Edifici in Legno
Edifici in Legno
Edifici in Legno
Maurizio Follesa
Marco Pio Lauriola
Francesco Maione
Antonino Moschetto
Mario Moschi
Giuseppe Palanga
Marco Terranova
Salvatore Vasta
e
Marco Luchetti di Assolegno/FederlegnoArredo
EDIFICI A STRUTTURA DI LEGNO
progettazione e realizzazione
Conlegno
Edito e distribuito da: Ticom Srl - Piacenza
Copyright © Conlegno, 2011
Foro Buonaparte 65
20121 - Milano
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ogni mezzo, inclusi la fotocopia, la registrazione e il trattamento informatico, senza l’autorizzazione
del possessore dei diritti.
Prefazione.............................................................................................................. 1
Introduzione.
Scopo del lavoro e ambiti applicativi .......................................................................... 7
Il legno è una materia antica, una delle più utilizzate al mondo. È quindi uno dei
più sperimentati materiali strutturali e, se correttamente lavorato, selezionato,
progettato, offre garanzie di sicurezza non minori di quelle offerte dagli altri
materiali da costruzione, sia nel caso del legno massiccio, che del legno lamellare
e dei materiali derivati dal legno. Tutte queste differenti tipologie si prestano
ottimamente ad essere utilizzate per rispondere alle più diverse aspettative
architettoniche, statiche, dimensionali, economiche.
L’uso sinergico di esperienze millenarie e tecnologie contemporanee consente
oggi di realizzare costruzioni multipiano in legno, capaci di coniugare estetica,
funzionalità ed economicità con risultati sorprendenti.
Tali ottime prestazioni sono riconosciute, già da alcuni anni, anche a livello di
normative nazionali (quali le Norme Tecniche delle Costruzioni – DM 14.01.08)
che internazionali (quali ad es. gli Eurocodici di riferimento). I recenti sviluppi
nella tecnica costruttiva hanno fatto sì che gli edifici in legno multipiano stiano
riscuotendo sul mercato un sempre maggiore interesse, sia da parte di una
committenza di carattere pubblico che privato. Tale importante ed indispensabile
riscoperta per il settore delle costruzioni è avvenuta tanto da un punto di vista
tecnico che commerciale.
Il primo elemento di carattere tecnico, che risulta essere oggetto di una particolare
attenzione da parte di tutti gli operatori, è il diffuso utilizzo del materiale in zona
sismica. Questo in virtù della sua massa volumica ridotta rispetto alla capacità
portante, con rapporti massa/resistenza simili a quelli delle strutture in acciaio o in
calcestruzzo. Ciò significa che le sollecitazioni agenti su una costruzione lignea in
caso di sisma, essendo proporzionali alla massa della costruzione stessa, risultano
di molto inferiori.
Si deve ricordare inoltre il fatto che, in caso di sismi di elevata intensità, l’edificio
in legno è uno dei più adatti a essere facilmente riparato. Sostituendo le parti e le
connessioni danneggiate è quasi sempre possibile recuperare la sua portanza e
renderlo nuovamente utilizzabile, consentendo di recuperare il patrimonio edilizio
altrimenti distrutto dall’evento naturale.
Tutti gli aspetti trattati in questa breve prefazione sono ampiamente sviluppati
nelle pagine che seguono. In questo modo si intende fornire ai professionisti e alle
imprese del settore un’utile guida che consenta un ulteriore sviluppo della filiera
grazie a una maggiore conoscenza delle caratteristiche del materiale legno.
EMANUELE ORSINI
Consigliere Incaricato del Gruppo Case ed Edifici a Struttura di Legno
Gli edifici in legno non costituiscono più come avveniva in passato delle costruzioni
secondarie destinate a funzioni di minore importanza, ma sempre di più
rappresentano la risposta ideale, anche in termini economici, per la realizzazione
di complesse strutture caratterizzate da un contenuto tecnico progettuale elevato.
Se a questo poi aggiungiamo gli importanti risultati ottenuti, negli ultimi anni, da
istituti di ricerca e università italiane nella sperimentazione scientifica e nello studio
del comportamento strutturale di sistemi costruttivi multipiano in legno (non è un
caso se infatti le più importanti conferenze scientifiche internazionali sul tema,
il WCTE e il CIB W18 Meeting, si siano tenute in questi anni in Italia), e il fatto
che oramai da alcuni anni le costruzioni in legno sono pienamente contemplate
dalle nostre Norme Tecniche per le Costruzioni e pienamente equiparate agli altri
sistemi costruttivi, il successo di questo settore non è un fatto sorprendente.
Anzi lo sviluppo del settore delle costruzioni in legno offre una interessante
opportunità di crescita e miglioramento di tutto il comparto dell’edilizia in Italia.
L’alto livello di prefabbricazione ottenibile e l’origine naturale del materiale,
obbliga il progettista a pensare il progetto attraverso una visione molto ampia che
abbracci ed analizzi tutti gli aspetti legati alle funzioni della costruzione, attraverso
una forte integrazione di diverse professionalità. Questo comporta un’attenzione
quasi maniacale nella previsione anche dei più piccoli particolari costruttivi e
la ricerca della massima integrazione tra tutte le fasi progettuali, poiché poche
scelte possono essere rimandate alla fase di cantiere o demandate all’impresa
costruttrice. Quindi in una progettazione dove si tende a definire tutti i particolari
diventa scontato che con il medesimo investimento si riescono a raggiungere livelli
qualitativi molto alti e, nonostante questo, ad essere competitivi economicamente
con gli “altri” materiali di origine industriale.
1.1.1 Introduzione
Nel corso degli ultimi anni è cresciuta enormemente la sensibilità dell’opinione
pubblica mondiale verso i temi della salvaguardia ambientale, in tutti i suoi aspetti,
e nel contempo sono cresciuti l’interesse e la domanda dei Paesi più sviluppati
per l’acquisto di beni e servizi rispondenti a precisi criteri di qualità ambientale
e di etica, certificati secondo norme e standard nazionali e internazionali. Tra
questi beni, anche le produzioni legnose sono entrate a far parte della schiera
dei prodotti per i quali il mercato sempre più spesso richiede una certificazione
comprovante la compatibilità ambientale del processo produttivo e l’origine legale
e sostenibile della materia prima legno. Sia gli operatori della filiera foresta-
legno che i consumatori hanno nel frattempo incrementato la consapevolezza
che la commercializzazione di un prodotto non è più la semplice transazione
del manufatto, ma comprende una serie di valori che coinvolgono una pluralità
di fattori, ad esempio i criteri di produzione, gli impatti ambientali, sociali ed
economici del processo produttivo specifico.
Il produttore ha visto il proprio ruolo modificarsi rapidamente: le competenze e le
funzioni gestionali si sono notevolmente ampliate e ne è cresciuta la complessità.
Rispetto al passato, oggi il produttore deve interessarsi:
al comportamento degli altri operatori con cui interagisce lungo la filiera,
compresi gli impatti dei processi produttivi con cui sono stati ottenuti gli input
che utilizzerà nel proprio processo produttivo, anche se prodotti in altre aziende;
al ciclo di vita del suo prodotto, e ai processi di uso e consumo annessi,
adottando già in fase di realizzazione dello stesso misure per prevenire usi
errati che possano causare danni al consumatore.
alla gestione degli scarti del prodotto e delle sue componenti, in termini di
previsione degli impatti ambientali dei rifiuti che verranno generati al termine
della vita del prodotto già in fase di realizzazione dello stesso1.
Nel mondo occidentale, grazie alla crescita del benessere, alla maggiore
disponibilità di tecniche e tecnologie produttive e mediatiche, di rapporti, studi
e ricerche da parte di organismi, Istituzioni e gruppi di interesse nazionali e
internazionali, anche i consumatori hanno acquisito un ruolo più attivo sul mercato.
A seconda del livello culturale, della sensibilità morale ed etica, i diversi tipi di
consumatore hanno iniziato ad esigere etichette sempre più precise e ad effettuare
sempre più accuratamente le scelte d’acquisto non solo in relazione alla utilità
specifica del prodotto, ma considerando anche gli aspetti che coinvolgono il ciclo
produttivo del bene, i comportamenti assunti dal produttore nell’ambito della
direzione dell’impresa, delle sue strategie aziendali ed extra aziendali. Non a caso
recentemente è entrato nel linguaggio aziendale anche un nuovo termine, cioè
responsabilità sociale d’impresa (o Corporate Social Responsibility, CSR), con cui
si intende l’integrazione di preoccupazioni di natura etica all’interno della visione
strategica d’impresa: è una manifestazione della volontà delle grandi, piccole
1_Reg. CEE 880/1992, sostituito con il Reg. CE 1980/2000, il quale valuta l’impatto ambientale
del prodotto considerando il suo intero ciclo di vita secondo il principio “dalla culla alla tomba”, Life
Cycle Assestement
Nel caso del prodotto legno-carta, ma anche per l’attività dell’edilizia che
utilizza il legno sia per la carpenteria (strutture portanti, coperture, pensiline), la
serramentistica (serramenti in genere, rivestimenti esterni, facciate, pareti divisorie,
porte, infissi, ecc) e l’arredamento interno ed esterno, ciò equivale ad attestare la
compatibilità dell’attività produttiva con gli obiettivi di salvaguardia delle risorse
(ambientali, sociali ed economiche), nonché dei valori etici e morali dei soggetti
coinvolti.
Figura 1.3_Marchio PEFC - per foreste gestite in maniera sostenibile, tronchi di foresta certificata nei
pressi di Bolzano.
1.2.1 Introduzione
Da sempre i boschi europei sono fortemente antropizzati e condizionati dalla
presenza dell’uomo. E’ difficile rendersi conto di come l’aspetto di un bosco oggi
non sia solamente il frutto dell’attuale amministrazione, ma derivi dal susseguirsi di
epoche in cui si sono alternati eventi climatici, storici ed economico-politici. Diverse
esigenze sociali, logiche gestionali, ma anche diversi metodi colturali ne hanno
condizionato lo sviluppo in ogni direzione, non solo in termini estensivi ma anche
in termini qualitativi e di composizione specifica. In quest’ottica, contrariamente
a quanto potremmo pensare, in Europa stiamo vivendo un periodo di forte e
graduale espansione delle superfici forestali, iniziato intorno alla fine degli anni ’40
del secolo scorso, sicuramente non attribuibile solamente all’attuazione di piani di
rimboschimento, ma anche ad una progressiva colonizzazione forestale naturale
delle aree agricole abbandonate. Il secolo scorso infatti è stato caratterizzato
dall’evoluzione di un’economia basata sul rapido sviluppo industriale che ha
portato all’abbandono dell’agricoltura tradizionale a favore di coltivazioni
di tipo estensivo e di una forte meccanizzazione. La difficoltà nel sostenere un
mercato che sempre più richiedeva grandi investimenti e la disponibilità di grandi
estensioni di territori pianeggianti, ha portato ad un progressivo abbandono delle
aree montane e ad un progressiva ricolonizzazione delle superfici agro-pastorali
abbandonate da parte del bosco.
Tabella 1.1_Le foreste italiane: caratteristiche strutturali. (Fonte: elaborazione propria su dati Mipaaf -
Cfs (www.sian.it/inventarioforestale).
Il confronto esatto dei dati, come già visto, è di per sé difficoltoso e la difficoltà
aumenta quando si prendono in considerazione intervalli temporali più ampi,
comprendendo anche quei periodi nei quali gli inventari venivano svolti senza
un reale coordinamento nazionale, da cui emergono dati frammentari relativi
a realtà territoriali limitate. Nonostante ciò è possibile affermare che il territorio
nazionale occupato da foreste è triplicato rispetto al primo ventennio del ‘900,
ma anche che è dal dopoguerra in poi, parallelamente cioè ad una progressiva
industrializzazione e quindi alla ricolonizzazione delle aree agro-pastorali
abbandonate da parte del bosco, che si assiste al forte incremento delle formazioni
boschive, con il raddoppiamento della superficie forestale. Se da un lato questa
tendenza risulta sicuramente positiva, in relazione alle funzioni svolte dal bosco
come serbatoio forestale di Carbonio e regolatore della stabilità idrogeologica,
dal punto di vista produttivo è necessario fare alcune considerazioni relativamente
alle reali capacità produttive di queste superfici, al tipo di prodotto che sono in
grado di fornire e se le infrastrutture presenti garantiscono la possibilità di utilizzare
in maniera sostenibile le potenzialità dei boschi.
Da quanto emerge dall’inventario forestale nazionale le regioni più densamente
boscate sono, in ordine decrescente, la Liguria, il Trentino, la Sardegna, l’Alto Adige
e la Toscana, mentre le meno boscate la Sicilia e la Puglia, con una predominanza
generale dei popolamenti a prevalenza di latifoglie, fatta eccezione per alcuni
contesti alpini. Le superfici potenzialmente utilizzabili rappresentano circa l’81,3%
2_Il bosco può essere governato in due modi distinti: a fustaia o a ceduo. La differenza fondamentale
tra i due tipi di bosco risiede nella differente propagazione, di origine gamica nel primo tipo di governo,
con la disseminazione e la nascita di nuove piante, sostituita generalmente con la piantagione diretta,
e di origine agamica nel secondo, ottenibile con l’utilizzazione dei vecchi fusti e la conseguente
crescita di nuovi fusti sui vecchi apparati radicali. Le differenze risiedono nella diversa velocità di
accrescimento (il ceduo è più veloce dato che può contare su un apparato radicale già formato) e dal
tipo di prodotto; In una fustaia infatti, ad ogni apparato radicale corrisponde un solo fusto, è perciò in
grado di “produrre” toppi adatti alla sega, nel ceduo invece ad ogni apparato radicale corrispondono
numerosi fusti, che generalmente sono destinati alla produzione di legna da ardere, paleria di diverso
genere e carbone.
3_La matricinatura consiste nel rilascio di una certa percentuale di matricine. La matricina è un pollone
(fusto che vegeta su uno stesso apparato radicale, o meglio su una stessa ceppaia) che viene rilasciato
(cioè risparmiato dal taglio) per un turno, in modo tale da mantenere un certo grado di copertura,
garantendo così la protezione del terreno.
Tabella 1.3_ Ripartizione della superficie boscata tra le specie da sega principali (Fonte: elaborazione
su dati Mipaaf - Cfs - www. sian.it/inventarioforestale)
Legenda: s.t.=superficie totale; d.t.=disponibile al taglio
Tabella 1.4_Superficie del bosco ripartita tra proprietà pubblica e privata (Fonte: elaborazione su dati
Mipaaf - Cfs - www. sian.it/inventarioforestale)
A tutto ciò, va aggiunto che i comuni, una volta interessati alla gestione di
quello che era considerata una risorsa economica, oggi sono poco attratti dalla
risorsa bosco, ma soprattutto quasi totalmente impreparati ad una gestione
imprenditoriale di nuova concezione, basata non solo sugli aspetti produttivi, ma
che tenga in considerazione anche tutte le funzioni di tipo, sanitario (serbatoio
di CO2, produzione di O2), protettivo (regimazione delle acque di superficie e
di profondità), turistico-ricreativo, educativo-culturale attribuibili alla foresta. Le
forme di affidamento dei beni di proprietà pubblica ad una gestione a privati,
cooperative, a consorzi o forme associative che possano garantire la conduzione
a lungo termine con assunzione di responsabilità piena per il proprio operato,
sono ancora molto rare ed incontrano forme di vera e propria ostilità legata ad
una burocrazia assolutamente inadeguata, da parte degli organi competenti che
preferiscono nella maggior parte dei casi l’”abbandono gestionale”.
7_Per un approfondimento ed una miglior comprensione delle dinamiche legate al settore forestale, si
rimanda alla consultazione della bella pubblicazione “Le Nuove Sfide per il Settore Forestale“ del Prof.
Davide Pettenella, ed Tellus.
Per questo motivo in diverse Regioni d’Italia, dalla Toscana alla Sardegna, dal
Trentino al Piemonte, stanno nascendo, anche grazie al contributo talvolta di
amministrazioni pubbliche coscienziose e lungimiranti, dei processi di sviluppo di
filiere del legno.
2.2.1 Introduzione
La tradizione ha trasmesso, e continua a proporci, l’immagine del legno nella
sua forma “massiccia”, quella cioè ottenuta più o meno direttamente dalla
segagione del tronco, senza superfici incollate e senza giunti a pettine. Fino
alla metà dell’’800, i tronchi venivano utilizzati con limitate operazioni di prima
trasformazione: le tecnologie possedute erano molto scarse e il più delle volte la
forza motrice era costituita dalle braccia o, nella migliore delle ipotesi, dall’acqua
che, attraverso una serie di pale, ruote dentate e di ingranaggi, spesso anch’esse
di legno, azionavano le lame della segheria.
Ormai siamo abituati ad intendere per legno qualcosa che si presenta come
una tavola, più o meno lavorata, una trave. Sicuramente il legno massiccio così
inteso non è più rappresentativo nell’impiego in edilizia; ad eccezione di qualche
travatura per la copertura di un nuovo edificio, l’impiego si limita prevalentemente
al recupero degli edifici storici o comunque di quelli già esistenti. Le moderne
tecnologie hanno influito sul miglioramento del lavoro a tutti i livelli e quelli che un
tempo potevano essere considerati materiali, di seconda, terza scelta o addirittura
di scarto oggi vengono rinobilitati grazie ai nuovi processi industriali che ne
esaltano le proprietà isolando il difetto o, quantomeno, limitandone l’influenza
negativa. Solamente dai tronchi migliori sia in termini dimensionali che in termini
qualitativi, si ricavano segati massicci a sezione squadrata.
Figura 2.1_Una trave Uso Trieste durante la prima serie di prove di caratterizzazione meccanica soste-
nuta presso i laboratori IVALSA in vista di una revisione della norma UNI EN 11035
Nell’uso Trieste il piano di taglio è più o meno orientato parallelamente alle facce
superficiali del tronco, e quindi segue la rastremazione del tronco. Nell’uso Fiume
il piano di taglio è orientato parallelamente all’asse centrale del fusto. Nel primo
caso le fibre vengono intaccate solo in minima parte e le sezioni variano con la
posizione considerata nella lunghezza dell’elemento. Nel secondo la sezione è
costante in tutta la lunghezza dell’elemento, ma la quantità di fibra interrotta dal
taglio è maggiore. In tutti e due i casi il materiale d’origine è costituito da tondame
(tronchi) di buona qualità, con fusti dritti e con midollo interno. Purtroppo oggi le
condizioni di mercato rendono antieconomico mantenere un magazzino fornito; le
forniture quindi si allestiscono al momento della richiesta, ed i cicli di essiccazione
applicati risultano nella maggior parte dei casi inadeguati. Il risultato è che spesso
il legno massiccio viene venduto ancora con un elevata umidità, o addirittura
danneggiato da cicli di essiccazione sbagliati, da cui una serie di problemi che
si possono manifestare dopo la messa in opera, anche a distanza di molti mesi.
Figura 2.2_Un giunto a pettine (Finger Joit) eseguito in maniera errata in zona nodo. Un giunto così
costituito ha già di partenza un difetto che costituisce un punto di debolezza. A destra: la catasta di travi
KVH appena uscite dalla linea di produzione.
2.2.3 Pannelli
Alle tecnologie fin qui descritte, si affiancano tecniche basate su principi molto
simili, utilizzate nella produzione dei pannelli a base di legno. Ottenuti, come
nei casi precedenti, dalla ricomposizione di elementi unitari di diverse forme e
L’unione tra le tavole è data dall’incollaggio omogeneo tra gli strati o chiodatura
In entrambi i casi sussistono vantaggi e svantaggi evidenziati dai produttori.
Il metodo di produzione, è molto simile per sequenza delle fasi, a quello del
legno lamellare incollato. Le tavole, una volta stagionate, passano attraverso una
macchina classificatrice che individua i maggiori difetti e li evidenzia, in maniera
che siano identificati dalla lama troncatrice che recide il tratto difettato. Le tavole
vengono poi giuntate di testa con finger joint, con macchine analoghe a quelle
utilizzate per la produzione di legno lamellare, in modo da ottenere elementi interi
di lunghezza pari alla lunghezza del pannello finale. L’operazione è realizzata
con una linea produttiva continua che consente la realizzazione degli elementi in
pochi minuti.
Figura 2.3_La pressa sotto vuoto, pur non raggiungendo altissime pressioni, garantisce omogeneità e
costanza di pressione durante tutta la fase di pressatura.
Le dimensioni finali dei pannelli dipendono molto dalle possibilità delle aziende
produttive e dagli impedimenti nella movimentazione e nel trasporto, ma
generalmente si passa da pannelli a tre strati con spessori di mm 57 per arrivare
a pannelli con spessore di mm 500 lunghezze di 16,5 m, ma anche m 30, e
larghezze di m 1,25-4,8.
Attualmente, sia a livello nazionale che europeo, non esistono norme specifiche di
riferimento, l’unico riferimento è dato dalle CNR DT 206-2007 in cui si rimarca lo
assenza di una normativa specifica rimandando al benestare tecnico che dovrebbe
avere ciascun prodotto. In attesa di normative si può solamente fare riferimento
a normative relative ad altre tipologie di prodotto, considerando le prescrizioni
come indicazioni e valori di massima. Attualmente tali assorbimenti circolano
attraverso specifici Benestare Tecnici Europei, che ne consentono la conformità
alle vigenti Norme tecniche delle Costruzioni (D.M. 14.01.08). Inoltre il Gruppo di
Lavoro Europeo CEN TC 124/WG3/TG4 ha ultimato la redazione di una bozza
di norma armonizzata che dovrebbe rendere i tempi di certificazione più snelli
rispetto alle attuali procedure EOTA.
In realtà il criterio più indicato sarebbe forse quello di riferirsi alla composizione
chimica del collante, o meglio al costituente principale, come avviene nell’ambito
degli adesivi idonei all’uso strutturale.
Esposizione prolungata a
I >50 Non specificato 1,2,3
temperatura elevata
Piena esposizione alle
I 50 >85% u.r. a 20°C. 1,2,3
intemperie
Edificio riscaldato e ventilato
All’esterno protetto dalle
II 50 85% u.r. a 20°C. intemperie 1,2
Brevi periodi di esposizione
alle intemperie
Tabella 2.2_Tipi di adesivo da utilizzare in relazione alle diverse condizioni climatiche d’esercizio (UNI
EN 301)
Generalmente sono adesivi dall’alto costo utilizzati nel settore strutturale per le
riparazioni ed i consolidamenti in opera di parti lignee degradate o per l’incollaggio
di elementi di diversa natura “(metallo, plastica, …).
Molto solubile in acqua, si presenta come un gas con punto di ebollizione a -21°C.
Grazie alla sua forte reattività chimica,alla sua azione biocida, al costo relativamente
basso e alla facilità d’impiego è utilizzata in molti settori produttivi dell’industria.
In particolare, nel settore del legno costituisce la molecola di partenza per la
produzione di adesivi ureici, fenolici, melamminici e resorcinolici.
E’ una sostanza molto volatile, classificata come sostanza sospetta di
cancerogenicità, che manifesta la sua pericolosità soprattutto a carico delle vie
respiratorie, dove si manifesta con effetti irritanti ormai noti, indotti anche da basse
concentrazioni nell’ambiente (da 0,01mg/cm3. dati da: dott. Franco Bulian).
Il processo di volatilizzazione dovuto ad idrolisi, nella maggior parte dei casi,
non si ferma con l’indurimento dell’adesivo, ma si protrae a lungo rilasciando
nell’ambiente quantità di formaldeide spesso superiori ai limiti accettabili.
La regolamentazione dell’impiego della formaldeide, fino al 2008, era limitato
alla circolare n.57 del ministero della Sanità, pubblicato nel 1983 che riportava
relativamente ai “rischi connessi alle possibili modalità d’impiego”. Con decreto
del ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali n. 288 del 10 ottobre
All’interno del capitolo sono definiti i valori dei coefficienti parziali di sicurezza sui
materiali aM e i valori del coefficiente di modificazione delle resistenze kmod, ossia
LO FRHIILFLHQWH FKH PRGLILFD LO YDORUH GHOOD UHVLVWHQ]D GL SURJHWWR LQ IXQ]LRQH
dell’umidità del legno (definita in funzione della classe di servizio nella quale la
struttura si trova ad operare) e della classe di durata del carico (per l’applicazione
di questi coefficienti nella progettazione si veda il paragrafo successivo).
Tabella3.1_Coefficienti di sicurezza parziali per le proprietà dei materiali (aM) applicabili in Italia secon-
do le Norme Tecniche per le Costruzioni (D.M. 14/01/08).
P.
1 0,60 0,70 0,80 0,90 1,00
1,2,3
Compensato EN 636 P. 2,3 2 0,60 0,70 0,80 0,90 1,00
Parte
3
3 0,50 0,55 0,65 0,70 0,90
Pannello Parte
5 2 0,20 0,30 0,45 0,60 0,80
di particelle EN 312
(truciolare) Parti
6,7 1 0,40 0,50 0,70 0,90 1,00
Parte
2 0,30 0,40 0,55 0,70 0,90
7
HB,
LA,
Pannello 1 0,30 0,45 0,65 0,85 1,00
HB.HL
di fibre, EN A1o2
alta 622-2
densità HB,
HLA 1 2 0,20 0,30 0,45 0,60 0,80
o2
MBH.L 1 0,20 0,40 0,60 0,80 1,00
EN A1 o 2
622-3 MBH.H 1 0,20 0,40 0,60 0,80 1,00
Pannello LS1 o 2
di fibre, 2 - - - 0,45 0,80
media EN MDF.L
densità
622-3 A,
(MDF) 1 0,20 0,40 0,60 0,80 1,00
MDF.H
LS
MDF.H
2 - - - 0,45 0,80
LS
Materiale aM
Legno massiccio 1,30
Tabella 3.3_Coefficienti di sicurezza parziali per le proprietà dei materiali (aM) secondo L'Eurocodice 5
(UNI EN 1995-1-1:2009).
