Teoria Musicale

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CAPITOLO PRIMO

MUSICA

La Musica e' l'arte di cui i suoni sono il mezzo di espressione.

Ogni tentativo inteso a definire la musica in quanto arte esula dal campo della teoria musicale e rientra
in quello piu generale della estetica o filosofia dell'arte.

La Teoria musicale e' l'insieme delle nozioni relative allo studio della tecnica musicale:

-rappresentazione grafica dei suoni

-solfeggio

-analisi armonica

-contrappunto

-orchestrazione.

SUONO
Il Suono e' la sensazione percepita per mezzo del nostro udito e prodotta dalle vibrazioni dell'aria, messa
in moto da un corpo sonoro vibrante.

Se il suono è prodotto da una serie regolare di vibrazioni, si dira' classificabile o determinato; se, invece,
e' prodotto da una serie irregolari di vibrazioni, si dira' indeterminato o rumore.

I suoni classificabili o determinati si chiamano anche musicali, poiche appunto essi costituiscono la parte
preponderante del materiale di costruzioe della musica, mentre i suoni indeterminati o rumori sono usati
generalmente come materiale complementare.

I suoni musicali si distinguono per :

altezza, timbro, intensita' e durata.

La percezione della diversa altezza, cioe' della diversa acutezza o gravita' dei suoni, e' data dal numero
delle vibrazioni raccolte dall'organo auditivo in rapporto all'unita' di tempo; il timbro, o colore, e' la
diversa qualita' di due suoni della stessa altezza, ma prodotti da organi vocali o strumenti diversi;
l'intensita' dipende dalla maggiore o minore forza con cui un suono e' prodotto e percepito: la durata è
in rapporto al prolungamento del suono nel tempo.

NOTE

Le note servono a rappresentare graficamente i suoni determinati o musicali .

Esse sono sette ed hanno, nell'ordine crescente secondo il numero delle vibrazioni, le seguenti
denominazioni:

do-re-mi-fa-sol-la-si :

Secondo una tradizione comunemente accettata, introdusse l'uso dei nomi delle prime sei note il
monaco Guido D'Arezzo, grande teorico della prima meta' del XI sec., il quale, non solo per rendere facile
la lettura dei suoni, ma anche per far rimanere impressa nella mente dei cantori l'intonazione
dell'esacordo ( progressione di sei suoni che rappresento' la scala musicale medioevale), si sarebbe
servito della prima sillaba di ogni verso dell'inno di San Giovanni, la cui composizione e' attribuita a Paolo
Diacono.

E quando nel XVI-XVII sec. al sistema esacordale medioevale si sostitui' quello fondato sulla scala
diatonica, il 7° grado di questa fu chiamato Si , dalle due lettere iniziali delle due ultime parole dell'inno
di S. Giovanni: Sancte Joannes.

Nel XVI sec. Otto Gibelius nel " Seminarium Modulatoriae Vocalis" sostiuiva al nome Ut quello di Do . che
rimase in uso in Italia

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Nomi delle note Italiani e Francesi Ut o Do - re- mi-fa-sol-la-si-

Nomi delle note Tedeschi e Inglesi C D E F G A B


PENTAGRAMMA

Si chiama pentagramma l'unione di cinque linee orizzontali e di quattro internlinee o spazi.

Su di esso sono scritte le note, le quali, secondo il posto che esse vi occupano, rappresentano la gravita' o
l' acutezza dei suoni corrispondenti.

Le linee e gli spazi si contano dal basso verso l'alto:

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Note scritte sul pentagramma :

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Le note hanno origine dalla scrittura neumatica ( dal greco = segno).I neumi servivano nell
antichita' ad indicare l'alzarsi o l 'abbassarsi della melodia . Verso l'VIII o IX sec. alcuni teorici pesarono di
disciplinare questi neumi entro un rigo, che da principio fu cosituito da una sola linea; in seguito ne
furono aggiunte altre, ma chi stabili' definitivamente il rigo, formato da cinque linee e quattro spazi, fu il
monaco Guido D'arezzo.

