Rivista - Focus Italia 03-2022

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SCOPRIRE E CAPIRE IL MO

ONDO 353 22 FEBBRAIO 2022


MARZO 2022
€ 4,90 IN ITALIA

1992 - 2022
TRENT’ANNI DI FOCUS
GUARDANDO AVANTI
IN QUESTO NUMERO.
PASSATO, PRESENTE
E FUTURO DEL BUCO
DELL’OZONO
Mensile: AUT 10,00 € / BE 9,60 € / F 9,00 € / D 11,70 € / LUX 9,40 € / Côte d’Azur 9,10 € / PTE CONT. 8,70 € / E 8,70 € / CH 10,90 Chf / CH CT 10,70 Chf / USA $ 13,80. Poste Italiane / Spedizione in A.P. D.L. 353-03 art. 1, Comma 1 / Verona CMP

BRRRR
COME CAMBIANO I GENI
DI CHI VIVE AL FREDDO

PISTA!
A BORDO DEI BOLIDI
CHE NON HANNO PILOTA

DELLA
GRAV TÀ
Gli interrogativi ancora aperti
VIRUS
PERCHÉ IL CORPO
REGGE TANTI VACCINI
sulla forza che tutto muove
e che ha plasmato l'Universo. NUMERO
DOPPIO CON
E come sarebbe la vita sulla
Terra se fosse stata minore?
DOMANDE&RISPOSTE
353 MARZO 2022 www.focus.it

Scoprire
e capire
il mondo
PRISMA
12 I cani distinguono le lingue
14 Le bolle indistruttibili 20
17 I tatuaggi in numeri
18 Facciamo spazio
21 Onde tempestose
28
Il “senso della
Perché gli spaghetti
si piegano
nell’acqua calda?

saliva” per
24 Il sonoro della montagna i bambini

Fisica
30 UN ROMPICAPO CHIAMATO
GRAVITÀ
Tra tutte le forze della natura, è quella che ci è
muove ovunque e ne determina l’evoluzione.
A volte sembra trascurabile, altre invincibile. Ma
nel cosmo è presente ovunque.
più familiare. Eppure non è bastato il genio di
Einstein per svelarne tutti i segreti.
40 SE LA VITA FOSSE NATA SU UN
PIANETA PIÙ LEGGERO...
36 ILL’UNIVERSO
SUO TIRA E MOLLA CON
La forza di gravità crea le stelle e i pianeti, li
In un corpo celeste con massa marziana, piante
e animali si svilupperebbero in altezza. E nel cielo
ci sarebbero soltanto grandi volatori.

46 QUANTI VACCINI POSSIAMO TOLLERARE


medicina

Di fronte al moltiplicarsi delle vaccinazioni per Covid-19,


MULTIMEDIA Pagine animate
Animazioni, video, audio...
ci si chiede se il nostro corpo regga. La risposta è sì. Potete fruire di tanti contenuti
aggiuntivi grazie ai QR

50 VACCINAZIONI
cifrario Sco Code, nelle pagine dove
timelapsep e tanti troverete l’icona Focus+.
DALL’ETÀ PEDIATRICA: altri contenuti.
Basta inquadrare il QR Code
CHE COSA CI DICONO I NUMERI con la fotocamera attiva (se
L’adesione ai vaccini mostra forti differenze regionali. si usa un iPhone o un iPad),
oppure usando Google Lens
52 LA scienza
MATEMATICA DEI MOSCERINI
(E DEGLI STORNI)
o una qualsiasi app per la
scansione di QR Code (se si
ha uno smartphone o un tablet
Un gruppo di scienziati indaga l’ordine nascosto nel INQUADRA IL QR CODE Android). Se invece siete al
comportamento collettivo di alcuni uccelli e insetti. computer, andate alla pagina
del nostro sito, all’indirizzo

56 OPERAZIONE CENSIMENTO
animali

Ogni anno, un esercito armato di cannocchiali conta gli


web segnalato.

uccelli delle zone umide. Per studiarli e tutelarli.

In copertina: Foto portante: Shutterstock; dall’alto: Shutterstock; Indy autonomous challenge; Getty Images. Focus | 3
Speciale
122 ANIMALI 138 NATURA
126 TECNOLOGIA 140 ECONOMIA
128 SCIENZA 142 SALUTE
130 AMORE E SESSO 144 SOCIETÀ 150 SPORT
132 STORIA 146 ARTE E CULTURA 152 UNIVERSO ZN
136 TE LO DICE... 148 CIBO 154 PSICHE

92 BOLIDI SENZA PILOTA


tecnologia

Si è svolta la prima competizione tra auto da gara

92 in cui le vetture non erano telecomandate ma


programmate per muoversi (e vincere) in autonomia.

Vetture a guida
autonoma
in gara a
96 FOTO DI FAMIGLIA IN UN ESTERNO
animali

Una fotografa ha immortalato la vita di un gruppo di


Las Vegas scoiattoli di terra che vivono in un deserto americano.

102 SU LA MASCHERA
antropologia

Riecco il Carnevale. Ma l’idea di celare il volto dietro


un volto finto ha radici che affondano nei millenni.

106 LE
medicina
MIE MICROARMI CHE VIAGGIANO
NEL CORPO A CACCIA DI TUMORI
Intervista al pioniere della nanomedicina, che
racconta in un libro le strade tortuose della vita e
60 TECNO ARCHEOLOGIA
archeologia della scienza, verso la cura dei tumori più letali.

112 PERCHÉ CI PIACE L’HORROR


Georadar, impulsi laser, droni, satelliti... Gli indagatori comportamento
del passato hanno a disposizione nuovi strumenti.
I film “del terrore” ci aiutano a riconoscere i pericoli
68 BRRR... CHE CALDO
genetica

Perché le popolazioni che vivono al Polo Nord non


(ma senza correrli davvero). E per questo il nostro
cervello ne è così attratto.
soffrono il freddo? Merito dei cambiamenti genetici.

73 MENTALE
corpo umano
RESISTERE È ANCHE UNA QUESTIONE
RUBRICHE
I risultati di un esperimento eccezionale: che cosa

9 L’oblò
succede quando si finisce in un lago ghiacciato.

75 COME STA L’OZONO


focus next 30 / ieri, oggi, domani

A 33 anni dal Protocollo di Montreal, lo strato di gas


110 Tipi italiani
che ci protegge dai raggi ultravioletti è in recupero.
Ma non bisogna abbassare la guardia. 158 Academy
165 MyFocus Ci trovi anche su:
84 ALLE RADICI DEL DISGUSTO
comportamento

Perché un cibo che fa schifo ad alcuni può essere 171 Cartellone


176 Giochi
una vera prelibatezza per altri? Dipende dalle
esperienze personali (e dalle papille gustative).

4 | Focus
per

Obiettivo Toyota
Beyond Zero: zero emissioni,
zero incidenti

Non soltanto
veicoli a zero
emissioni
ma anche
supersicuri.
I
l primo obiettivo per una mobilità produrre veicoli sempre meno inquinanti e

Grazie allo sostenibile è senza dubbio quello di


arrivare a veicoli a zero emissioni, dalla
sempre più sicuri, direzione “oltre lo zero”.
Un obiettivo, quello della sicurezza, anche
sviluppo di fabbrica che li produce all’energia che più complesso perché la vettura più sicura al
nuove tecnologie li alimenta. Ma altrettanto prioritario è
che le vetture siano sempre più sicure e
mondo si troverà a viaggiare in condizioni
che spesso non sono prevedibili, per i
e software protettive, sia nei confronti di chi guida comportamenti di altri conducenti alla guida
sia di chi sta loro attorno e non soltanto magari di mezzi non altrettanto sicuri.
per le altre macchine. Certamente sembra
LQ‫ٻ‬KQTMIZZQ^IZMI]VUWVLWQVK]QXQ„TM
automobili circolano e meno inquinano
e meno hanno occasione di incorrere in
In alto il nuovo veicolo totalmente elettrico incidenti: però è un risultato al quale ci
di Toyota, il bZ4X, dotato del sistema di sicurezza si può avvicinare, incrociando la doppia
T-Mate. A destra la nuova Yaris full-hybrid strategia di zero emissioni e zero collisioni.
equipaggiata con Toyota Safety Sense. In Toyota ci credono e stanno lavorando per
La guida? Un piacere Videocamere frontali e

1
posteriori per un parcheggio
Toyota è quindi convinta che l’azzeramento del che se si vuole può essere
numero di vittime e feriti dovuti agli incidenti stradali in automatico.
debba diventare il principale obiettivo di una società
basata sulla mobilità, puntando sullo sviluppo di
tecnologie di sicurezza avanzate a cui unisce un’offerta
di servizi in sintonia con le esigenze di mobilità di Un sistema di grandissima
ciascuno, per rendere ogni esperienza di guida sempre utilità, quando si esce
più sicura e piacevole. in retromarcia dai parcheggi:
avvisa il guidatore
dell’arrivo di un altro veicolo
Massimi punteggi ai crash nascosto dalle altre auto
parcheggiate.
In ogni caso, tutti i più recenti veicoli della gamma
Toyota e Lexus hanno ottenuto il massimo punteggio,
ovvero le cinque stelle, nei sempre più complessi crash
test EuroNCAP e che prevedono urti contro barriere
fisse e mobili, frontali e laterali, valutando anche
l’efficacia dei sistemi di assistenza alla guida (Adas),
Anche quando l’auto
passivi e attivi. Quindi già un ottimo risultato.
può muoversi con

3
Ma c’è di più: la Casa giapponese ha appena lanciato
sistemi automatizzati in
il Toyota T-Mate un nuovo brand sotto il quale determinate condizioni,
rientrano tutti i sistemi di sicurezza sviluppati fino ad il sistema richiama sempre
oggi e gli ADAS che svolgono già da tempo un ruolo l’attenzione del guidatore.
fondamentale per la sicurezza stradale. T-Mate, in
sostanza, combina il rinomato Toyota Safety Sense
(il pacchetto di dispositivi di sicurezza attivi, ovvero i
sistemi di assistenza alla guida preposti ad evitare gli
Il radar anteriore chiede
incidenti o a minimizzarne le conseguenze) con altri
al guidatore di frenare se
sistemi di guida attiva e assistenza al parcheggio non la vettura si avvicina troppo

4
solo per rendere la guida più facile e sicura, ma anche a quella che la precede,
per proteggere tutti gli occupanti del veicolo e gli altri sotto la distanza
utenti della strada in vari scenari. di sicurezza.
per

)[QVQ[\ZIM[MUXTQÅKIbQWVMLQ]VI[Q\]IbQWVMLQMUMZOMVbI
/ZIbQMIT[Q[\MUILQXZMKWTTQ[QWVMLMT<5I\MT¼I]\WUWJQTMZMIOQ[KM
[M[QIKKWZOMKPMQTO]QLI\WZMvLQ[\ZI\\WNZMVIVLWQVI]\WVWUQI
MLM^Q\IVLWTW[KWV\ZWKWTKIZZM\\WLMQOMTI\Q

Sicurezza
massima
Quando l’auto può
frenare da sola
Toyota ha sviluppato il suo sistema di
pre-collisione. Una telecamera, un radar
e sensori laser monitorano la strada
mantenendo l’auto nella corsia (sotto) e sono
in grado di rilevare ciclisti o pedoni che si
possono trovare inaspettatamente di fronte,
frenando in automatico la vettura. Anche nelle
ore notturne.

Più intelligenza artificiale


4I [QK]ZMbbI VMTTI ^Q[QWVM LQ <WaW\I XZM^MLM QVÅVM ]VI [\ZM\\I
collaborazione o interazione tra l’uomo e i veicoli per preservare Un occhio alla
l’incolumità delle persone. Questo potrà avvenire, sempre meglio,
OZIbQM ITTW [^QT]XXW LMTT¼QV\MTTQOMVbI IZ\QÅKQITM M ITTI ZWJW\QKI
stanchezza
fondamentali per produrre e sviluppare automobili dotate di sistemi Il Toyota Safety Sense controlla anche
il benessere del guidatore:
XZWX]T[QWVM M LQ I[[Q[\MVbI ITTI O]QLI [MUXZM XQ„ M^WT]\Q ÅVW ITTI
un monitoraggio interno registra la sua
guida autonoma. Pertanto, l’introduzione di livelli crescenti di “guida
posizione di guida abituale e attiva un
senza guidatore” è l’elemento determinante per l’azzeramento degli
avviso se rileva qualsiasi deviazione
incidenti, preceduta, si auspica, da un nuovo quadro legislativo, ora
che potrebbe segnalare una distrazione
I[[MV\M 4I [\ZILI ^MZ[W TI [QK]ZMbbI v Y]QVLQ ]VI [ÅLI \MKVWTWOQKI
pericolosa, un malessere o addirittura
di grande complessità, che metterà insieme robotica, intelligenza un colpo di sonno.
IZ\QÅKQITM KWVVM\\Q^Q\o XZW\MbQWVM LMQ LI\Q KaJMZ[MK]ZQ\a - <WaW\I
è in pole position.

Il software per tutti


Come simulare gli effetti dei crash
Dal 2021 la Casa giapponese ha reso disponibile gratuitamente il Thums
Toyota Human Model for Safety, il software avanzato di modellamento
virtuale del corpo umano indispensabile nello sviluppo dei veicoli e delle
tecnologie sulla sicurezza: oltre 400 utenti, imprese e centri di ricerca lo
hanno già utilizzato. Grazie a questo strumento, possono essere studiati
gli effetti di un incidente su oltre 80.000 elementi digitalizzati del
corpo umano per individui di età, taglia
e genere diverso. Di più: il THUMS può
essere utilizzato anche fuori dall’ambito
automotive: per esempio per i dispositivi
di sicurezza sul lavoro, protezioni sportive,
dispositivi medici. Dai caschi per gli operai
a quelli per i giocatori di rugby.
L’OBLÒ

TUTTO
È GRAVITÀ di Raffaele Leone

P er capire meglio quel che ci circonda, capita che mi


faccia delle domande insolite, spesso così insolite da
risultare assurde. Qui a Focus, questa abitudine è diventata
che si inseguono e si susseguono. Che cos’è la conoscenza se
non un continuo tentare-capire-scoprire per tentare di più,
capire di più, scoprire di più?
più frequente, con buona pace (spero) della redazione su
cui planano i miei quesiti. Non mi guida il piacere sadico di
sottoporre i colleghi a stress test, ma la convinzione che il
binomio scienza/conoscenza sia quanto di più serio e di più
D a quel quesito surreale siamo arrivati al cuore della
fisica. Ho cercato una scialuppa di salvataggio
nell’ultimo libro del premio Nobel Frank Wilczek arrivato
divertente ci sia in circolazione. Dico questo per aiutarvi a provvidenzialmente sulla mia scrivania qualche mese fa
immaginare che cosa sia successo, una mattina di qualche (I fondamentali - La fisica in dieci parole chiave, Einaudi).
settimana fa, quando ho alzato il telefono: “Se sulla Terra ci Ho letto alcuni passaggi, ho sottolineato concetti per
fosse stata la stessa gravità che c’è su Marte (un terzo della me complessi che mi aiutassero a saperne di più, ho
nostra), la forma delle cose e degli esseri viventi sarebbe approfondito come dietro quella legge, che fa cadere gli
diversa? E diversa come? Vorrei farne lo spunto per un tema oggetti e che ci tiene ben saldi al terreno, ci siano le forze che
di copertina”. regolano i movimenti dell’universo, da quelli dei pianeti del
sistema solare a quelli delle galassie più lontane. Mio nonno

S olitamente è un figlio pre-adolescente curioso a porre


domande del genere e le risposte più benevole di un
genitore possono andare da un “boh, cerca su Internet”
Raffaele, architetto e intellettuale acuto, mi diede una volta
da leggere le famose pagine dell’Antico Testamento scritte da
Qohelet: “Tutto è vanità”. Così è venuto immediato ripescare
a un “da dove ti viene?” fino al “non posso darti retta, dalla memoria quelle parole per mischiarle come mi diverto
sto lavorando”. Nessuna di queste opzioni può essere a fare con i titoli degli articoli. Altro che vanità: tutto è
contemplata se quella domanda la fa il tuo direttore: bisogna gravità.
prendere la cosa sul serio e casomai trovare un modo per
rimbalzarla con garbo o, meglio ancora, con competenza.
Q uesto percorso mi ha convinto ad allargare il tiro senza
abbandonare l’iniziale domanda assurda. La formula

È  quel che è successo. Gianluca Ranzini (autore


dell’articolo a pag. 36) ha cercato di rabbonirmi
riconoscendo l’originalità della domanda, ma ritenendo
del “E se...” l’ho adottata appena arrivato a Focus ed è ormai
un appuntamento mensile fisso: “E se quella cosa non fosse
successa o fosse stata diversa, come sarebbe cambiato il corso
che il gioco non valesse la copertina. Sospetto che subito degli eventi e della vita sulla Terra?”. Si tratta ovviamente di
dopo abbia chiamato il vicedirettore Gian Mattia Bazzoli un gioco retorico e ipotetico che però aiuta a capire quanto
per dirgli di dissuadermi, fatto sta che anche quest’ultimo, il dettaglio e l’insieme siano un tutt’uno. Non soltanto nella
con cortesia, ha definito “eccessiva” l’idea di copertina. storia, che è forse un po’ più scontato (Se Napoleone non
Vedendo la mia insistenza, la soluzione suggeritami è stata avesse perso a Waterloo che Europa sarebbe stata?), ma
quella classica: “Facciamo una riunione”. L’unione fa la anche nella geografia, nell’ambiente, nell’evoluzione della vita
forza e ai due si è aggiunto Andrea Parlangeli (il suo articolo e delle specie, nelle regole della chimica o della fisica. Togliete
a pag. 30). Gianluca e Andrea di fronte alle parole spazio- un elemento e viene giù il sistema.
fisica-universo reagiscono come un ultrà del calcio a cui
dici pallone. Se considerate che questa regola vale per tutti i
giornalisti di Focus e per i loro campi di “specializzazione”,
capirete perché le mie incursioni poco ortodosse sono messe
N el caso in questione, quello della gravità, il nostro pianeta
ha queste sembianze, noi abbiamo queste sembianze,
ogni cosa ha queste sembianze, perché la massa della
a dura prova (ma è proprio quel che cerco, per dare a esse Terra esercita una determinata forza di attrazione (con cui
gambe più solide). Morale: “Non si scherza con la gravità, è trattiene anche l’atmosfera che ci protegge e dentro cui c’è
un tema centrale della fisica con cui si sono cimentati i più l’ossigeno). Marco Ferrari, quando gli ho assegnato il compito
grandi scienziati e con cui ci si continua a cimentare. Si porta di rispondere al mio quesito (l’esito a pag. 40), ha risposto:
dietro dilemmi giganteschi, molti dei quali irrisolti, sulle “Come prima cosa, mi vien da pensare alle piante che devono
forze che regolano l’universo, sulle particelle, sulla materia e far fluire l’acqua fino ai rami più alti. Con meno gravità il
l’antimateria. E poi fai presto a parlare di gravità: ti riferisci a liquido peserebbe meno e potrebbero portarlo più in alto.
quella di Newton o a quella di Einstein?”. Dunque magari avremmo piante alte come grattacieli”.

Q uesto mi ha fatto amare Focus fin dal primo giorno in


cui sono stato chiamato a dirigerlo: anche la domanda
più semplice, più innocente, più assurda, ti porta lontano,
M i-vien-da-pensare. Quattro parole magiche che
sintetizzano quel che Focus fa e vuol trasmettere, anche
con le domande più strampalate. Pensare, dunque essere.
da qualche parte dove ci sono altre domande e altre risposte [email protected]

Focus | 9
PRISMA DI TUTTO
UN PO’

10 | Focus
SCOPERTE

La più grande
nursery marina
U n gruppo di scienziati tedeschi ha
scoperto la più grande “nursery”
ittica del Pianeta. Un’area di 240 km²
(poco più dell’isola d’Elba), vicina alla
piattaforma di ghiaccio Filchner, nel
Mare di Weddell antartico. In questi
fondali, a 500 metri di profondità c’è una
densità fino a 2 nidi di pesci per metro
quadrato, per un totale stimato di 60
milioni di nidi.
L’area riproduttiva si trova in un punto
dove affluiscono acque profonde più
calde. I nidi sono quasi tutti di “pesci
ghiaccio” (Neopagetopsis ionah), una
specie capace di vivere alle temperature
rigide delle acque marine dell’Antartide. I
nidi sono rotondi, profondi circa 15
centimetri e con un diametro di 75
centimetri: sono stati distinti dal fondale
altrimenti fangoso per la presenza di
un’area centrale rotonda fatta con
piccole pietre. Ogni nido contiene, si
stima, fra 1.500-2.500 uova.
Videocamere. La scoperta risale a un
anno fa, quando i nidi sono stati
individuati grazie a un sistema di
telecamere sottomarine trainate dalla
nave da ricerca tedesca Polarstern,
dell’Istituto Alfred Wegener per la ricerca
marina e polare. L’area, hanno scoperto
gli scienziati, è anche una destinazione
per le foche di Weddell, che vi si recano
in cerca di cibo: in quella zona, secondo
i ricercatori, i pesci hanno una biomassa
totale di 60mila tonnellate. Secondo i
ricercatori, che hanno illustrato la
scoperta su Current Biology, è la colonia
di allevamento ittico più estesa rilevata
fino a oggi. «Questa scoperta»,
commenta la biologa Antje Boetius,
direttrice dell’Alfred Wegener Institute,
PS124, AWI OFOBS team/Alfred Wegener Institute

«dimostra che bisogna istituire al più


presto aree marine protette in Antartide,
per tutelare questo habitat. Finora, la
lontananza e le difficili condizioni del
ghiaccio marino di questa area del Mare
di Weddell hanno salvaguardato la zona,
ma con le crescenti pressioni sulle
regioni polari, dovremmo puntare a
tutele più forti». (V.T.)

Focus | 11
PRISMA

AMBIENTE

Lampedusa, sentinella
d’Europa per il clima
S ull’isola di Lampedusa si trova una stazione per le
osservazioni climatiche gestita dall’Enea, l’Agenzia
nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo
economico sostenibile. La stazione ha una parte a terra, che
si occupa di misure atmosferiche, e una in mare, per studi
oceanografici. Ora questo centro di ricerca diventa il primo
sito “sentinella” in Europa per il monitoraggio integrato del
ciclo del carbonio nell’atmosfera e in mare.
Nuovi strumenti. Nelle acque dell’isola sono stati installati
nuovi dispositivi nell’ambito del progetto Pro-Icos-Med,
coordinato dal Cnr. Consentono di misurare, tra gli altri
parametri, la pressione di CO2, il pH, la clorofilla e la materia
organica disciolta, oltre a temperatura, pressione ecc. Per
raccogliere informazioni e dati sulla concentrazione della Shutterstock

CO2 e sugli scambi tra atmosfera e oceano, che saranno


condivisi con oltre 200 organizzazioni scientifiche. (G.R.)

2015
ANIMALI
DAL
I cani distinguono le lingue
L’ ha scoperto una ricerca
dell’Università Eötvös Loránd
Principe in spagnolo e ungherese,
e anche versioni manipolate, per

2021
AL
(Ungheria), grazie all’intuizione di una verificare se riuscivano a distinguere
ricercatrice, Laura Cuaya. La donna, i discorsi con un senso compiuto.
messicana, si era trasferita in Ritmo sonoro. Risultato: i cani
Ungheria con il suo cane Kun-kun e distinguevano la lingua familiare da
si chiedeva se l’animale si rendesse quella sconosciuta, e riconoscevano
conto che lì gli umani parlavano in entrambe rispetto ai discorsi insensati.
modo diverso: del resto anche i «I cani raccolgono le regolarità uditive
neonati non ancora in grado di parlare del linguaggio a cui sono esposti»,
hanno questa abilità. Così Kun-kun e dice Raúl Hernández-Pérez. «Non
altri 17 cani sono stati addestrati a sappiamo però se questa capacità sia
rimanere immobili in uno scanner esclusiva dei cani (che hanno vissuto
cerebrale, dove i ricercatori facevano migliaia di anni con l’uomo) o diffusa
loro ascoltare brani del Piccolo anche in altre specie». (V.T.)

I 7 anni più caldi mai


registrati. Lo rivela il
rapporto annuale sullo
stato del clima
Raul Hernandez/Eotvos Lorand University

realizzato
dall’Organizzazione
Meteorologica
Mondiale (Wmo).

12 | Focus
Alta Scuola Politecnica
COVID/1

I tifosi (sfegatati e non)


superano meglio una pandemia
U na ricerca dell’Università della
Georgia (Usa) ha dimostrato che
i tifosi che seguono regolarmente una
social, la vita delle squadre e degli
atleti, anch’essi ovviamente costretti
all’inattività.
squadra del cuore hanno superato Sponsor. Tra i canali di informazione
meglio le fasi più dure della pandemia anche i social dei marchi sportivi e
rispetto alle persone indifferenti allo degli sponsor che hanno diffuso ai
sport. Attraverso questionari distribuiti tifosi notizie “che danno speranza”,
via Internet anche in Cina, dove il come quella che i Boston Celtics
lockdown è stato rigidissimo, i (basket) hanno presentato un piano
ricercatori hanno valutato lo stato decennale da 25 milioni di dollari per
psicologico dei tifosi chiusi in casa, combattere l’ingiustizia razziale e
ma impegnati a seguire, attraverso i l’iniquità nell’assistenza sanitaria. (R.P.)
TECNOLOGIA

Un labirinto
M0ndadori Portfolio

per
imprigionare
il rumore
U n materiale con struttura di
labirinto per imprigionare il
rumore. È questa l’idea di 6 studenti
dell’Alta Scuola Politecnica (Asp) dei
Politecnici di Milano e di Torino che
come tesi di laurea hanno progettato e
stampato in 3D un pannello
fonoassorbente leggero e compatto. È
composto da metamateriali, particolari
strutture geometriche le cui proprietà
dipendono più dalla forma che dalle
sostanze di cui sono composte (e
possono essere realizzate a basso
costo). «Il nostro pannello è formato da
tanti cubetti di dimensioni diverse, nei
quali ci sono pareti disposte a labirinto»,
spiega Venus Hasanuzzaman Kamrul,
COVID/2 uno dei ragazzi. «Quando l’onda

Dopo un mese, tre persone su sonora entra, avvengono fenomeni di


interferenza che la cancellano».

dieci violano il lockdown Negli aerei. Il vantaggio di queste


strutture è che sono più sottili di quelle
tradizionali. «Ma la loro efficacia

I l lockdown non è piaciuto a nessuno, certo. Tutti sappiamo però che ci sono
state persone che lo hanno violato sistematicamente, proprio perché non
riuscivano a sopportarlo. E sono più di quante si credesse: dopo un mese, un
dipende dalla frequenza: nel nostro
caso, il pannello è ottimizzato per alcuni
rumori tipici dell’aeronautica (da 800 a
terzo degli individui aveva ricominciato a uscire anche se le restrizioni erano 1.200 Hz)», dice Emanuele Musso, un
ancora attive. Lo dimostra una ricerca dell’Università del Maryland (Usa). altro studente del gruppo. «Inizialmente
Stanchi. Gli scienziati hanno esaminato l’andamento della mobilità in 70 diversi abbiamo pensato di inserirlo nella
Paesi in cui c’erano state limitazioni agli spostamenti delle persone. Hanno così fusoliera di un aereo. Abbiamo
rilevato che se è vero che, inizialmente, le ordinanze di blocco riducono la mobilità dimostrato che questa tecnologia può
(di circa il 50%), a 4 settimane dalle restrizioni tre persone su dieci riprendono a essere molto efficace; ora l’idea si può
uscire anche se le restrizioni non vengono revocate, forse per stanchezza. (R.P.) estendere ad automobili,
elettrodomestici e altro». (A.P.)

Focus | 13
PRISMA

BIOLOGIA

Un nuovo modo di produrre ossigeno

Shutterstock (2)
L a vita non finisce mai di stupire.
Un gruppo di ricercatori guidato da
Beate Kraft della University of Southern
comuni, gli Archaea (Nitrosopumilus
maritimus e simili), che normalmente
producono energia per mezzo di una
produrre ossigeno – sebbene in piccole
quantità – in assenza di luce, e lo
hanno verificato in laboratorio.
Denmark ha scoperto che alcuni reazione chimica che utilizza ossigeno Come questo possa avvenire è ancora
microbi che vivono nelle profondità per trasformare l’ammoniaca in in parte un mistero; ma lo studio
marine producono ossigeno in un molecole chiamate nitriti. sembra destinato a gettare nuova luce
modo mai visto prima. Mistero. La sorpresa è arrivata su come gli oceani reagiscano ai
Kraft e colleghi, in particolare, hanno quando i ricercatori si sono accorti che cambiamenti climatici e sulla ricerca
studiato alcuni microrganismi molto questi microbi sono anche in grado di della vita su altri pianeti. (A.P.)

SCIENZA

Le bolle indistruttibili
I n genere le bolle di sapone scoppiano
dopo pochi minuti, principalmente a
causa della gravità o dell’evaporazione.
Universitaire de France (Iuf) hanno creato
bolle che mantengono forma e dimensioni
per oltre un anno. Invece di tensioattivi,
Si possono ben dosare le sostanze hanno aggiunto piccole particelle di plastica
tensioattive (come il sapone, appunto) per che permettono di realizzare bolle
prolungarne la vita, ma anche in questo particolarmente resistenti. Gli scienziati
modo le bolle si restringono e svaniscono hanno anche utilizzato glicerina per
nel giro di poco tempo. contrastare l’evaporazione. E sono così
Longeve. Ora, in Francia, alcuni ricercatori arrivati a costruire una bolla che è durata
dell’Università di Lille e dell’Institut per ben 465 giorni. (A.P.)

14 | Focus
COME NATURA INSEGNA
Una membrana per estrarre
uranio dall’acqua di mare
Mondadori Portfolio

Getty Images
TECNOLOGIA

Le strategie
degli scacchisti
T utti i giocatori di scacchi, anche i
più modesti, hanno un proprio stile
di gioco, che permette di identificarli
sulle piattaforme online, anche se si

N egli oceani c’è un tesoro difficile


da recuperare: non qualche
galeone carico d’oro, ma uranio.
Vasi. Per rendere il metodo più
efficiente, un team dell’Accademia
Cinese delle Scienze a Pechino ha
nascondono dietro a pseudonimi.
La scoperta è di un gruppo di scienziati
dell’Università di Toronto (Canada), che
Questo elemento è infatti presente a elaborato un materiale ispirato alla hanno utilizzato un programma di
bassissime concentrazioni in suoli e struttura dei vasi sanguigni: una intelligenza artificiale per analizzare ben
acque: si stima che nei mari ce ne membrana polimerica attraversata da 50 milioni di partite giocate su Lichess,
siano 4,5 miliardi di tonnellate, a una tubi che si dividono in tubi ancora più la più popolare piattaforma di scacchi
concentrazione di 3,3 parti per piccoli. Tutti sono rivestiti dal online, che riunisce appassionati di
miliardo. L’estrazione commerciale composto che “trattiene” l’uranio. ogni livello: dal campione del mondo
avviene da minerali ricchi di uranio, Il design favorisce il flusso dell’acqua e Magnus Carlsen (che ha diversi
ma si stanno sperimentando metodi massimizza la superficie su cui l’uranio account, tutti sotto pseudonimo) ai
per ricavare dai mari questo elemento viene trattenuto. Il nuovo materiale, nei ragazzini che prendono lezioni nei
impiegato nelle centrali nucleari, per test effettuati dai ricercatori pompando circoli.
esempio con membrane rivestite di una soluzione contenente uranio, ha Scoperti! Per definire gli stili, sono
composti (amidossime) che si legano mostrato di estrarre 20 volte più uranio stati presi in considerazione i giocatori
agli ioni di ur ti. (G.C.) che avevano all’attivo almeno 1.000
partite, e si sono analizzate soltanto le
mosse a partire dalla quindicesima,
ANNI dato che la parte iniziale del gioco
(l’apertura) prevede schemi fissi, meno

FA utili a indicare lo stile. Al sistema di


intelligenza artificiale è stato poi chiesto
di identificare i singoli giocatori a partire
L’epoca in n cui l’uomo ha “creato” il primo animale dalle loro mosse, e la risposta è stata
ibrido: il kunga,
k usato in Siria e Mesopotamia. Uno corretta nell’86% dei casi. Un ottimo
studio ha provato che era un incrocio tra una risultato, considerato che, analizzando
femm mina di asino domestico (Equus africanus una partita, gli esperti di scacchi
asinuss) e un maschio di asino selvatico siriano riescono a risalire al giocatore appena
((Equus hemionus hemippus), oggi estinto. il 28% delle volte. (M.Fr.)

Focus | 15
PRISMA I TATUAGGI IN NUM I

SONO RICHIESTE

10-15
SEDUTE DI
TRATTAMENTO CON

61
LASER per rimuovere un
tatuaggio “medio”.

48%
203
SONO GLI ITALIANI Sono i tatuaggi
(GIOVANI UTENTI trovati sul cadavere
DEL WEB) TATUATI IN mummificato di Ötzi
BASE A UN SONDAGGIO (circa 3300 a.C.),
CONDOTTO IN DIVERSI tornato alla luce
PAESI VIA INTERNET. sulle Alpi nel 1991.
I PERSONAGGI

924.000
(DIVERSI) DELLA SERIE
I SIMPSON  TATUATI SU
MICHAEL BAXTER
(AUSTRALIA).

dollari
IL COSTO DEL TATUAGGIO PIÙ CARO SUL
MERCATO, CREATO CON PICCOLI DIAMANTI.

1894 DATA 6,9 Il 27%


DELLE DONNE
DI APERTURA DELLA
BOTTEGA DI
SUTHERLAND
milioni CON TATUAGGI LI HA
SUL BACINO.
MACDONALD, PRIMO LE PERSONE
TATUATORE
PROFESSIONISTA
TATUATE
Shutterstock

DOCUMENTATO, A IN ITALIA.
LONDRA.
Il 34%
0-150
LE PULSAZIONI al secondo degli aghi elettrici usati per i tatuaggi.
DEGLI UOMINI
TATUATI NE HA UNO
SULLE SPALLE O
SULLA PARTE ALTA
DEL DORSO.

Focus | 17
a cura di Gianluca Ranzini

PRISMA FACCIAMO SPAZIO

sdo.gsfc.nasa.gov: il Sole in diretta


dal Solar Dynamics Observatory
APOLLO 17: CAMPIONI LUNARI
ALLO STUDIO DOPO 50 ANNI
Esattamente 50 anni fa, nel 1972, si svolgevano le ultime due
missioni del programma Apollo: la 16 (in aprile) e la 17 (in
dicembre). E la Nasa ha deciso di aprire uno dei contenitori
ancora sigillati dei campioni riportati dall’Apollo 17. Per farlo,
è stato sviluppato un “apriscatole” speciale, che dovrebbe
consentire di estrarre le polveri lunari e di analizzare, in
particolare, eventuali tracce di gas che vi siano rimaste
ESOPIANETI intrappolate. La Nasa custodisce infatti ancora alcuni dei

Il pianeta a forma
campioni di suolo e rocce delle missioni Apollo, sigillati sotto
vuoto. Erano stati conservati nella prospettiva che il

di palla da rugby
progresso della tecnologia consentisse di analizzarli meglio
di quanto si potesse fare, appunto, 50 anni fa.

Lo zoo dei pianeti extrasolari è popolato da oggetti


di ogni genere: grandi e piccoli, roventi e ghiacciati,
gassosi e rocciosi. Ma non era mai capitato di
trovare un pianeta dalla forma più simile a quella di
un pallone da rugby che a quella di una sfera. Lo ha
fatto la missione Cheops dell’Agenzia Spaziale
Europea, che ha evidenziato un esopianeta la cui
forma è molto allungata, ed è la prima volta che
viene osservata una “deformazione” in un pianeta
extrasolare. Dipende dal fatto che WASP-103b,
questo è il suo nome, si trova molto vicino alla
propria stella, attorno alla quale orbita in un giorno
soltanto. Le forze di marea esercitate dalla stella
hanno quindi “stirato” il povero pianeta.
WASP-103b ha una massa che è circa una volta e
mezzo quella di Giove; si tratta quindi di un pianeta
gassoso (e molto caldo, sulla sua superficie ci sono
2.200 °C), e anche questo ha favorito la
deformazione indotta dalla gravità della sua stella.
Questo sistema planetario si trova a 1.500 anni luce
Nasa (4)

da noi, in direzione della costellazione di Ercole.

LA MIGLIORE MAPPA
D. Schlegel/Berkeley Lab using data from DESIAcknowledgment: M. Zamani (NSF’s NOIRLab)

DELL’UNIVERSO IN 3D
Lo strumento Desi (Dark Energy Spectroscopic
Instrument), installato al telescopio Nicholas U.
Mayall da 4 metri dell’Osservatorio di Kitt Peak
(Arizona), ha prodotto una mappa tridimensionale
della distribuzione di 2,5 milioni di galassie.
La mappa (a sinistra una versione “ridotta” con
400.000 oggetti) è la rappresentazione più
dettagliata dell’universo mai realizzata. I colori
mostrano le distanze: più chiari i puntini delle
galassie vicine, più rossi per le galassie lontane.
Le zone nere sono quelle prive di dati, perché
“coperte” dal piano della Via Lattea. In futuro Desi
arriverà a catalogare oltre 35 milioni di galassie.

18 | Focus
VOLTE
Il diametro della stella UY Scuti I TEATRI DELLE STELLE
rispetto a quello del nostro Sole. In collaborazione
Se fosse posta al centro del Sistema con PLANit
(www.planetari.org)
solare, UY Scuti arriverebbe quasi
a lambire l’orbita di Saturno. PLANETARIO
DI CASERTA
I cicloni di Giove? Sono come Questo planetario, inaugurato nel
2008, ha una sala di 7 metri di
i vortici degli oceani terrestri diametro e una capacità di circa 50
posti. È di proprietà del comune di
Uno studio di un team Caserta e ospita scuole ma anche
internazionale di pubblico generico, in particolare nei
scienziati, alcuni dei week-end. I percorsi per le scuole
quali appartenenti vanno da quelli per l’infanzia fino a
all’Istituto Nazionale quelli per le superiori, ed è possibile
di Astrofisica (Inaf) e anche svolgere laboratori sui
all’Agenzia Spaziale principali temi dell’astronomia e
Italiana (Asi), ha messo sull’evoluzione della Terra e della
in evidenza come i Luna. La struttura propone anche una
maestosi cicloni che parte museale, in cui sono esposti
animano l’atmosfera strumenti scientifici, libri antichi,
gioviana siano simili ai installazioni interattive e modelli, e
vortici che si trovano una collezione di rocce e minerali.
negli oceani della Terra. Info: www.planetariodicaserta.it
In particolare, sembra
simile il fenomeno che
VORTICE NELL’OCEANO li genera.
I ricercatori hanno
infatti identificato nei
cicloni intorno ai poli di
Giove dei moti di
convezione: in pratica,
il gas caldo proveniente

Planetario di Caserta
dagli strati sottostanti
sale rapidamente e
fornisce l’energia ai
cicloni stessi.
Movimenti molto simili
si rilevano nei nostri
oceani, per esempio
analizzando le immagini
satellitari delle fioriture
QUANTE STELLE
di plancton (come nel
CI SONO NELLA
VORTICE SU GIOVE mare di Norvegia, qui a VIA LATTEA?
sinistra, in alto). Contare tutte le stelle della nostra
galassia è ovviamente impossibile.
Non solo perché sono troppe, ma

Il “cosmonauta” italiano Walter anche perché molte di esse non


sono visibili, perché nascoste da

Villadei volerà con Axiom gas e polveri, o da altre stelle.


Per fare una stima del loro numero
ci sono due vie: misurare la densità
In Italia abbiamo un... cosmonauta: è il colonnello di stelle nei pressi del Sistema
Walter Villadei, addestrato in Russia per conto solare (e poi estrapolare il risultato
della nostra Aeronautica Militare. Non è ancora a tutta la galassia), oppure stimare
la massa complessiva della Via
riuscito ad andare nello spazio, ma ora ha iniziato Lattea. Non si arriva a un numero
l’addestramento con Axiom Space, azienda privata preciso, ma almeno a un ordine di
che collabora con la Nasa. L’obiettivo è andare sulla grandezza: le stelle sono tra 100
e 400 miliardi.
Stazione Spaziale tra fine 2022 e inizio 2023.

Focus | 19
PRISMA

Shutterstock
PICCOLA FISICA A i fisici, gli spaghetti hanno sempre dato grattacapi. Già il grande Richard
Feynman, statunitense e premio Nobel nel 1965, si era incaponito a capire

La scienza degli perché, quando si piega uno spaghetto prendendolo alle estremità, sia
praticamente impossibile spezzarlo in soli due pezzi. La risposta ha a che fare con

spaghetti il modo in cui l’onda d’urto della prima rottura si propaga lungo lo spaghetto
causandone altre, e l’hanno trovata alcuni fisici francesi nel 2005 guadagnandosi
l’IgNobel, il premio per le ricerche più improbabili. Ma questa è un’altra storia.
Piega. Più di recente, Nathaniel N. Goldberg e Oliver M. O’Reilly dell’Università
della California a Berkeley hanno affrontato un altro dilemma fisico degli spaghetti:
cosa succede quando si deformano nell’acqua bollente. Iniziano a piegarsi, lo
sappiamo. Sembra questione di gravità (la parte bagnata diventa più debole e non
regge più il peso di quella sopra). Ma se tirate subito fuori dall’acqua uno
spaghetto e lo mettete su un piano manterrà la curvatura acquisita. Per spiegare
questo cambio di forma, i due scienziati hanno scritto le equazioni che prevedono
il comportamento di uno spaghetto messo a cuocere, concludendo che vi sono
tre fasi. Prima il cedimento, in cui la pasta si gonfia a causa dell’acqua che si
mescola all’amido e comincia a curvarsi formando un arco, con le estremità
appoggiate una al fondo e l’altra al bordo della pentola; poi l’assestamento, in cui
metà dello spaghetto tende ad appoggiarsi sul fondo e l’altra metà sul bordo
interno; infine una fase di ripiegamento, in cui la metà superiore dello spaghetto si
arriccia e va anch’essa verso il fondo della pentola. Per verificare le loro equazioni,
i due hanno lasciato per due ore uno spaghetto in acqua a temperatura ambiente
fotografandolo ogni 15 secondi, riproducendo così la cottura. (N.N.)

20 | Focus
NATURA
U no studio al quale ha partecipato l’Istituto di Scienze Marine del Cnr di
Venezia ha mostrato che è possibile predire in modo probabilistico
Onde l’altezza di grandi onde che si formano nelle tempeste. La ricerca si è
concentrata su una mareggiata avvenuta nel gennaio del 2014 nel golfo di
tempestose Biscaglia, nell’Atlantico, tra Francia e Spagna, in cui si è formato un
“pacchetto” di tre onde consecutive alte fino a 28 metri su un fronte largo
2 chilometri. L’analisi dei dati ha mostrato che, sapendo lo stato energetico
del mare (grazie alle normali previsioni meteo), è possibile prevedere in
anticipo queste onde anomale. Non nel senso di sapere “dove e quando”
si formeranno, ma almeno la probabilità che ciò accada. (G.R.)

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CORPO UMANO

La vita in un
poro della pelle

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PALEONTOLOGIA

Tesoro, mi si sono ristretti i denti


I nostri lontani antenati hanno perso
molto presto (almeno 4,5 milioni di
anni fa) i canini extra-large che sono
Ardipithecus ramidus (nella foto), uno
dei rami dell’albero genealogico
dell’uomo, vissuto appunto 4,5 milioni
tuttora tipici dei maschi di primate non
umano come lo scimpanzé. Forse
perché le femmine preferivano maschi
di anni fa (la separazione con la linea
evolutiva che ha portato agli scimpanzé
è di circa 7 milioni di anni fa). Ebbene, i
N oi siamo praticamente un
condominio, per i batteri.
Moltissimi abitano nel nostro
meno aggressivi e dai denti più discreti. maschi di questo ominide non avevano intestino, altri sulla pelle. Ora uno
Lo sostiene uno studio di Gen Suwa canini aguzzi e grandi come i maschi di studio guidato da Arolyn Conwill del
dell’Università di Tokyo. Ha analizzato scimpanzé e gorilla, ma elementi di Mit (Usa) ha visto che ogni poro della
300 denti fossili di ominidi di diverse dimensioni molto simili tra gli esemplari nostra epidermide è una “villetta” a
epoche, tra cui 24 canini di dei due sessi. (P.M.) sé, con una distinta popolazione di
abitanti.

3,66 milioni di anni


Comunità batterica. I ricercatori
hanno estratto il contenuto dei pori di
volontari e analizzato la dislocazione
della specie batterica più
abbondante sulla pelle, il
L’età di impronte trovate in Tanzania e, con nuovi studi, attribuite a un Cutibacterium acnes (foto), microbo
ominide: prima si ritenevano di un orso che camminava su due zampe. che si nutre di sebo, che ha un
legame ancora non chiaro con l’acne.

In Etiopia, il sapiens è più antico


Hanno visto che ogni persona aveva
sulla pelle una combinazione di vari
ceppi di questo batterio, ma che

I n Etiopia Sud-occidentale ci sono i


resti più antichi di Homo sapiens
dell’Africa Orientale. Si tratta di un
anni fa: 36.000 anni più vecchie di
quanto stimato finora. La misura è
stata possibile notando che le ceneri
all’interno di ogni poro era presente
un singolo tipo, differente da quello
che occupava i pori vicini. Non solo:
teschio e di alcune ossa rinvenuti nel vulcaniche subito sopra i resti erano tutti i batteri di un poro erano identici.
1967 lungo il fiume Omo. La loro identiche a quelle di un vulcano il cui Gli scienziati pensano che ogni poro
datazione precisa, tuttavia, è stata a cratere si trova a circa 400 chilometri sia stato colonizzato da un singolo
lungo incerta. Ora, uno studio guidato di distanza dal sito. Datando con individuo di C. acnes che si è poi
dalla vulcanologa Céline Vidal precisione le ceneri del vulcano, si è moltiplicato fino a saturarlo dei propri
dell’Università di Cambridge (Uk) stabilita la data della sua eruzione: “cloni”: nell’ambiente protetto di un
suggerisce che risalgano a 233.000 appunto 233.000 anni fa. (G.R.) poro, non ha dovuto competere con
altri ceppi. (G.C.)

Focus | 21
PRISMA
COMPORTAMENTO

Vuoi che il
collega ti aiuti?
Chiediglielo
I l rapporto diretto è sempre il migliore.
Se, sul lavoro, si desidera un po’ di
aiuto da un collega è meglio non
inviargli una email o un messaggio in
chat: è molto più facile ricevere l’aiuto
richiesto chiedendolo a voce, di
persona. O se proprio non è possibile
perché la distanza fisica lo impedisce,
meglio una telefonata o una
videochiamata del testo scritto. Lo
dimostra una ricerca della Cornell
University (Stati Uniti).
Sì o no. I ricercatori hanno reclutato
490 persone che hanno chiesto aiuto ad
altre 1.500 utilizzando diversi canali
(dovevano correggere alcune pagine di
un testo). Hanno così verificato che chi
domandava aiuto sottovalutava
l’importanza del mezzo con cui lo
faceva, pensando che l’altro (il collega)
avrebbe risposto sì se voleva davvero
farlo, no in caso contrario. Ma non è
Shutterstock

così: di persona è più difficile dire di no.


Perciò si viene accontentati. (R.P.)

Per la prima
volta, negli Usa,
il cuore di un
COSE DA SAPERE
maiale è stato
trapiantato Che cos’è uno Potentissimo
su un uomo. È
questo il futuro
xenotrapianto? rigetto
dei trapianti?
a cura di Margherita Fronte U no xenotrapianto è il trapianto
sull’uomo di un organo
prelevato da un animale. L’idea non
I l principale ostacolo allo
xenotrapianto è il rigetto iperacuto,
la potente reazione che il sistema
è nuova: i primi tentativi (tutti falliti) immunitario produce nei confronti di
furono fatti con reni di scimpanzé tessuti non umani, danneggiandoli
negli anni ’60. In seguito, nel 1983, il irrimediabilmente. Questa reazione
cuore di un babbuino fu trapiantato si verifica appena il nuovo organo
su una bambina, che però morì 20 è collegato ai vasi del paziente
University of Maryland School of Medicine

giorni dopo l’intervento. La recente e viene irrorato dal suo sangue.


messa a punto di nuove tecnologie Oggi è possibile controllare il rigetto
ha permesso di superare alcune iperacuto con farmaci
difficoltà e a gennaio, negli Usa, il immunosoppressori di nuova
cinquantasettenne David Bennet è generazione e modificando
stato il primo paziente a ricevere geneticamente l’organo da
un cuore di maiale (nella foto). trapiantare, così da “umanizzarlo”.

22 | Focus
OCHATOMA PARAVICINO/M. E. BIWAR ET. AL., ANTIQUITY (2021)
COGLI
L’ETIMO
Dove nascono
i termini
scientifici
STORIA

La birra allucinante degli Huari U n albero alto 4 metri, dai fiori


verde-gialli che crescono sulla
corteccia: è una nuova specie,

B ere un bicchiere insieme può migliorare i rapporti umani. Gli Huari, popolo
sudamericano precolombiano, andavano oltre: mescolavano allucinogeni
alle bevande, che offrivano alle popolazioni con cui volevano stringere alleanze
identificata nella foresta di Ebo, in
Camerun, da un team di ricercatori
britannici, camerunensi e francesi.
politiche. Il loro impero fiorì tra il VI e l’XI secolo inglobando terre nell’attuale Star. È stata chiamata Uvariopsis
Perù; la capitale, Huari, era vicina alla moderna città di Ayacucho. dicaprio in onore di Leonardo
Semi. Il team di Matthew Biwer del Dickinson College (Usa) ha scavato in un DiCaprio: un omaggio per la
sito chiamato Quilcapampa, dove una comunità huari si era installata e viveva campagna condotta dall’attore a
circondata dalla popolazione locale. Ha trovato due cose. Un deposito di favore della foresta di Ebo,
bacche di pepe rosa usate per produrre una bevanda fermentata simile alla minacciata da una concessione per il
birra, la chicha. E semi di una pianta chiamata vilca (Anadenanthera colubrina): i taglio di legname, poi revocata
semi, dagli effetti allucinogeni, erano tritati e inalati e la pianta è stata trovata “sicuramente in parte per i suoi
raffigurata su coppe e oggetti della cultura huari (come nell’illustrazione sopra, sforzi”, scrivono gli scienziati. Ma
con l’albero che esce dalla testa di una divinità). Diluiti nell’alcol, i composti U. dicaprio è già in pericolo: sono
presenti nei semi davano un più moderato e piacevole effetto allucinogeno. Gli stati contati solo 50 alberi, in una
studiosi pensano che la bevanda “corretta” si consumasse in gruppo, in feste zona non protetta della foresta.
per cementare i rapporti tra i locali e la nuova élite degli Huari. (G.C.)

SUGLI XENOTRAPIANTI
Perché dai Gli altri Problemi etici
maiali? organi e virus
I maiali hanno organi compatibili
con il nostro corpo, sia per
dimensioni sia per fisiologia.
I l primo xenotrapianto di cuore non
apre la strada a quello di altri
organi. Il cuore è una pompa e
G li xenotrapianti pongono molti
problemi etici. Per esempio, ci
si interroga sui criteri che i medici
Gli organi delle scimmie – più vicine svolge per lo più un’azione di tipo dovrebbero seguire per assegnare
a noi dal punto di vista evolutivo meccanico. Fegato e reni, invece, gli organi: come scegliere i pazienti
– sono invece troppo piccoli. Valvole producono molte molecole, con destinati a uno xenotrapianto, che
cardiache prelevate da maiali sono svariate funzioni fisiologiche. I maiali presenta certamente più rischi di un
ampiamente utilizzate per sostituire sono abbastanza simili a noi, ma tali normale trapianto? Ci si chiede
quelle umane, e le loro cellule del molecole presentano differenze e inoltre se sia lecito utilizzare gli
pancreas sono già state trapiantate potrebbero non svolgere il loro ruolo. animali come “fabbriche” di organi
su pazienti diabetici. Inoltre questi Si può pensare di modificare per noi. Un altro problema, più
animali sono più facili da allevare geneticamente l’organo affinché pratico, riguarda il rischio che con gli
rispetto ad altri e la varietà di razze secerna le molecole giuste, ma il xenotrapianti vengano trasmessi
permette di avere organi di taglia numero dei geni su cui intervenire all’uomo virus che si nascondono
adatta a quella del ricevente. rende la via per ora poco praticabile. nelle cellule dei maiali.