Nel capitolo sono enunciati i principali metodi di analisi per le verifiche agli
Stati Limite senza però definire alcuna formula di calcolo. Occorre pertanto
necessariamente far riferimento ad altri documenti normativi (peraltro contemplati
nei Riferimenti Tecnici citati nel Cap.12 delle stesse (NTC) ossia:
L’Eurocodice 5 oppure
Tipologia strutturale q0
Ogni fornitore di legno strutturale deve essere qualificato dal Servizio Tecnico
Centrale con una delle seguenti modalità:
come “Produttore”, ossia stabilimento di prima lavorazione di elementi base di
legno strutturale non ancora lavorati a formare elementi strutturali pronti per la
messa in opera;
come “Centro di lavorazione” se trasforma i prodotti (anche già marcati CE) in
elementi strutturali mediante lavorazioni (tagli, intagli, forature, applicazione di
ferramenta, etc.).
Riguardo alla PDUFDWXUD&(, questa in accordo alla CPD indica che il prodotto
risponde alle indicazioni della corrispondente Norma Armonizzata tradotta
nella Norma Nazionale di Trasposizione oppure alle indicazioni contenute in un
Benestare Tecnico Europeo (ETA) rilasciato ai sensi della procedura indicata nel
Capitolo 3 della CPD.
Le indicazioni relative alla marcatura CE sono contenute negli Allegati ZA della
norma armonizzata di prodotto o nel Benestare tecnico Europeo (ETA). Quest’ultimo,
definito dall’Art. 8.1 come “Valutazione tecnica favorevole dell’idoneità all’uso di
un prodotto da costruzione per uno specifico impiego, basata sul soddisfacimento
dei requisiti essenziali dell’opera di costruzione nella quale il prodotto deve essere
incorporato” può essere rilasciato:
a prodotti per i quali non esiste ancora una Specificazione Tecnica Europea
Armonizzata né una Specificazione Tecnica Nazionale Riconosciuta né un
mandato per una norma armonizzata2 e per cui la Commissione non ritiene
ancora possibile elaborare una tale norma;
a prodotti che differiscono sensibilmente da una Specificazione Tecnica Europea
Armonizzata oppure da una Specificazione Tecnica Nazionale Riconosciuta.
L’ETA è rilasciato dall’EOTA, ossia l’Organismo europeo che riunisce tutti gli
organismi nazionali (Organismi di Approvazione3 o Approval Bodies) deputati al
rilascio del Benestare Tecnico Europeo in base a due possibili procedure:
sulla base di Linee Guida ETA (ETAG) se disponibili per un prodotto di una
2_ Anche nel caso in cui sia stato rilasciato un mandato per una norma armonizzata è comunque
possibile il rilascio del benestare tecnico europeo per prodotti per cui esistono orientamenti per tale
benestare, fino all’entrata in vigore della norma armonizzata negli Stati membri.
3_Ai fini della marcatura CE, l’Art. 18 della CPD richiede agli Stati Membri di notificare gli Organismi
riconosciuti per l’Attestazione di conformità distinguendo tra:
Organismo di Certificazione, deputato al rilascio del Certificato di Conformità sulla base
dell’attività di Ispezione e se necessario anche di Prova;
Organismo di Ispezione, che deve svolgere le funzioni di Ispezione e valutazione e riferire di
conseguenza all’Organismo di Certificazione;
Laboratorio di Prova, che deve provare le prestazioni del prodotto da costruzione prelevato
dall’Organismo di Ispezione e riferire e inviare all’Organismo di Certificazione.
Un solo Organismo, se notificato per le varie funzioni, può rivestire tutti e tre i ruoli.
Per le altre zone l’altezza massima degli edifici deve essere opportunamente limitata,
in funzione delle loro capacità deformative e dissipative e della classificazione
sismica del territorio. (…)”
Come si può facilmente constatare, in tale capitolo non vi è più nessun riferimento
a quanto indicato all’interno del documenti legislativi sopra menzionati (DPR
380/01, Legge 64/74 e documenti correlati): ogni riferimento a criteri di carattere
prescrittivo sembra essere abbandonato a favore di un approccio di carattere
prestazionale proprio degli Eurocodici e dello stesso D.M. 14.01.08.
Recentemente, nei primi mesi del 2011, è stata nominata dallo stesso Consiglio
Superiore dei Lavori Pubblici una commissione composta da docenti universitari,
rappresentanti dell’industria del legno e dello stesso Consiglio Superiore che
si dovrà occupare della emissione di Linee Guida sulla progettazione di edifici
multipiano in legno, che sperabilmente potranno servire da utile indicazione
anche per l’emissione dei pareri in relazione all’art. 52 del DPR 380 da parte
dello stesso Consiglio Superiore.
Per quel che concerne il calcolo strutturale si illustreranno in questa sede i punti
salienti dell'Eurocodice 5 nella sua versione definitiva (EN 1995-1-1:2009, con
il preciso scopo di sottolinearne gli aspetti principali senza spiegare i concetti
alla base della tecnica delle costruzioni in legno e delle verifiche con il metodo
semiprobabilistico agli stati limite che si considerano in questa sede già acquisiti
dal lettore.
dove:
md è la tensione agente di progetto, calcolata considerando lo schema statico
e i carichi di progetto agenti, determinati applicando i relativi coefficienti
parziali di sicurezza e i coefficienti di combinazione;
fk rappresenta la resistenzae caratteristica al frattile 5% del materiale per i diversi
stati di sollecitazione e in funzione della loro direzione rispetto alla direzione
della fibratura (Figura 3.5);
kmod è il coefficiente che tiene conto degli effetti sui valori di resistenza dell'umidità
del legno e della durata del carico;
aM è il coefficiente parziale di sicurezza del materiale.
Figura 3.1_L’analogia degli spaghetti (assimilabili alle fibre che compongono il tessuto legnoso), è un
metodo semplice ed efficace per capire le resistenze del legno strutturale per i vari stati di sollecitazione
in funzione della loro direzione rispetto alla direzione della fibratura.
Differenza di comportamento a
rottura tra provini di piccole privi
di difetti e elementi strutturali
classificati in dimensioni d'uso
dotati di difetti. Si può osservare
un comportamento lineare fino
a rottura per elementi di legno
strutturale, tanto più accentuato
quanto più si fa riferimento ai
valori minori di resistenza, com'è
il caso dei valori caratteristici.
Per questo motivo le norme di
calcolo fanno riferimento al
comportamento elastico lineare
fino a rottura.
Da Stieda 1986
Flessione f m,k 14 16 18 20 22 24 27 30 35 40 45 50
Trazione f t,0,k 8 10 11 12 13 14 16 18 21 24 27 30
parallela
Trazione
f t,90,k 0,40 0,40 0,44 0,40 0,40 0,40 0,40 0,40 0,40 0,40 0,40 0,40
perpendicolare
Compressione
f c,0,k 16 17 18 19 20 21 22 23 25 26 27 29
parallela
Compressione f c,90,k 2,0 2,2 2,2 2,3 2,4 2,5 2,6 2,7 2,8 2,9 3,1 3,2
perpendicolare
Taglio f v,k 3,0 3,2 3,4 3,6 3,8 4,0 4,0 4,0 4,0 4,0 4,0 4,0
Modulo di
elasticità E0,mean 7 8 9 9,5 10 11 11,5 12 13 14 15 16
medio
parallelo
Modulo di
elasticità Ek 4,7 5,4 6,0 6,4 6,7 7,4 7,7 8,0 8,7 9,4 10,0 10,7
caratteristico
Modulo di
elasticità E90,mean 0,23 0,27 0,30 0,32 0,33 0,37 0,38 0,40 0,43 0,47 0,50 0,53
medio perp.
Modulo di Gmean
0,44 0,50 0,56 0,59 0,63 0,69 0,72 0,75 0,81 0,88 0,94 1,00
taglio medio
Massa lk 290 310 320 330 340 350 370 380 400 420 440 460
volumica
Massa
volumica mean 350 370 380 390 410 420 450 460 480 500 520 550
media
Tabella 3.6_Profili resistenti e caratteristici delle varie classi di resistenza di legno massiccio di conifera
così come individuate nella norma EN 338 (2009).
Flessione f m,k 18 24 30 35 40 50 60 70
Trazione
f t,0,k 11 14 18 21 24 30 36 42
parallela
Tr azione f t,90,k 0,60 0,60 0,60 0,60 0,60 0,60 0,60 0,60
perpendicolare
Compressione f c,0,k 18 21 23 25 26 29 32 34
parallela
Compressione f c,90,k 7,5 7,8 8,0 8,1 8,3 9,3 10,5 13,5
perpendicolare
Taglio f v,k 3,4 4,0 4,0 4,0 4,0 4,0 4,5 5,0
Modulo di
elasticità medio E0,mean 9,5 10 11 12 13 14 17 20
parallelo
Modulo di
elasticità Ek 8,0 8,5 9,2 10,1 10,9 11,8 14,3 16,8
parallelo
Modulo di
elasticità medio E90,mean 0,63 0,67 0,73 0,80 0,86 0,93 1,13 1,33
perp.
Modulo di taglio Gmean 0,59 0,62 0,69 0,75 0,81 0,88 1,06 1,25
medio
Massa volumica lk 475 485 530 540 550 620 700 900
Massa volumica lmean 570 580 640 650 660 750 840 1080
media
Tabella 3.7_Profili resistenti e caratteristici delle varie classi di resistenza di legno massiccio di latifoglia
così come individuate nella norma EN 338 (2009).
Flessione f m,k 24 28 32 36 24 28 32 36
Trazione
perpendicolare f t,90,k 0,40 0,45 0,50 0,60 0,35 0,40 0,45 0,50
Compressione
f c,90,k 2,7 3,0 3,3 3,6 2,4 2,7 3,0 3,3
perpendicolare
Taglio f v,k 2,7 3,2 3,8 4,3 2,2 2,7 3,2 3,8
Modulo di
elasticità E0,mean 11,6 12,6 13,7 14,7 11,6 12,6 13,7 14,7
medio
parallelo
Modulo di
elasticità Ek 9,4 10,2 11,1 11,9 9,4 10,2 11,1 11,9
parallelo
Modulo di
elasticità E90,mean 0,39 0,42 0,46 0,49 0,32 0,39 0,42 0,46
medio perp.
Modulo di Gmean 0,72 0,78 0,85 0,91 0,59 0,72 0,78 0,85
taglio medio
Tabella 3.8_Classi di resistenza per legno lamellare incollato di conifera secondo UNI EN 1194:2000.
Europa centrale,
Abete bianco e rosso, Pino
SS (Regno Unito) del nord e
silvestre
dell'est
Tabella 3.9_Assegnazione delle categorie e specie legnose alle classi di resistenza per legno strutturale
secondo un estratto della EN 1912 (2010).
Come si può vedere dal diagramma le regole di classificazione non sono efficienti
al 100% giacché non consentono di collocare tutti i pezzi migliori nella categoria
più alta e i pezzi peggiori tutti nella categoria più bassa.
Tuttavia le regole di classificazione sono essenziali perché consentono comunque
di individuare valori diversi e scalati di resistenze di riferimento utili per il calcolo,
e quindi di avere un progetto più efficiente. Si noti che la parte di coda a sinistra
delle distribuzioni di resistenza è pressoché tronca: il che vuol dire che con il
legno, una volta classificato, si hanno possibilità molto remote di incappare in
resistenze più basse di quelle previste.
% am è il coefficiente di sicurezza sul materiale, serve per passare dalla resistenza
al frattile 5% a quella di progetto (nominalmente definita "al 5‰").
kmod è un fattore di correzione che tiene conto della contemporanea influenza
sulla resistenza del materiale del contenuto di umidità nel legno e della durata
del carico. Le resistenze fk infatti, sono sempre riferite ai risultati di prove a
rottura della durata di 5 minuti su campioni aventi una umidità nominale,
all'atto della prova, del 12%. Riguardo all'umidità, sono individuate tre classi di
servizio, in parentesi l'umidità mediamente riscontrabile nel legno:
Classe di Servizio 1: al chiuso, riscaldata di inverno (u
Classe di Servizio 2: al chiuso, non riscaldata di inverno; all’aperto, coperta
(12% < u
Classe di Servizio 3: all’aperto, non protetta (u > 20%).
materiale am am
legno massiccio 1,30 1,50
Figura 3.2_Influenza della durata del carico sui parametri di resistenza, secondo l’Eurocodice 5. Pren-
dendo in considerazione 4 provini di legno esattamente delle stesse dimensioni, si sottopone il primo
ad una prova di rottura a compressione parallela alla fibratura.. Le prove di resistenza, mediante le
quali si determinano i valori caratteristici della resistenza, hanno una durata di cinque minuti. Fatto
1 il carico che ha portato a rottura il provino in 5 minuti, se sottoponiamo un secondo provino ad un
carico pari a 0,9 questo si romperà dopo 1 ora, sottoponendo un terzo provino ad un carico pari a 0,8
questo si romperà dopo 1 giorno, sottoponendo un quarto provino ad un carico pari a 0,7 si romperà
dopo 1 mese. La curva ha andamento asintotico per cui sottoponendo un eventuale quinto provino ad
un carico pari a 0,5, questo non si romperà mai. Il limite del 50% è detto limite di scorrimento, e al di
sotto non c'è danneggiamento interno del materiale se sottoposto a carichi prolungati. La possibilità di
danneggiamenti interni del materiale dovuti all'azione di carichi particolarmente elevati - al di sopra
del limite di scorrimento - per tempi di durata ridotta, è tenuta in conto dal coefficiente kPRG.
carichi di esercizio in
Media durata 1 settimana - 6 mesi
generale
kdef è fornito dalla norma in funzione della classe di servizio (Tabella 3.13) e si
riferisce all'incremento di deformazione dovuto ai carichi permanenti e quasi
permanenti.
Classe di servizio
Tipi di legno
1 2 3
Legno massiccio
0,60 0,80 2,00
Lamellare
0,60 0,80 2,00
incollato
0,80 1,00 2,50
Compensato
Per cui la freccia a tempo infinito di una trave sottoposta ad un carico permanente
Gk ed ad un carico di servizio Qk, essendo s2Qk la quota quasi-permanente del
carico di servizio, si calcolerà come:
essendo:
s2 = 0,0 per il carico neve;
s2 = 0,3 per i carichi accidentali negli edifici residenziali;
uist,G = freccia istantanea dovuta ai soli carichi permanenti;
uist,G = freccia istantanea dovuta ai soli carichi accidentali.
L’EC5 fornisce dei limiti sia per la deformazione istantanea che finale. Ad esempio
per travi semplicemente appoggiate vengono indicati i seguenti valori:
uist = da 1/500 a 1/300 della luce
ufin = da 1/300 a 1/150 della luce
Figura 3.3_Valori di Kser per mezzi di unione del tipo a gambo cilindrico in N/mm
Legno - legno
Tipo del mezzo di unione Pannello - legno
Acciaio - legno
Spinotti
Viti lm1,5 d /25
Chiodi (con preforatura)
Tabella 3.14_Modulo di scorrimento per collegamenti meccanici. lm è la massa volumica media del
legno e d è il diametro dell'elemento di collegamento meccanico.
Nella formula:
m è la massa in kg/m nella combinazione quasi permanente G1+G2+s2xQ, il
carico espresso in kN/m deve essere moltiplicato per 1000 per esprimerlo
in N/m e poi diviso per 9,81 per esprimerlo in kg/m o che è lo stesso (Ns2/
m)/m;
Edin è il modulo di elasticità longitudinale dinamico espresso in N/m2, è pari al
modulo di elasticità aumentato del 10% per considerare l'incremento in fase
dinamica;
J è il modulo di elasticità espresso in m4;
l è la luce espressa in m.
Figura 3.4_Mappa dei terremoti con Magnitudo>6 avvenuti in Italia dal 1800 al 1997 (Fonte: CFTI 4
Med – Catalogo storico interattivo dei terremoti italiani e dell’area mediterranea – INGV)
Figura 3.5_Mappa dei terremoti con Magnitudo>6 avvenuti in Italia dal 1800 al 1997 (Fonte: CFTI 4
Med – Catalogo storico interattivo dei terremoti italiani e dell’area mediterranea – INGV)
Oltre alle proprietà citate ne esiste una quarta, altrettanto importante, ossia la
duttilità e la capacità di una struttura di dissipare l’energia trasferita dal sisma
attraverso lo sviluppo di deformazioni in campo non lineare. Pur essendo il legno
strutturale un materiale fragile (solo per alcuni stati di sollecitazione), nelle strutture
di legno è possibile raggiungere elevati livelli di duttilità mediante l’utilizzo di
connessioni meccaniche con elementi metallici (piastre metalliche, chiodi, viti e
bulloni) per collegare i vari elementi strutturali di legno.
Tutte queste caratteristiche rendono le strutture di legno adatte alla realizzazione di
edifici anche di molti piani che dimostrano un ottimo comportamento nei confronti
dei terremoti.
In pratica attraverso l’introduzione del fattore di struttura q, che tiene conto della
capacità di dissipazione di energia della struttura attraverso un comportamento
duttile, si consente al progettista di progettare la struttura in campo lineare tenendo
conto dell’effettivo comportamento non lineare, semplicemente dividendo le
ordinate dello spettro di risposta elastico per il valore di questo coefficiente. I valori
del fattore di struttura sono ovviamente diversi in funzione del tipo di materiale
utilizzato, delle caratteristiche dei giunti e del tipo di struttura. Ovviamente nel
caso di strutture poco dissipative tale valore è pari a 1,5 (in realtà a rigore di
ragionamento dovrebbe essere 1, ma nella versione attuale dell’Eurocodice 8 e
delle Norme Tecniche tale valore minimo del fattore di struttura è stato portato
appunto a 1,5 per tenere conto del contributo dissipativo favorevole dato dalla
presenza di strutture secondarie).
L’introduzione del fattore di struttura ci consente pertanto di calcolare agevolmente
le forze sismiche di progetto agenti sulla struttura:
dove:
Se (T,i) è l’ordinata dello spettro di risposta elastico, funzione del periodo proprio
della struttura e del suo rapporto di smorzamento elastico
ag è il valore massimo dell’accelerazione di picco al suolo, definita in funzione
della zona sismica in cui viene costruito l’edificio;
m è il valore totale delle masse proprie e portate dell’edificio;
q è il valore del fattore di struttura.
A differenza delle azioni verticali che possono interessare solamente una porzione
della struttura e alcuni elementi costruttivi, l’azione sismica è un’azione orizzontale
che coinvolge la struttura nel suo insieme e pertanto la continuità dei collegamenti
fra le diverse porzioni di struttura, in tutte le posizioni, è particolarmente importante
e deve essere effettiva sia a trazione che a compressione.
Figura 3.9_Meccanismi di funzionamento di una parete Platform caricata da azioni orizzontali nel
proprio piano.
Figura 3.10_Meccanismi di funzionamento di una parete XLam caricata da azioni orizzontali nel pro-
prio piano.
Nel caso di una parete di un edificio /RJ+RXVH occorrerà verificare invece per
le azioni agenti nel piano della parete i collegamenti di carpenteria fra pareti
ortogonali, realizzati con maschiature che sono soggette a tensioni di compressione
ortogonale alla fibratura, taglio e taglio per rotolamento (rolling shear in inglese).
Il presidio allo scorrimento e al ribaltamento saranno invece garantiti da connessioni
diffuse realizzati con tirafondi in acciaio collegati alle strutture di fondazione e
con barre d’acciaio passanti per tutta l’altezza della parete, poste in prossimità
delle estremità delle pareti e in corrispondenza delle aperture e collegate alla
fondazione che avranno anche la funzione di mantenere insieme gli elementi
lignei che compongono la parete.
Figura 3.11_Collegamento fra pareti d’angolo e collegamento alle fondazioni in un edificio Log Hou-
se.
Figura 3.12_Modello numerico per l’analisi dinamica di un edificio a pannelli a strati incrociati.
Figura 3.13_Connessioni che in un edificio a pannelli devono essere dotate di sovraresistenza al fine
di garantire il funzionamento della scatola strutturale.
Gli elementi che invece sono devoluti alla dissipazione di energia attraverso un
comportamento duttile e che pertanto vanno progettati, garantendo sufficienti
riserve di resistenza, per le relative azioni di progetto sono:
le connessioni verticali fra pannelli-parete, quando presenti;
le connessioni a taglio alla base delle pareti;
le connessioni a sollevamento (hold-down) all'inizio ed alla fine di ciascuna
parete ed in corrispondenza delle aperture.
Per il sistema 3ODWIRUP )UDPH gli elementi che devono essere dotati di
sovraresistenza sono:
la connessione chiodata fra i pannelli strutturali di rivestimento a base di legno
In accordo con il criterio della gerarchia delle resistenze è necessario che questi
elementi siano progettati per resistere alle azioni sismiche di competenza,
senza effettuare sovradimensionamenti. È quindi importante che la resistenza
alle azioni orizzontali sia maggiore ai piani bassi e diminuisca ai piani alti
proporzionalmente alla variazione in altezza del taglio di piano; va quindi evitato
il sovradimensionamento delle unioni o quantomeno è opportuno adottare un
fattore di sovradimensionamento unico a tutti i piani. In altre parole bisogna
progettare in modo che, in linea teorica, a tutti i piani le unioni meccaniche si
plasticizzino contemporaneamente.
Questo aspetto è importante sia al fine di garantire il necessario livello di
duttilità e di dissipazione all’intero organismo strutturale, sia al fine di evitare
sovradimensionamenti di queste connessioni rispetto a quelle devolute al
mantenimento del comportamento scatolare e che per questo motivo devono
garantire una maggiore resistenza.
Per gli edifici /RJ+RXVH infine tutti gli elementi di connessione alle fondazioni
e ad altri sub-elementi massicci ed in particolar modo i giunti di carpenteria fra
pareti ortogonali devono essere dotati di sovraresistenza nella progettazione,
essendo il comportamento dissipativi devoluto all’attrito fra i tronchi.
Per tutti i sistemi costruttivi gli elementi costruttivi e i giunti che al fine del rispetto
del criterio della gerarchia delle resistenze devono essere dotati di adeguate
riserve di sovraresistenza può essere assunto cautelativamente un fattore unico di
sovraresistenza di 1,6.
5HVLVWHQ]DHUHD]LRQHDOIXRFR
La resistenza e la reazione al fuoco sono due aspetti molto diversi della sicurezza
al fuoco delle costruzioni.
La resistenza al fuoco, definita dal DM Int. 09/03/2007 come “la capacità portante
in caso di incendio, per una struttura, per una parte di struttura o per un elemento
Il grado di reazione al fuoco è una proprietà del materiale che dipende dalla sua
stessa natura e dal trattamento superficiale.
Per quanto riguarda questi ultimi, è opportuno sottolineare che i prodotti ignifughi
sono delle vernici trasparenti o meno che, applicate sul legno, ritardano l’ignizione,
cioè rendono il legno meno facilmente infiammabile e quindi lo abbassano di
classe di reazione al fuoco, fino a portarlo in classe 1; per tale motivo sarebbe
più opportuno parlare di prodotti igniritardanti. Al momento non esistono in
commercio prodotti che rendono il legno non combustibile.
Tali prodotti devono essere omologati, l’omologazione è possibile solo nei
confronti della reazione al fuoco.
Il periodo di efficacia del prodotto non può essere superiore a 5 anni, pertanto
dopo tale periodo il prodotto deve essere rimosso e riapplicato.
4_In realtà tale classificazione segue secondo gli ultimi decreti ministeriali la denominazione
presente nella normativa europea (le cosiddette “Euroclassi” di reazione al fuoco A1, A2, B, C, D,
E, F determinate in accordo con la norma UNI EN 13501-1), anche se il concetto è sostanzialmente
analogo; in questa trattazione si preferisce continuare ad utilizzare la vecchia classificazione (classi
da 0 a 5) per facilità di comprensione.
Nel caso delle strutture di legno viene utilizzato nella stragrande maggioranza
dei casi il metodo analitico, anche in virtù della semplicità del metodo di calcolo.
Questo si basa sulle seguenti ipotesi di base:
la carbonizzazione procede perpendicolarmente alle superfici esposte con
velocità costante;
il legno conserva inalterate le proprie caratteristiche di resistenza e rigidezza
nella parte non ancora combusta;
la valutazione della capacità portante viene fatta sulla sezione resistente
residua trascurando l’arrotondamento degli spigoli (l’Eurocodice 5 propone
anche un metodo per la valutazione della resistenza al fuoco considerando
l’arrotondamento degli spigoli);
il calcolo viene eseguito allo stato limite ultimo di collasso utilizzando quindi le
tensioni di rottura.
Per i metodi di calcolo e i valori da utilizzare nella progettazione occorre far
riferimento agli Eurocodici, in particolare le norme EN 1991-1-2 (Eurocodice
5) “Azioni generali – Azioni sulle strutture esposte al fuoco” e EN 1995-1-2
“Progettazione delle strutture di legno – Progettazione strutturale contro l’incendio”,
peraltro consigliati come norma di riferimento anche dal DM Int. 16/02/2007.
&RPSRUWDPHQWRDOIXRFRGHJOLHGLILFLLQOHJQR
Tenendo conto di quanto detto finora è possibile trarre alcune regole generali sulla
progettazione al fuoco degli edifici in legno.
Innanzitutto occorre sottolineare come nella normativa italiana attualmente in
vigore non esiste alcun divieto alla realizzazione di edifici a struttura di legno
anche di molti piani. Nell’ambito della prevenzione incendi è stata infatti
emanata in Italia una specifica regola tecnica per l’attività di civile abitazione,
DM 16/05/1987 n.246 “Norme di sicurezza antincendi per gli edifici di civile
abitazione”, contenente i criteri di progettazione della sicurezza antincendio, a
prescindere dal tipo di materiale impiegato come struttura portante.