TAGLI ADDIZIONALI

L'uso dei Tagli addizionali sorse dalla necessita' di rappresentare i suoni che per la loro acutezza o gravita'
superano l'estenzione della nona contenuta nel pentagramma .

Essi , in sostanza, servono ad aumentare, solo ogni volta che sia reso necessario, il numero delle linee e
degli spazi del pentragramma , e percio' meglio si chiamerebbero linee supplementari .

I tagli addizionali, a seconda della loro posizione rispetto al pentagramma, si dividono in

sovralinee e relativi sovraspazi,

sottolinee e relativi sottospazi, su cui rispettivamente si segnano i suoni che superano in acutezza o in
gravità l'estensione della nona racchiusa nel pentagramma

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CAPITOLO SECONDO

NOTAZIONE DEI VALORI DI DURATA

La notazione dei valori di durata comprende le figure e le pause.

Le figure sono dei segni che servono a rappresentare i diversi valori di durata dei suoni.
Esse sono sette:

Intera o Semibreve

Minima

Semiminima

Croma

Semicroma

Biscroma

Semibiscroma

La Intera o Semibreve stabilisce l'unita di valore delle figure e puo avere sei suddivisioni.

Ogni suddivisione, procedendo nel senso discedente, ha un valore che e' il doppio della successiva e la
meta' della precedente.

Nell'antichita' e fino a quando la musica si mantiene monodica, non vi erano dei segni che stabilissero la
durata dei suoni, poiche la musica che si componeva era per voci sole, senza un ritmo stabilito, cioe
senza diversità di valore, ed i suoni si succedevano all'unisono fondando la loro accentuazione sulla
qualità delle sillabe.

Col nascere della musica polifonica vocale, musica per piu voci, essendo piu voci che cantavano insieme
ed avendo ogni voce una melodia propria, un ritmo proprio, fu necessario stabilire la durata dei suoni.

Le figure piu antiche furono:

Massima

Longa

Brevis
Semibrevis

Con lo svilupparsi della musica strumentale si aggiunsero alle precedenti figure altre suddivizioni:

la minima, la semiminima, la croma, la semicroma e la bis croma.

Oggi però l'unità di valore delle figure è rappresentata dalla semibreve; raramente viene ancora usata la
breve.

Le Pause sono dei segni indicanti il valore della durata del silenzio nel corso di una composizione
musicale.

Esse prendono il nome delle figure o valori a cui corrispondono sia nella durata che nelle suddivisioni .

Pausa di Semibreve si segna con una stanghetta orizzontale sotto la quarta linea

pausa di Minima si segna con una stanghetta orizzontale sopra la terza linea

pausa di Semominima

pausa di Croma

pausa di Semicroma

pausa di Biscroma
pausa di Semibiscroma

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CAPITOLO TERZO

LE CHIAVI

Le chiavi sono dei segni che si scrivono all'inizio del pentagramma , per determinare il nome delle note e
l'altezza dei suoni.

esse sono:

Ognuna di queste chiavi dà il nome a quella nota che si trova sulla linea in cui la chiave stessa è segnata e
che serve da basa per la lettura delle altre note .

La chiave di Sol, chiamata anche di violino, si segna sulla seconda linea del pentagramma alla destra del
Do centrale ed è adoperata per la scrittura della gamma dei suoni acuti della musica per pianoforte, per
la musica del violino, flauto e gli altri strumenti e voci di registro acuto .

chiave di sol --------------------------------p.14


A seconda della posizione che esse hanno nel pentragramma , le altre due chiavi assumono diverse
particolari denominazioni, derivate dai nomi della voci umane, di cui contengono l'estensione sullo
stesso pentagramma.

per il Do , centro della tastiera del pianoforte

per il Fa alla sinistra del Do centrale

sia la chiave di basso (o di fa ) che la chiave di Do possono essere appoggiate su linee differenti e di
conseguenza le note hanno nomi differenti.

Cosi la chiave di Do se è segnata sulla prima linea è detta di Soprano,

se sulla seconda Mezzo soprano,

se sulla terza Contralto

se sulla quarta Tenore.

