Lezione 1
Lezione 1
Lezione 1
Per il restauro si può risalire fino al mondo greco—> brano di Plutarco “Vita di Teseo”. Gli Ateniesi
conservano la nave di Teseo come oggetto sacro. La nave conserva la forma ma non la materia.
Si parla quindi di identità. Il concettosi restauro che noi applichiamo per le nostre architetture è
profondamente occidentale: altre culture hanno una concezione della conservazione diversa, come
il mondo islamico e quello asiatico.
Veliero di Irsen a Greenwich. Riqualificazione e valorizzazione nel momento in cui questa nave
diventa un oggetto di esposizione.
Wasa a Upsala, Stoccolma. Affonda dopo 20 minuti nel golfo di Stoccolma. 300 anni dopo, viene
individuato e viene riportato a galla quasi integro e viene realizzato un museo con il basa al suo
interno. Qua viene conservata la materia.
I cavalli di San Marco—> quelli esposti non sono quelli originali. Copie quasi identiche.
Ville Savoir di Le Corbusier, manifesto della sua architettura contemporanea. Anche questa è stata
oggetto di perdita di materiale. Viene presa dai nazisti che ne fanno una sede di comando. Poi
utilizzata dagli alleati come centro di comando, poi passa allo stato francese come spazio di
laboratorio. Poi viene resa museo delle idee di Le Corbusier. Le architetture non subiscono solo le
vicende del tempo MA anche l’uso dell’uomo.
Campanile di San Marco ricostruito quasi uguale all’originale perché l’impulso della gente, della
politica era quello di ricostruire il campanile che quello originario. E nel farlo si mette in moto un
apparato di cultura e politica per cui la ricostruzione del campanile di San Marco diventa un
evento. La ricostruzione è oggetto di varie proposte e varie strategie. Non vengono recuperati dei
mattoni originali, viene utilizzata una malta più moderna. Periodo in cui è forte il mito del progresso
, del rinnovamento, con una visione positiva della storia.
Castello di Novara.
Si può cominciare a parlare di conservazione (restauro) laddove si riscontrano attenzioni a particolari valori
(simbolici, religiosi o artistici)che non si vogliono perdere.
La grande divisione fra le cose si riduca a quello sotto ol diritto divino e quelle sotto il diritto umano.
In epoca romana ogni cosa del diritto divino (templi, rauca à quello sotto Il diritto divino e quelle sotto il
diritto umano In epoca romana ogni cosa del diritto divino (templi, are, monumenti funebri ecc.) era un
bene extra commercium, assoggettato ai pontefici a cui spettava stabilire l'ambito di tutela.
- A Roma già nell'età repubblicana esistevano delle leggi legate alla tutela del bene cittadino, poi rese
ancora più rilevanti in età imperiale per evitare la speculazione e la rimozione dei marmi.
Tra il V e il VI dC, con l'arrivo del Cristianesimo la giurisprudenza sui monumenti antichi si amplia, e
guadagna uno «spessore materico» -Per i Cristiani il passaggio di Dio sulla terra è un passaggio materiale
(con Cristo e i Santi), e la loro autenticità garantisce la validità.
- La religione Cristiana, a differenza del Paganesimo o dell'Ebraismo, dà centrale importanza al corpo e alla
materia (sia individuale che costruita)
La sensibilità per la conservazione della materia autentica deriva dall'innestarsi della cultura cristiana sulle
strutture dell’Impero Romano.
• un 'interpretazione della materia autentica come portatrice di valori spirituali una visione lineare del
tempo che riconoscesse il mondo antico come ormai distante.
Una figura centrale è Cassiodoro, ministro del re Teodorico, (485 ca- 580 ca) che rappresentò un punto di
contatto tra le strutture del mondo romano e la forza vivificatrice dei popoli barbarici: fra la cultura
dell'aristocrazia pagana e il sentimento religioso cristiano.I suoi scritti evidenziano una consapevole
dimensione teorica e pratica del «restauro».
Fu infatti grazie alle convinzioni di pochi, tra cui Cassiodoro, che le maggiori eredità del mondo antico
furono trasmesse al futuro.
