Manuale HACCP 2020
Manuale HACCP 2020
Manuale HACCP 2020
DI CORRETTA
PRASSI
OPERATIVA
PER GLI OPERATORI DEL SETTORE ALIMENTARE
NELL'AMBITO DEL COMMERCIO AL DETTAGLIO
Ai sensi del Regolamento CE 852/2004
MANUALE DI CORRETTA PRASSI OPERATIVA
PER GLI OPERATORI DEL SETTORE ALIMENTARE
NELL’AMBITO DEL COMMERCIO AL DETTAGLIO
Ai sensi del Regolamento CE 852/2004
A distanza di quindici anni dalla prima revisione della guida all'autocontrollo è maturato il mo-
mento per una seconda revisione, anche in considerazione degli sviluppi delle disposizioni in
campo alimentare a livello sia europeo che nazionale.
In tale logica gli obiettivi di questa nuova edizione del Manuale sono i seguenti:
• aggiornamento del testo in conformità alle normative attualmente vigenti ed agli sviluppi
tecnologici e scientifici intervenuti nei settori interessati
• semplificazione delle misure di corretta prassi operativa in materia di igiene, con l’intento di
garantire una facile comprensione delle misure stesse da parte degli operatori del settore ali-
mentare (OSA) nonché agevolarne la concreta applicazione nelle singole realtà commerciali
• coerenza con i pareri di EFSA (Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare) adottati in
data 18/01/2017 e 27/09/2018 nonché degli altri orientamenti elaborati a livello europeo in
materia di nuovo Sistema di Gestione per la Sicurezza Alimentare (Comunicazione della
Commissione 2020/C 199/01).
La metodologia di lavoro per raggiungere gli obiettivi è stata quella di riformulare il testo del
Manuale FIDA 2005 seguendo il nuovo approccio semplificato per la gestione della sicurezza
alimentare proposto dalle Autorità Europee rispetto all'analisi dei pericoli e dei punti critici di
controllo che caratterizza il sistema HACCP. In particolare, viene offerta la possibilità di una più
semplice procedura nell'individuazione dei pericoli e delle azioni per contrastarli, nell'ambito
delle diverse attività, basandosi sui PRP (programmi di prerequisiti), vale a dire, in particolare,
sulle buone pratiche di igiene (GHP) e di fabbricazione (GMP).
Il nuovo approccio definito dall'EFSA utilizza diagrammi di flusso per sintetizzare le fasi di pro-
duzione e tabelle descrittive per guidare l'OSA nella gestione della sicurezza alimentare, identi-
ficando i pericoli e le misure di controllo in linea con le normative vigenti.
Questa seconda revisione della guida di autocontrollo tiene inoltre debitamente conto anche
della recente revisione della normativa nazionale in ambito alimentare, a partire dal decreto le-
gislativo 231/2017 relativo all'adeguamento della normativa nazionale alle disposizioni del Reg.
(CE) 1169/2011, passando per i decreti ministeriali di più recente pubblicazione.
Si è cercato di rendere il contenuto del manuale il più comprensibile ed accessibile possibile,
mantenendo lo strumento del glossario da consultare per evitare interpretazioni errate.
Spetterà in ogni caso all'OSA, eventualmente tramite il supporto di un consulente esterno, adat-
tare i diagrammi e le tabelle contenute nel manuale, di carattere generico, alle proprie attività
commerciali, in funzione delle procedure che vengono svolte presso l'esercizio di cui è titolare,
come anche mantenere aggiornata la documentazione secondo le indicazioni relative alle sin-
gole fasi di processo.
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Per raggiungere gli obiettivi indicati nella premessa e presentazione del Manuale è stato costitu-
ito apposito Gruppo di Lavoro con le seguenti figure professionali:
Amalia Pannuti – Direttore Affari legali e legislazione di impresa Confcommercio Milano Lodi
Monza Brianza;
Francesco Ignazio Rienzo - Area Legislativa Confcommercio Milano Lodi Monza e Brianza;
Claudio Salluzzo - Coordinatore Filiera Agroalimentare Confcommercio Milano Lodi Monza e
Brianza;
Simone Passerini – Coordinamento Filiera Agroalimentare Confcommercio Milano Lodi Monza e
Brianza;
Paolo Carsetti - Responsabile Club Sicurezza Promo.Ter Unione
con il supporto tecnico e redazionale di:
Giovanni Paolo Magistri – Biologo, specialista in igiene degli alimenti e sanità ambientale, consu-
lente Club Sicurezza Promo.Ter Unione
Mario Bonicalza – Tecnologo Alimentare e docente presso CAPAC Politecnico del Commercio e del
Turismo
Davide Pessina – Veterinario, Responsabile qualità aziendale
Franco Gibelli – Responsabile Area Legislativa Confcommercio Milano Lodi Monza e Brianza
con l’assistenza di
Roberto Cerminara – Responsabile Settore Commercio e Legislazione d’Impresa Confcommercio
Imprese per l’Italia
Letizia Maria Vallone – Settore Commercio e Legislazione d’Impresa Confcommercio Imprese per
l’Italia
con la condivisione di
Donatella Prampolini – Presidente FIDA
Samuele Tognaccioli – Vice Presidente FIDA
Gianluigi Zaffaroni – Vice Presidente FIDA
Sergio Monfrini – Consigliere di Giunta FIDA
Roberto Marta – Segretario FIDA
Questo manuale non può essere, totalmente o in parte, copiato, fotocopiato,
riprodotto o tradotto senza il previo consenso scritto di FIDA.
Gli associati di FIDA o del Sistema Confcommercio sono autorizzati
all’utilizzo del Manuale nell’ambito del proprio sistema di gestione della
sicurezza alimentare.
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INDICE
CAPITOLO 1 - SCOPO E CAMPO DI APPLICAZIONE
1.1 Scopo 12
1.2 Campo di applicazione 13
CAPITOLO 2 - DEFINIZIONI E TERMINOLOGIA 16
1.1 Scopo
I manuali di corretta prassi costituiscono uno strumento prezioso per aiutare gli operatori del
settore alimentare nell’osservanza delle norme d’igiene a tutti i livelli della catena alimentare
e nell’applicazione dei principi del sistema HACCP (art. 1, comma 1, lett. e, Regolamento CE n.
852/2004 sull’igiene dei prodotti alimentari).
Questa edizione del Manuale si propone, quindi, di aiutare gli Operatori del Settore Alimentare
(OSA) del commercio al dettaglio a realizzare ed applicare un sistema di gestione (o di controllo)
per la sicurezza alimentare efficace, flessibile e semplificato. In tale logica il presente Manuale
ha anche l’obiettivo di fornire una guida per l’implementazione e l’applicazione dei programmi
di prerequisiti (PRP) e per l’elaborazione delle procedure connesse al sistema HACCP.
13
.2
DEFINIZIONI E
TERMINOLOGIA
2. DEFINIZIONI E TERMINOLOGIA
Addetto alimentare:
qualsiasi persona che gestisce direttamente alimenti confezionati o sfusi, le attrezzature e gli uten-
sili, o superfici a contatto con gli alimenti ed è pertanto tenuta a rispettare i requisiti in materia di
igiene alimentare (Codex Alimentarius CAP/RCP 1-1969 rev. 4-2003).
Alimento:
qualsiasi sostanza o prodotto trasformato, parzialmente trasformato o non trasformato, destinato
ad essere ingerito, o di cui si prevede ragionevolmente che possa essere ingerito, da esseri umani.
Sono comprese le bevande, le gomme da masticare e qualsiasi sostanza, compresa l’acqua, intenzi-
onalmente incorporata negli alimenti nel corso della loro produzione, preparazione o trattamento
(Reg. CE 178/2002, art. 2).
Alimento preimballato:
l’unità di vendita destinata a essere presentata come tale al consumatore finale e alle collettività,
costituita da un alimento e dall’imballaggio in cui è stato confezionato prima di essere messo in
vendita, avvolta interamente o in parte da tale imballaggio, ma comunque in modo tale che il con-
tenuto non possa essere alterato senza aprire o cambiare l’imballaggio; «alimento preimballato»
non comprende gli alimenti imballati nei luoghi di vendita su richiesta del consumatore o preim-
ballati per la vendita diretta (Reg. UE 1169/2011, art. 2).
Analisi dei pericoli:
processo di raccolta e valutazione delle informazioni riguardanti i pericoli, e le condizioni che con-
ducono alla loro presenza, per decidere quali sono significativi per la sicurezza dell’alimento e sui
quali bisognerebbe, perciò, concentrarsi nel piano HACCP (Codex Alimentarius CAP/RCP 1-1969
rev. 4-2003).
Azione correttiva:
qualunque azione da intraprendere quando i risultati del monitoraggio in corrispondenza di un
CCP indica una perdita di controllo (Codex Alimentarius CAP/RCP 1-1969 rev. 4-2003).
Collettività:
qualunque struttura (compreso un veicolo o un banco di vendita fisso o mobile), come ristoranti,
mense, scuole, ospedali e imprese di ristorazione in cui, nel quadro di un’attività imprenditoriale,
sono preparati alimenti destinati al consumo immediato da parte del consumatore finale (Reg. UE
1169/2011, art. 2).
Commercio al dettaglio:
la movimentazione e/o trasformazione degli alimenti e il loro stoccaggio nel punto di vendita o di
consegna al consumatore finale, compresi i terminali di distribuzione, gli esercizi di ristorazione,
le mense di aziende e istituzioni, i ristoranti e altre strutture di ristorazione analoghe, i negozi, i
centri di distribuzione per supermercati e i punti di vendita all’ingrosso (Reg. CE 178/2002, art. 3).
Consumatore finale:
il consumatore finale di un prodotto alimentare che non utilizzi tale prodotto nell’ambito di un’op-
erazione o attività di un’impresa del settore alimentare (Reg. CE 178/2002, art. 3).
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Procedure basate sul sistema HACCP o «HACCP»:
procedure basate sull’analisi dei pericoli e punti critici di controllo (HACCP), ovvero un sistema di
autocontrollo che identifica, valuta e controlla i pericoli significativi per la sicurezza alimentare,
in linea con i principi del sistema HACCP (Comunicazione della Commissione Europea 2016/C
278/01).
Idoneità alimentare:
garanzia che i prodotti alimentari sono idonei per il consumo umano secondo l’uso cui sono desti-
nati (Codex Alimentarius CAP/RCP 1-1969 rev. 4-2003).
Igiene degli alimenti:
le misure e le condizioni necessarie per controllare i pericoli e garantire l’idoneità al consumo
umano di un prodotto alimentare tenendo conto dell’uso previsto (Reg. CE 852/2004, art. 2).
Imballaggio:
il collocamento di uno o più prodotti alimentari confezionati in un secondo contenitore, nonché
detto secondo contenitore (Reg. CE 852/2004, art. 2)
Immissione sul mercato:
la detenzione di alimenti o mangimi a scopo di vendita, comprese l’offerta di vendita o ogni altra
forma, gratuita o a pagamento, di cessione, nonché la vendita stessa, la distribuzione e le altre
forme di cessione propriamente detta (Reg. CE 178/2002, art. 3).
Impresa alimentare:
ogni soggetto pubblico o privato, con o senza fini di lucro, che svolge una qualsiasi delle attività
connesse ad una delle fasi di produzione, trasformazione e distribuzione degli alimenti (Reg. CE
178/2002, art. 3).
Lotto o partita:
un insieme di unità di vendita di una derrata alimentare, prodotte, fabbricate o confezionate in
circostanze sostanzialmente identiche (D.Lgs. n. 231/2017, art. 17).
Manipolazione:
tutte le operazioni in cui i prodotti alimentari, privati in tutto o in parte della loro confezione
sono esposti al contatto con utensili, attrezzature, mani di operatori, superfici di lavoro, per es-
sere mescolati, tagliati, impastati, cotti, raffreddati, scongelati, lavati, ecc.
Manuale di corretta prassi operativa/igienica:
i manuali di corretta prassi costituiscono uno strumento prezioso per aiutare gli operatori del
settore alimentare nell’osservanza delle norme d’igiene a tutti i livelli della catena alimentare e
nell’applicazione dei principi del sistema HACCP (Reg. CE 852/2004, art. 1). Gli operatori del set-
tore alimentare possono usare i manuali su base volontaria.
Microrganismi:
i batteri, i virus, i lieviti, le muffe, le alghe, i protozoi parassiti, gli elminti parassiti microscopici, le
loro tossine e i loro metaboliti (Reg. CE n. 2073/2005, art. 2).
MOCA:
materiali e oggetti destinati a venire a contatto direttamente o indirettamente con i prodotti
alimentari, come disciplinati dal Reg. CE 1935/2004.
19
la corretta prassi igienica (Good Hygiene Practice - GHP), le buone pratiche di produzione (Good
Production Practice - GPP), le buone pratiche nella distribuzione (Good Distribution Practice - GDP)
e le buone pratiche di commercio (Good Trading Practice- GTP). A volte le procedure volte a garan-
tire la rintracciabilità degli alimenti e il loro richiamo in caso di non conformità sono considerate
parte dei PRP. Nelle norme del Codex Alimentarius i PRP sono denominati «codici di corretta pras-
si» (Comunicazione della Commissione Europea 2016/C 278/01).
Programmi di prerequisiti operativi (PRPo):
I PRP operativi sono punti nel processo di produzione in cui il rischio per la sicurezza alimentare
è minore o in cui non esistono limiti misurabili. Tali punti possono essere controllati attraverso
misure di controllo generali di base più elaborate previste dai PRP, ad esempio controlli più fre-
quenti, registrazioni ecc. Grazie a un controllo regolare e all’adeguamento del processo/dei req-
uisiti del prodotto, tali rischi possono essere considerati come sotto controllo. Non è necessario
adottare un’azione correttiva immediata nei confronti del prodotto (Comunicazione della Com-
missione Europea 2016/C 278/01).
Pulizia:
la rimozione di polvere, residui alimentari, sporcizia, grasso o altro (Codex Alimentarius CAP/RCP
1-1969 rev. 4-2003).
Punto critico di controllo (CCP):
una fase nella quale il controllo può essere messo in atto ed è essenziale per prevenire, eliminare
o ridurre a un livello accettabile un pericolo per la sicurezza dell’alimento (Comunicazione della
Commissione Europea 2016/C 278/01).
Richiamo dell’alimento:
qualsiasi misura di ritiro del prodotto rivolta anche al consumatore finale, da attuare quando altre
misure risultino insufficienti a conseguire un livello elevato di tutela della salute (Conferenza per-
manente Stato, Regioni e Province Autonome, Provv. 13/11/2008, n. 204, All. 1 parag. 2).
Rintracciabilità:
la possibilità di ricostruire e seguire il percorso di un alimento, di un mangime, di un animale des-
tinato alla produzione alimentare o di una sostanza destinata o atta ad entrare a far parte di un
alimento o di un mangime attraverso tutte le fasi della produzione, della trasformazione e della
distribuzione (Reg. CE 178/2002, art. 3).
Rischio:
funzione della probabilità e della gravità di un effetto nocivo per la salute, conseguente alla presen-
za di un pericolo (Reg. CE 178/2002, art. 3).
Ritiro dell’alimento:
qualsiasi misura volta ad impedire la distribuzione e l’offerta al consumatore di un prodotto non
conforme ai requisiti di sicurezza alimentare (Conferenza permanente Stato, Regioni e Province
Autonome, Provv. 13/11/2008, n. 204, All. 1 parag. 2).
Sanificazione:
l’art. 1.1 e) del DM 7 luglio 1997, n. 274 del Ministero dell’Industria e del commercio definisce
“sanificazione“ quelle attività che riguardano il complesso di procedimenti e operazioni atti a ren-
dere sani determinati ambienti mediante l’attività di pulizia e/o di disinfezione e/o di disinfestazi-
one ovvero mediante il controllo e il miglioramento delle condizioni del microclima per quanto
riguarda la temperatura, l’umidità e la ventilazione ovvero per quanto riguarda l’illuminazione e
21
NORMATIVA COGENTE
.3
E ALTRE FONTI DI
RIFERIMENTO
3. NORMATIVA COGENTE E ALTRE FONTI DI RIFERIMENTO
25
3.2. Normativa nazionale
L. 30/04/1962, n. 283 e successive modifiche ed integrazioni
Modifica degli artt. 242, 243, 247, 250 e 262 del T.U. delle leggi sanitarie approvato con R.D. 27 lu-
glio 1934, n. 1265: Disciplina igienica della produzione e della vendita delle sostanze alimentari
e delle bevande.
D.P.R. 26/03/1980, n. 327 e successive modifiche ed integrazioni
Regolamento di esecuzione della L. 30 aprile 1962, n. 283, e successive modificazioni, in materia
di disciplina igienica della produzione e della vendita delle sostanze alimentari e delle bevande.
D.P.R. 9/02/2001, n. 187 e successive modifiche ed integrazioni
Regolamento per la revisione della normativa sulla produzione e commercializzazione di sfari-
nati e paste alimentari, a norma dell'articolo 50 della L. 22 febbraio 1994, n. 146.
D.Lgs. 02/02/2001, n. 31 e successive modifiche ed integrazioni
Attuazione della direttiva 98/83/CE relativa alla qualità delle acque destinate al consumo umano.
Acc. 28/07/2005
Accordo, ai sensi dell'articolo 4 del D.Lgs. 28 agosto 1997, n. 281, tra il Ministro della salute e i
Presidenti delle Regioni e delle Province autonome sul documento recante «Linee guida ai fini
della rintracciabilità degli alimenti e dei mangimi per fini di sanità pubblica», volto a favorire
l'attuazione del regolamento (CE) n. 178/2002 del 28 gennaio 2002 del Parlamento e del Consiglio
(Rep. atti n. 2334).
D.M. Ministero della salute 04/05/2006, n. 227
Regolamento recante aggiornamento del D.M. 21 marzo 1973, concernente la disciplina igienica
degli imballaggi, recipienti, utensili destinati a venire in contatto con le sostanze alimentari o
con sostanze d'uso personale.
Int. 13/11/2008, n. 204/CSR
Intesa, ai sensi dell'articolo 8, comma 6, della legge 5 giugno 2003, n. 131, tra il Governo, le regio-
ni e le province autonome di Trento e di Bolzano sulla proposta del Ministero del lavoro, della
salute e delle politiche sociali di modifica dell'Intesa 15 dicembre 2005 (Rep. atti n. 2395) recante
«Linee guida per la gestione operativa del sistema di allerta per alimenti destinati al consumo
umano». (Rep. atti n. 204/CSR).
Int. 10/11/2016, n. 212/CSR
Intesa, ai sensi dell’articolo 8, comma 6, della legge 5 giugno 2003, n. 131, tra il Governo, le Re-
gioni e le Province autonome di Trento e Bolzano sul documento concernente “Linee guida per
il controllo ufficiale ai sensi dei Regolamenti (CE) 882/2004 e 854/2004.
Acc. 29/04/2010, n. 59/CSR
Accordo tra il Governo, le regioni e le province autonome relativo a «Linee guida applicative
del regolamento n. 852/2004/CE del Parlamento europeo e del Consiglio sull'igiene dei prodotti
alimentari» (Rep. Atti n. 59/CSR).
D.Lgs. 15/12/2017, n. 231 e successive modifiche ed integrazioni
Disciplina sanzionatoria per la violazione delle disposizioni del regolamento (UE) n. 1169/2011, re-
lativo alla fornitura di informazioni sugli alimenti ai consumatori e l'adeguamento della normativa
nazionale alle disposizioni del medesimo regolamento (UE) n. 1169/2011 e della direttiva 2011/91/
UE, ai sensi dell'articolo 5 della legge 12 agosto 2016, n. 170 «Legge di delegazione europea 2015».
27
DESCRIZIONE
.4
DEI PROCESSI
PRODUTTIVI
4. DESCRIZIONE DEI PROCESSI PRODUTTIVI
4.1. Premessa
Le attività descritte nel campo di applicazione (Cap. 1) rientrano nel settore del commercio al
dettaglio di prodotti alimentari e si collocano alla fine delle filiere di appartenenza, ovvero nella
fase di vendita del prodotto al consumatore. I prodotti possono essere venduti in diverse mo-
dalità di presentazione (preimballati, sfusi, preimballati per la vendita diretta o su richiesta del
consumatore), di preparazione (tal quali o previo frazionamento oppure trasformati), di conser-
vazione (refrigerati, congelati, a caldo, a temperatura ambiente) e di consumo (pronti al consu-
mo RTE, previa cottura/rinvenimento).
Il commercio al dettaglio si differenzia dai settori industriale e agricolo per rispondere agli im-
mediati e concreti bisogni del consumatore in un ambito locale.
Pertanto, in questo capitolo vengono descritti i processi produttivi sia per la rivendita di prodotti
alimentari ricevuti da fornitori o da strutture centralizzate di acquisto sia per le preparazioni
effettuate nell’esercizio attraverso l’utilizzazione di tali prodotti.
Inoltre, le suddette attività sono in continua evoluzione e spesso gli esercizi commerciali integra-
no cicli produttivi differenti nell’ambito dello stesso negozio, al fine di assecondare le esigenze
dei consumatori anche attraverso proposte abbinate ad una pluralità di servizi (es. il servizio di
preimballaggio per la vendita diretta).
I diagrammi di flusso1 di seguito illustrati devono, dunque, essere tra loro integrati quando la
specificità dell’esercizio comprenda differenti tipi di attività, ad esempio la pescheria e/o macel-
leria che effettua preparazioni cotte, anche eventualmente per la somministrazione non assisti-
ta, dovrà implementare il proprio diagramma di flusso con quello della gastronomia. Analoga-
mente non devono essere considerate le fasi descritte nei diagrammi di flusso non presenti nel
proprio processo produttivo.
Alla fine del capitolo è riportato anche un esempio di diagramma di flusso che descrive la coe-
sistenza delle suddette attività.
Legenda per i diagrammi di flusso relativi al paragrafo 4.2.:
1 I diagrammi di flusso seguono lo schema di cui alla Comunicazione della Commissione Europea 2020/C 199/01
ed ai pareri EFSA adottati il 18 gennaio 2017 ed il 27 settembre 2018 (per i riferimenti vedasi capitolo 3), tuttavia tali dia-
grammi sono stati adattati, anche con delle integrazioni, per tenere conto della situazione nazionale. Inoltre, si precisa
che rispetto alla Comunicazione della Commissione Europea 2020/C 199/01 ed ai pareri EFSA adottati il 18 gennaio 2017
ed il 27 settembre 2018, che trattano le seguenti attività (macellerie, negozi di generi alimentari, panetterie, pescherie,
gelaterie, centri di distribuzione, supermercati e ristoranti, servizi di ristorazione collettiva e pub), il presente Manuale
utilizza la medesima impostazione (FSMS semplificato) anche per le gastronomie (assimilabili in relazione alla prepara-
zione di prodotti alimentari per certi versi ai ristoranti), i pastifici di pasta fresca e le pasticcerie.
1 - Ricevimento/
approvvigionamento
Che tipo di
magazzinaggio è
necessario?
5 - Decongelamento
6 - Preparazione
8 - Abbattimento 9 - Conservazione
7 - Cottura
termico refrigerata
11 - Conservazione 10 - Accorpamento,
12 - Decongelamento
congelata miscelazione
13 - Manipolazione
ed eventuale
confezionamento
14 - Esposizione Preimballato per la 15 - Esposizione
calda (bagnomaria) vendita diretta o sfuso refrigerata
Consumatore
31
Descrizione delle fasi
1 - Ricevimento/approvvigionamento
I prodotti alimentari (materie prime o semilavorati), trasportati in specifici mezzi refrigerati,
arrivano sia sfusi che imballati.
Possono essere anche ricevuti prodotti congelati, prodotti a bassa deperibilità (es. bottarga
preimballata) utilizzati per le preparazioni nonché materiale per l’imballaggio.
In questa fase l’Osa deve accertare le condizioni dei mezzi di trasporto e, a livello merceologico
e documentale, la merce in arrivo (es. temperature, integrità imballaggio, data di scadenza).
Inoltre, è opportuno interrompere il meno possibile la catena del freddo e garantire modalità
di scarico che consentano di limitare potenziali contaminazioni microbiologiche nonché chimi-
co-fisiche (es. camice pulito, guanti, cappellino).
2, 3, 9, 11 - Magazzinaggio refrigerato/congelato
I prodotti arrivati dai fornitori ed i semilavorati e prodotti finiti interni vengono stoccati in
apposite celle/armadi a temperatura controllata per l’idonea conservazione, tenendo in consi-
derazione la separazione delle diverse merceologie e un’adeguata disposizione per evitare la
contaminazione crociata (es. conservare gli alimenti in appositi contenitori chiusi o proteggerli
con pellicole, separare i diversi prodotti pronti al consumo e i prodotti finiti dai semilavorati e
dalle materie prime).
