovare quella


esponenziale la cosa consigliabile è di rappresentare il numero sul piano complesso. Una
volta rappresentato il numero, si trova il modulo come sua distanza dall’origine |z| =

a2 + b2 (vedi Fig. 4), e l’angolo θ come l’angolo tra la congiungente il numero con
l’origine, e l’asse reale. L’angolo θ si trova scegliendo un triangolo rettangolo che abbia
come lunghezza dei cateti i moduli |a| e |b| dei numeri reali a e b, e calcolando l’angolo
usando l’arcotangente (vedi Fig. 5).

ℑm{z}

(a + ib)
× |z|
b
θ ℜe{z}

Figura 4:

4
ℑm{z}

(a + ib) a
× γ
b
θ ℜe{z}

Figura 5: Ricordiamo che la tangente di un angolo in un triangolo rettangolo si trova come


cateto opposto diviso cateto adiacente. In questo caso l’angolo γ si trova come arctan(|a|/|b|)
(a è negativo) e θ = π/2 + γ

Possiamo ora tornare ad osservare attentamente l’equazione Eq. (3). Se


V0 = V0 eiφ (5)
possiamo scrivere V come
V = V0 eiωt+iφ (6)

Andiamo adesso a scrivere la parte reale di V , usando la trasformazione 1 da


rappresentazione esponenziale ad algebrica.

ℜeV = V0 cos(ωt + φ) (7)

Bingo! Troviamo che Eq. (7) non è altro che l’Eq. (1). Questo significa che la par-
te reale del potenziale complesso è uguale al potenziale fisico del nostro circuito. Ecco
come dobbiamo fare ogni volta che, soddisfatti del nostro “trucco matematico” vogliamo
tornare ad utilizzare le variabili vere, “fisiche”, del nostro esperimento con il circuito:
tutto quello che serve è prendere la parte reale.

E se prendessimo invece la parte immaginaria? Anche prendere la parte immaginaria può


avere senso, semplicemente prendendola descriveremo un circuito in cui il potenziale oscillante
si comporta come il seno, invece che come il coseno.

2 Anche la resistenza è un numero complesso


Abbiamo detto in precedenza che nel calcolare la corrente I(t), la presenza di un elemento
circuitale può alterare l’ampiezza e la fase del potenziale del generatore, ma non la frequenza.
Vediamo come questo succede per un caso particolare: il circuito RL.

5
2.1 Esercizio: circuito RL in corrente alternata
Dato il circuito in figura, dotato di un solenoide di induttanza L, di un resistore di resistenza
R, e di un generatore di corrente alternata V = V0 cos(ωt):

si richiede di trovare l’intensità di corrente I.


Per cominciare, scriviamo la seconda legge di Kirchhoff per il circuito:

dI
V − RI − L =0 (8)
dt

ora usiamo il nostro trucco, scrivendo il potenziale come un numero complesso V = V′ eiωt , e
la corrente I come un numero complesso I0 eiωt , dove adesso V′ e I′ sono due numeri complessi
che non dipendono dal tempo. Notate come nell’esponenziale complessa compaia la stessa
pulsazione ω, sia per la corrente, sia per il potenziale. Possiamo adesso sostituire corrente e
potenziale complessi nell’equazione Eq. (8), e calcolare la derivata di I rispetto al tempo:
dI
= iωI0 eiωt (9)
dt
inserendola dentro l’Eq. (8), otteniamo

V0 eiωt − RI0 eiωt − iLωI0 eiωt = 0 (10)

possiamo adesso dividere per il fattore complesso eiωt , che è sempre diverso da zero (vi ricordo
che si tratta di un numero complesso di modulo 1, quindi sempre distante 1 dall’origine).
Otteniamo:

V0 − RI0 − iLωI0 = 0 (11)

da cui possiamo trovare


V0
I0 = (12)
R + iωL
Ecco fatto, abbiamo risolto il problema, trovando la corrente per il nostro circuito: adesso basta
sostituire I0 nella definizione di I = I0 eiωt e prendere la parte reale, e avremo la nostra intensità
fisica.

