Diritto Privato.
Diritto Privato.
Diritto Privato.
NORME GIURIDICHE
L'elemento base del diritt
o oggettivo sono le norme
del diritto o norme giuridi
che. Per realizzare le sue
funzioni il diritto deve infl
uire sui comportamenti u
mani e per fare ciò lo stru
mento è la norma giuridic
a.
La norma giuridica funzion
a attraverso la combinazio
ne di due elementi: regola
e sanzione
La norma giuridica consist
e prima di tutto in una reg
ola di condotta indirizzata
agli uomini per
orientarne il comportame
nto nel senso desiderato:
paga i debiti, non fare dan
no agli altri, provvedi
al mantenimento dei figli.
Se la regola è osservata vu
ol dire che il diritto ha rag
giunto il suo scopo,
mentre se non lo è, c'è la
necessità di una sanzione.
- La sanzione è la consegu
enza che la norma giurid
ica fa derivare dalla viol
azione della regola: se è
violata la regola sul paga
mento dei debiti, la sanzio
ne consiste nel prelevare f
orzosamente dal
patrimonio del debitore la
somma dovuta che viene
data al creditore.
In alcuni casi la sanzione s
erve a ripristinare l'interes
se leso, cancellando l'effe
tto indesiderato
prodotto dalla violazione
della regola: es. sanzione
per il mancato pagamento
dei debiti. Qui la
sanzione ha un ruolo satis
fattivo perche soddisfa l'i
nteresse leso. Se siamo n
el caso di dare un
risarcimento in denaro al
proprietario del quadro di
strutto, la sanzione ha un
ruolo compensativo
perché serve a compensar
e la vittima della violazion
e con qualcosa che non ri
pristina l'interesse leso,
ma lo sostituisce con un el
emento di valore economi
co equivalente.
A volte la sanzione nè ripri
stina l'interesse leso nè lo
compensa con un valore e
quivalente: caso del
marito che viola i suoi dov
eri matrimoniali; la moglie
può ottenere la separazio
ne con addebito a
carico di lui: qui la sanzion
e ha un ruolo punitivo per
ché colpisce un comporta
mento riprovevole. I
coniugi sanno che se viola
no la regola sui doveri ma
trimoniali avranno delle c
onseguenze, quindi la
paura di subirle indurrà lo
ro a non violare la regola:
qui la sanzione ha un ruol
o preventivo.
Le fonti del diritto sono i fattori capaci di creare norme giuridiche in un dato ordinamento giuridico. La
funzione delle fonti del diritto è: creando nuove norme giuridiche esse permettono al diritto di
rinnovarsi e adeguarsi alle condizioni della vita sociale che cambiano continuamente. Questo
rinnovamento deve però avvenire in modo ordinato e controllabile; non è concepibile che le norme
giuridiche siano create da chiunque e in qualunque modo.
Le fonti del diritto rispondono anche a questa esigenza: definire chi è abilitato a creare norme giuridiche
e in che modo deve procedere per crearle.
Nel nostro ordinamento vale il principio della pluralità delle fonti: significa che non esiste un solo tipo di
fonte del diritto ma ne esistono tipi diversi, create da autorità diverso con diverse modalità. Questo
dipende anche dalla grande varietà delle norme giuridiche.
Sono fonti dell’ordinamento sia i procedimenti con i quali si crea una norma giuridica sia l’atto che
costituisce l’effetto di quel procedimento: es., il procedimento per creare una legge statale e la legge
stessa sono fonti dell’ordinamento;
Le fonti del diritto italiano si possono ordinare cosi:
• Fonti costituzionali: che sono la Costituzione (139 art.+ disp. trans.), leggi costituzionali e di revisione
costituzionale;
• Fonti primarie: che sono la legge ordinaria (approvata dal Parlamento) e gli altri atti con forza di legge
che a loro volta sono x i decreti legge, i decreti legislativi; le leggi regionali; i regolamenti comunitari;
• Fonti secondarie: coincidono con i regolamenti, ovvero atti approvati dal Governo o da altre autorità
amministrative;
La facoltà (contenuto del diritto): es, art. 832 c.c. quando si parla di facoltà non si parla di
vere e
proprie situazioni giuridiche perché costituiscono il contenuto del diritto soggettivo come di
ce la norma
precedente. La facoltà è la possibilità riconosciuta al titolare di un diritto di tenere un deter
minato
comportamento che è compreso nel contenuto del diritto ma non lo esaurisce. Ad es: il pro
prietario di
un gioiello ha facoltà di indossarlo di tenerlo in cassetta di sicurezza o di venderlo.
Il concetto di facoltà esprime l'idea di una libertà d'azione e di una libertà di scelta fra i com
portamenti
che sono tutti leciti cioè permessi dalla legge.
SITUAZIONI PASSIVE
Il Dovere: situazione passiva che vieta di tenere comportamenti capaci di ledere il diritto
soggettivo
altrui, in particolare quel tipo di diritto soggettivo che si definisce assoluto. È una situazion
e che ha
carattere generale nel senso che grava su tutti i soggetti diversi dal titolare del diritto ed ha
un carattere
negativo nel senso che più che imporre al titolare di fare qualcosa gli impone di non fare qu
alcosa.
L’obbligo: è una situazione passiva consistente in un vincolo imposto all'azione del titolar
e
nell'interesse di chi ha un diritto soggettivo rivolto esclusivamente verso di lui. Il titolare del
l'obbligo si
chiama obbligato o debitore.
L'obbligo ha qualcosa in comune con il dovere ma il fatto di corrispondere a un diritto relati
vo e non
assoluto determina due differenze: la prima è che l'obbligo ha carattere individuale e non g
enerale, nel
senso che grava non su una moltitudine di soggetti ma su un soggetto determinato; la seco
nda è che può
avere sia carattere negativo sia carattere positivo, perché può consistere nel vincolare il de
bitore a fare
qualcosa nell'interesse di chi ho il corrispondente diritto.
Onere: Situazione di chi deve tenere un determinato comportamento se vuole avere la possibilità di
utilizzare qualche sua situazione attiva perché le norme subordinano tale possibilità alla condizione c
he
egli tenga quel comportamento (ad es. chi compra una cosa e poi scopre che è difettosa ha dei diritti
contro il venditore ma anche l'onere di denunciare il difetto entro 8 giorni dalla scoperta; se non lo fa
la
legge non gli consente di esercitare la garanzia).
Non si tratta di un obbligo perché il soggetto non è obbligato come il debitore a tenere un determina
to
comportamento.
I fatti giuridici sono gli eventi che accadono e producono i loro effetti giuridici indipendentemente da
intenzionalità umane. Sono fatti giuridici gli eventi che si determinano nella sfera fisica e biologica: si
pensi alla distruzione di un immobile per scossa sismica che estingue il diritto di proprietà. Ma sono fatti
giuridici anche gli eventi riconducibili a un'attività umana quando questa origine sia irrilevante per il
prodursi dell'effetto giuridico considerato.
Gli atti giuridici sono le azioni, sostenute da un certo grado di consapevolezza e intenzionalità, la cui
rilevanza giuridica dipende dalla presenza di questo fattore umano. Si dividono in due categorie:
Atti negoziali: sono quelli in cui consapevolezza e intenzionalità umane si esprimono al più alto
grado di intensità; ad esempio atti come compravendite, matrimonio (se A sposa B lo fa perché
vuole l’effetto giuridico di diventare coniuge e si assume tutti i diritti e obblighi), testamento.
Gli atti negoziali si basano sulla volontà del loro autore e questa volontà gioca su due piani: la
volontà di compiere l’atto e la volontà di produrre proprio gli effetti giuridici che le norme
ricollegano all’atto. L'autore compie l’atto negoziale perché è suo interesse che gli effetti giuridici
di quell'atto; se non volesse quegli effetti non farebbe quell'atto oppure se volesse effetti diversi
farebbe un atto diverso.
- Atti non negoziali: questi implicano un certo grado di consapevolezza e intenzionalità che è a una
soglia più bassa rispetto ai negozi; implicano la volontà di compiere l'atto ma non anche la volontà
di creare gli effetti giuridici che l'atto produrrà.
BENI E PATRIMONIO
Bene è qualsiasi entità capace di soddisfare bisogni umani; più precisamente facendo riferimento all’art.
810, dice che sono beni le cose che possono formare oggetto di diritti. Può formare oggetto di diritti solo
ciò su cui sia immaginabile un conflitto di interessi, perciò non sono beni in senso giuridico le entità su
cui non si creano conflitti di interessi a causa della loro sovrabbondanza che le rende accessibili a tutti in
modo illimitato (le cose comuni a tutti come l'aria e l'acqua del mare).
Per l'art. 810 possono essere beni solo le cose. Le cose sono porzioni di materia, e la materia non si
esaurisce nelle entità percepibili mediante l'uso dei sensi; esiste materia non tangibile o visibile.
I giuristi allargano la nozione di bene includendovi qualsiasi entità utile all'uomo, materiale o
immateriale, purché suscettibile di aprire conflitti di interessi regolabili dal diritto. Questa definizione ci
consente di dividere i beni in beni materiali (COSE) e beni immateriali (DIVERSI DALLE COSE).
- i beni materiali sono le cose capaci di formare oggetto di diritti.
- i beni immateriali sono entità diverse dalle cose utili all'uomo e suscettibili di aprire conflitti di
interessi regolabili dal diritto (es. il brevetto per invenzione industriale, il marchio, un know-how).
Tutti questi beni immateriali hanno un valore economico e dunque sono ricchezza per il titolare.
LE PERTINENZE
Le pertinenze sono le cose accessorie destinate in modo durevole a servizio o ad ornamento di un'altra
cosa principale (art.817).
Il rapporto fra pertinenza e cosa principale si chiama rapporto o vincolo pertinenziale; esso può correre
fra due cose mobili (la cornice è pertinenza del quadro) oppure fra due immobili, o ancora fra un mobile
e un immobile. Il rapporto pertinenziale nasce di solito per iniziativa del proprietario della cosa
principale; per l’art. 817 può nascere anche per iniziativa di chi ha sulla cosa principale un diritto diver
so
dalla proprietà purché sia un diritto reale e non un diritto personale o di credito.
La pertinenza riguarda il trasferimento dei beni: il proprietario è libero di trasferire la pertinenza insie
me
alla cosa principale oppure l'una separatamente dall'altra; se però trasferisce la cosa principale senza
precisare che il trasferimento non comprende la pertinenza, anche questa si intende trasferita. In altr
e
parole se si vuole trasferire la cosa principale senza pertinenza bisogna dirlo esplicitamente.
I FRUTTI
In frutti sono beni prodotti da altri beni e si distinguono in:
Frutti naturali: quelli che provengono direttamente dalla cosa, vi concorra o non l'opera dell'uomo
(i prodotti agricoli, prodotti delle miniere, la legna). I frutti naturali spettano al proprietario della
cosa fruttifera ma in certi casi possono aspettare ad altri (ad esempio i frutti della terra data in
affitto spettano all'affittuario che la coltiva).
- Frutti civili: sono quelli che si ritraggono dalla cosa come corrispettivo del godimento che altri ne
abbia (es. i canoni della locazione di un appartamento)
Nella disciplina dei frutti il problema principale è stabilire a chi spettano i frutti di una cosa, nel period
o
in cui questa si trova nelle mani di persona diversa dal proprietario che non avrebbe il diritto di tenerl
a.
IL PATRIMONIO
Patrimonio: in senso giuridico, nel patrimonio si comprende non solo le cose materiali ma anche i be
ni
immateriali e non solo gli elementi attivi (come beni materiali beni immateriali, crediti) ma anche gli
elementi passivi, cioè i debiti (anche i debiti contribuiscono a determinare in senso negativo l'entità d
el
patrimonio perché più debiti si hanno meno consistente è il proprio patrimonio).
Questo concetto di patrimonio si definisce con la formula patrimonio netto e se le passività di una
persona superano le sue attività il suo patrimonio netto è negativo.
Definiamo quindi il patrimonio come il complesso delle situazioni giuridiche attive e passive di una
persona e quindi è un'entità non statica ma dinamica, e muta continuamente con il mutare delle
situazioni giuridiche del titolare.
INCAPACITA’ DI AGIRE
La capacità di agire è la capacità di porre in essere atti che producano effetti per l'ordinamento e
presuppone che il soggetto sia in condizioni di valutare i propri interessi e di prendere le decisioni giuste
per realizzarli. Incapace di agire sarà chi, per le sue condizioni fisiopsichiche non è in tale condizione.
lo scopo delle leggi sull'incapacità di agire è proteggere il soggetto con ridotte attitudini psicofisiche per
evitare che si danneggi con le sue stesse mani compiendo atti di cui non è in grado di capire la portata.
Per questo si parla di incapacità di protezione. Il mezzo della protezione consiste da un lato nel
prevedere che gli atti compiuti dall'incapace non sono validi, dall'altro nell'affiancare all'incapace un
soggetto capace che compia per lui o con lui gli atti che non può compiere da solo.
Individuare gli incapaci di agire può essere difficile e il modo per dare risposte aderenti alla realtà
consiste nel verificare ogni volta se l'autore di un atto era oppure no in condizioni di valutare
adeguatamente i propri interessi; un sistema del genere avrebbe però dei costi intollerabili. Per ragioni
di certezza, la legge sceglie un diverso sistema consistente nella definizione preventiva e tipica delle
ipotesi di incapacità di agire: un sistema che individua in anticipo chi è incapace di agire senza incertezze.