Al momento della sistemazione e del prelevamento dei prodotti l’OSA deve applicare il metodo
FIFO (first in first out) internazionalmente utilizzato per assicurare un corretto turn-over sia
per i prodotti preimballati (già etichettati) che sfusi (es. semilavorati e prodotti finiti interni);
l’identificazione preventiva con data di preparazione e denominazione dei semilavorati e dei
prodotti finiti interni garantisce l’applicazione del metodo FIFO. È importante rilevare visiva-
mente la temperatura dei sistemi termoregolati mediante termometro o sonda dell’attrezzatura.
4 - Magazzinaggio non refrigerato
I prodotti immagazzinati a temperatura ambiente vengono utilizzati per le diverse preparazioni
o per l’imballaggio degli alimenti (es. pellicole protettive, vaschette di contenimento).
In questi locali occorre mantenere una corretta aerazione per limitare l’umidità e la formazione
di muffe ed eseguire una corretta manutenzione periodica.
5, 12 - Decongelamento
Questa fase può avvenire a temperatura di refrigerazione, direttamente in cottura o nel forno a
microonde. Nella prima ipotesi si deve fare attenzione ad evitare che il liquido di scongelamento
e il prodotto decongelato entri in contatto con altri prodotti.
6, 10, 13 - Preparazione, accorpamento, miscelazione, manipolazione ed eventuale confe-
zionamento
In questa fase sono comprese tutte le attività necessarie per ottenere un prodotto alimentare
in funzione della sua ricetta. Nell’ambito della preparazione sono ricomprese delle specifiche
lavorazioni quali affettatura, tritatura, accorpamento, miscelazione, manipolazione, cernita e
lavaggio. Il prodotto intero o affettato viene imballato su richiesta del cliente o per la vendita a
libero servizio (preimballato per la vendita diretta).
7 - Cottura
La cottura avviene con tempi/temperature diverse secondo la ricetta. Anche le tipologie di cot-
tura possono essere varie (es. sottovuoto, a basse temperature, frittura, tradizionale), pertanto è
necessario seguire scrupolosamente le indicazioni della ricetta, in quanto i metodi comunemen-
33
4.2.2 Pastificio di pasta fresca
Farine,
patate e Uova
Sale Ripieni a), Materiale
derivati, fresche/
acqua condimenti b) di confezion-
altri pastorizzate amento
ingredienti
1 Ricevimento/
approvvigionamento
materia prima e prodotti
Che tipo di
magazzinaggio è
necessario?
3 - Non refrigerato
2 - Refrigerato
4 - Pesatura,
miscelazione,
impasto
5 - Stesura, taglio,
6 - Farcitura
formatura
7 - Riposo essicazi-
one/eventuale pas-
teurizzazione
10 - Servizio e
confezionamento
Consumatore
del consumatore
su richiesta
Preimballati
35
È importante rilevare visivamente la temperatura del sistema termoregolato mediante
termometro o sonda dell’attrezzatura.
9 - Esposizione banco vendita refrigerato
Questa fase comprende l’esposizione dei prodotti per la vendita sfusa e preimballati per la ven-
dita diretta.
È fondamentale che il banco refrigerato mantenga una temperatura idonea alla conservazione
dei prodotti e che gli strumenti siano sottoposti a regolare manutenzione secondo quanto previ-
sto dal manuale di manutenzione e d’uso delle attrezzature.
È importante prevedere una pulizia e disinfezione periodica del banco espositore nonché dei
piatti espositivi, delle decorazioni, dei cartellini del prezzo.
È importante rilevare visivamente la temperatura dei banchi espositivi mediante termometro o
sonda dell’attrezzatura.
Per il limite di temperatura da adottare nel banco refrigerato si rinvia alla tabella di cui all’allegato 2.
10 - Servizio e confezionamento
In questa fase si effettuano le operazioni di preimballaggio su richiesta del consumatore o per
la vendita diretta (prodotti da considerarsi non preimballati ai sensi del Reg. UE n. 1169/2011).
Prodotti di
gastronomia
Prodotti Salumi Materiali
pronti, pane e
lattiero caseari di imballaggio
prodotti
da forno
1. Ricevimento/
approvvigionamento
materia prima e prodotti
Quale tipo di
2 - Refrigerato magazzinaggio è 3 - Non refrigerato
necessario?
4 - Taglio e disosso,
porzionatura,
preparazione
6 - Affettatura,
taglio, porzionatura
e imballaggio
Consumatore
37
Descrizione delle fasi
1 - Ricevimento/approvvigionamento materia prima e prodotti
I prodotti che l’OSA riceve vengono trasportati con specifici mezzi che devono, a seconda del-
la tipologia merceologica, essere refrigerati o meno. In questa fase l’OSA deve controllare le
condizioni dei mezzi di trasporto e, a livello merceologico e documentale, la merce in arrivo
(es. temperature, integrità imballaggio, data di scadenza). Inoltre, è opportuno interrompere il
meno possibile la catena del freddo per i prodotti refrigerati e garantire modalità di scarico che
consentano di limitare potenziali contaminazioni microbiologiche nonché chimico-fisiche (es.
camice pulito, cappellino).
2- Magazzinaggio refrigerato
I prodotti arrivati dai fornitori ed i semilavorati e prodotti finiti interni vengono stoccati in
apposite celle/armadi a temperatura controllata per l’idonea conservazione, tenendo in consi-
derazione la separazione delle diverse merceologie e un’adeguata disposizione per evitare la
contaminazione crociata (es. conservare gli alimenti in appositi contenitori chiusi o proteggerli
con pellicole, separare i diversi prodotti pronti al consumo e i prodotti finiti dai semilavorati e
dalle materie prime).
Al momento della sistemazione e del prelevamento dei prodotti l’OSA deve applicare il metodo
FIFO (first in first out) internazionalmente utilizzato per assicurare un corretto turn-over sia
per i prodotti preimballati (già etichettati) che sfusi (es. semilavorati e prodotti finiti interni);
l’identificazione preventiva con data di preparazione e denominazione dei semilavorati e dei
prodotti finiti interni garantisce l’applicazione del metodo FIFO.
Inoltre i prodotti già messi in vendita e riportati in cella a fine giornata devono essere apposi-
tamente protetti con materiali idonei (es. prosciutto o forma di formaggio aperta, coperto con
pellicola estensibile).
È importante rilevare visivamente la temperatura dei sistemi termoregolati mediante
termometro o sonda dell’attrezzatura.
3 - Magazzinaggio non refrigerato
I prodotti immagazzinati a temperatura ambiente vengono utilizzati per l’imballaggio o per la
vendita al consumatore (es. funghi sott’olio).
È importante separare i vari prodotti e dove necessario coprire i prodotti/preparazioni alimen-
tari.
In questi locali occorre mantenere una corretta aerazione per limitare l’umidità e la formazione
di muffe ed eseguire una corretta manutenzione periodica.
4 - Taglio e disosso, porzionatura, preparazione
L’OSA, antecedentemente all’attività di vendita e secondo la tipologia del prodotto, effettua va-
rie e differenti operazioni al fine di preparare i prodotti per il servizio al consumatore come ad
esempio l’apertura della forma di parmigiano, il disosso del prosciutto crudo, la rifilatura della
cotenna, l’assemblaggio di una preparazione gastronomica quale il vitello tonnato, la prepara-
zione di prodotti che verranno successivamente frazionati in vaschetta per la vendita diretta.
In queste fasi è importante prestare attenzione alla pulizia ed eventuale disinfezione delle at-
trezzature e all’igiene del personale addetto, in particolare per evitare contaminazioni crociate.
È, altresì, fondamentale limitare al minimo il tempo di interruzione della catena del freddo.
5 - Esposizione al banco vendita refrigerato
Questa fase comprende l’esposizione dei prodotti per la vendita sfusa, preimballati per la vendi-
ta diretta e preconfezionati all’origine.
39
4.2.4 Macelleria
Prodotti
Carne a base di carne Ingredienti Materiali
(carcassa (es. pasta di per preparati di imballaggio,
o parti) salame) di carne budelli
1 - Ricevimento/
approvvigionamento
materia prima e prodotti
Quale tipo di
2 - Refrigerato magazzinaggio è 3 - Non refrigerato
necessario?
Prodotti a base di carne
4 - Taglio, disosso e
sfesatura Cosa vuoi vendere?
5 - Macinazione 6 - Preparazione
(marinatura,
impanatura,
miscelazione
In che modo vuoi con spezie o
vendere? altri ingredienti,
Preimballato per la vendita diretta insaccatura di
salsicce….)
Sfuso
9 - Affettatura,
taglio, porzionatura
e imballaggio
Consumatore
41
5 - Macinazione
I tagli di carne, utilizzando attrezzature specifiche, vengono sminuzzati in piccoli frammenti,
eventualmente mischiati con altri ingredienti per preparazioni successive (es. impasto per sal-
siccia).
In questa fase è importante evitare contaminazioni crociate (es. corretta sequenza delle materie
prime da macinare) ed evitare che ci sia un effetto di trascinamento tra le operazioni di macina-
zione di carni provenienti da specie diverse.
Inoltre, è importante limitare al massimo l’interruzione della catena del freddo, per esempio con
l’utilizzo di tritacarne refrigerato.
6 - Preparazione
La marinatura, l’impanatura, la miscelazione con spezie o altri ingredienti, l’insaccatura di sal-
sicce sono esempi tipici di lavorazioni che possono essere eseguiti in una macelleria.
Come nella altre fasi è importante prestare attenzione alla pulizia e disinfezione delle attrez-
zature e all’igiene del personale addetto, in particolare per evitare contaminazioni crociate (es.
tavolo dedicato alla lavorazione della polleria o dei preparati di carne), nonché organizzare il
lavoro per limitare l’interruzione della catena del freddo.
7 - Esposizione al banco vendita refrigerato
Questa fase comprende l’esposizione dei prodotti per la vendita sfusa, preimballati per la vendi-
ta diretta e preconfezionati all’origine.
È fondamentale che il banco refrigerato mantenga una temperatura idonea alla conservazione
dei prodotti e che gli strumenti siano sottoposti a regolare manutenzione. Per la vendita del
prodotto sfuso l’OSA deve separare le diverse merceologie per evitare la contaminazione crocia-
ta. Per esempio separare la polleria dal resto delle carni, separare tra di loro i preparati di carne,
la carne fresca sfusa, i prodotti pronti al consumo (es. carpaccio) ed eventuali prodotti cotti o
imballati.
È importante prevedere una pulizia e disinfezione periodica del banco espositore delle carni
sfuse nonché dei piatti espositivi, delle decorazioni, dei cartellini del prezzo.
Inoltre, per i prodotti pronti al consumo e per i prodotti cotti è necessario prevedere una copertura.
È importante rilevare visivamente la temperatura dei banchi espositivi mediante termometro o
sonda dell’attrezzatura.
Per il limite di temperatura da adottare nel banco refrigerato si rinvia alla tabella di cui all’allegato 2.
9 - Affettatura, taglio, porzionatura e imballaggio
Vengono effettuate le operazioni di porzionatura della carne e successivo imballaggio per la
vendita diretta al consumatore finale nei banchi refrigerati.
Il macellaio, oltre a vendere i prodotti sfusi preparati in precedenza, effettua alcune operazioni
al banco: taglia le carni in relazione alla quantità desiderata su richiesta del cliente, prepara le
fettine con tagli manuali o a macchina, trita al momento la carne con specifico macchinario. Al
termine di queste fasi l’operatore non deve lasciare il prodotto rimanente sulle attrezzature.
In tale fase è importante prestare attenzione alla pulizia ed eventuale disinfezione delle attrez-
zature ed all’igiene del personale addetto, in particolare per evitare contaminazioni crociate (es.
tavolo dedicato alla lavorazione della polleria o dei preparati di carne).
1 - Ricevimento/
2 - Fabbricazione approvvigionamento
ghiaccio materia prima e prodotti
Quale tipo di
magazzinaggio è
necessario?
3 - Conservazione su
4 - Refrigerato 5 - Congelato 6 - Non refrigerato
ghiaccio
8 - Eviscerazione
9 - Sfilettatura, taglio, cernita, 7 - Decongelamento
pulizia, lavaggio
9 - Quater. Preparazione
9 - ter. Affettatura,
taglio e imballaggio Sfuso/preimballato
10 - Esposizione
banco vendita su Esposizione Esposizione o Magazzino
ghiaccio o con sistema magazzinaggio? 4 - Refrigerato
termoregolato
10 - bis. * Esposizione in
acquario
preimballato
diretta/
per la vendita
Preimballato
43
Descrizione delle fasi
1 - Ricevimento/approvvigionamento materia prima e prodotti
I prodotti ittici, in prevalenza refrigerati, sono trasportati in specifici mezzi e arrivano in pesche-
ria sia sfusi che imballati.
Possono essere ricevuti anche prodotti ittici surgelati, vivi e prodotti a bassa deperibilità (es.
bottarga preimballata) nonché materiale per l’imballaggio.
In questa fase l’OSA deve accertare le condizioni dei mezzi di trasporto e, a livello merceologi-
co e documentale, la merce in arrivo (es. temperature, integrità imballaggio, data di scadenza,
presenza di sufficiente ghiaccio nelle cassette). Inoltre, è opportuno interrompere il meno pos-
sibile la catena del freddo, con particolare attenzione per tonni e pesce azzurro per limitare la
formazione di istamina, e garantire modalità di scarico che consentano di limitare potenziali
contaminazioni microbiologiche nonché chimico-fisiche (es. camice pulito, guanti, cappellino).
2 - Fabbricazione ghiaccio
L’OSA in questa fase utilizza delle macchine specifiche alimentate con acqua potabile o acquista
il ghiaccio presso terzi.
3, 4, 5 - Magazzinaggio refrigerato, congelato, su ghiaccio
I prodotti arrivati dai fornitori ed i semilavorati e prodotti finiti interni vengono stoccati in
apposite celle/armadi a temperatura controllata per l’idonea conservazione, tenendo in consi-
derazione la separazione delle diverse merceologie e un’adeguata disposizione per evitare la
contaminazione crociata; per esempio separare i mitili ed i decongelati dal resto dei prodotti,
separare tra di loro i prodotti pronti al consumo (es. carpaccio) ed eventuali prodotti cotti.
Al momento della sistemazione e del prelevamento dei prodotti l’OSA deve applicare il metodo
FIFO (first in first out) internazionalmente utilizzato per assicurare un corretto turn-over sia
per i prodotti preimballati (già etichettati) che sfusi (es. semilavorati e prodotti finiti interni);
l’identificazione preventiva con data di preparazione e denominazione dei semilavorati e dei
prodotti finiti interni garantisce l’applicazione del metodo FIFO.
È importante rilevare visivamente la temperatura dei sistemi termoregolati mediante
termometro o sonda dell’attrezzatura.
6 - Magazzinaggio non refrigerato
I prodotti immagazzinati a temperatura ambiente vengono utilizzati per l’imballaggio, per le
preparazioni (es. impanatura, speziatura) o per la vendita tal quale (es. bottarga).
In questi locali occorre mantenere una corretta aerazione per limitare l’umidità e la formazione
di muffe ed eseguire una corretta manutenzione periodica.
7 - Decongelamento
Questa fase avviene a temperatura controllata prima dell’esposizione del prodotto, facendo at-
tenzione ad evitare che il liquido di scongelamento e il prodotto decongelato entrino in contatto
tra loro e con altri prodotti.
8 - Eviscerazione
La rimozione delle viscere con successivo risciacquo del prodotto ittico comporta l’eliminazione
degli scarti in apposito contenitore chiudibile.
L’eviscerazione può avvenire preliminarmente all’esposizione per la vendita o su richiesta del
cliente.
9 - Sfilettatura, taglio, cernita, pulizia, lavaggio
45
10 bis - Esposizione in acquario
In questa fase vengono proposti alla vendita animali vivi mediante l’esposizione in acquario,
che costituisce una forma particolare di conservazione. È importante osservare le linee guida
per il mantenimento corretto degli animali vivi e per tutte le attività durante la fase di com-
mercializzazione (parere del 29.07.07 del Centro di Referenza Nazionale per il Benessere degli
Animali dell’Istituto Zooprofilattico della Lombardia e dell’Emilia Romagna).
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1 - Ricevimento/
approvvigionamento
materia prima e prodotti
Che tipo di
magazzinaggio è
necessario?
3 - Non refrigerato
2 - Congelato 4 - Refrigerato
5 - pesatura, mis-
Lievito
celazione, impastatu-
ra, formatura
Bake-off
7 - Cottura in forno
8 - Raffreddamento
5 - Bis farcitura/
condimento
9 - Esposizione (sfu-
so, preimballato o 10 - Servizio, taglio e
self-service) confezionamento
Preimballati per la vendita Vendita self-service
diretta Preimballati
* per la definizione
su richiesta
vedasi DM 131/2018
del consumatore
Consumatore
47
Descrizione delle fasi
1 - Ricevimento/approvvigionamento materia prima e prodotti
In questa fase, l’OSA riceve:
- prodotti trasportati a temperatura controllata (es. burro, uova pastorizzate);
- prodotti che non necessitano di trasporto a temperatura controllata (es. farine, zucchero);
- prodotti sfusi (es. ortofrutta);
- prodotti preimballati.
Per i suddetti prodotti l’OSA deve controllare le condizioni igieniche dei mezzi di trasporto, le
condizioni organolettiche dei prodotti nonché lo stato dell’imballaggio e di conservazione, con-
siderando che per i prodotti che necessitano di una conservazione a temperatura controllata è
opportuno interrompere il meno possibile la catena del freddo e garantire modalità di scarico
che consentano di limitare potenziali contaminazioni microbiologiche nonché chimico-fisiche.
2, 4 - Magazzinaggio congelato/refrigerato
I prodotti arrivati dai fornitori ed i semilavorati e prodotti finiti interni vengono stoccati in
apposite celle/armadi a temperatura controllata per l’idonea conservazione, tenendo in consi-
derazione la separazione delle diverse merceologie e un’adeguata disposizione per evitare la
contaminazione crociata (es. conservare gli alimenti in appositi contenitori chiusi o proteggerli
con pellicole, separare i diversi prodotti pronti al consumo e i prodotti finiti dai semilavorati e
dalle materie prime).
In questa fase l’OSA può, su base volontaria, stoccare in cella o altro sistema termoregolato
anche i prodotti ortofrutticoli freschi al fine di migliorarne la durabilità evitando in ogni caso la
contaminazione crociata.
Al momento della sistemazione e del prelevamento dei prodotti l’OSA deve applicare il metodo
FIFO (first in first out) internazionalmente utilizzato per assicurare un corretto turn-over sia per
i prodotti preimballati (già etichettati) che sfusi (es. semilavorati e prodotti finiti interni); l’iden-
tificazione preventiva con data di preparazione e denominazione dei semilavorati e dei prodotti
finiti interni, laddove utile, garantisce l’applicazione del metodo FIFO.
È importante rilevare visivamente la temperatura dei sistemi termoregolati mediante
termometro o sonda dell’attrezzatura.
3 - Magazzinaggio non refrigerato
L’OSA sistema e separa gli alimenti per tipologia di prodotto. Nei magazzini non refrigerati è
fondamentale mantenere una corretta aerazione per limitare l’umidità e la formazione di muffe
ed eseguire una corretta manutenzione periodica degli stessi.
5 - Pesatura, miscelazione, impastatura, formatura
Questa fase comprende diverse operazioni, che variano in funzione del prodotto, della ricetta
adottata e delle attrezzature utilizzate. Ad esempio, una tipica sequenza per il pane è la seguente:
- impastare, previa pesatura degli ingredienti, farina, acqua, lievito, sale ed eventualmente altri
ingredienti (es. strutto) utilizzando una impastatrice;
- lasciar riposare l’impasto a temperatura ambiente e successivamente dividerlo in pezzi del
peso desiderato e cilindrarlo, operazione che consiste nel passaggio del pezzo di pasta sotto i
cilindri spianatoi;
49
4.2.7 Pasticceria fresca
Materia prima e semilavorato
Imballaggio
(freschi, congelati o stabili)
1 - Ricevimento/
approvvigionamento materia
prima e prodotti
Che tipo di
magazzinaggio è
necessario?
3 - Decongelamento
8 - Abbattimento 9 - Magazzinaggio
7 - Cottura
termico refrigerato
11 - Magazzinaggio 10 - Accorpamento,
12 - Decongelamento
congelato miscelazione
13 - Farcitura,
decorazione ed eventuale
Preimballato
confezionamento
per la vendita
diretta o sfuso
14 - Esposizione in
banco termoregolato
Consumatore
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In
1 - Ricevimento/
approvvigionamento
materia prima e prodotti
Che tipo di
magazzinaggio è
necessario?
3 - Refrigerato
2 - Non refrigerato 4 - Congelato
5 - Pesatura, miscelazione
Ingrediente caratterizzante
6 - Cottura
(Pasteurizzazione)
7 - Raffreddamento
8 - Riposo
9 - Mantecazione, abbattimento ed
eventuale confezionamento
10 - Indurimento
11 - Magazzinaggio
congelato
12 - Porzionatura e
confezionamento
Consumatore
53
Descrizione delle fasi
1 - Ricevimento/approvvigionamento materia prima e prodotti
In questa fase, l’OSA riceve:
- prodotti trasportati a temperatura controllata (es. latte);
- prodotti che non necessitano di trasporto a temperatura controllata (es. zucchero);
- prodotti sfusi (es. ortofrutta);
- prodotti preimballati (es. cioccolato).
Per i suddetti prodotti l’OSA deve controllare le condizioni igieniche dei mezzi di trasporto, le
condizioni organolettiche dei prodotti e lo stato dell’imballaggio e di conservazione, conside-
rando che per i prodotti che necessitano di una conservazione a temperatura controllata è op-
portuno interrompere il meno possibile la catena del freddo e garantire modalità di scarico che
consentano di limitare potenziali contaminazioni microbiologiche nonché chimico-fisiche.
2 - Magazzinaggio non refrigerato
L’OSA provvede alla sistemazione separata per tipologia di prodotto con un successivo controllo
organolettico dello stesso. Nei locali occorre mantenere una corretta aerazione per limitare l’u-
midità e la formazione di muffe ed eseguire una corretta manutenzione periodica.
3, 4, 11 - Magazzinaggio congelato/refrigerato
I prodotti arrivati dai fornitori ed i semilavorati e prodotti finiti interni vengono stoccati in
apposite celle/armadi a temperatura controllata per l’idonea conservazione, tenendo in consi-
derazione la separazione delle diverse merceologie e un’adeguata disposizione per evitare la
contaminazione crociata (es. conservare gli alimenti in appositi contenitori chiusi o proteggerli
con pellicole, separare i diversi prodotti pronti al consumo e i prodotti finiti dai semilavorati e
dalle materie prime).
In questa fase l’OSA può, su base volontaria, stoccare in cella o altro sistema termoregolato an-
che i prodotti ortofrutticoli freschi, al fine di migliorarne la durabilità evitando in ogni caso la
contaminazione crociata.
Al momento della sistemazione e del prelevamento dei prodotti l’OSA deve applicare il metodo
FIFO (first in first out) internazionalmente utilizzato per assicurare un corretto turn-over sia
per i prodotti preimballati (già etichettati) che sfusi (es. semilavorati e prodotti finiti interni);
l’identificazione preventiva con data di preparazione e denominazione dei semilavorati e dei
prodotti finiti interni garantisce l’applicazione del metodo FIFO.
È importante rilevare visivamente la temperatura dei sistemi termoregolati mediante
termometro o sonda dell’attrezzatura.
5 - Pesatura, miscelazione
In questa fase si miscelano, previa pesatura, gli ingredienti. È importante prestare attenzione al
dosaggio degli additivi eventualmente usati.
6 - Cottura (pasteurizzazione)
È importante soprattutto per le miscele a base di latte per abbattere la carica batterica e tenere
sotto controllo il pericolo microbiologico. A tal fine si utilizza una attrezzatura detta pastoriz-
zatore che attraverso un processo automatizzato scalda la miscela e subito dopo la raffredda.
Parallelamente a questa fase, può essere svolta la fase di omogeneizzazione, che serve a rendere
uniforme la miscela, infatti le sostanze grasse presenti nel composto, notoriamente meno idro-
solubili, vengono spezzettate ed amalgamate nella miscela in modo da renderla omogenea.