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Essa è adoperata per gli strumenti e le voci di registro medio ( viola, trombone tenore, violoncello nella
gamma dei suoni acuti ecc...)

chiave di do:

La chiave di Fa scritta sulla terza linea è detta di Baritono; sulla quarta di Basso.
Essa è generalmente adoperata per il pentagramma inferiore della musica per pianoforte e per tutti gli
strumenti e voci di registro grave ( violoncello, contrabbasso, ecc.. )

chiave di fa :

corrispondenza del Do centrale nelle tre chiavi:

L 'attuale forma grafica dei segni delle chiavi è null'altro che l'evoluzione di alcune lettere dell' alfabeto
con cui si indicavano i suoni di Sol- DO- FA.

piu precisamente: il segno ---- è un evoluzione della G

il segno ----- è un'evoluzione della C

il segno ----- è un'evoluzione della F.

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CAPITOLO QUARTO

PUNTI DI VALORE
I punti di valore si distinguono in punti di accrescimento e punti di diminuzione o di staccato.

appartangono al primo gruppo:

i punti semplice, doppio, triplo e coronale, che servono ad aumentare i valori di durata - figure o pause
che siano-;

appartengono al secondo gruppo :

i punti di staccato :

punto rotondo, punto lungo, punto e legature che, posti sulle figure, sottroggono ad esse una parte del
loro valore di durata sonoro.

PUNTI DI ACCRESCIMENTO

Il punto semplice e' un puntino che si colloca a destra di una figura o d una pausa accrescendone di meta
del valore di durata.

Posto , per esempo, dopo una semibreve, ha il valore di una minima; dopo una minima ha il valore di una
semiminima ecc...

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Quindi, con le figure semplici si hanno suddivisioni binarie, con le figure puntate o composte si hanno
suddivision ternarie .

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Invece di +, la scrittura musicale usa la legatura di valore o di durata, la linea curva da testa a testa delle
note da fondere ( ovviamente la stessa nota ).
Si deve tener presente che -------- è una unica sola nota come suono, benche graficamente ne
appaiono due!

fra pause non necessita legatura perceh di silenzio ce n è una sola specie ...

Il punto semplice sostituisce la legatura di valore quando la nota deve prolungarsi per metà valore nella
stessa misura:

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Quando la figura puntata non rappresenta l'unità di misura o di tempo ed è seguita da un valore minore,
questo si dira' complementare.

Se il valore complementare precede la figura puntata si ottiene una inversione di ritmo ( sincope ) che è
detto " alla zoppa " o in " stile lombardo "

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Lo stile Lombardo o ritmo lombardo nasce nella musica italiana Cinquecento, ed

è un particolare uso del punto di valore, nel quale la nota puntata si trova nella posizione in levare.

mentre nell'ordine consueto si trova prima la nota puntata e dopo quella breve, in questo caso è l
inverso, cioe prima la nota breve e poi quella puntata ; ad esempio, una semicroma seguita da una
croma puntata.

Questo punto di valore al contrario permette uan leggerezza gioiosa, come ad esempio nel quartetto per
archi in re minore KV 421 di W.A. Mozart: nel tempo centrale (trio ) del minuetto la melodia del primo
violino, in ritmo lombardo, sembra compiere dei balzi nell'acuto in assoluta leggerezza.

Dal punto di vista della costruzione, il ritmo lombardo è difficile da distinguere dalla sincope.

Nell'esecuzione, tuttavia, la seconda nota ( la piu lunga ) in ritmo lombardoè resa morbidamente e senza
accento, mentre nella sincope riceve un accento.

questo ritmo si trova anche nella musica primitiva , in quella orientale, e sopratutto nella musica negro-
americana e in quella da jazz..
Il punto doppio accresce di tre quarti il valore della figura o della pausa che lo precedono :il primo punto
ha metàdel valore della figura; il secondo punto ha metà del valore del primo punto:

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il punto doppio puo sostiuire la legatura di valore quando la nota deve prolungarsi per tre quarti del suo
valore nella stessa misura :

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il punto triplo conserva nei primi due punti la stessa funzione del punto doppio e con il terzo punto
aumenta ancora il valore che lo precede di metà del secondo punto:

il punto coronale o corona è un puntino sormontato da un semicerchio:

si colloca sopra una nota che sopra una pausa , raddioppiando ed anche piu il tempo della stessa, in
libero arbitriodell'esecutore

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Punti di diminuzione o di staccato.

il punto rotondo : stacca la nota di metà del suo valore

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il punto e legatura stacca la nota i un quarto del suo valore


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il punto lungo stacca la nota di tre quarti del suo valore.