- Interdizione giudiziale: i soggetti in condizioni di abituale infermità di mente che li rende incapaci
di provvedere ai propri interessi, vengono sottoposti a un apposito procedimento giudiziale. Lo
stato di incapacità scatta quando la sentenza viene pubblicata; la sentenza va poi annotata a
margine dell'atto di nascita per renderla conoscibile da chiunque.
• Divieto di compiere gli atti di ordinaria e di straordinaria amministrazione; art. 427 c.c.: il giudice
può prevedere che alcuni atti di ordinaria amministrazione siano compiuti dall’interdetto
• Disciplina degli atti compiuti dall’interdetto legale sono annullabili;
- l'inabilitazione: fa riferimento a casi di malattia meno seria rispetto all'interdizione. Possono infatti
venire inabilitati “chi è infermo di mente ma non talmente grave da far luogo all'interdizione”,
“coloro che per prodigalità o per abuso abituale di bevande alcoliche o di stupefacenti espongono
se o la loro famiglia a gravi pregiudizi economici”, “il sordomuto e il cieco dalla nascita o dalla prima
infanzia”.
Atti compiuti dall’inabilitato:
• La persona inabilitata può compiere atti personali;
• Può compiere autonomamente (senza essere assistito) atti di ordinaria amministrazione;
• Per gli atti di straordinaria amministrazione, è prevista la nomina di un curatore, che assiste
l’inabilitato;
• Gli atti compiuti dall’inabilitato in contrasto con la disciplina legale possono essere annullati; (tipo
accettare une redità senza l’assistenza di un curatore)
- Interdizione legale: L'incapacità di agire è disposta altre volte a titolo di punizione non per
proteggere ma al contrario per colpire i soggetti privandoli della possibilità di partecipare al traffico
giuridico. Così il condannato a più di 5 anni di reclusione soggiace alla pena accessoria
dell'interdizione legale: chiamata così perché non nasce da un accertamento svolto dal giudice sulle
condizioni mentali del soggetto come nell’interdizione giudiziale, ma discende automaticamente da
una previsione di legge.
Questa incapacità riguarda solo gli atti patrimoniali non quelli familiari e personali: l'interdetto
legale non può fare atti per comprare e vendere beni ad esempio ma può sposarsi o fare
testamento.
Sede della persona: è importante identificare il luogo in cui ciascun soggetto vive e opera.
La residenza (art. 43 c.c): corrisponde al luogo in cui la persona ha la dimora abituale. Ogni comune
ha un ufficio di anagrafe della popolazione residente al quale ciascuna persona deve comunicare il
luogo della propria residenza nel comune e i mutamenti. Chi non abbia fatto le comunicazioni
prescritte non può opporre il mutamento di residenza ai terzi di buona fede, cioè non può
lamentarsi che taluno li abbia ad es. notificato un atto alla vecchia residenza.
- Il domicilio (art 43 c.c): è il luogo in cui essa ha stabilito la sede principale dei suoi affari e
interessi.
- La dimora: non è definita dalla legge ed è il luogo in cui la persona si trova in un dato peri
odo anche
per una permanenza non lunga (se uno residente a Milano trascorre 2 mesi di vacanza in alberg
oa
Cortina, per questo periodo questa è la sua dimora; se ci passa solo 2 notti non lo è)
Cittadinanza: indica il collegamento tra un soggetto e uno Stato e quindi è la qualità della pers
ona che la
collega con un ordinamento giuridico statale, assoggettandola alle norme di quello Stato.
Può accadere che una persona non abbia la cittadinanza di nessuno Stato (il cosiddetto apolide)
o può
accadere che sia contemporaneamente cittadino di due Stati diversi (doppia cittadinanza).
Chi non è cittadino italiano è straniero. La condizione giuridica dello straniero è definita dall'art.
10 e
dall'art. 16 da cui si ricava che lo straniero ha capacità di diritto privato uguale a quella del ci
ttadino
italiano ma solo a condizione di reciprocità (ad es. uno straniero può avere proprietà in Italia a
patto che
la legge del suo Stato consenta a un italiano di avere proprietà in quello Stato). Sono però fatte s
alvo le
leggi speciali (come le leggi relative al fenomeno dell'immigrazione extracomunitaria che discipli
na la
condizione degli stranieri immigrati con norme particolari riguardanti la loro posizione lavorativa
e
familiare). Lo straniero inoltre ha diritti fondamentali e inviolabili dell'uomo che devono ricono
scersi ad
ogni uomo e non solo ai cittadini (come la libertà personale o la libertà di pensiero).
Sesso: il sesso maschile o femminile è un segno di identificazione del soggetto nella vita di relazi
one,
infatti anch’esso viene indicato in appositi registri pubblici. Il sesso può operare come criterio pe
r
l'applicazione o la non applicazione di determinati trattamenti giuridici purché non irragionevol
mente
discriminatori (ad es. l'obbligo del servizio militare valeva solo per i maschi e non per le femmin
e).
È possibile che sopravvenga un mutamento del sesso attraverso un trattamento chirurgico. Que
sto è
stato possibile con la legge 164\1982, che attribuisce al tribunale il compito di dichiarare con se
ntenza la
rettificazione del sesso del soggetto.
Oltre che le persone fisiche sono soggetti del diritto anche le organizzazioni formate dagli uomini. Le
organizzazioni hanno capacità giuridica poiché possono essere titolari di situazioni giuridiche soggettive,
ma questa capacità non può coprire tutte le situazioni e i rapporti a cui si estende la capacità delle
persone fisiche: ne rimangono esclusi le situazioni che presuppongono la qualità di individuo umano
(come il matrimonio, il testamento).
Anche le organizzazioni hanno bisogno di essere identificate:
Denominazione: la ricevano nel momento in cui vengono costituite e ha la stessa funzione del
nome delle persone fisiche
- Nazionalità: corrisponde a quella che per le persone fisiche e la cittadinanza, quindi
un'organizzazione potrà essere italiana oppure tedesca
- Sede: corrisponde alla residenza o al domicilio delle persone fisiche
Il soggetto del diritto organizzazione si crea con un atto formato dalle persone fisiche che intendono
creare l'organizzazione, chiamato atto costitutivo. Insieme all'atto costitutivo viene formato lo statuto
dell'organizzazione che contiene le regole di funzionamento dell'organizzazione stessa. L’atto costitutivo
e lo statuto devono contenere la denominazione, la sede, la finalità, il patrimonio, la destinazione in caso
di estinzione dell’ente.
TIPI DI ORGANIZZAZIONI
Organizzazioni pubbliche, sono lo Stato e gli altri enti pubblici territoriali (Regioni, Comuni) e gli enti
pubblici istituzionali che hanno funzioni limitate a un certo settore di attività (enti pubblici che
operano nel campo dell'economia o nell'istruzione). Le associazioni private sono tutte le altre.
- Organizzazioni di tipo associativo, dette anche corporazioni e le principali sono le associazioni e le
società. Sono strumenti al servizio delle persone che le creano e queste mantengano una forte
possibilità di incidere sulla loro vita. Poi abbiamo organizzazioni di tipo non associativo dette anche
istituzioni e sono principalmente le fondazioni
- Organizzazioni con scopo di profitto, perseguono uno scopo di lucro cioè il ricavo di guadagni
economici dall'attività dell'organizzazione e sono le società. Mentre le organizzazioni non di
profitto perseguono uno scopo non di lucro, quindi avranno scopi politici, religiosi, culturali diversi
dal guadagno economico, e saranno le associazioni e le fondazioni
- Organizzarsi con personalità giuridica Vs organizzazioni senza personalità giuridica
LA PERSONALITA’ GIURIDICA
Le organizzazioni possano avere personalità giuridica oppure esserne prive. Hanno personalità giuridica
le associazioni riconosciute le fondazioni e le società di capitali invece non hanno personalità giuridica le
associazioni non riconosciute e le società di persone.
• Enti collettivi riconosciuti: associazioni riconosciute, fondazioni, società di capitali;
• Enti collettivi non riconosciuti: associazioni non riconosciute, comitati;
• Nel primo caso, per gli enti riconosciuti risponde soltanto l’ente con il proprio patrimonio; nel secondo,
per gli enti privi della personalità giuridica, possono rispondere anche i componenti dell’ente;
Si differenziano quindi per il grado di autonomia patrimoniale, che incide sulla responsabilità per le
obbligazioni assunte dall’ente; ogni organizzazione ha un suo patrimonio distinto dal patrimonio delle
persone fisiche sottostanti: i beni della società appartengano alla società e non ai soci così come i debiti
EI crediti (questo si esprime dicendo che le organizzazioni hanno autonomia patrimoniale).
L'autonomia patrimoniale può essere:
Perfetta: è la caratteristica delle organizzazioni con personalità giuridica cioè delle persone
giuridiche. Essa significa che le vicende dell'organizzazione incidano esclusivamente sul patrimonio
di questa, non toccano le posizioni e il patrimonio delle persone fisiche sottostanti
- Imperfetta: caratterizza le organizzazioni senza personalità giuridica. In base ad essa le vicende
dell'organizzazione toccano, oltre al patrimonio dell'organizzazione, anche il patrimonio delle
persone fisiche sottostanti
LE ASSOCIAZIONI
Le associazioni (sono enti plurisoggettivi) sono organizzazioni formate da una pluralità di persone che
perseguono uno scopo comune diverso dal profitto. Nascono per effetto di un accordo fra le persone
che decidono di associarsi (atto costitutivo) e stabiliscono le regole di funzionamento dell'associazione
(statuto). Questo accordo ha efficacia giuridica fra gli associati in qualunque forma sia stato fatto, ma
se l'associazione vuole ottenere la personalità giuridica occorre che l'atto costitutivo sia fatto per atto
pubblico cioè davanti a un notaio (art. 14 co. 1 c.c.).
Le associazioni ottengano personalità giuridica attraverso il riconoscimento dell'autorità amministrativa
che lo accordi dopo aver controllato la liceità del fine perseguito e la congruità dei mezzi di cui
l'associazione dispone, a tutela dei terzi che con tratteranno con essa. L’ amministrazione competente è
il Governo se l'associazione ha un raggio di azione nazionale, oppure le Regioni se invece opera
all'interno di un territorio regionale.
Le associazioni riconosciute sono sottoposte a un regime di pubblicità: i loro estremi vanno indicati nel
Pubblico Registro delle persone giuridiche
Come ogni soggetto del diritto diverso dalla persona fisica, le associazioni agiscono attraverso l'azione di
persone fisiche che operano come suoi organi. L’organo fondamentale dell'associazione è l'assemblea
degli associati a cui spetta deliberare sugli atti principali della vita dell'associazione e in particolare: sulla
nomina e la sostituzione degli amministratori, sul bilancio annuale; sulle modifiche dell'atto costitutivo e
dello statuto per cui occorrono maggioranze qualificate; sullo scioglimento dell'associazione che richiede
una maggioranza qualificata.
Un altro organo sono gli Amministratori che compiano gli atti necessari per il funzionamento
dell'associazione; in caso di gestione scorretta ne rispondano all'associazione.
I mezzi economici dell'associazione costituiscono il suo patrimonio ed esso appartiene all'associazione
non ai singoli associati: per questo i creditori personali dei singoli associati non possono aggredirlo. Esso
è invece al servizio dei creditori dell'associazione: per i quali se l'associazione è riconosciuta e quindi ha
personalità giuridica, tale patrimonio costituisce l'unica garanzia.
Quando l'associato esce dall'associazione non ha nessun diritto di prelevare una quota del patrimonio
associato all'equivalente in denaro, a differenza di quanto previsto per i soci di una società: la ragione è
che chi entra in una società lo fa per uno scopo economico, per investire il suo capitale, mentre chi entra
in una associazione lo fa in nome degli scopi non economici dell'associazione.
Le associazioni riconosciute sono soggette ai controlli della Prefettura; della regione, se operano in
materi di competenza regionale, oppure delle province autonome di Trento e Bolzano;
L’associazione può cessare di esistere e quindi estinguersi. L’estinzione si determina per varie ragioni:
per deliberazione dell'assemblea degli associati, presa con la maggioranza qualificata dei tre quarti
degli associati
- per il verificarsi di una delle cause di estinzione previste nello statuto
- quando lo scopo è stato raggiunto o è diventato impossibile
- quando sono venuti a mancare tutti gli associati
Verificatisi uno di questi eventi, l'associazione è posta in liquidazione (è una fase gestita dagli
amministratori). Da questo momento gli amministratori non possono compiere nuove operazioni che
facciano nascere nuovi debiti a carico dell'associazione: la loro attività si limita a liquidare il patrimonio
per pagare i debiti esistenti. Se una volta pagati tutti i debiti avanzano beni residui, questi sono devoluti
secondo le previsioni dell'atto costitutivo o dello statuto, o secondo quanto ha deliberato l’assemblea; in
mancanza, i fondi possono essere destinati in favore di un’associazione che persegue finalità analoghe a
quella estinta (art. 31, 32 c.c.);
Associazioni vietate → Possono esserci anche delle associazioni dannose o pericolose per l'interesse
della società: queste sono dichiarate illecite e proibite. In base all’art. 18, le associazioni illecite sono:
le associazioni criminali, cioè quelle che hanno finalità vietate dalla legge penale
- le associazioni politico-militari, cioè quelle che perseguono scopi politici mediante organizzazioni di
carattere militare
- le associazioni segrete, perché la vita sociale deve svolgersi secondo un principio di trasparenza
I COMITATI
Sono organizzazioni cr
eate per raccogliere pr
esso il pubblico fondi
da destinare a finalità
di interesse
generale. Sono simili a
lle fondazioni: persegu
ono finalità d’interess
e generale per un peri
odo definito di
tempo mediante la rac
colta di fondi. (Le risor
se patrimoniali sono d
estinate al perseguime
nto dello
scopo). Non Hanno pe
rsonalità giuridica.
