Hegel 2
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LA VITA E LE OPERE
LA FORMAZIONE
Georg Wilhelm Friedrich Hegel nasce il 27 agosto 1770 a Stoccarda. Tra
il 1785 e il 1787 redige un diario in latino: dalle pagine di questo scritto
emerge un profondo interesse per il mondo classico e la religione
cristiana. Nel 1788 Hegel si scrive all’Università di Tubinga e viene
ammesso al Seminario teologico protestante, il cosiddetto “Stift”, dove
condivide la stanza prima con il futuro poeta Hölderlin, suo coetaneo, e
poi con Schelling.
L’INSEGNAMENTO
Diventato magister philosophiae nel 1790, si laurea in teologia nel 1793.
Nel 1799, con la morte del padre, entra in possesso di una piccola
eredità che gli consente di abbandonare l'insegnamento privato e
tentare la carriera accademica: due anni dopo ottiene la libera docenza
presso l'Università di Jena grazie all'appoggio dell'amico Schelling. Inizia
un intenso periodo di collaborazione intellettuale con Schelling: tra il
1802 è il 1803 i due studiosi curano insieme la pubblicazione del
“Giornale critico della filosofia”. Il rapporto si incrina nel 1807, con
l'uscita della Fenomenologia dello Spirito, nella quale Hegel critica
esplicitamente il pensiero filosofico del collega. Nello stesso anno il
filosofo è costretto ad abbandonare Jena, occupata dalle truppe di
Napoleone. Dal 1808 insegna presso il ginnasio di Norimberga. Soltanto
nel 1816 riesce nuovamente a ottenere una docenza universitaria a
Heidelberg. Infine, nel 1818 diventa insegnante presso l'Università di
Berlino occupando la cattedra che era stata di Fichte. Hegel diviene
anche rettore, tra il 1829 e il 1832: è questo il momento della massima
celebrità e influenza del suo pensiero filosofico. A tale influenza
contribuiscono anche la capacità di Hegel di favorire la carriera
accademica dei propri allievi e la pubblicazione degli “Annali berlinesi
per la critica scientifica”. Il 12 novembre 1831 Hegel presiede ancora
una sessione d'esame, ma il giorno dopo si sente male: muore il 14
novembre, probabilmente vittima dell'epidemia di colera.
LE OPERE
I primi testi hegeliani vertono soprattutto sulla religione: essi saranno
però pubblicati soltanto con il titolo complessivo di Scritti teologici
giovanili. Nel 1801 pubblica la Differenza fra il sistema filosofico di Fichte
e quello di Schelling, espressione della vicinanza intellettuale con
quest'ultimo, mentre nel 1807, con l'uscita della Fenomenologia dello
Spirito, manifesta un pensiero autonomo. La Fenomenologia si presenta
come un’introduzione al vero e proprio sistema hegeliano, che si articola
in tre sezioni: logica, filosofia della natura e filosofia dello Spirito. Tra il
1812 e il 1816 Hegel pubblica la Scienza della logica; altri testi saranno
in seguito dedicati alla filosofia dello Spirito fra cui i Lineamenti di
filosofia del diritto; in nessuno scritto verrà invece specificamente trattata
la natura. Alla filosofia dello Spirito è invece dedicata a gran parte delle
sue lezioni universitarie, che vertono sulla filosofia della religione, sulla
storia della filosofia e sull'estetica, pubblicate fra il 1832 e il 1838.
L'intero sistema hegeliano si trova invece esposto nell' Enciclopedia
delle scienze filosofiche in compendio, opera pubblicata nel 1817.
CONCRETO E ASTRATTO
INTELLETTO E RAGIONE
Connesso al binomio “astratto-concreto” è il binomio “intelletto-ragione”.
