Appunti Ottoni

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CAPITOLO 4.

OTTONI 4

4.1. Produzione del suono Negli ottoni, la sorgente dell’oscillazione sono-


ra è data dalla vibrazione delle labbra dell’ese-
cutore spinte dal fiato. Il bocchino, incanala l’onda di pressione che si tra-
smette nel tubo risonante. Cambiando la vibrazione delle labbra si riescono a
produrre diverse note coincidenti con gli armonici della canna fondamentale.
Fino all’invenzione dei pistoni infatti, ogni ottone poteva produrre solo i suo-
ni armonici relativi alla fondamentale del tubo risonante; per cambiare "scala"
bisognava cambiare taglio dello strumento; da qui gli strumenti in Si! in Do,
in Re, etc.
Il musicista, soffiando via via più forte, fa crescere il flusso d’aria sia per
l’aumento di pressione attraverso l’apertura formata dalle labbra, sia perché le
labbra vengono divaricate ulteriormente dall’aumento di pressione all’interno
della bocca; quindi questo flusso controllato si oppone all’aria entrante dalla
campana (ovvero l’impedenza) e crea delle onde stazionarie con ventri e nodi
in relazione alla pressione e al carattere del tubo (conico o cilindrico).3 Parte
delle frequenze acute prodotte, avendo una lunghezza d’onda minore, usciran-
no dalla campana disperdendosi, mentre le restanti si rifletteranno tornando
indietro e creando interferenze (quindi dei picchi risonanti)
La prassi strumentale del corno francese prevede l’inserimento della mano
nella campana in modo da occludere completamente o parte del tubo. Quando
chiude completamente il tubo, la mano praticamente funge da sordina. Quan-
do invece il tubo è occluso in parte, ne cambia l’impedenza e impedisce a parte
delle alte frequenze di disperdersi, quindi vengono riflesse e contribuiscono al
timbro dello strumento.

Corno suonato senza e con la mano inserita.


3 A. H. Benade, Physics of Brasses, Scientific American, 06/1973, pp. 24-35.
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Questa tecnica permette, variando opportunamente la posizione della ma-


no, di produrre note aggiuntive a quelle della serie armonica; tecnica cono-
sciuta già dai tempi di Haydn e Mozart, è stata per tanto tempo l’unico mo-
do per produrre una scala di suoni con uno strumento ancora privo di valvole.
Ovviamente, non si riusciva a mantenere un timbro omogeneo, dovendo cam-
biare continuamente la posizione della mano (quindi impedenza, quindi picchi
risonanti).

File audio: handhorn.wav

Dall’ immagine precedente possiamo osservare gli armonici naturali del cor-
no (senza la mano) e una scala suonata con la mano inserita, alternando ar-
monici naturali a posizioni intermedie della mano per produrre gli altri gradi
mancanti. Si nota una discontinuità spettrale molto evidente.
4.2. Valvole e pistoni Per ovviare a questo problema, due musicisti e co-
struttori tedeschi, Heinrich Stolzel di Breslau e Frie-
drich Bluhmel di Silesia, nel 1814, costruirono un sistema di pistoni e cilin-
dri applicandolo a dei corni in primo luogo, e poi estendendo questa inven-
zione agli altri ottoni.4 Questo sistema permette, premendo uno dei tasti, di
allungare temporaneamente il canneggio di una piccola quantità.

4 Music World - Brass.


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Allungando di una certa quantità il canneggio, si spostano ventri e nodi,


quindi la fondamentale e le relative armoniche. Nello specifico, il primo tasto
abbassa la fondamentale di un tono, il secondo la abbassa di un semitono, il
terzo di tre semitoni; la combinazione dei tre tasti permette la produzione di
tutte le note della scala cromatica. Vi sono poi altre sezioni del canneggio che
possono essere sfilate progressivamente in modo da correggere l’intonazione
e, vedremo, creare anche note inferiori al semitono.
Questo aspetto è quindi diametralmente opposto a quello usato nei legni,
dove la canna produce la fondamentale più bassa e i buchi o le chiavi accorcia-
no progressivamente la dimensione della stessa, comportandosi come un filtro
passa alto; negli ottoni invece la canna per effetto del canneggio tra i cilindri,
si allunga progressivamente; l’immagine più evidente di questo procedimen-
to è visibile nel trombone a tiro, quindi senza pistoni, dove la coulisse si sfila
progressivamente per produrre diverse note.
4.3. Tecniche Tutti gli ottoni condividono le stesse tecniche (con uguale
difficoltà ed efficacia per tecnica, relazionate al proprio ran-
ge dinamico e frequenziale) che caratterizzano la famiglia.
I vibrati, i trilli, i tremoli, i movimenti dello strumento per direzionare la cam-
pana in un dato punto, sono comuni a tutti gli strumenti. Il glissando è poco
efficace su quasi tutti questi strumenti, ad eccezione del trombone che, con la
coulisse, riesce agevolmente a produrre anche glissandi di ampie dimensioni.