6
L’equazione Eq. (12) si può scrivere anche come:
V0
I0 = (13)
Z
dove
Z = R + iωL (14)

Quanto vale il modulo dell’impedenza in generale? Vale |Z| = R2 + ω 2 L2 . Quanto vale invece
l’angolo? Abbiamo che la parte reale di Z è R, la parte immaginaria è L, quindi il numero
complesso si trova nel primo quadrante. Perciò θ = arctan(ωL/R) (vedi Fig. 6).

ℑm{z}

(R + iωL)
×

ωL
θ ℜe{z}

Figura 6:

Allora Z si scrive, in rappresentazione esponenziale, come:



Z = R2 + ω 2 L2 ei arctan(ωL/R) (15)

Quindi ora possiamo scrivere come varia “fisicamente” la corrente, infatti abbiamo
V0
I0 = √ (16)
R2 + ω 2 L2 ei arctan(ωL/R)
ma V0 = V0 in quanto abbiamo preso un potenziale iniziale con una fase φ = 0 (vedi Eq. (5)),
quindi

V0 e−i arctan(ωL/R)
I0 = √ (17)
R 2 + ω 2 L2
e adesso ricordando che
V0 eiωt−i arctan(ωL/R)
I = I0 eiωt = √ (18)
R 2 + ω 2 L2

7
I0

2 √
Figura 7: Il modulo I0 = V0 / R2 + ω 2 L2
della corrente in Eq. (19) per un potenziale
1
di ampiezza V0 = 1 V, una resistenza R = 1 Ω
e una induttanza L = 1 H.
1 2 3 4 5 6 ω

1 2 3 4 5 6 ω Figura 8: La fase − arctan(ωL/R) del-


la corrente in Eq. (19) per una re-
sistenza R = 1 Ω e una induttanza
−1

L = 1 H.
−2

8
possiamo prendere la parte reale della corrente, ottenendo
V0
ℜeI = √ cos[ωt − arctan(ωL/R)] (19)
R2 + ω 2 L2
Facciamo ora quattro considerazioni importanti, ciascuna delle quali merita una sezione a
sè stante.

2.1.1 Vale la legge di Ohm generalizzata per le ampiezze complesse


L’equazione (13) assomiglia molto alla legge di Ohm, ed in effetti possiamo considerarla una
“legge di Ohm generalizzata” per i circuiti in corrente alternata. Da notare come questa legge di
Ohm si applica alle ampiezze complesse di potenziale e corrente, mentre al posto della resistenza
R ora compare un numero complesso Z, che viene chiamato in generale “impedenza”.

2.1.2 Le impedenze si combinano tra di loro come le resistenze


Infatti possiamo considerare Z come somma di due termini

Z = ZR + ZL (20)

dove abbiamo definito l’impedenza di una resistenza ZR = R e quella di un solenoide ZL = iωL.


L’Eq. (20) si può interpretare come il fatto che il resistore ed il solenoide sono in serie, e quindi le
loro impedenze si sommano. Se invece di essere in serie, fossero in parallelo, allora le impedenze
si combinerebbero come le resistenze in parallelo:

1 1 1
= + (21)
Z ZR ZL

da cui avremmo
R
Z= (22)
1 + R/(iωL)

2.1.3 L’impedenza dipende in generale dalla frequenza



Visto che Z = R + iωL, quindi il modulo dell’impedenza ( R2 + ω 2 L2 ) cresce con la frequenza.
Per frequenze basse, tendenti a zero, l’impedenza diventa uguale alla resistenza. Questo ci
piace, perchè sostituendo ω = 0 in Eq. (1) otteniamo un potenziale costante, e sappiamo che
per un circuito in corrente continua RL, per tempi lunghi abbastanza, la corrente raggiunge un
valore limite pari a V /R. La soluzione che troviamo in questo caso per I è dunque il valore della
corrente dopo un tempo sufficientemente lungo dalla chiusura del circuito RL. Per frequenze alte,
invece il contributo principale all’impedenza viene dal solenoide, e l’angolo θ = arctan(ωL/R)
che rappresenta la fase dell’intensità di corrente tende ad essere uguale a π/2.

