Foscolo

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UGO FOSCOLO

Nasce il 6 febbraio 1778 a Zacinto (attuale Zante), allora sotto il dominio della Repubblica di
Venezia.
Vero nome Nicolò Foscolo ma decide di cambiarlo in Ugo per via di un omonimo capostipite della
sua famiglia.
Studia nel seminario della Dalmazia e quando ha dieci anni il padre muore, la famiglia si disperde e
la madre affida i figli ai parenti di Zacinto per andare a Venezia, dove Foscolo la raggiungerà dopo
alcuni anni. Una volta giunto lì imparerà velocemente l’italiano, accoglie gli stimoli culturali e viene
accolto nei salotti più prestigiosi.

Suo grande stimolo culturale è la politica, è un giacobino e sostenitore di Napoleone, tanto è che
gli dedicherà un’ode “A Bonaparte Liberatore”, dove lo esalta come liberatore dell’Italia.
Diventa sospetto al governo oligarchico veneziano, abbandona quindi Venezia e si trasferisce a
Bologna, dove si arruola nell’esercito napoleonico per due principali motivi: è una professione al
di fuori del campo letterario, quindi, è libero di scrivere senza condizionamenti e perché ritiene
che l’esercito napoleonico necessario per difendere gli ideali giacobini.
Nel 1797 la fede di Foscolo in Napoleone crolla quando, con il Trattato di Campoformio, Venezia
viene ceduta all’Austria. Gli austriaci esiliano tutti quelli con gli ideali opposti ai loro e di
conseguenza Foscolo viene esiliato.
Il poeta parla della sua delusione nel romanzo “Ultime lettere di Jacopo Ortis”, nel quale racconta
di un giovane suicida per la delusione del tradimento di Campoformio.

SI trasferisce poi a Milano dove vive un’intensa attività intellettuale e politica e vive il suicidio del
fratello minore Giovanni.
Tornerà poi a Venezia, ormai parte del Regno d’Italia e vive il suo periodo di maggior serenità e
soddisfazioni.
Otterrà poi una cattedra di eloquenza presso l’università di Pavia, ma dopo qualche mese questa
viene soppressa, ma prima di ciò il poeta ha la possibilità di tenere un discorso in cui incita gli
italiani al patriottismo e alla libertà; viene accusato di essere pericoloso per i giovani e allontanato
dalla città.
Foscolo fa rappresentare presso la Scala di Milano la tragedia “Aiace” in cui inserisce critiche al
regime napoleonico. L’opera viene proibita e il poeta cacciato da Milano.
Dopo un breve soggiorno a Firenze torna a Milano ma ogni tentativo di mantenere l’indipendenza
italiana fallisce e Milano è nelle mani degli austriaci. Questi ultimi offrono a Foscolo la direzione
della “Biblioteca italiana” e può prendere due scelte: accettare e questo significava posizione
sociale ed economica sicure e agiate oppure rifiutare perché altrimenti significava schierarsi a
favore dell’Austria e tradire sé stesso. Foscolo lascia quindi l’Italia e si esilia volontariamente.

Va poi in Inghilterra dove è ben accolto dagli intellettuali inglesi, ma la sua situazione economica è
sconfortante e peggiora sempre di più. Ammalato e depresso interrompe ogni contatto epistolare
con la famiglia, si isola e viene confortato dalla figlia Floriana, ritrovata pochi anni prima.
Muore nel 1827 a Londra a 49 anni. Viene sepolto in Inghilterra e quando l’Italia viene unificata il
suo corpo viene trasportato a Santa Croce in Firenze.
Ha una formazione illuminista e ritiene fondamentale il ruolo della letteratura per promuovere il
progresso.
È il maggior esponente della poesia neoclassica (assieme a Monti).
Inizio 700, Italia: nasce il movimento culturale Arcadia che riprende i classici e si rifà alla poesia
greca e romana; ne deriverà il neoclassicismo.

NEOCLASSICISMO: corrente artistico letteraria che si rifà allo studio, all’adesione e al seguito degli
ideali classici quali fedeltà, eroismo, attaccamento e amore per la patria.

Foscolo era ateo ma meccanicista e materialista.