I membri del comitato
rispondono anche con
il proprio patrimonio p
er l’adempimento dell
e obbligazioni
e non possono impieg
are per scopi diversi i f
ondi raccolti sui quali g
rava un vincolo di des
tinazione;
inoltre rispondano per
sonalmente delle obbli
gazioni assunte in nom
e e per conto del comi
tato: data la
mancanza di personali
tà giuridica vale il prin
cipio dell'autonomia p
atrimoniale imperfetta
. I sottoscrittori
rispondono soltanto p
er il versamento delle
somme per le quali si s
ono obbligati.
Anche sui comitati pos
sono aversi interventi
dell'autorità amminist
rativa quando lo scopo
non è
attuabile e quando do
po l'attuazione dello sc
opo residuano dei fon
di e quindi l'autorità a
mministrativa
stabilisce la devoluzio
ne dei beni del comita
to se non è previsto nu
lla all'atto della costitu
zione.
Un comitato può chied
ere il riconoscimento a
mministrativo: se lo o
ttiene nasce una perso
na giuridica e
precisamente una Fon
dazione. (Nella fase de
ll’estinzione, l’autorità
amministrativa può int
ervenire per
la destinazione del pat
rimonio).
LE SOCIETA’
Le società sono or
ganizzazioni a stru
ttura associativa c
reate cioè da un g
ruppo di persone
per realizzare
finalità e interessi
propri di queste. S
i distinguono dalle
associazioni perch
é le società hanno
di regola
uno scopo di profi
tto o di lucro (anc
he se non mancan
o eccezioni ovvero
i casi di società no
n lucrative).
ORGANIZZAZIONI
NO PROFIT: ENTI
DEL TERZO SETTO
RE
Sono organizzazio
ni che perseguon
o, senza scopo di
lucro, finalità soli
daristiche e di uti
lità sociale
mediante attività
di interesse gener
ale in forma di az
ione volontaria o
di erogazione gra
tuita di denaro,
beni o servizi.
LE OBBLIGAZIONI
Il termine obbligaz
ione indica la mat
eria dei diritti di cr
edito. I diritti di cr
edito presuppong
ono la
cooperazione di u
n altro soggetto: il
debitore, la cui a
ttività è necessari
a per attuare il diri
tto del
creditore.
Si parla di rapport
o obbligatorio a s
ottolineare che la
posizione del titol
are del diritto (sog
getto attivo) è
connessa a quella
di una contropart
e (soggetto passiv
o). (Il rapporto ob
bligatorio si fonda
sulla relazione
creditore/
debitore).
Oggetto dell'obbli
gazione è la prest
azione, vale a dire
il comportamento
dovuto dal debito
re
nell'interesse del c
reditore. Sulla bas
e della prestazion
e possiamo suddiv
idere tre categorie
di
obbligazioni:
obbligazioni di da
re sono quelle in c
ui la prestazione c
onsiste nel conseg
nare una cosa
- obbligazioni di f
are sono quelle i
n cui la prestazio
ne consiste in un
comportamento
attivo del
debitore diverso d
alla consegna di u
na cosa
- obbligazioni di n
on fare, quelle in
cui la prestazion
e consiste in un
comportamento
di astensione
del debitore obbli
gato a non compie
re determinati atti
o a non svolgere d
eterminate attivit
à
L'obbligazione è u
no strumento giur
idico che serve a r
ealizzare l'interess
e del creditore: l'i
nteresse alla
prestazione. Ques
to elemento è così
importante da ess
ere indicato come
un requisito essen
ziale della
prestazione stessa
. Altri requisiti dell
a prestazione son
o che essa deve es
sere:
possibile, perché
non avrebbe sens
o un'obbligazione
che gli imponga al
debitore di realizz
are
un'azione
- lecita, pero un
nonriss
ultato obiettivame
arebbe uscire mi
ntesa non
che realizzabil
un'obblig
i azione che impo
nga al debitore u
n
comportamento o
risultato vietati da
lla legge
- determinata o d
eterminabile, pe
rché sarebbe ass
urda una obbliga
zione in cui non
si capisce qual'è
il comportamento
dovuto dal debito
re e qual è il risult
ato atteso dal cre
ditore
- patrimoniale, cio
è suscettibile di
valutazione econ
omica (lo approf
ondiamo dopo)
Patrimonialità del
la prestazione: la
prestazione ha car
attere patrimonial
e quando (art. 117
4) è
suscettibile di valu
tazione economic
a e cioè traducibil
e in un valore mo
netario. La natura
patrimoniale di
una prestazione è
identificabile quan
do le prestazioni d
i quel tipo vengon
o chieste e fornite
in una logica
di scambio econo
mico, perché in tal
caso hanno un val
ore di mercato (es
. la prestazione de
l taxista).
il requisito della p
atrimonialità della
prestazione si fon
da su due ragioni:
Una ragione ideal
e: comportamenti
che appartengono
alla sfera dei senti
menti dei gusti
dell'educazione p
ersonale non vann
o sottoposti alla lo
gica del vincolo e
della coercizione l
egale, chi
è la logica tipica d
elle obbligazioni
- Una ragione pra
tica: sei la presta
zione non fosse
monetizzabile sa
rebbe impossibil
e o difficile
determinare il risa
rcimento che il de
bitore deve al cre
ditore quando no
n esegue o esegue
male la
prestazione stessa
.
OBBLIGAZIONI E O
BBLIGAZIONI NAT
URALI
Le obbligazioni leg
ali (civili) hanno u
n doppio valore a
cui corrispondono
due effetti giuridic
i:
1. valgono come giusta causa della prestazione eseguita e del trasferimento di ricchezza dal
debitore che la fa al creditore che la riceve. Questo significa che una volta eseguita la prestazione
il debitore non può chiederne la restituzione
2. l'obbligazione dà al creditore il potere di azione in giudizio contro il debitore: se il debitore non
paga spontaneamente, il creditore può agire contro di lui rivolgendosi al giudice per ottenere
l'attuazione del suo diritto con i meccanismi della giurisdizione.
I concetti appena esposti sono essenziali per comprendere le obbligazioni naturali (art. 2034 c.c.), da cui
si distinguono quelle civili: le obbligazioni naturali sono definite dalla legge come “doveri morali o
sociali”, quindi non obbligano legalmente il debitore a pagare e non danno al creditore azione per
ottenere la prestazione non eseguita, hanno però la forza di impedire al debitore di ottenere la
restituzione della prestazione stessa se egli l’ha adempiuta spontaneamente. Sono delle situazioni in cui
si manifesta solo il primo dei due effetti giuridici mentre manca il secondo.
Nelle obbligazioni naturali, se il debitore è inadempiente, il creditore non ha azione per obbligarlo ad
adempiere; se, tuttavia, il debitore adempie, non può richiedere indietro la prestazione eseguita.
Dunque l'effetto giuridico delle obbligazioni naturali e solo l'impossibilità di ripetere la prestazione
eseguita benchè chi l'ha fatta non è legalmente obbligato. La prestazione deve essere eseguita
spontaneamente e da soggetto capace di intendere e di volere.
LE OBBLIGAZIONI COMPLESSE
Obbligazioni soggettivamente complesse: la complessità può riguardare sia la parte passiva del
rapporto obbligatorio quando in luogo di un solo debitore c'è una pluralità di debitori; sia la parte
attiva quando non c'è un solo creditore ma più di uno. (una pluralità di creditori oppure una
pluralità di debitori).
- nelle obbligazioni oggettivamente complesse la complessità riguarda la prestazione e anziché
un'unica prestazione si prevedano più prestazioni diverse: è il caso delle obbligazioni alternative e
delle obbligazioni facoltative
LE OBBLIGAZIONI SOLIDALI
Dobbiamo distinguere fra due rapporti:
Per i rapporti con i condebitori si pongono due problemi: il primo è la scelta da parte del creditore
del condebitore cui rivolgersi per ottenere l'intera prestazione. La regola è che il datore può
rivolgersi a chi crede, anche se per accordo delle parti o in casi particolari può essere stabilito che il
creditore deve rivolgersi prima a uno o alcuni dei condebitori e che solo se non ottiene il
pagamento da questi possa chiederlo all'altro o agli altri (si dice allora che questi ultimi hanno il
beneficio di escussione). (Il creditore può rivolgersi al debitore che preferisce, salvo il caso di
beneficium excussionis: qui il creditore deve rivolgersi prima a un debitore in particolare).
Un'altro problema è sapere se le vicende riguardanti un singolo condebitore producono effetti solo
rispetto a lui o invece si estendono a tutti gli altri. Gli effetti favorevoli per tutti la parte passiva
giovano a tutti i condebitori mentre gli effetti sfavorevoli colpiscono solo il condebitore
direttamente toccato. In applicazione di questo criterio se il creditore rimette il debito a favore di
uno solo dei condebitori la remissione libera anche tutti gli altri; la transazione fatta da un
condebitore con il creditore non impegna gli altri condebitori, produce effetti nei loro confronti
solo se questi ritenendola vantaggiosa dichiarano di volerne profittare; la rinuncia alla prescrizio
ne
fatta da un condebitore non pregiudica gli altri.
Il criterio incontra tuttavia una deroga: se il creditore fa un atto di interruzione della prescrizion
e
nei confronti di un condebitore la prescrizione è interrotta nei confronti di tutti. (L’interruzione
della prescrizione (art. 2943 c.c.) da parte del creditore vale verso tutti i debitori).
- Per i rapporti interni fra i vari condebitori qui la regola è che il debito si divide fra i diversi
condebitori. Il debitore che ha pagato l'intero debito può chiedere che ciascuno degli altri lo
rimborsi in proporzione alla sua quota (questa azione si chiama azione di regresso). Questo non
vale se l'obbligazione è stata assunta nell'interesse esclusivo di un solo condebitore.
L’ADEMPIMENTO AL TERZO
Il destinatario dell'adempimento è il soggetto che riceve la prestazione e d
i regola è il creditore, ma in
certi casi è giustificato che l'adempimento sia fatto a un terzo diverso dal c
reditore (ad es. quando il
creditore indica a un terzo a ricevere il pagamento.
Possono esserci casi in cui l'adempimento fatto a un terzo si presenta ano
malo: sono i casi in cui il terzo
non è legittimato a ricevere l'adempimento. Sorgono allora il problema di c
onciliare l'interesse del
debitore, che ha pagato anche se ha pagato male, app essere liberato e l'interesse del creditore che non
ha ricevuto la prestazione a realizzare il suo credito. Valgono queste regole:
la regola che il pagamento a un terzo estraneo non libera il debitore, e il creditore conserva il
diritto di ricevere da lui la prestazione (art 1188)
- la regola precedente subisce 2 eccezioni nell'interesse del debitore: A) il debitore è liberato se il
creditore ratifica il pagamento fatto al terzo o comunque ne approfitta; b) oppure se si tratta di
pagamento a creditore apparente cioè fatto a una persona che appariva legittimato riceverlo,
sempre che il debitore fosse in buona fede (art 1189).
Delegazione di pagamento
Nella delegazione di pagamento il delegato, su invito del delegante, fa direttamente un pagamento
al
delegatario. Con la delegazione di debito il delegato diventa debitore del delegatario; quando lo pa
ga il
suo e adempimento del debitore, non di un terzo. Invece con la delegazione di pagamento il delega
to
non diventa debitore del delegatario: il suo perciò è adempimento del terzo.
Anche la delegazione di pagamento punta alla semplificazione dei rapporti. Questo però non avvien
e
tramite una nuova obbligazione del delegato: unico obbligato continua a essere il delegante che
semplicemente si serve del delegato come mezzo per adempiere il proprio debito verso il delegatari
o.
Un esempio di delegazione di pagamento e l'assegno bancario che è all'ordine rivolto dal debitore a
lla
propria banca di fare un pagamento al creditore.
L’accollo (art. 1273 c.c.) è l'accordo fra il debitore e un terzo, per effetto del quale il terzo (accoll
ante) si
assume un debito che il debitore (accollato) ha verso il creditore (accollatario). L’accollo può ess
ere:
accollo interno: quello a cui il creditore resta estraneo perché non vi partecipa né vi aderisce. In tal
caso l'impegno assunto dall’accollante può essere sempre revocato
- si ha accollo esterno quando il creditore aderisce all'accordo fra debitore e terzo. A questo punt
o
l'impegno della collante non può più essere revocato di modo che l’accollante diventa
definitivamente debitore dell’accollatario
Accollo interno: il creditore (accollatario) non aderisce all’accordo; l’accollante può ritirare il
proprio impegno;
• Accollo esterno: il creditore aderisce all’accordo; l’accollante non può revocare l’impegno;
Inoltre l’accollo può essere:
accollo cumulativo se il debitore originario non viene liberato, ma resta obbligato in solido con
l’accollante che si aggiunge
- accollo liberatorio a luiil come
quando nuovo
debitore debitore
originario viene liberato e unico obbligato rimane l’accolla
nte.
Ciò si verifica solo a due condizioni: se il creditore dichiara espressamente di liberare il debitore
originario o se la liberazione del debitore originario è una previsione espressa dall'accordo di accoll
o
cui il creditore ha aderito.
