Il Barocco

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IL BAROCCO:

1600-1699
sistema eliocentrico -- età galileo galilei

Durante il 600 si sviluppa una sensibilità nuova definita civiltà barocca.


Il 600 è sempre stato giudicato un momento di crisi della civiltà italiana.
• Il dominio straniero
• la depressione economica …………… hanno gravato sull’Italia
• la controriforma

e l’esito della crisi trova riscontro nella produzione letteraria che sembra presentare più
difetti che pregi e un vuoto di valori, una carenza di contenuti che viene in qualche modo
mascherata con l’esuberanza della forma. Nel barocco si manifesta esasperazione formale,
pompa, ricorso all’eccentrico e all’esteriore attraverso l’uso della metafora che ha come fine
il meravigliare (poetica della meraviglia) e attraverso il concettismo cioè la ricercatezza dei
ragionamenti nei quali mostrare la propria abilità a scapito del contenuto. Questa sensibilità
è ben rappresentata nell’arte, soprattutto nella scultura e nell'architettura, in cui emergono
la ricerca dell'effetto, la linea curva a serpentina, il chiaroscuro, il rapporto pieno-vuoto, la
sovrabbondanza nel tentativo di realizzare il momento dinamico.
Il giudizio sull’età è stato per lungo tempo negativo proprio per il prevalere dell’esteriorità
sulla profondità dei contenuti (l’importante è meravigliare, cosa ci sta dietro è relativo). La
critica più recente ha puntato invece su una rivalutazione scoprendo che questi effetti sono
il modo di vivere la crisi in atto. è il momento in cui l’uomo che finora si era trovato al centro
di un mondo che possedeva, ora assiste alla perdita della sua centralità, si trova di fronte ad
un mondo che non domina più. Il cannocchiale e il microscopio scoprono l’immensamente
grande e l’immensamente piccolo, quindi l’uomo vive l'angoscia di chi si trova di fronte ad
un mondo sconosciuto e cerca istintivamente di reagire e di riaffermare un suo rapporto col
mondo circostante. Il mondo dell’empiria (della concretezza) è l’unico sondabile.
L’uomo cerca di ricomporre il mistero del reale stabilendo tra i vari piani della realtà dei
possibili collegamenti attraverso la metafora che associa per somiglianza 2 settori diversi ma
non deve interpretarsi solo come tentativo di ricercatezza bensì piuttosto tentativo di
conoscenza del mondo misterioso attraverso il collegamento di aspetti del reale tra loro
diversi. La metafora diventa un tentativo di esplorare il reale.

La metafora è una figura retorica di contenuto che cerca di trovare unità tra elementi molto
distanti.
(pag 14 → La metafora crea meraviglia → dalla meraviglia nasce il diletto
approccio attraverso i sensi -- strumento per la nuova forma di conoscenza
Metafora ingeniosa)

l’estetica barocca si fonda su questi elementi:


1. ingegno: cioè la facoltà di indagare con acume /intelligenza la realtà che ci circonda
2. concettismo: cioè una teoria estetica che si basa sui concetti, su motti sentenziosi e
arguti
3. metafora barocca: associazione tra piani diversi che da l’idea di una sintesi e
configura una vera e propria conoscenza intuitiva
4. meraviglia: è l’effetto che la poesia deve produrre sul lettore ed è il fine, lo scopo
della poesia stessa.

A questi elementi si aggiungono: il sensualismo, il gusto del dato concreto e fisico del reale,
l’immissione nel tessuto poetico del brutto, del grottesco, del macabro, le tecniche di
catalogazione e variazione dei possibili oggetti poetabili, il gusto dello straniamento alla
ricerca di situazioni paradossali, il gusto per i giochi prospettici e le metamorfosi.

