Tecnica Di Tiro e Setup Arco
Tecnica Di Tiro e Setup Arco
Tecnica Di Tiro e Setup Arco
Non darti mai per vinto, c'é sempre un buon motivo per cui lottare sino alla fine della gara. Non
dimenticare comunque mai di tirare con l'arco e di mirare al giallo per il piacere di vedere la freccia
che vi si conficca, tira sempre con gioia ed animo sereno: il tiro con l'arco non é un gioco ma una
analisi continua della propria capacità di controllare il corpo e la mente, lo scoprirti debole o
disattento non deve farti cadere in frustrazione, ma semplicemente farti capire che devi esercitarti
meglio e di più per migliorarti.
Ferro.
LA TECNICA DI TIRO
5) Schema corporeo.
Il tiratore prende posto sulla linea di tiro e prende coscienza della posizione del suo corpo in
rapporto al terreno (linea orizzontale) e in rapporto al bersaglio (linea verticale); il suo arco viene
sistemato nello schema fisico ed interiorizzato, cioè entra a far parte del suo schema corporeo,
diviene parte del tutto, non la cosa più importante.
La presa dell'arco.
La sistemazione della mano sull'arco é un fattore importante del tiro. Essa può variare a seconda
della morfologia di ognuno ma comunque deve essere identica per ogni freccia tirata. Il punto di
pressione della mano sull'impugnatura dell'arco deve trovarsi sempre nella stessa posizione affinché
l'arco reagisca sempre nello stesso modo e affinché l'uscita della freccia non venga disturbata. Si
consiglia di impugnare l'arco in una posizione confortevole e naturale, affinché non si sposti durante
il tiro, sia per motivi di stanchezza che di contrazione, per compensare eventuali torsioni del polso e
della spalla. L'impugnatura alta in rapporto all'asse della mano può comportare più errori nel tiro,
dato che il braccio dell'arco (la spalla) é anatomicamente più debole e più soggetto a variazioni
dall'alto in basso.
Invece il "polso basso" ed un appoggio naturale dell'arco sulla parte carnosa interna del pollice,
offrono una stabilità migliore in quanto occorre una contrazione muscolare dell'avambraccio meno
forte per il mantenimento di questa posizione.
In entrambi i casi la mano deve essere sempre morbida e le dita rilassate, solo la dragona tratterrà
l'arco nella sua caduta, molto tempo dopo l'uscita della freccia. Pensate sempre che l'arco deve
reagire naturalmente per ottenere un buon raggruppamento. Qualsiasi perturbazione alla sua
reazione modificherà il volo della freccia e quindi l'impatto sul bersaglio.
I vostri piedi sono l'unico punto di contatto con il suolo (con l'interposizione della suola delle
scarpe); la vostra stabilità dipenderà quindi dalla loro posizione. Un equilibrio in avanti darà un
risultato sul bersaglio diverso da un equilibrio più spostato all'indietro. D'altra parte non siete una
statua rigida, dato che a livello di ogni articolazione potete squilibrare o riequilibrare la vostra
Il braccio dell'arco
La sua posizione è di grande importanza per la precisione del vostro tiro: il principio fondamentale
é che "il braccio dell'arco, fa parte dell'arco".
La relazione con l'arco viene stabilita tramite il braccio dell'arco che trasmette le sensazioni alla
spalla dell'arco, la quale subisce delle forze interne ed esterne molto diverse tra loro che é difficile
equilibrare, se non assumendo il miglior allineamento possibile della struttura scheletrica. Se la
maggior parte degli arcieri dà la colpa al rilascio della freccia, nel caso di un cattivo tiro, essi
dimenticano che l'errore viene amplificato a livello della spalla dell'arco, in quanto si ha una
contrazione riflessa nel braccio dell'arco.
Consigliamo di assumere una posizione naturale della spalla che sarà proporzionale alla vostra forza
e alla durezza del vostro arco. L'esperienza di numerosi arcieri ci dice che sistemando la spalla in
una posizione forzatamente abbassata ed in avanti, questa avrà la tendenza ad afflosciarsi in
condizioni di affaticamento con conseguente minor controllo del braccio dell'arco.
Questo non deve essere eccessivamente proteso in avanti ma, una volta posizionata la spalla più in
basso possibile prima dell'inizio della trazione, deve semplicemente contrastare la spinta verso il
corpo della tensione dell'arco. E' più facile conservare l'equilibrio dello sforzo nella muscolatura
delle spalle, se contrastiamo con il braccio dell'arco soltanto la forza dello stesso. Ci sarà un
rilassamento simmetrico delle braccia e delle spalle dopo che é stata tirata la freccia. La posizione
del gomito condizionerà la posizione della spalla; quando il gomito del braccio dell'arco é diretto
verso il basso per aumentare la stabilità, la spalla si alzerà in modo naturale.
La posizione del gomito verso l'avanti o l'alto é migliore perché‚ é quella più naturale. Il braccio
reagisce allo spostamento della corda nel momento della liberazione dell'energia immagazzinata
dall'arco; c'é una reazione simmetrica delle spalle e un rilassamento dei muscoli fissatori delle
scapole, l'asse vertebrale resta immobile ma possiamo constatare, simmetricamente da una parte e
dall'altra, un allungamento della muscolatura.
E' importante favorire lo sviluppo e il rafforzamento del braccio dell'arco affinché diventi parte
integrante dell'arco e non un elemento "inerte", dato che grazie ad esso si stabilirà un legame arco -
tiratore- bersaglio. Nella prima fase di apertura dell'arco, il braccio dell'arco trasmette il carico che
La sistemazione delle dita sulla corda deve essere precisa, sia che se ne mettano due o tre; da ciò
dipenderà il modo in cui verrà scoccata la freccia e l'asse di trazione del braccio della corda la
posizione delle dita sulla corda deve essere la stessa dall'inizio della trazione sino al rilascio, senza
venga mai modificato l'impegno dei muscoli flessori delle dita.
L'avambraccio e il braccio devono intervenire il meno possibile sul lavoro di armamento: essi non
sono che l'elemento di congiunzione tra il gancio costituito dalle vostre dita e la spalla. Questa
porterà all'ancoraggio attraverso l'azione della muscolatura posteriore: grande tondo, piccolo
rotondo e fasce posteriori del deltoide, e quindi attraverso i fissatori della scapola: angolare,
trapezio superiore, romboide e dentato superiore; le braccia e le spalle agiranno simultaneamente
per armare l'arco senza che il vostro equilibrio cambi, in rapporto all'asse vertebrale e all'orizzontale
al suolo.
La tendenza comune é quella di cercare un buon allineamento del braccio dell'arco spostando
indietro il gomito e l'ancoraggio, sino a che questo non é allineato con la freccia. Questo é sbagliato,
in quanto occorre agire sulla articolazione della spalla, facendola roteare il più a sinistra possibile.
Questa rotazione, dovuta alla mobilità articolare é migliorabile con esercizi specifici quali
stretching e ginnastica a corpo libero.
La maggiore mobilità articolare porterà automaticamente ad uno spostamento indietro a sinistra del
gomito, con conseguente miglioramento dell'allineamento (praticamente impossibile del braccio
della corda. Una grande attenzione ed impegno di lavoro deve essere dedicato a questo particolare
fondamentale per l'acquisizione di una buona tecnica. Lo spostamento indietro a sinistra dell'omero
e conseguentemente della scapola è effettuato durante la pre-trazione
La vostra sistemazione finale deve raggiungere uno stato di equilibrio e di forza potenziale;
l'ancoraggio anteriore é dato dalla stabilità del mirino in una zona del bersaglio che vi siete fissati e
dalla materializzazione di una linea: occhio- mirino- bersaglio; l'ancoraggio posteriore che
rappresenta l'altro punto di questa linea, é dato dalla posizione precisa dei vostri punti di riferimento
sul viso; questa linea immaginaria che attraversa il bersaglio é una forza mentale, il binario che
guiderà la vostra freccia (immaginate un fascio laser)
Molti tiratori trascurano questo atteggiamento mentale; é invece necessario che ogni freccia venga
tirata nello stesso "stato di sensazioni".
La freccia tirata non vi riguarda più e voi siete già nella fase d'analisi e di preparazione della
seguente; in particolare, in periodo di competizione, il vostro risultato buono o cattivo dipenderà
dalle sensazioni che accompagneranno la collocazione della freccia sull'arco. Un buon
atteggiamento " sensitivo" é dunque molto importante per eseguire correttamente la parte tecnica
motoria.
Prima di dare inizio all'esecuzione del tiro (cioè prima di alzare l'arco verso il bersaglio) bisogna
ricercare, a livello psichico, una sensazione di sicurezza verso quello che state per fare. Solo quando
avrete fugato remore e paure potrete iniziare con buone possibilità di successo l'azione tecnica del
tiro.
Analizzeremo qui di seguito una fase molto più breve della precedente, ma molto importante per la
messa in potenza dell'arco in un modo stabile ed uguale per ogni freccia; studieremo anche la
materializzazione della linea di mira con l'ancoraggio posteriore, la mira anteriore (bersaglio) ed
anche quella posteriore (il punto del viso).
Qualunque sia il modo in cui effettuerete l'armamento ci sarà rispetto all'asse verticale, a un dato
momento, equilibrio e stabilità nel lavoro delle due braccia.
L'arco sarà potenzialmente caricato e resterà immobile per qualche secondo. Lo sforzo che farete
sarà il risultato della forza dell'arco che svilupperete con il vostro allungo.
Scomponiamo questa forza in due parti: una forza resistente del braccio dell'arco e una forza
dinamica nel braccio della corda. Le due braccia devono trasferire il carico sui muscoli della
schiena che contraendosi permettono al clicker di scattare.
Il lavoro delle braccia e delle spalle é diverso ma c'é obbligatoriamente un equilibrio tra il lavoro
anteriore e posteriore, altrimenti non ci sarebbe nessuno spostamento armonico.
La linea di mira.
Nel tiro con l'arco, a parità di errore di mira, l'errore sul bersaglio è meno grande se il vostro mirino
é spostato in avanti (senza esagerare).
Però il mirino montato sull'arco non é che un punto e non può dunque definire una linea che é
quella della vostra mira: le variazioni dei punti di pressione sul vostro arco, sull'impugnatura e sulla
corda, daranno una variazione della traiettoria della freccia, pur mantenendo una mira
soddisfacente. Senza una mira da "terza dimensione" il tiratore non può essere consapevole di
questa situazione e può pensare che altri fattori siano responsabili dei tiri sbagliati. Bisogna dunque
che il tiratore sia sensibilizzato da questi problemi di regolarità e di stabilità del gesto. Le
informazioni cinestetiche sono prioritarie per assicurare una posizione costantemente corretta del
corpo, essendo nefasta al tiro qualsiasi modifica dello schema motorio.
L'allenamento permette certamente un margine d'errore meno importante della tenuta dell'arco e
della posizione del corpo: in altri termini l'instabilità del mirino sul bersaglio é meno critica delle
cattive posizioni dell'arco e dell'arciere. Questo potrebbe portarci a riflettere sull'importanza della
mira "fisica" cioè sulla necessità di "sentire" un'azione corretta e quindi di non sottrarre attenzione a
queste sensazioni con la ricerca di una poco importante mira accurata; l'ottimale é "vedere" il
mirino e "pensare" a sentire il proprio corpo.
Il bersaglio.
Fissatevi una zona di riuscita per ogni distanza e soprattutto non ricercate un punto troppo preciso
sul bersaglio: ciò può comportare un eccesso di concentrazione sulla mira ed un blocco del gesto.