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CAPITOLO QUINTO

LEGATURE DI VALORE E DI ESPRESSIONE


La legatura di valore è uan linea curva che si colloca sopra o sotto le note e serve ad unire due suoni della
stessa altezza.

Si esegue prolungando il valore della prima nota per il valore della seconda :

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L'introduzione e l'uso della legatura di valore, avvenuti nel XVI sec., sono di grande importanza nella
storia della notazione musicale, avendo permesso di scrivere, ad esempio, in un tempo binario un
suono equivalente ad un ritmo ternario.

la legatura di espressione serve a legare fra di loro suoni di diversa altezza, dei quali l esecuzione
dev'essere tale che non sia lasciato il minimo distacco fra di loro.

Tale legatura serve anche a staccare ritmicamente la frase musicale:

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CAPITOLO SESTO

ACCENTO

Si chiama accento l'accrescimento dell'intensità di un suono sugli altri , nello svolgimento di un discorso
musicale.

Secondo la natura della loro origine, gli accenti possono così classificarsi:

a) dinamici - dovuti a rafforzamneo del suono risultante accentato;

b) tonici - dovuti alla maggiore acutezza del suono rispetto agli altri che lo precedono o

lo seguono

c) agogici - dovuti alla maggiore durata del suono

In musica si dice che il primo accento è dominante o forte, gli altri sono sussidiari o deboli.

il seguente esempio riassume nella nota con l'asterisco l'effetto di accentuazione ottenuto con l'uso
simultaneo dei tre tipi di accenti ( il segno > indica l'accento dinamico ).

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CAPITOLO SETTIMO

RITMO- MISURA- TEMPI

Il discorso musicale si sviluppa in una continuita' di tempo mediante una serie di suoni la cui successione
è tale che, con periodicità regolare o simmetrica e talvolta irregolare o asimmetrica, alcuni di essi, per un
loro accento naturale, sono piu intensi degi altri.

Per questo ritorno a determinati intervalli dell'accento, il tempo in cui si svolge il discorso musicale è
diviso in parti.

Tale divisione ordinata del tempo si chiama Ritmo.

con il segno ^ indichiamo i suoni accentati:

Quando camminiamo o corriamo o danziamo, i nostri passi hanno tutti durata uguale. Si puo anche dire
che essi " dividono " il tempo in durate uguali.

Possiamo anche " dividere " il tempo anche con movimenti in su e in giu' dell'avambraccio, e ciò è
battere il tempo.

Quindi la durata di tempo fra quando un piede tocca terra fino a quando lo tocca l'altro, è detta anche
"passo".

L'analoga durata fra quando un braccio inizia un moto in su ( o in giù ) e quando lo inverte, è detta
movimento.

La frequenza dei " passi o movimenti è detta andatura ( o movimento o tempo ).

Quando note e pause " vanno al passo " si dice che tra loro c'è ritmo.

Due passi ( al minimo ) o tre ( al massimo) danno una battura o misura .Nella scrittura musicale esiste
anche una battura di quattro movimenti ( non nella realtà)

Allo scopo di rilevare il ritmo fondamentale di una composizione si e' ricorso, nella notazione musicale,
ad un sistema di misurazione, fondato sulla divisione della composizione in parti, ciascuna delle quali
comprende uan somma di valori egualie a quella delle altre, si chiama Misura.

Comunemente la misura si designa con il nome di battuta; ma tale denominazione, secondo il suo
significato originario, e' da riferirsi piuttosto al movimento forte o in battere che domina la misura .

Nel pentagramma le misure sono graficamente staccate l'una all altra mediante una stanghetta verticale,
la quale indica cosi il ritorno dell' accento regolare.

la doppia stanghetta indica la fine di un discorso musicale o il cambiamento dell'andamento ritmico .

