Copia Di Storia 2
Copia Di Storia 2
Copia Di Storia 2
Sia le Province Unite che erano diventate indipendenti dalla corona spagnola nella
seconda metà del 500 e sia l’Inghilterra, in cui dopo qualche anno di Repubblica era
stata ripristinata la monarchia nella seconda metà del 600 vi era un modello di
organizzazione statale differente rispetto alla maggior parte dei Paesi europei.
Gli elementi in comune a questi due modelli erano:
1. La compartecipazione alle decisioni politiche delle elites locali
2. Il mantenimento degli organi rappresentativi: Assemblea generale per le
Province Unite e Parlamento diviso in due Camere per l’Inghilterra
3. Un forte carattere antidispotico affiancato ad un grado sempre
maggiore di tolleranza
Dopo la morte di Cromwell nel 1660 in Inghilterra venne ripristinata la monarchia con
Carlo II Stuart (successore del re decapitato Carlo I), ma si mantenne la funzione del
Parlamento in una sorta di diarchia che tutelava i diritti dei sudditi attraverso la
divisione del potere tra sovrano e Parlamento.
In entrambi questi modelli di società, accanto a questi organi rappresentativi,
acquistarono importanza figure militari che godevano di ampi poteri:
il Lord protettore in Inghilterra che durante gli anni della Repubblica era stato
Cromwell, uno dei capi dell’esercito del Parlamento
lo Stadhouder e il Gran pensionario nelle Province Unite: il primo quasi sempre
un rappresentante della dinastia degli Orange, il secondo il rappresentante
dell’Olanda, la provincia più importante delle Province Unite.
Entrambi questi Stati erano importanti potenze marittime e commerciali.
Gli olandesi venivano chiamati “brokers”, “mediatori dell’universo” perché
trafficavano dappertutto e non solo prodotti di loro produzione.
La sua fortuna mercantile era legata al fatto che l’Olanda è situata sul delta di tre
grandi fiumi che attraversano gli stati tedeschi, il Belgio e il nord della Francia,
dominando i commerci nel Mar Baltico e Mare del Nord.
CAP 16
MODELLO DI SOCIETÀ INGLESE E OLANDESE
CAPITOLO 17
LA MONARCHIA DI LUIGI XIV DI BORBONE
gi Al potere
Con la morte del cardinale Mazzarino nel 1661, il giovane figlio di Luigi XIII
della dinastia dei Borbone, ovvero Luigi XIV, passato alla storia come
Re Sole, dopo un breve periodo di reggenza, all’età di 23 anni decise di
governare personalmente, attuando un’opera di disintermediazione e mettendo
in atto una politica di accentramento dei poteri nelle mani del sovrano senza
precedenti.
decce mete Di
goo
Innanzitutto, maturò l’idea che la pratica governativa diffusasi dalla metà del 600
che vedeva l’affiancamento al sovrano di un favorito nella gestione del patronage
regio, cioè di un primo ministro in grado di influenzare le decisioni del re, di cui
spesso era il suo alter-ego in versione tirannica, risultava una pratica dannosa per la
stabilità politica della monarchia, ragion per cui, dopo la morte di Mazzarino, non
nominò nessun primo ministro.
Non convocò mai gli Stati generali ed esautorò anche i Parlamenti privandoli del
diritto di rimostranza (era un’istituzione giudiziaria e non rappresentativa, cioè
eletta dal popolo)
Per limitare l’influenza della nobiltà, attuò una politica di integrazione trasformandola
l’aristocrazia in un ceto di servizio, offrendo incarichi nell’esercito, nella marina,
nell’amministrazione al fine di “staccare” i nobili dai loro feudi dove erano
riconosciuti come piccoli sovrani.
Il rafforzamento dell’apparato statale fu affidato ad esponenti del ceto borghese o
della nobiltà minore da cui attinse i funzionari che controllavano a livello locale i
territori e rispondevano direttamente alla corona, i cd “intendenti”.