La fase di mira deve essere un momento preciso ma breve; esso non deve disturbare la sequenza del
tiro, deve invece farne parte come un "elemento". La fase di mira può durare al massimo qualche
secondo; in seguito la precisione dell'immagine diminuisce e dopo 12/13 secondi l'occhio é
fisiologicamente incapace di percepire certe imprecisioni della mira; il rendimento migliore si situa
tra sei e otto secondi: in questo lasso di tempo la concentrazione É buona e la mira migliore.
L'essenziale é avere una mira uniforme per ogni freccia; naturalmente con l'allenamento l'arciere
svilupperà la sua memoria visiva e le sue capacità coordinative al punto tale che l'occhio prenderà
automaticamente la mira (mira condizionata con l'automazione del gesto motorio).
L'allineamento e i punti di controllo messi in atto nel corso delle fasi precedenti non devono
modificarsi in nessun caso durante quest'ultima fase della tecnica di tiro, né durante la partenza
della freccia, né dopo.
Il rilascio della corda spingerà la freccia su un binario fino al bersaglio; né l'arco né questa linea di
forza immaginaria si devono modificare; si deve raggiungere un coordinamento nelle azioni e nelle
reazioni per non modificare la stabilità relativa dell'arco, del mirino, dell'arciere. Il controllo del
rilascio é decisivo, l'arciere deve esercitare una trazione dolce ed omogenea nel tempo; il rilascio
deve andare di pari passo con il controllo visivo, respiratorio, corporeo e mentale. Bisogna dunque
creare dei nuovi riflessi e migliorare il coordinamento tra tutti i movimenti.
L'azione coordinata tra una buona mira, una trazione costante a livello della schiena e il rilascio,
può incontrare delle difficoltà superabili attraverso il dominio dei riflessi condizionati iniziali e
l'acquisizione di nuovi.
Tutto ciò si ottiene con un buon allenamento e con un'attenzione costante alla tecnica.
La difficoltà di questa specialità consiste nella ripetizione esatta dello stesso gesto; il riflesso che
comporta l'azione delle dita nel rilascio della corda deve essere condizionato e realizzato con la
percezione di altri stimoli riflessi, come l'allineamento corretto, la buona visione del mirino, lo
scatto del clicker.
La velocità di risposta agli stimoli e la creazione di un automatismo dipendono sia dal numero delle
ripetizioni sia dalla frequenza del gesto tecnico e dalla qualità dello stesso (allenamento) che dai
fattori psicologici e fisiologici del tiratore preso in esame, che però possono essere migliorati o
comunque tenuti al meglio del potenziale individuale con l'allenamento. La corda deve essere
lasciata andare quando si ottiene l'equilibrio delle tensioni e quando la coscienza del tiratore non
interviene più nel liberare la corda o nel comandare le dita; solo un corretto allenamento permette
l'acquisizione di questa automazione riflessa;
Occorre quindi:
c) costruire la propria immagine di rilascio (velocità di risposta agli stimoli, ideogramma motorio).
Il tempo di recupero o tempo di inattività apparente é importante nella continuità del gesto; non si
deve minimizzare l'importanza della sequenza di tiro; si tratta di un lavoro mentale del tiratore,
essenziale per progredire e migliorare. Il controllo dell'abilità fisica non é sufficiente per permettere
la ripetizione e l'uniformità del gesto. Per raggiungere una prestazione di buon livello é necessario
un notevole potere di concentrazione e questo potere si sviluppa in particolare nel tempo di
recupero tra una freccia e l'altra.
In quest'ultima fase della tecnica di tiro, il lasso di tempo riservato al recupero deve essere riempito
con una o due respirazioni leggere ma coscienti ed un rilassamento generale del corpo e dello
spirito.
Prima che un arciere possa aspirare ad un punteggio alto, dovrà aver acquisito un metodo di tiro,
abitualmente chiamato "sequenza" o "composizione": questa sequenza deve tenere conto di tutte le
azioni che si devono eseguire per tirare una freccia, azioni che devono succedersi secondo un ordine
preciso.
Per migliorare, ad ogni freccia da tirare, questa sequenza dovrà essere seguita senza nessuna
modifica.
Non possiamo certamente stabilire uno standard fisso di questa procedura, dato che a questa si
dovrà sovrapporre l'abilità o la capacità dell'arciere, che personalizzerà la sua "composizione".
Perché‚ le frecce raggiungano il centro del bersaglio, é necessario aver raggiunto una tale
automazione del gesto da poter realizzare la sequenza di tiro sempre nello stesso modo; dobbiamo
aggiungere che l'atteggiamento mentale deve essere lo stesso per ogni freccia.
E' difficile superare l'atteggiamento mentale di sentirsi obbligati a scoccare la freccia, unicamente
perché‚ la maggior parte della procedure preliminari sono state eseguite.
Più l'arciere é "bravo" più egli é capace di non eseguire quei tiri (rinunciare al tiro) che non siano
conformi in ogni punto al piano ideale di esecuzione che é prefissato.
La GESTUALITA' é una parte importantissima della composizione del tiratore, ai gesti che
compongono il tiro occorre prestare la massima attenzione. La possibilità di "vedere" tutto quello
che facciamo, é importante per creare una nostra "GESTUALITA'". Ad ogni freccia dobbiamo
mettere la massima attenzione ai più piccoli dettagli dei nostri gesti ed una volta trovati quelli che ci
"soddisfano" ripeterli senza cambiamenti. Siano essi gesti puramente tecnici come la presa della
corda con relativo posizionamento delle dita e del TAB rispetto alla cocca, sia che si tratti di
"GESTUALITA'" non prettamente tecnica come ad esempio il modo di prendere la freccia dalla
faretra e metterla sull'arco. Una "GESTUALITA'" personalizzata ed anche un poco "esasperata" é
estremamente importante per arrivare ad avere un ritmo di tiro costante infatti al variare del ritmo di
tiro si ha immediatamente una variazione della gestualità.
Questi due aspetti del tiro si influenzano direttamente, al variare dell'uno si avrà una variazione
dell'altro. Nella loro costanza e ripetizione é posto il segreto dei " grandi risultati".
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5) SCHEMA CORPOREO
E' attraverso l'assimilazione dello schema vissuto in modo corretto (sensazioni cinestetiche, visive,
auditive) che aumenterà la vostra efficacia. La vostra composizione non dovrà essere uno schema
rigido e inintelligente ma una forma malleabile e sensibile in grado di evolversi, sempre sotto la
vostra sorveglianza cosciente (destrezza specifica).
La sequenza é composta da una serie di piccole azioni, ognuna delle quali sarà destinata a preparare
il terreno per l'azione seguente; ogni freccia deve essere considerata come una sequenza separata di
fatti e mai collegata alle frecce già tirate o a quelle che seguiranno.
Il tiro di una freccia richiede una concentrazione totale: non si raggiunge un rendimento ottimale se
la mente si disperde verso difficoltà o necessità esterne alla sequenza.
Quando la mente sarà in grado di esercitare un controllo completo si potrà ottenere in modo
assolutamente uniforme la geometria della sequenza e con tempi di esecuzione molto brevi.
Procederete in seguito ripetendo punto per punto la procedura stabilita cercando di ripetere
attentamente ogni fase della vostra composizione.
Continuerete l'esercizio finché‚ riuscirete a passare da una fase all'altra automaticamente e senza
pause: la vostra esecuzione dovrà diventare regolare e continua (nel tempo e nello spazio).
Normalmente si inizia con un numero di controlli che compongono la sequenza di almeno 6/7, per
poi diminuirli a 2/3 sino ad arrivare al periodo di forma dove si ha soltanto un controllo di insieme
delle sensazioni di coordinazione che costituiscono la "mira dinamica".
La vostra mente sarà totalmente assorta nell'immagine della freccia da tirare, nell'azione e nel
controllo dell'esecuzione; ciò eviterà qualsiasi pensiero perturbatore. Mentre siete impegnati nello
sviluppo della sequenza di tiro, la vostra concentrazione é tale che i fenomeni esterni non vi
riguardano più. Il solo elemento in grado di creare una breccia in questo lavoro può essere il
fischietto dell'arbitro che dirige i tiri.
Ferruccio Berti - 11 -
VERSO IL CENTRO
LE QUALITA' DELL'ARCIERE:
In ogni disciplina sportiva per far realizzare all'atleta la miglior prestazione, è necessario analizzare
il potenziale fisico, tecnico, mentale e gli altri elementi utili. Quattro sono gli elementi che
definiscono le qualità di un arciere e su i quali lavorare:
1) BIOMECCANICO
2) FISIOLOGICO
3) PSICOLOGICO
4) SOCIOLOGICO
Ferruccio Berti - 12 -
1) I fattori biomeccanici sono:
a) La morfologia: essa comprende la taglia, il peso, la lunghezza dei segmenti, la loro forma; è
determinante per alcune discipline sportive ma non nel tiro con l'arco ove è soltanto un elemento
che determina la tecnica individuale;
b) I rapporti segmentari: ognuno ha la possibilità di utilizzare i segmenti peggio del proprio corpo
in vista di un rendimento ottimale;
a) Le qualità e le capacità neuro-muscolari: la massa dei muscoli e soprattutto la loro relazione con
il sistema nervoso che determina la risposta muscolare (caratterizzata dalla velocità, dalla
precisione, dalla capacità di resistenza);
b) Qualsiasi azione motoria è legata a un determinato dispendio di energia; questa è attinta nel
corpo, il quale, tramite l'allenamento possiede molti modi per ricostituirla e per svilupparla.
b) la stabilità emotiva
c) il potere di concentrazione
d) le motivazioni specifiche
e) la combattività
f) l'intelligenza
4) I fattori sociologici
L'elemento principale che interviene nel contesto sportivo é dato dall'ambiente sociale stesso; nei
casi migliori esso sarà stimolante, inibitore nel peggiore, neutro se gli elementi sociologici
dell'ambiente intervengono in minima parte. Il secondo elemento sociologico é dato dall'aspetto
relazionale e comunicativo dell'atleta con gli altri, ma anche dell'atleta con se stesso, con il suo
allenatore, con i componenti una eventuale squadra.
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GLI ELEMENTI DELLA PRESTAZIONE
Sono sei gli elementi principali che intervengono nella realizzazione della prestazione del tiratore:
1) Qualità fisiche
2) Tecnica
3) Materiale
4) Allenamento
5) Aspetto Mentale
6) Esperienza Competitiva
Il miglioramento stabile della prestazione sportiva, richiede un aumento bilanciato di tutti gli
elementi sopraelencati.
1) QUALITA' FISICHE:
- stabilità
- capacità motoria
a) fattori cinestetici che sono i sensori del movimento e della relazione tra corpo e ambiente.
Ricercando affinamenti sensitivo-motori, cinestetici, esecutivi, l'arciere deve essere in grado di
percepire molto sottilmente tutte le deformazioni della posizione e di costruire un gesto ripetitivo in
modo regolare. Bisogna dunque che il suo corpo lo informi sulla sua posizione (tale è il ruolo dei
ricettori cinestetici), ma bisogna ugualmente che la decisione di lasciare andare la freccia (dove
voluto e al momento voluto) sia controllata dal tiratore e che l'esecuzione del gesto sia il risultato di
un insieme di fatti che si susseguono secondo un ritmo preciso (automatismo del gesto motorio).
b) fattori sensitivi:
essendo uno sport asimmetrico, il tiro con l'arco richiede un lavoro di compensazione e soprattutto
di equilibrio a livello della colonna vertebrale e della muscolatura della schiena. Se una muscolatura
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sottoposta a lavoro asimmetrico non viene riequilibrata, il solo sforzo asimmetrico provoca delle
conseguenze negative in particolare ai suoi risultati in tempi lunghi.