Di tali facoltà conoscitive, Hegel riprende la concezione kantiana:
l'intelletto è la facoltà del finito, mentre la ragione è quella che mira a
cogliere l'assoluto e l'infinito. Per Kant l'intelletto, con tutti i suoi limiti,
restava l'unico strumento efficace per acquisire una conoscenza valida
della realtà. Al contrario, Hegel ritiene che grazie alla ragione l'uomo sia
in grado di attingere l'infinito e l'assoluto. Per Kant la cosa in sé era
inattingibile, perché, rispetto al soggetto conoscente, rimaneva qualcosa
di “estraneo”: l'unico punto di contatto tra il soggetto e la realtà esterna
era per Kant il fenomeno, cioè la realtà nel suo apparire al soggetto
stesso, mentre la cosa in sé, l'assoluto, l'infinito gli sfuggivano. Nella
prospettiva idealistica di Hegel le barriere tra soggetto e oggetto
vengono a cadere, aprendo la possibilità di una conoscenza della realtà
nella sua completezza e assolutezza. Per Hegel l'intelletto è la facoltà
conoscitiva del finito: esso coglie i singoli enti e i singoli aspetti della
realtà appunto in quanto singoli, ovvero nella loro separazione, senza
tener conto delle relazioni dinamiche che li legano tra loro e con il tutto a
cui appartengono. In questo senso l'intelletto è una facoltà
eminentemente astratta. Al contrario, la ragione è la facoltà dell'infinito
della totalità: essa è capace di una comprensione più adeguata della
realtà proprio in quanto supera l'astrattezza dell'intelletto e può far
emergere i nessi dinamici che mettono in relazione gli enti infiniti tra loro
e con il tutto; la ragione si presenta come una forma di conoscenza
concreta. La fiducia nutrita da Hegel nella conoscenza razionale
(concreta) non si configura come una negazione o un rifiuto di quella
intellettuale (astratta), bensì come un suo superamento, dal momento
che la prima presuppone sempre la seconda.
L’ALLONTANAMENTO DA SCHELLING
Per Hegel i passaggi messi in evidenza dalla Fenomenologia non sono
soltanto le tappe attraverso le quali la Coscienza diviene Spirito, ma
anche quelle attraverso cui i diversi aspetti della realtà, che a un'analisi
iniziale appaiono tra loro slegati, si rivelano via via intrecciati in una
complessa rete di relazioni. Il punto di arrivo della Fenomenologia è
quindi l'identità di soggetto e oggetto, ovvero una descrizione della realtà
in cui tutte le sue differenze interne sono state superate. E’ proprio in
questo senso che la Fenomenologia sancisce l'allontanamento
dell'idealismo hegeliano da quello schellinghiano. Nei primi anni
dell'Ottocento Hegel si era avvicinato alla posizione filosofica di
Schelling, riconoscendo in essa una versione dell'idealismo in grado di
rendere conto dell'identità di soggetto e oggetto. Nella Fenomenologia
dello Spirito Hegel individua i limiti dello stesso pensiero schellinghiano e
ne prende le distanze. Il principio originario e totalizzante che per
Schelling costituiva la realtà e in cui si sarebbe dovuta riconoscere
l'identità di soggetto e oggetto- cioè l'Assoluto- era stato da lui descritto
come unità indifferenziata, nella quale si smarriva del tutto la specificità
che caratterizza i molteplici aspetti del reale. Nell’ assoluto di Schelling si
smarrisce ogni differenza: pertanto non può essere considerato un
valido principio esplicativo della realtà, che è sempre molteplice e
variegata. Secondo Hegel questa concezione erronea dell'Assoluto
dipende a sua volta dal metodo scorretto adottato da Schelling per
coglierne la natura. Egli aveva ritenuto di poterlo attingere tramite
l'intuizione, una forma di conoscenza diretta e immediata, che a suo
parere poteva superare i limiti dell'intelletto, considerato capace di
afferrare gli enti finiti, ma non l’infinito e l’Assoluto. In Schelling l'identità
di soggetto e oggetto costituiva il punto di partenza di tutta la sua
filosofia, ma una volta identificato il principio del Tutto, Schelling si era
poi mostrato incapace di derivarne la molteplicità. Al contrario, Hegel
pensa che l'intuizione, per la sua pretesa di raggiungere
immediatamente l'Assoluto, saltando tutti i passaggi intermedi, non sia in
grado di rendere effettivamente conto delle differenze che caratterizzano
la realtà: il metodo schellinghiano gli appare quindi una scorciatoia
inutile e illusoria, apparentemente rapida ma che non consente di
cogliere la ricchezza del reale. Il metodo corretto è per lui esattamente
opposto: l'identità di soggetto e oggetto non devono essere
semplicemente presupposte, bensì dimostrate attraverso un lungo
percorso, che evidenzi il modo in cui i diversi aspetti della realtà sono fra
loro interconnessi; quell’identità, insomma, è il punto di arrivo di un
processo in cui tutte le differenze vengono superate. La concezione
idealista- secondo cui l'intera realtà e Spirito, cioè unità di soggetto e
oggetto, pensiero e materia, unità e molteplicità- è presupposta
dall'intero processo fenomenologico hegeliano; ma essa non può essere
affermata fin dall'inizio, ma deve essere in qualche modo “conquistata”,
presentata come il frutto e il punto di arrivo dello stesso processo
fenomenologico. Secondo Hegel il soggetto è da sempre identico
all'oggetto, ma di tale identità deve diventare consapevole, e può farlo
soltanto grazie al percorso descritto dalla Fenomenologia.