L’INADEMPIMENTO DEL DEBITORE: MORA E RESPONSABILITÀ
Il dolo
Dolo significa coscienza e volontà di danneggiare qualcuno. L’inadempimento doloso e quello del
debitore che consapevolmente viola il diritto del creditore (ad esempio un gruppo che è già impegnato a
esibirsi a Milano ma manca l'impegno perché preferisce cogliere l'occasione e fare un concerto altrove).
Si ha dolo anche se il danno portato al creditore non è direttamente voluto, ma previsto e accettato
come possibile conseguenza del proprio comportamento. Il dolo è invece escluso se il debitore tiene
deliberatamente la condotta che costituisce inadempimento ma senza sapere che in questo modo viola
il diritto del creditore ( ad es. chi deve restituire una cosa rifiuta di consegnarla perché pensa in buona
fede che il termine della consegna non sia ancora scaduto).
Il dolo è un comportamento più grave della colpa, infatti la legge tratta l'inadempimento doloso in modo
più severo dell'inadempimento colposo per quanto riguarda il risarcimento: in alcuni casi il debitore
responsabile per dolo può essere tenuto a un risarcimento maggiore.
Per quanto riguarda la responsabilità oggettiva (senza colpa):
Responsabilità oggettiva significa responsabilità senza colpa. Ci sono rappor
ti obbligatori in cui il
debitore inadempiente è tenuto a risarcire il danno anche se l'inadempime
nto non dipende da sua colpa:
la prova di non aver potuto evitare di un adempimento e il danno non lo lib
era dalla responsabilita.
Questa responsabilità si fonda sul rischio: il debitore risponde di tutti i fatti
anche non dipendenti da sua
colpa che si manifestano nella sfera della sua organizzazione e del normale
svolgimento della sua attività
perché la legge ritiene più giusto che il rischio di tali fatti cada sul debitore c
he esercita l'attività anziché
sul creditore che a quella attività è estraneo. Perciò le regole sulla responsa
bilità oggettiva si ispirano a
tutelare l'interesse del creditore.
CASO FORTUITO
Il debitore risponde solo dei rischi che sono tipici della sua attività e quindi r
ischi che risultano prevedibili
calcolabili e quindi assicurabili. Non avrebbe senso chiamato a rispondere a
nche dei rischi anomali o di
quegli eventi straordinari da sfuggire a ogni previsione e possibilità di contr
ollo del debitore. Eventi del
genere si definiscano caso fortuito: provando che il danno è dipeso da caso
fortuito, il debitore è sempre
liberato dalla responsabilità sia che si fondi sulla colpa sia che si tratti di res
ponsabilità oggettiva.
Danno risarcibile
Nel risarcimento per equivalente sorge il problema della quantificazione del danno risarcibile cioè della
determinazione della somma di denaro che vi corrisponde; questo si risolve attraverso una serie di
criteri. Il criterio base afferma che va ha risarcito tutto il danno sofferto dal creditore sia come danno
emergente sia come lucro cessante. Gli altri criteri affermano che:
per il criterio della causalità, il danno va risarcito nella sola misura in cui sia conseguenza immediata
e diretta dell'inadempimento (ad es. il taxi che trasporta una persona per affari resta fermo per una
cattiva manutenzione e fa mancare l'appuntamento al creditore, questi può chiedere il risarcimento
del danno derivante dalla perdita dell'appuntamento)
- per il criterio della prevedibilità va risarcito solo il danno che poteva essere previsto nel momento in
cui è nata l'obbligazione, e del danno imprevedibile il debitore risponde solo in caso di
inadempimento doloso. (ad es. chi è obbligato a custodire un'auto e per distrazione lascia che venga
rubata risponde per il valore dell'auto; ma ad esempio non risponde per il valore di un quadro che il
proprietario aveva lasciato nel bagagliaio senza avvertire il custode
- il criterio del concorso di colpa del creditore danneggiato si applica quando alla produzione del
danno contribuisce insieme al comportamento del debitore, anche il fatto colposo dello stesso
creditore che lo subisce. In tal caso il risarcimento è diminuito secondo la gravità della colpa e l'entità
delle conseguenze che ne sono derivate
- per il criterio dell’evitabilità del danno, il risarcimento non è dovuto per i danni che il creditore
avrebbe potuto evitare usando l'ordinaria diligenza (ad es. Se la cattiva esecuzione del tetto causa
infiltrazioni che rovinano i soffitti, di questo danno l’appaltatore risponde ma non risponde del
deterioramento dei quadri che il proprietario ha negligentemente lasciato esposti all'umidità)
- il criterio della valutazione equitativa si applica nei casi in cui risulta accertato che un danno esiste,
ma il creditore non riesce a provarlo nel suo preciso ammontare. Il danno viene allora liquidato dal
giudice con valutazione equitativa cioè con una stima approssimativa che tenga il più possibile conto
di tutti gli elementi del caso concreto.
CLAUSOLA PENALE
L'applicazione dei criteri legali di determinazione del danno risarcibile può essere incerta quindi le parti
possono evitarle stipulando una clausola penale: è un accordo fra debitore e creditore con cui si
determina convenzionalmente, in anticipo, quale somma di denaro o quale altra prestazione risarcitoria
sarà dovuta dal debitore al creditore in caso di inadempimento.
La clausola penale ha la funzione di semplificare i rapporti fra debitore e creditore e ciò può andare a
vantaggio e svantaggio del debitore per effetto di una serie di regole che si equilibrano:
a vantaggio del creditore scatta la regola per cui verificatosi l'inadempimento, quanto previsto nella
clausola è dovuto, indipendentemente dalla prova del danno: quindi anche se il creditore ha subito
un danno minore o nessun danno
- a vantaggio del debitore scatta la regola per cui il risarcimento dovuto si limita a quanto previsto
nella clausola anche se di fatto il danno è maggiore
Altre due regole tendano a evitare che la penale determini un arricchimento esagerato del creditore e
un onere sproporzionato per il debitore:
la regola del divieto di cumulo stabilisce che il creditore non può chiedere insieme la prestazione non
eseguita e la penale per la sua in esecuzione; ma se la penale riguarda esclusivamente il ritardo, può
cumularsi al risarcimento per le in esecuzione definitiva
- il debitore può chiedere al giudice di ridurre secondo equità la ammontare della penale in due
ipotesi: quando la prestazione è stata eseguita in parte (inadempimento parziale) e quando la penale
e di ammontare manifestamente eccessivo
IL CONTRATTO
Il contratto (ART 1321) è l'accordo di due o più parti per costituire, regolare o estinguere tra loro un
rapporto giuridico patrimoniale. Il contratto risulta essere un atto negoziale, un atto bilaterale e un atto
patrimoniale.
Schemi specifici:
CONTRATTO FORMATO MEDIANTE ESECUZIONE
Una prima classe di contratti comprende i contratti che richiedono di essere eseguiti senza bisogno di
preventiva accettazione comunicata al proponente; Ciò può accadere su richiesta del proponente stesso
o perché così richiedono la natura dell'affare oppure gli usi (se il dettagliate A ordina al grossista B una
q.tà di prodotti è normale che B, ricevuto l’ordine, spedisca subito i prodotti senza preoccuparsi di
scrivere prima a A che accetta la sua proposta). In tal caso il contratto “è concluso nel tempo e nel luogo
in cui ha avuto inizio l'esecuzione della prestazione richiesta” (art. 1327). Dunque lo schema è: proposta
+ inizio dell’esecuzione. Però la accettante deve dare prontamente avviso all'altra parte dell’iniziata
esecuzione e in mancanza deve risarcire il danno.
LA PROPOSTA IRREVOCABILE
Ci sono casi in cui la proposta n
on si può revocare; l'irrevocabi
lità è stabilita dalla legge (art. 1
333). Più
spesso però dipende da una d
ecisione dello stesso proponen
te che volontariamente si obbl
iga a
mantenere ferma la proposta per un certo tempo (art. 1329). Ad es. le propongo di comprare la mia auto
per 10.000 € e tengo ferma questa proposta per 10 giorni da oggi.
La conseguenza è che il proponente non può revocare la proposta prima che sia scaduto il termine, e se
lo fa, la revoca è senza effetto. Per tutto il tempo prima della scadenza, l’oblato può riflettere
tranquillamente sulla proposta perché sa che non potrà essere ritirata. Se l'accetta il contratto si
conclude; se il termine scade senza che egli l'abbia accettata la proposta resta in piedi ma è revocabile.
L’OPZIONE
L'opzione è l'accordo fra il proponente l’oblato, per cui il proponente si obbliga a tenere ferma la sua
proposta per un determinato tempo (art 1331). È essenziale che sia stabilito il termine per cui la proposta
resta ferma: se non lo hanno fissato le parti può stabilirlo il giudice.
La differenza con l’ipotesi dell’art. 1329 e che li l'irrevocabilità della proposta deriva da un atto di
impegno unilaterale del proponente mentre nell'opzione deriva da un accordo bilaterale tra i due
interessati. La ragione è che spesso il beneficiario dell'opzione da qualcosa in cambio, cioè paga l'opzione
dando un corrispettivo per il vantaggio di poter decidere tranquillamente se accettare o no il contratto.
Se decide di accettare il contratto si forma senza che il proponente possa impedirlo: egli è in posizione di
soggezione. Se decide di non accettare può acceder la a un terzo che sia più interessato di lui al
contratto: in questo modo l'opzione si presenta come ricchezza che può circolare
LA PRELAZIONE
La prelazione è il diritto di essere preferito a chiunque altro a parità di condizioni nella conclusione di un
determinato contratto. (ad es. Dire che X ha prelazione per l'acquisto dell'automobile di Y, significa che Y
vuole vendere la sua auto ma non è libero di venderla a Z: prima deve proporre a X di comprarla e solo
se X non esercita la prelazione, Y diventa libero di venderla a Z).
Ci sono 2 tipi di prelazione:
la prelazione convenzionale nasce per volontà degli interessati. Essa ha efficacia obbligatoria
cioè attribuisce al titolare un diritto di credito non opponibile ai terzi
2. la prelazione legale è disposto dall'agente; ne sono esempi la prelazione del coerede per la
vendita di quote ereditarie da parte di altri coeredi, e quella del conduttore della vendita
dell'immobile locato con destinazione non abitativa. La relazione legale ha efficacia reale quindi
è opponibile ai terzi: se il locatore viola la prelazione vendendo a un terzo senza interpellare il
conduttore, il conduttore non ha una semplice pretesa risarcitoria verso il locatore ma può
attaccare l'acquisto del terzo e riscattare l'immobile facendolo proprio
CONTRATTI FORMALI
Nel nostro sistema vale il principio della libertà di forma: significa che la manifestazione di volontà
contrattuale non richiede modalità particolari, ma può avvenire con qualunque modalità idonea a
comunicarla e farla comprendere.
Nel diritto moderno questo principio conosce delle eccezioni. Per alcuni contratti la legge richiede che la
volontà sia manifestata non in qualsiasi modo, ma solo attraverso particolari modalità espressive
stabilite dalla legge: questi sono i contratti formali che si contrappongono gli altri per cui vale la libertà
di forma e che si dicono perciò contratti non formali.
Il principale tipo di forma vincolata è la scrittura: alcuni contratti non possono farsi a voce ma devono
farsi in forma scritta ovvero con un documento. Abbiamo diversi gradi:
la scrittura privata che è richiesta per i contratti che trasferiscono la proprietà di immobili ovvero
costituiscono, trasferiscano o estinguono diritti reali su immobili; contratti che attribuiscono diritti di
godimento di immobili di durata ultranovennale; contratti delle PA.
- una forma più complessa è l’atto pubblico che oltre alla scrittura richiede l'intervento del notaio o di
un'altro pubblico ufficiale. Si fanno per atto pubblico i contratti che costituiscono società di capitali;
le convenzioni matrimoniali; le donazioni.
Le funzioni della forma cioè le ragioni della legge la impone sono diverse:
garantire scelta assenza e sul contenuto del contratto
- la protezione del contraente
- rendere possibili i controlli sul contratto
- per la pubblicità perché sarebbe impossibile dare pubblicità ai contratti che l
a richiedono se questi
non sono scritti
LA RAPPRESENTANZA
LA PROCURA
La procura è l'atto con cui l'interessato conferisce praticamente al rappresentante il pot
ere di
rappresentarlo. È un atto unilaterale perché non richiede l'accettazione del rappresentant
e, ed è un atto
non ricettizio perché non si indirizza propriamente al rappresentante ma opera verso i terz
i con cui il
rappresentante potrà contrattare in nome del rappresentato: infatti la sua funzione e gius
tificare nei
confronti di questi terzi la circostanza che il contratto venga concluso da una persona diver
sa
dall'interessato.
Quanto alla capacità dei soggetti, la procura richiede che chi la conferisce abbia capacità le
gale di agire;
invece non è necessario che sia capace colui che la riceve e la esercita.
La procura puoi richiedere una forma particolare: la stessa forma prevista di contratto che
il
rappresentante concluderà in nome del rappresentato.
Chi da la procura la da nel proprio interesse, affinché il rappresentante compia atti finalizz
ati
esclusivamente all'interesse del rappresentato. Ma in alcuni casi la procura è stata anche g
li interessi
presentante: quando gli atti che questi è autorizzato a compiere al posto del rappresentat
o servono
anche a realizzare qualche interesse dello stesso rappresentante.