Tale decreto si applica a tutti gli edifici destinati a civile abitazione ed aventi altezza
antincendio5 non inferiore a 12 m, sia nella ristrutturazione di edifici esistenti, sia
in caso di nuova costruzione.
La norma classifica gli edifici a destinazione residenziale in base all’altezza
antincendio, dando indicazioni minime progettuali su vari aspetti, dalla necessità
di accostamento delle autoscale dei Vigili del Fuoco, alla dimensione massima
delle superfici di compartimentazione, alla resistenza minima al fuoco delle
strutture portanti e separanti (min R/REI 60), alla reazione al fuoco dei materiali
di rivestimento di scale e gradini negli androni e nei passaggi comuni, e su vari
altri aspetti relativi alla sicurezza antincendio. Non esiste nella norma alcun divieto
all’utilizzo di strutture portanti in legno.
Esistono delle limitazioni in particolar modo sulla resistenza minima al fuoco delle
strutture portanti e separanti che prescindono dal materiale con il quale la struttura
è realizzata e che per un elevato numero di piani (oltre i 50 m di altezza) rendono
di fatto più difficile l’utilizzo di strutture portanti in legno.
Per quel che concerne la resistenza al fuoco edifici ;/DP, le norme (in particolare
la L.C. Min. Int. 9/5/89 “Pilastri e travi di legno – Reazione al fuoco”) parlano
solamente di travi e pilastri ma non danno indicazioni su sistemi a pareti portanti
5_DM 30-11-1983: Altezza antincendio = altezza massima misurata dal livello inferiore dell’apertura
più alta dell’ultimo piano abitabile e/o agibile, escluse quelle dei vani tecnici, al livello del piano
esterno più basso
ß0 ßn 6
[mm /min] [mm/min]
a ) Co n i f e r e e F a g g i o
Legno lamellare incollato con
massa volumica caratteristica
NJP 3 0,65 0,7
Per gli edifici DWUDYLHSLODVWUL la già citata L.C. Min. Int. 9/5/89 “Pilastri e travi di legno
- Reazione al fuoco” recita: “…limitatamente alle travi e pilastri in legno massiccio
o lamellare, non deve essere richiesta la classificazione ai fini della reazione al
fuoco”. Occorre pertanto considerare il solo calcolo di resistenza al fuoco che tra
l’altro, per le classi di resistenza al fuoco più comunemente utilizzate spesso non
comporta affatto, o solamente in maniera lieve, un sovradimensionamento delle
sezioni rispetto al calcolo a freddo. Maggiori difficoltà semmai si riscontrano con
gli elementi secondari di solai e copertura, generalmente di piccola sezione. Ma
l’aspetto più importante da considerare è la protezione al fuoco dei collegamenti
metallici (o anche degli elementi metallici di controvento eventualmente presenti
in parete o copertura) secondo le indicazioni e i metodi di calcolo proposti
dall’Eurocodice 5, tenendo conto di quanto già detto in precedenza a proposito
del contenuto della Tabella 3.15
Per gli edifici 3ODWIRUP )UDPH è evidente che la protezione al fuoco può essere
conferita solo attraverso i pannelli di rivestimento interno in cartongesso o
fibrogesso, avendo di per sé la struttura della parete una bassissima resistenza
al fuoco, sia a causa della struttura del telaio della parete formato da montanti
di sezione snella (che in assenza di incendio sono controventati nella direzione di
Casi di incendio recenti occorsi per cause di varia natura in edifici a struttura di
legno a pannelli a strati incrociati hanno dimostrato come in edifici nei quali le
strutture portanti non erano lasciate a vista, anche per incendi di durata prolungata,
il danno strutturale sia stato molto limitato.
Pertanto, nell’ottica di operare una buona progettazione occorre comunque
valutare il comportamento al fuoco non solo delle strutture portanti ma anche dei
materiali di finitura, comunque computate nel calcolo del carico d’incendio se di
legno e isolanti.
Si riportano di seguito alcuni brevi cenni circa il comportamento al fuoco di alcuni
materiali di isolamento e finitura.
Figura 3.16_L’edificio, realizzato con struttura in XLam, è rivestito con pannelli di fibra di legno aderenti
alla struttura protetti nella parte bassa da una fascia in polistirene; il successivo strato di intonaco rende
la superficie non infiammabile e impedisce la propagazione del fuoco in facciata
Pannelli di sughero
Il sughero è un ottimo materiale isolante e presenta un buon comportamento al
fuoco. Il sughero naturale ha una bassa velocità di combustione senza bisogno di
alcun trattamento igniritardante.
Viene generalmente utilizzato in pannelli di media e alta densità o può essere
fornito anche in forma granulare.
Anche il sughero viene generalmente classificato in classe 1 o 2 (DM 26/08/84)
di reazione al fuoco.
,PSRVWD]LRQHDUFKLWHWWRQLFD HFULWHULJHQHUDOLGLSURJHWWD]LRQH
Il quattro sistemi costruttivi citati nel titolo di questo paragrafo sono i sistemi
costruttivi a struttura di legno più conosciuti e diffusi al mondo per la realizzazione
di edifici soprattutto residenziali, ma anche con altre destinazioni d’uso (pubblica,
commerciale, scolastica) anche di molti piani. Pur avendo caratteristiche costruttive
diverse il comportamento strutturale e conseguentemente, con alcune differenze
per gli edifici a travi e pilastri per i quali occorre considerare la tipologia di
controvento utilizzata, i criteri di progettazione sono sostanzialmente analoghi e
simili, in un certo senso, a quelli degli edifici in muratura.
È pertanto opportuno definire alcune regole fondamentali sulle quali la prima
idea del progetto architettonico deve essere basata e il cui rispetto agevola
notevolmente il compito del progettista strutturale.
Le NTC al punto 7.2.2. “Caratteristiche generali delle costruzioni” al sottoparagrafo
“Regolarità” specificano: Le costruzioni devono avere, quanto più possibile, struttura
iperstatica caratterizzata da regolarità in pianta e in altezza. Se necessario ciò
può essere conseguito suddividendo la struttura, mediante giunti, in unità tra loro
dinamicamente indipendenti.
Progettare edifici regolari, principio valido per tutti i sistemi costruttivi e in
particolar modo per questi due sistemi costruttivi,non significa necessariamente
progettare edifici simmetrici, ma semplicemente far sì che ad ogni piano si abbia
una distribuzione più omogenea possibile delle pareti resistenti e delle masse
nelle due direzioni principali. Di seguito si illustrano alcune semplici regole di
progettazione che sono utili per una corretta impostazione iniziale del progetto
architettonico. Tuttavia è evidente che non possono essere esaustive di tutte le
casistiche e non rappresentano dei dogmi assoluti ai quali non si può derogare. La
soluzione ottimale deve sempre scaturire, in qualsiasi progetto, da una confronto
e una discussione approfondita di tutte le possibili soluzioni tra il progettista
architettonico e strutturale.
A B C
Figura 3.17_Configurazione in pianta degli elementi verticali resistenti alle azioni orizzontali. A-NO:
Insufficienti pareti in direzione Y, non si può realizzare. B-SI:Sufficienti pareti in ambedue le direzioni.
C: Sufficienti pareti in ambedue le direzioni, tuttavia le pareti in direzione Y sono eccessivamente
decentrate, con la conseguenza che per effetto delle azioni orizzontali si possono avere effetti torcenti
rilevanti, naturalmente nell’assunzione di diaframma orizzontale infinitamente rigido.
Vanno evitate pareti totalmente aperte. Inoltre è opportuno che i maschi murari
all’interno delle pareti portanti trovino corrispondenza ai vari piani. Con riferimento
alla Figura 3.21, le aperture per porte e finestre devono essere il più possibile
allineate ai vari piani o, che è lo stesso, i setti murari devono avere corrispondenza
ai vari piani o comunque trovare valido appoggio da ambedue i lati.
1 2
A B
A B
Figura 3.19_Disposizione in pianta dei solai. Nel caso A il solaio non trova appoggio nel punto "?";
A B
Figura 3.20_Disposizione in pianta dei solai. L'apertura del vano scale deve essere rinforzata con travi
(tratteggiate) come in A, oppure deve essere presente un muro per appoggiare il solaio come in B.
Figura 3.21_Realizzazione di un solaio misto legno-cls in un edificio XLam. Notare le viti di collega-
mento della parete al solaio che fuoriescono dalla base della parete prima del getto.
Figura 3.22_Prospetto. A-SI: Il piano inferiore è di calcestruzzo armato, il piano superiore di legno, la
struttura è sovrapposta. B-NO: Al piano superiore come elementi resistenti alle azioni orizzontali c'è
sia calcestruzzo armato che legno, la struttura è mista. C-SI: al piano superiore la struttura di legno è
sufficiente a resistere alle azioni orizzontali, il pilastro di acciaio è strutturalmente una biella e si inse-
risce solo per portare i carichi verticali.
A B
Figura 3.23_Pianta. A-Si: Il telaio centrale serve solo a portare i carichi verticali facendo da supporto
intermedio al solaio. B-NO: Le pareti presenti non sono sufficienti a resistere alle azioni orizzontali,
non è ammissibile che i telai partecipino insieme alle pareti alla resistenza alle azioni orizzontali.
La sottostruttura
Le Norme Tecniche per le Costruzioni, entrate in vigore per tutti gli edifici dal
primo luglio 2009, hanno notevolmente cambiato sia il modo di calcolare gli
edifici che il modo di presentare i calcoli presso gli uffici competenti.
La parte superiore di legno, ai fini della progettazione della sottostruttura, non
può essere considerata solo un carico (verticale e orizzontale) in quanto le azioni
orizzontali (sisma e vento) trasmettono alla sottostruttura un sistema complesso di
sollecitazioni difficilmente schematizzabile.
Nella maggior parte dei casi non è possibile che un Tecnico progetti la parte
superiore di legno ed un altro Tecnico la parte inferiore, o quantomeno ciò è molto
difficile e fonte di errori.
Gli sforzi trasmessi dalla struttura in elevazione alla fondazione non sono solo
carichi verticali e taglio orizzontale, ma un sistema complesso formato anche da
carichi concentrati che variano al variare delle combinazioni di carico.
Sopraelevazioni
Le Norme Tecniche per le Costruzioni di cui al DM 14/01/2008 al punto 8.4.1
Intervento di adeguamento dicono:
È fatto obbligo di procedere alla valutazione della sicurezza e, qualora necessario,
all’adeguamento della costruzione, a chiunque intenda:
a. sopraelevare la costruzione;
b. ampliare la costruzione mediante opere strutturalmente connesse alla costruzione;
...
In ogni caso, il progetto dovrà essere riferito all’intera costruzione e dovrà riportare
le verifiche dell’intera struttura post-intervento, secondo le indicazioni del presente
capitolo.
Pertanto, nel caso delle sopraelevazioni di edifici esistenti, anche se effettuate con
strutture leggere, è necessario ricalcolare tutto l'edificio partendo dalle fondazioni
ed adeguarlo ai nuovi carichi ed alle disposizioni delle norme tecniche vigenti.
Gli edifici esistenti difficilmente possono essere verificati così come sono, nella
maggior parte dei casi sono necessari pesanti interventi di rinforzo dell'esistente che
rendono molto costosa se non addirittura tecnicamente non possibile l'operazione.
Blockin
Hold-down
Tirafondi in acciaio
Figura 3.26_Dettaglio strutturale di una parete Platform con collegamento del pannello strutturale di
compensato/OSB tramite chiodi e elementi di collegamento alla fondazione.
Le aperture sono generalmente realizzate con un doppio montante in cui quello più
interno fa da supporto per l’architrave, generalmente realizzato con un elemento
di legno lamellare. La stessa modalità viene utilizzata per la realizzazione dei
parapetti delle finestre come illustrato in Figura 3.30.
Architrave
Blockin
Hold-down
Figura 3.27_Dettaglio del telaio della parete con aperture per porte e finestre.
Figura 3.28_Parete Platform soggetta a carichi verticali. La resistenza è devoluta ai montanti verticali
che si possono instabilizzare solo nel piano ortogonale alla parete, in quanto l’instabilizzazione nel
piano della parete è impedita dai pannelli di rivestimento strutturale.
La resistenza alle azioni orizzontali agenti nel piano della parete è garantita dalla
resistenza dei chiodi di collegamento dei pannelli all’intelaiatura che vengono
sollecitati a taglio. La resistenza a taglio nel piano della parete può essere
calcolata, partendo dalla resistenza a taglio del singolo chiodo secondo i metodi
illustrati al §9.2.4 dell’Eurocodice 5.
Per effetto delle azioni orizzontali agenti nel suo piano, la stessa parete è soggetta
ad azioni di scorrimento e sollevamento, le quali devono essere contrastate dagli
elementi di collegamento alle fondazioni. La funzione di presidio al sollevamento
è svolta dagli hold-down, ossia piastre angolari allungate collegate con chiodi al
telaio della parete e con barre tirafondo in acciaio inserite in fori sigillati con malta
epossidica o cementizia alla fondazione e posizionate alle estremità della parete
e in corrispondenza delle aperture, e con tirafondi in acciaio di collegamento
del cordolo inferiore della parete alla fondazione come elementi di presidio allo
scorrimento.
Figura 3.30_Parete Platform soggetta ad azioni orizzontali nel piano. Le azioni di scorrimento e solle-
vamento vengono contrastate mediante tirafondi e hold-down (nota: per chiarezza in questo disegno
gli hold-down sono posizionati all’esterno del telaio della parete, ma solitamente vengono posizionati
al suo interno).
Le azioni orizzontali ortogonali al piano della parete (ad es. il vento sulle pareti
esterne) vengono assorbite per area di influenza dai montanti verticali che vengono
quindi sollecitati a presso-flessione.
Interno Esterno
intercapedine portaimpianti
riempita con fibra di
canapa
Finitura a base di calce
naturale
Cappotto in fibra di legno
Pannello strutturale di
compensato o OSB sul lato
interno
Cartongesso o fibrogesso
sul lato esterno
Isolante in fibra di legno
nell’intercapedine della
parete
Figura 3.32_Esempio di pacchetto costruttivo completo per una parete Platform.
Una volta posate le pareti del piano terra si posa un secondo cordolo superiore di
collegamento delle pareti, della stessa sezione del primo e con i giunti sfalsati agli
angoli dell’edificio rispetto alle pareti sottostanti e sopra questo il solaio. Questo
è costituito da travi di legno massiccio o più frequentemente lamellare disposte
preferibilmente sempre sopra i montanti delle pareti e da pannelli di rivestimento
strutturale a base di legno (compensato o OSB) come quelli utilizzati per le pareti,
collegati alle travi del solaio con chiodi sempre di 3-3,5 mm di diametro disposti
a 150 mm sui bordi esterni dei pannelli e 300 mm sui supporti interni. La struttura
del solaio è poi completata da un cordolo disposto lungo il perimetro del solaio.
Il pacchetto del solaio è usualmente composto da, partendo dal basso verso l’alto,
pannello strutturale in OSB o compensato (sotto il quale può essere posizionato
un tavolato), telo antipolvere, isolante in fibra di legno, carta oleata, massetto
porta-impianti, riscaldamento a pavimento, secondo massetto e pavimentazione.
I massetti possono essere realizzati in calcestruzzo oppure a secco ad esempio con
graniglia di marmo e perlite.
Telo antipolvere
Pannello di OSB
Figura 3.34_Esempio di pacchetto solaio.
Pannelli di
compensato/OSB sfalsati.
Collegamento con chiodi,
con interasse doppio sui
supporti
Blocking
Travetti solaio
Doppio
Hold-down
Parete Parete
Infine una volta montate le pareti dell’ultimo piano, può essere realizzata la struttura
di FRSHUWXUD. Questa viene solitamente realizzata con struttura tradizionale con
trave di colmo e travi secondarie oppure mediante capriate leggere collegate al
cordolo di collegamento delle pareti, sopra le quali viene posizionato e collegato
il rivestimento strutturale realizzato con compensato o OSB (o un doppio tavolato
incrociato) e il pacchetto di copertura.
Quest’ultimo può essere composto, sopra il pannello di OSB, da barriera
igrovariabile, di tenuta all’aria e antipolvere, isolante in fibra di legno, guaina
traspirante, doppio listello per la ventilazione e manto di copertura.
Manto di copertura
Guaina traspirante
Fibra di legno
Barriera igrovabile,
antipolvere e di
tenuta
Pannello di OSB
Figura 3.37_Esempio di pacchetto copertura.
)$6(:
Realizzazione cordoli o travi
rovesce di fondazione in c.a.,
posa guaina e montaggio
cordolo di legno.
)$6(:
Posa e collegamento pareti
piano terra e secondo cordolo
superiore di collegamento.
)$6(:
Posa e collegamento pareti
piano primo e collegamento
alle pareti e al solaio
sottostante.
Sistema XLam
La realizzazione delle strutture di fondazione segue le stesse regole viste per gli
edifici Platform, con la sola differenza che i carichi trasmessi in fondazione dalla
struttura sono leggermente maggiori in quanto è maggiore il peso proprio delle
strutture.
Per il sistema XLam, il collegamento alle fondazione può essere effettuato in due
modi differenti.
Sopra il cordolo di fondazione in c.a. viene stesa una guaina bituminosa per
evitare umidità di risalita e sopra questa vengono posate direttamente le pareti,
collegate alle fondazioni con angolari metallici distribuiti lungo lo sviluppo della
parete e con hold-down alle estremità della parete.
In alternativa sopra il cordolo di fondazione viene posato un cordolo di legno,
generalmente realizzato con una specie legnosa durabile (ad es. legno massiccio
o lamellare di larice) collegato alle strutture di fondazione con tirafondi in acciaio
fissati con resina epossidica o cementizia e sopra questo vengono posate le pareti
che vengono collegate con viti autoforanti inserite inclinate dai due lati della
parete.
Hold-down
Trave di fondazione
Figura 3.39_Collegamento alle fondazioni per un edificio XLam con angolari metallici distribuiti e
hold-down.
Viti
inclinate
Hold-down
Trave di fondazione
Figura 3.40_Collegamento alle fondazioni per un edificio XLam con cordolo di larice, tirafondi, viti e
hold-down.
Chiodi o viti
Hold-down
Viti inclinate
Figura 3.41_Dettaglio di una parete XLam con giunto verticale tra i pannelli tramite viti autoforanti o
chiodi.
Hold-down
Figura 3.43_Parete XLam soggetta ad azioni orizzontali nel piano. La resistenza a taglio nel piano della
parete è data dalla resistenza a taglio dei collegamenti chiodati tra pannelli.
Per effetto delle stesse azioni orizzontali agenti nel suo piano, la stessa parete
è soggetta ad azioni di scorrimento e sollevamento, le quali devono essere
contrastate dagli elementi di collegamento alle fondazioni. La funzione di presidio
al sollevamento è svolta dagli hold-down collegati con chiodi alla parete e con
tirafondi in acciaio inserite in fori sigillati con malta epossidica o cementizia alla
fondazione e posizionati alle estremità della parete e in corrispondenza delle
aperture, e con angolari in acciaio o viti e tirafondi in acciaio di collegamento
del cordolo inferiore della parete alla fondazione come elementi di presidio allo
scorrimento.
Interno Esterno
Pannello Xlam
Intercapedine portaimpianti
riempita con fibra di
canapa
Rivestimento interno in
cartongesso o fibrogesso
Chiodi o viti
Hold-down
Una volta posate le pareti del piano terra vengono posati i pannelli del solaio.
Questi per esigenze produttive e di trasporto hanno larghezze comprese tra
125 e 260 cm e vengono collegati fra loro con giunti meccanici realizzati con le
stesse modalità utilizzate per il collegamento verticale dei pannelli parete. Anche
in questo caso il collegamento viene realizzato mediante l’inserimento di viti
autoforanti e chiodi disposti ad interasse ravvicinato in modo da realizzare un
collegamento rigido nel rispetto della gerarchia delle resistenze. Il collegamento
alle pareti sottostanti è realizzato sempre con viti autoforanti, inserite inclinate
rispetto al piano verticale della parete, in modo da intercettare più strati possibile
e sempre ad interasse ravvicinato in modo da assicurare la realizzazione di un
giunto sufficientemente rigido.
Sopra il pannello XLam viene posizionato un telo antipolvere, l’isolante in fibra di
legno, carta oleata, massetto porta-impianti, riscaldamento a pavimento, secondo
massetto e pavimentazione.
Carta oleata
Fibra di legno
Telo antipolvere
Pannello di OSB
Figura 3.47_Esempio di pacchetto solaio.
Collegamento tramite
maschiatura con striscia di
pannello multistrato e viti
Una volta realizzato il primo solaio questo fa da piattaforma per il montaggio delle
pareti del piano successivo. Le pareti del SLDQRVXFFHVVLYR vengono posate sopra
il solaio e collegato a questo con le stesse modalità utilizzate per il collegamento
alle fondazioni ma con mezzi di unione diversi. Per quel che riguarda gli hold-
down, per le pareti interne andrà prevista una coppia di hold-down, uno collegato
alla parete del piano inferiore e uno alla parete superiore, uniti fra loro con un
bullone passante per le pareti interne, mentre per le pareti esterne può essere
utilizzata una banda metallica forata collegata con chiodi alle pareti superiore e
inferiore. Come elementi di presidio allo scorrimento si utilizzano ancora angolari
metallici collegati con chiodi alla parete e con chiodi e viti al solaio, distribuiti
lungo lo sviluppo delle pareti.
Doppio
Hold-down
Parete interna Parete esterna
Figura 3.49_Collegamento pareti di interpiano.
Manto di copertura
Guaina traspirante
Fibra di legno
Barriera igrovabile,
antipolvere e di
tenuta
Pannello Xlam
Figura 3.50_Esempio di pacchetto copertura.
)$6(:
Realizzazione cordoli o travi
rovesce di fondazione in c.a.,
posa guaina e montaggio
cordolo di legno.
)$6(
Posa e collegamento pareti
piano terra.
)$6(:
Posa e collegamento pareti
piano primo e collegamento
alle pareti e al solaio
sottostante.
Figura 3.53_Particolare del giunto d’angolo fra due pareti e della sovrapposizione dei tronchi di una
parete.
Figura 3.54_Posa delle pareti e particolare delle barre d’acciaio di collegamento del pacchetto parete
e di presidio al sollevamento.
Occorre inoltre tenere conto del fenomeno del ritiro del legno, che è particolarmente
sensibile in direzione trasversale, mentre è quasi nullo in direzione assiale. Pertanto,
in particolar modo nel caso di pareti realizzate con elementi di legno massiccio
Figura 3.55_Esempio di casa realizzata con il sistema Log House con legno a vista all’esterno [2]
Il sistema costruttivo è uno dei primi sistemi sviluppati utilizzando il legno come
materiale da costruzione e ha origini molto antiche, con diverse varianti costruttive
in tutto il mondo (dai sistemi intelaiati con riempimento in muratura diffusi in
centro-sud europa con nomi diversi a seconda del Paese di provenienza, alle
Stav Kirke norvegesi, agli edifici tradizionali dell’architettura dell’estremo oriente).
In alcuni paesi, come ad esempio il Giappone continua ad essere il sistema più
utilizzato per la realizzazione di edifici in legno.
Figura 3.58_Edifici residenziali a travi e pilastri sottoposti a prova sismica con il terremoto di Kobe
(M 7.3) presso la piattaforma sismica sperimentale di Miki nei pressi di Kobe in Giappone nel 2006.
Le strutture di fondazione vengono realizzate, come per gli altri sistemi descritti in
precedenza, o con una platea di fondazione in c.a., oppure, nella costruzione di
edifici più importanti, con travi rovesce di fondazione in c.a. o talvolta anche con
plinti di fondazione isolati sotto i pilastri connessi da cordoli di collegamento.
Sopra queste viene posto un cordolo di base in legno massiccio o lamellare
realizzato con specie legnosa durabile, oppure i pilastri vengono direttamente
collegati alle fondazioni mediante porta-pilastri in acciaio. I porta-pilastri devono
essere realizzati in maniera tale da evitare scatole chiuse all’interno delle quali
sarebbero possibili ristagni d’acqua, ma utilizzando elementi che consentano
di staccare i pilastri in legno rispetto al piano delle fondazioni e realizzando il
collegamento con piastre metalliche esterne o meglio interne all’elemento ligneo
ed elementi meccanici di collegamento.
Figura 3.60_Collegamento corretto realizzato con un porta-pilastro in acciaio in modo da evitare pos-
sibili ristagni d’acqua e staccando il pilastro rispetto al piano delle fondazioni.
Figura 3.61_Copertura con trave di colmo e travi secondarie e doppio tavolato di irrigidimento in
edificio a travi e pilastri in legno.
5HTXLVLWLGL%DVH
I requisiti minimi, definiti Requisiti di Base, devono essere soddisfatti dall’intera
opera di costruzione, allorché i singoli componenti sono inseriti in essa. I prodotti
da costruzione devono quindi garantire il rispetto di uno o più Requisiti Essenziali
da parte delle opere di costruzione in cui sono incorporati. Di seguito si elencano
i suddetti Requisiti, come definiti dal Regolamento nell’Allegato I:
1. Resistenza meccanica e stabilità;
2. Sicurezza in caso d’incendio;
3. Igiene, salute e ambiente;
4. Sicurezza nell’impiego;
5. Protezione contro il rumore;
6. Risparmio energetico e ritenzione di calore;
7. Uso sostenibile delle risorse naturali.
Figura 3.62_Energia necessaria per produrre le travi di un impalcato. Carico utile 3,5 kN/m2, luce 6
m, spessore del pacchetto struttura 1/25 della luce.
1RUPHDUPRQL]]DWH
Le norme armonizzate (art. 17 del Regolamento), stabilite da uno dei due organismi
europei di normazione di cui all’Allegato I della Direttiva 98/34/CEE -CEN e
CENELEC, definiscono metodi e criteri per valutare la prestazione dei prodotti
da costruzione riguardo alle loro caratteristiche essenziali e includono i dettagli
tecnici necessari per l’implementazione del sistema di valutazione e verifica della
costanza della prestazione.