Nei pressi di Parigi fece costruire la famosa Reggia di Versailles che gli storici
hanno paragonato ad una gabbia dorata in cui il sovrano induceva l’aristocrazia ad
affluire. Tuttavia, secondo l’autore del libro, quella di Luigi XIV non fu una politica
di costrizione, quanto piuttosto del consenso:
i nobili ritenevano un privilegio quello di essere ammessi a corte.
Il modello assolutistico del Re Sole non era un modello pianificato, programmato,
ma, secondo l’autore, era spesso il risultato di contrattazioni con forze che cercavano
di contrastare l’affermazione del potere assoluto del sovrano sinteticamente
racchiuso nella famosa frase: “L’Etait c’est moi”.
LA POLITICA ESPANSIONISTICA
In politica estera, le sue mire espansionistiche erano rivolte ad est con l’obiettivo
di allargare i confini fino al fiume Reno e a nord-est verso i Paesi Bassi spagnoli
(l’attuale Belgio) e le Province Unite.
Come pretesto per scatenare la guerra contro la Spagna, egli rivendica il diritto di
successione al trono asburgico per aver sposato Maria Teresa, figlia di Filippo IV che
era deceduto, mentre al trono era successo il fratellastro della donna, Carlo II. Ebbe
così inizio una “guerra di devoluzione”, con riferimento al diritto di successione
riconosciuto per legge ai figli di primo letto, mentre Carlo II era nato da seconde
nozze di Filippo IV.
Come pretesto per attaccare le Province Unite Luigi XIV si appigliò a delle
controversie di natura commerciale. Nonostante molti anni di guerra, la Spagna
intervenne in aiuto alle Province Unite e, per arrestare l’avanzata delle truppe
francesi, allagò il territorio rompendo delle dighe, salvaguardando così
l’indipendenza di queste province.
Alla fine di questi due conflitti la Francia ottenne piccoli territori: la Franca
Contea, Lille, l’Alsazia e Strasburgo. Inoltre, il re francese favorì la rivolta di
Messina contro gli spagnoli e, successivamente, attaccò Genova.
Ogni volta si generava una reazione delle altre potenze che si coalizzavano contro la
Francia.
Nel 1700 con la morte di Carlo II re di Spagna scoppiò una guerra di successione
per mancanza di eredi diretti e Luigi XIV cercò di imporre il nipote Filippo di
Borbone duca d’Angiò, suscitando ancora una volta una reazione internazionale
antifrancese.
LA POLITICA ECONOMICA
LA POLITICA RELIGIOSA
LA PRUSSIA E LA RUSSIA
CAPITOLO 18
SECONDA RIVOLUZIONE INGLESE O GLORIOSA RIVOLUZIONE
CAP 17
LA MONARCHIA DI LUIGI XIV DI BORBONE
La politica espansionistica e
La politica economica
La politica religiosa
La Russia e la Prussia
(1688/89)
Guglielmo III d’Orange, capo militare delle Province Unite, protestante, il quale
aveva sposato una Stuart, Maria II figlia del re Giacomo, protestante anche lei a
differenza di suo padre.
Il re Giacomo fuggì in Francia mentre il popolo accolse positivamente
Guglielmo e Maria che furono proclamati a pieno titolo sovrani d’Inghilterra, dal
momento che secondo il Parlamento il re aveva violato la Costituzione inglese
fuggendo, infrangendo il patto originario tra il sovrano e il popolo.
Tra il 1688/89 i nuovi sovrani sottoscrissero la Dichiarazione dei Diritti, il
cd Bill of Rights che sanciva i diritti e le prerogative del Parlamento inglese che si
dichiarava organo rappresentativo della nazione, detentore del potere legislativo,
compreso il diritto di imporre tasse, nonché di vigilare sul comportamento del re che
manteneva il diritto di veto sulle leggi votate dalle Camere. Venne garantita la libertà
di parola, di stampa, di culto.