2) LA TECNICA
E' il gesto esatto e regolare, evolutivo ed adattabile, costruito coscientemente. La tecnica viene
costruita progressivamente, attraverso un gesto cosciente che l'allievo esegue su richiesta
dell'istruttore. Il livello della "prestazione" del tiratore varierà con il livello delle sue capacità
tecniche. Il gesto tecnico verrà poco a poco interiorizzato, fino a diventare automatico, vale a dire
che il pensiero cosciente interverrà in minima parte. La progressione del gesto tecnico passa
attraverso le seguenti tappe:
- NEOFITA -- conoscenza-comprensione-imitazione
3) IL MATERIALE
Le esigenze della specialità ci impongono il rispetto di alcune leggi meccaniche: la lunghezza dei
flettenti, il diametro delle frecce, l'equilibratura dell'arco, ecc. Questi dati tecnici devono progredire
di pari passo con la tecnica del tiratore. Il materiale deve essere adattato allo spirito del tiratore: il
suo arco deve cioè piacergli. L'allenatore non deve insistere troppo né reprimere eccessivamente
eventuali cambiamenti in meglio che il tiratore vuole compiere. Quando é possibile é meglio
disporre della migliore attrezzatura, onde evitare al tiratore scappatoie psicologiche dovute a stati di
inferiorità presunti a causa dell'equipaggiamento.
4) L'ALLENAMENTO
Con questo termine ci riferiamo a tutto ciò che é la vita dell'atleta, non soltanto la quantità di tempo
dedicato all'allenamento, ma tutto quanto egli farà per migliorarsi, come tutti i fattori psicologici e
sociologici, vale a dire le sue motivazioni, il suo spirito d'analisi, il suo livello sociale, le sue
possibilità di comunicazione, L'allenamento richiede un'energia profonda e grandi sacrifici non
sempre ripagati dai risultati sperati. Soltanto un atleta perfettamente equilibrato come personalità
darà garanzia di un lungo periodo d'impegno. Perciò l'allenamento deve apportare soddisfazione,
rispondere ai bisogni dell'atleta; occorre avere chiari gli obiettivi da raggiungere per evitare di
squilibrare la psiche dell'atleta.
5) L'ASPETTO MENTALE
La difficoltà del tiro con l'arco non risiede nella realizzazione di un centro, ma nella continuità della
ripetizione. Ciò richiede un lavoro di concentrazione, di vigilanza e di attenzione molto elevato,
senza il quale l'arciere non sarà in grado di raggiungere una buona prestazione. Si possono mettere
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in evidenza tre fasi per raggiungere un buon equilibrio mentale e per arrivare a ripetere più volte
possibile lo stesso gesto:
- forza interiore o volontà per realizzare il meglio ad ogni freccia. Si può anche aggiungere che
debba esserci auto-gratificazione nella ricerca del gesto esatto. Il risultato del tiro sul bersaglio deve
rappresentare una specie di esplosione mentre comparabile allo "smash" della pallavolo, al goal del
football, alla schiacciata del tennis tavolo. Questo lavoro mentale può essere migliorato con
numerose tecniche:
- attraverso la tecnica raggiunta con la costruzione attenta e cosciente del proprio gesto
(visualizzazione del gesto) e con un lavoro di ricerca che porti ad un aumento della volontà di fare
bene.
6) L'ESPERIENZA COMPETITIVA
Quest'ultimo elemento é dato dal vissuto reale dell'attività svolta; il suo livello dipenderà dal livello
della situazione reale vissuta che può essere data da un campionato regionale, nazionale, europeo,
mondiale. L'elemento esperienza é estremamente importante nell'atleta ad alto livello, perché é
questo che spesso determina delle differenze decisive sui risultati di una gara. E' fondamentale che
ogni atleta che si accinga a nuove esperienze sia cosciente dell'assoluta normalità di una eventuale
alterazione del suo stato emotivo. Conoscendo in anticipo quanto gli accadrà egli potrà contenere le
diminuzioni di prestazione che normalmente si hanno. Nell'ambito di una squadra é importante, per
i nuovi, che i più esperti non mitizzino, situazioni e avversari a loro sconosciute.
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ALLENIAMOCI AL MEGLIO
Queste note, non sono rivolte ai campioni, (i quali debbono programmare il lavoro come descritto in
precedenza) anche se interessano anche loro, ma a tutti quei tiratori che pur se divorati da grande
passione, hanno nella realtà del quotidiano, dei limiti di tempo da poter dedicare all'arco.
Nasce da questa realtà della maggioranza di tutti la necessità di sfruttare al meglio quel tempo che
avaramente il lavoro ci lascia per la nostra passione.
Contrariamente a quanto si crede il miglioramento dei punteggi, non é legato solo alla quantità di
allenamento svolto (frecce tirate), ma molto di più dal come é svolto (come vengono tirate).
La premessa per poter svolgere l'allenamento che segue é che l'arciere non abbia grandi carenze per
quanto riguarda:
1) la resistenza fisica generale, cioè sia in grado di terminare una gara senza avere una particolare
stanchezza nelle gambe, oppure che l'emozione della gara non porti le sue pulsazioni ad un livello
tale da impedirgli di riuscire a ragionare e tirare.
2) la resistenza fisica specifica, cioè sia in grado di tirare il numero di frecce della gara, con un arco
adeguato alle necessità della gara stessa.
Qualora da una analisi del proprio stato si riscontri una carenza in uno dei fattori sopracitati, occorre
prima di tutto sopperire alla carenza, che per i punti 1 e 2 può consistere semplicemente
nell'iscriversi (e frequentare, mi raccomando) ad una palestra dove si pratica della ginnastica a
corpo libero, (non sempre é strettamente indispensabile utilizzare dei pesi), per quanto riguarda
invece il punto 3 se vi sono grandi carenze tecniche occorre tirare sotto la guida di un istruttore, per
il punto 4 occorre "semplicemente" mettere mano al portafogli ed acquistare il meglio che il
mercato offre, facendo successivamente dei semplici aggiustamenti per quanto riguarda la potenza
dell'arco in base alle migliorate capacità di gestirla.
Qualora queste premesse ci siano tutte per far rendere al massimo il nostro allenamento, dobbiamo
dimenticare di andare al campo solo per divertirci e fare quattro chiacchiere con gli amici, il nostro
interlocutore principale sarà un paglione senza visuale a pochi metri da noi sul quale riverseremo
una grande quantità di frecce in un tempo molto ridotto, dato che saremo da soli o al massimo in
due ad utilizzarlo.
Questo oltre a permetterci di svolgere gli esercizi da fare ci libererà al condizionamento dei ritmi
esasperatamente lunghi degli altri arcieri, in quanto é bene ricordare che qualsiasi teoria
dell'allenamento, per quanto riguarda la parte tecnica, ha come primo comma "TIRARE"
"TIRARE" "TIRARE" e dato che il nostro nemico é il tempo questa vicinanza con il paglione, ci
consente di sconfiggerlo.
L'allenamento che vi propongo parte dal presupposto scientifico che una volta che si é in possesso
di una buona tecnica per acquisire ulteriori miglioramenti, il modo più opportuno non é quello di
ripetere più volte possibile, cercando di fare meglio possibile, lo stesso gesto, questo é soltanto il
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lavoro di "rifinitura" che deve essere fatto in grande quantità nel periodo che precede le gare, il
lavoro che apporta invece grandi miglioramenti alle capacità di comprensione della propria tecnica
e che aumenta la padronanza della sua gestione nelle condizioni difficili della gara, é un lavoro
basato su degli esercizi di tiro.
Gli esercizi di tiro hanno diverse finalità, alcuni tendono prevalentemente a dare un miglior
controllo dell'attrezzo e della tecnica di tiro, altri sono finalizzati a renderci sensibili ed in grado di
percepire le variazioni della nostra tecnica, altri ci permettono di scoprire cosa é meglio per noi,
cioè ciò che riusciamo più facilmente a ripetere, e di acquisirlo come miglioramento della nostra
tecnica.
Alla fine di ogni distanza occorre tirare in modo normale per riacquistare sicurezza e per inserire le
nuove sensazioni nel nostro schema tecnico, senza forzature, ma soltanto lasciando che questo
avvenga.
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COME PREPARARE IL CORPO AL TIRO
Il tiro con l'arco richiede un movimento ripetitivo, che deve vincere una considerevole resistenza. In
altre parole, i muscoli della schiena e delle braccia si contraggono ad ogni movimento per tirare
indietro la corda fino alla posizione di ancoraggio e per tenervela ben ferma. Poiché questi muscoli
lavorano per vincere una resistenza, vengono continuamente rafforzati, ma non distesi, e tendono a
contrarsi nei movimenti necessari per tirare, trattenere e rilasciare la corda dell'arco. Mentre, i
gruppi muscolari opposti vengono rilassati per il tiro, e perciò non si rafforzano mai. Con mesi di
tiri ripetuti, i muscoli preposti al tiro con l'arco si accorciano e si rafforzano, mentre le rispettive
controparti si allungano e si allentano. Mediante un lavoro regolare mirante a distendere la parte
superiore del corpo, delle spalle, e delle braccia e rafforzando la muscolatura, si bilanciano tali
tendenze negative.
Per di più, alcuni tiratori principianti possiedono già dei muscoli rigidi e non flessibili a causa della
cattiva posizione o della mancanza di allenamento all'elasticità. A causa di questa rigidità, il tiratore
principiante ha delle difficoltà ad ottenere il giusto allineamento del corpo e degli arti nel
movimento necessario al tiro della freccia. Un programma di distensione e di rafforzamento
consente dunque al tiratore con l'arco di ottenere un migliore allineamento del corpo nel tiro e di
farlo con maggiore agevolezza.
Questi esercizi di rilassamento che seguono vi aiutano sia prima dell'allenamento, che durante la
gara. E se eseguiti spesso, a lungo andare migliorano l'elasticità e la forza per il tiro.
RISCALDAMENTO
Eseguire 1 o 2 minuti di attività fisica vigorosa, prima degli esercizi di allungamento. Ciò consente
di riscaldare i muscoli e riduce la possibilità di lesioni durante gli esercizi di allungamento. Si
raccomanda di eseguire una serie di salti elastici, poiché sono vigorosi, lo spazio richiesto é ridotto
e coinvolgono nel movimento l'articolazione della spalla. Si possono sostituire con il salto alla
corda, col jogging o con altri esercizi fisici vigorosi.
Salti elastici
Dalla posizione eretta con le braccia lungo i fianchi, saltare, lasciando oscillare le braccia
lateralmente fin sopra la testa e contemporaneamente aprire e chiudere le gambe. Tenere diritti i
gomiti, per cui quando le mani si toccano sulla testa, le braccia hanno compiuto un movimento
molto ampio a livello delle spalle. Saltare ritornando nella posizione eretta, lasciando oscillare le
braccia fino ai fianchi. Eseguire di seguito questi salti elastici sino a che i vostri battiti non
raggiungono i 120-140 al minuto dopo di che passare agli esercizi di allungamento.
Esercizi di allungamento
Quando si esegue un esercizio per acquisire elasticità, allungarsi lentamente senza balzi fino a
raggiungere la posizione desiderata. Mantenere ogni posizione in distensione contando fino a 10,
prima di ritornare alla posizione iniziale. Respirare normalmente. Se il tempo lo consente, ripetere
diverse volte ogni esercizio per l'elasticità.
Ferruccio Berti - 19 -
L'abbraccio
Incrociare le braccia di fronte al torace ed appoggiare le mani sulle spalle. Lentamente allungare le
mani attorno alle spalle, cercando di arrivare quanto più possibile al centro della schiena. Tenere la
posizione iniziale. L'abbraccio consente di distendere i muscoli della schiena.
