G. C. Sciolla - La Critica DArte Del Novecento 1PARTE
G. C. Sciolla - La Critica DArte Del Novecento 1PARTE
G. C. Sciolla - La Critica DArte Del Novecento 1PARTE
LA CRITICA D-'ARTE
DEL NOVECENTO
CAPITOLO PRIMO
LA SCUOLA DI VIENNA
-
l'analisi precipua delle opere intese come oggetti materiali e delle fonti do-
cument.ane.
Molti degli studiosi della scuola di Vienna, a cominciare dallo stesso
Eitelberger, approdano all'Universita dopo un'esperienza museale, che si
riflette sensibilmente sulle modalita di approccio e di analisi dei manufatt1
(Biafostocki, 1984).
Innanzi tutto, il contatto diretto con l'oggetto artistico a cui i maestri
sono abituati'li conduce a individuare storicamente, con l'ausilio delle fon
ti documentarie, in maniera filologica e oggettiva, i caratteri tecnici, icono
grafici, formali e stilistici delle opere, trascurando invece l'aspetto estetiz
zante e soggettivo del manufatto, dominante nella critica tardoromantica..,i
In secondo luogo, l'esperienza museale, soprattutto nei diversi settori
delle arti applicate, favorisce l'interesse e la considerazione paritaria per
ogni forma artistica senza sorta di discriminazione tra le arti ritenute co
munemente minori e quelle maggiori.
Fondamentale per i nuovi orientamenti della storia artistica fu l'attivi
ta dell'Institut fiir Geschichtsforschung (Istituto per le ricerche storiche),
istituzione parallela all'Universita dove si dava specifico rilievo alla ricerca
documentaria e archivistica.
Con la direzione di Theodor von Sickel (1826-1908), direttore in segui to
anche dell'Istituto storico austriaco di Roma si conferi particolare im
portanza alla diplomatica, alla paleografia e alla cronologia secondo il mo
dello dell'Ecole des chartes parigina; s'inseri inoltre come materia di studio
fra le discipline storiche anche la storia artistica.
Alla collocazione rigorosa della storia dell'arte come disciplina scienti
fica e autonoma diede un contributo fondamentale il successore di Eitel
berger alla cattedra viennese, Moritz Thausing (1835-84). II Thausing, che
era stato anche direttore della celebre raccolta dei disegni dell'Albertina e
poi anche direttore protempore dell'Istituto storico austriaco di Roma,
aveva sottolineato questa impostazione metodologica nella lezione inaugu
rale tenuta all'Universita di Vienna nel 1873 (Die Ste/lung der Kunstge
schichte als Wissenschaft, La posizione della storia dell'arte come scienza,
1884). In questa prolusione Thausing aveva sostenuto la necessita per la
storia artistica di configurarsi come vera e propria scienza. L'analisi scien
tifica delle forme artistiche doveva procedere con taglio rigorosamente sto
rico; si fondava sulla peculiarita del vedere artistico e si distingueva netta
mente da altre indagini: in particolare, dalla storia politica e da quella
economica, dall'archeologia e dall'estetica.
L'importanza che i primi maestri della Scuola viennese affidarono al
l'esame dell'oggetto artistico nei suoi aspetti di forma e di stile, sviluppata
in seguito dai loro successori (da Franz Wickhoff ad Alois Riegl; da Max
Dvorak a Julius von Schlosser), puo essere ricondotta anche all'enorme ri-
La scuola di Vienna 5
-
parleremo piu avanti. La rivalutazione del momento tecnico esecutivo nelle
arti trova nel mondo viennese dell'ultimo Ottocento le sue ragioni storiche
nel fenomeno delle Esposizioni universali, nella conseguente fondazione e
costituzione dei musei d'arte industriale e infine nel movimento culturale
coevo delle Secessioni.
E noto l'interesse per le tecniche e la produzione artistica nei suoi
aspetti manuali e artigianali connesso con lo studio degli stili del passato
sorto nell'ambito delle cosiddette Esposizioni universali, fenomeno euro
peo iniziato a Londra (1851), giunto anche a Vienna (1873) e che suscita
una vasta letteratura specifica di commento e di analisi.
Nell'ambito dei grandi e nuovi musei d'arte applicata (Kunstgewerben
Museen) un posto particolare assume l'Oesterreichischen Museum fiir Kunst
und Industrie (Museo austriaco per l'arte e l'industria). Fondato nel 1864 da
Eitelberger in concomitanza con altre istituzioni tedesche analoghe (Lipsia,
Berlino, Amburgo) e sul modello del South Kensington Museum di Londra,
aperto nel 1852, il museo viennese si proponeva di conservare, a fini didatti
ci, gli esempi e gli oggetti delle piu svariate forme di arte cosidetta applicata
o industriale decorativa e di analizzarli storicamente al pari dei fenomeni
considerati maggiori.
11 rinnovamento della vita dell'uomo, sostenuto dal movimento della
Secessione (1897), prevedeva anche una valorizzazione delle varie forme
La scuola di Vienna 11
creative, tra cui le tecniche piu differenziate, come bene collettivo. La for
mazione e l'attivita delle varie cerchie artistiche interessate alle tecniche e
all'arte applicata come elementi di completamento degli edifici architetto
nici (dalle Wiener Werkstiitte di Hans Hofmann e di Kolo Moser alla Kun
steerhaus; dalla Hagen Gesellschaft al Club dei sette) era in sintonia e col
legamento con la Scuola d'arte applicata del museo industriale.
Wickhoff si dedico ampiamente anche all'indagine sul Rinascimento
italiano, specie veneto e romano, studiando in particolare il tema della
continuita dei motivi classici nel Quattro e Cinquecento (Diirer, Botticelli,
Michelangelo). Fu poi attratto dal disegno degli antichi maestri, con esplo
razioni sistematiche nell'opera di grandi artisti (Raffaello, 1903, Rem brandt,
1906) e nelle grandi raccolte europee (British Museum, 1899 e so prattutto il
catalogo dei disegni italiani dell'Albertina di Vienna, 1891-92). L'analisi dei
grandi problemi dell'arte italiana rinascimentale diventa infat ti, dopo le
grandi aperture storico culturali di Burckhardt (1818-97) in que sto specifico
settore culturale, uno dei campi di ricerca preferiti dagli stori ci dell'arte
tedesca di tradizione filologica: da Ludwig Geiger a Hubert Janitschek; da
August Schmarsow a Wilhelm von Bode.
La passione per il disegno antico pervenne senz'altro a Wickhoff da
Moritz Thausing (1835-84), direttore della raccolta dell'Albertina, autore
di un'importante monografia su Diirer e di saggi sulla grafica di Callot.
La produzione disegnativa dei grandi maestri europei era del resto uno de
gli argomenti in voga nel mondo tedesco dell'ultimo Ottocento, come di
mostrano le prime revisioni monografiche pubblicate nell'ultimo quarto
del secolo (dal Botticelli di Lipmann 1887 al Pisanello di Dogson, 1894;
dal Rembrandt di Lipmann, Hofstede de Groot 1888-1903 al Durer sempre
di Lipmann, 1883-1929). Alle quali sono da aggiungere le prime sistemati
che catalogazioni delle principali raccolte grafiche europee (Monaco, Kas
sel, Dresda), sorte come corpus dei singoli artisti e progetto di inventario
dei codici miniati nelle varie collezioni austriache citate in precedenza, nel
lo spirito positivista di classificare scientificamente il patrimonio artistico.
Da Thausing, che intendeva la storia dell'arte come \llla vera propria
scienza autonoma, Wickhoff aveva accolto anche il cosiddetto metodo
d'indagine morelliano elaborato da Giovanni Morelli (1816-91), medico,
patriota e conoscitore dell'antica pittura italiana.
'Tale metodo, che Sigmund Freud definira «strettamente apparentato
alla psicoanalisi medica», intendeva fornire una base scientifica all'attribu.:
zione di paternita all'opera d' arteJ
Morelli sosteneva infatti che le fonti e i mezzi esterni sui quali
abitual mente si basavano gli storici dell'arte erano inconsistenti, perche
privi di certezza e di oggettivita. Le attribuzioni tradizionali spesso erano
arbitra rie, perche non motivate da prove sicure e inficiate
frequentemente da ele-
12 Capitolo primo
La scuola di Vienna 13
lL
14 Capitola primo
che della scuola viennese: il rapporto arte antica e arte moderna, le tecni c
e industriali, la letteratura artistica, le opere e i periodi storici sino a quel
memento tra ti dag.li_studi (come il tardoantico o l'eta barocca), i
problemi della conservazione e del restauro dei monumenti.