I due nuovi sovrani non ebbero eredi e dal momento che l’Act of Settlement del
1701 approvato dal Parlamento impediva la successione dinastica ai cattolici, fu
designato come erede al trono l’altra figlia di Giacomo II, Anna Stuart, anche lei
protestante e, dopo di lei, la cugina Sofia sposata con il principe tedesco Giorgio I di
Hannover.
Alla morte di Anna Stuart iniziò dunque la dinastia tedesca degli Hannover: il nuovo
re Giorgio I dovette sedare una rivolta in Scozia che voleva separarsi dall’Inghilterra
dopo che nel 1707 con L’Union Act c’era stata l’unione anglo-scozzese con la
nascita della Gran Bretagna.
Egli delegò ampi poteri al Governo composto da ministri scelti nelle fila dei Whig
che iniziarono una lunga egemonia nel Parlamento inglese.
Nasce la figura del moderno primo ministro, quasi sempre il capo della
maggioranza parlamentare, non più solo uomo di fiducia del sovrano.
Il Governo diventò gradualmente un’istituzione autonoma dalla corona che doveva
godere della fiducia del Parlamento, quest’ultimo in carica non più per 3 anni, bensì
per 7 anni.
Al sovrano di fatto rimanevano le decisioni in materia di politica estera e il ruolo
di garante delle istituzioni e simbolo dell’identità nazionale.
Per quanto riguarda il diritto di voto esso era assai ristretto dal momento che era su
base censitaria, cioè solo chi possedeva un certo reddito aveva il diritto di votare.
Inoltre, non c’era alcun criterio di proporzionalità tra il numero degli elettori e quello
dei deputati.
(1688/89)
Il fascino del modello inglese
IL FASCINO DEL MODELLO INGLESE
CAPITOLO 19
GUERRE DI SUCCESSIONE
IL GIOCO DELLE DINASTIE: I NUOVI ASSETTI EUROPEI
NELLA PRIMA META’ DEL 700
Il 1700 si apre con una serie di conflitti che non hanno alla base una motivazione
religiosa, bensì la necessità di mantenere una condizione di equilibrio tra le diverse
potenze europee. Infatti, ogni qualvolta una potenza europea cerca di accrescere il
proprio potere, le altre intervengono e si coalizzano per ridimensionarlo: da qui il
titolo che l’autore ha scelto per questo capitolo: “il gioco delle dinastie”.
Il Settecento si apre con l’egemonia francese che si sostituisce a quella spagnola,
con l’ascesa di aggressive potenze che vogliono modificare gli equilibri e gli
assetti politico-militari: Inghilterra, Province Unite, ma anche Prussia, Russia,
Svezia che si contendono l’area del Mar Baltico.
Inoltre, un terzo elemento di instabilità politica è rappresentato dal conflitto tra il
principio di legittimità dinastica e una nuova tendenza verso una legittimità
protonazionale, l’idea cioè che un sovrano, anche se non originario dei territori in cui
regna, debba rispettarne le usanze e i costumi.
SUCCESSIONE SPAGNOLA
Il 1° novembre del 1700 muore Carlo II d’Asburgo, da tempo malato. Egli non ha
eredi maschi, motivo per il quale già negli ultimi anni del 1600 vengono siglati
diversi accordi circa la spartizione dell’impero asburgico.
Luigi XIV prepara con abilità la successione borbonica al trono di Spagna del nipote
Filippo d’Angiò e, infatti, poco prima di morire, Carlo II designa lui come proprio
erede, il quale sale al trono prendendo il nome di Filippo V di Spagna, sostenuto
da Francia e Spagna, ma con la clausola di rinunciare all’unione dinastica tra i due
regni.
Si costituisce così un asse franco-spagnolo che minaccia l’intera Europa.
In risposta a questa minaccia, l’imperatore Leopoldo I d’Austria che rivendica il
trono per il figlio, l’arciduca Carlo, organizza la Coalizione dell’Aia (1701) a
cui partecipano l’Inghilterra e le Province Unite e a cui si aggiungono in seguito
anche Prussia, Portogallo, Austria e ducato di Savoia.
