Manuale 20freccette

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Il gioco delle freccette

(secondo Pino Quintiero)

Manuale tecnico

La perfezione non esiste, la si può solamente inseguire.


Per questo motivo nessuno può garantirvi la vittoria, ma ci si può preparare con diligenza e
costanza per ottenere la miglior prestazione possibile.
Se sarete disposti ad accettare gli errori come parte inevitabile del gioco, se focalizzerete
l’attenzione sulla prestazione (tecnica, concentrazione e controllo degli stati ansiosi) e non sul
punteggio o sulla vittoria/sconfitta, la compiutezza dei vostri gesti fisici e mentali vi darà le
soddisfazioni che cercate.
Dovrete cercare di migliorare tutti gli aspetti del gioco per crescere in misura proporzionale in
ognuno di essi, affinché la somma dei miglioramenti porti inevitabilmente ad un incremento di
prestazioni.

In un’ ipotetica divisione percentuale delle abilità necessarie per giocare bene, il primo posto non
spetterebbe alla tecnica (10/15%) o all’allenamento (35/40%), ma alla cura e allo sviluppo delle
“abilità mentali”. Potete possedere una tecnica sopraffina, essere allenati e al massimo della
forma, ma quando state per tirare e nella vostra mente passa di tutto tranne bersaglio e freccetta
(le uniche cose a cui dovreste pensare), sicuramente il tiro non sarà preciso come avreste
desiderato.
La tecnica può non essere seguita alla lettera; le differenti caratteristiche fisiche potrebbero
costringere in posizioni scomode e dannose per il giocatore. Va sempre privilegiata una postura
rilassata che favorisca l’esecuzione di alcune regole base dalle quali non si può prescindere.
Vediamo ora i fondamentali tecnici:

1. L’impugnatura

Secondo Eric Bristow (cinque volte campione del mondo), bisogna trovare il baricentro della
freccetta, posizionarci sopra il pollice, sistemare indice e medio ai due lati e l’anulare fra il corpo e
la punta; è però sufficiente osservare il suo modo di tirare per rendersi conto che tra teoria e
pratica può esserci un abisso

E guardate un po’ Phil Taylor (attualmente il più forte giocatore in circolazione), la sua
impugnatura è lontana anni luce da qualsiasi manuale che riguardi le freccette.

Non conta quindi dove si impugna ma come!


Bisogna, innanzi tutto, evitare le tensioni inutili.
Si tratta di tenere in mano un piccolo attrezzo di pochi grammi, basterà appoggiarlo alle dita. Il
contatto è molto importante, l’aderenza varia al variare del PH della pelle (mani sudate, secche o
appena lavate e asciugate) . È fondamentale trovare delle freccette con un’aderenza adeguata alla
condizione della mano in gara.
L’impugnatura deve essere leggera e confortevole, quasi istintiva, sempre uguale e con il polso
sciolto.
Quando il pollice è posizionato lateralmente, lo spostamento dello stesso leggermente avanti o
indietro lungo il corpo della freccetta, determinerà una deviazione del tiro rispettivamente verso
destra o verso sinistra. Se invece il pollice viene posizionato inferiormente al corpo della freccetta,
un suo spostamento verso la punta o verso le alette, avrà come conseguenza l’innalzamento o
l’abbassamento della traiettoria.

2. La posizione

Anche per la posizione vanno seguite delle regole base da adattare al proprio fisico e alle abitudini
di postura.
Il peso del corpo deve gravare solo sulla gamba davanti (la gamba destra per i destrorsi e la
sinistra per i mancini), ben appoggiata a tutta la pianta del piede, senza piegare il ginocchio.
Il busto deve leggermente sbilanciarsi in avanti per favorire la tensione del muscolo tricipite che
serve al rilascio dell’ avambraccio.
L’altra gamba rimarrà leggermente indietro, rispetto al resto del corpo, prendendo contatto con il
pavimento solo attraverso la parte anteriore del piede (con lo scopo di controbilanciare il corpo e
aumentarne la stabilità), il tutto senza tensioni eccessive.
La staticità deve essere mantenuta per tutta la durata del tiro delle tre freccette, salvo spostamenti
inevitabili derivanti dalla posizione dei dardi già conficcati sul bersaglio.
Inclinare inavvertitamente la testa metterà la vostra linea degli occhi (un’ immaginaria linea
orizzontale che va da una pupilla all’altra) fuori asse, creando uno sfalsamento visivo deleterio per
la mira.
La posizione, centrale rispetto al bersaglio, va ricercata con cura per non compromettere la
stabilità e la precisione durante il tiro.