Focus | 23
a cura di Giovanna Camardo

PRISMA SONORO

LA VIBRAZIONE DELLA MONTAGNA


Nel nostro immaginario, poche cose sono stabili come una montagna. Pensiamo alla piramide di roccia
del Cervino (nella foto), che svetta immobile tra Italia e Svizzera... Ecco, non proprio immobile: in realtà
oscilla impercettibilmente, una volta ogni due secondi, come ha scoperto un team internazionale usando
sismografi sistemati dai piedi del massiccio fino a una quota di 4.470 m, poco sotto la vetta (a 4.478 m).
«La montagna è in costante movimento, proprio come accade agli edifici alti», ci spiega Jeffrey Moore,
della University of Utah (Usa), del team. «Questo movimento è causato dall’energia sismica che si
propaga sotto forma di onde attraverso la Terra, dovuta a terremoti vicini e lontani, ma anche all’azione
delle onde degli oceani. Il Cervino in risposta “vibra”, come accade a un diapason. Abbiamo accelerato di
80 volte le vibrazioni misurate con il sismografo in vetta, e le abbiamo amplificate, in modo da tradurle in
un suono udibile». Potete ascoltarlo inquadrando il QR Code a destra. Anche se i movimenti sono
piccolissimi (al massimo nell’ordine dei millesimi di millimetro), il Cervino oscilla in direzione nord-sud ed
est-ovest, con un movimento più ampio in vetta. «Le implicazioni delle misurazioni?», dice Moore.
«Aiutarci a identificare dove possono verificarsi frane scatenate da terremoti, qui e in altre montagne».

24 | Focus
MULTIMEDIA

AUDIO

Ascolta
il “suono
del Cervino”.

INQUADRA IL QR CODE
Oppure vai su: www.focus.it/
ambiente/natura/
la-vibrazione-del-cervino

Mondadori Portfolio

Focus | 25
PRISMA
SPECCHIO
MATERIALI

Riciclare le penne di pollo...


in un maglione MOLECOLE

SPECCHIO

SCIENZA

Batterie
quantistiche
superveloci
I l vostro cellulare si ricarica troppo
lentamente? Abbiate fiducia, la
scienza risolverà questo problema.
Teoricamente, la soluzione c’è già:
basterebbe usare le particolari batterie
– che immagazzinano energia sotto
forma di luce e non di elettricità –
sviluppate da un team internazionale di
cui fanno parte l’Istituto di fotonica e
nanotecnologie del Cnr e il Politecnico
di Milano. Si tratta di molecole immerse
Getty Images

in un mezzo trasparente schiacciato tra


due specchi (v. sopra). La luce, entra,
resta intrappolata tra gli specchi e in

O gni anno tonnellate di penne e piume di pollame domestico (foto sopra)


vengono incenerite, ma potrebbero essere riutilizzate nell’industria
dell’abbigliamento. I ricercatori dell’Università del Nebraska (Stati Uniti) hanno
parte viene assorbita dalle molecole
per poi essere liberata in un secondo
momento. Questa batteria “fotonica” si
infatti elaborato un processo industriale capace di utilizzarle per creare fibre ricarica in un tempo brevissimo,
che danno resistenza ai tessuti. appena un millesimo di miliardesimo di
Colori. Il processo consiste nel legare chimicamente lunghe catene proteiche, secondo (un “picosecondo”).
inclusa la cheratina, una proteina delle penne resistente all’acqua, per rafforzare Risposta coerente. Incredibile? Sì,
le prestazioni delle fibre. Con questo sistema sono state ottenute fibre che hanno ma si può fare anche di meglio.
il 90% della resistenza della lana che è stata a lungo immersa in acqua e il 120% «Abbiamo scoperto che, aumentando il
della resistenza della lana asciutta. Inoltre le fibre “da penne” tengono bene i numero di molecole, il tempo di ricarica
coloranti e possono essere tinte facilmente. (R.P.) diminuisce anche di mille volte», spiega
Tersilla Virgili, coautrice dello studio per

km
il Cnr. «Questo è dovuto al fatto che le
molecole reagiscono alla luce in modo
coerente, in base a un principio
quantistico che non ha uguali nel mondo
Altezza della nuvola di ceneri e gas macroscopico in cui viviamo». Siamo
(con punte a 55 km) creata ancora lontani dalle applicazioni, ma in
futuro il principio potrebbe essere usato
nell’esplosione del vulcano sottomarino per caricabatterie senza fili, celle solari e
Hunga Tonga-Hunga Ha’apai. computer quantistici. (A.P.)

Focus | 27
PRISMA SOCIETÀ

I “cervelli
in fuga”

Getty Images
ritorneranno?
S ono detti “cervelli in fuga” e si tratta
delle persone che vanno a studiare
lontano da casa o addirittura all’estero.
Molti di loro si costruiscono un percorso
di vita o una professione in luoghi
distanti da quelli di origine. Alcuni però
ritornano a vivere dove sono nati. Gli
studiosi dell’Università dell’Iowa (Usa)
hanno identificato quali fattori li
inducono a tornare e a costruirsi un
avvenire nella località d’origine (spesso
un piccolo paese di provincia, a volte in
una zona rurale).
Servizi. Molto dipende dalle
esperienze che loro stessi hanno avuto
nei primi 18 anni di vita, quando si
trovavano ancora nella località di
nascita: se le scuole sono di piccole
dimensioni, infatti, i “cervelli” sono più
PSICOLOGIA invogliati a tornare, probabilmente

Il “senso della saliva” perché in comunità piccole si crea un


forte senso di appartenenza. Altri due

per i bambini fattori che favoriscono il “rientro alla


base” sono la bassa densità della
popolazione e la scarsa presenza di

I baci, la condivisione del cibo o il gesto di asciugare la saliva hanno per i


bambini un significato molto più profondo di quanto si pensi. Osservando
questi comportamenti, infatti, i bambini piccoli danno un senso alle relazioni fra
laureati nella località d’origine. (R.P.)

le persone, identificano quelle che hanno legami stretti, e quelle su cui possono
fare affidamento. L’importanza dei gesti in cui ci si scambia un po’ di saliva
emerge da una serie di esperimenti che gli psicologi dell’Università di Harvard
(Usa) hanno condotto con bambini di varie età.
Intimità di famiglia. Durante i test, ai piccoli venivano mostrate vignette o
filmati i cui protagonisti interagivano tra loro in vari modi, e a volte con gesti
come leccare lo stesso cono gelato, baciarsi e così via. In seguito, gli stessi
personaggi sono stati mostrati in momenti di stress. Le osservazioni mostrano
che già a 8-10 mesi i bambini si aspettano che chi è in difficoltà sia aiutato dalla
persona con cui “ha condiviso” la saliva (i bambini volgevano lo sguardo verso

900 ila
quest’ultima, come a sollecitarne l’azione). Mentre chi aveva 5-7 anni
identificava come appartenenti allo stesso nucleo familiare coloro che avevano
condiviso baci, cibo e… saliva. (M.Fr.)

CIRCA Le specie di insetti che sono state descritte finora.


Su quante ne esistano, le stime vanno da 2 a 30 milioni.

28 | Focus
TECNOLOGIA

Il pesce robot che scaccia il “collega” invasore


È stato creato un pesce robot che
spaventa “a morte” un vero pesce:
la gambusia (Gambusia holbrooki).
del persico trota (Micropterus
salmoides), con due dei piccoli pesci
infestanti. Lo spavento è tale che la
specie acquatiche e nei pesci locali le
sue nuove prede. In Australia, per
esempio, costituisce un problema che
Perché prendersela con questo gambusia modifica comportamenti e si è provato a risolvere in vari modi. Ora
pesciolino d’acqua dolce lungo riproduzione: i pesci «diventano meno arriva appunto il pesce robot. Nei test
massimo 8 cm? È una specie invasiva fertili, con effetti a lungo termine su eseguiti da Polverino, la gambusia
e costituisce una minaccia per diversi aspettativa di vita e sopravvivenza della smette di inseguire i girini e diviene più
anfibi e pesci. Messo a punto da specie», spiega Polverino. affusolata per nuotare più veloce e
Giovanni Polverino della University of Terrore. Originaria del Nord America, fuggire. Inoltre, conclude Polverino,
Western Australia a Perth, il robot imita la gambusia è un pescetto introdotto in «perde le riserve di grasso cruciali per i
fedelmente un predatore della tutto il mondo per eliminare le larve pesci, uno dei parametri con cui si
gambusia: nella foto, vediamo il grande delle zanzare, ma causa parecchi danni misura l’aspettativa di vita di un animale
pesce robot, che riproduce le fattezze perché ha trovato nelle larve delle acquatico». (P.M.)
Giovanni Polverino

NEUROSCIENZE

Shutterstock
Nel sonno, una
voce sconosciuta...
È notte, stai dormendo e nella stanza si sente
una voce sconosciuta che bisbiglia. Non è la
scena di un film, prima della comparsa del serial
killer. È la scena di un esperimento condotto da
Manuel Schabus all’Università di Salisburgo, in
Austria: ha mostrato che il nostro cervello si attiva
di più se nel sonno udiamo una voce sconosciuta.
Notte. Schabus e colleghi hanno fatto sentire a
17 volontari, addormentati e collegati a un
elettroencefalografo, due voci: una nota, l’altra no.
Le voci ripetevano il nome del volontario e altri due
nomi, a volume basso. Nel sonno il cervello
continua a rispondere agli stimoli sensoriali, ma li
“blocca” per non svegliarci. E si è visto che le voci
non familiari generavano una risposta maggiore
rispetto a quelle note. Un estraneo vicino a noi di
notte, insomma, fa scattare un allarme. E tale
risposta potrebbe spiegare perché qualcuno fatica
a dormire fuori casa, tra voci non familiari. (G.C.)

Focus | 29
dossier

SENZA PESO
Un’astronauta gioca
con una goccia nella
Stazione Spaziale
Internazionale (Iss),
dove ci si trova
in condizioni
di “microgravità”.

UN ROMPICAPO
CHIAMATO
Nasa
fisica

G ià migliaia e migliaia di anni


fa, contemplando la volta ce-
leste, i nostri antenati non
poterono fare a meno di chie-
dersi che cosa muovesse nel cielo “il Sole e l’altre
stelle”. Per loro la spiegazione doveva essere divi-
na. Certamente non immaginavano che l’origine
ultima fosse lo stesso principio che ci spinge in
hanno sentito parlare». Ricordiamo di che cosa si
tratta: «Dal punto di vista classico, ogni forza na-
sce da una sorgente, e la sorgente della forza gra-
vitazionale è la massa», spiega Tonelli. «Qualun-
que oggetto che abbia una massa crea nello spazio
circostante un campo che si presenta come forza
attrattiva. Ma solo corpi di enorme massa come
stelle e pianeti producono forze gravitazionali si-
ogni istante verso il basso, quel fenomeno così fa- gnificative». Tra tutte le forze della natura, infatti,
miliare che chiamiamo peso. la gravità è di gran lunga la più debole. «Per ge-
Da allora l’umanità ha fatto passi da gigante, ep- nerare una forza misurabile con la forza elettro-
pure la gravità resta al centro delle grandi doman- magnetica, basta una quantità irrisoria di carica
de che ci poniamo sul cosmo. Che cosa la genera? elettrica», nota Tonelli. E ancora più intensa è la
E perché è così diversa dalle altre forze della natu- forza nucleare forte, che agisce però solo su mi-
ra? Ne capiremo mai le leggi? Da Albert Einstein nuscole distanze all’interno del nucleo atomico.
a Steven Hawking, le menti più brillanti hanno «Il fatto che la gravità sia così debole», enfatizza
cercato di rispondere a queste domande. Ma più Tonelli, «stabilisce una gerarchia, una divisione
avanza (e si complica) la nostra comprensione dei ruoli. Per cui le forze ordinarie, cioè elettro-
dell’universo, più la risposta sembra sfuggire. magnetica, forte e debole, dominano il comporta-
mento della materia su piccola scala, la scala del
UNA FORZA… DEBOLE mondo microscopico. Al contrario, queste forze
La cosa davvero sorprendente è che, tra tutte diventano trascurabili, ininfluenti, non significa-
le forze della natura, la gravità è quella che ci è tive, nel mondo delle grandi distanze, che invece è
più familiare. «Tutti la sperimentiamo: stiamo dominato dalla gravità; perché le grandi distanze
attaccati al suolo, facciamo attenzione quando contengono enormi masse, le stelle, le galassie e
andiamo in montagna e quando scendiamo le gli ammassi di galassie (v. articolo seguente)».
scale», osserva Guido Tonelli, fisico del Cern di Questa “divisione dei ruoli”, come la chiama To-
Ginevra, docente all’Università di Pisa e autore nelli, fa sì che la gravità sia l’unica forza del tutto
di libri come Genesi. Il grande racconto delle ori- irrilevante nelle miriadi di collisioni che si veri-
gini (Feltrinelli). «Quella del peso è l’unica misura ficano negli acceleratori di particelle. «Sappiamo
effettuata da tutta l’umanità, perché chiunque è che c’è», dice Tonelli, «ma la sua intensità è tal-
salito su una bilancia o è andato al mercato a com- mente irrisoria che possiamo trascurarla del tut-
prare una certa quantità di frutta o di verdura». to». E infatti il “gravitone”, che trasmetterebbe la
Il nostro stesso organismo si è evoluto in presen- forza di gravità, tra tutte le particelle elementari
za di gravità (v. terzo articolo del dossier), tanto previste finora con ragionevole certezza, è l’unica
che andare nello spazio non è affatto salutare: gli di cui non sia stata ancora trovata traccia.
astronauti a bordo della Stazione Spaziale Inter-
nazionale (Iss) sperimentano un peggioramento L’EQUAZIONE PIÙ BELLA
delle loro condizioni fisiche, a partire da un inde- All’estremo opposto, cioè nel mondo delle stelle
bolimento delle ossa e dei muscoli. «La gravità ci è e delle galassie, la gravità è al contrario protago-
familiare anche perché l’abbiamo studiata a scuo- nista. Ed è anche la protagonista indiscussa della
la», aggiunge Tonelli. «Tutti conoscono la legge di Relatività generale di Einstein. Il punto più alto
Newton (v. riquadro nelle prossime pagine) o ne di questa teoria, il culmine del pensiero di Ein-

Tra tutte le forze della natura, è quella che


ci è più familiare. Eppure non è bastato il
genio di Einstein per svelarne tutti i segreti.
di Andrea Parlangeli

GRAVITÀ Focus | 31
dossier
UNA LEGGE
IN CONTINUA
EVOLUZIONE
Il modo in cui vediamo la
gravità è molto cambiato
nel corso dei secoli,
dando vita a vere
rivoluzioni scientifiche.
Quale sarà la prossima?

1 Aristotele (IV sec. a.C.)


Per Aristotele, la gravità è la qualità
dei corpi che si muovono
naturalmente verso il basso
(mentre i fenomeni celesti,
considerati di natura diversa,
sono regolati da altre leggi).

2 Isaac Newton (1600) 3 Albert Einstein (1900) 4 Chi sarà il prossimo?


La legge della gravitazione Per Newton, però, la gravità è una Sappiamo che la Relatività non offre
universale di Newton unifica forza istantanea. E questo la risposta definitiva al mistero della
fenomeni terrestri e celesti con una contraddice il principio secondo cui gravità. Il problema è che le equazioni
precisa formulazione matematica. nulla può propagarsi a velocità di Einstein – che descrivono
La forza gravitazionale che due superiore a quella della luce. meravigliosamente stelle e galassie –
oggetti qualsiasi (pianeti, stelle o La soluzione è l’“equazione di sono incompatibili con la meccanica
anche pietre e polvere) esercitano campo di Einstein”, molto più quantistica che descrive il mondo
tra loro è proporzionale al prodotto complessa, che costituisce il cuore microscopico. Per questo da decenni
delle loro masse e all’inverso del della Relatività generale. La nuova si sta cercando una formulazione più
quadrato della distanza reciproca. formula dice che la curvatura dello generale, una “gravità quantistica” in
Questa legge ha avuto tanto spazio-tempo è determinata dalla grado di descrivere proprio quel che
successo nel descrivere il distribuzione di massa e di energia avviene nei buchi neri, e che avvenne
movimento di stelle e pianeti che ha nell’universo; e viceversa (nella foto nel Big Bang, dove la Relatività
dato origine a una visione sullo sfondo, è rappresentata la fallisce. Ci stanno lavorando, o ci
meccanicistica dell’universo, visto deformazione dello spazio-tempo hanno lavorato, le migliori menti del
come un grande orologio. prodotta dal Sole e dalla Terra). Pianeta, da Stephen Hawking a Roger
Penrose, da Ed Witten (con la Teoria
m1 m2 delle stringhe) a Carlo Rovelli (con la
F=G Gij= 84 GTij Loop Quantum Gravity). Chi sarà
r2 c l’erede di Einstein?

stein, è infatti una complicata “equazione di cam-


po” (v. sopra), che i fisici considerano una delle
più belle – se non la più bella – della fisica. Questa
formula, infatti, lega tra loro entità apparente-
mente molto diverse come massa, energia, spazio
e tempo. E, nel farlo, fornisce una descrizione di-
namica e armoniosa dell’universo, per mezzo di
una geometria “deformabile” che sostituisce la
vecchia e rigida “armonia delle sfere”.
L’equazione dice infatti che la materia e l’energia
alterano lo spazio e il tempo (v. anche l’illustra-
zione in alto), in un modo che rende possibile il
movimento dei pianeti attorno alle stelle, o delle
stelle all’interno delle galassie, e perfino l’evolu-
zione dell’intero universo a partire dal Big Bang.

DOVE IL TEMPO SI FERMA


La distorsione dello spazio-tempo indotta dalla
gravità può portare a fenomeni controintuitivi,
come quelli divenuti popolari con il film Inter-

32 | Focus
fisica

UNA FORZA ANOMALA


Nella tabella sono messe a confronto le 4 forze fondamentali
della natura (l’intensità della forza nucleare forte è pari a 1).
Forza Intensità Raggio d’azione Descrizione

La forza nucleare forte, che


Dentro tiene uniti i nuclei atomici, è
1 il nucleo
atomico l’interazione più intensa che si
conosca; ma agisce solo su
distanze minuscole.
Nucleare forte

Questa forza descrive i


Infinito fenomeni elettrici e magnetici.
10-2 È circa cento volte più debole
(0,01) della forza forte e determina la
struttura di atomi e molecole.
Elettromagnetica

Scoperta da Enrico Fermi, la


Dentro forza nucleare debole genera
10-6 il nucleo il decadimento radioattivo di
(0,000001) atomico atomi e particelle.

Nucleare debole
È di molti ordini di grandezza la
più debole di tutte le forze. Ma
è anche quella che predomina
10-38 Infinito quando si considera l’universo
(0,00…01) su larga scala.
(scritto con 38 zeri)
Gravità

Einstein ci ha regalato la più


bella teoria sulla gravità. Ma
ZN già sappiamo che sarà superata
Shutterstock

stellar (2014) di Christopher Nolan. Per esempio, una forza attrattiva e quindi tutte le masse si at-
il fatto che su una stella densa il tempo rallenti traggono tra loro. Invece avviene il contrario. La SPERANZE
rispetto a chi rimane fuori dal suo campo gravita- spiegazione potrebbe essere una strana proprietà A sinistra, il
zionale. D’altra parte, il fenomeno è stato misura- dello spazio-tempo, che non abbiamo ancora ca- rivelatore Cms
to anche sulla Terra: il tempo misurato da un oro- pito, oppure una specie di antigravità, cioè qual- dell’Lhc al Cern
di Ginevra, dove
logio posto sul pavimento di un edificio, dove la cosa che repelle (la cosiddetta “energia oscura”). molti scienziati
gravità è un po’ più intensa, scorre più lentamente Questo è uno dei misteri tuttora aperti». sperano di poter
rispetto a quello misurato sul soffitto o al piano trovare, un
superiore (la differenza è minima, ma osservabi- ALLA RICERCA DELLA SUPERFORZA giorno, indizi di
le). Sull’orizzonte degli eventi di un buco nero, per Nonostante gli enormi progressi fatti da Einstein, una possibile
chi guarda da fuori, il tempo si ferma del tutto. dunque, la gravità resta misteriosa. Come anda- unificazione
delle forze.
re oltre? A ben guardare, qualche indizio c’è. Nel
ATTRATTIVA O REPULSIVA? nostro universo attuale, che è mediamente molto
Fin qui tutto bene. Negli ultimi decenni, però, freddo e rarefatto, le 4 forze della natura sono ben
una scoperta astronomica ha messo in dubbio distinte. Se però immaginiamo di viaggiare all’in-
molte certezze. «È stato infatti osservato che le dietro nel tempo, quando l’universo era molto più
galassie si allontanano tra loro con una velocità caldo e più denso di oggi, vedremmo una situazio-
che aumenta nel tempo», racconta Tonelli. «L’e- ne ben diversa. Dice Tonelli: «All’aumentare della
spansione dell’universo sta, cioè, accelerando. Ci temperatura (e quindi dell’energia degli scontri
si aspettava che decelerasse, perché la gravità è tra particelle), la forza forte, la forza debole e

Focus | 33
fisica
dossier
SBIRCIARE DENTRO
I BUCHI NERI
Una risposta alle domande sulla gravità può arrivare dai
luoghi in cui questa forza è più estrema, cioè dai buchi
neri. Bisognerebbe, però, andare a guardare nella “zona
proibita”, cioè dentro l’orizzonte degli eventi… da dove
niente, nemmeno la luce, può uscire. Come fare?
Scontri cosmici. «Studiando le collisioni tra buchi neri
con le onde gravitazionali», rivela Tonelli. «Nel momento in
cui c’è uno scontro, infatti, una parte dell’energia
intrappolata in questi corpi celesti viene emessa. Quella
che ricevono gli osservatori come LIGO e Virgo (foto a
sinistra) è energia che era contenuta nell’orizzonte degli
eventi. Lo studio, su base statistica, di moltissime
collisioni potrebbe farci capire meglio che cosa succede
all’interno dei buchi neri, perché in tal modo è come se

VIrgo
potessimo dare uno sguardo, sbirciare dietro la cortina».

Nuove scoperte potrebbero arrivare dagli acceleratori


di particelle o dai rivelatori di onde gravitazionali
la forza elettromagnetica tendono a unificarsi. Al solo tre dimensioni spaziali, ma nell’universo cal-
crescere dell’energia, infatti, la forza forte diventa dissimo iniziale tutto si sia sviluppato in dimen-
più debole, mentre quella debole diventa più for- sioni che ci sono totalmente sconosciute, perché
te, per cui si pensa che le tre forze vadano a coin- si sono “richiuse”. Ma se in un acceleratore di par-
cidere – si dice che “si unificano” – a una scala di ticelle, oppure in qualche grande evento cosmico,
energia che oggi possiamo anche ipotizzare, e per si sviluppassero temperature simili a quelle del
certi versi siamo in grado di misurare. Pensiamo Big Bang, forse potremmo riaprire queste dimen-
che questo possa avvenire anche per la gravità. In sioni. Ce ne accorgeremmo perché verrebbero
tal caso, nei primissimi istanti di vita dell’univer- fuori particelle del tutto inattese, particelle molto
so ci sarebbe stata un’unica superforza, che poi massicce che indicherebbero il fatto che abbiamo
si è congelata via via che il cosmo si raffreddava, aperto la breccia alle dimensioni nascoste. Sareb-
dividendosi nelle quattro forze fondamentali». be come scoprire dei dinosauri che escono da una
vallata nascosta».
GIGANTI NASCOSTI
Anche se ci credono in molti, il problema è che i RISCRIVERE IL BIG BANG
fisici teorici non riescono a ottenere questa unifi- «Un’altra ipotesi è che la gravità sia diversa da
cazione, perché la forza di gravità è troppo debole. come la conosciamo su piccola scala», continua
«Si calcola che aumenti con l’energia, ma non ab- Tonelli. «Se quindi si andasse a scandagliare con
bastanza», enfatizza Tonelli. un acceleratore di particelle dimensioni molto
Per andare oltre, bisogna risolvere l’impasse. più piccole di quelle viste finora, può darsi che si
Come? «Ci sono varie ipotesi», continua Tonelli. entri in una regione in cui la gravità diventa domi-
GRAVITÀ «Una prima ipotesi è che, in realtà, la gravità sia nante». In tal caso, negli scontri si produrrebbero
“ARTIFICIALE” per sua natura intensa quanto le altre forze. Però micro buchi neri. «Ce ne accorgeremmo perché
Schema di una la vediamo debole, perché siamo abituati a proiet- questi micro buchi neri avrebbero una vita media
centrifuga, nel tarla nelle tre dimensioni spaziali alle quali siamo cortissima, e produrrebbero sciami di particelle
centro tedesco
Dlr a Colonia, abituati. Mentre invece, se si ipotizza che l’uni- in tutte le direzioni: una specie di fuochi d’artifi-
per studiare verso primordiale si sia sviluppato in più dimen- cio», conclude Tonelli. «Questa sarebbe una pro-
gli effetti di sioni spaziali, ecco che in questa realtà più ampia va ancora più sconvolgente della scoperta delle
una gravità la gravità diventa una forza ragguardevole come extra dimensioni, e ci costringerebbe a cambiare
“artificiale” sul le altre. Questa è l’ipotesi delle extra-dimensioni. l’idea che abbiamo dei primissimi istanti di vita
corpo umano. Cioè l’idea che nel nostro universo freddo ci siano dell’universo, a riscrivere il Big Bang».
für Luft- und Raumfahrt/German Aerospace Center

PER SAPERNE DI PIÙ


- Guido Tonelli, Genesi. Il grande
racconto delle origini (Feltrinelli).
- Guido Tonelli, Tempo. Il sogno di
uccidere Chrónos (Feltrinelli).
DLR/Deutsches Zentrum

- Luciano Rezzolla, L’irresistibile


attrazione della gravità (Rizzoli).
dossier

F acciamo un esperimento: mettia-


mo due bicchieri su un tavolo a
poca distanza l’uno dall’altro. La
legge di gravitazione universale
di Newton (v. articolo a pag. 30) ci dice che si
attraggono, perché qualsiasi oggetto che abbia
una massa genera una forza di attrazione gravi-
tazionale su tutto ciò che ha intorno a sé. Eppu-
SCAMBI TERRA-LUNA
È sempre la forza di gravità della Terra che tie-
ne legata la Luna, anche se il nostro satellite si
trova a quasi 400.000 km di distanza. E la Luna
ricambia, producendo con la propria gravità (e
con un piccolo contributo del Sole) le maree
sulle acque del nostro pianeta. Le maree produ-
cono poi un rallentamento della rotazione ter-
re non li vediamo muoversi. Il motivo è che que- restre. Il nostro giorno si allunga di 1,46 millesi-
sta forza è di intensità così piccola che a mi di secondo ogni secolo e, per contro, la Luna
prevalere è l’attrito tra i bicchieri e il tavolo. si allontana dalla Terra di 3,8 centimetri l’anno.
Tuttavia, la gravità è ovunque. È davvero la «Ma la Terra ha giocato un brutto scherzo al
forza più universale che ci sia, anche perché nostro satellite, costringendolo con la propria
il suo raggio d’azione è infinito, benché a volte gravità a rivolgerci sempre la stessa faccia»,
il suo effetto non sia percepibile, come nell’e- aggiunge Razzano. «Un lavoro che ha richiesto
sempio dei bicchieri. Perché la forza di gravità tempi davvero astronomici, perché miliardi di
si manifesti con chiarezza abbiamo quindi bi- anni fa la Luna era libera di mostrarci ogni lato,
sogno di grandi masse: pianeti, stelle, galassie. ma che alla fine ha prodotto il suo inesorabile
In altre parole, la gravità è la forza che domina effetto». Bisogna ricordarsi che la gravità ha
quando abbiamo a che fare con gli oggetti cele-
sti, e che ne permette la formazione, ne gestisce

IL SUO
l’evoluzione, ne guida i movimenti.

IL PESO IN ORBITA

TIRA
È la gravità, per esempio, che ci tiene con i piedi
incollati al suolo, proprio perché la massa della
Terra è molto grande. E come su qualsiasi altro

E MOLLA
corpo celeste, la forza è diretta verso il centro
anche sul nostro pianeta, con buona pace dei
terrapiattisti. Inoltre, l’intensità della forza di
gravità sulla superficie terrestre dipende, oltre

CON
che dalla massa della Terra, anche dalla distan-
za dal centro: per questo pesiamo leggermen-

’UNIV
te di meno se andiamo in montagna (parliamo
però di un paio d’etti anche se arriviamo in cima
all’Everest) e anche se ci spostiamo verso l’E-
quatore, a causa della forma schiacciata della
Terra stessa.
Attenzione però a non confondere gravità e
peso: siamo abituati a vedere gli astronauti a
bordo della Stazione Spaziale Internazionale
(Iss) che fluttuano e fanno capriole nell’aria.
«Ma anche sulla Stazione la gravità c’è, e non

La forza di gravità crea le stelle


è poca: circa il 90% di quella al suolo», spiega
Massimiliano Razzano, professore associato al

e i pianeti, li muove ovunque


dipartimento di Fisica dell’Università di Pisa.
«Bisogna chiarire l’equivoco di chi pensa che in

e ne determina l’evoluzione.
orbita non ci sia gravità. Il punto è che gli astro-
nauti si muovono insieme alla Stazione, che or-

A volte sembra trascurabile,


bita a 27.000 km/h alla giusta altezza dalla Terra
in modo da essere perennemente in caduta libe-

altre invincibile. Ma nel cosmo


ra: la Iss “precipita” in modo controllato, senza
avvicinarsi alla Terra e senza allontanarsene, e

è presente ovunque.
i suoi passeggeri sono in apparente assenza di
peso». Se però la Iss (o un qualsiasi satellite)
si fermasse, ci precipiterebbe in testa come un
sasso. La legge di Newton non concede sconti. di Gianluca Ranzini

36 | Focus
fisica

ERSO
INTERAGENTI
La coppia di galassie
Arp 273. Quella sopra,
più grande e massiccia,
distorce l’altra con la
propria gravità e innesca
al suo interno la nascita
di nuove stelle.
Nasa/Esa/Hubble Heritage Team
dossier
La gravità conferisce
una forma sferica
agli oggetti
di grande massa

molta pazienza, agisce sul lungo periodo.


Se allarghiamo il nostro sguardo al Sistema
solare nel suo insieme, troviamo che anche lì è
la gravità a dominare. Ma quella del Sole. Il mo-
tivo è semplice: nel Sole si concentra il 99,86%
della massa di tutti gli oggetti del nostro siste-
ma planetario messi insieme. I pianeti sono
minuscoli granellini in confronto alla nostra
stella, e ancora meno contano comete, lune e
asteroidi. Tutto quello che accade nel nostro
sistema planetario è opera della gravità solare.
Ogni pianeta tuttavia ha la propria gravità
superficiale, che dipende dalla sua massa e dal
suo raggio, e che determina quanto si pesi su di
esso (v. riquadro a sinistra). La combinazione
di questi due fattori fa sì che Giove domini di
Nasa/Johns Hopkins University Applied Physics Laboratory/Southwest Research Institute/Goddard Space Flight Center

gran lunga la classifica: la sua accelerazione di


gravità superficiale è oltre due volte e mezzo
quella sul nostro pianeta. Tutto sarebbe inve-
ce molto più leggero su Marte e su Mercurio:
IL GIGANTE IL PESO DI UNA PERSONA per entrambi la gravità è poco più di un terzo
Giove, qui sopra DI 75 KG SUI PIANETI di quella terrestre.
insieme a Io, una
delle sue lune DEL SISTEMA SOLARE QUANDO LA GRAVITÀ È POCA
principali, è di
gran lunga il Mercurio 28,4 Ci sono però luoghi più “estremi”. Ricordiamo
pianeta del per esempio l’atterraggio del piccolo lander
Sistema solare in Venere 67,9 Philae, nel 2014, sulla superficie della cometa
cui la gravità al Churyumov-Gerasimenko. Lì la gravità è solo
suolo è maggiore. Terra 75 un decimillesimo di quella terrestre, quindi
75
KG Marte 28,4 Philae era equipaggiato con due arpioni che si
dovevano agganciare al suolo nell’istante in cui
Giove 189,8 toccava il terreno. Purtroppo non funzionaro-
Saturno 79,9 no a dovere e la sonda, che sulla Terra pesava
100 kg, ma in quel luogo remoto era ridotta a
Urano 67,9 10 grammi di peso, fece due clamorosi rimbal-
zi, uno dei quali di quasi due ore che la portò
Nettuno 85,5 a un chilometro dalla cometa, fino a fermarsi
in una zona in ombra, incapace di ricaricare

38 | Focus
fisica

7,5 GRAMMI: È IL PESO CHE AVREBBE


Eso/M. Kornmesser

UN UOMO DI 75 KG SULLA COMETA


CHURYUMOV-GERASIMENKO

le proprie batterie. La forza di gravità del Sole lassare su se stesse) e la forza generata nel loro
arriva anche molto oltre i pianeti, fino agli nucleo dalle reazioni di fusione nucleare. Nel NURSERY
estremi confini del nostro sistema planetario, corso della formazione della stella prevale la La nebulosa
diffusa Sharpless
la nube di Oort, che si spinge fino a 2 o 3 anni gravità, che ne comprime la materia fino a farla 29. In queste nubi
luce (un anno luce è pari a circa 10.000 miliar- “accendere”; nella fase tranquilla (come quella gassose, la gravità
di di chilometri) di distanza dalla nostra stella. attuale del Sole) le due forze si equilibrano. Ma aggrega la materia
Lì si trova una sterminata quantità di oggetti poi, quando la stella esaurisce il proprio com- e la comprime,
ghiacciati, soprattutto nuclei di comete. Se fos- bustibile, la gravità torna a prevalere di nuovo, scaldandola, fino
simo su uno di quegli oggetti lontani, il Sole non schiacciando l’astro e in alcuni casi facendolo a formare nuove
stelle.
sarebbe neppure visibile a occhio nudo, ma si esplodere come supernova. Insomma, la gravi-
farebbe comunque sentire. tà dà vita (alle stelle) e la toglie.
«In effetti, questa forza ha modellato l’intero
LA FORZA CHE PLASMA universo fin dalle sue origini, permettendo la
La gravità ha anche la funzione di forgiare gli formazione delle prime strutture che oggi ve-
oggetti celesti, dalle stelle ai pianeti, aggregan- diamo sotto forma di ammassi di galassie», ag-
do a poco a poco la materia che si trova in una giunge Razzano. «Ma oggi possiamo pensare
certa regione dello spazio. Non solo: ne model- alla gravità anche sotto un’altra luce, cioè come
la anche la forma, rendendoli approssimativa- strumento di indagine. Per esempio, la gravità
mente sferici se hanno una massa sufficiente. ci permette di identificare la materia oscura,

Esa/Rosetta/Navcam
Sono infatti tondeggianti tutte le stelle, a meno che ha modellato il cosmo. Oppure, studiando i
che non ruotino su se stesse così velocemente buchi neri, dove la gravità raggiunge un valore
da schiacciarsi ai poli. Lo stesso i pianeti. Tra gli idealmente infinito, siamo di fronte a condizio-
asteroidi, i più piccoli hanno forme irregolari, ni che in laboratorio non possiamo riprodurre,
mentre i più grandi sono sferici o quasi. e che ci consentono di avvicinarci alla com-
Nelle stelle, poi, si gioca una battaglia quoti- prensione di ciò che accade anche alla frontiera
diana tra la gravità (che tenderebbe a farle col- dell’infinitamente piccolo».
Esa/Nasa/Thomas Pesquet

PICCOLE
La Luna, partner
gravitazionale della
Terra. Sopra, a
destra, la cometa
Churyumov-
Gerasimenko su cui
nel 2014 è atterrato
il lander Philae.
In un pianeta con massa
marziana, le specie sarebbero
alte e snelle, e ci sarebbero
soltanto grandi volatori.
di Marco Ferrari

la vita fosse
nata a bassa
gravità...
... piante e animali si
svilupperebbero in altezza

È ovunque, in qualsiasi direzione


e in tutto l’universo. È la più
onnipresente e misteriosa delle
forze (v. primo articolo del dos-
sier), e ha trasformato la struttura di tutti i viven-
ti, da quando nella storia della vita hanno raggiun-
to una certa dimensione. È la gravità. Sulla Terra
vale 1; se però ci spostiamo su altri pianeti, dalla
so è oggi privo di un campo magnetico che pro-
tegge la superficie dall’azione dei raggi solari, che
hanno spazzato via miliardi di anni fa le molecole
dell’atmosfera. Insieme alla gravità che è circa il
38% di quella terrestre, e che “trattiene” molto
meno i gas, ha fatto sì che l’atmosfera marziana
sia oggi quasi completamente scomparsa.
Se ammettiamo dunque che esista un pianeta
massa differente e dalla storia diversa, la gravità piccolo come Marte, ma dotato di atmosfera, dob-
potrebbe avere tutt’altro valore e impatto. biamo pensare che abbia anche un nucleo plane-
tario attivo, e quindi un campo magnetico.
CAMPO PROTETTIVO
La storia della vita, insomma, sarebbe profonda- LE PRIME CELLULE
mente diversa in un pianeta a bassa gravità come Che cosa accadrebbe allora alle primissime forme
Marte. Anche se, avvertono i geologi, su un corpo di vita su un corpo celeste così? Si pensava, fino a
celeste identico a Marte la vita avrebbe grandi qualche tempo fa, che la gravità non avesse effetto
problemi di sopravvivenza. Infatti il pianeta ros- sulle forme di vita molto piccole, come le prime

40 | Focus
fisica

ALIENI SLANCIATI
Confronto
simbolico tra un
essere umano e un Marziano
“analogo” evoluto
in gravità marziana.
Il secondo sarebbe
Terrestre
presumibilmente
più alto e
slanciato... anche
se in realtà la
struttura e l’aspetto
sarebbero del tutto
diversi (e difficili da
prevedere).
Shutterstock/Ljupco Smokovski
cellule terrestri. Ma alcuni ricercatori della Prin-
ceton University (Usa) hanno scoperto che anche
le singole cellule, sulla Terra, per contrastare la
gravità devono avere al loro interno una leggera
ma robusta “intelaiatura” costituita da fibre di ac-
tina, una delle proteine che costituiscono anche i
nostri muscoli. Questa struttura interna impedi-
sce alle cellule di crescere troppo: con una gravità

NASA/JPL-Caltech
inferiore, quindi, anche le singole cellule possono
assumere dimensioni maggiori. Probabilmente
non potrebbero diventare enormi (subentrereb-
bero altri problemi) ma un corpo costituito da più
cellule di grandi dimensioni potrebbe raggiunge- dalla gravità. Per questa ragione gli esseri viventi
re anch’esso dimensioni maggiori. di maggiori dimensioni vivono in mare: balene e
altri cetacei, insieme a enormi squali, o pesci gi-
PIÙ IN ALTO
GIGANTI CHE SGUAZZANO ganteschi come l’estinto Leedsichthys (che rag-
Sotto, un bosco
È necessario però tenere presente un altro aspet- giungeva i 22 metri di lunghezza).
di sequoie. Sulla
to della nascita e dello sviluppo della vita. Sulla In un pianeta a bassa gravità, quindi, i primi sta- Terra, gli alberi
Terra, l’unico pianeta in cui siamo certi che esista, di della storia della vita sarebbero stati probabil- possono superare i
la vita è nata ed è diventata più complessa nell’ac- mente non troppo differenti, come struttura ge- 100 metri. In
qua degli oceani. E, sostenuti dal liquido, animali nerale e dimensioni, da quelli sulla Terra. Certo, gravità marziana si
e piante acquatiche sono ben poco influenzati non possiamo immaginarne i particolari, perché potrebbe andare
perfino oltre.
Getty Images
fisica

NASA/Goddard Space Flight Center Scientific Visualization Studio


il percorso dell’evoluzione potrebbe essere stato presero forme non molto diverse da quelle che TUTTO È PIÙ
totalmente differente. Ma, in linea generale, la conosciamo adesso, piante e animali iniziarono GRANDE
gravità avrebbe influenzato ben poco i primissimi ad assomigliare a specie a noi note. Lontani dalla Un confronto reale
esseri viventi, anche nei lontani oceani. schiavitù dell’acqua, quindi, come sarebbero gli con Marte. Sopra a
esseri viventi di un corpo celeste a bassa gravità? sinistra, il rover
PRIMI PASSI ALL’ASCIUTTO Sul nostro pianeta, i primi animali apparsi sulla della Nasa
È solo dopo che la vita conquistò la terraferma che terraferma sono stati artropodi come aracnidi e Ingenuity: per
poter volare
sul nostro pianeta, circa 440 milioni di anni fa, la insetti, probabilmente. Con una gravità inferio- nell’atmosfera
gravità iniziò a farsi sentire. Le strutture dei cor- re, il progetto “artropode” avrebbe potuto esse- rarefatta usa un
pi cambiarono, muscoli ed elementi di sostegno re diverso? Certamente sì, ma forse non come innovativo sistema
si potrebbe pensare. Le dimensioni per esempio di ali lunghe 1,2
potrebbero aumentare, anche di molto. Ma atten- metri. Sopra, il
zione: la bassa gravità porta con sé un’atmosfera vulcano Olympus
più leggera e sottile, e quindi un minore contenu- Mons, che supera i
25 km di altezza.
to di ossigeno, un gas che sulla Terra è alla base di
tutta la vita. Gli insetti hanno un sistema non par-
ticolarmente efficiente di introdurre ossigeno nel
corpo. Se anche sul nostro pianeta immaginario la
vita si basasse sull’ossigeno, e ci fossero specie di
piccole dimensioni, dovrebbero “inventare” altri
sistemi – più efficaci – per respirare.

MONGOLFIERE VIVENTI?
Il problema non si porrebbe per forme di vita più
simili ai vertebrati terrestri: i loro polmoni sono
meccanismi attivi, e riescono a estrarre con effi-
cienza l’ossigeno dall’aria: alcuni uccelli sono in
grado di volare – un’attività dispendiosa energeti-
camente – anche a oltre 8.000 metri di quota, dove
l’atmosfera è estremamente rarefatta. Su un pia-
neta come Marte, però, proprio il volo potrebbe
risultare un problema: non tanto per l’ossigeno,
quanto per la densità dell’aria. Soltanto specie
molto grandi, con ali ampie, potrebbero sfruttare
i meccanismi del volo per spostarsi. Quindi niente
insetti volanti e probabilmente niente colibrì, o
quel che sul pianeta passerebbe per un minusco-
lo uccellino. Una soluzione, che sulla Terra non è
stata adottata da nessun essere vivente, è quella
di riempire il corpo (o vescicole esterne) di un gas
più leggero dell’aria come l’idrogeno, e spostarsi
quindi “galleggiando”. È necessario stare atten-

Con meno peso, gli alberi


potrebbero svilupparsi
ancora di più in altezza
Focus | 43
fisica
dossier
Un alieno evoluto
in bassa gravità
assomiglierebbe...
a E.T. l’extraterrestre
come le fibre di lignina e cellulosa che costitui-
scono i tronchi. In bassa gravità questi elementi
non sarebbero necessariamente ingombranti allo
stesso modo, e quindi le forme di vita che effettua-
no la fotosintesi potrebbero raggiungere altezze
ben superiori a quelle delle specie terrestri.

SUPERGAMBE PER SUPERSALTI

Mondadori Portfolio
Un’altra necessità fondamentale, il movimento
e il sostegno degli animali, sarebbe risolta in ma-
niera diversa. Sulla Terra la percentuale di strut-
ture di sostegno varia molto, secondo le dimen-
sioni: per esempio in un topo di 20 grammi è circa
ZAMPE LUNGHE ti alle eventuali tempeste o ai venti molto forti, il 5%, e in un elefante di 7 tonnellate il 27%. Su
Sulla Terra, anche ma in un pianeta con l’atmosfera sottile probabil- un pianeta a bassa gravità, strutture di sostegno
le zampe di una mente questo pericolo non si correrebbe. robuste come scheletri interni o esterni non sa-
cicogna (nel rebbero più così necessarie: le ossa o la corazza di
disegno) possono
ALGHE E ALBERI chitina potrebbero essere più leggere, e i muscoli
apparire slanciate.
Ma in gravità I veri dominatori degli ecosistemi terrestri sono più snelli e sottili.
marziana però le specie che effettuano la fotosintesi, alberi Non solo: anche i muscoli subiscono l’effetto del-
potrebbero essere ed erbe, alghe e cianobatteri. Che affrontano sfide la gravità. Se diventano troppo grandi, sulla Terra
ancora più lunghe differenti, per quanto riguarda la gravità. Le alghe non riescono a sostenere il loro stesso peso. Ma
e forti. non avrebbero problemi, come abbiamo visto. E le in bassa gravità possono diventare più robusti,
specie vegetali terrestri? con lo stesso peso. A parità di efficienza di quel-
Consideriamo che è la gravità a impedire la li terrestri, così, i muscoli potrebbero consenti-
crescita degli alberi oltre una certa altezza, ed è re movimenti più veloci, scatti più rapidi e salti
sempre la gravità che impone l’evoluzione e lo svi- più alti di quanto non accada sulla Terra. Forse,
luppo di strutture di sostegno robuste e flessibili, ipotizza Emily Morey-Holton del centro ricerca
Ames della Nasa, negli Stati Uniti, la percentuale
dei tessuti di sostegno non supererebbe il 15% del
corpo. E poi, con una gravità inferiore, la stabilità
non sarebbe un problema, quindi ci potrebbero
ALLE PORTE DI CASA essere molte più specie con due sole zampe, come
i canguri e gli uomini.
Forse non è necessario aspettare che l’esplorazione dello
spazio profondo scopra forme di vita in altri pianeti. Nel nostro COME NEL FILM
Sistema solare esiste uno, forse due, corpi celesti che si Insomma, in un mondo a bassa gravità la vita –
ipotizza possano ospitare la vita. E, con una massa molto almeno quella sulla terraferma – sarebbe radical-
inferiore a quella della Terra, avrebbero anche una gravità mente diversa da quella che si è sviluppata sulla
piuttosto bassa. Uno di questi è un satellite di Giove, Europa. nostra Terra; tutti gli esseri viventi ci apparireb-
Acqua nascosta. Grande circa come la nostra Luna, Europa ha bero gracili, pochi volatori dalle ali amplissime
una gravità di 0,134 g (sulla Terra il valore è 1). Poiché è percorrerebbero il cielo, ma senza poter planare.
ricoperta di uno spesso strato di ghiaccio, non sappiamo con I corrispondenti degli insetti e della fauna minore
precisione cosa nasconda, ma prove indirette fanno pensare non avrebbero conquistato il volo.
che tra il ghiaccio e la superficie ci sia acqua liquida. L’oceano è Sempre secondo Morey-Holton, proprio il pro-
ovviamente oscuro, e l’energia potrebbe provenire dalle tagonista del film E.T. l’extra-terrestre (1982) può
potentissime forze di marea causate dal vicino Giove. Con essere un buon esempio di specie che si è evoluta
acqua, energia e atomi come carbonio, azoto e ossigeno, che in un campo di gravità inferiore. Il suo corpo ro-
su Europa ci sia la vita non è del tutto escluso. Se esistesse, tondo, le lunghe braccia, le dita sottili e una testa
sarebbe interessante scoprire com’è nata e si è sviluppata in un grande potrebbero essere forme assunte da esseri
ambiente dalla gravità così bassa. Sarà necessario aspettare le viventi evoluti in bassa gravità. Sarà davvero così?
future missioni per scoprire cosa si nasconde sotto il ghiaccio. Lo scopriremo solo quando le nostre sonde rag-
giungeranno altri pianeti.

44 | Focus
medicina

Di fronte al moltiplicarsi
delle vaccinazioni e alla
necessità di nuove dosi
per Covid-19, ci si chiede
se il nostro corpo regga.
Ecco perché la risposta è sì.
di Margherita Fronte

3 LE DOSI NECESSARIE
AFFINCHÉ UN
VACCINO CONTRO
UN AGENTE INFETTIVO
RESTI EFFICACE A LUNGO.
QUANTI
VACCINI
POSSIAMO
TOLLERARE?

IPER
STIMOLATO?
Il nostro sistema
immunitario ha
il compito di
difenderci da
virus e batteri
nocivi. Il timore
è che troppi
vaccini possano
compromettere
questa funzione.

73% I GENITORI
CHE PENSANO
CHE I VACCINI
SIANO TROPPI FRA
Getty Images

QUELLI CHE RIMANDANO


L’APPUNTAMENTO.

Focus | 47
PROVETTE IN
LAVORAZIONE
Un addetto sulla linea di
produzione delle provette
che conterranno il vaccino
di AstraZeneca contro
Covid-19. Lo stabilimento
si trova in India.

rima dose, seconda dose, terza dose… E poi: il


vaccino contro l’ultima variante, da fare ma-
gari assieme all’antinfuenzale. Senza dimen-
ticare i richiami per tetano e difterite (ogni 10
anni) e tutta la serie di vaccinazioni somministrate ai bambini
da zero a sei anni. Il calendario del ministero della Salute ne
prevede ben 14, fra obbligatorie e facoltative, da fare in due o
tre dosi e inoculate spesso in contemporanea. Gli adolescenti,
poi, ne aggiungono altre sei.
I medici ripetono spesso di non esagerare con i farmaci: per-
ché allora dovremmo farlo con i vaccini? Non rischiamo di so-
Getty Images (2)
vraccaricare il sistema immunitario?

TROPPI STIMOLI?
La questione del “sovraccarico immu-
nologico”nonnasceconivaccinicontro
Covid-19. Molto prima della pandemia, Se per assurdo si
di fronte al moltiplicarsi delle possi-
bilità offerte in età infantile, si era già facessero 10.000
fatta strada l’idea che il sistema immu-
nitario, il cui ruolo è proprio quello di vaccini tutti
combattere gli agenti infettivi, potesse
in qualche modo risentirne. Tuttavia, insieme, sarebbe
come ha osservato un recente articolo
apparso sul British Medical Journal, “il occupato solo lo
concetto di ‘sovraccarico immunologi-
co’ non è ben definito neppure da chi 0,1% del sistema
lo propone. Solitamente, comunque,
ci si riferisce al timore che più vaccini immunitario
somministrati contemporaneamen-
te risultino meno efficaci, oppure che il sistema immunitario, in grado di gestire naturalmente e senza problemi una quan-
iperstimolato, non sia in grado di rispondere ad altre malattie, tità esorbitante di stimolazioni», spiega Maria Rescigno, capo
soprattutto nel periodo che segue la vaccinazione”. dell’Unità di immunologia delle mucose e microbiota all’Isti-
Entrambe le ipotesi sono state smentite. Per esempio, studi tuto Humanitas di Rozzano (Milano). «L’esposizione inizia già
clinici ed epidemiologici hanno trovato che la trivalente (con- con la nascita, quando il bambino passa dall’ambiente sterile
tro morbillo, parotite e rosolia) determina una buona risposta dell’utero al canale del parto, e incontra la miriade di batteri
del sistema immunitario a tutte e tre le malattie, e che nei 90 che formano il microbiota materno».
giorni che seguono la somministrazione il rischio di sviluppare Nel 2002, uno studio che è ormai diventato un classico, pub-
altre infezioni non aumenta. Inoltre, non è stata rilevata nes- blicato dalla rivista Pediatrics, provava con i numeri a rispon-
suna interferenza fra questo vaccino e altri somministrati in dere ai dubbi dei genitori preoccupati. Calcolando la quantità
concomitanza, che restano efficaci esattamente come se fos- di linfociti nel sangue dei bambini, e valutandone l’attività,
sero eseguiti a distanza di tempo. Una ricerca pubblicata sulla stimava che la somministrazione in contemporanea di ben
rivista medica Jama nel 2018, condotta su un migliaio di bam- 10.000 vaccini terrebbe occupato appena lo 0,1% del sistema
bini, ha confermato che il rischio di contrarre infezioni gravi e immunitario.
non coperte dai vaccini non è influenzato dallo stato vaccinale. Nessuno, ovviamente, si sognerebbe mai di farlo (anche per-
ché non esistono 10.000 vaccini), ma la cifra ci mette di fronte
UNA GOCCIA NEL MARE un fatto: le vaccinazioni rappresentano una goccia nel mare
Il sistema immunitario, insomma, non sembra soffrire di delle stimolazioni che le nostre difese naturali gestiscono quo-
questo presunto sovraccarico. «Del resto, fin dalla nascita è tidianamente.

