Storia Dell'architettura

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Storia dell’Architettura 2 – Prof. FOLIN A.A.

2019/2020
CULTURA GRECA (rapporto con i Romani)

Sin dall’antichità la Civiltà Greca ha esercitato un grande


fascino, sicuramente fino al XX secolo. I primi ad ammirare
questa cultura furono i Romani che la tramandarono nei
secoli, avendo sicuramente un ruolo fondamentale
soprattutto per artisti e filosofi. I Romani vedevano la Grecia
sconfitta che conquista a sua volta.

Ben chiaro è il mito della POLIS (città-stato) greca, dalla quale


nasce la “politica” di etimologia greca significa appunto “arte
che attiene alla città stato” ossia arte di governare e gestire
la Polis.

THOMAS MOORE umanista inizi del 1500 scrisse un trattato


sulla città ideale UTOPIA ( che in greco significa “non luogo”)

Esempio di VILLA ADRIANA a Tivoli: ADRIANO grande cultore dell’arte greca infatti alcuni settori della villa sono ispirati
ad architetture greche. Con il suo quadriportico il PECILE che delimita un giardino con una grande piscina centrale. Oppure
la SALA DEI FILOSOFI dove erano presenti statue di filosofi greci. Solo alla fine del Medioevo , con il Rinascimento , tornerà
questa attenzione per i greci.

CRISTOFORO BUONDELMONTI monaco e geografo fiorentino a cavallo tra 1300 e 1400, andò per esempio a caccia di
rovine a Costantinopoli. Ancora CIRIACO D’ANCONA umanista, mercante e appassionato di rovine, degli stessi anni, rilevò
per primo il Partenone. Non vi era però ancora una reale conoscenza delle rovine. Solo nella seconda metà del 1700 si
inizia a capire qualcosa, questo perché con la crisi dell’Impero Ottomano si iniziano finalmente le prime spedizioni
archeologiche, inizialmente in Magna Grecia e a Roma, poi in Grecia.

WINCKELMANN storico e archeologo del 1700, teorizza la differenza tra arte greca e romana, infatti secondo i suoi studi
quella greca era più raffinata e queste teorie portarono al Movimento del Neoclassico( arte basata sul senso dell’armonia).
Egli si spinse fino ai templi dorici a Paestum in Magna Grecia studiandoli e rivalutandoli. Si arrivò ad avere vere e proprie
spedizioni archelogiche con finanziamenti statali per aumentare le conoscenze sulla materia. Da qui si anno molte viste
pittoriche di Atene con le sue rovine. Alcuni dei monumenti ritrovati vengono restaurati e/o ricostruiti , sia dal vero che
solo in disegno. Si scoprì che i templi erano riccamente colorati. A quel tempo gli architetti si formavano nelle Accademie
di Belle Arti non nelle facoltà come oggi, e i più meritevoli andavano a fare viaggi d’istruzione a Roma o Atene per
osservare le bellezze antiche. Accadde anche l’impensabile come per esempio per i marmi del Partenone di Fidia (marmi
di Elgin) che vennero trasportati dalla Grecia al British Museum di Londra. Arte greca anche come ispirazione , ed esempio
il parlamento di Vienna in stile Neoclassico della fine del 1800, ricorda assolutamente forme greche, facendo un
collegamento anche con il significato politico di “democrazia”.
Anche Le Corbusier come molti altri, fece un viaggio studio ad Atene, ci rimangono infatti numerosi schizzi di quando era
ventenne. Tutta questa influenza però non riguarda solo l’architettura ma anche gli assetti urbani, i Greci sono difatti
considerati gli inventori dell’Urbanistica. Hanno contribuito alla disposizione di moderne città come la New York del 1800.
Nello stesso secolo inoltre si sviluppa un nuovo modo per concepire l’arte greca ossia suddivisa in 4 periodi: medioevo
ellenico, arcaico, classico, ellenistico che corrispondono idealmente a nascita, crescita, perfezione e morte dell’arte greca.
Questo è considerato uno schema teologico ossia che si rifà al concetto che “oggi si vive meglio di ieri”. Ricordiamo che
l’architettura è la risposta a delle esigenze della società ossia ha sempre forme adeguate al tempo.

CIVILTA’ MICENEA

E’ sbagliato riferirsi a Micene come città in quanto non si presenta come intendiamo città noi oggi, gli edifici abitativi
erano sparsi e le tombe venivano create di fianco alle case. Le prime strutture centralizzate che comparvero furono in
collina, dove poi verrà costruita la futura Acropoli. Essa è cinta da mura colossali che sicuramente testimoniano un lavoro
collettivo diretto da un potere unitario, nonostante le persone continuassero a vivere separatamente. All’interno delle
mura erano presenti i Palazzi, ossia la residenza del sovrano (che avrà ordinato la costruzione delle mura) e dei magazzini
per le offerte e le riserve alimentari, infine erano presenti le tombe del cimitero reale dalle quali traiamo molto
informazioni(soprattutto per quanto riguarda le maschere dei re di Micene).

Sono presenti molti elementi strutturali degni di nota, come ad esempio: la PORTA DEI LEONI, porta di accesso a Micene,
il leone è simbolo di potere ed è interessante come ci informi del fatto che la civiltà avesse rapporti con l’Africa, infatti
non c’erano leoni in Grecia. E’ usato un SISTEMA TRILITICO cioè si tre pietre, due PIEDRITTI e un’ARCHITRAVE, che è uno
dei sistemi più antichi(basta pensare a stonhenge). E’ presente il MEGARON, unità architettonica fulcro del Palazzo di
Micene, si basa su una successione di ambienti rettangolari con entrate assiali e vestiboli che conducevano ad una grande
sala con un focolare rotondo e colonne che sorreggevano la copertura. La THOLOS è una tipologia di tomba dei re di
Micene, caratterizzata da un corridoio scavato nella roccia e una sala circolare sotterranea rivestita da conci di pietre. Ha
un diametro di 14m e una h di 13m. Si tratta di una falsa volta, in quanto i Greci non erano ancora in grado di costruire
volte autoportanti. In una di queste è stato ritrovato il così detto TESORO DI ATREO.
Nel 12-15 a.C. erano presenti molti insediamenti così costruiti ma questa civiltà scomparve, forse per l’invasione di altre
popolazioni, e per alcuni secoli non si hanno testimonianze (nel periodo chiamato medioevo ellenico). Poi nel 6-7 a.C.
ricompaiono nuove tracce di architetture, (come sostenuto dai Greci stessi, essi appartenevano a diversi ceppi di
popolazioni che si stanziavano) dando il via al periodo classico.

La città di CORINTO si trova in una posizione strategica, in quanto è tra la terra ferma l’isola del Peloponneso. Anche qui
troviamo abitazioni sparse di contadini e pastori come a Micene. Pian piano iniziarono costruire edifici in comune
sull’Acropoli chiamata ACROCORINTO che significa “Corinto alta”. Nella città bassa invece si creò un insediamento
circondato da mura, dove era presente l’AGORA’ e un porto, tutto si concentrava intorno alla piazza che fungeva da zona
politica e commerciale. Inoltre era presente il BOULEUTERIUM, ossia la casa del Consiglio, infine all’esterno la zona
residenziale era sparsa. Ricorda Micene salvo per il fatto che sull’Acropoli non c’è il sistema palazziale con magazzini e
tombe ma solo TEMPLI (la zona alta era considerata sacra).
TEMPLI GRECI

Sicuramente c’è stata una grande evoluzione per arrivare a questi esempi

che però sono poi durati nei secoli. Elementi tipici del tempio:

PERISTASI, ossia il colonnato esterno intorno al tempio

NAOS che è la cella interna

PRONAOS, ossia il vestibolo che si trova davanti alla cella

OPISTODOMO dietro alla cella

Ma come mai avevano questa particolare forma? Anche VITRUVIO si pose questa domanda ed indagò: gli uomini primitivi
avevano realizzato templi in legno e quelli che noi vediamo oggi sono la loro rivisitazione in pietra. E’ stata trovata una
struttura arcaica che testimonierebbe proprio questa teoria, la struttura infatti era il legno e fango con un tetto a
spiovente che sporge dalle pareti e sorretto alle estremità da pali sempre in legno (sicuramene ci sono state varie varianti
nel tempo).

I templi sono concepiti in modo diverso dalle Chiese perché non sono pensati per accogliere i fedeli, infatti il tempio è la
casa del dio e al suo interno possono accedere solo i sacerdoti. All’interno erano completamente bui con una solo
apertura sul davanti (grate socchiuse) che facevano trapelare un poco di luce e “intravedere il dio” (statua del dio) ,
sicuramente questo contribuiva a creare un effetto molto suggestivo. Sulla scalinata del tempio si potevano lasciare
offerte, visto che non era consentito l’accesso al pubblico, che poi venivano raccolte dai sacerdoti.

TEMPIO DI APOLLO a Corinto 540 a.C. ciò che rimane oggi sono 7 colonne in rovina.

Gli ORDINI o SISTEMI ARCHITETTONICI dei templi greci sono sempre gli stessi che ritroviamo, salvo alcune eccezioni.
Ognuno di loro ha un proprio significato specifico. I templi potevano essere composti anche da più ordini
contemporaneamente

ORDINE DORICO : sicuramente è l’ordine più arcaico. Ma per questo non dobbiamo pensare che gli ordini abbiamo avuto
un’evoluzione storica, essi coesistevano negli stessi secoli ; magari in zone diverse a seconda del periodo.
Alcuni elementi sempre presenti nei tre ordini:

CREPIDOMA : base gradonata

STILOBATE : base sulla quale appoggia la colonna

FUSTO della colonna

COLLARINO prima del capitello

CAPITELLO DORICO in particolare : formato da ECHINO (parte svasata) e ABACO(dado)

TRABEAZIONE formata da ARCHITRAVE non decorata e il FREGIO composto a sua volta da METOPE e TRIGLIFI. Nelle
metope erano presenti scene mitologiche con ad esempio amazzoni o centauri.

GOCCE presenti sotto al triglifo

TETTO con coperture a capriate

FRONTONE composto dal TIMPANO decorato e ACROTERI sulla sommità (figure mitologiche)

I greci nella costruzione dei templi avevano geometrie molto precise da seguire per questo motivo perfezionarono le loro
architetture con dei CORRETTIVI OTTICI che gli permettevano di evitare deformazioni. Ad esempio : lo stilobate non è
piano ma presenta una gobba al centro verso su, le colonne non sono perfettamente verticali ma inclinate verso la cella,
l’entasi ossia un rigonfiamento a 2\3 del fusto, infine il conflitto angolare. Con quest’ultimo si intende che a triglifi alternati
uno deve essere in asse con la colonna, il problema si presenta ovviamente all’angolo perché la trabeazione termina
sempre con un triglifo, quindi seguendo la regola il capitelli delle colonne esterne dovrebbero sporgere dalla trabeazione.
Questo era però considerato anestetico dai greci che tentarono di risolvere il problema. Allungare la trabeazione, usare
metope più larghe, far rientrare l’ultima colonna erano soluzioni arcaiche ma trovarono un metodo definitivo : variazioni
di 5 cm piccole e poco alla volta che permettevano di far cadere il capitello dentro la trabeazione.

Molti elementi del tempio dorico sono in realtà stilizzazioni di elementi in legno, come il capitello ricorda l’espansione di
un albero sulla sommità, il fusto la corteccia, i triglifi la testa delle travi in legno viste in sezione e disposte
perpendicolarmente ai prospetti e infine le gocce ricordano i cunei utilizzati per rendere i tutto stabile.

ORDINE IONICO: come già detto è cronologicamente parallelo al dorico con quale differenza.

La COLONNA ha una BASE e un capitello diverso, il FREGIO è continuo con bassorilievi (infatti il conflitto angolare è solo
un problema del dorico). Nel capitello troviamo ABACO (qui decorato) e ECHINO con ovuli al centro e volute ai lati,
sicuramente queste forme riprendono il mondo vegetale. Il FUSTO della colonna è più esile rispetto al dorico, c’è una
diversa proporzione tra altezza e diametro. La BASE è composta da fasce concave dette SCOZIA e fasce convesse dette
TORI.

Esempio TEMPIO di ARTEMIDE a Efeso

Esempio TEMPIO di ATENA NIKE ad Atene, Acropoli

Perché venisse scelto un ordine piuttosto che un altro se lo chiese anche


Vitruvio, che trovò una somiglianza del dorico al maschile e dello ionico al
femminile.
ATENE

I primi insediamenti esistevano già in periodo


miceneo (sull’acropoli inizialmente c’era un
palazzo che venne poi distrutto per far spazio a
templi dedicati a più divinità alle quali il popolo
era devoto) ma con il tempo le popolazioni
limitrofe si addensarono intorno all’acropoli già
esistente, Atene prese così una configurazione
più a città come la intendiamo oggi. Gli
archeologhi hanno dovuto scavare molto per far
emergere tutte le rovine sull’acropoli. Nel
480\490 a.C. Atene era considerata già un centro
importante in Grecia e per questo motivo iniziò la costruzione di un primo
PARTENONE, che però verrà distrutto dei Persiani. I Greci inizialmente non
volevano ricostruirlo ma lasciarlo distrutto perché era stato ”concepito
contro la guerra” e lasciarlo così in ricordo di ciò che era avvenuto. Però i
rocchi delle colonne furono riutilizzati per costruire le mura dell’ acropoli in
ricordo della distruzione persiana, rocchi che sono ancora oggi ben visibili.
Alla fine però fu ricostruito un secondo Partenone e anche un terzo,
commissionato da Pericle che poi è quello che si vede ancora oggi. FIDIA e
i suoi allievi si occuparono delle metope e della statua crisoelefantina di
Atena, ossia costituita da uno scheletro di legno e ricoperta d’avorio per la pelle e d’oro
per gli abiti. All’acropoli si accedeva con una grande SCALINATA , mediante una strada
che andava dall’agorà all’acropoli (dove si svolgevano le processioni panatenaiche ossia
in onore di Atena). In questo modo si aveva un ingresso trionfale all’acropoli tramite i
PROPILEI “ciò che sta davanti\pilastro davanti”, anche qui compaiono elementi dei
templi. Il terreno è in pendio, per questo ci sono i gradini, e l’edificio di sviluppa su varie
altezze. Troviamo l’ordine dorico e ionico insieme, l’ingesso e l’esterno in dorico, gli
interni in ionico. Sull’acropoli erano presenti anche PINACOTECHE, da “pinax” che
significa dipinto; infatti, erano sale dove si conservavano i quadri, ma anche edifici più
complessi su più piani e composti da vari volumi. Erano presenti anche doppi templi e
una statua di Pallade Atena in legno, protettrice della città (prima si trovava a Troia). Si
trova anche l’ERETTEO, tempio ionico che prende il nome dalla tomba del re li posta, secondo i miti qui si svolse la disputa
tra Atena e Poseidone e su una roccia erano presenti le impronte del tridente; per questo collegamento a Poseidone è
presente una sorgente d’acqua. In una loggia dell’Eretteo è presente l’ordine ionico delle CARIATIDI, ossia statue di figure
femminili al posto delle colonne. A ridosso della collina dell’acropoli erano presenti due teatri uno di Erode Attico e l’altro
di Dionisio. Per i Greci le rappresentazioni teatrali avevano connotazioni religiose per questo motivo la cultura teatrale
era molto forte, inoltre le rappresentazioni erano legate al calendario religioso cittadino. Le sedute erano a scalinate,
inizialmente in legno, vennero poi realizzate in pietra. Ad Atene era presente un asse viario importante, ossia quello che
conduceva dall’acropoli all’agorà e infine alla porta della città, l’agorà si era formata per uno slargo casuale di questo
asse, attorno al quale si erano poi costruiti gli edifici pubblici. Tra questi il BOULEUTERION, la casa del Consiglio di Aten e
che aveva una struttura simile al teatro. Questa civiltà si fondava non sull’idea del singolo ma sulla comunità/famiglie/tribù
per questo motivo le strutture sono funzionali alle attività come nel Bouleuterion, questo tipo di struttura tornerà solo
con il ritorno della democrazia dopo la Rivoluzione francese. Gli STOAI erano i portici di ordine dorico o ionico, di forma
rettangolare allungata che potevano avere diverse funzioni : commerciali, di passeggio, di ritrovo… ne è un esempio il
STOA POIKILE, ossia il portico affrescato con storie cittadine che verrà poi presa d’ispirazione per la Villa Adriana.
CASE GRECHE

Purtroppo non abbiamo molte tracce perché non erano edifici


monumentali e di conseguenza non erano realizzate in pietra, ma da
materiali più deperibili. Sicuramente erano monofamiliari e sparse,
abbastanza basse, con solo un piano, massimo due. Si sviluppavano
intorno ad un cortile ed erano il cuore della vita domestica. Erano
presenti poche o anche nessuna finestra e si distinguevano in più alee,
una per gli uomini, una per le donne ecc..

SPARTA E MILETO

TUCIDIDE, storico greco, fece un confronto tra Atene e Sparta, solitamente indicate come antagoniste, sulla base di come
fossero costruite. Atene rappresentava la magnificenza, mentre Sparta la potenza, anche se quest’ultima dalle rovine
sembrerebbe un semplice villaggio. Un altro modello di città doveva essere Mileto, costruita secondo il “piano
ippodameo” di Ippodamo da Mileto appunto. Egli viene spesso indicato come padre dell’urbanistica, anche se come
disciplina essa nasce dopo la rivoluzione industriale, quando l’uomo dovendo confrontarsi con nuove problematiche,
aveva bisogno di pianificazioni specifiche; molti problemi che riscontriamo oggi non erano ovviamente presenti nell’antica
Grecia.

COLONIE

Le colonie si svilupparono principalmente nelle coste dell’attuale Turchia e della Magna Grecia. Le cause di queste nuove
fondazioni erano molteplici: epidemie, carestie ,sovrappopolazione e altri problemi legati alla sopravvivenza, senza
dimentica che il nomadismo era ancora diffuso e inoltre svolgevano la funzione di avamposti commerciali. Tutto partiva
dall’ ECISTA che aveva il compito di cercare una nuova patria, trovato il luogo ideale doveva tornare nella città natale e
guidare un gruppo di cittadini verso la colonizzazione della nuova terra, occupandosi anche di tramandare tradizioni civili
e religiose. Così facendo la nuova patria si formava in modo diverso da quella vecchia : qui erano presenti già dei modelli
di cultura e soprattutto di parità tra le famiglie. Venivano scritte le leggi e si divideva la terra il lotti che poi venivano
distribuito in modo equo, lasciandone uno per l’agorà e uno per i templi che venivano costruiti in comune, mentre ognuno
si occupava personalmente del proprio lotto. Ovviamente per comodità si preferivano le zone pianeggianti e non sempre
era presente una collina per l’acropoli, come nel caso di PAESTUM. La struttura morfologica del terreno condiziona la
forma della città, di strade e edifici, nonostante ciò le colonie hanno sempre più o meno una forma prestabilita che poi
viene adatta a seconda della morfologia. Gli assi viari erano paralleli tra loro e si incrociavano perpendicolarmente
formando isolati rettangolari, le PLATEAE erano vie più larghe e poi ve ne erano altre secondarie. Nell’agorà di Paestum
è presente la tomba dell’eroe, molto probabilmente l’ecista della colonia, pratica abbastanza comune.