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Ci sono altri suoni compresi nel gruppo che costituiscono la misura e che hanno un accento proprio
naturale.

Esso pero' e' di minore intensita rispetto al primo suono della misura.

Si distingue perciò quest'ultimo, con il nome di accento principale , dagli altri che si chiameranno
secondari.

( con il segno ^ indichiamo l'accento principale, con il segno = l'accento secondario ):

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Se immaginiamo di indicare con un gesto in battere della mano l'accento principale della misura e con
gesti in levare i suoni non accentati o con accento secondario, la misura risulterà divisa in parti uguali .
Ciascuna di esse si chiama tempo:

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QUALITA DELLE MISURE

Secondo il numero dei tempi in essa contenuti, la misura puo essere di tre specie:

a) binaria formata da due tempi di cui il primo accentuato o forte , il secondo non accentuato o debole.

b) ternaria formata da tre tempi di cui il primo forte e gli altri due deboli

c) quaternaria formata da quattro tempi di cui il primo forte, il secondo debole, il terzo meno forte e il
quarto debole.

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La misura quaternaria, è considerata, per la qualita della sua accentazione, un raddoppio della misura
binaria.

Ciascun tempo della misura puo' essere costituito da un suono o, per suddivisione, da piu suoni.

Se ogni tempo è rappresentato da un valore semplice, e pertanto la sua prima suddivisione è binaria, la
misura si chiama semplice; se è , invece, rappresentato da un valore puntato o composto, e pertanto la
sua prima suddivizione è ternaria, la misura si chiama composta:

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Le misure composte sono considerate derivate, secondo l'andatura del tempo, dalle misure semplici in
cui ciascuna unita'di tempo, dalle misure semplici in cui ciascuna unita' di tempo sia stata aumentata dal
punto semplice, o dalle misure semplici raddoppiate, triplicate o quadruplicate.

Le suddivisioni di ciascun tempo di una misura assumono la successione di accenti propria del tipo di
ritmo a cui appartengono ( binario, ternario , quaternario).

Nell'ambito della misura l'accento principale cadrà sulla prima nota della suddivisione del primo tempo,
gli accenti secondari sulle prime note delle suddivisioni dei successivi tempi:

-------------------p.23

un particolare tipo di misure sono le quinaria , le settenarie e le loro derivate.

Esse sono costituite da un gruppo di cinque o sette tempi ed in relazione alla loro accentuazione possono
essere considerate derivate:

a) le quinarie dalla unione di una misura binaria e una ternaria o viceversa

--------------p.23

b) le settenarie dall'unione di una misura binaria piu una ternaria piu una binaria, oppure di una ternaria
piu una quaternaria o viceversa:

----------------------p.24
Solo di rado le misure quinarie e settenarie hanno il primo suono accentato, gli altri non accentati

La battuta o misura, quindi, è binaria o ternaria a seconda che vi si succedono due passi oppure tre.

Il passo è binario o ternario a seconda che vi si succedono due oppure tre suddivisioni.

La misura è omogenea quando vi si succedono passi di egual durata ( isocroni ) e di egual costituzione
( ossia : o tutti binari o tutti ternari ).

-----------p8 cent

Abbiamo quattro tipi di misura omogenea:

in due cioe di 2 passi binari, come

in tre cioe di 3 passi binari , come

in sei cioe di 2 passi ternari , come

in nove cioe di 3 passo ternari, come

quelle a passi binari sono state dette semplici, quelle a passi ternari , composte.

CAPITOLO OTTAVO

SOLFEGGIO

Pronunciare i nomi delle note tenendo la voce o fare silenzio, giusto per la durata corrispondente alle
figure, magari battendo il tempo, è solfeggio.

Il primo passo o movimento è contrasseganto dall'arrivo in giu del braccio, ed e' detto battere, l'ultimo
dall'arrivo in su , ed è detto levare.

Nella misura in due il 2° passo è indicato in su a sinistra. Nella misura in tre alcuni indicano il 2° passo
ancora in giu e il 3° in su a sinistra .

alri il 2° passo in su a sinistra e il terzo a destra.

altri ancora viceversa .