55
4.2.9 Negozio di generi alimentari (ortofrutta, scatolame, libero
servizio compresi i prodotti lattiero-caseari)
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ar use re,
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1 - Ricevimento/
approvvigionamento
materia prima e prodotti
Che tipo di
magazzinaggio è
necessario?
3 - Refrigerato/
2 - Non refrigerato
congelato
7.Bis - cernita,
mondatura e taglio,
lavaggio di prodotti
ortofrutticoli
7 - Ma- 5 - Esposizione
4 - Esposizione non nipolazione banco refrigerato/
refrigerata e imballaggio congelato
(preimballati
6 - Spruzzatura di per la vendita 6 Spruzzatura di
acqua (ortofrutta) diretta) acqua (ortofrutta)
Vendita self-service
Vendita assistita
7 - Manipolazione
Vendita assistita
e imballaggio
(preimballati su richiesta
del consumatore)
Vendita self-service
Consumatore
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1 - Ricevimento/
approvvigionamento 1Bis - Disimballaggio
prodotti
Quale tipo di
2 - Refrigerato/ magazzinaggio è 3 - Non refrigerato
congelato necessario?
4 - Preparazione
carico
Altro osa
59
Descrizione delle fasi
1 - Ricevimento/approvvigionamento prodotti
In questa fase, possono essere ricevuti sia prodotti già preimballati per la vendita al consumato-
re finale sia prodotti oggetto di una successiva lavorazione da parte di altro OSA.
L’OSA riceve varie tipologie di prodotti alimentari quali ad esempio latte fresco pastorizzato,
conserve, prodotti da forno, sacchi di farina, bins di frutta, prosciutto cotto in sacco, forme di
formaggio e prodotti non alimentari (es. detersivi, casalinghi).
In particolare per tutti i prodotti ricevuti e destinati al consumo umano, l’OSA deve controllare
le condizioni igieniche dei mezzi di trasporto, le condizioni organolettiche dei prodotti e lo stato
dell’imballaggio, considerando che per i prodotti che necessitano di una conservazione a tempe-
ratura controllata è opportuno interrompere il meno possibile la catena del freddo e garantire
modalità di scarico che consentano di limitare potenziali contaminazioni microbiologiche non-
ché chimico-fisiche.
1 bis - Disimballaggio
Le singole unità logistiche (es. cassette, cartoni), che costituiscono un pallet, vengono separate
per essere inviate allo stoccaggio. Anche in questa fase per i prodotti che necessitano di una
conservazione a temperatura controllata è opportuno interrompere il meno possibile la catena
del freddo. È altrettanto importante prestare attenzione alla tracciabilità dei prodotti durante la
suddivisione delle unità logistiche.
2 - Magazzinaggio refrigerato/congelato
L’OSA stocca i prodotti in apposite celle con temperature diverse in base alla tipologia di prodotto.
Lo stoccaggio può essere breve in caso di prodotti “in transito” o con tempi più lunghi in caso di
“stock”. È fondamentale la disposizione dei prodotti per garantire la tracciabilità degli stessi ed
una corretta rotazione attraverso i metodi internazionalmente conosciuti di gestione del magaz-
zino (es. il metodo FIFO).
È importante rilevare visivamente la temperatura dei sistemi termoregolati mediante
termometro o sonda dell’attrezzatura.
3 - Magazzinaggio non refrigerato
L’OSA provvede alla sistemazione separata per tipologia di prodotto. Nell’ambito di tale attività,
è importante separare i prodotti alimentari destinati al consumo umano da quelli non alimenta-
ri, in quanto quest’ultimi potrebbero provocare delle contaminazioni per esempio chimiche per
sversamento di detersivi. È fondamentale la disposizione dei prodotti per garantire la tracciabi-
lità degli stessi ed una corretta rotazione.
4 - Preparazione carico
Per ogni spedizione ed in funzione dell’ordine ricevuto, i prodotti sono prelevati dal magazzino
e sistemati su supporti logistici (es. roll, pallet) in aree dedicate per la successiva spedizione.
Questa fase è delicata ai fini del mantenimento della catena del freddo, ove necessario.
È tuttavia permesso derogare al controllo della temperatura per periodi limitati, qualora sia
necessario per motivi di praticità durante anche l'immagazzinamento, purché ciò non comporti
un rischio per la salute, come previsto dal Regolamento CE n. 852/2004.
5 - Trasporto non refrigerato/refrigerato/congelato
Il trasporto può avvenire attraverso mezzi propri o di terzi sulla base di un contratto sottoscritto
con il CEDI o con il destinatario dell’ordine. Nel caso di mezzi propri questi devono essere dotati
delle attrezzature ed autorizzazioni in base alla tipologia di prodotto trasportato. Invece, nell’ipo-
61
4.2.11 Diagramma di flusso vendita a distanza e trasporto presso
domicilio consumatori o altra struttura di vendita
4.
4. 4.
Trasporto a 4.
Trasporto a Trasporto a
temperatura Trasporto a
temperatura temperatura
di congela- caldo
ambiente refrigerata
mento
L’OSA riceve l’ordine da parte del cliente con tecniche di comunicazione a distanza (es. telefonata
o la piattaforma web aziendale appositamente dedicata per le transazioni commerciali). Le
informazioni obbligatorie previste dal Reg. CE 1169/2011 e da normative di settore per la vendita
al consumatore finale sono rese disponibili prima della conclusione dell’acquisto e devono
apparire sul supporto della vendita a distanza o sono fornite mediante qualunque altro mezzo
adeguato chiaramente individuato dall’OSA, ad esclusione della data di scadenza/TMC che deve
essere fornita al momento della consegna unitamente a tutte le altre indicazioni obbligatorie.
Per quanto riguarda invece la vendita alle collettività o ad altra struttura di vendita si rimanda
al PRP 13.
2 - Predisposizione ordine
L’OSA ricevuto l’ordine dà seguito alla sua predisposizione suddividendo, se necessario, gli
alimenti in contenitori primari MOCA (es. vaschette) svolgendo le operazioni già descritte nei
diagrammi di flusso delle attività specifiche (es. preparazione vaschetta di salumi affettati,
trancio di pesce, etc.)
3, 3 bis - Stoccaggio ordine in attesa del trasporto/consegna
Dopo la predisposizione dei singoli ordini, l’OSA deve mantenere a temperatura controllata
gli alimenti deperibili utilizzando contenitori isotermici con l’eventuale ausilio di mantenitori
di temperatura “gel pack” (caldo/freddo) oppure locali o altre attrezzature a temperatura
controllata (es. cella dedicata).
4 - Trasporto a temperatura ambiente/refrigerato/congelato/caldo
L’OSA in funzione delle modalità di conservazione dei prodotti deve utilizzare veicoli o
attrezzature adeguati per la corretta conservazione degli alimenti fino alla consegna al cliente.
Per stabilire il tempo massimo di durata del trasporto in condizioni idonee di conservazione
è necessario far riferimento, per i contenitori isotermici o automezzi termoregolati, a quanto
indicato nella scheda tecnica dell’attrezzatura/mezzo di trasporto e al rispetto delle norme
ATP. Le caratteristiche dei contenitori e del sistema di refrigerazione dettano il binomio
tempo\temperatura da considerare per organizzare il trasporto degli alimenti deperibili. Gli
automezzi termoregolati sono già dotati di termometro di secondo livello. Per i box isotermici
è sufficiente rispettare scrupolosamente le istruzioni del produttore, atte a garantire la tenuta
della temperatura durante il trasporto.
63
4.2.12 Esempio diagramma di flusso per negozio con attività
di vendita aggregate
Alimenti di origine Alimenti non di origine
Alimenti preparati
animale animale
1 - Ricevimento/
approvvigionamento materia
prima e prodotti
Che tipo di
magazzinaggio è
necessario?
Altri prodotti
Esposizione non pre-
Salumeria,
Esposizione Esposizione a tempera- imballati e
Produzione panificio,
prodotti refrigerata tura rivendita (es.
gastronomia macelleria,
congelati non determi- olive, forma-
pescheria
nata ggi, alimenti
preparati)
Taglio e porzionatura
Prelevamento
Taglio,
e confeziona- Si No servizio,
mento da parte
Self - service? confeziona-
del consuma-
mento
tore
Consumatore
5.1. Introduzione
Scopo del presente capitolo è identificare i pericoli specifici più comuni che possono insorgere
nei settori rientranti nel campo di applicazione del presente Manuale.
L'approccio semplificato, di cui al successivo Capitolo 7, raggruppa tutti i pericoli specifici in
"biologici", "chimici", "fisici" o "allergeni”. Non è, infatti, necessario per l’OSA conoscere infor-
mazioni dettagliate e specifiche sui rischi. Per esempio, è sufficiente sapere che nella carne di
pollame è presente il pericolo biologico, anziché il pericolo Salmonella o Campylobacter.
Di seguito vengono descritti i gruppi di pericoli in funzione della loro natura:
• biologico (organismi viventi, appartenenti a domini e specie diverse che con diverse moda-
lità possono causare malattie nel consumatore);
• chimico (sostanze dannose per la salute umana);
• fisico (corpi estranei di varia natura che possono contaminare gli alimenti e creare danni al
consumatore se ingeriti);
• allergeni (sostanze, come individuate nel Regolamento UE 1169/2011, che possono provocare
intolleranze o allergie in soggetti predisposti).
Gli operatori del settore alimentare devono essere consapevoli che possono essere presenti ri-
schi specifici inerenti al proprio processo produttivo e che tali situazioni non possono essere
prese in considerazione nel presente Manuale ma devono essere valutati dal singolo OSA.
L’OSA deve intervenire sui pericoli del proprio processo produttivo applicando misure che ne
riducano o eliminino il rischio (es. acrilammide). Nei casi in cui il pericolo derivi da attività non
riconducibili al processo produttivo dell’OSA, la responsabilità di mantenere sotto controllo il ri-
schio è del fornitore (es. metalli pesanti nei prodotti ittici), fatto salvo quanto previsto nel PRP 10.
69
2. Proliferazione
La velocità della proliferazione (moltiplicazione dei germi) dipende da fattori propri dell'ali-
mento e da fattori ambientali quali:
• temperatura, le più favorevoli alla crescita sono quelle comprese tra 10 e 60 °C e vanno evi-
tate o, se indispensabili per la manipolazione, limitate al minimo tempo necessario;
• conservanti, alcuni acidi organici (es. sorbico, benzoico) hanno un effetto diretto contro i
batteri, bloccandoli o uccidendoli e vengono utilizzati come conservanti. Anche altri additivi
hanno effetti conservanti così come i composti liberati nell'affumicatura tradizionale a cal-
do. Nei salumi l'aggiunta di nitrito e nitrato previene lo sviluppo del Clostridium botulinum;
• contenuto di sale, limita la crescita batterica. Il sale sottrae l'acqua all'alimento (così come
avviene nei vasetti di sale che tendono a saturarsi di umidità) e quindi ai batteri. La salagio-
ne è un’antica tecnica di conservazione. Alcuni batteri (ad esempio gli stafilococchi aurei)
sono però in grado di crescere anche in presenza di concentrazioni elevate di sale;
• contenuto di ossigeno del prodotto o dell'atmosfera dell'imballaggio, è un fattore che può
favorire alcuni batteri a scapito di altri, infatti alcuni batteri hanno bisogno di ossigeno, altri
ne sono uccisi o bloccati. L'esempio più importante è quello del Clostridium botulinum, inca-
pace di moltiplicarsi in presenza di ossigeno ma che diventa pericolosissimo, anche mortale,
in alimenti conservati sotto vuoto, in scatola, o anche negli insaccati, se non si adottano altre
misure di controllo (acidificazione, aggiunta di conservanti);
• acidità (pH <7), dovuto dalla presenza di acidi (ad esempio l'acetico dell'aceto, il lattico del
latte o il citrico del limone) nell'alimento. I batteri preferiscono trovarsi in ambienti con pH
neutro, i patogeni non crescono e non producono tossine al di sotto di pH 4-4.5 e al di sopra
di pH 9. I lieviti e le muffe crescono fino a pH 2 ma non al di sotto;
• contenuto di acqua, senz'acqua i batteri non possono crescere ma si conservano per lunghi
periodi. Più del contenuto totale di acqua (umidità) è importante il parametro acqua libera
o attività dell'acqua (Aw), in pratica l'acqua non legata all'alimento che i germi possono uti-
lizzare. L'acqua libera si misura in una scala da 0 a 1 (zero corrisponde ad acqua assente o
completamente legata all'alimento, 1 ad acqua totalmente libera e disponibile, non legata
all'alimento, ed è il valore dell'acqua pura);
• competizione, nella preparazione di molti prodotti si cerca di favorire la crescita di alcuni
batteri "buoni" per impedire quella dei patogeni. E' il caso ad esempio dei formaggi, degli
yogurt, dei salami crudi, dove si scelgono condizioni di lavorazione e si aggiungono innesti
batterici per far sviluppare una popolazione di batteri detti "lattici" a scapito dei batteri pa-
togeni. I batteri lattici crescono rapidamente e causano acidificazione del prodotto, in questo
modo i patogeni vengono bloccati.
3. Sopravvivenza
Come tutti gli esseri viventi anche i germi soccombono. L'eliminazione di un germe consiste
nell'alterazione definitiva della sua struttura e può essere ottenuta con mezzi fisici e chimici.
In linea generale, con una completa cottura viene eliminata la maggior parte dei microrganismi
patogeni ma non tutti, ad esempio le spore e le tossine termostabili da essi prodotti.
Le spore resistono alle avversità, sopravvivono anche per parecchi anni nella polvere e nell'am-
biente e, quando le condizioni ritornano favorevoli, riprendono a germinare e proliferare rapi-
damente inquinando gli alimenti.
Per eliminare le spore è necessario un trattamento a temperatura elevate per un tempo che deve
essere valutato in funzione del prodotto. Trattamenti inferiori per temperatura e durata, come
la normale cottura, sono sempre insufficienti ad eliminarle del tutto.
Anche alcune tossine, prodotte dal metabolismo dei batteri, non vengono distrutte dalla cottura,
71
getali per uso alimentare (capitolo 6 PRP 10). Comprendono una gamma molto vasta di sostan-
ze con diversa funzione, dagli insetticidi, agli antimuffa, ai diserbanti, ecc. La loro presenza è
tollerata a livello di residui minimi, limitatamente alle sostanze permesse per un certo tipo di
ortaggio o frutta. La normativa vigente fissa i valori limite per ogni presidio relativamente ai
singoli prodotti ortofrutticoli.
Additivi
Sono permessi ed utilizzati negli alimenti ma, se presenti in quantità eccessive (sovradosaggi),
possono causare problemi per la salute (capitolo 6 PRP 5).
Per alcuni additivi la legge fissa il quantitativo massimo ammissibile di queste sostanze in fun-
zione della categoria di alimento.
In altri casi è vietato l’utilizzo di alcune categorie di additivi per specifici alimenti (es. solfiti nella
carne trita).
L'impiego degli additivi va affidato a persone adeguatamente formate ed addestrate (capitolo 6
PRP 4 e PRP 9).
È importante consultare le schede dei prodotti utilizzati nelle preparazioni per verificarne il
contenuto e la conformità alle leggi vigenti.
Attualmente la normativa di riferimento è il Regolamento CE n. 1333/2008.
Detergenti e Biocidi
Nel corso delle operazioni di pulizia e disinfezione, in caso di mancato o incompleto risciacquo,
possono rimanere residui dei prodotti utilizzati sulle superfici destinate al contatto con gli ali-
menti, sulle attrezzature e sugli utensili (PRP 2 capitolo 6).
Queste sostanze possono causare avvelenamenti acuti (immediati), allergie, oppure possono ac-
cumularsi e dare effetti a lungo termine.
Metalli Pesanti
La contaminazione da metalli può derivare dall'uso di materiali non adatti agli alimenti (ad
esempio rame e piombo), in quanto nel corso dei processi di cottura o riscaldamento possono
cedere minime quantità di sostanza e contaminare l'alimento.
I metalli hanno la tendenza ad accumularsi negli organismi viventi e possono dare malattie
croniche.
Nelle aziende alimentari è d'obbligo l'uso di materiali idonei al contatto con gli alimenti (capitolo
6 PRP 1 e PRP 12), anche per quanto riguarda gli imballaggi.
Caso particolare è quello dei prodotti della pesca.
In particolare il mercurio, fortemente tossico, è difficilmente eliminabile dalla catena alimentare.
Spesso pesci quali il tonno e il pesce spada sono contaminati da mercurio in tracce.
Esistono limiti di legge per questa contaminazione e per altre contaminazioni da metalli pesanti
negli alimenti (cadmio, piombo, rame, nichel e altri).
Acrilammide
Sostanza che si forma in determinati alimenti a partire da asparagina e zuccheri riducenti, pre-
parati a temperature normalmente superiori a 120 °C e con un basso grado di umidità (es: pata-
tine fritte, caffè tostato, prodotti da forno, cereali per la prima colazione).
Composti di degradazione dell’olio di cottura
Gli oli ed i grassi sottoposti a trattamenti termici, quali si verificano durante la frittura, subisco-
no una complessa serie di trasformazioni della loro composizione chimica. In caso di prolungato
e ripetuto uso, queste modificazioni portano alla formazione di prodotti (volatili o non) con con-
seguente modifica del valore nutrizionale e delle caratteristiche organolettiche. La progressiva
73
5.3. Batteri responsabili di MTA
(Malattie Trasmesse da Alimenti)
Fonte: «Linee guida sui criteri per la predisposizione dei piani di autocontrollo per l’identificazione e la gestione dei pe-
ricoli negli stabilimenti che trattano alimenti di origine animale, di cui al regolamento (CE) n. 853/2004» approvato dalla
Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le P.A. di Trento e Bolzano» nella seduta del 25 luglio2012
e repertoriato agli atti con n. 147/CSR del 25 luglio 2012
Misure preventive
Lavare adeguatamente i prodotti vegetali prima di metterli in conserva e, soprattutto, acidifica-
re durante la cottura e utilizzare conservanti.
Per i salumi aggiungere nitriti e nitrati in quantità sufficiente nei limiti prescritti per legge.
È utile consultare la linea guida del Ministero della Salute per la preparazione delle conserve in
ambito domestico del 2014.
75
Staphylococcus aureus (stafilococco aureo)
Il germe può albergare nell’uomo e negli animali a livello di lesioni della pelle
e della gola e può essere rinvenuto nelle cavità nasali di portatori asintomatici.
L’infezione nell’uomo è legata prevalentemente al consumo di carni cotte,
Vie di
poco cotte o ricontaminate dopo cottura (ruolo degli addetti alle lavorazioni),
contaminazione
per lo più di pollo, e di prodotti a base di carne stagionati. Episodi di malattia
sono anche stati legati al consumo di latte crudo, prodotti a base di latte e della
gastronomia ed acqua contaminata.
Infezione negli
Organi o tessuti di animali quali: mammelle e capezzoli (bovini), tonsille (suini),
animali
pelle (suini, pollo, tacchino) possono veicolare l’agente infettivo.
Fonte: «Linee guida sui criteri per la predisposizione dei piani di autocontrollo per l’identificazione e la gestione dei pe-
ricoli negli stabilimenti che trattano alimenti di origine animale, di cui al regolamento (CE) n. 853/2004» approvato dalla
Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le P.A. di Trento e Bolzano» nella seduta del 25 luglio2012
e repertoriato agli atti con n. 147/CSR del 25 luglio 2012
Misure preventive:
Per prevenire questo pericolo occorre evitare i comportamenti a rischio sopra esposti. I prodotti
a rischio devono essere protetti dalla contaminazione durante le lavorazioni (igiene della per-
sona, lavaggio delle mani, protezione delle ferite e dei foruncoli) e non devono essere lasciati
raffreddare per lunghi periodi a temperatura ambiente.
Valutare l’opportunità di utilizzare uova pastorizzate.
77
Clostridium perfringens
Misure preventive:
Per prevenire le tossinfezioni da Clostridium perfringens occorre assicurare un rapido raffred-
damento delle carni cotte come descritto nel Capitolo 6, PRP 12 (sezione Raffreddamento); in
particolare la fascia tra i 50 e i 12°C è da considerare ad alto rischio. In alternativa è possibile
mantenere i prodotti a temperatura superiore a 60°C fino alla vendita, come descritto nel Capi-
tolo 6, PRP 11 (sezione Mantenimento a caldo).
79
Salmonella
Gli alimenti incriminati con maggior frequenza sono le carni, soprattutto quelle
avicole e suine, e i prodotti carnei, le uova e gli ovoprodotti, il latte non pastorizzato
e prodotti a base di latte, i prodotti della pesca e preparazioni gastronomiche a base
di alimenti di origine animale e vegetale. La trasmissione inizia spesso da alimenti
per animali contaminati → animali da macello → carni (e altri alimenti di origine
animale) → uomo.
Vie di
contaminazione Gli insetti possono fungere da veicoli o da ospiti di Salmonella spp. e rappresentare
una fonte di inquinamento degli alimenti. Altre fonti di contaminazione possono
essere il suolo e l’acqua (inquinati da feci), le superfici a contatto con gli alimenti
nell’industria alimentare e nelle cucine (contaminazioni crociate).
La dose infettante in genere è di alcune migliaia di ufc/g, ma non mancano casi nei
quali la malattia sia stata causata da poche decine di cellule o anche meno.
Gli animali possono venire contaminati in allevamento (ruolo dei mangimi, spesso
contaminati da Salmonella), nelle stalle e nei macelli.
Alcuni sierotipi sono maggiormente legati a particolari serbatoi animali, ma
possono in ogni caso infettare anche specie diverse.
L’infezione negli animali è spesso asintomatica; pollame e suini rappresentano i
principali serbatoi, da questi può diffondere nell’ambiente dove può sopravvivere
Infezione negli anche per lunghi periodi.
animali
Salmonella spp. può essere isolata, oltre che dal contenuto intestinale, dalle tonsille,
dalla carcassa e dai visceri, soprattutto di suino.
Il problema della salmonellosi negli animali è aggravato dall’indiscriminato
utilizzo di antibiotici negli allevamenti, che ha portato alla selezione di ceppi
multiantibiotico resistenti. In generale l’incidenza negli allevamenti sta
diminuendo, ma l’eradicazione è ancora lontana, poiché si è creato un equilibrio di
endemia a bassi livelli.
La principale via di contaminazione da Salmonella spp. è rappresentata
dall’inquinamento fecale delle carcasse e delle carni fresche.
I controlli ufficiali effettuati nel 2018 hanno evidenziato che la più alta prevalenza
alla Salmonella è risultata nei campioni di carne di pollame, carne trita e
preparazione di carne da consumare previa cottura, indipendentemente dalla
Contaminazione specie, confermando lo scenario dei dati dell’anno precedente. L’importanza di
delle carni queste categorie di alimenti quali fonti di infezione umana da Salmonella può
essere dedotta anche dai dati sulle MTA, secondo i quali i prodotti precedentemente
citati sono la seconda più comune categoria di alimenti associata a focolai
attribuibili a Salmonella.
Le uova ed i prodotti a base di uova, essendo associati a circa il 50% dei focolai di
Salmonella, permangono la principale causa di salmonellosi.
Fonte: «Linee guida sui criteri per la predisposizione dei piani di autocontrollo per l’identificazione e la gestione dei pe-
ricoli negli stabilimenti che trattano alimenti di origine animale, di cui al regolamento (CE) n. 853/2004» approvato dalla
Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le P.A. di Trento e Bolzano» nella seduta del 25 luglio 2012
e repertoriato agli atti con n. 147/CSR del 25 luglio 2012. I dati del secondo e terzo periodo del paragrafo “contaminazio-
ne delle carni” sono tratti da: the European Union One Health 2018 Zoonoses Report European Food Safety Authority
and European Centre for Disease Prevention and Control (EFSA and ECD) approved 19 November 2019, doi: 10.2903/j.
efsa.2019.5926
81
Tipicamente potrebbero verificarsi infezioni quando:
• la cottura è insufficiente o non necessaria (ad esempio per uova in camicia, alla coque, tira-
misù, maionese, pasticci di carne poco cotti);
• c'è contaminazione per contatto anche indiretto tra prodotti crudi e prodotti cotti (ad esem-
pio attraverso uso promiscuo di coltelli, taglieri, tritacarne; personale che non si lava accu-
ratamente le mani tra un'operazione e l'altra);
• un prodotto elaborato viene contaminato da un portatore sano che non rispetta le normali
prassi igieniche.