48 | Focus
COME SI AGGIORNA
UN VACCINO?
I vaccini a mRNA, come quelli di Pfizer e
Moderna, hanno il vantaggio di poter essere
aggiornati abbastanza facilmente. Sono infatti
composti principalmente da nanosfere di lipidi, al
cui interno è presente un RNA messaggero:
molecola che trasporta le istruzioni che le cellule
usano per costruire la proteina spike del virus,
contro cui si rivolge la risposta del sistema
immunitario. Nelle varianti virali, la proteina spike
può essere diversa: fino a oggi si è trattato di
piccole differenze, che non hanno compromesso
l’efficacia dei vaccini. In futuro potrebbe tuttavia
emergere una variante che sfugge all’immunità
indotta dai preparati in uso.
La tempistica. Per aggiornare un vaccino a

14
mRNA basterà allora inserire nelle nanosfere
GLI AGENTI lipidiche un nuovo RNA messaggero, contenente
INFETTIVI CONTRO le informazioni necessarie a costruire la nuova
CUI POSSONO proteina spike. Una volta isolata e sequenziata la
ESSERE IMMUNIZZATI variante, per costruire il nuovo mRNA
I BAMBINI DA 0 A 6 ANNI. basterebbero una decina di giorni. Il vaccino
dovrebbe poi essere testato: inizialmente su
cellule coltivate in laboratorio (tempo stimato:
L’UNIONE FA LA FORZA circa 6 settimane) e poi su volontari.
La situazione non cambia crescendo. «Anche da adulti siamo Quest’ultima fase della sperimentazione sarebbe
continuamente esposti a moltissimi agenti esterni, e non è molto più breve rispetto a quelle richieste per i
quindi un problema immunizzarsi in contemporanea contro primissimi vaccini, dato che le versioni aggiornate
più malattie», riprende Rescigno. «Riguardo al Covid, anzi, l’i- sarebbero comunque molto simili a quella
dea che si fa strada è proprio quella di somministrare in un’uni- originale. Sarebbe perciò sufficiente includere nei
ca seduta il vaccino contro la variante che sarà in circolazione test un centinaio di volontari (contro le migliaia
e quello contro l’influenza stagionale. Sarebbe un risparmio necessarie per i vaccini completamente nuovi), e
di tempo e di costi e, a livello immunitario, la risposta all’an- seguirli per due o tre mesi. Durante la
tinfluenzale risulterebbe potenziata, per via degli adiuvanti sperimentazione, l’azienda potrebbe già
contenuti nel vaccino anti-Covid (gli adiuvanti sono sostanze modificare le sue linee produttive, così da farsi
che aumentano l’efficacia, ndr)». La contemporaneità delle trovare pronta, non appena ricevuto il via libera
somministrazioni, peraltro, è stata prevista già quest’anno da delle autorità regolatorie.
una circolare congiunta emanata a ottobre dal ministero della
Salute, dall’Aifa e dall’Istituto Superiore di Sanità.
QUANDO SERVE LA QUARTA DOSE?
PRIMA, SECONDA E TERZA La situazione cambia per l’eventuale quarta dose. «Non sap-
A quanto pare, dunque, i dati suggeriscono di preparare il piamo quanto dura l’immunità al Covid dopo il booster. Se ca-
braccio. «E tuttavia», prosegue Rescigno, «non sempre le dosi lasse, dovremo certamente rivaccinarci», prosegue Rescigno.
aggiuntive servono davvero». Per capire quante e quando do- «Se viceversa il vaccino restasse efficace per anni, potrebbero
vremo farne occorre ripassare qualche nozione di base. doverlo ripetere soltanto le persone che hanno malattie che
I vaccini fanno in modo che il sistema immunitario entri in compromettono la funzionalità del sistema immunitario».
contatto con un pezzetto dell’agente infettivo, chiamato anti- C’è poi l’incognita delle varianti. Per prevenirne la forma-
gene. Quelli tradizionali introducono l’antigene direttamente zione dovremmo immunizzare contemporaneamente tutto
nel sangue; i più moderni (come i vaccini a mRNA) spingono le il mondo: un sogno, più che un’ipotesi realistica. Le nuove
nostre cellule a produrlo. Le due vie portano allo stesso risul- varianti quindi arriveranno, e potrebbero essere coperte dai
tato. «La prima dose stimola una risposta iniziale e la sintesi di vaccini precedenti oppure no. «In quest’ultimo caso dovremo
anticorpi», spiega l’esperta; «la seconda aumenta la risposta, e aggiornarli», conclude Rescigno.
il booster (il richiamo) la consolida, potenziando in particolare Per la variante omicron l’iter è in corso e già nei prossimi mesi
la produzione dei linfociti della memoria, le cellule che restano avremo vaccini ad hoc. Infatti, anche se i preparati utilizzati
nell’organismo, pronte a entrare in azione se l’agente infettivo nell’anno che è appena trascorso restano efficaci nel prevenire
dovesse attaccare in futuro». La terza dose, quindi, non è un’ec- le forme gravi della malattia, da più parti si sollecita la formu-
cezione nelle vaccinazioni: è infatti necessaria per quasi tutte lazione di nuovi vaccini che siano più efficaci nel prevenire il
quelle già approvate. contagio, debellando anche le forme “lievi”.

Focus | 49
cifrario

VACCINAZIONI
dall’età pediatrica: che

HPV (PAPILLOMAVIRUS)
Coperture

MENINGOCOCCO B
MENINGOCOCCO C

MENINGOCOCCO
PNEUMOCOCCO
HAEMOPHILUS
INFLUENZAE B
POLIOMIELITE

Le percentuali più alte si

% FEMMINE
CONIUGATO

ROTAVIRUS
VARICELLA
PERTOSSE

% MASCHI
MORBILLO
EPATITE B
DIFTERITE

EPATITE A
riscontrano per i vaccini

PAROTITE

ROSOLIA
TETANO
obbligatori. Ancora bassa la

ACYW
copertura per l’HPV.

Piemonte 94,08 94,10 94,10 94,09 93,95 92,90 90,29 90,56 78,42 1,177 48,96 43,50
Valle d'Aosta 95,51 95,39 95,39 95,39 95,39 93,82 87,30 90,56 68,76 0,111 6,04 5,43
Lombardia 94,71 94,12 94,80 94,79 94,66 93,86 90,94 92,43 25,63 4,044 17,75 16,55
Prov. Aut. Bolzano 80,83 80,79 80,77 80,79 80,72 77,18 75,74 76,21 49,87 0,822 13,85 10,38
Prov. Aut. Trento 95,48 95,48 95,50 95,48 95,43 95,34 92,64 92,18 80,94 4,011 61,71 55,37
Veneto 93,82 93,79 93,82 93,79 93,58 93,07 93,36 93,82 91,39 90,588 17,88 16,35
Friuli-Venezia Giulia 93,63 93,63 93,64 93,63 93,35 92,22 90,79 87,52 77,66 3,388 9,00 7,95
Liguria 93,30 93,32 93,32 93,30 93,19 90,37 87,73 90,68 87,60 11,544 46,22 37,01
Emilia-Romagna 95,52 95,52 95,51 95,51 95,23 94,17 91,37 92,91 87,02 90,444 51,11 46,89
Toscana 96,87 96,89 96,88 96,88 97,11 95,61 94,08 91,48 78,01 2,177 53,38 40,54

Ciclo vaccinale Umbria 95,54 95,77 95,77 95,75 95,90 95,83 94,87 94,70 94,82 90,66 86,96 93,66 0,30 27,62 73,30 0,622 53,93 46,87
di base Marche 93,82 93,60 93,62 93,60 93,64 93,45 92,66 92,62 92,62 89,98 84,54 89,78 0,78 58,99 72,35 84,066 28,96 22,46
completo = 3
dosi Lazio 95,96 96,02 96,02 95,90 95,94 96,45 95,21 95,21 95,21 95,21 87,30 86,62 0,20 43,73 70,67 86,722 19,14 9,59
Ciclo di base 1, Abruzzo 93,09 93,09 93,09 93,09 93,09 92,96 62,16 62,16 62,16 55,59 42,57 88,53 0,17 44,46 66,35 36,833 29,81 18,52
2 o 3 dosi,
secondo l’età Molise 96,67 96,67 96,67 96,67 96,67 96,67 91,95 91,95 91,95 86,53 1,61 96,14 0,00 73,97 64,63 72,577 34,83 29,54
a
1 dose Campania 95,09 95,09 95,09 95,09 95,09 95,09 93,52 93,51 93,52 88,48 67,31 88,99 0,04 39,89 58,15 66,500 24,75 12,82
entro 24 mesi
Puglia 93,72 93,73 93,73 93,73 93,73 93,67 93,29 93,28 93,29 92,63 0,30 91,48 67,65 69,57 69,55 84,433 44,75 39,11
Ciclo completo
secondo il Basilicata 92,94 92,94 92,94 92,94 92,94 92,94 90,30 90,30 90,30 89,37 32,04 91,31 0,25 65,12 83,35 86,844 43,64 38,17
prodotto o il
calendario Calabria 91,69 91,69 91,69 91,69 91,69 91,69 88,97 88,98 88,99 88,91 87,87 90,81 0,09 79,91 86,82 87,877 40,90 31,22
Sicilia 89,19 89,19 89,19 89,19 89,18 89,15 90,82 90,81 90,82 88,68 5,22 85,50 0,02 59,83 66,85 71,322 22,55 14,90
Sardegna 95,48 95,48 95,48 95,48 95,48 95,48 93,92 93,92 93,92 91,59 47,80 94,37 7,10 79,19 79,15 74,966 14,99 12,25
ITALIA 94,02 93,92 94,04 94,03 94,01 94,00 92,70 92,47 92,21 90,28 70,96 90,58 6,87 62,80 66,30 51,277 30,32 24,17
Percentuale di bambini di 24 mesi vaccinati per regione Percentuale
di 12enni
vaccinati

10
Dal 1939
Difterite
I VACCINI
OBBLIGATORI NEI Vaccini Dal 1966
Poliomielite
con ciclo
completo
BAMBINI. ORA PER
GLI OVER 50 C’È ANCHE
obbligatori Dal 1968
Tetano
Dal 1991
Epatite B
per regione

L’obbligo vaccinale consente


QUELLO ANTI COVID-19. di ottenere coperture elevate, Pertosse
che limitano o arrestano la Haemophilus
influenzae b

2,7%
IL CALO circolazione della malattia.
Dal 2017 Morbillo
DELLA Rosolia
COPERTURA Parotite
PER IL MORBILLO NEL Varicella
2020, IN PARTE ATTRIBUITO Meningococco B
Non obbligatori Meningococco C
ALLA PANDEMIA. ma raccomandati Pneumococco
Rotavirus

50 | Focus
L’adesione ai vaccini mostra rilevanti
differenze regionali. Covid ha influito a cura di Truenumbers.it

negativamente sulle altre malattie.

cosa ci dicono i numeri


LE MAPPE della fiducia, tre casi a confronto.

0-90% 0- 40% 0-90%


90,1- 94,9% 41- 50% 90,1- 100%
95-100% 50,1- 60%
60,1- 100%

Morbillo Antinfluenzale negli anziani Meningococco C


Il vaccino contro il morbillo è fra i più Il vaccino contro l’influenza Negli anni scorsi, la comparsa di
osteggiati. Provincia di Bolzano e stagionale è consigliato dopo i 65 focolai di meningite in alcune
Abruzzo hanno le minori adesioni. anni, ma l’adesione resta bassa. regioni ha spinto le vaccinazioni.

Calendario vaccinale
Gli appuntamenti previsti nell’arco della vita dal piano nazionale del ministero.
3° 4° 5° 6° 11° 13°-15° 6° 12-18 19-49 50-64 >64
mese mese mese mese mese mese anno anni anni anni anni
Esavalente
Dtpa
Pneumococco
MPRV
Meningococco C
Meningococco B
Papilloma virus
Influenza
Herpes Zoster
Rotavirus

L’esavalente immunizza contro poliomielite, difterite, tetano, pertosse, Haemophilus influenzae di tipo b ed epatite B. I richiami
per difterite, tetano, pertosse e polio (Dtpa) si fanno ogni 10 anni. MPRV protegge da morbillo, parotite, rosolia e varicella.

Focus | 51
scienza

moscerini
La matematica
dei
(e degli storni)
Un gruppo di
scienziati indaga
l’ordine nascosto
nel comportamento
collettivo di alcuni
uccelli e insetti.
di Andrea Parlangeli

52 | Focus
AL TRAMONTO
Uno stormo di
uccelli (storni) in
volo al tramonto
nei cieli della
Bassa Sassonia,
in Germania.

on sempre i ricercatori se ne stanno chiusi


in laboratorio, di fronte a un computer o
in mezzo a una distesa di provette. A volte
può capitare di vederli in giro per i parchi
di Roma, pazientemente appostati per riprendere uno stormo
di uccelli o uno sciame di moscerini. Perché lo fanno? E come
sono collegate queste osservazioni al premio Nobel per la fisi-
ca assegnato all’italiano Giorgio Parisi? Lo abbiamo chiesto a
Irene Giardina, docente di fisica teorica alla Sapienza di Roma,
che con le sue ricerche ha recentemente conquistato gli onori
della cronaca sulle pagine del New York Times.

SETTE VICINI
«Abbiamo cominciato a occuparci di comportamenti collettivi
con gli stormi di uccelli», spiega Giardina. «Gli stormi sono si-
stemi in cui tutti gli individui si muovono nella stessa direzione.
Quello che abbiamo scoperto è che, negli stormi di storni (Stur-
nus vulgaris), ogni individuo interagisce con i 7 compagni più
vicini, indipendentemente dalla distanza, e tende ad allinear-
si». Questo fa sì che, in presenza di una perturbazione come un
ostacolo o l’attacco di un predatore, lo stormo si comporti come
un tutt’uno, perché se un individuo devia, gli altri lo seguono.
Da un punto di vista fisico, un sistema di questo tipo assomi-
glia a un materiale magnetico, che è composto da atomi o mo-
lecole che si comportano come piccole calamite che cercano di
allinearsi tra loro. Questo allineamento magnetico può essere
così forte da indurre quella che i fisici chiamano una “transi-
zione di fase”, cioè un brusco passaggio da uno stato a un altro,
come avviene quando un liquido cristallizza. Qualcosa di simi-
Getty Images

le (anche se non proprio identico) si verifica infatti quando

Focus | 53
IN EVOLUZIONE
Storni ripresi
dagli scienziati.
Spesso il gruppo
si sdoppia
quando arriva un
predatore, per
evitarlo.

Cobbs Lab, Isc-Cnr, Roma (4)


SUL SET

Sia gli sciami, sia gli


Un ricercatore al
lavoro: riprende
uno sciame di
stormi, si comportano moscerini attratto
da una superficie

come se fossero sul punto riflettente.

di cristallizzarsi.
Ma non lo fanno mai
UNA SCIENZA DA NOBEL
“Il Premio Nobel per la fisica di quest’anno si focalizza
sulla complessità dei sistemi fisici, dalle scale più grandi
sperimentate dall’uomo, come il clima, fino alla struttura
microscopica e alla dinamica di materiali misteriosi
eppure comuni, come il vetro”. Con queste parole, il
comitato del Nobel ha premiato lo scorso anno i fisici un materiale si magnetizza. Gli studi su materiali magnetici
Syukuro Manabe e Klaus Hasselmann (per il clima) e complessi (in particolare, quelli di natura vetrosa) sono stati
Giorgio Parisi (per i vetri e per la teoria della complessità proprio quelli che hanno portato al Nobel Giorgio Parisi, che
in generale). poi li ha ampliati con i suoi colleghi anche ad altre situazioni (v.
Ordine dal caos. La teoria moderna della complessità riquadro a sinistra), creando svariati filoni di ricerca che ormai
studia come sistemi composti da molte unità possano si sviluppano anche in modo indipendente.
esibire comportamenti collettivi, in cui un ordine sembra
emergere spontaneamente dal caos. Gli esempi sono SCIAMI CAOTICI?
innumerevoli. Tra quelli che Parisi ha affrontato con i suoi Torniamo agli uccelli. Una volta chiarito il comportamento
colleghi, ci sono i liquidi che cristallizzano (foto sotto), degli storni, il gruppo di Giardina ha cominciato a studiare i
oppure che si magnetizzano, le strutture vetrose, i neuroni moscerini. Anche questi insetti, infatti, tendono a imitare l’u-
e le associazioni di idee nel cervello, i nuclei atomici no il movimento degli altri. «Gli sciami di moscerini non han-
(pensati come aggregati di quark e altre particelle), i mezzi no però un ordine direzionale», spiega Giardina. «Si formano
granulari come la sabbia, le estinzioni di massa, le infatti in punti ben determinati, sopra le pozzanghere o altre
valanghe, i crolli finanziari, le ere glaciali che si sono superfici riflettenti, e non si spostano». I maschi lo fanno per
ciclicamente alternate sulla Terra negli ultimi milioni di seguire le femmine, che cercano l’acqua per deporre le uova. E
anni. E gli stormi di uccelli discussi in questo articolo. il loro movimento è apparentemente caotico: i moscerini as-
somigliano a molecole di un gas, ma non si disperdono in ogni
Getty Images

direzione e rimangono sempre nella stessa zona.


«Quando abbiamo cominciato le ricerche, il nostro obiettivo
era capire se, nonostante le apparenze, i moscerini esibissero
alcune proprietà collettive», dice Giardina. In altre parole, gli
scienziati hanno cominciato a cercare un possibile ordine na-
scosto nel marasma del movimento di questi insetti.
Michael Rubenstein/Harvard University
TRADURRE
IN DATI
Qui, e a sinistra in
alto, le traiettorie
dei moscerini
tradotte in dati
per un’analisi
avanzata.
GRUPPI METALLICI
Gli studi sugli sciami si possono
applicare ai robot, come questi
dell’Università di Harvard (Usa).

non solo di muoversi nella stessa direzione, ma anche di cam-


biare in maniera coerente il proprio comportamento quando ci
sono attacchi di predatori e in tante altre situazioni».
Nel caso dei moscerini, il dubbio iniziale dei ricercatori era
che – a differenza degli uccelli – il movimento fosse poco o per
niente coordinato. «Invece abbiamo scoperto che non solo le
correlazioni sono forti, lo sono addirittura al punto da rendere
uno sciame un sistema quasi critico, cioè molto vicino a un mo-
mento in cui si ordinerebbe», enfatizza Giardina. Lo sciame si
comporta, insomma, come un liquido che sta per cristallizzare,
ma senza mai bloccarsi in una condizione che gli negherebbe
qualsiasi fluidità. Resta da capire che cosa determina questo
comportamento. «Pensiamo che anche i moscerini, come gli
uccelli, tendano a coordinarsi», spiega Giardina. «Però ci sono
alcune differenze. Innanzitutto negli uccelli la coordinazione
è in media con i primi 7 vicini indipendentemente dalla loro di-
stanza (forse a causa di un limite cognitivo). Invece per i mosce-
rini c’è una dipendenza dalla distanza: se altri individui sono
abbastanza vicini allora c’è un’interazione, altrimenti no». Si
tratta di pochi millimetri, e probabilmente questo meccanismo
è legato al modo che hanno gli individui di rapportarsi tra loro,
con segnali acustici. «Gli sciami sono composti da maschi che
aspettano l’arrivo di una femmina», spiega Giardina. «Dunque
deve esserci un meccanismo grazie al quale gli individui sono
in grado di riconoscersi e di distinguere i maschi dalle femmi-
ne. I moscerini che studiamo lo fanno con antenne in grado di
percepire la frequenza del battito delle ali degli altri individui,
SCATTI 3D SUPERVELOCI che è leggermente diverso per i maschi e per le femmine».
Per farlo, si sono muniti di strumenti per l’osservazione. «Usia-
mo tecniche di stereofotometria», spiega Giardina: «facciamo ESPLORAZIONE ROBOTICA
riprese video con telecamere ad altissima frequenza di scatto Per andare oltre, bisognerebbe approfondire gli studi da un
(170 al secondo), e usiamo tre videocamere sincronizzate, per- punto di vista biologico. Però la ricerca può essere estesa anche
ché vogliamo ricostruire la struttura 3D delle traiettorie. Se os- in altre direzioni: altre specie (finora ne sono state studiate tre,
servassimo un solo oggetto ne basterebbero due (molti film in Dasyhelea flavifrons, Corynoneura scutellata e Cladotanytarsus
3D sono girati con due videocamere), però in presenza di tanti atridorsum), altri insetti, altri animali. In tutti i casi, sorprende
oggetti molto piccoli – finora siamo arrivati fino a 6-700 mo- il fatto che si riesca a descrivere con modelli semplici anche
scerini – è meglio usarne tre. Questa tecnica si chiama 3D tra- gruppi di unità complesse a livello individuale (un moscerino
cking e la usiamo anche per gli uccelli. Abbiamo impiegato anni è molto più complesso di una molecola di gas, ma nel modello
a sviluppare gli algoritmi, però adesso funziona molto bene». si comporta in modo simile) e a fare previsioni. Agli scienziati
Una volta raccolti i dati, arriva il momento dell’analisi. E qui la interessa capire, estendere le conoscenze. Ma le applicazioni
chiave è una variabile matematica che prende il nome di “fun- sono dietro l’angolo. «Per esempio, in ingegneria, un’applica-
zione di correlazione”. «Se guardiamo uno stormo di uccelli, zione potrebbe riguardare il controllo distribuito, in cui il mo-
osserviamo che in realtà gli individui non vanno tutti esatta- vimento di un insieme di oggetti non è deciso dall’alto – cioè
mente nella stessa direzione», spiega Giardina. «Ogni singolo non c’è un leader – ma è un comportamento collettivo emer-
individuo può avere piccole deviazioni dalla direzione media di gente generato dall’interazione tra gli individui», spiega Giar-
viaggio del gruppo. La funzione di correlazione ci dice come le dina. E allora si può pensare di apprendere gli schemi che sono
deviazioni di un singolo influenzano quelle degli altri. Se le de- così efficienti in natura e utilizzarli in sistemi artificiali: sciami
viazioni sono correlate, basta che pochi individui si accorgano di droni che osservano il territorio dall’alto; gruppi di robot
di qualcosa – un predatore, o un qualsiasi disturbo – affinché sottomarini che perlustrano i fondali; schiere di rover manda-
l’informazione possa essere trasmessa all’intero gruppo. Quin- ti in avanscoperta su un campo minato, un luogo terremotato,
di avere un alto grado di correlazione garantisce a un gruppo un altro pianeta come Marte o la Luna.

Focus | 55
animali

Ogni anno, un esercito a giornata, all’inizio, non prometteva benissi-

armato di cannocchiali mo. Alla mattina il lago e il canneto erano to-


talmente immersi nella nebbia: pensavo che

conta gli uccelli delle non avrei visto nemmeno Dumbo, se mi fosse
volato davanti, figuriamoci le anatre posate sull’acqua. «Eh, la

zone umide. Uno a uno. nebbia è l’unica cosa che ci può fermare. Se no il censimento lo
facciamo comunque, anche con la pioggia, se non ci blocca la

Per studiarli e tutelarli. visuale», scherza Emiliano Arcamone, del Centro Ornitologico
Toscano. Il gelo è messo in conto, visto che siamo a metà gen-
naio, come tutti gli anni. Sono con Arcamone e gli altri “rileva-

Operazione
di Giovanna Camardo tori” sul lago di Montepulciano, nella Valdichiana Senese, per
un’operazione molto particolare: contare, uno per uno, tutti gli

censi ento
uccelli presenti nel lago. È il censimento degli uccelli acquatici
c gni anno, a gennaio, nelle zone umide d’I-

56 | Focus
Giovanna Camardo/Focus
10, 20, 30 ANATRE...
Fenicotteri in Sardegna: in Italia la loro
presenza è molto aumentata. Sopra,
Emiliano Arcamone (Coordinatore
Regionale dei censimenti Iwc per il
Centro Ornitologico Toscano) durante
il conteggio degli uccelli acquatici al
lago di Montepulciano (SI).

talia: laghi, paludi, lagune, fiumi e coste, scrutati da un esercito precisa: tre qui al lago, altre nel vicino lago di Chiusi e nelle zone
di volontari armati di cannocchiale per fare un conto preciso qui attorno», spiega Arcamone, che è il Coordinatore Regio-
dei volatili presenti in quelle aree. Da questo lago della Toscana nale dei censimenti Iwc per la Toscana. «Contiamo gli uccelli
alla Laguna di Venezia, dalla Salina di Margherita di Savoia in che nuotano nel lago o sono visibili, uno per uno. Quelli che si
Puglia agli stagni costieri della Sardegna, l’obiettivo è contare trovano in mezzo ai canneti possono essere visti solo se volano
fino all’ultimo anatide, airone, cormorano, svasso o gabbiano. quando ci avviciniamo con la nostra barca, monitorando una
zona del lago: allora facciamo una stima di quanti si sollevano».
POSATI O NASCOSTI Come aggiunge Luca Puglisi, direttore del Centro Ornitologi-
«Siamo nel pieno dell’International Waterbird Census (censi- co Toscano, «gli uccelli acquatici si spostano comunque molto,
mento internazionale degli uccelli acquatici, Iwc), un progetto quindi è importante censire quante più zone contemporanea-
che da oltre 40 anni si svolge in tutta Italia e in altri Paesi», mente in modo da evitare doppi conteggi o mancanze».
spiega Nicola Baccetti dell’Ispra (Istituto Superiore per la Pro- Se nell’articolo precedente abbiamo visto come alcuni scien-
tezione e la Ricerca Ambientale), responsabile dell’area di ri- ziati studiano uccelli o moscerini con attrezzatura hi-tech
cerca che si occupa del censimento. L’Iwc è coordinato dall’or- e matematica, per il grande censimento invernale si usano
ganizzazione Wetlands International e si svolge in 143 Paesi del cannocchiali e pazienza. E un occhio allenato: per entrare nel
mondo a gennaio (e anche in altri periodi, per l’emisfero sud). corpo degli osservatori ci vuole una specifica “patente”. «In
Per l’Italia, l’Ispra riceve i dati da ogni coordinatore regionale, tutta Italia sono all’opera oltre 500 rilevatori certificati dall’I-
li valuta e li analizza, e li gira a Wetlands International. spra, dopo un esame: sono deputati a riconoscere gli animali e
Qui al lago di Montepulciano, dopo qualche ora di attesa, la a contarli. Ma al censimento partecipano molte persone con
Getty Images

coltre di nebbia finalmente si solleva e si dà il via all’operazione. altri compiti, come segnare i numeri dei volatili. In tutto, sono
«Ci dividiamo in squadre con il compito di esaminare un’area coinvolte oltre 2.000 persone nell’arco di due settimane a

Focus | 57
14 LE ZONE UMIDE
ITALIANE CHE
OSPITANO PIÙ DI
20.000 UCCELLI ACQUATICI,
IN MEDIA, IN INVERNO.
2 MILIONI GLI UCCELLI
CONTATI IN ITALIA AL
CENSIMENTO 2017.
NEGLI ANNI SONO STATI IN
MEDIA OLTRE 1,5 MILIONI.
gennaio», dice Baccetti. In grande maggioranza sono volonta- to in seguito», racconta Baccetti. «Il conteggio delle sole anatre
ri, appassionati e ornitologi di associazioni locali: l’Iwc è quindi e folaghe, allora, bastava a definire quali fossero le zone più im-
una grande operazione internazionale di citizen science. portanti. Con gli anni il censimento è cambiato, ha assunto il
Io inizio a seguire la squadra posizionata sulla torretta d’os- nome di Iwc, rileva tutte le specie di uccelli acquatici e ha scopi
servazione che domina parte del lago. «Alzavola 20, mestolone più ampi. Serve a stabilire lo stato di salute delle popolazioni di
5, canapiglia 7... Ah, lì ci sono anche i gabbiani comuni», dice uccelli e i trend: queste informazioni hanno importanza a livel-
Francesco Pezzo, ricercatore dell’Ispra, mentre esplora col lo della normativa europea, per esempio per limitare la caccia
cannocchiale la zona assegnata e una volontaria segna i nu- consentita per una specie se questa è in forte calo. Poi aiuta a
meri su un taccuino. Le alzavole, piccole anatre arrivate qui a stabilire le condizioni dei siti: ci possono essere fattori locali
svernare dall’Europa del Nord e dalle distese siberiane, sono che fanno diminuire una specie, su cui bisogna intervenire».
migliaia. Letteralmente: il conto finale sarà di 2.915 individui L’analisi dei dati ci mostra poi come gli uccelli stanno con-
nel lago. «Alzavole, mestoloni e canapiglie sono anatre che ar- cretamente reagendo ai cambiamenti climatici. «Notiamo per
rivano qui a passare l’inverno, in grandi numeri, e tra un po’ se esempio che alcuni tendono a svernare più a nord, perché le
ne andranno per nidificare al Nord. Altri uccelli almeno in par- temperature ormai lo permettono», spiega Baccetti. «Due
te rimangono qui stabilmente – folaghe, svassi, cormorani – e esempi: il quattrocchi (anatra marina che nidifica nelle zone
altri ancora arriveranno da sud per nidificare», dice Francesco nordiche, ndr) in inverno era abbondante nell’Alto Adriatico,
Pezzo. Il censimento Iwc si fa in pieno inverno, proprio tenen- ora si vede pochissimo; la pantana (che nidifica sempre a nord,
do conto di quanto il popolo alato sia nomade. «È il momento in ndr) passava l’inverno oltre il Sahara e ora invece è spesso pre-
cui gli uccelli sono fermi a svernare: il picco della stagione non sente da noi, per esempio in Sardegna».
riproduttiva, senza migrazioni in corso», dice Baccetti. Sulla torretta, intanto, si attende che la barca faccia uscire allo
scoperto gli uccelli nel canneto per contarli in volo e, quando
GLI EFFETTI DEL RISCALDAMENTO GLOBALE si posano sul lago, rifare il conteggio. Al walkie-talkie con cui
Ma a che cosa serve contare migliaia di anatre in un giorno di le squadre si tengono in contatto arriva una notizia: «Barca a
gennaio? «Un’attività di monitoraggio nelle zone umide è ini- torretta: qui dal canale si è alzata una tabaccata». Ovvero una
ziata negli anni ’70 a seguito della Convenzione di Ramsar, atto moretta tabaccata, piccola anatra dal piumaggio castano lega-
firmato nel 1971 per la tutela delle zone umide e il loro “uso sag- ta alle paludi d’acqua dolce dalla vegetazione densa, ambienti
gio”, che anticipava il concetto di sviluppo sostenibile elabora- molto diminuiti. «Oggi è tra le anatre più rare e questo è il sito

Federica Gianneschi

VITA NEL CANNETO


In barca tra i canneti, nel lago
di Montepulciano. Sopra, un
tarabuso nel censimento al
Padule di Fucecchio, grande
zona umida toscana.

MULTIMEDIA
INQUADRA IL QR CODE

VIDEO
Il censimento invernale al
Luca Puglisi

lago
g di Montepulciano.
p
Oppure vai su: www.focus.it/ambiente/animali/censimento-uccelli
143 I PAESI DEL
MONDO IN CUI È
ATTIVO IL
PROGRAMMA INTERNATIONAL
WATERBIRD CENSUS.
dove nidifica con più regolarità in Toscana. Monitorarla è uno
degli obiettivi», aveva spiegato a inizio giornata Luca Puglisi.
Alla fine, il conto sarà inferiore alle aspettative. «Ne abbiamo
trovate poche: bisognerà analizzare i dati di diversi anni per ca-
pire se è una variazione annuale o un trend», aggiunge Puglisi.

Cristiano Liuzzi
Il censimento, almeno qui, rivela invece l’espansione di altri
volatili: come il marangone minore, una specie di cormorano
extra small che si nutre di pesci. «Dal suo are-
ale nei Balcani ha iniziato a espandersi nell’Al-
to Adriatico e ora si sta allargando a ovest: qui ALI D’INVERNO
siamo nella testa di ponte della conquista della Sopra, gabbiani
Toscana», dice Puglisi. Per ora, nel lago se ne corallini in Puglia: molti
contano una trentina. Un altro abitante deve in- svernano nella regione,
vece ancora arrivare. «È il tarabusino, un picco- provenienti dal Mar
lo airone che verrà a nidificare qui nel canneto: Nero. A sin.
costruisce una piccola piattaforma tra le canne, un’alzavola: in Italia se
ne contano oltre
con sotto l’acqua che fa da barriera ai predatori. 300mila ogni inverno.
Stefano Benucci

È tra le specie che risentono del degrado e della Sotto, mestoloni e


scomparsa degli ambienti di canneto; ormai non alzavole nell’Oasi Wwf
nidifica più nell’Europa del Nord», spiega Pezzo. Laguna di Orbetello.

LA VITA IN ROSA
Il conteggio in Italia ha rilevato la presenza di Il conteggio si fa a gennaio,
oltre un milione e mezzo di uccelli in media,
pazientemente censiti lungo la penisola (circa quando i volatili sono più “fermi”.
700 sistemi di zone umide sono stati esaminati
almeno una volta tra il 2009 e il 2018). E mostra Molti giungono qui dal Nord
che cosa sta succedendo. «Dall’aumento delle
gru, arrivate a svernare qui dal Nord Europa, al fatto che negli

Fabio Cianchi
ultimi anni i fenicotteri sono diventati tra gli uccelli acquatici
più diffusi in Italia. Ormai nidificano in più punti e svernano in
massa dalla Sardegna alla Puglia: per esempio, nella Salina di
Margherita di Savoia quest’anno erano oltre 8.000», dice Bac-
cetti. Tanti i fenicotteri svernanti anche sulla costa toscana. «A
Orbetello ne abbiamo contati circa 3.000», dice Fabio Cianchi,
coordinatore delle Oasi Wwf Lago di Burano e Laguna di Orbe-
tello (GR). «Sono tra le più importanti aree umide, dove arri-
vano per l’inverno moltissimi uccelli. Burano si conferma zona
importante per il moriglione, anche se i numeri di quest’anatra
e di altre specie sono stati quest’anno molto inferiori al solito».
E il conteggio che abbiamo seguito dalla mattina nebbiosa,
come è andato? Alla fine della giornata, per le squadre è il mo-
mento delle somme. «Il totale per il lago di Montepulciano è di
4.049», decreta Luca Puglisi, appena inserito l’ultimo dato. Più
della media. L’appuntamento è al prossimo inverno.

QUELLI CHE CONTANO, ANCHE IN AEROPORTO


Il progetto di citizen science più longevo Progetto Piccole Isole monitora la aeroporti infatti si effettua un continuo
è un (altro) conteggio di volatili: il migrazione attraverso il Mediterraneo, in monitoraggio degli uccelli presenti:
Christmas Bird Count della National primavera: in una rete di stazioni su isole un’auto gira e conta quanti, dove e di
Audubon Society si svolge ogni dicembre e coste vengono catturati, analizzati, che specie sono. L’impatto degli aerei
dal 1900. I partecipanti annotano ogni inanellati gli uccelli che vi sostano», con stormi – per esempio di gabbiani
uccello in una zona assegnata, in Usa, spiega Alessandro Montemaggiori, reali, grossi e numerosi – può infatti
Canada e altri 28 Paesi. Studiosi e ricercatore associato alla Sapienza di essere pericoloso. Il monitoraggio serve
centinaia di volontari partecipano invece Roma ed esperto di gestione della fauna a calcolare la probabilità del rischio di
a un progetto iniziato in Italia nel 1988: «Il negli aeroporti. «Nel perimetro di molti bird strike in un aeroporto».

Focus | 59
archeologia

CITTÀ NELLA FORESTA


La rappresentazione
in 3D di un’area
archeologica maya nella
foresta di Petén, nel
Nord del Guatemala: è
stata resa possibile da
uno strumento a impulsi
laser chiamato Lidar, che
qui ha rivelato l’esistenza
di antiche strutture
urbane molto più
numerose e ampie
del previsto.
Georadar, impulsi laser, droni, satelliti... Oggi gli
indagatori del passato hanno a disposizione nuovi
strumenti che consentono scoperte straordinarie.
di Riccardo Oldani

TE NO
ARCHEOLOGIA
chi abita a Siena non saranno sfuggiti, la pri-
mavera dello scorso anno, i passaggi nelle vie
del centro di un veicolo elettrico con una
strana piattaforma bianca al traino. O le pas-
seggiate di peculiari personaggi che, in coppia, spingevano una
specie di grosso carrello a quattro ruote in piazze e cortili. Che
cosa facevano? Raccoglievano dati per uno dei più innovativi
progettidiricercaarcheologicaattualmenteincorsoinItalia.«Si
chiama SoS, acronimo di Sotto Siena», spiega Stefano Campana,
professore associato del Dipartimento di Scienze storiche e dei
beni culturali dell’Università di Siena, «e ha l’obiettivo di map-
pare il sottosuolo della città per individuare i dati archeologici
nascosti, risalenti per esempio all’epoca romana o etrusca».

RADIOGRAFIE DEL SOTTOSUOLO


«Lo strumento che abbiamo usato è il georadar (o Gpr, Ground
PenetratingRadar),chepermettediindividuarestrutturesepol-
te in modo non invasivo, cioè senza scavi», continua Campana.
In altre parole può “vedere” sotto terra, in condizioni ottimali,
fino poco più di tre metri di profondità. Il progetto SoS ha anche
lo scopo di inserire i dati acquisiti nel Gis, il sistema informati-
vo geografico della città, e di realizzare modelli bidimensionali
e tridimensionali delle successive fasi storiche di Siena. «Tutto
questo non soltanto per conoscere meglio la storia e il patrimo-
nio archeologico», aggiunge Campana, «ma anche per pianifica-
Luke Auld-Thomas and Marcello A. Canuto/Pacunam

re meglio lavori e interventi di manutenzione, penso per esem-


pio alla posa della fibra ottica, senza il rischio di imbattersi in
reperti archeologici».
Il progetto SoS è stato concepito per essere replicato in altre
città italiane e scaturisce dall’esperienza di Emptyscapes, pro-
gramma avviato dal gruppo di ricerca di Stefano Campana fin
dal 2007, in cui le tecniche non invasive di prospezione geologica
sono state impiegate su oltre 1.200 ettari di territorio, nella cit-

Focus | 61
IIT
Si può mappare
il terreno
in profondità,
individuando
Parco Archeologico di Pompei

eventuali strutture
sotterranee
tà etrusca di Veio e nell’area tra Grosseto e l’antica città di Rosel- sotto terra. Integrandoli poi con quelli ricavati con altri stru-
le, abbandonata nell’Alto Medioevo. Lo studio, condotto in zone menti, come il Lidar (che utilizza impulsi laser per misurare le
già scavate da decenni, ha rivelato aspetti dell’organizzazione distanze tra oggetti), o con le immagini da satellite, da aerei o da
del territorio e infrastrutture che erano sfuggiti alle indagini droni, si può ottenere una visione molto verosimile del patrimo-
condotte con metodi tradizionali. nio archeologico nascosto».
Boschi ha coordinato con il suo team dell’ateneo bolognese il
L’AVVENTO DEL DIGITALE progetto ArcheoNevola che, vicino a Corinaldo, un comune delle
Queste esperienze italiane dimostrano come sempre di più si Marche, ha combinato diverse tecniche non invasive per indi-
stiano diffondendo le nuove tecnologie digitali che stanno rivo- viduare una necropoli picena e romana, nobilitata da una ricca
luzionando la ricerca archeologica. «Ormai è normale per chi sepoltura principesca del settimo secolo a.C. La scoperta è avve-
opera sul campo», dice Federica Boschi, ricercatrice del Dipar- nuta in un’area dove nessuno aveva il sospetto di trovare reperti
timento di Storia Culture Civiltà dell’Università di Bologna, e in cui doveva sorgere un palazzetto dello sport, il cui progetto
«mappare il territorio e il sottosuolo con il georadar o con tecni- è stato poi modificato per garantire l’integrità dei ritrovamenti.
che di indagine geoelettrica e magnetometrica, che consentono In altri Paesi questi sistemi di indagine archeologica sono in uso
di individuare strutture sotterranee attraverso la misurazione già da tempo. Nel Regno Unito, per esempio, sono stati impiegati
della resistività o del campo magnetico. Dai dati così ricavati si per studiare circa 1.700 ettari nell’ambito dello Stonehenge Hid-
può ottenere una visualizzazione attendibile di quanto è celato den Landscape Project. L’iniziativa, conclusa nel 2014, ha indi-

62 | Focus
ZN

TECNOLOGIA AL LAVORO
Un’immagine satellitare a infrarossi della
Laguna di Venezia. A sinistra, un georadar
della società Geostudi Astier sta mappando il
sottosuolo davanti al Duomo di Siena. Sotto,
vasi pompeiani in ricostruzione grazie a un
robot animato dall’IA nel progetto Repair.
IIT

viduato non lontano dai celeberrimi monoliti di Stonehenge un


monumento costituito da almeno una ventina di pozzi profondi
5 metri e disposti su un cerchio di 2 km di diametro, oltre a una
NPS Photo

novantina di monoliti verticali, alti fino a 4,5 metri.

NON SOLTANTO SCAVI


Ma la nuova archeologia digitale non è fatta soltanto di scavi.
L’impiego del Lidar ha reso possibile la scoperta di numerosi siti PRIMI PASSI IN AMERICA
maya nascosti nella vegetazione delle foreste centroamericane. Il georadar, utilizzato nel parco nazionale di White Sands
nel Nuovo Messico (Usa), ha portato alla scoperta, sotto
In Guatemala, nella provincia di Petén, un progetto ancora in mezzo metro di sedimenti, di una lunga serie di impronte
corso ha rivelato decine di migliaia di edifici intorno alla grande fossilizzate (sopra) impresse 23mila anni fa da una madre
città perduta di Tikal, in cui probabilmente vivevano milioni di che passeggiava con suo figlio. Fino a questo
persone. In Messico, nello Stato di Tabasco, sempre il Lidar ha ritrovamento si pensava che l’uomo fosse giunto in Nord
permesso la scoperta della città di Aguada Fenix, dove nel 2020 America non prima di 13mila anni fa. Sotto, le scansioni
è stata individuata una piattaforma cerimoniale ritenuta la più 3D delle impronte.
grande costruzione mai realizzata dalla cultura maya. Lidar e
scanner laser sono anche le tecnologie impiegate da un’orga-
nizzazione no profit, CyArk, per realizzare mappe tridimen-
IIT

sionali fedeli al millimetro di monumenti e siti archeologici. Da


quest’attività è nato il progetto Open Heritage di Google, un ar-
chivio digitale su cui basarsi per ricostruire, in caso di calamità
o di distruzioni, i patrimoni culturali ritenuti oggi più a rischio.
Al momento sono oltre 200 i siti così mappati in tutto il mondo.

DENTRO LE PIRAMIDI
In Egitto, invece, il progetto ScanPyramids scruta l’interno delle
grandi piramidi di Cheope e di Chefren, a Giza, e di quelle co-
Bournemouth University

struite dal faraone Sneferu nella necropoli di Dahshur, 40 km a


sud del Cairo. Per farlo impiega tecnologie come la termografia
a raggi infrarossi, la tomografia a muoni e sistemi di ricostruzio-
ne digitale e simulazione tridimensionale. Lanciato nel 2015,
Reuters/Contrasto
Getty Images
ha rivelato tre enormi spazi vuoti all’interno della piramide di
Cheope, di cui si sta cercando di capire lo scopo. E sempre nella
piramide di Cheope, nel 2020, un robot dell’Università di Leeds
ha esplorato un lungo cunicolo, di oltre 50 metri e con una se-
zione quadrata di appena 20 cm di lato, scoprendo al suo interno
ricche e misteriose decorazioni in pittura rossa.
I robot sono sempre più usati in archeologia, da una decina di
anni a questa parte, a cominciare dai droni che riprendono im-
magini dall’alto. In Italia, per esempio, nel 2016, un consorzio
internazionale, cui partecipava anche l’Università La Sapienza,
ha messo a punto nell’ambito del progetto europeo un piccolo
robot comandato a distanza, battezzato Rovina e pensato per
esplorare le catacombe di Roma.
Un altro progetto concluso nel 2015, denominato Arrows e
coordinato dall’Università di Firenze, ha sviluppato tre tipi di
robot subacquei, governati a distanza, per scrutare il fondo del
mare. Il pioniere di questo tipo di indagine è però Robert Bal-
lard, colui che ha scoperto ed esplorato i relitti del Titanic e del-
la corazzata Bismarck, e che ha di recente annunciato di voler
sviluppare robot autonomi per andare alla caccia degli almeno
3.000 relitti di ogni epoca che, secondo l’Unesco, giacciono nelle
profondità marine.

L’ARRIVO DELL’INTELLIGENZA ARTIFICIALE


TEMPIO KHMER
A Pompei droni, sensori e immagini satellitari saranno impie-
Grazie all’applicazione del Lidar, uno studio
internazionale è riuscito a ricostruire le strutture gati per monitorare gli effetti di precipitazioni, vento e picchi di
architettoniche rimaste nascoste dalla foresta calore sugli scavi e valutare così l’impatto su questi dei cambia-
intorno al noto tempio khmer di Angkor Wat, in menti climatici, mentre un altro robot, realizzato nell’ambito
Cambogia, in un’area di 2,4 km2. del progetto di ricerca Repair, ricomporrà, con l’aiuto dell’intel-

64 | Focus
DALL’ALTO
UN’ARCHEOLOGA TRA
SATELLITI E ALGORITMI
Un archeologo
peruviano controlla
grazie a un drone l’area
moche di Cerro Chepén. «Quando ho iniziato a studiare archeologia non avrei
mai immaginato di finire con l’insegnare a una
macchina come analizzare dati da satelliti per scoprire
strutture nel sottosuolo», ci ha detto Arianna Traviglia,
direttrice del Ccht e coordinatrice del progetto Cls
(vedi testo principale). «Il machine learning è però
un’attività essenziale: il computer deve infatti seguire lo
stesso processo mentale di un archeologo, scovando
irregolarità del terreno impossibili da vedere a occhio
nudo, perché coperti dalla vegetazione o posti in
avvallamenti». Ma come si addestra un cervello
artificiale all’archeologia? «Abbiamo preso fotografie e
immagini satellitari in cui sono presenti tracce già
identificate e li abbiamo trasferiti al computer,
informandolo che si tratta di segni archeologici. Inoltre
gli abbiamo fornito insiemi di dati utili per insegnargli
quali possano essere tutte le variazioni della forma di
un sito archeologico quando è ancora coperto dalla
vegetazione. In alcuni casi, infatti, per fare scoperte

Droni e robot sono sempre


sorprendenti basta osservare che questa “disegna” sul
terreno dei motivi in qualche modo regolari, come i

più utilizzati per esplorare


cosiddetti cropmark. Se per esempio sono presenti
strutture murarie nascoste nel sottosuolo, in quel punto

i fondali marini ma anche


la crescita del verde ne viene rallentata. Al contrario la
presenza di antichi fossati o buche piene di depositi di

per intrufolarsi in cunicoli e


nutrienti consente nel tempo la crescita di piante più
rigogliose. L’aspetto di un terreno può poi cambiare

aree altrimenti inaccessibili


anche da un giorno all’altro e svelare all’improvviso ciò
che prima era invisibile».
In questo Copernicus si è rivelato essenziale. «Sì. Al
ligenza artificiale, gli affreschi danneggiati della Casa dei Pittori mondo ci sono solo altri cinque gruppi che utilizzano i
e della Schola Armatorarum. Al progetto Repair partecipa una satelliti per individuare siti archeologici, ma è nostra
dei maggiori esperti nell’impiego dell’intelligenza artificiale in l’idea di utilizzare Copernicus, che combina il
archeologia, Arianna Traviglia (v. riquadro a destra), direttrice telerilevamento satellitare al rilevamento in situ. Le
del Ccht, centro dell’Istituto Italiano di Tecnologia sulle tecno- immagini che ci fornisce sono centinaia di migliaia, in
logie per il patrimonio culturale, che ha sede all’Università Ca’ pratica ogni cinque giorni l’intera superficie terrestre
Foscari di Venezia. La studiosa coordina anche il progetto Cls viene ripresa. E gli algoritmi per interpretarle che
(Cultural Landscapes Scanner) per individuare nuovi siti ar- abbiamo elaborato nel nostro centro saranno poi
cheologici analizzando con algoritmi di intelligenza artificiale applicabili a vari settori», conclude Traviglia.
foto aeree e da satellite. «La nostra idea», spiega, «è basarci Stefania Di Pietro
sulle immagini satellitari continuamente aggiornate e sui dati
rilevati a terra di Copernicus, il programma di osservazione
da satellite dell’Unione Europea. Il loro aggiornamento e la
capacità di analisi continua dei sistemi di machine learning ci
consentirà di rilevare anche i più piccoli cambiamenti nei siti
archeologici, non solo per individuare nuovi reperti ma anche
per scoprire l’attività di saccheggiatori».
Le immagini da satellite, del resto, sono un altro potente stru-
mento di indagine archeologica, che si può rivelare utile anche
nei modi più inattesi. Un esempio recentissimo è il loro impiego
da parte di un team del Politecnico di Milano che le ha utilizzate
per studiare gli antichi monumenti funerari giapponesi del pe-
riodo Kofun, tra il terzo e il settimo secolo d.C. Questi tumuli,
eretti in memoria dei primi imperatori e di alti dignitari, sono
diffusi in tutto il Giappone e ancora oggi considerati sacri e, per-
tanto, inaccessibili. Gli studiosi italiani hanno quindi usato le
immagini satellitari per studiare il loro orientamento rispetto al
Sole e alla Luna, individuando schemi ricorrenti dettati dalla
tradizione e dalle credenze religiose dell’epoca.

Focus | 65
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Rilascio Nego il consenso per le attività di profilazione Data P001
genetica

BRRR...
CHE CALDO
NOMADI
I Nenezi della
tundra vivono in
Siberia da 3.000
anni. Allevano
renne e migrano
per circa 1.200
km ogni anno.
Perché le popolazioni e un Inuit o un Sami venissero a passeggiare per le

che vivono al Polo nostre strade, la più gelida giornata di febbraio in


una città del Nord Italia sembrerebbe loro un piace-

Nord non soffrono il vole mezzogiorno estivo e forse li vedremmo andare


in giro in maglietta. Perché, al netto del cambiamento climatico

freddo? Merito dei che ha portato ondate di calore pure in Siberia, dalle loro parti la
colonnina di mercurio non sale molto oltre lo zero neppure in

cambiamenti genetici estate e in inverno può precipitare anche a -50 °C: un ambiente a
prima vista proibitivo. Eppure nei circa 100mila anni trascorsi da

che ne hanno plasmato quando i nostri antenati hanno lasciato il caldo dell’Africa per
spargersi in ogni angolo del mondo l’uomo è riuscito ad adattarsi

corpo e metabolismo. anche a vivere all’Artico. E non solo grazie a pellicce o maglioni di
lana grossa ma proprio cambiando se stesso, fin nei geni.

di Elena Meli NUDISTI AL POLO


Oggi, secondo le stime del National Snow and Ice Data Center
dell’Università di Boulder in Colorado (Usa), circa 4 milioni di
umani vivono al di sopra del Circolo Polare Artico. Il 10 per cen-
to di loro appartiene a una popolazione indigena come gli Inuit
della Groenlandia, i Sami scandinavi, gli Atabascani e gli Aleutini
del Nord America, gli autoctoni siberiani, per esempio i Nenezi;
a questi si sarebbero dovuti aggiungere i Fuegini della Terra del
Fuoco, unici a sfidare il gelo della Patagonia in America del Sud
ma estinti circa un secolo fa. Tutti sono discendenti più o meno
diretti di quegli Homo sapiens coraggiosi che si insediarono vicino
ai Poli almeno 20mila anni fa e la cui genetica si è modificata in
modo da renderli più resistenti ai rigori del clima.
Di recente, per esempio, Lucio Gnessi e Giorgio Manzi dell’Uni-
versità La Sapienza di Roma hanno studiato reperti ossei di Fue-
gini – una popolazione della Terra del Fuoco ormai estinta a causa
delle malattie importate dagli europei – scoprendo due varianti
genetiche mai descritte, neppure in altre popolazioni adattate al
freddo, correlate allo sviluppo e all’attivazione del grasso bruno,
quello che brucia energia per produrre calore in risposta al calo
della temperatura. La resistenza al freddo dei Fuegini aveva colpi-
to Charles Darwin, che non si spiegava come potessero sopravvi-
vere in Patagonia vivendo nudi o al massimo coprendosi con una
pelle d’animale: la nuova ricerca dimostra che i Fuegini grazie ai
loro geni riuscivano ad accumulare più grasso bruno del normale,
ritrovandosi perciò con una “centrale di riscaldamento” efficien-
te e di pronto uso. In chi vive in zone temperate invece questo
tipo di grasso è presente in buona quantità solo nei neonati, poi
diminuisce e non è neppure sempre in forma attiva, cioè in grado
di produrre calore: solo il 20 per cento dei quarantenni ne ha, in
chi ha più di 50 anni è una rarità, ma gli indigeni della Terra del
Fuoco pare ne avessero in abbondanza per tutta la vita.

SENSORI DI TEMPERATURA
I geni antifreddo dei Fuegini, che peraltro come effetto collatera-
le garantivano loro uno scheletro sorprendentemente forte gra-
zie a un effetto positivo sulla densità ossea, non sono però gli unici
identificati in popolazioni abituate da millenni a vivere al gelo.
Già quarant’anni fa il genetista di popolazioni Luigi Luca Cavalli
Sforza aveva osservato come il 60 per cento dei geni “speciali” che
Shutterstock/evgenii mitroshin

si trovano in popolazioni indigene di tutto il globo sia associato


al clima; quelli la cui espressione è influenzata dal freddo sono
circa una ventina, uno dei più importanti per esempio si chiama
TRPM8 e codifica una sorta di “sensore di temperatura” attraver-
so il quale percepiamo il freddo. Nelle popolazioni che vivono

Focus | 69
I primi esemplari di
Homo sapiens si
insediarono vicino ai Poli
circa 20mila anni fa

Mondadori Portfolio/Fototeca Gilardi

al di sopra del 66° parallelo nord la frequenza di una variante


di TPRM8 che rende meno sensibili al gelo è assai maggiore (in
Finlandia la possiede l’88 per cento della popolazione, in Nige-
ria appena l’1 per cento): ecco spiegato perché un lappone batte
i denti solo in caso di temperature effettivamente polari.