PERIODO ELLENNISTICO

Nel 323 a.C. muore Alessandro Magno, figlio di Filippo il Macedone e re della Macedonia, questo anno viene conside rato
una cesura netta tra periodo classico ed ellennistico. Alessandro decise di conquistare le città greche partendo dalla sua
terra natale, ma egli non era solo un ottimo conquistatore ma anche molto ben istruito, infatti suo padre Filippo scelse
per lui il più grande tra i maestri, ARISTOTELE, inoltre si mantenne sempre in contatto con scrittori e filosofi. Alessandro
fece quello che nessuno prima di lui aveva tentato, ossia formare un vasto impero, anche perché in Grecia era diffusa la
città-stato. Riesce a conquistare l’Egitto , la Persia, sconfiggendo DARIO III, e continua avanzando verso l’oriente, sempre
con l’idea di unificare tutti questi territori. Questo impero era il più grande conosciuto nel mondo di allora. L’effetto
culturale fu notevole perché riuscì a portare la cultura greca fin dove altrimenti non sarebbe arrivata. Allo stesso tempo
importa dall’oriente la concezione stessa di impero sconosciuta ai greci, grazie all’impero persiano, colto e raffinato e
importandola inevitabilmente in occidente dove avrà una grande sviluppo.

Alla sua morte l’impero viene spartito tra i suoi generali, cambiandone ovviamente la concezione.
ALESSANDRIA D’EGITTO viene fondata da TOLOMEO, generale di Alessandro, che diviene successore dei faraoni e da il
via alla sua dinastia che terminerà con Cleopatra e la conquista romana. Fu sicuramente fondata con l’intento di essere
una grande capitale/metropoli con migliaia di abitanti, alla sua fondazione le forme ippodamee erano ormai consolidate
infatti non mancano gli isolati rettangolari allungati. Il valore del sovrano era ampiamente rappresentato anche grazie alle
immense opere realizzate dagli schiavi, qui i monumenti
celebravano la grandezza del sovrano più che essere a servizio
del pubblico come in Grecia. Fu costruita una reggia con
monumenti, giardini e piscine, una biblioteca dove si aveva
intenzione di racchiudere tutti i libri fin lì scritti e un museion,
ossia una casa delle muse con una raccolta di opere d’arte vere
o copie.

REGNO DI PERGAMO in Asia minore, fondato da LISIMACO


tesoriere di Alessandro. La sua capitale Pergamo sorge in
una zona montuosa, di nuova concezione forse per
celebrare la grandezza del sovrano. Sono presenti
terrazzamenti con edifici pubblici, monumenti e
ovviamente residenze. Troviamo anche una strada per la
processione che collega la parte alta e la parte bassa della
città( venne anche paragonata ad Atene). L’agorà si trova
nella parte inferiore, circondata da portici aveva funzione
commerciale. Sull’acropoli in alto invece è presente l’altare
di Zeus (smontato e portato a Berlino) e una biblioteca che
sicuramente prende a modello quella di Alessandria, il
circoletto che è un monumento alla vittoria contro i Galati,
il teatro di Dionisio (che si collega direttamente al mondo
greco ed ad Atene) era collegato al palazzo del re e dal
quale era possibile vederlo assistere agli spettacoli.

FONDAZIONE DI ROMA

Tra i popoli presenti nell’attuale


toscana abbiamo gli Etruschi,
misteriosi tanto che non siamo
ancora riusciti a decifrare la loro
scrittura, sappiamo solo che erano
organizzati in città-stato e al di là del
Tevere erano presenti anche Latini e
Sabini. Roma si trovava in una
posizione geograficamente
favorevole: nel Tevere era presente
l’isola tiberina che era utilizzata
come guado

naturale fin dai tempi più antichi. Intorno al Tevere ci sono i 7 colli, su AVENTINO, PALATINO e CAMPIDOGLIO sono stati
ritrovati resti dei primissimi insediamenti, probabilmente le tribù vivevano divise ognuna in cima ad un colle. Abbiamo
molte documentazioni scritte e archeologiche che convergono in un episodio comune, ossia l’uccisione di REMO da parte
del fratello gemello ROMOLO con la successiva fondazione di Roma nel 753 a.C. . La formazione della città si ebbe perché
le tribù iniziarono a riconoscersi sempre di più in un'unica comunità, avvicinandosi, e da centro di periferia etrusco la città
crebbe con i 7 re di Roma sia sul piano politico che urbanistico con infrastrutture comunitarie (il Palatino fu il primo colle
ad essere fortificato). Senza contare che le divinità si accomunarono, così Roma diventò anche un centro sacro per le
tribù. Le prime infrastrutture a comparire servirono a risolvere il problema dell’ansa del Tevere che era paludosa:

la CLOACA MAXIMA per bonificare la zona

il TEMPIO di GIOVE CAPITOLINO sul Campidoglio ( centro sacro )

le MURA SERVIANE fatte costruire da Servio Tullio

il primo ponte di legno per attraversare il Tevere

il primo FORO nella ex zona paludosa

il CIRCO MASSIMO per far correre i carri, inizialmente in legno, verrà più volte rinnovato in marmo.

CIVILTA’ ROMANA

Alessandro Magno aveva sicuramente portato all’unificazione del Mediterraneo orientale, ma i Romani hanno fatto
qualcosa di più, una civiltà basata sull’architettura costruita ed efficacemente tramandata. Le colonie greche erano città
costiere mentre l’entroterra italico era pressocchè selvaggio, caratterizzato da foreste e paludi, i Romani ribaltarono
questo mondo tramite una colonizzazione sistematica delle terre, ad esempio con la tecnica della CENTURIAZIONE.
Questo assetto della suddivisione territoriale è ancora chiaramente visibile in Italia, in varie città come Firenze, Lucca,
Verona e anche nel resto dell’Europa. L’idea di impero portata da Alessandro Magno riesce così veramente a realizzarsi,
troviamo numerosi simboli di questo potere come ad esempio la statua equestre di MARCO AURELIO che era il tipico
ritratto monumentale degli imperatori( molti distrutti nel Medioevo per il bronzo), l’idea del sovrano a cavallo verrà
successivamente ripresa nei secoli.

INSEDIAMENTI ARCADICI ITALICI

La morfologia del terreno della penisola rendeva difficili le comunicazioni, il mare resterà a lungo l’unica via di
comunicazione principale. Per il clima favorevole fu meta di molte correnti migratorie che portarono tanti popoli diversi
a stanziarsi, stessa cosa accadde nella penisola greca con DARI e IONI. Questo portò ad una diversità nel linguaggio che
per quanto riguarda l’Italia sfocerà dei dialetti, problematica fino al secolo scorso. I primi insediamenti risalgono al 9-10
secolo a.C. nell’area di Tarquinia, con un processo di SINECISMO simile a quello avvenuto in Grecia. Villaggi prima divisi
con luoghi di sepoltura separati, iniziano a formare alleanze e luoghi comuni di sepoltura come i moderni cimiteri. Roma
seguendo questo processo riuscì a cresce molto in pochissimo tempo, con però una differenza sostanziale tra Grecia e
Lazio. In quest’ultimo era presente una cultura aristocratica e
gerarchica a differenza della Grecia democratica. Le tracce
rinvenute mostrano strutture e tombe monumentali in onore di
persone di rilievo, seguendo lo stesso concetto delle piramidi, non
certo per la collettività. A differenza dei greci che si riconoscevano
in edifici pubblici per la collettività come i templi, piuttosto che
tombe per il re (salvo eccezione di Micene). Questo indica una
diversità profonda tra le due civiltà: le tribù greche erano più
familiari a testimoniare il loro legame con la democrazia, quelle
romane sono più CLIENTERALI, infatti alcuni gruppi più forti
vendevano protezione in cambio di soldi e fedeltà ( un po’ come
oggi con la mafia ). Nella società romana c’è una netta distinzione tra PATRIZI e PLEBEI (aristocratici potenti militari e
inferiori). Abbiamo un esempio di tempio italico con l’ARA DELLA REGINA a Tarquinia, è simile a uno greco però solo la
base è in pietra mentre le strutture dovevano essere in legno e fango, visto che non ne rimane traccia. Erano presenti 3
celle per 3 divinità, pronao , scalinata , una porta e nessuna finestra, nessuna peristasi ma solo colonne sul davanti con
un ordine TUSCANICO, analogo al Dorico ma ancora più semplice e tozzo.

ETA’ REPUBBLICANA

Nel 509 a.C. la popolazione di Roma insorse contro TARQUINIO IL SUPERBO e lo cacciò dalla citta città , facendo di lui
l’ultimo re di Roma. Il popolo instauro al suo posto un consiglio detto SENATO che si riuniva nella CURIA e dove il seggio
si trasmetteva in famiglia tra i patrizi. Grazie a questa nuova politica la città cresce immensamente sia in grandezza che
in popolazione. Le famiglie più importanti vivevano sul Platino, mentre dal Campidoglio si fa partire una VIA SACRA che
passa anche per il foro (struttura comune delle città). La prima grande infrastruttura pubblica di cui abbiamo notizia è il
TEMPIO DELLA TRIADE CAPITOLINA in ordine tuscanico di struttura arcaica etrusca. Era presente una scalinata, 3 celle
per le 3 divinità: MINERVA, GIOVE, GIUNONE. All’interno del tempio il Pontefice massimo era solito segnare gli
avvenimenti più importanti dell’anno, per questo motivo le cronologie romane sono molto precise. Altre strutture che
furono costruite sono le TABERNAE ossia edifici commerciali, la REGIA, la CURIA e le BASILICHE, analoghe agli stoai greche.

L’espansione territoriale romana arrivò in 1oo anni a tutto il Lazio, in 200 anni a tutta la penisola, nel secondo secolo a.C.
alla pianura padana, a cavallo dei due secoli all’Europa, nel primo secolo in Egitto e Asia minore. Contemporaneamente
all’espansione si aveva una crescita esponenziale di Roma che nel terzo secolo contava 200.000 abitanti e nel primo
secolo già 1 milione, all’epoca era la più grande megalopoli al mondo. All’interno di Roma erano presenti numerosi gruppi
etnici, ma solo alcuni personaggi di spicco, appartenenti al mondo aristocratico, dominavano la città. Molte furono le
lotte dei plebei contro i patrizi , quest’ultimi cercarono più volte di placare gli animi ai primi con giochi e cibo, organizzando
anche guerre di conquista aperte a tutti, in modo che chi voleva poteva andare a cercare la sua fortuna altrove. La società
romana era infatti organizzata sulla guerra, motore di tutto il sistema; ogni anno erano organizzate campagne militari. Si
votava prima di tutto un generale, poi lui arruolava i suoi uomini e andavano insieme ad attaccare nuove popolazioni
ottenendo così un bottino di guerra. Metà del bottino andava al senato, l’altra metà era divisa ancora a metà e andava al
generale e l’altro quanto andava diviso in parti uguali tra l’esercito. (Andare in guerra risultava così il principale modo per
arricchirsi sia per plebei che patrizi). L’esercito era formato da
CITTADINI ROMANI ossia residenti a Roma, per questo motivo molti si
trasferivano dalle province in città. Roma dipendeva dal commercio, in
particolare dal mercato per portare prodotti freschi dalla campagna
alla città ogni giorno visto che non esistevano frigoriferi. Anche per
questioni di approvvigionamento molte città del passato erano piccole,
per attraversare Roma si impegnavano ore ! Anche perché non era una
città di agricoltori quindi tutto quello che si consumava veniva
prodotto da terzi. Anzi molti suoi abitanti erano nullatenenti, arrivati a
Roma solo per affiancarsi ad una ricca famiglia patrizia e riceve in
cambio cibo e protezione.
TABULA PEUTINGERIANA orami ne abbiamo una copia del XII XIII secolo ma era una carta con le strade militari romane.
Ai lati delle strade romane ci potevano trovare CIPPUS, pietre miliari che indicavano il percorso e le città vicine miglio per
miglio. (oltre alle strade vere e incontravano anche numerosi ponti). L’Europa era il “granaio” di Roma, tutti i prodotti
giungevano via terra o mare da ogni punto verso la capitale. Aveva un ruolo fondamentale in tutto ciò l’EMPORIUM, ossia
il gigantesco porto fluviale di Roma dotato di magazzini. Il PORTICUS AEMILIA invece era dove si comprava il grano per
poi distribuirlo tra i cittadini, mentre lì vicino sorgeva , visibile ancora oggi il morte Testaccio, formato dai cocci delle
anfore che si rompevano. Come è facile capire la popolazione di Roma era
troppo elevata affinché le fonti d’acqua bastassero per tutti, per questo
motivo si diffusero e si perfezionarono gli acquedotti, riuscendo a portare
grandi quantità d’acqua in centro città. Essi funzionavano sfruttando le
differenze di livello da la fonte e l’arrivo dell’acquedotto, facendo
semplicemente scendere l’acqua. Utilizzarono archi e ponti per evitare
ostacoli come i fiumi o dislivelli di terreno, creando percorsi lineari. Gli
acquedotti si diramavano poi per raggiungere diverti punti di Roma e infine
erano presenti delle canalizzazioni sotterranee per portare acqua alle
fontane e nei quartieri (Pompei è un grande esempio di tutto questo sistema
articolato). Nelle strade erano presenti dei pietroni per regolamentare la
grandezza dei carri che allo stesso tempo fungevano da strisce pedonali pe
attraversare la strada senza bagnarsi nei giorni di pioggia. L’acqua serviva
anche per le TERME, famose quelle di Caracalla dalle strutture
possenti e anticamente ricoperte da ricchi mosaici, erano
frequentate quotidianamente. Le parti importanti erano: il
FRIGIDARIUM con acqua non riscaldata, il TEPIDARIUM con
quella tiepida, CALIDARIUM con quella calda Erano inoltre
presenti vasche sotterranee per alimentare le piscine
sovrastanti e gallerie sotterranee con forni alimentati da schiavi
per scaldare l’acqua.

La casa romana dei patrizi era la DOMUS che solitamente aveva


due cortili e degli ambienti ricette ti come:

IMPLUVIUM primo cortile dopo l’ingresso ,

PERYSTILIUM secondo cortile circondato da colonne,

TRICLINIUM che divide la parte pubblica da quella privata


successiva, riconducibile ad un salone o sala da pranzo dove si
facevano feste ,

CUBICULUM camera da letto.

Riusciamo ad avere molte informazioni sulle tipologie di domus grazie alla FORMA URBIS ossia una colossale pianta di
Roma in marmo incisa del 3° secolo d.C. andata purtroppo distrutta, oggi ne abbiamo solo frammenti.

Le INSULE erano gli altri edifici residenziali diffusi, quelli per i plebei, se ne trovano molti esempi ad Ostia. Dovevano
ospitare il più possibile vista la grande richiesta ed erano messe in affitto ai meno abbienti. Con la diminuzione
demografica che seguì la caduca dell’impero questa tipologia cadde in disuso e andò scomparendo.

ERVEGETISMO ED EDIFICI PUBBLICI

A costruire gli edifici pubblici non era l’amministrazione statale come oggi, infatti i cittadini non pagavano le tasse essendo
il senato già ricco per i bottoni di guerra. A farlo erano gli Evergeti che a loro spese costruivano edifici pubblici e poi li
donavano alla città, questo in base alla stessa logica per cui i patrizi regalavano grano ai loro clienti: si dovevano
dimostrate all’altezza del loro ruolo. Il senato si occupava solo mura e acquedotti e strade, per questo motivo avevano
nomi di generali.

FINE DELLA REPUBBLICA 31 a.C.

Il principale strumento di ascesa al potere a Roma era la guerra che oltre alla crescita territoriale portava un gruppo di
ricche famiglie al potere. La guerra veniva usata anche per dimenticare in realtà i conflitti interni tra le stesse famiglie,
che però al contrario di quanto sperato si fecero sempre più aspri. Alcuni tra i grandi generali aspiravano di prendere
potere in città grazie alla fama dovuta dalle conquiste. Come ad esempio Mario e Silla che acquisirono l’appellativo di
dittatore. L’obiettivo di questi personaggi era di ottenere l’approvazione della popolazione tramite la costruzione di opere
pubbliche, oltre alla guerra e alla politica. Nel 60 a C si creò il primo triumvirato formato da Cesare, Pompeo e Crasso,
quest’ultimo morì lasciando gli altri due uno contro l’altro.

POMPEO

Pompeo era il braccio destro di Silla, nato plebeo ma ricco, si fece strada
con la guerra. Sconfisse Spartaco durante la rivolta degli schiavi a andò in
Asia Minore dove accumulò molte ricchezze. Dall’Asia prese l’idea di
impero, come prima di lui aveva fatto Alessandro Magno. Infatti nelle statue
che lo rappresentano si faceva rappresentare con un acconciatura orientale
come Alessandro, non come i Romani che portavano i capelli cortissimi
(segnale politico). Pompeo essendo nato di ceto basso non poteva edificare
nel centro della città, per questo motivo al di fuori delle mura serviane
costruì il CAMPO MARZIO, area riservata alle esercitazioni militari in quanto
non si poteva entrare con le armi in città. Ben presto divenne la centrale
operativa di Pompeo, qui fa costruire una serie di edifici , non tutti però
ultimati. Primo tra tutti il teatro che fu un’impresa grandiosa, primo a Roma
in quanto non vi era ancora il costume importato dalla Grecia, era ancora
visto come qualcosa di orientale e decadente. In realtà era presente una
legge che vietava la costruzione di teatri, ma Pompeo la aggirò, importando
per primo i modelli ellenistici. Il complesso è costituito da un tempio
sopraelevato con un’enorme scalinata che sono appunto le sedute del teatro , di fatto legittimandolo come ingresso
monumentale al tempio. Esso è dedicato a VENERE VINCITRICE, dea cara a Pompeo; non era addossato ad una collina ma
fuori terra ,ossia EX AGER, esagerato e dal grande impatto scenografico. Oltre al teatro è presente un QUADRIPORTICO
ossia uno spazio porticato su 4 lati che ricorda la struttura delle strade delle colonie greche e infine la CURIA di Pompeo.
Il complesso di integrato con edifici porticati preesistenti che furono usati per la
distribuzione gratuita di grano. Ovviamente tutto era di tasca sua a simboleggiare
il suo potere. Pompeo si scontrerà con Giulio Cesare in una guerra civile quando
passerà il Rubicone nel 49 a.C.

