X. Il Discorso Musicale e Le Sue Forme.
X. Il Discorso Musicale e Le Sue Forme.
X. Il Discorso Musicale e Le Sue Forme.
I didatti di educazione musicale (vedi il modulo Metodi e applicazioni didattiche della musica, UD5) al
fine di illustrare le peculiarità del linguaggio musicale, spesso paragonano le sue strutture a quelle del
linguaggio verbale (vedi il modulo Metodi e applicazioni didattiche della musica, UD1).
I due linguaggi si articolano, infatti, sia per le loro caratteristiche espressive - espressività dei suoni -
sia per il loro aspetto strutturale - più specificatamente nella loro struttura ritmica (metrica, in poesia) e
in quella formale - con modalità similari. Esempio calzante di questo paragone è quello che definisce il
discorso musicale come analogo a quello verbale, ma realizzato con una successione di suoni anziché
di parole. Idea molto ben espressa da certi titoli di brani musicali, particolarmente in voga nel periodo
romantico, come la “romanza senza parole”.
Analogamente al discorso verbale, il discorso musicale si manifesta in una struttura ben determinata,
chiamata “forma” in cui ogni suo elemento trova una precisa collocazione. Questi elementi sono:
• l’inciso;
• la semifrase;
• la frase;
• il periodo.
Essi si distinguono e si associano in base a criteri di:
• uguaglianza (parti uguali tra di loro);
• differenza (parti differenti tra di loro);
• somiglianza (parti simili tra di loro).
L’inciso
È il frammento ritmico melodico più piccolo e significativo, di carattere compiuto, del discorso
musicale. Generalmente viene enunciato all’inizio della composizione e spesso corrisponde allo spazio
di una battuta, ma può trovarsi anche a cavallo di due battute successive.
La semifrase
È la successione di più incisi generalmente accostati con funzioni differenti (ad esempio “proposta” di
un breve frammento melodico a cui segue una “risposta”, “affermativa” se ritmicamente simile alla
proposta, “negativa” se contrastante).
La frase
È il concatenamento di due o più semifrasi. Nella musica cantata ad ogni frase letteraria corrisponde
generalmente una frase musicale, evidenziata tramite una legatura, detta appunto di frase.
Il periodo
È il concatenamento di due o più frasi. Si definisce come “binario” quando è composto da due frasi,
“ternario” se è composto da tre frasi.
“Dal periodo” si passa così “al paragrafo, al capitolo, cioè a dire, in termini musicali, a una struttura
completa” (Ottó Károlyi, La grammatica della musica, Torino, Einaudi, 1965: 126) generalmente
prestabilita.
Per individuare la forma (struttura) di un brano ci si basa sugli stessi criteri utilizzati per individuare le
frasi e i periodi musicali: uguaglianza, differenza, somiglianza.
Le strutture musicali vengono sviluppate ed articolate con differenti modalità, dai compositori e dalla
prassi musicale, in forme compositive rigide e prestabile o decisamente più flessibili.
La forma rondò
Nato nella seconda metà del Settecento, il rondò deriva dal “rondeau” francese: un genere di canto
utilizzato nel XIII secolo per accompagnare un tipo di ballo in tondo denominato “ronde”. Si basa su
un tema principale detto “refrain” (ritornello) ripetuto più volte, a cui si alternano altri temi, sempre
nuovi, detti “couplets” (episodi). In genere il ritornello mantiene la tonalità iniziale, mentre gli episodi
possono essere in tonalità diverse. La struttura di questa forma è A (refrain), B (couplet), A, C, A,
Coda.
La forma sonata
La forma sonata ha struttura bitematica (basata su due temi musicali) e tripartita (suddivisa in tre parti).
“Analizzando lo schema costruttivo della forma sonata possiamo individuare le stesse regole usate per
svolgere un componimento letterario: Presentazione dell’argomento; Approfondimento, ampliamento e
sviluppo dei concetti e delle idee esposte nella presentazione; Riepilogo conclusivo” (Bernardino
Cagliero, Le forme musicali, www.oradimusica.it, 2007, 3).