ADATTAMENTI AL FREDDO
Migrare verso i ghiacci però non ha selezionato solo mutazioni
genetiche che ingannano le sensazioni, ma soprattutto quelle
che comportano adattamenti utili a proteggersi dal gelo. È il
caso per esempio di una mutazione del gene ACTN3 che favo-
ALLE ORIGINI risce il mantenimento del tono muscolare, presente in circa un
miliardo e mezzo di umani, ma più diffusa nei climi freddi: ri-
Homo sapiens si è adattato al freddo in maniera cercatori del Karolinska Institutet di Stoccolma hanno scoperto
eccellente, anche grazie agli incroci avuti decine di che avere questa mutazione consente di mantenere una tem-
migliaia di anni fa con l’Homo di Denisova (in Siberia) e peratura interna più elevata anche in condizioni critiche, come
di Neanderthal (sopra, in Europa). Quest’ultimo, per l’immersione in acqua molto fredda, proprio perché il maggior
esempio, aveva un naso del 29 per cento più largo tono muscolare scalda l’interno dell’organismo.
rispetto a noi e ciò, secondo Stephen Wroe Qualcosa di simile è vero poi per geni connessi alla risposta di
dell’Università australiana del New England, lo aiutava vasocostrizione al freddo, che spostano la soglia dei brividi ver-
a scambiare volumi d’aria maggiori per sostenere il suo so temperature più basse e che rendono meno capaci di sudare
alto dispendio energetico, ma anche a riscaldare e in maniera efficiente per disperdere il calore (per questo una
umidificare meglio l’aria che respirava, garantendogli vacanza ai Tropici per un lappone può diventare un inferno).
un vantaggio in ambienti freddi e secchi. Non solo: di Altri geni “antifreddo” sono legati invece all’utilizzo di energia
recente l’antropologa Cara Ocobock della Notre Dame e al metabolismo e sono stati individuati da ricercatori dell’U-
University (Usa) ha ipotizzato che il tronco tozzo e gli niversità di Cambridge (Uk) su popolazioni siberiane: «Ci sono
arti corti e molto muscolosi dell’uomo di Neanderthal segni inequivocabili di una selezione che ha favorito un più ele-
erano perfetti per produrre calore metabolico vato metabolismo basale (quello a riposo, necessario per far so-
disperdendone assai poco; inoltre la loro dieta fatta per pravvivere cellule, tessuti e organi, ndr), utile per aumentare la
lo più di grandi animali contribuiva non poco ad capacità di scaldarsi, e bassi livelli di grassi nel sangue, una con-
aumentarne il metabolismo basale. «La gran quantità di seguenza di questo metabolismo energetico accelerato», scrivo-
movimento necessaria per cacciare ha probabilmente no gli autori. In media il metabolismo basale delle popolazioni
favorito la tendenza all’accumulo di grasso bruno e artiche è del 19 per cento più alto rispetto a quello di chi abita in
pure questo li aiutava a scaldarsi», spiega Ocobock. aree temperate, ma può essere superiore anche del 50 per cento.
Vivendo sotto zero infatti quel che serve è una centrale ener-

70 | Focus
I POPOLI DEL FREDDO
Le principali popolazioni Kamchatka
indigene che abitano in
prossimità del Circolo
Polare Artico.
Nativi dell’Alaska Eveni (o Lamuti)
(Inupiat, Yupic, Ciukci
Aleut, Eyak ecc.)
Métis Yukon Evenchi

Canada
First Nations
Sacha (o Jakuti)

Inuit
The Print Collector/Heritage-Images/Mondadori Portfolio

Tatari

Nenezi
Quebec Inuit
Settentrionale
Groenlandia
Svalbard Komi
Inuit
Popolazione indigena
Labrador come quota della
Circolo Polare Artico Sami popolazione totale in %
ESTINTI Nessun indigeno
I Fuegini della Terra del <5
Fuoco sono un caso Islanda 5-25
esemplare di 25-50
adattamento al freddo: 0 500 1.000 km Isole Faroe 50-75
vivevano nudi o coperti >75
di poche pelli.

getica sempre accesa e la capacità di gestire diete ipercalori-


che, necessarie per avere sufficiente “benzina” da bruciare,
senza conseguenze nefaste per la salute: gli Inuit per esempio, DIETA
pur mangiando quantità spropositate di grassi grazie a un’ali- Grazie a una mutazione
genetica gli Inuit
mentazione basata per lo più su foche e balene, non hanno un riescono a consumare
rischio anomalo di colesterolo alto o malattie cardiovascolari grandi quantità di grassi.
per merito di un’altra mutazione genetica provvidenziale, iden-
tificata da Matteo Fumagalli dell’University College di Londra:
«Pensavamo che la protezione cardiovascolare fosse merito del-
la preponderanza di grassi omega-3 nella dieta, invece nel 100
per cento degli Inuit c’è una mutazione genetica che modifica il
metabolismo dei lipidi rendendo possibile consumare quantità
enormi di grassi, che pur essendo buoni come quelli del pesce
non sarebbero invece altrettanto positivi negli europei, visto che
solo il 2 per cento di loro ha questo adattamento metabolico. Che
però ha portato con sé anche un cambiamento morfologico non
da poco, riducendo l’altezza di un paio di centimetri».

CORPO TOZZO E BRACCIA CORTE


Non è un effetto disprezzabile, perché la bassa statura dimi-
nuisce la superficie di pelle da cui il calore si può disperdere: un
corpo più tozzo, con torace ampio e gambe e braccia corte, aiuta
a non dissipare calore ed è una caratteristica di tutte le popo-
lazioni artiche. Il rapporto fra superficie cutanea e volume del
Getty Images

corpo è infatti più basso in queste popolazioni: ogni 10 gradi in


più di latitudine verso il Polo, la superficie cutanea diminuisce

Focus | 71
Watts Calore metabolico
QUANDO IL
CORPO SI
SCALDA 200
Il calore metabolico interno
prodotto dal corpo cambia in
funzione della temperatura esterna
e i suoi valori sono diversi nelle INUIT POPOLI ADATTATI
varie popolazioni. Gli Inuit per AL CALORE
esempio sviluppano maggior
calore a temperature più basse
rispetto a chi vive in zone
temperate: rabbrividiscono a 0 °C Metabolismo basale
e a 20 iniziano a soffrire (la curva 75
blu si impenna). Le persone
normotermiche che vivono in zone
temperate invece sono a loro agio
tra i 20 e i 30 °C, quando il calore
metabolico è uguale al Temperatura
metabolismo basale. Infine le ADULTO NORMOTERMICO ambientale
popolazioni che si sono adattate al
caldo (linea rossa) stanno bene 0 5 10 20 30 37 40 C°
anche fino a 37 °C.
IPOTERMIA ZONA DI NORMOTERMIA IPERTERMIA

I trucchi genetici per resistere al freddo hanno un prezzo


da pagare. Per esempio maggior rischio di tumori
in media di 6 centimetri quadrati per chilo di peso. Pure il naso
alto e stretto e gli occhi sottili e allungati aiutano ad avere meno
mucose esposte che disperdano prezioso calore, mentre un ul- ABITUARSI AL CALDO
teriore tratto comune di questi popoli è il pannicolo adiposo più
spesso. Si tratta di uno strato di tessuto connettivo adiposo pre-
È PIÙ DIFFICILE
sente al di sotto della cute, utile da “bruciare” per scaldarsi, ma Adattarsi al freddo registrano record di caldo
che rende il corpo e anche i tratti del viso più rotondeggianti. Per estremo è stato un in estate (come i 38 °C
la verità può capitare perfino che non tutto il corpo sia adattato processo evolutivo lento, misurati in Siberia nel
al freddo, come spiega Tiina Maria Makinen dell’Università di ma è comunque più giugno 2020) e pure in
Oulu in Finlandia: «Gli indiani artici dello Yukon sono esposti al rapido di quello inverno, visto che a fine
freddo in maniera più intermittente, durante la caccia, così solo necessario a trovare dicembre in Alaska si
le estremità risultano più efficienti nel fronteggiare il gelo riu- soluzioni per sopravvivere sono sfiorati i 20 °C. Un
scendo a mantenere una temperatura cutanea più alta». al caldo estremo: lo ha dramma per gli animali ma
spiegato un recente studio anche per le popolazioni
EFFETTI COLLATERALI della biologa Jennifer indigene: l’Arctic Council
Questi trucchi metabolici e morfologici hanno però un prezzo da Sunday della McGill sottolinea che le regioni
pagare: la variante genetica del “sensore” per il freddo che rende University di Montréal in polari si stanno
più sopportabili le temperature basse è anche associata a un Canada, secondo cui ciò riscaldando a un ritmo tre
maggior rischio di emicrania. Questa variante tipica degli Inuit è vero per l’uomo ma volte più rapido del resto
Nunavik utile a gestire i tanti grassi ingeriti dalla dieta, favori- anche per tutte le altre del mondo e questo per
rebbe anche lo sviluppo di aneurismi cerebrali. E secondo un specie animali. «Questo Inuit, Sami e gli altri popoli
ampio studio del genetista Konstantinos Voskarides dell’Uni- preoccupa, perché indigeni significa veder
versità di Cipro ci sarebbe perfino una correlazione diretta fra significa che per molti letteralmente sciogliere il
adattamento al freddo e un maggior pericolo di sviluppare tumo- sarà difficile adattarsi proprio habitat, trovarsi a
ri: «L’incidenza di alcuni tipi di cancro, fra cui polmone, seno e tanto velocemente da gestire infrastrutture e
colon-retto, è nettamente più alta nelle popolazioni indigene sopravvivere a un insediamenti che perdono
dell’Artico», spiega Voskarides. «L’evoluzione di strategie che cambiamento climatico stabilità sul terreno, dover
favoriscono la resistenza delle cellule e dell’organismo alle basse drastico come quello che cambiare abitudini
temperature probabilmente ha portato con sé il maggior perico- si sta verificando», dice alimentari. Sopravvivere
lo di tumore, che si è preservato e non ha potuto incidere sui Sunday. In effetti, da senza migrare a sud non
processi di selezione naturale perché in genere ci si ammala qualche anno nell’Artico si sarà così scontato.
quando già si sono avuti figli», conclude il genetista.

72 | Focus
corpo umano

Resistere è anche una


questione mentale
I risultati di un esperimento eccezionale: che cosa
succede quando si finisce in un lago ghiacciato. di Alessandro Vergendo*

Diego Fozzer
ICEMAN
L’autore dell’articolo dopo

A
aver nuotato in apnea sotto
i ghiacci. Sopra, termografia
di una parte del corpo.

d aprile 2020, mentre l’Ita- sul campo: i muscoli iniziano a tremare psicologico e comportamentale è stato il
lia era ancora in lockdown, per cercare di riscaldare il corpo, il sangue senso di invincibilità, cioè la sensazione di
ho partecipato a una prova si concentra negli organi vitali, nel tronco non sentire più la stanchezza e il freddo,
estrema: un’immersione nelle gelide ac- e nella testa per cercare di preservarli, la conilrischiodispingersioltreillimite.Un
que dei laghi di Fusine, sulle Alpi Giulie a pelle diventa cianotica, la coordinazione segno che l’ipotermia si stava aggravando:
1.100 metri di altitudine. Eravamo quat- muscolare assente, il pensiero confuso. l’organismo stava mettendo in campo tut-
tro atleti e abbiamo nuotato in apnea per Il soccorso delle persone in ipotermia, ci te le risorse disponibili, anche psicologi-
2 km sotto uno strato di ghiaccio spesso spiegano gli esperti Roberto Bidinost e che, per salvarsi. «Per far fronte allo shock
30 cm (con buchi ogni 50 metri per uscire Claudio Deiuri, deve seguire un preciso termico e all’ipotermia ci sono tecniche di
a respirare). Il tutto con una temperatura protocollo per non peggiorare la situazio- respirazione che attivano specifici stati
esterna di -8 °C e dell’acqua di 1 °C. ne: si tolgono i vestiti, si manipola il corpo emotivi e in parte le abbiamo utilizzate»,
Vi starete chiedendo, e me lo sono chie- con cautela tenendolo disteso e non lo si spiega Rosarita Gagliardi, una delle atlete
sto anche io: ma chi te lo ha fatto fare? Per- riscalda in modo repentino dall’esterno del team. Più in generale per resistere al
ché immergersi sotto i ghiacci in apnea, ad esempio con frizioni e docce calde, per freddo esistono training specifici che aiu-
protetti solo da una sottile muta estiva e evitare di “riattivare” la circolazione del tano la ventilazione e preparano l’appara-
in condizioni di ipotermia? Perché farlo sangue freddo della periferia che – tor- to respiratorio e cardio-circolatorio a es-
in team e non da soli? L’ho fatto princi- nando verso il cuore – potrebbe causare sere elastico, flessibile e adattabile allo
palmente per fini scientifici: aiutare i ri- aritmie fino all’arresto cardiaco. stress fisico. Da un punto di vista mentale
cercatori dell’esperimento “Extreme Ice” Che cosa avviene nella mente di chi si serve allenarsi sulla concentrazione e
a capire meglio le reazioni fisiologiche, trova in ipotermia è ancora poco chiaro sull’autoconsapevolezza e intelligenza
psicologiche e comportamentali dell’uo- perché le ricerche sono limitate. Nel no- emotiva. Sono fattori importanti che aiu-
mo al freddo estremo. Nell’acqua infatti stro esperimento è emerso che in alcuni tano a riconoscere le fasi dell’ipotermia e
il calore corporeo si disperde 25 volte più individui inizialmente è aumentata l’ag- a gestirla. È anche importante parlarsi,
velocemente che all’aria e al termine del- gressività; poi ha prevalso la cooperazio- accompagnando le nostre azioni, come se
la prova la temperatura corporea dei par- ne (i quattro atleti, va ricordato, dovevano avessimounavatarouncoachcheciguida
tecipanti era scesa tra i 31 e i 32 °C, una nuotare insieme). Man mano che la prova in quello che dobbiamo fare.
condizione detta di ipotermia moderata. proseguiva i membri del team hanno avu- * Facilitatore in Risorse Umane,
Che cosa avviene nel corpo in questi casi to difficoltà a prendere decisioni o risol- specializzato in Neuromanagement,
è abbastanza noto e lo abbiamo studiato vere problemi. Un altro effetto a livello e mental coach.

Focus | 73
INFORMAZIONE PUBBLICITARIA

UNA TECNOLOGIA TRIFASE


CONTRO LA CARENZA DI FERRO
Colpisce soprattutto
le donne (ma non solo)
e va monitorata perché
costituisce una delle
principali cause
di anemia

H
ai mai avuto sintomi prolungati di l’assunzione regolare. Una situazione che la
debolezza generale, stanchezza e pallore? ricerca si è impegnata a risolvere, in particolare
Se sì, è consigliabile indagare su una nei laboratori Zambon, multinazionale
eventuale carenza di ferro, che nasce farmaceutica italiana fondata nel 1906 e presente
da cause diverse. Fisiologiche, come le QV  8IM[Q BIUJWV 1\ITQI ÅTQITM LMT OZ]XXW
ALTO ALTA
mestruazioni e la gravidanza che coinvolgono presenta Prefolic Ferro Integratore, a ASSORBIMENTO BIODISPONIBILITÀ
le donne in età fertile, ma anche ambientali, base di ferro tristrato e vitamina C, per la
quali un’alimentazione non equilibrata. Anche prevenzione e il trattamento degli stati carenziali
TMQVÅIUUIbQWVQ QV\M[\QVITQ XW[[WVW XWZ\IZM di ferro. L’associazione con la vitamina C
a carenze di ferro, così come l’assunzione di contribuisce a massimizzare l’assorbimento del
determinati farmaci nel tempo. I supplementi ferro, che viene rilasciato attraverso una
ALTA SENZA RETROGUSTO
a base di ferro non sono tutti uguali. Alcuni tecnologia multistrato e trifase (vedi sotto). TOLLERABILITÀ METALLICO
presentano una minore biodisponibilità dovuta Un integratore a elevato assorbimento ed elevata
al ridotto assorbimento, altri possono essere di tollerabilità, con un’eccellente palatabilità per
minore tollerabilità a livello gastrointestinale. rendere più semplice l’integrazione di questo
Inoltre la maggior parte ha un fastidioso prezioso elemento. Prefolic Ferro Integratore
retrogusto metallico, che potrebbe scoraggiare si trova in farmacia e parafarmacia.

Innovativo rilascio in 3 fasi

La fase Fast assicura l’inizio del rilascio entro 5 minuti


e garantisce l’assorbimento di 10 mg di ferro nel primo tratto
del duodeno.

La fase Normal avvia l’inizio del rilascio entro 45 minuti e


consente l’assorbimento durante il transito duodenale di 10 mg
di ferro e 70 mg di Vitamina C.

La fase Retard garantisce, nell’arco di 8 ore, un lento e


protratto rilascio di 10 mg di ferro assicurando un aumentato
assorbimento a livello intestinale.

Gli integratori alimentari non vanno intesi come sostituti di una dieta varia ed equilibrata e di un sano stile di vita.
1992 - 2022 TRENT’ANNI DI FOCUS GUARDANDO AVANTI

SCAVATO
Elaborazione 3D
del buco dell’ozono
sull’Antartide. Le
concentrazioni di ozono
vanno dal rosso (più
alta) al giallo al verde e
al blu (la più bassa).

A 33 anni dal Protocollo di Montreal, lo strato di gas


che ci protegge dai raggi ultravioletti è in recupero.
Ma non bisogna abbassare la guardia.

Co sta
L’OZONO
Science Photo Library/AGF

Focus | 75
Ieri
La scoperta del L’allarme fu lanciato nel 1976. Scienziati e attivisti
si mobilitarono. E furono vietate le sostanze

E
nocive. Prima ancora di trovare le prove.
ra il 1974 quando il professor Frank Sherwood stituto di fisica applicata Nello Carrara del Cnr a Sesto Fioren-
Rowland, docente di chimica all’Università tino. Un vero guaio: senza ozono, che filtra i raggi ultravioletti,
della California, e il suo assegnista di ricerca rischieremmo di sviluppare melanomi e cataratta. Anche se è
Mario Molina pubblicarono su Nature uno studio allarmante: uno scudo sottilissimo: se si concentrasse l’intera atmosfera
alcuni gas artificiali, i clorofluorocarburi (CFC) rischiavano di alla temperatura di 0 °C e alla pressione di 1 atmosfera, l’ozono
distruggere lo strato di ozono in alta quota. L’allora ammini- formerebbe uno strato di 3 mm su un totale di 8 km.
stratore delegato della DuPont – la società che aveva brevetta-
to quei gas col nome di “freon” nel 1930 – obiettò che quella STRUMENTI DIFETTOSI? NO: IL BUCO C’È
teoria era «un racconto di fantascienza, un carico di spazzatu- La scoperta di questa minaccia planetaria era avvenuta quasi
ra, un’assurdità totale». La lotta contro il buco nell’ozono dun- per caso. Il professor Rowland si era messo a studiare i CFC –
que, iniziava in salita, contrastata da forti interessi economici. usati come gas refrigeranti in frigoriferi e condizionatori per-
Come si era arrivati fin lì? E cosa è successo poi? ché non infiammabili, stabili e poco tossici – grazie a un’inven-
zione di James Lovelock, medico dell’Università di Reading: il
UN ASSASSINO SEMPRE LIBERO rivelatore a cattura di elettroni. Con questo strumento aveva
Quando, alla fine del 1992, Focus scrisse un articolo su questo trovato tracce di CFC in atmosfera. Pochi anni prima il chimico
argomento, la lotta al buco nell’ozono era già iniziata. Il Proto- Paul Crutzen dell’Università di Oxford aveva scoperto che il
collo di Montreal, che vietava i CFC, era entrato in vigore da 3 protossido di azoto, prodotto dai batteri del suolo e dagli aerei,
anni, prevedendo un’adesione a due velocità: immediata per i assottigliava lo strato di ozono: Rowland voleva verificare se i
Paesi sviluppati, dilazionata per gli altri. A quell’epoca c’era- CFC avessero un effetto simile. Gli studi lo confermarono.
no ancora 40 aziende – compresa una in Italia, l’Ausimont del Nel 1976 la National Academy of Sciences degli Stati Uniti
gruppo Ferruzzi-Montedison – che producevano queste peri- confermò la credibilità delle ipotesi di Rowland e Molina, e
colose sostanze. Avrebbero potuto andare avanti fino al 1995; nel 1978 – nonostante le forti pressioni dell’industria – gli Usa
dal 2010 il bando avrebbe avuto un’adesione planetaria. vietarono l’uso di CFC. Fu un atto di fiducia verso la scienza: le
La scienza aveva scoperto che una molecola di CFC impiega osservazioni che confermarono l’ipotesi dei due scienziati ar-
6 anni per passare dal livello del suolo all’alta atmosfera, dove rivarono solo negli anni successivi. La posta in gioco, del resto,
poi rimane per circa 100 anni distruggendo fino a 100mila mo- ovvero la salute dell’umanità, era alta: gli attivisti di GreenPea-
lecole di ozono: il cloro si lega a una molecola di ozono, spez- ce organizzarono manifestazioni a tappeto per tener desta l’at-
zandone i legami, per poi legarsi a un’altra molecola, in un ciclo tenzione del mondo sulla minaccia. E fecero bene: nel 1985, a 11
senza fine (v. schema). «È come un assassino che, dopo un delit- anni dalla ricerca di Rowland, gli scienziati del British Antarctic
to, torna libero di colpire di nuovo», spiega Ugo Cortesi, dell’I- Survey Joseph Farman, Brian Gardiner e Jonathan Shanklin

OZONO: DOV’È, QUANT’È


O3

L’ozono è un gas composto da 3 atomi di


ossigeno (O3). È presente in piccole quantità in
tutta l’atmosfera, dove si forma in modo naturale
attraverso reazioni chimiche innescate dalla radiazione
solare. Il 90% dell’ozono si forma in stratosfera, fra i 18-28 L’ozono può formarsi a livello del suolo come
km di quota; il resto nella troposfera (sotto i 10 km). L’ozono sottoprodotto delle emissioni inquinanti (anche se 1/4
si forma soprattutto ai Tropici, da dove la circolazione dell’ozono nella troposfera arriva dalla stratosfera).
atmosferica lo trasporta alle medie latitudini e ai Poli. Causa irritazioni alle vie respiratorie.

76 | Focus
“buco”

University of California
GLI SCOPRITORI
Frank Sherwood Rowland (a sin.)
e Mario Molina: sono stati i primi
a scoprire che alcune sostanze
artificiali, i clorofluorocarburi,
andavano a consumare lo strato
di ozono in alta atmosfera.

scoprono un buco nell’ozono ricorrente in primavera sul Polo inattivi del cloro; quando a primavera i raggi solari le colpisco-
Sud. Un evento mai osservato: tanto che, all’inizio, pensarono no, attivano reazioni chimiche che formano molecole di cloro
che i loro strumenti fossero difettosi. Anche le misurazioni fat- attive (monossido di cloro) che distruggono l’ozono. E scoprì
te dai satelliti erano state scartate dagli algoritmi automatici pure che le eruzioni vulcaniche assottigliano l’ozono perché
perché considerate troppo basse per essere attendibili. producono acido cloridrico e cloro: l’eruzione del Pinatubo nel
Lo strato “normale” di ozono misura 300 Unità Dobson (DU), 1991 ha contribuito a ridurre lo strato di ozono per anni.
pari ai 3 mm di cui sopra. Prima del 1979, i ricercatori non ave- Tutte le ricerche, insomma, convergevano su un punto co-
vano mai osservato concentrazioni inferiori a 220 DU. Ora, mune: ampie aree della Terra rischiavano di restare prive del-
durante la stagione fredda, lo strato diventava molto sottile. lo schermo protettivo dell’ozono. Nel 1987 le prime 90 nazioni
Troppo: nel 1991 sarebbe sceso per la prima volta sotto i 100 firmarono il Protocollo di Montreal (oggi sono 197, tutti i Paesi
DU; nel 1994 si è registrato il record negativo (per fortuna mai Onu) che sanciva il bando dei CFC. Proprio in quell’anno, infat-
più eguagliato) con 73 DU. ti, era stata trovata la “pistola fumante”: gli aerei Nasa decollati
In più la ricercatrice Susan Solomon del Noaa (National Oce- dal Cile avevano prelevato campioni d’aria in alta atmosfera al
anic and Atmospheric Administration) scoprì un meccanismo Polo Sud, trovando le tracce del cloro emesso dall’industria.
aggiuntivo di distruzione dell’ozono nelle nubi polari: si forma- Restava però da trovare un’alternativa ecologica ai CFC per i
no a temperature molto basse (-80 °C) e contengono composti sistemi di refrigerazione. Nel 1992, come riferiva l’articolo di

La massa totale di ozono nell’atmosfera è di 3 miliardi di tonnellate. Può media


sembrare molto, ma è solo lo 0,00006% dell’atmosfera. Questa globale
proporzione si può rappresentare in modo più diretto: se immaginiamo di ozono:
comprimere tutta l’atmosfera (a 0 °C e a una pressione di 1 atmosfera), 300 DU 3 mm
formerebbe uno strato di 8 km. L’ozono, in quello strato, sarebbe spesso media
3 mm, pari a 300 Unità Dobson (l’unità di misura dell’ozono, DU). Quello buco
che chiamiamo “buco nell’ozono” corrisponde a 100 Unità Dobson, pari dell’ozono:
a 1 mm di spessore, come una moneta da 1 centesimo di euro. 100 DU 1 mm

Focus | 77
Oggi
Tornerà integro per il
2060. Ma bisogna
vigilare: negli ultimi
anni scoperte

Science Photo Library/AGF


fabbriche cinesi con
emissioni nocive.
VEDETTE
Gli scienziati del British
Antarctic Survey che
scoprirono il buco ciclico
dell’ozono al Polo Sud.

Focus, il mondo puntava sugli idrofluorocarburi (HFC): ne-


gli anni successivi, però, la ricerca ha scoperto che sono po-
tenti gas serra. Nel 2016 sono stati inseriti nella “lista nera”
in un emendamento al Protocollo di Montreal.

IL FREEZER DI GREENPEACE
Per fortuna, però, era emersa una soluzione più ecologica.
All’Istituto di Igiene di Dortmund, in Germania, alcuni ri-
cercatori studiavano i refrigeranti a base di idrocarburi na-
turali usati negli anni ’30, prima dell’avvento dei CFC. Sco-
prirono che l’isobutano era sicuro per l’ozono e per l’effetto
serra. La molecola, chiamata GreenFreeze, vinse il premio
ambientale indetto dall’Istituto. Un attivista di GreenPeace,
Wolfgang Lohbeck, appresa la notizia cercò una fabbrica di
frigo disposta a utilizzarla, ma trovò solo porte chiuse: gli
idrocarburi infatti erano percepiti come infiammabili, an-
che se la tecnologia aveva eliminato questo rischio. L’unica
azienda disposta a produrre i nuovi frigoriferi fu la DKK
Scharfenstein, una vecchia fabbrica della Germania Est.
I produttori di frigo con HFC fecero una campagna di dele-
gittimazione, dicendo che i GreenFreeze erano «divoratori
di elettricità» e «potenziali bombe» nelle cucine. Ma Gre-
WMO/Global Atmosphere Watch

enFreeze ottenne l’appoggio del governo e degli scienziati.


E nel 1993, pochi mesi dopo l’uscita di Focus, i primi 70mila
GreenFreeze uscirono dagli stabilimenti tedeschi. Per con-
quistare il mondo: la tecnologia GreenFreeze non fu brevet-
tata per favorire la sua diffusione industriale planetaria.
«Fu la dimostrazione», ricorda Giuseppe Onufrio, diret-
tore di GreenPeace, «che le lotte per l’ambiente servono a
tenere desta l’attenzione sui problemi; ma si vincono solo se
sono supportate da accordi commerciali e di cooperazione
tecnologica. All’epoca del Protocollo di Montreal i brevetti
Nasa

per la produzione di CFC erano scaduti: Cina e India avreb-


bero potuto fabbricarli senza ostacoli. Con GreenFreeze
hanno avuto un’alternativa conveniente».
Così la battaglia contro il buco nell’ozono ha imboccato I DUE BUCHI
una strada virtuosa: nel 1995, gli scopritori delle sostanze Le ultime immagini del buco nel
che distruggono l’ozono, Crutzen, Molina e Rowland, rice- 2021. In alto, quello sull’Antartide,
vettero il Nobel per la chimica. Sull’attestato di Molina c’è il sotto, il buco sull’Artide, che si
forma meno spesso ed è meno
disegno di un ombrello: il simbolo della protezione dello profondo e ampio. Nella foto grande,
strato di ozono. Ma la lotta per tenere integro quell’ombrel- lancio di una sonda per misurare
lo non è ancora finita. l’ozono da Ushuaia, in Argentina.

78 | Focus
L’ozono sta
guarendo,
ma...


L ultimo allarme è del 2018. Un ricercatore del
Noaa (National Oceanic and Atmospheric Ad-
ministration), Stephen Montzka, denuncia dal-
le colonne di Nature un aumento di emissioni
di CFC-11: il triclorofluorometano, un gas della famiglia dei
clorofluorocarburi vietati dal Protocollo di Montreal. La ricer-
ca si mobilita, e si scopre la pistola fumante: quelle emissioni,
registrate fra il 2014 e il 2017, arrivavano dalla Cina. Più in det-
riunioni periodiche sull’attuazione del Protocollo di Montreal
i rappresentanti dello Stato asiatico hanno riferito di aver de-
molito le “fabbriche canaglia”, sequestrato i materiali e arre-
stato i responsabili. In effetti, già nel 2019 le emissioni di CFC-
11 erano sparite, annullando il rischio di ritardo nella tabella di
marcia verso il pieno recupero dello strato di ozono.
«Dobbiamo tener presente che qualsiasi emissione non di-
chiarata di sostanze dannose avrà un impatto ambientale du-
taglio, dai dati rilevati da stazioni di monitoraggio dell’aria in raturo», precisa Matt Rigby, scienziato dell’atmosfera dell’U-
Corea del Sud e in Giappone, si scopre che 7mila tonnellate di niversità di Bristol. «Purtroppo, è probabile che solo una parte
quel gas arrivavano da stabilimenti nella provincia dello Shan- dei gas prodotti sia stata rilasciata in atmosfera: il resto potreb-
dong, in Cina Orientale. Lo studio, uscito su Nature e firmato be essere ancora imprigionato nella schiuma degli edifici (il
da ricercatori dell’Università di Pechino, ha destato grandi pre- CFC-11 è usato anche come isolante, ndr) e diffondersi nell’aria
occupazioni: quelle emissioni abusive rischiavano di allungare nei prossimi decenni». La lotta al buco dell’ozono, insomma, è
di 6 anni il pieno recupero del buco dell’ozono, stimava in uno tutt’altro che terminata. Anche perché negli ultimi 30 anni la
studio una ricercatrice del Mit, Megan Lickley. ricerca ha fatto molte scoperte al riguardo: che il “buco” può
Ma la reazione delle autorità cinesi è stata immediata: alle formarsi in modo stagionale anche sopra l’Artide. Che altre

Focus | 79
Oggi
Area media (milioni di km²)

Il buco dell’ozono,
Protocollo di Montreal Area media

1979-2021
Le dimensioni e la concentrazione del media*: 21,7
buco dell’ozono sull’Antartide variano
di anno in anno. In questi grafici,
l’andamento medio dal 1979 al 2021:
sono evidenziati i 3 anni con gli 25,9 25,8 26,6

Fonte: Nasa ozone watch


scenari peggiori, in termini di
estensione e di spessore dell’ozono.
Nel 2000 per alcuni giorni fu registrata
l’ampiezza massima del “buco”: 29,6
milioni di km²; in alcuni giorni del 2006
si è raggiunto il livello più sottile, 84 Spessore medio (DU)
Unità Dobson (DU). I valori migliori, in Protocollo di Montreal Media stagionale
tempi recenti, sono stati registrati nel
2012, 2017 e 2019.
Il 2021 si è chiuso con un “buco”
ampio in media 23,3 milioni di km² e
con 103,3 DU di spessore. Il Protocollo
di Montreal, siglato nel 1987, è entrato media*: 117
in vigore dal 1989, anno a partire dal
quale è calcolata la media aritmetica*
dei valori nei due grafici. Dato che le 92,3 98,7 98,4
molecole di cloro restano attive in
atmosfera per un secolo, la graduale
riduzione del buco dell’ozono sarà più
evidente nei prossimi decenni.

Come si forma E così si rompe


Quando la luce UV del Sole colpisce una molecola di Lo strato di ozono si è ridotto del 4% per decade dal
ossigeno (O2), rompe il suo legame, liberando due atomi 1980 agli anni 2000. La causa è stata l’immissione di
di ossigeno (O). Questi, legandosi a una molecola di clorofluorocarburi nell’atmosfera: questi composti, che
ossigeno O2, formano ozono (O3), che a sua volta, contengono cloro, fluoro e carbonio, salgono fino alla
colpito dai raggi, si spezza in una molecola e un atomo stratosfera, dove la luce ultravioletta rompe le molecole
di ossigeno, ricominciando il ciclo. Queste reazioni rilasciando cloro: questo ruba un atomo di ossigeno
chimiche assorbono la luce ultravioletta, convertendola all’ozono, formando monossido di cloro (ClO) e una
in calore. Per la precisione: la prima reazione assorbe molecola di ossigeno (O₂); poi il monossido di cloro
tutte le radiazioni UV a onde corte (UV-C, le più reagisce con un atomo di ossigeno, liberando così il
energetiche), la terza reazione assorbe il 90% di quelle cloro per una reazione ciclica. Una singola molecola di
medie (UV-B), lasciando passare quelle lunghe (UV-A). CFC può durare da 20 a 100 anni nell’atmosfera e può
Le prime due sono nocive per l’uomo (causano tumori distruggere 100.000 molecole di ozono. Con il bando dei
alla pelle e cataratta), mentre la terza è importante per clorofluorocarburi, stabilito dal Protocollo di Montreal
produrre la vitamina D indispensabile alle ossa. (1987), il buco si sta rimarginando: dovrebbe tornare
integro entro il 2060.

O2 raggi UV O O

Cl O3 ClO O2

O O2 O3

ClO O Cl O2

O3 raggi UV O2 O

80 | Focus
© Greenpeace/Steve Morgan
Anche i vulcani,
i pesticidi e
l’effetto serra
possono erodere
l’ozono. Perciò
occorre vigilare
PICCHETTI E OSSERVATORI
sostanze finora trascurate contribuiscono a intaccare il sottile
La stazione meteo sul Monte
strato di ozono. E che anche i cambiamenti climatici possono Cimone (Mo), da dove si

“Centro Aeronautica Militare di Montagna” di Monte Cimone


avere effetti negativi sull’ozono. monitora l’ozono. In alto,
manifestazione di GreenPeace
È CALATO DI 4 MILIONI DI KM² a Runcorn (Uk) davanti a
Ma prima di raccontare tutto questo, a 33 anni dall’entrata in una fabbrica che produceva
vigore del Protocollo di Montreal una domanda si impone: lo CFC nel 1990.
strato d’ozono sta guarendo? Entro quando tornerà integro?
A guardare i grafici dal 1979 non si direbbe che si stia ripren-
dendo: i “buchi” che si sono formati nel 2020 e 2021, tra l’altro,
sono stati fra i più duraturi misurati fino a oggi.
«L’ultima valutazione scientifica dell’Organizzazione Mete-
orologica mondiale indica che il pieno recupero in Antartide
dovrebbe avvenire entro il 2060», risponde Vincent-Henri
Peuch, direttore del Copernicus Atmosphere Monitoring Ser- pazioni rispetto a quello sull’Antartide», commenta Cortesi.
vice, il programma europeo di monitoraggio dell’atmosfera. Perché? «Perché arriva a lambire terre più densamente abitate
«Per la fine dell’anno è previsto un aggiornamento di questa rispetto a quanto accade nell’emisfero opposto. Il buco sopra
previsione: le recenti proiezioni potrebbero cambiare legger- l’Antartide, nella sua massima estensione, tocca la punta del
mente questa data, ma non in modo sostanziale». Sud America e dell’Australia; ma quello sull’Artico si spinge
Già nel 2016 uno studio su Science condotto da Susan Solo- fino alla Scandinavia, alla Russia, all’Alaska e al Canada. Le per-
mon, chimica dell’atmosfera al Mit di Boston, aveva dimostra- sone potenzialmente a rischio di ricevere più raggi ultravioletti
to che negli ultimi 15 anni la dimensione del buco dell’ozono sono molte di più nell’emisfero Nord».
sopra l’Antartide si è ridotta di circa 4 milioni di km², come la Uno scenario, questo, reso ancora più complesso dal cambia-
superficie dell’Unione Europea. mento climatico: mentre le temperature sulla superficie del
«Lo strato di ozono è in ripresa e i livelli di sostanze danno- Pianeta aumentano per l’azione dei gas serra, quelle nella stra-
se per l’ozono stanno diminuendo», conferma Ugo Cortesi del tosfera, dove si concentra l’ozono, stanno calando sempre più.
Cnr. «La messa al bando dei CFC è stata fondamentale per arre- Favorendo la formazione di nubi stratosferiche ai Poli, dove
stare un fenomeno che avrebbe potuto raggiungere dimensio- si concentrano le sostanze dannose per l’ozono. Insomma, un
ni drammatiche. I segni di contenimento sono innegabili, ma circolo vizioso che dà una ragione in più per non abbassare la
l’assottigliamento dell’ozono non è sparito: bisogna ricordare, guardia nel monitoraggio dell’ozono.
del resto, che le molecole di CFC rimangono in stratosfera fino
a 100 anni, durante i quali continuano a esercitare la loro azio- NUOVE FONTI DI SOSTANZE DANNOSE
ne distruttiva». E, come se non bastasse, si scoprono sempre nuove fonti di so-
Un’azione resa possibile e potenziata dalle temperature mol- stanze che minacciano l’ozono: in una ricerca uscita all’inizio
to rigide che raggiungendo i -80 °C consentono la formazione del 2022 su Nature Communications, ricercatori dell’Univer-
delle nubi stratosferiche polari. Quando a primavera arriva il sità della California hanno scoperto che bromuro e cloruro di
Sole, la luce scompone i composti del cloro rendendole mole- metile, due composti noti per distruggere l’ozono, hanno molte
cole attive che vanno a distruggere l’ozono. Per questo motivo, fonti di cui finora non si era tenuto conto: i composti a base di
il buco si forma per lo più sopra l’Antartide, dove le correnti rame rilasciati nell’ambiente da fungicidi, pastiglie dei freni,
favoriscono il raggiungimento di temperature più rigide. vernici, pesticidi. «Circa un terzo del bromuro e del cloruro di
metile in atmosfera proviene da fonti sconosciute», ha detto
POLO NORD, BUCO PIÙ PICCOLO MA INSIDIOSO Robert Rhew, docente di scienze ambientali. «Si prevede che
Ma, occasionalmente, un buco si forma anche sopra l’Artico, l’uso di rame nell’ambiente aumenterà rapidamente nei pros-
quando le correnti d’aria fredda permangono più a lungo intor- simi anni e se ne dovrà tenere conto ai fini del recupero dello
no al Polo durante l’inverno boreale: si è formato nel 1997, nel strato di ozono».
2004, nel 2011. L’ultimo risale al 2020, ed è stato il più grande «Non si può escludere il rischio di altre emissioni di sostanze
mai registrato: 23 milioni di km². «Il buco sopra l’Artico è più dannose per l’ozono», conclude Peuch. «Perciò è importante
raro, meno duraturo e meno profondo, ma desta più preoccu- mantenere alti gli sforzi di monitoraggio dell’atmosfera».

Focus | 81
Domani
... rimane un
“vigilato speciale”
Stazioni a terra più capillari, nuove ricerche
e satelliti più sensibili: con questi strumenti
controlleremo la guarigione dello strato di ozono.
kathrin hoeppner/WMO/Global Atmosphere Watch

O sservazioni sempre più precise e capillari. E


nuove ricerche sulla chimica dell’atmosfera.
Sono queste le armi con cui salveremo l’ozono
nei prossimi decenni. Partendo dagli stru-
menti che per primi hanno confermato la riduzione dell’ozono:
i satelliti. Oggi quelli che ne osservano la concentrazione sono
molti: ne deducono la quantità andando, ad esempio, a misura-
re quanti raggi ultravioletti sono assorbiti dall’atmosfera. Più
dell’atmosfera. Così sarà possibile stabilire le concentrazioni
di ozono alle varie quote. Farà una sorta di Tac all’atmosfera».

I RISCHI DI UNA GUERRA NUCLEARE


Ai satelliti si affiancherà il monitoraggio fatto dalle stazioni a
terra: la Global Atmosphere Watch dell’Organizzazione Mete-
orologica Mondiale (Wmo). La rete è composta da 30 centri di
controllo sparsi in tutto il Pianeta: grazie a loro è stato possibile
luce UV passa, meno ozono è presente. In questo modo i satel- scoprire le “fabbriche canaglia” che, in Cina, emettevano so-
liti possono misurare la quantità totale di ozono e la sua distri- stanze dannose per l’ozono. «Nei prossimi anni sarà importan-
buzione verticale. te espandere la rete esistente per rendere più capillari e tempe-
Nei prossimi anni, nuove missioni spaziali forniranno dati di stivi i controlli», aggiunge Vincent-Henri Peuch, direttore del
ozono «in quantità e qualità senza precedenti», annuncia l’A- Copernicus Atmosphere Monitoring Service.
genzia Spaziale Europea (Esa). Dal 2024 sarà operativo Senti- Anche perché, come dimostrano le ultime ricerche sulle
nel-5 di Copernicus, il più ampio programma di osservazione emissioni di bromuro e cloruro di metile, c’è ancora molto da
della Terra mai realizzato. E nel 2025, l’Esa lancerà Altius, una imparare sulle sostanze che danneggiano l’ozono. Una ricerca
missione per la misura dell’ozono finanziata dal Belgio con con- recente dell’Ucar (University Corporation for Atmospheric
tributi da Canada, Lussemburgo e Romania. «Volerà in orbita Research) ha stabilito che se scoppiasse una guerra nucleare
bassa», spiega Ugo Cortesi, membro del gruppo consultivo del- globale cancellerebbe ¾ dell’ozono in tutto il mondo in 15
le missioni Sentinel-4/-5. «La sua geometria di osservazione anni; una guerra nucleare regionale ne farebbe perdere ¼ a
gli consentirà di guardare in direzioni tangenti a diversi strati livello globale. Tanto per ribadire quanto è fragile quello strato.

82 | Focus
Dalla terra, dal cielo
L’ozono in stratosfera è monitorato da una
decina di satelliti, palloni sonda (che arrivano
fino a 40 km di quota), aerei. Il Global
Atmosphere Watch dell’Organizzazione
Meteorologica Mondiale (Wmo) gestisce una
rete di 30 stazioni a terra (una in Italia, sul
Monte Cimone, Modena, a 2.165 m di quota):
utilizzano laser e radiometri a microonde per
determinare la quantità d’ozono.

Ny-Ålesund
PRECISO Alert
Sopra, il satellite Pt. Barrow
Pallas/Sodankylä
Altius che l’Esa
manderà in orbita nel
2025. Nella pagina a Mace Head
lato, la stazione Hohenpeißenberg/Zugspitze
Neumayer al Polo Jungfraujoch Sonnblick
Sud, da cui si Puy de Dôme Monte Monte Cimone Mt. Waliguan
monitora l’ozono.
Izaña Pyramid Minamitorishima

Capo Verde
Mauna Loa Assekrem/
Tamanrasset
Danum Valley
Mt. Kenya
Bukit Koto Tabang

Samoa
La Réunion
Cape Point

Amsterdam Island Cape Grim


Ushuaia Lauder

Neumayer
Halley

Polo Sud

A distanza di 35 anni dalla firma del Protocollo di Montreal, tario generale dell’Onu Kofi Annan. Si potrà applicare questa
quali lezioni abbiamo imparato dal buco dell’ozono? Il mondo è formula anche alla lotta contro i gas serra e contro il cambia-
riuscito a sventare una minaccia ambientale planetaria trovan- mento climatico?
do e rispettando un accordo globale. La storia del buco dell’o- «Il punto di partenza è lo stesso dell’ozono: sappiamo quali
zono ha dimostrato che la fiducia nella scienza è ben riposta: molecole ne sono responsabili (CO₂, metano ecc.) e sappiamo
quando gli scienziati Frank Sherwood Rowland e Mario Molina che sono emesse dall’uomo», risponde Peuch. «Ma ridurre le
ipotizzarono l’azione distruttiva delle molecole di CFC sull’o- emissioni di CO₂ è molto più difficile rispetto alle sostanze che
zono, il mondo scientifico diede loro credito anche se ancora assottigliano l’ozono. Abbassare le emissioni di CO₂ comporta
mancavano le prove sul campo, arrivate negli anni successivi. E ridurre alcune attività umane (da allevamento e agricoltura
le osservazioni satellitari sono state determinanti per monito- intensivi all’uso di carbone, ndr), sviluppare fonti di energia
rare in tempo reale questo complesso fenomeno atmosferico. rinnovabile, ridurre il fabbisogno energetico di case e mezzi di
trasporto, e trovare soluzioni per immagazzinare l’eccesso di
UN ESEMPIO DA SEGUIRE carbonio in atmosfera. Le sostanze che minacciano l’ozono
Le manifestazioni di GreenPeace hanno acceso i fari sull’emer- sono state facilmente sostituite con altre innocue: è un proble-
genza grazie a una metafora imprecisa ma che ha fatto breccia ma globale ma influenzato da un numero limitato di settori. Per
nell’immaginario collettivo: il “buco” nell’ozono. Sopra l’An- ridurre i gas serra, invece, sono necessari cambiamenti molto
tartide e l’Artide, infatti, non si è mai aperta una vera fessura: più profondi che avranno un impatto su tutte le persone. Dun-
lo strato di ozono si è in realtà assottigliato. que, le discussioni, gli accordi, le soluzioni tecnologiche richie-
Tutti questi fattori, insomma, hanno lavorato in modo siner- dono più tempo. Ma il Protocollo di Montreal ci ha dimostrato
gico per arrivare al Protocollo di Montreal, «il singolo accordo che la scienza può aiutare a risolvere i problemi ambientali che
internazionale di maggior successo», come lo definì l’ex segre- minacciano il Pianeta».

Focus | 83
comportamento

Perché un cibo
che fa schifo
ad alcuni può
essere una vera
prelibatezza per
altri? Dipende
dalle esperienze
personali (e dalle
papille gustative).
di Raffaella Procenzano
Shutterstock

84 | Focus
Alle
radici

Ipa
del ust
isg o
d

BOCCONCINI?
Occhi di capra
sottaceto a
bagno nel succo
di pomodoro
(a sinistra) sono
una specialità
Reuters/Contrasto

mongola. In alto:
lecca lecca con
verme.

Focus | 85
ANTIGIENICO?
Il disgusto ci tiene
lontani da fonti di
infezione, come lo
sporco (a sinistra).
Ma è meno
motivato quando
a respingere sono
rane fritte come
quelle nella foto.

Ipa
Rifiutare il gusto amaro
è un istinto primordiale.
Perfino gli anemoni di
mare lo “sputano”
Getty Images (3)

ormandia, estate 1944: una pattuglia di Stracciari, coordinatore del Gruppo di studio di Neurologia
soldati americani è in perlustrazione nel- cognitiva e comportamentale della Società italiana di neuro-
la boscaglia. A un tratto, un tanfo insop- logia. Il gusto è infatti il risultato di una serie di informazioni
portabile prende gli uomini alla gola. Pro- sensoriali provenienti da migliaia di “bottoni” anatomici, le
viene da una grotta. I soldati imbracciano il lanciafiamme: si papille gustative, disseminati sulla lingua e in parte sul palato.
preparano a incenerire i cadaveri in putrefazione che di certo La distribuzione e la sensibilità delle papille varia però da per-
si trovano là dentro da giorni. Ma una volta entrati nella grotta sona a persona e tutti abbiamo una soglia sensoriale diversa: la
si accorgono di avere di fronte alcune decine di quintali di Ro- quantità minima di sostanza che ci porta a percepire un sapore.
quefort, il gorgonzola francese, che il produttore aveva messo Questa soglia è molto alta nei bambini, che infatti si disgustano
a maturare (e “odorare”) lontano dal villaggio. facilmente, e si abbassa progressivamente con l’età. Ci sono poi
differenze di sesso, dato che le donne hanno un numero più ele-
SAPORI SGRADITI vato di papille gustative, specialmente per il salato e l’amaro. E
Ogni popolo ha il suo disgusto, e questo episodio riportato differenze genetiche: ci sono persone predisposte a sentire gli
dall’antropologo francese Claude Lévi-Strauss lo dimostra. alimenti più salati. Chi sente molto il sale sente anche di più il
Sono pochi gli statunitensi e soprattutto gli asiatici che assag- piccante e il dolce. Anche l’amore per il gusto grasso sembre-
gerebbero volentieri il gorgonzola e del resto molti europei non rebbe legato alla variante di un gene (il CD36), che lo rende
riuscirebbero a bere nemmeno una goccia di una bevanda gra- più marcato. Il disgusto dunque non è uguale per tutti proprio
dita in Polinesia: una sorta di brodo ottenuto lasciando marcire perché non esistono due lingue uguali, un po’ come accade per
il pesce nell’acqua e che “profuma” di conseguenza. Insomma, le impronte digitali.
come tutti sanno, i (dis)gusti sono (dis)gusti. Ma perché ciò che
piace ad alcuni può fare letteralmente accapponare la pelle ad
altri? Le ragioni sono sia biologiche sia psicologiche, visto che
il disgusto è contemporaneamente una delle sei emozioni fon-
damentali umane (insieme a rabbia, gioia, tristezza, sorpresa
e paura) ma è anche qualcosa di molto fisico e concreto: la
TE LO LEGGO
nausea che ci assale quando ci capita di assaggiare qualco-
sa di repellente. Quello che chiamiamo “schifo”.
IN FACCIA
Quando qualcosa ci disgusta, la mandibola si abbassa, i
DIFFERENZE ANATOMICHE muscoli della piramide nasale si corrugano (arricciamento
Innanzitutto, il disgusto è individuale perché lo è il del naso), la bocca si apre, si mostra la lingua e si alza il
gusto. «Si tratta delle due facce di una stessa me- labbro superiore mentre quello inferiore è leggermente
daglia, visto che il disgusto ha la funzione biolo- spinto in avanti. Le sopracciglia si aggrottano e si
gica di tenerci lontani da ciò che è velenoso per abbassano, mentre le palpebre si restringono e gli occhi
l’organismo e il gusto al contrario ha la funzio- appaiono più piccoli. Il disgusto “dipinto sul volto” è spesso
ne di farci apprezzare e ricordare i sapori dei misto ad altre emozioni base: quando si mescola con la
cibi nutrienti (non a caso ci piace ciò che è dol- sorpresa si ha un’espressione incredula, con la paura
ce e ciò che contiene grassi)», spiega Andrea l’espressione di orrore e con la rabbia si ha l’espressione di
disprezzo, in cui invece le labbra sono serrate.

86 | Focus
LE DUE LEGGI
DEL DISGUSTO
Lo psicologo Paul Rozin ha descritto due regole

1
che valgono sempre per questa emozione.
La legge del contagio: due oggetti che sono stati in
contatto prendono l’uno le proprietà dell’altro. Per cui,
se uno dei due è disgustoso lo sarà pure l’altro.

2 La legge della similarità: se un oggetto è


disgustoso lo è anche un altro oggetto simile.
Per questo gran parte delle persone
rifiuterebbe per esempio di mangiare
del cioccolato “a forma di
cacca”.

tà gastrointestinale», continua
Stracciari. Da distaste, ovvero
reazione di rifiuto per i cattivi
sapori, nella storia della nostra
evoluzione il disgusto si è poi al-
largato alla ripugnanza per tutto
ISTINTO PRIMORDIALE? ciò che può costituire un pericolo
Il sapore che più facilmente provoca il disgusto per la salute: cose come gli escre-
è naturalmente l’amaro (che non a caso se è ecces- menti o la scarsa igiene. Lo schifo è in-
sivo innesca il riflesso del vomito). La spiegazione è fatti uno dei meccanismi con cui agisce il
semplice: in natura sono amare molte sostanze tossiche, cosiddetto “sistema immunitario comporta-
come gli alcaloidi, componenti molto diffusi di alcuni vegetali: mentale”, quello che non ci fa avvicinare troppo alle
l’atropina, la papaverina, il curaro, la stricnina. Non sempre, persone malate, presumendo che possano essere infettive, e ci
naturalmente, una verdura un po’ amara è velenosa (cavoli e fa accettare il distanziamento sociale necessario per limitare
broccoli lo sono eppure fanno benissimo all’organismo, ma i contagi da Covid-19, per esempio. «Infine, da emozione che
non a caso disgustano molte persone). «In inglese esistono due sorveglia l’integrità del corpo, il disgusto è diventato un mezzo
parole per denominare il disgusto: quello puramente fisico, la per proteggere il sé, la propria dignità di persona e l’apparte-
reazione di sputare, provocata dal mettere in bocca qualcosa nenza a un gruppo», sintetizza l’esperto. Così, si può essere
di molto amaro è detta distaste. Ed è un istinto primordiale: è disgustati per esempio da alcune offese alla morale, ovvero da
stato osservato che perfino gli anemoni di mare, presenti sulla categorie di azioni che non hanno più nulla a che fare con il
Terra da 500 milioni di anni, espellono i cibi amari dalla cavi- pericolo di essere avvelenati. E le espressioni di disgusto che
si dipingono sul volto (vedi riquadro a sinistra) lo dimostrano:
sono esattamente le stesse sia che si tratti di assaggiare un cibo
molto amaro, sia che si guardino immagini di feci o di marciu-
me, sia che si tratti di disgusto morale, ovvero di giudicare un
comportamento altrui. Lo hanno provato alcuni ricercatori
canadesi ponendo sensori sul viso di un gruppo di volontari
che hanno partecipato a un gioco sociale in cui alcuni indivi-
dui si comportavano in maniera scorretta. Il modo dei muscoli
facciali di muoversi era identico sia che i partecipanti stessero
giudicando un atteggiamento sbagliato da parte di qualcuno,
sia che avessero assaggiato o guardato qualcosa di disgustoso.