CESARE

Giulio Cesare fu una figura di grande fascino, generale come Pompeo ma di


origini aristocratiche, colto fu anche scrittore. Era a capo della sua famiglia, dalla
dinastia Giulio Claudia, colonna portante del senato. Cesare conquistò l’intera
Gallia fino alla Manica, tenendo conto delle sue vittorie nel de bello gallico. Anche
lui prende ad esempio l’architettura ellenistica ma in modo diverso rispetto
Pompeo, il suo epicentro non è fuori dalle mura ma il FORO. Il terreno , come nel
caso di Pompeo, era privato e andava acquistato per potervi edificare sopra. Fa
costruire in COMITIUM , un’arena per le sedute pubbliche e ricostruisce a sue
spese la basilica Sempronia andata distrutta in un incendio, chiamandola
BASILICA GIULIA. Compra inoltre il terreno dietro la curia per costruire il FORO di
Giulio Cesare che diventa ben presto la nuova piazza cittadina, rettangolare, circondata da portici sui lati lunghi e sul lato
corto il TEMPIO a VENERE GENITRICE cara alla sua famiglia il tutto adornato da un monumento equestre.

NERONE

Fu il quinto imperatore ( partendo da Augusto e non contando


Cesare che non ebbe mai il titolo di princeps), fu il primo a pensare
ad una riorganizzazione di Roma. Nel 64 d.C. a Roma ci fu un terribile
incendio, come spesso avveniva in città perché l’edilizia più povera
era prevalentemente in legno e si usavano ovviamente candele per
fare luce. L’incendio durò tre giorni e distrusse il centro di Roma,
Nerone usò la situazione per incolpare i cristiani dell’avvenuto,
anche se giravano voci che fosse stato egli stesso ad appiccarlo.
Infatti nel 60 d.C. si impropria della zona e vi fa costruire un nuovo
maestro edificio, la DOMUS AUREA. Il palazzo imperiale prende la
denominazione appunto di palazzo da Palatino perché quello era il
colle dove gli imperatori romani risiedevano, il nome resterà nei
secoli ad indicare la dimora del sovrano. Facevano parte del
palazzo anche un lago artificiale, una statua colosso in bronzo di
Nerone e la Domus vera e propria adatta ad ospitare feste in
ambienti decorati con affreschi, statue e tesori di ogni tipo. Sono
presenti inoltre ambienti architettonici veramente sorprendenti
come ad esempio la SALA OTTAGONA ,dove il soffitto si muoveva
ruotando grazie ad un sistema messo in moto da schiavi. Nel 69
d.C. viene ucciso o si suicida?, terminando così la dinastia Giulio-
claudia. Dopo esser stato dichiarato nemico pubblico dal senato,
viene condannato alla DAMNATIO MENORIAE che per i Romani era peggio della morte stessa ( ancora peggio per lui vista
la sua megalomania). Così furono cancellati il suo nome da testi e monumenti e la Domus aurea fu ricoperta di terra.
Verrà riscoperta nel 1400 e le sue decorazioni murarie ispireranno numerosi artisti , con le così dette DECORAZIONI
GROTTESCHE dal mito del pastore che le ritrovò in una grotta. Alla sua morte c’erano vari pretendenti e tra tutti quello
che ha la meglio è Vespasiano.(anno dei quattro imperatori 69)

VESPASIANO

NERONE era stato divinizzato in vita, a differenza di Augusto che era stato divinizzato alla morte, per questo motivo era
presente uno sua statua in tutte le province, compresa la Palestina dove si trovava a Vespasiano (all’epoca chiamata
Giudea). La presenza della statua del divino Nerone era considerata sacrilegio per gli ebrei perché erano monoteisti e
infatti scoppiò una rivolta e infine una guerra: Vespasiano e suo figlio Tito espulsero il popolo ebraico dando il via al loro
esodo. La città di Gerusalemme su assediata e conquistata nel 70 e li iniziarono le guerre giudaiche contro gli ebrei ribelli.
Per la sua impresa contro Gerusalemme, dove Tito distrusse il tempio nel 71, fu premiato con la costruzione di un ARCO
TRIONFALE.

VESPASIANO diventa imperatore, il primo ad non essere nato a Roma ma essere italico, le cose stavano combinando ,
anche perché nel I secolo a C. La cittadinanza fu ampliata a tutta la penisola italica. Il potere non si otteneva solo con le
guerre, ma anche con il consenso pubblico, il quale deriva dalla costruzione di architetture. Infatti decise di fare costruire
un edificio pubblico per gli spettacoli che prende il nome di ANFITEATRO FLAVIO, in quanto egli era il primo della dinastia
Flavia. Viene edificato dove un tempo sorgeva il lago artificiale di Nerone, ha come sappiamo forma circolare perché non
si basa sul modello ellenistico, serviva infatti non per rappresentazioni teatrali ma per combattimenti tra gladiatori e
belve. Oggi appare molto rovinato perché durante soprattutto il medioevo è stato utilizzato come cava di marmo per
costruire nuovi edifici. Sono stati utilizzati 4 ordini: dorico, ionico e due volte corinzio, dal più pesante al più leggero man
mano che si sale, diventando un modello. Nella zona dei FORI IMPERIALI, fece costruire il terzo in ordine cronologico,
dopo quello di Giulio Cesare e Augusto, Vespasiano creò qualcosa che aveva la forma di un accampamento militare che
in realtà era dedicato alla pace, il TEMPLUM PACIS uno spazio cerimoniale dove probabilmente si custodiva la forma
URBIS. Alla morte di Vespasiano lo sussegue Tito, suo figlio maggiore che però morì solo due anni dopo e venne a sua
volta susseguito dal figlio minore di Vespasiano, Domiziano.

DOMIZIANO

Anche Domiziano come Nerone, aveva


problemi di megalomania e di personalità
che gli resero sicuramente difficili i rapporti
con il Senato, infatti molto probabilmente
verrà ucciso dallo stesso. La sua
megalomania si riflette anche sulla sua
architettura: fece costruire uno stadio o
circo che prende il nome di CIRCO
MASSIMO nella zona di campo Marzio.
Espande inoltre le costruzioni sul Palatino facendo erigere la DOMUS AUGUSTANA che si rifaceva alla domus classica ma
sicuramente ampliata di dimensioni. Erano presenti un atrio monumentale, un pristino, un triclinio e un’ aula Regia (sarà
presa ispirazione per le future sale del trono). Una facciata dava sul Circo Massimo e questo aveva un ruolo fondamentale
in quanto essendo l'imperatore divinizzato risultava una figura astratta per la popolazione, allora cercando un
collegamento con il popolo trovò questo escamotages in modo che si potesse affacciare comodamente dal palazzo e
comunicare con i suoi sudditi. Questo escamotages verrà ripreso anche a Costantinopoli e dai Papi infatti lo ritroviamo
nel balcone del palazzo pontificio e per la loggia delle benedizioni in Vaticano.

TRAIANO

Dopo l’uccisione di Domiziano, il senato


prende il potere e scegli come nuovo
imperatore NERVA, alla morte del quale
salirà al potere Traiano per adozione (Gens
Ulpia). Egli non era nato in Italia ma
nell’attuale Andalusia in Spagna, essendo la
cittadinanza estesa fuori dalla penisola,
nasce cittadino romano. Tra gli imperatori
c’era una corsa a costruire edifici sempre
più magnifici rispetto a chi li aveva
preceduti, e Traiano non fu da meno, fece
costruire un FORO grande quanto tutti gli
altri messi insieme (e fu anche l’ultimo).
Viene edificato in una zona rocciosa, a metà
tra il Quirinale e il Campidoglio, ripida e
ovviamente inadatta all’edificazione, la zona viene livellata scavando e unificando il terreno. Il foro è una zona recintata,
non facilmente accessibile. In quello di Traiano era anche presente una sua statua equestre e la BASILICA ULPIA, la più
grande basilica in assoluto, e la BIBLIOTECA divisa tra testi latini e testi greci, mentre al centro si trovava la COLONNA
TRAIANA e infine un TEMPIO al DIVO TRAIANO. L colonna traiana è decorata con bassorilievi che narrano le storie delle
campagne militari prima che divenisse imperatore, in Dacia, evoca in forma monumentale un “libro” diremmo oggi,
all’epoca più un VOLUMNIA, ossia rotoli di papiro. I bassorilievi potevano essere ammirati salendo lungo i tre piani della
biblioteca e affacciandosi dalle sue terrazze. Oltre a narrare le campagne in Dacia, funge anche da MAUSOLEO per Traiano
e la consorte, come se fosse il libro della sua vita. Tra il foro e i MERCATI di Traiano (famosi per la loro complessità e
funzionalità) c’è la VIA BIBERATICA che costeggia le due esedre a nord del nord del foro. Il progetto è attribuito ad
Apollodoro di Damasco, particolare che il suo nome sia giunto fino a noi, perché a differenza dei Greci, i Romani non
ritenevano l’architettura una scienza. I mercati si articolano su più livelli, quelli inferiori sono di epoca romana, quelli
superiori di epoca medievale, essi si addossano ad una collina e salgono con 6 livelli e la via biberatica ci passa in mezzo.
I mercati erano costituiti da una serie di stanze in laterizio con colonne in travertino, i mattoni sono a vista ma decorati,
ricordano le tabernae al piano terra, mentre al piano superiore erano presenti uffici gestionali del foro. All’interno
troviamo una grande sala rettangolare con volte a crociera, e due piani di uffici sia sulla destra che sulla sinistra. Il tutto

risulta molto regolare e stabile , grazie ai contrafforti laterali


che poggiano direttamente sugli uffici del piano terra. Traiano
fece anche costruire un nuovo IMPIANTO TERMALE, il più
grande mai costruito nel mondo di allora, sopra la zona della
Domus Aurea (qui verrà ritrovato il gruppo del Lacoonte). Il
foro è da intendersi come una piazza? In realtà c’è una
profonda differenza di concezione alla base: la piazza è
collegata al resto della città infatti li spesso convergono le
trade e soprattutto è facilmente accessibile, Il foro romano ha
invece un unico accesso e non è progettato compatibilmente
alla viabilità della città. Solitamente vi si accede tramite stradine e hanno un unico
accesso, risultano quindi isolati (a Roma si entrava dal foro Repubblicano o dalla
Via Biberatica). Questo perché erano ambienti cerimoniali per processioni o
sacrifici, quindi non importava l’aspetto commerciale o sociale.
ADRIANO

Fu l’ultimo dei grandi imperatori, mentre l’impero era ancora


in espansione e non era ancora in crisi, anche lui generale
come Traiano, suo padre adottivo, appassionato di cultura
ellenistica e architettura. Per quest’ultima entrò in
competizione con Apollodoro, facendolo poi uccidere, perché
osò prendere in giro l’imperatore definendo delle sue cupole
delle zucche. E’ Adriano a far costruire quello che noi oggi
conosciamo come CASTEL SANT’ANGELO, ossia il suo
MAUSOLEO. I Romani, come noi oggi, dividevano la città dei
morti dalla città dei vivi, al di là del fiume Tevere, attuale zona

trastevere, c’erano i cimiteri cittadini ed è lì che decide di costruirlo. I mausoleo di Adriano ha una base quadrangolare
con un cilindro piantumato, un successivo volume a cubetto e infine sulla sommità una quadrigola. Questa struttura
monumentale verrà utilizzata come castello inespugnabile di grande efficacia, visto che comunque la tomba di Adriano
era stata progettata per non accedervi. (E’ presente una rampa interna che permette di salire). Oggi è la fortezza dei Papa
e contiene le sue ricchezze, il tesoro pontificio. Adriano fece anche costruire il PANTHEON che in realtà era già una sua
ricostruzione, il primo quello di Agrippa andò distrutto in un incendio. Come per gli altri edifici, salvo rarissimi casi, rimane
solo il nome dell’EVERGETE più che quello dell’architetto, ossia chi pagava e commissionava l’edificio. Il pantheon ha una
struttura completamente diversa rispetto agli altri templi, a partire dall’enorme cupola, la più grande mai costruita nella
storia in cls non armato. All’interno sono presenti 18 nicchie di varie forme che ospitavano le statue di dei. Per fortuna fu
tra i primi templi antichi ad essere riconvertito in chiesa, con
l’aggiunta anche di due campanili barocchi che verranno
successivamente rimossi, permettendo la sua conservazione. Il
pronao è sostenuto da colonne in granito alte 15 m, alternate in rosa
o verde. La sua forma geometrica è perfetta, una sfera definisce
perfettamente la cupola e a sostenerla 3 ordini di arconi uno sopra
l’altro. La parete è realizzata in laterizio più argilla e tufo o argilla e
travertino, nella cupola il conglomerato di argilla e tufo si fa sempre
più leggero aumentando la percentuale di pomice man mano che si
sale con la cupola, fino all’ OCULUS che permette il vertice libero, è
ovviamente leggerissimo. Con questa apertura si permette l’ingresso di luce naturale che sicuramente aveva anche un
aspetto simbolico: infatti la cupola è la metafora della volta celeste dove risiedono gli dei. Inoltre oltre alla luce entrava
anche la pioggia che sicuramente doveva avere un effetto suggestivo, il tempio però non si allagava perchè il pavimento
è leggermente in pendenza e sono presenti bocche di scolo. Il pantheon è stato un grande modello di riferimento per gli
architetti del passato, da Brunelleschi nel Rinascimento, fino alla University of Virginia di Jefferson. Altro edificio voluto
da Adriano è il TEMPIO di VENERE e ROMA divinizzata, che ha 2 pronai, 2 celle e proporzioni grandissime, andandosi ad
inserire negli esempi di gigantismo in architettura. E’ addirittura più grande del Foro repubblicano.

SETTIMO SEVERO

Anche lui grande generale di origini però africane(Libia), il mondo


romano era ormai amalgamato. Fu lui probabilmente a volere la
FORMA URBIS ossia la mappa di Roma incisa nel marmo. Fece
costruire anche un suo ARCO di trionfo. Suo figlio CARACALLA che
diventerà imperatore a sua volta, nel 212 estenderà la
cittadinanza romana a tutti gli abitanti dell’impero, rendendoli
tutti uguali davanti alla legge. Caracalla come imperatore fece
costruire delle TERME di cui rimangono le famose rovine.

DIOCLEZIANO E LA TETRARCHIA

Anche lui come Caracalla, fa costruire delle TERME seguendo il solito modello ma con un frigidarium più grande e
all’aperto. Il tutto era associabile ad un complesso sportivo con posti a sedere per gli spettatori e arene per allenarsi.
Michelangelo fu incaricato da PIO IV di intervenire sulle rovine di queste enormi terme per trasformarle in chiesa, e così
fu fatto, Michelangelo si limitò a mantenere delle colonne originarie. Fino al 1700 era ancora percepibile la presenza delle
rovine ma poi furono costruite la stazione piazza della Repubblica che comunque ha una forma ad esedra che ricorda la
struttura interna delle terme con gli spalti degli spettatori.

Comprese che il mondo era cambiato e per questo attuò dei cambiamenti politici, a causa delle invasioni barbariche
decise di dividere l’impero in 4 attuando una TETRARCHIA. Le 4 parti era rispettivamente governate da 2 cesari e 2 augusti.
La parte del cesare occidentale COSTANZO CLORO aveva come capitale TREVIRI, a lui sussegue suo figlio COSTANTINO
che nasce a Treviri ma essendo particolarmente ambizioso tenta di ricomporre l’impero. Mentre a Roma c’era
MASSENZIO, figlio di MASSIMIANO, coregnante di Diocleziano, da molti considerato un usurpatore del trono, fu l’ultimo
imperatore a risiedere stabilmente a Roma, cercando di abbellirla con molte opere. Costantino decise di assediare Roma
ma la notte prima della battaglia gli compare in sogno un angelo che gli dice: IN HOC SIGNO VINCES (cioè la croce), allora
dopo aver vinto la battaglia di Ponte Milvio decide di convertirsi al Cristianesimo.

IL CRISTIANESIMO CON COSTANTINO

La nuova religione monoteista era sempre più diffusa ma con Costantino passa da essere vista in modo negativo a essere
sfruttata per politica. Il problema principale era trovare nuovi “templi” per i Cristiani, oltre al fatto che ancora non esisteva
un’organizzazione ecclesiastica perché inizialmente c’era un rapporto più intimo uomo-Dio. Costantino per questo motivo
può essere definito un grande fondatore della religione cristiana perché ha dato un luogo di culto ai fedeli, che prima
pregavano nella clandestinità nelle catacombe. Le DOMUS ECCLESIAE furono i primi luoghi di culto alla luce del sole, case
private rifunzionalizzate per la comunità, ed è qui che Costantino mette la sua immagine: c’era bisogno di
un’organizzazione per la comunità, di un’immagine per il culto della nuova religione, rendendola pubblica e soprattutto
monumentale, si necessitava di nuovo edificio mai visto, la CHIESA (per secoli rimarrà l’unico edificio monumentale
costruito). Innanzitutto la chiesa doveva essere diversa dai vecchi templi, era la casa accogliente di Dio, dove i fedeli
potevano facilmente entrare e assistere alle funzioni, non come il tempio che era inaccessibile e avvolto dal mistero. Fu
preso come modello un edificio romano per eccellenza, la BASILICA. Era un edificio pubblico che solitamente stava di
fianco al foro che aveva funzioni sia commerciali/economiche che a livello giuridico, infatti erano presenti dei giudici che
facevano le veci dell’imperatore. Ovviamente Costantino voleva che il nuovo edificio rappresentasse lui e il suo potere;
solitamente i giudici stavano nell’abside ed era presente una statua dell’imperatore: la cattedra dei giudici diventa
l’ALTARE, il giudice viene sostituito dal SACERDOTE, la statua dell’imperatore con l’immagine di DIO. L’idea delle NAVATE
provengono invece dalla Basilica di Massenzio, perché essendo molto ampia ne aveva avuto bisogno, c’erano contrafforti
nei setti murari che poi saranno le matrici per le future cappelle. Altra basilica che fu presa d’esempio è la Basilica Ulpia.
Cambia anche l’orientamento dell’ingresso e della pianta: quelle romane avevano il lato lungo che dava sul foro e qui
l’ingresso, per comodità, le chiese invece sono orientate ad oriente, ossia dove sorge il sole, e hanno l’ingresso sul lato
corto con l’altare a est; in questo modo il fedele quando entra vede subito l’abside. La prima chiesa costruita dagli
architetti di Costantino fu il COMPLESSO del LATERANO con chiesa e palazzo, donato poi al vescovo di Roma, aveva ben
5 navate che sostenevano quella centrale, era presente un QUADRIPORTICO e un NARTECE per ospitare i non fedeli e i
curiosi; farà da modello per le basiliche future. Era anche presente la loggia
delle benedizioni per i Papa e il BATTISTERO LATERANENSE dove i fedeli
adulti venivano immersi completamente.

