L'inizio Della Civiltà Greca

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L’inizio della civiltà greca

I periodi dell'arte greca


Presso i Greci l'arte assume significati e finalità prima assolutamente sconosciuti. Essa, infatti, abbandonati in modo
definitivo i condizionamenti imposti dalla magia e dalla religione, diviene libera espressione dell’intelletto umano e
razionale ricerca degli ideali assoluti di bellezza, di equilibrio e di perfezione. La storia dell'arte greca viene
convenzionalmente divisa in almeno quattro grandi periodi:
Periodo di formazione (XII - VIII secolo a.C.)
Il primo periodo, noto anche come Periodo geometrico, coincide almeno in parte, con quello che gli storici indicano come
Medioevo ellenico, caratterizzato essenzialmente dalla calata dei Dori, dalla fondazione delle prime città e dall’inizio di
un importante produzione ceramica.
Periodo arcaico (VII secolo a.C. - 480 a.C.)
Il secondo periodo che si conclude con la vittoria dei Greci sui Persiani, è quell’arco di tempo nel quale la civiltà greca
sviluppa soprattutto l’architettura dei templi e, in scultura, la rappresentazione della figura umana. Il periodo arcaico è
suddiviso in tre sottoperiodi: primo arcaico (620 - 570 a.C.); arcaico maturo (580 - 530 a.C.); arcaico tardo
(530 - 480 a.C.).
Periodo classico (490 - 323 a.C.)
Il terzo periodo, detto anche età dell’oro, rappresenta il momento di maggior splendore della società, dell’economia,
dell’arte e della cultura greca. Anche in questo caso il periodo è suddiviso i più sottoperiodi: classico iniziale
(490 - 450 a.C.); classico maturo (450 - 425 a.C.); stile ricco (425 - 380 a.C.); classico tardo
(380 - 323 a.C.)
Periodo ellenistico
In questo periodo inizia il declino dell’arte greca ma si assiste, nel contempo, anche alla sua massima diffusione. Anche
quest’ultimo periodo, infine, può essere suddiviso in più sottoperiodi: primo ellenismo (323 - 230 a.C.); medio
ellenismo
(230 - 170 a.C.); tardo ellenismo (170 - 31 a.C).

Periodo di formazione
Il termine formazione fa riferimento alla lunga serie di cambiamenti che aprono la via all’autonomo sviluppo della civilta
greca. In questa fase si abbandona progressivamente il concetto miceneo di città-fortezza governata da un capo
supremo e si afferma una nuova e più funzionale organizzazione del territorio e del potere.
Le poleis
Nascono così le prime poleis. La polis rappresenta un modello di organizzazione sociale e di convivenza civile. Essa è
composta da più parti:
• Acropoli, posta generalmente alla sommità di un colle, è la parte alta della polis e costituisce il cuore simbolico e
religioso della polis;
• Asty, la città bassa, si estende ai piedi dell’acropoli e rappresenta la città vera e propria;
• Agorà, la piazza principale della polis. Qui inizialmente si svolge il mercato, a partire dall’età classica, si tengono
anche le assemblee cittadine. Essa costituisce, dunque, il cuore sociale e civile della polis;
• Chora, cioè la campagna, è il territorio circostante alla polis, dal quale l’intera città trae sostentamento. Essa a sua
volta è suddivisa in komai, villaggi agricoli. La chora, dunque, costituisce il cuore economi e produttivo.

L’arte vascolare Anfora a decorazione


geometrica,
Durante questo periodo sono stati rinvenuti molti oggetti di arte vascolare.
conservata ad Atene
È proprio da ciò che il periodo di formazione prende anche il nome di Periodo
al museo del Ceramico
geometrico, in quanto alla base dell’ornamentazione pittorica di questi
oggetti in terracotta vi sono delle figure geometriche. Alcune di esse sono
semplici, mentre altre presentano decorazioni antropomorfe e zoomorfe
Anfora funeraria a
semplificate, in modo tale che siano riconducibili a figure geometriche. La decorazione
caratteristica comune a tutte è la loro assoluta astrazione. Fin dall’inizio geometrica
l’artigianato fittile, cioè realizzato in terracotta, assume una vasta conservata a Londra
al British Meseum
importanza e diffusione, dato che l’argilla è una materia prima a basso costo
ed è facile da lavorare. E poi, in mancanza del vetro, la terracotta era l’unico
materiale disponibile per la realizzazione di questo tipo di contenitori. Il colore usato sulla pittura vascolare è il nero, che
appare lucido e smagliante e contribuisce, quindi, ad aumentare quel senso di astrazione e di irrealtà.