CIÒ CHE NON PIACE A ME…


Ed è nel passaggio tra distaste (innato e universale) e disgusto
(emozione soggettiva) che interviene l’elemento individuale,
che dipende in gran parte, anche se non completamente, sia dai
condizionamenti familiari sia da quelli culturali. Altrimenti
non si spiegherebbe come in Sardegna si possa mangiare il casu
marzu, che contiene le larve di mosca casearia che contribui-
scono al sapore, o in alcune aree del Messico il grasper taco, un
piatto a base di insetti, larve di varie specie e uova di formica, o
in Cambogia le tarantole alla griglia. In realtà, alcuni odori (e

Focus | 87
Getty Images (2)
CON OLFATTO
E VISTA
Da sinistra: si

La pandemia ha reso un può avere schifo


della cacca

buon numero di persone


sotto le scarpe,
di un formaggio
puzzolente o di
(temporaneamente) più insetti e aracnidi
da mangiare.

schifiltose di prima
quindi sapori) sembrerebbero graditi in tutto il mondo, come EMOZIONE COMPLESSA
quello del pane appena sfornato, ma molti altri sono legati alle Proprio perché il disgusto è individuale, esistono scale per mi-
esperienze personali, ovvero alla memoria: se da bambini quel surarlo. «Servono per esempio per valutare alcuni problemi
sapore è stato associato a esperienze più o meno gradevoli. In psichiatrici, come i disturbi d’ansia, o quello ossessivo-com-
effetti, anche se a quasi tutti fanno ribrezzo le feci, il vomito, la pulsivo in cui la propensione a questa emozione di solito è più
carne in putrefazione, alcuni insetti e la sporcizia, nella pro- forte», spiega Riccardo Martoni, psicologo del dipartimento di
pensione allo “schifo” ci sono notevoli variazioni: alcune per- neuroscienze cliniche dell’Istituto San Raffaele Turro di Mila-
sone affascinate dai roditori non provano alcuna repulsione no, che si è occupato di adattare una di queste scale alla popo-
per i ratti, per esempio. «Si pensa che il disgusto sia più cultu- lazione italiana. La tendenza al disgusto è infatti una caratteri-
rale che individuale, ma spesso non è così», fa notare Stracciari. stica della personalità e alcuni studiosi pensano che non possa
Ci sono insomma nei gusti più differenze tra persona e persona mutare nel tempo. In realtà, le esperienze possono portarci per
di quante ce ne siano tra culture diverse. un certo periodo ad arricciare il naso più del solito come han-
Del resto, gran parte dei condizionamenti che riguardano il no provato, appena poche settimane fa, alcuni ricercatori della
cibo si formano nei primi anni di vita. Già il feto dopo la 12esima Ohio State University (Usa): hanno misurato la propensione al
settimana è in grado di percepire i sapori nel liquido amnioti- disgusto prima e dopo la pandemia da Covid-19 e hanno scoper-
co, che in parte dipendono dai cibi consumati dalla madre. E to che la paura di ammalarsi ha reso molte persone (quelle più
dopo la 26esima settimana è possibile vedere tramite ecografia timorose) anche più “schifiltose”. Hanno valutato le loro rispo-
sul volto del bambino l’espressione del viso disgustata in caso ste a un test su una scala da 0 a 4 (dove 4 corrisponde a estre-
di sapori amari. Tra i 12 e i 24 mesi di vita comincia invece il mamente disgustoso); dovevano dare un punteggio a situazio-
periodo della neofobia, che dura fino ai 5 anni: il bambino ri- ni come “sentire odore di urina in un corridoio del metrò” o
fiuta gli alimenti che non conosce. Gli antropologi ritengono “vedere qualcuno mettere ketchup su un gelato e mangiarlo”.
che si tratti di un meccanismo di difesa nato per evitare che un Risultato: prima della pandemia il punteggio medio delle stes-
bambino piccolo, dopo aver cominciato a camminare e quindi se 500 persone (interrogate a distanza di due anni) era 2,82,
a esplorare l’ambiente, mangi per caso o per curiosità qualcosa mentre di recente è salito a 3,26. I ricercatori hanno dichiarato
di velenoso. Anche questa caratteristica però è molto persona- che nei prossimi mesi, con l’affievolirsi dei rischi da Covid, si
le: ci sono bambini che rifiutano quasi tutto e altri molto più aspettano che la sensibilità al disgusto torni ai livelli preceden-
accomodanti quando si offre loro un cibo che non hanno mai ti. «Fino agli anni ’90 l’elaborazione cerebrale ed emotiva del
visto prima. Con qualche differenza di genere: i maschi sem- disgusto è stata poco studiata. Ma ora le indagini dimostrano
brerebbero essere un po’ più “schifiltosi” delle bimbe, mentre che non si nasce con una certa propensione verso una emozio-
in età adulta la situazione si ribalta. ne specifica, ma la tendenza genetica si incrocia sempre con

88 | Focus
CHE COSA TI
FAREBBE PIÙ SCHIFO?
In uno studio del 2018, 1 Mangiare la cacca
lo psicologo inglese
Paxton Culpepper, 2 La carne marcia
insieme ad alcuni brulicante di vermi
colleghi dell’Università di 3 Vermi nella ferita
Praga, ha chiesto a un
di una persona viva
campione di 460
persone di citare ciò che 4 Cadaveri umani
li disgustava di più e ad in decomposizione
altre 110 di mettere
questi fattori in una lista,
5 Mangiare uno
partendo dal più scarafaggio
ripugnante. I ricercatori 6 Parassiti umani
hanno però considerato
7 Vomito

Ipa
solo i motivi di disgusto
che avevano qualcosa a 8 Water e sanitari
che fare, anche alla sporchi di feci
lontana, con il rischio di
l’ambiente», sottolinea Martoni. Una cosa
infettarsi (nell’elenco 9 Insetti o vermi
è certa: il disgusto (come del resto le altre
emozioni) è scritto nelle parti più profonde manca quindi il disgusto nel piatto
del nostro cervello. Ricerche condotte con la morale). Eccoli, a partire 10 Vedere qualcuno
risonanza magnetica funzionale hanno dimo- dal più “schifoso”. mangiarsi il moccio
strato che il disgusto viene elaborato soprattut-
to nelle regioni cerebrali dell’insula e dei gangli E qual è la tua classifica
11 Alitosi
della base. In particolare, l’insula destra sarebbe delle cose “più 12 Spazzatura puzzolente
all’origine delle sensazioni fisiche di nausea e vomi-
to. Nella parete ventrale del solco temporale superiore
disgustose”? Partecipa 13 Scarafaggi
al nostro sondaggio su
del cervello vengono riconosciute invece le espressioni di Focus.it/schifezze 14 Capelli nella doccia
disgusto. L’insula e i nuclei della base comunque si attivano 15 Odore di piedi
di più nelle sensazioni di disgusto fisico, mentre la corteccia
frontale è più coinvolta nel disgusto morale. E, si sa, anche i
cervelli (proprio come la lingua) sono tutti diversi.

UTILISSIMA SENSAZIONE
Non esiste praticamente nulla che respinga tutti allo stesso
modo, quindi. Ma ciò non toglie che tutti provino questa emo- coi contenitori per urine non facevano l’abbinamento e beve-
zione, che è diffusa anche in molti animali. Secondo Martin vano senza problemi). In generale, gli psicologi fanno notare
Kavaliers, neuroscienziato della Western Ontario University che è disgustoso tutto ciò che supera il confine corporeo: Dar-
(Canada), le specie sociali devono individuare i rischi di infe- win diceva che vedere un po’ di minestra caduta sulla barba è
zione che possono venire dagli altri membri del gruppo: saper disgustoso mentre non lo sono né la minestra né la barba viste
riconoscere l’espressione di disgusto sul muso di un altro ani- da sole. Comportamenti ritenuti maleducati, come ruttare o
male evita di assaggiare in prima persona il cibo sgradevole. E fare peti, suscitano disgusto proprio perché qualcosa di “inter-
può evitare il passaggio dei parassiti: i mandrilli e gli scimpanzé no” esce dal corpo, ma anche in questo caso lo schifo non vale
per esempio sanno distinguere i membri del gruppo affetti da per tutti: in molte culture un rutto è il segno di aver gradito il
parassiti e non si avvicinano alle loro feci, mentre i bonobo cibo, così come in molte situazioni non si bada troppo se scap-
rifiutano di mangiare cibo sporco di feci di altri bonobo. Ma pa una… puzzetta. È vero che quasi ovunque le feci sono ritenu-
anche molti erbivori sono stati osservati mentre evitavano di te ripugnanti, ma è altrettanto vero che nelle terme romane si
brucare l’erba dove altri animali avevano defecato. trovavano latrine comuni, dove era normale intrattenersi e
Secondo lo psicologo Paul Rozin, il disgusto inteso come emo- conversare a lungo con i vicini di “seduta”. Tra l’altro, alcune
zione è soprattutto paura della contaminazione, che deriva secrezioni del corpo, come il sudore, possono diventare perfino
dall’idea “animalesca” che mangiare qualcosa di infetto ci ren- gradevoli tra amanti. L’attrazione e l’affetto infatti annullano i
da infetti. Per l’uomo, l’elemento che contamina può addirittu- confini e fanno sentire il corpo altrui come un prolungamento
ra essere immaginario: negli anni ’80 in alcuni ospedali pedia- del proprio. Per questo il disgusto non spegne l’amore. E co-
trici statunitensi si cominciò a servire succo d’arancia ai munque è sempre “superabile”: perfino quello ritenuto più
bambini in contenitori simili a quelli per la raccolta delle urine. invincibile in realtà in condizioni estreme può essere ignorato:
Si era infatti notato che troppe infermiere consumavano il suc- basta pensare ai sopravvissuti dell’incidente aereo avvenuto
co destinato ai bambini e mettendolo nei contenitori (steriliz- nel 1972 sulle Ande. Per poter vivere abbastanza da aspettare i
zati) per urine il problema fu risolto: le infermiere non lo be- soccorsi si cibarono dei corpi degli altri viaggiatori morti
vevano più (i bambini invece che avevano poca dimestichezza nell’incidente (o subito dopo).

Focus | 89
tecnologia

MULTIMEDIA

ANIMAZIONE

Il modello
interattivo della
Dallara AV-21.

INQUADRA IL QR CODE
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tecnologia/motori/
formula-indy-guida-autonoma

GARA IN SCIA
Le vetture del
Politecnico di Milano
e dell’Università di
Monaco nella sfida
finale a Las Vegas lo
scorso gennaio.
Bolidi
senza pilota
Si è svolta la prima
competizione tra auto
da gara del tutto el 2015, alla fiera dell’high-tech più famo-

autonome. In cui le sa del mondo, il Consumer Electronic


Show (Ces) di Las Vegas, l’amministratore

vetture non erano delegato della Ford, Mark Fields, ipotiz-


zava che nel 2020 avremmo avuto auto a guida autonoma. Non

telecomandate ma è andata così, perché affidare a un computer freni, acceleratore


e volante è più complicato di quanto sembrasse qualche anno

programmate per fa. Ma a raggiungere quell’obiettivo potrebbero aiutare alcuni


ricercatori italiani: il 7 gennaio scorso, infatti, sul Las Vegas

scegliere in autonomia Motor Speedway, il team PoliMove creato dal Politecnico di


Milano con il supporto dell’Università dell’Alabama ha vinto

le mosse vincenti. l’Indy Autonomous Challenge, il primo testa a testa mai realiz-
zato tra auto senza pilota di Formula Indy, la più popolare ca-
tegoria di auto da corsa degli Stati Uniti. In quella occasione
di Marco Consoli PoliMove, con la Dallara AV-21, vettura scelta per tutti i team
(v. pag. seguente), ha raggiunto i 278 km/h.

CORSA A INSEGUIMENTO
«Dopo il successo del Darpa Grand Challenge nel 2004 e del
Darpa Urban Challenge nel 2007, competizioni ideate dal di-
partimento della Difesa americano per creare veicoli senza
pilota in grado di muoversi rispettivamente nel deserto e nel
traffico, abbiamo lanciato questa gara su pista per far cimen-
tare gli atenei più prestigiosi del mondo con una sfida: far pro-
gredire più rapidamente la tecnologia per la guida autonoma»,
spiega Paul Mitchell, presidente di Energy Systems Network,
l’ente organizzatore. «Perché se un’auto riesce a superare in
sicurezza i 250 km/h può andare in autostrada, a velocità più
basse, e avere tempi di reazione ancora inferiori di fronte agli
imprevisti del traffico». L’evento di gennaio è stato il punto di
arrivo di un percorso iniziato con una simulazione al computer,
in cui i team universitari hanno provato i propri algoritmi su
auto virtuali, per passare poi in pista lo scorso ottobre in una
gara sul giro veloce (vinta dal team tedesco Tum della Techni-
sche Universität di Monaco di Baviera) e infine al più recente
Indy Autonomous Challenge

testa a testa: «Il format prevede un difendente, che va a una


velocità costante, e un attaccante che deve sorpassarlo», spie-
ga Mitchell. «Quando entrambe le vetture hanno eseguito la
manovra, si aumenta progressivamente la velocità, di 5 miglia
orarie alla volta (circa 8 km/h, ndr), finché uno dei due non

Focus | 93
DALLARA AV-21 1 RADAR. I tre radar in 2. TELECAMERE. 3. GPS. Le
dotazione identificano Con una risoluzione antenne sono
3
3 con massima accuratezza di 2.064x1.544 pixel fondamentali per
posizione e velocità degli individuano con capire il
altri veicoli in pista. precisione la posizionamento
traiettoria del della vettura in
2 veicolo precedente, pista, con margini
6
1 lavorando a 37,6 di errore di 1
fotogrammi al centimetro e 0,1
6 4 secondo. gradi di
5 2 1
angolazione.
2 3
1 6

3
3

MOTORE. È un
propulsore turbo
della Honda da
388 HP e del
peso di 726 kg. 4. COMANDI. Al posto
Con la vettura del pilota c’è un
PoliMove ha sistema di controlli
stabilito il record automatizzati del tipo
di velocità a drive-by-wire che
guida autonoma: trasferisce ogni 5. COMPUTER. Il supercomputer
283,18 km/h. decisione a sterzo, di bordo deve elaborare milioni di
acceleratore e freno. dati in millisecondi ed essere
resistente a calore e vibrazioni.
6. LIDAR. Grazie alla

Grazie a queste nuove tecnologie, tecnologia laser, individuano


oggetti a 360 gradi fino

la velocità nelle gare di auto potrebbe


a una distanza di 500 metri
con un margine di errore di
1 centimetro.
arrivare fino a 480 chilometri l’ora
riesce a sorpassare l’altro o esce di pista». Dopo una serie di eli- 10 hertz, cioè fornisce 10 immagini al secondo, a 50 km/h sarà
minatorie tra nove vetture in rappresentanza di 19 Università efficace, perché identifica gli oggetti mentre l’auto si sposta di
di tutto il mondo, nella finale l’auto di PoliMove l’ha spuntata 1,3 metri, ma a 270 l’ora lo farà ogni 7,5 metri, troppo per evita-
su quella di Tum, vincendo anche un premio di 150.000 dollari. re un incidente. Ecco perché l’hardware oggi in dotazione alle
auto comuni con guida assistita non sarebbe utilizzabile». Ogni
LE TECNOLOGIE DI BORDO team, però, elabora strategie diverse di programmazione, come
Ma come si fa a programmare un’auto da corsa in modo che fac- spiega Phillip Karle, ricercatore e team leader della Tum: «Per
cia tutto da sola? «Un pilota in carne e ossa compie varie azioni: esempio, per identificare l’altro veicolo si può usare il radar, che
conosce la posizione della propria auto in pista, individua l’av- opera a più lungo raggio e riconosce con precisione la velocità
versario, pensa al sorpasso e lo effettua. Gli algoritmi devono ma è meno efficace nell’individuare la traiettoria, oppure la te-
eseguire le stesse operazioni: localizzare la propria vettura, lecamera, che fa esattamente l’opposto. La sfida nel creare que-
percepire l’auto concorrente, pianificare una manovra e por- sti algoritmi è capire quando utilizzare un sensore o un altro,
tarla a termine agendo sui comandi», spiega Sergio Savaresi, per esempio radar e Lidar, che al buio sono imbattibili rispetto
professore di controlli automatici del Politecnico di Milano, a alla telecamera, o come combinarne l’utilizzo».
capo del team italiano vincitore. «Naturalmente i quattro livel-
li di software che sovraintendono queste quattro azioni devono LA GUIDA UMANA È DIFFICILE DA RIPRODURRE
agire in armonia tra loro, perché se il planning prevede una ma- La ricaduta di queste ricerche sarà sulle vetture che guidiamo
novra impossibile, il tracking che deve inseguire la traiettoria ogni giorno. «Tra 20 o 30 anni si passerà dalle grandi auto pri-
per compierla va in crisi». vate a combustibile fossile di oggi a vetture elettriche piccole e
A rendere possibile il controllo del software sulla vettura è in condivisione. A spingere questa trasformazione sarà la guida
l’hardware a bordo, uguale per tutti: telecamere, Gps, radar, autonoma», dice Savarese, che nel suo ateneo dirige il gruppo
Lidar (uno strumento che utilizza un impulso laser per rile- di lavoro Move, già all’opera per grandi case automobilistiche.
vare le distanze), computer, tecnologie di trasmissione dati «La guida è forse uno dei comportamenti umani più difficili
oltre che sistemi di controllo automatizzati. «Sviluppando il da automatizzare e in questo il motorsport ci aiuta, perché
software spingiamo al limite l’hardware scoprendone i limi- possiamo sperimentare in un ambiente controllato e con po-
ti», dice Savaresi. «Per esempio, se un Lidar ha un refresh di chi rischi». «Anche perché ci possono essere influenze esterne

94 | Focus
come l’azione del vento oppure dati incompleti da elaborare»,
aggiunge Karle, «senza contare le altre vetture in pista». Tanto
che nella gara finale proprio l’auto di Tum, mentre stava inse-
guendo l’altra a 241 km/h, è uscita di pista. «L’auto di PoliMove
ci aveva appena superato quando i sensori hanno percepito de-
gli oggetti fantasma, ordinando all’impianto frenante di evitar-
li. Così la vettura è andata fuori pista. Un episodio che dimostra
lo sforzo di evitare gli impatti in gara ma anche, in prospettiva,
con le auto comuni nel traffico. E con queste tecnologie in caso
di incidente sarà anche più semplice ricostruire l’accaduto».

IN FUTURO, IN GARA ANCHE AUTO VIRTUALI


Queste ricerche cambieranno lo sport? In futuro avremo gare
con auto senza pilota? «Per decenni le tecnologie arrivate sulle
nostre auto, come le sospensioni attive o l’iniezione elettroni-
ca, provenivano dal mondo delle gare», dice Savaresi. «Ma in
anni più recenti molte automatizzazioni come Abs, controllo
della trazione o della stabilità, non sono state oggetto di ricerca,
per non dare troppo aiuto al pilota in gara, e il settore delle cor- ELETTRONICA E SOFTWARE
se ha perso il proprio ruolo di faro nell’esplorare l’evoluzione In alto e qui sotto, un membro del team
PoliMove del Politecnico di Milano al lavoro
tecnologica. Così però non poteva continuare: infatti è arrivata sulla vettura e ai monitor di controllo.
la Formula E, in cui si compete con auto elettriche, e la Formu- Qui sopra, una rappresentazione del modo in
la 1 ha già un piano per rendere le sue auto ibride. Competizio- cui il Lidar della macchina rileva lo spazio
ni come l’Indy Autonomous Challenge vanno nella direzione circostante la vettura stessa.
di portare sempre più l’intelligenza artificiale nelle corse auto-
mobilistiche. Secondo me, tra le possibili combinazioni in cui
la vettura o il pilota sono reali oppure simulati, la più interes-
sante è quella in cui i team avranno due vetture in pista: una
guidata da un essere umano e l’altra da algoritmi. Anche se per
arrivarci forse ci sarà un passaggio intermedio in cui un pilota
guida un’auto vera e l’IA ne guida una simulata, che il pilota
vede comunque in pista grazie a un casco con realtà aumenta-
ta». «Non stiamo cercando di creare una competizione di gare
sportive a guida autonoma», conclude Mitchell, «ma usiamo le
corse come piattaforma per testare le tecnologie e mostrarle in
modo divertente. Le velocità nella storia delle corse sono au-
mentate fino a raggiungere un limite di circa 380 km/h. Queste
nuove tecnologie potranno spingere i piloti fino a 480 km/h. E
solo così, con sistemi intelligenti che per esempio intervengo-
Indy Autonomous Challenge

no quando bisogna prendere decisioni troppo rapide per un


essere umano, si potrà garantire l’incolumità di chi gareggia e
portare gli sport dei motori nel futuro».
animali

Foto di famiglia
in un esterno
Una fotografa ha seguito e immortalato i vari
momenti della giornata tipo di un gruppo di
scoiattoli di terra, che vivono in un deserto
americano. E ha vinto un prestigioso premio.
di Giovanna Camardo
foto di Lea Lee Inoue/Nature
Photographer of the Year 2021

BUONGIORNO!
Una femmina di
scoiattolo di terra
dalla coda tonda,
Xerospermophilus
tereticaudus, e i
suoi cuccioli
emergono dalla tana
a inizio giornata. La
femmina era già
uscita da sola, per
verificare che non ci
fossero predatori
nei dintorni.

Focus | 97
ESPRESSIVI
Due cuccioli: quello
sulla destra ha
rubato cibo al
fratello, Lea Lee
Inoue ha colto le
loro curiose
espressioni.

Tollerano alte temperature: restano a


mangiare anche se ci sono 45 °C, se il calore
è insopportabile si rifugiano nelle tane

ea Lee Inoue abita ai piedi delle Superstition in particolare, per una stagione: una mamma e i suoi cuccioli.
Mountains, catena di montagne nel cuore Sono ritratti in tutte le immagini tranne che nella foto di grup-
dell’Arizona: uno di quei paesaggi americani di po (alla pag. precedente) di un’altra femmina coi piccoli. Le
rocce e cactus dove ti aspetti di veder compari- femmine si occupano dei cuccioli: ne hanno 6-9, ma ne possono
re Tex Willer a cavallo. Appena fuori da casa, negli ultimi due perdere qualcuno per l’attacco di predatori. La giornata della
anni segnati da Covid-19, la fotografa ha avuto l’opportunità di famiglia? Alla mattina, la mamma esce dalla tana e controlla i
seguire e ritrarre la “vita di famiglia” di alcuni piccoli abitanti dintorni. Poi porta su i cuccioli, o questi spuntano da soli dalla
di quell’ambiente desertico: gli scoiattoli di terra dalla coda tana: i piccoli passano la mattinata mangiando e giocando tan-
tonda, Xerospermophilus tereticaudus (v. in ultima pag.). Il ri- tissimo, poi a metà giornata tornano nella tana. Sempre sotto
sultato sono le foto che vedete, un portfolio intitolato “Emo- l’occhio della madre». Nelle ore più calde si riparano sottoterra
tional Range”. E che le è valso il Fred Hazelhoff Portfolio e possono tornare all’esterno nel tardo pomeriggio.
Award, il premio per la migliore serie di immagini al Nature Questi scoiattoli sono visibili per un breve periodo. «Stanno
Photographer of The Year 2021, competizione dedicata alle nel sottosuolo e si fanno vedere in superficie solo tra la fine
foto di natura a cui hanno partecipato fotografi da 97 Paesi. dell’inverno e luglio, poi il caldo diventa intollerabile». La foto-
grafa è entrata nella loro vita in punta di piedi. «Ho scattato da
UNA MAMMA E I SUOI PICCOLI un nascondiglio, in cui era meglio sistemarsi prima che gli sco-
Lea Lee Inoue si è concentrata su questi piccoli scoiattoli dal- iattoli uscissero alla mattina: corrono via se vedono un movi-
la pelliccia color sabbia, come il terreno in cui si nascondono. mento o sentono un rumore, non sono mai lontani da un buco
«L’area qui attorno è punteggiata da cespugli di creosoto (Lar- di ingresso alla tana. Non li attiro con il cibo, cosa che cambie-
rea tridentata, arbusto adattato ai deserti, ndr), il loro habitat rebbe il loro comportamento, penso che sia importante lascia-
naturale. Si vedono centinaia di buchi nel terreno. Sono gli ac- re che gli animali agiscano in modo naturale. Ho scattato con
cessi alle tane: immaginatevele come case sotterranee con tan- un obiettivo da 600 mm, a livello del suolo per essere all’altezza
te porte», ci racconta. «Io sono riuscita a seguire una famiglia, dei loro occhi».

98 | Focus
CURE IMMEDIATE
La mamma soccorre
un piccolo che sta
male: sotto il forte
sole, cerca di portarlo
verso un cespuglio
dove è rimasta un po’
di umidità.

FACCIO YOGA
La mamma si
“stiracchia”
quando esce
dalla tana al
mattino presto,
prima dei
cuccioli.
Se arriva un predatore lanciano
un allarme: fischi per i rapaci,
battiti di zampe per i serpenti

CARTA D’IDENTITÀ
PAPPA BUONA
Un morso alla
corteccia del Ci sono quelli che corrono sugli alberi, quelli volanti,
cespuglio di quelli che vivono a terra: della famiglia degli
creosoto. Questi scoiattoli, gli Sciuridae, fanno parte 292 specie. Gli
scoiattoli di terra
mangiano fiori, Xerospermophilus tereticaudus appartengono ai
foglie e frutti di Marmotini: la tribù degli “scoiattoli di terra”, che
succulente e altre include marmotte e citelli. Questi scoiattoli di terra
piante, ma anche alla nascita pesano meno di 4 grammi, da adulti
semi e insetti come arrivano a 125 e sono lunghi 20-27 cm, coda inclusa.
formiche, termiti, Sono adattati a vivere nei deserti tra Usa e Messico
cavallette.
(l’area scura sulla carta), scavando tane nel terreno
sabbioso. L’80% dell’acqua necessaria al loro
fabbisogno viene da alimenti ricchi d’acqua. Vivono
in colonie, ma le tane sono individuali. In alcune zone
sono attivi tutto l’anno, ma in
genere passano l’inverno
nella tana, in torpore: uno
stato di inattività e ridotto Usa
metabolismo. A gennaio-
febbraio i maschi emergono e
difendono i territori, dopo 2-4
settimane escono le femmine:
il periodo riproduttivo è tarato
per sfruttare le brevi piogge
Messico
nei deserti. I piccoli nascono
nelle tane e iniziano a uscire
dopo 6-8 settimane, accuditi
solo dalle madri. In estate, si
allontanano dalla famiglia.
LOTTA PER GIOCO
I cuccioli passano
gran parte della
giornata a giocare.
A sin., la mamma
osserva che cosa
fanno i piccoli,
pronta a intervenire
in caso di escalation
dello scontro.

IL PICCOLINO
Il più piccolo dei
cuccioli si avvicina
alla mamma,
spaventato dallo
scatto di un coniglio:
sta spesso vicino a
lei, mentre gli altri
giocano. A destra, un
cucciolo scopre una
piuma e ci gioca,
passandola sul muso.

Focus | 101
antropologia

Benché in mascherina più che


mascherato, riecco il Carnevale.

Su la
Ma l’idea di celare il volto
dietro un volto finto ha radici

masche
che affondano nei
d
Shutterstock/GoodStudio
utti portiamo una maschera. Lo diceva il una, il più famoso è senz’altro lo sciamano dipinto 17-12mila
drammaturgo Luigi Pirandello, ben prima di anni fa da mani paleolitiche su una parete della suggestiva
questa pandemia e senza alcun riferimento grotta-santuario di Trois Frères (Francia).
al carnevale, intendendo le maschere simbo- A lungo gli studiosi hanno ipotizzato che la sua maschera di
liche, dietro cui molti si nascondono ogni giorno, per insicurez- cervo avesse una funzione simbolica nei riti legati alla caccia,
za o per calcolo. La sua frase, però, funziona bene anche per le ma oggi la tesi è messa in discussione. «Il mio parere è che si
maschere reali, quelle in pelle, legno, metallo, osso, stoffa, pie- possa trattare di un pratico travestimento per avvicinarsi alle
tra e terracotta di cui, fin dalla preistoria, l’uomo si è dotato. prede», suggerisce Centini. «Una cosa comunque è certa: oggi
Rituali e di culto, funerarie, teatrali o carnevalesche: quali era- come allora, mettere la maschera era una operazione rituale,
no le più antiche? Perché, in passato, erano tanto importanti? compiuta da persone che ricoprivano un ruolo particolare nel-
E in che modo i loro lacci legano i riti orgiastici al teatro, la la comunità, per creare una connessione tra il mondo visibile
morte al carnevale? degli uomini e quello invisibile degli spiriti o degli dèi».
«Da un punto di vista antropologico, la maschera è un simbolo Il collegamento con l’ultraterreno era talmente forte che le
importante, presente nella maggior parte delle culture e tra- maschere e la morte andavano spesso a braccetto. A volte op-
sversale a tutte le epoche. Simbolo del viso, la parte principale ponendosi agli effetti deleteri della grande mietitrice, come le
della testa in cui si concentrava il potere, veniva e viene usata maschere micenee ed egizie: due fra tutte, quelle, famosissime,
con scopi diversi, ma in generale potremmo definirla un mez- “di Agamennone” (1550 a.C. circa) e del faraone Tutankhamon
zo per rappresentare qualcosa nascondendo qualcos’altro», ci (1323 a.C.). Entrambe in oro, caratterizzate da tratti realistici,
spiega l’antropologo Massimo Centini. Tra i primi a indossarne rappresentavano il “viso eterno” degli illustri trapassati. «Era
un modo di fermare il processo di decadimento del corpo»,
nota l’antropologo. «Ma in diverse culture era anche un mezzo
per conservare le fattezze del defunto. Come le nostre foto sulle
tombe».

ALBUM DI FAMIGLIA
Nell’antica Roma, patria del culto dell’individualità, il deside-
MULTIETNICHE
rio di conservare la fisionomia dei propri cari si trasformò nello
Un’illustrazione di
maschere ius imaginum, un privilegio concesso ai nobili, descritto anche
tradizionali rituali da Polibio (II secolo a.C.): “Dopo la laudatio funebris, il morto si
di Africa, Centro seppellisce con gli usuali riti funebri e la sua immagine, chiusa
America e Hawaii. in un reliquiario di legno, viene portata nel luogo più visibile
L’usanza di della casa”, scrive lo storico greco. L’immagine in questione era
mascherarsi è una maschera di cera, ricavata direttamente dal calco del volto
presente a tutte le
latitudini, dagli del defunto.
Inuit del Nord Proprio come fanno i nostri nonni con le vecchie fotografie,
America alle tribù le maschere dei cari estinti venivano tirate fuori da quella spe-
della Papua Nuova cie di grande album di famiglia 3D solo nelle occasioni speciali,
Guinea. per essere indossate da persone di corporatura simile ai vecchi
proprietari, che sfilavano durante i pubblici sacrifici o i funera-
li di prestigiosi parenti. “A chi mai non sarebbe di incitamento
la vista delle immagini, per così dire vive e ispiranti, di uomini
famosi per i loro meriti?”, si chiedeva Polibio, ammirato.

Focus | 103
Erich Lessing/Album/Mondadori Portfolio (2)
AKG_Images/Mondadori Portfolio

ALLE ORIGIINI TESO ORO


Sopra: lo sciiamano mascherato La maschera
dipinto 17-12mila anni fa nella funerraria in lamina
grotta di Trois Frères (Francia). A d’oroo trovata a
destra: Ia ma aschera del dio Micene
Tezcatlipocaa (una delle divinità dall’a
archeologo
creatrici del pantheon azteco), Heinrrich Schliemann.
creata da arttigiani precolombiani Si pensava fosse di
intorno alla ffine del XV secolo a Agam mennone, ma
partire da un
n teschio umano. risale
e a secoli prima
Simboleggia a il legame fra della Guerra di Troia,
maschere e morte. intornno al 1550 a.C.

Ma molte maschere non dovevano neppure


essere indossate per riportare in vita gli spiriti. La maschera funeraria di
Etruschi, Greci e Romani erano soliti adornare
le porte di palazzi e città con i volti di terrifican- Tutankhamon è forse il più
ti guardiani soprannaturali: questi maschero-
ni avevano funzione apotropaica (dal greco famoso reperto egiziano
apotrépein, “allontanare”), servivano cioè a
spaventare e tener lontani gli spiriti maligni. Durante le ceri- vano valore religioso. Non sappiamo se fu davvero per questo
monie rituali, invece, una maschera appesa a un palo bastava a che, verso la fine del VI secolo a.C., il mitico capostipite della
garantire la presenza della divinità. grande famiglia dei tragediografi greci, Tespi, le fece indossare
Gli storici ipotizzano fosse questa la funzione degli inquie- sulla scena ai suoi attori. Innegabili, però, sono le ragioni tec-
tanti ovali in pietra calcarea, simili alla celebre “maschera da niche di quella scelta. La maschera permetteva a un solo uomo
hockey” di Jason del cult horror Venerdì 13, realizzati dagli di ricoprire più ruoli e sopperiva al divieto per le donne di sa-
uomini neolitici circa 7mila anni fa. E di certo funzionavano lire sul palco. Inoltre l’apertura della bocca era fatta a forma
così le maschere di Dioniso che i Greci collocavano tra le fronde di imbuto e amplificava la voce dell’attore come un megafono,
durante gli sfrenati riti notturni in onore del dio dell’ebbrezza, mentre i suoi tratti potevano essere scorti anche dagli spetta-
che, attraverso coppe-maschere colme di vino, si impossessava tori più lontani che, dalla forma del naso, dal colore dei capelli
dei suoi fedeli bevitori, trasformandoli in satiri e menadi. o dall’inclinazione di labbra e sopracciglia, riuscivano a iden-
tificare subito il personaggio e le sue emozioni.
SACERDOTI E ATTORI Ma c’è di più: come per gli ebbri seguaci di Dioniso, anche a
Dalle processioni sacre al palcoscenico, il passo fu breve. Anche teatro la maschera permetteva agli umili attori di cambiare
perché per gli antichi Greci le prime rappresentazioni teatrali, “status” e di esprimersi in modo altrimenti ritenuto improprio.
che ad Atene si svolgevano durante le feste per Dioniso, ave- Vi ricorda qualcosa? Esatto: il carnevale. «Il carnevale, che ha

104 | Focus
CHE STORIA LE
MASCHERINE
Anche le bistrattate mascherine sanitarie con cui
siamo oramai abituati a convivere hanno una loro
storia secolare. L’apripista del genere fu quella
indossata, dal XIV secolo, dal cosiddetto “medico della
peste”: la “maschera dello speziale”, nella foto in
basso, aveva due aperture per gli occhi coperte da
lenti di vetro e un grande becco ricurvo, riempito di
erbe ed essenze che, così si pensava, proteggevano
dal contagio chi la portava. Per la prima vera maschera
medica, quella chirurgica, bisogna aspettare la fine
Album/Mondadori Portfolio

dell’Ottocento: pare che il chirurgo francese Paul


Berger sia stato il primo a operare, nel 1897, con una
garza sul viso, per evitare di infettare i pazienti sul
tavolo operatorio. Col tempo, quelle prime “garze” si
fecero più elaborate: nel 1910-1911, per tenere sotto
controllo i contagi durante un’epidemia di peste
polmonare diffusasi in Manciuria, il medico cinese Wu
Lien-teh mise a punto le antenate delle nostre Ffp2.
Erano composte da vari strati di garza e cotone
Reuters/Contrasto

PASSATO E sovrapposti, con una forma a conchiglia che


PRESENTE consentiva di aderire perfettamente al viso.
Sopra, un mosaico
romano del II
secolo d.C. con
due maschere
teatrali. A lato, un
tifoso del Camerun
indossa una
maschera
tradizionale (e una
Ffp2) durante una
partita della
Coppa delle
nazioni africane di

AFP/Getty Images
calcio.

nella maschera un elemento di riferimento fondamentale, è vanoalanciareguscid’uovopienid’acquaalledamedipassaggio.


il momento in cui si ribaltano le regole e si può stravolgere la Erano le manifestazioni collaterali del carnevale, riconosciuto
realtà, in un’inversione dei ruoli sociali che deriva dalla tradi- ufficialmente dalla Serenissima alla fine del Duecento, ma già
zione romana dei Saturnali. In queste antiche celebrazioni re- noto, in anticipo su tutti, in un documento del 1094, come l’in-
ligiose, come nelle dionisiache greche, le divisioni e gli obblighi sieme dei divertimenti che l’oligarchia veneziana concedeva al
di classe scomparivano, lasciando il posto ai festeggiamenti», popolo. Tra le calli, la maschera diventò un amatissimo acces-
prosegue Centini. sorio, impiegato da tutti, ogni giorno, nelle più disparate occa-
Accadeva lo stesso nella scatenata Festa dei Folli, la rivisita- sioni (non ultima, la frequentazione dei ridotti, dove i nobili
zione medievale dei Saturnali, che prese piede soprattutto in passavano le nottate a giocare d’azzardo in incognito). Nel 1608,
Francia tra il XII e il XVII secolo: tre giorni di pazze e libera- quando per motivi di ordine pubblico Venezia ne punì l’uso al di
torie celebrazioni, tra sacerdoti e chierici travestiti da donna e fuori del carnevale, le maschere avevano già conquistato anche
poveri ed emarginati nei panni di vescovi e papi. Un espediente il resto d’Italia, grazie alla diffusione della Commedia dell’Arte.
che permetteva al popolo, camuffato e nascosto dietro a una Protagoniste di questo tipo di teatro popolare, si trasformaro-
maschera, di sfogarsi qualche giorno all’anno, per poi torna- no in “tipi fissi”: personaggi dai dialetti e dai caratteri regionali
re docile alla normalità. «La maschera, bollata dalla Chiesa diversi, che improvvisavano scene comiche sulla falsariga dei
come un diabolico strumento di inganno, visse nel Medioevo giullari medievali.
un fenomeno di desacralizzazione: in un processo che potrem- Il vecchio e avaro veneziano Pantalone, la sua graziosa e bu-
mo definire di laicizzazione, venne trasportata in un contesto giarda concittadina Colombina, i furbi servitori bergamaschi
folkloristico», conclude l’esperto. Brighella e Arlecchino e il loro corrispettivo partenopeo Pulci-
nella conquistarono il popolo. Al punto che, più tardi, quando
COMMEDIA DELL’ARTE volenti o nolenti dovettero abbandonare il palco, ebbero un po-
Le corti e le strade diventarono il regno delle burle e delle ma- sto d’onore nelle piazze carnevalesche. Dove, oggi come allora,
scherate dei giullari, come i mattaccini veneziani, che si diverti- celano e mostrano insieme il vero e il falso del nostro volto.

Focus | 105
medicina

Intervista al pioniere della


nanomedicina, che racconta
in un libro le strade tortuose
della vita e della scienza, verso
la cura dei tumori più letali.
Mauro Ferrari
Le mie microarmi
che viaggiano
nel corpo
a caccia di
TUMORI di Francesca Iannelli
graphic designer Virginia Facciotto

« o puntato tutto sulla


lotta alle forme più
mortifere di cancro.
Ventinove anni di
fallimenti». Scrive
così Mauro Ferrari, pioniere della nano-
medicina, bioingegnere, professore di
ATTACCO scienze farmaceutiche all’Università di
AL VIRUS Washington e imprenditore, nel suo libro
La nanomedicina Infinitamente piccolo, infinitamente gran-
ha portato allo de (Mondadori). Parole forti, cui si fatica a
sviluppo di farmaci credere, se pronunciate da uno scienziato
per molteplici che vanta oltre 500 pubblicazioni su rivi-
malattie. Qui una
capsula (a sinistra) ste internazionali, 60 brevetti a suo nome,
rilascia un farmaco e che, spinto dalla curiosità, dal desiderio
che attacca l’Hiv, il
virus dell’Aids.
Chiara Bassi 2021
di conoscenza e dalla motivazione, ha rag- Oggi le nanotecnologie trovano larga sfida è personalizzare i vaccini, in base
giunto importanti traguardi. «Eppure, ho applicazione in ambito medico, in fase all’età, alla genetica e al quadro clinico di
incontrato molti fallimenti lungo il mio sia di diagnosi sia di terapia. ciascuno. Stiamo già andando in questa
percorso professionale, nel tentativo di Sì. Dozzine di farmaci per curare il cancro direzione.
trovare una cura per il cancro metastati- e dispositivi di diagnostica rapida – come Tutto per lei inizia negli anni Novanta
co a polmoni e fegato», racconta. «Da i test per Covid-19 o quelli per misurare in California.
ognuno di quei fallimenti, però, sono nati l’insulina – sono oggi una realtà grazie Mia moglie si ammala di cancro e io provo,
nuovi farmaci che hanno aiutato a guari- alle nanotecnologie. Altri esempi sono gli ingenuamente, a salvarla. Faccio di tutto,
re migliaia, se non milioni di persone. agenti di contrasto che si utilizzano per ma non ci riuscirò. Scopro, però, che meno
Non dalle metastasi epatiche e polmona- esami medici come la Tac, e i più recenti dell’1% dei farmaci utilizzati nelle terapie
ri, ma da altre malattie». vaccini a mRNA, che non sarebbero po- raggiunge davvero la parte malata. Il 99%
È proprio cercando di contrastare que- tuti esistere senza i trent’anni di studio colpisce invece tessuti sani, ed è per que-
ste metastasi che Ferrari ha iniziato a oc- di nanoparticelle e altrettanti di ricerche sto che ci sono gli effetti collaterali. Da qui
cuparsi di nanomedicina, quando nem- sull’RNA messaggero, come agente te- nasce l’idea di utilizzare piccole particel-
meno questa parola esisteva. rapeutico o per un vaccino. La prossima le, di dimensioni e forme simili a quelle

Focus | 107
TECNOLOGIA NEL CORPO
1 e 3. Capsule nanofluidiche
impiantabili e, in foto 1,
membrana con nanocanali.
Queste capsule a rilascio
controllato sono state usate
per test sulla Stazione
Spaziale Internazionale.
2. Membrane nanofluidiche in
silicio per il rilascio
controllato di farmaci,
fabbricate con le tecnologie
usate per i microchip dei
computer. Le membrane
hanno centinaia di migliaia di
nanocanali adatti a qualsiasi
farmaco. 4. Capsula
nanofluidica impiantabile per
il rilascio di farmaci antivirali
contro l’Hiv. 5. Assemblaggio
delle capsule.

Grattoni Lab (5)


1

che si concentrano nel cancro, per veico-


2
lare farmaci chemioterapici che centrino
l’obiettivo. L’idea, seppur rudimentale
all’inizio, suscita interesse nella comu-
nità scientifica medica, ma anche tanto
scetticismo.
Il punto di svolta arriva con l’inven-
zione, proprio nel suo laboratorio di
Berkeley, della nanofluidica.
La nanofluidica è una disciplina che stu-
dia come si comportano i fluidi a livello
atomico e molecolare e nasce sulla scia
della microfluidica. Quest’ultima opera
su dimensioni maggiori e, nell’informa-
tica, ha permesso la realizzazione dei
MEMS (Micro Electromechanical Sy-
stems), dispositivi presenti anche negli
smartphone, costituiti da strutture mec-
caniche e circuiti elettronici integrati sul-
lo stesso chip di silicio. I Bio-MEMS sono
gli stessi dispositivi, utilizzati però nelle
strumentazioni di tipo biomedicale. Ri-
ducendone ulteriormente le dimensioni, studia proprio questo, e considera il can- fisica, matematica e ingegneria all’a-
nel mio laboratorio siamo infine riusciti cro come una patologia proliferativa (per- vanguardia?”.
a passare alla scala atomica e molecolare. ché l’aspetto che la contraddistingue è la Noi chiamiamo cancro un sacco di malat-
Questo ha permesso di costruire disposi- proliferazione incontrollata delle cellule, tie diverse fra loro, ma con alcune carat-
tivi sempre più piccoli, come le nanopar- ndr), strettamente legata a come le cellu- teristiche comuni. Ci sono tante cose che
ticelle, mentre la nanofluidica ci ha aiu- le e le molecole si localizzano nei tessuti e ignoriamo, ma quello che sappiamo con
tato a ottimizzare il loro utilizzo anche in nell’organismo. Osserviamo così il cancro certezza è che, a prescindere dall’origine,
ambito medico. attraverso modelli matematici e fisici per quando la malattia arriva nel fegato e nei
Altro momento fondamentale è il individuare i punti deboli della malattia e polmoni è quasi sempre letale. Io posso
2010, con la nascita dell’oncofisica del per attaccarli con nuovi farmaci, svilup- rispondere solo per questa forma non per
trasporto, questa volta a Houston. pati grazie alle nanotecnologie e capaci di le altre e credo che siamo vicini a trovare
Dopo aver imparato che le nanoparticelle raggiungere in modo mirato il tumore. È una soluzione. Entro pochi anni questo
devono avere forma e dimensione specifi- così che l’oncofisica si allea alla nanome- tipo di cancro diventerà guaribile. Io ho
che e che il tipo di materiale è fondamen- dicina. una proposta.
tale per penetrare nei tessuti senza dan- Riprendo una domanda che appa- Di che cosa si tratta?
neggiarli, abbiamo iniziato a occuparci re all’inizio del libro: “Possibile che È un farmaco progettato per superare le
di come si muovono cellule e farmaci non si possa trovare una soluzione al barriere di protezione che rendono incu-
nell’organismo e nei tessuti. L’oncofisica cancro metastatico, con tutta questa rabililemetastasiaipolmoni.Perfargiun-

108 | Focus
IL LIBRO E LO SCIENZIATO
Infinitamente piccolo, infinitamente grande.
Io, la nanomedicina e la vita intorno (Mondadori) ripercorre la
storia del pioniere della nanomedicina, dello scienziato e
3 dell’uomo: una vita «al servizio di quanto è necessario per
l’umanità». Dalla famiglia agli amici, dalla carriera alle sue
passioni dentro e fuori dai laboratori, Ferrari parla di come sia
4 riuscito a gestire e trasformare grandi sofferenze in qualcosa di
buono. Lo fa con coraggio e ironia in un libro che vuole essere
fonte di ispirazione per i giovani e che continua a vivere in un
blog dove lo scienziato risponde ai lettori.

Mauro Ferrari
Accademico, imprenditore e scienziato, pioniere delle
nanotecnologie applicate alla medicina, da oltre 30 anni Ferrari
concentra le sue ricerche sulla cura delle metastasi epatiche e
polmonari.
Nato a Padova nel 1959, dopo la
laurea in matematica
all’Università di Padova, si
trasferisce a Berkeley (Stati
5 Uniti), dove consegue il master e
il PhD in ingegneria meccanica.
Ha fondato il primo dipartimento
di nanomedicina al mondo. Per
10 anni è stato presidente e
amministratore delegato del
Methodist Hospital Research
Institute di Houston. Attualmente
è presidente e Ceo di BrYet
Pharma.

«La passione, il desiderio


di conoscere e i fallimenti
indicano la via da seguire»
gere il principio attivo nel tessuto malato siamo, quindi, agli ultimi chilometri cil (Erc), appena dopo tre mesi dalla
utilizziamo un vettore di silicio nanopo- prima del traguardo? Una metafora nomina?
roso, un nuovo materiale, non tossico e perfetta per lei che è un maratoneta. Il mio mestiere è stato sempre portare
biodegradabile, che penetra nell’organo In realtà il percorso della ricerca è molto farmaci in clinica e sono tornato a farlo.
senza arrecare danni. Una volta entrato, di più di una semplice gara: non ci sono In Europa, si fa dell’ottima ricerca e io
il silicio si dissolve rilasciando il suo con- cartelli a indicare la strada, né mappe né sono un convinto europeista, ma quello
tenuto. Grazie a un processo molto com- bussole; c’è la passione, il desiderio con- che c’è ora in alcune cose funziona, in altre
plesso, frutto di anni di ricerca, le altre tinuo di esplorare e ci sono anche i falli- no. Purtroppo, mi sono trovato in un am-
componenti del farmaco riescono a su- menti. Quando ho visto i risultati dei no- biente in cui la risposta alle mie domande
perare le barriere che le cellule tumorali stri ultimi esperimenti – siamo riusciti a e richieste esigeva dinamiche di coraggio,
normalmente oppongono all’ingresso dei salvare il 50% delle cavie con una serie agilità e operatività che l’attuale sistema
farmaci, facendo sì che il principio attivo di nuovi farmaci – ho pensato di dover europeo non ha.
venga inglobato al loro interno. Questo mollare tutto e focalizzarmi su questo. Oltre a curare il cancro metastatico
permette di uccidere le cellule che non Perché se trasliamo il risultato sulle vite epatico e polmonare, c’è un sogno che
vengono eliminate dopo i trattamenti at- umane, potremmo salvarne milioni ogni ha ancora nel cassetto?
tuali, e che generano metastasi. anno. Sogni? Non credo di averne al momento,
In media ci vogliono 20-30 anni per Mollare tutto, quindi, anche la Presi- ma spero di poter continuare a essere uti-
avere risultati in ambito scientifico; denza dell’European Research Coun- le alla comunità.

Focus | 109
testo e disegni di Federico Gemma

TIPI Le schede illustrate degli animali


ITALIANI che possiamo incontrare

IL LUCCIO ITALICO (Esox cisalpinus)

Q uesta specie (Esox cisalpinus o E. flaviae) è stata riconosciuta solo nel 2011 ed è endemica
dell’Italia. La livrea in genere si presenta con linee longitudinali che raramente formano macchie
o cerchi, come succede invece nel luccio diffuso dal Nord America all’Eurasia (Esox lucius).
Predatore. Tuttavia ci sono moltissime forme intermedie, anche causate dall’ibridazione presente MULTIMEDIA
e passata, per cui la determinazione tra le due specie avviene anche su base genetica. Il luccio è il
principale predatore delle nostre acque dolci e si nutre soprattutto di pesci, ma anche di rettili,
anfibi, piccoli mammiferi e uccelli. La riproduzione avviene tra gennaio e marzo, quando maschi e TIMELAPSE
femmine si radunano in aree con fondali bassi ricchi di vegetazione acquatica. Guarda come è
stato realizzato
il disegno.

INQUADRA IL QR CODE
Oppure vai su: www.focus.it/
ambiente/animali/
tipi-italiani-il-luccio-italico

SIGNORE EXTRA LARGE


Le femmine sono più grandi dei
maschi e possono superare i 25 kg
di peso e i 150 cm di lunghezza.

MA QUANTI DENTI HAI?


La bocca presenta tra 600 e 700 denti
acuminati, sulle mascelle, ma anche su lingua
e palato. Questi ultimi, uncinati all’indietro,
servono a spingere la preda verso l’interno.

IN AGGUATO
È un pesce solitario che difende il
proprio territorio. In genere rimane
fermo seminascosto tra la
vegetazione acquatica, in attesa di
potenziali prede, anche per molte ore.

110 | Focus
SCATTO E CATTURA
Non è un predatore che insegue le sue prede, ma le cattura
con un velocissimo scatto, piegando il corpo come
una molla, dopo esser rimasto a lungo fermo in agguato.

PICCOLI, MA TEMIBILI
Nei primissimi giorni, i piccoli
lucci si nutrono di zooplancton,
ma già quando raggiungono i
4-5 cm iniziano a cacciare
piccoli pesci della propria taglia.
Sono molto comuni anche
fenomeni di cannibalismo.

ATTACCATI ALLE PIANTE


IL PERIODO DELLA RIPRODUZIONE
Dopo la schiusa, le piccole larve
Nel periodo della riproduzione, i maschi
rimangono attaccate alle piante tramite
abbandonano la vita solitaria e si radunano in acque
una ghiandola adesiva della testa e si
basse ricche di vegetazione per fecondare le uova
nutrono assorbendo le sostanze nutritive
che le femmine depongono tra le piante acquatiche.
del sacco vitellino. Lo sviluppo
embrionale dura dai 13 ai 15 giorni.
comportamento

Perché ci piace
l’
112 | Focus
I film “del terrore” ci
aiutano a riconoscere
i pericoli (ma senza l suo personaggio era così realistico che quando sta-
vo con lui vedevo il cannibale. E lo lasciai», così ha

correrli davvero). E per dichiarato poche settimane fa la conduttrice televi-


siva Martha Steward, che aveva una relazione con

questo il nostro cervello l’attore Anthony Hopkins proprio nel periodo delle riprese del
thriller Il silenzio degli innocenti. Una delle migliori recensioni

ne è così attratto. al film mai formulate, probabilmente. Del resto la pensava così
anche Eli Roth, regista cult di horror, che si sentì molto gratifi-
cato per lo svenimento di uno spettatore durante la proiezione
di Elena Meli del suo The green Inferno, pellicola in cui raccontava con dovi-
zia di particolari splatter le peripezie di un gruppo di ragazzi in
mano a una tribù di cannibali. Va detto che nel 1973 nelle sale
dove si proiettava L’esorcista c’era chi vomitava, e qualche anno
fa in India un 65enne pare sia morto (letteralmente) di paura
per un attacco di cuore mentre guardava The Conjuring 2. Ve-
dere un horror insomma può non essere una passeggiata, ep-
pure gli amanti del brivido sono tanti. Viene da chiedersi se
siano tutti masochisti o se ci sia qualche ragione per cui saltare
sulla sedia dopo un colpo di scena ci attragga irresistibilmente.