COSTANTINO

Arriva a Roma nel 312 d.C., come già detto si converte al Cristianesimo e
inizia a costruire due chiese, grazie a lui cambia la visione che si aveva di
questa religione. La prima è SAN GIOVANNI in LATERANO, quella con le 5
navate, il nartece, il quadriportico e il PRESBITERIO ossia dove stanno i preti,
anche chiamati presbiteri. La seconda era SAN PIETRO dove era stato martirizzato
l’apostolo, anche qui compaiono quadriportico, nartece e 5 navate ma con un
TRANSETTO molto più accentuato rispetto al Laterano. Il transetto è un altro segno
distinguibile tra basiliche pagane e cristiane, il perché delle sua presenza veniva
giustificato in ricordo della croce latina, ma il realtà la croce come simbolo appare solo
dal 9 secolo d.C. poiché la crocifissione era ancora una pena di morte comune. San
Pietro nasceva come luogo di pellegrinaggio di fedeli, dove si andava per toccare l’altare
e pregare, sede del martirio. Per la grande affluenza c’erano problemi di traffico e il
transetto servì per migliorare la circolazione interna dei fedeli. Il vecchio Circo di Nerone
sorgeva sul sito di S.Pietro , ma ormai degradato si decise di costruire la chiesa li di
fianco.

COLLOCAZIONE DELLE BASILICHE

I Romani seppellivano fuori le mura, infatti il luogo del martirio era fuori mura, per questo motivo S.Pietro risultava un
po’ fuori mano per i Romani. S.Giovanni in Laterano invece si trova a ridosso delle mura ma no in centro, questo fu frutto
di una scelta logica: Costantino non poteva far abbattere gli antichi fori e gli edifici simbolici degli imperatori precedenti
perché Roma era ancora pagana nei ceti alti, mentre il Cristianesimo dilagava tra i ceti bassi. Per questo motivo non tradì
la religione e la cultura del senato. Nonostante ciò la zona dei fori, delle mura e ei 7 colli vengono progressivamente
abbandonate e S.Giovanni diventa una basilica di campagna, ad 1 ora a piedi dal centro.
LE CITTA’ ROMANE NELLE PROVINCE DELL’IMPERO

La dinamica della conquista romana è narrata benissimo sulla colonna traiana con le campagne militari dell’imperatore
Traiano in Dacia. L’impero è stato interamente conquistato a piedi, i soldati marciavano armati di tutto punto per
lunghissime distanze ed erano oltre che soldati anche abili muratori in quando all’occorrenza aprivano strade tra i boschi
e le montagne e costruivano accampamenti. Roma dall’altro canto era una bocca da sfamare e c’era bisogno sempre di
nuove terre da coltivare. Città e villaggi stranieri venivano conquistati, i Romani vincevano praticamene sempre, e poi
partivano le trattative con i popoli conquistati; la città era di fatti lo strumento di governo romano, ovunque essi
andassero nel mondo, portavano il loro modo di governare. I veterani dell’esercito, dopo aver combattuto per anni e
saccheggiato città, si erano arricchiti e ora potevano dedicarsi ad altro, stanziandosi e lasciando proseguire i soldati più
giovani. A conferma di questo metodo abbiamo le numerose città italiche di fondazione romana ( il mondo in città ). Le
colonie avevano una base rettangolare con 4 porte d’accesso, 2 strade perpendicolari tra loro CARDO e DECUMANO, il
foro e un anfiteatro verso la periferia. In 6 mesi i soldati riuscivano a costruire le mura, mentre i veterani, tirando a sorte,
si spartivano i lotti più centrali, i singoli isolati venivano poi edificati nel tempo in modo privato e autonomo. Ai popoli
sottomessi era concesso vivere in un villaggio esterno adiacente alla colonia, infatti ai Romani non interessava sterminare,
anzi a loro serviva la manodopera. Dopo di che avveniva un processo di globalizzazione diremmo oggi, i popoli sottomessi
venivano attirati dal fascino romano e si trasferivano anche loro in città, costruendo la propria casa e imparando il latino.
( esempi di colonie romane Verona, Torino, Treviri, Rimini).

PROVINCE ROMANE E CATTEDRALI

Per i Romani ogni PROVINCIA aveva un GOVERNATORE che si occupava tra le altre cose di riscuotere le tasse. Questa
suddivisione dello stato viene poi ripresa dalla Chiesa con le DIOCESI che ancora oggi in molti casi riprendono i confini
romani delle province. Dalla figura del governatore si passa a quella del VESCOVO che risiedeva in una città romana e lì
aveva un proprio palazzo dove abitava e la cattedra vescovile, ossia una chiesa specifica, la CATTEDRALE. Per questo
motivo nel Medioevo veniva chiamata città solo quella con il vescovo e quasi in tutti i casi tranne a Roma la cattedrale
era al centro della città (S.Giovanni in Laterano), inoltre il vescovo era l’unico a poter battezzare.

COSTANTINOPOLI

Come già detto Costantino inizialmente regnava nella parte occidentale dell’impero, mentre ad oriente era salito al potere
LICINIO, inizialmente suo alleato, volle però riunificare l’impero e fece uccidere Licinio dopo aver firmato un Patto di pace.
Ricompatta così l’impero che però faceva fatica a stare in piedi a causa di una crisi profonda. Roma aveva una posizione
geopolitica ormai difficile e non favorevole a causa delle poche risorse del territorio. L’oriente era sicuramente più ricco,
infatti decise di sportarvi la capitale dell’impero. Costantino manda degli emissari in giro per tutta Europa e la scelta all a
fine ricade su BISANZIO, colonia di fondazione greca, poi conquistata dai Romani. La sua posizione geografica è
sicuramente migliore, infatti si trova a cavallo tra oriente e occidente, da li partivano molte vie di comunicazione tra
Europa e Asia. Nel giro di pochi anni, dopo essersi trasferito, fa costruire nuove infrastrutture e nel 330 inaugura la nuova
capitale. Quello di COSTANTINOPOLI fu l’ultimo grande caso di progettazione di una città: era grande come la Roma antica
ed era chiamata appunto nea Roma, disponeva di un’enorme cinta muraria, successivamente ampliate da Teodosio, con
varie porte di accesso e furono importati contadini dall’oriente per il suo sostentamento. Furono eretti da Costantino
strade, acquedotti, cisterne sotterranee, mentre sull’acropoli sorgeva il suo palazzo imperiale, il foro di Costantino, Santa
Sofia, l’ippodromo e la chiesa dei Santi Apostoli. Il PALAZZO IMPERIALE era la copia del palazzo imperiale sul Palatino,
mentre l’IPPODROMO, il circo di Costantinopoli, era ispirato al Circo Massimo,
inoltre i due erano collegati proprio come a Roma. Costantino volle anche una
cappella di palazzo S.SOFIA, che fu distrutta in un incendio nel sesto secolo e
ricostruita da Giustiano, aveva una struttura molto diversa dalle altre chiese fatte
da lui (nel 15 secolo Costantinopoli viene conquistata dai Turchi e S.SOFIA diviene
una moschea). Costantino fa anche costruire la BASILICA DEL SANTO SEPOLCRO a
Gerusalemme grazie alla fede di sua madre Elena che essendo molto devota si
mise a cercare il vero luogo di sepoltura di Cristo basandosi sulla memoria orale,
partirono così delle prime ricerche archeologiche. S.Sofia è ispirata alla cupola
dell’anantasi, ha tre navate, quella centrale è voltata e ci sono 1
cupola e 3 semicupole; l’idea di questi ambienti riprende
sicuramente alle terme romane. Il FORO di Costantino aveva forma
ellittica, era circondato da portici e al centro aveva la statua
dell’imperatore, non a cavallo come in passato, ma colosso nudo
come un dio pagano sopra una colonna con una lancia e il globo in
mano e raggi del sole nella testa. S.MARCO a Venezia, che non è
una colonia romana, imita la chiesa dei S.APOSTOLI a
Costantinopoli, oggi distrutta. Era stata costruita per essere il
mausoleo di Costantino, con una posizione analoga a quella del
mausoleo di Augusto, però costruito a forma di chiesa.(Caio Cestio si fece costruire un monumento funebre molto
particolare per Roma, affascinato dalle piramidi egizie e molto facoltoso, se ne fece uno a forma di piramide).Costantino
fu seppellito sotto l’altare con le statue degli apostoli a guardarlo, parallelismo con Cristo che faceva storcere in naso,
infatti suo figlio farà rimuovere il corpo. La tipologia di pianta che troviamo in S.Sofia è quella a CROCE GRECA, con una
cupola centrale e 4 braccia, più usata in oriente e dai cristiani ortodossi. Nel 1453 Costantinopoli cade e diventa capitale
dell’impero ottomano e nella nuova città ottomana le moschee vengono costruite seguendo l’esempio di S.Sofia.

CADUTA DELL’IMPERO ROMANO

L’impero romano d’occidente cade nel 476 successivamente alla caduta dell’ultimo imperatore ROMOLO AUGUSTO da
parte di Odoacre. Già dall’inizio del 3 secolo l’impero è in crisi: invasioni barbariche, crisi politica, basso controllo del
territorio, malattie, crisi demografica… Tutto questo portò anche ad una perdita delle maestranze e del sapere, tutte
quelle conoscenze che servivano a costruire le grandi
infrastrutture romane, salvo le chiese, molto viene perduto. Le
nuove popolazioni intervengono con delle proprie rivisitazioni
come ad esempio le novità sulle decorazioni. A RAVENNA
abbiamo moltissimi casi di rappresentazioni sacre nelle chiese
con MOSAICI, anche perché aumentando l’analfabetismo c’era
bisogno di trasmettere il sapere. Alcune parti subiscono
mutazioni come il battistero che prima era solo esterno alla
chiesa e appare il campanile, sempre staccato dalla chiesa e a
sezione circolare. La popolazione passa da 55 milioni di abitanti a
meno di 20 milioni e quei pochi che rimangono scappano dalle
città che di fatto si svuotano, per rifugiarsi nelle campagne: era più sicuro, meno scorrerie, tanto in città non arrivavano
più gli approvvigionamenti come una volta e infine si era più al sicuro da alcune epidemie come la peste (fa la sua
comparsa nel 3 secolo piegando l’impero fino all’8 secolo, con ritorni fino al 18 secolo). Oltre alle città vuote si perdono
le strutture pubbliche come le strade perché essendo mantenute dallo stato, nessuno se ne occupa più. Alcuni edifici
vengono smantellati e utilizzati come cave di marmo per nuovi edifici o usati come punti d’aggancio per altri o usati ma
con nuove funzioni (tipo esempio le mura). Altro esempio è S.DONATO in Croazia, Zara; qui le fondazioni della chiesa sono
state realizzate con rocchi di colonne e vari pezzi ancora ben visibili, si trasmette una nuova idea sul passato: disprezzano
il ricordo della civiltà pagana romana. E così il Mausoleo di Adriano diventa un castello, il Teatro di Marcello diventa prima
un castello nel Medioevo e infine abitazione, negli archi ci sono ancora le botteghe popolari. Ad Arles in Provenza
l’anfiteatro è abitato e inglobato, stessa cosa a Cortona, Arezzo gli edifici fagocitano la struttura e idem a Lucca con la
piazza del mercato.

PALAZZO DI DIOCLEZIANO

Diocleziano era nato a SPALATO in Croazia e dopo aver abdicato decide di tornare nella sua città natale dove si fa costruire
un palazzo. Negli anni di abbandono il palazzo viene abitato e diventa una vera e propria cittadina, il loggiato viene
tamponato per essere abitato.
ESPERIENZA MONASTICA E ABBAZIE BENEDETTINE

Alcuni uomini sentirono il bisogno di dedicarsi alla preghiera e allontanarsi dalla civiltà, iniziando un’esperienza da eremiti
o monastica. S.BENEDETTO da Norcia fu uno tra tanti a volersi dedicare interamente alla preghiera, senza però pesare
sulle spalle degli altri con l’elemosina; decise così di fondare la propria regola: ORA ET LABORA. Altri per esempio si
rifugiarono a pregare nelle rovine della villa di Nerone nel comune di Subiaco. Nel 529 S.Benedetto fonda il monastero di
MONTECASSINO, il primo in tutta Italia e poi modello per i successivi, che ben presto diventa famoso e attira sempre più
monaci che decidono di partecipare alla vita comunitaria e la sua regola si diffonde, fu distrutto e ricostruito 3 volte:
l’ultima volta durante la Seconda Guerra Mondiale quando essendo zona di confine fu bombardata dai Tedeschi. I monaci
fanno parte del CLERO REGOLARE ossia seguono la regola dei loro fondatori e non hanno una suddivisione territoriale e
una gerarchia come il CLERO SECOLARE, i quali vivono nel secolo quindi nel mondo civile. L’ABBAZIA è un tipo di
monastero, lei e il territorio circostante sono sotto il diretto controllo dell’Abate o della Badessa e il tutto è un ente
autonomo. Mentre un MONASTERO è un edificio comune dove vive una comunità di monaci o monache, sotto l’autorità
di un abate o di una badessa, per molti secoli è stato come una piccola città, perfettamente autosufficiente. Complessi di
questo tipo furono costruiti principalmente nel Medioevo ma non essendoci leggi che regolamentavano la loro
costruzione sono tutti diversi tra loro, alcuni esempi nell’isola di IRISH in Irlanda o Mont Saint Michel. Nonostante la
diversità poco a poco si codificano alcune caratteristiche ricorrenti come la stanza dell’abate e un luogo di accoglienza
per i pellegrini.

MAPPA DI SAN GALLO

L’unico progetto disegnato sopravvissuto fino a noi, dalla caduta dell’impero, è la


pianta di un’Abbazia benedettina degli inizi del 9 secolo, conservata nell’abbazia
di Sangallo in Svizzera. Fu disegnata unendo 5 fogli di pergamena cuciti insieme,
con linee rosse per gli edifici e marroni per le scritte. Probabilmente era un
progetto per ampliare la piccola abbazia preesistente. Nel progetto vediamo
tutto quello che poteva completare un’abbazia benedettina: fortificazioni,
l’ingresso con la strada principale aperta al pubblico che porta direttamente alla
chiesa, (le altre zone sono invece tutte private per i monaci) il dormitorio, la sala
capitolare, il refettorio, l’orto, il cimitero, l’infermeria, la foresteria, l’abitazione
privata dell’Abate. Il tutto controllato da una perfetta modularità, con multipli o
sottomultipli di forme semplici e rette, infatti è così che a quel tempo veniva
concepita l’architettura. La chiesa presenta due absidi, una decina di altari e
altrettante cappelle laterali, una navata centrale con l’altare maggiore. Questo
tipo di disposizione si è poi sviluppata molto nel tempo, infatti i ricchi signori, re
e principi usavano pagare una “quota” per farsi perdonare i peccati commessi in vita. Con il denaro donato si costruiva
loro un altare con cappella sotto al quale farsi seppellire e al tempo stesso si ottenevano messe e preghiere in proprio
onore per velocizzare l’ascesa al paradiso. Dall’altra parte la chiesa accumulava ricchezze e si adornava sempre più. Le
città dei morti sono anche nel Medioevo molto grandi, ma a differenza dei Romani che le avevano esterne alla città, ora
le abbiamo sottoterra.

ABBAZIA DI CLUNY

Fu fondata nel 910 dal Duca di Aquitania, attuale Borgogna in


Francia. La carica di ABATE di Cluny era un titolo di grande autorità
perché essendo lontano da Roma, egli era in sostanza padrone di
se stesso, senza contare neppure il re di Francia in quanto il suo
potere temporale discendeva unicamente dal papa, un uomo
talmente importante che i primi 4 furono fatti tutti santi. Cluny era
un’abbazia madre, ossia aveva una serie di abbazie figlie, circa 10.000, sotto il suo potere in tutta Europa che però non
seguivano il suo modello architettonico. Fu ricostruita 3 volte, sempre più grande, la seconda nel 980 e la terza volta nel
1088 arrivando ad essere l’edificio più grande che si sia mai visto nel Medioevo (la supererà S.Pietro), oggi rimangono
solo rovine.

ARCHITETTURA CIRTERCENSE

Si ebbe una piccola prima fondazione monastica a CITEAUX in Francia, i monaci che la fondarono erano rigorosi nel loro
voto di assoluta povertà, per questo motivo tutti gli facevano grandi doni che permisero la costruzione dell’abbazia. Anche
qui fu ricostruita più volte fino alla terza Citeaux e poi rasa al suolo. I monaci clauniacensi erano considerati troppo ricchi,
corrotti e vicino alla città per questo attuarono una riforma : S.BERNARDO di Chiaravalle, poeta minore della letteratura
latina e con un grande senso del sacro, organizzò i monaci cistercensi in modo opposto rispetto a quelli clauniacensi.
Facendo delle riflessioni sulla loro architettura, sulla religione e sulla teologia, dichiarò che legandosi ad un architettura
ricca andiamo contro Dio, in quanto Egli parlava ai poveri, unendosi così alla corrente religiosa del PAUPERISMO. Fontenay
in Francia è un’ altra delle 4 abbazie cistercensi, sempre caratterizzate dall’utilizzo di laterizi e pietre locali, assenza di
decorazioni e marmi pregiati, un’architettura semplice, modulare e senza accessori, secondo S.Bernardo non ci dovevano
essere linee curve, difficili e costose, ma solo linee rette (AD QUADRATUM). S.Bernardo elabora quindi una serie di norme
e inoltre forma delle maestranze proprio specializzate nelle abbazie cistercensi, (alcuni esempi: Chiaravalle, Marimondo
a Milano…) che diventano molto famose nel mondo di allora, solo per la costruzione di chiese, come palazzo S.Giorgio a
Genova. VILLARD DE HONNECOURT era proprio un esperto del settore , girando i cantieri d’Europa, si annotava sul suo
taccuino di pergamena piante e vari dettagli campionari per progetti futuri, come una sorta di portfolio. Non
dimentichiamoci inoltre che le abbazie erano un centro di produzione economica per il loro rapporto con le città e per gli
edifici che si costruivano per il bene comune per la produzione e la conservazione agricola, come la grangia che era un
edificio polifunzionale sia stalla che magazzino, cantina, mercato.