Stilfragen (Problemi di stile. Fondamenti di una storia dell'arte orna
mentale, 1893) e un profile che esamina storicamente l'evoluzione di alcu
ni motivi decorativi (fiori, calici, corolle e tralci a motivi vegetali; fiori di
loto, palmette, rosette e fiori di acanto; melograni, foglie d'edera e volute
ondulate) presenti negli oggetti d'arte applicata (tappeti, intagli lignei
ecc.), nelle sculture e nei monumenti architettonici entro un quadro tempo
rale di oltre cinquemila anni di storia e in uno spazio geografico che dal-
1'arte del vicino oriente (egizio, miceneo) giunge, attraverso la civilta greca
ed ellenistica, al mondo bizantino e islamico. In questa vasta trattazione,
Riegl vuole innanzi tutto dimostrare che i motivi ornamentali registrati nel
le opere esaminate non sono derivati da altri procedimenti tecmci-ne da
una semplice imitazione naturalistica. Sono, al contrario, schemi iconogra
fici e stiT1st1ci del tutto autonomi e indipendenti. Inoltre, in questa presen
tazione di una grammatica del disegno ornamentale, l'autore intende evi denziare
come le trasformazioni dei motivi decorativi studiati non siano frutto di
spontaneita o di causalita. Esse infatti derivano da un'evoluzione dei
modelli ininterrotta, caratterizzata nei vari momenti storici da rielabo razioni e
varianti ben precise. Tali varianti e innovazioni, che a loro volta coincidono con
forme di sensibilita e di cultura differenti, non trovano le loro ragioni
genetiche in esclusive motivazioni tecniche o materiali. Vice versa, si
giustificano con l'impulso di carattere artistico che viene definito dall'autore
Kunstwo/len (volere artistico).
Problemi di stile affonda le sue radici nel clima culturale viennese se
cessionista di fine secolo (Bogner, 1984) e trova analogie con alcuni studi
anglosassoni ottocenteschi, rivolti a illustrare le varie forme dell'ornato
(Gombrich, 1979).
Nell'attribuire all'ornamento e in generale alle arti decorative una po
tenzialita pari, se non superiore, alle cosiddette arti maggiori, Rieg! si pone
in stretto parallelo con alcuni ideali espressi dallo Jugendstil v·ennese: spe
cialmente nell'importanza affidata all'astrazione geometrica, alla creazione
inorganica e alla svalutazione dei contenuti narrativiJ
A questo proposito risulta utile la lettura di altri studi sulle arti indu
striali pubblicati da Rieg! nei medesimi anni ed elaborati durante la sua in
tensa attivita nel Museo artistico industriale di Vienna, come Altorientali
sche Teppiche (Antichi tappeti orientali, 1891) o Volkskunst, Hausfleiss,
Hausindustrie (Arte popolare, arte domestica e industria a domicilio,
1894): dove i temi ornamentali sono connessi in maniera originale ai pro-
La scuola di Vienna 15
za della tecnica e dei materiali usati dagli artisti. Riegl si pone dunque in
netta antitesi con quanta sostenuto da Gottfried Semper nell'opera Der
Stil in aen technischen und te tomsc en unsten (Lo stile nelle arti tecni
che e tettoniche, 1861-63).
Semper (1803-79) e uno degli architetti tedeschi piu importanti della
prima meta del XIX secolo (e infatti anche autore di alcuni saggi sull'uso
del colore e sull'architettura, come Die Anwendung der Farben in der Ar
chitektur und Plastik, L'uso dei colori nell'architettura e nella plastica,
1836; Die vier Elemente der Baukunst, I quattro elementi dell'architettura,
1851). Attivo a Dresda sino al 1848, ripara in seguito a Parigi (1848-51)
e poi a Londra (1851-55), ove collabora alla realizzazione di alcune sezioni
dell'Esposizione universale e del Victoria and Albert Museum. Tra il 1855
e il 1871 insegna al Politecnico di Zurigo e trascorre gli ultimi anni di vita
a Vienna.
E autore di importanti edifici eclettici: i musei di storia dell'arte e di
storia naturale di Vienna; il Teatro dell'Opera e la Galleria dello Zwinger
a Dresda; il Palazzo comunale di Winterthur e l'Osservatorio astronomico
di Zurigo.
Nella sua opera teorica piu nota, Semper sostiene il condizi.onamento
dello stile dai m ali e dalle tecniche impiegate, nonche dall'i.mitazion
delle forme naturali.
Per Riegl, invece, al di la di questi indubbi fattori della costituzione
degli stili, fondamentale e il cosiddetto Kunstwollen «impulse, tendenza
formale impersonale che orienta l'insieme della produzione artistica delle
differenti epoche storiche» (Arasse, 1972, pp. 123 segg.).
Vero fattore genetico dell'opera e dello stile, il Kunstwollen non e mai
stato definite con chiarezza da Riegl. Successivamente a lui, questa vera
ragione e necessita interiore, che regola lo sviluppo dell'arte, ha avuto dif
ferenti spiegazioni teoriche, di cui richiamiamo le piu significative.
Per Erwin Panofsky (1920), il Kunstwollen non consiste nella volonta
individuale ne in quella collettiva (intenzione inconscia degli uomini di una
determinata epoca storica). E il senso immanente, ultimo e definitive del
l'opera. Per Hans Sedlmayr, si tratta invece di una volonta superindivi duale,
di un principio strutturale interno all'opera d'arte che e legato alla
trasformazione della struttura spirituale di un gruppo umano che ne e por
tatore. Per Otto Pacht (1963), e la direzione dell'impulso artistico proprio
di un popolo in analogia con l'impulso secondo cui la natura crea e stabili sce
le proprie leggi.
Die Spiitromische Kunstindustrie nach den Funden in Oesterreich
Ungarn (lndustria artistica tardoromana, 1901) e una storia sintetica del
l'arte romana dal regno di Costantino a quello di Giustiniano, ovvero del
periodo cosiddetto tardoantico.
.... --
La scuola di Vienna 17
l'ambito della civilta e della societa, incide in maniera evidente sulle prefe renze
riegliane. Per le quali, specie per quanto concerne la sensibilita per i
materiali e l'adesione alla teoria paritaria delle arti, non fu certo seconda rio
l'ascendente, da un lato, del gia citato Semper e, dall'altro, delle posi
zioni teoriche inglesi confluite in Austria alla fine del secolo. In quanto a
Semper, si e gia fatto cenno alla posizione teorica che lo diff erenzia da
Riegl a proposito della genesi dello stile. Un'affinita tra i due intellettuali
e riscontrabile tuttavia nell'importanza affidata da entrambi ai manufatti
preindustriali e alla valorizzazione delle singole tecniche manuali e dei ma
teriali connessi come elementi costitutivi degli oggetti. Ugualmente, al mo
vimento delle Arts and Crafts e delle teorie sviluppate da William Morris
va ricondotta l'attenzione riegliana sia per quanta concerne ii peso asse
gnato all'aspetto materiale e al design nella produzione artistica e sia per
la necessita di considerare in maniera paritaria ogni tipo di opera d' arte
(Bologna, 1972). Naturalmente, con le dovute differenze. A cominciare
dalla necessita propria di Riegl di introdurre, come fattore per spiegare la
genesi e ii significato delle scelte di stile il concetto di Kunstwollen o volere
artistico (nel quale confluisce anche una suggestione schopenaueriana), de!
quale si discute nell'ultimo capitolo di Spiitromische Kunstindustrie.•
II Kunstwollen scaturisce dalle condizioni della vita sociale e della sto
riavTc,;u,cl.t.,uralen&l""-P
¥"
(filosofica, scientifica, religiosa e giuridica) che costituiscono
la Weltanschauung di una certa epoca storica considerata, ma non ne viene
determinato. Ne e piuttosto una delle forme di espressione. In questo pa
rallelismo tra Kunstwollen e Weltanschauung Riegl si mostra ancora in de
bito con l'eredita hegeliana.