3. Il tiro

Impugnate la freccetta, piegate il braccio ad angolo, prendete la posizione, tirate indietro


l’avambraccio, tenete gli occhi fissi sul bersaglio prendendo la mira e tirate. Andate a riprendervi
la freccetta e usate un po’ di stucco per chiudere il buco che avete fatto nel muro .
Riproviamo: impugnate la freccetta (senza tensione), piegate il braccio ad angolo, posizionate la
mano/freccetta in linea diretta fra il punto da colpire e i vostri occhi, (ricordate sempre di
controllare che la vostra testa non sia piegata)caricate non perdendo mai di vista il movimento, la
freccetta e il bersaglio, focalizzate con attenzione il punto da colpire e lasciate che il vostro
avambraccio faccia correre la mano/freccetta sulla linea immaginaria che porta al punto
focalizzato finendo con il braccio steso e il polso sciolto che segue il movimento (io amo dire che
non si tira con la mano ma con il gomito e l’avambraccio). Il rilascio della freccetta deve avvenire
quasi alla fine dell’estensione del braccio, fluido e privo di tensioni o scatti, e la mano indirizzata
verso il punto da colpire.
In tutto ciò il corpo, fino al gomito, rimane immobile sino al termine del tiro (l’insieme delle tre
frecce); è quindi l’avambraccio che sostiene tutta l’azione, si deve muovere un po’ come una
catapulta dove il braccio è la base piantata a terra e l’avambraccio è la leva che scaglia la pietra.
Nel nostro caso la forza necessaria al movimento e data dal muscolo tricipite (la posizione
leggermente in avanti del busto, come detto sopra, aiuterà il muscolo ad un rilascio più fluido e
costante). Ricordatevi che le freccette pesano poche decine di grammi e che la distanza è poco più
di due metri, non dovete dare eccessiva forza al movimento. Non state tirando un giavellotto!
Oltre a tutto ciò la cosa importante è il ritmo. Non importa che siate lenti o veloci nel tirare le tre
freccette, l’importante è la regolarità che è sempre sinonimo di precisione. Variare la cadenza
durante il tiro (ad esempio fermarsi per fare i conti), fa perdere la concentrazione.
NON PERDETE MAI DI VISTA LA FRECCETTA ED IL BERSAGLIO.
Tutta l’azione deve essere “sott’occhio” seguendo la linea immaginaria che va dal vostro viso al
punto da colpire. La vista invia informazioni al cervello, la mente è più forte del corpo e corregge i
suoi eventuali errori (spostamenti, perdita dell’equilibrio, saltelli etc.).

Riepiloghiamo in maniera sintetica le azioni tecniche dalle quali non si può prescindere (non
snaturate comunque il vostro modus, seguite le regole senza che esse vi costringano a posizioni e
tiri scomodi):