ETA’ CAROLINGIA

Fu un periodo storico tra il VIII e il IX secolo che ha origine da quando i Franchi, popolo
germanico; partì alla conquista delle zone dell’attuale Francia, Belgio e Germania in un
periodo dove l’unico punto di riferimento era la Chiesa Cattolica. L’impero carolingio ha
inizio con Carlo Magno il suo re, incoronato imperatore a Roma la notte di Natale dell’ 800.
Mentre i Franchi si erano stanziati nell’Europa centrale, i Visigoti e poi successivamente i
Turchi erano in Spagna, mentre i Longobardi in Italia. La corte di Carlo Magno, a differenza
dello stesso imperatore che molto probabilmente era analfabeta, era molto colta e insieme
alla sua cerchia aveva dei progetti per il futuro, tra cui riportare in vita l’antico impero
Romano (Carlo Magno si faceva rappresentare a cavallo come gli imperatori romani). A
quel tempo era diffusa la percezione che ci fosse un passato pagano ormai dimenticato, ed
effettivamente era proprio così, però Carlo Magno era rimasto colpito da quell’ideale di
grandezza, considerandosi un diretto discendente da Augusto a Costantino a lui stesso. Questa grandezza influenzerà
anche l’architettura perché veniva comunicata attraverso le forme, rendendo così la realtà Romana di nuovo un modello
positivo dopo essere stata allontanata. Carlo Magno tentò di conquistare anche la Spagna ma fu sconfitto con la battaglia
di Roncisvalle, famosa per Orlando Furioso. Riuscì però a conquistare Roma e come già detto a farvisi incoronare da papa
LEONE III. Per tenere saldo un impero così vasto aveva molti interlocutori come gli abati, ai quali venivano concessi poteri
governativi nelle loro diocesi. L’Abbazia gotica di SAINT DENIS fece da mausoleo ai re di Francia fino alla Rivoluzione
francese quando venne distrutta e profanata.
NUOVO RAPPORTO CON L’ANTICHITA’ NELL’ARCHITETTURA CAROLINGIA

Il reliquiario di EGINARDO era a forma di arco di trionfo romano e presentava personaggi con
abiti d’epoca romani. Il vescovo di Verona RATERIO realizza quella che può essere considerata
la più antica vista sulla città attraversata dal fiume Adige. Sono visibili la cerchia di mura romane,
il ponte di pietra, il PALATIUM di Teodorico, re Longobardo, l’ARENA e Porta Borsari. A quel
tempo erano tutte rovine abbandonate, mentre gli edifici più importanti rimanevano le chiese,
che però qui non vengono stranamente rappresentate: il passato antico torna ad essere motivo
di orgoglio e modello da imitare. Carlo Magni inizialmente era
itinerante, ma dopo l’incoronazione diventò fondamentale avere
dimora fissa in un palazzo, scelse un luogo a lui molto caro,
AQUISGRANA. Il palazzo presentava due nuclei distinti ma collegati, con
riferimenti ai palazzi sul Palatino e in Laterano. Era presente un’aula
regia per il trono collegata ad una galleria e ad un complesso con
cappella, la chiesa aveva impianto centrale ed oggi è stata inglobata
nella chiesa moderna. Erano presenti delle gallerie circolari tutto
intorno che davano direttamente alle stanze del re, così che potesse
assistere alla messa dall’alto.
Venna presa a modello la
chiesa di S.VITALE a
RAVENNA, infatti la pianta è
sostanzialmente la stessa.
Sono state utilizzate colonne
e capitelli romane di
recupero, trasportate fino
ad Aquisgrana. Un altro
esempio di architettura di questo periodo si
trova a Lorsch in Borgogna, si tratta di un
edificio meticcio con tre archi inseriti in un
ordine sottostante mentre sopra c’è un
linguaggio completamente diverso. Un altro
esempio lo troviamo nell’abbazia di COVEY
nella sua facciata d’ingresso: il WESTWERK,
edificio prima del vero ingresso alla chiesa,
a più piani, fungeva sia da passaggio che per
far assistere il re alle funzioni dall’alto(
forma architettonica che morirà nel giro di
100 anni).

ARCHITETTURA ROMANICA

Non usiamo la parola “stile” la “stylo” ossia penna, perché quello è per descrivere come si scrive o dipinge, nell’edificio
non riesco invece a distinguere la mano dell’artista, oltre al fatto che l’architettura non è solo forma ma anche struttura.
La parola “GOTICO” fu utilizzata per la prima volta da Vasari quando nelle Vite disse che il Rinascimento fiorentino aveva
eliminato il linguaggio barbaro, ma visto che per lui i barbari erano i Goti, da lì l’aggettivo gotico, che per Vasari coincide
con l’architettura Medievale. Durante il Romanticismo però ci si rende conto delle diversità interne al Gotico, cercando
di differenziarle, ed è così che veniva chiamata ROMANICA l’architettura più antica, quindi più vicina ai Romani e GOTICO
quella successiva; terminologia che viene utilizzata forse erroneamente ancora oggi.

Il PERIODO ROMANICO si sviluppa in un contesto di crescita demografica dopo il 1000, seguito da una crescita edilizia.
L’elemento cardine di questa architettura è la VOLTA A CROCERA. Il tetto a capanna con le CAPRIATE è leggero ma allo
stesso tempo deperibile e incendiabile, allo stesso tempo il tetto con la VOLTA A botte è in pietra quindi più resistente
ma pesante, implica muri spessi con poche finestre a sorreggerlo. Si fecero così sperimentazioni con la volta a crociera
per avere leggerezza e resistenza, senza aver bisogno di grandi pareti. Il DUOMO romanico di SPIRA è un perfetto esempio
di modularità, ogni crociera centrale corrisponde a due laterali. Il questo periodo la progettazione avveniva spesso
direttamente sul terreno disegnando la pianta, ma la volta a crociera era un nuovo elemento che necessitava un a
progettazione più pensata e questo favorì a dare un ritmo regolare agli edifici. Prima gli edifici erano generalmente tozzi
e irregolari, con il romanico tutto diventa più modulare, esterno e interno, con cornici segna piano, archetti ciechi, nicchie,
sculture … che però venivano applicate in modo diverso rispetto alla zona. Ad esempio il Duomo di Monreale a Palermo
ha più un’ispirazione araba, alcuni elementi poi diventano simboli immancabili come il rosone in facciata o la cripta, che
solitamente è sotterranea con i resti della chiesa precedente e le reliquie. Altro esempio è la Basilica di S.ZENO a Verona,
dove troviamo il portone decorato con formelle di bronzo ( poi anche a Firenze) o Campo dei Miracoli a Pisa, dove il
campanile è staccato e di forma circolare, le porte sono di bronzo e sono protagoniste le decorazioni geometriche.
ARCHITETTURA GOTICA

Ha un linguaggio molto specifico che si sviluppa in Europa con molti


esempi, tra cui SAINT DENIS appena fuori Parigi, Abbazia Benedettina
scelta come mausoleo per i re di Francia, il suo abate SUGER era un
teologo e nella biblioteca conservava e studiava i codici. Studiò inoltre
la contrapposizione luce-ombra, mondo dio Dio-mondo terreno,
sviluppando delle teorie che portarono a riflettere sul ruolo della luce
all’interno delle chiese, arrivando ad affermare che dovevano essere
luminose! E non scure come fino ad allora, anche a causa delle tecniche
costruttive utilizzate, pareti spesse e poche finestre. Nel 1140 circa si
cercò un modo per aumentare la luce sull’ altare, decidendo così di
rifare l’abside, arrivando ad un primo esempio di gotico. In qualche
anno l’esempio di diffuse nell’Ile de France e poi in Europa, come già detto
principalmente con la diffusione della volta a crociera, più leggera che scaricava non
sulle pareti ma sui 4 angoli. La volta a crociera presenta NERVATURE o COSTOLONI che
fanno da scheletro alla struttura, poi tra uno e l’altra viene riempita con materiale
laterizio leggero, visto che non serve a sostenere. L’espediente era quello di fare
strutture sempre più leggere che non pesassero sulle pareti, per aprirle. Al contrario
sono presenti ARCHI RAMPANTI e CONTRAFFORTI per reggere le spinte, senza
aumentare gli spessori delle murature. E’ sicuramente un sistema complesso e
articolato, con calcoli raffinati. Tutto ciò permetteva grandi aperture, però ancora non
si potevano realizzare grandi vetrate perciò si univano piccoli pezzi policromi dando
vita a mosaici tenuti insieme da parti in piombo che narravano storie sacre. In pianta
l’edificio è ancora a schema basilicale ma la struttura si è fatta più complessa: le
colonne sono stata sostituite da FASCI POLISTIDI, che sostanzialmente
sono grappoli strutturali. Un altro esempio è la cattedrale di LAON in
Francia, dove il tentativo di smaterializzare le pareti è ben visibile in
facciata e all’interno, spiazza lo stile “traforato” ora mai che si era
capito come ottenerlo. Altro esempio ancora è Notre Dame di Parigi
che si distingue per la sua grandezza inedita, soprattutto in verticale e
la SAIN CHAPELLE nell’Ile de la citè che era la cappella dei re di Francia.
Chiesa dalla straordinaria struttura, ha una parte inferiore per il
popolo e una superiore per il re e la corte. Quella inferiore ovviamente
è più buia, mentre la superiore appare praticamente smaterializzata,
le pareti a parte i piloni sono interamente vetrate .Le piante si fanno sempre più complicate. Il gotico però non sostituisce
il Romanico, essi convivono fino al Rinascimento.
CANTIERE GOTICO

Nelle rappresentazione del cantiere, possiamo vedere come esso cambia


forma durante il periodo gotico grazie alle prime grandi macchine da
costruzione, inoltre vicino al cantiere si sviluppava un’area per la scultura
dove venivano raccolte molte maestranze di ogni genere: scultori,
carpentieri, fabbri… Il cantiere tradizionalmente era sempre stato
stagionale, perché avanzava solo con il buon tempo estivo e come già detto,
con il perimetro disegnato direttamente in terra, con il periodo gotico tutto
questo si modifica. I blocchi venivano già sagomati parzialmente in cava e
successivamente portati al cantiere, e qui rifiniti. Questo era divenuto
necessario perché si doveva calcolare in modo più specifico altezza e
larghezza dei vari elementi, per dimensionare le campate, inoltre aiutava a
fare un bilancio preventivo dei costi, oltre al fatto che sbozzando i blocchi
in cava, pesavano di meno. Rifinendoli in cantiere si poteva inoltre istruire i giovani apprendisti e formare nuove
maestranze, partendo da un unico uomo che certamente padroneggiava gli strumenti del disegno, era alfabetizzato e era
in grado di svolgere calcoli matematici. Questa figura potrebbe essere un primo esempio di architetto, questa figura
prendeva un’ identità sempre più forte ( ma non si chiamavano però ancora architetti, la parola verrà ripresa solo da Leon
Battista Alberti). Si realizzavano inoltre modellini di legno. Il cantiere con queste modifiche diventò meno stagionale,
perché d’inverno si producevano i pezzi e d’estate si montavano, sicuramente ora l’edificio veniva meglio visualizzato
prima di partire con la sua costruzione. Alcune cattedrali presentano ancora oggi dal Medioevo dei labirinti sulla
pavimentazione, questo perché era simbolo della complessità del mondo. Come ad esempio il labirinto della cattedrale
di REIMS dove vengono inoltre rappresentati 5 architetti con i loro strumenti di lavoro in mano, a simboleggiare che
stavano iniziando a organizzare il mondo. Nella lastra tombale dell’allora non ancora detto architetto Hugues Libergier
appare un mantello, simbolo della divisa professionale da professore universitario, è un manifesto perché così facendo si
auto raffigura colto, mentre in mano ha il modellino della chiesa.

IMPERO E ITALIA NEL BASSO MEDIOEVO

In Italia era presente una grande contraddizione tra il sistema politico diffuso in Europa, con i vari Regni e l’Impero di
Carlo Magno, da quando aveva annesso la penisola fino a Roma. L’Italia si trova così a far parte del grande impero senza
riscuotere successo, l’importante era stata la sola conquista di Roma, che era concettualmente significativa per la
presenza del papa. Il potere al nord della penisola doveva essere così in mano all’imperatore , ma la realtà era ben diversa.
I COMUNI italiani erano fiorenti e vivaci, sotto l’impero ma in realtà lasciati a loro stessi. Tutto questo aveva creato una
situazione esplosiva di lotta tra i vari comuni e alla fine fu riconosciuto loro il potere per autogovernarsi, da qui partì
l’architettura dei comuni : nata per autorappresentazione e libertà e identità dei cittadini tramite gli edifici pubblici,
concepiti appunto come un bene pubblico.
NUOVO RAPPORTO CON L’ANTICHITA’

I monumenti antichi non furono subito presi a modello per gli edifici pubblici, tutto
accadde in modo graduale, inizialmente solo abbazie e regge vi si ispiravano, per il
resto le antichità rimanevano abbastanza sconosciute. Si posso vedere molti esempi
di edifici medievali con resti antichi riutilizzati, come ad esempio la CATTEDRALE di
PISA, dove i muri sono costellati da parti del Foro Romano, messi ben in vista ma
capovolti o spezzati o mal gestiti, tutto questo ci porta a pensare che suscitassero
fascino, ma allo stesso tempo evidenziassero una certa distanza, erano solo
riferimenti all’antico senza un vero recupero studiato e ponderato. Alcune
testimonianze dell’ antico provenivano dal politico e storico CASSIODORO che era
vissuto al tempo dei regni romano-barbarici, del quale rimangono molti testi scritti.
Egli apparteneva ad un’ antica famiglia patrizia, dopo la caduta dell’impero ottenne
delle cariche di governo sotto TEODORICO, re degli Ostrogoti, e da anziano si ritirò a
vita privata fondando il Vivarium, monastero in calabria. Essendo un uomo
coltissimo, uno degli ultimi ad avere una cultura di Roma e della Grecia antica, fece da
testimone alla fine di un epoca. Decise così di tramandare ai posteri il suo sapere e i testi
antichi, facendo ricopiare molte opere sotto dettatura, opera che verrà portata avanti dai
monaci negli scriptorium. Dopo il Medioevo la tecnica è andata perduta fino agli Umanisti
come PETRARCA che andavano letteralmente a caccia di manoscritti per l’Italia, per trarne
ispirazione per le loro opere, studiandoli e avendone una conoscenza più profonda.
Partendo dal rapporto con i testi si arrivò alle altre arti: scultura, edifici, rovine… Tanti
furono gli studiosi, tra cui CRISTOFORO BUONDELMONTI, geografo e monaco italiano che
si trasferì a Costantinopoli, capitale dell’Impero Bizantino, dove trova dei Codici greci
originali per studiarli alla radice. Un altro ancora CIRIACO D’ANCONA, umanista,
archeologo, viaggiatore e mercante a caccia di edifici antichi da rilevare, suo ad esempio è
il rilievo del Partenone prima che venisse distrutto dai veneziani. Il rapporto dell’architetto
cambia con LEON BATTISTA ALBERTI perché egli era uno studioso di testi antichi, grazie alla nuova corrente di umanisti e
ai testi ritrovati disponibili, come ad esempio il DE ARCHITETTURA di VITRUVIO in 10 libri, dove l’architettura veniva
trattata come materia teorica. Sicuramente dopo questa lettura Leon Battista Alberti decide di scrivere lui stesso un
trattato sull’argomento: DE RE AEDIFICATORIA, dove espone fermamente il suo punto di vista. L’antichità non è da
copiare, anche perché secondo lui non la capiremmo totalmente, ma piuttosto va usata come punto di riferimento, in
quanto gli antichi avevano teorizzato un linguaggio per l’architettura che poteva essere applicato, ossia i canoni di
armonia e simmetria. Questo non va assolutamente confuso come un tentativo di copiare gli antichi perché non è la
forma di per se che ci interessa ma le proporzioni e l’armonia che quelle forme portano.
FILIPPO BRUNELLESCHI 1377-1446