Tra i periodi considerati di decadenza e riabilitati da Riegl, oltre al tar
doantico, e il barocco. Riegl si occupo in specifico di barocco olandese e
romano: spiccano in questo ambito di lavori i gia citati Das holliindische
Gruppenportriit (1902) e Die Entstehung der Barockkunst in Rom
(1908). Ne! primo, Riegl affronta la storia di un genere: quello del ritratto di
grup po appunto, che sarge nei Paesi Bassi nel secolo XVI e si sviluppa
nel
XVIII. Riegl ne studia l'evoluzione formale e strutturale (disposizione e
forme delle figure, rapporto di queste con lo spazio circostante, funzione
degli sguardi e dei gesti, valore simbolico delle scritte e degli abbigliamen
ti), ne verifica i rapporti di stile e di cultura con l'arte italiana e i risultati
formali con ii cosiddetto Kunstwollen dell'ambiente artistico olandese. So
prattutto nella valutazione della storia del genere ritrattistico nordico Riegl
introduce un elemento innovatore. Si tratta del rapporto opera/spettatore,
quest'ultimo considerato non come mero elemento percettivo generale de
rivato dalle coeve teorie della percezione (elemento tenuto sempre ben pre
sente da Riegl, sin dalle prime opere, ma, al contrario, alla luce di co
me l'artista, nel corso dell'evoluzione del ritratto, dall'inizio de] Cinque-
20 Capitolo primo
mentre la storia dell'arte, quale scienza storica, non puo essere una disci
plina sistematica. Unire le due cose non solo non e opportuno, ma sempli
cemente non e meno impossibile che se si identificassero press'a poco psi
cologia sperimentale e storia politica, come se si volesse trattare un
compito unitario secondo un metodo unitario. Un tentativo di questo gene
re significherebbe un regresso scientifico e abbasserebbe la storia dell'arte al
livello di una nefasta o per lo meno infruttuosa confusione di problemi, che
in ogni caso dovrebbe essere evitata. Non si tratta della questione se siano
utili o meno analisi filosofiche generali sulla natura dell'arte, sulla nascita
dell'opera d'arte, o sulla sistematicita dei valori estetici, ma se esse possano
essere considerate come un punto di partenza nell'indagine storico-artistica,
o come lo scopo dato, fin dal principio, dell'analisi artistica dei monumenti,
il che, secondo la nostra convinzione, deve essere respinto nel modo piu
cate gorico. Applicate in questo senso esse sono una petitio principii,
compara bile all'insegnamento pragmatico o stilisticamente dogmatico
del secolo
scorso, e sono in contraddizione col carattere fondamentale della ricerca
storica (nel significato attuale del termine) il cui oggetto e formato da va- .
lori storicamente determinati, e anche per cio essa nella storia dell'arte si
e dedicata ai monumenti come testimonianze di fenomeni e avvenimenti
artistici del passato, e attraverso l'osservazione e l'interpretazione di que
st'ultimo arricchisce il nostro sapere sullo sviluppo e quindi anche sull'es
senza dell'arte" (ibid., pp. 93-94).
La storia artistica e una scienza storica, ma con una propria autono
rnia rispetto alle altre discipline storiche.
«Dunque se la storia dell'arte secondo la sua essenza e i suoi compiti
e una scienza storica, essa conquista una posizione autonoma nella cornice
delted1scipline artistiche. 11 suo compito e "la ricerca e l'illustrazione di
tutti i fatti, che rendono comprensibile lo sviluppo del Kunstwollen uma
no, nel suo nesso causale" (Tietze, 1913; trad. it., Sciolla, 1993, p. 94).
E cio che non e in connessione diretta con questo compito sta fuori del
suo ambito. Questa vale soprattutto per la storia della cultura, con la qua
le viene spesso confusa la storia dell'arte. Moltissime opere d'arte natural
mente non sono solo dei monumenti dell'evoluzione artistica, ma anche di
quella strettamente culturale, ci illuminano su usi sociali, forme di vita,
rapporti economici, costumi ecc. Analizzare tutto cio da questo punto di
vista non e il compito della storia dell'arte, bensi della storia della cultura,
della sociologia, della storia economica, della conoscenza dei costumi (... ).
Viceversa non e naturalmente meno sbagliato, come talvolta accade, aspet
tarsi da questa scienza la soluzione del vero problema storico-artistico.
Generali fenomeni culturali operano sull'evoluzione artistica in modo
simile a rapporti geografici, a un progresso o a un decadimento economi
co, ad avvenimenti politici, vale a dire essi creano le premesse esteriori per
24 Capitolo primo
tura e pittura gotica, 1918); Uber Greco und den Manierismus (Sul Greco
e il manierismo, 1924, ma gia esposto in una conferenza del 1920); Ge
schichte der italienischen Kunst im Zeitalter der Renaissance (Storia del
l'arte italiana all'epoca del Rinascimento) uscito postumo nel 1927-28,
Dvorak mette a punto la sua teoria di una storia dell'arte intesa come sto
ria dello spirito. L'arte viene considerata da Dvorak come espressione del
lo spirito del tempo (Zeitgeist), che coincide con il principio d'immanenza
dello sviluppo storico.
La filosofia, la religione, la storia delle idee che costituiscono cioe la
Weltanschauung dell'epoca diventano aspetti determinanti per chiarire la
storia delle forme artistiche. L'arte gotica viene cosi interpretata da Dvorak
con un collegamento diretto agli orientamenti intellettuali della letteratura e
della filosofia tomista, che darebbero la chiave per spiegare la compresenza
nelle manifestazioni artistiche dell'elemento realistico o idealizzante. L' arte
del manierismo viene spiegata alla luce del quadro di profonda crisi spiritua
le subita dalla cultura occidentale tra 1520 e 1580; e un nuovo orientamento
anticlassico che si afferma in contrapposizione all'obiettivismo del Rinasci
mento (Weise, 1971). Analogamente, la visione del mondo artistico rinasci
mentale italiano, di cui viene negata con molta originalita la frattura con la
cultura medievale, si fonda sulla nuova interpretazione ideale della realta e
sulle nuove leggi della visione ad essa legata.
Oltre all'esigenza di dare chiarimento metodologico alle sue proposi
zioni critiche, e sempre presente in Dvorak un'attenzione continua al pro
blema della conservazione e della tutela del patrimonio artistico, che e fon
damento per ogni ricostruzione storica. Numerosi sono in questo settore
i suoi contributi, pubblicati a partire dal 1907 sul "Kunstgeschichtliches
Jahrbuch der K.K. Zentralkommission fi.ir Erforschung und Erhaltung der
Kunst-und historichen Denkmale" da lui diretto, e culminati nel Kateki smus
der Denkmalpflege (Catechismo per la tutela dei monumenti, 1916), ricco
di spunti su problemi oggi di grande attualita.
articolare, importante e il concetto di bene culturale elaborate da
Dvorak e inteso come testimonianza della vita di una determinata cultura.
Come tale, la testimonianza va rispettata indipendentemente dalla sua qua
lita o dallo stile che la caratterizza; va conservata e difesa dall'ignoranza
per il rispetto del passato, dalla speculazione mercantile e antiquariale, dal
falso concetto di progresso che spesso si accompagna alle cose o da un fal
so concetto estetico. Fondamentale e inoltre in Dvorak la considerazione
dell'opera (o monumento) come fonte primaria per la storia artistica, por
tatrice di valori tecnici, ideali ed estetici, testimonianza che va sempre rap
portata a un contesto storico e ambientale.
30 Capitolo primo
viveva in uno spazio storico assai piu articolato (che per altro non va defi
nite tout courtcff Ku! urgeschichfe).
«Schlosser odiava il ristretto e arido formalismo dei seguaci ortodossi
dello Herbart (... ) egli non tardo a comprendere, che l'arte, come tale, se
non e astratto contenuto, non e nemmeno pura "forma", altrettanto
astratta; ma e forma articolata in linguaggio» (Bettini, 1969, p. 12).
E lo stesso Schlosser a dichiararlo nel Commentario: «L'interessse
"contenutistico" della corrente storico culturale, che mediatizzava !'opera
d'arte e, pur facendola decadere "a documento" ne voleva pero penetrare
lo "spirito", mi era assai piu vicina che l'interesse "formalistico" di quel
la corrente, la quale voleva chiamarsi storia "dell'arte" in senso stretto o,
piu modernamente, della sua '' evoluzione'', ma lasciava sfuggire al di la
della forma, il memento artistico, precisamente allorquando credeva di
averlo affermato (... )» (ibid., tract. it., 1936, p. 36).