• l’impugnatura
freccette appoggiate e sempre nella stessa posizione, nessuna tensione nel polso;
• la posizione
il peso sulla gamba davanti su tutta la pianta del piede, ginocchio teso, gamba
posteriore appoggiata per la ricerca della stabilità, corpo leggermente piegato in avanti,
statici per tutta la durata del tiro e testa dritta;
• il tiro
ritmo, movimenti fluidi, seguire sempre la freccetta correre sulla traiettoria immaginaria,
rilascio della freccetta morbido senza, scatti braccio completamente steso in direzione
dell’obiettivo.
L’allenamento
Una volta focalizzati e sistemati gli errori tecnici bisogna sviluppare le nostre abilità con
l’allenamento.
Essendo l’allenamento una cosa a volte ripetitiva e noiosa, ma necessaria, bisogna renderlo
coinvolgente per non cadere in momenti di deconcentrazione.
Variate i giochi il più possibile (ne esistono decine, l’importante è che vi facciano usare tutto il
bersaglio) in modo da poter ottenere un allenamento completo ed efficace, sia per la mente che per
la tecnica.
Siate fiduciosi nell’allenamento. Si dice che “nessuno nasce imparato”, gli errori sono inevitabili.
Concentratevi solo sui gesti tecnici (impugnatura, posizione e tiro), più volte li eseguirete
correttamente e meglio il vostro cervello li memorizzerà riducendo la percentuale di errore ed
aumentando la vostra fiducia, consentendovi di tirare con più sicurezza e scioltezza.

Ogni giocatore ha il suo metodo. Il gallese Martin Phillips, pluri campione del mondo, mi disse
che si allenava una sola ora al giorno facendo sempre il giro dei doppi; ho saputo, invece, che Eric
Bristow da giovane ha avuto problemi con i vicini di casa che per tutto il giorno, fino a notte fonda,
sentivano un continuo stump-stump-stump provenire da casa sua.

Qui di seguito il mio metodo.

Anche io ho passato ore e ore davanti ad un bersaglio, più spesso da solo che con altri. Mi
sorreggeva l’assoluto desiderio di perfezionarmi. Poi, col passare del tempo, ho razionalizzato il
tutto e mi sono costruito un tabella d’allenamento personale.

I punti su cui lavorare sono quattro:


1) l’efficienza di tiro, per mettere sempre le tre freccette vicine (altrimenti i 180 ce li possiamo
scordare)
2) la mira
3) la conoscenza del bersaglio e le chiusure (il segnapunti elettronico non vi aiuterà, anzi…)
4) la tenuta dell’attenzione (diversa dalla concentrazione in gara)
Sarebbe anche molto utile, io direi fondamentale, farsi aiutare da uno psicologo sportivo a
costruirsi una routine di tiro che comprenda visualizzazione, rilassamento e concentrazione da
eseguire mentre l’avversario è in pedana.

Riscaldamento.
Almeno 30 o 40 minuti di tiri blandi, senza mirare a nulla di specifico , preoccupandosi solo di
eseguire bene le basi tecniche (impugnatura posizione tiro), intervallando con esercizi base di
stretching.( li troverete alla fine del manuale).

L’efficenza di tiro.
Per sviluppare quello che gli inglesi chiamano consistency, la capacità di mettere tre freccette
vicinevicinevicine.
Lanciate la prima freccia verso il centro e qualsiasi punto colpisca (non state allenando la mira)
mantengete lo stesso ritmo, tiro e staticità, per cercare di ottenere una rosa sempre più stretta.
Quando sentite che la cosa corre via in automatico, cioè mettete sempre le freccette vicine,e il tiro è
sempre più fluido, cominciate a spostarvi sul bersaglio, facendo il giro di tutti i numeri (sempre tre
freccette per ognuno e sempre senza badare agli errori) concentrandovi solo sul gesto tecnico e sul
ritmo. Tutto questo per circa 20 o 30 minuti. Quindi fate una pausa di circa 10 minuti eseguendo
sempre dello stretching.

La mira, la conoscenza del bersaglio e delle chiusure.


Queste due cose si fanno insieme per imparare a contare e conoscere a menadito le chiusure e la
posizione dei numeri sul bersaglio (insisto, in allenamento il segnapunti elettronico non vi serve),
mentre tirate dovete assolutamente conservare il ritmo;
fermarsi a contare non vi aiuterà, le chiusure ce le dovete avere stampate nel cervello.
Esistono infinite tabelle con tutte le chiusure.