4.3.1 Cuivré
Un "effetto" decisamente caratteristico degli ottoni è chiamato cuivré, in ingle-
se brassy, che appunto, come ci suggerisce il termine, è uno dei suoni più tipici.
Consiste in un sovradosaggio dell’aria (overblowing) in modo che il fortissimo
provochi anche una vibrazione eccessiva del metallo, introducendo tantissime
frequenze acute inarmoniche rispetto alla fondamentale, insomma distorcen-
do il suono. Si usa indicarlo direttamente col termine, ma sarebbe meglio de-
dicare un simbolo anche a questo effetto, spiegandolo in legenda, in modo da
minimizzare le descrizioni in partitura.

Cuivré di un trombone
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4.3.2 Staccato
Gli staccati sono molteplici e variano in base alla lunghezza-incisività ed al-
l’articolazione. Oltre allo staccato semplice, abbiamo lo staccatissimo, il dagger
(praticamente un impulso), il doppio e triplo staccato.

"# 1
"##
2
"###
3
"%
4
"!
5

$
1: staccato semplice, 2: doppio, 3: triplo, 4: staccatissimo, 5: dagger

4.3.3 Microtoni
In tutti gli ottoni sono possibili note con intonazione microtonale; la produ-
zione di tali note è diversificata a seconda dello strumento: i corni alterano
l’intonazione con diverse posizioni della mano nella campana e pressione del
labbro; tromba, tuba e flicorni, con l’estrazione progressiva di alcuni tratti di
canneggio, il trombone con posizioni intermedie della coulisse.

Canneggio scorrevole sulla tromba

Sono di facili produzione ma poco agili, in quanto ogni suono deve essere
"ricercato". Esiste anche una versione di tromba microtonale con una quarta
valvola appositamente costruita per quarti, sesti od ottavi di tono. 5
5 Tromba Microtonale - Video su YouTube
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Quarta valvola su tromba microtonale

4.3.4 Slap
Di facilissima esecuzione, ve ne sono due varianti; la prima, simile al tongue-
ram dei legni, la seconda invece, si ottiene sbattendo il palmo della mano sul
bocchino. È di notevole efficacia su strumenti di grandi dimensioni (tipo trom-
boni e tuba o flicorni bassi) ma comunque sonoro anche sugli altri strumenti.
Si segna con la consueta simbologia dello slap a cui va specificato, nel secondo
caso, col palmo della mano.

4.3.5 Multifonici
Per gli ottoni è impossibile produrre multifonici simili ai legni, non c’è possi-
bilità di enfatizzare in modo "selettivo" solo alcuni armonici in luogo di altri,
proprio per causa della modalità di produzione del suono. Intendiamo quindi
multifonici per gli ottoni, la sovrapposizione di una nota suonata e di una can-
tata. La modalità di scrittura è quella che per i legni si riferisce appunto a nota
cantata-suonata.

# !" ! ! ! " !"


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Come in Berio - Sequenza V per trombone :
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4.3.6 Split-tones
Una similitudine con i multifonici si ha con gli split-tones, dove l’interprete a
tutti gli effetti riesce a dividere il labbro in due sezioni che, vibrando in modo
leggermente diverso, riesce a "forzare" lo strumento a produrre due armonici
vicini. È una tecnica molto complessa e instabile che richiede tempo di pre-
parazione e grandissima concentrazione. Ciononostante si può sovrapporre ad
uno split-tone, anche una nota cantata (per un totale quindi, di tre suoni si-
multanei). Essendo una tecnica molto problematica, va usata con parsimonia
e sicuramente con un contatto diretto (ma questo dovrebbe valere per tutto il
processo di composizione strumentale) con un interprete.

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