1
'elemento portante di questa nuova visione storica e antiformalista e
l'iconografia. L'iconografia pero non e intesa da Schlosser in senso tradi
zionale, «classificatorio o generico degli antiquari e poi degli archeologi;
bensi nel senso dell'individuazione e della ricostruzione dei rniti e delle fa
vole collettive, viventi e operanti in una societa, diverse e intrecciantisi, che
caratterizzano una situazione e un'epoca e ne determinano l'area e il perio
dizzamento. E quanto mai significativo che lo Schlosser si sentisse in
seguito portato a definire crocianamente questi suoi studi di iconografia
comparata come saggi di '' storia del linguaggio '', il che indica comunque
chiaramente
il significato attivo, comunicante, non meramente schematico ed ereditario,
dell'iconografia stessa, considerata alla stregua dell'uso o istituto linguisti co,
cioe dell'espressione collettiva (... ).
Questo mondo fantastico e reale ell'arte di carte e presente nelle te
matiche parallele della letteratura e delle arti figurative: in questo saggio
esse sono organicamente considerate in relazione alla funzione dell'abitare,
cioe ai modi di vivere e alle maniere di sentire di cui sono proiezione e
strumento; si parte dalla definizione degli ambienti: i castelli; del loro arre
do: arazzi, affreschi ecc. coi loro tituli; degli utensili e suppellettili: in par
ticolare le cassule eburnee, ma soprattutto le biblioteche, dove la fusione
fra arte figurativa e letteraria attinge il massimo grado nel rapporto dialet tico
illustrazione-didascalia, che risultano complementari e reciproche.
Questi temi sono rilevati dai monumenti ancora sussistenti, come desun
ti dalle notizie letterarie, secondo un metodo filologico delle fonti
artistiche scritte, che ancora ci riporta al Wickhoff, il quale l'assunse
dall'archeologia, dal Conze suo maestro, contemporaneo di Brunn e
Furtwangler.
Cosi i prodotti artistici rivelano le immagini, i modi di pensare, gli
schemi, le idee, il contorno intellettuale e morale wllettivc del tempo e vi
vono nel solco de] coevo pensiero sull'arte: ia loro carattedzzazione e ge-
La scuola di Vienna 33
2.1 Adolfo Venturi, Pietro Toesca e i conoscitori italiani del primo Nove-
cento ---- ----
Tra queste: '' Emporium'', '' Rassegna d' arte'', '' Miscellanea d'
arte'', "Rivista d'arte" e "Bollettino d'arte".
"Emporium" e nato nel 1895 presso le Arti Grafiche di Bergamo.
«Luogo deputato di una raccolta anche variegata e disparata di fatti, di
azioni pragmatiche nei domini della cultura universale, e spiccatamente
straniera da portare alla conoscenza dell'Italia postrisorgimentale e agli
italiani, con dichiarati intenti populistici di divulgazione» (Lorandi, 1985,
p. 121), in esso la considerazione delle arti, specie contemporanee, ha un
posto di privilegio.
La "Rassegna d'arte" e invece edita a Milano a partire dal 1901 per
cura del collezionista e conoscitore Guido Cagnola e dello storico dell'arte
rinascimentale lombarda ed emiliana Francesco Malaguzzi Valeri. Al con
trario della prima, si occupa esclusivamente di arte antica, che affronta e
illustra sotto il profilo filologico-documentario.
D'analogo orientamento sono anche la "Miscellanea d'arte", diretta
a Firenze da lginio Benvenuto Supino (esce a partire dal 1903), e la "Rivi
sta d'arte" diretta da Corrado Ricci, il quale fonda e dirige dai suoi inizi
(1907) anche il F"Bollettino d'arte". organo d'informazione del Ministero
della pubblica istruzione1sui problemi relativi alla tutela e alla conservazio
ne del patrimonio artisfico e archeologico italiano.
La Storia dell'arte italiana fu pubblicata tra il 1901 e il 1940. Inizial
mente, doveva esser un manuale generale in sette volumi, n c pl
• op in venticinque tomi.
L'idea di una sistemazione delle vicende artistiche dell'arte italiana in
una summa complessiva dal tardoantico al tardo Cinquecento - in realta,
come risulta dai manoscritti lasciati alla morte, l'autore desiderava prosegui
re la Storia con l'eta barocca - deriva ancora dalla fiducia positivista di
fornire disegni e interpretazioni storiche per quanto possibili completi e
at tendibili. I modelli dello Handbuch venturiano provengono piuttosto
dalla tradizione tedesca che da quella francese, che fin dalla prima meta
dell'Otto cento aveva offerto compiuti trattati storici sulle arti (Karl
Schnaase, Franz Kugler, Anton Springer).
In Venturi, peraltro, l'esigenza della sintesi si accompagna all'intento
di presentare un panorama il piu completo possibile delle varie arti (con
un superamento decisivo della scelta cav caseliiana i-limitarsi afra sola
pittura), unitamente alla finalita di contribuire, attraverso un'opera com
plessiva, alla coscienza dell'unita zionale. Oltre, infatti, all'attenta rico
struzione delle vicende della pittura, della scultura e dell'architettura, nei
-
primi volumi della Storia di Venturi e assai \livo anche l'interesse per le co-
siddette arti applicate.
Per quanto concerne il dichiarato intento di Adolfo Venturi di contri
buire, mediante lo studio delle vicende artistiche, a costruire il senso della
Tendenze formalistiche e filologiche nella critica d'arte europea del primo Novecento 55
coscienza nazionale, e stato giustamente notato, che «nel suo fare storia
diventa primaria la necessita di dare agli italiani la coscienza della ragione,
e necessita storica di quella unita, e a costruire una cultura che assicurasse
a quella nazione un posto di piena parita con le grandi nazioni del mondo
moderno» (Argan, 1970, p. 1219).
La Storia venturiana risulta indubbiamente sbilanciata a favore del Ri
nascimento: soltanto cinque volumi dedicati al Medioevo contro venti sul
Quattrocento e il Cinquecento.
«La parte relativa al Medioevo, pure ricca di risultati parziali non si
solleva dalla ricerca storica contemporanea, di cui costituisce in gran parte
una sintesi e un aggiornamento (... ). Eppure qualche parte e veramente in
novatrice, come quella sulla scultura del '300, forse eminente fra tutte le
altre. A malgrado della poverta di giustificazione, essa si sostiene come im
pianto storico (senza dire delle molte fondamentali acquisizioni, in virtu di
una intuizione questa volta decisa e rispondente, che oltrepassa gli stessi
mezzi di attuazione dell'autore, i quali, come si e detto, si dimostrano sin
qui assai tradizionali e generici» (Ragghianti, 1973, p. 33).
Il grande rilievo dato da Venturi alla cultura figurativa del Rinasci
mento rispetto a quella del Medioevo e in verita ancora in linea con la con
cezione ottocentesca, di ascendenza burchkardtiana, che affidava a questo
momento della civilta italiana un posto assolutamente primario e mitico
(Ferguson, 1969).
L'analisi delle vicende del Rinascimento figurativo e architettonico ita
liano e affrontata con un taglio diverso rispetto alla trattazione dei proble
mi del Medioevo. A partire infatti dal volume del 1906, dedicato alla scul
tura del Trecento, la Storia dell'arte perde ii suo carattere d'insieme per
assumere l' aspetto frammentario della monografia artistica dove «1'analisi
finisce per trovare i suoi punti di aggregazione attorno alle singole, e me
glio documentate, personalita artistiche" (Agosti, 1992, p. 55).
I volumi sul Quattrocento, pur tralasciando le arti cosiddette applica
te, puntano sull'analisi dei valori formali delle opere e dei singoli artisti e
sull'individuazione dei nuclei originari della loro poetica. Incrocio e sinte
si, come e stato detto, delle ricerche e dei risultati filologici compiuti dai
numerosi allievi della scuola romana di Venturi, le sintesi monografiche
della storia risentono anche della loro influenza, nell'impegno a descrivere
le opere e i fatti di stile con trascrizioni verbali ricercate e preziose.
Nell'ambito della trattazione dell'arte del Rinascimento, specialmente
importanti risultano i volumi sull'architettura, nei quali Venturi applica,
per la prima volta nella storia degli edifici, gli stessi parametri critici adot
tati per leggere la scultura e la pittura.
