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Lezione 21

16/11/2022

Argomenti
• Correnti quasi stazionarie: carica e scarica di un condensatore.
• Considerazioni energetiche sul circuito RC in serie.
• Forza elettromotrice.
• Resistenza interna di un generatore.
• Approfondimento: generatore di Van de Graaff.

Correnti quasi-stazionarie: carica e scarica di un condensatore


• Prendiamo ora un circuito con un generatore di tensione, un resistore ed un capacitore
in serie, come mostrato in Fig. 21.1: tale circuito viene detto circuito RC in serie.
Se chiudiamo il circuito in A, le armature del capacitore si caricheranno, grazie
all’azione del generatore di tensione: delle cariche positive/negative si accumuleranno
sull’armatura più vicina al polo positivo/negativo del generatore di tensione. Fissiamo
il senso orario come verso di percorrenza positivo e scriviamo la seconda legge di
Kirchhoff per questa singola maglia:

Q
f − RI − = 0,
C
dove per esprimere la caduta di potenziale del capacitore abbiamo sfruttato la defini-
zione di capacità. Sostituendo la definizione di intensità di corrente,

dQ Q
f =R + .
dt C
Questa equazione differenziale per Q(t) è formalmente del tutto analoga a quella
risolta per il moto di una massa in un mezzo viscoso. La soluzione — combinazione
lineare della soluzione particolare Q(t) = f C e della soluzione al problema omogeneo
associato — è
Q(t) = f C(1 − e−t/τ ) , (21.1)

120
121

+ B
∆V C

Figura 21.1. Circuito RC.

dove τ = RC viene detta tempo di carica del circuito. Ne segue che l’intensità di
corrente che scorre nel circuito vale
f −t/τ
I(t) = e (21.2)
R
e che la differenza di potenziale ai capi del condensatore è data da

∆V (t) = f (1 − e−t/τ ) . (21.3)

Dunque le armature del condensatore, inizialmente prive di carica Q(0) = 0, si


caricano progressivamente nel tempo. Per t → ∞, la carica sulle armature raggiunge
il valore limite QMax = f C. In questo stesso limite, I → 0, ossia non scorre più
corrente nel circuito, mentre all’istante di chiusura del circuito I(0) = IMax = f /R
che è proprio il valore che si avrebbe in assenza di capacitore. La differenza di
potenziale ai capi del resistore tende a 0 per t → ∞ (e ai capi del capacitore si ha
appunto ∆V → QMax /C = f ).

• Avendo caricato il capacitore con carica QMax , spostiamo l’interruttore chiudendo il


circuito in B. In questo modo, abbiamo un unica maglia in cui vi sono il capacitore e
il resistore, mentre il generatore di tensione non ha alcun effetto, poiché è su un ramo
aperto. In questo caso, per la seconda legge di Kirchhoff abbiamo

Q dQ Q
RI + =0 ⇒ R =− .
C dt C
La soluzione a questa equazione differenziale è

Q(t) = QMax e−t/τ ,

dove nuovamente τ = RC. Per t → ∞ si ha che la carica tende a zero, ovvero il


capacitore si scarica. Dividendo per C troviamo che l’andamento del potenziale ai
capi del capacitore è dato da

QMax −t/τ
∆V (t) = e ,
C
Analogamente, possiamo derivare Q(t) rispetto al tempo per trovare l’intensità di
corrente presente nel circuito:

QMax −t/τ
I(t) = − e ,
RC
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che è diversa da 0 in generale. Per questo motivo, quando si stacca un’apparecchiatura


elettronica, è meglio non toccare i poli della spina per qualche secondo: la capacità
equivalente del circuito interno all’apparecchio fa sì che, pur avendo staccato la spina,
sia presente una corrente residua di scarica. Il segno negativo complessivo di I(t) sta
ad indicare che durante la scarica la corrente scorre in verso opposto a quello in cui
scorreva durante il processo di carica.

Si noti, infine, il segno negativo di I(t): esso indica che la corrente di scarica ha verso
opposto a quello della correnti di carica (che era concorde con il verso orario, scelto
come verso positivo).

Circuiti – esempio 3: circuito RC equivalente

+ −

Nel circuito accanto, ∆V1 =


∆V1
10 V, C1 = C4 = 60 µF,
C2 = C3 = 10 µF, R1 =
7 Ω, R2 = 3 Ω ed R3 = 10 Ω. C1
Si trovi l’espressione per l’in-
tensità di corrente in uscita
dal generatore.