'LFKLDUD]LRQHGLSUHVWD]LRQH
Le specifiche tecniche armonizzate costituiscono quindi la base per la valutazione
delle prestazioni dei prodotti da costruzione. Tale valutazione conduce alla
dichiarazione di prestazione che deve accompagnare il prodotto nel momento
del suo collocamento sul mercato. In merito alla valutazione di prestazione, il
Regolamento introduce significative novità rispetto alla Direttiva.
La Direttiva prevedeva che le procedure di controllo dei prodotti da costruzione
si concretizzassero in un Attestato di conformità che poteva assumere, a seconda
delle classi di rischio in cui detti prodotti rientravano (dal sistema 1+ di rischio
massimo al sistema 4), forme diverse.
Tali tipologie di attestato implicavano differenti procedure di controllo della
conformità e quindi diversi compiti in capo al fabbricante e agli organismi
riconosciuti: ad esempio, per i sistemi 3 e 4 si prescriveva solo una dichiarazione
del fabbricante, mentre per il sistema 1+ si prevedeva sia il certificato di conformità
a cura dell’organismo riconosciuto sia la dichiarazione del fabbricante.
Il Regolamento, invece, stabilisce che le procedure di valutazione e verifica della
costanza di prestazione dei prodotti da costruzione siano funzionali alla redazione,
indipendentemente dalla tipologia di prodotto e dalla classe di rischio, di una
dichiarazione di prestazione (art. 4).
'RFXPHQWL(XURSHLGL9DOXWD]LRQH
I Documenti Europei di Valutazione - EAD - (art. 19 del Regolamento) sono adottati
dall’organizzazione degli Organismi di Valutazione Tecnica - TAB - in seguito alla
richiesta di Valutazione Tecnica Europea di un fabbricante, per prodotti non coperti
o che si discostano da norma armonizzata.
Gli EAD (il cui elenco è previsto sia pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione
Europea) contengono (art. 24 del Regolamento) una descrizione generale del
prodotto, la lista delle caratteristiche essenziali relative all’impiego previsto dal
fabbricante e concordate tra il fabbricante e l’organizzazione dei TAB, così come
criteri e metodi per la valutazione della prestazione del prodotto in relazione alle
stesse caratteristiche essenziali. Sulla base di tali Documenti, secondo quanto
disposto dall’art. 26, il TAB rilascia la Valutazione Tecnica Europea, comprendente
la prestazione in merito alle caratteristiche essenziali concordate, che il prodotto
deve dichiarare e i dettagli tecnici necessari per l’implementazione del sistema di
valutazione e verifica della costanza di prestazione.
Il Regolamento mantiene quindi lo stesso schema della Direttiva in merito alle
specifiche tecniche, con la novità della sostituzione degli atti di Benestare Tecnico
Europeo con i Documenti Europei di Valutazione.
3URFHGXUHVHPSOLILFDWHHGHURJKH
Di particolare interesse sono le procedure semplificate e le deroghe previste dal
Regolamento. La Direttiva non conteneva un Capitolo appositamente dedicato a
tali procedure; si affermava tuttavia che i prodotti in esemplare unico, fabbricati
in un processo non di serie, potevano dotarsi di una dichiarazione di conformità
che contemplasse prove di tipo di prodotto da parte del fabbricante e controllo
interno permanente della produzione in fabbrica, mentre la Commissione avrebbe
redatto un elenco dei prodotti che avendo implicazioni minori sulla salute e la
sicurezza potevano essere immessi sul mercato sulla base di una dichiarazione
di conformità alle “regole dell’arte” rilasciata dal fabbricante. Tali disposizioni,
tuttavia, non hanno avuto attuazione a causa delle difficoltà di definire o elencare
$VVLVWHQ]DHLQIRUPD]LRQL
Altra novità del Regolamento, rispetto alla Direttiva, sono i Punti di Contatto
Prodotti, di cui all’art. 10, che rispondono all’esigenza di rendere facilmente
accessibili agli utilizzatori le norme tecniche nazionali e che svolgono funzioni
di assistenza al fine di fornire informazioni utili al soddisfacimento dei Requisiti
Essenziali delle opere di costruzione.
I Punti di Contatto Prodotti sono designati dagli Stati Membri ai sensi dell’articolo
9 del regolamento CE n. 764/2008.
2EEOLJKLGHJOLRSHUDWRUL
Il Regolamento specifica inoltre nel dettaglio - come non accadeva nella Direttiva -
gli obblighi degli operatori economici, cioè di fabbricanti, mandatari, importatori
e distributori.
Prima di mettere un prodotto da costruzione a disposizione sul mercato, i distributori
assicurano che il prodotto, ove richiesto, rechi la marcatura CE e sia accompagnato
dai documenti richiesti dal Regolamento (copia della dichiarazione di prestazione
ai sensi degli artt. 6 e 7 del Regolamento) nonché da istruzioni e informazioni
sulla sicurezza redatte in una lingua che può essere facilmente compresa dagli
utilizzatori (art. 14). Simili obblighi di produzione e conservazione dei documenti
che accompagnano i prodotti interessano i fabbricanti e gli importatori (artt. 11
e 13).
Ulteriori obblighi degli operatori economici comprendono le azioni da intraprendere
qualora sorgano dubbi sulla conformità del prodotto alla dichiarazione di
prestazione o ad altri requisiti applicabili del Regolamento.
7UDQVL]LRQHGDOOD'LUHWWLYDDO5HJRODPHQWR
Il regolamento è entrato in vigore il ventunesimo giorno successivo a quello della
pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea (4.4.2011).
Tuttavia, gli articoli da 3 a 28, gli articoli da 36 a 38, gli articoli da 56 a 63,
l’articolo 65 e 66 nonché gli allegati I, II, III e V si applicano dal 1° Luglio 2013.
2EEOLJDWRULHWjRPHQRGHO%HQHVWDUH7HFQLFR(XURSHR
In questo frangente appare utile cercare di fare chiarezza in merito ad una tematica
complessa attraverso un’analisi che prenda in considerazione in via separata e in
sequenza le relazioni esistenti tra Benestare Tecnico Europeo, Direttiva Prodotti da
Costruzioni e Norme Tecniche delle Costruzioni (NTC2008).
“materiali e prodotti per uso strutturale innovativi o comunque non citati nel
presente capitolo e non ricadenti in una delle tipologie A) o B). In tali casi il
produttore potrà pervenire alla Marcatura CE in conformità a Benestare Tecnici
Europei (ETA), ovvero, in alternativa, dovrà essere in possesso di un Certificato di
Idoneità Tecnica all’Impiego rilasciato dal Servizio Tecnico Centrale sulla base di
Linee Guida approvate dal Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici.”
“I Produttori di sistemi strutturali con struttura in legno, per i quali siano già
disponibili Linee Guida ETAG, dovranno adeguarsi a quanto prescritto al punto C
del § 11.1”
Quindi alla luce delle stesse norme tecniche delle costruzioni, per materiali e
prodotti per uso strutturale (ma non solo) non può più ritenersi corretto ragionare
e argomentare in termini di obbligatorietà dell’ETA, mentre si deve ragionare in
termini di obbligo di definizione della conformità secondo quanto al punto C) del
cap. 11.1 delle Norme Tecniche delle Costruzioni (D.M. 14.01.08), laddove non
ricorrano le ipotesi di cui ai punti A) e B) del medesimo capitolo. In particolare, per
i casi in cui materiali e prodotti per uso strutturale non rientrino nelle ultime due
ipotesi, per quanto attiene la loro identificazione e qualificazione il produttore in
alternativa alla Certificazione di Idoneità Tecnica all’Impiego, di cui alle procedure
adottate dal Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici, potrà “pervenire alla
marcatura CE in conformità a benestare tecnici europei (ETA)”, ovvero attivando
la relativa procedura.
6LVWHPL&RVWUXWWLYLLQ/HJQRH%HQHVWDUH7HFQLFR(XURSHR
Innanzitutto è bene precisare la definizione di sistema costruttivo.
Per sistema costruttivo si intende quei kit oggetto di prefabbricazione in stabilimento,
“pre-progettazione” e produzione in serie.
E’ a tale tipologia costruttiva che i documenti dedicati al Benestare Tecnico Europeo
trovano soddisfatto il relativo campo di applicazione.
In altre parole, nel cercare di definire una conformità al sistema costruttivo, si
cerca di assimilare lo stesso ad un prodotto con caratteristiche costanti al fine di
caratterizzare lo stesso da un punto di vista fisico-meccanico.
In particolar modo relativamente agli edifici in legno, si riportano i seguenti
riferimenti normativi:
Entrambi i documenti di cui sopra, riportano per ogni requisito essenziale disposto
dalla stessa Direttiva Prodotti da Costruzioni, un relativo metodo di valutazione e
verifica al fine di garantire il soddisfacimento degli stessi.
La valutazione dell’Approval body (deputato al rilascio dell’ETA stesso) avviene
attraverso l’analisi di ogni singolo componente dell’edificio, sia questo una
struttura opaca, sia questo un nodo presente all’interno del sistema costruttivo
oggetto del Benestare Tecnico stesso.
Allo stesso modo è opportuno evidenziare come la valutazione che si ottiene
tramite l’ottenimento di apposito ETA è da ritenersi valida solo ed esclusivamente
all’intero edificio, non consentendo al titolare dell’ETA di smembrare la stessa e
assegnare la conformità ai singoli elementi che compongono la stessa opera.
3RVVLELOLHYROX]LRQLQRUPDWLYH
Si segnala come a livello comunitario si stia procedendo a formulare specifica
norma armonizzata per i sistemi costruttivi a telaio (prEN14732 “Timber structures
– Prefabricated wall, floor and roof elements – Requirements” ). Tale norma,
sviluppata dal WG5/TC124 (“Prefabricated wall, floor and roof elements”) ha
recentemente ultimato la prima inchiesta pubblica e il gruppo di lavoro relativo
dovrà quindi esaminare ogni singolo commento al fine di redigere un documento
&HUWLILFDWRGL,GRQHLWj7HFQLFDDOO·,PSLHJR
Oltre a quanto specificato per il Benestare Tecnico Europeo, sembra opportuno
cercare di chiarire, sebbene in termini estremamente generali, anche l’altro
elemento di cui il punto C) del cap. 11.1 delle NTC08 fa riferimento, ossia il
Certificato di Idoneità Tecnica all’Impiego.
Tale certificazione si pone come alternativa al sopra descritto Benestare Tecnico
Europeo ed ha valenza esclusivamente di carattere nazionale.
Per definire tale iter di certificazione è da segnalare come sia stato costituito
recentemente apposito gruppo di lavoro che abbia il compito di redigere apposite
linee guida atte ad accompagnare la valutazione che il Servizio Tecnico Centrale
e gli organi del CSLLPP vorranno effettuare di volta in volta su prodotti di carattere
“innovativo”.
L’obiettivo è quello di cercare di creare un documento per il settore industriale
che possa permettere lo sviluppo di prodotti legnosi innovativi e non coperti da
opportuno iter di certificazione, garantendo allo stesso modo il rispetto dei requisiti
minimi di sicurezza definiti all’interno del testo del D.M. 14.01.08.
[1] A.A.V.V. – “Linee Guida per l’edilizia in legno in Toscana” – A cura della
Direzione Regionale della Presidenza della Regione Toscana– Settore Edilizia
Sostenibile – Firenze, 2009
[2] A. Ceccotti, M. Follesa, M.P. Lauriola – “Le strutture di legno in zona sismica:
criteri per la progettazione e il restauro” II Ed. – C.L.U.T. Editrice – Torino, 2006
[3] A. Ceccotti (a cura di), Il Manuale del Legno Strutturale, voll. 2 e 3 “Materiali,
componenti e principi della progettazione”, Mancosu Editore, Roma, 2003.
[4] M. Follesa, M. Fragiacomo, M. P.Lauriola (2011), " A proposal for revision of
the current timber part (Section 8) of Eurocode 8 Part 1" Proceeding of 44th CIB
W18 Meeting, Alghero, paper n.44-15-1.
[5] D.M. II.TT. - 14/01/08 "Norme tecniche per le costruzioni".
[6] CNR DT 206/2007 "Istruzioni per il progetto, l'esecuzione ed il controllo delle
strutture di legno".
[7] UNI EN 1990: Eurocodice. "Criteri generali di progettazione strutturale".
[8] UNI EN 1991-1: Eurocodice 1 - "Azioni sulle strutture".
[9] UNI EN 1995-1-1: Eurocodice 5 - "Progettazione delle strutture di legno -
Regole generali - Regole comuni e regole per gli edifici".
[10] UNI EN 1995-1-2: Eurocodice 5 - "Progettazione delle strutture di legno -
Regole generali - Progettazione strutturale contro l'incendio."
[11] UNI EN 1998-1: Eurocodice 8 - "Progettazione delle strutture per la resistenza
sismica - Regole generali, azione sismica e regole per gli edifici.”
[12] UNI EN 338 - "Legno strutturale - Classi di resistenza".
[13] UNI EN 1912 - "Legno strutturale - Classi di resistenza - Assegnazione delle
categorie visuali e delle specie".
[14] UNI EN 1194 - "Legno lamellare incollato - Classi di resistenza e determinazione
dei valori caratteristici".
[15] UNI 11035 - "Legno strutturale - Regole per la classificazione a vista secondo
la resistenza e i valori caratteristici per tipi di legname strutturale".
[16] Deliberazione della Gunta regionale dell'Emilia Romagna del 1 Febbraio
2010, n.121 dal titolo "Atto di indirizzo recante individuazione degli interventi
privi di rilevanza per la pubblica incolumità ai fini sismici e delle varianti,
riguardanti parti strutturali, che non rivestono carattere sostanziale e definizione
della documentazione attinente alla riduzione del rischio sismico necessaria
per il rilascio del permesso di costruire e per la denuncia di inizio attività, ai
sensi degli articoli 9,comma 4, e 10, comma 3, della L.R. n.19 del 2008"
[18] Direttiva Prodotti da Costruzione – 89/106/CEE.
[19] Regolamento Prodotti da Costruzione – 305/2011
[20] ETAG007 - Timber frame building kits
[21] ETAG012 - Log building kits
[22] ITC CNR - Compendio della Direttiva Prodotti da Costruzioni, 2005
[23] Giancarlo Borsini - Direttiva Prodotti da Costruzione: ecco l’attività degli
organismi notificati, 2005
[24] Giancarlo Borsini – Reazione al fuoco e standard europeo: il ruolo degli
organismi di prova, 2005
Figura 4.1_Grafico indicante gli spessori medi di isolante in copertura - paesi EU (Fonte Eurima).
Gli strumenti legislativi che hanno “regolato” il settore in questi anni hanno poi
preso in considerazione un solo aspetto del complesso mondo dell’isolamento
termico: l’isolamento invernale.
L’approccio così riduttivo a questa tematica ha certamente reso più remoto il
raggiungimento degli obiettivi fissati per le emissioni clima-alteranti ed in generale
non ha giovato al contenimento dei consumi energetici.
Allo stato attuale in Italia negli edifici (residenziali e terziario), si utilizza circa il 30%
dell’energia finale consumata, il 31% dell’energia elettrica e il 44% dell’energia
termica (combustibili).
A questi consumi energetici è riconducibile circa il 28% delle emissioni nazionali
di CO2.
Figura 4.2_Domanda elettrica di picco invernale ed estiva: dati storici e previsioni (Fonte MAP).
L’introduzione delle costruzioni in legno sul mercato italiano può essere vista come
un’opportunità per la disseminazione di cultura tecnica sia in fase progettuale che
realizzativa, che sta alla base del buon costruire, qualunque sia il materiale scelto.
Conduttività
Materiale termica
[W/mk]
Aria (a condizioni ambiente) 0,026
Acqua distillata 0,60
Vetro 1
Ferro 73
Rame 386
Argento 407
Diamante 1000
Conduttività
Materiale termica
[W/mk]
Fibra di vetro 0,037
Lana di roccia 0,036
XPS 0,036
EPS 0,034
Poliuretano espanso 0,028
Sughero espanso 0,040
Vetro cellulare 0,041
Fibra di legno 0,040
dove:
In questo calcolo viene inserita anche la resistenza termica offerta dallo strato
di aria che lambisce le superfici interna ed esterna. Questa resistenza si dice
5HVLVWHQ]D/LPLQDUH (interna o esterna). I valori di queste resistenze sono normati
nella UNI EN ISO 6946 a seconda della direzione del flusso di calore e della
velocità dell’aria in prossimità della superficie: quindi si avranno resistenze diverse
a seconda che si esamini una copertura, una parete o una parete ventilata.
Il miglior isolante esistente in natura è l’aria ferma ed asciutta; per questo motivo
gli isolanti contengono sempre grandi quantità di aria intrappolata all’interno
della loro struttura (tra le fibre, nelle cellette, tra le sfere ecc). Per contro, un
pessimo isolante, abbondantemente presente intorno a noi, è l’acqua.
Quindi si deve prestare molta attenzione che l’aria ferma ed asciutta, presente
negli isolanti, non sia sostituita, per condensa o altro motivo, da acqua.
Vista la necessità di contenere una grande quantità di aria, normalmente, un buon
isolante non è un materiale con buone caratteristiche di resistenza meccanica,
cosi come i materiali comunemente usati per le strutture hanno dei coefficienti di
conduttività termica molto alti (il cemento armato ha un h di 2,30 W/mK).
A questa regola fa eccezione il legno che, pur essendo un ottimo materiale
strutturale, ha un h 0,13 W/mK.
Per capire come si comporta il legno rispetto alla conduzione del calore, basta
confrontarlo con alcuni dei principali materiali da costruzione:
Conduttività Massa
Materiale termica volumica
[W/mk] [kg/m3]
Mattone pieno 0,70 1400
Mattone doppio UNI 0,40 913
Blocco porizzato
30x25x25 0,19 770
Muratura in pietra 2,30 2600
Cemento armato 2,30 2300
Calcestruzzo CLS 1,65 2200
Legno di conifere 0,13 500
Tabella 4.3_Conduttività Termica dei materiali da costruzione
dove:
U è laTrasmittanza parete
Rtot è la sommatoria delle resistenze termiche dei vari strati (Rstrati)
Rlim est – Rlim int è la resistenze liminari interne ed esterne
d è lo spessore dello strato
h è la Conduttività Termica del materiale costituente lo strato
Conduttività Spessore
Materiale termica [m]
[W/mk]
Mattone pieno 0,7 3,35
Mattone doppio UNI 0,27 1,90
Blocco porizzato
0,18 0,90
30x25x25
Muratura in pietra 2,3 11,00
Cemento armato 2,3 11,00
Calcestruzzo CLS 1,65 7,90
Legno di conifere 0,13 0,62
Tabella 4.4_Spessori necessari per U = 0,20
Dalle tabelle precedenti si ricava che il legno è, tra i materiali strutturali, quello che
ha la migliore Conduttività Termica (h). Questa peculiarità del legno si evidenzia
particolarmente nelle strutture a pannelli portanti.
Interno
1 Fibrogesso 10 + 10 1.620 0,320
2 Canapa 60 38 0,038
3 X -Lam 100 550 0,130
dove:
otteniamo:
Spessore h R
Materiale [W/mK] [m2K/W]
[mm]
Interno 0,130
1 Fibrogesso 10 + 10 0,320 0,062
4 Fibra di
legno 100 0,040 2,500
Spessore h R
Materiale [W/mK] [m2K/W]
[mm]
Interno 0,130
1 Fibrogesso 10 + 10 0,320 0,029
4 Fibra di
legno 100 0,040 2,500
Spessore h R
Materiale [W/mK]
[mm] [m2K/W]
Interno 0,13
Intonaco 15 0,80 0,02
Blocco porizzato 300 0,25 1,20
Intonaco 15 0,80 0,02
Esterno 0,04
Resistenza totale 1,40
Spessore h R
Materiale [W/mK]
[mm] [m2K/W]
Già ad una prima lettura ci si accorge di una notevole incongruenza, quasi una
“svista” del legislatore: viene richiesta alla parete una prestazione, di isolamento
termico estivo, superiore rispetto a quanto richiesto alla copertura. Questa
differenza è incomprensibile visto che la copertura di un edificio è la parte
dell’involucro maggiormente sollecitata dall’insolazione!
In base a questa considerazione è buona norma tendere a progettare strutture
verticali e di copertura che raggiungano, al minimo, un Yie = 0,12 W/m2 K.
Gli altri limiti proposti dalla normativa, la cui ottemperanza non è obbligatoria,
riguardano lo sfasamento e l’attenuazione. Questi limiti si possono trovare
nell’allegato A del DM 26 giugno 2009 “Linee Guida Nazionali per la certificazione
energetica degli edifici”
Sfasamento Qualità
(ore) Attenuazione Prestazioni prestazionale
Coefficiente Fattore
di di Punteggio
Sfasamento Attenuazione
<8 > 0,35 -1
8 0,35 0
9 0,25 1
10 0,20 2
11 0,15 3
12 0,17 4
> 12 < 0,15 5
Tabella 4.11_Protocollo ITACA: scala prestazionale isolamento estivo
Dalla tabella precedente si evince che, secondo questo documento, sono ritenuti
“meritevoli” sfasamenti uguali o superiori alle 9 ore.
dove:
bè la penetrazione termica periodica - si esprime in metri)
hè la Conduttività Termica - si esprime w/m k
dove:
_è la diffusività termica – si esprime in m2/s
hè la Conduttività Termica - si esprime w/m k
lè la massa volumica – si esprime in kg/m3
c è il calore specifico – si esprime in J/Kg K
Asciugamento estivo
In Italia, in particolar modo nelle regioni del centro sud, la migrazione del vapore
non avviene solo nella stagione invernale dai locali riscaldati verso l’esterno, ma
abbiamo un flusso di vapore che percorre la struttura in senso contrario durante
i mesi estivi.
A titolo esemplificativo di seguito si riporta una tabella relativa alla media mensile
delle temperature esterne massime, umidità relativa e conseguente umidità
assoluta, della città di Firenze.
Umidità di costruzione
Un esempio classico di umidità di costruzione intrappolata dalle barriere al vapore
è quello dei getti di completamento su solai di copertura in tavelle di cotto.
In questo tipo di realizzazioni si usa spesso posizionare un foglio di polietilene
sull’estradosso del manto di tavelle e successivamente gettare una soletta di cls, di
spessore variabile, armata con rete metallica. Sulla soletta viene poi posizionato
l’isolante e, a completamento del pacchetto, una guaina impermeabilizzante ed
il manto di copertura.
Si comprende bene che l’umidità residua del getto non avrà modo di asciugarsi e
tenderà a migrare nello strato di isolante, riducendone la funzionalità.
Nel caso delle costruzioni in legno, essendo queste ultime le costruzioni a secco
per eccellenza, la questione dell’umidità di costruzione è meno importante, ma
ugualmente si dovrà tenere conto dell’umidità residua del legno o di quella
acquisita in fase di cantiere e provvedere ad una stratigrafia che sia in grado di
garantire l’asciugatura totale della struttura e di tutti i suoi componenti.
4.2.3 Igroscopicità
Viene definita Igroscopicità la proprietà di un materiale di assorbire acqua.
Questa proprietà gioca un ruolo importante nella valutazione dell’idoneità di
un materiale isolante ad essere utilizzato in determinate condizioni. Infatti le
condense non si formano mai su superfici estese, ma si localizzano puntualmente
in corrispondenza di difetti di isolamento o di tenuta all’aria. Utilizzando materiali
ad alta igroscopicità si ottiene che l’umidità, eventualmente condensata, venga
distribuita su un’ampia superficie. In questo modo la quantità di acqua per unità
di superficie scende e si limita quindi il decadimento della proprietà isolante del
materiale. Un altro aspetto importantissimo è quello derivante dal fatto che se
si rende possibile la distribuzione dell’umidità condensata su un volume il più
ampio possibile, l’asciugatura è più veloce perché si può contare su una superficie
evaporante estesa.
Sets of conditions
Property I (10 °C) II (23 °C)
a) b) a) b)
Reference temperature 10 °C 10 °C 23 °C 23 °C
Moisture udry a u23,50 b udry a u23,50 b
Ageing aged aged aged aged
a udry is a low moisture content reached by drying according to specifications or standards for the material concerned.
b u23,50 is the moisture content when in equilibrium with air at 23 °C and relative humidity of 50%
Tabella 4.14_Set di condizioni di temperatura ed umidità per il test di conduttività termica dei materiali
(Fonte UNI EN ISO 10456).
Nella Tabella 4.14 sono riportati i set di temperatura ed umidità utilizzati per i vari
materiali per la determinazione della conduttività termica.
Al variare di queste condizioni la conduttività termica può subire variazioni anche
importanti; diviene perciò consigliabile, una volta definita la temperatura e
l’umidità di progetto, verificare di quanto le prestazioni del materiale scelto siano
variate, adeguando conseguentemente le stratigrafie alle reali prestazioni.
Il metodo di verifica è descritto nella norma UNI EN ISO 10456 al punto 7.3.
Con le nozioni illustrate nei paragrafi precedenti si può costruire una griglia
riassuntiva delle caratteristiche richieste ad un coibente per procedere ad una
scelta corretta del miglior materiale da impiegare nell’isolamento invernale ed
estivo.