Protagonista della prima rivoluzione Rinascimentale, cambiò per sempre il


modo di concepire l’architettura, nasce a Firenze da una famiglia benestante
di notai, ben istruito conosce il latino e sa far di conto, viene avviato dalla
famiglia alla professione di notaio. Ben presto scopre di essere portato per
altro, soprattutto inventare macchine, quindi inizia a fare pratica in bottega
come orefice, dove aveva ottimi risultati. Quasi contemporaneo di LORENZO
GHIBERTI che fu il suo antagonista sia nella vita che durante il primo concorso
nel 1401 a cui entrambi parteciparono, ossia quello per la porta nord del
BATTISTERO di Firenze rivestite da formelle quadrilobate in bronzo. La
formella usata per la sfida fu quella del SACRIFICIO di ISACCO: in quella di
Ghiberti risalta soprattutto la nudità di Isacco in riferimento alle sculture
antiche, in quella di Brunelleschi risalta soprattutto il collegamento tra le
varie parti e la sinuosità, venne però definita disordinata. Ghiberti vince così
il concorso e a Brunelleschi viene proposto di lavorare sotto al vincitore ma
egli si rifiuta per il troppo orgoglio, decide così di recarsi a Roma con l’amico
DONATELLO a caccia di rovine nei fori. Nel 1413 produce due tavolette
prospettiche, inventando difatti la prospettiva ad un unico punto fi fuga, che
fino a quel momento non era mai stata studiata, definisce dei codici
geometrici tramite i quali rappresentare un oggetto tridimensionale su
un foglio. Fece anche delle dimostrazioni pubbliche per far vedere come
il disegno corrispondesse al vero con il Battistero e Palazzo della
Signoria; dimostrando inoltre che se osservati da punti di vista diversi gli
edifici cambiano il loro aspetto. Inizia a diffondersi grazie alle sue
scoperte l’uso di rappresentare gli edifici con anche supporti grafici più
specifici, diffondendosi anche oltre il contesto dell’architettura,
arrivando anche alla pittura (esempio la TRINITA’ di MASACCIO). La
cattedrale di Firenze S.MARIA del FIORE era nata come un quartiere
gotico, con la pianta tracciata per terra, anticamente di chiamava chiesa
di S.REPARATA, ma fu ampliata in momenti successivi da ARNOLFO di
CAMBIO e FRANCESCO TALENTI, fino ad arrivare all’imposta
dell’immensa cupola che inizialmente, vista la sua grandezza era
impossibile da realizzare (non esistevano tronchi d’albero abbastanza
lunghi per fare la centina). Di conseguenza fu aperto un nuovo concorso
al quale parteciparono sia Brunelleschi che Ghiberti, ma il primo dei due questa volta vinse perché più innovativo; il
cantiere durò 20 anni, Brunelleschi affiancato da Ghiberti che cercava sempre di sminuire. Fu il primo cantiere di questa
scala, dove non si applicavano tecniche già consolidate, ma si sperimentava giorno per giorno grazie all’ingegno di
Brunelleschi. Il suo unico riferimento era la cupola del Pantheon con alcune sostanziali differenze: la cupola doveva essere
autoportante durante tutto lo svolgimento dei lavori, senza impalcature perché era troppo grande, doveva essere
formata da 2 calotte, dove quella interna ara portante e quella esterna serviva da rivestimento, collegate tra loro da
contrafforti, nell’intercapedine tra le due sono presenti ancora oggi le scale che utilizzarono anche i muratori, fu di fatto
un cantiere molto sicuro per l’epoca, infatti ci fu solo una morte. Come già detto Brunelleschi aveva inventare macchine
tra cui antiche gru che facilitarono sicuramente il lavoro. Il tipo di muratura utilizzata era speciale, a spina di pesce studiata
direttamente dai Romani, contribuiva anch’essa a contrastare la forza di gravità e inoltre seguiva un’orditura ad elica così
da autosostenersi man mano che i mattoni venivano messi in posa, il tutto sostenuto dal tamburo ottagonale. La cupola
non fu solo un’eccellenza dal punto di vista architettonico ma esercitò un vero e proprio dominio visivo sulla città e si
rivelò da subito in qualcosa in cui credere che man mano prendeva sempre più
forma e diveniva realtà, rendendo ovviamente Brunelleschi l’architetto più
famoso al mondo, portandogli richieste per altri lavori. Brunelleschi si sottrasse
all’obbligo di iscriversi alla corporazione dei capomastri che si dedicava
solitamente all’edilizia, in quanto egli si riteneva un intellettuale e quindi
superiore, venne anche incarcerato per questo ma poi fu liberato, questo suo
approccio contribuì a cambiare radicalmente la figura dell’architetto. Brunelleschi
fu incaricato di realizzare la facciata dell’ OSPEDALE degli INNOCENTI, cioè di un
orfanotrofio dove venivano anche abbandonati i neonati, realizzò così il primo
loggiato al piano terra, quello al piano superiore viene fatto dopo. Le campate tra
una colonna e un’altra hanno archi a tutto sesto, capitelli corinzi, il tutto di chiara
matrice Romana, il tutto regge una trabeazione. Si tratta di un sistema classico da
lui studiato e riportato in vita, assolutamente proporzionato con
matrici che ricorrono tra i vari elementi: h colonna è uguale alla
distanza tra le colonne, h arco è uguale a mezza colonna, idem per
le finestre, ci sono 9 gradini sul davanti come le 9 campate. I tondi
tra un arco e l’altra, detti CLIPEI, altro elemento romano, sono
decorati da ceramiche di ANDREA della ROBBIA. La pietra Serena in
grigio scuro essendo a vista esplicita tutte le proporzioni tra gli
elementi, presenta una decorazione strigliata come nei sarcofagi.
Anche la parasta corinzia è un’altra citazione al mondo Romano.
Questo tipo di loggiato viene emulato sia a Pistoia nell’ospedale del
Ceppo che nell’edificio costruito di fronte 100 anni dopo e infine nel
1600 viene ancora ripreso nel portico della Chiesa della NUNZIATA che affaccia
sempre sulla piazza. Un’altra opera è la SAGRESTIA VECCHIA di S.LORENZO: la
basilica di S.Lorenzo era antica e molto importante oltre che vicinissima al
palazzo dei MEDICI i quali iniziavano ad accrescere il loro potere, ricchi senza
un titolo nobiliare vero e proprio, quindi come tutte la grandi famiglie volevano
un luogo dove seppellire i propri defunti. Cosimo de Medici commissiona a
Brunelleschi la cappella di famiglia e lui la realizza seguendo gli stessi principi
dell’ospedale degli Innocenti, essa non è visibile ne percepibile dall’esterno
perchè ha una pianta perfettamente quadrata con la cappella principale, la
SCARSELLA con l’altare anch’essa voltata e 2 ambienti di servizio ai lati.
All’interno troviamo un rivestimento con intonaco bianco e membrature a
vista in pietra Serena che scandiscono i muri con
matrici e proporzioni Romane, troviamo anche qui
paraste corinzie, la trabeazione continua su tutto lo
spazio, analogalmente all’ospedale, c’è una
rielaborazione fantasiosa di elementi antichi. Nella
trabeazione troviamo dei clipei con angioletti che
sono del tutto una novità. La cupola minore della
scarsella è dipinta con la volta celeste con una
cornice a lenzuolo arrotolato, come se fosse stato
srotolato per mostrare il cielo; idea molto
affascinante. La cupola maggiore è a ombrello, ossia
fa vedere la parte strutturale dei costoloni di cui è
composta e ha il cervello vuoto, ma non ci piove
dentro come nel Pantheon perché è presente una
lanterna sulla copertura. La successione di paraste
corinzie, architrave tonda e copertura con un cenno ad un andamento elicoidale sembrerebbe autoreferenziale per
S.Maria del Fiore, ciò non toglie che sono nuove forme da lui inventate che applica dove meglio crede. La CAPPELLA DEI
PAZZI è simile a quella dei Medici ma non siamo sicuri sia di Brunelleschi, nel caso è copiata benissimo. Anche la basilica
di S.Lorenzo fu commissionata dai Medici, essa presenta una navata centrale e delle cappelle laterali, la copertura è
cassettonata, ha un sistema di colonne, archi e trabeazione continua in pietra Serena, i ritmi e i moduli vengono
perfettamente ripresi.

MICHELOZZO DI BARTOLOMEO 1396-1472

A differenza di Brunelleschi che aveva un cognome di famiglia a indicare il suo ruolo sociale e la sua cultura, per
Michelozzo viene usato l’appellativo “di Bartolomeo” indicando suo padre, anche se di origini più umili, riuscì a lavorare
come braccio destro di molti grazie al fantastico clima con cui era a
contatto. La famiglia Medici chiese a Brunelleschi un progetto per un
nuovo palazzo, ma essendo troppo grande e impegnativo, consiglia loro di
rivolgersi a Michelozzo. Il palazzo, che oggi si chiama MEDICI-RICCARDI,
faceva notare già allora la sua importanza nell’assetto di Firenze. Ha una
forma pressochè cubica, che occupa un isolato, grazie anche ai lotti di
terreno che furono comprati per ingrandirlo. Le caratteristiche che
spiccano maggiormente sono la regolarità della pianta per l’epoca, la
presenza di un giardino, i quali non erano particolarmente presenti allora
e quelli che c’erano non erano di certo progettati, l’aspetto archeologico-
storico, il cortile di Michelozzo intonacato di bianco con elementi a vista in
pietra Serena. Per le case private, a differenza dei monumenti, non c’erano
riferimenti: la domus non aveva ormai più un senso per i nuovi bisogni,
oltre al fatto che rimanevano pochi esempi. Il palazzo si inspira comunque
a forme romane, seguendo soprattutto il trattato di Vitruvio, che stava
iniziando a ricircolare, dove descriveva le domus; Palazzo Medici-Riccardi
divenne ben presto un riferimento per i palazzi futuri nella sua
articolazione tra vestibolo, atrio, cortile e loggiato. Partendo dal basso nei
prospetti esterni troviamo un primo ordine definito da un bugnato effetto
grossolano, poi un secondo ordine con un bugnato più rientrato e liscio e
infine un terzo ordine con un bugnato appena accennato (tra un ordine e
l’altro troviamo cornici intercapiano scolpite con dentelli classici). E’
indubbiamente una citazione di Palazzo Vecchio, detto anche della
Signoria, con il suo bugnato, a sua volta citazione di rovine romane, infatti
a Roma alle spalle del Foro di Augusto si pensava ci fosse un pezzo del Palazzo Imperiale. All’interno del palazzo venivano
raccolte le più grandi opere d’arte del periodo, visto che Lorenzo de Medici era un grande
amante e mecenate dell’arte; nel giardino si trovava David e Giuditta di Donatello. Fu un
vero e proprio vivaio di artisti con Donatello, Botticelli, Michelangelo iniziò qui il suo
apprendistato. Palazzo della Signoria dopo la sua costruzione viene ormai percepito come
vecchio perché non regge più il confronto.

LEON BATTISTA ALBERTI 1404-1472

Nasce a Genova per caso perchè figlio illegittimo di un nobile esiliato da Firenze, infatti
per anni non potè tornare nella città; già da giovane era molto brillante ed erudito, studiò
a Bologna ed ebbe una formazione umanista, fu scrittore, filologo e uomo di lettere. Fu
lui ad introdurre il termine “architetto”, parola allora non utilizzata, dal suono classico e
antico. Giovanni RUCELLAI decise come i Medici, di rifarsi il
palazzo di famiglia e commissiona a LBA di farlo, egli aveva 35
anni e nonostante conoscesse perfettamente l’architettura
antica, non aveva mai costruito nulla. I Rucellai non poterono
però comprarsi tutto l’isolato, infatti il loro appare meno
regolare; LBA propose soluzioni semplici, utili, economiche e
rapide. Decise di realizzare una facciata che inglobasse le preesistenti case-torre del Medioevo, in questo modo risultava
uniforme, modulare come imponeva la moda del tempo, anche se in realtà all’interno non lo era. Anche qui troviamo 3
ordini classici: dorico, ionico e corinzio dal basso verso l’alto nelle lesene in facciata, ossia elementi sempre più leggeri e
contemporaneamente rientranti, un cornicione molto aggettante tipico di questi palazzi; il riferimento qui è il Colosseo.
La chiesa di S.MARIA NOVELLA era stata iniziata nel 1300 ma nel 1450 fu completata da LBA, egli decise di non abbattere
nulla della costruzione precedente nella parte inferiore, come gli ingressi, i sarcofagi, gli archi a sesto acuto: tutti elementi
del Gotico. Decise anzi di fondere tutto in una facciata dalle nuove proporzioni con un portale centrale e aggiungendo la
parte superiore mancante. Continua il gioco di marmi policromi, aggiunge il timpano, ai lati aggiunge i MODIGLIONI di sua
invenzione per nascondere i contrafforti. All’ingresso troviamo paraste corinzie con un arco cassettonato, lo stesso del
Pantheon, il dettaglio delle vele spiegate perché la vela era il simbolo araldico dei Rucellai che finanziano l’opera.

ALTRI PALAZZI FIORENTINI

I Pitti erano un’altra grande famiglia di Firenze, antagonista dei Medici, il loro palazzo di famiglia, PALAZZO PITTI, è
grandioso, Vasari scrive che fu utilizzato forse il progetto di Brunelleschi scardato dai Medici. PALAZZO ANTINORI è un
altro esempio, qui è presente lo stemma di famiglia in facciata. Appartenente ad un’altra importantissima famiglia
fiorentina (Filippo Strozzi era il banchiere dei papi), PALAZZO STROZZI sorge su un intero isolato, ridisegnando così le
strade che sono intorno, ai lati delle porte di ingresso troviamo delle panche in pietra per sedersi, ricorrenti anche in altri
palazzi, che servivano ad esplicitare il carattere pubblico della famiglia. Sulla facciata troviamo dei portafiaccole per
illuminare la facciata oltre che decorativi, doveva essere un effetto particolarmente suggestivo nella buia Firenze, il cortile
riprende il linguaggio di Brunelleschi e del palazzo rimane un modellino in legno. Tutti questi palazzi come già detto,
ridisegnano la città e l’assetto viario con la loro regolarità; facendo da modello per tutti i palazzi delle ricche famiglie e
non solo: anche gli altri edifici, seppur in maniera più modesta e semplice, tendono a seguirne l’aspetto.

DIFFUSIONE DEL LINGUAGGIO RINASCIMENTALE

Mentre nel resto dell’Europa è ancora diffuso il gotico, il linguaggio


rinascimentale era un linguaggio tipicamente fiorentino che poi si di diffuse
in Italia. La penisola era divisa a sud con il Regno di Napoli e a nord con i
vari comuni evoluti in Signorie, Firenze era una Repubblica come Venezia,
Milano era un Ducato e in Emilia Romagna dominavano gli Estensi per conto
del papa, il nuovo linguaggio esprimeva benissimo le loro esigenze di
potere.
RIMINI

A Rimini esercitava potere in modo spregiudicato per conto del papa,


affidandogli le terre per la sua lealtà, SIGISMONDO PANDOLFO MALATESTA,
generale di ventura da quando aveva 14 anni, a capo del suo esercito. Egli era
sensibile all’arte e alla sua corte si trovavano molti filosofi e artisti tra cui Piero
della Francesca. La chiesa di S.Francesco doveva essere trasformata nel
mausoleo di famiglia, per il compito di rinnovarla fu incaricato Leon
Battista ALBERTI. Sigismondo commissionò due cappelle, una per lui e una
per la sua amante ISOTTA, alla quale era legato da un grande amore fedele
che andava avanti dalla giovane età, mentre la moglie legittima era stata
buttata in una fossa comune, mostrando a tutti quanto nonostante il suo
potere venisse dal papa, lui di fatto faceva cosa voleva, anche avere una
storia illegittima alla luce del sole. La chiesa aveva una struttura gotica
preesistente e non volendola distruggere si pensò ad un rivestimento
decorativo in stile rinascimentale, perfetto per le mode dell’epoca.
All’interno della chiesa ricorrono molti elementi come gli elefanti, simbolo
araldico dei Malatesta e una S sovrapposta alla I, forse le iniziali dei giovani
amanti o solamente quelle di Sigismondo. La tomba parietale presenta le 7
statue delle virtù, come una tipica tomba di sovrani. La statua che dovrebbe
rappresentare SAN Sigismondo in realtà non segue le sue fattezze, ma viene
rappresentato con in mano il globo e uno scheletro, non è giovane come
dovrebbe essere ma anziano: potrebbe allacciarsi allora non al santo ma
all’imperatore Sigismondo di Lussemburgo. Questa non è però l’unica
immagine di cui non si afferra subito il significato: il Malatesta ha voluto giocare molto con le immagini. Il progetto del
TEMPIO MALATESTIANO, così poi viene ricordata la chiesa, è opera di LBA che dopo un incontro con Sigismondo capì
perfettamente i suoi bisogni, realizzando un nuovo fodero rinascimentale per la struttura, seguendo però i lavori da
“uomo nuovo” ossia da remoto con un contatto epistolare da Roma, dopo un primo sopraluogo; al contrario di
Brunelleschi che invece resideva in cantiere. Quindi il progetto di LBA parte inanzi tutto con dei disegni. Le difficoltà non
furono poche: per esempio far coincidere le aperture gotiche preesistenti con le nuove aperture rinascimentali. Fu la
prima facciata rinascimentale lasciata incompleta, e ancora oggi lo è, nonostante l’incompiutezza risulta molto
celebrativa, ha forme trionfali e per questo motivo si conquistò il titolo di tempio piuttosto che chiesa, ricorda
sicuramente l’arco di trionfo di Rimini che è incastonato nelle mura cittadine ed è inscritto tra colonne corinzie e clipei.
Per aiutarci ad immaginare come potesse essere abbiamo dei medaglioni prodotti all’epoca che la rappresentano già
completa, mostrandoci l’intero progetto, doveva avere una grande cupola visibile dal davanti e 2 grandi tombe nelle
nicchie laterali della facciata. I lavori si arrestarono per volere di papa PIO II che voleva cancellare il ricordo di Sigism ondo
a causa della sua arroganza. Lo scomunicò, condannandolo all’inferno, condannando così di fatto anche tutti i suoi sudditi;
nella lettera di scomunica viene anche citata la chiesa con l’appellativo appunto di tempio malatestiano, che secondo il
papa aveva più le fattezze di un tempio pagano che di una chiesa cristiana a causa dei simboli presenti come i segni dello
zodiaco, le dediche a se stesso e all’amante in modo sacrilego, un vero e proprio atto di rivoluzione contro il papa, ritratti
vari di Sigismondo anche di profilo con la corona d’alloro come un imperatore romano. E ancora i sarcofagi esterni tutto
intorno alla chiesa non erano di santi o esponenti religiosi, bensì di filosofi ed esponenti del sapere laico, chiunque
appartenesse alla sua corte. Tra tutti anche PLETONE, filosofo di Sparta, neopagano, filologo che divulgava la rinascita
dell’antichità anche con una religione neopagana; la sua tomba fu trovata da Sigismondo in oriente durante le battaglie
contro i turchi ed egli decise di portarlo con se. Troviamo inoltre una lapide scritta in greco, attribuibile fosse a LBA che
dedica la chiesa A DIO e alla città, chiamandola ancora con l’appellativo di tempio: così facendo Sigismondo indicava cosa
stava sopra di lui, Dio appunto, e cosa sotto di lui, la città, fregandosene del papa. L’architettura diventava così parte del
dibattito politico, simbolica e piena di eloquenza.

PIENZA

PIO II era un uomo aperto al rinnovamento,


poeta e scrittore infatti scrisse la propria
autobiografia, il suo nome di nascita era ENEA
SILVIO PICCOLOMINI, nato a CORSIGNANO in
provincia di Siena, un borgo piccolo che egli
decide di trasformare in città e rinominare
PIENZA in suo onore, ossia di costruirci una
cattedrale, visto che all’epoca era chiamata città solo quella che era sede
di una diocesi e quindi aveva una cattedrale. Oltre alla cattedrale decide di
costruire una nuova piazza principale, il palazzo vescovile, palazzo
Piccolomini dove era nato e il palazzo comunale, mentre la chiesa
preesistente fu rasa al suolo. Il terreno non era pianeggiante, in quanto
Pienza sorge su un percorso di crinale, infatti fu difficile realizzare una
piazza regolare. BERNARDO ROSELLINO, collaboratore di LBA, fu incaricato
della realizzazione e decise di riprendere la matrice dell’arco di trionfo per
la facciata della cattedrale. L’impostazione è però di base gotica perché il
papa, avendo trascorso molto tempo in Germania, amava quella tipologia.
Palazzo Piccolomini riprende le fattezze di Palazzo Rucellai, 1 prospetto da
sulla vallata con logge su un giardino all’italiana curatissimo e progettato,
mentre gli altri 3 prospetti sono vere e proprie facciate di città (grande
attenzione per il rapporto con il paesaggio che per l’epoca non era ancora
sviluppato). A Pienza inoltre si trovano una serie di case a schiera a due piani con tanti appartamenti, venduti ai cardinali
dagli abitanti, molti si volevano costruire qui una propria residenza visto che il papa stava qui per molto tempo.