Riporto qui di seguito quella della World Darts Federation:

chiusure con due freccette

1st 2nd 1st 2nd 1st 2nd

Score Dart Dart Score Dart Dart Score Dart Dart


110 T20 Bull 82 T14 D20 61 25 D18
107 T19 Bull 81 T15 D18 60 20 D20
104 T18 Bull 80 T16 D16 59 19 D20
101 T17 Bull 79 T17 D14 58 18 D20
100 T20 D20 78 T18 D12 57 17 D20
98 T20 D19 77 T19 D10 56 16 D20
97 T19 D20 76 T20 D8 55 15 D20
96 T20 D18 75 T15 D15 54 18 D18
95 T19 D19 74 T14 D16 53 13 D20
94 T18 D20 73 T19 D8 52 20 D16
93 T19 D18 72 T16 D12 51 19 D16
92 T20 D16 71 T13 D16 50 18 D16
91 T17 D20 70 T10 D20 49 17 D16
90 T18 D18 69 T19 D6 48 16 D16
89 T19 D16 68 T20 D4 47 15 D16
88 T16 D20 67 T17 D8 46 14 D16
87 T17 D18 66 T10 D18 45 13 D16
86 T18 D16 65 25 D20 44 12 D16
85 T15 D20 64 T16 D8 43 11 D16
84 T20 D12 63 T17 D6 42 10 D16
83 T17 D16 62 T10 D16 41 9 D16
Chiusure con tre freccette (“t” stà per triplo e “d” per doppio)

2nd 3rd 2nd 3rd 2nd


1st dart 1st dart 1st dart 3rd dart
dart dart dart dart dart
170 T20 T20 Bull 141 T20 T15 D18 119 T19 T10 D16
167 T19 T20 Bull 140 T20 T16 D16 118 T18 T16 D8
164 T20 T18 Bull 139 T19 T14 D20 117 T19 20 D20
161 T17 T20 Bull 138 T20 T18 D12 116 T20 20 D18
160 T20 T20 D20 137 T19 T16 D16 115 T19 18 D20
158 T20 T20 D19 136 T20 T20 D8 114 T20 18 D18
157 T19 T20 D20 135 T20 T15 D15 113 T19 16 D20
156 T20 T20 D18 134 T20 T14 D16 112 T20 20 D16
155 T20 T19 D19 133 T20 T19 D8 111 T17 20 D20
154 T18 T20 D20 132 T20 T16 D12 100 T20 18 D16
153 T20 T19 D18 131 T20 T13 D16 109 T19 20 D16
152 T20 T20 D16 130 T20 20 Bull 108 T20 16 D16
151 T17 T20 D20 129 T19 T16 D12 107 T19 18 D16
150 T20 T18 D18 128 T20 T20 D4 106 T20 14 D16
149 T19 T20 D16 127 T20 T17 D8 105 T19 16 D16
148 T16 T20 D20 126 T19 19 Bull 104 T18 18 D16
147 T20 T17 D18 125 T20 25 D20 103 T17 20 D16
146 T20 T18 D16 124 T20 T16 D8 102 T20 10 D16
145 T20 T15 D20 123 T19 T10 D18 101 T17 18 D16
144 T20 T20 D12 122 T18 T20 D4 100 25 25 Bull
143 T20 T17 D16 121 T17 T18 D8 99 T19 10 2x16
142 T20 T14 D20 120 T20 20 D20 99 Bull 17 D16

Ricordatevi che è sempre meglio finire sul doppio 16 perché si possono tirare ben 5 doppi
consecutivi senza mai dover essere costretti a cercare un numero dispari per tornare al doppio.

Comunque sia, qualsiasi tiro vogliate effettuare, dovete conoscere il bersaglio alla perfezione
(provate a giocare senza il ferro dei numeri) e calcolare le vostre chiusure prima di andare in
pedana in modo che abbiate in mente le correzioni da apportare in caso di errore. Credetemi, non è
così difficile, è aritmetica da prima elementare!

Cominciamo quindi con un giro dei tripli, stretching, giro dei doppi, stretching, (sempre 3 freccete
per ognuno) senza curarsi degli errori.
Concentratevi sul seguire la freccetta, chiusure da 41 a 60 (es. 41= 9 singolo 16 doppio, 54= 14
singolo 20 doppio etc.), stretching. Proseguite sempre senza curarvi degli errori. La freccetta
tirata appartiene al passato, vi dovete sempre concentrare su quella che avete in mano.