Soluzione — Come prima cosa, semplifichiamo il circuito calcolando la resistenza


equivalente Req di R1 , R2 ed R3 e la capacità equivalente dei quattro capacitori.
−1 −1
1 1 1 1
 
Req = + = + = 5Ω ,
R1 + R2 R3 7 + 3 10
poiché R1 ed R2 sono in serie e poi a loro volta in parallelo ad R3 .
−1 −1
1 1 1 1 1 1
 
Ceq = + + = + + = 12µF ,
C1 C2 + C3 C4 60 10 + 10 60
poiché C2 e C3 sono in parallelo e poi a loro volta in serie a C1 e C4 .
A questo punto abbiamo un circuito RC per l’intensità di corrente
V1 −t/(Req Ceq ) 5
I(t) = e = 2e−10 t/6
Req

L’intensità massima è 2 A, mentre il tempo caratteristico di carica/scarica è 60 µs.


123

Considerazioni energetiche sul circuito RC


• Durante la carica del condensatore, parte del lavoro Lgen compiuto dal generatore
viene dissipata per effetto Joule (UJoule ) e parte viene immagazzinata nelle cariche
del condensatore (UC ). Poiché una carica dQ viene portata attraverso la differenza di
potenziale f , abbiamo:

f 2 ∞ −t/τ f 2τ Q2
Z Z ∞ Z
Lgen = f dQ = f Idt = e dt = = Cf 2 = Max (21.4a)
0 R 0 R C
Z ∞
f 2 Z ∞ f 2τ 1 1 Q2
UJoule = RI 2 (t)dt = e−2t/τ dt = = Cf 2 = Max
(21.4b)
0 R 0 R2 2 2 C
1 1 1 Q2Max
UC = CV 2 (∞) = Cf 2 = (21.4c)
2 2 2 C
e dunque
Lgen = UJoule + UC . (21.5)

• All’inizio del processo di scarica, l’energia del capacitore carico è

1 Q2Max
UC = .
2 C
Tale riserva iniziale di energia immagazzinata nel capacitore viene interamente
dissipata per effetto Joule dal resistore:
Z ∞ Z ∞ Z ∞
QMax −t/τ QMax −t/τ
UJoule = P (t)dt = ∆V (t)I(t)dt = e e dt =
0 0 0 C RC
Q2 2 2
Z ∞
Q τ 1 Q
= Max2 e−2t/τ dt = Max2 = Max
= UC . (21.6)
RC 0 RC 2 2 C

Forza elettromotrice
• Il passaggio di corrente nelle componenti di un circuito comporta dissipazione di
energia (effetto Joule), trasferimento di energia (carica di un condensatore), ecc. Si
rende quindi necessaria la presenza di una sorgente di energia capace di sostenere il
campo elettrico che muove i portatori di carica. Tale sorgente è il generatore di forza
elettromotrice (o generatore elettrico, o elettrogeneratore), che, come abbiamo
già visto, viene schematizzato come in Fig. 21.2. Un generatore presenta due elettrodi
conduttori, detti morsetti: quello su cui si accumula carica positiva prende il nome
di anodo, mentre quello su cui si accumula carica negativa è il catodo.

+ Anodo

- Catodo

Figura 21.2. Generatore di tensione


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Figura 21.3. Effetto del campo elettromotore E ~ e e del campo elettrostatico E


~ s sulle cariche interne
di un generatore. [Attenzione: la figura sul Mencuccini-Silvestrini presenta un errore per quanto
riguarda la f.e.m. agente sulla carica negativa.]