Anfora a decorazione proto-geometrica in terracotta di Proto-geometrico


probabile provenienza ateniese, oggi conservata al I vasi più antichi risalgono al X e al IX a.C. e
British Meseum di Londra. Il motivo decorativo è vengono convenzionalmente definiti proto-
ridotto al semplice contrapporsi di quattro serie di
geometrici. Essi sono essenziali sia nella forma
cerchi concentrici posti all’altezza della spalla, mentre
sia nelle decorazioni. Inizialmente le decorazioni
in corrispondenza dell’attacco delle anse è raffigurata
una fascia fra due linee sottili. Il tutto in nero su sfondo non coprono l’intera superficie del vaso, ma sono
giallo-ocra. limitate ad alcuni suoi elementi come il collo, le
anse, il corpo, il piede o la spalla.

Anfore funerarie
Nel VIII secolo a.C. la decorazione si espande su tutta la superficie dei vasi. In questo periodo i defunti vengono cremati
e le loro ceneri sono raccolte in urne di terracotta. Queste vengono poi interrate a un metro di profondità. A
protezione di tali urne cinerarie si incastra nel terreno un lastrone di pietra poggiante su una tavoletta, sul quale si
colloca una grossa anfora o un cratere dall’apertura particolarmente larga. Tali vasi riccamente decorati sono a loro
volta parzialmente interrati, in modo tale che dal suolo ne sporgano soltanto le bocche.
Anfora funeraria detta “del lamento funebre”, rinvenuta nella necropoli presso il Dipylon, la più
importante porta dell’antica Atene. Si tratta di un anfora del tipo a collo indistinto, cosiddetta in
quanto la lunga imboccattura si connette al corpo in modo netto. La decorazione consiste in
sessantacinque fasce sovrapposte dipinte a motivi geometrici. Esse percorrono tutta la superficie
del vaso e hanno spessore diverso a seconda della loro posizione. Sono anche presenti degli
elementi figurativi. La presenza di questi elementi, comunque, non contraddice l’assoluta
astrazione. I corpi dei personaggi infatti sono realizzati in modo tale che non sembri altro che
l’assemblaggio di figure geometriche elementari

L’Età arcaica
durante questo periodo assistiamo a un notevole incremento demografico e un conseguente maggior benessere
generale. Tutto ciò comporta un aumento della richiesta dei beni di consumo. Nelle poleis, pertanto, inizia a maturare la
consapevolezza che un aumento eccessivo della popolazione avrebbe portato a degli squilibri sociali. Per evitarlo le
poleis si impongono di non ingrandirsi troppo e promuovono la fondazione di nuove città. Nascono cosi le colonie, con le
stesse caratteristiche della città-madre. All’interno delle sempre più ricche poleis e delle loro nuove colonie anche l’arte
riceve un diverso e più rigoroso impulso. È proprio in questo periodo, infatti, che sorgono le prime costruzioni
architettoniche, soprattutto templi e santuari. Contemporaneamente, anche la scultura si evolve e la pittura vascolare
inizia a indirizzare la propria attenzione allo studio e alla riproduzione della figura umana, abbandonando l’imposizione
geometrica.
Il tempio
La struttura architettonica che meglio caratterizza i Greci è il tempio. Esso costituisce la dimora terrena degli dei. La
religione dei Greci è politeista, in quanto essi credono all’esistenza si più divinità, che hanno caratteristiche fisiche e
psicologiche simili a quelle umane. Per questo motivo è difficile stabilire se il soggetto rappresentato in una statua
greca sia un uomo, un eroe o un dio. I templi hanno proporzioni talmente armoniose e forme semplici e razionali da
risultare sempre perfettamente equilibrati. Si tratta di un unico ambiente a pianta rettangolare preceduto da un portico
sorretto da due colonne. Il tetto, a due falde, è ornato con motivi geometrici. La disposizione degli spazi all’interno del
tempio può variare, ma tre sono gli elementi caratteristici sempre presenti:
• il naos, che in greco significa cella, nel quale viene esclusivamente custodita la statua del dio a cui il tempio è
dedicato. Presenta una pianta rettangolare e a essa si accede attraverso un’unica porta
• il pronao, lo spazio porticato antistante la cella stessa, che ha la funzione di filtro simbolico tra l’esterno e il naos;
• le colonne.
Le tipologie dei templi
Dieci sono le tipologie di tempio che Vitruvio, architetto che ha scritto un fondamentale trattato sull’arte del costruire,
descrive nel terzo e nel quarto libro del suo trattato:
• Tempio in antis: questo tempio prende il nome dai due pilastri quadrangolari costruiti al termine del prolungamento
murario dei due lati maggiori del naos. Tra le ante vengono solitamente erette due colonne in modo che il pronao
risulti delimitato dall’ingresso alla cella, dalle ante, dalle colonne e di prolungamenti murari del naos;
• Tempio doppiamente in antis: presenta anche sul retro della cella un secondo pronao, uguale a quello anteriore;
• Tempio prostilo: ha la stessa pianta di quello in antis, soltanto che davanti alle ante e al naos si ergono almeno
quattro colonne. Tra le colonne e le ante viene così a crearsi una specie di porticato;
• Tempio anfiprostilo: consiste nel raddoppiamento di quello prostilo. In esso, infatti vi sono due colonnati;
• Tempio periptero: circondato di colonne lungo tutto il perimetro;
• Tempio pseudoperiptero: il colonnato sembra circondare tutta la cella, ma in realtà si hanno solo delle mezze colonne
addossate alle pareti della cella stessa;
• Tempio diptero: consiste in un doppio colonnato che circonda l’intero perimetro, in modo tale che ogni colonna
interna sia perfettamente allineata con la corrispondente esterna;
• Tempio pseudodiptero: in esso un unico colonnato circonda completamente la cella ed è posto a una distanza tale
che potrebbe ospitare un secondo colonnato;
• Tempio monoptero: è a pianta circolare ed è circondato da una sola circonferenza di colonne. In esso non vi è un
naos in muratura
• Tempio periptero circolare: simile al monoptero. In esso il naos assume una forma più cilindrica;
• Tempio ipetro: è una variante del diptero. In esso, però il naos è privo di copertura;
Gli ordini architettonici
L’ordine architettonico rappresenta la più grande fra le novità che i Greci introducono nell’arte del costruire. Esso
consiste in una serie di regole geometriche e matematiche mediante le quali le dimensioni di ogni elemento di un edificio
sono costantemente messe in rapporto tra loro e con le dimensioni dimensioni dell’edificio nel suo insieme. Gli ordini
architettonici utilizzati dai greci sono tre: il dorico, lo ionico e il corinzio
L’ordine dorico
L’ordine dorico è quello più antico (VII secolo a.C.) e viene impiegato soprattutto per la costruzione dei templi. Il tempio
dorico non poggia direttamente sul terreno, ma su un crepidoma in pietra, consistente in un massiccio basamento
costituito da tre o più gradini. La parte superiore del crepidoma prende il nome di stilobate e costituisce il piano
orizzontale sul quale poggiano le colonne del tempio.