A questo punto bisogna assolutamente smettere e riposarsi. Se vi rimane ancora tempo e voglia
riprendete dopo circa mezz’ora con un piccolo riscaldamento e proseguite con le chiusure da 61 a
80, stretching, riposo e poi da 81 a 100, fate sempre stretching, ma senza esagerare. Smettete
quando è evidente un decadimento delle prestazioni, strafare è dannosissimo sia per il fisico che
per la mente, potrete sempre eseguire le chiusure dette sopra in più giornate di allenamento

Mi ripeto ancora perché è importantissimo: non vi curate degli errori ma solo della vostra azione
di tiro e del seguire la freccetta. Sono la costanza e la frequenza degli allenamenti che vi
procureranno i miglioramenti necessari.
La mia visione delle chiusure.

Personalmente ho sviluppato la convinzione che la cosa migliore da fare sia di tirare al doppio
prima dell’avversario e null’altro! Prenderci o meno lo vedremo al momento, questo non influirà
sulle vostre capacità, non miglioreranno o peggioreranno per un doppio preso o mancato.
Mi sono costruito questa tabella (perfezionabile sicuramente), che mi consente di sprecare meno
freccette possibili (bisogna sempre prenderci eh!) per arrivare prima al doppio. Ovviamente anche
qui c’è un ordine di doppi da preferire: D16, D20, D12, D18, D14, e ricordatevi che il bulls’eye è
un doppio come un altro.

135 50 45 40 95 50 13 32
135 25 60 50 95 25 20 50
132 50 42 40 94 50 12 32
132 25 57 50 94 25 19 50
129 57 48 24 93 50 19 24
129 19 60 50 93 25 18 50
128 54 42 32 92 50 10 32
128 18 60 50 92 25 17 50
126 57 45 24 91 50 9 32
126 19 57 50 91 25 16 50
125 50 51 24 90 50 40
125 25 60 40 90 25 15 50
123 57 16 50
123 19 54 50
122 54 18 50
122 18 60 50
119 57 30 32
119 19 60 40

Per tutto il resto seguo le chiusure classiche come quelle descritte sopra.

La tenuta dell’attenzione: studiando nei video e dal vivo i giocatori professionisti, ho notato, e poi
me lo hanno confermato loro stessi, che durante l’esecuzione del tiro (3 freccette) non battono mai
le palpebre per far si che la loro attenzione visiva sia sempre focalizzata sul punto da colpire e
sulla freccetta. Questo piccolo ma difficile accorgimento, consente di escludere dalla visuale il
resto del bersaglio e le distrazioni esterne, e fa salire la concentrazione sullo specifico punto da
colpire. Provate a farlo anche voi, abituatevi un po’ alla volta a non battere le palpebre durante il
tiro.

L’alcool, questo conosciuto, utilizzato anche da me per superare momenti difficili. Li ho superati?
No, la risposta è sicuramente no! L’euforia momentanea lascia strascichi indesiderabili, la
quantità da assumere è sempre maggiore e alla fine la concentrazione inevitabilmente scompare.
Quindi, se una birra si può bere per stare in compagnia degli amici, allo stesso modo, per giocare
bene a freccette, è meglio un succo di frutta ed un buon lavoro psicologico!

Vorrei concludere parlando dell’aspetto psicologico del gioco. In effetti è la parte più importante,
non si può sperare di arrivare ad alto livello senza un adeguato allenamento mentale. É un lavoro
che va svolto sotto il controllo professionale di uno psicologo sportivo. Io ho avuto la fortuna di
incontrare a Senigallia uno dei migliori d’Italia, che molto mi ha seguito e molto mi ha insegnato.
Sto parlando del Dottor Gramaccioni che mi ha riportato ad ottimi livelli quando ho ripreso a
giocare un paio d’anni fa. Con il suo lavoro infatti, nonostante l’infortunio al braccio (una
epicondilite disastrosa che non mi ha consentito di giocare per alcuni mesi), sono arrivato alla
finale dei campionati italiani di singolo, solo grazie alle visualizzazioni dell’azione di tiro. E grazie
al resto del lavoro svolto nei mesi precedenti alla fine sono giunto 5° in classifica nazionale.
Vi esorto perciò a non sottovalutare questo aspetto.