UN PERCORSO DI FORMAZIONE
Si potrebbe dire che il percorso fenomenologico svolge per Hegel la
funzione che nelle diverse società è riservata alle istituzioni formative.
Ogni individuo, nel proprio percorso scolastico, non fa altro che
ripercorrere in poco più di un decennio lo stesso itinerario di formazione
che l'umanità ha realizzato in migliaia di anni, giungendo infine all'attuale
livello di conoscenza e di consapevolezza. La lettura della
Fenomenologia consente di rivivere in forma riassuntiva e sintetica tutte
le tappe fondamentali del “viaggio” compiuto dalla Coscienza umana,
attraverso una complessa serie di esperienze individuali e collettive, per
conquistare il punto di vista privilegiato dell'idealismo, dal quale
osservare e interpretare l'intera realtà con piena e matura
consapevolezza. La Fenomenologia è stata intesa come il lavoro
preventivo che è necessario svolgere prima di affrontare con successo
lo studio della totalità in tutti i suoi molteplici aspetti. Per Hegel la pretesa
di definire a priori il metodo e le condizioni della conoscenza, prima di
affrontare l'effettiva indagine della realtà e la costruzione del sapere, è
frutto di un atteggiamento tipicamente astratto. Come non si può
imparare a nuotare senza cominciare a farlo, così non è possibile
definire il punto di vista più maturo e consapevole da cui osservare e
studiare la realtà senza affrontare effettivamente e concretamente quello
studio. La Fenomenologia è si un'esposizione metodica preliminare, ma
al tempo stesso è già un'applicazione del metodo individuato.
LE FIGURE
Il percorso della Fenomenologia si articola in alcune fasi fondamentali,
ognuna delle quali prevede a sua volta una serie di passaggi che
derivano l'uno dall'altro secondo le leggi della dialettica. Le diverse tappe
riguardano di volta in volta aspetti della coscienza individuale, ma anche
della storia della civiltà e della cultura. In quest'ultimo caso, esse si
presenteranno perlopiù sotto forma di figure che incarnano i momenti più
significativi dello sviluppo umano. Le figure sono tappe di una via già
tracciata dallo Spirito universale: esse indicano il percorso che deve
compiere anche lo spirito individuale.
LA STRUTTURA DELL’OPERA
La Fenomenologia dello Spirito si sviluppa in due blocchi fondamentali,
ciascuno dei quali è diviso in tre tappe. L'opera descrive dunque il
passaggio dello Spirito attraverso sei momenti, rispettivamente dedicati
alla Coscienza, all'Autocoscienza e alla Ragione, quindi allo Spirito, alla
Religione e al Sapere assoluto.
PRIMA PARTE
1. Coscienza (tesi) → certezza sensibile, percezione, intelletto
2. Autocoscienza (antitesi) → appetito, liberazione, ovvero stoicismo,
scetticismo e coscienza infelice
3. Ragione (sintesi) → ragione osservativa, ragione attiva, superamento
dell’individualità nella ricerca di una legge morale universale
SECONDA PARTE
4. Spirito (tesi) → spirito etico, spirito estraniato nella cultura, spirito
morale
5. Religione (antitesi) → religione naturale, religione dell’arte, religione
rivelata
6. Sapere assoluto (sintesi) → totalità di tutte le tappe precedenti
DALLA COSCIENZA ALLA RAGIONE
LA COSCIENZA E I SUOI MOMENTI