Si distingue tra:
procura generale, che autorizza a compiere indistintamente tutti gli affari del rappresentat
o ovvero
tutta una categoria di affari
- procura speciale che riguarda uno o più affari determinati
Il rappresentante apparente
Il preteso rappresentato è vincolato al contratto col terzo quando ricorrono tre condizioni:
un'apparenza di poteri rappresentativi e cioè indici esteriori tali da giustificare l'impressione che
il falso rappresentante siamo unito di poteri rappresentativi
2. l'imputabilità di tale apparenza al preteso rappresentato il quale abbia colposamente concorso a
crearla
3. l'affidamento incolpevole del terzo contraente sull'esistenza dei poteri
2. che la nomina sia accompagnata dall'accettazione del nominato o dall'esistenza di una procura
anteriore al contratto
3. che la nomina e l'accettazione o la procura siamo nella stessa forma che le parti hanno usato per
il contratto
Il contratto per conto di chi spetta: se ad esempio è incerto chi arrivati a consegna delle cose
trasportate, il vettore può depositarle o venderle per conto di chi risulterà l'avente diritto: qui chi fa il
contratto non è il vero interessato all'operazione ma si determinerà in seguito perché ora è incerto.
Ci sono poi 2 casi problematici: quando la causa manca e quando la causa esiste ma è illecita:
Mancanza della causa → Può succedere che in un contratto manca la causa sia tipica che concreta. La
legge stabilisce che i contratti senza causa non possono stare in piedi né produrre effetti: vanno
cancellati con il rimedio della nullità.
Ciò è essenziale per comprendere il negozio astratto: Si definisce come il negozio che non indica la
propria causa. Alcuni ordinamenti giuridici ammettono il negozio astratto, quindi il contratto che non
indica la sua causa si presume avere una causa ignota e quindi è valido e produttivo di effetti. Un motivo
per ammettere il negozio astratto è che esso tutela i terzi e dunque rende più sicura la circolazione
giuridica. Il motivo per non ammetterlo e garantire da subito che il trasferimento del diritto è fatto per
una buona ragione, qui si punta a tutelare chi dispone del diritto. Nel diritto italiano si giudica
prevalente la seconda esigenza a cui consegue il principio della inammissibilità del negozio astratto
rivolto a trasferire i diritti ( il contratto è considerato nullo per mancanza di causa).
Illiceità della causa → qui la causa è indicata e esiste ma è illecita: cioè disapprovata dall'ordinamento
giuridico, perché in contrasto con l'interesse generale o con valori meritevoli di tutela. Anche l'illiceità
della causa impedisce al contratto di essere valido e di produrre effetti e quindi il contratto è nullo.
Occuparsi degli effetti del contratto significa lasciare il terreno del contratto come atto e considerare il
contratto come il rapporto. È ovvio che le parti formano i contratti perché ne vogliono gli effetti, che
possono essere diversi. A seconda del tipo di effetti, si identificano varie categorie di contratti.
CONTRATTI DI ATTIRBUZIONE E CONTRATTI DI ACCERTAMENTO: i contratti di attribuzione sono
quelli che determinano spostamenti patrimoniali fra parti, perché modificano le loro situazioni
giuridiche (ad es. fanno nascere debiti e crediti che prima non c'erano). I contratti di accertamento
sono una categoria residuale e non cambiano spostamenti patrimoniali fra le parti perché non
modificano le loro situazioni giuridiche, ma si limitano a chiarire quali sono le situazioni giuridiche
preesistenti che non vengono toccate ma solo accertate.
- CONTRATTI CON EFFETTI OBBLIGATORI E CON EFFETTI REALI: i contratti con effetti obbligatori sono
quelli in cui gli effetti si esauriscono nel generare debiti e crediti, cioè obblighi di comportamento e
correlativi diritti alla prestazione (ad es. la locazione: per il locatore cosa a disposizione garantirne il
godimento e curarne la manutenzione e per il conduttore pagare il canone e restituire la cosa). I
contratti con effetti reali sono quelli che costituiscono o trasferiscano fra le parti diritti reali e
trasferiscano fra le parti paga altro diritto preesistente non appartenente alla categoria dei diritti
reali.
Nei contatti con effetti reali la produzione degli effetti obbedisce ad un criterio enunciato DALL ART.
1376, per il quale i diritti che formano oggetto del contratto “ si trasmettono e si acquistano per
effetto del consenso delle parti legittimatamente manifestato”. Ad es. nella compravendita la
proprietà della cosa passa dal venditore al compratore appena il contratto è validamente concluso
(questo significa consenso legittimamente manifestato). Il principio consente di individuare con
precisione il momento del passaggio di proprietà del bene, che si identifica con il momento della
conclusione del contratto. Questo è importante perché: se la cosa va accidentalmente distrutta
prima di quel momento, la perdita grava sul venditore; se la distruzione è successiva a quel
momento, la perdita cade sul compratore; se la cosa produce danno a terzi ne risponde chi aveva la
proprietà al momento del danno; finché la cosa è proprietà del venditore può essere aggredita dai
creditori di questo; quando la proprietà passa la cosa è garanzia patrimoniale dei creditori del
compratore.
limiti: il contratto riesce a produrre solo effetti reali differiti, e non immediati, per le caratteristiche
del bene oggetto di trasferimento; se invece il trasferimento riguarda una certa q.tà di cose
generiche la proprietà passa nel momento successivo in cui è fatta l'individuazione della partita da
fornire (l'individuazione va fatta d'accordo fra le parti e se si tratta di cose che vanno trasportate,
l'individuazione avviene con la loro consegna al vettore; il contratto riesce a produrre solo effetti
reali precari che possono in seguito cadere: questa limitazione è finalizzata a tutela della sicurezza
della circolazione).
- CONTRATTI NORMATIVI: gli effetti dei contratti normativi consistono nel definire uno schema di
regolamento contrattuale che dovrà essere uniformemente recepito in una serie di contratti da
concludere in futuro. L’esempio è il contratto collettivo di lavoro: da esso nasce l'obbligo per i datori
di lavoro EI lavoratori iscritti ai sindacati di inserire nei futuri contratti individuali le stesse clausole
contrattuali formulate nel contratto collettivo.
- CONTRATTI CON EFFETTI ISTANTANEI E CONTRATTI DI DURATA: I contratti con effetti istantanei
sono quelli in cui le prestazioni contrattuali si esauriscano in un atto o effetto puntualizzato nel
tempo (come accade con le prestazioni della vendita). Questi possono distinguersi in: contratti a
esecuzione immediata, sono quelli in cui le prestazioni si attuano immediatamente alla conclusione
del contratto (es. la vendita di una cosa determinata il cui prezzo viene pagato alla firma del
contratto); contratti a esecuzione differita, sono quelli in cui le prestazioni contrattuali devono
attuare si in un momento posteriore alla conclusione del contratto (ad es. la vendita che preveda
una dilazione di sei mesi per il pagamento). I contratti di durata sono quelli in cui le prestazioni
contrattuali si sviluppano nel tempo. Si hanno: contratti a esecuzione periodica sono quelli in cui le
prestazioni vengano eseguite a intervalli periodici (ad es. il contratto per la manutenzione di un
giardino che impegna il giardiniere ogni martedì); contratti a esecuzione continuata sono quelli in cui
le prestazioni si realizzano in modo permanente e non funzionato
VINCOLO CONTRATTUALE
Una volta concluso, il contratto getta un vincolo sopra le parti, nel senso che esse non possono più
sottrarsi ai suoi effetti che si producono
L’art. 1372 afferma che “il contratto ha forza di legge tra le parti”. Il vincolo contrattuale nasce dalla
libertà contrattuale: ciascuno è libero di fare o non un contratto, ma se lo fa è vincolato ai suoi effetti.
Liberazione dal vincolo contrattuale → il principio non va però inteso in modo rigido e assoluto. Non è
vero che le parti non possano mai in nessun caso e modo liberarsi del vincolo, perché c’è una serie di
casi in cui la legge permette di liberarsi dal vincolo contrattuale perché riconosce che esso nasce da un
contratto difettoso: possono allora applicarsi rimedi contrattuali che hanno lo scopo di fare emergere il
difetto del contratto e di cancellarne gli effetti liberando le parti dal vincolo.
Altri in cui le parti possono sciogliersi dal vincolo e sono i casi di mutuo dissenso e di recesso unilaterale
:
MUTUO DISSENSO: è l'accordo con cui le parti di un contratto decidono di scioglierlo cancellandone
gli effetti. Si chiama anche risoluzione convenzionale ed è un contratto diretto a estinguere il
rapporto giuridico patrimoniale del contratto che si vuole sciogliere. Qui l'idea del vincolo
contrattuale non è violata perché il suo scioglimento dipende dalla volontà dei soggetti che lo hanno
creato
- RECESSO UNILATERALE: è l'atto unilaterale con cui una parte manifesta all'altra la volontà di
sciogliere il vincolo contrattuale (recedere significa tornare indietro). Questo però non vale nel caso
di recesso convenzionale cioè quando il recesso unilaterale dal contratto è previsto in una clausola
del contratto: in tal caso la parte che recede esercita un potere attribuitole dallo stesso contratto
che viene sciolto. Neppure qui viene violato il principio del vincolo perché lo scioglimento deriva
dall'accordo delle parti, dato che la parte che lo subisce aveva manifestato anticipatamente il suo
consenso a subirlo. È possibile poi che questa parte riceva qualcosa in cambio del fatto di subire
l'altrui recesso: le parti possano accompagnare una caparra penitenziale ovvero una somma
consegnata come corrispettivo del recesso.
Le conseguenze del recesso: significa come il recesso gioca sugli effetti contrattuali. Le legge
distingue: nei contratti a esecuzione continuata o periodica il recesso può esercitarsi in ogni
momento ma se interviene quando ci sono prestazioni già eseguite o in corso di esecuzione esso non
tocca queste prestazioni; negli altri contratti il recesso può esercitarsi solo finché il contratto non
abbia avuto un principio di esecuzione.
RECESSO LEGALE
Il recesso legale è il potere di recedere unilateralmente attribuito alla parte dalla legge che ritiene
opportuno in alcuni casi consentire a un contraente di sciogliersi dal vincolo contrattuale. Il genere di
contratti in cui ciò accade sono i contratti di durata a tempo indeterminato in cui le parti non hanno
stabilito un termine per la fine degli effetti contrattuali. In questi casi ciascuna parte può recedere.
Il recesso legale può essere previsto anche per contratti non sono a tempo indeterminato (ad es.
nell'appalto o nel contratto con il libero professionista). Qui la legge mette i due contraenti non sullo
stesso piano e questo trattamento asimmetrico del recesso legale può manifestarsi in due modi:
talora il potere di recesso è attribuito a un contraente e non all'altro: è il caso dell'appalto da cui può
recedere il committente ma non l'appaltatore
- altre volte il potere di recesso è attribuito a entrambi ma uno può esercitarlo con piena libertà senza
limiti e senza bisogno di giustificazioni o motivazioni, mentre l'altro può recedere solo in presenza di
un elemento di giustificazione.
IUS VARIANDI
Considerazioni parallele a quelle svolte per il recesso si fanno per lo ius variandi, ovvero il potere di una
parte di modificare unilateralmente l'oggetto del contratto o qualche altro aspetto del regolamento
contrattuale. Sono casi in cui c'è un'esigenza di flessibilità del rapporto contrattuale (ius variandi legale):
il committente può variare in corso d’opera il progetto che l’appaltatore deve eseguire ma leggendo la
norma si vede che nel momento in cui attribuisce il potere lo sottopone a limiti rigorosi per evitare che
sia esercitato in modo arbitrario.
Quando non previsto dalla legge, lo ius variandi potrebbe essere convenzionale cioè previsto da una
clausola del contratto. Lo ius variandi convenzionale è ammesso purché si accompagnato dal limiti
capaci di dare alla parte che lo subisce tutela contro il rischio di un suo esercizio irragionevole.
Ci sono strumenti con cui le parti possono far si che la produzione degli effetti operi secondo modalità
diverse da quelle normali. Essi permettono di manovrare gli effetti contrattuali in modo da renderli più
aderenti ai propri obiettivi e interessi.
Con la condizione le parti influiscono sull'esistenza degli effetti del loro contratto.
Con il termine influiscono sulla dimensione temporale degli effetti contrattuali programmati
Con il contratto fiduciario realizzano i loro interessi mediante la combinazione di effetti reali e effetti
obbligatori
Con la simulazione del contratto perseguono i propri obiettivi sovrapponendo agli effetti contrattuali
realmente desiderati un'apparenza di effetti contrattuali diversi.