Lo stretching. (fonte: Bob Anderson “STRETCHING” ediz.cde milano)

Come allungarsi:
imparare l’allungamento è facile. Ma c’è un modo giusto ed uno sbagliato per allungarsi. La giusta
tecnica passa attraverso una tensone rilassata e prolungata, concentrando l’attenzione sui muscoli
che vengono allungati. La tecnica sbagliata (sfortunatamente praticata da molti) è il “rimbalzare
su e giù” , o allungarsi sino alla soglia del dolore: questi metodi causano più danni che benefici.
Se vi allungate correttamente e regolarmente, constaterete che ogni movimento diventerà più facile.
Occorrerà del tempo prima di eliminare la rigidità muscolare, ma il tempo sarà presto dimenticato
appena inizierete a sentirvi bene.

La tensione facile:
quando iniziate una tensione, fermatevi 10-30 secondi nella fase di “tensione facile” Non
molleggiate! Arrivate sino al punto in cui avvertite una “tensione media” e rilassatevi mantenendo
la tensione. La sensazione della tensione dovrebbe diminuire durante il mantenimento della
posizione. Se questo non accade, alleggerite lievemente la tensione sino a che questa non diventi
comoda. La ”tensione facile” riduce l’opposizione muscolare allo stiramento e prepara i tessuti
alla fase della “tensione di sviluppo”.

La tensione di sviluppo:
dopo la fase di “tensione facile”, passate lentamente nella fase della “tensione di sviluppo”.
Ancora, non rimbalzate. Muovetevi a poco a poco finchè non sentirete ancora una “tensione
discreta” e mantenete la posizione per 10-30 secondi. Mantenete sempre il controllo. Ancora una
volta, la tensione diminuirà; se ciò non accade, allentate lievemente la tensione. Questa fase
sviluppa la sensazione di benessere muscolare ed incrementa la flessibilità.

Respirazione:
la respirazione dovrà essere lenta, ritmica e sotto controllo. Se vi chinate in avanti nell’eseguire
una tensione, espirate, e quindi respirate lentamente mentre mantenete la posizione. Non trattenete
il respiro durante l’allungamento. Se la posizione raggiunta inibisce il vostro modo naturale di
respirare, allora, ovviamente, non siete in una posizione rilassata. Diminuite la tensione finchè non
sarà possibile una respirazione naturale.

Conteggio dei secondi:


inizialmente contate mentalmente i secondi per ogni tensione, vi permetterà di mantenere la giusta
tensione per il tempo necessario. Poi eseguite l’allungamento attraverso la sensazione della
tensione, senza la distrazione dl conteggio.

Il riflesso di tensione:
i muscoli sono protettii da un meccanismo chiamato “riflesso di tensione”. Qualche volta succede
di allungare troppo le fibre muscolari. I l riflesso nervoso risponde inviando un segnale ai muscoli,
che si contraggono, e questo evita ai muscoli di subire traumi. Perciò, quando vi allungate
eccessivamente, irrigidirete quei muscoli che state cercando di allungare (una reazione muscolare
simile avviene quando accidentalmente toccate qualcosa che scotta; prima che possiate rendervene
conto, il vostro corpo si allontanerà immediatamente dalla fonte di calore). Mantenere una
posizione andando oltre le vostre possibilità sforzera i muscoli attivando il riflesso di tensione.
Questo dannoso metodo è causa di dolore e di microscopici strappi alle fibre muscolari. Questi
microtraumi portano alla formazione di cicatrici nel tessuto muscolare, con conseguente pedità di
elasticità. I muscoli diventano rigidi e doloranti.
Spero che queste poche righe possano essere d’aiuto sia ai giocatori per
diletto che a quelli intenzionati a migliorare le loro prestazioni in campo
agonistico.

Pino Quintiero

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