Leggendo un solfeggio noteremo , dopo la chiave di Violino , o qualsiasi altra chiave, una frazione.
Questa indica il tempo del solfeggio .

I- Maniera diffusa:

ilnumero distintivo della misura (2,3,6,9)

sotto il segno della durata che c'è 2 o3 o6o 9 volte nella misura:

2 3 6 9

4 2 8 16

II Maniera piu razionale :

- il numero dei passi (2 3 6 9 )

- la figura corrispondente

2 3 2 3

----p 8 cent

L'immediata successione di due misure binarie ha dato origine alle illusorie misure quaternarie,
omogenee:

in quattro, di quattro passo binari

in dodici , di quattro passo ternaro

La misura 4/4 fu detta perfetta e indicata C, quella 2/2 fu detta tempo tagliato e indicata C con una barra
in mezzo.

Le figure delle pause iniziali della prima battuta di un pezzo vengono omesse e sottintese, perciò,

anziche' ---------------p9 cent

si trovera' ---------------p 9 cent.

SETTICLAVIO
iL Setticlavio e' l'uso delle tre chiavi per i sette significati del pentagramma.

La chiave di Sol viene usata soltanto alla 2^ linea.

---------------------p.19 cent

Quella di Fa viene usata tanto alla 4^ linea( rigo di basso) quanto alla 3^. ( riga di baritono)

-----------------------p.19 cent

La chiave di Do viene usata alla 1^, 2^, 3^,4^ linea

rigo di Contralto Mezzosoprano, contralto , tenore

-------------------------------p.20 cent

CAPITOLO NONO

TEMPO

Il tempo è lo schema ritmico fondamentale e regolare di una composizione, fondato sulla quantità e la
qualità dei tempi o delle suddivisioni per ogni misura.

Esso è graficamente indicato da una frazione numerica, che si segna subito dopo la chiave.

il numeratore della frazione indica nelle misure semplici il numero dei tempi, nelle misure composte il
numero delle suddivisioni.

il denominatore indica nelle misure semplici il valore di ciascu tempo, nelle misure composte il valore di
ciascuan suddivisione.
SINCOPE

Si dice sincope qualunque inversione del ritmo regolare che consegue lo spostamento degli accenti,
pricipali o secondari, dai tempi o dalle suddivisioni forti ai tempo o alle suddivisioni deboli

Questo effetto si ottiene:

a) quando un suono di maggior durata è posto fra due minori valori di suono o di silenzio, prolungandosi
cosi' da un tempo o una suddivisione debole ad un tempo o suddivisione forte di cui assorbe l accento :

b) quando si alternino pause sui tempi o suddivisioni forti e suoni sui tempi o suddivisioni deboli. Questo
tipo di sincope è chiamata in contrattempo.:

la sincope può essere:

a9 semplice quando si sposta un solo accento:

b) prolungata o composta quando si spostano più accenti:

c) regolare quando la nota sincopata è preceduta e seguita da valori o da una somma di valoro uguali:

d) irregolare quando i valori o le somme di valori estremi sono disuguali :


e) parziale quando in una musica a piu voci o parti si verifichi in una sola parte o voce:

Beethoven:

f) totale quando in una musica a più voci o parti essa si verifichi in tutta l'intera tessitura:

Beethoven

L'uso della sincope , già notevolmente in vigore agli albori della musica moderna, si è sempre piu
accentuato nella musica contemporanea e più specialmente in quella di jazz.

CAPITOLO DECIMO

GRUPPI IRREGOLARI

sI dicono irregolari quei gruppi costituiti da valori in piu ( gruppi sovrabbondanti ) o in meno ( gruppi in
diminuzione) di quelli richiesti dalla misura in cui essi si trovano.

Questi gruppi vengono indicati da un numero che esprime la quantit' dei valori componenti ciascuno dei
gruppi stessi:

2 per la duina, 3 per la terzina, 4 per la quartina etcetc...

POLIRITMISi dice poliritmico un organismo musicale in cui sono usati contemporaneamente ritmi diversi
allo scopo di caratterizzare ritmicamente ciascuna delle parti o voci.