LA CONDIZIONE
La condizione è la clausola che subordina gli effetti contrattuali al verificarsi di un avvenimento futuro e
incerto. Due tipi di condizione:
la condizione sospensiva è quella che blocca agli effetti del contratto in attesa di vedere se l'evento
da essa previsto si verificherà. (Ad es. A e B fanno la compravendita del terreno ma il contratto
seppur formato non produce i suoi effetti: A non acquista la proprietà del terreno che resta di B, e
non è ancora obbligato a pagare il prezzo. Il contratto produrrà gli effetti se prevederà che l'area
venduta sia edificabile)
2. la condizione risolutiva è quella che consente l'immediata produzione degli effetti contrattuali, ma
li farà venire meno se la l'evento da essa previsto si verificherà. (ad es. a X capiti un'ottima
occasione per l'acquisto di una casa vicino Torino dove vive; lo trattiene solo la prospettiva che
l'azienda di cui è dirigente lo promuova mettendolo capo della filiale di Bari dove dovrebbe poi
trasferirsi. X Può comprare la casa subordinando il contratto alla condizione risolutiva del suo
trasferimento a Bari: appena fatto il contratto produce gli effetti; ma se poi verrà trasferito a Bari
quegli effetti saranno cancellati
Altre qualificazioni della condizione
Le condizioni poi possono classificarsi in rel
azione alla natura dell'evento futuro e ince
rto da cui
dipendono gli effetti del contratto: può èss
ere:
potestativa se l'avveramento del fatto dipe
nde dalla volontà di una delle parti (AD ES.
se entro il
prossimo anno darò le dimissioni del mio a
ttuale posto di lavoro)
- casuale se il verificarsi dell'evento è indi
pendente dall'iniziativa delle parti
- mista se al verificarsi dell'evento concorr
ono insieme la volontà di una parte e circ
ostanze estranee a
questa
- meramente potestativa se il verificarsi d
ell'evento dipende dal puro e semplice ar
bitrio di una parte.
Se una tale condizione è sospensiva il contr
atto che subordina a essa il trasferimento d
i un diritto
all'assunzione di un obbligo è nullo.
IL TERMINE
Il termine è la clausola che disloca gli effe
tti contrattuali nel tempo. differisce dalla c
ondizione perché il
giungere del termine è un fatto certo. Pu
ò essere di due tipi:
il termine iniziale indica il momento a parti
re dal quale gli effetti del contratto cominc
eranno a
prodursi: fra la conclusione del contratto e
il termine iniziale le parti sono già soggette
al vincolo
contrattuale da cui non possono liberarsi;
ma i corrispondenti effetti ancora non si pr
oducono
2.il termine finale indica il momento a par
tire dal quale gli effetti cesseranno: al giu
ngere del
termine finale gli effetti vengano meno salv
a la possibilità di farli proseguire con una pr
oroga del
contratto.
Per quanto riguarda il termine finale ci son
o dei problemi:
- un primo problema è il termine non indicato: in un contratto di durata alle parti non indicano il
termine finale e le conseguenze possono essere diverse:
Normalmente il contratto si considera a tempo indeterminato EI suoi effetti continuano a
prodursi fino a che non intervenga una causa di cessazione degli stessi
▪ altre volte la legge ritiene che il contratto non può essere a tempo indeterminato ma deve
avere un termine finale: a fissarlo provvede la legge con una norma dispositiva o il giudice
- in altri casi la legge ritiene che non occorra un termine ma lo stabilisce essa stessa in modo
vincolante con una norma imperativa per cui quel termine entra nel regolamento contrattuale al
posto del termine previsto dalle parti. Qui il termine può essere:
termine massimo per quei contratti la cui eccessiva durata è vista con sfavore
▪ termine minimo per quei contratti cui è opportuno garantire una certa stabilità
CONTRATTO PRELIMINARE
Il contratto preliminare è quello con cui le parti si obbligano a concludere in futuro un determinato
contratto del quale hanno già concordato gli elementi essenziali ma del quale desiderano rinviare gli
effetti. Ad esempio due parti che trattano per la compravendita di un appartamento: l'accordo è
raggiunto ma può esserci qualche ragione per non fare subito la compravendita ad esempio perché il
compratore vuole verificare con calma se su l'immobile non gravino ipoteche. Quindi per effetto di esso
il futuro compratore non acquista ancora la proprietà che rimane al futuro venditore, né sorge per lui
ancora l'obbligo di pagare il prezzo.
La legge impone per il preliminare una forma vincolata che è la stessa forma richiesta per il contratto
definitivo: dunque il preliminare di vendita immobiliare ad esempio è nullo se non è scritto.
CONTRATTO FIDUCIARIO
Il contratto fiduciario ha la caratteristica di combinare effetti reali e effetti obbligatori. È il contratto con
cui una parte trasferisce la proprietà di un bene all'altra parte che si obbliga a gestirlo secondo le
direttive del fiduciante. Chi trasferisce il bene si chiama fiduciante, chi lo riceve in proprietà e assume gli
obblighi di gestione e ritrasferimento è il fiduciario.
Quali sono le conseguenze giuridiche del contratto fiduciario?
nella nostra tradizione prevale la fiducia romana: il fiduciario acquista la proprietà piena del bene e il
fiduciante resta privo di qualsiasi situazione di tipo reale sul bene; ha solo diritti di credito verso il
fiduciario su cui gravano le obbligazioni. Ciò ha delle conseguenze: il bene può essere aggredito dai
creditori del fiduciario; ha conseguenze più importanti quando il fiduciario viola l'impegno preso col
fiduciante: se la violazione consiste nel rifiuto di trasferirgli il bene il fiduciante può ricorrere alla
sentenza costitutiva ma se il fiduciario trasferisce il bene a un terzo il fiduciante non può contestare
l'acquisto del terzo perché il patto fiduciario ha valore non reale ma solo obbligatorio e quindi è
inopponibile ai terzi
I rimedi contro difetti originari del contratto (nullità annullamento rescissione) sono a accomunati sotto
la categoria dell' invalidità del contratto perché i contratti nulli, annullabili o rescindibili sono contratti
invalidi. Il concetto di invalidità del contratto indica mancanza o difetto di qualche elemento del
contratto. Un contratto è invalido quando i requisiti del contratto hanno qualcosa che non va; i difetti si
chiamano vizi del contratto e il contratto che li presenta è un contratto viziato
NULLITA’
Art 1418 Dice in quali casi un contratto è nullo. Si parla di nullità strutturali e nullità politiche.
NULLLITA’ STRUTTURALI: sono vizi che toccano qualche elemento essenziale del contratto in modo
tale da fare di questo un contratto incompleto e assurdo. Il contratto quindi è nullo:
▪ quando manca l'accordo cioè quando nonostante l'apparenza di due manifestazioni di volontà
concordi delle parti, una tale volontà di fatto non esiste. Vi rientrano i casi di contratto fatto in
modo scherzoso e non serio; contratto basato sul dissenso occulto fra contraenti quando le loro
dichiarazioni sono intese da ciascuno con significato di forme rispetto all'altro
▪ quando manca la causa: essendo la causa la ragione giustifica del contratto, il contratto senza
causa è assurdo
▪ quando ha oggetto inesistente, impossibile, determinato e indeterminabile: un contratto che
mette a carico di una parte attribuisce all'altra una prestazione che non esiste oppure è
irrealizzabile o non si capisce in cosa consista, è un contratto assurdo senza senso
▪ quando sussiste difetto di forma: qui non si parla di contratto assurdo ma di contratto
incompleto, perché manca un elemento che la legge considera necessario
➔ Nullità e inesistenza del contratto: dire che un contratto è nullo implica che un contratto esista;
quando non c'è questo minimo si parla di contratto inesistente
ANNULLABILITA’
I vizi che portano all' annullabilità del contratto si riuniscono in due filoni:
l'incapacità di agire che rende il contratto annullabile
- I vizi della volontà che sono fattori i quali disturbano il processo di formazione della volontà
contrattuale di una parte, che conclude un contratto che non corrisponde ai suoi programmi. Sono
tre: l'errore, il dolo e la violenza (in rosso)
Al di là di questi due filoni il contratto è annullabile nei casi in cui la legge lo dichiara tale, ovvero:
il contratto concluso dal rappresentante in conflitto di interessi con il rappresentato
- il contratto di straordinaria amministrazione compiuto da un coniuge su un bene della comunione
Errore
L'errore è ignoranza o falsa conoscenza di elementi rilevanti per decidere in merito al contratto. Chi
conclude un contratto in base a un suo errore fa un affare che non gli conviene. La legge considera
questo interesse meritevole di tutela per una ragione: il contratto viola le parti in quanto è assunto
volontariamente ma la volontarietà del vincolo è fasulla se il processo decisionale è viziato da un errore.
Quindi il contratto fatto per errore è annullabile.
La legge però deve tener conto anche della controparte che ha fatto affidamento sulla dichiarazione
contrattuale dell' errante. Quindi concilia questi interessi contrapposti dicendo che non tutti gli errori
determinano l'annullabilità del contratto ma solo alcuni che presentino determinati requisiti ovvero:
l'errore è essenziale e riconoscibile.
L’essenzialità dell’errore → l'errore è essenziale quando cade su determinati elementi obiettivi del
contratto indicati dalla legge ovvero quando riguarda:
la natura del contratto ovvero il tipo contrattuale
- l'oggetto del contratto: allora può riguardare la prestazione l'identità del bene oggetto della
prestazione oppure una qualità del bene stesso
- la persona dell'altro contraente: anche in questo caso può riguardare la stessa identità della persona
oppure la qualità della persona.
Errori appena individuati possono essere errori di fatto, quando cadono su elementi di fatto, o errori di
diritto consistenti nell'ignoranza o falsa interpretazione di norme che incidono sulle qualità giuridiche
dell'oggetto del contratto o della persona dell'altro contraente.
Può essere essenziale anche l'errore sulla quantità della prestazione mentre cosa diversa e l'errore di
calcolo dove si corregge l'errore senza bisogno di annullare il contratto.
Riconoscibilità dell’errore → l'errore è riconoscibile quando in relazione al contenuto del contratto una
persona di normale diligenza avrebbe potuto rilevarlo. Se un contraente non è in grado di accorgersi che
l'altra parte sta trattando sulla base di un suo errore non è giusto che lui sia a subire le conseguenze
dell'errore altrui: il contratto è valido e l'errore resta a carico di chi l'ha commesso. Se invece l'errore è
riconoscibile fallo non c'è ragione di proteggere il venditore.
Errore ostativo
Si distingue dall'errore visto fino ora ovvero quello che tocca la formazione della volontà. L’ERRORE
ostativo tocca la comunicazione della volontà perché si inserisce nel procedimento con cui la volontà è
manifestata o trasmessa al destinatario. La sua disciplina è la stessa dell'errore vizio: il contratto è
annullabile se l'errore è essenziale e riconoscibile
Il dolo
Il dolo come vizio della volontà è l'inganno nella formazione del contratto: è il raggiro o la menzogna
usati contro un contraente per indurlo a fare un contratto.
La tutela consiste anche qui nel rimedio dell’annullabilità del contratto. Il rimedio scatta però solo a una
condizione relativa alla gravità dell'inganno: deve trattarsi di dolo determinante e cioè di un inganno
decisivo per la conclusione del contratto, nel senso che senza il raggiro la vittima non avrebbe fatto il
contratto.
Oltre che in una condotta raggiro o menzogna, il dolo può presentarsi anche come dolo omissivo o
reticenza: quando l'inganno consiste nel tacere alla parte elementi decisivi del contratto a lei ignoti.
Normalmente l'inganno di cui una parte è vittima proviene da controparte ma potrebbe anche provenire
da un terzo estraneo. Il dolo del terzo determina l'annullabilità del contratto solo se risulta noto alla
parte che ne trae vantaggio; se invece questa parte è all'oscuro dell'inganno il contratto resta valido.
La violenza
Non si parla di violenza fisica ma di violenza psichica che è sinonimo di minaccia: minaccia rivolta contro
un contraente per costringerlo a fare un contratto che non vorrebbe. La minaccia deve:
essere inerente al contratto, nel senso che il suo scopo immediato e diretto sia forzare la vittima
a fare quel contratto
2. essere ragionevolmente grave: qui dobbiamo articolare criteri più specifici. il bene sottoposto a
minaccia deve essere abbastanza rilevante e la lesione di esso che viene minacciata deve essere
abbastanza grave; poi la minaccia deve essere verosimile e cioè tale da fare impressione sopra
una persona sensata; il bene messo a rischio deve appartenere allo stesso contraente cui la
minaccia si rivolge oppure a persone a lui vicine, perché se la minaccia riguarda un estraneo non
è probabile che il contraente se ne faccia impressionare al punto di fare un contratto sgradito
3. prospettare un male ingiusto, ovvero il male causato da un comportamento illecito
LA RESCISSIONE
La rescissione è un rim
edio che si applica ai
contratti conclusi in ci
rcostanze anomale ta
li da costringere
uno dei contraenti ad
accettare condizioni c
ontrattuali svantaggi
ose. Scatta i. presenza
di due requisiti:
un requisito interno al
contratto consistente i
n un suo grave squilibr
io economico che pen
alizza
un contraente e avvan
taggia un altro
2.un requisito esterno
al contratto consiste
nte nelle circostanze
anomale entro cui il
contratto
viene fatto (circostanz
e che esercitano sul c
ontraente una pressio
ne così forte da indurl
o ad
accettare un contratto
tanto squilibrato).
Dunque la rescissione
si offre come rimedio
a contratti economica
mente squilibrati o ing
iusti solo se e in
quanto tali contratti s
ono stati conclusi in ci
rcostanze anomale e p
enalizzanti per una del
le parti.
Per operare il rimedio
occorre che sia presen
te sia il requisito inter
no sia quello esterno.
Trattamento giuridico
della rescissione
La rescissione può ess
ere proposta esclusiva
mente dalla parte pro
tetta ed è soggetta an
ch'essa a
prescrizione, peraltro
con un termine più br
eve: un anno dal contr
atto. A differenza dell'
annullabilità qui
si prescrive anche l'ec
cezione.
