Berecche e La Guerra

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Berecche e la guerra

Berecche e la guerra è un racconto del 1919 scritto da Luigi


Pirandello e raccolto nelle Novelle per un anno. La produzione
novellistica accompagna tutta la vita dell'autore, dalla sua
adolescenza sino alla fine della sua vita, ed è più intensa nei primi
quindici anni del Novecento.
Questa novella è vista da una parte dalla prospettiva del padre
d’un combattente della Grande Guerra, Berecche, che in fondo
rappresenta l’autore stesso e il dramma dei suoi figli e dall’ altro
spiega il suo piano ideologico relativo all’illusione della cultura e
l’utopia di rinnovare il mondo con i conflitti, seguendo un modello
statico, sclerotizzato.
In realtà l’autore siciliano ebbe sotto le armi nella I Mondiale due
figli: il primogenito Stefano, volontario nel luglio del ’15, fatto
prigioniero, internato prima a Mauthausen e poi a Plan in Boemia
(Pirandello tenta, nel pieno della guerra, di farlo tornare dalla
prigionia, proponendo uno scambio non accettato dall’Austria che
vorrebbe la restituzione di tre uomini contro uno) e il terzo,
Fausto, chiamato ad intervenire, mentre muore la nonna e
s’aggrava la malattia della madre. Accanto alla disperazione ed
all’ansia del padre per il pericolo mortale che corre Faustino (nella
novella il figlio di Berecche, nel quale lo scrittore ha unificato la
sorte dei suoi due figli), viene pure rappresentata con grande
ironia la passione del protagonista per il modello tedesco cui è da
collegare l’esperienza che Pirandello stesso fece in Germania nel
periodo della sua giovinezza.

Storia:
Questa novella racconta la vita di un professore di storia, Federico
Berecche, che sin da piccolo aveva una vera e propria passione per
la Germania e il suo popolo. I suoi principi vengono annientati
quando la Germania, affiancata dall'Austria, attacca l'Europa,
dando inizio alla Prima Guerra Mondiale. Prima della guerra, i
suoi ideali erano sostenuti da tutti, ma successivamente alla guerra
perde il sostegno della famiglia, in quanto il fidanzato della figlia
era in guerra, la moglie lo accusa per averle dato una vita priva di
emozioni. Inoltre, la sua situazione peggiora con la notizia della
scomparsa dei fratelli del fidanzato di sua figlia.
La sua famiglia attraversa un momento di difficoltà e, nel
frattempo, suo figlio Faustino inizia a frequentare la Facoltà di
Lettere e si trova a partecipare in un corteo dove i manifestanti
gridano "Viva la Francia, viva il Belgio", in opposizione all'amata
Germania di suo padre. Così Berecche rimane nel suo studio,
deluso da suo figlio, a riflettere su una domanda che gli tormenta
la mente: "Ma cosa resterà di oggi, delle atrocità, del sangue, dei
drammi dei popoli? Qualche riga di un libro di storia?".
La situazione diventa tragica quando il figlio Fausto non ritorna a
casa per molte notti: Berecche cade nella disperazione, ma, pochi
giorni dopo, arriva una carta scritta dal figlio informando la
famiglia che si trova in Francia per combattere e dimostrare il
valore della gioventù italiana. Berecche è costretto ad ammettere
l'insensatezza della Germania nella guerra e, nella sua
esasperazione, prova ad arruolarsi nel reparto di fanteria
volontaria, ma, mentre si esercita montando un cavallo, cade e si
ferisce gravemente. Ritornato a casa dopo convalescenza in
ospedale, troverà il conforto della figlioletta Margheritina, cieca
dalla nascita.
Analisi:
Il personaggio Federico Berecche, “corrotta pronunzia d’un nome
prettamente tedesco”, è una figura robusta “dal pelame rossiccio e
dagli occhi ceruli” che richiama la razza tedesca a cui fa di tutto
per assomigliare.
La famiglia di Berecche è una tipica famiglia borghese, composta
da una moglie insoddisfatta, una serva, una figlia primogenita dal
nome Teutonia, detta Tonia, sposata con l’orologiaio svizzero
Livo Truppel, altre due figlie in casa, di cui la prima, Carlotta,
fidanzata con un bravo giovane della Val di Non nel Trentino,
Gino Viesi, laureato da appena un anno in Lettere e Filosofia
all’Università di Roma, e la più piccola Ghetina, cieca, di cui s’è
detto, purtroppo sempre triste per la sua condizione di perpetua
sofferenza.
Federico Berecche ha un unico figlio maschio, Faustino, studente
universitario, che è il suo orgoglio. Nel suo animo fortemente
turbato domina lo sbalordimento, “come una valanga che è venuta
a fracassargli tutto”. Si era tanto attenuto a quel metodo tedesco,
che gli sembrava regolasse tutta la sua vita, che non si capacita ora
di doverlo discutere. Quel figlio adorato che prometteva così bene
e il fidanzato della figlia primogenita Carlotta ora lo accusano
d’aver prediletto la parte sbagliata dell’alleanza e tutti ce l’hanno
con lui. Il dramma volge al peggio, quando Faustino e Gino Niesi,
fuggono in Francia e si arruolano volontari per prendere parte alla
guerra. Lo testimonia una lettera del giovane figlio, inviata
all’amico del padre perché gli sia letta per spiegare le sue ragioni.
La madre infuria contro il marito per riavere indietro suo figlio.
E Berecche si pente di aver sostenuto ideologicamente la
Germania, dato che il suo amore per questa nazione ha portato
tutta questa tragedia. Poi arriva al paradosso, fino a sfiorare la
follia: acquista un cavallo e va a prendere lezioni di equitazione
per poter anch’egli andare volontario in guerra ed emulare il
figlio. Ma cade rovinosamente e si procura un grave ferita alla
fronte.
Il dramma si chiude con quel sentimento greve della compassione
non solo per il protagonista, ma per tutto il mondo.
Pirandello ha rappresentato la crisi dell’uomo moderno, l’assurdità
delle convenzioni sociali, false e deludenti, innestato una
riflessione, che ancora continua, sulla conflittualità tra uomo,
società e ragioni della politica ed indicato le radici profonde dei
conflitti nel sentimento di potenza e di squilibrio tra i popoli.

Bibliografia:
https://it.wikipedia.org/wiki/Berecche_e_la_guerra
https://it.wikipedia.org/wiki/Novelle_per_un_anno

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