Misure preventive:
La completa cottura dei prodotti, il lavaggio delle uova prima dell’utilizzo immediato o meglio
l’utilizzo di uova pastorizzate, la netta separazione (attrezzi, utensili) tra prodotti contaminati
(carni crude, verdure, uova) e prodotti già bonificati o comunque da consumarsi tal quali, l'a-
stenersi dalle operazioni di manipolazione nel caso si sospetti un’infezione in corso (disturbi
intestinali, febbre), sono valide misure di prevenzione contro il diffondersi di Salmonella.
83
Caratteristiche del microrganismo
Fonte: «Linee guida sui criteri per la predisposizione dei piani di autocontrollo per l’identificazione e la gestione dei pe-
ricoli negli stabilimenti che trattano alimenti di origine animale, di cui al regolamento (CE) n. 853/2004» approvato dalla
Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le P.A. di Trento e Bolzano» nella seduta del 25 luglio2012
e repertoriato agli atti con n. 147/CSR del 25 luglio 2012
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Caratteristiche del microrganismo
Fonte: «Linee guida sui criteri per la predisposizione dei piani di autocontrollo per l’identificazione e la gestione dei pe-
ricoli negli stabilimenti che trattano alimenti di origine animale, di cui al regolamento (CE) n. 853/2004» approvato dalla
Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le P.A. di Trento e Bolzano» nella seduta del 25 luglio2012
e repertoriato agli atti con n. 147/CSR del 25 luglio 2012
Misure preventive:
È essenziale rispettare la catena del freddo, come indicato nel Capitolo 6 PRP 11 (sezione Modalità
di conservazione e rispetto della catena del freddo), e non superare la scadenza indicata per i
diversi prodotti. L'igiene particolarmente accurata degli ambienti di lavorazione, delle superfici,
dei macchinari e degli utensili, previene questo rischio. Sono opportuni trattamenti periodici di
disinfezione.
• Acque minerali e bibite
Esposizione a luce solare
Le acque minerali e le bibite devono essere conservate al riparo dalla luce solare e da fonti di
calore, in luogo fresco, asciutto e senza odori che ne alterino le caratteristiche organolettiche.
In particolare nelle bottiglie di plastica esposte alla luce solare, la radiazione ultravioletta attiva
fenomeni di alterazione chimica del materiale della bottiglia stessa ed è possibile che sostanze
indesiderate vengano cedute al contenuto. Inoltre, nelle acque imbottigliate il riscaldamento fa-
vorisce la proliferazione batterica durante la conservazione. Altro fenomeno attivato dalla luce
solare è la formazione di alghe, con colorazione verde o bruna dell'acqua, a partire da spore algali
eventualmente presenti.
Misure preventive:
È quindi indispensabile evitare di conservare le bottiglie d'acqua, e comunque le bevande imbot-
tigliate, in cortili o su balconi, oppure in vetrine esposte alla luce solare diretta o in locali con par-
ticolari odori (es. muffa, detersivo, idrocarburi). Questi comportamenti sono anche perseguibili a
termini di legge.
• Prodotti da forno, farine e derivati, cereali, frutta secca
Infestazione
Il problema principale nella conservazione di questi prodotti è dato dalla possibile infestazione
da parte di insetti (es. “farfalle” della farina) che possono essere già presenti nelle materie prime.
In un ambiente infestato gli insetti invadono le confezioni conservate perforando l'involucro e depo-
nendo le uova nel contenuto, ricco di amido. In condizioni ottimali (temperatura intorno ai 20-25°C)
i cicli di riproduzione degli insetti si succedono al ritmo di una generazione ogni 10-20 giorni.
Misure preventive:
Per evitare il fenomeno dell'infestazione è necessario assicurare la rotazione dei prodotti, tenere
ben chiuse le confezioni e verificarne l’integrità (es. riso sottovuoto), adottare sistemi di lotta basa-
ti su trappole a feromoni, che si possono trovare facilmente in commercio (si veda Capitolo 6, PRP
3), controllare di frequente i prodotti depositati sugli scaffali dei magazzini o delle dispense per
accertarsi il prima possibile dei fenomeni di infestazione in atto.
Fonte: Piano Nazionale di controllo ufficiale delle micotossine negli alimenti, Ministero della Salute, anni 2016-
2018
I prodotti da forno, i cereali e loro derivati, la frutta secca, possono essere contaminati da mico-
tossine (tossine prodotte da muffe) sia se le materie prime sono contaminate all'origine da muffe
(le tossine persistono anche dopo l'eventuale eliminazione delle muffe stesse) sia per la crescita
di muffe durante la conservazione delle derrate.
Misure preventive:
Per la potenziale contaminazione delle materie prime occorre richiedere opportune garanzie ai
fornitori, come indicato nel Capitolo 6, PRP 10 (materia prima).
È poi consigliabile ispezionare i prodotti al ricevimento (si veda Capitolo 6, PRP 12, sezione
Ricevimento) per controllare eventuali tracce di ammuffimento (residui, odore di muffa,
colorazioni anomale).
È inoltre importante assicurare presso l'esercizio commerciale adeguate condizioni di conserva-
zione (assenza di umidità, locali privi di tracce di muffa, separazione dei prodotti potenzialmen-
te contaminanti) e una frequente rotazione delle merci in giacenza (prodotti da forno, farine
confezionate, frutta secca).
87
• Frutta e ortaggi
Agrofarmaci o "Pesticidi"
Per la descrizione di questi pericoli si rinvia a quanto già riportato nella sezione Pericolo chimi-
co-Agrofarmaci o "Pesticidi" di questo capitolo.
Misure preventive:
Per la potenziale contaminazione delle materie prime occorre richiedere opportune garanzie
ai fornitori, come indicato nel Capitolo 6, PRP 10 (es. nel caso di prodotti biologici, chiedere il
certificato di conformità del fornitore).
• Funghi
Funghi velenosi
Pur essendo pochi i funghi velenosi che possono essere confusi con specie commestibili, spesso
si verificano situazioni di pericolo anche mortali.
Misure preventive:
Per poter vendere funghi sfusi è necessario essere in possesso di un apposito attestato/patentino,
previo superamento di uno specifico esame presso l’ASL compente, nonché del titolo abilitante.
Il prodotto deve poi essere acquistato esclusivamente in centri all'ingrosso, in imballi vistati dal
micologo.
• Prodotti ittici
Parassiti
Alcuni pesci possono essere contaminati da parassiti, alcuni dei quali possono provocare ma-
lattie in caso di assunzione da parte dell’uomo. Per esempio le larve di anisakis sono frequente-
mente presenti nell'intestino di alcuni pesci (es. pesce sciabola, coda di rospo, sardina, nasello,
sgombro), dal quale possono passare nelle carni dopo la macellazione del pesce, se l'eviscerazio-
ne non è tempestiva.
Misure preventive:
Si rinvia a quanto osservato nel Capitolo 6, PRP 12 (sezione Controllo delle infestazioni dei pro-
dotti della pesca e congelamento obbligatorio per il trattamento sanitario di tali prodotti).
Vibrioni e virus
I molluschi bivalvi, animali filtratori dell’acqua marina, possono trattenere agenti biologici (vi-
rus e batteri, in particolare vibrioni) se raccolti in acque infette.
Misure preventive:
È importante seguire le regole previste dalla normativa vigente per cui è vietato acquistare pro-
dotti di provenienza sconosciuta. Inoltre, l’Organizzazione Mondiale della Sanità sconsiglia vi-
vamente il consumo di molluschi bivalvi crudi.
• Cotture in genere
Composti chimici di degradazione
Durante la fase di cottura si possono sviluppare alcune sostanze tossiche per l’organismo (ad
esempio IPA, nitrosamine, furano).
89
.6
CORRETTE PRASSI
IGIENICHE
6. CORRETTE PRASSI IGIENICHE
6.1. Premessa
I programmi di prerequisiti (PRP) comprendono le condizioni e le misure necessarie per garan-
tire la sicurezza alimentare nell’ambito del processo produttivo. Di seguito vengono elencati i
quindici PRP2 relativi alle attività oggetto del campo di applicazione del presente Manuale:
• PRP 1. Infrastruttura
• PRP 2. Pulizia e disinfezione
• PRP 3. Lotta agli animali infestanti (pest control)
• PRP 4. Manutenzione e taratura tecnica
• PRP 5. Contaminazione fisica e chimica
• PRP 6. Allergeni
• PRP 7. Gestione dei rifiuti (deposito e smaltimento)
• PRP 8. Controllo di acqua e aria
• PRP 9. Igiene e formazione del personale
• PRP 10. Materia prima
• PRP 11. Controllo delle temperature degli ambienti di stoccaggio
• PRP 12. Metodologia di lavoro
• PRP 13. Informazioni sul prodotto al consumatore
• PRP 14. Controllo della data di scadenza del prodotto
• PRP 15. Gestione degli alimenti restituiti.
La gestione della rintracciabilità, dei ritiri e dei richiami è trattata nel Capitolo 8.
PRP 1. Infrastruttura
È richiesta una
Oggetto del PRP Monitoraggio Azione correttiva
registrazione?
Infrastrutture (locali/ Controllo visivo come Si, ma solo quando Opportuno intervento
impianti/attrezzature) minimo mensile è necessaria una di manutenzione delle
igieniche idonee allo basato su una lista manutenzione infrastrutture
scopo delle infrastrutture straordinaria
(requisiti igienici e
strutturali)
Scopo
Dotarsi di infrastrutture che garantiscano la sicurezza alimentare.
Campo di applicazione
• Le infrastrutture per la vendita diretta al pubblico anche con annessa produzione e prepa-
razione con o senza cottura di prodotti alimentari;
• un eventuale magazzino/deposito in cui possono essere presenti sistemi termoregolati per la
conservazione di alimenti;
2 Le schede previste all’inizio dei vari PRP trattati, seguono l’impostazione di cui agli orientamenti della Comu-
nicazione della Commissione Europea 2020/C 199/01 ed ai pareri EFSA adottati il 18 gennaio 2017 ed il 27 settembre 2018
(per i riferimenti vedasi capitolo 3), tuttavia sono stati apportati degli adattamenti per tenere conto della situazione
nazionale
93
verso o in un’area pulita, in particolare un’area dove vengano manipolati alimenti che pos-
sono presentare un alto rischio per i consumatori finali.
Requisiti specifici applicabili ai locali all’interno dei quali i prodotti alimentari vengono prepa-
rati, lavorati o trasformati
• i locali dove gli alimenti sono preparati, lavorati o trasformati devono essere progettati e
disposti in modo da consentire una corretta prassi igienica impedendo anche la contamina-
zione tra e durante le operazioni. In particolare:
A. i pavimenti devono essere mantenuti in buone condizioni, essere facili da pulire e, se
necessario, da disinfettare; ciò richiede l’impiego di materiale resistente, non assorben-
te, lavabile e non tossico, a meno che gli operatori alimentari non dimostrino all’auto-
rità competente che altri tipi di materiali possono essere impiegati appropriatamente.
Ove opportuno, la superficie dei pavimenti deve assicurare un sufficiente drenaggio (ad
esempio per facilitare la pulizia è possibile installare gli sgusci tra pavimento e parete; il
drenaggio è opportuno dove è frequente un ristagno d’acqua);
B. le pareti devono essere mantenute in buone condizioni ed essere facili da pulire e, se ne-
cessario, da disinfettare; ciò richiede l’impiego di materiale resistente, non assorbente,
lavabile e non tossico e una superficie liscia fino ad un’altezza adeguata per l’esercizio
dell’attività, a meno che gli operatori alimentari non dimostrino all’autorità competente
che altri tipi di materiali possono essere impiegati appropriatamente (le pareti ad esem-
pio possono essere piastrellate o rivestite di materiale lavabile quale acciaio inox, smalto
adatto, resine);
C. i soffitti (o, quando non ci sono soffitti, la superficie interna del tetto) e le attrezzature so-
praelevate devono essere costruiti e predisposti in modo da evitare l’accumulo di sporci-
zia e ridurre la condensa, la formazione di muffa indesiderabile e la caduta di particelle;
D. le finestre e le altre aperture devono essere costruite in modo da impedire l’accumulo di
sporcizia e quelle che possono essere aperte sull’esterno devono essere, se necessario,
munite di barriere anti-insetto facilmente amovibili per la pulizia; qualora l’apertura
di finestre provochi contaminazioni, queste devono restare chiuse e bloccate durante
la produzione (vanno evitati i davanzali interni non spioventi; se sono presenti vanno
puliti di frequente);
E. le porte devono avere superfici facili da pulire e, se necessario, da disinfettare; a tal fine
si richiedono superfici lisce e non assorbenti, a meno che gli operatori alimentari non
dimostrino all’autorità competente che altri tipi di materiali utilizzati sono adatti allo
scopo;
F. le superfici (comprese quelle delle attrezzature) nelle zone di manipolazione degli ali-
menti e, in particolare, quelli a contatto con questi ultimi devono essere mantenute in
buone condizioni ed essere facili da pulire e, se necessario, da disinfettare; a tal fine si
richiedono materiali lisci, lavabili, resistenti alla corrosione e non tossici, a meno che gli
operatori alimentari non dimostrino all’autorità competente che altri tipi di materiali
utilizzati sono adatti allo scopo (materiali adatti, tra gli altri, sono a titolo esemplificativo
e non esaustivo l’acciaio inox, i laminati resistenti e comunque idonei al contatto con gli
alimenti);
G. ove necessario, si devono prevedere opportune attrezzature per la pulizia, la disinfezio-
ne e il deposito degli strumenti di lavoro e degli impianti. Tali attrezzature devono essere
in materiale resistente alla corrosione e facili da pulire e disporre di un’adeguata eroga-
zione di acqua calda e fredda (a titolo esemplificativo sistemi di erogazione di detergenti,
sterilizzatori per coltelli, lavastoviglie);
95
• qualora, per impedire la corrosione delle apparecchiature e dei contenitori sia necessario
utilizzare additivi chimici, ciò deve essere fatto secondo le corrette prassi.
Requisiti applicabili alle attrezzature in fase di trasporto
• i vani di carico dei veicoli e/o i contenitori utilizzati per il trasporto di prodotti alimentari de-
vono essere mantenuti puliti nonché sottoposti a regolare manutenzione al fine di protegge-
re i prodotti alimentari da fonti di contaminazione e devono essere, se necessario, progettati
e costruiti in modo tale da consentire un’adeguata pulizia e disinfezione;
• i vani di carico dei veicoli e/o i contenitori non debbono essere utilizzati per trasportare
qualsiasi materiale diverso dai prodotti alimentari se questi ultimi possono risultarne con-
taminati;
• se i veicoli e/o i contenitori sono adibiti al trasporto di altra merce in aggiunta ai prodotti ali-
mentari o di differenti tipi di prodotti alimentari contemporaneamente, si deve provvedere,
ove necessario, a separare in maniera efficace i vari prodotti;
• i prodotti alimentari sfusi liquidi, granulari o in polvere devono essere trasportati in vani
di carico e/o contenitori/cisterne riservati al trasporto di prodotti alimentari. Sui contenitori
deve essere apposta una menzione chiaramente visibile ed indelebile in una o più lingue
comunitarie relativa alla loro utilizzazione per il trasporto di prodotti alimentari ovvero la
menzione “esclusivamente per prodotti alimentari”;
• se i veicoli e/o i contenitori sono adibiti al trasporto di merci che non siano prodotti alimen-
tari o di differenti tipi di prodotti alimentari, si deve provvedere a pulirli accuratamente tra
un carico e l’altro per evitare il rischio di contaminazione;
• i prodotti alimentari nei veicoli e/o contenitori devono essere collocati e protetti in modo da
rendere minimo il rischio di contaminazione;
• ove necessario, i vani di carico dei veicoli e/o i contenitori utilizzati per trasportare i prodotti
alimentari debbono essere atti a mantenere questi ultimi in condizioni adeguate di tempera-
tura e consentire che la temperatura possa essere controllata.
È opportuno precisare che la lista per il controllo delle infrastrutture costituisce un semplice
promemoria per rendere puntuale il controllo visivo delle medesime.
Responsabilità
L’OSA o i suoi delegati verificano la presenza dei suddetti requisiti ed il mantenimento nel tempo.
Ogni addetto collabora e contribuisce al mantenimento di quanto riportato nella presente pro-
cedura.
Documenti/allegati
Ad esempio: Scia o vecchia autorizzazione sanitaria, planimetria, manuali d’uso e manutenzio-
ne degli impianti/attrezzature/macchine.
È richiesta una
Oggetto del PRP Monitoraggio Azione correttiva
registrazione?
Scopo
Assicurare la corretta pulizia e, se necessario, la disinfezione di locali, impianti ed attrezzature.
Campo di applicazione
Locali, impianti, attrezzature relativi alla documentazione presentata alle Autorità Competenti
(planimetria allegata all’autorizzazione sanitaria/S.C.I.A.) ed ai relativi mezzi di trasporto degli
alimenti.
Descrizione
Per gestire questo PRP si opera su due fasi:
Fase 1 (progettazione di un corretto programma di pulizia): si devono individuare e valutare i
locali/impianti/attrezzature coinvolti, la tipologia di sporco da rimuovere ed i rischi connessi
alla attività. Con questi elementi si devono scegliere la tipologia di strumento da utilizzare (mec-
canico e chimico) e le modalità di utilizzo. A tal riguardo è fondamentale seguire le indicazioni
dell’etichetta/scheda tecnica dei prodotti e attrezzature utilizzate.
A titolo di esempio si suggerisce l’utilizzo dell’acqua tiepida (25/45 °C) per le superficie grasse,
prestare attenzione alla corretta diluizione del prodotto chimico per evitare che non abbia ef-
fetto se troppo diluito o una sua rimozione difficile se troppo concentrato, evitare di mischiare
prodotti diversi (es. candeggina insieme ad ammoniaca), valutare attentamente la compatibilità
del prodotto con la superficie da pulire (es. evitare cloro con leghe leggere).
È fondamentale il rispetto dei tempi di contatto per i disinfettanti perché siano efficaci.
Il riesame della fase deve essere operato al sopraggiungere di ogni nuovo mutamento sostanzia-
le (es. cambio dei prodotti chimici, acquisto nuova attrezzatura).
Questi elementi consentono di redigere le istruzioni operative per la pulizia dei locali/impianti/
attrezzature.
La progettazione comprende anche la validazione del sistema; tale validazione è possibile otte-
nerla da:
• documentazione/schede tecniche/etichetta dei prodotti chimici e attrezzature usati (es. bio-
cidi, presidio medicochirurgico, vapore) o,
• letteratura e pubblicazioni (es. rivista scientifica) o,
• test microbiologici sul campo.
Fase 2 (redazione delle istruzioni operative): le istruzioni operative devono prevedere l’indi-
cazione della frequenza di intervento, le modalità di intervento, come sotto riportate, ed even-
97
tualmente anche l’individuazione degli strumenti idonei allo scopo. Si ricorda che tali strumen-
ti devono essere in materiale resistente alla corrosione e facili da pulire. È importante che i
prodotti utilizzati per la disinfezione e detersione siano riposti in luoghi separati e non vengano
a contatto con gli alimenti.
Le modalità di intervento per pulire locali/impianti/attrezzature sono nell’ordine le seguenti:
1) Pu (pulitura):
A. rimozione dello sporco visibile/grossolano con mezzi meccanici (acqua, straccio, scopa,
carta a perdere, ecc…);
2) De (detersione):
A. distribuire sulla superficie il detergente secondo le modalità indicate in scheda tecnica/
etichetta del prodotto ed aiutare l’azione dello stesso con un mezzo meccanico (es. spu-
gna, spazzola);
B. sciacquare con acqua;
3) Di (disinfezione):
A. distribuire sulla superficie il disinfettante/sanificante secondo le modalità indicate in
scheda tecnica/etichetta del prodotto;
B. sciacquare e asciugare con panno pulito o carta a perdere.
Le azioni di cui ai punti 2(De) e 3(Di) possono essere svolte utilizzando un unico prodotto che
accomuna le due caratteristiche, in quanto riesce a svolgere contemporaneamente un’azione
detergente e disinfettante.
La frequenza potrebbe essere:
Fc = fine ciclo/intermedia
Gi = giornaliera
Se = settimanale
Me = mensile
An = annuale
in alternativa
politica del “pulire quando si sporca” (clean as you go).
Prodotti contenenti un
% p/p Tempo di azione PT
principio attivo
5’ batteri/lieviti
62,50% PT2
15’ funghi
5’ batteri/lieviti
59,20% PT2
15’ funghi
20’’ batteri/lieviti/virus
89,00% 90’’ disinfezione delle mani PT1
del chirurgo
Etanolo
89,00% 2’ disinfezione delle mani del chirurgo PT1
(n. CAS 64-17-5)
3 mL x 2’ virucida
85,00% PT1
3 mL x 30’’ batteri e lieviti
3 mL x 90’’ virucida
82,00% PT1
3 mL x 30’’ batteri e lieviti
74,00% 30’’ virus PT1
99
Prodotti contenenti due
% p/p Tempo di azione PT
principi attivi
1-Propanolo (n. CAS 71-23-8) + 51,97%
5’ batteri/funghi/lieviti PT2
Propan-2-olo (n. CAS 67-63-0) +17,33%
1-Propanolo (n. CAS 71-23-8) +
25% + 35% 30’’ batteri e lieviti PT2
Propan-2-olo (n. CAS 67-63-0)
1-Propanolo (n. CAS 71-23-8) +
49% + 19,5% 15’ lieviti PT2
Propan-2-olo (n. CAS 67-63-0)
1-Propanolo (n. CAS 71-23-8) +
2,92% + 69,3% 30’’ batteri e lieviti PT1
Propan-2-olo (n. CAS 67-63-0)
Etanolo (n. CAS 64-17-5) +
65% + 10% 30’’ batteri e lieviti PT1
1-Propanolo (n. CAS 71-23-8)
Benzil-C12-18-alchildimetil
cloruro (n. CAS 68391-01-5) +
Didecildimetil ammonio 0,18% + 0,27% 5’ virus PT2
cloruro (DDAC (C8-10)) (n. CAS
68424-95-3)
Alchildimetil benzil ammonio
5’ batteri
cloruro (n. CAS 68391-01-5) + 2,45% + 8% PT2
15’ funghi
Acido lattico (n. CAS 50-21-5)
PT1: “prodotti applicati sulla pelle o il cuoio capelluto, o a contatto con essi, allo scopo principale di disinfettare la
pelle o il cuoio capelluto”.
PT2: “prodotti disinfettanti non destinati all’applicazione diretta sull’uomo o sugli animali”
pavimenti x x x x
pareti, soffitti x x
vetri finestre x x
parti illuminanti x x
superfici piastrellate x x x x
lavelli/vasche x x x
cappe aspiranti x x x
contenitori sacchetto rifiuti (allontanamento x x x
sacchetto rifiuti alimentari in spazio dedicato
due volte dì)
sistemi termoregolati X1 X1 X2 X1 X2
attrezzature (es. affettatrice) x x x x x x
utensili manuali x x x x x
postazioni trattamento alimenti x x x x x
contenitori/stoviglie x x x x x
forni x x x
servizi igienici x x x x x
contenitori termo-coibentati x x x x x
Etc…
101
PRP 3. Lotta agli animali infestanti (Pest controll)
È richiesta una
Oggetto del PRP Monitoraggio Azione correttiva
registrazione?
Scopo
Prevenire la presenza di animali infestanti.
Campo di applicazione
Locali relativi alla documentazione presentata alle Autorità Competenti (planimetria allegata
all’autorizzazione sanitaria/S.C.I.A.).
Descrizione
Per una corretta lotta agli infestanti bisogna operare con un logica preventiva.
È preliminarmente necessario valutare sempre la tipologia di attività (es. enoteca o panificio),
la tipologia degli alimenti venduti o prodotti (es: rivendita di prodotti alimentari confezionati o
produzione e vendita di alimenti sfusi), il contesto ambientale (es. centro città o attività limitrofa
a corsi d’acqua, struttura condominiale con adeguato monitoraggio/lotta agli animali infestanti)
ed i sistemi di lotta applicabili. Anche fattori temporanei, come ad esempio un vicino cantiere
con movimento terra o il cambiamento delle condizioni metereologiche, possono fare insorgere
dei problemi mutando le valutazioni preliminari.
Il monitoraggio è condizione necessaria per un corretto programma preventivo di lotta (ad
esempio, le blatte, animali notturni e difficilmente visibili durante gli orari di lavoro, sono facil-
mente individuabili con trappole).
È fondamentale l’effetto sinergico in particolare dei PRP 1 (Infrastruttura), 2 (Pulizia e
disinfezione), 7 (Gestione dei rifiuti) e 10 (Materie prime).