La colonna dell’ordine dorico si compone di due elementi distinti: uno verticale di forma cilindrica chiamato fusto
e uno di coronamento chiamato capitello. Fusto e capitello sono uniti tra loro mediante un elemento chiamato
collarino. Il fusto della colonna dorica è rastremato verso l’alto, vale a dire che il diametro di base e maggiore di
quello del collarino. A circa un terzo dell’altezza il fusto presenta un leggero rigonfiamento detto entasi. Il fusto
dorico non è liscio ma scanalato, in quanto tutta la superficie è percorsa verticalmente da delle scalanature. Il
capitello costituisce il vero e proprio coronamento della colonna ed è a sua colta composta da due elementi
sovrapposti chiamati echino ed abaco. L’insieme degli elementi strutturali e decorativi che si appoggiano sui
capitelli prende il nome generico di trabeazione che è formata a sua volta da tre elementi: l’architrave, il fregio e
la cornice. Gli elementi descritti fin qui sono sempre legati fra loro da precisi rapporti proporzionali, quindi,
conoscendo l’esatta dimensione di uno solo diessi, è possibile risalire alle dimensioni di tutti gli altri.
Gli effetti ottici
Numerosi sono gli effetti ottici e le correzioni ottiche sfruttate dai greci per rendere la visione di loro templi più
armoniosa. Le colonne stesse, inoltre non sono mai perfettamente verticali, ma presentano un leggera inclinazione
verso l’interno o verso le diagonali della base del tempio. Questo artificio serve a controbilanciare il senso di
oppressione che si proverebbe di fronte a una colonna che, se perfettamente verticale, parrebbe invece pendere verso
chi guarda
Le coperture dei templi
I tetti dei templi, sorretti da grosse travi di legno, sono del tipo a capanna. Il manto di copertura è realizzato in tegole
piane di terracotta con sovrastanti coppi, che consistono in un altro tipo di tegole lunghe e strette. Per evitare che i
singoli filari di di coppi possano scivolare, li si fermano con delle antefisse, consistenti in elementi in terracotta o
pietra modellati con motivi antropomorfi o floreali. Le due falde del tetto a capanna formano due spazi a forma di
triangolo isoscele chiamati timpani. L’insieme del timpano e delle cornici che lo contornano costituisce il cosiddetto
frontone.
Il colore dei templi
Anche se oggi può sembrare difficile immaginarlo, in origine tutti gli elementi architettonici erano vivacemente colorati.

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