Piu involuti appaiono invece i volurni sulla scultura e l'architettura del
Cinquecento, i quali, se pure utilissimi per la quantita di dati eruditi rac-
56 Capitolo secondo
illustrando insigni monumenti della pittura medievale, dagli aff reschi otto
niani di San Giorgio in Oberzell nella Reichenau a quelli di Sant'Angelo
in Formis (... ).
Accanto ai temi dell'arte medievale dell'Occidente si accentuava in
quegli anni la grande discussione sulla "byzantinische Frage". Giorgio Pa
squali ha brillantemente mostrato come l'immagine stessa che in Italia si
aveva di Bisanzio e della sua civilta fosse profondamente mutata tra il
1881 (anno di fondazione della "Cronaca bizantina", nel cui titolo l'ag
gettivo e scelto come portatore di un significato vagamente, ma intenzio
nalmente, negativo) e il 1905, l'anno della Nave di D'Annunzio (e dell'e
sposizione bizantina di Grottaferrata). E ovvio che la questione bizantina
non nasce d'un colpo verso il 1880. II manuale dei pittori del monte Athos
era stato pubblicato dal Didron fin dal 1845 e del 1854 e la pubblicazione
del Salzenberg sugli antichi monumenti cristiani di Costantinopoli. La sto
ria dell'architettura bizantina del Texier e del Puller e del 1863 e in quello
stesso anno il giovane Rahn aveva trattato, nel seminario dello Springer,
della '' byzantinische Frage'', soggetto che verra poi sviluppato nella sua
dissertazione, del 1865 e poi il primo volume della grande opera del de Vo
gue sui monumenti della Siria centrale. Al decennio successivo
appartengo no le opere di due medievalisti russi, K. Goertz, professore a
Mosca, che, esaminando "lo stato della pittura nell'Europa settentrionale
da Carlo Magno agli inizi dell'eta romanica" attraverso miniature inedite
di codici conservati in Germania e in Belgio, tratta estesamente del
rapporto tra arte bizantina e arte carolingia e ottoniana (Mosca, 1873) e N.
Kondakov, pro fessore a Odessa, che pubblica la prima grande storia della
pittura bizanti na (1867-77). In questo periodo escono anche la traduzione
del Kreutzer della descrizione di Santa Sofia di Paolo Silenziario (1875),
la raccolta del
Pulgher sulle chiese bizantine di Costantinopoli (1878), le fonti per la sto
ria dell'arte bizantina dello Unger (1878) e le Recherches pour servir a l'hi
stoire de la peinture et de la sculpture chretiennes en Orient del Bayet
(1879). Nel venticinquennio successivo tuttavia le pubblicazioni si infitti
scono, le diverse opinioni sono divulgate, la discussione sulla civilta bizan
tina e sui suoi rapporti con quella occidentale esce dal campo degli specia
listi. Tra queste due date stanno L'art byzantin del Bayet (1883), la
traduzione in francese dell'opera del Kondakov, la storia della letteratura
bizantina del Krumbacher (1891), la nascita della "Byzantinische Zeit schrift"
(1892) nonche dei "Vizantijskij Vremennik" (1894), le esplorazio ni dei
monasteri dell'Athos del Borckhaus e del Kondakov e tanti studi del Dobbert,
dell'Ainalov, del Tikkanen, del Graeven, dello Schlumberger e del Diehl,
in breve venticinque anni di intenso lavoro di russi, tedeschi e francesi. Infine
erano sopravvenute le tesi sommamente suggestive dello Strzygowski. Le
sue idee sulla importanza preminente del mondo orientale
Tendenze formalistiche e filologiche nella critica d'arte europea de! primo Novecento 59
vesti ecc.): e percio da una misura piu esatta per valutare l'originalita degli
artisti e delle opere. L'iconografia, determinati quei diversi elementi, ne se
gue l'apparire, l'affermarsi, lo svolgersi oltre l'operosita dei singoli artisti;
rintraccia cosi nella storia dell'arte certe linee di sviluppo che congiungono
artefici, tempi e regioni distanti fra loro; compie e corregge molte volte le
conclusioni delle ricerche stilistiche; connette infine piu strettamente le vi
cende dell'arte a quelle della coltura e delle idee poiche sovente ritrova in
queste le ragioni dei fatti iconografici e le piu esaurienti esplicazioni di
molte opere d'arte» (Toesca, 1927, pp. 4-5).
i\F"1lla storiografia critica di Toesca confluiscono, in sostanza, i filoni
della grande tradizione storico-filologica germanica, la conoscenza del ri
gore metodologico della scuola viennese, unitamente ai risultati nel campo
dell'iconografia (le ricerche francesi della seconda meta dell'Ottocento).
Contemporaneamente pero, in Toesca il memento della rigorosa ricostru
zione storico-filologica non e disgiunto dall'esigenza di una considerazione
estetica dell'opera d' arte chiaramente filtrate dall'estetica crociana:t"
che alle opere (... ) un amore che non s'appaga della pura contemplazione,
ma,si articola in un godimento assorbente».
Questa atteggiamento teorico che viene puntualmente discusso e pre
sentato dall'autore nelle pagine dei numerosi saggi teorici e di estetica (tra
cui: Aesthetics, Ethics and History in the Arts of Visual Rapresentation,
1930; Essays in Appreciation, 1958, giustifica altresl il giudizio negativo
che Berenson rise vo a taluni periodi dell'arte antica (come il tardoantico
o l'arte barocca) o a taluni movimenti dell'arte moderna (surrealismo ed
e ressionismo, per esem pio) che considerava un ritorno alla barbarie e al
primitivismo dell'espressione linguistica e figurativa-:\-
«Nell'arte contemporanea per il Berenson spesso c'e ricerca di
novita, ma manca l'originalita: la prima impegna l'intelligenza, la
seconda la fan tasia, e pero tocca da vicino l'umanita. Ora la novita,
quella che il Beren son argutamente definisce la "originalita degli
incapaci" scade facilmente nella monotonia delle ripetizioni meccaniche;
e monotona e meccanica, ricca di trovate quanto povera di fantasia e
l'arte contemporanea, sia figu rativa che letteraria. Dalla "novita"
all'"ermetismo" il passo e breve: l'arte contemporanea e ermetica perche
non puo avere con se date le sue premesse, il senso del mistero o, se piu
piace, lo slancio verso il divino» (ibid., pp. 207-208).
2.4 Critica d'arte in Francia, Spagna e Germania agli inizi del XX secolo
che comunicano. Nel 1908 segue L'Art religieux de la Jin du Mayen .Age
en France e nel 1922 L'Art religieux du XIr siecle en France. La grande
enciclopedia per irnmagini dell'arte cristiana e completata da Male molti
anno dopo con lo studio sull'iconografia nell'eta della Riforma cattolica
(L'art religieux apres le Concile de Trente, 1932) e con un'analisi delle an
tiche basiliche romane (Rome et ses vieilles eglises, 1942).
Erudizione e chiarezza letteraria sono le due qualita emergenti dei re
pertori iconografici di Male.
«Questo impeccabile erudito fu anche scrittore, e se la sua prima ope
ra, dopo piu di mezzo secolo, non manifesta alcuna caducita, certamente
lo deve alla validita delle idee espresse, ma anche a quel dono dell'evoca
zione e a quella qualita letteraria che si trovano tanto nella composizione
dell'opera che nella scelta pura degli attributi e nella chiarezza delle propo
sizioni, in una parola in quell'arte di apparire ingenuo cio che e il frutto
di una profonda ricerca. Male ha in questo perpetuato un'esigenza, troppo
spesso dimenticata ai nostri giorni, che obbligava tutti coloro che usavano
la penna, anche a fini scientifici, come Claude Bernard o Henri Poincare,
alla chiarezza del linguaggio e alla semplicita e alla misura dello stile» (Ba
zin, 1986; trad. it., 1993, p. 252).
L'opera di Male, nel concepire l'arte (e l'iconografia) cristiana in chia
ve essenzialmente pedagogica e dottrinale, trascura pero la dimensione spi
rituale e contemplativa, nonche la complessa funzione e realta della chiesa
cattolica nei suoi aspetti di pratiche liturgiche e religiose, di devozioni po
polari ecc.; quindi, infine, le mediazioni tra artisti e manufatti.