Spessore d si si
Capacità termica c no si
Massa l no si
Permeabilità al μ si si
vapore
Igroscopicità si si
Tabella 4.15_Griglia riassuntiva caratteristiche isolanti
Interno Esterno
cavedio portaimpianti
pannello X-Lam
pannello isolante
intonaco
cavedio portaimpianti
pannello X-Lam
pannello isolante
struttura di supporto
ventilazione
pannello X-Lam
pannello isolante
intonaco
Fibra di Vetro
Dato Simbolo U.M. Valore
Massa volumica l Kg/mc 100
Conducibilità termica h W/m K 0,039
Calore specifico ] j/Kg·K 1030
Penetrazione termica periodica b m 0,102
Resistenza igroscopica μ - 1
Note
Materiale di origine minerale
Classe di reazione al fuoco secondo EN 13501-1= A1
Prestazione su parete X Lam mm 100
Isolamento invernale Obiettivo Spessore
Dato W/m2·K mm
Trasmittanza termica 0,24 125
Isolamento estivo Obiettivo Spessore
Dato ore mm
Sfasamento termico 12 225
Lana di roccia
Dato Simbolo U.M. Valore
Massa volumica l Kg/mc 100
Conducibilità termica h W/m K 0,036
Calore specifico ] j/Kg·K 1030
Penetrazione termica period ica b m 0,098
Resistenza igroscopica μ - 1
Note
Materiale di origine minerale
Classe di reazione al fuoco secondo EN 13501-1= A1
Prestazione su parete X Lam mm 100
Isolamento invernale Obiettivo Spessore
Dato W/m2·K mm
Trasmittanza termica 0,24 115
Isolamento estivo Obiettivo Spessore
Dato ore mm
Sfasamento termico 12 220
Sughero
Dato Simbolo U.M. Valore
Massa volumica l Kg/mc 140
Conducibilità termica h W/mK 0,043
Calore specifico ] j/Kg·K 1880
Penetrazione termica periodica b m 0,067
Resistenza igroscopica μ - 10
Note
Materiale di origine naturale
Classe di reazione al fuoco secondo EN 13501-1 = E
Prestazione su parete X Lam mm 100
Isolamento invernale Obiettivo Spessore
Dato W/m2·K mm
Trasmittanza termica 0,24 140
Isolamento estivo Obiettivo Spessore
Dato ore mm
Sfasamento termico 12 150
Fibra di legno
Dato Simbolo U.M. Valore
Massa volumica l Kg/mc 150
Conducibilità termica h W/m K 0,040
Calore specifico ] j/Kg·K 2100
Penetrazione termica periodica b m 0,059
Resistenza igroscopica μ - 5
Note
Copertura
Anche sulle coperture la soluzione tecnicamente ottimale è il posizionamento
dell’isolante immediatamente sotto il manto di copertura.
La coibentazione della copertura deve essere accurata quanto, se non più, della
coibentazione in parete. Infatti, se è vero che in termini di estensione superficiale
le pareti perimetrali “pesano” molto nel calcolo delle dispersioni, è anche vero che
il tetto, per la sua posizione, è la porzione dell’edificio maggiormente sollecitata in
estate e meno protetta d’inverno.
Nel caso di coperture a falde, l’isolante sarà posato sul solaio inclinato, avendo
cura di interporre uno strato di tenuta all’aria (dalla banale carta Kraft a teli più
raffinati come le barriere igrovariabili).
Al di sopra dell’isolante, composto negli strati e spessori opportuni, si posizionerà
un manto traspirante impermeabile e un sistema di listelli, vincolato direttamente
alla struttura, tale da costituire una corretta ventilazione consistente in una lama
d’aria continua, di circa 40/50 mm che si originerà alla linea di gronda e terminerà
alla linea di colmo.
Con un procedimento analogo a quello visto in precedenza per il cappotto si può
verificare il comportamento di ogni materiale su una struttura leggera, costituita
da:
doppio tavolato 20 mm + 20 mm
carta Kraft
pannello isolante
ventilazione da 50 mm
listellatura
ventilazione
tenuta all’aria
struttura
Fibra di Vetro
Dato Simbolo U.M. Valore
Massa volumica l Kg/mc 30
Conducibilità termica h W/m K 0,039
Calore specifico ] j/Kg·K 1030
Penetrazione termica periodica b m 0,186
Resistenza igroscopica μ - 1
Note
Materiale di origine minerale
Classe di reazione al fuoco secondo EN 13501-1= A1
Prestazione su parete X Lam mm 100
Isolamento invernale Obiettivo Spessore
Dato W/m2·K mm
Trasmittanza termica 0,24 125
Isolamento estivo Obiettivo Spessore
Dato ore mm
Sfasamento termico 12 225
Lana di roccia
Dato Simbolo U.M. Valore
Massa volumica l Kg/mc 100
Conducibilità termica h W/m K 0,036
Calore specifico ] j/Kg·K 1030
Penetrazione termica period ica b m 0,086
Resistenza igroscopica μ - 1
Note
Materiale di origine minerale
Classe di reazione al fuoco secondo EN 13501-1= A1
Prestazione su parete X Lam mm 100
Isolamento invernale Obiettivo Spessore
Dato W/m2·K mm
Trasmittanza termica 0,24 115
Isolamento estivo Obiettivo Spessore
Dato ore mm
Sfasamento termico 12 220
Sughero
Dato Simbolo U.M. Valore
Massa volumica l Kg/mc 140
Conducibilità termica h W/m K 0,043
Calore specifico ] j/Kg·K 1880
Penetrazione termica periodica b m 0,067
Resistenza igroscopica μ - 10
Note
Materiale di origine naturale
Classe di reazione al fuoco secondo EN 13501-1 = E
Prestazione su parete X Lam mm 100
Isolamento invernale Obiettivo Spessore
Dato W/m2·K mm
Trasmittanza termica 0,24 150
Isolamento estivo Obiettivo Spessore
Dato ore mm
Sfasamento termico 12 195
Come si può osservare nei dettagli precedenti e nel riepilogo che segue, anche nel
caso della copertura, si evidenziano i diversi comportamenti tra gli isolanti sintetici
e gli isolanti naturali, con la riconferma della maggiore idoneità di questi ultimi
all’utilizzo su strutture leggere.
Il rumore
Il rumore è un suono, di origine naturale (fruscio delle foglie di un albero mosse
dal vento) o artificiale (rock band), che viene percepito soggettivamente come
fastidioso.
Il suono è la sensazione, elaborata dagli organi uditivi e dal sistema nervoso,
generata da un corpo in oscillazione.
Se il mezzo in cui il suono si propaga è l'aria, un corpo che oscilla - periodicamente
attorno alla sua posizione di equilibrio - mette in movimento le particelle dell’aria
intorno a se. A loro volta le particelle d’aria propagheranno il movimento
oscillatorio ad altre particelle generando una perturbazione di pressione che,
raggiunge l’orecchio e viene “interpretata” come suono.
La differenza di pressione generata dalla perturbazione rispetto alla pressione di
quiete è detta pressione efficace o pressione sonora. Per rappresentare l'ampio
intervallo di pressione sonora che il nostro apparato uditivo è in grado di percepire
sono stati introdotti i livelli sonori.
Questi utilizzano una scala logaritmica la cui unità di misura è la decima parte del
Bel e viene chiamata decibel (dB).
Le onde sonore sono inoltre caratterizzate da:
1. IUHTXHQ]D f) misurata in Hertz [Hz] cioè le oscillazioni compiute in un secondo;
2. SHULRGR T) misurato in secondi [s] cioè il tempo necessario per compiere
un’oscillazione completa
3. OXQJKH]]D G·RQGD (h) misurata in metri [m] cioè lo spazio in cui si svolge
un’oscillazione completa formata da una compressione e da una rarefazione.
Quale metodo si può utilizzare per capire quale suono può essere percepito come
rumore e quindi da quali tipi di suoni dobbiamo isolare una abitazione?
Per semplificare il problema ed allo stesso tempo dare una definizione che aiuti a
risolverlo, si potrebbe affermare che il suono diviene rumore nel momento in cui
un soggetto si trova nell’impossibilità di “gestire” questo suono, lo subisce sino
al punto che il suono, non gestibile, disturba l’equilibrio psicofisico del soggetto
stesso; ad esempio un vicino che ascolta una melodia ad alto volume mentre si
Parametri [dB]
Categorie
ambienti abitativi
R ’W D 2 m ,n T ,W L’W L A S ,m a x L Aeq
I rumori aerei
I rumori aerei sono generati dalla voce delle persone, dal pianto di bambini, da
elettrodomestici in funzione ecc..
Questo tipo di rumore si propaga attraverso l'aria nelle strutture che incontra e
frequentemente riesce a giungere anche negli ambienti confinanti con quello dove
esso è generato. Infatti l’onda sonora incidendo sull’elemento divisorio lo mette
in vibrazione e parte della sua energia “attraversa” la struttura di separazione
giungendo nell’ambiente confinante.
Non tutta l’energia che ha colpito la parete si riproporrà dalla parte opposta
sotto forma di fenomeno sonoro: una parte si trasformerà in calore perdendosi
all’interno della struttura ed una parte rimbalzerà dando luogo al fenomeno del
riverbero.
Le quantità di energia che attraverserà il componente divisorio dipende da diversi
fattori fra i quali:
1. dimensioni e geometria dell’elemento divisorio;
2. dimensioni e geometria delle due stanze e degli elementi confinanti con
l’elemento divisorio;
3. natura dei materiali e loro assemblaggio;
4. frequenze che caratterizzano le onde acustiche.
[4.1]
Wt Otteniamo:
Wi
Wa
[4.3]
Come già visto, generalmente i suoni sono composti da più frequenze diverse ed
ogni frequenza ha un comportamento diverso sia nell’ attraversamento dei sistemi
fonoisolanti sia per ciò che riguarda la riflessione sulle strutture.
Per avere un parametro unico grazie al quale si possa mettere velocemente a
confronto strutture e materiali diversi si sono definiti degli LQGLFL GL YDOXWD]LRQH
che si ottengono elaborando i dati sperimentali alle varie frequenze ottenuti in
laboratorio, confrontando questi con dati costituenti una curva in frequenza di
I rumori da impatto
I rumori di impatto sono quelli generati dalla percussione di un corpo solido
contro una parte dell’edificio: in questo caso una parte dell’energia scaricata
dall’impatto verrà trasformata in vibrazione e, se non confinati da un buon sistema
di isolamento acustico, si propagheranno a tutte le strutture rigidamente collegate
a quella che ha subito l’impatto con meccanismi del tutto simili a quelli della
propagazione dei rumori aerei. I rumori impattivi, salvo casi isolati, interessano
il sistema pavimento/solaio. A titolo di esempio: il calpestio dei tacchi su un
pavimento, il martello che pianta il chiodo nel muro, una sedia trascinata sul
pavimento, ecc. sono rumori di origine impattiva.
Un buon metodo per ridurre la propagazione del rumore è quello di interporre tra
il pavimento, quindi l’elemento che riceve l’impatto, e il solaio, ovvero la struttura
che lo re-irradia, un elemento resiliente che ridurrà il livello in sonoro in maniera
sostanziale.
Figura 4.14_Rumori da impatto. A destra: Andamento della forza impattiva rispetto al tempo.
Nel caso di materiali rigidi e materiali resilienti posti sotto il pavimento
Fonoassorbimento
Per comprendere come i materiali che compongono le strutture che ci circondano
influenzano la trasmissione del suono si provi ad esaminare il fenomeno del
riverbero:
in una stanza con un impianto stereo acceso si ascolterà la musica proveniente
direttamente dagli altoparlanti e quella che, colpendo le pareti ne verrà riflessa
giungendo sino all’orecchio dell’ascoltatore. Questo fenomeno è consistente, al
punto che, dal momento in cui l’altoparlante cessa di funzionare a quando l'ultima
onda sonora emessa da esso arriva al nostro orecchio, passa un tempo più o meno
lungo (da qualche decimo di secondo ad alcuni secondi) in funzione dei materiali
che compongono il rivestimento delle pareti e dei solai che delimitano l'ambiente.
La durata di questa coda sonora viene denominata WHPSR GL ULYHUEHUD]LRQH.
Questi tempi, per un edificio residenziale, variano normalmente dai 0,4 ai 0,7
secondi mentre per una palestra possono arrivare a 1,3 / 2 secondi.
Queste differenze di comportamento rispetto al riverbero, oltre che dalla geometria
della stanza e dal suo volume, dalla qualità dell’onda sonora, (cioè con diverse
lunghezze d’onda si avranno tempi di riverbero diversi), dipendono in misura
importante dalle caratteristiche dei materiali di rivestimento delle strutture. Infatti
non tutti i materiali riflettono il suono nella stessa maniera: esistono materiali
Dato che queste norme, come spesso accade, sono elaborate dai paesi del Nord
Europa e quindi sono modellate su tipologie costruttive molto diverse da quelle
italiane, l’UNI nel 2005 ha pubblicato un Rapporto tecnico, UNI TR 11175,
che funge da “adattatore” della norma europea alla tipologia della costruzione
nazionale, come esplicitamente descrive il titolo: “Acustica in edilizia. Guida alle
norme serie UNI EN 12354 per la previsione delle prestazioni acustiche degli
edifici. Applicazione alla tipologia costruttiva nazionale”.
Questa norma fornisce una metodologia per il calcolo previsionale dei requisiti
acustici passivi negli edifici. A livello scientifico si può affermare che dal punto di
vista acustico le norme rappresentano lo stato dell’arte in materia, quale modello
di calcolo, per stimare il comportamento acustico passivo delle strutture edilizie.
[4.4]
Questa formula va utilizzata per stimare l’isolamento acustico ai rumori aerei
offerto dalle partizioni verticali e orizzontali che dividono diverse unità immobiliari;
[4.5]
Questa formula va utilizzata per stimare l’isolamento acustico ai rumori aerei
offerto dalle strutture che costituiscono la facciata dell’edificio considerato e si
applica a porzioni di facciata viste dall’interno dell’ambiente considerato;
[4.6]
Questa formula si applica per stimare la prestazione del solaio a non trasmettere
i rumori impattivi, nel modello semplificato si applica a partizioni orizzontali che
separano l’unità considerata da altre unità aventi ambienti sottostanti.
Come già detto in precedenza questo tipo di costruzioni, pur non essendo
caratterizzate da masse importanti come possono essere quelle che si riscontrano
nelle costruzioni in muratura o in cemento armato, danno ottimi risultati nel fono
isolamento.
Analizzando ogni tipologia di struttura si può osservare quanto segue:
cappotto termico
tavolato / OSB
OSB
lastra di gesso
Nel caso della struttura a pannelli al primo presidio rappresentato dal cappotto
termico esterno, si associa un elemento di massa importante, il pannello X-Lam,
che contribuisce a sua volta al fonoisolamento.
In entrambi i casi la parete interna sarà placcata da una lastra di cartongesso o
fibrogesso montata su struttura metallica. Anche in questo caso si può ipotizzare un
comportamento fonoassorbente come quello descritto in precedenza. È importante
sottolineare che se nel sistema a pannello vibrante il meccanismo dissipativo si
gioca sul comportamento viscoso del materiale costituente il pannello nella zona
in prossimità dei vincoli e come massa accoppiata ad una molla (cuscino d’aria
nell’intercapedine) nella zona di massima oscillazione distante dai vincoli. Alla
luce di queste considerazioni diventa fondamentale porre molta attenzione a due
aspetti:
rispettare le regole di fissaggio dei pannelli, normalmente fornite dai produttori;
nel caso si operi un riempimento della cavità ottenuta tra la struttura che porta
il pannello ed il pannello stesso, questo riempimento dovrà essere fatto con
materiale flessibile e non dovrà essere compresso, in modo da non formare
ponti acustici in corrispondenza di eventuali riduzioni del lume dell’intercapedine
(impianti, scatole di derivazione ecc..)
Da quanto su detto è evidente che mentre dal punto di vista termico si può parlare
di “Materiali isolanti termici” e su questi all’interno di un elemento costruttivo grava
la maggior percentuale di isolamento offerta dall’elemento stesso, in acustica si
deve parlare di sistemi isolanti acustici in quanto tutti gli strati che costituiscono
l’elemento hanno un ruolo fondamentale e devono essere messi in opera con
estrema attenzione e perizia.
X-Lam
lastra di gesso
Per le pareti interne i principi fondamentali sono quelli illustrati, ovvero l’utilizzo di
cartongesso o fibrogesso e riempimenti flessibili non pressati.
Nella figura riportata qui sotto è schematizzata una partizione interna formata da
pannelli in cartongesso o fibrogesso con interposto del materiale fonoassorbente
realizzato in fibre di legno. Per migliorare il potere fonoisolante di questo sistema
isolante acustico, bisognerebbe che fra i profilati metallici a “C” di supporto ai
panelli, e la struttura a cui essi sono fissati, sia interposto uno strato di materiale
resiliente. Questo accorgimento tecnico consentirebbe di smorzare ulteriormente
la trasmissione indiretta per via strutturale.
struttura metallica
lastra di gesso
lastra di gesso
In casi particolari, dove si vogliono ottenere livelli di isolamento elevati, potrà essere
utile realizzare pareti con doppia lastra di gesso oppure con doppia orditura. In
Nelle tre figure riportate qui sotto sono schematizzate tre differenti soluzioni per
la realizzazione delle partizioni interne più o meno prestanti dal punto di vista
dell’isolamento acustico a seconda delle prestazioni necessarie. Come si può
osservare è possibile installare due panelli di cartongesso per parte aumentando
notevolmente la massa superficiale del divisorio e di conseguenza il potere
fonoisolante.
struttura metallica
lastra di gesso
lastra di gesso
Altra soluzione (ultima figura a destra) consiste come su descritto nel montare
due supporti metallici indipendenti avendo cura che questi siano ancorati con
interposto uno strato resiliente.
Il metodo più utilizzato per ottenere un buon isolamento acustico dei solai è quello
del “massetto galleggiante”, ovvero la formazione di una “vasca” in materiale
resiliente, che ospita il massetto e il sovrastante pavimento. In questo modo si
ottiene una separazione totale della pavimentazione dal resto della struttura.
Massetto
Materiale resiliente
Struttura
Figura 4.23_Andamento della pressione sonora rispetto alla frequenza nel caso di materiali rigidi e
materiali resilienti posti sotto il pavimento.
Dal grafico è evidente come la presenza di uno strato di materiale resiliente porti
ad avere una riduzione della trasmissione del fenomeno sonoro in un ampio
intervallo di frequenze.
FONTE RINNOVABILE
Solare termico Geotermico
Fotovoltaico (PdC raffr)
(Risc + ACS)
Interventi preliminari
Riduzione dei
Sfruttamento consumi di ACS Orientamento
dell’illuminazione (p.e. valutando la dell’edificio
naturale reale necessità
del ricircolo)
Incremento
dell’efficienza dei Isolamento
sistemi di Ombreggiamento
termico
illuminazione
Applicazione di
Eliminazione Freecooling
INVERTER sui motori
dei ponti termici
(p.e. autoclavi)
Generazione Ventilazione
efficiente notturna
dell’energia termica
Utilizzo di terminali a
bassa temperatura
Figura 4.24_Curva di durata per un'unità abitativa in zona climatica D (165 gg. di riscaldamento 12h/
giorno).
In una condizione come quella descritta dalla figura sopra risulta certamente più
economico dimensionare la centrale termica con fonte rinnovabile per la copertura
della metà del carico di picco e lasciare che sia un sistema ausiliario a generare il
calore nelle poche ore restanti: non bisogna dimenticare infatti che la realizzazione
di una centrale termica (analogo discorso vale per centrali frigorifere) a fonte
rinnovabile comporta un costa di installazione maggiore a quello delle tecnologie
convenzionali e che tale costo risulta essere proporzionale alla potenza installata.
Un dimensionamento eseguito secondo il criterio illustrato porta due immediati
benefici:
il costo dell’installazione risulta minore con tempi di ritorno dell’investimento
più vicini alle aspettative della committenza.
la generazione del calore risulta più efficiente poiché i due generatori installati
funzionano per più ore all’anno in condizioni di carico prossime alla potenza
nominale.
Yazaki EAW Sonnenklima Rotartica Climatewell SolarNext SorTech SorTech SJTU InvenSor
Produttore Giappone Germania Germania Spagna Svezia Germania Germania Germania Germania Germania
Tecnologia Assorbimento Assorbimento Assorbimento Assorbimento Assorbimento Assorbimento Assorbimento Assorbimento Assorbimento Assorbimento
Temperatura acqua calda [°C] 88/83 90/80 75/65 90/85 83/- 85/78 75/68 75/69 85/79 95/87
Temperatura di re-cooling [°C] 31/35 30/35 27/35 30/35 30/- 24/29 27/32 27/32 30/36 32/38
Temperatura acqua fredda [°C] 12,5/7 17/11 18/15 13/10 -/15 12/6 18/15 18/15 15/10 18/15
COP 0,7 0,71 0,77 0,67 0,68 0,62 0,56 0,56 0,39 0,5
Dimensioni 0,60 x 0,8 1,75 x 0,76 1,13 x 0,80 1,09 x 0,76 1,20 x 0,80 0,80 x 0,60 0,79 x 1,06 0,79 x 1,35 1,80 x 1,20 0,65 x 1,30
(LxDxH) (m x m x m) x 1,77 x 1,75 x 1,96 x 1,15 x 1,6 x 2,2 x 0,94 x 1,45 x 1,4 x 1,65
Peso [Kg] 420 660 550 290 875 350 260 510 1600 370
Tabella 4.20_Macchine frigorifere di piccola taglia per il solar cooling ( fonte dr. Uli Yakob, SolarNext,
2008)
5_Per la valutazione delle prestazioni dei chiller ad adsorbimento, in relazione alla loro interazione
energetica con il sistema di generazione solare, si può fare riferimento alle figure di merito riportate
in UNI 11300-4. Per la valutazione delle prestazioni in esercizio si potrà fare riferimento (quando
pubblicati) ai risultati dell’attività del Task 38 del Solar Hating & Cooling Programme della IEA.
6_Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR), Istituto di Tecnologie Avanzate per l'Energia "Nicola
Giordano" (ITAE), Via Salita S. Lucia sopra Contesse n. 5, 98126, S. Lucia, Messina, ITALY Phone:
+39.090.624.200 - Fax: +39.090.624.247, web: www.itae.cnr.it, mail: [email protected]
dove:
Il REP (Rapporto Energia Primaria), ovvero il rapporto fra l’energia impiegata per
il raffrescamento del carico rispetto al consumo di energia primaria necessario
dove:
4aux è l’energia elettrica consumata dagli ausiliari (pompe, fan coil e dry coolers);
Figura 4.28_Grafico della frazione solare ottenuta al variare dell’angolo di tilt di installazione del
campo solare, e della superficie netta captante (tubi sotto vuoto).
dove:
Figura 4.30_Grafico della frazione solare ottenuta al variare della superficie del campo solare e del
volume dell’accumulo (tubi sotto vuoto).
Figura 4.31_Grafico della frazione solare ottenuta al variare della superficie del campo solare e del
volume dell’accumulo (pannelli piani).
8_I risultati del modello di simulazione dinamica hanno dimostrato che la superficie captante del campo
solare può fornire fino al 95% dell'energia termica necessaria per il sistema durante il funzionamento
estivo.
Figura 4.34_Due diverse viste della centrale frigorifera: 1- caldaia a gas, 2- accumulo, 3- chiller ad
adsorbimento, 4- vaso di espansione, 5- pompa solare e dispositivi di sicurezza, 6- sistema di controllo
elettronico (PLC).
Figura 4.35_Potenziali cause d’incendio elettrico (archi elettrici; punti caldi; scariche atmosferiche).
A tali rischi, del tutto ordinari, si devono aggiungere alcune criticità specifiche di
cui possono essere oggetto le moderne abitazioni in legno.
Se il legno strutturale di per sé è un combustibile, d’altronde bisogna considerare
che la presenza di intercapedini, cosiddette ‘porta-impianti’, a parete e/o a
pavimento, può creare condizioni di rischio particolari. Nelle intercapedini il
principio di incendio può covare a lungo senza rivelarsi, d’altronde la maggiore
presenza di aria può facilitare l’incendio e potenzialmente innescare un “effetto
camino”.
Le medesime intercapedini, poi, sono spesso interessate da coibentazioni realizzate
con materiali, di origine vegetale o animale, derivati o similari del legno come le
da parte dei VVFF ai fini del rilascio del “Certificato di prevenzione Incendi”, ossia se si svolgono
attività elencate nel DM 16-02-1982. Resta incerto il caso dei luoghi MARCI non soggetti ad attività
lavorative.
11_L’utilizzo di stufe a legna e camini nelle case in legno presuppone la messa in opera di opportuni
accorgimenti per i passaggi tetto e pareti delle canne fumarie [6].
Figura 4.38_Comune scatola portafrutto (tipo 503), non adatta per le ‘case in legno’ (IP<4X; GWT
650° C).
19_Per la complessità del calcolo e la difficoltà nel reperire i dati necessari (dovrebbe fornirli il
committente), spesso il rischio economico viene trascurato, valutando unicamente il rischio di perdita
di vite umane.
20_Se in base ai calcoli il livello di rischio è ritenuto accettabile l’edificio si definisce “autoprotetto” e
la norma non richiede ulteriori misure di protezione contro i fulmini. Ma trattandosi di un calcolo di
probabilità, ciò che è accettabile per un edificio tradizionale in muratura, può non esserlo per uno in
legno.
Figura 4.40_Soluzioni alternative: involucri (rigidi o in fibre minerali) contenenti scatole 503 tradizionali.
Figura 4.41_Schermi a base di fibre minerali per ricoprire gli apparecchi di illuminazione idonei.
Il valore aggiunto fornito dalla applicazione dei Ratings Systems al settore delle
costruzioni si basa su:
Sviluppo di un processo controllato e strutturato attraverso un’integrazione di
saperi diversi;
Utilizzo di strumenti di calcolo in grado di fornire adeguato supporto al processo
decisionale;
Presenza di un riconoscimento istituzionale del risultato conseguito;
Riconoscimento da parte del mercato di una più efficiente pratica che finisce per
agire in maniera virtuosa sulle professioni di progettisti e costruttori.
Viene di seguito riportata una breve rassegna sugli strumenti di indagine e sulle
tecniche utilizzabili, in generale, per diagnosticare, validare e garantire nel tempo
le prestazioni energetiche dell’edificio.