Dopo alcuni successi iniziali per l’asse franco-spagnolo, le sorti del conflitto
volgono a sfavore delle truppe francesi; anche la Spagna è impegnata a fronteggiare
una insurrezione in Catalogna che non accetta di riconoscere il sovrano Filippo V
(nipote di Luigi XIV), ma si ribella per sostenere la successione dell’arciduca Carlo
d‘Asburgo.
Anche in Italia gli austriaci hanno la meglio sulla coalizione franco-spagnola,
conquistando Milano e Napoli, mentre la flotta inglese occupa Gibilterra e l’isola di
Minorca e permetterà l’occupazione della Sardegna da parte dell’esercito asburgico.
Ma nel 1711 con la morte del successore al trono di Leopoldo I d’Austria, sale al
trono il figlio minore Carlo che era il pretendente al trono di Spagna e che intanto
diventa imperatore d’Austria con il nome di Carlo VI.
A questo punto cambia radicalmente la situazione perché l’Inghilterra si rende conto
del gran potere che avrebbe avuto Carlo VI se avesse vinto la guerra, e del rischio ben
più grande di vedere unificati i due regni d’Austria e di
Spagna, tanto più che i Tories che hanno l’egemonia parlamentare sono contrari
alla guerra.
A questo punto gli alleati abbandonano Carlo VI, concludendo con i Borbone i
Trattati di Utrecht e di Rastadt (1713-1714) che ridisegnano una nuova mappa
politica europea e segnano la fine dell’egemonia spagnola in Italia e l’inizio di quella
austriaca.
Adesso la dinastia legittima di Spagna è quella dei Borbone, storici nemici della
dinastia degli Asburgo.
- Filippo V di Borbone diventa re di Spagna e delle colonie americane a patto di
non unificare i due regni di Francia e Spagna
- L’Inghilterra, potenza vincitrice, ottiene Gibilterra e Minorca e importanti
territori dell’America settentrionale che con il cd asiento garantiva il
monopolio del commercio degli schiavi nelle colonie d’America
- All’Austria vengono assegnati i territori spagnoli italiani: regno di Napoli, di
Sardegna, Stato di Milano, i Paesi Bassi meridionali
- Ai Savoia la Sicilia, poi ceduta all’Austria in cambio della Sardegna
Pochi anni dopo ci sarà il tentativo da parte della Spagna di riconquistare i territori
che aveva perso nell’Italia meridionale, un tentativo destinato a fallire e che
obbligherà la Spagna a capitolare e a firmare la pace dell’Aia del 1720.
UNIONE E CONQUISTE:
IL CASO DELLA CATALOGNA E DELL’INGHILTERRA
Negli anni della guerra di successione spagnola, continua la rivolta in Catalogna che
aveva sognato con l’arciduca Carlo di riconquistare la sua indipendenza dalla Spagna.
Intanto, Filippo V avvia il processo di unificazione delle due corone di Castiglia e di
Aragona.
Negli stessi anni in Inghilterra la regina Anna Stuart, secondogenita di Giacomo II,
avvia un processo di unificazione delle corone di Inghilterra e Scozia sotto un
unico regno chiamato Gran Bretagna (1707), una unificazione già vagheggiata a
inizi 600 da Giacomo I. La regina dovrà fronteggiare ben due rivolte scozzesi nel
giro di trent’anni durante le quali si formerà una identità del popolo scozzese
separata da quella inglese.
Analoghi episodi di ribellione si verificheranno anche in Irlanda dove, sulla scia delle
rivolte scozzesi, matura una prima consapevolezza protonazionale.
LE GUERRE DEL NORD
Agli inizi del 700, negli stessi anni in cui si combatteva la guerra di successione
spagnola, inizia la lotta tra le potenze europee per il controllo del Mar Baltico e
dell’Europa nord-orientale, importante snodo dei traffici commerciali che dalla
metà del 600 è sotto l’egemonia svedese.