A. Sistemi passivi (pest proofing): obbligatori
I locali di lavorazione e deposito devono essere protetti dall’ingresso di infestanti con le seguenti
modalità:
• muri e infissi esenti da fessure o fori;
• finestre e aperture protette da reticelle o simili;
• attrezzature, materiali e prodotti disposti in modo da consentire l’ispezione e la pulizia (par-
ticolare attenzione va riservata ai depositi di materiale da imballaggio e ai prodotti a bassa
rotazione);
• aree adiacenti i locali (cortili, balconi) mantenute sgombre da materiali ingombranti ed inutili;
• dispositivi dissuasori per evitare l’ingresso/sosta di animali non desiderati (es. piccioni).
È richiesta una
Oggetto del PRP Monitoraggio Azione correttiva
registrazione?
Scopo
Utilizzare, ai fini della sicurezza alimentare, attrezzature e strumenti con un buono stato di ma-
nutenzione e funzionamento.
Campo di applicazione
• Le attrezzature per la conservazione e lavorazione degli alimenti;
• i termometri ai fini della conservazione o trattamento per la sicurezza alimentare (es. boni-
fica parassiti del pesce);
• le bilance nel caso di utilizzo di additivi e coloranti alimentari.
Descrizione
Il rispetto di quanto indicato nei PRP 1 (Infrastruttura), PRP 11 (Controllo delle temperature
degli ambienti di stoccaggio) e PRP 12 (Metodologia di lavoro) garantisce il buon funzionamento
delle attrezzature.
In metrologia3 vengono differenziati i termini “calibration”, “taratura” in lingua italiana e “adjust-
ment of a measuring system”, traducibile in “aggiustamento o regolazione dei sistemi di misura”.
Con quest’ultimo termine, “adjustment of a measuring system”, si intende l’operazione con cui
uno strumento di misura è regolato al fine di migliorarne l’accuratezza. Tale operazione richiede
il confronto con delle misure di riferimento prodotte utilizzando uno strumento campione.
L’aggiustamento è un procedimento che ha la finalità di rendere l’attrezzatura di misurazione
più accurata per migliorarne, di solito, la precisione. La taratura, invece, è un’operazione che
permette di definire le caratteristiche metrologiche di uno strumento allo scopo di stabilirne
la precisione4. Ad esempio, la bilancia per la pesatura degli alimenti in vendita deve avere un
certificato di taratura rilasciato da un ente accreditato, come previsto dalla legge, tuttavia è op-
portuno aggiustare la stessa per garantirne il buon funzionamento mettendola in bolla.
Non è necessario avere un certificato di taratura rilasciato da un ente esterno se non espres-
samente richiesto dalla normativa, ma è sufficiente fare un aggiustamento come previsto dal
manuale di istruzione dell’attrezzatura.
3 Vedasi: JCGM 200:2012, Vocabolario Internazionale di Metrologia (VIM terza edizione); voce “Calibrazione”, in
Wikipedia, edizione italiana
4 Vedasi la nota n. 3
105
Attrezzature
In un laboratorio di produzione devono esser presenti attrezzature che permettono in ogni caso
un buon livello di affidabilità di funzionamento e quindi di sicurezza alimentare.
Sul mercato ad esempio esistono friggitrici equipaggiate con timer computerizzati e program-
mabili (tempo/temperatura), tuttavia non è sempre necessario per l’OSA comprare tale friggitri-
ce se l’attrezzatura in uso è idonea al suo scopo e ben manutenuta.
L’OSA adempie correttamente allo scopo del presente PRP individuando l’attrezzatura idonea
alla propria attività e seguendo quanto previsto dal manuale di istruzioni d’uso, come ad esem-
pio evitando di sovraccaricare o di superare la capacità delle attrezzature tanto da creare fes-
sure, di porre alimenti (troppo) caldi nei sistemi di raffreddamento tanto da impedire un raf-
freddamento rapido, di utilizzare una capacità di riscaldamento troppo bassa per la quantità di
alimenti posti negli espositori caldi.
È importante che le fasi di manutenzione, indicate nel Manuale, siano eseguite a macchine fer-
me e/o momenti separati dalla produzione per evitare il possibile pericolo di contaminazioni
chimico/fisico e microbiologiche.
Termometri
Il funzionamento degli strumenti impiegati per il rilievo delle temperature va verificato median-
te corretto settaggio del sistema termoregolato ed aggiustamento periodico del medesimo.
Nel caso di strumenti funzionalmente connessi a un impianto (cella frigorifera o pasteurizzatori
ecc.) la verifica dei termometri viene di norma condotta dallo stesso personale che provvede
alla manutenzione dell’attrezzatura. In questo caso è importante che l’OSA chieda e ottenga una
attestazione da parte del manutentore in merito all’avvenuto aggiustamento degli strumenti di
misura.
Al fine della corretta conservazione degli alimenti deperibili, è obbligatorio avere termometri
di seconda linea (ossia quelli utilizzati per il monitoraggio delle celle, banchi espositivi termore-
golati etc.) gestiti seguendo le indicazioni del produttore. L’OSA o suo incaricato (es. consulente
o tecnico frigorista per la manutenzione) deve utilizzare un termometro di prima linea (ossia
quello utilizzato in fase di taratura come strumento campione), gestito in base ad un piano di
taratura e aggiustamento annuale, per verificare attraverso confronto annuale il buon funzio-
namento dei termometri di monitoraggio (seconda linea).
Bilance
È opportuno:
• per l’utilizzo quotidiano verificare l’impostazione della tara e se l’attrezzatura è in bolla (ove
presente);
• seguire il manuale di istruzione e manutenzione della attrezzatura.
È necessario, inoltre, fare un controllo giornaliero utilizzando dei pesi non certificati.
La bilancia per la pesatura degli alimenti in vendita ha l’obbligo del certificato di taratura legale
periodica.
Responsabilità
È dell’OSA o dei suoi delegati, nonché del soggetto che effettua la manutenzione.
Ogni addetto contribuisce al rispetto di quanto sopra e segnala eventuali non conformità.
Documenti/allegati
Manuale d’uso e di manutenzione.
Certificato di taratura legale.
È richiesta una
Oggetto del PRP Monitoraggio Azione correttiva
registrazione?
Scopo
Prevenire le contaminazioni fisiche e chimiche nel ciclo lavorativo.
Campo di applicazione
L’attività svolta nei locali relativi alla documentazione presentata alle Autorità Competenti (pla-
nimetria allegata all’autorizzazione sanitaria/S.C.I.A.).
Descrizione
Le sostanze chimiche e gli agenti fisici estranei presenti negli alimenti possono o potrebbero
creare dei problemi per la salute.
La corretta gestione di questi pericoli si basa sulla scrupolosa applicazione dei PRP 1 (infrastrut-
tura) PRP 2 (pulizia e disinfezione), PRP 3 (lotta agli animali infestanti), PRP 4 (manutenzione e
taratura tecnica), PRP 8 (controllo di acqua e aria), PRP 10 (materia prima), PRP 12 (metodologia
di lavoro).
Questi rischi si verificano nel ciclo lavorativo come conseguenze di azioni sbagliate o perché non
sono state eseguite le istruzioni e le buone prassi igieniche.
Per l’elenco dei pericoli oggetto del presente PRP si rinvia a quanto già descritto nel Capitolo 5.
Nel ciclo lavorativo, le principali istruzioni operative standard da implementare sono le seguenti.
• Ricevimento merci: evitare la contaminazione crociata (es. non accettare un trasporto pro-
miscuo tra prodotti chimici e prodotti alimentari non protetti; non sovrapporre prodotti
alimentari non protetti e non compatibili; non lasciare liquidi alimentari in bottiglia all’e-
sposizione solare; non appoggiare direttamente a terra alimenti)
• Deposito/conservazione: creare aree di stoccaggio dedicate alle diverse tipologie di prodotto
al fine di evitarne il contatto (es. separare i prodotti chimici da quelli alimentari, i prodotti
imballati da quelli sfusi)
• Manipolazione/trasformazione:
107
» assicurarsi che le superfici a contatto con gli alimenti siano adeguatamente risciacquate;
» assicurarsi che il livello di usura delle attrezzature non costituisca un rischio di rilascio
di materiale estraneo all’alimento (es. evitare gastronomica in plastica trasparente cre-
pata; non utilizzare assi in legno scheggiate/usurate per la panificazione);
» coprire/proteggere gli alimenti utilizzati indicando la data di apertura/preparazione e/o
la data entro cui terminarne il consumo e comunque seguendo le indicazioni dell’eti-
chetta del fornitore (es. la crema pasticcera non completamente utilizzata). Anche gli
imballaggi primari che vengono utilizzati per il confezionamento devono essere protetti
da eventuali contaminazioni;
» assicurarsi che gli oggetti di vetro e plastica dura adiacenti ai prodotti alimentari siano
integri (es. finestre nel laboratorio di produzione);
» prevenire l’uso di oggetti estranei al ciclo produttivo (es.: orologio, catene, anelli, unghie
finte, fermagli);
» non lasciare prodotti chimici per la pulizia sui piani di lavoro in uso;
» utilizzare attrezzature compatibili per la cottura degli alimenti;
» utilizzare gli additivi alimentari secondo i limiti previsti dalla normativa e le indicazioni
del produttore e dosati con una bilancia di adeguata sensibilità;
» utilizzare gli oli di cottura secondo le indicazioni del produttore (es. verificare il punto
di fumo dell’olio utilizzato);
» i sistemi di cattura degli infestanti e la posizione delle trappole devono essere tali da
evitare la contaminazione dell’ambiente per le produzioni alimentari;
» prestare attenzione al formarsi di acrilammide (si veda PRP 12 – Sezione Cottura).
• Esposizione nel bancone, servizio e confezionamento:
» assicurarsi che le superfici dei banchi di esposizione nonché dei supporti sui quali pog-
giano gli alimenti siano adeguatamente risciacquate dai residui dei prodotti chimici uti-
lizzati per la pulizia;
» assicurarsi che il livello di usura delle attrezzature non costituisca un rischio di rilascio
di materiale estraneo all’alimento;
» evitare parti strumentali arrugginite;
» a fine esposizione proteggere gli alimenti sfusi prima di riporli in cella indicando la data
di preparazione e/o la data entro cui terminarne il consumo e comunque seguendo le in-
dicazioni dell’etichetta del fornitore (es. i preparati di carne sfusi per la pronta cottura);
» è opportuno che le decorazioni utilizzate (alimentari e non) siano compatibili con i
prodotti alimentari esposti (es: utilizzare insalata lavata per decorare il banco);
» assicurarsi che gli oggetti di vetro e plastica dura adiacenti ai prodotti alimentari siano
integri (es. finestre nel laboratorio di produzione);
» non utilizzare oggetti estranei al ciclo produttivo (es.: orologio, catene, anelli, unghie
finte, fermagli);
» non lasciare prodotti chimici per la pulizia sui piani di lavoro in uso;
» qualora si utilizzino sistemi automatici di preincarto/preimballaggio assicurare la ma-
nutenzione dell’attrezzatura secondo quanto riportato sui manuali CE.
L’OSA deve analizzare la propria attività lavorativa per verificare l’adeguatezza delle suddette
istruzioni o individuarne delle altre specifiche per il proprio ciclo lavorativo.
PRP 6. Allergeni
È richiesta una
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registrazione?
Scopo
Gestire correttamente le attività lavorative per rispettare le dichiarazioni sugli allergeni effet-
tuate dall’OSA.
Campo di applicazione
Le attività lavorative che comportano manipolazione e/o trasformazione dei prodotti alimentari
al fine della gestione degli allergeni di cui all’Allegato II del Regolamento UE 1169/2011.
Sono escluse dall’ambito di applicazione le lavorazioni finalizzate a produrre alimenti di cui
è garantita l’assenza di specifici allergeni presenti o meno nell’Allegato II (es. senza glutine o
senza lattosio).
Descrizione
La corretta gestione di questo pericolo si basa sulla scrupolosa applicazione dei PRP 2 (pulizia
e disinfezione), PRP 9 (igiene e formazione del personale), PRP 10 (materia prima), PRP 12 (me-
todologia di lavoro), PRP 13 (informazione sul prodotto al consumatore) nonché dei seguenti
accorgimenti:
• tutto il personale deve essere a conoscenza degli allergeni di cui all’allegato II del Regola-
mento UE 1169/2011 (vedasi Allegato 1);
109
• individuare gli allergeni comunemente utilizzati nel proprio ciclo produttivo, le fonti poten-
ziali di contaminazione crociata ed informare il personale addetto;
• gestire le informazioni sui prodotti utilizzati come ingredienti nelle proprie lavorazioni e
raccogliere i dati per ciascuna materia prima al fine di accertare la presenza o meno degli
allergeni. Una corretta gestione avviene attraverso la verifica delle informazioni rilasciate
dal fornitore per quello specifico ingrediente al fine di verificare eventuali cambiamenti nei
prodotti utilizzati (es. il fornitore per indisponibilità consegna una altra marca di prodotto).
(NB: in caso di cambiamento del fornitore verificare il contenuto dei prodotti utilizzati);
• verificare ad ogni variazione degli ingredienti le informazioni rilasciate dal fornitore ai fini
di individuare correttamente gli allergeni presenti (es. cambio marca di wurstel per prepa-
rare una insalata di riso se è indisponibile quello normalmente utilizzato);
• utilizzare dove opportuno contenitori chiusi, dedicati ed identificati per il magazzinaggio e
la movimentazione dei prodotti contenti allergeni;
• separare dove opportuno le diverse lavorazioni per evitare le contaminazioni crociate. Tale
attività è in sinergia con i PRP 2 (pulizia e disinfezione) e 12 (metodologia di lavoro);
• evitare contaminazioni crociate in fase di esposizione alla vendita dei prodotti.
Responsabilità
La responsabilità è dell’OSA o dei suoi delegati.
Ogni addetto contribuisce al rispetto delle procedure operative standard ricevute e segnala
eventuali non conformità.
Documenti/allegati
- allegato 2 del Regolamento UE 1169/2011;
- le etichette e/o informazioni dei prodotti.
Esempio di come mappare le fonti di allergeni per la produzione di una focaccia con wurstel
È richiesta una
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Scopo
La gestione, il deposito e lo smaltimento corretti dei rifiuti con particolare riguardo a quelli or-
ganici e di origine animale.
Campo di applicazione
L’attività svolta nei locali individuati dalla documentazione presentata alle Autorità Competenti
(planimetria allegata all’autorizzazione sanitaria/S.C.I.A.).
Descrizione
I rifiuti prodotti durante le lavorazioni oggetto del presente Manuale sono per lo più perfetta-
mente assimilabili ai rifiuti prodotti da attività domestica. A tal fine, si raccomanda di verificare
le disposizioni comunali sulla raccolta differenziata.
Tra i rifiuti di origine alimentare, fanno eccezione gli oli di frittura (D.lgs. 152/2006) ed i sottopro-
dotti di origine animale (Regolamenti CE n. 1069/2009 e n. 142/2011). La gestione di tali rifiuti
richiede necessariamente che lo smaltimento sia effettuato da un operatore autorizzato.
I rifiuti devono essere depositati in contenitori in buono stato di manutenzione, chiudibili, iden-
tificati secondo le disposizioni vigenti, facilmente pulibili e disinfettabili. È opportuno evitare un
accumulo esterno eccessivo o disordinato di rifiuti in quanto fonte di attrazione per gli animali
infestanti o vaganti.
In seguito a provvedimenti di allerta alimentare, qualora sia necessario smaltire i prodotti, è
necessario interpellare l’Autorità Sanitaria Locale per le procedure specifiche del caso.
È indispensabile assicurare un pronto allontanamento dei rifiuti dai locali di lavorazione, in par-
ticolare per i rifiuti organici. Nei locali devono essere presenti contenitori adatti, con comando
a pedale, in materiale resistente e facilmente lavabile e disinfettabile, svuotati di frequente nel
corso della produzione e periodicamente lavati e disinfettati. Gli attrezzi per la pulizia dei con-
tenitori devono essere usati solo a questo scopo.
Si raccomanda che i rifiuti non siano immessi direttamente nei contenitori ma utilizzando il più
possibile sacchetti monouso.
I materiali di imballaggio devono essere anch’essi prontamente allontanati, una volta tolto l’ali-
mento dall’imballo. È opportuno che l’imballaggio secondario non entri nei locali di lavorazione.
Responsabilità
La responsabilità è dell’OSA o dei suoi delegati.
Ogni addetto contribuisce al rispetto delle procedure operative standard ricevute e segnala
eventuali non conformità.
Documenti/allegati
Ove necessario, registri di carico/scarico e/o contratti in esclusiva con l’operatore autorizzato.
111
PRP 8. Controllo di acqua e aria
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Scopo
Assicurare che gli addetti del settore alimentare adottino un comportamento adeguato al fine di
garantire l’igiene e la sicurezza degli alimenti.
Campo di applicazione
Tutti gli addetti che lavorano nell’ambito delle fasi del processo produttivo.
Descrizione
Il rispetto di questo PRP è il presupposto/condizione per la corretta attuazione del sistema di
gestione della sicurezza alimentare (FSMS) ed in particolare dei PRP 5 (Contaminazione chimica
e fisica) e PRP 6 (Allergeni).
113
Igiene del personale
Gli addetti devono mantenere uno standard elevato di igiene individuale ed indossare indumen-
ti adeguati, puliti e, ove necessario, protettivi.
Con riferimento all’igiene individuale, l’OSA stabilisce i comportamenti che garantiscono lo
standard elevato di pulizia personale dei propri addetti, quali ad esempio:
• al fine di evitare che germi o sporcizia si depositino sugli alimenti, lavarsi le mani con fre-
quenza e comunque sempre a fronte di un potenziale rischio o nel passaggio da un’attività
sporca ad una pulita (es. dopo aver tossito o starnutito, dopo aver toccato i rifiuti o i conteni-
tori della spazzatura, dopo aver manipolato un alimento crudo passando ad uno cotto, dopo
aver usato i servizi igienici, dopo il rientro dalla pausa);
• al fine di preservare la pulizia degli indumenti di lavoro, separarli dagli indumenti personali
in appositi armadietti a doppio scomparto e non utilizzarli al di fuori degli ambienti lavorativi;
• al fine di evitare che oggetti personali (es. anelli, bracciali, unghie finte, telefono, piercing)
siano ricettacolo di sporcizia, non introdurli nei locali di lavorazione durante la manipola-
zione degli alimenti;
• al fine di evitare l’accumulo di sporcizia, avere unghie pulite, corte e non smaltate;
• al fine di evitare la contaminazione degli alimenti, non bere o mangiare nelle aree di produ-
zione, rispettare il divieto di fumare e utilizzare ove possibile oggetti monouso (es. fazzoletti
di carta, posate di plastica, asciugamani di carta).
Inoltre, come prescritto dal Reg. CE n. 852/2004 (Allegato II, capitolo VIII), nessuna persona af-
fetta da malattia o portatrice di malattia trasmissibile attraverso gli alimenti o che presenti, per
esempio, ferite infette, infezioni della pelle, piaghe o soffra di diarrea deve essere autorizzata a
qualsiasi titolo a manipolare alimenti e ad entrare in qualsiasi area di trattamento degli alimen-
ti, qualora esista una probabilità di contaminazione diretta o indiretta degli alimenti. Qualsiasi
persona affetta da una delle patologie sopra citate che lavori in un’impresa alimentare e che
possa venire a contatto con gli alimenti deve denunciare immediatamente la propria malattia o
i propri sintomi, precisando se possibile le cause, al responsabile dell’impresa alimentare.
In proposito, si ricorda che l’articolo 5, comma 3, Legge n. 300/1970 prevede che il datore di la-
voro (OSA) “ha la facoltà di far controllare l’idoneità fisica del lavoratore da parte di enti pubblici
ed istituti specializzati di diritto pubblico”.
Con riguardo alle caratteristiche degli indumenti, l’OSA decide quali abbigliamenti far indossare
ai propri addetti tenendo conto delle tipologie di attività svolte dagli stessi e di ulteriori requisiti
generali quali, ad esempio:
• numero sufficiente di ricambi di indumenti puliti;
• indumenti che non consentano il rilascio o la caduta di parte di essi (es. bottoni) o oggetti
contenuti nelle tasche esterne;
• indumenti il cui colore consenta di individuare facilmente lo sporco;
• se opportuno, indumenti il cui colore identifichi la mansione dell’addetto al fine di un mi-
glior controllo delle contaminazioni crociate (es. reparto macelleria diverso da reparto or-
tofrutta);
• copricapo adeguato a evitare la caduta di capelli, forfora e sudore;
• ove necessario, grembiule o davantino monouso al fine di mantenere puliti gli indumenti
per le lavorazioni successive;
• al fine di proteggere ferite alle mani già medicate, ove necessario, e comunque durante la
manipolazione di prodotti maggiormente a rischio (es. ripieni, farciture), guanti per alimen-
ti, il cui colore consenta di individuare facilmente eventuali frammenti degli stessi;
115
punti dei locali in maniera che sia continuamente visibile dal personale.
Successivamente i nuovi addetti saranno inseriti negli specifici programmi formativi.
Responsabilità
La responsabilità è dell’OSA o dei suoi delegati.
Ogni addetto contribuisce al rispetto delle istruzioni operative standard ricevute e segnala even-
tuali non conformità e problemi di salute.
Documenti/allegati
Documentazione sulla formazione del personale;
Documentazione sullo standard di igiene del personale e/o estratto del documento di autocontrollo.
È richiesta una
Oggetto del PRP Monitoraggio Azione correttiva
registrazione?
Soddisfazione dei Verifica delle Si, soltanto quando Non utilizzo delle
requisiti normativi materie prime si rilevano non materie prime non
relativi alle materie ad ogni consegna conformità ad conformi ai criteri di
prime. secondo i criteri di esempio le materie sicurezza
accettazione prime non sono
Presenza di istruzioni/ Riesame del
criteri di accettazione state consegnate alla
fornitore in base
per il ricevimento temperatura corretta
alle non conformità
delle materie prime registrate
basate su specifiche,
preferibilmente scritte Riesame delle
(es. caratteristiche specifiche del
organolettiche, prodotto e/o
etichetta …) dei criteri di
accettazione
Scopo
Garantire l’approvvigionamento di prodotti che soddisfano i requisiti normativi in materia di
sicurezza alimentare.
Campo di applicazione
Gli alimenti, gli additivi, i coadiuvanti tecnologici, i materiali da imballaggio ed i MOCA acqui-
stati dall’OSA.
Descrizione
L’approvvigionamento delle materie prime si svolge mediante la scelta di fornitori autorizzati o
abilitati per l’esercizio dell’attività.
È importante avere una politica di approvvigionamento rigorosa che preveda l’individuazione di
specifiche (ad es. microbiologiche) e garanzie igienico-sanitarie per le materie prime acquistate.
Il fornitore deve assicurare l’arrivo dei prodotti ordinati secondo specifiche prestabilite.
L’affidabilità del fornitore può essere valutata sulla base dei dati storici e delle non conformità
registrate.
Al ricevimento della materia prima è necessario verificare se i prodotti ricevuti corrispondono
alle specifiche concordate mediante le informazioni presenti in etichetta o su altri documenti
commerciali. In tale fase è opportuno verificare le condizioni igieniche e le caratteristiche del
mezzo di trasporto (es. presenza di sporco pregresso; funzionamento del sistema di raffredda-
mento).
FIDA - 6. CORRETTE PRASSI IGIENICHE
L’OSA e/o suo delegato seleziona i fornitori che garantiscano in modo continuativo il rispetto dei
criteri sopra elencati.
A titolo di esempio può essere utilizzata come istruzione operativa per i prodotti preimballati la
seguente lista.