NON UCCIDE, MA RINFORZA


Anche i ricercatori se lo sono chiesto e dal 2010 esiste perfino
Everett Collection/MondadoriPortfolio

una rivista scientifica, Horror Studies, che si occupa proprio


di capire che cosa ci sia sotto questa apparentemente “insana”
ma assai diffusa passione per la paura: stando a una ricerca di
Mathias Clasen, direttore del Recreational Fear Lab dell’U-
niversità di Aarhus in Danimarca, oltre la metà delle persone
ama il genere e nell’80 per cento dei casi vuole che il film fac-
cia proprio accapponare la pelle e battere i denti dal terrore.
Secondo Clasen, si tratta di una fascinazione evolutivamen-
DUE VERI CULT te utile perché ha consentito ai nostri antenati di imparare a
Come si fa ad avere paura conoscere i pericoli restandone in realtà a distanza. L’horror
di un buffo pagliaccio? Il soddisfa lo stesso istinto e il maestro indiscusso del genere,
celebre It tratto dal Stephen King, lo aveva intuito già all’età di dieci anni, quando
romanzo di Stephen King teneva un quaderno su Charles Starkweather, serial killer in
dimostra che si può, azione durante l’infanzia dello scrittore: quando la madre gli
eccome! Sopra, una
immagine dal thriller
chiese preoccupata perché lo facesse, lui rispose che era per
Il silenzio degli innocenti. saper riconoscere un assassino, se lo avesse incontrato, e così
tenersene alla larga o scappare a gambe levate. «I film horror
ci permettono di esplorare situazioni inedite, potenzialmente
pericolose, e monitorare la nostra risposta emotiva e compor-
tamentale: in altri termini, ci preparano alla vita aumentando
la capacità di sopravvivenza», commenta Emanuele Castano
del Dipartimento di psicologia e scienze cognitive dell’Univer-
sità di Trento. «Ovviamente non in senso letterale: è alquanto
improbabile essere inseguiti da uno psicopatico con un’ascia,
ma assaporare il terrore in un contesto protetto ci aiuta a ca-
pire questa emozione e quindi a gestirla. Ciò che non ci uccide,
insomma, ci rinforza».
Warner Bros/Courtesy Everett Collection/Mondadori Portfolio

Per di più la visione dei film spesso avviene con amici o con la
famiglia e condividere la fifa può rafforzare i legami di gruppo,
ma anche aiutare ulteriormente a contenere l’angoscia, tanto
che un po’ a sorpresa proprio i più ansiosi potrebbero trarre
particolare giovamento dagli horror. Lo ha suggerito di recente
Coltan Scrivner dell’Università di Chicago (Usa), dimostran-
do che queste pellicole consentono a chi soffre di un disturbo
d’ansia di sperimentare emozioni negative a “dosi” controllate,
diventando così più resilienti e capaci di affrontare gli stress
della vita reale.

Focus | 113
Film spazzatura? Mica tanto: gli capire la mente altrui. E comprendere che cosa
sta pensando uno psicopatico, magari anticipan-

horror potenziano i globuli done l’azione, potrebbe rivelarsi utile». Si torna


insomma all’horror come palestra della paura,

bianchi e fanno superare i traumi l’emozione che più aiuta alla sopravvivenza.
Se il finale è ottimista, poi, può essere anche un
mezzo per superare esperienze drammatiche,
come dimostra una ricerca di Morgan Podra-
GUARDARE LA MORTE za della Ohio State University (Usa) secondo cui vedere sullo
Un vantaggio emerso anche durante la pandemia, stando a schermo un personaggio che trionfa sul “mostro” è un modo
un’altra ricerca di Mathias Clasen, è che, a prescindere dalla per ritrovare speranza nella vita reale: in particolare le ragazze
presenza o meno di ansia, gli amanti dell’horror se la stanno che hanno la meglio sul male (di solito dopo essersi cacciate
cavando meglio e sono stati meno stressati, perfino nei periodi nei guai per tutto il tempo, compiendo scelte contro ogni più
più bui di lockdown, perché «hanno già visto il mondo in tu- basilare logica) sarebbero di grande aiuto a chi ha vissuto veri
multo nei film sugli zombie e simili, ed è come se fossero più traumi, che tramite lo schermo si possono elaborare e quindi
preparati alle crisi: si sono sentiti meno sopraffatti e hanno superare meglio.
mostrato più capacità di reazione rispetto a chi rifugge i film
“di paura”», racconta Clasen. Peraltro, vivere il terrore sapen- FINALE CURATIVO
do che non è reale sembrerebbe utile pure a livello fisico, visto In generale, poi, il trionfo dell’eroe provoca emozioni positive
che secondo uno studio dell’Università di Coventry, nel Regno che bilanciano il ribrezzo e il terrore provati fino a quel mo-
Unito, vedere un film horror attiva i globuli bianchi nel sangue mento: dopo le scariche di adrenalina delle volte in cui si è bal-
migliorando la loro capacità di risposta in caso di infezioni: il zati sulla sedia e l’attivazione intensa delle aree cerebrali per
sistema immunitario entra in allerta per difenderci meglio. l’elaborazione delle emozioni, il cervello viene “inondato” di
I vantaggi di queste pellicole solitamente bistrattate dal- dopamina e serotonina, neurotrasmettitori connessi a sensa-
la critica non finiscono qui, perché, come aggiunge Castano, zioni piacevoli e alla gratificazione. «Sembra che gli appassio-
«non ci si sente mai così vivi come quando guardiamo la mor- nati, poi, non provino emozioni negative vedendo un horror o
te in faccia: i film dell’orrore potrebbero perciò aiutarci a te- almeno che le provino in contemporanea al piacere», aggiunge
nere a bada la nostra ansia esistenziale». Castano ha studiato Castano. «I novizi invece hanno soprattutto paura, a meno che
gli effetti del cinema sulla capacità di rappresentare la mente durante la visione non si ricordi loro che si tratta di un contesto
altrui e ipotizzare quindi pensieri e sentimenti dell’altro, sco- fittizio: ciò suggerisce che la passione per l’horror sia un gusto
prendo che i film d’autore la facilitano mentre i blockbuster acquisito, per il quale serve una certa preparazione».
hollywoodiani no. E i film dell’orrore? «Di solito lasciano poco C’è però chi proprio non vuole saperne e di fronte a un horror
spazio all’immaginazione e questo non aiuta, ma è possibile si tappa occhi e orecchie: gli amanti del brivido hanno in effetti
che alcuni, specialmente i meno cruenti, possano allenarci a caratteristiche peculiari ed è stato tracciato un loro identikit.

L’IMPORTANZA
Ronald Grant Archive/Mary Evan/Mondadori Portfolio

SGUARDI
DEI SUONI L’espressione
dei personaggi,
che indica una
Quando vediamo un film ci rilassiamo e il cervello personalità
“spegne” le aree motorie. Davanti a un horror però inattesa è uno
è probabile saltare sulla sedia o perfino urlare: degli ingredienti
l’effetto sorpresa della paura innesca l’istinto più inquietanti
primitivo di sopravvivenza e prevale la reazione degli horror, come
immediata, come se ci scordassimo di essere al ne L’esorcista (a
sinistra) o in
sicuro, spaparanzati sul divano. Il cervello, nei
Shining (sotto).
pochi millisecondi che impiega a capire che il
colpo di scena pauroso non è reale, invia un
segnale d’allarme al corpo: la scarica di
adrenalina si traduce in un incremento dei battiti
del cuore, un aumento della sudorazione (ancora
più evidente in chi è più empatico, stando a una
ricerca australiana) e nella contrazione dei
muscoli, per essere pronti alla fuga. A volte basta
anche solo un rumore: l’horror è stato definito
come il genere cinematografico più legato al
suono e spesso la paura dipende proprio dal
sapiente uso della colonna sonora. Senza, l’effetto
United Archives GmbH/Alamy/IPA

non sarebbe lo stesso: John Carpenter ha


raccontato che la proiezione del suo Halloween
senza sonoro non impaurì nessuno dei produttori.

114 | Focus
Innanzitutto sono leggermente più spesso uomini, ma non DISPREZZATI DAI
sono solo ragazzini, sebbene l’“appetito” per l’horror abbia un
picco durante l’adolescenza. «È il periodo in cui è massima la ri- CRITICI, MA AMATI
cerca di sensazioni forti, che è un poco più preponderante negli DAL PUBBLICO
uomini e dopo i 30 anni tende a diminuire: il carattere inusua-
le, sorprendente ed “estremo” degli horror li rende attraenti Pochi generi cinematografici dividono fra chi è
per queste persone», conferma Castano. «Questi film poi in- appassionato e chi non riesce neppure a vederne
teressano di più a chi ha maggiore apertura mentale verso la qualche minuto come l’horror: una dicotomia
novità, ma la correlazione potrebbe dipendere dalla presenza presente pure sul mercato, visto che si tratta di
frequente di elementi paranormali o eventi insoliti nelle pelli- film quasi mai acclamati dai critici, ma che spesso
cole. Non ci sono prove, invece, che vederli serva per purificarci sbancano al botteghino. Sollecitano emozioni
e liberarci da emozioni negative, né sembra plausibile la lettura primitive come paura, ansia, disgusto e per questo
psicanalitica per cui i film dell’orrore permetterebbero di con- non sono amati dai cinefili: appena sei sono stati
frontarsi con istinti e bisogni repressi, perché è improbabile candidati all’Oscar e solo uno l’ha vinto (Il silenzio
che una larga fetta dell’umanità voglia sventrare i suoi simili o degli innocenti, più un thriller che un horror
vederli perseguitati dai fantasmi». standard), tuttavia a fronte di produzioni spesso
economiche non si contano gli incassi stellari,
EFFETTI COLLATERALI come i 700 milioni di dollari di It, costato appena
Siamo sicuri però che l’unico effetto collaterale di Halloween e 35 milioni. Il primo horror? Secondo Neil Martin
compagnia sia solo dormire con luce accesa qualche volta, non della Regent’s University di Londra, che di recente
sentirsi a proprio agio con i clown per colpa di It o al massimo ha raccolto tutti gli studi su ciò che ci succede
abbandonare l’idea di un campeggio nei boschi dopo aver visto guardando pellicole paurose, risale al 1895 quando
The Blair Witch Project, come è emerso da una ricerca di Joan- i fratelli Lumière girarono L’arrivée d’un train en
ne Cantor dell’Università del Wisconsin (Usa)? Non è che assi- gare de La Ciotat: «A dar credito ai racconti
stere sullo schermo a violenze di ogni tipo ci fa venir voglia di dell’epoca, gli spettatori furono terrorizzati dal
andare in ufficio con un’accetta in borsa per liberarci dell’odia- treno temendo che uscisse dallo schermo, tale era

Ronald Grant Archive/Mary Evan/Mondadori Portfolio


to capo? «Essere esposti alla violenza desensibilizza, ovvero la novità del cinema», dice Martin.
può aumentare la tolleranza alla violenza nella società o la pro-
babilità che diventi una nostra risposta in certe situazioni»,
risponde Castano. «Tuttavia questo avviene di più se c’è un
ruolo attivo e una identificazione, come può succedere in alcu-
ni videogiochi: negli horror le situazioni sono così esagerate e
surreali che identificarsi è difficile, non credo che uno spetta-
tore possa trasformarsi in “mostro”».

TRE TIPI DI APPASSIONATI


IN QUALE VI RICONOSCETE?
Coltan Scrivner dell’Università di Chicago ha identificato tre
diversi tipi di appassionati di horror in base alle loro reazioni
alle proiezioni.
I DROGATI DI ADRENALINA. Amano l’eccitazione e le
sensazioni provocate dalla visione degli horror e la
stimolazione intensa della paura li mette di buonumore.
I “NOCCHE BIANCHE”. Non provano emozioni
positive durante la visione ma ammettono di
imparare qualcosa su se stessi, come la loro
risposta allo stress o la “dose” di paura
tollerabile.
I “FRONTEGGIATORI DELL’OSCURITÀ”.
Pensano che gli horror possano aiutare ad
affrontare le paure e a conoscere il mondo
per come è, adattandovisi meglio; a
differenza dei “nocche bianche”, il film
lascia loro anche emozioni positive.

SENZA SPERANZA
Un’immagine di The Blair
Witch Project, storia di tre
ragazzi catturati e uccisi in
un bosco maledetto.
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116 | Focus
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tv Education
Le scuole entrano in redazione
Le ultime novità e le prime visioni del I APPUNTAMENTO
palinsesto del canale televisivo
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La riunione di redazione
(al numero 35 del digitale terrestre). II APPUNTAMENTO
L’ideazione di un articolo
e la ricerca delle fonti
III APPUNTAMENTO
La ricerca fotografica e
l’impaginazione
IV APPUNTAMENTO
La copertina, i podcast
e il mondo digitale
Le prossime Focus Academy partono
Per saperne di più: il 9 marzo con Focus,
DAL 23 FEBBRAIO, OGNI DALL’11 MARZO, OGNI l’11 marzo con Focus Storia
MERCOLEDÌ ALLE 21:15 VENERDÌ ALLE 21:15 www.focus.it/academy
“Wild fighters”: Quando gli In prima Tv la ventunesima
animali se le danno di stagione di “Indagini ad alta
santa ragione. quota”.

Focus | 117
Sistema immunitario:
protagonista del nostro
benessere

Oggi il tema
dell’immunità è una
priorità per tutti.
Ma sappiamo davvero
come funziona
il nostro sistema
immunitario e come
prendercene cura?

I
n questi ultimi anni abbiamo scoperto quanto è importante il nostro sistema immunitario.
Ma per renderlo più forte è meglio capire il suo funzionamento un po’ più da vicino. Il sistema
immunitario è una rete complessa di cellule, tessuti e organi con la funzione principale di
proteggere l’organismo dalle sostanze estranee. Possiede 3 linee di difesa: la prima linea è costituita
dalle barriere, come la pelle e le mucose, che ostacolano l’ingresso degli agenti patogeni esterni
VMTT¼WZOIVQ[UW4¼QUU]VQ\oQVVI\IvTI[MKWVLITQVMIXZM[MV\MÅVLITTIVI[KQ\IMLvKW[\Q\]Q\I
LITTMKMTT]TMKPMZQKWVW[KWVWMLMTQUQVIVWQXI\WOMVQKWV]VIZQ[XW[\IZIXQLIUIVWV[XMKQÅKI
L’ultima linea di difesa è il sistema immunitario adattivo, composto principalmente da anticorpi
KPMNWZVQ[KWVW]VIZQ[XW[\IUQZI\IM[XMKQÅKI8W[[QIUW[]XXWZ\IZMQTN]VbQWVIUMV\WLMTVW[\ZW
sistema immunitario tramite il nostro stile di vita, compreso ciò che mangiamo. Sai che Il 70%
del sistema immunitario risiede nell’intestino? Tendiamo a pensare al nostro intestino in
termini di digestione del cibo, ma la sua funzione non consiste soltanto in questo: l’intestino è anche

Con vitamine B6 e D che aiutano il buon


funzionamento del sistema immunitario.
per

un elemento chiave del nostro sistema immunitario. Per questo il benessere dell’intestino è
quello di tutto il corpo e dobbiamo trattarlo bene, a partire dall’alimentazione. Sì a frutta e
^MZL]ZILQ[\IOQWVM[zIQXZWJQW\QKQQJI\\MZQ»¼J]WVQ¼¼KPMNI^WZQ[KWVWT¼MY]QTQJZQWLMTTIÆWZI
Ogni giorno,
intestinale. Actimel è ricco di vitamina D e fonte di vitamina B6 per aiutare il sistema
immunitario. Contiene anche 20 miliardi di probiotico L.casei.
4 azioni
di difesa
Con il tuo stile di vita puoi
contribuire al benessere del tuo
sistema immunitario. Come afferma
Cosa sono i probiotici? la nuova filosofia di tendenza, YOLO,
You Only Live Once, trattati bene!
I probiotici sono batteri buoni che contribuiscono a
mantenere in equilibrio la flora intestinale e devono arrivare
vivi e vitali nell’intestino dopo aver oltrepassato la barriera
acida dello stomaco. Proprio come i 20 miliardi di Probiotico
L.casei di Actimel.

Due vitamine che ci difendono


VITAMINA D: nota per favorire il metabolismo del calcio 1. Alimentazione
prezioso per le ossa, la vitamina D ha anche effetti Dev’essere varia e bilanciata, con
antinfettivi e immunomodulatori. Principalmente si frutta e verdura di stagione
autoproduce in seguito all’esposizione al sole e si assume
anche mangiando pesce, uova, latticini. Si può integrare con
Actimel, che ne è ricco.

VITAMINA B6: il nostro organismo non la produce e deve


essere assunta con l’alimentazione. Ha un effetto benefico
sul sistema immunitario. Si trova principalmente in carne,
pesce, cereali integrali e legumi, e si può integrare con
2. Relax
Trova il tuo personale anti stress, che
Actimel ogni giorno.
sia leggere, meditare o fare una torta.

3. Movimento
Una passeggiata, una corsa con
il cane… L’attività fisica moderata aiuta
a rimanere in forma.

CON PROBIOTICO CON RICCO DI 4. Probiotici


L.CASEI VITAMINA B6 VITAMINA D
Actimel contiene 20 miliardi di
Probiotico L.Casei Danone®.
LA SCIENZA IN PILLOLE INSE
SP
AMORE E SESSO CIBO
COSA C’ENTRA PERCHÉ
L’OLFATTO CON IL CAPPELLO
L’INFEDELTÀ? DA CHEF HA
LE PIEGHE?
ANIMALI
L’ALCOLISMO È
UN PROBLEMA
ANCHE
PER LE API?

IN QUALI PARTI DEL CORPO


SENTIAMO LE EMOZIONI?
(Esclusa
TE LO DICE MASSIMO la felicità che
LA RUBRICA si avverte
DI MASSIMO
CANNOLETTA,
dappertutto)
IL CAMPIONE
DEI QUIZ TV

SOCIETÀ
IN QUALI CITTÀ SI DORME UNIVERSO
PEGGIO NEL MONDO?
ONDO? COME SI COSTRUISCE
UN’ASTRONAVE
SALUTE LUNGA 1 CHILOMETRO?
SI PUÒ PREDIRE
E L’’INSORGERE
DELL’ALZHEIMEER??
NATURA
CHE COS’È “L’AL
DELLA MORTE”??
TECNOLOGIA
Shutterstock (6)

QUALI SONO LE
PIÙ VELOCI DI S

INDICE PAGINEE ANIMALI 1122  TECNOLOGIA A 126  SC


SCIENZA 1 E SESSO 130
32  TE LO DICE
 STORIA 132 DIC
CE
E MASSIMO
MASSIM
MASSIMO 136  NATURA 138  ECONOMIA 140  SALUTE 142
 SOCIETÀ 144  ARTE E CULTURA 146  CIBO 148  SPORT 150  UNIVERSO 152  PSICHE 154
ANIMALI
PERCHÉ
SI SONO
ESTINTI I
MAMMUT?
ALCUNI PASCOLAVANO ANCORA IN SIBERIA, MENTRE GLI EGIZI COSTRUIVANO LE
PIRAMIDI. POI SONO SCOMPARSI, MA NON (SOLTANTO) A CAUSA NOSTRA.

S
i pensava che i mammut si fossero estinti (per la maggior parte circa 10.000
anni fa) perché cacciati dell’uomo. Ora una ricerca dell’Università di Cambrid-
ge (Uk) ha scoperto il vero motivo: quando il clima è diventato più caldo e umi-
do e il ghiaccio ha iniziato a sciogliersi, si sono formati nuovi laghi, fiumi e paludi. L’e-
cosistema è cambiato e la biomassa della vegetazione si è ridotta, tanto da non bastare
più a sostenere l’alimentazione di mandrie di mammut. Al posto delle praterie sono
cresciute le piante tipiche delle zone umide, di cui questi mammiferi non si nutrivano.
L’ALTROIERI. La ricerca, su Nature, è arrivata a queste conclusioni analizzando il Dna
dei resti di piante e animali raccolti nei siti dell’Artico dove erano stati trovati diversi
resti di mammut, che erano diffusi in tutti i continenti tranne l’Australia e il Sud Ame-
rica. Le prime civiltà hanno convissuto con le ultime popolazioni per almeno 2.000
anni: gli ultimi esemplari, in un’isola dell’Artico, pascolavano quando furono costruite
le piramidi. La loro scomparsa è l’ultima grande storia di estinzione naturale.
Vito Tartamella

Come si scopre
l’anatomia di un
animale raro?
G
uardare “come è fatto dentro” un animale molto raro, anche se ormai morto,
comporta un bel po’ di danni all’esemplare, che invece deve rimanere il più pos-
sibile integro per essere studiato dai naturalisti. È questo il problema che si è
posto con una nuova specie di polpo abissale, il Grimpoteuthis imperator (nella foto a
fianco), detto “Dumbo imperatore” perché dotato di due grandi “pinne” simili a orecchie
ai lati della testa che lo fanno somigliare al celebre elefantino della Disney. Il polpo erra
lungo 30 cm ed è inevitabilmente morto non appena è stato pescato, visto che non è iin
grado di vivere nelle acque superficiali.
SCANSIONI 3D. I ricercatori dell’Università di Bonn (Germania) sono riusciti a descrive e-
re anche la fisionomia interna di questo rarissimo mollusco, che vive a oltre 4.000 metri
di profondità nel Pacifico del Nord, “guardando attraverso il suo corpo”. Trattandosi di d
un esemplare unico di una nuova specie era infatti importante per i ricercatori descrri-
© Alexander Ziegler

verne gli organi interni senza distruggerlo. La sua anatomia è stata così studiata con la
risonanza magnetica, realizzando scansioni 3D dell’animale che poi hanno formato un na
copia digitale del mollusco, oggi conservato al Museum für Naturkunde di Berlino (Ger-
mania), a disposizione di tutti gli scienziati del mondo. R.P.
PIÙ ACQUA

blickwinkel / Alamy / IPA


Il riscaldamento
climatico di 4.000
anni fa ha avuto un
ruolo nell’estinzione
dei mammut.

Cosa sono i
“maiali danesi
di protesta”?
Si tratta di una varietà di maiali
molto rara, originaria della
Frisia Settentrionale, regione
costiera a nord della Germania.
Si distinguono dalle altre razze
di suini grazie a un mantello
color rosso vivo attraversato
da una larga striscia bianca
che ricopre dorso e arti
anteriori, caratteristica che
li rende molto simili alla...
bandiera della Danimarca! Il
loro aspetto non è casuale:
questi maiali furono selezionati
dagli allevatori danesi alla fine
del XIX secolo con lo scopo
di mostrare i colori nazionali
senza incorrere in sanzioni.
All’epoca, infatti, i ducati
Schleswig e Holstein, che
appartenevano alla Danimarca
prima del 1864, erano occupati
da Austria e Prussia e ai danesi
fu vietato di esporre le loro
bandiere. Così gli allevatori
pensarono di esibire, come
Shutterstock / Warpaint

simbolo, i suini bianchi e rossi,


che presero il nome di “maiali
danesi di protesta”. F.C.

LE CHIOCCIOLE SANNO CONTARE?


In un certo senso. Uno studio dell’Università di Padova
suggerisce che siano in grado di “contare” gli steli
d’erba: si orientano dove questi sono più numerosi
perché ciò aumenta la probabilità di trovarne uno adatto
ad arrampicarsi. La scoperta è avvenuta osservando il
comportamento della Theba pisana, detta chiocciola delle
dune perché è tipica degli ambienti dunosi. Vivendo in un
habitat con temperature del suolo molto alte, si muove
durante la notte e all’alba si arrampica per trascorrere le
ore diurne in posizione elevata. Per sopravvivere deve
quindi individuare un filo d’erba idoneo a sostenerla e,
Mondadori Portfolio/Image Source

data la scarsità di vegetazione, deve valutare bene dove


ha più chance di trovarlo. Gli studiosi hanno visto che gli
esemplari preferivano dirigersi verso gruppi di steli con
più elementi, non basando la decisione su altre variabili
come densità o forma degli steli. Il che fa pensare che
possiedano elementari abilità numeriche. M.Z.

Focus | 123
Animali

PIÙ SU
Il pranzo di una
giraffa. L’altezza

Shutterstock / tonyzhao120
potrebbe renderla
più vulnerabile
ai fulmini.

LE GIRAFFE SONO PIÙ


COLPITE DAI FULMINI
PER LA LORO ALTEZZA?
L
UNA DOMANDA ALLA a risposta parrebbe uno scontato “sì”. In realtà, ancora non lo sappiamo. Quando Ciska
QUALE SEMBREREBBE Scheijen, un’ecologa che si occupa della conservazione degli animali della riserva suda-
FACILE RISPONDERE. fricana di Rockwood, ha cercato studi scientifici sull’argomento, non ne ha trovati. Le
E INVECE... servivano per commentare, in un articolo pubblicato sull’African Journal of Ecology, il ritrova-
mento dei corpi di due giraffe dopo un violento temporale. Una, di cinque anni, con una frattura
sul cranio nei pressi dell’ossicodone destro (i “piccoli corni” che hanno le giraffe) e l’altra, di
quattro anni, trovata nei pressi, senza danni apparenti. Era percepibile, però, un forte odore di
ammoniaca che veniva da entrambe le carcasse, segno che erano state colpite da un fulmine.
SCARICHE ELETTRICHE. La Scheijen ha quindi ipotizzato che una delle giraffe fosse stata colpita
direttamente dal fulmine e l’altra dalla scarica elettrica che si diffonde sul terreno bagnato. I po-
chissimi studi sul comportamento delle giraffe allo stato brado, però, le hanno permesso di fare
solo ipotesi. Per esempio, se è in arrivo un temporale abbassano il collo? Oppure scelgono zone
con alberi più alti e fitti, in modo da non spiccare su una vegetazione più bassa? Per i ricercatori,
la caccia alla risposta è aperta.
Margherita Fronte

124 | Focus
L’alcolismo è un problema anche per le api?
E tra l’altro non sono i soli animali a gradire l’alcool, visto che
anche le scimmie e alcuni uccelli ne apprezzano gli effetti.
Stando a uno studio condotto dall’entomologo Errol Hassan
dell’Università del Queensland in Australia, l’alcolismo è un problema
reale per le api, le quali non disdegnano di assumere l’etanolo
contenuto nel nettare fermentato al solo fine di “sballarsi”.
Gli effetti dell’ebbrezza sulle api ricordano quelli conosciuti dagli
esseri umani: possono diventare aggressive, stanno più tempo in volo
rischiando di schiantarsi su un ostacolo e se camminano lo fanno

Shutterstock / 0 Lorenzo Bernini 0


in modo goffo e scoordinato, finendo talvolta sul dorso, zampette
all’aria. Ma la società di questi insetti intelligenti si è premunita contro
il rischio che le api ubriache possano produrre del miele alcolico.
Esistono infatti delle operaie “buttafuori”, il cui compito è proprio
quello di non far entrare nell’alveare le api più “alticce”, assicurandosi
che vadano a smaltire la sbornia lontano. S.V.

PERCHÉ LE SARDINE
EMIGRANO IN MASSA?
La corsa delle sardine è una delle più colossali migrazioni di
animali: fra maggio e luglio, centinaia di milioni di sardine si
spostano dai mari più freddi dell’Africa Meridionale alle coste
Shutterstock / Walter Mario Stein

più calde dell’Africa Orientale. Per capire il motivo di questo


spostamento, un gruppo di scienziati ha fatto un esame
genetico dei pesci, scoprendo che la specie Sardinops sagax
ha in realtà due ceppi distinti al suo interno: uno nella costa
occidentale temperato-fredda (oceano Atlantico) e l’altro
nelle acque più calde della costa orientale (oceano Indiano).
Le sardine che partecipano alla corsa migratoria, dice la
In Mozambico le ricerca pubblicata su Science advances, sono principalmente

elefantesse non
di origine atlantica e preferiscono l’acqua più fredda: il
loro potrebbe essere ciò che resta di un comportamento

hanno più le zanne? riproduttivo risalente al periodo glaciale. A quell’epoca,


l’oceano Indiano aveva acque fredde ed era quindi un’area
In Mozambico la frequenza di elefantesse prediletta dalle sardine. Ora le acque sono fredde solo per un
senza zanne è aumentata molto con la breve periodo, ma sufficiente ad attrarre le sardine. V.T.
guerra civile del 1977-1992 e oggi una
femmina su tre è priva di questi denti.
Secondo uno studio pubblicato su Science,
il fenomeno è la risposta evolutiva alla
caccia spietata agli elefanti. Infatti, in
quel periodo l’avorio ricavato dalle zanne
serviva a finanziare le spese militari, e
la popolazione di elefanti è diminuita del
90%. L’assenza di zanne nelle femmine
era un tratto già presente prima di allora,
ma molto più raro. La pressione selettiva
della caccia ha favorito la sopravvivenza
delle elefantesse senza zanne, che hanno
trasmesso la caratteristica alle figlie.
Shutterstock / Andrea Izzotti

I maschi non possono avvantaggiarsi


dell’assenza di zanne, in quanto il gene
che impedisce a questi denti di crescere si
trova sul cromosoma sessuale X. M.Fr.

Focus | 125
TECNOLOGIA

10
DIAMO UN’OCCHIATA ALLE DIECI “HYPERCAR” PIÙ VELOCI DI SEMPRE,
ESCLUDENDO OVVIAMENTE TUTTI QUEI PROTOTIPI, PIÙ SIMILI A RAZZI CON LE
RUOTE CHE AD AUTOVETTURE, COSTRUITI APPOSITAMENTE PER INFRANGERE OGNI
RECORD DI VELOCITÀ SU TERRA E IN GRADO DI SUPERARE PERSINO I 1.200 KM/H.

QUALI SONO LE
AUTO PIÙ VELOCI
DI SEMPRE?
A cura di Simone Valtieri

2
1
DEVEL SIXTEEN
Arriverà dagli Emirati Arabi Uniti l’auto
teoricamente più veloce del mondo, frutto della
KOENIGSEGG
cooperazione di ingegneri italiani e statunitensi:
si tratta della Devel Sixteen, un avveniristico
JESKO ABSOLUT
modello che dovrebbe toccare i 558 km/h di Anche la seconda posizione è occupata
punta grazie a un motore da ben 5.001 cavalli. da un’auto ancora da battezzare, la Jesko
Sarà presto in vendita in tre versioni, con prezzi Absolut, ultima creazione della casa svedese
che oscilleranno tra 1,3 e 1,7 milioni di euro. di supersportive Koenigsegg. A fronte di un
peso di appena 1.320 kg, questa macchina è
equipaggiata con un motore da 1.600 cavalli,

10
sufficienti, stando alle previsioni degli ingegneri,
a infrangere il muro dei 530 km/h.

BUGATTI VEYRON
L’auto transalpina è stata la prima di sempre a
superare i 400 km/h ed è ancora oggi tra le più
costose della storia. La Bugatti Veyron è rimasta
sul mercato per ben 11 anni, tra il 2005 e il 2015,
ed è stata costruita in 450 esemplari. Il primato
risale al 2007 e fu stabilito non solo grazie

KOENIGSEGG CCR all’aerodinamica estrema (ed elegante), ma anche


per merito di un motore turbo da 1.001 cavalli.
Chiude la top ten dei bolidi più veloci al
mondo la terza Koenigsegg in classifica, per la
precisione la CCR, costruita addirittura nel 2004.
L’anno successivo, sulla pista circolare di Nardò,
in Puglia, quest’automobile da 806 cavalli fu la
prima ad avvicinarsi alla soglia “psicologica” dei
400 km/h. In produzione fino al 2006, ne sono
stati fabbricati appena 14 esemplari.

126 | Focus
9
4 5
3 HENNESSEY
VENOM F5
Torniamo nel campo delle ipotesi: la Hennessey
Performance, casa automobilistica statunitense
fondata nel 1991, sulla scheda tecnica della
sua Venom F5, alla voce velocità massima,
riporta “500 km/h”. Dotata di un motore
V8 sovralimentato da 1.817 cavalli, questa
hypercar è realizzata interamente in fibra di
carbonio e sarà prodotta in una serie limitata di BUGATTI CHIRON
appena 24 esemplari.
SSC TUATARA La velocità certificata più alta mai raggiunta
è sua, della Bugatti Chiron. Questa hypercar,
che ha sostituito nel listino Bugatti la Veyron
Se i dati comunicati dalla Shelby Super Car
dopo oltre un decennio, ha toccato nel
sono veri, siamo di fronte all’automobile di
2019 i 490,48 km/h, ma il record non è stato
serie più veloce del mondo. La SSC Tuatara,
registrato dal Guinness poiché realizzato su
infatti, avrebbe raggiunto il 10 ottobre 2020
una tratta percorsa in un’unica direzione.
a Las Vegas l’impressionante velocità di 508
Prodotta in 29 esemplari, costa la bellezza di
km/h su un chilometro lanciato, ma il Guinness
3,5 milioni di euro.
World Record non ha certificato il primato, a
causa dell’impossibilità di verificare il corretto
funzionamento del GPS.

6
KOENIGSEGG AGERA RS
Sfogliando il Guinness dei Primati, alla voce “auto più veloce” troviamo
la Koenigsegg Agera RS. Questo bolide svedese ha stabilito il record
nel 2017, percorrendo la distanza del km lanciato nelle due direzioni
alla velocità media di 447,19 km/h. Pesante appena 1.395 kg, è
equipaggiata da un motore V8 sovralimentato da più di 1.300 cavalli.

7
8
BUGATTI VEYRON
16.4 SUPER SPORT
SSC ULTIMATE AERO Nel giugno 2010 la versione estrema della
Bugatti Veyron, quella privata del limitatore, ha
riconsegnato alla casa francese il record assoluto
Solo per pochi giorni la monoposto americana
di velocità, superando i 431 km/h. Come molti
non divenne la prima vettura della storia a
primati di questo tipo, per essere formalmente
superare i 400 km/h, beffata sul filo di lana dalla
omologato il dato ufficiale è frutto della media
Bugatti Veyron. La SSC, in ogni caso, si consolò
aritmetica tra le velocità raggiunte sullo stesso
con il nuovo record di velocità assoluto, del
rettilineo percorso in entrambe le direzioni.
settembre 2007, grazie alla versione Twin Turbo,
realizzata con un leggerissimo telaio in fibra di
carbonio e un motore Chevrolet da 1.183 cavalli.

Focus | 127
SCIENZA
I NEURONI UMANI SONO
UGUALI A QUELLI DEGLI
ALTRI ANIMALI?
UN TEAM DI SCIENZIATI HA STUDIATO
I NEURONI DI 10 MAMMIFERI PER
ANALIZZARNE LA DIFFERENZA CON
QUELLI DEGLI ESSERI UMANI.

N
o. Il Massachusetts Institute
of Technology ha dimostrato
che i neuroni umani hanno
un numero di canali ionici più basso
rispetto ai neuroni di altri mammife-
ri. I neuroni, infatti, comunicano tra
loro tramite segnali nervosi regolati
proprio da “canali” che controllano
il flusso di ioni soprattutto di sodio e
potassio.
CERVELLO. Lo studio ha preso in esa-
me i neuroni di 10 diversi mammiferi.
È emerso che, con l’incremento del-
Shutterstock/MattLphotography

le dimensioni dei neuroni, aumenta


anche la densità dei canali presenti
in essi, e questo nel cervello di tutti
i mammiferi... tranne che in quello
umano. Precedenti studi avevano
dimostrato che questo è costruito
come altri cervelli di mammiferi. La
scoperta ha quindi meravigliato gli
scienziati, che ipotizzano che una
minore densità di canali possa aver
aiutato il nostro cervello a evolversi
per funzionare in modo più efficien-
te, deviando l’energia verso altri pro-
cessi neurali.
Ilaria Prada
A MILIARDI
Il nostro cervello
contiene circa 100
miliardi di neuroni.

Di che colore sono gli specchi?


Gli specchi hanno una propria colorazione, seppure impercettibile,
e questa è sostanzialmente verde. Si sa che il colore di un oggetto
è dato dalla lunghezza d’onda dello spettro luminoso che esso “non
assorbe”: quando un oggetto è investito dalla luce (considerata
bianca, tonalità derivante dalla combinazione di tutte le cromie dello
spettro visibile), ne assorbe tutti i colori tranne quello dell’oggetto
stesso. Una maglietta rossa, per esempio, assorbe tutti i colori tranne
Shutterstock/Radomir Rezny

il rosso (un oggetto è invece nero se assorbe tutta la luce che lo


colpisce). Ebbene, uno specchio idealmente “perfetto” dovrebbe
garantire l’omogenea riflessione di ogni colore, ma nella realtà tali
oggetti tendono appunto a riflettere meglio la lunghezza d’onda del
verde, compresa all’incirca tra 500 e 565 nanometri. M.L.

128 | Focus
Perché è meglio
chiudere il
coperchio del wc?
V
a fatto senza dubbio quando si tira l’acqua, perché con lo
sciacquone in azione le micro-goccioline che possono con-
tenere germi vari (SARS-CoV-2 compreso) si disperdono
fino a un metro e mezzo di distanza, rimanendo sospese in aria an-
che mezz’ora, l’equivalente di quel che accade parlando a voce alta
Shutterstock/MIA Studio

per sei minuti abbondanti. Il coperchio, però, va lasciato chiuso


sempre perché, soprattutto nei palazzi di vari piani e un po’ vecchi,
le tubature possono lasciare a desiderare e dal wc può uscire un’in-
visibile “nebbiolina” di particelle che non è il caso di respirare.
MICROBI. Lo dimostra un’indagine australiana che raccomanda
anche di controllare che il cestino della spazzatura sia chiuso e
non sia piazzato sotto l’asciugamani a getto d’aria calda: il flusso
A che punto siamo della provocherebbe un aerosol di microbi. Se “scappa” fuori casa,
comunque, niente panico: anche se i bagni pubblici non
catena alimentare? sono il posto più pulito al mondo, basta lavarsi le
mani ed evitare di usare il cellulare men-
Molti direbbero “in cima, perché possiamo tre siamo dentro. E.M.
uccidere e nutrirci di tutti gli altri animali”
ma in realtà non è proprio così: in natura
un predatore uccide la sua preda per
mangiarla mentre la specie umana,
per esempio in attività come la pesca
industriale, finisce per scartare dal 10 al
20% del pescato. Inoltre, la nostra dieta
prevede sia il consumo di carne e pesce
sia di vegetali: siamo quindi onnivori, e
questo ci fa “perdere posti” nella catena
alimentare. Una stima che tiene conto di
tutti questi aspetti è stata fatta da un team
dell’Arizona State University basandosi su
dati mondiali della Fao.
Risultato? La specie umana, in una scala

Shutterstock/Nina Buday
da 1 a 5 dove 1 corrisponde ai produttori
primari (le piante che producono nutrienti
con la fotosintesi) e 5 ai predatori apicali
come il grande squalo bianco, i leoni o
i lupi grigi, si colloca circa a metà, in
compagnia di acciughe e maiali, con un Che cosa se ne fanno gli
valore che va dal 2,04 del Burundi (la dieta
è costituita per il 96,7% da vegetali) al scienziati dei denti da latte?
2,57% dell’Islanda (il 50% della dieta è Esistono numerosi esempi di “banche” in cui depositare i
costituito da carne). D.V. denti da latte dei propri figli per aiutare la ricerca scientifica.
Una delle più note è la MoBaTooth biobank, nata in Norvegia
nel 2008 e legata al Norwegian Institute of Public Health,
l’agenzia governativa preposta alla sanità pubblica. Fino a ora,
la banca in questione ha raccolto 35mila dentini, conservati nel
Dipartimento di Odontoiatria Clinica dell’Università di Bergen,
che collabora al progetto. Lo scopo è quello di “aumentare le
conoscenze sull’assorbimento, da parte dei bambini, di tossine
e sostanze nutritive alimentari nella vita fetale e nella prima
AKG_Images/Mondadori Portfolio

infanzia”, combattendo così le cause di varie malattie infantili.


Il tessuto di cui sono composti i denti da latte costituisce infatti
una vera miniera d’oro per i ricercatori: si compone di vari
strati e può quindi essere utilizzato come una sorta di “cartina
tornasole” per determinare la predisposizione di alcuni bimbi a
numerose patologie. M.M.

Focus | 129
AMORE E SESSO
COSA C’ENTRA
L’OLFATTO CON
L’INFEDELTÀ?
DIVERSE RICERCHE DIMOSTRANO CHE GLI ODORI DEL CORPO SONO COLLEGATI
AL COMPORTAMENTO SESSUALE E ALLA FEDELTÀ DI COPPIA. ECCO COME.

P
are che c’entri non poco. Che gli odori del corpo siano connessi al comporta-
mento sessuale lo avevano già stabilito varie ricerche, constatando, per esem-
pio, quanto sia rilassante ed eccitante per una persona sentire l’odore di una
maglietta indossata dall’amato partner. Ed era stato anche scoperto che le persone
che più facilmente provano disgusto sono anche quelle meno propense all’infedeltà.
DI CHE ODORE SEI? Adesso, l’endocrinologo Antonio Aversa, della Università Magna
Graecia di Catanzaro, ha condotto una ricerca che mette in connessione le precedenti
scoperte. Come riportato su Archives of Sexual Behavior, i ricercatori hanno misura-
to l’acutezza dell’odorato di 1.107 italiani, e raccolto informazioni sulla loro facilità a
disgustarsi e sulla loro vita sessuale. È risultato che chi aveva un buon olfatto era sia PROFUMO
più incline a provare disgusto sia meno propenso a essere infedele. Perché? Perché DI DONNA
avere un “buon naso” favorisce la percezione degli odori non consueti provenienti L’odore del partner
dalle persone diverse dal partner, il che può suscitare un inconscio disgusto (che è è importante per le
una forma di difesa contro possibili fonti di infezione) all’idea di avere contatti intimi relazioni sessuali.
con loro. Insomma: se ci tenete alla fedeltà nei rapporti, sceglietevi partner con un
fine odorato da sommelier.
Alex Saragosa

Perché i peli pubici sono ricci?


A monte di questa curiosa caratteristica del nostro in quanto trasmette preziose informazioni, peraltro
corpo, riscontrabile sia nelle donne sia negli di tipo inconscio, circa il patrimonio genetico di un
uomini, vi è la particolare forma dei follicoli piliferi determinato individuo.
che si trovano nell’area pubica. Quanto al motivo Oltre a funzionare come una sorta di ancestrale
primordiale di questa morfologia, secondo gli esperti “richiamo” sessuale olfattivo (nonché visivo), i peli
è da ricercare nel fatto che i peli ricci, assai più di pubici ricci, folti e resistenti, rivestono anche una
quelli lisci, tendono a trattenere il sudore corporeo funzione protettiva delle nostre parti intime. Essi
il quale, mischiato alla flora batterica, crea un odore possono infatti assorbire eventuali urti nonché limitare
unico per ogni persona, utile in natura ad attirare l’attrito durante l’atto sessuale, con buona pace dei
potenziali partner sessuali (vedi articolo qui sopra) maniaci della depilazione totale. M.L.

L’amore è una molecola?


Ovviamente no, però quando si ama il nostro organismo produce una quantità elevata
di 2-feniletilammina (PEA), nota come “molecola dell’amore”. Tale sostanza alcaloide
(contenuta nel cioccolato, nel vino e in alcuni formaggi) causa nel corpo effetti simili a
quelli prodotti dalle anfetamine, in quanto agisce sui medesimi recettori, stimolando
la produzione di dopamina. La prima fase dell’amore è quella associata all’attrazione
Science Photo Library/Agf

sessuale, quando l’organismo reagisce producendo elevate quantità di testosterone.


La seconda è l’innamoramento, durante il quale il corpo manifesta euforia, energia
e sudorazione eccessiva. Nella terza, si sviluppa l’attaccamento: qui entra in gioco
la 2-feniletilammina, prodotta dal cervello assieme all’ossitocina (nella donna) e alla
vasopressina (nell’uomo), ormoni che rafforzano il legame e la memoria emotiva. S.V.

130 | Focus
Getty Images
Gli uomini con
la pancia
piacciono di più?
Con buona pace dei maniaci
della palestra, le donne
considerano più attraenti gli
uomini con un po’ di pancia rispetto a
quelli con la classica “tartaruga”. È
quanto emerge da numerose ricerche,
tra cui un sondaggio condotto nel 2021
dalla nota app di appuntamenti Dating.
com. L’indagine in questione ha
coinvolto circa 2.000 partecipanti,
rilevando che solo il 15% preferiva
uomini con il fisico scolpito, mentre il
20% non dava alcuna importanza
all’aspetto esteriore nella scelta del
partner. Al contrario, ad andare per la
Shutterstock

maggiore erano i maschi più “rotondi”.


Il motivo? Secondo uno studio
pubblicato sulla rivista medica
Advances in Chronic Kidney Disease,
tale attrazione potrebbe essere legata
a ragioni evoluzionistiche: migliaia di
anni fa, i cacciatori-raccoglitori che

Cosa accade se
erano in grado di immagazzinare più
facilmente il grasso corporeo avevano
un vantaggio evolutivo e per questo

non piacciono gli


diventavano partner più ambiti per
procreare. Le tracce di questa

amici del partner?


istintiva attrazione paiono
dunque persistere ancora
oggi. M.M.

L
a qualità della relazione ne risente, al punto che sale il rischio di lasciarsi.
Questo però vale solo se è l’uomo a non gradire gli amici della partner, non
viceversa. Emerge da uno studio di sei università Usa, coordinato dall’A-
delphi University, in cui quasi 400 coppie eterosessuali sono state seguite nei
primi 16 anni di matrimonio, e alla fine dei quali il 46,1% delle coppie era sepa-
rato o divorziato. I ricercatori le hanno intervistate periodicamente ponendo
domande come: “Tua moglie/marito ha amici che preferiresti non frequentas-
se?” e “Quanto spesso, nell’ultimo anno, pensi che ciò che la/il tua/o coniuge
ha fatto, con o per i suoi amici, abbia interferito con la tua vita matrimoniale?”.
GELOSIA. Analizzando i dati, si è concluso che le probabilità di rottura aumen-
tano se lui non apprezza gli amici di lei ma non se, invece, è lei a disapprovare
gli amici di lui. Per i ricercatori, una possibile spiegazione è che gli uomini sen-
tono di più l’interferenza degli amici della moglie e quindi ne sono più gelosi:
più spesso gli uomini vivono la moglie come unica confidente intima mentre le
Getty Images

donne sono più propense a discutere di questioni personali, problemi coniugali


compresi, con le amiche e gli amici. M.Z.

Focus | 131
STORIA
QUALI FURONO
LE PIÙ CELEBRI
DONNE PIRATA?
TEUTA (III
SECOLO A.C.)
Tra il 231 e il 230
a.C., Roma patì una
minaccia piratesca
nell’Adriatico portata
da predoni provenienti
dall’Illiria (regione estesa
Shutterstock

dall’odierna Croazia (V SEC )


all’Albania). A guidarli era Figlia di un sovrano
Teuta, regina della tribù scandinavo, Awilda,
degli Ardiei, che arrivò a estendere il controllo figura semileggendaria
delle proprie genti fino alle coste ioniche. Nel che anticipò le gesta dei
229 a.C., l’Urbe passò però al contrattacco, Vichinghi, fu promessa in
avviando una guerra che indusse Teuta alla resa sposa al principe danese

Shutterstock
(e probabilmente al suicidio). Alf. Lei preferì fuggire per
mare con alcune serve.
Camuffata da uomo,
si imbatté nel Baltico in un gruppo di pirati
che, colpiti dal suo coraggio, la proclamarono
loro capitano. Awilda iniziò così a razziare
JEANNE DE
imbarcazioni, finché il principe Alf non la stanò,
BELLEVILLE E
la sposò e salì con lei sul trono di Danimarca.
(1300-1359))
Aristocratica della
d Vandea,
Jeanne de Be elleville,
già maritatasi due volte,
sposò nel 133 30 il bretone
Olivier IV de Clisson.
C
Shutterstock

Nel 1343 ques sti fu però


ingiustamente e accusato
di aver tradito
o la Francia
per l’Inghilterra e condannato a mo orte. Per
vendicarlo, lei armò una flotta di tre
e navi
(chiamando la propria My Revenge, “la mia
vendetta”) e tormentò per anni le im mbarcazioni
francesi lungo la Manica, meritando osi l’epiteto
di “leonessa sanguinaria”.

SAYYIDA AL-HURRA GRACE O’MALLEY


(1485-1561) (1530-1603)
Tra il 1515 e il 1542 le Figlia di un capo clan
coste nordafricane videro irlandese dedito alla
agire agguerrite flotte pirateria, Grace O’Malley
pirata provenienti dal ne seguì l’esempio,
Marocco al cui comando terrorizzando le navi
c’era una donna detta inglesi della regina
Shutterstock

Shutterstock

Sayyida al-Hurra, “la libera Elisabetta I. La sua


signora”. Proveniente fama fu rinfocolata dai
da una nobile famiglia racconti sul suo aspetto
di origini andaluse, Sayyida aveva acquisito truce: si narra infatti che avesse il volto
notevole potere attraverso due matrimoni (con sfigurato da cicatrici provocate dall’attacco
un governatore e un sovrano locali). Con i suoi di un’aquila. Dopo decenni di scorribande,
marinai navigava per martoriare le navi iberiche attorno al 1593 pattuì con Elisabetta
e vendicare i musulmani di Spagna perseguitati l’abbandono dell’attività piratesca (che non
dalle forze cristiane. smise però mai del tutto).

132 | Focus
IL MONDO DELLA PIRATERIA HA ANNOVERATO ANCHE MOLTE FIGURE
FEMMINILI, I CUI NOMI SONO ENTRATI NELLA STORIA AL PARI DI
QUELLI DEGLI UOMINI. ECCO UNA PANORAMICA DELLE
RAZZIATRICI DEI MARI CHE HANNO FATTO PARLARE DI SÉ.
di Matteo Liberti
(autore di Storia segreta dei pirati, Newton Compton Editore)

JACQUOTTE
DELAHAYE
(1630-1663)
Di padre francese e
madre di Hispaniola
(dove nacque), Jacquotte
Delahaye fu una piratessa
dalla storia misteriosa.
Shutterstock

Si sa solo che scorrazzò


nei Caraibi tra il 1656 e
il 1663 e che si meritò
l’epiteto di “Vendetta della morte rossa”
(Revenue de la mort rouge), derivato dai capelli
rossi e dal fatto che un giorno si finse morta
per far perdere traccia di sé. Scomparsa,
riprese poi segretamente le scorrerie al
comando di una nave chiamata Red Ribbon.

ANNE DIEU-LE-VEUT
(1661-1710)
Sposatasi nel 1693

Disegni di Katia Belli


col predone olandese
Laurens de Graaf, la
carismatica francese MARY READ
Anne Dieu-le-Veut era già (1690-1721)
all’epoca una consumata Di natali inglesi, Mary
Shutterstock

piratessa attiva all’isola Read fu cresciuta dalla


della Tortuga. Iniziò poi a madre come un uomo (l
compiere scorrerie con il donna aveva perso o un
Mondadori Portfolio

marito, ccolpendo le navi britanniche in transito bimbo e lo “sostituì” con


nell’arcippelago giamaicano, ma nel 1695 venne era
lei). Iniziata la carrie
catturattaa dagli inglesi assieme alla figlia che di soldato, attorno al
aveva in nttanto partorito. Liberata dopo tre anni, 1715 s’imbarcò perr
si riunì a de Graaf e disse addio alla pirateria. le Americhe e, quan ndo
la sua nave fu attaccata dai pirati, decise e
che il suo futuro sarebbe stato accanto
ai predoni dei mari. Scorrazzò quindi perr i
Caraibi con il compagno di razzie Calico Jack e
ANNE BONNY la piratessa Anne Bonny. Fermata dagli inglesi
(1697-1782) nel 1720, finì i suoi giorni in carcere.
Nata in Irlanda, Anne
Bonny era figlia di una
donna di servizio e del
suo padrone, che la portò
Mondadori Portfolio

con sé nel Nuovo Mondo,


crescendola come un CHING SHIH
maschietto (la spacciò per (1775-1884)
un nipote). Lei sposò poi Nata presso Canton, città
il marinaio James Bonny, dove faceva la prostituta,
con cui nel 1718 giunse a New Providence. Ching Shih fece invaghire
Qui iniziò una relazione col pirata Calico Jack nel 1801 il potentissimo
e prese la via del mare, dedicandosi alle pirata Zheng Yi, che volle
Mondadori Portfolio

razzie. Catturata nel 17 con ry Read, sposarla. Nel 1807, morto


riottenne presto
resto
sto l ibertà
b e dimenticò i trasco
trascorsi costui, prese le redini
pir schi. di una flotta composta
da quasi 80.000 pirati
(un record assoluto), affiancata da Cheung Po
Tsai, suo figlio adottivo, che arrivò in seguito
a sposare. Nel 1810, accerchiata dalle autorità
cinesi, pattuì la propria resa e aprì poi una casa
da gioco con bordello annesso.

Focus | 133
Storia

PERCHÉ I POLIZIOTTI
LONDINESI SI
CHIAMANO BOBBIES?
È UN OMAGGIO A ROBERT PEEL, IL POLITICO CHE CREÒ LA POLIZIA DI SCOTLAND YARD, UN CONCETTO NUOVO
NELL’INGHILTERRA DELLA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE. FINO AD ALLORA L’ORDINE PUBBLICO SPETTAVA AI CITTADINI.