In termini musicali abbiamo:
- esposizione (vengono presentati i due temi musicali);
- sviluppo (i temi vengono elaborati, ampliati, approfonditi);
- ripresa (i due temi sono riproposti per poi giungere alla conclusione).
La forma sonata è stata utilizzata soprattutto nel periodo classico (seconda metà del Settecento) come
struttura per il primo movimento di quasi tutte le composizioni strumentali monodiche (sonata, duo,
trio, quartetto, quintetto, concerto solista, sinfonia).
Il canone
Forma polifonica, realizzata da due o più parti (vocali o strumentali), basata sul principio
dell’imitazione. La prima voce esegue una melodia, seguita, dopo un tempo prestabilito, dalla seconda
voce che imita, rigorosamente, la melodia iniziale. Anche le parti successive, se presenti, seguono lo
stesso procedimento.
Il canone può essere:
- infinito (o perpetuo), quando l’imitazione ricomincia sempre da capo (per un numero di volte a
piacere) e termina con le voci che si arrestano l’una dopo l’altra in ordine inverso rispetto all’ordine
d’ingresso;
- finito, quando l’imitazione si arresta con una o più battute conclusive.
L’invenzione
L’invenzione è una forma strumentale polifonica basata sul principio dell’imitazione. A differenza del
canone, nell’invenzione, le voci non si limitano a ripetere il tema ma lo possono variare e sviluppare in
vari modi.
La fuga
La fuga è una forma polifonica tripartita di carattere tematico con numero variabile di voci e struttura
rigorosa. Gli elementi tematici che la compongono sono:
- “soggetto” (o tema), nucleo di tutta la composizione, è elemento ritmico melodico che viene proposto
da ogni voce, al suo ingresso;
- “controsoggetto”, secondo tema che segue immediatamente il soggetto: in una fuga possono esserci
più controsoggetti;
- “risposta”, è l’imitazione del soggetto eseguita da una seconda voce nella tonalità della dominante che
interviene alla fine dell’esposizione del tema della prima voce (mentre la prima voce prosegue
esponendo il controsoggetto seguito da una parte libera). Anche la risposta, terminata l’imitazione del
tema, prosegue con controsoggeto e parte libera, permettendo così l’ingresso delle voci successive che
ripropongono la stessa struttura.
La struttura formale della fuga si articola in:
- esposizione, presentazione di soggetto e risposta di tutte le voci;
- sviluppo, che si articola in divertimenti, procedimenti imitativi con materiali dell’esposizione, e
riesposizioni, riproposizioni del giogo imitativo di soggetto e risposta in modo succinto e in diverse
tonalità;
- stretto, parte conclusiva della fuga in cui soggetto e risposta si alternano rapidamente senza attendere
la conclusione dell’esposizione del tema.
Le forme libere
Le forme musicali libere - l’improvviso, la fantasia, il notturno, il foglio d’album, la rapsodia - non
seguono strutture prestabilite. La loro natura “fuori dagli schemi” le fece particolarmente apprezzare
durante il Romanticismo, periodo nel quale conobbero grande sviluppo.
Le forme narrative
Le forme narrative sono forme musicali che hanno uno specifico scopo comunicativo determinato a
priori, spesso espresso dal titolo. Si distinguono in forme di musica descrittiva - il compositore
descrivere con i suoni delle immagini reali (per esempio il canto degli uccelli, il sibilo del vento, lo
scroscio della pioggia, il boato del tuono) e in musica a programma - il compositore segue una trama
prefissata, un “programma”, come, per esempio, una storia, il racconto di un viaggio, il commento di
un brano poetico, la rappresentazione di un quadro.
La musica assoluta
La musica pura, o musica assoluta, in deciso contrasto con le forme narrative, è svincolata da
qualunque relazione con una realtà, o una emotività, predeterminata e non vuole esprimere che la sua
stessa sonorità.