La tradizione di studi iconografici inaugurata da Male venne continua
ta nei medesimi anni da Louis Brehier professore bizantinista all'Universi
ta di Clermont (L'art chretien son developpement iconographique, 1918),
da Broussolle (Eludes sur la Sainte Vierge, 1908) e successivamente da An
dre Grabar (cfr. p. 189).
I territori piu frequentati dalla storiografia artistica in Francia tra la
fine dell'Ottocento e gli inizi del nuovo secolo sono quelli del Medioevo.
Sulla problematica dell'arte bizantina intervengono, rivalutandola, con
il gia ricordato Kondakoff (Histoire de /'art byzantin consideree principa
lement dans la miniature, 1886-91), Gabriel Millet, Charles Diehl e
Guil laume de Jerophanion, che accolgono, almeno parzialmente, le tesi
sulla celebre questione Roma-Oriente di Joseph Strzygowski. Questo
autore viennese, com'e noto, vedeva nell'Oriente ii centro propulsore
dell'arte pa leocristiana e di quella medievale. Sosteneva, inoltre,
l'esistenza di un'uni ta artistica che, dalle regioni interne del continente
asiatico, si estendeva alla sponda dell'Oceano e che, contrapponendosi a
quella mediterranea, si univa all'arte nordica (a sua volta, derivata
dall'incontro dell'arte siberia na con la cultura figurativa).
Tendenze formalistiche e filologiche nella critica d'arte europea de! primo Novecento 69
Bilderkreis und seine Quellen, Storia della pittura carolingia, il suo indiriz
zo figurativo e le sue fonti, 1894).
Janitschek, insieme con Alfred Woltmann, entrambi docenti a Stra
sburgo, divenne nel 1879 redattore del "Repertorium fiir Kunstwissen
schaft", fondato a Stoccarda nel 1875 da Franz Schestag, conservatore al
Kupferstich Sammlung di Vienna. II "Repertorium" fu uno dei principali
periodici tedeschi per l'informazione storico-artistica. Caratterizzato da
una rigorosa impostazione filologica, oltre a note e a interventi sulla storia
e la teoria delle arti antiche e moderne, presentava utili sezioni di informa
zione sulle piu importanti pubblicazioni europee, gli avvenimenti, i musei,
le esposizioni. Al "Repertorium", che successivamente a Woltmann e Ja
nitschek fu diretto da Heinrich Thode e Hugo von Tschudi direttore della
Galleria nazionale di Berlino, quindi da Karl Koetschau, direttore dei mu
sei berlinesi e da Wilhelm Watzoldt, collaborarono i piu eminenti studiosi
contemporanei europei.
Successore a Strasburgo di Janitschek fu Georg Dehio, eminente spe cialista
di archeologia e arte tedesca, di cui preparo ampie e rigorose sinte si
storiche e repertori di immagini.
A Strasburgo e a Friburgo lavoro, dopo una breve esperienza nei mu
sei di Berlino Wihlem Voge.
Allievo a Lipsia di Anton Springer, a Berlino di Carl Justi e di Henry
Thode e a Strasburgo di Janitschek, amico di Adolph Goldschmidt e di
Aby Warburg, si impose giovanissimo nel mondo degli studi, da cui scom
parve, a soli quarantotto anni, per una grave malattia.
Affronto problemi di arte medievale (bizantina, romanica e gotica),
di arte tedesca e francese, di arte rinascimentale italiana (Donatello e Raf
faello) con grande acribia, riscontrabile nell'analisi stilistica, iconografi
ca e storica delle opere e degli artisti e con una capacita straordinaria
di esplorare le relazioni tra opere e testi letterari, i fenomeni di trasmissio
ne e di assimilazione delle tipologie, delle connessioni tra scuole e aree
culturali.
A Lipsia, dal 1893 al 1920, insegno August von Schmarsow, che alla
impostazione filologica uni una personale visione teorica. Oltre a impor
tanti monografie dedicate ad alcuni artisti italiani (Melozzo, Masolino e
Masaccio, Barocci) egli codifico le sue idee in due trattati: Beitriige zur Ae
sthetik der bildenden Kunste (Contributi sull'estetica delle arti figurative,
1896-99), e Grundbegriffe der Kunstwissenschaft (Concetti fondamentali
della scienza dell'arte, 1905).
La ricerca di Schmarsow fu soprattutto rivolta a scoprire le leggi, da
Jui definite "leggi di composizione", che presiedono alla storia delle forme
nei vari periodi storici. Studio gli stili come mutazione del rapporto tra le
72 Capitolo secondo
arti principali nel tempo e come forme simboliche di una determinata cul
tura; diede inoltre grande rilievo, nei singoli periodi storici, al tema della
sintesi delle arti, sintesi che considerava all'origine, in senso ancora ro
mantico, dell'architettura, l'arte dello spazio per eccellenza, da valutarsi in
rapporto al nostro senso del movimento. La scultura, al contrario, e l'arte
delle forme; la pittura quella delle immagini.
Ogni epoca storica per Schmarsow va intesa quale risultato della con
trapposizione dell'elemento pittorico a quello plastico: dove per pittorico
s'intende il memento di sintesi tra dato soggettivo e dato spaziale.
Tra i vari periodi dello stile grande importanza viene assegnata sulla
linea di Wolfflin e di Riegl, al Medioevo e al Barocco. Evidenti sono
in Schmarsow le influenze del formalismo (Wolfflin), ma anche le ascen
denze dello psicologismo e dell'Einfiihlung. Chiare sono inoltre le deri
vazioni da Hegel, evidenti soprattutto nella polemica con Riegl. Sugge
stivi, infine, i collegamenti con lo Jugendstil e l' espressionismo (Nigro
Covre, 1985).
Le opere di Schmarsow ebbero immediata fortuna nel mondo tedesco
come attesta il pensiero di Wilhelm Worringer, che nel 1908 pubblicava
Abstraktion und Einfiihlung (Astrazione ed Empatia), dove la lezione di
Riegl e di Wolfflin e unita a suggestioni psicologistiche; elementi applicati
poi anche all'interpretazione del gotico (Formprobleme der Golik, Proble
mi formali del Gotico, 1911), in cui peraltro viene accentuata la funzione
della razza sullo stile.
Lipsia all'inizio del secolo fu un'importante centre editoriale anche per
la storia artistica. Nel 1901 usciva in questa citta il famoso e polemico sag
gio gia citato in precedenza di Josef StrzygowskC professore a Graz e poi
.,..a Vienna, c e poneva 11 problema delle origini aell'arte cristiana in Oriente
(Orient oder Rom, Oriente o Roma). Sempre a Lipsia, nel 1907 si iniziava
la pubblicazione del fondamentale dizionario generale degli artisti diretto
da Ulrich Thieme e Felix Becker, completato soltanto da Hans Vollmer nel
1950, in trentasette volumi (Allgemeines Lexikon. Der bildenden Kiinstler
von der Antike bis zur Gegenwart (Dizionario generale degli artisti. Dal
l'antico al contemporaneo).
Altro fondamentale centre per la ricerca storico-artistica in Germania
all'inizio del secolo fu Berlino. Dal 1872 al 1901 a Berlino aveva insegnato
Hermann Grimm (1828-1901), autore di monografie su Raffaello e Miche
langelo, ancora romanticamente intesi come figure eroiche. A Grimm suc
cesse dal 1902 al 1912 Heinrich Wolfflin e dal 1912 al 1932 Adolph Gold
schmidt. Quest'ultimo, amico di Max Liebermann ed Eduard Munch, fu
un grande specialista di arte medievale. A Berlino aveva gia soggiornato
tra il 1892 e il 1904, prima di iniziare un lungo periodo di insegnamento
all'Universita di Halle (1904-12) dove fondera una prima scuola. 11 primo
Tendenze formalistiche e filologiche nella critica d'arte europea del primo Novecento 73
l'architettura, 1887) il tema della mutazione dello stile nelle arti, descriven
do le forme innovative dell'eta barocca. Per questo autore, la genesi del
cambiamento dello stile si spiegava con la teoria sociopsicologica dell'Er
miidung, cioe dell'obsolescenza. In determinati periodi storici, sosteneva
Giiller (la tesi veniva pero respinta da Wolfflin), le forme visive realizzate
perdono d'attrattiva e di interesse e sopraggiungono nuove soluzioni for
mali che rinnovano il senso di curiosita nel fruitore.