Termoflussimetria e termoflussimetro
Allo scopo di stimare il fabbisogno energetico e le conseguenti emissioni di CO2
per il riscaldamento invernale o il raffrescamento estivo di un edificio, è importante
determinare i valori di trasmittanza termica U (W/m2K) del suo involucro.
La sua valutazione, può essere generalmente condotta secondo uno dei seguenti
4 diversi metodi:
1. La stratigrafia della struttura è conosciuta (si hanno i disegni aggiornati del
progetto architettonico o della relazione legge 10/91 e impianti); la trasmittanza
viene calcolata in accordo con la norma EN ISO 6946.
2. La stratigrafia non è conosciuta e quindi si procede a eseguire un foro per
stabilire tipo di materiale e spessore. Il foro può essere di piccole dimensioni
e quindi si utilizza un endoscopio, oppure può essere di maggiori dimensioni,
il carotaggio, e le caratteristiche del materiale vengono stabilite direttamente:
l’esperienza del professionista gioca un ruolo fondamentale. Una volta stabilita
la stratigrafia della parete la trasmittanza viene calcolata in accordo con la
norma EN ISO 6946.
3. L’edificio è riconducibile a una determinata e caratterizzata tipologia edilizia
di cui si conoscono le stratigrafie; è possibile agire per analogia stimando
le trasmittanza dei componenti. Le raccomandazioni del CTI (Comitato
Termotecnico Italiano) contengono un esempio di abaco di questo genere.
4. La trasmittanza della struttura viene misurata in opera in accordo con la norma
ISO 9869, tramite l’utilizzo di apparecchiature specifiche, applicando la tecnica
diagnostica detta ‘termoflussimetria’.
Dove:
Tale condizione, in realtà, non è mai verificata nel caso di pareti in opera, in
quanto gli edifici, nelle condizioni operative reali, sono soggetti a condizioni
al contorno fortemente variabili nel tempo. Le procedure di misura adottate in
campo dovranno di conseguenza prevedere una opportuna elaborazione dei dati
sperimentali, tale da gestire correttamente gli effetti transitori (accumulo e rilascio
di energia) indotti nella parete dal regime termico variabile. Ciò, nella pratica, si
traduce nell’utilizzare, al posto delle grandezze istantanee, i corrispondenti valori
medi, valutati su un periodo sufficientemente lungo:
Figura 4.47_Infiltrazione d'aria da infisso in legno, immagine termografica e foto nel visibile [24].
Figura 5.1_Ouroboros south house, Rosemount - Minnesota - U.S.A. – 1973/74. Progettata e costruita
dagli studenti della Università di Minnesota sotto la direzione di Dennis Holloway. Questa casa
rappresenta un tentativo di realizzazione di un sistema integrato autosufficiente utilizzando “i diversi
flussi e ritmi di energia che attraversano il nostro ambiente” con materiali e tecniche costruttive a basso
costo. Tratte da l'Architettura della Evoluzione di Los S. e Pulitzer N).
La nascita dei movimenti ecologisti in quegli anni non erano solo una risposta
alla crisi in atto (ecosistemi, realizzazione e gestione di sistemi complessi,
autosufficienza energetica, ecc.) ma nascevano e si sviluppavano all’interno del
più ampio movimento di contestazione socio politica; era parte di quel nuovo
modo di vivere definito alternativo. Sconfitta sul piano politico e pian piano anche
Figura 5.2 _Wobo Project di N.J. Habraken - anni ’60. Questo progetto è un sistema aperto che
riunisce componenti e risorse disponibili localmente, comprendenti prodotti e rifiuti da assemblare
per costruire edifici. Tratte da l'Architettura della Evoluzione di Los S. e Pulitzer N.
In Italia, uno fra gli stati più dipendenti dal punto di vista energetico, la rovina del
pensiero ecologico e delle sue applicazioni in ambito ambientale ed energetico è
stata più profonda che altrove.
Solo nella seconda metà degli anni novanta si rinnova l’interesse verso i temi
cari all’ambientalismo. In particolare l’attenzione si rivolge ancora all’energia
e soprattutto alle disastrose conseguenze ambientali prodotte dal modello di
sviluppo neocapitalista. Nasce l’era della “sostenibilità”.
Ridurre i consumi, operare sui processi, chiudere cicli, integrare sistemi, si passa in
pochissimo tempo dall’efficienza tecnologica per ridurre gli impatti, alla decrescita
felice, alla riduzione essenziale dei bisogni.
Ciò che lentamente viene recuperato anche dal movimento ecologista degli anni
70 sono i concetti di complessità, di integrazione organica, di approccio sistemico,
l'inclusione del pensiero biologico e delle biologia stessa nel mondo “artefatto”.
L'applicazione di questi concetti alla progettazione architettonica conduce alla
realizzazione di edifici complessi in cui tutte le componenti sono integrate,
interdipendenti ma autonome. Inoltre, per l'impiego di risorse naturali, l'applicazione
dei principi della bioclimatica, necessitano che l'abitazione si orienti, che il sistema
casa si relazioni, faccia propri i fattori climatici, idrogeologici, ecologici.
Figura 5.3_Prince Edwar Island Ark - Progetto del New Alchemy Institute (NAI) - Little Pond - Canada
- 1969/76. La casa comprende due parti: nella prima si collocano l’abitazione, il deposito e la vasca
di accumulo di calore; nella seconda parte, esposta a sud, è localizzata la serra in parte destinata alle
coltivazioni per l’autoconsumo. Tratte da l'Architettura della Evoluzione di Los S. e Pulitzer N.
Analizziamo, quindi, come le scelte eseguite per ognuno dei tre settori su definiti,
caratterizzano il lavoro di elaborazione progettuale, partendo dal presupposto
che il legno non è presente solo come componente strutturale.
7LSRORJLDVWUXWWXUDOH.
Attualmente sono in uso diverse tipologie strutturali in legno: Pannelli Portanti
a Strati Incrociati, Platform Frame, Blockhaus, Strutture Intelaiate a Travi e
Pilastri massello o composti, ecc.. Ad esclusione del Blockhaus massiccio, tutti
gli altri possono essere definiti come sistemi portanti a sezione ridotta. In un
sistema portante a sezione ridotta, le componenti di chiusura sono definite dalla
combinazione per strati di elementi architettonici ed impiantistici articolati in tre
sottosistemi: involucro esterno, struttura portante ed involucro interno.
Nelle opere a secco la struttura non svolge solo la funzione di trasmissione dei
carichi al suolo, è il supporto per i due involucri, per gli impianti e per le finiture.
Gli orizzontamenti e le elevazioni sono composti da stratificazioni di elementi fisici
con precise sequenzialità e relazioni funzionali.
Tutte le tipologie strutturali in legno succitate presentano ottime capacità di
connessione ed integrazione delle varie componenti che costituiscono gli involucri
interni ed esterni. In particolare i Pannelli a Strati Incrociati, come tutti i sistemi a
piani strutturali continui, presentano i seguenti vantaggi:
le connessioni con altre componenti non sono vincolate alla discontinuità degli
elementi portanti; possono usufruire di una superficie continua di ancoraggio
permettendo la massima libertà nell'ordire e distribuire qualsiasi ulteriore
componente, sia esso associabile ad un piano, una rete o ad un sistema di
punti;
la produzione industriale ad alta precisione di questi elementi strutturali permette
di poter disporre, in fase progettuale, di un riferimento fisico invariante a cui
associare altre componenti o dispositivi. Ciò consente di poter predefinire
con grande precisione la distribuzione, le connessioni discrete o continue,
le stratificazioni ed il dimensionamento di ogni singolo componente, con la
certezza che in fase di montaggio le discrepanze possibili fra progetto e messa
in opera saranno quasi insignificanti.
Per i sistemi costruttivi ad elementi discreti (telai o telai e pannelli) il passo degli
elementi portanti è un vincolo importante di riferimento per tutte le altri componenti
da assemblare. In tal caso il passo dovrà uniformarsi all’elemento di chiusura
dominante, o meglio alle sue misure. Purtroppo in molti casi le misure degli
elementi che costituiscono la stratificazione del pacchetto di chiusura non sono
unificate; potremo avere modularità da 50 cm (alcuni pannelli isolanti) da 60 cm
e sui multipli (più diffuso fra pannelli di legno, cartongesso o fibrogesso, ecc.) o
sottomultipli di 200 (pannelli in legno cemento): ovviamente in una sequenza del
genere 50 - 60 - 200 il secondo passo non può modularsi con gli altri due. A volte
occorre creare un’opportuna alternanza di elementi puntuali e superfici piane,
tenendo conto che le superfici spesso sono costituite da elementi sottili quindi con
una portanza limitata.
,PSLDQWLWHFQRORJLFi.
Negli edifici in legno, l’elemento strutturale (ad esclusione di alcune tipologie in
blockhaus) è centrale nella stratigrafia tipica degli elementi di chiusura (verticali
ed orizzontali). Il lato interno è composto da una intercapedine contenente
principalmente gli impianti tecnologici con parte della coibentazione ed altri cavedii
di servizio. L’intercapedine interna può essere considerata continua tra parete –
pavimento – parete ed a volte anche col soffitto; il progetto deve controllare la
distribuzione sui piani ottimizzando l’ingombro (riduzione delle sezioni dell’intero
pacchetto di chiusura) ed evitando sovrapposizioni problematiche, soprattutto nei
piani di calpestio dove passa la maggior parte del cablaggio delle varie reti. Nel
caso in cui si installi impianto ad irraggiamento a pavimento è bene dividere i
piani orizzontali in specifiche aree di servizio per i vari impianti.
Pertanto in fase di progettazione l’integrazione impiantistica grava sui seguenti
aspetti:
sezioni dei pacchetti con razionalizzazione della stratificazione delle reti
e programmazione dell’ordine di assemblaggio (ogni sistema ha proprie
)LQLWXUH
Per la progettazione delle componenti di finitura, nelle strutture lignee occorre
dedicare molta attenzione a due aspetti peculiare di questo materiale:
un'adeguata predisposizione di dispositivi di protezione esterna dagli agenti
atmosferici, incide sulla efficienza e durabilità dei materiali come sulla qualità
dell’ambiente interno più dell’uso di sostanze chimiche che spesso si dimostrano
nel tempo inutili;
la difesa degli elementi strutturali, all’interno, da eventuali imprevisti danni agli
impianti soprattutto idrico e termico (se idronico);la considerazione che una
casa di legno si muove, sempre.
Per le finiture come per gli impianti e la struttura, il ruolo del progetto nella
definizione dettagliata di tutti le componenti e relativi collegamenti è fondamentale
per una struttura a secco anche se non totalmente prefabbricata, per la semplice
constatazione che modificare in opera non solo non conviene ma soprattutto
spesso non è possibile a meno di radicali ed onerosi cambiamenti.
Non è facile in Italia accettare quest’ultimo assunto. Infatti, nella maggior parte
della produzione edile, il ruolo del progettista è, dalla committenza ridotto quasi
a sbriga faccende e dalle imprese a ‘complicazioni inutili’: i risultati sono sotto gli
occhi di tutti.
Negli edifici in legno è importante definire, nella prima fase (autorizzativa) con
sufficiente precisione:
la tipologia della struttura portante. Il legno in generale, a meno di differenze
specifiche nelle varie tipologie oggi in uso, ha dei limiti prestazionali oltre i quali
necessitano soluzioni speciali o ibridazioni tecnologiche. Per chi non è avvezzo
all’uso strutturale del legno, deve tener conto che il comportamento meccanico
di questo differisce sostanzialmente da quello delle tipologie a telaio in acciaio
o calcestruzzo armato, che spingere le performance oltre certi limiti comporta
accettare soluzioni tipo ‘collaboranti’ legno – acciaio o legno – calcestruzzo
che oltre ad incidere sui costi dell’opera può creare non pochi problemi per chi
ha scelto di rispettare i principi della bioarchitettura. Nel comporre superfici e
volumi, oltre a rispettare le norme urbanistiche è bene verificarne la fattibilità
strutturale; le necessità di calcolo nel rispetto della normativa antisismica
potrebbe comportare modifiche compositive tali da richiedere un ulteriore
passaggio autorizzativo. Le prefigurazioni formali di un fabbricato devono
necessariamente rispettare le norme quanto le specificità fisico meccaniche
della materia utilizzata;
i pacchetti tecnologici. Nel definire i pacchetti di chiusura dell’edificio è
importante stabilire in questa fase i materiali che lo compongono e le soluzioni
impiantistiche da adottare per l’incidenza che questi hanno sulle dimensioni
delle sezioni e in caso di scelte prestazionali particolari, sui costi. Due gli
aspetti principali da valutare: le caratteristiche termotecniche dei materiali di
chiusura incidono sulla sezione della tamponatura in funzione della classe di
efficienza energetica che si vuol raggiungere (al netto degli incentivi volumetrici
per il risparmio energetico); le scelte tipologiche degli impianti soprattutto se
integrati o la presenza o meno di impianti con particolari esigenze di posa (es.
aspirapolvere centralizzato);
finiture esterne. In presenza di vincoli paesaggistici o architettonici, per gli edifici
in legno a secco, conoscere le caratteristiche fisico tecniche dei materiali di
finitura esterna è importante nella scelta dei sistemi di stesura o di collegamento,
ciò può comportare modifiche sulla combinazione dei pacchetti tecnologici e
quindi sulle dimensioni degli stessi.
L’uso di materiali naturali non comporta alcuna rinuncia dal punto dell’efficienza e
prestazioni, nella maggior parte dei casi l’ostacolo che incontrano i più è di natura
informativa, economica e di accessibilità al mercato.
È bene chiarire che le analisi economiche dei prodotti edili (e non solo) riferite
ai solo prezzi di mercato sono per lo più fallaci in quanto non contengono costi
ambientali e consumo di risorse naturali, ne una corretta valutazione dei costi in
fase di gestione, per non parlare dell’analisi di fine vita (possibilità di recupero e
riciclaggio o facile smaltimento).
Per le verifiche economiche delle soluzioni adottate diffusamente nelle strutture
in legno (molte utilizzate generalmente nelle strutture a secco) occorre tenere
presente che:
la documentazione ufficiale (in particolare i prezzari di molte regioni) di buona
parte delle opere concernenti strutture in legno, componenti in bioarchitettura
ed impianti ad alta efficienza e relative integrazioni, è scarsa e non sempre
affidabile (salvo casi specifici regionali) visto che sino ad oggi la maggior parte
della produzione di edifici in legno è prevalentemente prefabbricata o gestita
dai grossi gruppi del settore;
non è possibile adottare un confronto comparativo con le voci di costo
Figura 5.6_Casa per civile abitazione, spazi interni definiti dagli elementi strutturali in pannelli di legno
portanti ed integrazione tecnologica di pavimento radiante (Casa Mazza, Linguaglossa, Catania).
Figura 5.7_Schema funzionale impianto termo idraulico Fonti di generazione solare e geotermico
con backup a gas gpl
Ottimale è destinare singoli piani di posa per ogni tipologia di impianto (in questo
modo i punti critici di sovrapposizione si ridurrebbero nei passaggi dal piano
verticale o quelli orizzontali e viceversa) con un inconveniente non secondario
rappresentato dall'aumento della dimensione delle sezioni dei piani e del loro
peso. Per questo si cerca di ridurre il numero dei livelli di stratificazione di posa
ponendo particolare attenzione alle inevitabili sovrapposizioni (es. equilibrando la
distribuzione utilizzando anche le pareti).
Nelle case di legno (come in buona parte delle tipologie a secco) a meno di
differenze generate da particolari condizioni bioclimatiche, possono essere
individuate delle costanti nella distribuzione delle componenti tecnologiche
che compongono gli involucri interni ed esterni, soprattutto delle componenti
termotecniche (masse inerziali ed isolanti, sistemi radianti, ventilazione naturale e
forzata, ecc.).
Una stratigrafia abbastanza comune è la seguente (dall'esterno verso l'interno e
dall'alto verso il basso):
rivestimento esterno (a umido o a secco e ventilato);
intercapedine integrata per isolamento termico, cavedi e supporti passanti
d'ancoraggio (per la connessione di elementi portati esterni alla struttura
portante);
struttura portante;
intercapedine integrata per isolamento, distribuzione impianti, camere di
ventilazione naturale o forzata, supporti passanti di ancoraggio;
rivestimento interno.
L'abilità del progettista, in questa fase, sta nel riuscire ad inserire nelle componenti
di chiusura su definite tutte le componenti tecnologiche integrando con efficacia
componenti architettoniche, tecnologiche e di finitura. Per integrazione qui
ricordiamo, non si intende accorpare, mettere l'uno dentro l'altro lasciando alla
luce ciò che si è inteso debba rappresentare formalmente il manufatto. Integrare
corpi e funzioni, cercando di definire elementi non banali che possano adempiere
a funzioni multiple. Per intendersi, il concetto di integrazione architettonica tanto
celebrata sia dalle avanguardie storiche che dai movimenti ecologisti degli anni
sessanta e settanta, è stato riproposto con forza di recente nel differenziare le
tipologie di installazione degli impianti solari (fotovoltaici e termici), generalmente
distinte in integrate e retrofit (letteralmente, riequipaggiare, non componibile).
Figura 5.14_Posa impianti su intercapedini in solai e pareti di un edificio con struttura Xlam
Per quanto banale o scontato possa sembrare è bene ricordare che ciò che
caratterizza il legno nella sua essenza è:
che si muove;
è durabile solo se correttamente usato.
5.4.2 Copertura
La copertura, in tutte le tradizioni costruttive è il principale elemento a qualificare
uno spazio chiuso come ‘casa’; è l'elemento a cui istintivamente viene attribuito il
valore di protezione, è il cappello, l'ombrello. In quasi tutte le culture la chiusura
del tetto è festeggiata.
Tradizionalmente negli edifici in legno la copertura si è sempre estesa oltre i muri
di tamponamento, sia in gronda che sul timpano, per meglio proteggere le teste
dei muri. In definitiva la raccolta e lo smaltimento dell'acqua piovana avveniva
fuori dalla proiezione perimetrale dell'edifico. Spesso oggi, per riprendere
elementi stilistici tradizionali di alcune aree geografiche magari anche da tipologie
strutturali non in legno, o semplicemente per scelta formale del progettista e/o del
committente, la gronda viene incassata, non percepibile dall’esterno e posizionata
in corrispondenza delle teste delle pareti, per ottenere una continuità di piano
della facciata.
In questi casi, come nel caso di copertura piana negli edifici in legno, l'attenzione
da porre per l’impermeabilizzazione deve essere massima.
Si consiglia come criteri guida:
garantire continuità muro-tetto all’isolamento termico onde evitare eventuali
ponti termici;
separare vani e relativi dispositivi per la ventilazione del tetto o del solaio, dalle
componenti per l’impermeabilizzazione degli stessi;
il nodo gronda-parete, viene risolto con un giunto elastico impermeabile.
Figura 5.19_8) intonaco 15 mm, lana di legno mineralizzata 35 mm, isolamento termico in sughero
80 mm, pannello XLam 80 mm; 9) montanti in legno 50x60, gessofibra 12 mm, battiscopa in legno
12 mm; 10) pavimentazione in parquet 20 mm, massetto in calce idraulica 50 mm, riscaldamento a
pavimento d=16 mm, listelli in legno 40x50 mm, telo traspirante impermeabilizzante, di sughero 50
mm, impianto elettrico, pannello XLam 120 mm, gessofibra 12 mm; 11) pavimentazione esterna in
pietra 20 mm, massetto in calce idraulica fibro-rinforzata, cupolini h=90 mm; 12) sughero 80 mm,
pannelli XLam120 mm, gessofibra 12 mm.
5.4.3 Bucature
Interruzione di continuità dei piani di chiusura.
Negli edifici in legno ogni forma di discontinuità della chiusura esterna deve essere
risolta da un punto di vista idraulico assumendo gli elementi del giunto creato come
componenti in movimento. Che il tamponamento sia costituito da elementi giuntati
dello stesso materiale (legno – legno) o di materiali diversi, che sia interrotto per
la realizzazione di aperture per l’illuminazione e la ventilazione naturali, o per
la realizzazione di giunti elastici strutturali, risulta sempre appropriato comporre
l’elemento di giunzione con elementi separati assicurando libertà di movimento
differenziato fra le parti garantendo la tenuta all’acqua come da norma prevista
(cfr. par. 4.2.4).
Nella tradizione costruttiva e come il buon senso suggerirebbe, gli edifici in legno
hanno coperture a falde inclinate opportunamente in funzione delle caratteristiche
climatiche locali, con sporti su tutti i lati a coprire le teste dei muri. In molti
casi si sceglie di non farsi limitare dalle caratteristiche del materiale strutturale
progettando solai di copertura piani in legno o più semplicemente sbalzi, balconi,
terrazze, ecc.. In questi casi nel risolvere i giunti a ‘L’ non consigliamo un giunto
continuo elastico di natura plastica, cementizia o altro capace di aderire e legare
opportunamente con le due parti da collegare.
A parer nostro, non c’è sufficiente verifica sperimentale nelle diversissime condizioni
climatiche presenti in Continente e sulle Isole, tali da assumersi il rischio di danni
imprevedibili su elementi e punti estremamente delicati.
Le superfici che delimitano, confinano, racchiudono gli spazi interni sono il luogo
della mediazione, dell'interazione tra l'edificio ed i volumi d'aria in esso contenuti,
tra l'edificio ed i suoi occupanti.
Su queste superfici si svolgono scambi di tipo termico, igrometrico e chimico
che influiscono sulla qualità dell'aria e del comfort interno. Su queste superfici si
riflettono e vengono assorbite onde luminose ed acustiche provenienti dall'interno
e dall'esterno; da queste superfici provengono segnali per la vista, l'udito, il tatto,
l'olfatto che influenzano, per lo più inconsapevolmente, il benessere psico-fisico
dell'occupante.
La scelta dei materiali e delle soluzioni per la finitura delle superfici interne
dovrebbe tener conto di tutte queste interazioni ed avrà un ruolo determinante
sulla qualità dell'abitare e sulla fruibilità dell'edificio e dei suoi spazi.
Per orientarsi nella variegata ed estesa offerta del mercato, in termini di materiali
e soluzioni possibili, si propone di seguito un elenco di requisiti che le finiture
scelte dovrebbero possedere per garantire un'efficiente integrazione col sistema
costruttivo in legno ed un'alta qualità bio-ecologica dell'intervento.
Reperibilità locale.
Materiali che sia possibile reperire, produrre o trasformare in loco.
Supportando l'economia locale si aumenta il livello di condivisione dell'intervento,
si stimola la creazione di filiere, si minimizzano i costi energetici ed ambientali
legati al trasporto. L'impiego di materiali locali consente inoltre la produzione
di interventi site specific, integrati col territorio e le sue risorse, con il contesto
ecosistemico.
Riciclabilità e biodegradabilità.
Materiali che al termine del proprio ciclo di vita non divengano rifiuto da smaltire
ma, secondo la filosofia “Dalla culla alla culla”, nutriente da reimmettere in un
ciclo tecnico (riciclabilità) o naturale (biodegradabilità).
Semplicità di posa.
Materiali e tecniche che non necessitano di utensili o sistemi di posa
complessi, prestandosi a pratiche di autocostruzione e conseguentemente di
automanutenzione, ordinaria e straordinaria. L'impiego di tecniche semplici ed
accessibili, facili da imparare e comunicare, facilita l'attivazione di processi di
partecipazione, condivisione e coinvolgimento delle comunità locali.
CaCo 3
°C Carbonato di calcio
Calcare
00
ca 9
- H2O
C ar
bo n
a cir
atazio
C o tt u r a
ne
- CO2 + CO2
Ca(0H) 2
Idrossido di calcio
CaO
Ossido di calcio
Calce idrata
Calce viva
+H2O
Speg ni m en to
Figura 5.27_Stratigrafia di un intonaco a calce: supporto (1), rinzaffo (2), arriccio (3), velatura (4);
intonaco in argilla su balle di paglia.
Velature.
La velatura o intonachino, è l'ultimo strato nella composizione di un intonaco.
Ha granulometria fine ed uno spessore complessivo inferiore ai 3 mm. E' lo
strato più esterno, a contatto diretto con l'ambiente e con gli abitanti. Protegge la
parete dall'usura quotidiana, preserva gli strati sottostanti e contemporaneamente
dona carattere all'ambiente che delimita attraverso colore e trama superficiale,
interazione con la luce e tattilità.
Se nell'impasto della velatura di calce, al posto della sabbia, si usa la polvere
di marmo, la velatura prende il nome di intonaco a stucco; le caratteristiche di
traspirabilità rimangono simili ma, con un opportuno trattamento a base di oli e
cera d'api, diventa idrorepellente ed adatto a rivestire pareti di bagni e cucine.
Tadelakt.
Il tadelakt è una tecnica d'intonacatura marocchina impermeabile nata inizialmente
per rivestire le cisterne per la raccolta dell'acqua ed estesa poi agli ambienti
umidi in genere quali hammam, bagni e fontane. Questa tradizione ha rischiato
di scomparire prima di essere recuperata per la realizzazione di bagni, docce,
lavandini e pavimenti in abitazioni private europee e nord americane. La base
è una calce naturale debolmente idraulica, estratta da colline vicino Marrakech,
secondo metodi di selezione della materia prima e di cottura trasmessi attraverso
le generazioni. E' una calce rozza che contiene molte impurità, che consente di
non utilizzare altri aggregati e che produce un caratteristico reticolo superficiale
di microfessure.
E' applicata a mano con utensili in legno e pietra per uno spessore di 1-2 cm
e necessita di manodopera specializzata. Viene colorata in pasta con terre e
pigmenti naturali, lucidata con pietre specifiche e finita con uno strato di sapone
nero tradizionalmente a base di olio di oliva, che, oltre a renderla impermeabile,
le conferisce un aspetto dal forte impatto estetico.
Pitture.