URBINO

FEDERICO DA MONTEFELTRO era il signore di Urbino, analogo al signore di Rimini ma sua nemico, le famiglie erano rivali
e gli stati confinanti, sarà proprio lui con il suo esercito a sconfiggere Sigismondo per volere del papa. Federico da
Montefeltro investì molto denaro nella costruzione del suo nuovo palazzo, legandolo per sempre alla sua immagine,
anche perché era un uomo istruito e anche appassionato di architettura. Come Sigismondo era un condottiero valoroso
e dovette assemblare tutte le proprietà di famiglia per ottenere il terreno necessario al palazzo, che verrà ultimato in 20
anni di lavoro. Il palazzo è immenso sia in pianta che in altezza perché sfrutta il dislivello naturale della collina, un vero e
proprio complesso. Attraversò diverse fasi di costruzione, la prima iniziata nel 1450 da MASO DI BARTOLOMEO, la seconda
nel 1460 da LUCIANO LAURANA e la terza e ultima nel 1470 da FRANCESCO DI GIORGIO MARTINI, un grande trattatista
che uniformò il palazzo, terminandolo. Il palazzo funziona a piani/livelli che identificano diverse zone per occupazioni
diverse, rispondendo così a tutte le esigenze: il Duca e la sua Corte vi abitano, un gruppo di 500 persone di cuochi,
camerieri, servi …, assolve anche a funzioni politiche con la cancelleria, la
tesoreria, alloggi per i soldati; fu infatti definito da Castiglione città più che
palazzo. Nei piani alti troviamo le funzioni nobili, le varie residenze del
Duca e di quelli a lui vicini, al piano terra, ossia a livello con la città, tutti i
servizi pubblici, mentre ai piani inferiori i servizi per il palazzo con cucine e
stalle. Viene ridisegnata anche la piazza principale a causa dei nuovi assi
stradali , anche la chiesa viene ricostruita e diventa cattedrale,
mantenendo la facciata in modo che l’ingresso sia sempre sulla piazza e
così l’ex sagrato della chiesa diventa il cortile d’ingresso del palazzo,
rimanendo praticamente inglobata vista la sua mole. Il linguaggio è classico,
esibito specialmente nelle decorazioni, troviamo un ingresso, un vestibolo, il
cortile e il loggiato come in Palazzo Medici. Il cortile era deposito di grandi
opere d’arte, come di Piero della Francesca con la Flagemazione di Cristo. Lo
studiolo del Duca lo accoglieva per momenti di studio e intimità, era ricco di
opere d’arte per aiutarlo a contemplare e inoltre sono presenti delle TARSIE,
che nascondevano armadi con ulteriori collezioni d’arte. La loggetta in facciata
che guarda la campagna riprende ancora una volta elementi classici. Il cortile
interno, che di fatto è un giardino pensile che si affaccia anche lui sul paesaggio, collega gli appartamenti della Duchessa;
il palazzo infatti è diviso in due ali, una per il duca e una per la duchessa. Come già detto, la costruzione del palazzo,
modifica la città, anche se raffinato è sicuramente fuori scala rispetto al borgo, divenendo di fatto un modello
imitatissimo; costruito con l’intento di essere visto, la sua immagine riecheggiava in tutta la città. Altri cambiamenti in
città furono quello di spostare il Mercato della verdura, la piazza Mercatale,
mettendolo davanti al palazzo ma fuori città, con una strada al centro,
affacciandosi così poteva vederlo e controllarlo. Le logge tra due torri era una
forma tipica degli archi trionfali che viene ripresa, dove lui si affacciava. Chi
arrivava da Roma veniva sicuramente colpito da questo nuovo prospetto, una
grande facciata unitaria, simbolo del potere, cambiando anche il modo in cui
Urbino veniva rappresentata: nel Medioevo abbiamo viste da nord, ora in
avanti solo vedute da sud con le logge e i torricini.

MILANO

Milano era una grande città, già capitale della Gallia Cisalpina, quindi con un’antica tradizione di centralità. Durante il
Basso Medioevo c’erano stati degli scontri contro gli imperatori fino a che il ducato di Milano non diventa autonomo. La
grande cattedrale del DUOMO che andava avanti dal Medioevo era di fatti un cantiere cittadino. FRANCESCO SFORZA
diventa duca di Milano dopo essere stato al servizio di Filippo Maria Visconti come condottiero di ventura, difatti era un
forestiero a Milano quindi decise di ricostruire alcuni edifici per simboleggiare il suo potere ed avere il favore del popolo .
Era personalmente il contatto Lorenzo de Medici, il quale gli consigliò un orefice, ANTONO AVERLINO, detto il FILARETE,
al quale affida la costruzione del suo palazzo, CASTELLO SFORZESCO, analogo al palazzo di Urbino, anche se qui le forme
sono più tradizionali, un quadrilatero con 4 torrioni. Diviso in due parti tra la piazza d’armi, ossia la roccaforte, e la sua
residenza. Viene costruito lentamente perché negli anni il rapporto con il Filarete si altera, in quanto l’architetto anche
se più giovane di Brunelleschi, portava a Milano il suo pensiero e il suo stile fiorentino, che
evidentemente in città non era apprezzato. Gli abitanti non lo apprezzavano e
desideravano un’ opera in laterizio piuttosto che in marmo, i progetti quindi vengono più
volte cambiati. Il torrione centrale prende il suo nome e nel frattempo scrive un trattato
in volgare e illustrato, dove racconta l’utopistica città sforzinda come se fosse un romanzo
fantastico. Al tempo l’assistenza pubblica era in mano ai frati, Sforza decide di
centralizzarlo e sottrarlo alla Chiesa, facendo costruire il primo Ospedale pubblico cittadino
l’OPEDALE MAGGIORE, modello per i futuri ospedali moderni. Il Filarete
propone un grande progetto, che viene successivamente modificato dai suoi
capomastri milanesi, di un edificio rettangolare con un accesso che da su un
cortile centrale, due ali speculari ai lati del cortile una maschile una femminile.
Sono 4 corpi di fabbrica che si incrociano perpendicolarmente, formando 8
cortili interni, erano le corsie con i letti dei pazienti. Nel suo trattato troviamo
la pianta di questo edificio, il linguaggio è classico con colonne corinzie, archi
a tutto sesto, però in laterizio e pietra come volevano i Milanesi, finestre
gotiche con arco a sesto acuto e bifore e infine clipei molto scultorei.
PORTINARI era il direttore della sede milanese della banca dei Medici, non
sappiamo con certezza l’architetto, fa egli si fece costruire un cappella funeraria nella chiesa di SAN EUSTORGIO che
prende il nome di CAPPELLA PORTINARI, emulando la Sagrestia Vecchia di Brunelleschi. E’ modulare, voltata con una
cupola ad ombrello, affrescata; le decorazione sono di matrice tardo gotica e anche altri elementi come le bifore.

LUDOVICO IL MORO (1492-1508) MILANO

LUDOVICO MARIA SFORZA detto il MORO, fu un grande personaggio e reggente del Ducato
di Milano mentre fiancheggiava il nipote Gian Galeazzo Maria Sforza. Il re di Francia Carlo
VIII scese in Italia con il suo esercito, verso il Regno di Napoli, per le cosiddette Guerre
d’Italia che termineranno con la Pace di Cateau-Cambrésis dove le potenze europee si
spartiscono domini nella penisola; si impossesserà del Ducato di Milano per non andarsene
più. Alla corte di Ludovico erano attivi molti artisti tra cui LEONARDO DA VINCI, del quale
Ludovico fu il patrono e gli commissionò l’Ultima Cena, e il suo amico e collega BRAMANTE.
Quest’ultimo visse a cavallo tra 400 e 500, formatosi ad Urbino, lavorò dapprima a Milano
condizionando il Rinascimento Lombardo e poi si trasferì a Roma per lavorare con i papi,
portando con se il linguaggio rinascimentale fiorentino, proprio quando Milano viene presa
dal re di Francia. Ad Urbino nasce come pittore, lavorando alle decorazioni del Palazzo,
dove prendeva parte al lavoro di squadra dei pittori, scandito da una
gerarchia che andava dal grande pittore che si occupava delle figure
umane, agli sfondi affidati agli aiutanti come lui, sfondi architettonici con
prospettive; inizia la sua vita come decoratore ma la finisce da progettista.
Gli viene commissionata la chiesa di S.MARIA presso il vecchio sacello di
S.SATIRO a Milano da Ludovico il Moro, la quale faceva parte di un
ambizioso programma di rinnovamento del Ducato, si tratta di un
capolavoro architettonico che sfrutta al massimo il piccolo lotto,
escogitando qualcosa di assolutamente inedito, riprendendo il linguaggio
antico romano. All’interno troviamo una navata con pilastroni e una volta a botte cassettonata possente e trionfale,
questa viene anche ripresa nell’abside, dove grazie all’illusione ottica di un uso virtuoso della prospettiva, la fa apparire
più profonda di quello che in realtà è. Gli SFORZA e prima di loro i VISCONTI, possedevano una residenza estiva nell’attuale
comune di VIGEVANO a 30 km da Milano, che prende il nome di CASTELLO VISCONTEO-SFORZESCO. A fare da anticamera
al castello troviamo una piazza in stile rinascimentale grazie alle nuove forme, progettata da Bramante per volere di
Ludovico il Moro. La piazza è rettangolare, molto grande pe l’epoca, interamente progettata e non frutto di azioni
urbanistiche come spesso era accaduto, su uno dei lati corti è presente una chiesa che però possiede una facci ata
successiva. Il loggiato corre lungo tutto il perimetro, ricordando così il foro romano, tutto intorno le strade si immettono
sotto i portici, così da far apparire la piazza continua.
PAPA NICCOLO’ V

Dalla metà del 400 in poi si hanno figure di papi molto importanti, come ad esempio TOMMASO PARENTUCELLI, poi
Nicolò V, che fu studioso dei classici e teorizzò la funzione politica dell’architettura, quest’ultima secondo lui portava
obbedienza nei sudditi facendo vedere l’importanza della religione attraverso la grandiosità degli edifici sacri, ricordando
inoltre l’importanza della figura del papa; queste sue teorie furono poi seguite da altri papi dopo di lui e per questo motivo
si attuò un rinnovamento delle sedi pontificie. Bisogna inanzi tutto ricordare il particolare rapporto con ROMA e il loro
potere, diverso da quello di un sovrano, hanno si un potere assoluto e sopra tutti ma non è ereditario, tendono per questa
ragione a distinguersi molto di più in vita, rispetto al predecessore con personalità e politiche differenti, portando a volte
anche all’incoerenza. Il papa resideva principalmente il Laterano, visto che in Vaticano c’era solo un castello fortificato e
la chiesa di Costantino ormai decadente, l’idea iniziale era quella di abbatterli per ricostruire tutto il quartiere. Essendo
molto ricchi ma anziani, ovviamente molti progetti maestosi venivano iniziati ma pochi terminavano, più spesso i lavori si
fermavano a causa della loro morte, così Roma diventa piena di architetture interrotte o completate. In Vaticano iniziano
così i lavori per S.PIETRO, con un nuovo torrione nel Palazzo Vaticano e un’ ala per il Papa con nuovi appartamenti,
decorati da Botticelli e Beato Angelico; dove però è ancora visibile il coronamento
merlato dell’ex castello. Abbatte quindi anche la vecchia basilica di Costantino, però i
lavori verranno interrotti alla morte del papa, senza avere un progetto in mente per la
nuova chiesa, solo l’altare di ROSSELLINO al quale era stata affidata la trasformazione.

PIO II PICCOLOMINI

Oltre a dedicarsi molto alla città natale Pienza, pensa anche a Roma. Un progetto per
S.PIETRO era assente, anzi la chiesa appariva mezza distrutta. Però commissiona una
facciata monumentale in stile rinascimentale prendendo spunto dal Colosseo (con la
loggia per le benedizioni) , la quale rimane incompleta solo con 4 campate e alla fine
verrà abbattuta per fare posto alla nuova facciata del 1600.

PAOLO II

Veneziano e amante delle arti, cambia completamente la politica all’interno del


Vaticano. Una volta eletto papa decide di rimanere ad abitare nel palazzo di quando era
cardinale, al centro di Roma, dove aveva un controllo
diretto della città. PALAZZO VENEZIA fu commissionato
appunto da PIETRO BARBO, prima di diventare Paolo II,
la sua attribuzione è incerta ma si sa che fu utilizzato
marmo travertino proveniente dal Colosseo e dal teatro
di Marcello, sede dell’ambasciatore veneziano e
proprietà della Repubblica di Venezia. Nel Fascismo fu
utilizzato da Benito Mussolini per fare il discorso
d’ingresso in guerra dell’Italia. Gli interni sono sontuosi,
il linguaggio è rinascimentale; all’esterno appare invece
come una rocca medievale con merli, beccadelli e la torre (oggi si
affaccia su quella che è Piazza Venezia). Comprende due corpi di
fabbrica, il primo che inglobava la chiesa paleocristiana di S.MARCO, il
secondo il Palazzetto di s.Marco che alla fine del 1800 fu trasformato
in un nuovo grande monumento per Vittorio Emanuele II, l’ALTARE
DELLA PATRIA. Il palazzetto di s.Marco fu demolito perché all’epoca
c’era una diversa sensibilità storica, smontato e rimontato un po’ più in là. Il palazzetto presenta forme di matrice
fiorentina, con volte cassettonate in cls, imitando le forme e le tecniche Romane.

SISTO IV

Nato FRANCESCO DELLA ROVERE, savonese, fece costruire il primo ponte sul Tevere dai tempi dei Romani, che prende
appunto il suo nome PONTE SISTO. Commissionò la CAPPELLA SISTINA, esternamente fortificata e i suoi affreschi
all’interno di Raffaello e Michelangelo, cappella che oggi viene usata per il cerimoniale per
eleggere il nuovo papa. I cardinali erano uomini di famiglie ricche e potenti che avevano il
compito di eleggere il papa tra di loro, vista la loro importanza, Roma era disseminata da Palazzi
Cardinali di matrice fiorentina, come gli aristocratici romani, solo che il loro potere era più fluido
visto che teoricamente non potevano avere figli.

GIULIO II

Nato GIULIANO DELLA ROVERE ad Albissola, era nipote di papa Sisto IV,
come spesso capitava in un passaggio di nipotismo tra i papi, visto che
non potevano avere figli legittimi, fu un grande mecenate e committente,
nonché fondatore dei Musei Vaticani. Era un intenditore d’arte e
architettura, chiamò molti artisti a Roma per lavorare, tra cui BRAMANTE.
Fu uno dei papi più celebri del Rinascimento, anche il nome da lui scelto
“Giulio” richiama potere, collegandosi a Giulio Cesare. Bramante si
occupò dapprima di 2 edifici, il primo è S.MARIA DELLA PACE, una piccola
chiesa dotata di un convento e un chiostro. Il piccolo CHIOSTRO,
quadrato e modulare, ha campate come sottomultipli e il sistema è sicuramente di matrice classica, ma allo stesso tempo
originale, utilizzando tutti gli ordini. Alla base abbiamo paraste con una grande base d’appoggio, con sopra al centro
capitelli ionici e ai lati dorici, mentre nel piano sopra i capitelli sono corinzi. In questo modo Bramante mostra tutta la sua
conoscenza dei classici ma allo stesso tempo la spregiudicatezza con cui li utilizza. Il
secondo edificio è il TEMPIETTO di S.PIETRO IN MONTORIO, dove all’interno di un
chiostro semplice inserisce una chiesetta circolare con colonnato, cupola, stilobate,
peristasi e cella, proprio come se fosse un tempio greco. L’ordine dorico viene citato
precisamente, con le colonne che non reggono archi, bensì una trabeazione, come
giustamente nel mondo antico si faceva: le colonne sorreggevano la trabeazione, mentre
i pilastri sorreggevano gli archi. Nel fregio dorico troviamo triglifi e metope, quindi aspetti
tradizionali, più altri innovativi come la balaustra decorativa. Anche a Bramante viene
chiesto di occuparsi del Vaticano con la chiesa, l’appartamento pontificio e il complesso
del cortile del Belvedere. Bramante non era solo però, insieme a lui altri artisti geniali
come Raffaello di appena 20 anni e il suo assistente di 14 anni Giulio Romano, e anche
Michelangelo, tutti diventarono famosissimi grazie ai servigi prestati al papa.