Ruotare lentamente le braccia con i gomiti diritti, compiendo dei cerchi più ampi possibile.
Esercitare entrambe le braccia, sia una sola per volta che contemporaneamente. Compiere 10
rivoluzioni in avanti e 10 all'indietro. I cerchi con le braccia consentono di distendere i muscoli
delle spalle.
Assumere la posizione eretta. Incrociare le dita con le palme in fuori. Adesso allungare le braccia
diritte sopra la testa, cercando di mantenere incrociate le dita e le palme rivolte verso l'esterno.
Tenere la posizione contando fino a 10 e ritornare alla posizione iniziale. Questo esercizio consente
di sciogliere la parte superiore del braccio ed i muscoli del torace che tirano le braccia in basso
verso il fianco.
In posizione eretta, incrociare le dita e congiungere il palmo, passando con il braccio dietro la
schiena. Piegare i gomiti per spostare le mani verso il braccio destro, poi verso il sinistro e contro il
tronco. Gradualmente, abbassare le spalle e le scapole insieme. Tenere la posizione contando fino a
10, quindi spostarsi sul lato sinistro. Tenere la posizione contando fino a 10 e ritornare alla
posizione iniziale. La presa della mano consente di distendere i muscoli del torace.
Dalla posizione eretta, piegare il braccio destro dietro la schiena ed appoggiare il dorso della mano
destra sulla colonna vertebrale. Tenere abbassata la spalla. Allungare il braccio sinistro verso l'alto,
piegarlo al gomito e tentare di toccare la mano destra o anche di afferrare le dita della mano destra.
Tenere diritta la colonna vertebrale per tutta la durata dell'esercizio. Tenere la posizione contando
fino a 10, quindi invertire le braccia e tenerle in questa posizione contando ancora fino a 10. Se non
si riesce inizialmente a toccare le mani, tentare di allungare il braccio quanto é possibile, finché non
si sviluppa l'elasticità necessaria per farlo. Questo esercizio consente di sciogliere i muscoli del
torace quelli della spalla e dell'avambraccio.
Incrociare le dita, a palme unite, in posizione eretta. Eseguire una torsione delle spalle e del tronco
spingendosi più a destra possibile. Tenere la posizione contando fino a 10, quindi eseguire la
torsione verso sinistra. Questo esercizio consente di allungare i muscoli del tronco.
Inclinare la testa quanto più é possibile verso destra. Allungare il collo verso sinistra, mantenere la
posizione e quindi ritornare in posizione normale.
Ferruccio Berti - 20 -
Mantenendo il mento verso l'interno, far scivolare la testa in avanti e mantenere la posizione.
Accertarsi che il mento rimanga in posizione orizzontale; evitare di far ruotare la testa all'indietro
dalla posizione laterale o di inclinare la testa all'indietro.
Questo esercizio consente di sciogliere i muscoli del collo e della parte superiore del torace.
Per tirare con l'arco in maniera corretta occorre molta forza, in special modo per mantenere
eccellenti condizioni di forma dopo un gran numero di tiri. Gli arcieri deboli hanno un notevole calo
di forma quando si stancano, per cui anche la precisione scade. Molti di essi scoprono che le braccia
e le spalle sono le parti più deboli. Se questo vale anche per voi, sarebbe il caso di migliorare la
forza nella parte superiore del corpo, onde influire positivamente sulle prestazioni di tiro. Il sistema
più valido per aumentare la forza muscolare é quello di adottare un programma di esercizi che
aumentino progressivamente la resistenza. Dovete fare attività di preparazione fisica in una palestra
con un istruttore, se la vostra carenza è notevole, oppure può essere sufficiente per mantenere alta la
vostra forza eseguire gli esercizi seguenti.
Qui di seguito, trovate degli esercizi da eseguire con un pezzo di elastico, che vi fornisce una
resistenza adeguata. L'uso frequente e regolare di questi esercizi può contribuire a rafforzare le parti
superiori del corpo. L'elastico é facile da usare. Dovete eseguire questi esercizi prima di ogni
allenamento, tra una serie e l'altra se ne sentite la necessità, ed ogni volta che potete.
Afferrare l'estremità dell'elastico con ciascuna mano. Mantenendo i gomiti diritti, sollevare
lateralmente le braccia a livello delle spalle. Allungare le braccia all'indietro comprimendo le
scapole e facendo tendere l'elastico sul torace. Allungate le braccia in avanti e ripetere l'esercizio di
trazione 4 o più volte. Questo esercizio consente di rafforzare lo stesso muscolo che viene utilizzato
per tirare la corda dell'arco.
Afferrare una estremità dell'elastico con ciascuna mano, come sopra, quindi far oscillare l'elastico
sulla testa e dietro la schiena. Mantenere le braccia diritte fuori dai fianchi a livello delle spalle e
farle oscillare in avanti, mentre l'elastico viene stirato attraverso la schiena. Rilasciare le braccia
all'indietro e ripetere l'esercizio di trazione per un totale di 5 ripetizioni. L'esercizio di trazione del
torace consente di rafforzare i muscoli che si oppongono ai muscoli impegnati nel tiro con l'arco.
I movimenti previsti negli esercizi di trazione che seguono sono eseguiti sul piano frontale, cioè
quel piano immaginario che dividerebbe il corpo in due, la parte anteriore e la parte posteriore.
Afferrare una estremità dell'elastico con ciascuna mano e sollevare le braccia diritte sopra la testa.
Stabilizzare il braccio sinistro verso il fianco. Forse occorrerà piegare la testa in avanti. Riportare il
braccio destro quasi a livello delle spalle, stabilizzarlo e tirare in senso circolare e verso il basso il
braccio sinistro. Ripetere l'esercizio 4 volte dall'inizio e quindi invertire le braccia. Questi esercizi
di trazione consentono di rafforzare i muscoli che sollevano ed abbassano le braccia alle spalle, sul
piano frontale.
Ferruccio Berti - 21 -
PROGRAMMA D'ALLENAMENTO
Dopo aver fissato, come detto prima, gli obbiettivi della stagione, devi stabilire uno schema
secondo i mesi dell'anno per organizzare la tua progressione.
Questo periodo ha una durata di circa un mese ed é dedicato al riposo psichico, ad attività fisiche
aspecifiche ed ai controlli medici. Alla fine della stagione agonistica, che in Italia é ottobre, é
necessario interrompere l'allenamento di tiro e rivolgere la propria attenzione alla soluzione di
eventuali problemi per i quali non si é avuto sufficiente tempo durante l'anno. E' il momento di
rivolgersi al medico per un controllo generale e per attuare le eventuali terapie necessarie. Ad
esempio per curare un fegato trascurato o un inizio di periartrite, il tutto per prepararsi ad un nuovo
periodo di lavoro con il fisico al meglio e quindi in grado di affrontare gli impegni più gravosi a cui
lo sottoporremo. In questo periodo si può fare del moto dando libero sfogo all'eventuale desiderio di
fare altre cose oltre che tirare, come ad esempio del windsurf, del pattinaggio, del nuoto, della danza
e quanto altro vi aggrada. Questo periodo ha una grande importanza sul piano psicologico ed é
preposto alla distensione ed alla distrazione dai problemi relativi alla pratica del tiro con l'arco.
Quindi cerca di allontanarti da questi dedicandoti più possibile ad altri hobby.
2) Periodo invernale
In questo periodo metterai in discussione con te stesso o con il tuo tecnico i tuoi punti deboli, in
base ai risultati della passata stagione o, più in generale, in base ai tuoi trascorsi arcieristici.
Il lavoro in questo periodo sarà orientato prevalentemente al miglioramento del potenziale fisico, ai
cambiamenti da apportare e, se necessario, alla tecnica di tiro ed al materiale.
Concentra la tua attenzione su tre punti base, vale a dire: la preparazione fisica generale e specifica,
la tecnica di tiro, ed il materiale.
Prima di procedere alla stesura del programma inerente la preparazione invernale occorre eseguire
dei test preventivi per avere un punto di partenza ed un termine di riferimento per verificare i
miglioramenti apportati dall'allenamento.
2) Test con i pesi, sollevamenti alla panca e sollevamenti con le gambe massimali).
1) Trazione dell'arco e misurazione del tempo di tenuta, traguardando l'occhio del tiratore attraverso
la diottra del mirino o un altro punto di riferimento;
Ferruccio Berti - 22 -
2) Trazione dell'arco e mantenimento dell'allungo con il clicker, senza cedimenti.
*TEST DI EQUILIBRIO
1) Test motivazionali;
Non cito volutamente altri mezzi di valutazione in quanto non facilmente disponibili per tutti.
IL MATERIALE: gli eventuali cambiamenti di attrezzatura che hai deciso di apportare vanno
attuati in questo periodo, in modo da avere tutto il tempo necessario per assimilarli.
Allo scopo di ottenere un miglioramento degli scambi gassosi del sistema circolatorio e respiratorio
dovrai praticare il footing o il ciclismo o lo sci di fondo.
Va attuata con un lavoro muscolare e sulla elasticità con allenamento generale, stretching, nuoto,
cercando di ottenere una maggiore resistenza e forza muscolare con la massima elasticità ed
ampiezza articolare.
La tecnica di tiro
Devi svolgere una analisi approfondita ed accurata del gesto e delle eventuali possibilità di
apportare dei miglioramenti. Tieni conto che i grandi miglioramenti del gesto avvengono sulla base
di lavori aspecifici quindi in questo periodo devi lavorare simulando errori e situazioni anomale. E'
importante che cerchi di capire e sentire ogni elemento della tecnica e sentire i cambiamenti
risultanti da una diversa posizione dei piedi o dalla diversa disposizione delle dita sulla corda. Tutto
questo lavoro analitico, unito ad un lavoro aspecifico di errori simulati volontariamente ed al lavoro
su sequenze con ritmi varianti prestabiliti, ad esercizi di equilibrio con l'attrezzo, ti permetterà di
sbloccare eventuali fossilizzazioni e di accrescere la padronanza del gesto e dell'attrezzo
Ferruccio Berti - 23 -
3) Periodo pre-competitivo
E' il momento del rafforzamento e del consolidamento delle acquisizioni del periodo precedente,
attraverso un lavoro più tecnico, orientato in direzione di un risultato. L'allenamento dovrà essere
regolare; seguirai dunque attentamente il tuo piano di progressione con la finalità di raggiungere un
buon grado di automatizzazione del gesto.
Devi continuare le sedute di preparazione fisica, portandole a circa un 20% del tuo allenamento a
sostegno della tecnica e della concentrazione psichica. In questo periodo sono due i fattori più
importanti: quello mentale e quello tecnico.
La sequenza di tiro é composta di due parti: quella esteriore (il gesto) e quella interiore (l'attività
mentale); otterrai una sequenza precisa usando tutte le tue sensazioni cinestesiche. la tua visione, il
tuo udito, cioè tutti i sensi che concorrono ad un buon tiro. Allenandoti devi arrivare a sapere cosa
pensi mentre tendi l'arco, cosa vedi, come ti senti; queste sensazioni debbono crescere
parallelamente alla tua tecnica e, prima di proseguire con l'allenamento del gesto tecnico, devi
sentire ed attuare "le tue sensazioni" in modo cosciente. Devi fare la stessa cosa sia "fisicamente"
che "mentalmente", ad ogni freccia, per riuscire a realizzare effettivamente lo stesso gesto.
E' attraverso un lavoro mentale ed un allenamento regolare ed analitico in questo periodo che il
tiratore riesce a raggiungere l'automatizzazione della parte tecnica del gesto (parte fisica) e le
sensazioni piacevoli di un buon gesto (parte mentale).