La rescissione poi non
è opponibile ai terzi c
he rispetto alle sue co
nseguenze hanno una
protezione
ampia: ne sono immu
ni anche se acquistan
o in malafede EA titol
o gratuito
RISOLUZIONE
Risoluzione significa scioglimento: con la risoluzione il contratto si scioglie e lo fa qualche difetto di
funzionamento che sopravviene dopo la conclusione del contratto. È qui che si vede la differenza fra la
risoluzione e gli altri tre rimedi:
le impugnazioni (annullabilità e rescissione) reagiscano a difetti originari che viziano il contratto fin
dall'inizio
- la risoluzione invece riguarda contratti che nascono senza vizi; essa reagisce a difetti sopravvenuti
Però la risoluzione ha comunque qualcosa in comune con l'annullabilità e la rescissione: serve a
proteggere l'interesse di uno dei contraenti, quello colpito sfavorevolmente dal difetto del contratto.
Le cause di risoluzione sono tre:
che un contraente non riceve la prestazione attesa per causa imputabile all'altro contraente
2. l'impossibilità sopravvenuta della prestazione: qui il disturbo è che un contraente non riceve la
prestazione attesa per causa non imputabile all'altro contraente
3. l'eccessiva onerosità sopravvenuta: qui il disturbo consiste nello squilibrio di valore fra le
prestazioni che rende il contratto svantaggioso per uno dei contraenti.
Inadempimento
Si fa riferimento agli strumenti capaci di rafforzare l'attuazione del contratto e rimedi che reagiscono alla
sua inattuazione proteggendo la parte che ne è vittima. Uno strumento per rafforzare l'attuazione del
contratto è la caparra confirmatoria consistente in una somma di denaro che una parte dà all'altra alla
conclusione del contratto. Essa funziona come incentivo all'adempimento perché penalizza
l'inadempimento: infatti se chi ha dato la caparra è inadempiente rischia di perderla dato che l'altra
parte può recedere dal contratto trattenendo la caparra; mentre se inadempiente è la parte che ha
ricevuto la caparra, chi l'ha data può recedere e esigere il doppio della caparra.
Quando c'è una minaccia all'attuazione del contratto, chi subisce la minaccia è protetto con rimedi che
gli permettono di sospendere l'attuazione del contratto temporaneamente per la parte a suo carico: si
chiamano eccezioni sospensive. Tra queste abbiamo:
l'eccezione d'inadempimento: se una parte è inadempiente l'altra parte può rifiutare di eseguire la
propria prestazione. Quindi l'inadempimento di una parte giustifica l'inadempimento dell'altra; la
funzione e stimolare le parti a adempiere perché in caso contrario rischiano di non ottenere la
prestazione attesa
- il rimedio che protegge il contraente non contro un inadempimento ma contro il rischio di
inadempimento: di fronte al mutamento delle condizioni patrimoniali di un contraente l'altro può
sospendere la propria prestazione salvo che gli venga data idonea garanzia.
La risoluzione per inadempimento è la risoluzione giudiziale: viene pronunciata dal giudice con la sua
sentenza in base alla domanda dell'interessato e dopo aver accertato che ne esistono tutti i presupposti.
Il giudice deve verificare in questo caso due presupposti:
- l'esistenza dell'inadempimento
- il livello di gravità dell'inadempimento: il contratto si risolve solo se l'inadempimento ha importanza
non scarsa.
Con la risoluzione di diritto il contratto si risolve senza bisogno di un provvedimento del giudice; i casi
sono:
obbligazione nascente da questo non verrà regolarmente adempiuta. È necessario che la clausola
individui con precisione le obbligazioni il cui inadempimento determinerà la risoluzione: non è
ammissibile che essa si riferisca in modo generico a qualunque obbligazione nascente dal
contratto. Verificatosi l'inadempimento considerato dalla clausola, la risoluzione non si produce
però in modo automatico ma richiede un'iniziativa della vittima dell'inadempimento: il contratto
si risolve solo quando questa dichiara di volersi avvalere della clausola
2. Il termine essenziale è il termine di esecuzione della prestazione, scaduto il quale la prestazione
non ha più utilità per la parte che doveva riceverla
3. La diffida a adempiere può essere utilizzata per risolvere il contratto senza bisogno
dell'intervento giudiziale se il termine lasciato scadere dall’inadempiente non è essenziale o se la
prestazione è fatta entro il termine ma in modo inesatto. In questo modo la vittima
dell'inadempimento formula intimazione scritta all' inadempiente di adempiere entro un
congruo termine accompagnata dalla dichiarazione che, decorso inutilmente tale termine il
contratto sarà risolto
LA VENDITA
È il contratto che realizza il trasferimento della proprietà di una cosa o di un altro diritto verso il
corrispettivo di un prezzo (art. 1470). È un contratto oneroso a prestazioni corrispettive e la sua causa
tipica è lo scambio di un bene contro denaro.
Proprio perché ha l'effetto di trasferire diritti, la vendita è un contratto con effetti reali; inoltre è un
contratto consensuale per cui ha effetto traslativo immediato: la proprietà si trasferisce nel momento
stesso in cui la vendita è conclusa. Però ci sono casi in cui l'effetto traslativo non è immediato e sono i
casi di vendita obbligatoria cioè con effetti obbligatori.
Vendita obbligatoria → la vendita con effetti obbligatori è destinata ad avere effetti reali cioè a
trasferire la proprietà, solo che l'effetto reale non è immediato: la proprietà non si trasferisce alla
conclusione del contratto ma in un momento successivo. Al momento della conclusione dal contratto
nascono solo obbligazioni a carico di entrambe le parti. I principali casi di vendita obbligatoria sono:
la vendita alternativa è quella in cui l'oggetto del trasferimento deve essere scelto dopo la vendita
fra due o più. Il trasferimento si verifica al momento della scelta, prima di quel momento il venditore
è obbligato a mantenere integra la possibilità di scelta
- nella vendita di cose generiche il trasferimento avviene con l'individuazione: prima il venditore è
obbligato a fare quanto occorre perché si giunga all'individuazione
- nella vendita di cosa futura il venditore è obbligato a fare quanto occorre perché la cosa venga a
esistenza e il trasferimento si produce quando la cosa viene a esistenza ( ad es. quando il quadro è
finito o quando i frutti sono stati raccolti)
- la vendita di cosa altrui sia quando il venditore non è a proprietario della cosa che vende; la vendita
non può produrre il trasferimento immediato ma produce solo l'obbligo del venditore di procurare
l'acquisto al compratore e ciò accade nel momento in cui il venditore acquista la proprietà dal
titolare della cosa oppure con atto di trasferimento dal terzo proprietario in favore del compratore.
- la figura più importante di vendita obbligatoria è la vendita a rate con riserva della proprietà
Le obbligazioni del compratore: il prezzo
L'obbligazione principale del compratore è paga
re il prezzo che è fissato d'accordo fra le parti; p
uò anche
accadere però che esso non sia determinato né
determinabile in base a criteri stabiliti. Come re
gola il
contratto dovrebbe essere nullo, ma nel caso di
vendita la legge cerca di salvare la nullità delle
operazioni di scambio e quindi il prezzo applica
bile è quello che risulta dai criteri indicati dall’ar
t 1474.
Il prezzo va pagato nel tempo e nel luogo fissati
dal contratto; se il contratto non dice nulla il pr
ezzo va
pagato al momento della consegna e nel luogo
di questa.
Se la vendita riguarda cose mobili la legge prev
ede dei rimedi veloci per tutelare il diritto del v
enditore a
ottenere il prezzo. Se il compratore non paga il
venditore può chiedere:
l'esecuzione coattiva consistente nel far vender
e la cosa per contro e a spese del compratore,
console incassare il ricavato e chiedere la differ
enza rispetto al prezzo pattuito e l'eventuale da
nno
- la risoluzione di diritto della vendita se il com
pratore non si presenta per riceverla o non p
aga il
prezzo nel termine stabilito
Le obbligazioni del venditore
far acquistare la proprietà al compratore se l'ac
quisto non è effetto immediato del contratto
- consegnare la cosa al compratore. (qui la legg
e disciplina le modalità della consegna stabile
ndo che
la cosa va consegnata nello stato in cui si trovav
a al momento della vendita, con tutti i docume
nti e
gli accessori relativi; il luogo della consegna è il l
uogo dove la cosa si trovava al momento della
conclusione del contratto ovvero dove il vendit
ore aveva il suo domicilio o la sede dell'impresa
- Garanzia per i vizi → è un rimedio a tutela de
l compratore per l'ipotesi che la cosa acquist
ata
presenti dei difetti materiali o funzionali (es. au
to con motore fuso). Perché la garanzia operi i v
izi
devono esserci dei requisiti; devono essere: vizi
rilevanti, cioè abbastanza gravi da rendere la co
sa
inidonea all’uso cui è destinata, o diminuirne in
modo apprezzabile il valore e vizi occulti, cioè n
on
conosciuti dal compratore al momento del cont
ratto, né facilmente conoscibili.
- Garanzia per evizione → è un rimedio che tu
tela il compratore quando la cosa acquistata
presenta
non difetti funzionali o materiali, bensì “vizi giur
idici” che impediscono il pieno e incontestato
acquisto della proprietà. Ciò accade tipicament
e quando un terzo afferma che la cosa è sua e l
a
reclama in giudizio contro il compratore. In dal
caso il compratore ha un rimedio immediato: p
uò
sospendere il pagamento del prezzo. Se poi il ri
schio si concretizza e il terzo vince la causa
sottraendole la cosa il compratore fa valere la g
aranzia contro il venditore.
Sottotipi di vendita
La legge regola diversi sottotipi di vendita di be
ni mobili:
la vendita a prova è sottoposta alla condizione s
ospensiva della verifica che la cosa abbia le
caratteristiche pattuite
- la vendita su campione è sottoposta alla con
dizione risolutiva della difformità fra la merce
consegnata e il campione
- la vendita su documenti ha per oggetto cose
mobili rappresentate da documenti come ad
esempio
merci in viaggio rappresentate da una polizza di
carico
IL MUTUO
il mutuo è il contratto fra due parti dette mutuante e mutuatario con cui il mutuante consegna al
mutuatario una quantità di denaro o di cose fungibili e il mutuatario si obbliga a restituire altrettante
cose della stessa specie e quantità. Il suo oggetto è il denaro, è più raro il mutuo di cose fungibili.
Il mutuo è un contratto reale; il contratto si perfeziona con la consegna del denaro quindi a questo
punto il mutuatario ne acquista la proprietà e ne può disporre liberamente, contemporaneamente nasce
per il mutuatario l'obbligazione di restituire la somma.
Prima della consegna c'è solo una promessa perché è un contratto preliminare con cui il finanziatore si
impegna a erogare successivamente il prestito.
Il mutuo inoltre è oneroso : può essere gratuito solo se c’è l'accordo delle parti. obbliga il mutuatario
oltre che a restituire il capitale anche a pagare gli interessi. Se le parti non determinano il tasso gli
interessi sono dovuti al tasso legale; le parti non possono pattuire un tasso superiore a quello legale e
inoltre la pattuizione non è valida se non è fatta per iscritto. il tasso inoltre non può essere così alto da
dar luogo a interessi usurari.
Di solito le parti fissano anche il termine di restituzione: in mancanza di cio lo stabilisce il giudice. Se si è
stabilita una restituzione rateale il mancato pagamento di una rata consente al mutuante di chiedere la
restituzione immediata dell'intera somma.
LA LOCAZIONE
La locazione è il contratto fra un locatore e un conduttore con cui il locatore si obbliga a fare utilizzare al
conduttore una cosa per un dato tempo verso un determinato corrispettivo (canone) art. 1571.
Può riguardare una cosa mobile o immobile ma in relazione all'oggetto può cambiare la disciplina.
La locazione non è un contratto formale: richiede la forma scritta solo se riguarda beni immobili e ha
durata ultranovennale.
Quanto alla durata del contratto la locazione può essere stabilita a tempo determinato o senza
determinazione di tempo:
la locazione a tempo determinato può avere il termine max di 30 anni al quale si riducono le
locazioni stabilite per un termine più lungo; al termine cessa automaticamente; Se però scaduto il
termine il conduttore continua a utilizzare la cosa senza opposizione del locatore, la locazione si
intende rinnovata
- la locazione a tempo indeterminato alla durata stabilita dalla legge in relazione alle diverse categorie
di beni che possono formarne oggetto; essa non cessa altro legge se prima di questa una parte non
comunica l'altra la disdetta.
Esistono numerosi sottotipi di locazioni in base al bene che ne forma oggetto. Se l'oggetto è una cosa
produttiva si parla di affitto e in questo caso se è quella particolare cosa produttiva che è l'azienda o il
terreno agricolo il contratto sta alla disciplina dell'affitto di azienda o di fondi rustici. Se invece l'oggetto
è una nave si applicano le norme sulla locazione della nave contenute nel codice di navigazione.
Diritti e obblighi delle parti
le principali obbligazioni del locatore sono:
consegnare al conduttore la cosa in buono stato di manutenzione: se la cosa presenta vizi occulti che
ne diminuiscano l'uso pattuito la legge offre al conduttore dei rimedi; nel caso di vizi che rendono la
cosa pericolosa per la salute egli può attivare rimedi anche se i vizi gli erano noti
- mantenere la cosa in buono stato locativo quindi eseguire tutte le riparazioni necessarie che
spettano al conduttore
- garantire al conduttore il pacifico godimento della cosa: il locatore deve evitare di impedire o
disturbare il godimento del conduttore
Le obbligazioni del conduttore sono:
prendere in consegna la cosa
- pagare il corrispettivo nei termini pattuiti
- utilizzare la cosa per l'uso stabilito dal contratto: se la cosa è distrutta o danneggiata il conduttore ne
risponde
- restituire la cosa al termine della locazione nello stato in cui la ricevuta
La legge inoltre regola diritti e obblighi delle parti in relazione a miglioramenti e addizioni fatti dal
conduttore. il codice disciplina la sublocazione: il conduttore può sublocare la cosa salvo che il
contratto lo vieti; solo se la locazione riguarda una cosa mobile la sublocazione deve essere autorizzata
dal locatore o consentita dagli usi.