ROMA

Roma per quando riguarda il linguaggio rinascimentale nel 400 è ancora arretrata rispetto al resto d’Italia, nel Medioevo
si era spopolata, molte zone erano campagna aperta e d erano presenti molte rovine sparse su tutto il suo territorio; solo
nel 500 riuscirà a raggiungere una certa maturità. Durante il 1300 ben 9 papi risiedettero ad Avignone in Francia per la
così detta cattività avignonense dal 1309 al 1377, a causa del loro debole potere nella penisola. A Roma le mura aureliane
contenevano distese di aperta campagna di quella che solo anticamente era un grande città. In quasi tutte le città era
presente un centro con il palazzo del “potere”, porte d’ingresso, la strada principale e il mercato, a Roma tutto questo
mancava. La cattedrale di S.GIOVANNI il LATERANO ora mai non era più in centro, il Palazzo Vescovile, sempre il Laterano,
aveva una posizione di marginalità e questo certo non giovava al potere. Il secondo Palazzo Vescovile era vicino a
S.PIETRO, certo più vicino del Laterano, ma comunque sempre lontano dal centro. Il luogo simbolico di centralità a Roma
era di fatto il CAMPIDOGLIO, ed è proprio in cima ad esso che viene
costruito il Palazzo Comunale; purtroppo difficilmente raggiungibile a
causa della pendenza del colle e della scalinata ripida che c’era per salire
in cima, la quale portava all’ingresso della chiesa ARACOELI. A partire dal
1450 i Papi iniziano a modificare la città medievale e a trasformarla in
capitale delle arti grazie all’iuto di brillanti artisti. Dal 1503 abbiamo come
papa GIULIO II che porta ad essere il massimo potere italiano, grazie a lui
BRAMANTE e RAFFAELLO vengono coinvolti nella nuova politica culturale
di Roma. Raffaello in particolare era molto giovane, essi rappresentavano
la nuova generazione di artisti che avrebbero diffuso il sapere alle
generazioni successive, egli viene incaricato di decorare le nuove stanze pontificie, 4/5 sale interamente affrescate.
Bramante invece si occupa del cortile del Belvedere, con villa annessa di INNOCENZO VIII. Si tratta di 2 corpi di fabbrica
che collegano il Palazzo del Vaticano con la Villa in se, con un cortile ricavato appunto da questo corridoio che si viene a
creare. Oggi in mezzo alle due parti c’è la Biblioteca Apostolica, di fine 500. Sono presenti diverse terrazze e rampe anche
a causa del dislivello che ricopre. Al termine troviamo un’ enorme
esedra, con dietro il così detto cortile ottagono o delle statue, dove
erano presenti le collezioni del pontefice tra cui il famoso Laocoonte o
Apollo del Belvedere. Gli spazi architettonici sono articolati e
diversificati, e lo spazio appare molto dilatato tra cortile superiore,
intermedio, inferiore e ottagonale. Bramante aveva previso anche un
emiciclo di sedute per renderlo un luogo per spettacoli all’aperto, oltre
che un museo a cielo aperto. Le persone colte che conoscevano le
antichità vedevano in esso un richiamo al Circo Massimo, soprattutto
nel rapporto che il circo aveva con il palazzo imperiale. In Vaticano
c’era una grande voglia di novità e cambiamento per questo Bramante
insieme a Giulio II realizza questo mirabile progetto che però si ferma
poco dopo per la morte di entrambi. A testimonianza del progetto
rimangono le piante disegnate a mano da Bramante stesso, piante che
poi si stratificano soprattutto a livello di S.Pietro con le modifiche
sucessive. Dopo la demolizione della Basilica di Costantino, viene
realizzatato un primo nuovo tracciato che tiene conto di una nuova
navata e del coro preesistente di Rossellino. La nuova chiesa dovrebbe
avere una nuova grande cupola quasi a sesto ribassato che riprende
quella del Pantheon. Quando arriva Bramante si parla di un secondo
progetto, egli immagina un’architettura organica con
geometrie diverse dal solito. Di lui ci rimane solo metà
della pianta e questo può far pensare che, vista la pianta
centrale, non abbia perso tempo a disegnare l’altra
metà perfettamente simmetrica. Infatti S.Pietro ha una
pianta a croce greca, un po’ inusuale a quel tempo, ma
più come gli edifici termali dei Romani. Giulio II chiama
a se anche MICHELANGELO, giovane scultore, per opere
in realtà di pittura per cui si dimostra
straordinariamente dotato ( volta cappella sistina ) e anche un complesso sepolcrale vicino all’altare per Giulio II, come
una sorta di mausoleo. Prevedeva oltre 40 statue in marmo a grandezza naturale sistemate in un’architettura. Oggi di
questa opera mastodontica ne rimane solo un frammento con il famoso Mosè; fu un progetto costosissimo, nonostante
la morte del papa va avanti per sua volontà, una vera e propria ostentazione del suo potere e ricchezza, infatti piano
piano viene abbandonato e spostato di location a Spietro in Vincoli, sempre a Roma. Nella fabbrica di S.Pietro passano
vari artisti e architetti. Il cantiere fu riaperto da Giulio II che probabilmente intendeva proseguire i lavori intrapresi da
Niccolò V. Consultò i maggiori esperti dell’ epoca partendo da Fra Giovanni Giocondo, Bramante che scavalca Giuliano da
Sangallo, Raffaello, Baldassarre Peruzzi e infine Michelangelo. Ognuno di loro propone nel suo tempo un progetto che
rimane proprietà della fabbrica, sempre con il disegno come strumento d’eccellenza.

PAPA CLEMENTE VII MEDICI 1523-1534

Come già detto era molto frequente il nipotismo tra papi, LEONE X (1513-1521) e Clemente VIII appartenevano alla
famiglia De Medici e si susseguirono l’uno all’altro, come altri prima di loro, creando piccoli cicli dinastici di continuità. In
quel periodo Martin Lutero, teologo tedesco, percepì una cetra corruzione all’interno della Chiesa Cattolica a causa delle
ricchezze che possedeva, per questo motivo fu un suo aspro critico che lo portò a
dubitare della legittimità del potere pontificio e a volersi staccare dalla Chiesa,
fondando di fatto il protestantesimo e dando il via alla così dette Guerre di religione
tra Cattolici e Protestanti. Nel 1517 pubblica le famose 95 tesi. L’Europa non è più
unificabile con la religione, sia dal punto di vista politico che architettonico. Nel 1527
il mondo di allora è in guerra, Francia contro Spagna, mentre l’Italia è debole. Papa
Clemente VII si allea con il re di Francia contro Carlo V d’Asburgo, re di Spagna, così
egli manda il suo esercito di Lanzichenecchi protestanti a saccheggiare Roma nel 1527
mentre il papa si nasconde dentro Castel Sant’Angelo.

GIULIO ROMANO

Il linguaggio rinascimentale era ormai adottato in tutta Italia, diviene


molto più ambizioso quando giunge a Roma. Dal 1527 con lo scoppio
della guerra, Roma viene abbandonata da tutti gli artisti che scappano
e vanno in altre parti della penisola, così facendo contribuiscono a
diffondere il linguaggio che avevano appreso, rendendolo per
eccellenza la base della cultura europea. Giulio Romano era l’aiutante
di Raffaello, ma scappa da Roma e va a MANTOVA alla corte dei
GONZAGA. Qui realizza per esempio PALAZZO TE alle porte della città,
una villa per delizie e festini. La sua geometria è classica, la pianta è
quadrata, troviamo un cortile non loggiato, un vestibolo e un secondo
corpo di fabbrica in un altro cortile sul retro. Alla base c’è un
linguaggio romano che però risulta molto più raffinato ed elaborato
rispetto a Brunelleschi. Nella facciata del cortile interno troviamo
sperimentato il MANIERISMO, di distacco al classicismo, che si stava
sviluppando proprio in quel periodo, con un bugnato alla base, un
ordine dorico successivo e una trabeazione con metope e triglifi,
nicchie, un portale incorniciato con un timpano .. tutto assolutamente
classico ma allo stesso tempo ci mostra come lui non credi più così
tanto i quello stile, anticipando di fatto un rapporto diverso che
verrà nell’immediato futuro, anche con Michelangelo. Nella
facciata all’ingresso mancano delle metope, alcuni triglifi stanno
cadendo, tutti simboli della magniloquenza e decadenza dello stile,
già tendente alla rovina. Alcune bugne sono lisce, altre più
grossolane, inserite nei punti deboli, come se stesse per crollare da
un momento all’altro. All’interno di Palazzo TE troviamo la SALA dei
GIGANTI, voltata e interamente affrescata in modo illusionistico
con un mito classico, ossia i giganti che tendano di scalare l’Olimpo
e puntualmente crollano giù e cadono, è stato interpretato in molti
modi, forse intendeva rappresentare il crollo dell’architettura classica con un parallelismo con il crollo dei giganti.
MICHELANGELO BUONARROTTI 1475-1564

Come Giulio Romano avverte di vivere in un periodo di crisi del


linguaggio rinascimentale e quindi cerca di sviluppare una sua idea
e stile personale. A Roma era stato accolto da papa Giulio II, grazie
al quale prende parte alla politica romana. Nel frattempo i Medici
vengono cacciati da Firenze( per la seconda volta dal 1494 al 1512)
e successivamente vengono fatti tornare dai papi che
appartenevano alla loro famiglia, per essere nominati granduchi
della città. Quando Michelangelo arriva a Firenze intorno al 1516
gli viene chiesto di celebrare il potere mediceo con la realizzazione
di alcune opere, tra cui della SAGRESTIA NUOVA presso la Basilica
di S.LORENZO. Questa non è altro che l’ennesima rivisitazione della tipologia di Brunelleschi, che viene citato
esplicitamente. La volta però non è ad ombrello come nella Sagrestia Vecchia ma cassettonata come quella del Pantheon,
con paraste corinzie giganti, trabeazione e archi. Michelangelo realizza un secondo ordine sopra al primo, infatti quella
Nuova è più alta di quella Vecchia, e il secondo ordine è più aggettante in avanti rispetto al primo, questo lo rende
maggiormente incombente, con un effetto illusionistico di pesantezza. Gli archi superiori sono sempre più aggettanti e
ancora di più le cornici delle finestre. Le membrature strutturali sono sempre di colore scuro, mentre il fregio sopra la
cornice è bianco, come a distinguere 2 diverse strutture sopra e sotto che sicuramente evidenzia il gioco visivo. Inoltre
sono presenti una serie di dettagli privi di nessi con la tradizione classica, sempre ad evidenziare la crisi di cui si parlava
prima. Ad esempio le cornici cieche senza finestre, il timpano curvo
spezzato dove sembra rotta una parte, la ghirlanda e il tondo, mensole e
mensoloni, tegole a scaglie di drago. Tutti questi elementi sono privi di
riferimenti antichi, mai visti prima, non hanno nessuna funzione
architettonica ma solo decorativa; qui pesi e forze vengono enfatizzati per
rilevare la loro fragilità. Un’altra opera di cui di occupa Michelangelo è la
BIBLIOTECA LAURENZIANA, sempre a Firenze. Questa era sia laica che
pubblica, una delle prime in assoluto, era presente una sala di lettura al
secondo piano dove anche li si legge in design di Michelangelo nei mobili in
legno. Prima della sala di lettura è presente un vestibolo, veramente stretto
ma ricco di decorazioni immense dell’orine gigante, anche spaesanti in un
certo senso. Gli ordini, come era capitato nella Sagrestia Nuova, sono
sempre più aggettanti man mano che si sale e l’architettura è in parte fittizia
come una quinta teatrale con le solite finestre cieche. Protagonista
dell’ambiente è lo scalone fuori scala a 3 rampe, delle quali le laterali hanno
scalini rettangolari tradizionali e simmetriche tra loro, mentre la rampa
centrale ha una forma irregolare di forma ellittica, forma che verrà molto
usata poi del 1600, con riccioli laterali ad evocare qualcosa di liquido che
scende. Sicuramente Michelangelo qui ha sfruttato più un repertorio che
guarda la natura, cosa che faranno altri dopo di lui nei secoli sucessivi.

PAPA PAOLO III 1534-1549

Nato Alessandro Farnese, fu l’ultimo grande papa del Rinascimento. Durante il suo pontificato si occupa della prima
riqualificazione del Campidoglio, dove era presente la chiesa dell’ARACAELI e la sua scalinata per accedere alla piazza, e
il Palazzo comunale? Al centro della piazza si trovava la statua di MARCO AURELIO in bronzo, tipico monumento equestre
romano che si è conservato ed è giunto fino a noi solo perché si pensava
fosse l’imperatore Costantino, viene trasferita dal Laterano al
Campidoglio. La nuova piazza ellittica viene interamente progettata da
Michelangelo, come si era fatto in precedenza con quella di Vigevano,
nata per essere scenografica e dare prova del potere papale, oltre alla
regolarizzazione della stessa cercando di inglobare gli edifici preesistenti.
Infatti, anche se non sembra, nessuna facciata è in asse con le altre. La
geometria qui è complessa, i rapporti di simmetria aiutano a darle un
assetto più geometrico e preciso, indicando 4 percorsi ai 4 vertici. La
nuova scalinata centrale è meno ripida e facilmente accessibile a cavallo,
si dice CORDONATA. Il PALAZZO SENATORIO, quello centrale, ha
proporzioni gigantesche, una scalone monumentale a doppia rampa
esterna per accedervi, presenta una base e un superiore ordine gigante
con paraste a doppia altezza. Il PALAZZO dei CONSERVAORI, difronte a
PALAZZO NUOVO, dove entrambi ospitano i Musei Capitolini, presenta
di nuovo l’ordine gigante con parante a doppia altezza, facciate
scenografiche che servirono a coprire i palazzi medievali preesistenti.
Davanti alla chiesa preesistente ARACOELI Michelangelo realizza un
filtro/facciata davanti al nulla, ossia Palazzo Nuovo, perché di fatto non
c’era nulla e serviva solo a rendere omogenea la piazza, frutto del suo genio.

Antonia da Sangallo aveva addirittura realizzato un modello ligneo del suo progetto per S.Pietro, ma alla sua morte tutto
si interrompe e il nuovo papa emana una Bolla papale per terminare la basilica. Al suo arrivo Michelangelo volle carta
bianca, realizzando una pianta a croce greca con una cupola immensa che posa sui giganteschi pilastri di Bramante. Il
cantiere durerà oltre 20 anni, venendo realizzata comunque diversa da come lui la aveva pensata.

VENEZIA

La città di Venezia sorge su una serie di isole e palafitte realizzate dall’uomo in


mezzo alla laguna, essendo un terreno diverso e in molti casi non un vero e
proprio terreno, anche i materiali utilizzati erano diversi rispetto al resto della
penisola. C’era una tradizione diversa del materiale e delle sue origini, anche
perché Venezia non era una città di fondazione romana ma era nata nel
Medioevo. Tra ‘400 e ‘500 la città contava 170 mila abitanti, essendo di fatto
una delle grandi città europee insieme a Firenze e Napoli, storica antagonista
di Genova. Aveva stretti rapporti con l’impero Bizantino vista la vicinanza e
l’Oriente, basta pensare alle avventure di Marco Polo. Proprio per questi
particolari rapporti, le forme romane apprezzate in tutta la penisola, qui
vengono viste come straniere e il linguaggio rinascimentale viene rifiutato. La
CHIESA di SANTA MARIA dei MIRACOLI presenta un timpano circolare, da
questo notiamo una rielaborazione tutta loro del tipico linguaggio. Le arcate
hanno tra loro luci diverse, sono alte e strette e le decorazioni non sono classiche.
Altro grande capolavoro veneziano è PIAZZA SAN MARCO. Nella piazza è presente
la CHIESA di S.MARCO che però non era la cattedrale, in quanto i Veneziani non
sentivano molto il potere vescovile, infatti quest’ultimo resideva in un isolotto in
mezzo alla laguna, ma era la cappella di PALAZZO DUCALE, lì a fianco. ANDREA
GRITTI era all’epoca il doge della città, filoromano sia politicamente che
culturalmente, chiama JACOPO SANSOVINO, nato a Firenze e cresciuto a Roma,
per rinnovare la piazza, senza non poche polemiche. Sulla piazza oggi si
affacciano: le Procuratie Vecchie del 1530 a nord, l'Ala Napoleonica a ovest e le Procuratie Nuove a sud. A Sansovino fu
chiesto di realizzare appunto le nuove procuratie, la loggetta ai piedi del campanile, la nuova basilica Marciana sia laica
che pubblica e la Zecca. La loggetta presenta una facciata classica, con le forme che
riprendono un arco di trionfo, realizzati in materiali nuovi per la città, marmi
policromi, poco usati da sempre perché costosi e pesanti, preferivano il laterizio;
questo portò non poche polemiche. La città possedeva molti testi, da l’ l’idea di
realizzare una biblioteca, anche a simbolo della sua grandezza; le forme sono romane
ma le funzioni sono moderne, rimane ancora oggi una biblioteca. L’idea della Zecca
proveniva invece dal tablinium a ridosso del Campidoglio, dove si trovava l’archivio
di stato romano. A causa di tutte le polemiche le procuratie nuove non furono mai ultimate, Sansovino venne anche
incarcerato a causa di un crollo. L’ultima parte fu solo terminata per l’arrivo di Napoleone nel 1800 a Venezia. Il cuore
commerciale della città era il PONTE di RIALTO, inizialmente ponte di legno leggero e levatoio per far passare le grandi
barche, subisce alcuni incendi e così si decide di farlo in muratura bandendo un concorso. VINCENZO SCAMOZZI presentò
un progetto dal linguaggio classico quasi templare con botteghe sovrastanti, PALLADIO presentò un progetto ancora più
classicheggiante, un ponte piatto come lo facevano gli antichi Romani, ZAMBERLAN, un semplice tecnico del comune, si
basò invece meno sulle decorazioni, ma studia la tessitura muraria, le palafitte alla base e realizza calcoli tecnici specifici.
In altre città avrebbero vinto i primi due, ma a Venezia no, vincerà ANTONIO DA PONTE con un progetto più semplice e
tecnico come quello di Zamberlan.

PALLADIO 1508-1580

Architetto del pieno ‘500, figura centrale e di passaggio perché è il primo architetto
che lavora con committenti privati come ai giorni nostri. Fu fortunato perché
nacque in una famiglia povera ma viene avviato a fare il taglia-pietra e nel 1530
lavora nel cantiere di Villa Trissino, progettata dal suo padrone, il quale notando
l’intelligenza e il talento di Palladio pagherà a lui tutti gli studi e l’educazione. Fu
indotto così nel mondo che conta di allora, colto e raffinato. Realizza tra le altre
cose il PALAZZO della RAGIONE di Vicenza, prendendo esempio da Sansovino,
prende la forma della basilica per rivestire un edificio di origini
medievali. Realizza poi molti progetti di ville di campagna e piaceri per
privati nobili, senza farsi pagare molto in realtà. Calibrando gli edifici in
base alle esigenze dei futuri abitanti. Un esempio è VILLA BARBARO, ha
le forme di un tempio che vengono però imborghesite e adattate.
Come solito di Palladio prende si forme classiche ma le utilizza in totale
libertà. Quelle di questa villa non sono vere colonne ma sono disegnate
e stuccate, sicuramente più economiche così che in marmo. Inoltre c’è
una distinzione tra l’edificio centrale del padrone e le BARCHESSE
laterali per i servi. Elementi ricorrenti sono all’interno il salone e all’esterno la loggia. Altro famosissimo esempio è VIL LA
CAPRA, detta la ROTONDA. Ha le forme anche lei di un tempio ma molto più evidente, ricorda la cupola del Pantheon
anche per la sua centralità, presenta 4 prospetti speculari con scalinate, un pronao e un vestibolo. E’ stata realizzata come
luogo di gioco di feste e giochi dei borghesi, in mezzo alla campagna. All’interno abbiamo un salone centrale e 4
appartamenti. Le forme di Palladio sembrerebbero molto autoreferenziali, ma in realtà non è così, sono condizionate da
mille elementi come costi, materiali, cultura, idee, potere, religione di chi commissiona: tutta variabili che condiziona
ancora oggi l’architettura, che appare come appunto affermazione di idee diverse. Gli architetti, come Palladio, creano
forme si, ma non sono i protagonisti assoluti, interpretano solamente il clima del loro tempo e i desideri dei committenti,
è un linguaggio del potere cercando di non farsi dominare totalmente da quel potere.

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