Il lavoro di visualizzazione del proprio gesto, eseguito prima di tirare ogni freccia e ripetuto ad ogni
freccia tirata, porterà lentamente alla automatizzazione "cosciente" della tecnica di tiro.
AUTOMATISMO: l'automatizzazione del gesto tecnico si può ottenere principalmente in due modi:
o tirando un altissimo numero di frecce, ripetendo quindi quanto più possibile il gesto senza troppi
pensieri ed analisi oppure tramite la visione e l'autoanalisi continua e costante di una sequenza di
tiro prefissata. Questo lavoro di analisi continua di ogni tiro tramite la sua visualizzazione deve
essere fatto dopo il periodo "invernale", cioè dopo che sono state apportate le variazioni alla tecnica
dovute a precise scelte oppure semplicemente alle modificazioni naturali conseguenti il lavoro di
potenziamento ed al miglioramento della mobilità articolare.
Il numero degli elementi della sequenza da visualizzare che all'inizio del periodo pre-competitivo
potranno essere 6/8 scenderanno a 2/3 alla fine dello stesso periodo; questo favorirà l'insorgere di
un ritmo di tiro veloce e costante. L'esecuzione ottimale si avrà quando l'atleta arrivando al periodo
"competitivo", avendo automatizzato il gesto tecnico, sarà in grado di impegnare la mente in
controlli di insieme e sulle "sensazioni" di contatto e di equilibrio muscolare, che sono quelli
determinanti al fine di un buon tiro.
Ferruccio Berti - 24 -
4) Il periodo competitivo
E' improntato alla ricerca, in ogni seduta di allenamento, di una condizione che sia il più vicina
possibile alla situazione reale di competizione. Le gare in questo periodo saranno affrontate tutte
come fossero l'ultima cosa da fare nella vita. Non é più possibile confondere la gara con
l'allenamento e tantomeno parlare di "gare di allenamento".
Devi evitare di essere troppo analitico ed amante dei numeri, non fare delle medie già dalle prime
voleé per sapere a quanto finirai la distanza, a quanto le lunghe distanze, a quanto il FITA, ecc. ecc.
L'unico obiettivo che devi porti é quello di tirare meglio possibile ogni singola freccia. Ogni tiro
deve essere preparato con la ricerca della massima concentrazione sulle sensazioni, devi essere
distaccato dall'impatto della freccia sul bersaglio, dal risultato della voleé, dal risultato finale. Devi
renderti conto coscientemente che per ottenere un buon risultato totale devi fare delle buone
distanze e per fare delle buone distanze devi fare delle buone volée e per fare delle buone volée devi
tirare bene ogni freccia per se stessa come se fosse l'unica. Anche per quanto riguarda il risultato di
squadra, la cosa migliore che puoi fare é preoccuparti esclusivamente del tuo risultato; cercando di
ottenere il massimo da ogni freccia farai meglio per te e darai il maggior contributo agli altri. Il tiro
con l'arco é già sufficientemente impegnativo di per sé che non é proprio necessario aggiungere
ulteriori problemi. Questo concetto non deve essere frainteso con lo spirito di squadra che deve
essere molto sentito e che si deve manifestare nell'aiuto che si può dare agli altri componenti della
squadra, a condizione che venga espressamente richiesto.
Durante la gara non cercate assolutamente una colpevolizzazione od una scusante (vento, pioggia,
freddo, un piccolo incidente tecnico) per un risultato che senti sfuggirti: le condizioni sono uguali
per tutti: per vincere devi lottare con tutte le tue forze. Non ci sono vittorie senza difficoltà da
superare e la forza per superare le difficoltà devi trovarla dentro di te, facendo leva sulla fiducia
nell'allenamento fatto, sulla capacità di capire le reali cause di un allenamento sulla concentrazione
e sulla volontà di porre l'attenzione sul da fare per ogni freccia; sii cosciente delle tue possibilità e
non chiedere a te stesso più di quanto sei in grado di fare in base alla tua esperienza, preparazione,
condizione psico/fisica del momento. Ricorda però che nel tiro con l'arco, come in tutte le discipline
di destrezza e di concentrazione, la forza di volontà può più di quanto si possa immaginare.
Ferruccio Berti - 25 -
LA PROGRESSIONE DELL'ALLENAMENTO
CONSIDERAZIONI GENERALI
Ho preso in esame per maggior semplicità un solo periodo di gare importanti nell'arco dell'anno;
nulla ti impedisce, se necessario, di dividere l'anno in due periodi, con due obbiettivi importanti da
perseguire; bisogna però tenere conto che occorrono almeno quattro mesi per impostare una
preparazione tecnicamente valida.
L'espressione "in progressione" vuole esprimere il concetto che l'allenamento per essere valido,
deve in ogni caso essere progressivo, cioè in crescendo, sia per quanto riguarda l'entità che la
qualità del lavoro ed anche in crescendo e variato rispetto a quello dell'anno precedente.
Fermo restando che, pur potendosi diminuire od aumentare il lavoro di tiro (specifico o aspecifico)
secondo i periodi dell'anno, non può essere sostituito completamente da altre forme di preparazione,
ma da queste soltanto coadiuvato.
E' quindi indispensabile, per tiratori evoluti ed impegnati agonisticamente, arrivare il più presto
possibile ad un programma di lavoro personalizzato tenendo conto degli elementi informativi che
seguono.
Ferruccio Berti - 26 -
Elementi informativi per la stesura di un programma in progressione
Prima di affrontare l'allenamento propriamente detto é necessario procedere ad un esame sia delle
proprie motivazioni che delle possibilità reali di impegno in relazione ad un calendario delle
competizioni da affrontare;
Occorre quindi:
2) - PERIODO INVERNALE
3) - PERIODO PRE/COMPETITIVO
4) - PERIODO DI COMPETIZIONE
Fissare una progressione nel lavoro, stabilendo delle tappe per verifiche del lavoro svolto ed altre
per messe a punto.
Una volta ottenuti e registrati i dati di partenza, occorre tener conto, nella stesura del programma,
della "Teoria della Supercompensazione" cioè del fatto che l'allenamento, per essere efficace, deve
essere impostato con carichi e scarichi che, in crescendo continuo nel periodo invernale (con
prevalenza dei carichi rispetto agli scarichi: 3 x 1 o 2 x 1), decrescono nel periodo pre-gare ed
arrivando al periodo delle gare con un lavoro stabile con consistenti sedute di richiamo.
Il concetto di scarico riguarda sia le settimane di lavoro (1 su 2 o 3), sia il lavoro durante la
settimana (in relazione alla specificità della disciplina che porta facilmente ad insinuare la sfiducia
nel tiratore in conseguenza alla diminuzione della capacità di controllo fine del gesto tecnico.
SCARICO PRE-GARA Nella stesura del programma é necessario far coincidere le settimane di
scarico con quelle che precedono una gara importante. In questa settimana, qualora gli allenamenti
siano almeno quattro, il primo deve essere di richiamo, con un numero di frecce non altissimo ma
con l'esecuzione molto rapida (es. 6 frecce in 2 min.).
Fissare le possibilità di lavoro, distinguendo tra: lavoro fisico, lavoro psicologico, lavoro tecnico
specifico e lavoro tecnico competitivo.
Ferruccio Berti - 27 -
Esaminare i punti da sviluppare, procedendo ad una analisi che metta in evidenza i punti principali
dell'allenamento e cioè aumento della stabilità generale e specifica, aumento della dinamica di
movimento, aumento della forza ripetitiva, miglioramento della concentrazione, dell'attenzione,
della vigilanza, della motivazione, ricerca della soddisfazione nell'eseguire bene il gesto, sviluppo
del lavoro dell'inconscio.
Gli elementi che bisogna conoscere prima di iniziare a stendere un programma sono: i risultati dei
test (vedi in seguito), la valutazione della "situazione tecnica" dell'arciere, gli impegni importanti a
cui finalizzare il programma e la disponibilità massima di tempo da parte dell'atleta. Quest'ultimo
dato é determinante poiché‚ da questo si parte per decrescere sino al momento di inizio del
programma (vedi schemi).
4) distanze di tiro;
5) situazioni di tiro;
1) Il numero di frecce é una variabile che deve rispondere alla "teoria della supercompensazione"
che vuole che la miglior resa dell'allenamento si ha quando ad una serie di allenamenti di una
quantità X si fa seguire un allenamento di una quantità X:2, per poi riprendere con allenamenti di
X+ 1 e così di seguito, per poi invertire il rapporto nel periodo pre-gare.
2) Numero di frecce per serie. Anche il numero di frecce da tirare in sequenza per unità di tempo
deve rispondere alla "teoria della supercompensazione". Quindi se si hanno 3 allenamenti di 6
frecce in 4 minuti, deve seguire 1 allenamento di 3 frecce in 2,5 minuti, per poi ripartire con 3
allenamenti di 8 frecce in 3,50' e così via, per invertire poi tutto nel periodo pre-gare.
3) Potenza dell'arco. Anche l'arco con cui ci si allena é bene che faccia parte delle variabili, anche
se ciò comporta alcune difficoltà. Si può quantificare la potenza riferendola a periodi di 1 mese: un
mese con 40" con scarichi da 35", poi un mese con 42' con scarichi da 37' ecc.
Ferruccio Berti - 28 -
4) Distanza di tiro. Nel periodo invernale l'allenamento deve essere praticato prevalentemente da
vicino (3-5 mt.) per vari motivi tra cui, non ultimo, la possibilità di tirare un alto numero di frecce:
nel periodo pre-gare é bene variare le distanze per avere un decondizionamento globale; nel periodo
di gare é necessario tirare a tutte le distanze con serie complete e controllate: in questo caso occorre
riprodurre il più possibile le condizioni reali della gara.
5) Situazioni di tiro. Debbono essere il più possibile variate nel periodo invernale, con l'inserimento
di difficoltà e forzature anomale che devono divenire più vicine alla realtà nel periodo pre-gare ed
essere normali nel periodo di mantenimento/gare.
a) situazioni varie, tirare con equilibri instabili, da posizioni non allineate con i bersagli, dall'alto in
basso ecc.
b) situazioni più vicine alla realtà, con pioggia e vento (occorre andare a tirare quando piove e tira
vento), quando é caldissimo o freddissimo.
c) nei giorni precedenti gli impegni importanti sono da evitare situazioni difficili di tiro quali: vento
forte, pioggia ecc.
6) Numero degli allenamenti. Qualora possibile, in crescendo durante il periodo invernale (4/6) per
poi decrescere e stabilizzarsi nel periodo pre-gare e di forma.
Le sedute di allenamento:
Dopo la stesura del programma annuale, mensile e settimanale, devi riportarli su un quadro
personale ove annoterai gli esercizi da fare, il tempo previsto per l'esecuzione, le tue successive
osservazioni e variazioni. Avrai tre tipi di sedute di base:
*Seduta strettamente fisica, che avrà lo scopo di migliorare le tue qualità fisiche di base, quali la
resistenza e l'equilibrio, una migliore presa di coscienza del tuo corpo, un rafforzamento muscolare
ed articolare, con il risultato di una maggior fiducia in te stesso e della tua capacità di controllare la
struttura scheletrico/muscolare.
*Seduta classica di tecnica, durante la quale devi svolgere un lavoro specifico e aspecifico rivolto
alla composizione personale del tiro. Generalmente inizia con il riscaldamento e prosegue facendo
esercizi di tiro da vicino (vedi: 24 esercizi) con lo scopo di ottenere un movimento globale non
condizionato dalla mira, e continua con un lavoro specifico di analisi del gesto e dei suoi punti
deboli su cui lavorare nella parte finale dell'allenamento con l'ausilio di un tecnico o di uno
specchio in cui osservarti mentre tiri (Vedi disegno).