• La corrente stazionaria I che circola nel circuito è sostenuta dal campo elettrostatico
~ s generato dall’accumulo di cariche sui morsetti. Tale campo, tuttavia, è presente
E
anche all’interno del generatore e le cariche sui morsetti devono essere continuamente
ripristinate. Internamente al generatore, dunque, vi devono essere delle forze di natura
non elettrica e non conservativa atte a ripristinare tali cariche. Possiamo associare ad
una forza K ~ di questo tipo un cosiddetto campo elettromotore
~
~e = K
E (21.7)
q
che è non conservativo e che ha l’effetto di muovere le cariche internamente al
~ s , come mostrato
generatore in verso opposto a quello della corrente dovuta al campo E
in Fig. 21.3.
La densità di corrente interna al generatore è data da
J~gen = σgen (E
~s + E~ e) , (21.8)
dove σgen è la conducibilità interna del generatore. A circuito aperto, J~gen = ~0 e
dunque E~ s = −E ~ e . Si definisce forza elettromotrice (f.e.m.) f la differenza di
potenziale fra i morsetti del generatore a circuito aperto, ossia:
Z − Z − Z +
f = V+ − V− = ~ s · d~` = −
E ~ e · d~` =
E ~ e · d~` .
E (21.9)
+ + −
f è quindi il lavoro compiuto dal campo elettromotore per portare la carica unitaria
dal catodo all’anodo.
• Nelle batterie comuni, è l’energia chimica a far sì che i portatori si muovano in verso
opposto a quello dettato dal campo elettrico E ~ s . Uno ione positivo, ad esempio,
può portarsi in un punto a potenziale elettrico più elevato purché così facendo abbia
la possibilità di prendere parte ad una reazione chimica che gli fruisca un’energia
maggiore di quella impiegata per portarsi in tale punto.
• Un generatore presenta una resistenza r, tipcamente trascurabile rispetto alla resistenza
R del circuito in cui opera (r  R). Con riferimento alle componenti nel circuito
rappresentato nel pannello di destra in Fig. 21.4, dove la corrente circola in senso
orario:
VA − VB = RI
VC − VB = f
VC − VA = rI
125

r
r Resistenza interna
R
C
+ Anodo +
-
- Catodo
B

Figura 21.4. Generatore di tensione e sua resistenza interna r.

e dunque

VA − VB = (VA − VC ) + (VC − VB ) = f − rI < f . (21.10)

La differenza di potenziale ai capi del resistore R è quindi inferiore ad f , data la


caduta di potenziale causata dalla resistenza interna r del generatore. Ribadiamo che
spesso, però, tale effetto è trascurabile (per r  R).

Approfondimento – Generatore di Van de Graaff

In un generatore di Van de Graaff (Fig. 21.5), tale energia viene fornita meccanica-
mente, da un motore o da una persona che ruota una cinghia di materiale dielettrico
che collega due rulli (3 e 6) di materiale diverso (p.es., plexiglass in alto e metallo
in basso). In tale apparato gli elettrodi (2 e 7) sono dei pettini metallici con delle
punte, posti in prossimità dei rulli. Per strofinio, il materiale della cinghia si carica
negativamente mentre il plexiglass del rullo 3 si carica positivamente. La cinghia
trasporta le cariche negative lontano dal rullo di plexiglass sulla propria superficie
interna (5), mentre il rullo di plexiglass (3) accumula carica positiva.
Il forte campo elettrico che si viene a creare sul rullo superiore induce un intenso
campo elettrico vicino alle punte del pettine 2: qui le molecole d’aria si ionizzano e
gli elettroni vengono attratti dalla superficie esterna della cinghia che si neutralizza
(5), mentre gli ioni positivi vanno verso il pettine per neutralizzarsi con gli elettroni
di quest’ultimo. Il pettine presenta così un difetto di elettroni e la sfera conduttrice 1
si carica positivamente.
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Approfondimento – Generatore di Van de Graaff

Il rullo inferiore di metallo (6) raccoglie le cariche negative all’interno della cinghia
(5). Le punte del pettine inferiore 7 sviluppano quindi un forte campo elettrico che
anch’esso ionizza le molecole d’aria. In questo caso, gli elettroni sono attratti dal
pettine e gli ioni positivi neutralizzano le cariche negative sulla superficie esterna
della cinghia, oppure vi rimangono attaccati venendo quindi trasportati (4) verso il
rullo superiore.
La sfera conduttrice 1 continuerà quindi ad accumulare cariche positive. Il processo
si arresta quando la tensione presente nella sfera è sufficiente da produrre scariche
elettriche attraverso gli isolanti di sostegno (rottura dielettrica) o attraverso l’aria
circostante (ionizzazione dell’aria, 9).

Figura 21.5. Schema di un generatore di Van de Graaff — 1. Sfera metallica cava; 2. elettrodo
superiore; 3. rullo superiore (di plexiglass, ad esempio); 4. lato del nastro con cariche positive; 5.
lato del nastro con cariche negative; 6. rullo inferiore (di metallo); 7. elettrodo inferiore (terra); 8.
dispositivo sferico con cariche negative; 9. scarica prodotta dalla differenza di potenziale che si
genera tra le due sfere metalliche. [Fonte: Wikipedia]

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