Contro di essa si coalizzano lo zar di Russia, Pietro il Grande, la Danimarca e la
Polonia e inizia così la seconda Guerra del Nord a inizi Settecento che vedrà la
graduale affermazione della Russia.
Le truppe svedesi, dopo la pace ottenuta con la Danimarca e l’invasione della
Polonia, tentano di penetrare nelle pianure russe, ma vengono sconfitte anche a causa
del rigido inverno russo e di un’abile strategia militare
adottata dai russi che bruciano il cammino davanti all’esercito invasore, il quale
non ha così la possibilità di procurarsi il necessario per la sopravvivenza.
La Svezia sarà costretta a cedere i suoi territori tedeschi e polacchi alla Prussia e
alla Danimarca e a riconoscere le conquiste territoriali russe sul Mar Baltico.
La Svezia perde così il controllo sull’area del Baltico mentre la Russia entra a far
parte a pieno titolo delle potenze europee.
Successione spagnola
Dopo due anni dalla Pace di Vienna del 1738 con cui si pose fine alla guerra di
successione polacca, scoppia nel 1740 la guerra di successione austrica
poiché l’imperatore Carlo VI d’Asburgo muore senza eredi maschi. Egli aveva
designato come erede al trono il genero Francesco di Lorena, marito della figlia
Maria Teresa, ma in punto di morte fa modificare le leggi di successione in vigore in
Austria per consentire la successione diretta al trono dei domini asburgici (Austria,
Boemia e Ungheria) della figlia, emanando un editto dalla dubbia legittimità noto
come Prammatica sanzione del 1713.
Alla sua morte i sovrani di Baviera e di Sassonia non riconoscono la
legittimità di tale editto e avanzano pretese sui territori austriaci con
l’appoggio della Francia, Spagna, Prussia e Regno di Sardegna.
La Prussia occupa la Slesia, mentre le truppe francesi invadono la Boemia. Maria
Teresa prende in mano la situazione e cerca di dividere la coalizione avversaria,
trattando la pace con il sovrano di Prussia a cui concede la Slesia, ricca regione
mineraria.
Inoltre, con un’abile manovra politica, si assicura l’appoggio della Gran
Bretagna, delle Province Unite e del Regno di Sardegna.
Con la Pace di Aquisgrana del 1748 si pone fine alla guerra di successione
austrica con cui:
CAPITOLO 20
ESPANSIONE EUROPEA E LE NUOVE GERARCHIE ECONOMICHE
INTERNAZIONALI
Nella seconda metà del 600 i primi imperi coloniali, quelli del Portogallo e della
Spagna, devono confrontarsi con la concorrenza di nuove potenze che si affacciano
sullo scenario dei traffici con l’Asia, l’Africa e l’America: Province Unite, Francia e
Inghilterra, oltre a farsi concorrenza, cercano infatti di scardinare il monopolio
esercitato da Spagna e Portogallo nei loro imperi coloniali.
Il conflitto termina con la Pace di Parigi del 1763 con cui l’Inghilterra ottiene dai
francesi il Canada e la colonia di New Orleans e dagli spagnoli che erano alleati dei
francesi ottiene la Florida, mentre la Prussia conquista la Slesia.
Il commercio degli schiavi rappresenta un entroito molto vantaggioso, nonché una
delle direttrici del cd “commercio triangolare” tra Europa, Africa e America: basti
pensare che tra il 1700 e il 1800 vengono comprati e venduti come schiavi in
America oltre 6 milioni di africani!
Solo nel 1808 il Parlamento di Londra decreterà l’abolizione della tratta degli
schiavi nelle colonie britanniche.
Nel 1773 il Parlamento inglese approva la nomina del primo governatore generale
del Bengala creando le basi del dominio coloniale inglese.