*Seduta di tipo specifico, durante la quale lavorerai in una situazione di gara simulata, con tutti gli
elementi della competizione quali: i tempi di tiro, la sequenza delle distanze, ecc. Durante questo
tipo di sedute e nel periodo di competizione, dovrai raggiungere i migliori risultati con il massimo
della concentrazione.
Ferruccio Berti - 29 -
PARAMETRI DI VALUTAZIONE DELLE CAPACITA' AGONISTICHE NEL
TIRO CON L'ARCO AD ALTO LIVELLO
Il tiro con l'arco può essere praticato in molteplici modi, tiro a distanza, tiro in velocità, tiro di
precisione ecc.
Nel caso in cui queste prestazioni di tiro non prevedano una competizione, gli elementi che vanno a
comporre la buona riuscita del gesto tecnico, cioè lasciare andare la corda senza alterare il
precedente equilibrio raggiunto, sono internazionalmente noti e comuni alla maggioranza delle "pur
diverse" scuole di tiro, in quanto rispondono a leggi fisiche, antropometriche, a processi neurologici
ecc.; comuni a tutti.
Nel momento in cui tirare una freccia diventa un gesto agonistico, le qualità richieste, vengono a
essere turbate e modificate profondamente dagli atteggiamenti mentali e dalle capacità intellettive di
adattamento alla competizione del singolo atleta come conseguenza della diversa formazione
sportivo/culturale ricevuta.
L'atteggiamento mentale con cui affronterà una competizione un ragazzo cresciuto in una nazione
ove esiste una cultura diffusa che privilegia l'arrivismo ed il business, sarà diverso da quello del
coetaneo cresciuto in una cultura più rivolta ai valori contemplativi e spirituali.
L'esecuzione del gesto tecnico, in attività non competitive, (ludiche) qualsiasi sia il tipo di tiro
(velocità, precisione, ecc.) richiede prevalentemente l'uso di energia fisica, la quale é strettamente
legata a:
1 - Misure antropometriche
2 - Età
4 - Stato di salute
5 - Allenamento specifico
Il mantenimento del gesto tecnico in gara, per un arciere di alto livello richiede prevalentemente
l'utilizzo di energia mentale che é strettamente legata a:
2 - Stato di salute
3 - Allenamento specifico
Ferruccio Berti - 30 -
5 - Vissuto agonistico precedente (esperienza)
La prima cosa che si evidenzia nei due elenchi riportati, é che tra la pratica ludica o allenamento, e
le doti richieste per la competizione, sono spariti come elementi determinanti sia le misure
antropometriche che l'età, a favore di vissuto agonistico e capacità di canalizzare energia.
Sono rimaste in comune tutte quelle doti che influenzano direttamente sia il gesto tecnico che la
prestazione agonistica, e che sono la base su cui deve poggiare la crescita dell'agonista, la
preparazione fisica generale, stato di salute, allenamento specifico, padronanza del gesto tecnico.
Giova a scanso di equivoci, ricordare che per prestazione agonistica si intende non di certo il
punteggio realizzato, ma la posizione di classifica raggiunta.
E' esperienza comune a tutti ed inconfutabile che le misure antropometriche e l'età, sono certamente
doti favorenti sia l'acquisizione del gesto tecnico che il miglioramento delle doti fisiche, ma
purtroppo queste qualità non sono sufficienti per fare di un tiratore un campione vincente.
E' ovvio che quando si riscontrano nello stesso individuo le giuste doti fisiche, mentali, la giovane
età, una buona esperienza, e doti intellettive di "vincente" il cerchio si chiude ed avremo il
"campione". La pratica ci dimostra che, se delle doti possono venire meno, o essere meno esaltate in
un campione, queste possono essere quelle predominanti la sfera fisica "misure antropometriche ed
età" e mai quelle della sfera mentale "vissuto agonistico e capacità di canalizzare energia".
Il tiro con l'arco come regolamento della FITA, prevede una serie di gare tra cui, Tiro di campagna,
FITA, Indoor, Olympic round.
Per queste gare la tecnica di tiro é in linea di massima comune e costante, é però variabile, per il
modo in cui si sviluppa la gara, l'impegno psichico richiesto per ottenere e mantenere buone
posizioni in classifica.
Il tiro di campagna, raramente viene a creare per il tiratore una condizione di stress da classifica,
inoltre lo stesso ambiente naturale ed il ritmo variato della gara tendono a smorzare stati d'animo
tendenti alla sovreccitazione.
Soltanto nel caso in cui, come d'altronde sarebbe più opportuno e corretto, i concorrenti fossero
raggruppati in base ai valori di qualificazione, per il primo giorno, ed in ordine di classifica per il
secondo giorno di gara, e ovviamente divisi per classi, in questo caso dicevamo, anche il tiro di
campagna diverrebbe più impegnativo sul piano psichico, venendo ad aggiungersi la conoscenza dei
punteggi dei propri avversari, come avviene nelle finali con scontri diretti.
Questo é già in parte in atto nelle grandi gare internazionali e sta riducendo il margine di spazio che
si era creato per quei tiratori che pur molto bravi tecnicamente soffrivano il FITA, ed avevano
trovato nel field una maggiore valorizzazione.
La gara FITA é ad alto contenuto di stress, in relazione alla conoscenza dei propri punteggi ed a
quelli degli altri concorrenti, al ritmo cadenzato della gara ed al terreno in piano. Conservando però
Ferruccio Berti - 31 -
dei discreti margini di recupero, tende a concentrare nel finale la parte più carica di tensione, basta
esaminare gli arrivi in "volata" che si sono verificati nelle ultime edizioni dei mondiali ed europei
disputati con questa formula.
La gara INDOOR era sino a poco tempo fa, la gara a più alto contenuto di impegno psichico, vuoi
per l'ambiente chiuso, la limitata possibilità di recupero di eventuali grossi errori,
la conoscenza dei punteggi degli altri concorrenti, e le condizioni di luce ed acustiche. Attualmente
l'OLIMPIC ROUND ha introdotto, un ulteriore gradino di stress ed impegno mentale dovuto agli
scontri diretti. In pratica nel FITA di qualificazione l'impegno riguarda prevalentemente tiratori che
gravitano intorno al 32° posto e molto meno quelli che occupano le prime piazze, ma dal terzo
giorno in poi non c'è più spazio per la minima distrazione, la situazione può diventare ancora più
difficile in condizioni atmosferiche avverse, ove la possibilità di errori clamorosi diviene più
probabile.
Questa analisi dei diversi livelli di impegno mentale necessario per il raggiungimento del primo
posto nelle gare di tiro con l'arco, é necessaria per capire che la valutazione di un atleta di alta
competizione deve essere basata prevalentemente sulle sue capacità psico/agonistiche.
E' errato partire dal presupposto che da molti buoni talenti tecnici poi emergerà il campione
vincente, senza fare nulla perché ciò avvenga.
Come nell'allenamento della forza e della tecnica, giustamente c'è la ricerca di un metodo basato
sulla massima linearità e semplicità con l'uso di attrezzature controllabili e che non creino traumi
fisici, così nell'apprendimento e nell'evolversi delle situazioni agonistiche, deve essere posta molta
cura nella selezione degli impegni da affrontare, e della loro entità e qualità.
Far partecipare ad un impegno importante, un mondiale od una olimpiade, un atleta immaturo per
tale evento, corrisponde esattamente (rapportato sul piano fisico) a farlo tirare con un arco di un
libraggio esagerato per il suo giovane fisico, e se per i danni fisici causati da eccessi di carico, é
possibile attuare validi rimedi, quali fisioterapie, farmaci, riduzione dei carichi, ecc. per i danni
psichici, sebbene siano praticabili dei rimedi, non é affatto certa la loro efficacia nel tempo,
comunque anche in questo caso come per i danni fisici il miglior rimedio é la prevenzione. Occorre
programmare per gli atleti impegni agonistici adeguati alle loro capacità psico/agonistiche. Non é
affatto propedeutico sottoporre degli atleti a delle sconfitte già predestinate, in quanto questo può
creare rassegnazione in un ruolo di inferiorità, creando l'esaltazione dei campioni che appaiono
imbattibili e "lunari".
Come per la parte fisica ci si preoccupa giustamente di salvaguardare l'atleta dai traumi, di
accrescere la forza necessaria al controllo dell'attrezzo ed alle fatiche della gara, o]tre che del
miglioramento della tecnica di tiro, lavorando sulle sue doti naturali così per la parte psichica é
possibile e necessario fare le stesse cose, cioè, prevenire i danni psichici, accrescere e preservare
l'energia mentale, programmandola e canalizzandola ai momenti di vera necessità.
Ferruccio Berti - 32 -
L'aspetto preventivo dei danni psichici oltre a quanto detto sulla giusta proporzione tra capacità e
livello di impegno di gara, deve anche riguardare le giuste aspettative, il giusto rapporto tra il valore
tecnico dell'atleta che si può valutare in allenamento e le sue possibilità
di ottenere risultati in linea in gara; a tal fine é indispensabile che in allenamento l'atleta, ricreando
situazioni il più vicine possibili alla gara, quali tempi di tiro, sequenza delle distanze, alimentazione,
eventuali incidenti tecnici, impari a valutare il suo valore reale, e su questo basare le proprie
aspettative.
1) tiri, ad occhi chiusi (tutti gli esercizi sono fatti da vicino e senza visuale).
2) tiri, ad occhi aperti, con analisi dettagliata delle singole parti del gesto.
3) tiri, guardando soltanto la posizione della punta della freccia rispetto al clicker (pag. 63).
8) tiri a ritmo normale con il mirino fuori dal centro della visuale (sempre da vicino, ma con una
visuale).
12) tiri con l'arco senza stabilizzazione. Questo secondo gruppo di esercizi tende prevalentemente a
migliorare la sensibilità alle variazioni della tecnica, variazioni che ovviamente sono la causa degli
errori di tiro.
Ferruccio Berti - 33 -
18) tiri con il corpo inclinato in avanti e indietro
19) tiri uscendo dal clicker spingendo solo dalla parte dell'arco.
20) tiri dal clicker tirando solo dalla parte della corda.
Ogni esercizio ha una sua funzione, alcuni sono più importanti per certe problematiche di tiro altri
per altre, é bene quindi eseguirli tutti.
E possibile mettere a punto molti altri esercizi in base ad eventuali necessità personali, tenendo
presente che un problema tecnico di tiro si può risolvere definitivamente, non cercando di non fare
quell'errore, ma facendo degli esercizi che esasperano l'errore, e facendo il suo contrario. Ad
esempio il problema di una spalla dell'arco che sale, può avere più aspetti, a parte una carenza di
forza (attività fisica collaterale), può trattarsi di una errata posizione delle articolazioni, (ginnastica
a corpo libero e stretching), o di una incapacità di avvertire i cambiamenti di postura, in tutti e tre i
casi, oltre alle altre attività consigliate, gli esercizi che prevedono di tirare volutamente con la spalla
tutta alta o tutta protesa in avanti, ai quali si possono aggiungere, il tenere la spalla il più lontana, ed
il più vicina possibile dal passaggio della corda, sono efficaci per risolvere la problematica, in
quanto ci permettono di acquisire una padronanza più ampia della posizione della nostra spalla e di
conseguenza di sentire quale é la posizione che ci é più facile tenere.
Inoltre se il numero delle ripetizioni é sufficiente alla memorizzazione, quando torneremo al nostro
stile naturale i benefici si faranno sentire senza particolari forzature, ma in modo naturale, sarà il
nostro corpo a scegliere per noi ciò che gli é più congeniale, in base alle sensazioni mediate con i
risultati.