P
resero il nome da Robert Peel
(1778-1850), il ministro degli In-
terni britannico che nell’Ottocen-
to istituì il corpo di polizia. Il moderno
concetto di forze di polizia ha infatti le
sue radici nell’Inghilterra previttoriana.
Allora l’ordine pubblico era mantenuto
da “cittadini retti”, guardiani notturni
e soldati solitamente abbigliati con le
casacche rosse dell’esercito. Con la sua
riforma del 1829, il politico conservatore
creò la Metropolitan Police di Londra,
con sede in una stradina: Scotland Yard.
L’obiettivo era tutelare non solo le classi
dirigenti, ma anche i cittadini comuni.
PROTEZIONE PER TUTTI. Gli oppositori
di Peel si lamentarono che questi “pro-
fessionisti” avrebbero limitato le libertà
personali. Lui rispose: «Voglio insegnare
alla gente che la libertà non consiste nel

Getty Images
farsi derubare la casa da bande organiz-
zate di ladri e nel lasciare le strade prin-
cipali di Londra al possesso notturno di
donne ubriache e vagabondi». da distintivi di metallo lucido. Erano ar- re ai malviventi. I londinesi li chiamava-
Gli agenti di pattuglia adottarono un mati solo di una mazza corta e di un fi- no Peelers o Bobbies, dal soprannome
abbigliamento che li rendeva immedia- schietto per chiamare i rinforzi, perché di Peel. Fu un grande successo, copiato
tamente riconoscibili: una giacca nera e non dovevano ferire, ma guadagnarsi la nella metà del XIX secolo dalle metropoli
un alto cappello di feltro contrassegnati fiducia della brava gente e incutere timo- americane. L.D.S.

Chi fu il primo personaggio photoshoppato?


Uno dei primi e più noti falsi fotografici fu quello del sedicesimo
presidente degli Stati Uniti, Abraham Lincoln. Un suo ritratto (a fianco)
realizzato intorno al 1860 fu esposto per decenni in scuole ed edifici
pubblici, ma... non era lui. All’epoca, per farlo conoscere in tutto il
Paese si era pensato di ricorrere alla fotografia, una tecnica nata pochi
decenni prima grazie agli esperimenti del francese Joseph Nicéphore
Niépce. Poiché tuttavia non esistevano ancora immagini di Lincoln in
una posa abbastanza “eroica” da far presa sulle masse (e inoltre era
considerato piuttosto brutto), la sua testa fu fotografata e sovrapposta
in camera oscura a quella di John Calhoun, membro del Partito
Democratico-Repubblicano, ritratto su un’incisione. Però l’artefice del
fotoritocco, Thomas Hicks, non tenne conto di alcuni dettagli, come
Mondadori Portfolio

Mondadori Portfolio

un neo sul viso di Lincoln riprodotto dalla parte sbagliata. Tanto meno,
considerò che Calhoun fosse uno schiavista dalle convinzioni opposte
a quelle del presidente. R.M.

134 | Focus
Cosa furono le
“nozze rosse”?
U
na sanguinosa congiura familiare, messa in atto nella Peru-
gia del 1500. Protagonista, la potente famiglia dei Baglioni,
che allora governava la città. In occasione delle nozze di
Astorre Baglioni con la nobile romana Lavinia Colonna, Grifonetto
e Carlo Baglioni, assieme ad altri familiari ostili allo sposo, decisero
di uccidere tutti i rappresentanti del ramo di quest’ultimo, com-
presa Lavinia. Nella notte tra il 14 e il 15 luglio sorpresero le vitti-
me mentre dormivano, trucidandole, per poi presentarsi al popolo
come i nuovi padroni della città.
MISSIONE FALLITA. I loro sogni di gloria durarono poco: a scampa-
re alla strage fu infatti Giampaolo Baglioni, cugino di Astorre, che
riprese il potere e uccise Grifonetto, mentre Carlo e altri congiu-
rati fuggirono. L’evento ha colpito l’immaginario collettivo di

Mondadori Portfolio
ieri e di oggi: qui, nella pittura di Raffaello (1507), Gesù
deposto ha il volto di Grifonetto Baglioni, mentre
in tempi recenti ha ispirato una delle sce-
ne più note della saga tv Il trono di
spade. M.M.

Che cos’erano
i villaggi
Potëmkin?
L’espressione “villaggi Potëmkin”
arriva dalla lontana Crimea.
Secondo la leggenda,
nel 1787, durante una visita della
zarina Caterina II, il governatore
della Russia Meridionale Grigory
Aleksandrovich Potëmkin (1739-
1791), grande favorito di corte,
Mondadori Portfolio

per compiacere la sua “padrona”


fece costruire lungo il percorso
della visita imperiale al suo
governatorato finti villaggi,

Quali tesori contiene l’Archivio con facciate (e solo quelle!)


ridipinte di fresco, abitati da

segreto del Vaticano? contadini ben vestiti e festanti,


che avevano il solo scopo di
Vi sono conservati trattati, documenti, lettere e progetti che coprono oltre 800 nascondere a Caterina la povertà
anni di storia del papato. Gli scaffali dell’Archivio segreto sito nei sotterranei del Paese reale.
dei Musei Vaticani sono lunghi ben 85 km. L’aggettivo latino secretum (da Da allora, l’espressione “villaggi
secernere, ovvero separare) qualificava l’archivio fondato da Paolo V, papa Potëmkin”, usata specialmente
dal 1605, come riservato all’uso del pontefice e dei funzionari da lui nominati. nella lingua inglese, serve per
Al suo interno c’è per esempio il Concordato di Worms, l’accordo firmato convincere qualcuno a pensare
da papa Callisto II e dall’imperatore del Sacro romano impero Enrico V per che una situazione sia migliore
mettere fine alla “lotta per le investiture” fra papato e impero germanico. della realtà. P.P.
Le pergamene firmate furono due: una con gli impegni papali, l’altra con
quelli imperiali. Il documento conservato in Vaticano è ovviamente quello
Gregor Sailer courtesy Kehrer Galerie

con le condizioni sottoscritte dall’imperatore Enrico V. Le carte più preziose


sono però 81 pergamene con sigillo d’oro che riguardano svariati ambiti
dell’amministrazione della Chiesa, custodite in un settore riservato e
climatizzato, insieme al famoso volume che riporta il processo contro Galileo
Galilei e al Privilegium di Ottone I del 962, vergato in oro su pergamena
purpurea, con cui l’imperatore riconfermava alla Chiesa Romana le donazioni
territoriali di Pipino il Breve re dei Franchi e dell’imperatore Carlo Magno. A.R.

Focus | 135
TE LO DICE MASSIMO
Massimo Cannoletta, divulgatore, viaggiatore e campione
di quiz tv, cerca e svela curiosità in giro per il mondo

PERCHÉ IL
COSMODROMO
DI BAJKONUR
È ENTRATO
NELLA STORIA?
P
erché è la più vecchia base di lancio spaziale ancora in attività. Costruita nel 1955 in Ka- 1. PRIMA BASE
zakistan, appartiene però alla Russia. Da qui partì nel 1957 lo Sputnik 1, il primo satellite Bajkonur
artificiale inviato in orbita (evento che scatenò la competizione tra Unione Sovietica e fu costruita
Stati Uniti). Un mese dopo, a bordo dello Sputnik 2, una cagnetta randagia ribattezzata Lajka nel 1955.
venne lanciata nello spazio, in uno dei più crudeli esperimenti dell’esplorazione spaziale. Passò
2. PRIMO ANIMALE
alla storia come il primo animale coinvolto in un’inutile missione spaziale. Nel 2002 fu infatti
La cagnetta Laika
rivelato che, arrivata in orbita, la povera bestiola era comunque già morta a causa del calore morì a bordo
eccessivo nella capsula. dello Sputnik 2.
MISSILE BENEDETTO. Da Bajkonur, nel 1961, partì anche la missione del Vostok 1 con a bordo
Jurij Gagarin, primo uomo nello spazio, e nel 1963 quella di Valentina Tereškova, prima don- 3. PRIMO UOMO
na, che viaggiò sulla Vostok 6. La consuetudine prevede che prima di ogni lancio un sacerdote Jurij Gagarin
ortodosso russo in tunica dorata benedica il missile con acqua santa. in missione
nel 1961.

1 2

Album / Fine Art Images / Mondadori Portfolio

3
Nasa

Nasa

136 | Focus
Perché non ci si Dove fiorisce la “Rosa dai mille anni”?
può perdere nella
foresta di Adak?
Sul muro della Cattedrale di Hildesheim, in Germania.
La leggenda narra che, nell’anno 815, Luigi I il
Pio, re dei Franchi, andasse a caccia nella zona
Perché è composta solo da 33 portando con sé una reliquia della Vergine Maria. Un
pini. Si trova sull’isola di Adak, giorno si fermò per far celebrare una Messa nella
nell’arcipelago delle Aleutine, in foresta, dimenticando la reliquia. Quando tornò
Alaska, ed è così piccola che per per recuperarla, la trovò impigliata in un cespuglio
segnalarne l’inizio e la fine basta di rosa. Non riuscendo a liberarla, il re pensò a un
un solo cartello: “You are now segnale divino e fece costruire una cappella intorno
entering and leaving the Adak alla pianta. Nell’XI secolo, la cappella fu trasformata

Shutterstock / Takashi Images


National Forest” (Adesso state in una cattedrale, che nel 1945 venne distrutta dai
entrando e lasciando la Foresta bombardamenti. Poiché la pianta emerse viva dalle
nazionale di Adak). La nascita del macerie, ancora oggi, a maggio, i fedeli vanno ad
boschetto è legata a un aneddoto ammirare la cattedrale ricostruita (Patrimonio Unesco)
che risale alla Seconda guerra e la fioritura della rosa millenaria.
mondiale. Il brigadier generale
Simon Bolivar Buckner Jr guidava
un contingente di circa 6.000
uomini, incaricati di difendere
le isole da potenziali attacchi una ricca collezione di grammofoni
giapponesi. Col prolungarsi della (o fonografi). La visita consente
missione, il morale dei soldati di scoprire interessanti curiosità e
diventava sempre più fiacco, sperimentare come la qualità del suono
anche a causa del clima difficile. sia gradualmente migliorata con il
Johnson Victrola Museum

Il generale, per risollevarli, progredire della tecnologia.


fece piantare alberi di pino per Un’area del museo è dedicata a Nipper,
richiamare il calore delle feste il cane che appare nel logo della casa
natalizie. E ancora oggi gli abitanti discografica His Master’s Voice (La
dell’isola di Adak decorano gli voce del padrone). Il logo è ispirato a
alberi con luci e addobbi.
A cosa è dedicato un celebre quadro di Francis Barraud,

il Johnson
che rappresenta un Jack Russell
Terrier mentre ascolta attentamente

Victrola Museum? il suono che proviene dalla tromba di


un grammofono. Nipper era il cane di
Ai grammofoni. Il museo si trova a Mark, il fratello del pittore, che prima di
Dover, nel Delaware (Usa), è stato morire aveva inciso la propria voce su
fondato nel 1967 e intitolato a Eldridge alcuni dischi. Si racconta che, quando
Reeves Johnson, pioniere delle venivano riprodotti dal fonografo,
Shutterstock

tecniche di riproduzione del suono. il cane si fermasse devotamente


Al suo interno è possibile ammirare ad ascoltare.

Cosa si può acquistare al mercato dei feticci di Akodessewa?


L’occorrente per praticare il voodoo. Il mercato si trova a
Lomè, la capitale del Togo, in Africa, e fornisce il necessario
per praticare rituali di guarigione o protezione. Si tratta di
un enorme cortile polveroso affollato di bancarelle, dove
l’odore di putrefazione pervade tutta l’area, perché la merce
è composta soprattutto da pezzi di corpi animali: teste di
coccodrilli, cani e scimmie, zampe di elefante e scimpanzé,
teschi di gorilla, serpenti essiccati, pelli e provenienti dalle
bestie più svariate. Non occorre essere esperti di voodoo:
nel mercato sono a disposizione anche gli stregoni: basta
AKG_Images/Mondadori Portfolio

consultarli, spiegare loro le proprie necessità e acquistare


l’occorrente per il rituale. Lo stregone farà il resto.
Il voodoo non si pratica mai a scopi malefici, la finalità di
questi rituali è sempre benefica: prosperità, salute, amore. ZN
Uno dei più diffusi serve a propiziare parti gemellari, che in
questa regione sono considerati di ottimo auspicio.

Focus | 137
NATURA
COS’È
DIFFUSA
SOPRATTUTTO
IN AMERICA

“L’ALBERO
CENTRALE, È UNA

Shutterstock
PIANTA
SEMPREVERDE
POTENTEMENTE

DELLA
TOSSICA, IN OGNI
SUA PARTE.

MORTE”?

Mondadori Portfolio/Bios
CUORE VERDE
L’aspetto è
innocente, ma è
meglio non
abbracciare questa
pianta. Shutterstock

È
talmente tossico che quando piove non ci si deve ne- MAI CON LA PIOGGIA. Ma non è soltanto mangiando i suoi frut-
anche avvicinare. L’Hippomane mancinella è un albero ti che si corrono rischi: la sua linfa densa e lattiginosa trasuda
sempreverde della famiglia delle Euphorbiaceae, diffu- anche dalla corteccia e dalle foglie, e può causare gravi ustioni
so ai Caraibi, in Florida, alle Bahamas, in Messico e America se viene a contatto con la pelle: contiene infatti il forbolo, un
Centrale. Può crescere oltre i 15 metri su spiagge costiere o in composto organico irritante di origine vegetale. Il forbolo è
acquitrini di acqua salmastra. Ed è altamente tossico, tanto da idrosolubile, e quando piove viene diluito nella linfa che poi
essere chiamato, in lingua spagnola, “arbol de la muerte”, o al- gocciola dalle foglie al suolo. Per questo, in caso di maltempo,
bero della morte. Anche secondo il Guinness dei primati, l’Hip- non bisogna sostare nelle vicinanze della pianta. Ogni parte
pomane mancinella è l’albero più pericoloso del mondo: i suoi dell’Hippomane mancinella contiene comunque potenti tossi-
frutti sono simili a piccole mele e hanno un sapore gradevole, ne, quindi è vietato anche bruciare la sua legna, poiché il fumo
ma possono provocare fortissimi bruciori, vomito e diarrea, può causare cecità temporanea.
fino alla morte per disidratazione. Roberto Mammì

138 | Focus
LA VITA SULLA TERRA
È NATA DAI FULMINI?
Trilioni di fulmini, caduti in oltre un miliardo di anni, possono avere contribuito
a generare la vita sul nostro pianeta, rilasciando il fosforo necessario a creare
le prime biomolecole di Dna e Rna. È quanto suggeriscono gli scienziati
dell’università britannica di Leeds insieme ai colleghi statunitensi di Yale.
Analizzando la composizione di un pezzo di folgorite, materiale vetroso che si crea
quando un fulmine colpisce il suolo, gli studiosi hanno scoperto la presenza di
frammenti di schreibersite, un minerale raro che si trova nelle meteoriti ferrose e
che reagisce in acqua rilasciando composti del fosforo. Tuttavia, la schreibersite

Mondadori Portfolio/Bios
non proverrebbe dalle meteoriti ma sarebbe stata generata dall’azione dei fulmini:
quando la vita è comparsa sulla Terra fra 3,5 e 4,5 miliardi di anni fa, infatti, questi
erano ormai molto più frequenti dell’impatto di frammenti di corpi celesti, poiché
la maggior parte dei pianeti e delle lune del nostro sistema solare aveva in gran
parte preso forma. Secondo un modello computerizzato, sulla Terra primordiale
si generavano ogni anno fra uno e cinque miliardi di fulmini, contro i 560 milioni di
oggi. Una parte di questi, colpendo le rocce, avrebbe liberato il fosforo reattivo in Esiste una roccia
esse contenuto in quantità sufficiente per dare origine alla vita. R.M.
che galleggia?
È la pietra pomice. Si
forma con un processo
particolare, che inizia
quando viene prodotta nella
fase esplosiva delle eruzioni
vulcaniche: la superficie della lava,
raffreddandosi rapidamente, dà
luogo infatti alla degassificazione,
ovvero libera i gas presenti nel
magma formando cavità che
alleggeriscono la pietra. La pomice
risulta così leggerissima perché
molto porosa, ma soprattutto
ha una densità inferiore a
quella dell’acqua, e quindi può
galleggiare, perché è impermeabile
grazie al fatto che le tante cavità
Shutterstock / Photodigitaal.nl

non sono comunicanti fra loro.


La capacità di galleggiamento è
tale che si formano talvolta vere
e proprie zattere, che restano
alla deriva nell’oceano e possono
essere enormi. Oltre a segnalare
eruzioni vulcaniche sottomarine,
queste isole di pomice sono
preziose per rinnovare gli

Quanto pesa un
ecosistemi perché diventano la
casa di molti organismi. E.M.

fiocco di neve?
I
fiocchi di neve sono costituiti da gruppi di piccoli cristalli di ghiaccio che si forma-
no quando, a causa del freddo, il vapore acqueo presente nell’atmosfera passa dallo
stato gassoso a quello solido. A causa della disposizione delle molecole d’acqua,
quasi tutti i cristalli di neve hanno sei lati, ma la loro forma può variare. Ancora più
AKG_Images/Mondadori Portfolio

variabili sono i fiocchi di neve, che sono composti da decine o centinaia di cristalli
e possono essere invisibili o raggiungere dimensioni di decine di centimetri (il più
grande, di oltre 20 cm, pare che sia stato misurato in Siberia).
MILLIGRAMMI. Qualunque sia la loro taglia, per i nostri standard i fiocchi di neve sono
decisamente leggeri. Uno composto da 100 cristalli (ciascuno dei quali dal peso di 30
microgrammi) peserebbe 3 milligrammi. A.P.

Focus | 139
ECONOMIA

Shutterstock

Cosa c’entra
l’inflazione col
ketchup?
“L’effetto ketchup” in economia
descrive la situazione in cui, dopo
un periodo di assenza di inflazione, SMARTWORKING
Lavorare da soli a
salgono le probabilità che questa
casa a volte è
possa esplodere improvvisamente.
deprimente. Al bar
Infatti, quando si cerca di fare gli sconosciuti fanno
uscire la salsa battendo sul fondo compagnia.
Mondadori Portfolio

della bottiglia capovolta, spesso


una parte del contenuto viene fuori
tutta insieme. Un simile effetto si
può verificare anche in economia: in
assenza di inflazione, ad esempio,
le banche centrali possono creare
nuova valuta per monetizzare il Quali marchi ricordiamo meglio?
debito, apparentemente senza Quelli foneticamente ripetitivi ma non troppo, come Coca-Cola. Lo afferma
ottenere i risultati sperati. Ma una ricerca dell’Università dell’Alberta (Canada), che sostiene che ascoltare
con un aumento eccessivo della i nomi di marchi che contengono questi tipi di suoni possa influenzare
quantità di moneta, rispetto a un l’umore e quindi la capacità decisionale, quando si tratta di scegliere se
corrispondente aumento della frequentare o meno un locale o acquistare un prodotto. Nello studio sono
produzione di prodotti, si avrà una stati inclusi campioni identici di gelato a cui erano stati dati due nomi
domanda superiore all’offerta e un diversi: uno conteneva un suono ripetitivo e uno no. I ricercatori hanno
aumento veloce dei prezzi. E, così citato il nome ad alta voce nella descrizione del prodotto. Nonostante il
come per il ketchup, il rischio è che gelato fosse lo stesso, la maggior parte degli intervistati ha scelto il gusto
alla fine gli stimoli portino a una con il nome ripetitivo. Diversi studi, effettuati su dessert o cellulari, hanno
corsa inflazionistica. R.M. evidenziato risultati simili. Un’eccessiva ripetizione del suono può avere
invece impatto negativo, così come lo sviluppo di un marchio con un
suono che pare innaturale, ad esempio “ranthfanth”. I.P.
Mondadori Portfolio

140 | Focus
PERCHÉ
LAVORIAMO PIÙ
VOLENTIERI AL
BAR CHE A CASA?
IL RUMORE DI FONDO E LE PERSONE CHE AGISCONO INTORNO A NOI POSSONO
STIMOLARE LA CREATIVITÀ E LA CAPACITÀ DI PRENDERE DECISIONI.

P
erché il nostro cervello riceve più stimoli sensoriali e quindi funziona meglio.
Non a caso, molti autori hanno prodotto le loro opere proprio nei caffè, dal
filosofo Jean-Paul Sartre a J. K. Rowling, autrice di Harry Potter. Secondo vari
studi, pubblicati dal 2012 al 2016, un livello di rumore ambientale moderato aumenta
la capacità di pensiero astratto e quindi la creatività, mentre stando a un altro studio
del marzo 2019 questo sottofondo migliorerebbe anche il processo decisionale.
MOTIVAZIONE. I dati indicano inoltre che vedere altre persone concentrate sui loro
compiti rafforza la motivazione e il nostro impegno mentale. E poi ci sono le micro-
variazioni visive e olfattive: gli avventori che vanno e vengono, gli aromi del caffè e
del cibo... Secondo Korydon Smith, professore di architettura presso l’Università di
Buffalo (Usa), anche se non prestiamo loro attenzione, queste attività attorno a noi
stimolano la mente a funzionare in modo più efficiente rispetto a casa. Per di più,
probabilmente al bar anche il caffè è migliore.
Elisa Venco

Qual è
la ricetta
per vendere
di più online? Shutterstock

P
er vendere bene online, i prodotti devono tracking, tecnologia che, tramite sensori, consen-
apparire sullo schermo del tablet o del tele- te di sapere dove sta guardando una persona.
fonino in un modo ben preciso. Una ricerca, CONTESTI COERENTI. Hanno così concluso che i
condotta all’Università di San Diego (California), consumatori davano la stessa attenzione visiva al
dimostra per esempio che i prodotti devono es- prodotto desiderato sia che questo si trovasse in
sere sempre presentati all’interno di un contesto un contesto contenente altri prodotti simili, sia
coerente: ovvero, un gioco da tavolo deve trovarsi che fosse in mezzo a cose che non c’entravano nul-
sullo schermo insieme ad altri giochi in scatola. Se la. Però lo acquistavano molto di più se si trovava
lo si presenta accanto a prodotti che non c’entrano in un contesto coerente. Ciò dimostra che il siste-
nulla è più difficile che venga acquistato. Lo studio, ma che adottano alcuni algoritmi di vendita di mo-
pubblicato su Frontiers in Neuroscience, ha coin- strare al consumatore prodotti diversi all’interno
volto 58 partecipanti, di età compresa tra 18 e 40 di una ricerca (per esempio basandosi sulla pro-
anni, che hanno dovuto prendere 36 decisioni di filazione dell’utente e proponendo articoli che,
acquisto online per prodotti reali con denaro rea- secondo l’algoritmo, dovrebbero interessarlo), in
le. Per valutare quanta attenzione i clienti davano realtà diminuiscono la propensione all’acquisto
ai prodotti, i ricercatori hanno utilizzato l’eye- anziché aumentarla. R.P.
SALUTE
CHE EFFETTO CI FA
L’ODORE DEI NEONATI?
R
ende gli adulti maschi più calmi, mentre, al contrario, AGGRESSIVITÀ. Gli uomini che avevano inalato l’HEX hanno
stimola l’aggressività nelle femmine. Lo ha scoperto un mostrato minore aggressività rispetto a quelli che non l’avevano
team di ricercatori israeliani del Weizmann Institute of fatto, generando rumori più leggeri, mentre le donne a cui era
Science, secondo cui la causa di questi effetti opposti sarebbe la stato fatto odorare l’olio con la molecola producevano rumori
molecola HEX, detta anche esadecanale. Questa molecola può più forti delle altre. Secondo gli scienziati, i risultati sarebbero
essere emessa dalla pelle umana, in particolar modo sulla testa connessi all’aspettativa di vita del neonato: nel regno animale,
dei neonati. Gli studiosi hanno fatto annusare a dei volontari un spesso l’aggressività dei maschi si rivolge contro i piccoli, men-
olio contenente l’esadecanale, comunque inodore, e ad altri lo tre la madre combatte per proteggerli. Così, la secrezione di que-
stesso olio senza alcuna aggiunta. Successivamente, i parteci- sto odore aumenta le probabilità del neonato di sopravvivere,
panti dovevano cercare di spaventare altri soggetti generando grazie a un padre non aggressivo e una madre protettiva.
forti rumori. Roberto Mammì

I globuli rossi
partecipano alla risposta
immunitaria?
I globuli rossi sono le cellule che trasportano
l’ossigeno nel sangue. Si pensava che non avessero
alcun ruolo nella risposta del sistema immunitario,
Shutterstock

ma lo scorso ottobre uno studio statunitense


ha invece dimostrato che anche queste cellule

L’intestino
partecipano alle reazioni che ci difendono dai
batteri e da altri agenti patogeni.

influenza l’umore?
Secondo lo studio, pubblicato su Science
Translational Medicine, sulla superficie dei globuli
rossi è presente una proteina (il recettore TLR9)

S
ì, è in grado di comunicare con il cervello e può anche che si lega al Dna dei batteri che hanno attaccato
influenzarne l’attività. Lo attesta uno studio pubbli- l’organismo. Una volta che il legame avviene, il
cato su  Science  e condotto da un team di ricercatrici globulo rosso è riconosciuto dai macrofagi, cellule
coordinato da Maria Rescigno, dell’Humanitas University. In del sistema immunitario che attivano poi la risposta
sostanza, tra cervello e intestino esiste una stretta correlazio- dei globuli bianchi e la produzione di anticorpi.
ne, un meccanismo per cui un’infiammazione intestinale può Questo riconoscimento determina la distruzione del
riversarsi sulla mente umana attraverso il plesso coroideo, globulo rosso, che viene letteralmente inghiottito
una membrana vascolare che permette l’ingresso di sostanze dai macrofagi. Per questo motivo, in alcuni pazienti
nutritive nel cervello e filtra il liquido cerebrospinale. Questa con infezioni batteriche in uno stadio avanzato
membrana agisce come un cancello e, all’occorrenza, si chiude. si osserva anche una forte anemia: condizione
ANSIA. Una funzione fino a oggi sconosciuta: «A livello del ples- caratterizzata proprio dalla carenza di globuli rossi
so coroideo abbiamo documentato il meccanismo che blocca (nella foto al microscopio elettronico). M.Fr.
l’ingresso nel cervello di segnali infiammatori originati nell’in-
testino e migrati verso altri organi grazie al flusso sanguigno. A
tale fenomeno è associato un isolamento del cervello dal resto
dell’organismo che è responsabile di alterazioni comporta-
mentali, tra cui l’insorgenza di stati di ansia», spiega Resci-
gno. «Questo significa che tali condizioni del sistema nervoso
centrale sono parte della malattia e non solo manifestazioni
secondarie». Insomma, ora abbiamo le prove che la comu-
Mondadori Portfolio

nicazione intestino-cervello è alla base di una corretta


attività cerebrale e questo apre importanti domande
su tante altre patologie. L.D.S.
TENEREZZA
Il profumo dei
neonati rende gli
uomini più calmi e
tranquilli.

Mondadori Portfolio
Perché con l’età i maschi hanno
le sopracciglia più spesse e le donne più sottili?
Perché gli ormoni influenzano la velocità di ricambio e la crescita dei peli,
determinando negli anni conseguenze opposte per i maschi rispetto alle femmine.
Nei primi la pelosità è influenzata dai livelli di androgeni (in modo particolare dal
diidrotestosterone), che restano elevati fino alla vecchiaia: invece nelle seconde
dagli ormoni femminili, detti estrogeni, i quali impattano sulla crescita e sul
diametro dei peli, decrescono dopo la menopausa. Tuttavia negli uomini non tutti
i follicoli piliferi reagiscono ugualmente alle sollecitazioni ormonali. Quelli delle
sopracciglia, dentro il naso e nelle orecchie sono più sensibili a essi, e dunque
in quelle zone i peli crescono più velocemente attorno ai 70 anni che da giovani;
sulla cute della testa, al contrario, gli stessi ormoni miniaturizzano i peli, creando
Mondadori Portfolio

una “lanugine” non sufficiente a coprire la frequente calvizie. In compenso, man


mano che invecchiano le donne vedono le sopracciglia e capelli assottigliarsi, ma
sono meno soggette alla calvizie. E.V.

Si può predire l’insorgere dell’Alzheimer?


Oggi è possibile con una precisione che sfiora il 100%. Il merito
è di uno scanner neuronale messo a punto da un’equipe di
ricercatori internazionale, in grado di rilevare tutti quei lievi
mutamenti che avvengono nel cervello e nel corpo prima che
il disturbo si palesi. Una diagnosi precoce è fondamentale per
attuare le contromisure necessarie e affrontare l’Alzheimer sin
dalle primissime fasi con i trattamenti attualmente a disposizione.
Il processo per arrivare alla creazione dell’intelligenza artificiale
alla base del funzionamento del macchinario è stato spiegato su
Diagnostics. I ricercatori hanno istruito la rete neurale con 51.443
scansioni cerebrali su cervelli sani e malati a ogni stadio. Altre 27
mila immagini sono servite per convalidare l’algoritmo, in grado di
identificare l’Alzheimer precoce con una precisione del 99,99% e
Getty Images

quello tardivo con un tasso di successo del 99,95%. S.V.

Focus | 143
SOCIETA LE MIGLIORI TRE LE PEGGIORI TRE

1 CANBERRA,
AUSTRALIA
Miglior risultato nel basso
1 WASHINGTON, USA
Le ricerche su Internet
relative ai sonniferi nella
inquinamento sonoro capitale statunitense
e luminoso, con un sono le più numerose
punteggio di 80,82 in assoluto. La città
su 100. registra 224 ricerche
ogni 100.000 persone.

2 VIENNA, AUSTRIA

Owarai-shinj
Inquinamento
sonoro molto basso. 2 SANTIAGO, CILE
La qualità dell’aria
a Santiago è la
Che cosa è il 3 LUSSEMBURGO
Solo il 7,6% dei
peggiore, tra tutte
le città analizzate
“rito della risata” residenti lavorano
più di 48 ore alla
nello studio, con un
punteggio di soli
in Giappone? settimana, ottima
qualità dell’aria.
17,72 su 100.

SAN JOSÉ,
Una fragorosa risata di massa
lunga almeno venti minuti.
3 COSTA RICA
San José
È la magia dell’Owarai Shinji, registra il livello
cerimonia che si tiene ogni anno di umidità più
nel santuario shintoista Hiraoka alto in assoluto
(83%)
a Higashiosaka. Un rullo di
tamburi Taiko è seguito da una
lunghissima risata di sacerdoti e
fedeli (fino a 3.000), seguita da
una competizione dove vince
“chi ride meglio”. Si tratta di un
rituale sacro, ispirato a una antica
leggenda: un giorno la dea del sole
Amaterasu, infuriata col fratello
Susanoo, si ritirò in una grotta e il
mondo piombò nell’oscurità; uscì
solo perché attratta dalle risate
della festa che, astutamente, gli
altri dèi avevano organizzato per INSONNIA
lei perché il mondo riacquistasse La città dove si
la sua luce. Così ancora oggi dorme peggio è
si inviano risate al sole come Washington, ma
neanche a Roma
preghiera di felicità. C.G.
si riposa

Shutterstock (2)
benissimo.

QUALI SONO LE CITTÀ


DOVE SI DORME PEGGIO?
F
SONO TANTI I orse è colpa dei mal di testa da politica, ma glese per la quale sono stati considerati parametri
FATTORI CHE a Washington, la capitale degli Stati Uniti, si associati al sonno come il clima, il numero medio
POSSONO RENDERE dorme così male da far registrare il record di di ore di lavoro, la qualità dell’aria, l’inquinamen-
DIFFICILE IL SONNO. ricerche sul Web relative ai sonniferi; non va benis- to luminoso e sonoro: a causa di un ambiente ina-
A PARTIRE simo neppure a Santiago del Cile (la qualità dell’aria deguato, infatti, nell’arco di una vita si possono
DALL’INQUINAMENTO. scadente penalizza il riposo) ed è nella top ten delle perdere migliaia di ore di sonno. Per notti ripo-
città insonni anche Roma, a causa di luci e rumori santi serve però anche essere in forma, sottolinea
che,assiemeaun’ariapocorespirabile,disturbanole la Sleep Foundation Usa, secondo cui tutte le me-
notti degli abitanti. A Canberra in Australia e a Ber- tropoli in cui non viene favorito il moto grazie a
na in Svizzera, invece, si dorme benone grazie all’a- parchi, piste ciclabili e simili rischiano di rendere
ria mediamente buona e all’ambiente tranquillo. insonni i cittadini.
RESTARE IN FORMA. Lo sostiene un’indagine in- Elena Meli

144 | Focus
Una minoranza può far cambiare
idea alla maggioranza?
Sì, e per capire come Ming Cao e Jan Willem Bolderdijk dell’Università
di Groninga (Paesi Bassi) hanno seguito due approcci diversi: il primo
ha creato una “società” dove agenti virtuali riproducevano le dinamiche
umane, il secondo ha condotto con volontari la simulazione di una
azienda indecisa su quale di due prodotti lanciare. «Abbiamo ottenuto

Getty Images
risultati convergenti: una minoranza ha successo solo se insiste senza
tregua nel portare avanti le sue idee, così mantiene quelli già convinti

Chi sono “The 9.9


e porta pian piano dalla sua parte i contrari, con un effetto valanga»,
hanno spiegato su Nature Communications. Per esempio, nel caso

percent”?
della simulazione di azienda, quando alle decisioni partecipavano
(in incognito) due robot che insistevano testardamente sull’idea
La percentuale della popolazione minoritaria, quasi sempre tutti finivano per convergere sulla loro scelta.
che, secondo l’analisi molto «Quanto scoperto è utile per gli attivisti che promuovono cause difficili:
commentata del filosofo Matthew se pensate di essere nel giusto, non scoraggiatevi e insistete». A.S.
Stewart, rappresenta una nuova
aristocrazia, basata non più sul
merito ma sul diritto ereditario,
che tiene bloccato negli Usa
l’ascensore sociale, cioè la
possibilità di crescita delle classi
più povere.
Nel volume The 9.9 percent,
Stewart, dati economici alla
mano, prende in esame il
decimo degli americani che per
reddito e posizione sociale, o
per influenza politica, riesce
a fare una vita privilegiata e
al contempo può influenzare

Getty Images
l’esistenza di tutti gli altri. Fino
a oggi si era parlato dello 0,1%
dei superricchi, i “Paperoni” che
detengono una ricchezza pari a
quella del 90% della popolazione
Usa, ma ora si accendono i

Ne sappiamo
riflettori su quell’upper-middle
class che si caratterizza ormai

più noi o i nostri


come un’aristocrazia. E in
effetti la mobilità sociale, che

antenati?
un tempo sembrava giustificare
la disuguaglianza, da molti anni
negli Usa è in netto calo. L.D.S.

S
iamo noi a “saperne di più”, ma molte delle informazio-
ni oggi a disposizione sono probabilmente inutili se non
sbagliate, poiché raccolte in gran parte dal Web, fonte di
informazione che recentemente tende a soppiantare i vecchi me-
todi di apprendimento delle nozioni orali e scritte e che non è
sempre attendibile.
PIÙ INFORMATI, MENO INTELLIGENTI. Uno studio dell’Univer-
sità della California (Usa) ha calcolato che un cervello umano
immagazzina in media ogni giorno l’equivalente di 34 gigabyte
di informazioni, per una capacità stimata in circa un milione di
gigabyte (oltre 31.000 iPhone). Ma se è vero che più si va indietro
nel tempo e più i “giga” raccolti diminuiscono, è anche possibile
ipotizzare che in precedenza fossimo più “intelligenti”. A sug-
gerirlo è stata una ricerca dell’Università di Stanford (Usa) del
2014, che ha ipotizzato come la sempre crescente esposizione
Shutterstock

alle informazioni abbia reso nei secoli meno severa la se-


lezione naturale nei riguardi dei meno intelligenti. S.V.

Focus | 145
ARTE E CULTURA
CHI FU LA DONNA PIÙ
RITRATTA AL MONDO?
LA FIGURA FEMMINILE PIÙ DIPINTA È
QUELLA DELLA MADONNA. MA SE SI
PARLA DI RITRATTI DAL VERO...

F
u l’artista francese Suzy Solidor,
al secolo Suzanne Louise Marie
Marion, nata il 18 dicembre del
1900 a Saint Servant, un villaggio della
Bretagna. Suzanne non era stata rico-
nosciuta dal padre, un avvocato presso
cui la madre prestava servizio come
donna delle pulizie, e sul finire degli
anni Venti si trasferì a Parigi assumen-
do lo pseudonimo di Suzy Solidor, dal
nome di un quartiere di Saint Servant
in cui aveva vissuto. Nella capitale fran-
cese sarebbe presto divenuta un sim-
bolo dell’emancipazione femminile,
nonché la donna più ritratta al mondo.
NIGHT CLUB. Nel 1932, infatti, Suzan-
ne fu la prima donna ad aprire e ge-
stire un night club, l’elegante La Vie
Parisienne, dove si esibiva con suc-
cesso come cantante rappresentando
apertamente la propria omosessua-
lità. Il locale notturno amplificava la
sua celebrità, che la portò anche a dei
ruoli cinematografici e a posare per
oltre 220 artisti, fra cui Tamara de
Lempicka (autrice del suo ritratto a
destra), Pablo Picasso, George Braque,
Francis Picabia o il fotografo Man Ray.
All’interno del suo locale era arrivata
a esporre 39 ritratti di sé stessa, rea-
lizzati da diversi artisti in visita. Suzy

Mondadori Portfolio
Solidor si spense all’età di 82 anni a
Cagnes-sur-Mer, nel 1983.
Roberto Mammì

Perché Dante nei dipinti


è sempre vestito di rosso?
L’abito rosso che il Sommo Poeta indossa in gran parte dei dipinti in realtà era la
Album/Fine Art Images/Mondadori Portfolio

sua “divisa” da speziale. Questi erano gli “antenati” dei farmacisti che ai tempi
dell’Alighieri vendevano erbe medicinali, spezie, cosmetici e preparati di varia
natura. Dante non svolgeva la professione, ma se non si fosse iscritto a questa (o
un’altra) delle Arti cittadine, non avrebbe potuto partecipare attivamente alla vita
politica della sua amata e ingrata Firenze: queste erano infatti le regole tra il XIII e
il XIV secolo. Inoltre, le competenze prescritte per aderire alla corporazione degli
speziali gli furono utili per descrivere i sintomi delle malattie che si ritrovano in più
passi dell’Inferno, per testimonianza diretta e con precisione. I.M.

146 | Focus
Perché in molte
statue romane
c’è una linea
sul collo?
Questa curiosa caratteristica, tipica delle
sculture di età imperiale, è dovuta al fatto che
la loro testa era rimovibile, in modo da poter
essere sostituita all’occorrenza con quella di

Ham - Opera
un altro statista. Dietro tale scelta c’era una
ragione pratica, scaturita dai fatti accaduti

Quale fu il primo museo


tra il 68 e il 69, quando, nell’arco di due
anni, si succedettero ben cinque imperatori.
pubblico (tuttora attivo)? Al suicidio di Nerone, il 9 giugno 68, seguì
la nomina di Galba, la cui guida durò fino
Il British Museum di Londra, nato nel 1753 e aperto a al 15 gennaio 69, quando fu assassinato
tutti dal 1759. Il primato spetterebbe altrimenti ai Musei dai pretoriani che insediarono al suo posto
Capitolini, inaugurati qualche decennio prima, ma la cui Otone. Quest’ultimo durò fino al 16 aprile
completa apertura al pubblico avvenne solo nel 1771. Le dello stesso anno, rimpiazzato poi da Vitellio,
prime collezioni del British Museum furono accumulate che rimase imperatore
dal medico Hans Sloane, facoltoso esponente fino al 22 dicembre. Dopo
della Royal Society (illustre associazione scientifica sette mesi di trono vacante,
britannica), che nel 1753 le volle lasciare al sovrano infine, ebbe inizio il regno
britannico Giorgio II per la somma di 20.000 sterline. della dinastia dei Flavi,
Col sostegno del Parlamento inglese, venne quindi inaugurato da Vespasiano
predisposto un ampio spazio espositivo e sei anni dopo (foto). Per poter rispettare le
il British Museum aprì finalmente i battenti al pubblico. consegne delle nuove statue
Affermatosi come un’istituzione a sé stante, ovverosia imperiali, si diffuse dunque
Album/Mondadori Portfolio

come una proprietà non reale e nemmeno ecclesiastica, tra gli scultori la pratica di
il British Museum scelse fin da subito di garantire preparare prima i busti, in
l’accesso ai visitatori in modo del tutto gratuito, e questa modo da dover poi scolpire,
prassi, diffusa anche in altri musei anglosassoni, dura all’ultimo momento, solo le
ancora oggi, almeno per quanto riguarda le esposizioni teste. S.V.
“permanenti”. M.L.

Perché la musica preferita


fa venire i brividi?
Quando si ascolta una canzone particolarmente piacevole, diverse
aree del cervello si attivano contemporaneamente, scatenando
un’ondata di piacere. I ricercatori dell’Università di Borgogna-Franca
Contea hanno fatto ascoltare a 18 persone 90 estratti musicali per
15 minuti. I volontari, già soliti provare brividi durante l’ascolto della
loro musica preferita, hanno segnalato quando raggiungevano il
picco di piacere nel corso dell’esperimento. L’elettroencefalogramma
ad alta intensità che monitorava la loro attività cerebrale ha
quindi dimostrato che il fenomeno della “pelle d’oca” si manifesta
quando iniziano a registrarsi impulsi elettrici a bassa frequenza, le
cosiddette onde Theta, in diverse regioni del cervello: nella corteccia
orbitofrontale, coinvolta nell’elaborazione delle emozioni, nell’area
motoria supplementare, collegata al controllo dei movimenti, e nel
lobo temporale destro, implicato nell’elaborazione e nel gradimento
della musica. L’attivazione simultanea di queste tre aree accende
il sistema di ricompensa che genera un rilascio di dopamina, il
Shutterstock/Merla

neurotrasmettitore del piacere. Questo processo, insieme alla


piacevole attesa dei passaggi preferiti del brano, causa i brividi. R.M.

Focus | 147
CIBO
Quante olive ci In collaborazione con FICO, il Parco del cibo di Bologna

sono in una Circa 3.600. Infatti, il prodotto ottenuto corrisponde al 15-18% del peso della
materia prima. Questo risultato può variare in modo sensibile in quanto è
bottiglia da 1 litro legato ad alcuni fattori: calibro dei frutti, varietà dell’oliva, epoca di raccolta,

d’olio extravergine?
andamento climatico, annata, area di coltivazione, sistema di estrazione.
La fase perfetta per la raccolta delle olive è l’invaiatura, cioè la fase di
maturazione in cui avviene il viraggio dal verde intenso a una colorazione
finale che varia a seconda della cultivar (la varietà agraria). Raccogliendo
le olive a maturazione iniziale si ottiene un olio dal sapore fruttato, più
amaro e piccante perché più ricco di polifenoli e salutare in quanto carico
di proprietà antiossidanti. L’olio Evo (Extra Vergine di Oliva) è un ingrediente
insostituibile sulle nostre tavole e un potente alleato di bellezza e salute. Nella
classificazione degli olii troviamo l’olio extravergine (con acidità inferiore
allo 0,8%), l’olio vergine (con acidità fino al 2%) e l’olio lampante (un tempo
utilizzato nelle lampade) molto acido e sgradevole. Una curiosità? Al parco
del cibo di Bologna puoi camminare sotto olive giganti che pendono dal
cielo e incontrare la ricostruzione di due titaniche bottiglie d’olio, inclinate
esattamente come le famose torri bolognesi. www.fico.it

PERCHÉ IL
CAPPELLO
DA CHEF HA
LE PIEGHE?
LA TRADIZIONE LEGA IL NUMERO
DI PIEGHE ALL’ABILITÀ DEL CUOCO.
IN PARTICOLARE NELLA
PREPARAZIONE DELLE UOVA.

Quanto cibo Siamo più virtuosi di quanto crediamo, almeno stando ai risultati di uno studio
dell’Osservatorio sprechi alimentari del Crea (Consiglio per la Ricerca in

sprechiamo agricoltura e l’analisi dell’Economia Agraria) che per la prima volta ha indagato,
su un campione di oltre mille famiglie italiane seguite per tre anni, quanto cibo

davvero?
buttiamo davvero nella spazzatura e quanto questo ci costi. I dati mostrano che
tutte le settimane ogni famiglia spreca appena 350 grammi di cibarie per un
valore di circa un euro, pari al 4% del peso e del costo degli acquisti alimentari
settimanali. I ricercatori sottolineano che tutto il cibo cotto in genere viene

148 | Focus
Perché la nostra
percezione
cambia se lo
stesso cibo è
caldo o freddo?
La temperatura di un piatto può
ingannarci sul suo reale contenuto
calorico e questo ci spingerebbe
a mangiare più cibi freddi, inclusi
dessert e bevande. È quanto hanno
scoperto i ricercatori della Grenoble
École de Management, in Francia,
che in una serie di studi hanno
Getty Images

esaminato le abitudini alimentari


di oltre 2.600 persone adulte di
tutte le età fra Stati Uniti, Brasile e

RIDERE FA VENIRE FAME? Francia. I risultati mostrano che la


maggior parte delle persone ritiene
Una ricerca della un piatto caldo più nutriente, oltre
Loma Linda che appetitoso, mentre lo stesso

I
l numero delle pieghe presenti su un University (California) piatto servito freddo viene percepito
cappello da chef, secondo una diffusa ha sottoposto 14 pazienti alla come meno calorico. Ma si tratta
leggenda, è considerato un indice dell’a- visione di un video di 20 minuti di di convinzioni errate, in grado di
bilità di chi lo indossa. In particolare, si at- diverso genere, dal drammatico influenzare i giudizi e le preferenze
tribuirebbe a ogni piega la padronanza di alla commedia. I ricercatori dei consumatori: i partecipanti, ad
una ricetta per cucinare le uova, che può hanno misurato la pressione esempio, erano disposti a pagare il
manifestarsi fino a un massimo di 100 pie- sanguigna di ogni esaminato e 25% in più per un alimento servito
ghe. Nella storia, il caratteristico cappello prelevato campioni di sangue caldo. I motivi dipendono da fattori
a forma di fungo dei cuochi, in tessuto di prima e dopo la visione del fisiologici, psicologici o culturali:
cotone pieghettato alla base, detto “toque video. Sono stati poi analizzati i nella maggior parte delle culture,
blanche”, si deve allo chef francese Marie livelli di leptina e grelina, ormoni infatti, si attribuisce ai cibi caldi un
Antoine Carême (1784-1833) e nasce dall’e- coinvolti nell’appetito. alto potere saziante, e per questo
sigenza di tenere i capelli e le gocce di sudo- È emerso che i contenuti seri rappresentano una parte importante
re lontani dai piatti cucinati. non avevano particolari effetti, dei pasti principali. Questa credenza
RICAMBIO D’ARIA. Altezza, tessuto e colore mentre quelli comici riducevano può essere dovuta al fatto che
rispondono a precise ragioni di funzionalità la produzione di leptina, ormone digeriamo più facilmente il cibo
e di igiene: la forma allungata del cappello che provoca senso di sazietà, caldo e ci aspettiamo che sia più
serve a creare sopra il capo uno spazio suf- mentre aumentava il livello di gustoso. Inoltre, le persone che
ficiente a garantire un ricambio continuo grelina, che stimola l’appetito, optano per alimenti freddi tendono a
dell’aria ed evitare un eccessivo riscalda- come accade dopo sottovalutarne il valore nutrizionale,
mento della testa in un ambiente come la l’esercizio fisico. consumandoli in misura superiore
cucina saturo di vapori; il tessuto di cotone La ricerca fornisce nuove al dovuto e assumendo così
permette la traspirazione; il colore bianco potenziali opzioni per i pazienti maggiori quantità di calorie, grassi e
consente infine frequenti lavaggi anche con che non possono compiere carboidrati. R.M.
acidi candeggianti. attività fisica per aumentare il
Shutterstock

Alberto Cammelli senso di fame. I.P.


Shutterstock

consumato, portando a una percentuale piccola di avanzi, ma anche


che il prezzo degli alimenti conta parecchio: tendiamo infatti a buttare
pochissimo i prodotti con un alto costo unitario mentre quelli economici
vengono gettati in maggior quantità. Confezioni più piccole dei cibi
meno cari (magari con un occhio alla scelta di imballaggi sostenibili)
ci aiuterebbero perciò a sprecare ancora meno a tavola con benefici
per il portafoglio ma anche per l’ambiente, visto che per produrre ogni
alimento servono risorse, materie prime ed energia. E.M.
SPORT
PERCHÉ I LOTTATORI DI
SUMO PRIMA DI SFIDARSI
LANCIANO DEL SALE?
I
ANCHE IN GIAPPONE l motivo di tale caratteristico gesto deriva dal fatto che la cultura giapponese, al pari di altre,
SI TEME LA MALASORTE, attribuisce al sale uno speciale potere “purificatore”, utile in questo caso a preservare la sa-
E PER ALLONTANARLA cralità del terreno (dohyo) in cui si svolgono gli incontri di sumo (sport risalente al VI secolo
DAI LOTTATORI... e le cui radici affondano in rituali religiosi). È quindi per allontanare la malasorte, ovvero per
propiziare un combattimento senza infortuni (né per sé, né per l’avversario) che, prima di ogni
sfida, i lottatori (detti rikishi o sumotori) usano lanciare una corposa manciata di sale per aria.
GESTO SCARAMANTICO. Per mettere in atto il tradizionale, scaramantico gesto, ogni lottatore
tiene sempre a portata di mano un apposito cestino ricolmo di sale (in genere si va dai 200 gram-
mi al mezzo chilo), che lancia poi con una sola mano e con gestualità volutamente scenografica,
apprezzata dagli spettatori. Peraltro, il lancio improvviso del sale di fronte al proprio avversario
ARCO SALATO può essere talvolta finalizzato a deconcentrare quest’ultimo.
Lo scenografico Matteo Liberti
lancio di sale
di un lottatore
di sumo prima
della gara.

Shutterstock

150 | Focus
CHE CI
FA LÌ?
Considerando che la
foto è stata scattata
a Perth (Australia),
non è poi strano che
ad attraversare il
campo da golf non
sia un leprotto ma...
un canguro.
E d’altra parte il
giocatore,
imperturbabile,
Getty Images

sembra abituato al
passaggio di questi
saltellanti visitatori.

Qual è il segreto per non


sbagliare un calcio di rigore?
Non basta non aver paura, come cantava Francesco De Gregori:
per calciare la palla in rete occorre anche non pensare troppo
a quanto sia decisivo il gol. Facile a dirsi e forse meno a farsi,
quando magari c’è in ballo una finale dei Mondiali; però è il “trucco”
giusto secondo Max Slutter dell’Università olandese di Twente,
che ha studiato l’attività cerebrale dei calciatori al momento del
penalty piazzando loro sulla testa uno speciale caschetto per
la spettroscopia funzionale. I giocatori hanno calciato in varie
situazioni, dall’amichevole alla finale per un premio, e i risultati
sono stati netti: in chi è capace di segnare anche sotto maggior
pressione si attiva soprattutto l’area cerebrale per il controllo

Shutterstock
motorio, in chi fa cilecca si accende di più l’area prefrontale
connessa al pensiero a lungo termine.

Perché è meglio
«Questi calciatori, che in un match sono capaci di
piazzare un tiro preciso a un compagno distante 50

allenarsi al freddo?
metri, al momento del calcio dal dischetto hanno
pensato alle conseguenze del rigore e questo li
ha distratti, facendoli sbagliare un tiro da solo 11

A
metri. In futuro negli allenamenti sarebbe utile
nche se non è certo una pratica piacevole, svolgere attività
insegnare agli atleti ad attivare solo le parti del
fisica a basse temperature fa bene alla nostra salute fisica
cervello utili a segnare anche nei momenti più
e psicologica, come ha evidenziato, tra le altre, una ricerca
delicati di una partita», conclude Slutter. E.M.
condotta dalla Laurentian University di Greater Sudbury (Cana-
da). Dopo aver fatto allenare 11 volontari adulti di varie costitu-
zioni fisiche a due diverse temperature (a zero e a 21 gradi), questi
ESPA Photo Agency/Cal Sport Medi/Mondadori Portfolio

sono stati sottoposti a una serie di analisi che hanno misurato i


loro livelli di insulina, glucosio e trigliceridi, dimostrando come
l’esercizio al freddo bruciasse più grassi.
PIÙ SANI. Allenarsi d’inverno ha anche numerosi altri vantaggi:
secondo uno studio della Aston University di Birmingham (Regno
Unito), tale pratica è infatti in grado di tenere a bada la classica
“depressione invernale”, facendo salire i livelli di serotonina, en-
dorfina, dopamina, ossitocina e norepinefrina (cosiddetti ormoni
del benessere) e riuscendo tra l’altro a migliorare la circolazione
cardiovascolare e a rinforzare il sistema immunitario. M.M.
UNIVERSO
COME, NELLO SPAZIO,
SI SONO CREATI TUTTI
GLI ELEMENTI CHIMICI?
PUÒ SEMBRARE STRANO, MA NELL’UNIVERSO CI SONO SOLO SEI FENOMENI (PIÙ UNO, L’UOMO) CHE HANNO CREATO E
CREANO TUTTORA GLI ELEMENTI DELLA TAVOLA PERIODICA. SI TRATTA IN TUTTI I CASI DI FENOMENI CHE HANNO A CHE
FARE CON L’EVOLUZIONE DELLO SPAZIO E DELLE STELLE, LEGATI ALLE REAZIONI DI FUSIONE NUCLEARE. ECCOLI.