Meccanicista: tutto ciò che è natura prima o poi morirà, si decomporrà e rinascerà in nuove forme,
ciclo vitale perpetuo che trasforma la materia.
Materialista: tutto il mondo è formato da materia, sottoposta alle rovine del tempo.
Non ha alcuna speranza religiosa di vita ultraterrena ed evita la disperazione del “quale è lo scopo
della mia vita se so già che dovrò morire?” attraverso le illusioni, alle quali l’uomo si dedica e che
rendono la vita vivibile. Le illusioni sono, ad esempio, amore, amicizia, passioni, impegno.
Le illusioni non cambiano l’esito della vita ma rendono il tempo da vivere pieno e accettabile.

Come si supera la morte oltre il decadimento corporeo? Attraverso la tomba, infatti per Foscolo
non moriremo mai se rimaniamo vivi nei ricordi dei nostri cari, chiamata anche con il nome di
corrispondenza di amorosi sensi cioè andare a trovare il defunto, parlarci, portare fiori…
La poesia ha una funzione eternatrice per lo scrittore e per i personaggi raccontati in essa.
È un’evoluzione selettiva della tomba in quanto la tomba è per tutti mentre la poesia no.
1804, editto di Saint Cloud: le sepolture dovevano essere fuori dai centri abitati per ragioni
igieniche e le tombe tutte uguali.
Foscolo si scaglia contro questo editto per due motivi: se le tombe sono fuori dal centro abitato è
difficile raggiungerle e in più se sono tutte uguali fra loro non posso riconoscere facilmente quella
del mio caro.

IN MORTE DEL FRATELLO GIOVANNI


Il fratello minore di Foscolo, Giovanni, muore suicida probabilmente per un debito di gioco.
È un’occasione per il poeta di parlare del suo dolore e dei temi che più gli interessano e che tratta
in tutte le opere ovvero la lontananza dalla famiglia, dalla madre, dal fratello ormai morto e dagli
ideali greci e il dolore che gli causa il non poter andare alla tomba del fratello in quanto esule.

Un dì, s’io non andrò sempre fuggendo: se io non sarò costretto a fuggire sempre
di gente in gente, mi vedrai seduto
su la tua pietra, o fratel mio, gemendo: mi vedrai seduto sulla tua tomba, piangendo
il fior de’ tuoi gentili anni caduto: il fiore della tua giovinezza che è stata interrotta

La Madre or sol, suo dì tardo traendo, : la madre si trascina nella sua vecchiaia
parla di me col tuo cenere muto:
ma io deluse a voi le palme tendo; : stendo le mie mani deluse
e se da lunge i miei tetti saluto, : e solo da lontano saluto i luoghi a me cari (esilio)

Sento gli avversi Numi, e le secrete : comprendo il destino contrario e le segrete


cure che al viver tuo furon tempesta; : preoccupazioni che hanno reso la tua vita una tempesta
e prego anch’io nel tuo porto quiete: e prego di raggiungere la tua stessa quiete (mal di vivere)
Questo di tanta speme oggi mi resta! : questo mi resta della tanta speranza
Straniere genti, l’ossa mie rendete : gente straniera, almeno le mie ossa
allora al petto della madre mesta. : rendete a mia madre una volta che sarò morto

ALLA SERA
Sonetto dalla forma armoniosa e lineare tipica del neoclassicismo e dai contenuti caratterizzati da
un forte sentimentalismo e inquietudine, tipici invece del romanticismo.
È quindi un sonetto di posizione intermedia tra neoclassicismo e romanticismo.

Forse perché della fatal quïete


Tu sei l’immago a me sì cara, vieni,
O Sera! E quando ti corteggian liete : invocazione alla Sera come rimando al tramonto della vita
Le nubi estive e i zeffiri sereni : sia la sera estiva più leggera che quella invernale più pesante
[sera estiva-neoclassicismo ; serata invernale-romanticismo]

E quando dal nevoso aere inquiete :


Tenebre, e lunghe, all’universo meni,
Sempre scendi invocata, e le secrete : tu scendi sempre, invocata, e ti fai strada
Vie del mio cor soavemente tieni. : nelle segrete vie del mio cuore

Vagar mi fai co’ miei pensier su l’orme : tu sera mi fai vagare con il pensiero
Che vanno al nulla eterno; e intanto fugge : sulle orme che portano alla morte e nel mentre
Questo reo tempo, e van con lui le torme : possa questo tempo triste e faticoso finire

Delle cure, onde meco egli si strugge; : le preoccupazioni mi struggono


E mentre io guardo la tua pace, dorme : e nel frattempo io desidero la quiete della morte
Quello spirto guerrier ch’entro mi rugge. : sotto c’è uno spirito guerriero (tipico romantico) che
vorrebbe ribellarsi alle fatiche della vita e trovare pace

ULTIME LETTERE DI JACOPO ORTIS


Foscolo ha una grande tendenza all’autobiografismo, come accade nell’opera “Ultime lettere di
Jacopo Ortis”.
È un romanzo epistolare di grande successo. L’aggettivo “ultime” è perché il protagonista morirà
suicida.
Il modello principale di Ortis è il Werther di Goethe, da cui Foscolo riprende la particolare struttura
epistolare, ovvero che il romanzo è formato solamente dalle parole di Jacopo e vengono omesse le
risposte dell’amico; questo per concentrare l’attenzione sul protagonista e sui suoi pensieri.