» le forniture sono avviate al ciclo produttivo unicamente se conformi alla seguente lista di
controllo:
• documentazione commerciale d’accompagnamento;
• integrità confezioni;
• non superamento data di scadenza o termine minimo di conservazione/consumo (TMC);
• assenza alterazioni dello stato organolettico;
• corretta temperatura di trasporto/consegna;
• assenza evidenti segni di insudiciamento del prodotto e del mezzo di trasporto;
• fornitura informazioni di alimenti preimballati:
A. la denominazione dell’alimento;
B. l’elenco degli ingredienti;
C. qualsiasi ingrediente o coadiuvante tecnologico elencato nell’allegato II del Reg. UE
1169/2011 o derivato da una sostanza o un prodotto elencato in detto allegato che provo-
chi allergie o intolleranze usato nella fabbricazione o nella preparazione di un alimento e
ancora presente nel prodotto finito, anche se in forma alterata;
D. la quantità di taluni ingredienti o categorie di ingredienti;
E. la quantità netta dell’alimento;
F. il termine minimo di conservazione o la data di scadenza;
G. le condizioni particolari di conservazione e/o le condizioni d’impiego;
H. il nome o la ragione sociale e l’indirizzo dell’operatore del settore alimentare
I. il paese d’origine o il luogo di provenienza ove previsto o altre indicazioni specifiche;
J. le istruzioni per l’uso, per i casi in cui la loro omissione renderebbe difficile un uso adegua-
to dell’alimento;
K. per le bevande che contengono più di 1,2% di alcol in volume, il titolo alcolimetrico volu-
mico effettivo;
L. una dichiarazione nutrizionale;
M. indicazione della sede e dell’indirizzo dello stabilimento di produzione o, se diverso, di
confezionamento.
» I prodotti alimentari nei veicoli e/o contenitori sono collocati e protetti in modo da rendere
minimo il rischio di contaminazione.
È importante sensibilizzare i conducenti e gli altri addetti al trasporto degli alimenti sulla
applicazione delle buone prassi igienico-sanitarie anche durante le fasi di trasporto.
Responsabilità
La responsabilità è dell’OSA o dei suoi delegati.
Ogni addetto contribuisce al rispetto delle procedure operative standard ricevute e segnala
eventuali non conformità.
Documenti/allegati.
Etichetta o documenti commerciali delle forniture.
Registrazione delle non conformità.
117
PRP 11. Controllo delle temperature degli ambienti di stoccaggio
È richiesta una
Oggetto del PRP Monitoraggio Azione correttiva
registrazione?
Scopo
Accertarsi della corretta conservazione degli alimenti in adeguati sistemi termoregolati che ga-
rantiscano la sicurezza alimentare.
Campo di applicazione
Ambiente di stoccaggio (es. cella, banco di vendita, mezzo di trasporto) nonché, per gli stabili-
menti riconosciuti (Reg. CE 853/2004), gli ambienti di lavorazione e imballaggio delle carni.
Descrizione
L’OSA deve dotarsi di attrezzature idonee al mantenimento della temperatura degli alimenti in
esse conservati. A tal fine, è fondamentale che il settaggio sia adeguato rispetto alla temperatura
prevista per legge o sull’imballaggio del prodotto. In caso di conservazione di più prodotti ali-
mentari simili nella stessa attrezzatura si deve far riferimento al prodotto da conservarsi alla
più bassa temperatura.
Ciò posto è importante ricordare che l’Allegato II, Capitolo IX, parag. 5, del Reg. CE n. 852/2004
prescrive: “le materie prime, gli ingredienti, i prodotti intermedi e quelli finiti, in grado di consen-
tire la crescita di microrganismi patogeni o la formazione di tossine non devono essere conservati
a temperature che potrebbero comportare rischi per la salute. La catena del freddo non deve es-
sere interrotta. È tuttavia permesso derogare al controllo della temperatura per periodi limitati,
qualora ciò sia necessario per motivi di praticità durante la preparazione, il trasporto, l’immagaz-
zinamento, l’esposizione e la fornitura, purché ciò non comporti un rischio per la salute. Gli stabi-
limenti per la fabbricazione, la manipolazione e il condizionamento di alimenti trasformati devono
disporre di locali adeguati sufficientemente ampi per consentire il magazzinaggio separato delle
materie prime e dei prodotti trasformati e di uno spazio refrigerato separato sufficiente”.
Nelle diverse fasi del ciclo di lavorazione “i motivi di praticità” inevitabili sono ad esempio:
• scarico e controllo delle merci in magazzino o aree circostanti a temperatura ambiente;
• lavorazioni in laboratori a temperatura ambiente;
• carico dei banchi di vendita refrigerati presenti nei negozi;
• sbrinamento automatico degli impianti frigoriferi;
119
apparecchiature termoregolate sono dotate deve essere effettuato almeno giornalmente, con
annotazione delle eventuali anomalie e ripristino del corretto funzionamento. È utile tenere
presente che effettuare la sorveglianza efficacemente è in genere più importante della sua regi-
strazione (parag. 4.4.6 all. III della Comunicazione della Commissione Europea 2016/C278).
In assenza di norme che stabiliscono limiti di temperatura, l’OSA che produce nel proprio labo-
ratorio decide le modalità di conservazione per quella categoria di alimenti in funzione della
shelf life prevista (vedasi PRP 12) e a garanzia della sicurezza alimentare.
Modalità di conservazione e rispetto della catena del freddo
Fermo restando quanto sopra detto riguardo alla determinazione delle temperature, nel caso di
prodotti refrigerati, la conservazione tra 1 e 4 °C riduce fortemente la moltiplicazione batterica,
che sarebbe viceversa agevolata se il prodotto fosse mantenuto a temperature comprese tra 10°
e 60°C. In quest’ultimo caso si può comunque garantire la sicurezza del prodotto cuocendolo o
riportandolo in tempi brevi (entro 2 ore) alla corretta temperatura di conservazione, previa va-
lutazione dei criteri organolettici e del rapporto tempo/temperatura della esposizione.
Anche prodotti particolarmente a rischio, rappresentati da alimenti molto manipolati o con di-
versi ingredienti (es. insalata di riso), potrebbero essere commercializzati a temperature supe-
riori ai 4 °C per una maggior appetibilità (circa 12-15 °C). In questo caso, però, devono essere
consumati in tempi brevi (massimo 2 ore) o, in caso contrario, riportati rapidamente alla tempe-
ratura corretta di conservazione.
Mantenimento a caldo
Anche il mantenimento ad elevate temperature garantisce una buona sicurezza dal punto di
vista sanitario, in quanto evita la conservazione degli alimenti nella cosiddetta “fascia a rischio”
compresa tra 10 °C e 60 °C. Il mantenimento a caldo prevede una conservazione al di sopra dei
60 °C, così da impedire la moltiplicazione batterica.
Eventuali eccezioni possono essere fatte per tempi limitati, conservando per esempio il prodotto
per non oltre le due ore nella fascia a rischio, assicurandosi del suo consumo in tempi brevi o
eventualmente riportandolo rapidamente oltre i 60 °C o al di sotto dei 4 °C.
Responsabilità
La responsabilità è dell’OSA o dei suoi delegati.
Ogni addetto contribuisce al rispetto delle procedure operative standard ricevute e segnala
eventuali non conformità.
Documenti/allegati
Registro delle non conformità
Documento che descrive le modalità di conservazione delle categorie di semilavorati e prodotti
finiti (vedasi allegato 2 del presente Manuale).
L’OSA, nell’ambito della propria realtà aziendale, individua quali delle suddette fasi o attività si
applicano al proprio ciclo produttivo. Nel caso in cui l’OSA abbia altre fasi o attività stabilisce
altre istruzioni operative.
È importante che ci sia coerenza tra le attività svolte e quelle di cui all’autorizzazione sanitaria/
SCIA.
Descrizione
Le modalità operative di corretta manipolazione e preparazione servono ad assicurare che gli
alimenti siano conformi alle norme ad essi applicabili ed agli standard qualitativi riferiti all’uso
cui sono destinati, senza costituire rischi per la salute umana.
Le modalità operative possono essere individuate attraverso istruzioni operative scritte e/o in-
dicazioni orali consolidate.
Nella modalità operativa è necessario individuare l’ambito di applicazione, i responsabili, le
attività che dovranno compiere compreso il monitoraggio e, in caso di non conformità, le azioni
conseguenti e di miglioramento.
121
Le fasi o attività esaminate dal presente Manuale sono le seguenti.
• Ricevimento/approvvigionamento materia prima e prodotti
Applicare quanto indicato nel PRP 5 (contaminazione chimica e fisica), PRP 6 (allergeni), PRP
10 (materie prime), PRP 11 (controllo delle temperature degli ambienti di stoccaggio) al fine
di verificare in particolare la temperatura del trasporto, l’integrità della confezione, la data di
scadenza/TMC, gli aspetti merceologici, il controllo dei documenti di trasporto e il corretto im-
magazzinamento.
In presenza di non conformità la merce va identificata, per esempio con un cartello, e segregata
sino a restituzione o a smaltimento oppure respinta direttamente al fornitore.
Per un esempio di istruzione operativa vedasi il PRP 10.
• Eviscerazione
Effettuare l’operazione con strumenti dedicati in zona separata, fisicamente o temporalmente, per
evitare la contaminazione crociata ed applicare quanto indicato dal PRP 7 (gestione dei rifiuti).
• Cottura
Adottare le adeguate modalità di cottura che consentono di gestire anche potenziali pericoli
biologici e chimici, tenendo conto della attrezzatura utilizzata, del rapporto tempo/temperatura
e della tipologia del prodotto.
Infatti, nell’ambito delle misure di contrasto ai microrganismi patogeni, in particolare quelli non
sporigeni, la cottura degli alimenti è una delle più importanti.
Per effettuare un adeguato processo di cottura il calore deve raggiungere specifici livelli di tem-
peratura in ogni punto del prodotto, cioè l’intera sua massa ovvero cuore, per un certo intervallo
di tempo, per tenere sotto controllo il rischio determinato dalla potenziale presenza di Listeria,
Salmonella, Campylobacter, E. coli (vedasi tabella sotto riportata che si basa sui dati Food and
Drug Administration - FOOD Code 2017):
55 89 minuti
arrosto 63 4 minuti
>70 <1 secondo (istantaneo)
61 7 minuti
roast-beef
63 3 minuti
63 3 minuti
hamburger 66 1 minuto
>70 <1 secondo (istantaneo)
pesce >63 15 secondi
pollame >74 1 secondo (istantaneo)
uova >63 15 secondi
55 89 minuti
maiale 63 4 minuti
>70 <1 secondo (istantaneo)
123
Per quanto riguarda i vegetali, in generale caratterizzati da categorie e tipologie differenti,
orientativamente occorre superare una temperatura di 57 °C.
Per verificare che il prodotto raggiunga la temperatura idonea in ogni punto è sufficiente misu-
rare quella al suo cuore.
Una particolare attenzione va prestata sia per carni macinate o arrotolate (es. polpettone, cima
genovese, arrosto arrotolato ecc.) sia per gli alimenti di grandi pezzature dove è fondamentale
rispettare i tempi e le temperature di cottura.
Per controllare la temperatura possono essere usati termometri a sonda, da sanificare prima
e dopo l’uso. In alternativa e comunque laddove è impedito (es. cottura sottovuoto) è possibile
elaborare opportune istruzioni di cottura all’interno della ricetta che assicurino il raggiungi-
mento della temperatura al cuore di prodotto.
Se da una parte la temperatura di cottura raggiunta sulla superficie esterna di un prodotto può
garantire l’accettabilità del rischio biologico, ciò non vale sempre per le parti interne voluta-
mente lasciate poco cotte.
I tre esempi riportati di seguito illustrano quanto finora esposto:
A. roastbeef (caso di alimento volutamente poco cotto), l’accettabilità del rischio biologico è ga-
rantita, esternamente dalla temperatura di cottura e internamente dalla qualità del prodotto
e dalla qualifica dei fornitori (PRP 10 – materia prima);
B. tonno (scottato alla piastra – caso di alimento volutamente poco cotto), l’accettabilità del ri-
schio biologico è garantita, esternamente dalla temperatura di cottura, mentre internamen-
te non è garantita dalla qualità del prodotto ed è pertanto necessario sottoporre il prodotto a
trattamento di bonifica preventiva da parassiti dei prodotti della pesca (es. Anisakis) secon-
do il regolamento CE 853/2004. In ogni caso è opportuno utilizzare tonni ben conservati per
limitare la crescita dei microrganismi istaminogeni;
C. hamburger (caso di alimento che richiede una cottura completa): l’eliminazione dei patoge-
ni è garantita, esternamente dalla temperatura di cottura, tuttavia internamente la modalità
di preparazione del prodotto attraverso la tritatura delle carni favorisce la presenza di
microrganismi all’interno ed è pertanto necessario raggiungere valori di temperatura a
cuore che garantiscano l’eliminazione dei patogeni.
Se le necessità del ciclo produttivo aziendale impongono una conservazione successiva al trat-
tamento termico della cottura, come frequentemente avviene per il roastbeef, il rapido abbat-
timento termico dopo cottura e la conservazione refrigerata, assumono un’importanza fonda-
mentale.
Alimenti fritti
Particolare attenzione bisogna prestare all’olio usato per la frittura, in quanto l’utilizzo per più
volte può portare allo sviluppo di sostanze chimiche che risultano dannose per la salute (es. pe-
rossidi, acroleina). L’olio risulta nocivo quando raggiunge il “punto di fumo”, differente per tipo
di olio (semi vari, oliva, palma ecc.).
In via generale si consiglia di non superare nella fase di frittura una temperatura superiore a
175 °C per evitare gli effetti nocivi di cui sopra. A tal fine, oltre alla presenza del termostato è
opportuno valutare le istruzioni del produttore dello strumento per individuare la corretta im-
postazione.
Occorre anche evitare la presenza di residui alimentari nell’olio che viene riutilizzato pertanto
è buona prassi filtrarlo per i successivi utilizzi, così come evitare la pratica del “rabbocco”, ossia
125
sia connesso alla specifica composizione o natura del pane
PREPARAZIONE PANINI
- utilizzo di guida cromatica sulla combinazione ottimale colore-basso livello acrilammide
esponendola in modo visibile nei locali di preparazione
- qualora sia utilizzato pane preconfezionato o prodotto da forno la cui cottura deve essere
ultimata, osservare le istruzioni di cottura.
Per valutare l’accettabilità di livelli bassi di acrilammide si può utilizzare la scala colorimetrica
USDA/Munsell o per i piccoli operatori scale colorimetriche calibrate predisposte dall’azienda.
In alternativa può essere misurato il colore della frittura finita, utilizzando apparecchiature
specifiche (ad esempio Agtron).
Per gli operatori del settore alimentare che operano in impianti sotto controllo diretto e nel
quadro di un marchio o di una licenza commerciale, come parte o franchising di un’azienda
interconnessa di più ampie dimensioni e secondo le istruzioni dell’operatore del settore alimen-
tare che fornisce a livello centrale i prodotti alimentari, il Regolamento UE 2158/2017 prevede
l’applicazione delle misure di attenuazione supplementari di cui all’Allegato II, parte B delle
stesso Regolamento (vedasi Allegato III).
• Raffreddamento
Il processo di abbattimento della temperatura dopo cottura dovrebbe avvenire il più rapida-
mente possibile, al fine di evitare che la permanenza a valori di temperatura compresi tra i 10 e
i 60 °C agevoli la crescita dei microrganismi.
Il raffreddamento degli alimenti può avvenire con:
a. abbattitore di temperatura;
b. sistema termoregolato (es. frigorifero a pozzetto) dedicato.
Il raffreddamento degli alimenti può essere considerato accettabile anche con l’immersione dei
relativi contenitori in acqua e ghiaccio è, comunque, preferibile i sistemi di cui ai precedenti
punti a) e b).
In ogni caso per ridurre i tempi di raffreddamento è importante lavorare piccole porzioni di cibo
e mescolare ripetutamente i liquidi.
Invece, per quanto riguarda il pane, che non necessita di un raffreddamento rapido, è importare
evitare che il fondo delle ceste sia a contatto col suolo.
• Riattivazione
In questa fase l’alimento refrigerato o congelato viene riscaldato per la successiva vendita a cal-
do (vedasi PRP 11). È necessario utilizzare una opportuna strumentazione che permetta in tempi
brevi di superare la cosiddetta “fascia a rischio” compresa tra i 10 e i 60°C (es. forno a microonde,
forno tradizionale ventilato etc.).
• Congelamento
Per procedere al congelamento è necessario preliminarmente verificare le specifiche indicazio-
ni/adempimenti previsti dagli enti sanitari competenti a livello territoriale.
Analogamente al raffreddamento, il congelamento deve avvenire in tempi rapidi utilizzando
un’attrezzatura per l’abbattimento di temperatura (abbattitore/congelatore dedicato) e suddivi-
dendo l’alimento da congelare in porzioni più piccole.
• Controllo delle infestazioni dei prodotti della pesca e congelamento obbligatorio per il tratta-
mento sanitario di tali prodotti
L’OSA che effettua attività di vendita al dettaglio, qualora dovesse effettuare operazioni quali
sfilettatura o affettatura di prodotti della pesca, deve sottoporre gli stessi all’esame visivo previ-
sto dalla normativa (Reg. CE 853/2004; Reg. CE 2074/2005, All. II sez. I; Parere EFSA dell’11 marzo
2010, Codex alimentarius).
Analogamente il controllo visivo deve essere effettuato preventivamente anche sul prodotto in-
tero. Tale controllo può essere effettuato a campione ed in caso di rilevamento di parassiti è
127
opportuno registrare la non conformità segnalandola al fornitore.
In ogni caso, dopo il controllo, gli operatori del settore alimentare che immettono sul mercato il
prodotto della pesca destinato ad essere consumato crudo o praticamente tale, derivato da pesci
pinnati o molluschi cefalopodi, devono assicurarsi che siano sottoposti ad un trattamento di
congelamento preventivo e documentato che uccide i parassiti vivi potenzialmente rischiosi per
la salute dei consumatori. Tale trattamento riguarda i seguenti prodotti:
A. i prodotti della pesca che vanno consumati crudi o praticamente crudi (es. sushi); oppure
B. i prodotti della pesca marinati, salati e qualunque altro prodotto della pesca trattato, se il
trattamento praticato non garantisce l’uccisione del parassita vivo.
I prodotti devono essere portati alla temperatura di -20 °C per almeno 24 ore, o a trattamento
equivalente, e tale operazione deve essere documentata.
Una volta scongelati questi prodotti non possono essere ricongelati.
ESEMPIO DI PRP OPERATIVO PER IL CONTROLLO DEI PARASSITI NEI PRODOTTI DELLA PESCA
Ad ogni arrivo di merce effettuare un controllo a campione per la rilevazione dei parassiti se-
condo l’istruzione sotto indicata.
CONTROLLO PARASSITI
Avviene secondo quanto previsto nel Reg. CE 2074/05 (controllo visivo a campione).
Nel caso di forniture esterne di pesce intero già eviscerato o di filetti e tranci, il controllo è già
stato fatto dal fornitore/produttore.
Per le lavorazioni interne, invece, il controllo deve essere fatto dall’OSA con le seguenti modalità.
Durante le fasi di sfilettatura, tranciatura e successivo eventuale preimballaggio per la vendita
diretta l’operatore deve effettuare un controllo visivo a campione sul prodotto.
Durante l’eviscerazione del pesce, lasciare le viscere a temperatura ambiente per qualche mi-
nuto su un foglio di carta. Le larve, al caldo, cominceranno a muoversi rendendosi più visibili.
Il campionamento può essere eseguito secondo i criteri sotto riportati:
- lotto costituito da un numero di casse da 1 a 10: prelevare un minimo di 10 esemplari;
- lotto costituito da un numero di casse da 10 a 50: prelevare 1 esemplare per ogni cassa;
- lotto costituito da un numero di casse superiore a 50: prelevare a caso 10 esemplari dal 10%
delle casse.
Nel controllo dei parassiti dare la priorità al seguente elenco: pesce sciabola, coda di rospo,
sardina, nasello, sgombro, lanzardo, boga, pagello fragolino, pagro, triglia di scoglio, merluz-
zo, scorfano, gallinella, suro, ricciola, pesce s. pietro, molva, melù, busbana, rana pescatrice,
aguglia, tombarello, pesce tamburo, pesce castagna, murena, tracina, alice, salmone selvaggio
pescato, altre specie sensibili e molluschi cefalopodi.
I prodotti con un’infestazione manifesta tale da renderli inadatti al consumo devono essere sem-
pre inviati a distruzione.
La partita di cui il campione è infestato fino al 10% è considerabile conforme; sopra il 10% di
esemplari infestati del campione, la merce può essere distrutta, toelettata o destinata al tratta-
mento di bonifica.
I prodotti con un’infestazione tale da renderli inadatti al consumo devono essere sempre inviati
a distruzione.
5 Nel report scientifico EFSA-EFSA journal 2015; 13(7):4162 sono valutate diverse condizioni di conservazione
del prodotto in funzione del tempo, al fine di prevenire l’intossicazione da istamina
129
È opportuno l’uso differenziato di utensili (es: coltelli, taglieri, ecc.) rispetto alle diverse tipologie
di prodotto (carne cruda, verdura, ecc.). Un suggerimento è quello di utilizzare taglieri di colore
diverso per prodotti diversi.
Analogamente dovrebbero essere facilmente riconoscibili gli strumenti utilizzati nei diversi lo-
cali o in alternativa prima del loro riutilizzo devono essere puliti e nel caso disinfettati.
La collocazione dei rifiuti deve avvenire in appositi bidoni di numero sufficiente e con apertura
non manuale. I bidoni devono essere frequentemente svuotati.
Prestare particolare attenzione ai mitili crudi e alle uova fresche in guscio, valutando in quest’ul-
timo caso l’opportunità di utilizzare uova pastorizzate, dal momento che microrganismi pato-
geni (in particolare Salmonella) possono essere presenti, oltre che all’interno, sulla superficie
dell’uovo e da qui contaminare altri alimenti e superfici, anche attraverso le mani dell’operatore.
• Rilavorazione e reincarto
Per rilavorazione si intende l’attività di recupero di un prodotto alimentare invenduto che, pre-
via verifica e controllo delle condizioni igieniche e organolettiche, viene utilizzato per un’ulte-
riore preparazione.
La rilavorazione si applica a tutte le attività oggetto del manuale in cui si imballano o preparano
alimenti, quindi il CEDI è escluso. Di seguito vengono forniti alcuni esempi di rilavorazione:
- Macelleria, utilizzo di rifilature per la preparazione di tritati
- Pescheria, utilizzo di rifilature per la preparazione di impasti
- Salumeria, utilizzo dei fondi di salumi per gli impasti
- Gastronomia, utilizzo di pollo cotto invenduto nella giornata per preparare polpette
- Ortofrutta, utilizzo di frutta matura per macedonie
- Pasticceria, utilizzo di brioches o pan di spagna raffermi per torte tradizionali es. torta di
pane
- Panificio, utilizzo di focaccia invenduta da tostare come crostini
- Pastificio, utilizzo di ritagli di pasta per un nuovo impasto.
Per reincarto si intende, invece, l’attività di apertura di un imballaggio apposto dal confeziona-
tore nel negozio (preimballato per la vendita diretta) per la verifica e il controllo delle condizioni
igieniche e organolettiche del prodotto esposto per la vendita. In seguito a controllo positivo è
possibile imballare nuovamente il prodotto apponendo una nuova etichetta.
Per le suddette attività di verifica e controllo, l’OSA deve accertare che il prodotto sia stato ot-
tenuto seguendo tutte le prescrizioni previste nei PRP attinenti e controllare le caratteristiche
organolettiche tipiche del prodotto.
L’operatore specializzato, inoltre, deve rilevare i cambiamenti di colore, consistenza, superficie,
odore: es. in pescheria si valuta la lucentezza delle squame, la forma e opacità dell’occhio, la pre-
senza di muco, il colore delle branchie, la rigidità cadaverica, l’odore, il colore della superficie.
Oppure in ortofrutta in un vassoio di 4 mele, di cui 1 ammaccata, è possibile sostituire il prodotto
commercialmente non vendibile con uno non danneggiato.
• Lavorazione a freddo
Le lavorazioni effettuate su prodotti che non saranno sottoposti successivamente a cottura (es.
assemblaggio ingredienti per insalate di riso, insalate russe, ecc.) si definiscono “lavorazioni a
freddo”. La mancanza di successivi trattamenti termici necessita di un elevato standard igienico.
A tal proposito, è necessario che le superfici e gli attrezzi siano adeguatamente sanificati e che le
materie prime siano in condizioni igieniche ottimali.
131
e senza la presenza di sporcizia o odori anomali.
Nel caso di confezionamento self-service di alimenti è necessario predisporre dei dispenser che
contengano imballaggi idonei al contatto, puliti e adeguati all’uso.
Laddove il cliente voglia utilizzare il proprio imballaggio (es. sacchetti monouso o retine per
l’imballaggio dell’ortofrutta) questo deve soddisfare i tre criteri suddetti ed a tal fine l’OSA deve
verificare preventivamente se detti imballaggi siano idonei.
133
prodotto esaminato, occorrerà rivedere i tempi e le temperature di lavorazione, cottura e con-
servazione di quel prodotto.