La pittura consiste nell'applicazione di un sottile strato coprente per abbellire le
superfici, per donare profondità e colore, per conferire atmosfera e tono allo
spazio interno, per impedire lo spolvero superficiale.
Non sempre la pittura è necessaria, alcune finiture quali le velature in argilla,
possono infatti essere lasciate al naturale, soprattutto se la velatura è colorata in
pasta.
Pitture decorative a base di calce si usano dall'età della pietra e venivano realizzate
con gli ingredienti disponibili in loco, dal latte, alle uova, dal sangue alle terre
colorate.
Battuti.
Sin dall'antichità la necessità di ottenere pavimentazioni stabili e resistenti all'usura
ha portato alla sperimentazione del battuto ovvero di un impasto modellabile,
livellabile, compattato con pietre o utensili in legno. Il battere ha lo scopo di
eliminare acqua ed aria dall'impasto migliorandone le doti di impermeabilità. I
primi battuti erano in terra e sono ancora largamente utilizzati nelle aree rurali
di Africa, Sud America ed Asia. La superficie del battuto viene spesso finita con
impasti a base di oli, polpe vegetali o escrementi animali che, battuti anch'essi,
conferiscono alla pavimentazione impermeabilità e resistenza all'usura.
In occidente, i battuti storicamente più diffusi e tecnicamente più evoluti sono
quelli a base di calce, sabbia e pietrame che a seconda della stratificazione,
Rivestimenti in legno.
Il legno per interni si presenta solitamente nella forma di tavole, pannelli o
listellature. Per garantirne l'atossicità è bene preferire il legno massello non trattato.
Il legno per interni non necessita di alcun trattamento chimico superficiale che, tra
l'altro, potrebbe inibirne le proprietà igroscopiche ed antistatiche. Si ricorda inoltre
che il legname trattato chimicamente, alla fine del suo ciclo di vita, diventa un
rifiuto speciale con i conseguenti problemi e costi di smaltimento.
L'impiego più comune del legno in interni è nella realizzazione di pavimentazioni,
in particolare nella realizzazione di parquet, ovvero liste o listoni di legno massello
con giunzioni maschio femmina. I metodi di posa più comuni sono l'incollaggio,
la posa flottante e la posa chiodata. Quest'ultimo è il metodo più complicato ma
anche l'unico che consente di realizzare una pavimentazione senza l'uso di colle
e consiste nel chiodare od avvitare le tavole ad un sottofondo che può essere
costituito da dormienti in legno, detti magatelli, da un tavolato in legno o da
pannelli in compensato, OSB o gessofibra.
Al di sotto delle tavole è bene collocare un materassino fonoassorbente, in feltro
o sughero, per ridurre i rumori prodotti dal calpestio ma anche per tamponare
eventuali risalite di umidità dal sottofondo.
Il legno è un tessuto igroscopico che interagisce con l'umidità presente nell'ambiente
in cui viene collocato, dilatandosi e contraendosi, fino a raggiungere un equilibrio
igrometrico. Prima dell'installazione è necessario misurare i livelli di umidità del
sottofondo e dell'ambiente che devono corrispondere ai livelli di umidità indicati dal
fornitore del legname. Livelli di umidità eccessivi, in fase di esercizio, potrebbero
provocare pericolose dilatazioni con deformazioni e rotture.
Il legname destinato alla posa necessita comunque di acclimatarsi per cui, prima
dell'installazione, è buona regola lasciarlo per alcuni giorni all'interno del locale
in cui andrà installato.
Un rivestimento in legno, una volta installato, si muoverà, soprattutto nella direzione
ortogonale alle fibre. Perimetralmente devono essere predisposti opportuni spazi
per consentirne la dilatazione, spazi che saranno poi mascherati dal battiscopa. Il
battiscopa non va mai fissato alla pavimentazione, ma alle pareti, così da lasciare
che le tavole possano scorrere liberamente al di sotto di esso.
parquet
feltro anticalpestio
massetto in calce idraulica
telo antipolvere
isolante
solaio
feltro anticalpestio
pannelli maschiati in gesso fibra
sabbia tipo fiume asciutta con
specifica curva granulometrica
telo antipolvere
isolante
solaio
Rivestimenti in bamboo.
Il bamboo è una specie erbacea diffusa in alcune zone dell'estremo oriente e del
centro America. Le specie di bamboo sono più di 1500 ma solo alcune di esse
sviluppano un tronco legnoso adatto ad essere lavorato e trasformato per l'uso in
edilizia. Come altre specie erbacee, può essere coltivato facilmente e rapidamente,
consentendo di integrarne la produzione nel territorio in cui si intende utilizzare.
Uno slogan spesso utilizzato per la promozione della coltivazione del bamboo è
“coltivare case”. Alcune specie di bamboo in soli 5 anni producono infatti canne
di sezione adeguata ad un impiego strutturale.
Le canne di bamboo, dette culmi, dopo essere state trattate per preservarle
dall'attacco di funghi ed insetti, vengono tagliate in liste verticali, successivamente
incollate o legate tra di loro per ottenere tavole, pannelli e stuoie. Le pavimentazioni
in tavole di bamboo prevedono sia la posa flottante che incollata e necessitano
delle stesse attenzioni alle condizioni di umidità ambientale e di possibilità di
dilatazione di una pavimentazione in legno.
I lavorati in bamboo vengono per lo più prodotti all'estero e contengono colle,
è quindi importante verificare la disponibilità di tutte le certificazione di qualità
ambientale.
L'importazione della materia prima, i culmi, è invece più complessa, essendo
difficile avere garanzie sulla qualità e la natura dei trattamenti cui è stata sottoposta.
Rivestimenti acustici.
Il comfort acustico di un ambiente si ottiene proteggendo l'abitante dal rumore
prodotto all'esterno e all'interno dell'edificio. Se la sorgente sonora è all'esterno,
si interviene attraverso tecniche di isolamento acustico, interponendo all'interno
dell'involucro materiali e soluzioni che interrompano la propagazione delle onde
sonore.
Se la sorgente si trova all'interno dell'ambiente, si interviene invece attraverso
tecniche di assorbimento sonoro, ovvero di insonorizzazione.
L'insonorizzazione di un ambiente, importante ove vi sia necessità di abbassare il
livello di rumorosità interna o di migliorarne la qualità acustica, si ottiene attraverso
l'applicazione di rivestimenti acustici a parete e a soffitto.
I rivestimenti acustici agiscono attraverso il fenomeno della fonoassorbenza
caratteristico dei materiali porosi e dei materiali a risonanza.
I materiali assorbenti porosi sono materiali leggeri a pori aperti, come il sughero
o la lana di legno, semplice o preintonacata. E' la tecnica di rivestimento più
semplice e può essere adottata anche per superfici già finite, siano esse parete o
soffitti, attraverso colla o tasselli; agisce principalmente sui toni alti.
I rivestimenti fonoassorbenti a risonanza sono pannelli, separati dal supporto,
costituiti da materiali a pori chiusi, come il gessofibra o il legno, che vibrano
e smorzano l'energia sonora trasformandola in energia cinetica. Agiscono sui
toni bassi e possono presentarsi anche nella forma di listellature di legno o di
incannucciati.
L'assorbimento dei toni medi avviene invece combinando fonoassorbenza e
risonanza, collocando un pannello esterno a risonanza ed un materiale interno
poroso. A questo proposito, una soluzione interessante sono i pannelli in abete
massello, opportunamente fresati, con materassini interni in fibre di canapa e
fibre di legno che fungono anche da isolante termico.
I rivestimenti a pannelli, essendo separati dalle superfici cui sono fissati, posseggono
notevoli potenzialità espressive consentendo di modellare lo spazio interno non
solo acusticamente ma anche architettonicamente. I soffitti in legno di Alvar Aalto
per la Viipuri Library a Vyborg in Finlandia ne sono uno straordinario esempio.
Figura 5.33_Esempio di pacchetto fonoassorbente con materiali porosi (fibra di legno) e materiali a
risonanza (pannelli in abete fresato). Il controsoffitto della libreria di Viipuri di Alvar Aalto.
E' importante ricordare che il legno possiede per sua natura alcune specificità
acustiche. La velocità di trasmissione del suono attraverso di esso è molto
bassa, caratteristica che ne fa un buon isolante acustico. Questa caratteristica
varia con l'essenza, poiché dipende dalla struttura anatomica ed in particolare
dall'orientamento delle fibre. La superficie levigata del legno ha inoltre un
comportamento particolare nei confronti del suono. Essa riceve infatti il suono
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Trattamenti.
Le finiture interne, siano esse di origine minerale o vegetale, possono essere
trattate con impregnanti a base di oli vegetali, saponi, cera d'api, allo scopo
di aumentarne la resistenza all'usura, rallentarne il deterioramento superficiale
e l'alterazione cromatica, migliorarne la lavabilità, la resistenza alle macchie,
l'impermeabilità e l'idrorepellenza. La naturalità di questi ingredienti preserva
le caratteristiche di traspirabilità delle finiture trattate e garantisce l'assenza di
sostanze chimiche potenzialmente dannose per l'organismo umano.
I trattamenti vanno solitamente ripetuti con cadenza annuale o pluriennale
a seconda del supporto trattato e dell'esposizione all'usura. Un'esposizione
prolungata all'irraggiamento solare può innescare processi di fotodegradazione
con un'alterazione della coloritura della finitura o con un decadimento del
trattamento applicato.
Manutenzione.
Le finiture trattate, siano esse di origine minerale o vegetale, per loro natura
interagiscono con il microclima interno, con le variazioni di temperatura, di umidità
e di luminosità. Registrano il passare del tempo, delle stagioni, si modellano ed
assecondano le specificità dell'ambiente con cui interagiscono. Nella capacità di
“invecchiare” senza compromettere le proprie prestazioni, risiede la specificità di
queste finiture, il loro potenziale anche estetico. Una corretta manutenzione, che
consisterà per lo più nella periodica applicazione dei trattamenti o nella riparazione
di piccole lesioni, ne garantirà una durabilità pari a quella dell'edificio.
L'apprendimento dei metodi di lavorazione e posa delle finiture consente
all'occupante una facile automanutenzione della propria abitazione, ispirato dal
significato etimologico del termine (manus tenere).
Figura 5.34_Le diverse funzioni svolte da un rivestimento (a sinistra) ed uno schermo (a destra).
6FKHUPL
Uno schermo può essere realizzato con listelli e tavole, alette fisse od orientabili,
graticci, ma anche intrecci di rami o di canne di bamboo. Può essere collocato
su di una struttura indipendente, autoportante, oppure essere ancorato
direttamente all'edificio. Gli ancoraggi alle pareti esterne meritano accuratezza
nel disegno e nella realizzazione poiché non ne devono compromettere l'integrità
e l'impermeabilità all'acqua. Si ricorda infatti che gli ancoraggi ricevono oltre al
carico dovuto al peso proprio del dispositivo, il carico dovuto all'azione del vento.
Schermi verdi.
Quando l'azione di schermatura è operata dalle foglie e dal corpo di un organismo
vegetale, si parlerà di schermi o di pareti verdi.
Una parete verde ha una valenza estetica, funge da barriera nei confronti del
vento, da filtro nei confronti della radiazione solare ma, soprattutto, contiene un
alto potenziale ecologico.
L'integrazione di un sistema vivo in un edificio consente infatti di disporre di alcuni
dei servizi caratteristici degli ecosistemi, i cosiddetti servizi ecologici. I servizi
ecologici vanno dal controllo micro climatico, alla regimentazione delle acque,
dall'abbattimento delle polveri all'ombreggiamento, dall'abbattimento del carico
solare alla produzione di biomassa e di nutrimento. Ragionare in termini di servizi
è fondamentale perchè consente di misurare e di quantificare i benefici che ci offre
un sistema vivo, evitando derive bucoliche.
Una parete verde è un efficace supporto alla biodiversità, una funzione importante
quando l'edificio dovesse inserirsi in un contesto dall'alta valenza naturalistica o
all'interno di una rete ecologica.
I diversi sistemi verdi disponibili si differenziano innanzitutto per la collocazione
del suolo fertile, del substrato di supporto alla crescita delle piante. Il substrato può
trovarsi alla base dell'edificio ed ospitare piante rampicanti, sul tetto dell'edificio
ed ospitare piante cascanti; il substrato può essere infine integrato alla parete e
contenuto, sotto forma di materassini, in speciali pannelli preinverditi.
Figura 5.35_Collocazione del suolo rispetto alla parete verde: in facciata, in copertura, a terra.
Figura 5.36_Tipologie più comuni di ancoraggio del verde alla parete: graticcio, rete, cavi tesi.
E' molto importante la selezione delle specie vegetali con cui realizzare la parete
verde. Queste vanno scelte in base al contesto climatico in cui si vanno a collocare
per garantirne la sopravvivenza e la piena efficacia, ma soprattutto vanno scelte
in base alla funzione che devono svolgere. La capacità di schermare è influenzata
dalla copertura e dalla geometria foliare propria di ogni singola specie; una
specie caducifoglia ci consentirà di ombreggiare una parete in estate e di lasciarla
esposta al sole in inverno.
Da non sottovalutare la capacità di uno schermo verde di rallentare il
raffreddamento superficiale della parete sottostante e di smorzare l'azione della
pioggia battente e del vento.
L'integrazione di sistemi viventi con un edificio in legno merita alcune attenzioni
particolari. E' necessario evitare che questi attivino o facilitino processi di
degradazione o decomposizione delle parti lignee favorendo infiltrazioni d'acqua
o l'accesso ad insetti. E' importante a tal proposito distaccare gli schermi verdi
dall'edificio, lasciando una intercapedine d'aria che eviti il formarsi di concentrazioni
di umidità sulla superficie esterna delle pareti. Le specie vanno inoltre selezionate
con cura, differenziandole in base all'esposizione cosicché le pareti sottostanti
possano sempre asciugarsi.
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I rivestimenti esterni in legno, sono ormai parte integrante del “linguaggio”
Nella storia, la scelta di utilizzare rivestimenti in legno, ove non fosse l'unica risorsa
disponibile per le costruzioni, è legata principalmente alla necessità di proteggere
l'edificio da ambienti esterni aggressivi e dalla necessità di ventilare gli ambienti
interni. Gli ambienti marini, ad esempio, uno dei contesti più aggressivi a causa
dell'azione erosiva e corrosiva di vento e salsedine, sono caratterizzati da un vasto
uso di rivestimenti in legno, mutuati dall'esperienza e dalle tecniche maturate per
la realizzazione delle imbarcazioni. Ancori oggi è facile associare le coste del
Mare del Nord e del Mar Baltico a colorati edifici in legno.
La necessità di ventilare ci riporta invece agli ambienti rurali, a stalle, granai
e fienili destinati a contenere merci per la cui conservazione o asciugatura è
fondamentale un continuo ricambio d'aria per evitare pericolose concentrazioni
di vapore acqueo ed umidità. Sulle Alpi troviamo stalle e masi con rivestimenti in
legno integri che hanno più di cento anni.
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La durabilità di una facciata in legno oltre alla durabilità intrinseca dell'essenza
impiegata è legata ad una corretta progettazione, costruzione e manutenzione
della stessa.
Accorgimenti costruttivi.
Nella realizzazione di un rivestimento esterno in legno si deve avere grande
cura nella gestione dell'acqua e dell'umidità. L'umidità che proviene dall'interno
dell'edificio deve poter uscire all'esterno ed essere smaltita nell'ambiente. L'acqua
proveniente dall'esterno non deve penetrare il rivestimento ligneo e se questo
dovesse accadere deve poter essere smaltita il più velocemente possibile. Si
devono evitare accumuli di acqua o umidità negli strati interni della parete, negli
elementi di cui è costituita e tra il rivestimento e l'edificio.
Si consiglia di non installare il rivestimento a contatto diretto con la parete
sottostante. Un sistema efficace è quello di applicare il tavolato su di una
listellatura verticale con un passo tra i listelli tra 40 e 60 cm per consentire la
ventilazione. Tra la listellatura e la parete si posizionerà una guaina traspirante,
permeabile al vapore acqueo, che consentirà lo smaltimento del vapore acqueo
proveniente dall'interno dell'edificio ed allo stesso tempo impedirà che l'aria che
circola all'interno dell'intercapedine raffreddi la superficie della parete.
guaina traspirante
tavolato su listelli
griglia anti-animali
guaina impermeabile
struttura in legno
guaina traspirante
tavolato su listelli
griglia anti-animali
bordo obliquo rompigoccia
150 mm min
guaina impermeabile
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Gli elementi in legno collocati in esterno vanno incontro a processi naturali
di decadimento a causa dell'azione degli agenti atmosferici e dei raggi UV
(fotodegradazione). La scelta di un'essenza resistente, una corretta stagionatura, gli
accorgimenti costruttivi sopra descritti ed una corretta manutenzione, impediranno
che il decadimento comprometta l'integrità e l'efficacia del rivestimento producendo
solo un cambiamento del colore e della trama superficiale.
L'impiego di specie legnose naturalmente durabili, la rimozione dell'alburno e
l'evitare che si creino le condizioni che favoriscono la proliferazione di muffe e
funghi e l'aggressione da parte degli insetti, possono ridurre drasticamente il
rischio di attacchi biologici.
Il legno non trattato invecchierà naturalmente assumendo una tipica colorazione
grigio-argento. Le facciate di edifici storici e dei masi alpini testimoniano che il
legno non trattato può resistere decenni all'esterno senza degradarsi.
Il naturale invecchiamento superficiale del rivestimento può essere rallentato
od arrestato applicandovi impregnanti e vernici a base di resine naturali ed oli
essenziali, preservando la traspirabilità del legno.
Una vernice opaca, permeabile al vapore, ha una durata quasi doppia rispetto
ad un rivestimento trasparente. E' bene evitare colori troppo chiari che consentono
la penetrazione dei raggi UV e colori scuri che portano effetti di surriscaldamento
superficiale. L'impiego di trattamenti o rivestimenti chimici va valutato in base al
rischio cui espone l'eventuale decadimento della componente lignea da trattare,
ovvero alla possibilità che costituisca pericolo per l'incolumità di persone.
Si ricorda che un trattamento chimico priverà il legname delle sue naturali doti
di traspirabilità e che, al termine del suo ciclo di vita, dovrà essere smaltito come
rifiuto speciale.
Tutti i trattamenti che verranno dati superficialmente saranno soggetti a dilavamento
e a foto degradazione ad opera dei raggi UV perdendo in breve tempo qualsiasi
efficacia. Qualunque trattamento importante dovrebbe quindi essere effettuato
prima della posa in opera così da garantire che anche tutte le superfici a contatto
Shou-sugi-ban o yaki-sugi.
Una tecnica tradizionale giapponese che prevede la bruciatura superficiale delle
tavole (con un bruciatore), la rimozione della parte carbonizzata con una spazzola,
il lavaggio, l'essiccazione ed infine il trattamento con un turapori naturale a
base di olio. Il Sugi è il Cedro Giapponese, una specie di cipresso. In occidente
questo trattamento è stato applicato con successo sul Red Cedar. Il risultato è un
rivestimento con un colore cangiante tra il nero, l'argento ed il marrone scuro, con
una particolare resistenza all'acqua, al decadimento ed al fuoco.
Vaporizzazione.
Il legname viene trattato, in apposite camere, con vapore a 100' per circa 20
ore. Il risultato è fondamentalmente una variazione, inscurimento, del colore
dell'essenza.
NOTA GENERALE
Le indicazioni di seguito riportate sulle voci di capitolato, pur corredate da
riferimenti normativi e tecnici aggiornati allo stato dell’arte al momento della loro
stesura, sono puramente informative e riflettono esclusivamente il punto di vista
degli Autori e non possono essere ritenute in alcun modo vincolanti dal punto di
vista tecnico o legale.
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Tutti i materiali e prodotti a base di legno per uso strutturale, devono essere
classificati secondo la resistenza e identificati secondo le procedure applicabili
descritte nel &DSLWROR e nel Capitolo 11.7 delle NTC 2008 e forniti da fornitori
qualificati dal Servizio Tecnico Centrale o come “Produttore”, ossia stabilimento
di prima lavorazione di elementi base di legno strutturale non ancora lavorati
a formare elementi strutturali pronti per la messa in opera o come “Centro di
lavorazione” se trasforma i prodotti (anche già marcati CE) in elementi strutturali
mediante lavorazioni (tagli, intagli, forature, applicazione di ferramenta, etc.).
Il Direttore dei Lavori ha l’obbligo di verificare la veridicità della documentazione
accompagnatoria degli elementi strutturali componenti il lotto, ed in particolare e
per ogni assortimento, deve essere presa visione dei seguenti documenti:
Certificato di marcatura CE rilasciato da Ente notificato preposto al Controllo
di Produzione in Fabbrica relativamente la Norma Armonizzata di Prodotto
interessata oppure a specifico sistema autorizzativo rilasciato tramite procedura
ETAG/CUAP (Benestare Tecnico Europeo);
Dichiarazione di conformità rilasciata dal produttore o centro di lavorazione;
Qualora il Direttore Lavori ritenga che vi sia una mancata rispondenza tra
il materiale in ingresso in cantiere e la documentazione accompagnatoria del
prodotto in esame è tenuto a rifiutare il lotto dandone opportuna motivazione.
deve controllare che le procedure di posa in opera siano conformi alle specifiche
Per gli elementi metallici utilizzati nei collegamenti della struttura realizzati
su disegno (ferramenta speciale), dovranno essere usati acciai conformi alla
normativa per le costruzioni metalliche sia per quanto riguarda i materiali che le
saldature (DM.14/01/2008 o Eurocodice 3 EN 1993-1), così come per i bulloni e
le barre filettate. Gli elementi di ferramenta, devono essere conformi a specifica
norma armonizzata qualora esistente, ( ad esempio i connettori speciali (anelli
e piastre dentate) devono essere conformi alla UNI EN 912 o alle indicazioni
contenute nell’apposito un Benestare Tecnico Europeo.
Fornitura e posa in opera, di viti per legno auto foranti a filetto parziale (AF) o
a tutto filetto (TF), di diametro d = … mm e lunghezza L = … mm, e lunghezza
filetto Lf = …. mm aventi le seguenti caratteristiche:
diametro gambo liscio dg = … mm
diametro nocciolo parte filettata dn = …. mm
diametro esterno parte filettata d = … mm
diametro testa vite dt = … mm
DFFLDLRFRQIXN1PP]LQFDWXUDJDOYDQLFDGLVSHVVRUHPLQLPRμm
marcatura CE in conformità alla normativa EN 14592:2008
La posa in opera può essere effettuata senza preforo nel legno di conifera,
mediante avvitatori muniti di un’adeguata coppia torcente.
3. Hold-down
4. Angolari metallici
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Il collegamento con le strutture di fondazione deve essere tale da eliminare le
risalite di umidità dal terreno, evitare il contatto diretto fra legno e conglomerato
cementizio ed evitare che acqua proveniente dalla pioggia battente sui marciapiedi
o da altre cause possa causare ristagno permanente all’interno a contatto con le
strutture di legno. Questo dettaglio può essere risolto in modi diversi a seconda
della tipologia strutturale dell’edificio; di seguito si riportano dunque le descrizioni
per le soluzioni possibili del collegamento con la fondazione differenziandole per
tipologia costruttiva in riferimento anche a quanto già detto nel Capitolo 3.
Edifici XLam
1. Caso A
Collegamento dei pannelli portanti alla fondazione realizzato tramite
l’interposizione di un cordolo in legno lamellare o massiccio realizzato con specie
legnosa durabile (es. larice). Il contatto fra l’elemento ligneo e la fondazione
di cemento è protetto con la posa di una guaina bituminosa risvoltata o su un
ulteriore cordolo di c.a. di fondazione sottostante o comunque sulla struttura di
fondazione in c.a., ma mai risvoltata verso l’alto sulla struttura lignea, in modo
da evitare ristagni d’acqua causa di possibile degrado della struttura. Il cordolo di
legno è connesso alla struttura di fondazione tramite barre metalliche, collegate
alla fondazione in c.a. mediante fori appositamente preparati e iniettati con
ancorante chimico o cementizio, e lato legno con dado di serraggio e rondella
per grandi strutture alloggiati in opportune fresature a tazza sull’estradosso
dell’elemento ligneo. Nel caso di presenza di sotto-cordolo in calcestruzzo non
armato o muratura le barre metalliche di collegamento devono ancorarsi alla
sottostante struttura di fondazione in c.a. (platea o travi rovesce). Per il fissaggio
dei pannelli parete al cordolo ligneo sono utilizzate viti auto-foranti a presidio
dello scorrimento disposte sfalsate e inclinate su entrambe le facce del pannello
avendo cura che tutto il filetto penetri nel cordolo, mentre il collegamento con la
struttura di fondazione di cemento armato è realizzato con la posa di elementi
metallici di presidio al sollevamento (hold-down) posti in corrispondenza delle
estremità della parete o delle aperture e giuntato al pannello con chiodi o viti
e alla struttura di cemento armato con una barra filettata ancorata in modo
simile a quanto descritto precedentemente per le voci di capitolato relative alla
ferramenta. L’interfaccia fra il cordolo e la parete è completata dall’interposizione
di una guarnizione in gomma con funzione di disaccoppiante acustico e di tenuta
all’aria del giunto. Le dimensioni, le quantità, gli interassi, la posizione e la qualità
Figura 5.43_Collegamento delle pareti alle fondazioni con interposizione di cordolo in legno
lamellare di larice posto sopra cordolo in calcestruzzo con interposizione di disaccoppiante acustico.
Al di sotto del cordolo viene posta una guaina bituminosa che risvolta sul lato esterno.