Da quanto detto sopra ne deduciamo che ogni esercizio per essere efficace deve essere ripetuto per
almeno 30/40 tiri, gli esercizi vanno fatti tutti a rotazione, ed alla fine di ogni seduta di allenamento
dobbiamo tirare almeno una distanza con la nostra tecnica naturale. Il termine naturale é utilizzato
volutamente in quanto intende esprimere una tecnica che sia quella che può gestire il nostro corpo,
con le immagini che ne ha la nostra mente, che non coincidono sempre con quelle che gli altri
vedono.
Gli esercizi debbono rappresentare una buona parte dell'allenamento 90% nel periodo lontano dalle
gare, circa la metà dell'allenamento nel periodo pre-gare, la parte iniziale 10% nel periodo di gara,
eliminando mano a mano gli esercizi che hanno dato il loro contributo migliorativo e mantenendo
quelli sempre utili (nn. 1-2-3-4);
Ferruccio Berti - 34 -
A completamento della seduta di allenamento, le frecce residue debbono essere tirate per metà
guardandosi in uno specchio e per l'altra metà ad una distanza e con la massima cura; Ogni
esercizio, per essere efficace, deve consistere di 30-40 frecce almeno;
Occorre organizzare gli allenamenti in modo da avere una rotazione completa dei "24 esercizi".
Creeremo praticamente dei circuiti, composti da diversi esercizi, utilizzando la tabella settimanale.
ESEMPI
GRUPPO A
- 18 frecce a 50 metri.
GRUPPO B
Occorre che vi organizziate altri gruppi di "esercizi" (C-D-E-F). Nei gruppi restano invariati il
riscaldamento, le frecce davanti allo specchio e quelle alla distanza, che deve essere variata di volta
Ferruccio Berti - 35 -
in volta (18-30-50 ecc.). Sono variabili i vari "esercizi" in modo da avere la rotazione dei 24
proposti.
L'alto numero di frecce da tirare non deve spaventarvi in quanto, trattandosi prevalentemente di
"esercizi" da. eseguire da vicino, i tempi di esecuzione sono molto ridotti ed anche lo sforzo
necessario é basso in quanto si riesce ad utilizzare molto più facilmente una tecnica corretta con alto
impegno di muscoli agonisti e basso di muscoli antagonisti. Per concludere, dobbiamo ammettere
una grande verità: il tiro con l'arco é sì una disciplina con una forte componente psicologica e
quindi é bene tirare quando "se ne ha voglia", se e quando ci si sente 'ispirati' e senza che il tiro
venga a noia, ma é anche vero che se questa "voglia" non ci viene spesso (almeno quattro volte la
settimana) e se la noia ci assale prima che abbia fatto buio sul campo (dopo almeno 3/4 ore di
allenamento), i nostri risultati agonistici saranno molto poco probabili.
1) tiri ad occhi chiusi (gli esercizi sono fatti da vicino e senza visuale)
2) tiri ad occhi aperti, con analisi dettagliata delle singole parti del gesto.
8) tiri a ritmo normale con il mirino fuori dal centro della visuale (sempre da vicino, ma con una
visuale).
Ferruccio Berti - 36 -
17) tiri con il corpo inclinato in avanti e indietro.
Ferruccio Berti - 37 -
APPENDICE
La scelta consapevole dell’arco
Gli archi sono caratterizzati da due misure, la lunghezza che é espressa in pollici (simbolo "), e la
potenza che é espressa in libbre (simbolo #). Questi dati sono riportati sul flettente inferiore
dell'arco.
1 pollice = 2,54 cm
1 libbra = 0,4536 kg
Bisogna sapere che l'altezza dell'arco non é la sua altezza reale, ma una misura che viene determinata
in base alle caratteristiche dettate dalle normative emanate dall'associazione mondiale dei costruttori,
denominata A.M.O. La potenza é riferita alla forza necessaria a tendere l'arco sino a 28 pollici,
misurati dalla corda alla faccia esterna della finestra dell'arco. Questo metodo di misurazione é un
vecchio metodo, che ha il pregio di non generare confusione, ed é quindi più comprensibile.
La lunghezza dell'arco deve essere proporzionata all' allungo dell'arciere, cioé alla sua necessità di
tendere l'arco per raggiungere una buona posizione distesa del braccio e della spalla dell'arco ed un
appoggio della mano sotto il mento con la corda che tocca il viso.
L'arco ricurvo
Con i dati della tabella è possibile scegliere sia la lunghezza dell'arco che quella della frecce, con
l'accortezza di prendere le frecce della misura più lunga. A titolo di esempio, possiamo vedere che
un arciere alto 1,65 m deve utilizzare un arco da 66 pollici e delle frecce lunghe almeno 28 pollici.
Per fare una scelta più personalizzata si deve usare una freccia lasciata a tutta lunghezza, che
chiameremo freccia indice, sulla quale avremo avuto l'accortezza di segnare la lunghezza in pollici
dalla gola della cocca verso la punta (ne esiste in commercio una gia realizzata). Con questa freccia
si deve tendere un arco, possibilmente debole, circa 25 libbre per un uomo e 20 libbre per una donna,
e con un corretto ancoraggio vedere a che misura della freccia graduata, coincide la parte anteriore
della finestra. In base alla misura ottenuta, che é il nostro allungo, torneremo alla tabella e faremo la
nostra scelta. Questa verifica si rende necessaria in quanto alle volte alcuni arcieri hanno un rapporto
altezza/allungo falsato da braccia particolarmente larghe o corte. Scelta la lunghezza dell'arco,
dobbiamo scegliere la potenza. Per imparare una corretta tecnica, é indispensabile utilizzare nel
Ferruccio Berti - 38 -
primo periodo di apprendimento un arco di potenza debole, o che comunque ci consenta ogni
movimento, in modo da poter seguire le indicazioni del nostro istruttore o quelle del manuale per il
tiro con l'arco in vendita presso di noi. Non é molto semplice dare delle indicazioni valide per tutti i
principianti, data la grande varietà di forze individuali, e diverse capacità di gestirle. Una indicazione
di larga massima può essere: archi da 22/30 libbre per uomini adulti ed archi da 18/24 libbre per
donne.
Per i giovanissimi é ancora più difficile dare delle indicazioni generiche, quindi ritengo sia più
opportuno stabilire un metodo pratico: bisogna tendere l'arco almeno tre volte di seguito con un
intervallo di riposo di 15/20 secondi tra una trazione e l'altra, ogni volta tendendo la corda sino al
viso e mantenendo questa posizione per almeno 10 secondi. Se riusciranno a farlo senza tremare
troppo, possiamo dire ragionevolmente che saremo in grado di imparare a tirare con un arco di
quella potenza.
Come abbiamo già visto, la potenza dell'arco è segnata sul flettente inferiore, ed è misurata per tutti
gli archi ad una misura standard di 28 pollici; si deve considerare che l'arco é una molla che si carica
di energia in relazione a quanto lo tendiamo, quindi, se viene teso meno di 28 pollici, immagazzinerà
di meno. Questo aumento o diminuzione è di circa due libbre per ogni pollice. Quindi, se abbiamo
un arco da 64" ( pollici) marcato 35 libbre, e lo tendiamo a 26", la potenza. effettiva che noi tiriamo
é 31 libbre, cioé 28"; 26" = 2" che moltiplicato per 2 libbre a pollice dà 4 libbre in meno di quelle
marcate; se invece abbiamo un arco da 70" marcato 35 libbre e tendiamo a 30 pollici, avremo, due
pollici in più di allungo e quindi 2 x 2=4 libbre e quindi tireremo 39 libbre effettive.
L'arco compound
L'arco compound può essere da tiro e da caccia. I due tipi si differenziano per la lunghezza, quello da
tiro è più lungo, da 40" a 47" misurati tra i due assi delle pulegge. Quello da caccia è più corto 31" -
40", e di solito al posto delle carrucole monta delle camme. Altra caratteristica è data finestra che
nell'arco da caccia è più corta, e dalla verniciatura che per la caccia è di colore nero o mimetico. I
compound hanno la potenza variabile nell'ordine delle 15 libbre, sul flettente inferiore è segnata la
potenza minima e massima, le possibilità più usuali sono:
30# / 40# - 40# / 50# - 50# / 60# per il tiro alla targa e 50# / 60# - 60# / 70# - 70# / 80# per la caccia.
L'allungo dei compound è quasi sempre regolabile di solito di almeno tre pollici, cioè lo stesso arco
può essere da 26"-27"-28" o da 27"-28"-29" e così di seguito sino ad allunghi da 33'. La potenza
dichiarata è riferita all'allungo medio cioé negli esempi riportati a 27" o a 28". Se l'arco viene usato
all'allungo più corto la potenza diminuisce, ed aumenta se lo si usa all'allungo più alto. L'aumento e
la diminuzione è di circa 5 libbre. Negli archi compound più recenti è stato introdotto l'uso del Fast
Flight. I cavi tradizionali sono stati sostituiti da questa nuova fibra, il miglioramento consiste in un
maggiore rendimento e nella maggiore durata di tutto il sistema
L'arco da caccia
Sia smontabile che non, l'arco da caccia sarà sempre corto per esigenze di praticità. La lunghezza
varia dai 54" ai 62", normalmente più l'arco è corto più è veloce. Per quanto riguarda la potenza,
questa deve essere proporzionata al tipo di animale da cacciare.
Il long bow
Lo stesso nome di questo tipo di arco ci dice che dobbiamo utilizzare archi da 62" a 72." Per quanto
attiene la potenza, questa sarà determinata dall'uso che se ne vuole fare; per il tiro al bersaglio si può
arrivare sino alle 50#-55#, per un uso caccia sino a 70#-80#.
Ferruccio Berti - 39 -
Regolazione della potenza e del tiller
I migliori archi in commercio dispongono di sistemi di regolazione della potenza e del tiller.
La possibilità di apportare variazioni a questi due elementi è di grande ausilio per migliorare la
messa a punto della freccia (potenza), e l'equilibratura dell'arco (tiller). E' intuitivo che potendo
variare la potenza dell'arco, si può adattare questa alla freccia. Supponendo di avere una scelta
obbligata della freccia e che questa risulti troppo rigida o troppo morbida, si può aumentare o
diminuire la potenza sino ad ottenere la messa a punto con una tensione media della molla
dell'ammortizzatore di freccia. Qualora il metodo pratico per variare la potenza dell'arco consista
nell'aggiungere o togliere degli spessori (Nischizawa) sarà sufficiente agire in maniera eguale sui
due flettenti per mantenere l'equilibrio dell'arco. Nel caso in cui, invece, i due flettenti siano
regolabili tramite viti (tipo Hoyt), qualora queste modifichino anche il tiller, occorrerà tenere conto
anche di questa variabile. Il tiller è la differenza misurabile tra il corpo centrale dell'arco (rigido) e la
corda, che essendo attaccata ai flettenti è soggetta a variazioni. Una differenza di tiller ed il punto di
incocco più alto rispetto ai 90°, sono necessari per ottenere una spinta assiale sulla freccia, in quanto,
il centro dell'arco è intermedio tra il punto di pressione esercitato sull'impugnatura con le diverse
posizioni possibili creano una situazione di forze asimmetriche; questa situazione di squilibrio viene
normalmente (in parte) compensata dal punto di incocco posto più alto rispetto ai 90° e del flettente
inferiore più duro di quello superiore. Questa differenza di durezza è quantificabile misurando per
comodità le distanze che intercorrono tra la corda e gli attacchi dei flettenti al corpo centrale. Si avrà
un Tiller "statico" corretto quando la distanza tra la corda e il flettente inferiore Ë minore di quella
tra la corda e il flettente superiore. I fabbricanti inseriscono in fase costruttiva un tiller medio per
tutti, da circa 1/16 a 1/4 di pollice. Ovviamente avendo a disposizione un arco con la possibilità di
variare il tiller, questo può essere adatto alle proprie caratteristiche fisiche. Per ottenere il meglio in
termini di uniformità di funzionamento e di diretta resistenza agli squilibri impressi dall'arciere. La
relazione tra tiller e punto di incocco ci permetterà di ottenere la combinazione migliore. Il tiller
migliore sarà quello che ci darà il punto di incocco più basso, quindi dovremo, partendo da un tiller
di 1/16, aumentarlo e diminuirlo sino a vedere a quale tiller corrisponde il migliore punto di incocco.