La locazione e i terzi
il conduttore non ha diritto reale sulla cosa locata ma solo un diritto di credito verso il locatore: un
diritto personale di godimento. Dunque lui non è possessore ma semplice detentore.
Ciò spiega le regole sulla posizione del conduttore di fronte alle molestie provenienti da terzi.
se il conduttore subisce molestie di fatto recate cioè da terzi che non pretendono di avere diritti sulla
cosa egli può difendersi da solo agendo in nome proprio con un'azione di risarcimento
- se invece subisce molestie di diritto che sono quelle recate da terzi i quali pretendono di avere diritti
sulla cosa, viene meno la possibilità di difendersi da solo.
Un'altra regola è questa: se durante la locazione il locatore aliena la cosa ha 1/3 la regola è che la
locazione è opponibile al terzo acquirente a condizione che abbia data certa anteriore all'alienazione.
IL COMODATO
Il comodato è il contratto fra comodante e comodatario con cui il comodante consegna al comodatario
una cosa affinché se ne serva per un tempo o un uso determinato con l'obbligo poi di restituirla (art
1803). (Ad es. presto ad un amico la mia automobile per una settimana perché la sua è a riparare).
Il comodato è un contratto reale: si forma solo con la consegna della cosa. È essenzialmente gratuito.
La posizione del comodatario si può illustrare osservando che egli:
deve custodire e conservare la cosa con diligenza e può usarla solo per l'uso determinato dal
contratto o dalla natura della cosa
- non può concedere a terzi il godimento della cosa senza il consenso del comodante
- se viola gli obblighi il comodante può chiedere la restituzione immediata della cosa oltre al
risarcimento del danno
- deve restituire la cosa alla scadenza del termine: il comodante però può chiedere la restituzione
immediata della cosa se sopravviene un bisogno urgente e imprevisto.
IL MANDATO
Il mandato è il contratto con cui una parte in carica l'altra di compiere per suo conto uno o più atti
giuridici e l'altra si obbliga a compierli (art. 1703). Chi dà l'incarico è il mandante mentre chi lo riceve ed
esegue e il mandatario. (es. A incarica B, che sta per fare un viaggio, di acquistare per lui alcuni libri che
gli servano).
Il mandato si presume oneroso: se il mandante vuole evitare di pagare il compenso al mandatario deve
dimostrare che le parti erano d'accordo che fosse gratuito; se è oneroso il mandante è obbligato a
pagare il compenso. In ogni caso deve fornire al mandatario i mezzi necessari per l'esecuzione del
mandato e rimborsargli le anticipazioni fatte.
Il mandato implica sempre l'interesse del mandante ma può implicare anche l'interesse del mandatario.
L'interesse del mandatario sicuramente scegliesse il mandato è oneroso: l'interesse al compenso. Ma
l'interesse del mandatario per il mandato può riguardare il compimento dell'atto, in questo caso
abbiamo mandato in rem propriam (ad es. X incarica Y di riscuotere un suo credito con l'intesa che Y
tratterà la somma a garanzia dell'adempimento di un debito che X ha verso di lui).
Tra gli obblighi del mandatario quello fondamentale è eseguire il mandato con l'ordinaria diligenza. Ad
esso si collegano obblighi più specifici:
informare il mandante dei fatti sopravvenuti che incidono sul mandato
- rispettare i limiti del mandato e le istruzioni salva la facoltà di discostarsi né in casi particolari
- comunicare l'esecuzione del mandato
- custodire le cose ricevute per conto del mandante
La legge non prescrive una forma vincolata: in passato la giurisprudenza richiedeva la scrittura per il
mandato ad acquistare immobili ma di recente ha cambiato idea ammettendo la forma libera.
LA RESPONSABILITA’ CIVILE
Nella vita sociale è inevitabile che le persone vengano a contatto fra loro e che da tali contratti qualcuno
possa uscire danneggiato. Ma non è detto che ogni qualvolta un soggetto patisce un danno,
necessariamente scatti la responsabilità di un'altro soggetto e l'obbligo di risarcirlo. Ci sono danni che
non generano responsabilità e obblighi di risarcimento e danni che chiamano in causa un responsabile
che li deve risarcire (ad es. chi volontariamente ferisce una persona o distrugge la sua proprietà).
La responsabilità civile deve selezionare fra atti dannosi che creano responsabilità e atti dannosi che non
creano responsabilità, ovvero selezionare fra danni risarcibili e danni non risarcibili.
Questo può risolversi in due modi che corrispondano a due sistemi di responsabilità civile:
il sistema di tipicità dei danni risarcibili consiste nella preventiva descrizione da parte delle norme di
tutti i casi in cui un danno deve essere risarcito da qualcuno che ne è responsabile
- con il sistema dei danni risarcibili le norme non elencano i casi in cui un danno genera responsabilità
e risarcimento ma li individuano con formule ampie e generiche sulla cui base spetta al giudice
identificare i singoli casi di danno risarcibile.
Art 2043. qualunque fatto doloso o colposo che cagiona ad altri un danno ingiusto obbliga colui che ha
commesso il fatto a risarcire il danno”.
QUESTIONI E FUNZIONI RESPONSABILITA’ CIVILE
Le norme sulla responsabilità civile risolvono tre questi
oni:
la questione del “se” consiste nello stabilire se il danno
verificatosi debba essere risarcito o no. È
la questione fondamentale, per darle risposta entrano
in gioco diverse regole che riguardano la
natura e l'origine del danno
2. la questione del “chi” si apre sul presupposto che la
prima abbia avuto risposta affermativa:
posto che il danno è risarcibile occorre definire chi è o
bbligato a risarcirlo
3. la questione del “quanto” (o come) dà per scontat
o che il danno sia risarcibile e che se ne sia
individuato il responsabile: si cerca di stabilire quale so
mma di denaro il responsabile deve
pagare al danneggiato o in quale altro modo deve ripa
rare il danno verificatosi.
Le funzioni invece sono:
la funzione compensativa: occorre compensare il dann
eggiato per la perdita subita, reintegrare il suo
patrimonio ingiustamente diminuito riportandolo alla
consistenza che aveva prima del fatto
dannoso.
- Funzione preventiva per permettere alla responsabil
ità civile di operare come strumento efficiente
dal punto di vista non solo individuale ma anche social
e: invece di limitarsi ad intervenire dopo che il
danno si è verificato, l'obiettivo è intervenire prima ch
e i danni si verifichino allo scopo di impedire
che si producono o almeno di ridurne il numero. La res
ponsabilità civile realizza questo obiettivo con
l'efficacia deterrente della minaccia del risarcimento,
una conseguenza che spaventa dato che a
nessuno piace sborsare denaro
- funzione sanzionatoria che concentra l'attenzione s
ul responsabile: qui l'obiettivo è punire il
responsabile per un comportamento riprovevole; ecco
perché questa funzione ha senso solo in casi
in cui la responsabilità deriva da un illecito consistente
nella violazione di una norma giuridica
IL NESSO DI CAUSALITA’
La responsabilità a carico di un soggetto sorge solo se tra il fatto che gli viene addebitato e il danno
subito da un altro soggetto esiste un nesso di causalità (art. 2043). L’art 1223 afferma che: per la
responsabilità contrattuale, è risarcibile solo in quanto sia conseguenza immediata e diretta del fatto
dannoso. per accertare l'esistenza del nesso di causalità si fa il ricorso a diversi criteri:
il primo è la causalità materiale: un danno può dirsi causato da un fatto se in assenza di quel fatto
quel danno non si sarebbe verificato e quindi il fatto ha rappresentato una condizione necessaria del
danno. Quindi l'esistenza del nesso di causalità materiale tra fatto e danno è un requisito necessario
della responsabilità ma non è un requisito sufficiente, quindi dobbiamo passare al secondo criterio
- la causalità giuridica: il nesso di causalità giuridica esiste quando in base a un criterio di regolarità
statistica c'è la probabilità che quel fatto abbia prodotto quel danno. Non occorre la certezza
assoluta basta una probabilità relativa che si usa esprimere con la formula “più probabile che non”. Il
nesso manca quando non c'è questa ragionevole probabilità; la valutazione passa attraverso il
giudizio controfattuale: se il fatto non si fosse verificato la vittima avrebbe ugualmente subito il
danno oppure no? Nella logica del giudizio controfattuale, il nesso di causalità manca quando il
danno realizza un rischio al quale il danneggiato sarebbe stato esposto comunque anche in assenza
del fatto (Ad es. se uno viene urtato e cade è probabile che possa riportare un trauma cranico non
che possa soffrire di gravi ustioni).
un danno può essere causato non solo dall'azione positiva di un soggetto ma anche da una sua
omissione. Qui il principio della causalità giuridica si specifica nel criterio per cui sorge
responsabilità per omissione solo se l'omissione costituisce violazione di un dovere di agire
esistente a carico del soggetto (se uno vede un'auto vuota prendere fuoco non è obbligato a
intervenire per spegnere le fiamme anche se lo potrebbe fare, quindi il proprietario non può
richiedergli il risarcimento del danno; mentre se uno incontra per strada un ferito deve
soccorrerlo altrimenti viola l'obbligo imposto dalla legge).
IL CONCORSO DI RESPONSABILI
Il danno può essere causato dai fatti di più persone non importa se operanti di concerto oppure
indipendentemente l'una dall'altra. In questo caso tutte sono responsabili e obbligate in solido al
risarcimento (art. 2055). Il titolare di un bar tiene vicino alla cassa una pistola incustodita e accessibil
ea
chiunque; un cliente se ne impadronisce e per scherzo ferisce un cliente: del danno rispondono sia il
titolare sia il feritore.
Nel rapporto interno fra i corresponsabili il risarcimento si distribuisce in base a due criteri: la gravità
delle rispettive colpe e l'entità delle conseguenze che ne sono derivate. Nel dubbio le colpe dei singol
i
corresponsabili si presumono uguali
RESPONSABILITA’ OGGETTIVA
La responsabilità oggettiva significa r
esponsabilità senza colpa.
Il principio opposto ovvero del nessu
na responsabilità senza colpa, era ad
eguato alla società
preindustriale. il quadro cambia con
l'avvento della società industriale e
quindi grandi e complesse
macchine utilizzate per la produzion
e e fonti di energia. Questi fattori au
mentano le opportunità ma
anche moltiplicano le occasioni di da
nno, e si tratta spesso di danni anoni
mi che è difficile imputare alla
colpa di un soggetto perché dipenda
no dalla nuova organizzazione in cui
molte attività si sono svolte (ad
es. una caldaia scoppia improvvisam
ente).
Dato che determinate attività dovev
ano continuare a svolgersi nell'intere
sse sociale le attività vengono
consentite ma si impongono delle mi
sure di sicurezza compatibili con l'ec
onomicità del suo esercizio e il
residuo rischio di danni viene messo
a carico di chi esercita l'attività e qui
ndi questo soggetto diventerà
responsabile dei danni che si produc
ono ed è obbligato a risarcirli
2. il danno subito dalla collettività che non può godere di quelle risorse naturali.
Questo il danno ambientale che la legge definisce “qualsiasi deterioramento significativo e misurabile di
una risorsa naturale” in particolare di specie e habitat naturali, di acque interne e marine e del terreno.
Quando si verifica un danno ambientale scatta la responsabilità che colpisce chi lo ha causato
realizzando un fatto illecito. A carico dei responsabili possono scattare due conseguenze:
il risarcimento per equivalente
- il ripristino della situazione precedenti te a sue spese
il risarcimento spetta allo stato che impersona la collettività danneggiata
VAGLIO:
Gli elementi essenziali del
contratto
- Ci possono essere elem
enti accessori? Quali so
no?
- Ma la forma è sempre
obbligatoria?
- Cos’è la scrittura priva
ta
- Responsabilità civile
- QUAL È L’ARTICOLO DE
LLA RESPONSBAILITà CI
VILE
- L’interdetto da chi vien
e sostituito? E può spos
arsi? Può fare testamen
to?
- (parla in generale di tu
tta la capacità, sia natur
ale sia d’agire che giurid
ica)
CRISTOFARI
Opzione (fa leggere gli ar
ticoli dal codice). Che effe
tti produce il contratto di
opzione?
- Onerosità eccessiva dell
a prestazione (e da qui
ha chiesto poi anche nel
caso di inadempimento:
clausola
risolutiva, termine e diffid
a)
- Cos’è la responsabilità
precontrattuale (parla p
oi delle trattative)
- In cosa consiste in dann
o ingiusto? Cosa signific
a? In quale norma lo ve
diamo?
- I contratti di durata. In
cosa si classificano
-
Quan
ha inadempimento? De
d’ève essere imputabile al
hedebitore?
- Presupposti del risarci
mento
- Situazioni giuridico sog
gettive
- Tipologie degli effetti co
ntrattuali. In base agli e
ffetti come si classifican
o i contratti?
- Rimedi contrattuali