Gli effetti politimici posso ottenersi:

a) pur usando lo stesso schema di misura, introducendo in una o piu voci o parti la sincope nelle sue
varietà, ovvero dei gruppi sovrabbondanti:

b) variando lo schema della misura in ciascuna delle voci o parti:

MISURA INCOMPLETA

Si dice misura incompleta quella che, mancante di uno o piu tempi, puo trovarsi all'inizio di una
composizione-

.l'inizio con una misura incompleta produce l'effetto di una preparazione ritmica, la quale si risolve
sull'accento pricipale della misura seguente:

CAPITOLO UNDICESIMO

ALTERAZIONI- SUONI OMOLOGHI

Si dice alterazione un segno che, scritto davanti alla nota, indica un suono che si differenzia per l'altezza
di uno o piu semitoni cromatici superiori o inferiori dal suono rappresentata dalla nota, pur mantenendo
la stessa denominazione.

Segni di alterazione sono:

il diesis che indica un suono che differisce di un semitono cromatico superiore

il bemolle che indica un suono che differisce di un semitono cromatico inferiore

il doppo diesis che indica un suono che differisce di due semit crom superiori

il doppio bemolle che indica un suono che differisce di due semit crom. inferiori

il bequadro che annulla le alterazioni indicate in precedenza-


Con l'usco delle alterazioni ogni suono, secondo il modo in cui è considerato, puo assumere diverse
denominazioni.

I suoni che, pur identici per altezza , differiscono per denominazione, si dicono enarmonici od omologhi.

Le alterazioni di dicono costanti e naturali quando sono segnate subito dopo la chiave e hanno valore per
tutto il corso della composizione;

momentanne o accidentali quando sono segnate durante il corso della composizione, ed hanno valore
esclusivamente per quella misura in cui sono segnate e, nella pratica moderna, per i suoni della stessa
altezza.

CAPITOLO DODICESIMO

INTERVALLI

L'intervallo è la differenza di acutezza tra un suono e l'altro.

Il Semitono è l'intervallo più piccolo tra due suoni, usato nel nostro sistema musicale.

Si distingue in Diatonico se è formato da due suoni di diverso nome ( es.1 );

in Cromatico se è formato da due suoni dello stesso nome dei quali uno differisce dall'altro per una
semplice o doppia alterazione ( es. 2 ).
Il Tono è l'unione di due semitoni dei quali uno diatonico e l'altro cromatico , o viceversa.

Secondo il numero delle gradi che abbracciano le due note , gli intervalli si diranno di 1^,2^,3^,4^, 5^
etcetc.

Gli intervalli possono essere:

a) congiunti -quando tra i due suoni intercorre una distanza non superiore a quella di seconda ( es 1)

disgiunti - quando è oltrepassata la distanza di seconda. ( es.2 )

b) semplici - se contenuti entro i liniti di un' ottava ( es.1)

composto - se vanno al di là dell'ottava.

Entrambi gli intervalli , sia i semplici che i composti , possono essere:

c) ascendenti - quando il suono base dell'intervallo è piu grave del secondo.(es.1 )

discendente - nel caso inverso .(es. 2 )

d) diatonici - se sono formati con i suoni della stessa scala sulla quale è stato formato l'intervallo ( es.1)

cromatici - se sono formati con i suoni di scale diverse . (es.2)


e) melodici - quando i suoni che lo compongono si susseguono ( es.1 )

armonici - quando i suoni che lo compongono sono simultanei (es.2).

f) rivoltati - quando sia invertito l'ordine primitivo dei suoni che li compongono.

Sono rivotabili gli intervalli semplici:

diretti

rivoltati

Ogni intervallo armonico sommato al suo rivolto, dà il numero 9

1 2 3 4 5 6 7 8

8 7 6 5 4 3 2 1

____________________

9 9 9 9 9 9 9 9
g) enarmonici se i suoni che li costituiscono sono gli stessi, ma diversamente nominati

QUALITA DEGLI INTERVALLI

Gli intervalli per la loro qualità soi classificano in

maggiori, giusti eccedenti e diminuiti.

Tali differenze sono specificate per il diverso numero dei toni e dei semitoni che costituiscono gli
intervalli.
Appare dallo specchietto che:

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