Documento dello stretto rapporto intellettuale tra Burckhardt e Wolf
flin e anche il volume Die Klassische Kunst. Eine Einfuhlung in die italie
nische Renaissance (L'arte classica. Guida al Rinascimento italiano, 1899),
dedicato alla memoria del grande storico svizzero.
Al contrario di Burckhardt, che nei medesimi anni novanta lavorava
a un soggetto parallelo, testimoniato dai Beitriige zur Kunstgeschichte von
ltalien (Contributi per una storia dell'arte italiana) comparsi postumi nel
1898, per Wolfflin l'arte classica diventa quella del Cinquecento italiano
ed e specialmente esemplificata dalle opere di Michelangelo e Raffaello.
Queste vengono analizzate, come gia in Rinascimento e barocco, sotto il
profilo dell'evoluzione formale e spiegate alla luce delle specifiche reazioni
psicologiche che determinano un differente modo di vedere la realta. Questo
modo di vedere corrisponde, nel Cinquecento, alla sensibilita e alla predili
zione che l'uomo ha per i rapporti armonici, equilibrati e proporzionali delle
forme.
Ne! favorevole clima berlinese (dal 1901 al 1912 Wolfflin succede alla
cattedra di Storia dell'arte che era stata di Herman Grimm) nascono i suoi
due libri piu celebri: Die Kunst Albrecht Durers (L'arte di Albrecht Diirer,
1905) e Kunstgeschichtliche Grundbegriffe. Das Problem der Stilentwick lung
in der neuren Kunst (Concetti fondamentali della storia dell'arte. 11 problema
dell'importanza degli stili nell'arte nuova, 1915).
11 libro su Diirer era stato scritto in gran parte a Roma durante l'inver
no 1903-1904.
«La disposizione, la costruzione delle opere - senza alcun dubbio a
conti fatti il libro piu freddo e piu scientifico di Wolfflin - sembrano per
certi aspetti quelle dell'Arte classica, che lo precede di cinque anni. Ai set te
capitoli consacrati ai grandi maestri del Rinascimento al suo apogeo, alle
loro opere corrispondono gli undici capitoli sui periodi dell'opera di Diirer
nel loro ordine cronologico. Ai tre capitoli teorici intitolati "lo spirito
nuovo", la "bellezza nuova", la "nuova forma dell'immagine" corrispondono
i due capitoli teorici in guisa di conclusione '' generalita per una
definizione di stile" e "il problema della bellezza"» (Gantner, 1982, pp.
11-12).
Questo grande studio (come poi anche il saggio successivo) e fortemen
te caratterizzato dalla forza dell'analisi formale. «Come ogni opera d'arte
78 Capitola secondo
e rivelata a partire da se stessa e dalle intenzioni piu intime del suo creato
re, la forma caratterizzata come supporto di una volonta stilistica e d'una
potenza d'espressione personali, ecco cosa da fama a questo libro dopa ol tre
cinquant'anni e fascino alla parola di Wolfflin. La frase cosi incisiva nel
libro su Diirer "ciascuno vede con il suo sangue" prendeva una imme diata
evidenza (ibid., p. 12).
La tesi fondamentale del saggio diireriano consisteva principalmente
nel mettere a fuoco 1 modalita dell'adattamento tedesco alla forma classi
ca e le differenze formali dell'artista con i modi di vedere italiani. Questa
tematica verra ripresa ulteriormente nel successivo saggio Italien und das
deutsche Formgefuhl (L'Italia e il sentimento tedesco della forma, 1931)
consacrato ancora al conflitto fra Nord e Sud.
Il libro .K_unstgeschichtliche Grundbegrifje, gia impostato negli anni
di Berlino, ma pubblicato a Monaco (1915), si configura come la summa
del la storiografia wolffliniana.
«Al culmine della sua vita e della sua carriera scientifica, Wolfflin che
ha cinquant'anni, che e all'opera dopa trent'anni, e che avra ancora tren
t'anni di attivita davanti a lui, dopa una preparazione di piu di dieci anni,
fa la sintesi di tutto il suo lavoro anteriore: degli studi psicologici giovani
li, del paragone tra RinascimentQ e barocco, della sua concezione di classi
co, italiano e tedesco, del ricordo delle teorie di Fiedler e di Hildebrand
e infine delle sue proprie esperienze come maestro ammirato da tutta una
generazione. Questa libro doveva distinguersi dai libri precedenti, diventa re
qualcosa di differente, di particolare» (ibid., p. 13).
Wolfflin riprende e approfondisce la tesi di fondo espressa nei saggi
precedenti sviluppandola pero in una trattazione piu articolata e siste
matica.
r@, artistica consiste dunque per Wolfflin in una storia delmut-a
to modo di vedere il mondo, gli oggetti e le forme. Essa e pr:oiezione d
«sentimento corporeo». Le finalita artistiche e gli indirizzi stilistici.S.O ll.0-
completamente legati a questo tempo.
«Nella formulazione dello stesso Wolfflin questo viene espresso con
negazione che "in ogni tempo ogni cosa sia possibile", econ cio
s'intend_e dire non soltanto che l'artista si trova sempre coinvolto in una
determinata situazione storica, ma anche che egli non puo in nessun caso
andare oltre i limiti del suo tempo, fissati a priori. Egli trova gia presenti
certe po stbi lita "ottiche", quasi un lessico e una sintassi dei mezzi
d'espressione arti stici, ai quali rimane essenzialmente vincolato.
L'artista puo arricchire e rinnovare il linguaggio formale dell'arte che
-
ha trovato predisposto, ma non puo mai scavalcare o aggirare lo stato
dei problemi artistici del pro prio tempo. Le "forme visive" e le
possibilita di rappresentazione hanno, secondo Wolfflin, la loro propria
storia e mantengono il loro primato ct·
Tendenze formalistiche e filologiche nella critica d'arte europea de! primo Novecento 79
zione, Wolfflin svaluta l'individuo come fattore storico nella form zione
delle opere d'arte. Eg , come es ato affermato, fonda un'originale "sto-
ria dell'arte nomi''.
La "storia dell'arte senza nomi" di Wolf flin e in primo luogo una sto
ria del vedere orientata da una logica interna e specifica «secondo leggi
immanenti e proprie di sviluppo, indipendente da influenze esterne, alle
quali sotto questo punto di vista appartengono non soltanto le condizioni
sociali di vita, ma anche le disposizioni psicologiche individuali dell'arti
sta. La "storia dell'arte senza nomi" di Wolfflin e fondata su quest'im
manenza di sviluppo; essa rende possibile la trasformazione della storia dei
compiti e dei motivi artistici in una semplice storia delle forme e dei pro
blemi e garantisce la coerenza e la completezza rigorose dell'esposizione
storica» (ibid., p. 105).
La teoria wolffliniana nasce come reazione alla sistemazione filosofica
che ne aveva dato Jacob Burckhardt, al suo individualismo romantico, al
;uo senso possente della creativita della personae alla sua concezioneidea
listica dell'arte. Wolfflin contrappone un sistema che e animate da una
considerazione oggettivistica e nello stesso tempo naturalista delle cose. In
Wolfflin la critica d'arte si allinea alla cultura del positivismo naturalistico
e psicologico. Egli infatti si preoccupa di fissare e di inquadrare i fenomeni
artistici entro le leggi dell'evoluzione psicologica, secondo un procedimen t
ci nti ico derivate dalle scienze naturali. 11 meccanismo che ne conse
gue puo rinviare, oltreche alle teorie dell'Einfiihlung e della pura visibilita
(di cui tutta la sua opera e continuamente venata), alla concezione storica
di Auguste Comte (Cours de philosophie positive, 1877).
« La sua teoria storica rimane legata al concetto della '' histoire sans
noms" meccanicistica e proveniente in sostanza da Comte, e in tal modo,
anche nel fenomeno della interruzione di un processo stilistico, non conce de
all'individuo nessuna vera liberta. Al suo ideale di scientificita rigorosa,
mirante a leggi universalmente valide, corrisponde una storia dell'arte
"senza artisti", cosi come all'ideale scientifico e politico degli storici e dei
filosofi de! suo tempo corrispondeva una storia senza '' eroi'' o senza '' ri
voluzionari" o, come dicevano, senza soggetti psicologicamente "incalco
labili" o politicamente "irresponsabili". Nella loro inclinazione all'anoni
mita, gli storici di carattere positivistico sono assolutamente d'accordo con
i filosofi della storia idealisti e conservatori, solo che ai primi sta davanti
agli occhi il fantasma di un'anima collettiva, mentre gli altri, come incon
fondibile ideologia dell'elite, sviluppano la finzione della "coscienza in
ge nere", dell'imperativo categorico astratto e della "bellezza
eternamente
umana". 11 soggetto impersonale della "storia dell'arte senza nomi" e, da C
un certo punto di vista, soltanto un aspetto di questa coscienza priva di d
contenuto e fittizia" (ibid., p. 107). R
Tendenze formalistiche e filologiche nella critica d'arte europea de! primo Novecento 81
BIOBIBLIOGRAFIA
Ne! primo decennio del secolo si aff erma in Germania a opera di Aby
Warburg una nuova tendenza critica rivolta a studiare i fenomeni storico
artistici non piu soltanto sotto il profilo formalista, ma prevalentemente
sotto l'aspetto contenutistico culturale e iconografico.