CAPITOLO 21
VITA URBANA E MONDO RURALE
ECONOMIA E SOCIETA’ TRA 600 E 700
LA PRODUZIONE MANIFATTURIERA
CAPITOLO 22
FAMIGLIA, GENERE, INDIVIDUO
IL MATRIMONIO
Nella società di Antico Regime il matrimonio è un sacramento grazie al quale la
Chiesa per secoli ha esercitato una grande influenza sulla vita familiare, imponendo
il modello di matrimonio monogamico, eterosessuale, indissolubile. Inoltre, ha
imposto le nozze esogamiche, cioè contratte al di fuori della sfera dei parenti,
difendendo la libera scelta del proprio partner, anche se tale scelta non incontra il
consenso della famiglia. Tale principio cozzava con la logica familiare tradizionale
che vedeva il matrimonio come un’alleanza parentale, spesso come una strategia per
ottimizzare le risorse familiari attraverso lo scambio delle doti.
La posizione della Chiesa e la logica familiare trova invece un punto in comune
nell’ordine gerarchico e nella divisione di genere dei ruoli sociali che vedono il
dominio maschile, mitigato dalla possibilità della donna di essere soggetto giuridico
positivo.
LA TRANSIZIONE DEMOGRAFICA
INDIVIDUALISMO AFFETTIVO
Il matrimonio
La transizione demografica
Individualismo affettivo
protagoniste.
CAPITOLO 23
L’ILLUMINISMO: IL MONDO AL LUME DELLA RAGIONE
ILLUMINISMO FRANCESE
L’ENCYCLOPEDIE
Manifesto del pensiero illuminista l’Encyclopedie costituisce un’impresa senza
precedenti realizzata da un gruppo di intellettuali, i quali raccolgono tutte le
conoscenze del tempo in un’opera stampata composta da 28 volumi, curata da
Diderot e D’Alambert.
Avviata nel 1751 questa ambiziosa opera viene portata a termine circa 20 anni dopo
a causa di problemi con la censura alla revoca dell’autorizzazione regia e alla
condanna del papa.
Una delle caratteristiche principali dell’Encyclopedie è l’atteggiamento di totale
fiducia verso la scienza e le tecniche, poiché si ritiene che solo il pensiero scientifico-
matematico può scoprire le leggi che regolano la natura e la vita. Da qui i progressi
che si registrano nel campo delle scienze naturali, della chimica e della fisica.
La fiducia della ragione si estende anche al mondo umano e si diffondono nuove
concezioni filosofiche quali il sensismo, cioè la tendenza a ricondurre la
conoscenza umana ai dati sensoriali o all’esperienza, e il materialismo, cioè una
visione meccanicistica della natura che esclude il dogmatismo.
CAPITOLO 24
DISPOTISMO RIFORMATORE
Nella seconda metà del 700 si registra una marcata tendenza dei sovrani a
modificare gli assetti giuridici, politici e socio-economici dei propri regni.
Questa tendenza riformatrice costituisce una novità dal momento che il sovrano è
stato per secoli visto come il difensore degli equilibri stabiliti, colui che esercita una
funzione restaurativa, ma non riformatrice.
Questa innovazione nel ruolo dei sovrani si spiega innanzitutto con la necessità di
migliorare l’efficienza della macchina statale ai fini bellici; considerando che la
guerra si combatteva essenzialmente arruolando truppe mercenarie, la potenza di un
esercito dipendeva direttamente dal prelievo fiscale imposto in un regno. Ma nella
società di Antico Regime per imporre nuove tasse occorre il consenso delle
assemblee rappresentative, motivo per il quale, a partire dalla metà del 600, si
registra la tendenza dei sovrani europei a non convocare queste istituzioni
rappresentative.
Nei domini asburgici, già a partire dal 600 e più compiutamente nel 700, si diffonde
una corrente di pensiero chiamata cameralismo, che consisteva in un’analisi
economica e fiscale finalizzata al miglioramento dell’efficienza dell’apparato
statale.
I SOVRANI ILLUMINATI