Questi giochi dell'intelletto nascondono le inquietudini che caratterizzano la visione del


mondo di questa età, il senso di incertezza, di instabilità del reale, di precarietà della
condizione umana.
I poeti mostrano di puntare a nuove forme espressive e a nuove tematiche allontanandosi
dal modello di Petrarca non solo in Italia ma anche in Europa (in Spagna Gongora). Si rifiuta
soprattutto la lettura rinascimentale del Petrarca come modello di equilibrio, armonia ed
euritmia (ritmo armonioso, bello).
Si impone il culto dell’effimero, quello che importa è piacere al pubblico. Alla concezione
etico pedagogica dell'arte e alla sua funzione civile si contrappone ora una concezione
edonistica che si riassume nei versi di Marino “é del poeta il fin la maraviglia…- chi non sa
far stupir vada alla striglia.”
Il diletto che si cerca di indurre nel pubblico è lo stupore prodotto da un gioco verbale e
concettuale raffinato.
L’autore che esprime bene la condizione tipica dell'intellettuale del 600’ è Gian o Giovan
Battista Marino nato a Napoli nel 1569 e morto nel 1625 (56 anni) che già con la sua vita
fatta di irrequietezza, continui viaggi, accuse di immoralità, atteggiamenti eccentrici, si
dimostra vicino al mondo contemporaneo. Si fa interprete di un’epoca tanto che si parla di
Marinismo e Antimarinismo. Le opere più significative sono la raccolta di liriche intitolata
“La lira” che comprende sonetti madrigali, canzoni dove è notevole la presenza di metafore
e di figure foniche che creano effetti innovativi; e il poema mitologico “Adone” risalente agli
ultimi anni del 500’ con edizione definitiva nel 1623, comprende 20 canti di oltre 40 mila
versi, ebbe subito vasta fortuna editoriale ma dovette subire la condanna dell’autorità
ecclesiastica.

Rispetto al furioso e alla liberata, l’Adone non seguendo un ordine consequenziale e


rigoroso si ispira al relativismo barrocco più vicino ad Ariosto che a Tasso, però manca
l’armonia rinascimentale. Uno degli studiosi del Marino Il Pozzi parla di squalifica dell’eroe.
Adone non è un antieroe perchè gli antieroi sbagliano obiettivo. Egli è un A-eroe perchè non
entra in azione, non fa ma si lascia fare: in amore è soggiogato da Venere, alla guerra non
partecipa, assiste alla battaglia rintanato in una grotta…
Non agendo l’eroe inceppa i processi narrativi, per tanto assistiamo al tramonto dell’epica
finora considerato il genere narrativo per eccellenza.

I caratteri della poesia di Marino


In Marino l’attenzione non è più posta su vicende interiori, psicologiche, sentimentali, ma
tutta proiettata su dati esterni, particolari oggettivi, quadretti di vita comune in cui
predomina il senso della vista. È una poesia improntata a freddezza cerebrale in cui la
partecipazione sentimentale è nulla.
L’impressione è che Marino attinga al repertorio della tradizione lirica, saccheggiandolo.
(c’è una forma di distacco rispetto alla tradizione del passato)

LA LINGUA:
Nel 600’ prosegue quella tendenza alla normalizzazione linguistica iniziata nel 500’, con
l’attività dell’accademia della crusca che pubblica nel 1612 a Venezia il vocabolario degli
accademici della Crusca. Il primo grande dizionario di una lingua moderna, esso si basava sul
lessico del 300’, quindi Dante, Petrarca e Boccaccio con alcune integrazioni di termini usati
da autori cinquecenteschi come Ariosto ma ne era escluso il Tasso. Questo sforzo di
codificazione linguistica si basava però su una visione purista e classicistica rendendo
l’italiano una lingua artificiale e lontana dal parlato, inoltre alcuni fattori contrastano questo
tentativo di dare sistematicità alla lingua:
1. mancanza di unità politica
2. il ripiegamento municipalistico dovuto alla crisi culturale e politica (ognuno vive nel
proprio piccolo ambito municipalistico -Roma-Firenze-Venezia --manca unità)
3. ricorso al latino da parte della chiesa per la liturgia e l'insegnamento
(a differenza della Germania in cui Lutero aveva imposto la traduzione in tedesco
della Bibbia).