Le verifiche possono basarsi su ispezioni e controlli periodici anche eventualmente a sorpresa,
studi scientifici (es. challenge test), valutazioni delle non conformità registrate, analisi chimiche
e microbiologiche effettuate in proprio o da enti di controllo.
La frequenza delle verifiche dovrebbe essere tale da confermare l’efficiente funzionamento del-
le procedure basate sul sistema FSMS e dipenderà dalle caratteristiche dell’impresa (produzione,
numero di dipendenti, natura dell’alimento trattato), dalla frequenza della sorveglianza, dall’ac-
curatezza dei dipendenti, dal numero di anomalie rilevate nel tempo e dai pericoli in questione.
Le ispezioni possono essere eseguite da personale interno qualificato oppure affidate a servizi
esterni convenzionati con l’associazione di categoria.
Se si sceglie la verifica anche con analisi microbiologiche o chimiche dei prodotti ci si deve ba-
sare su alcuni punti fermi:
- affidarsi ad un laboratorio accreditato, inserito negli elenchi regionali (richiedere la docu-
mentazione relativa, in caso contrario le analisi potrebbero non avere alcun valore);
- programmare il numero ed il tipo di analisi da effettuare sulla base delle dimensioni e del
tipo di produzione;
- prendere in esame i risultati delle analisi per intervenire, se necessario, a correggere errori
nei metodi di produzione. Il laboratorio deve poter fornire la consulenza necessaria;
- conservare la documentazione, annotando anche sui referti gli interventi attivati per correg-
gere i problemi riscontrati.
È importante considerare che le attività trattate nel presente Manuale sono molteplici con
diversi gradi di complessità dei processi produttivi (es. enoteca vs gastronomia), pertanto
l’OSA per stabilire i parametri e la frequenza delle analisi ai fini della verifica del sistema di
autocontrollo deve considerare la tipologia di prodotto, la modalità di preparazione, le materie
prime utilizzate, i risultati delle analisi pregresse nonché l’entità della produzione. Nel caso si
svolga attività di produzione di specialità gastronomiche le analisi riguarderanno i prodotti fini-
ti. Se si manipolano alimenti su superfici di lavoro o in macchinari o affettatrici è consigliabile
verificare la contaminazione batterica superficiale (tamponi).
L’adozione del FSMS decritto nel presente Manuale documenta l’applicazione di procedure effi-
caci ai fini dell’applicazione delle deroghe di cui all’art. 5, paragrafi 3 e 5, del Reg. CE 2073/2005.
Per l’adozione della deroga di cui al paragrafo 3 a seguito di due analisi conformi consecutive si
può predisporre un piano di campionamento ad un’unica unità campionaria.
Per l’adozione della deroga di cui al paragrafo 5, l’OSA può chiedere al laboratorio accredita-
to di applicare una procedura di campionamento e\o preparazione dei campioni di prova per
l’esecuzione di analisi in raggruppamento (pool) basati su standard internazionali delle unità
campionarie previste all’allegato I del reg. CE 2073\2005.
È indispensabile utilizzare le informazioni raccolte durante le verifiche per correggere i problemi
ed evitarne il ripetersi affinché il sistema di autocontrollo possa essere opportunamente
modificato.
È richiesta una
Oggetto del PRP Monitoraggio Azione correttiva
registrazione?
Scopo
Gestire e/o realizzare le informazioni al consumatore finale sul prodotto alimentare commer-
cializzato con particolare riguardo agli allergeni, secondo quanto disposto dal Regolamento UE
1169/2011 e da altre normative di settore vigenti.
Campo di applicazione
Tutti gli alimenti destinati al consumatore finale, compresi quelli destinati alla fornitura delle
collettività o ad altri utilizzatori professionali.
Descrizione
Le informazioni obbligatorie derivanti dall’applicazione delle normative sono tenute a disposi-
zione secondo le seguenti modalità.
a) Alimento preimballato: etichetta dell’OSA responsabile delle informazioni (es. rivendita
di prodotti confezionati a marca industriale);
b) Alimento non preimballato (sfuso, preimballato su richiesta del consumatore, preincar-
137
d) I prodotti alimentari non destinati al consumatore finale ma all’industria, agli utilizzato-
ri commerciali intermedi ed agli artigiani per i loro usi professionali ovvero per essere sottopo-
sti ad ulteriori lavorazioni nonché i semilavorati non destinati al consumatore devono riportare
la denominazione dell’alimento, gli allergeni e la quantità netta dell’alimento, con le medesime
modalità e deroghe previste per i prodotti preimballati, il nome o la ragione sociale o il marchio
depositato e l’indirizzo dell’operatore alimentare, nonché l’indicazione del lotto di appartenen-
za, di cui all’articolo 17 del D.lgs. n. 231/2017, quando obbligatoria. Queste indicazioni possono
essere riportate sull’imballaggio o sul recipiente o sulla confezione o su una etichetta o sui do-
cumenti commerciali, anche in modalità telematica, purché riferiti allo specifico alimento. È
obbligo dell’OSA trasferire le suddette informazioni al proprio cliente OSA, che riceve i prodotti
alimentari, per metterlo nelle condizioni di adempiere ai suoi obblighi di etichettatura;
e) Alimento venduto a distanza (e-commerce): tutte le informazioni obbligatorie, ai sensi
del Reg. CE 1169/2011, a seconda della tipologia di alimento, devono essere disponibili prima del-
la conclusione dell’acquisto e devono apparire sul supporto della vendita a distanza o sono for-
nite mediante qualunque altro mezzo adeguato chiaramene individuato dall’OSA, ad esclusione
della data di scadenza/TMC che deve essere fornita al momento della consegna unitamente a
tutte le altre indicazioni obbligatorie.
Nel caso di alimenti non preimballati messi in vendita mediate tecniche di comunicazione a di-
stanza, le indicazioni sugli allergeni deve essere fornita con le modalità sopra riportate.
Le informazioni comprendono anche le modalità espositive, pertanto è opportuno prestare at-
tenzione ad esse al fine di evitare confusione nel consumatore (es. cartelli pubblicitari, esposito-
ri o zone dedicate alla vendita di prodotti particolari).
In relazione al PRP 6 (Allergeni) ed in funzione della analisi del rischio allergeni nell’ambito
del relativo ciclo produttivo è opportuno valutare come comunicare al consumatore finale il ri-
schio di contaminazioni crociate, fatto salvo che la normativa vigente (Reg. UE 1169/2011 e D.lgs.
231/2017) non prevede ancora l’obbligo di fornire tale informazione. A titolo di esempio per una
gastronomia si può utilizzare la seguente frase:
Gentile Cliente,
se soffre di ALLERGIE o INTOLLERANZE alimentari richieda informazioni al nostro personale
che le fornirà apposita documentazione in merito. Sappia comunque che per gli alimenti offerti
in questo locale non è possibile escludere abbiano subito un contatto con i seguenti allergeni:
1. Cereali contenenti glutine e prodotti derivati
2. Crostacei e prodotti a base di crostacei
3. Uova e prodotti a base di uova
4. Pesce e prodotti della pesca
5. Arachidi e prodotti a base di arachidi
6. Soia e prodotti a base di soia
7. Latte e prodotti a base di latte, incluso lattosio
8. Frutta a guscio e derivati
9. Sedano e prodotti a base di sedano
10. Senape e prodotti a base di senape
11. Semi di sesamo e prodotti a base di semi di sesamo
12. Anidride solforosa e solfiti
13. Lupini e prodotti a base di lupini
14. Molluschi e prodotti a base di molluschi
È richiesta una
Oggetto del PRP Monitoraggio Azione correttiva
registrazione?
139
Scopo
Gestire gli alimenti preimballati ricevuti al fine di garantire la rimozione di quelli che hanno
superato la data di scadenza come specificata nell’Allegato X, punto 2, del Regolamento UE n.
1169/2011.
Campo di applicazione
Il Regolamento (UE) n. 1169/2011 prescrive che la durabilità di un prodotto alimentare preimbal-
lato sia indicata da un termine minimo di conservazione (riportata con la frase “da consumarsi
preferibilmente entro”) o da una data di scadenza (riportata con la frase “da consumarsi entro”).
Il termine minimo di conservazione (TMC), quando il prodotto è stoccato correttamente e con
confezione integra, è la data fino alla quale un prodotto alimentare mantiene le sue proprietà,
ad esempio il gusto, l’aroma, l’aspetto, eventuali qualità specifiche relative al prodotto, il conte-
nuto di vitamine, lo stato ossidativo ecc. Il superamento del TMC non dovrebbe compromettere
la sicurezza del prodotto.
Viceversa, nel caso di alimenti molto deperibili dal punto di vista microbiologico che potrebbero
costituire, dopo un breve periodo, un pericolo immediato per la salute umana, il termine mini-
mo di conservazione è sostituito dalla data di scadenza. Pertanto, fino a tale data l’alimento può
essere consumato in sicurezza, presupponendo una conservazione corretta.
Superata la data di scadenza, un alimento è considerato non sicuro ai sensi dell’articolo 14, para-
grafo 1 e dell’articolo 14, paragrafo 2, del regolamento (CE) n. 178/2002 e non può essere detenu-
to per la commercializzazione in alcuna forma (anche a titolo gratuito) né deve essere utilizzato.
Nell’ambito della legislazione europea il TMC o la data di scadenza è obbligatoria per tutti gli
alimenti preimballati per la vendita al consumatore finale, salvo le eccezioni di cui all’allegato
X, punto 1, lettera d) del Regolamento (UE) 1169/20116.
La legislazione italiana, inoltre, prevede l’obbligo di indicare la data di scadenza per le paste
fresche e le paste fresche con ripieno, non preimballati, di cui al D.lgs. n. 231/2017.
6 d) fatte salve le disposizioni dell'Unione che prescrivono altre indicazioni di data, l'indicazione del termine
minimo di conservazione non è richiesta nei casi:
- degli ortofrutticoli freschi, comprese le patate, che non sono stati sbucciati o tagliati o che non hanno subito tratta-
menti analoghi; questa deroga non si applica ai semi germinali e prodotti analoghi quali i germogli di leguminose,
- dei vini, vini liquorosi, vini spumanti, vini aromatizzati e prodotti simili ottenuti a base di frutta diversa dall'uva,
nonché delle bevande del codice NC 2206 00 ottenute da uva o mosto di uva,
- delle bevande con un contenuto di alcol pari o superiore al 10% in volume,
- dei prodotti della panetteria e della pasticceria che, per loro natura, sono normalmente consumati entro le ventiquat-
tro ore successive alla fabbricazione,
- degli aceti,
- del sale da cucina,
- degli zuccheri allo stato solido,
- dei prodotti di confetteria consistenti quasi unicamente in zuccheri aromatizzati e/o colorati,
- delle gomme da masticare e prodotti analoghi.
È richiesta una
Oggetto del PRP Monitoraggio Azione correttiva
registrazione?
Se del caso
controllare la
temperatura alla
ricezione
Scopo
La gestione dei prodotti alimentari che rientrano dai consumatori finali o dai punti di vendita
afferenti ad un centro di distribuzione.
Campo di applicazione
Tutti i prodotti, preimballati o non, immessi in commercio e poi restituiti.
141
Descrizione
L’OSA quando riceve degli alimenti deve identificarli e separarli dal resto della merce, verificare
le condizioni dell’imballaggio e, ove possibile del contenuto, nonché dello stato di conservazione.
In seguito a tali verifiche ne valuta:
- la distruzione,
- l’ulteriore utilizzo,
- la rimessa in vendita,
- la restituzione al fornitore,
- la donazione ai fini di solidarietà sociale.
L’ OSA deve gestire le suddette scelte nel rispetto della normativa vigente, ove prevista (ad es. i
prodotti di origine animale devono essere smaltiti secondo il Reg. CE n. 1069/2009).
Responsabilità
L’operatore del settore alimentare è responsabile dei prodotti che immette in commercio.
Ogni addetto contribuisce al rispetto delle procedure ricevute e segnala eventuali non confor-
mità.
Documenti/allegati
Documenti fiscali o amministrativi comprovanti le azioni intraprese (es. formulario per la di-
struzione dell’alimento di origine animale, bolla di accompagnamento del prodotto restituito).
.7
SICUREZZA
ALIMENTARE (FSMS)
7. SISTEMA GESTIONE SICUREZZA ALIMENTARE (FSMS)
7 Le tabelle del FSMS seguono l’impostazione di cui agli orientamenti della Comunicazione della Commissione
Europea 2020/C 199/01 ed ai pareri EFSA adottati il 18 gennaio 2017 ed il 27 settembre 2018 (per i riferimenti vedasi capi-
tolo 3), tuttavia sono apportati degli adattamenti anche con l’introduzione di integrazioni e/o modifiche in relazione ad
alcune specifiche fasi. Si precisa, inoltre, che rispetto alla Comunicazione della Commissione Europea 2020/C 199/01 ed ai
pareri EFSA adottati il 18 gennaio 2017 ed il 27 settembre 2018, che trattato le seguenti attività (macellerie, negozi di ge-
neri alimentari, panetterie, pescherie, gelaterie, centri di distribuzione, supermercati e ristoranti, servizi di ristorazione
collettiva e pub), il presente Manuale utilizza la medesima impostazione (FSMS semplificato) anche per le gastronomie
(assimilabili in relazione alla preparazione di prodotti alimentari per certi versi ai ristoranti), i pastifici di pasta fresca e
le pasticcerie.
147
7.2.1. Gastronomia
149
7.2.1. Gastronomia
151
7.2.1. Gastronomia
153
7.2.2 Pastificio
155
7.2.3 Salumeria
157
7.2.3 Salumeria
161
7.2.5 Pescheria
1
B = biologico, C = chimico, F = fisico, A = allergene
2
I PRP 1, 2, 3, 7, 9 e 12 sono da considerarsi comuni a tutte le fasi e, laddove alcuni di essi siano esplicitamente citati,
costituiscono l’attività di controllo prevalente per lo specifico fattore di rischio in quella fase.
163
7.2.5 Pescheria
165
7.2.5 Pescheria
167
7.2.6 Panificio (pane e altri prodotti da forno) e/o attività che prevedono l’utilizzo
di semilavorati congelati
169
7.2.7. Pasticceria fresca
173
7.2.8. Gelateria
175
7.2.8. Gelateria
177
7.2.9 Negozio di generi alimentari (ortofrutta, scatolame, prodotti libero servizio
compresi i prodotti lattiero – caseari)
179
7.2.9 Negozio di generi alimentari (ortofrutta, scatolame, prodotti libero servizio
compresi i prodotti lattiero – caseari)
181
7.2.10. CEDI
183
7.2.11. Vendita a distanza e trasporto presso domicilio consumatori o altra
struttura di vendita
Predisposizione
ordine (vedi Per l’individuazione del pericolo, dei fattori che contribuiscono ad
diagramma di aumentare/ridurre il verificarsi del pericolo, delle attività di controllo
2 flusso attività vengono applicate le tabelle precedenti in relazione alle fasi identificate
specifica es. per la preparazione dei prodotti da consegnare (es. vendita pesce
pescheria, sfilettato, vedi tabella 7.2.5.)
macelleria etc.)
185
POLITICHE DI
.8
GESTIONE E
COMUNICAZIONE
8. POLITICHE DI GESTIONE E COMUNICAZIONE
PRODUZIONE 1
Identificativo
documento
Ingrediente data produzione
commerciale
Fornitore
C Non associato gg/mm/aa
D Non associato gg/mm/aa
189
PRODUZIONE 2
Identificativo
documento
Ingrediente data produzione
commerciale
Fornitore
C Non associato gg/mm/aa
D1 Non associato gg/mm/aa
Identificativo
documento
Ingrediente data produzione
commerciale
Fornitore
C Associato gg/mm/aa
D Associato gg/mm/aa
PRODUZIONE 2
Identificativo
documento
Ingrediente data produzione
commerciale
Fornitore
C Associato gg/mm/aa
D1 Associato gg/mm/aa
Per completezza si evidenzia che la normativa sulla rintracciabilità si applica anche ai prodotti
destinati agli animali d’affezione (pet food).
Ritiro/richiamo dal commercio
Il dettagliante, nell’ipotesi in cui abbia motivo di ritenere che un alimento da lui prodotto o
distribuito non sia conforme ai requisiti di sicurezza degli alimenti, e l'alimento sia già stato
venduto ai consumatori, è tenuto ad informare questi ultimi, in maniera efficace e accurata. Nel
caso particolare della vendita al dettaglio il requisito può essere soddisfatto esponendo specifi-
ci cartelli nel proprio esercizio commerciale. È opportuno segnalare che la comunicazione tra
cliente e fornitore è fondamentale per ottimizzare la gestione dei ritiri/richiami.
Nei tipi di attività a cui si rivolge questo manuale si possono verificare diversi tipi di situazione
in cui può rendersi necessario intervenire per prodotti non idonei in giacenza o già immessi sul
mercato, a carico dei quali si siano evidenziati rischi gravi ed immediati per la salute.
Tali situazioni sono:
1. Giacenza nell'esercizio di derrate acquistate da un fornitore a carico delle quali sia scattata la
procedura di allerta, in quanto pericolose
L'esercente deve attenersi alle informazioni e/o istruzioni ricevute dal fornitore e dalle Autorità
di controllo competenti (es: segregazione, cartelli). Le eventuali richieste di riscontri su ritiri e
richiami da parte dell’Autorità di controllo non deve in ogni caso costituire un aggravio per l’O-
SA soprattutto laddove dette richieste siano adempimenti esclusivamente burocratici che non
insistono sulla sicurezza del consumatore (es. dati statistici sulle quantità ritirate);
2. Prodotti preparati all'interno dell'azienda e già acquistati dal consumatore, che in base al piano
di autocontrollo o ad altre informazioni sono da considerare pericolosi
Occorre ritirare dalla vendita il prodotto ritenuto pericoloso.
Nel caso in cui il prodotto sia già stato venduto è obbligatorio:
- avvisare la clientela esponendo cartelli in luoghi ben visibili o, in caso di pericolo grave, at-
traverso altri mezzi (es: media locali per avvisi diffusi sul territorio, sito internet aziendale ove
presente);
191
- informare l’Autorità di controllo compente;
3. Prodotti preparati e/o venduti ad altre aziende (bar, ristoranti, altri dettaglianti) che sono risul-
tati pericolosi in base al piano di autocontrollo
È indispensabile, oltre agli accorgimenti di cui sopra, inviare comunicazione scritta all’Autorità
di controllo competente (eventualmente anticipata telefonicamente) e alle aziende alle quali è
stato venduto il prodotto, nonché farsi parte attiva per il ritiro, tenendo nota delle operazioni e
dei quantitativi.
È, altresì, necessario predisporre ed inviare alla medesima Autorità una lista di distribuzione
con indicati i clienti professionali che hanno acquistato il prodotto oggetto di ritiro/richiamo.
In tutti i casi contemplati, si suggerisce di definire nel manuale di autocontrollo i dettagli della
propria modalità di gestione della rintracciabilità quali ad esempio i documenti da conservare,
per quanto tempo e dove esporre il cartello del richiamo etc..
Rintracciabilità interna su base volontaria
È possibile, su base volontaria e non cogente, realizzare un sistema di rintracciabilità interna,
tenendo conto delle scelte aziendali ed in coerenza con il proprio documento di autocontrol-
lo. Tale sistema, i cui requisiti sono descritti successivamente, potrà essere utilizzato per scelta
dell’OSA, ad esempio a scopo di miglioramento e qualificazione dell'attività o per la partecipa-
zione a determinate filiere. Si ricorda che per specifiche tipologie di prodotto è obbligatorio per
legge la rintracciabilità di alcune informazioni (es. carni bovine, ovi caprine, avicole, suine, pro-
dotti della pesca, ortofrutta, uova sfuse, altri prodotti di origine animale, OGM).
Un sistema organizzato di rintracciabilità interna prevede:
- l’individuazione e la relativa conoscenza dei prodotti per i quali si voglia garantire la rintrac-
ciabilità;
- la scelta di modalità più approfondite di identificazione e registrazione degli alimenti in entra-
ta e dei rispettivi fornitori;
- la descrizione dei flussi e/o percorsi in azienda dei prodotti identificati;
- le modalità di registrazione dei processi interni, ove opportuno;
- le responsabilità;
- le misure di controllo del sistema.
Questi elementi opportunamente adattati al contesto aziendale dovranno essere presenti ed evi-
denti nello schema di rintracciabilità dell’operatore del commercio al dettaglio.
Nel settore del commercio alimentare al dettaglio, dal punto di vista dell'applicazione di un siste-
ma di rintracciabilità si possono riconoscere facilmente le seguenti categorie in funzione della
tipologia di vendita:
A. l'attività di vendita al dettaglio di prodotti alimentari confezionati e chiaramente identificati
da un lotto di produzione presente sulla confezione/preimballo (scatolame, bevande confezio-
nate, pasta, biscotti, ecc.);
B. l'attività di vendita al dettaglio, con frazionamento (sezionamento, porzionatura), di prodotti
alimentari sfusi, anche se confezionati dal produttore, e all'origine identificati con lotto e/o pro-
venienza (carni, ortofrutta, pescato, formaggi, farine, pane, ecc.);
C. l'attività di preparazione di alimenti composti quali per esempio prodotti di gastronomia, pa-
ste farcite e similari, nella quale si parte da più ingredienti per realizzare un prodotto complesso.
193
- Documenti commerciali
- Lista di distribuzione dei clienti professionali
- Registrazione della non conformità del sistema di rintracciabilità
- Eventuali ulteriori registrazioni per sistemi volontari
(*) E i prodotti derivati, nella misura in cui la trasformazione che hanno subito non è suscetti-
bile di elevare il livello di allergenicità valutato dall'Autorità per il prodotto di base da cui sono
derivati.
FIDA - ALLEGATI
Allegato 2
TEMPERATURE DI CONSERVAZIONE DEGLI ALIMENTI NELL’AMBITO DELLA VENDITA
AL DETTAGLIO
NOTA BENE: L’articolo 1, comma 5, del Reg. CE 853/2004 prevede che:
NORMATIVA DI RIFERIMENTO ALIMENTO TEMPERATURA °C
199
Reg. CE 853/2004 temperatura e condizioni che
Prodotti della pesca mantenuti
All. III, Sez. VIII, Cap. VII9 non pregiudichino la sicurezza
vivi
alimentare o la loro vitalità
temperatura più adatta,
Reg. CE 853/2004 preferibilmente costante, per
All. III, Sez. X, Cap. I Uova garantire una conservazione
ottimale delle loro
caratteristiche igieniche
Art. 6 Decreto Ministro Politiche
Agricole Alimentari e Forestali
Prodotti ortofrutticoli di IV
di concerto con Ministro della inferiore a + 8
gamma
Salute e Ministro dello Sviluppo
Economico del 20/06/2014
Prodotti ortofrutticoli di IV
Allegato 1 Decreto Ministro
gamma (celle di conservazione
Politiche
delle materie prime, dei
Agricole Alimentari e Forestali
semilavorati e dei prodotti finiti,
di concerto con Ministro della
fatta eccezione per le materie inferiore a + 8
Salute e Ministro dello Sviluppo
prime che per loro
Economico del 20/06/2014.
natura possono essere
Requisito applicabile per gli
conservate a temperature
stabilimenti di lavorazione10
superiori)
9
Il Capitolo VII non è citato, nel comma 2 della Sezione VIII, tra i capitoli applicabili anche alle vendite al dettaglio,
tuttavia tale disposizione si ritiene operativa in ragione delle disposizioni in materia di benessere degli animali
10
Ai sensi dell’articolo 2 del D.M. 20/06/2004 per lavorazione si intende: tutte le fasi del processo di preparazione del
prodotto, comprendente selezione, cernita, monda o taglio, lavaggio asciugatura, e di confezionamento in buste o in
vaschette sigillate, con eventuale utilizzo di atmosfera protettiva.
FIDA - ALLEGATI
NOTA BENE: L’articolo 1, comma 5, del Reg. CE 853/2004 prevede che:
a) Salvo espressa indicazione contraria, il regolamento 853 non si applica al commercio al det-
taglio.
b) Il Reg. 853 si applica tuttavia al commercio al dettaglio quando le operazioni sono effettuate
allo scopo di fornire alimenti di origine animale ad altri stabilimenti, salvo:
i) quando le operazioni si limitano al magazzinaggio o al trasporto, nel qual caso si applicano
comunque i requisiti specifici di temperatura stabiliti nell'allegato III del medesimo Reg. 853;
oppure
ii) quando la fornitura di alimenti di origine animale è effettuata unicamente da un laboratorio
annesso all'esercizio di commercio al dettaglio ad un altro laboratorio annesso all'esercizio di
commercio al dettaglio e, conformemente alla legislazione nazionale, tale fornitura costituisce
un'attività marginale, localizzata e ristretta.