Warburg e «una figura anomala ma molto significativa nel quadro
delle modificazioni di pensiero tra Otto e Novecento. None un vero e pro
prio storico dell'arte, eppure si occupa soprattutto di pittura rinascimenta
le. Non e un vero e proprio filosofo, eppure la sua riflessione abbraccia
la zona piu delicata del pensiero contemporaneo, l'irrompere dell'irrazio
nalismo dopo Nietzsche. Ma si occupa anche di antropologia e di psicolo
gia, di storia delle religioni e di astrologia, e il suo obiettivo e apertamente
una nuova e mai scritta "scienza" dell'uomo» (A.R., 1984, p. 1).
L'attivita di Warburg e legata alla costituzione di una singolare biblio
teca ad Amburgo che aveva come motto Mnemosine (memoria) che rispec
chiava !'idea di unita del sapere, di nuova scienza della cultura e di interdi
sciplinarieta del suo creatore.
La famosa biblioteca warburghiana di Amburgo era, a questo proposi to,
organizzata in una disposizione sistematica dei testi storico-artistici e di
altre discipline sui quattro piani dell'edificio in cui era collocata.
«II primo cominciava con i libri sui problemi generali dell'espressione e
sulla natura <lei simboli. Di qui si passava all'antropologia e alla religione, e
dalla religione alla filosofia e alla storia della scienza. II secondo piano conte
neva i libri sull'espressione nell'arte, la sua teoria e la sua storia. II terzo era
dedicato alla lingua e alla letteratura, e il quarto alle forme sociali della vita
umana (storia, legge, folklore ecc.)» (Settis, 1985, Cieri Via, 1994, p. 49).
112 Capitola terzo
mi, dei generi drammatici; quindi dei disegni del Buontalenti, le relative
descrizioni e la ricostruzione dell'attivita di Giovanni de' Bardi, Emilio de'
Cavalieri e Bastiano de' Rossi, direttori delle feste.
I primi saggi di Warburg lasciano trasparire in modo evidente il suo
metodo innovatore.
L'immagine artistica, innanzi tutto, per Warburg non e piu soltanto
espressione formale come per Riegl e Wolf flin, da studiarsi in primo luogo
per i suoi risultati di stile. Al contrario e supporto all'espressione d'una
memoria sociale, di un'esperienza nella e con la societa (Warnke, 1990).
E documento dai complessi significati di un insieme di cultura entro cui
esercita una funzione specifica e indispensabile.
«Al concetto di pura visione artistica sviluppato da Wolfflin in relazio
ne alle idee di Burckhardt, Warburg oppone il concetto di cultura come
un tutto, all'interno della quale la visione artistica adempie ad una funzio
ne necessaria. Per capire questa funzione non si dovrebbe disgiungerla dal
le sue connessioni con le funzioni di altri elementi di quella cultura»
(Wind, 1931; trad. it., 1992, pp. 42-43).
La storia artistica diventa di conseguenza una storia culturale (Kultur
wissenschaft) per immagini, dove e indispensabile un'impostazione interdi
sciplinare.
Per Bialostocki, Warburg si pone come il profeta della multi disci plinarieta
e nello stesso tempo il predecessore di coloro che sono i fautori degli studi
contestuali (1979).
«Era una delle convinzioni basilari di Warburg - aggiunge Wind
(1931; trad. it., 1992, pp. 43-44) - che qualsiasi tentativo di separare
l'immagine dal suo rapporto con la religione e la poesia, con il culto e il
dramma, equivalesse a interromperne la linfa vitale. Coloro che come lui,
considerano l'immagine indissolubilmente legata alla cultura intesa come
un tutto, se vogliono far si che un'immagine di non immediata compren
sione comunichi il proprio significato, devono occuparsene in modo al
quanto diverso da coloro che accettano la nozione di "pura visione" in
senso astratto. (... ) Studiando ogni tipo di documento, che secondo i me
todi della critica storica possa essere ricollegato all'immagine in questione,
si deve dimostrare con prove indirette che un intern complesso di idee, ve
rificate una per una, ha contribuito alla formazione di quell'immagine».
Dal canto suo, infine, Gertrud Bing, ha ulteriormente sottolineato la
peculiarita del metodo warburghiano di collegare l'immagine ad altri cam
pi del sapere.
«L'opera d'arte considerata nel suo valore espressivo puo essere capita
soltanto se il significato religioso, il suo background intellettuale e sociale
e le circostanze politiche sono prese in considerazione. Ne deriva che la
storia dell'arte non puo essere studiata indipendentemente, ma piuttosto
114 Capitolo terzo
nella sua relazione con gli altri rami del sapere, che a loro volta·ricevono
il proprio significato soltanto se considerati in maniera unitaria» (Bing,
1934; trad. it., Cieri Via, 1994, p. 50).
Per giungere alla piena comprensione del significato simbolico e socia le
dell'immagine, Warburg nei primi saggi citati fissa la sua attenzione, in
particolare, su due aspetti: sulla rappresentazione iconografica e sulla fun
zione sociale dell'opera.
La ricerca iconografica di Warburg si presenta pero molto diff erente
da quella condotta in questo specifico settore dagli eruditi francesi e tede schi
della tradizione ottocentesca.
Adolphe Napoleon Didron, Xavier Barbier de Montault in Francia,
Anton Springer e Heinrich Detzel in Germania, per non citare che alcuni
fra i piu insigni rappresentanti di queste ricerche, avevano infatti prepara
to utilissimi repertori di descrizione iconografica tipologica, soprattutto re
ligiosa. Warburg, al contrario, e specialmente interessato ai soggetti classi
ci e ai meccanismi di come questi sopravvivano e si trasmettano alla
cultura moderna (in primis rinascimentale). La sua indagine sui modelli
coinvolge le modalita di espressione e di rappresentazione degli stessi;
quindi la loro interpretazione ed evoluzione.
Lo studio delle trasformazioni dei motivi espressivi e iconografici viene
poi ulteriormente chiarito con la ricerca sulla funzione sociale dell'opera.
Quest'ultima si precisa attraverso lo studio della committenza e della desti
nazione d'uso dell'oggetto artistico, ricostruite con ampie esplorazioni sto
riche e letterarie sull'ambiente in cui gli artisti operano.
La preferenza accordata da Warburg sin dalle sue prime indagini al
mondo e alla cultura artistica rinascimentale coincide con il prevalente
orientamento della cultura del secondo Ottocento, che vedeva nel Rinasci
mento «l'ideale di una forma di esistenza liberale giovanile ed ebbra di
bellezza» (Gombrich, 1966; trad. it., 1984, p. 4).
Questa preferenza per la civilta e l'arte del Rinascimento fu rinforzata
in Warburg dalla frequentazione diretta di alcuni storici dell'arte: Henry
Thode a Bonn, August von Schmarsow a Firenze, Jacob Janitschek a
Stra sb o.
nry Thode, due anni prima dell'approdo a Bonn del giovane War
burg, aveva pubblicato un celebre libro sulle origini del Rinascimento ita
liano (Franz von Assisi und die Anfange der Kunst der Renaissance in lta
lien, 1885, Francesco d' Assisi e le origini del Rinascimento in Italia):
interpretazione dell'influenza del pensiero di San Francesco sulla nascita
del realismo artistico, che non lasciava spazio all'incidenza dell'arte antica
sul Rinascimento.
August von chmarsow, professore a Breslavia che Warburg incontro
a Firenze, pur interessato prevalentemente a ricostruzioni monografiche di
Aby Warburg, Erwin Panofsky e ii metodo iconologico 115