Tutti questi fattori favoriscono lo sviluppo di una letteratura dialettale che rappresenta una
controtendenza rispetto alla codificazione della norma linguistica della Crusca.
Altre tendenze centrifughe e innovatrici sono
1. i mutamenti linguistici introdotti da Marino e dai Marinisti che utilizzano neologismi
alla ricerca di suscitare meraviglia e
2. la prosa scientifica che punta alla precisione e alla concretezza ricorrendo a termini
assunti dal parlato come pendolo, scodella.

A partire dalla prima edizione del vocabolario della Crusca si può parlare di letteratura
scritta in dialetto (in opposizione ad essa)
La rivendicazione della lingua regionale era più forte laddove più forti erano gli stati
regionali quindi Napoli, Venezia, Milano. In seguito nel 700’ e 800’ alcuni degli autori più
importanti della letteratura italiana scriveranno in dialetto, per esempio Goldoni in
veneziano, Carlo Porta in meneghino (milanese), Giorgio Novelli in romanesco.
In particolare il dialetto trovava posto anche nella commedia dell’arte, una delle forme in
cui si esprime lo spettacolo teatrale in Italia.

Il teatro Barocco
il 600 fu il secolo del teatro: la teatralità, la spettacolarità, lo scambio tra finzione e realtà, il
gusto della metamorfosi, del travestimento, della maschera sono tratti che caratterizzano in
profondità la cultura barocca e che favoriscono il trionfo del teatro come la forma d’arte più
adatta ad esprimere la nuova sensibilità e la nuova concezione del mondo. Lo spettacolo
teatrale in Italia si esprime soprattutto attraverso 2 generi diversi: il melodramma e la
commedia dell’arte, 2 generi in cui erano decisivi gli elementi extraletterari come la musica
e l’improvvisazione degli attori, questo perchè l’azione repressiva della controriforma era
più attenta e tenace in Italia e le opere affidate alla musica e al gesto si sottraevano alla
censura più facilmente dei testi letterari. Al 600’ risalgono le prime forme di teatri stabili al
chiuso dotati di palcoscenico e nelle grandi città si impone il teatro a pagamento.

Nel campo della tragedia si diffonde il teatro gestito dalle scuole dei Gesuiti la ratio
studiorum (programma di studio dei gesuiti) prevedeva la possibilità da parte degli studenti
di mettere in scena opere edificanti di argomento biblico con lo scopo di sviluppare lo spirito
morale e religioso dei giovani. Non si riscontra più alcun rispetto delle tre unità aristoteliche
cioè luogo, tempo e azione e il mutamento di scena non avviene più a sipario chiuso ma a
scena aperta, nella nuova pratica della messa in scena la prospettiva non è più come nel
Rinascimento il contenitore immobile dell’azione, nel 500’ nella prospettiva veniva fissato lo
spazio ideale entro il quale aveva senso porre le vicende dei personaggi, la prospettiva
aveva il compito di individuare uno spazio sociale ordinato dall’uomo invece
nell’impostazione Barocca la prospettiva perde il suo carattere di elemento unificatore della
rappresentazione e innumerevoli pannelli dipinti si susseguono alle spalle degli attori.
Rispetto alla scena di città tipica del teatro rinascimentale, la scenografia barocca predilige
ambienti naturali e fantastici che offrono l’immagine di una realtà mutevole. Da una parte si
moltiplicano i punti di fuga, dall’altra si afferma la prospettiva ad angolo che impone una
visione di scorcio per cui la scena non rappresenta più un mondo perfettamente
riconducibile al microcosmo umano capace di comprendere in sè anche l’infinito e garantito
dal punto di vista privilegiato del principe. La scena Barocca restituisce piuttosto l’immagine
di una realtà imprevedibile dominata dai fenomeni naturali come forza che l'uomo non può
controllare e spesso evocati sul palcoscenico come sorprendente miracolo da mostrare.
(pag 24 del libro)

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