2. Caso B
Collegamento fra pannelli portanti e fondazione tramite angolari metallici a
presidio allo scorrimento, collegati alla struttura di cemento armato con barre
filettate completate da dado di serraggio ancorate con ancorante chimico
o cementizio in fori appositamente preparati, e alla struttura di legno con viti
autoforanti. Il contatto fra il pannello e la fondazione di cemento è protetto con la
posa di una guaina bituminosa lasciata piana ma mai risvoltata verso l’alto sulla
struttura lignea, in modo da evitare ristagni d’acqua dannosa per la durabilità della
struttura. A presidio al sollevamento è posto un elemento metallico chiamato hold-
down giuntato al pannello con chiodi o viti e alla struttura di cemento armato con
una barra filettata ancorata in modo simile a quanto descritto precedentemente
per il fissaggio dell’angolare. Le dimensioni, le quantità, gli interassi, la posizione
e la qualità degli elementi devono essere conformi a quanto riportato dalle tavole
progettuali o nella relazione di calcolo.
&ROOHJDPHQWRIUDVWUXWWXUHYHUWLFDOL
Edifici XLam
1. Collegamento fra pannelli parete.
Il collegamento di pannelli adiacenti in una parete composta da più pannelli giuntati
verticalmente, avviene o mediante la posa di una striscia di legno multistrato con
dimensioni standardizzate, da alloggiare in opportune lavorazioni presenti negli
spessori dei pannelli o mediante giunto a mezzo legno. Nel primo casi sui pannelli
parete è presente una lavorazione a femmina centrata nello spessore del pannello
stesso, o posta su una faccia del pannello, che consente l’inserimento della
striscia e facilita il montaggio della struttura. La resistenza dell’unione è garantita
&ROOHJDPHQWRIUDVWUXWWXUHRUL]]RQWDOL
&RSHUWXUH
Le soluzioni per la realizzazione della copertura non sono strettamente legate a
una specifica tipologia costruttiva, ma generalmente risultano associabili a diversi
tipi di edifici. Per questo motivo nel paragrafo seguente si riportano le voci relative
ad alcune soluzioni possibili per la copertura abbandonando la divisione secondo
tipologia costruttiva delle strutture in elevazione.
Figura 5.51_Copertura tradizionale con doppia orditura di elementi di legno lamellare e doppio
tavolato incrociato.
Figura 5.52_Solaio di copertura con pannelli travi di legno lamellare e irrigidimento con pannelli
XLam.
7HWWRLQFOLQDWRVXSDQQHOOR;/DP
Fornitura e posa in opera di pacchetto di copertura da applicare su pannello di
copertura in legno lamellare X Lam; escluso il manto di copertura.
Il pacchetto sarà composto dalle seguenti componenti.
Manto igrovariabile.
Applicazione di manto igrovariabile con funzione di barriera all’aria ed alla polvere
per tetti a falda con gestione intelligente dell’umidità, come freno al vapore in fase
invernale e traspirante per lo smaltimento durante il periodo estivo; fornito e posto
in opera in monostrato su supporto realizzato secondo le indicazioni della ditta
produttrice. Il telo verrà sormontato e chiuso ermeticamente con l’utilizzo degli
appositi nastri ed adesivi.
I nastri verranno applicati sul sormonto dei manti e per garantire la perfetta
sigillatura del pacchetto su tutti gli elementi passanti.
&DSSRWWRHVWHUQRVXSDUHWHLQOHJQR
Fornitura e posa in opera di sistema di isolamento termico a cappotto su parete
esterna in legno. Previa preparazione della superficie attraverso la verifica ed
eventuale rettifica della planarità, rimozione di macchie di grasso e polvere,
sigillatura delle connessioni tra pannelli strutturali, tra pannello e telaio di porte e
finestre e sigillatura di tutti i corpi passanti.
Il pacchetto sarà composto dalle seguenti componenti.
Isolamento termico.
Pannelli isolanti di fibra di legno di conifera (residui di segherie), senza collanti
poliuretanici, con bordi dritti, intonacabili sulle due facce certificato CE secondo
UNI EN 13171, WS 1,0; densità ca. 150 kg/m³, conduttività termica dichiarata ƾD
= 0,040 W/mK, permeabilità al vapore acqueo = 5, classe di reazione al fuoco
E secondo UNI EN 13501-1.c, certificato per la bioedilizia della natureplus®,
certificato per la provenienza del legno FSC , certificato NFB Natural Fiber Board
per il sistema di fissaggio naturale delle fibre.
La posa sarà a corsi sfalsati e maschiati negli spigoli, con eventuale inserimento
di apposito pannello per la coibentazione delle spalle e dei cielini delle aperture.
Tutti i punti di contatto del sistema con elementi diversi (cornici, gronde, sporti,…)
verranno impermeabilizzate con l’inserimento dell’apposito nastro di sigillatura.
Il fissaggio avverrà mediante sistema rosetta e vite in acciaio da avvitare, con
protezione termica della vite, omologati ETA secondo ETAG 014 con lunghezza
adeguata allo spessore del pannello.
Verranno fissati n. 4 tasselli per pannello per le facciate e n. 5 tasselli per pannello
per gli elementi di bordo. Le rosette avranno piattello da 60 mm, con rigidità >
0,5 N/mm e resistenza al carico > 2,0 kN secondo ETA TR 026.
Protezione della base del cappotto.
Profilo di partenza in estruso di alluminio, spessore >10/10 mm, per la chiusura
Finitura esterna.
Rasatura armata con rasante a base di inerti selezionati e legante di calce idraulica
naturale applicato su pannello in due mani per uno spessore totale di almeno 6
mm. La prima mano verrà stesa con spatola dentata ed all’interno verrà annegata
apposita rete in fibra di vetro 160 gr/mq, spessore 0,45 mm, maglia 4x4 mm,
carico di rottura > 2000 N/5 cm nei due sensi, avendo cura di sormontare la rete
per almeno 10 cm. La seconda mano di rasatura sarà stesa con spatola liscia e
servirà per garantire la planarità della finitura.
L’armatura sarà integrata con appositi elementi per il rinforzo diagonale degli
angoli delle aperture ed elementi paraspigolo in pvc con rete d’armatura a
protezione degli spigoli dei fabbricati.
La finitura del sistema sarà con intonachino permeabile al vapore a base di calce
idraulica.
Componenti impiantistiche.
,PSLDQWRWLSRSHUODFOLPDWL]]D]LRQHLQYHUQDOH
Fornitura e posa in opera di un impianto di climatizzazione invernale con caldaia
a condensazione, accumulo ed integrazione solare e sistema di distribuzione
sottopavimento. Il sistema sarà costituito dalle seguenti componenti.
Finiture interne.
5LYHVWLPHQWLDVHFFR
Rivestimento in pannelli di gessofibra.
Fornitura e posa in opera di rivestimento interno con lastre in gessofibra.
Le lastre saranno fissate direttamente alla parete ovvero fissate ad una sottostante
orditura. L'orditura sarà costituita da montanti in legno o da profili metallici a
norma UNI EN 14195 -DIN 18182 T.1 e sarà acusticamente isolata dalle strutture
perimetrali con strisce di lana minerale o di fibra di cocco.
Le lastre in gessofibra saranno composte da un impasto di gesso e cellulosa senza
altri additivi leganti, levigate, classe A2 s1 d0 di reazione al fuoco, ad elevate
prestazioni di resistenza alle sollecitazioni meccaniche, con densità a secco pari a
1150 ±50 kg/m3, conducibilità termica ƾ = ca 0,30 W/mK, fattore di resistenza
alla diffusione del vapore almeno = 15, durezza superficiale Brinell 20 - 30
N/mm2.
6XSSRUWLLQILEUDYHJHWDOHSHULQWRQDFL
Pannelli in canna palustre per cappotti.
Fornitura e posa in opera di pannelli isolanti con spessore minimo di 50 mm, in
cannuccia di palude di origine italiana, legata mediante filo in acciaio zincato.
Il pannello verrà fissato alla sottostante parete in legno mediante tasselli in plastica
o graffe metalliche.
Stuoia in canna palustre.
Fornitura di stuoia in cannucce di palude o in canne spaccate specie Arundo
Donax, di origine italiana, legate insieme con filo in acciaio zincato.
)LQLWXUHDEDVHGLFDOFH
Intonaco a base di calce idraulica.
Forniture e posa in opera di intonaco in triplo strato, a base di calce idraulica
naturale (NHL).
1° strato – Rinzaffo:
previa bagnatura con acqua delle pareti da intonacare, fino a rifiuto della stessa,
si procederà alla stesura a cazzuola (senza lisciatura) di malta confezionata con le
seguenti componenti: grassello, calce idraulica, aggregati calcarei da 0/4 mm o
5 aggregati silicei, acqua. Lo spessore sarà tale da regolarizzare il supporto (circa
5 mm).
Si attenderà, quindi, la completa asciugatura della malta (1 – 2 giorni in inverno).
2° strato – Arriccio:
previa bagnatura come sopra, si procederà alla stesura mediante frattazzo di
legno della malta così confezionata con le seguenti componenti: grassello, calce
idraulica, aggregati calcarei da 0/4 mm o aggregati silicei, acqua. Lo spessore
minimo sarà di 5 mm fino ad un massimo di 20mm per strato.
Si procederà alla posa dello strato di una rete in fibra alcalino – resistente, tipo
fibra di vetro, soprattutto nelle zone di passaggio fra materiali differenti.
3° strato – Stabilitura:
sull'arriccio stagionato alcuni giorni, previa bagnatura con acqua fino a rifiuto,
si procederà alla posa della malta confezionata con le seguenti componenti:
grassello, calce idraulica, aggregati calcarei da 0/2 mm o aggregati silicei, acqua.
L'applicazione avverrà con frattazzo metallico e la rifinitura mediante frattazzo di
spugna, legno o metallo in funzione dell'effetto desiderato.
Ad intonaco ultimato, si procederà alla nebulizzazione con acqua delle superfici
)LQLWXUHDEDVHGLDUJLOOD
Intonaco a base di argilla.
Fornitura e posa in opera di intonaco a base di argilla costituito da tre strati.
1° strato - Intonaco di fondo a base di argilla:
posa in opera di intonaco in doppio strato (20 + 10 mm) confezionato con
premiscelato secco di argille, aggregati calcareo-silicei a granulometria controllata
0-4 mm, non radioattivi ed esenti da scarti di precedenti lavorazioni, e con fibre
vegetali di piccola pezzatura.
Si procederà con l'applicazione a mano o a spruzzo (con macchine intonacatrici
di tipo tradizionale) su superfici, pulite e preventivamente inumidite, interne o
protette da rischi di dilavamento e umidità di risalita e scabre che garantiscano
l'aggrappo di tipo meccanico, previa operazione di mescolamento e diluizione
mediante agitatore ad immersione e secondo le prescrizioni riportate in scheda
tecnica (nel caso di applicazione a mano).
2° strato - Intonaco di rasatura a base di argilla:
posa in opera di intonaco fine (minimo 2-3 mm) per rasatura , confezionato con
premiscelato secco di argille, aggregati calcareo-silicei a granulometria controllata
0-0,5 mm, non radioattivi ed esenti da scarti di precedenti lavorazioni
Si procederà con l'applicazione a mano su intonaco di fondo a base di argilla,
pulita e preventivamente inumidita, o su altra superficie scabra che garantisca
l'aggrappo meccanico esclusivamente su superfici interne o protette da rischi di
dilavamento. L'applicazione dovrà avvenire in 2 mani incrociate tirate in piano con
frattazzo metallico, successivamente si procederà alla lavorazione della superficie
con frattazzo di spugna, feltro o metallo in base alla finitura desiderata. È possibile
l'aggiunta di fibre vegetali o additivi naturali a fini decorativi.
Finitura colorata a base di argilla.
Posa in opera di finitura a base di argilla (minimo 2 mm), confezionata con
premiscelato secco di argille, aggregati calcareo-silicei a granulometria
controllata 0-0,3 mm, non radioattivi ed esenti da scarti di precedenti lavorazioni.
Si procederà con l'applicazione a mano su intonaco di rasatura a base di argilla,
già asciutto, o su altra superficie scabra che garantisca l'aggrappo meccanico.
L'applicazione avverrà esclusivamente su superfici interne o protette da rischi di
dilavamento e umidità di risalita.
È necessario inumidire preventivamente le superfici interessate. L'applicazione
dovrà avvenire in 2 mani tirate in piano con frattazzo metallico; successivamente
si procederà alla lavorazione della superficie con frattazzo di spugna, feltro o
metallo in base alla finitura desiderata.
3DYLPHQWLLQFDOFHHGDUJLOOD
Pavimento in battuto di cocciopesto monostrato.
Fornitura e posa in opera di pavimentazione in battuto di cocciopesto monostrato
costituito da una miscela di calce idraulica naturale NHL, cocciopesto, sabbie
5LYHVWLPHQWLDFXVWLFL
Pannello preformato in sughero compresso per rivestimento acustico.
Fornitura e posa in opera di rivestimento a membrana in aderenza alla struttura
realizzato con pannelli fonoassorbenti e termoisolanti in sughero biondo naturale
preformato e pretinteggiato di spessore variabile tra 3 e 5 cm, del formato previsto
dal produttore, densità 200/220 kg/mc e omologati dal ministero degli interni in
Classe 1 per la reazione al fuoco. I pannelli saranno forniti del colore e nelle
dimensioni stabilite dalla DD.LL. e fissati all'intradosso mediante listellatura lignea
con sezione minime di 2 x 2 cm.
Pannelli in lana di legno mineralizzata.
Fornitura e posa in opera di pannelli fonoassorbenti in lana di legno a fibra
sottile mineralizzata con magnesite ad alta temperatura conforme alla Norma
EN 13168 – Tipo: “Pannello in lana di legno con legante Magnesite” - per
uno spessore minimo di 8 mm, delle dimensioni indicate dal produttore scelto,
omologato dal Ministero dell'Interno in Classe 1 di reazione al fuoco secondo
circolare 3 MI.SA(95) 3 del 28/2/95. I pannelli andranno fissati direttamente alla
parete od al soffitto mediante tasselli adeguati o fissati ad una struttura intermedia
opportunamente dimensionata.
I pannelli possono essere forniti pretinteggiati come da disposizione della DD.LL..
Controsoffitto appeso in lastre di gessofibra.
Fornitura e posa in opera di controsoffitto acustico appeso costituito da una lastra
singola o doppia di gessofibra avvitata ad una struttura portante in legno di
abete fissata al soffitto mediante pendini metallici. Tra il controsoffitto e le pareti
perimetrali si collocherà un giunto elastico opportunamente dimensionato.
Controsoffitto in legno massello e fibra di legno e canapa.
Fornitura e posa in opera di rivestimento fonoassorbente per soffitto con spessore
inferiore a 10 cm, costituito da pannello scanalato di abete massello di fibra
tenera senza nodi, pannello duro in fibra di legno dello spessore minimo di 2 cm
e pannello flessibile in fibra di canapa dello spessore minimo di 3 cm.
Si procederà al fissaggio meccanico della struttura costituita da profili in legno
massello di dimensione raccomandate 50 x 60 mm, al posizionamento dei
pannelli fonoassorbenti ed al fissaggio dei pannelli in abete mediante sistema di
aggancio maschio – femmina.
Rivestimenti esterni.
Per le pareti verdi e gli schermi ombreggianti in legno, data la grande variabilità
progettuale disponibilità di soluzioni e sistemi, si rimanda alla manualistica
specifica ed ai cataloghi dei produttori.
5LYHVWLPHQWLLQOHJQRPDVVHOOR
Scandole di larice.
Fornitura e posa in opera di scandole di larice europeo non trattato e certificato
FSC, ottenute mediante fenditura del legname lungo le fibre. Si procederà alla
posa in opera sulla superficie da rivestire di un telo impermeabile all'acqua e
permeabile al vapore, facendo attenzione a sovrapporre i giunti di almeno 15
cm; successivamente verranno montati arcarecci in legno con un passo tra i listelli
7UDWWDPHQWL
Impregnante per protezione e coloritura del legno in esterni.
Applicazione di 1 o 2 mani, a pennello o a pistola, ad intervallo di ca 16 ore, su
legno assorbente, di fondo turapori ottenuto dalla cottura di olio di lino ed aleurites,
e dalla successiva aggiunta di acqua e sali di boro. Entro 60 min. dall'applicazione
si procede alla rimozione di eventuali eccessi di prodotto con panno assorbente o
pennello asciutto. Previa pulitura e carteggiatura della superficie con grana 150.
L'umidità ottimale della superficie è inferiore al 12%.
Il prodotto dovrà essere privo di sostanze di sintesi ed essiccativi a base di piombo
ed essere testato in esterni secondo le norme ASTMD1006.
Pittura coprente per esterni.
Applicazione di vernice naturale composta da olio di aleurites, resina di dammar,
olio di lino, sali di boro, ossidi e terre colorate. Le eventuali altre sostanze presenti
non dovranno essere di sintesi e nocive per l'uomo e per l'ambiente. Previa pulitura
e sgrassatura delle superfici, si procederà all'applicazione con pennello per smalto
o pistola a spruzzo. Si procederà ad una seconda mano ad avvenuta essiccazione
della prima.
Shou-sugi-ban.
Trattamento a fiamma di doghe in legno massello di conifera. Il trattamento
consisterà nella fiammatura della faccia esterna della doga mediante l'uso
di bruciatore a gas per circa 2 minuti. Successivamente si provvederà alla
rimozione dei residui di combustione con spazzola ed acqua, all'asciugatura ed
all'applicazione di un turapori naturale a base di olio vegetale.
La sicurezza non si può considerare come uno stato acquisito una volta per tutte
per via normativa o tecnologica, bensì come un processo continuo che deve
essere sempre tenuto aggiornato da tutta l’organizzazione (impresa o azienda).
L’obiettivo è quello di passare dal diritto alla sicurezza in termini formali, alla
sicurezza reale in termini di individuazione, analisi, valutazione, eliminazione e/o
limitazione del rischio.
Nel Testo Unico all’art. 2 troviamo le definizioni pilota di questo nuovo modo di
pensare e organizzare la gestione delle attività di prevenzione e protezione dai
rischi.
Figura 6.1_Infortuni mortali in Toscana nel comparto edilizia, registrati dai Dipartimenti Prevenzione
Aziende U.S.L. dal 2000 al 2009 (grafico tratto dal sito della banca dati INAIL).
Figura 6.2_Incidenza percentuale degli infortuni mortali in Toscana per caduta dall’alto nel comparto
edilizia dal 2000 al 2009 (grafico tratto dal sito della banca dati INAIL).
Dopo questa fase inizia il montaggio della struttura di legno, che per i sistemi
costruttivi più utilizzati nella realizzazione di edifici (XLam, Platform Frame e Log
House e Post&Beam), prevede in primo luogo l’installazione degli elementi portanti
Di seguito, in funzione delle fasi di montaggio, viene fornita una linea guida per
la stesura del piano di sicurezza, riferita per brevità ad un edificio realizzato con
il sistema XLam, anche se alcune indicazioni sono assolutamente di carattere
generale per qualsiasi sistema costruttivo a struttura di legno. Le diverse fasi
descritte in questa sede fanno riferimento a quanto già descritto nel Capitolo 3
per le fasi di costruzione di un edificio XLam.
Fase lavorativa
5HDOL]]D]LRQHGHOOHVWUXWWXUHYHUWLFDOLHGRUL]]RQWDOLLQOHJQR
Sottofasi
preparazione area di deposito del materiale
montaggio opere provvisionali
montaggio pannelli verticali
montaggio solai
Rischi presenti
caduta all’interno di varchi
caduta dall’alto
caduta di attrezzi o di materiali
cedimento delle strutture provvisorie
cedimento improvviso delle strutture in fase di posa
elettrocuzione
esposizione a rumore
inalazione di polveri
incendio
investimento di persone
lesioni agli arti inferiori e superiori
movimentazione manuale dei carichi
proiezione di schegge
ribaltamento mezzi
rumore nell’utilizzo delle attrezzature
schiacciamento per caduta
Figura 6.3_Infortuni mortali in Toscana nel comparto edilizia, registrati dai Dipartimenti Prevenzione
Aziende U.S.L. dal 2000 al 2009 (grafico tratto dal sito della banca dati INAIL).
Gli elementi costruttivi di legno non devono essere posati a diretto contatto con
il terreno e necessitano di un telo protettivo contro le intemperie, posizionato in
modo che l’aria possa circolare e permettere la fase di asciugatura, nel caso il
legno dovesse bagnarsi.
La movimentazione dei pannelli deve avvenire con l’ausilio di una autogrù o di
un braccio sollevatore; devono essere predisposti quattro punti di ancoraggio
per i pannelli orizzontali e due per i pannelli verticali, in modo da prevenire
oscillazioni eccessive. I pannelli verticali devono essere trattenuti dall'autogrù
finchè non saranno posati in opera e stabilizzati. Inoltre una volta montati,
devono essere sostenuti con puntoni fino al completo fissaggio per evitarne il
ribaltamento.
Figura 6.6_Corretto sollevamento del materiale con posizione giusta dei punti di ancoraggio.
A destra:un errato posizionamento dei punti di ancoraggio comporta un sollevamento non equilibrato
con rischio di caduta del materiale dall’alto.
Figura 6.8_Corretto sollevamento dei pannelli verticali con due punti di ancoraggio.
Figura 6.8_Corretto sollevamento dei pannelli verticali con due punti di ancoraggio.
Tutte le aperture a livello o gli affacci verso il vuoto che espongono i lavoratori a
rischio di caduta dall’alto, devono essere protette con parapetti adeguatamente
collegati alle strutture dell'edificio.
Il cantiere deve essere mantenuto costantemente pulito dagli scarti delle
lavorazioni e dai trucioli che potrebbero costituire una fonte di innesco di
incendio. Particolare attenzione va posta nell’utilizzo di apparecchi a fiamma
libera, come nella posa della guaina sul cordolo di fondazione o in copertura.
La ferramenta non deve essere dispersa per evitare che chiodi o viti possano poi
accidentalmente ferire un operatore.
Figura 6.11_Posa in opera dei pannelli parete in un edificio senza l’utilizzo di ponteggi esterni. Tutti gli
operatori sono assicurati contro il rischio di caduta dall’utilizzo di cordini di sicurezza.
Figura 6.15_Particolare dell’ancoraggio del ponteggio alla struttura a pannelli a strati incrociati
dell’edificio.
Per la posa dei listelli, delle pianelle o dell’assito è possibile utilizzare reti di
protezione, al posto dell’impalcato di sicurezza. La posa e la rimozione delle
reti e dei relativi ancoraggi deve avvenire utilizzando la scala a castello o il
ponte mobile. Le reti vanno collocate il più vicino possibile al piano di lavoro
per ridurre l’altezza di caduta ed essere sufficientemente elastiche da accogliere
le persone senza allentarsi o causare possibili rimbalzi. Inoltre, devono essere
collegate a supporti resistenti e predisposti per il sostegno della rete.
Figura 6.18_Posa del cappotto esterno in fibra di legno su un edificio in legno fissato con apposite viti
autoforanti dotate di rondella e tappo di protezione anti-ponte termico.
Attrezzature e macchinari
Le attrezzature e i macchinari necessari in un cantiere di un edificio in legno
differiscono da quelli utilizzati in un cantiere tradizionale e sono elencati di seguito:
autocarro
autogrù
avvitatore elettrico
chiodatrice pneumatica
compressore
flessibile
fresatrice
levigatrice
pialla elettrica
sega circolare
tira-travi
trapano
utensili comuni
Figura 6.21_Tira-travi utilizzato per il serraggio dei pannelli fra loro prima del fissaggio con elementi
meccanici di collegamento.
Apprestamenti
Nell’elenco seguente gli apprestamenti indispensabili in un cantiere di costruzione
di un edificio in legno:
andatoie
assiti di chiusura varchi
parapetti
ponteggio
ponti a platea
ponti su cavalletti
ponti su ruote
puntelli
reti di protezione
segnaletica generale di pericolo e divieto
DPI: -
Materiale edile
ingombrante e pesante
Attrezzature e/o (elementi strutturali e pannelli
componenti di legno, puntelli ecc.) e
Abrasioni, tagli interessati:
e schiacciamenti attrezzature (martello, sega
elettrica e manuale, pialla
delle mani e dei
ecc.).
piedi
Misure di presa salda del materiale e
prevenzione delle attrezzature che si
maneggiano;
attenzione nelle fasi di
sagomatura e di montaggio
delle strutture.
DPI: guanti, scarpe di sicurezza.
6.2.1 Premessa
Nel panorama delle strutture di legno un aspetto decisamente interessante è
rappresentato dal loro possibile utilizzo per la realizzazione di edifici multipiano
completamente smontabili, in modo peraltro semplice e veloce.
La tecnica delle costruzioni in legno si è oramai sviluppata ad un livello tale da
rendere non solo pensabile ma anche applicabile questa soluzione, che è stata
sperimentata con successo recentemente sia nella fase di ricostruzione seguita
all’evento sismico dell’aprile 2009 all’Aquila, che in tempi antecedenti attraverso
la realizzazione di moduli abitativi smontabili in legno per le emergenze abitative
(Progetto CLEA), che ha poi trovato una sua applicazione nel 2003 a Bonefro (CB)
con la realizzazione di un villaggio di 50 case prefabbricate.
Figura 6.22_Prototipo della CLEA (Casette in Legno per le Emergenze Abitative) montata nel Giugno
del 2000 in Piazza della Signoria a Firenze su Progetto della Regione Toscana e CNR-IRL. Il prototipo
è stato poi successivamente smontato e rimontato presso la sede della Protezione Civile del Comune
di Firenze, dove è situato attualmente. La CLEA è l’unico esempio realmente applicato finora in Italia
di edificio smontabile.
Per raccordare il manto di copertura nel punto di accostamento tra due elementi
preassemblati si avrà cura in opera di aggiungere una striscia di lamiera a cavallo
dei due tratti di copertura adiacenti.
[1] AA. VV. “Linee Guida per l’edilizia in legno in Toscana” - A cura della Direzione
Regionale della Presidenza della Regione Toscana - Settore Edilizia Sostenibile
Firenze, 2009
[2] D.Lgs. 81 del 2008 Testo Unico in materia di sicurezza sul lavoro.