9
2.1.4 Tre buoni motivi per utilizzare il “trucco” dei numeri complessi
1. Con la rappresentazione complessa esponenziale Eq. (3) del potenziale è possibile descri-
vere contemporaneamente l’intensità del circuito per due tipi di generatori, uno che oscilla
come il seno, e uno che oscilla come il coseno.
2. Con la rappresentazione esponenziale è facile calcolare la derivata della corrente, perchè la
derivata di eiωt è semplicemente iωeiωt . La derivata del seno e del coseno è più complessa,
perchè il coseno si trasforma in seno, e il seno in coseno, e non si potrebbe ottenere quella
semplificazione delle esponenziali che abbiamo fatto passando da Eq. (10) a Eq. (11)
3. Con la rappresentazione esponenziale è possibile trattare ampiezza e fase dell’oscillazione
contemporaneamente, usando le ampiezze complesse V0 e I0 .

2.2 Esercizio: circuito RC in corrente alternata


Dato il circuito in figura, dotato di un condensatore di capacità C, di un resistore di resistenza
R, e di un generatore di corrente alternata V = V0 cos(ωt):

si richiede di trovare l’intensità di corrente I.


Scriviamo anche in questo caso la seconda legge di Kirchhoff per il circuito:

Q
V − RI − =0 (23)
C

ora usiamo ancora il nostro trucco, scrivendo il potenziale come un numero complesso V =
V0 eiωt , e la corrente I come un numero complesso I0 eiωt . La carica Q sarà anch’essa un numero
complesso Q0 eiωt .
Rispetto al caso del circuito RL abbiamo tuttavia un problema: sembrano esseci due va-
riabili, ovvero la corrente e la carica. Esiste tuttavia una relazione tra corrente e carica.
Infatti:
dQ
I= (24)
dt
utilizzando la scrittura come numeri complessi possiamo quindi scrivere:
d(Q0 eiωt )
I0 eiωt = = iωQ0 eiωt (25)
dt

10
da cui ricaviamo:
I0
Q0 = (26)

Quindi la legge di Kirchoff Eq. (27) può riscriversi:


I0
V0 − RI0 − =0 (27)
iωC
e arriviamo a scrivere la legge di Ohm generalizzata come:
V0
I0 = 1 (28)
R + iωC
quindi l’impedenza di questo circuito è:

1
Z =R+ (29)
iωC

Da cui risulta chiaro come l’impedenza associata ad un condensatore si possa scrivere come
ZC = 1/(iωC). Questa impedenza tende a zero per frequenze alte, a differenza dell’impedenza di
un solenoide che invece cresce e tende ad infinito. Invece l’impedenza di un condensatore tende
ad infinito per frequenze basse, e questo ci piace perché sappiamo come nel caso di potenziale
costante l’intensità di un circuito RC in carica tenda esponenzialmente a zero, diventando zero
per tempi lunghi, proprio come se la resistenza fosse incredibilmente alta.

ℑm{z}

R ℜe{z}

θ
1/(ωC)

×
(R − i/(ωC))

Figura 9:

Possiamo ora scrivere l’intensità “fisica” come:


V0
ℜeI = p cos[ωt + arctan(1/(ωRC))] (30)
R2 + 1/(ω 2 C 2 )

11
I0

2 Figura
p 10: Il modulo I0 =
2 2 2
V0 / R + 1/(ω C ) della corrente in
1 Eq. (19) per un potenziale di ampiezza
V0 = 1 V, una resistenza R = 1 Ω e una
capacità C = 1 F.
1 2 3 4 5 6 ω

2
Figura 11: La fase arctan(1/(ωRC))
della corrente in Eq. (19) per una re-
1
sistenza R = 1 Ω e una capacità C =
1 F.
1 2 3 4 5 6 ω

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