(...) incrudelirono sui palazzi crollati per vetustà o per violenza, dimore, un tempo, di uomini illustri, poi
sugli spezzati archi trionfali (...) né si vergognarono di fare vile mercato e turpe guadagno dei frammenti
della stessa antichità (...) Cosi a poco a poco le rovine se ne vanno, così se ne vanno ingenti testimonianze
della grandezza degli antichi—> Francesco Petrarca
La lettera del 1519 di Raffaello a Leone X rappresenta un lavoro incompiuto. Gli appunti di Raffaello sono
portati a Mantova dall'amico Baldassarre Castiglione per porli in bella scrittura per poi essere inviati al
pontefice sotto forma di lettera. L'improvvisa morte di Raffaello fermerà il progetto e la lettera non arriverà
mai nelle mani di Leone X. Pubblicata nel 1733, è divenuta immediatamente testo leggendario nelle corti
più influenti d'Italia per la modernità dei contenuti.(...)
“Però, essendo io stato assai studioso di q(ues)te antichità, et havendo posto non picciola cura in cercarle
minutamente et misurarle con diligentia, et leggendo i buoni autori, confrontare l'opere con le scritture,
penso di haver conseguito qualche notitia dell'architettura antica. Il che in un punto mi da gra(n) dissimo
piacere, per la cognitione di cosa tanto eccellente, et grandiss(im)o dolore, vedendo quasi il cadavero di
quella nobil patria, che è stata regina del mondo, cosi miseram (en) te lacerato. (...) Ma perché ci doleremo
noi de' Gothi, Vandali, et d'altri tali perfidi nemici, se quelli i quali come padri et tutori dovevano difendere q
(ues) te povere reliquie di Roma, essi medesimi hanno lungam(en)te atteso a distruggerle? Quanti pontefici,
Padre Santiss (im) o, i quali havevano il med (esim) o officio che ha V (ostra) S (anti) tà, ma no (n) già il
medesimo sapere, né il med (esim) o valore, (...) hanno atteso a ruinare templi antichi, statue, archi et altri
edifici gloriosi?”
“In mancanza di una visione storica del passato il rapporto uomo- opera d'arte è sempre impreciso,
mutabile, arbitrario e quando gli architetti si accostano al monumento per riadattarlo alle nuove esigenze,
per sostituirvi qualche parte o per completarlo, è sempre il monumento che deve entrare nella visione
dell'architetto e mai viceversa, il che non è precisamente quello che noi chiamiamo restauro”
C. Ceschi, Teoria e Storia del restauro, 1970 Le verifiche Albertiane conducono ad approfondire dubbi:
impossibile scindere l'opera di restauratore da quella di architetto, Alberti è sempre entrambe le cose,
quando riveste la chiesa di san Francesco con una «cassa muraria», rispettando, per assurdo, proprio
l'antico monumento. Non si puo' considerare il restauro come un prodotto tipico della civiltà moderna ma il
fenomeno deve essere ricondotto nell'ambito continuo degli interventi su edifici esistenti. Passando
dall'idea di restauratio est renovata creatio à intervento diretto sul bene attraverso un complesso di
operazioni finalizzate all'integrità materiale ed al recupero del bene medesimo, alla protezione ed alla
trasmissione dei suoi valori culturali
Dal XV secolo, appare possibile riconoscere a partire da una serie di differenti atteggiamenti verso le
preesistenze un lento processo di avvicinamento al concetto di restauro, anche se ancora prevale il
principio di riuso e rinnovamento secondo forme proprie del periodo di intervento. Le idee di Tutela e
Restauro seguono strade e tempi differenti. Il discrimine si manifesta intorno alla concreta difesa della
materia antica. Pertanto se si può precocemente parlare di tutela (provvidente di ordine immateriale e
normativo) e di restauro vero e proprio, inteso come codice di condotta per l'intervento diretto e materiale
sull'opera, suscitato da un giudizio culturale e condotto con cautela scientifica, si potrà parlare soltanto a
partire dal tardo Settecento.