Dato che il tiller che noi misuriamo, è un tiller "statico" (ad arco non teso), mentre quello che in
effetti entra in gioco è il tiller dinamico, cioè con l'arco teso al nostro allungo (che però è molto
difficile misurare), si possono avere delle sorprese. Ad esempio, il punto di incocco potrà non avere
variazioni apprezzabili in seguito a variazioni di tiller. Verificandosi tale caso, che denota una buona
qualità dell'arco che si sta usando, le variazioni sul tiller, serviranno per ottenere un miglior
sincronismo di lavoro tra i due flettenti, che si ripercuoterà in una maggiore stabilità dell'attrezzo, il
quale a sua volta sopporterà con minori conseguenze sul bersaglio, gli errori che ogni arciere
inevitabilmente commetterà.
Ferruccio Berti - 40 -
ORGANIZZAZIONE DELLA MESSA A PUNTO
Prima di iniziare con la messa a punto, è indispensabile conoscere le varie fasi che la compongono.
La messa a punto prevede vari livelli ed osserverà il seguente ordine cronologico:
SETUP INIZIALE
Ferruccio Berti - 41 -
• può capitare che qualche freccia abbia un impatto anomalo rispetto alle altre, può essere
individuata perché numerata quindi eliminata
• se una freccia raggruppa bene alle corte distanze ed alle lunghe no abbiamo problemi di
attrito viceversa abbiamo problemi di interferenza(clearance)
• allineamento del mirino e/o della bolla
Può sembrare superfluo ed eccessivo ma vi assicuro che una buona partenza vi garantirà una
tranquillità nella procedura della messa a punto e probabilmente un risparmio di tempo.
Il SETUP INIZIALE possiamo definirlo come l'organizzazione della attrezzatura (arco e frecce) al
punto iniziale, ciò vuol dire che dovremo verificare le seguenti condizioni:
• Il TILLER superiore è maggiore di circa 5mm rispetto a quello inferiore nel ricurvo, nel
compound sono uguali.
• Il BRACE HEIGHT sia quello suggerito.
• Il PUNTO DI INCOCCO inferiore, nel ricurvo, è posizionato ad 1/8"; nel compound è a
zero.
• Il CENTER SHOOT o centro statico di tiro si ottiene traguardando la corda al centro dei
flettenti la freccia dovrà risultare leggermente a sinistra rispetto alla proiezione della corda.
Per verificare il Tiller ed il Brace Height è sufficiente l'uso della squadretta. Per il punto di incocco,
dopo averlo posizionato ad 1/8 possiamo verificarlo in maniera grossolana eseguendo il test della
spennata a 5 Mt
Per verificare il Tiller ed il Brace Height è sufficiente l'uso della squadretta. Per il punto di incocco,
dopo averlo posizionato ad 1/8 possiamo verificarlo in maniera grossolana eseguendo il test
successivo che si effettua tirando una freccia spennata alla distanza Max di 5-6 metri ed osservando
l'impatto della freccia sul paglione.
Potrà risultare quindi:
Ferruccio Berti - 42 -
Questo test, per la sua natura prettamente statica(5-6 mt),si presta ad una analisi grossolana .
In risalto grosse anomalie e tendenze che ci consentono di iniziare la messa a punto dinamica con
un minore margine di errore di setup iniziale.
Se fino a questo punto tutto è stato fatto con la massima cura, tutta la fase dinamica risulterà più
veloce ed efficace negli interventi che opereremo.
Se fino a questo punto tutto è stato fatto con la massima cura, tutta la fase dinamica risulterà più
veloce ed efficace negli interventi che opereremo.
La prima verifica va fatta a circa 20 mt dal paglione tirando una serie di tre frecce impennate e
successivamente una serie di tre frecce spennate.
Sarà possibile rilevare le seguenti condizioni:
punto di incocco
punto di incocco alto
basso
Ferruccio Berti - 43 -
Se non siamo riusciti ad ottenere la condizione ottimale (le frecce impennate e quelle spennate sono
nella stessa rosata),dobbiamo effettuare le seguenti correzioni:
Se ammorbidendo o indurendo la tensione della molla, la spennata non rientra, possiamo agire sulla
potenza dell'arco, sul peso della punta, sul brace-height ,sulla lunghezza dell'asta se morbida ma
qualora con questi espedienti non risolviamo siamo in presenza , purtroppo, di una freccia
eccessivamente morbida o rigida .
Ebbene sottolineare, anche se può sembrare ovvio, che l'affidabilità dei test è strettamente in
funzione delle qualità tecniche dell'arciere.
Il passo successivo è quello di ottimizzare in maniera micrometrica il punto di incocco ed il center-
shoot .
Un modo semplice e preciso è il Tuning Fine.
MICROTUNING
Questo tipo di messa a punto si esegue ad una distanza minima di circa 18 mt pertanto può risultare
estremamente utile per quelle gare dove la distanza è fissa(indoor-70 OR).
Si effettua in questo modo:
Se il nostro arco è un compound prima di effettuare questo tipo di messa a punto possiamo
effettuare il test della carta o PAPER TEST.
Ferruccio Berti - 44 -
Si esegue ponendo a 2mt dal paglione un cavalletto con un telaietto sul quale sarà fissato un foglio
di carta sottile. Ci si posiziona subito dietro e con lo stabilizzazione che quasi tocca la carta si tira
una freccia e si osserva lo strappo che ne consegue. Ebbene ripetere più volte questo tipo di messa a
punto perché una seppur minima torsione può ribaltare l'esito del test.
PAPER TEST
Se il nostro arco è un compound prima di effettuare questo tipo di messa a punto possiamo
effettuare il test della carta o PAPER TEST.
Si esegue ponendo a 2mt dal paglione un cavalletto con un telaietto sul quale sarà fissato un foglio
di carta sottile. Ci si posiziona subito dietro e con lo stabilizzazione che quasi tocca la carta si tira
una freccia e si osserva lo strappo che ne consegue. Ebbene ripetere più volte questo tipo di messa a
punto perché una seppur minima torsione può ribaltare l'esito del test.
Qui di seguito sono riportate le possibili risultanze che possono derivare dal PAPER TEST:
RIGIDA/CENTER MORBIDA/CENTER
SHOOT SHOOT
COMBINAZIONE DI
OTTIMALE
DUE ERRORI
Ferruccio Berti - 45 -
TUNING A DISTANZA VARIABILE
Dopo aver organizzato il materiale per una distanza di circa venti mt, corre l'obbligo verificare se
subentrano delle anomalie col variare delle distanze, come peraltro la gara FITA ed il Tiro di
Campagna.
Il tipo di test che organizziamo è il TUNING A DISTANZA VARIABILE.
Occorre affiancare un'altro paglione magari appoggiandolo al cavalletto e,iniziando da metri
15,tirare una freccia ogni 5 metri fin dove la potenza dell'arco ce lo consentirà. Prendere come
riferimento di mira un punto posto in alto sul paglione alla distanza di cm.15 dal bordo superiore.
Le condizioni che si potranno verificare saranno le seguenti:
Ferruccio Berti - 46 -
TUNING FINE
Il Fine Tuning è simile al Micro Tuning, solamente un po' più raffinato, Fate delle copie dei disegni
qui riprodotti e prendete carta e matita.
B-Brace Height;
C-tiller;
D-numero di fili della corda;
E-carico dell'arco;
F-tipo di stabilizzatore usato
2-numerate le vostre frecce per rappresentare gli impatti in ogni serie di prove:
modificate il punto di incocco di 1/32" 10.8mml su. Tirate un 'altra serie di frecce e comparate i
risultati ottenuti rispetto alla serie precedente. Se realizzate di aver migliorato in qualcosa,
perseverate nella correzione. Se ciò non accade, tornate alla posizione di partenza del punto di
incocco e fate il contrario, portando il punto di incocco più basso.
Con attenzione, verificate i disegni dei raggruppamenti ottenuti durante queste sessioni di prova.
Numerando le frecce, potreste accorgervi che solo alcune di esse non raggruppano alla perfezione.
Scartatele, ed usate le altre per la competizione.
Le frecce che non raggruppano possono avere dei problemi difficilmente avvertibili ad un ' occhiata
superficiale .Scartate solo quelle frecce che presentano ammaccature evidenti, ed esaminate
accuratamente le altre per vedere da cosa sono affette.
Controllate che non presentino storture. Easton dichiara una tolleranza di 0.004" come ottimale per
raggruppamenti efficaci.
Impennaggi difettosi
Se una penna non è ben fissata, la freccia non raggrupperà correttamente. Le penne rigide, se
minimamente danneggiate, fanno perdere accuratezza al volo della freccia.
Prestate estrema attenzione all'incollaggio della punta/inserto, Utilizzate, per le frecce Easton, solo
l'Easton Hot Melt che non cristallizza.
Differenti impatti sulla verticale spesso derivano da leggere differenze di peso tra le frecce dello
stesso set. Controllate accuratamente l'uniformità di questo parametro. Non devono esserci più di tre
grani di differenza tra freccia e freccia.
Ferruccio Berti - 48 -
BILANCIAMENTO DELLE RUOTE NEL COMPOUND
L ' asincronismo delle ruote del compound deriva dalla differente lunghezza dei cavi. I sistemi per
accorgersene e per ovviare.
Molto viene detto a sproposito sul funzionamento di un arco, specialmente sull'arco compound.
Fondamentalmente dobbiamo però essere consci del fatto che l'arco ,una volta messo a punto al
meglio, scaglia una freccia dopo l'altra allo stesso modo, colpendo, se non interviene l 'effetto
umano, lo stesso punto freccia dopo freccia.
Per avere però un compound messo a punto al meglio, una delle cose più importanti da verificare è
il bilanciamento degli eccentrici, detti anche ruote.Un arco non ha le ruote bilanciate - oppure è
definito non a tempo - quando in allungo una delle due ruote si trova più aperta o più chiusa rispetto
all'altra.
Questo fenomeno è detto anche asincronismo delle ruote e può essere causato da un unico fattore: la
differenza di lunghezza fra i due cavi.
Ribadisco che sono solo i cavi a causare un asincronismo, mai la corda, anche se questo è credenza
comune.
Che effetti riscontriamo sull'arco se le ruote non sono a tempo?
In primo luogo, se le ruote sono sensibilmente fuori tempo, effettuando una semplice trazione,
noteremo una non perfetta definizione della posizione della valle; molto
più semplicemente, un controllo visivo della posizione delle ruote rispetto alla corda potrà darci la
situazione della nostra sincronia (sottolineo delle ruote rispetto alla corda, in quanto il flettente non
è un punto di riferimento attendibile, potendo essere variato di posizione tramite le viti dei flettenti
e senza per questo influenzare la sincronia stessa).
Noteremo gli effetti negativi anche sul punto d 'incocco che potrà trovarsi in una posizione
anomala, addirittura ½" sotto o sopra il punto di incocco consigliato.
Dal punto di vista meccanico noteremo poi che le ruote non sincronizzate non permettono di poter
disegnare una curva di forza omogenea.
Ferruccio Berti - 49 -
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Ferruccio Berti - 50 -