Per molti aspetti Ortis e Foscolo sono la stessa persona, ad esempio entrambi rimangono
profondamente delusi dal Trattato di Campoformio e condividono gli stessi pensieri e idee.
Ci sono però delle differenze in questo alter ego, in quanto Foscolo non si suicida dopo il trattato
né abbandona la politica. Jacopo è quindi un alter ego con la parte più autodistruttiva di sé.

Il romanzo avvicina i giovani e le donne al mondo della politica e all’impegno patriottico.


Due sono i principali temi dell’opera: politico e amoroso-sentimentale.
Foscolo stesso è consapevole dei difetti stilistici del romanzo.
ODI E SONETTI
Ugo Foscolo scrive 2 odi e 12 sonetti come i 12 mesi, richiamo al Canzoniere di Petrarca.
Le forme metriche che utilizza sono ricondotte ai due modelli poetici che aveva: Parini e Alfieri.
Le odi sono neoclassiche e seguono il modello pariano.
I sonetti rimandano alla tradizione poetica italiana, rinnovata da poco da Alfieri.

ODI: tema della bellezza e della poesia come eternatrice


- “A Luigia Pallavicini caduta da cavallo”, donna rimasta ferita dopo una caduta da cavallo
- “All’amica risanata”, Antonietta che torna al fascino dopo una lunga malattia
SONETTI: autobiografismo, ispirati ad una sensibilità protoromantica.
Contrasto fra l’Io del poeta e la realtà in cui è costretto a vivere, delusione data dall’esilio,
lontananza dalla famiglia, dalla madre, suicidio del fratello, meditazione sulla morte.
Foscolo scopre il suo Io più profondo dei tre sonetti principali: Alla Sera, In morte del fratello
Giovanni e A Zacinto.
Dal punto di vista stilistico sono caratterizzati da accesa passionalità, musicalità fluida e
concentrazione espressiva.

SEPOLCRI
Poema di 295 versi dedicato a Ippolito Pindemonte, poeta che aveva scritto di morte e con il quale
Foscolo ha avuto un dibattito in merito all’editto di Saint Cloud.
Troviamo un’introduzione in latino (rimando al neoclassicismo): “siano santi i diritti dei mani”,
ovvero degli dei a cui le famiglie facevano sacrifici in cambio di protezione.

Il poema può essere suddiviso in quattro parti:


1. Corrispondenza di amorosi sensi:
- Legame che si forma tra i vivi e i morti attraverso la tomba.
- Concezione materialistica per la quale non c’è un aldilà.
- Ipotesi: la tomba non serve a nulla perché la morte non è meno dura all’interno di essa.
- Antitesi: il sepolcro serve perché la vita si nutre di illusioni e la vita continua se si ricorda;
infatti, la tomba è il luogo in cui i ricordi diventano concreti.
- Chi muore senza affetti non viene ricordato (Parini, sepoltura non degna, fossa comune).
2. Culto dei morti:
Culto dei defunti nelle diverse civiltà (specialmente inglese).
3. Tema patriottico:
Sepolture in Santa Croce in Firenze
4. Funzione eternatrice della poesia:
Ettore, attraverso la poesia di Omero rimarrà vivo in eterno, esempio concreto nei versi
finali del poema.

TEMI: tempo breve della vita individuale, incessante ciclo di trasformazioni della materia,
riflessione del rapporto tra uomo e tempo.

TRE CARATTERISTICHE:
1. Stile sublime: produce un’apparente oscurità
2. Chiaroscuro: Foscolo tende a indirizzarsi alla fantasia e al sentimento del lettore con esempi e
immagini suggestive. Si alternano visioni opposte come vita-morte, luce-buio, serenità-tristezza.
3. Armonia: conferisce ai diversi passaggi una musicalità che corrisponde alle immagini evocate
grazie ad un’accurata tessitura fonica.

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