201
Allegato 3
ALLEGATO II parte B Reg. CE n. 2158/2017/UE
MISURE DI ATTENUAZIONE DA APPLICARE DA PARTE DEGLI OPERATORI DEL SETTORE
ALIMENTARE DI CUI ALL'ARTICOLO 2, PARAGRAFO 3, OLTRE ALLE MISURE DI ATTENUA-
ZIONE DI CUI ALLA PARTE A
1. Prescrizioni generali
Gli OSA accettano i prodotti di cui all'articolo 1, paragrafo 2, solo da OSA che hanno applicato
tutte le misure di attenuazione di cui all'allegato I.
2. Patate fritte a bastoncino e altri prodotti fritti in olio ottenuti da patate tagliate
Gli OSA:
- osservano le istruzioni sull'immagazzinamento fornite dagli OSA o dai fornitori o previste nelle
pertinenti misure di attenuazione di cui all'allegato I;
- applicano procedure operative standard e utilizzano friggitrici calibrate, munite di temporizza-
tori informatizzati e programmate con impostazioni standard (tempo, temperatura);
- controllano il tenore di acrilammide nei prodotti finiti, per verificare l'efficacia delle misure di
attenuazione nel mantenere i tenori di acrilammide al di sotto del livello di riferimento.
3. Prodotti da forno
Gli OSA controllano il tenore di acrilammide nei prodotti finiti, per verificare l'efficacia delle mi-
sure di attenuazione nel mantenere i tenori di acrilammide al di sotto del livello di riferimento.
4. Caffè
Gli OSA si accertano che il tenore di acrilammide del caffè fornito sia inferiore al livello di rife-
rimento specificato nell'allegato IV, tenendo conto tuttavia che ciò può non essere possibile per
tutti i tipi di caffè a seconda delle caratteristiche della miscela e della torrefazione. In questi casi
è fornita una giustificazione da parte del fornitore.
FIDA - ALLEGATI
Allegato 4
METODO HACCP
Confronto dei sistemi FSMS
Il metodo classico del sistema HACCP è fondato su sette principi e dodici fasi e si basa su una
analisi dei rischi, che deve essere intesa come il processo di raccolta e valutazione delle informa-
zioni sui pericoli e le condizioni che conducono alla loro presenza.
L’analisi, sviluppata per gruppi omogenei di alimenti al fine di stabilire i rischi biologici, fisici e
chimici, ivi compresi gli allergeni, richiede una valutazione specifica dei medesimi.
Con tale approccio, quindi, l’analisi dei rischi comprende:
A. la descrizione di ogni singolo processo per ogni gruppo omogeneo di alimenti;
B. l’individuazione in ogni fase dei rischi che possono verificarsi;
C. la classificazione dei rischi secondo la scala scelta.
Un approccio "semplificato” può essere utilizzato nelle attività trattate nel presente Manuale e si
basa sui seguenti quattro principi:
1. la descrizione delle fasi nell’ambito della unità in cui avviene la commercializzazione al det-
taglio, non con riguardo al prodotto ma alla attività;
2. l’identificazione di pericoli accorpati in biologico, chimico, fisico e allergenico;
3. l’individuazione delle attività che contribuiscono ad aumentare/diminuire il rischio;
4. l’implementazione delle attività di controllo (PRP).
Per attività più complesse rispetto a quelle trattate nel presente Manuale (es. produzione di ali-
menti destinati ad un’alimentazione particolare) è opportuno che l’OSA valuti se implementare
ed attuare le procedure basate sul sistema HACCP. Analogamente l’implementazione e l’attuazio-
ne delle procedure basate sul sistema HACCP può essere effettuata su base volontaria. In questi
casi i PRP descritti nel Capitolo 6 possono comunque essere utilizzati nelle fasi in cui non sono
stati individuati dei rischi specifici.
Applicazione metodo HACCP
L’OSA su base volontaria può decidere di implementare FSMS semplificato descritto nel presente
Manuale con l’utilizzo del sistema HACCP.
Pertanto, deve predisporre, attuare e mantenere una o più procedure permanenti, derivanti dal
sistema HACCP che si fonda sui sette principi e sulle dodici fasi per la sua implementazione.
In questa parte sono descritti a livello generale le dodici fasi del sistema HACCP sulla base degli
orientamenti forniti dalla Commissione Europea con la Comunicazione C/278/2016, al fine di
consentire agli OSA di avere gli strumenti necessari per poter predisporre il proprio sistema di
autocontrollo adeguato alle caratteristiche aziendali.
Il documento della Commissione sopracitato chiarisce, innanzitutto, che per elaborare le proce-
dure basate sul sistema HACCP è necessario:
- attuare preliminarmente i PRP (come descritti nel Capitolo 6), in quanto costituiscono dei
requisiti preliminari per il sistema HACCP;
- rispettare le procedure di cui al Regolamento CE N. 178/2002 (procedure rintracciabilità,
richiamo e comunicazione, come descritte nel Capitolo 8).
203
La figura seguente tratta dal documento della Commissione esemplifica tale impostazione:
Secondo tale impostazione i PRP descritti nel Capitolo 6 possono essere comunque utilizzati
come modalità di controllo dei pericoli nelle fasi in cui non sono stati individuati dei rischi spe-
cifici attraverso il sistema HACCP.
Ciò chiarito, vengono di seguito evidenziate le dodici fasi logiche (di cui le prime cinque prelimi-
nari) per implementare il FSMS attraverso il sistema HACCP.
1. Costituire un gruppo HACCP
2. Descrizione del prodotto o dei prodotti alla fine del processo
3. Individuazione dell’uso previsto
4. Descrizione del processo produttivo, attraverso la realizzazione di un diagramma di flusso
5. Conferma in loco del diagramma di flusso
6. Principio 1 analisi dei pericoli
7. Principio 2 identificazione dei punti critici di controllo (CCP - Critical Control Points)
8. Principio 3 limiti critici nei CCP
9. Principio 4 procedure di sorveglianza nei CCP
10. Principio 5 azioni correttive
11. Principio 6 procedure di verifica
12. Principio 7 documentazione e registrazione.
Individuate le sopra elencate fasi si procede alla loro descrizione.
Attività prelimare
» Costituzione di un gruppo di lavoro HACCP
È necessario coinvolgere la gamma di competenze e conoscenze specifiche presenti nelle
varie attività che vengono svolte all’interno dell’impresa alimentare in relazione al prodotto
considerato. Il numero di componenti del gruppo è variabile a seconda della complessità e di-
mensione dell’azienda con l’eventuale supporto di esperti esterni.
Per gli esercizi commerciali di piccole dimensioni non è sempre possibile costituire un proprio
FIDA - ALLEGATI
gruppo di lavoro ai fini della realizzazione del piano di autocontrollo basato sui criteri dell'HAC-
CP. In questi casi il titolare dell’attività per la realizzazione del piano di autocontrollo potrà
eventualmente essere assistito dall’associazione di categoria e da consulenti.
In ogni caso, in questa fase sono indispensabili:
• competenza
• responsabilizzazione
• accesso alle informazioni
• in mancanza di competenze interne, disponibilità di consulenza (anche tramite le associa-
zioni) e linee guida di settore, come il presente Manuale.
» Descrizione del prodotto o dei prodotti alla fine del processo
Nell’ambito del commercio al dettaglio, considerata l’ampia gamma di prodotti trattati, è suffi-
ciente individuare le categorie di prodotto preparati e/o commercializzati, basandosi per esem-
pio sui seguenti gruppi:
• tipologia di prodotto;
• modalità di conservazione;
• composizione;
• trattamenti del prodotto (es. affumicatura, congelamento);
• confezionamento;
• durabilità;
• metodo di vendita.
È, inoltre, indispensabile, anche ai fini della corretta applicazione delle norme sulla tracciabilità
ed etichettatura, tenere in considerazione se il prodotto è destinato direttamente al consumatore
finale o ad altro OSA.
» Individuazione dell’uso previsto
Il Gruppo di lavoro definisce anche l’uso del prodotto da parte di clienti e consumatori.
Il Gruppo di lavoro definisce la tipologia di consumatori finali e clienti (altro OSA) a cui è desti-
nato il prodotto (es. celiaco, prima infanzia).
» Descrizione del processo produttivo, attraverso la realizzazione di un diagramma di flusso
Il diagramma di flusso è utilizzato per esaminare in sequenza tutte le fasi del processo produt-
tivo (dal ricevimento delle materie prime fino alla vendita del prodotto ed eventuale trasporto).
A tal fine, il Gruppo di lavoro può utilizzare, previo adeguamento ed implementazione rispetto
alla specifica realtà aziendale, i diagrammi di flusso descritti nel capitolo 4. Il Diagramma deve
includere tutti i flussi sia in entrata che in uscita, accompagnati da una descrizione dettagliata
che tenga conto di dati tecnici quali ad esempio configurazione e caratteristiche degli impianti,
parametri tecnici delle operazioni (tempo e temperatura), configurazione dei locali di lavoro e
dei locali ausiliari.
» Conferma in loco del diagramma di flusso
Realizzato il diagramma di flusso, è opportuno che il Gruppo di lavoro ne verifichi la corrispon-
denza, durante l’esercizio dell’attività. In caso di riscontro di difformità devono essere apportate
le necessarie modifiche al diagramma di flusso.
205
Analisi dei rischi
» Individuazione dei pericoli e identificazione dei punti critici di controllo (principi 1 e 2)
In relazione a ciascuna fase di processo, come descritte nel diagramma di flusso, il Gruppo di
lavoro deve individuare tutti i pericoli (biologici, chimici, fisici o allergeni), che hanno una na-
tura tale da rendere fondamentale per la produzione di un alimento sicuro, la loro eliminazione
o riduzione a livelli accettabili. L’elencazione dei pericoli di interesse per l’attività di vendita al
dettaglio è descritta nel capitolo 5. Al fine di facilitare l’individuazione di tali pericoli, il Grup-
po di lavoro può tenere in considerazione le tabelle predisposte per ciascuna fase delle attività
nell’ambito della descrizione del FSMS semplificato (capitolo 7), in quanto per ciascuna fase è
individuata la presenza delle relative categorie di pericoli. Tali pericoli, tuttavia, dovranno, a
differenza del FSMS semplificato, essere individuati specificatamente quindi non è sufficiente
ad esempio sapere che utilizzando delle uova sono presenti dei pericoli biologici ma è necessario
conoscere il pericolo specifico che potrebbe verificarsi in quella fase, ossia la presenza di Salmo-
nella e Campylobacter.
Individuati i pericoli associati ad ogni fase di processo, il Gruppo di lavoro, valuterà la probabi-
lità che essi si concretizzino e la relativa gravità degli effetti nocivi sulla salute. Tale valutazione
può essere effettuata con metodi diversi (qualitativi, semiquantitativi e quantitativi) e consente
di classificare il pericolo, associato ad un determinata fase di processo, per esempio come rischio
“basso", "medio" o "grave".
Per un esempio di valutazione del rischio semi-quantitativa si rinvia alla proposta metodologi-
ca contenuta nella appendice 2 della Comunicazione della Commissione Europea C/278/2016 a
calce del presente documento.
La classificazione del rischio consente poi di individuare le misure di controllo più adeguate
(PRP, PRP operativi o CCP).
Il sistema qui descritto propone, quindi, di adottare, ai fini della individuazione delle azioni/
misure di controllo appropriate in base alla classificazione del rischio, lo schema indicato dalla
Comunicazione della Commissione Europea C/278/2016 (appendice 2 – riportato di seguito come
allegato 5) e di seguito riportato:
• Livelli di rischio 1 e 2 (basso): nessuna azione specifica, controllo effettuato dai PRP.
• Livelli di rischio 3 e 4 (medio): eventuali PRP operativi. Ulteriore domanda cui il gruppo di
lavoro deve rispondere: la misura o le misure di controllo generali descritte nel programma
di prerequisiti (PRP) sono sufficienti per sorvegliare il rischio identificato?
— Se SI: PRP
— Se NO: PRP operativo
• Livelli di rischio 5, 6 e 7 (grave): CCP o, se non esiste alcun limite critico misurabile, può
essere applicato un PRP operativo (ad esempio controllo di un allergene). I CCP sono i punti
in un processo di produzione in cui è richiesto un controllo continuo/per lotto attraverso
una misura di controllo specifica per eliminare o ridurre il pericolo a un livello accettabile.
La sorveglianza deve essere dimostrabile e devono essere tenute le registrazioni. In caso di
violazione del limite critico (vedasi punto successivo) è necessario adottare un’azione cor-
rettiva nei confronti dei prodotti e del processo. Per agevolare l’identificazione di un CCP è
utilizzato un approccio logico attraverso l’albero delle decisioni. Esempi di diagramma deci-
sionali sono quelli riportati nella appendice 3A e 3B della Commissione UE C/278/2016 (ripor-
tate di seguito nell’allegato 5) mentre l’appendice 5 sempre della Comunicazione anch’essa
riportata nell’allegato 5, prevede una sintesi degli esempi di flessibilità per determinati OSA.
FIDA - ALLEGATI
Le risposte all’albero delle decisioni devono essere documentate.
In base dunque alla classificazione del rischio per ogni fase del processo produttivo devono es-
sere identificati, in relazione a ciascun pericolo, le idonee misure di controllo secondo lo schema
indicato dalla Comunicazione Commissione UE C/278/2016.
» Identificazione dei limiti critici per ogni CCP (Principio 3)
Per ciascun CCP devono essere individuati dei limiti critici ossia valori che non devono essere
superati in quanto legati alla sicurezza dei prodotti o dei processi.
I limiti critici sono fissati attraverso parametri osservabili o misurabili che possono dimostrare
che il punto critico è sotto controllo, come ad esempio la temperatura, il tempo, l’aspetto visivo
o la consistenza.
Quando questi limiti vengono violati, sono necessarie "azioni correttive" finalizzate sia alla ge-
stione del prodotto interessato sia alla correzione del processo.
Per stabilire i limiti critici il Gruppo di lavoro può basarsi sui seguenti elementi:
- esperienza
- documentazione accreditata
- manuali di corretta prassi operativa
- pubblicazioni scientifiche
- normativa e pareri EFSA.
» Sistema di sorveglianza per ciascun CCP (Principio 4)
Per ciascun CCP deve essere previsto un programma di osservazione o di misurazione (moni-
toraggio) al fine di consentire di individuare il superamento del limite critico e poter adottare
azioni correttive.
Il programma di osservazione o di misurazione deve individuare:
- la persona dotata di specifiche conoscenze, opportunamente addestrata sulle procedure di
autocontrollo, responsabile delle attività di monitoraggio;
- la frequenza;
- il metodo utilizzato per effettuare la sorveglianza;
- la procedura di registrazione.
Le registrazioni dei monitoraggi dei CCP, firmata dal soggetto responsabile dell’attività di moni-
toraggio, devono essere archiviate.
» Individuazione delle azioni correttive per ogni CCP (Principio 5)
Quando il CCP supera il limite critico potenzialmente sussiste un rischio per la salute del consu-
matore.
Pertanto, il Gruppo di lavoro deve prevedere per ogni CCP le azioni correttive che dovranno
essere adottate nel momento in cui le osservazioni o misurazioni previste nel sistema di sorve-
glianza individuano il superamento di un limite critico.
207
Le azioni correttive devono individuare:
- il soggetto incaricato per attuare l’azione correttiva;
- le misure necessarie per ripristinare il processo e risolvere l’anomalia;
- le misure da adottare con riguardo ai prodotti realizzati nel lasso temporale in cui il proces-
so ha presentato una anomalia;
- le registrazioni delle azioni correttive con tutte le informazioni necessarie (es. data, azione,
soggetto che è intervenuto, successiva verifica).
» Verifica e convalida (Principio 6)
Il Gruppo di lavoro deve individuare le procedure che consentono di verificare se la sorveglian-
za prevista nell’ambito del Sistema HACCP sia adeguata per garantire lo standard di sicurezza
alimentare richiesto.
Tali procedure devono prevedere:
- le frequenze delle verifiche in base alle caratteristiche dell’impresa e dei pericoli specifici;
- i soggetti incaricati;
- i metodi utilizzati (es. audit, ispezioni, controlli fisici, analisi e campionamenti);
- l’ambito oggettivo della verifica (es. la correttezza delle registrazioni, l’analisi delle anoma-
lie, la valutazione dei reclami dei clienti, la valutazione dell’adeguatezza delle buone prassi
igieniche adottate, la valutazione delle analisi di laboratorio).
Qualora nell’ambito della procedura di verifica dovessero riscontrarsi delle inadeguatezze nel
FSMS in relazione ad alcuni processi è necessario apportare al Sistema HACCP adottato, delle
modifiche che consentano di sanare le anomalie riscontrate.
In ogni caso, per un nuovo processo o per una sua modifica devono essere condotte delle attività
di convalida affinché possa essere attestata l’efficacia del piano adottato.
L’attività di convalida può essere effettuata seguendo quanto indicato nel PRP 12 “Validazione
del documento di autocontrollo e verifica”.
» Documenti e registrazioni (Principio 7)
Nell’ambito del sistema HACCP devono essere individuate le registrazioni che devono essere
archiviate, i documenti di registrazione (ad es. la formazione o le non conformità) e determinate
le modalità e i tempi di conservazione in base a:
- risorse disponibili per l’archiviazione;
- durabilità dei prodotti;
- richieste da parte di Autorità di controllo;
- salvaguardia in caso di eventuali reclami futuri.
-
FIDA - ALLEGATI
Allegato 5
Ripreso dalla Comunicazione della Commissione relativa all’attuazione dei sistemi di gestione
per la sicurezza alimentare riguardanti i programmi di prerequisiti (PRP) e le procedure basate
sui principi del sistema HACCP, compresa l’agevolazione/la flessibilità in materia di attuazione
in determinate imprese alimentari (2016/C 278/01)
Appendice 2
(Esempio basato sui seguenti documenti: «Risk characterisation of microbiological hazards in food (1)» e «Quality mana
gement systems in the food industry (2)», FAO/OMS).
Il livello di rischio è definito in funzione della gravità o dell’effetto del pericolo in rapporto alla probabilità che
quest’ultimo possa verificarsi nel prodotto finale se le misure (specifiche) di controllo considerate sono assenti o carenti,
tenendo conto delle fasi successive del processo in cui è possibile procedere a un’eliminazione o una riduzione a livelli
accettabili, nonché dei PRP già attuati correttamente.
P = probabilità = la probabilità che il pericolo si verifichi nel prodotto finale se le misure di controllo specifiche conside
rate sono assenti o carenti, tenendo conto delle fasi successive del processo in cui è possibile procedere
a un’eliminazione o a una riduzione a livelli accettabili e dei PRP già attuati correttamente.
Elevata 4 4 5 6 7
Reale 3 3 4 5 6
Bassa 2 2 3 4 5
PROBABILITÀ
Molto bassa 1 1 2 3 4
1 2 3 4
EFFETTO
PROBABILITÀ
1 = molto bassa
— nel processo produttivo esiste una fase successiva che eliminerà o ridurrà il pericolo a un livello accettabile (ad esem
pio la pastorizzazione o la fermentazione);
— la misura di controllo o il pericolo sono di natura tale che, quando la misura di controllo è carente, non è più
possibile continuare la produzione o i prodotti finali non sono utili (ad esempio concentrazione troppo elevata di
coloranti quali additivi);
2 = bassa
— La probabilità che, a causa della carenza o dell’assenza dei PRP il pericolo si verifichi nel prodotto finale è molto
limitata;
— le misure di controllo per il pericolo sono di natura generale (PRP) e nella pratica sono attuate in modo
soddisfacente.
3 = reale
— La carenza o l’assenza della misura di controllo specifica non comporta la presenza sistematica del pericolo nel
prodotto finale, ma il pericolo può essere presente in una determinata percentuale del prodotto finale nel lotto
corrispondente.
(1) hiip://www.who.int/foodsafety/publications/micro/MRA17.pdf.
(2) ISBN 978-90-5989-275-0.
209
30.7.2016 IT Gazzetta ufficiale dell'Unione europea C 278/27
4 = elevata
— La carenza o l’assenza della misura di controllo specifica comporterà un errore sistematico; la probabilità che il
pericolo sia presente in tutti i prodotti finali del lotto corrispondente è elevata.
EFFETTO (o gravità)
1 = limitato
— Per il consumatore non vi sono problemi di sicurezza alimentare (natura del pericolo, ad esempio carta, plastica
morbida, materiali estranei di grandi dimensioni);
— il pericolo non può mai raggiungere una concentrazione pericolosa (ad esempio coloranti, S. aureus in un alimento
congelato in cui l’aumento della carica batterica è estremamente improbabile o non può verificarsi per via delle
condizioni di magazzinaggio e della cottura).
2 = moderato
— Nessuna lesione e/o sintomo grave o solo in caso di esposizione a una concentrazione estremamente elevata per un
lasso di tempo lungo;
3 = grave
— Un chiaro effetto sulla salute con sintomi a breve o a lungo termine, che raramente causano mortalità (ad esempio
gastroenterite);
— il pericolo ha un effetto a lungo termine; la dose massima non è nota (ad esempio diossine, residui di pesticidi,
micotossine ecc.).
4 = molto grave
— Il gruppo di consumatori appartiene a una categoria a rischio e il pericolo può causare mortalità;
— lesioni permanenti.
Livelli di rischio 3 e 4: eventuali PRP operativi. Ulteriore domanda cui il gruppo HACCP deve rispondere: la misura o le
misure di controllo generali descritte nel programma di prerequisiti (PRP) sono sufficienti per sorvegliare il rischio
identificato?
— Se SÍ: PRP
Livelli di rischio 5, 6 e 7: CCP o, se non esiste alcun limite critico misurabile, può essere applicato un PRP operativo (ad
esempio controllo di un allergene).
I CCP sono i punti in un processo di produzione in cui è richiesto un controllo continuo/per lotto attraverso una misura
di controllo specifica per eliminare o ridurre il pericolo a un livello accettabile. La sorveglianza deve essere dimostrabile
e devono essere tenute le registrazioni. In caso di violazione del limite critico è necessario adottare un’azione correttiva
nei confronti dei prodotti e del processo.
I PRP operativi sono punti nel processo di produzione in cui il rischio per la sicurezza alimentare è minore o in cui non
esistono limiti misurabili. Tali punti possono essere controllati attraverso misure di controllo generali di base più elabo
rate previste dai PRP, ad esempio controlli più frequenti, registrazioni ecc. Grazie a un controllo regolare
e all’adeguamento del processo/dei requisiti del prodotto, tali rischi possono essere considerati come sotto controllo.
Non è necessario adottare un’azione correttiva immediata nei confronti del prodotto. Tra gli esempi di PRP operativi
figurano:
— ricevimento delle materie prime → piano di campionamento per la verifica dell’approccio adottato dai fornitori in
materia di sicurezza/igiene;
FIDA - ALLEGATI
C 278/28 IT Gazzetta ufficiale dell'Unione europea 30.7.2016
— contaminazione incrociata tra lotti per gli allergeni → pulizia intermedia e controllo mediante misurazioni dell’ade
nosina trifosfato (ATP);
— contaminazione degli alimenti nelle zone che richiedono un’attenzione elevata → mascherine di protezione e prote
zione supplementare del personale, controllo settimanale dell’igiene delle mani.
APPROCCIO ALTERNATIVO/SEMPLIFICATO
È utilizzato lo stesso approccio ma in modo più semplice; ad esempio:
— livelli di rischio da 1 a 5 anziché da 1 a 7, utilizzando tre suddivisioni della probabilità e dell’effetto invece di quat
tro (le suddivisioni 3 e 4 sono accorpate).
— I PRP operativi non sono compresi nell’identificazione del rischio «intermedio»; la sola differenziazione che viene
operata è tra pericoli che possono essere controllati con i PRP e pericoli che richiedono un CCP.
211
30.7.2016 IT Gazzetta ufficiale dell'Unione europea C 278/29
Appendice 3A
Esempio di diagramma decisionale per l’identificazione dei punti critici di controllo (CCP). Le
risposte alle domande sono fornite in sequenza
FIDA - ALLEGATI
C 278/30 IT Gazzetta ufficiale dell'Unione europea 30.7.2016
Appendice 3B
213
C 278/32 IT Gazzetta ufficiale dell'Unione europea 30.7.2016
Appendice 5
FIDA - ALLEGATI
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