BIG BANG. Dopo pochi minuti dalla na- ni e, successivamente, per fusione nucle- re la fusione di questi nuclei atomici per
scita dell’universo, l’energia in circola- are, all’idrogeno, all’elio e a piccolissime produrne di più complessi e pesanti.
zione diminuì abbastanza da permettere quantità di litio. L’universo poi iniziò a ESPLOSIONE DI STELLE MASSICCE.
alle particelle più semplici di unirsi tra raffreddarsi così velocemente che non ci Dopo alcune centinaia di milioni di anni
loro, per dare origine a protoni e neutro- fu più l’energia sufficiente per consenti- dal Big Bang, l’idrogeno e l’elio formaro-

BANG. STELLE DI PICCOLA STELLE MASSICCE.


l Big Bang, 13,8 MASSA. Le stelle Le stelle massicce
iardi di anni fa, come il Sole formano elementi
si produssero solo formano diversi fino al ferro poi,
idrogeno, elio e un elementi, fino al esplodendo, molti
po’ di litio. piombo. dei successivi.

GGI COSMICI. FUSIONE DI STELLE ESPLOSIONE DI


eragendo con DI NEUTRONI. NANE BIANCHE.
mosfera, La collisione tra Il fenomeno forma
ossono formare due astri di questo diversi elementi, tra
elementi come tipo produce cui cromo, nichel e
berillio e boro. elementi pesanti. manganese.

ZN

Alcuni elementi
si formano in
processi diversi,
come mostrato
dai colori.

152 | Focus
no le prime stelle. All’interno di stelle di trasformazioni, portano a nuovi elemen- che possono colpire la nostra atmo-
grande massa si verificarono (come ac- ti chimici, fino al piombo. sfera trasformando alcuni elementi in
cade ancora oggi) reazioni nucleari che, FUSIONE DI STELLE DI NEUTRONI. Una altri più leggeri come il berillio, il litio
partendo dalla fusione di quei primi ele- stella di neutroni è ciò che può rimane- e il boro.
menti, portarono alla formazione di altri re dopo l’esplosione di una supernova. L’UOMO. Alcuni elementi non esistono
elementi, come il carbonio, la cui fusione A volte accade che due di queste stelle si in natura perché in genere sono insta-
dà origine all’ossigeno e così via, fino al trovino a orbitare una attorno all’altra, bili, e si trasformano in altri elementi
ferro. A quel punto l’energia interna del- avvicinandosi sempre più fino a scon- più semplici in tempi molto brevi. Ma
le stelle non è in grado di produrre altri trarsi e a fondersi. Il fenomeno porta alla possono essere prodotti dall’uomo.
elementi per fusione e si avviano processi formazione di vari elementi pesanti, tra Luigi Bignami
che portano la stella ad esplodere dando cui l’oro.
vita a una supernova. L’energia emessa ESPLOSIONE DI NANE BIANCHE. Le
nell’esplosione è poi sufficiente per sin- nane bianche sono ciò che resta di stelle
tetizzare la maggior parte degli elementi di massa medio-piccola al termine della Come si costruisce
più pesanti del ferro. loro vita. A volte sottraggono materiale
STELLE DI PICCOLA MASSA. Queste stel- a una stella vicina e in questo modo si un’astronave
le non sono abbastanza calde per forma-
re direttamente alcuni elementi fino al
innescano processi che possono portare
all’esplosione della nana bianca, con la
lunga 1 chilometro?
ferro ma non esplodono come superno- formazione di vari elementi chimici. Assemblandola nello spazio,
vae. Tuttavia possono far unire neutroni RAGGI COSMICI. Si tratta di flussi di par- come già fatto per la Stazione
con nuclei leggeri che, dopo una serie di ticelle cariche, in maggioranza protoni, Spaziale Internazionale o per
la cinese Tiangong 3, ma con
una notevole differenza nelle
SINTESI DA PARTE DELL’UOMO. Questi elementi non tempistiche e nella difficoltà
si trovano in natura perché instabili, ma possono realizzativa. Ad aver pensato al
essere sintetizzati artificialmente in laboratorio. titanico progetto sono stati gli
scienziati della National Natural
Science Foundation of China, che
hanno proposto la costruzione di
una immensa navicella (simile a
quelle viste in Star Wars o in Star
Trek) e ricevuto dal governo un
finanziamento di 2,3 milioni di
dollari per iniziare a pensarla.
Ma si tratta di un’impresa
gigantesca. Al di là dei tempi
(secondo le previsioni l’astronave
non sarà pronta prima del 2245)
e dei costi (una stima molto
approssimativa parla di 3.000
miliardi di dollari), la sfida più
grande sarà costruire un velivolo
al contempo solido e leggero, che
non precipiti sulla Terra a causa
dalla sua massa e che sia in grado
di restare nell’orbita bassa del
Pianeta, ospitando stabilmente
migliaia di astronauti, e possa
fungere da “ponte” per missioni
verso altri pianeti o lune. S.V.
Shutterstock/3000ad
PSICHE VALORI
Le favole possono
dare un piccolo ma

Perché
importante
insegnamento ai

dovremmo ragazzini.

rifarci il letto
la mattina?
L’abitudine di rimettere a
posto il letto appena svegli
può avere notevoli vantaggi
psicofisici. Non a caso, tra i
consigli per dormire meglio
indicati nel 2021 dalla National
Sleep Foundation, c’è quello di
riordinarsi il letto. Altre ricerche
hanno indicato in tale rituale
addirittura un primo passo
verso il successo perché fare il
letto significherebbe tagliare il
primo traguardo della giornata,
incamminandoci sulla strada
giusta per raggiungere obiettivi
produttivi più importanti. In
generale, numerosi studi, tra
cui una ricerca dell’Università
di Princeton (Usa), ritengono
che vivere in un ambiente
ordinato e pulito favorisca la
concentrazione, diminuendo
ansia e stress. Organizzare
i propri spazi eliminando il
disordine permette, infatti, di
creare un ambiente ideale anche
per concentrarsi. M.M.

PERCHÉ NELLE STORIE


PER BAMBINI IL
BENE VINCE SEMPRE?
P
NEI FILM, NELLE SERIE erché è utile: leggere o guardare film che scenti tra i 10 e i 14 anni una storia manipolata
TV E NEI ROMANZI, contengono insegnamenti morali sul in cinque modi diversi per esaltare uno dei valo-
IL PROTAGONISTA bene e il male, e mostrano ciò che è giusto ri considerati, mentre la quinta versione faceva
BUONO TRIONFA e ciò che è sbagliato, può insegnare a bambini e apparire i personaggi come disonesti.
SU QUELLO CATTIVO. ragazzi a comportarsi in modo più retto. Lo ha IL BENE E IL MALE. In un secondo momento
verificato una ricerca dell’Università di Buffalo hanno sottoposto i ragazzini a un questiona-
(Usa). Gli studiosi si proponevano di valutare rio specifico sui valori e hanno concluso che, a
quattro valori morali specifici (cura verso gli seconda della versione della storia che ciascu-
altri, equità, lealtà e rispetto per l’autorità) per no di loro aveva letto, l’importanza degli inse-
capire se l’importanza attribuita dai bambini a gnamenti morali era aumentata (ma non per i
questi valori poteva essere aumentata. Hanno ragazzi che avevano letto la storia amorale).
fatto leggere a un campione di 200 preadole- Raffaella Procenzano

154 | Focus
Shutterstock
Chi è più a rischio di non
staccarsi dalle serie tv?
Se si è impulsivi, poco predisposti alla
pianificazione e magari in uno stato
emotivo un po’ confuso, sarebbe meglio
scegliere un altro passatempo. Chi
infatti ha queste caratteristiche, stando
a una ricerca dell’Università di Cracovia
(Polonia), può finire più spesso per
incollarsi a una serie tv per ore. Se poi
lo si fa per sfuggire ai problemi o alla
noia, o per provare emozioni positive che
altrimenti sembra di non essere capaci di
sperimentare, la strada verso l’abbuffata
televisiva è segnata. A parziale discolpa
degli “insaziabili”, gli autori dello studio
sottolineano che molte serie rendono
arduo staccarsene perché sfruttano
l’effetto cliffhanger, cioè facendo finire
Mondadori Portfolio

ogni puntata proprio sul più bello. In più,


i pochi secondi a disposizione prima della
riproduzione automatica dell’episodio
successivo favoriscono la perdita di
controllo. Non bastasse, vederne una ben
congegnata aumenta la produzione di
Che cos’è la “vigoressia”? neurotrasmettitori della gratificazione come
dopamina ed endorfine, rendendo davvero
Si tratta di un disturbo (sempre più diffuso, soprattutto difficile farne a meno. E.M.
tra i più giovani ma non solo) che induce chi ne
soffre a una crescente ossessione per la cura del
vigore fisico, ovvero dei propri muscoli, nonché a una
percezione patologicamente distorta del proprio corpo.
Da tutto ciò deriva una disperata intolleranza verso
ogni imperfezione, sia essa reale o semplicemente
percepita come tale, che spinge appunto chi ne soffre
a trascorrere gran parte del proprio tempo in palestra
a ingrossare la propria massa muscolare con esercizi
massacranti, trascurando tutto il resto.
L’attenzione eccessiva verso la propria muscolatura
porta le persone che soffrono di vigoressia a chiudersi
sempre più in se stesse, trascurando pian piano
la propria salute, con l’adozione di diete utili solo
ai muscoli ma dannose per il resto dell’organismo,
nonché a sottovalutare le relazioni sociali, con il
risultato di gravi disagi di ordine psichico, anche
Shutterstock

perché l’immagine che restituisce lo specchio non


risulta mai pienamente soddisfacente. M.L.

Focus | 155
Psiche

Robert Ewing Asu


Che cos’è e quando si forma
la teoria della mente?
Si tratta della facoltà umana di “leggere la mente” degli
altri, cioè di immaginare che cosa possono credere
a seconda di quanto accade nella realtà, in modo
indipendente da quello che crediamo noi. Si è ora
scoperto che si forma più tardi di quanto si era sempre
creduto, ovvero a 6 anni e non a 4. In un esperimento
della Arizona State University (Usa) si è mostrato a
bimbi di 4 anni un filmato in cui un bambino mette del
cioccolato in una scatola blu. Poi il bambino esce dalla
stanza e la sua mamma sposta il cioccolato in una
altra scatola, di colore verde. Sul tavolo c’è anche una
scatola rossa. Quando si chiede ai bimbi che hanno
visto il filmato dove pensano che il bambino, tornato
nella stanza, cercherà il cioccolato, questi rispondono
a volte nella scatola blu a volte in quella rossa. Cioè
capiscono che non lo cercherà nella scatola giusta,
ma non che, ricordando dove lui stesso ha messo il
cioccolato, il bambino lo cercherebbe soltanto nella
scatola blu. Solo a 6 anni gli esaminati rispondono
correttamente. R.P.

Diciamo 5 bugie al giorno?


È una credenza diffusa, ma in realtà lo fa solo
il 16% delle persone, mentre la maggioranza
preferisce dire quasi sempre la verità. Risulta da
uno studio dell’Università dell’Alabama (Usa) in
cui oltre 600 persone hanno compilato un diario
annotando le proprie bugie. I motivi che inducono
a mentire? Evitare gli altri, non ferire qualcuno,
proteggere se stessi, impressionare. Dai diari,
gli studiosi hanno scovato un 1% di bugiardi
che mente 15 volte al giorno, ma anche un 77%
tendenzialmente onesto (in media 1,3 bugie).
Risultato in linea con altre ricerche dove è emerso
che la maggior parte delle bugie dette ogni giorno
viene da una ristretta schiera di incorreggibili:
un sondaggio dell’Università di Oakland (Usa) ha
stabilito che il 50% delle bugie pronunciate nelle
24 ore precedenti proveniva solo dal 5% degli
intervistati. M.Z.
RABBIA

FELICITÀ

RABBIA

IN QUALI PAURA

PARTI DEL
CORPO RABBIA

SENTIAMO LE
EMOZIONI?
PAURA

MI TREMANO LE GAMBE, SONO FUORI DI TESTA, HO


IL FIATO IN GOLA: NON SONO SOLO MODI DI DIRE.

L
a rabbia la percepiamo nel busto, nella testa e
negli arti superiori; la paura ci coglie al petto e
alla pancia, l’amore lo sentiamo dalle cosce in
su, mentre la felicità pervade ogni centimetro qua-
drato del nostro corpo. Questi e altri 96 stati d’animo
o sensazioni (come disgusto, tristezza, sorpresa, de- AMORE
pressione, orgoglio e vergogna) sono stati oggetto di
uno studio condotto dagli scienziati dell’Università
di Turku, in Finlandia.
REAZIONI COMUNI. L’equipe di studiosi ha sottopo-
sto 701 persone a un esperimento che facesse loro vi-
vere sensazioni differenti, servendosi della visione di
immagini o filmati di vario tipo, o tramite esperienze
sensoriali e di socialità. Al termine dell’esperimento,
i partecipanti hanno risposto a un questionario indi-
cando le zone del corpo che sentivano “risvegliarsi”
o “sopirsi” a seconda di quanto appena vissuto. L’a-
nalisi dei risultati ha mostrato una coerenza tale da
consentire agli studiosi di creare delle vere e proprie
“mappe” corporee delle emozioni umane. S.V.

LA MAPPA
Nel disegno, le
sensazioni emotive
che colpiscono
precise zone del
nostro corpo.
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Focus | 157
Le scuole entrano in redazione

Academy
Il sapere visto da vicino
Dopo il tutto esaurito della scorsa edizione dell’Academy
di Focus rivolta alle scuole superiori, sono già tante
le prenotazioni per l’anno scolastico in corso.
Un’esperienza di successo per gli studenti e per noi.
I APPUNTAMENTO II APPUNTAMENTO III APPUNTAMENTO IV APPUNTAMENTO
LA RIUNIONE L’IDEAZIONE DI UN LA RICERCA LA COPERTINA,
DI REDAZIONE ARTICOLO E LA FOTOGRAFICA E I PODCAST
RICERCA DELLE FONTI L’IMPAGINAZIONE E IL MONDO DIGITALE

C ontinuano gli appuntamenti con l’Academy di Focus,


l’iniziativa ideata dal nostro mensile e che ha preso
il via l’anno scorso. In che cosa consiste? In quattro
E d è un’occasione anche per noi che abbiamo la
possibilità di entrare in contatto con quelle giovani
generazioni che frequentano poco le edicole e la carta
appuntamenti in cui le scuole vedono in diretta il stampata e vivono di Web. Mostrando il nostro lavoro
giornale del mese prendere forma. (che ha ormai una componente digitale molto
significativa) vogliamo creare un momento di scambio

S i può scegliere di seguire Focus o Focus Storia


collegandosi una volta a settimana, per quattro
intergenerazionale.

settimane, con le redazioni dei rispettivi magazine per


seguire la realizzazione di un giornale di divulgazione
scientifica e storica: si partecipa alla riunione di
V isto il successo che ha avuto l’iniziativa
nell’edizione scorsa, per quest’anno scolastico
abbiamo pensato di “aprire le porte” della redazione a
redazione dove si mettono le basi e si decidono gli più classi. Questo ci ha permesso di raggiungere un
argomenti per il numero della rivista; si interagisce con i numero più alto di ragazzi collegando
giornalisti e si segue la ricerca delle fonti a cui contemporaneamente più classi di istituti diversi e di
attingere le notizie; si impara come si fa la ricerca città diverse. Studenti di Ferrara e di Milano, di Lamezia
fotografica e si impagina il giornale; si entra nella Terme e di Brescia si sono trovati contemporaneamente
grafica animata di Focus, nelle dinamiche del nostro con noi a parlare di scienza e di giornalismo scientifico.
sito, dei social e dei podcast. Fino ad arrivare alla
realizzazione della copertina.
M a non ci fermiamo qui: vogliamo coinvolgere
anche in ulteriori attività i ragazzi che hanno

M a non si tratta soltanto di assistere passivamente.


Tra un collegamento e l’altro i ragazzi hanno
l’occasione di cimentarsi nello scrivere articoli o
partecipato alla nostra Academy. Lo abbiamo fatto a
cominciare dal Focus Live, il nostro festival annuale
al Museo della Scienza e della Tecnologia di
interviste che possono poi essere pubblicati sulle Milano, ma abbiamo in mente altre occasioni. Noi ci
nostre pagine. stiamo preparando, ragazzi, tenetevi pronti anche voi.

O vviamente, visto che il nostro è un giornale di


divulgazione che abbraccia ogni campo del sapere, Per iscriversi ai prossimi appuntamenti
questa vuol essere per gli studenti non solo dell’Academy di Focus invia un’email
un’occasione in cui capire come lavoriamo a Focus, ma
anche un modo per approfondire con noi gli argomenti all’indirizzo: [email protected].
di cui ci occupiamo, per osservare come il mondo della L’iscrizione è gratuita.
ricerca sia un mondo in continuo progresso.

DA NON PERDERE: webinar per professori e alunni per


approfondire gli argomenti scientifici più “caldi”
158 | Focus
novità

Le scuole
entrano in
redazione

Academy
Le Domande&Risposte dei ragazzi
che hanno partecipato al progetto.
Classe 2 AL - Liceo Istituto Bortolo Belotti - Bergamo
Perché il detto
“rompere le
scatole” arriva
dalla Grande
guerra?
U n modo di dire molto comune
è “rompere le scatole”, con il
significato di causare disturbo e suscitare
inutili problemi. Il detto risale al periodo
della Grande guerra, quando, prima di
Mondadori Portfolio

un assalto, i soldati ricevevano l’ordine


di aprire le confezioni di cartone in cui si
trovavano le dotazioni di munizioni.
Partire all’attacco naturalmente
Agnoletti. L’autore descrisse come la pasta comportava il rischio di morire, quindi
Quando si venisse prima sbollentata in una minestra e l’ordine di rompere le scatole sollevava
sposarono pasta poi cotta in un brodo insaporito con sugo di
pomodoro. Ad aggiungere l’ingrediente in
sempre ondate di grande angoscia.
Per fortuna in tempi moderni i vari
e pomodoro? un piatto di pastasciutta fu poi Francesco significati legati a questa espressione
Leonardi nella seconda edizione di Apicio sono diventati meno drammatici, anche

Q uando il pomodoro giunse in Europa


dalle Americhe, si pensava che fosse
un frutto nocivo in quanto ritenuto simile alla
Moderno del 1808: la ricetta dei maccheroni
alla napoletana portava infatti la variante
del sugo di pomodoro. Questa modifica
se conservano una connotazione
negativa, quanto meno di fastidio.
Oggi nell’accezione comune
mandragora (pianta tossica della famiglia avrà grande successo e si troverà alla l’espressione “rompere le scatole”
delle Solanaceae). Solo nel 1692 Antonio base della ricetta del ragù alla napoletana. fa riferimento a un evento fastidioso
Latini, cuoco di corte del viceré spagnolo Verrà registrata solo nel 1837 da Ippolito o a una persona seccante per la sua
a Napoli, spiegò in un suo ricettario una Cavalcanti ne La Cucina teorica-pratica. petulanza e assiduità nelle richieste.
vera e propria salsa di pomodoro. La prima Sofia Gussi, Jacopo Pezzotta, Victoria Luca Bottero, Leonardo Gerbasi, Ludovico
unione tra pasta e pomodoro è però datata Pozzato, Angelica Sara Orro, Francesco Civetta, Susanna Maffi, Beatrice Luzzi,
1803, quando fece la sua apparizione nel De Cet, Angela Vitale, Gaia Bassis, Lavinia Vietti, Isabel Mezzacasa,
manuale Cucina Economica di Vincenzo Benedetta Rota, Sofia Perico Marta Scala, Alexandra Pectu

Focus | 159
novità

Classe 3 BS Liceo Scientifico Lorenzo Federici - Trescore Balneario (Bergamo)


Come digeriscono
le piante carnivore?
L a dieta delle piante carnivore
comprende soprattutto insetti e
altri piccoli artropodi. Ma come fanno
a digerire senza uno stomaco? Il
malcapitato insetto viene consumato
da fluidi ricchi di enzimi, prodotti da
apposite ghiandole o da batteri simbionti
(ovvero che cooperano con la pianta)
che reagiscono al movimento della
preda. La digestione può avvenire, a
seconda del tipo di “trappola”, tra due
foglie chiuse ermeticamente (come
nella Venere acchiappamosche, nella
foto), sul fondo di una struttura a pozzo,
dentro una vescicola o sulla superficie
stessa di una foglia che intrappola la
preda con sostanze appiccicose. Questo
processo può durare ore o settimane, e
spesso avviene perché l’habitat è povero
di nutrienti: queste piante necessitano
quindi di un piccolo extra di amminoacidi,
azoto e fosforo.
Mondadori Portfolio

Luca Bassi, Luca Ares Binelle, Martina


Colombi, Linda Fratus, Giorgia Magri,
Elena Martinelli, Alberto Morotti, Emma
Prandina, Carlotta Valtulini, Niccolò Volpi,
Davide Zappella

Quante rivoluzioni hanno avuto gli inglesi?


S apete che gli inglesi ebbero ben due rivoluzioni?
Nel 1600 il popolo era diviso tra sostenitori del
parlamento (le Round Heads, “teste rotonde”, dette
così per il taglio a scodella, in polemica verso i capelli
lunghi dei nobili) e i seguaci del re. Nel 1642 re
Carlo I e parlamento si scontrarono; le Round Heads,
guidate da Cromwell, prevalsero e instaurarono il
Commonwealth: l’Inghilterra divenne una Repubblica.
Si concluse così, nel 1649, la prima rivoluzione. Già
nel 1660 però il parlamento restaurò la monarchia
incoronando Carlo II. L’erede, nel 1685, fu il fratello
Giacomo II, cattolico, che per la sua fede fu deposto
dal parlamento, per lo più anglicano. Fu sostituito nel
1688 con il genero anglicano Guglielmo III, in una serie
di eventi chiamata Gloriosa Rivoluzione, per la quale
morirono molti cattolici irlandesi. Il re firmò il Bill of
Rights, una Dichiarazione dei diritti che limitava i suoi
poteri: nacque così la prima monarchia parlamentare,
ancora oggi la forma di governo inglese.
Mondadori Portfolio

Manuel Belotti, Giulia Bonfanti, Michela Di Noto,


Anna Gualandris, Lorenzo Manenti, Matteo Martinelli,
Elisabetta Pasta, Sara Torri, Matilde Vescovi, Andrea
Zanni, Claudia Zenoni

160 | Focus
Classe 2 A Liceo Scientifico Statale Albert Einstein - Palermo
Cosa c’entra il Re Sole con le posizioni dei ballerini?
L uigi XIV, grande appassionato di balletto, nel
1653 interpretò il dio Apollo nel Ballet Royale de
la Nuit, ruolo che gli valse l’appellativo di “Re Sole”.
Il Re Sole considerava la danza un’altissima forma
d’arte e una disciplina destinata all’educazione dei
ceti altolocati. Fondò così, nel 1661, l’Académie
Royale de Danse per controllare e codificare
la tecnica della danza di corte e teatrale, e per
riorganizzarne la terminologia.
Ai membri dell’Académie fu affidato un compito
di grande importanza: inventare un metodo
di notazione della danza che fissasse passi e
movimenti. Furono i maestri Feuillet, il quale
coniò il termine “coreografia”, e Beauchamps a
individuare un codice di rappresentazione dei passi
che ebbe enorme successo in tutta Europa, tanto
da rendere il francese la lingua ufficiale di questa
raffinata forma artistica. Ancora oggi nella danza
classica vengono utilizzati 5 passi (Pliè, Battement,
Arabesque, Rond de jambe, Pas de bourrée) e 5
posizioni ideati dall’Académie del Re Sole.
Giuseppe Mazzara, Miriam Mercurio, Luca
Monastero, Orazio Monastero, Giulia Mulone,
Angelica Pollicino, Salvo Rinaldi, Francesco Riolo,
Getty Images

Alberto Santino, Paolo Scaglione, Davide Scarpello,


Antonio Scimeca, Manuela Surano, Diego Torrente

In che cosa
i Neanderthal
erano diversi
dai Sapiens?
V issuto tra 350.000 e 40.000 anni fa
e diffuso in Europa e Asia, Homo
neanderthalensis rappresenta il nostro
“cugino” più prossimo. Gli studi sui
resti fossili sinora ritrovati ci dicono che
H. neanderthalensis era dotato di uno
scheletro molto robusto, una cassa
toracica più ampia ma più breve e una
Mondadori Portfolio

statura mediamente inferiore alla nostra.


Il cranio era più allungato e di volume
maggiore rispetto alla media della nostra
specie, dotato di arcate sopraccigliari
e zigomi molto sporgenti e di una Recenti analisi genetiche dimostrano, mostrano caratteri più “primitivi” rispetto
cavità nasale molto ampia. Secondo inoltre, che i Neanderthal avevano la a quelli dei Sapiens.
diversi studiosi, tali caratteristiche gli pelle più chiara, forse in seguito alla Caterina Agnello, Margot Anastasi,
avrebbero permesso di trattenere meglio scarsità di luce solare delle alte latitudini. Benedicta Appiah, Matteo Owusua Arcara,
il calore e si sarebbero sviluppate come Ulteriori differenze sembrano emergere Chiara Arena, Marco Battaglia, Oleksandr
adattamento alle condizioni climatiche anche nell’uso e nella lavorazione dei Baylyak, Giulio Beltempo, Luna Duca,
del periodo in cui visse, caratterizzato materiali, quali ad esempio le pelli, che Dario Durante, Vincenzo Fazio, Wilhemina
dalle grandi glaciazioni del Pleistocene. nei ritrovamenti attribuiti ai Neanderthal Serwaah Gyan, Stefano Martelli

Focus | 161
novità

Classe 2 B - Liceo Classico B. Telesio - Cosenza


Arlecchino è
buono o cattivo?
A rlecchino è una maschera
bergamasca della Commedia
dell’Arte che ha origine dalla
contaminazione di due tradizioni: lo
Zanni, personaggio comico romano poi
maschera bergamasca e i personaggi
diabolici farseschi della tradizione
popolare francese. Prima di diventare
una maschera Arlecchino è stato però un
demone. Orderico Vitale nella sua Historia
Ecclesiastica riporta la testimonianza del
prete normanno Gauchelin che racconta
di una familia Herlechini, un corteo di
anime morte, guidato da un gigantesco
demone armato di mazza, chiamato in

Shutterstock
Francia Hellequin, in Germania Holle
Konig, in Inghilterra Herla king e in Italia...
Le sue origini sinistre tendono a
condizionare il pensiero di coloro che e arguto. Poiché le sue origini tuttavia non Marta Covello, Mary Kirstin Joy Llabore,
tentano di definire la vera indole di rivelano un’indole buona, non ci sarebbe Francesca Le Pera, Marco Lucanto,
Arlecchino, che è conosciuto come una vera ragione per cui debba essere Bruna Vittoria Mangini, Fabio Marano,
un personaggio buffo, dal carattere considerato tale e, quindi, lo si può forse Francesco Mingrone, Alessandra Pasqua,
stravagante e scapestrato, un burlone definire più cattivo che buono. Marta Pino, Luigi Pirillo, Giulia Scarpelli,
vivace, sempre affamato e a tratti scaltro Lorenzo Baldo, Chiara Lucia Carbone, Andrea Sconza

Tutte le lingue hanno gli articoli?


L’ articolo non è presente in tutte le lingue del
mondo: mancava in latino e manca, oggi, nelle
lingue slave, baltiche, uraliche, nel giapponese e
nel cinese. La distribuzione geografica degli articoli
conferma che ogni lingua ha sviluppato nel tempo
modi diversi di esprimere il genere, il numero, il
determinato e l’indeterminato. Le lingue senza
articoli, dunque, veicolano tali concetti utilizzando
altri strumenti: le declinazioni dei nomi nel ceco
e nel russo, i diversi toni della voce nel cinese,
particolari suffissi nel giapponese. Recenti studi
stanno dimostrando che in alcune lingue parlate
l’aggettivo dimostrativo e quello numerale stanno
assumendo la funzione simile a quella dell’articolo
determinativo e indeterminativo nelle lingue
romanze: nello sloveno si usa il dimostrativo ta e il
numerale en (uno), nel ceco e nel serbo-lusaziano
i dimostrativi ten e tón. Gli elementi più vicini agli
articoli determinativi che la lingua cinese possiede
sono zhè (questo) e nà (quello).
Annamaria D’Orrico, Francesco De Buono,
Giulia De Marco, Simona Giordano,
Christian Lo Bosco, Caterina Lombardi,
Mariaelena Lombardo, Niccolò Pio Lucanto,
Shutterstock

Maria Desirée Paese, Isabella Silvagni,


Anita Stumpo, Angela Volpe

162 | Focus
Classe 3 N - Liceo Scientifico Nomentano - Roma
A che cosa deve il suo nome il Circolo Polare Artico?
I l Circolo Polare Artico è l’insieme delle
regioni che si affacciano sul Mar Glaciale
Artico e registrano temperature di +10 °C
nei mesi più caldi. Dunque l’Artico non è
una zona separata, poiché comprende
porzioni dei continenti americano ed
eurasiatico. La parola Artico viene dal
greco arktikòs, che significa “vicino
all’Orsa Settentrionale”: la parola arktos,
infatti, significa proprio orso. Il nome si
riferisce sia alla costellazione dell’Orsa
Maggiore, nell’emisfero settentrionale
della volta celeste, sia alla costellazione
dell’Orsa Minore che contiene la
Stella Polare, stabilmente fissa al nord
geografico, secondo la percezione
umana. In geografia, la parola Circolo
indica l’area che delimita la calotta
della Terra entro la quale si verifica per
un periodo variabile il fenomeno della
permanenza del Sole sull’orizzonte
per più di 24 ore. L’aggettivo Polare si
riferisce sia al Polo sia ai Poli della Terra.
Beatrice Silvestrini, Caterina Nicoletti,
Natalia Montesanti, Mercy Adeboga,
Andrea De Leonardis, Luca Pappalardo,

Shutterstock
Lorenzo Gatto, Valerio Biondi,
Gabriele Donati

Quando sono dall’acqua, sebbene sia poco chiaro


quando è successo con precisione.
analizzare i fossili ha notato diversi punti
in comune tra le movenze assunte dai
spuntate le “mani” Abbiamo risposto a questa domanda vertebrati terrestri e quelle del Polypterus
grazie alla scoperta di decine di fossili, senegalus (nella foto), anche conosciuto
ai pesci? lunghi circa 60 cm e dotati di piccole come anguilla del Senegal, la quale

U no dei momenti cruciali


dell’evoluzione è quello che ha
portato i primi vertebrati a spingersi fuori
zampe, appartenenti a particolari pesci
vissuti 360 milioni di anni fa. Un gruppo
di ricercatori che si è occupato di
presenta uno scheletro simile a quello dei
primitivi fossili rinvenuti ed è capace di
respirare fuori dall’acqua perché dotata di
polmoni. Allontanando questo esemplare
dall’ambiente acquatico, si è potuto
osservare che, per necessità di muoversi
sulla terraferma, ha iniziato ad avvicinare
sempre di più le pinne posteriori a quelle
anteriori. Perciò i ricercatori sono giunti
a concludere che, per l’anguilla come
per gli anfibi, lo sviluppo di arti sul piano
evolutivo potrebbe essere stato facilitato
dal bisogno di adattarsi alla terraferma,
probabilmente per procacciarsi del cibo.
Beatrice Altamura, Federica Maria Bacci,
Andrea Cimino, Eleonora Dei Giudici,
Mondadori Portfolio

Davide Fortuna, Giordano


Guidarelli, Matteo Ialonardi,
Eleonora Mastrogiovanni,
Giulia Ponzio, Linda Saltabanchi

Focus | 163
MY FOCUS
a cura di Raymond Zreick
[email protected]
facebook.com/focus.it
twitter.com/focus_it
instagram.com/focus_ita

Fotografie, segnalazioni, commenti...


Il dialogo con i lettori di Focus

Spalle
coperte
Gioia Guerra
Ibis sacro (Threskiornis
aethiopicus) a Bondeno
(Ferrara): uno o due?

Focus | 165
MY FOCUS Le foto dei lettori

Antonino Firriolo
Palermo: scorcio
di Cefalù con
la sua spiaggia.

INVERNO

Tracce
Giacomo Barigelli
Monte Cucco (Perugia):

di freddo
i pascoli sopra le nuvole.

D all’umida spiaggia di Cefalù al


bosco fradicio sul Lago d’Iseo,
dalla brezza bagnata che
accompagna la navigazione sul delta
del Po alla notte innevata su Bagolino,
fino alla potenza della mandria di
cavalli al pascolo sopra a un mare di
nuvole in movimento: viaggio da nord
a sud in un’Italia ancora silenziosa.

166 | Focus
Note di colore cercansi,
mentre corriamo
incontro alla primavera
slvpla67
Notturna su
Bagolino,
Brescia.

Andrea Sguerzo
Bosco sul monte
Punta Almana,
Brescia: una finestra
sul Lago d’Iseo.

Luca Stefanon
Sul delta del Po.

Spedisci i tuoi scatti alla redazione


di Focus: vedi su www.focus.it/myfocus l’elenco delle caselle tematiche
e i nostri consigli, e le foto dei lettori su www.focus.it/letuefoto

Focus | 167
MY FOCUS Le lettere dei lettori

ORGOGLIOSAMENTE
ANACRONISTICO NEL 1997 AVEVATE PREVISTO IL COVID-19

S ono ancora – e me ne vanto – uno


di quelli che va in edicola per
comprare un quotidiano. E ancora oggi,
L’ anniversario dei 30 anni mi ha
invogliato a sfogliare i vecchi numeri
di Focus che ancora ho nella mia vecchia
ormai da circa 20 anni, compro ogni cameretta nella mia casa natale, qui a
tanto Focus quando vedo una Udine. Nel 1997, teenager, compravo già la
copertina che mi attira. L’ultima, con il vostra rivista e in quell’anno, quasi da
panda del Wwf, è stata una di quelle, oracolo, si presentava un articolo che
anche perché sono un ambientalista prevedeva in qualche modo la pandemia
convinto. Ma poi, sfogliando Focus, ciò che stiamo vivendo in questi ultimi anni. In
che mi ha attirato di più sono state le allegato le metto le immagini dell’articolo a
pagine per ricordare i 30 anni di Focus cui faccio riferimento. Veramente singolare!
con il confronto tra come smaltivamo i Andrea Colussi
rifiuti decenni fa e come, per fortuna,
facciamo oggi con la raccolta
differenziata. Questo per dirvi che,
almeno per me, articoli così sono
particolarmente interessanti per
ricordare com’eravamo e come siamo
migliorati, anche se molti non se ne
accorgono. Grazie.
Paride V.

ESTINZIONI ITALIANE

H o letto con vivissimo interesse sul


numero di Focus 351 l’articolo
sugli alberi che rischiano l’estinzione in
base al rapporto del Botanic Gardens
Conservation International nel quale si
dice che in Italia le specie arboree che
rischiano l’estinzione sono otto. Quali
sono?
Alice Crosilla

Risponde Vito Tartamella, giornalista Abies nebrodensis, Rhamnus lojaconoi, circa 5 m. Il Ranno di Sardegna
di Focus. Rhamnus persicifolius, Sorbus (Rhamnus persicifolius o persicifolia) è
Secondo la lista più aggiornata, tenuta busambarensis e Zelkova sicula. un piccolo albero di 3-5 m caducifoglio,
dal Botanic Gardens Conservation Il citiso delle Eolie (Cytisus aeolicus) è diffuso soprattutto nel Nuorese.
International (Bgci), nel nostro Paese una pianta della famiglia delle
oggi sono 6 le specie arboree a rischio Fabaceae, ed è endemica delle isole di CONSIDERAZIONI RAGGELANTI
di estinzione: la situazione è migliore Vulcano, Alicudi e Stromboli. Può SUL RISCALDAMENTO GLOBALE
rispetto al periodo in cui scrivemmo raggiungere gli 8-9 metri di altezza. Una domanda: chi vogliamo salvare, il
l’articolo (settembre 2021), quando L’abete dei Nèbrodi o abete delle Pianeta o noi stessi e le future
erano 8. Madonie (Abies nebrodensis) è un generazioni umane? Ecco una cosa
La lista attuale indica piante originarie albero della famiglia delle Pinaceae: è che sorprenderà: il Pianeta non ha
di Sicilia e Sardegna: Cytisus aeolicus, rimasta una trentina di esemplari. Il bisogno di essere salvato! Troverà il suo
Rhamnus lojaconoi è un albero alto equilibrio con o senza il genere umano,
8-10 m tipico delle Madonie. del quale, però, probabilmente farebbe
I NOSTRI ERRORI Il sorbo di Rocca Busambra (Sorbus a meno, se potesse dire la sua. Quanto
FOCUS 350, dicembre 2021, pagina busambarensis) è un piccolo albero di potremo ancora rimanere sulla Terra,
108: Federico II di Svevia è nato nel 4-7 m d’altezza della famiglia delle centomila, duecentomila, trecentomila
1194, non nel 1154. Rosacee. Sono rimasti pochi esemplari anni? Quando alla fine saremo svaniti,
FOCUS 351, gennaio 2022, pagina nella Sicilia Centro-occidentale. La al Pianeta rimarranno altri quattro
164: Plutone è stato scoperto nel zelkova siciliana (Zelkova sicula) miliardi di anni per leccarsi le ferite,
1930 da Clyde Tombaugh, non da appartiene alla famiglia delle Ulmaceae sempre che non appaia un’altra forma
Percival Lowell, morto nel 1916. ed è endemica dei Monti Iblei (Sicilia di vita cosiddetta intelligente.
Sud-orientale). È un arbusto alto fino a Cassie Zapffe
PROBLEMI
ARTICOLARI ?

Ciascuno di noi, nel corso della vita, è stato colpito DOLOFREN di Naturando è il frutto di questa
da problemi articolari a carico di ginocchia, ricerca. Agisce sia sui fastidi che sulle cause dei
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V>“Lˆ>“i˜ÌˆV…iÃ>À>˜˜œ>««œÀÌ>̈>«ˆ>˜œ`i½œ«iÀ>°+Õ>Ãˆ>ÈÛ>Àˆ>∜˜iÃ>ÀDVœ“Õ˜ˆV>Ì>˜iÀˆÃ«iÌ̜`ii˜œÀ“iۈ}i˜Ìˆ«ÀiۈÃÌi`>
œ`ˆVi`i
œ˜ÃՓœ­ °}ðÓäÈÉÓääx®°
a cura di Sabina Berra

CARTELLONE APPUNTAMENTI DEL MESE

23
Dal

febbraio
A Palazzo Reale
a Milano,
Tiziano e
l’immagine della
donna.

l’arte di vivere”, sul tempo dei


MOSTRE Gonzaga e la vita rinascimentale. NATURA
www.centropalazzote.it
Per pagare il conto Arriva la primavera
Roma, fino al 25 febbraio, alla Donne nel ’500 Milano, il 26 e il 27 marzo, in tutta
Galleria Nuova Pesa, L’osteria dei Milano, dal 23 febbraio al 5 giugno, a Italia, le Giornate Fai di Primavera.
pittori. Una esposizione dedicata al Palazzo Reale, Tiziano e l’immagine Per valorizzare il patrimonio culturale
“disegno su tovagliolo” con cui molti della donna. La donna nel ’500 secondo e paesaggistico del nostro Paese. Dal
artisti si pagavano il pasto. Opere di Tiziano, Giorgione e Tintoretto. 17 marzo sarà attivo con le info il sito
Mario Mafai, Giulio Turcato e molti altri www.palazzorealemilano.it www.giornatefai.it
artisti degli anni ’60.
www.nuovapesa.it Che faccia hanno le nuvole? 21 marzo: Giornata internazionale
Berlino, fino al 21 aprile, al Co- delle foreste. Per saperne di più
I giardini nel passato Berlin, Songs of the Sky. Photography www.pefc.it
Roma, dal 1° marzo al 22 maggio, & the Cloud. Foto di nuvole riprese
alla Galleria Borghese, Guido Reni a da algoritmi di un programma di 22 marzo: Giornata mondiale
Roma. Il Sacro e la Natura. Oltre 30 riconoscimento dei volti che hanno dell’acqua. Per saperne di più,
opere di uno dei più importanti autori fatto scattare l’otturatore ogni volta informazioni sul sito di Ispra Ambiente
del ’600. Tra gli altri, anche il famoso che somigliavano a “figure” nel cielo. https://bit.ly/3res6eR
dipinto Danza campestre. https://co-berlin.org
https://galleriaborghese. Animali in mostra
beniculturali.it Bard (Aosta), fino al 5 giugno, al
ARTE E TECNOLOGIA Forte di Bard, la 57a edizione di
Un viaggio nel Rinascimento Wildlife photographer of the year.
Mantova, dal 26 marzo al 19 I treni e l’immagine Il più importante riconoscimento
giugno 2022, a Palazzo Te, Chiasso (Svizzera), fino al 24 dedicato alla fotografia naturalistica
Le pareti delle meraviglie. Corami di aprile, al M.a.x. museo, Treni fra arte, del Natural History Museum di Londra.
corte tra i Gonzaga e l’Europa. Su una grafica e design. Protagonista è il www.fortedibard.it
forma di decorazione murale del treno nelle opere di Umberto Boccioni,
tempo: i parati in pelle (corami). Prima Fortunato Depero e molti altri. Quanti sono?
mostra del programma “Mantova: www.centroculturalechiasso.ch Trento, fino a giugno, al Muse,

Focus | 171
CARTELLONE
Incontri al museo per parlare di fauna.
On line su Facebook e in presenza STORIA
una serie di appuntamenti con
studiosi ed esperti sul monitoraggio Non solo romanzi
degli animali. Torino, fino all’8 maggio, alla Gam,
www.muse.it Carlo Levi. Viaggio in Italia: luoghi e
volti. I dipinti dell’autore di Cristo si è
fermato a Eboli.
INCONTRI www.gamtorino.it

A parlar di scienza La casa degli ebrei


Piacenza, il 4 marzo, alla Ferrara, fino al 15 maggio, al Meis
Fondazione di Piacenza e Vigevano, - Museo Nazionale dell’Ebraismo
Tecnologie per contrastare il Italiano e della Shoah, Oltre il ghetto.
cambiamento climatico. Con Stefano Dentro&Fuori. Nei ghetti, gli ebrei

24
Fino al
Consonni, docente del Dipartimento coltivarono la propria identità.
di energia del Politecnico di Milano. meis.museum
Nella rassegna di conferenze
“I Venerdì della scienza”.
https://bit.ly/3AJy3DJ FESTIVAL
Identità Galleria d’arte on line
Venezia, il 10 marzo, al Teatrino di
Palazzo Grassi, Hybris. Ibridi e mostri
Trento, dal 2 al 6 marzo, il Trento art
festival. Un festival organizzato aprile
nella cultura antica, moderna e soltanto on-line. Con opere d’arte di A Chiasso, il treno
contemporanea: dalle chimere ai artisti giovani. nell’arte e nella grafica
cyborg. In collaborazione con http://trentoartfestival.it pubblicitaria.
l’Università Ca’ Foscari.
www.palazzograssi.it
FOTOGRAFIA Mario Dondero a Cecilia Mangini
Tutto sui fulmini illustrano il mondo di Pasolini: Roma,
Firenze, il 13 marzo, al Museo Obiettivo Pasolini le borgate, il corpo, il cinema, la
Galileo, Pieno o vuoto? Fulmini e Genova, fino al 13 marzo, a Palazzo poesia e altri temi.
scintille! Fra macchine pneumatiche Ducale, Pier Paolo Pasolini - Non mi https://palazzoducale.genova.it
ed elettrostatiche. Un viaggio nel lascio commuovere dalle fotografie.
mondo dell’elettricità. Oltre cinquanta fotografi, da Letizia Capire la Cina
www.museogalileo.it Battaglia a Elisabetta Catalano, da Milano, fino al 3 luglio, al Mudec,

SUCCEDE A FICO
Alla scoperta dei formaggi.
Fico, il parco da gustare a Bologna, anche per marzo propone i gustosi IL PARCO DA GUSTARE
FicNic, i picnic sotto la vigna al coperto del parco: il 5 e il 6 marzo. Il
protagonista di questo mese nel parco del cibo per eccellenza sarà il
formaggio, celebrato tutti i sabati con il “rito” di apertura in diretta di una
forma di Parmigiano Reggiano. A questo suggestivo spettacolo “gustoso”,
il 19 marzo, in occasione della Festa del papà, si aggiungerà il laboratorio di
falegnameria per imparare a costruire la torre ideata da Maria Montessori, la
celebre pedagogista (anche medico e neuropsichiatra infantile), adatta a far
giocare i piccoli ospiti.
La coppia perfetta. Un formaggio però “migliora” se mangiato
sorseggiando il vino adatto. Si potrà ricercare il proprio abbinamento
personale curiosando tra i vini che si potranno assaggiare sabato 26 e
domenica 27 marzo: Fico ospiterà infatti la seconda edizione di “Bologna in
vino”, con cantine provenienti da tutte le regioni d’Italia.
Prenota i tuoi eventi su: www.fico.it

172 | Focus
CARTELLONE
PER I PIÙ PICCOLI
Henri Cartier-Bresson: Cina 1948/49 Bisogna continuare a studiarli e Notre-Dame virtuale
- 1958. I due reportage fotografici imparare a conviverci. Parigi, all’Espace Grande Arche a La
cinesi del celebre fotografo. Défense, Eternelle Notre-Dame.
Raccontano la storia della Cina in quel Un viaggio virtuale nella storia della
decennio di grandissimi cambiamenti. FOCUS TV cattedrale parigina.
www.mudec.it www.eternellenotredame.com
I grandi disastri
Dall’11 marzo, Indagini ad alta quota. A tu per tu con Stilton
LIBRI L’ultima, elettrizzante stagione della Milano, fino al 20 marzo, alla
serie documentaristica che Fabbrica del Vapore, Geronimo Stilton
Amici e nemici ricostruisce le cause dei grandi Live Experience. Si può stare in
Barbara Gallavotti, Confini invisibili disastri della storia del volo. compagnia, grazie alla realtà virtuale,
(Mondadori). Su batteri, virus e https://www.mediasetplay. del topo più famoso d’Italia.
microrganismi alleati e nemici. mediaset.it/focus www.geronimostiltonexperience.it

RIVOLUZIONI AL PARCO
The R-Evolution Park è un’esperienza tra reale e
virtuale che si potrà sperimentare a Milano, nei
week-end a partire dal 19 marzo, ai Giardini Indro
Montanelli. Di che si tratta? Usando la realtà
virtuale, i visitatori potranno esplorare le diverse
fasi dell’evoluzione della vita sulla Terra, insieme a
una guida scientifica che li accompagnerà in una
passeggiata nel parco. Il percorso è in sei tappe,
mirate all’osservazione del mondo da nuove
prospettive, e permette così di comprendere gli
effetti del cambiamento climatico e l’impatto delle
nostre azioni sugli ecosistemi. Un viaggio nel
tempo e un’avventura a tema scientifico, da vivere
a 360° grazie ai visori per la realtà virtuale ma
immersi nella natura.
Il tutto realizzato con il supporto scientifico di Wwf
Italia. Per maggiori informazioni e per prenotare
PER I
una visita a prezzo scontato: www. LETTORI DI
therevolutionpark.it
Le prevendite dei biglietti partiranno
da inizio marzo
10%
di sconto con
il codice
Focus1

174 | Focus
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Online Store

Il percorso
della vitalità
GIOCHI

21 ORIZZONTALE
CruciFocus Oltre a essere scrittore di numerosissimi romanzi e racconti, nonché di
Tema del mese:
scrittori di fantascienza opere di divulgazione scientifica, questo autore è stato anche consulente
per la famosa serie tv Star Trek. Questa collaborazione, però, non nacque
sotto i migliori auspici: l’autore, infatti, entrò in contatto con Gene
Roddenberry, il creatore della serie, dopo aver pubblicato una recensione
piuttosto sfavorevole in cui criticava l’inaccuratezza delle
rappresentazioni fantascientifiche. Roddenberry gli scrisse per difendersi,
24 ORIZZONTALE sottolineando delle imprecisioni nella recensione. Da qui iniziò una
Incontrare la propria corrispondenza tra i due che portò anche alla collaborazione sul set.
anima gemella in una
libreria può essere 5 VERTICALE
considerato un Tra le molte opere
beneficio del mestiere, per cui questo autore
per uno scrittore. Così è passato alla storia
infatti successe ce n’è una che ha
all’autore di Fahrenheit rischiato di non
451, ma non nel modo venire mai alla luce:
romantico in cui si si tratta di Parigi nel
potrebbe immaginare: XX secolo, un
la sua futura moglie, romanzo del 1863 e
infatti, vedendolo che fu pubblicato
entrare con un lungo solo nel 1994.
impermeabile in una Presentato al suo
giornata di sole, si editore dopo il
convinse che si trattava successo di Cinque
del responsabile dei settimane in pallone,
taccheggi avvenuti nel venne suggerito di
negozio in cui lavorava. aspettare vent’anni
Dopo averlo pedinato prima di pubblicarlo,
per un po’, lo fermò per dato che la trama era
chiedergli cosa molto cupa.
cercasse; i due Messo il manoscritto
iniziarono a in cassaforte, fu
chiacchierare e... si ritrovato da un
sposarono l’anno pronipote solo
successivo! nel 1989.

ORIZZONTALI didascalia - 47 Non tortuosi - 48 Un’area Fassbinder - 16 Quella carbonica è il prin-


1 I parassiti della scabbia - 4 Curriculum del polmone - 49 Harry che ha scritto La cipale gas serra dell’atmosfera - 17 Dan-
Vitae - 6 Sigla di Caltanissetta - 8 Iniziali legione perduta - 51 Eclatanti - 53 Il risul- te vi colloca i pagani che hanno condotto
di Prokof’ev - 10 Posta Elettronica Certi- tato della gara - 55 La capitale su un fior- vita retta - 19 Bruno che canta Finesse - 23
ficata - 11 Ricorrere contro il verdetto di do - 56 Brian, celebre rockstar - 57 È Simbolo del nanovolt - 24 Erba aromatica
primo grado - 15 Li sferrano i praticanti rarefatta in alta montagna. per insaporire i cibi - 25 Il Saint Laurent
del taekwondo - 18 Ronald, ex presiden- dell’alta moda - 28 Assediarono Troia - 30
te statunitense - 19 La presa dell’ombrel- VERTICALI Le poesie di Teocrito - 31 Una può pro-
lo - 20 La patria del Gattamelata - 21 1 Laborioso imenottero - 2 Il cerio in la- vocare il gozzo - 34 Cetacei dei fiumi
Isaac, l’autore di Io, robot - 22 Alain, gior- boratorio - 3 Maritato - 4 Capi senza pa- amazzonici - 35 Il vagoncino dietro alla
nalista e scrittore - 24 Ray che scrisse ri - 5 Jules che pubblicò Ventimila leghe locomotiva - 36 Affluente del Danubio - 38
Fahrenheit 451 - 26 La prima parte di sotto i mari - 6 Arthur C. che diede alle H.G. del libro L’isola del dottor Moreau - 40
ieri - 27 Con Adamo nell’Eden - 29 Vei- stampe 2001: Odissea nello spazio - 7 Macchiato di grasso - 42 Storica salita del
coli per viaggi interplanetari - 31 Trillo Piagnisteo continuo - 8 Servizio Sanitario Giro d’Italia - 44 Rete! - 45 Tutt’altro che
(abbr.) - 32 L’io... di Leonardo da Vinci - 33 Nazionale - 9 Non del tutto pio - 11 Si crea morbide - 46 Raymond, sociologo fran-
Pubblicati - 36 Sono sporchi senza porci per sottoscrivere un servizio - 12 Mollusco cese del secolo scorso - 50 Trattamento
- 37 Il centro di Taiwan - 39 Un quarto di con lunghi tentacoli - 13 Fausto della no- Sanitario Obbligatorio - 52 Adesso... a
duecento - 41 Interazioni - 43 Tabella, stra musica - 14 Un nome del regista Napoli - 54 Si ripetono in coro.

176 | Focus
Catena di parole a tappe
Ricostruisci il giusto ordine della
1) AGENTE SEGRETO
catena, di cui ti forniamo solo alcuni Questo strano messaggio nasconde una data precisa. Quale?
anelli. L’elenco delle parole da
concatenare è qui sotto in ordine La data della prossima missione è indicata a metà:
alfabetico.
GIOCHI VELA DITA CINEMA QUESTA MARINA ZONA
ANNO U LT I M A
ARGENTINA
CACCIA 2) AGENTE SEGRETO
COLPI Sai decifrare questo messaggio per capire chi è il tuo prossimo contatto?

DIO PARTA, MALA ATTA: NASTRAMA CARSA CAN MAZZA MARA


DURO
FOTO
GRANO

GRAZIA
KENDOKU
GROSSA
BAGNO Lo schema è suddiviso in zone (gabbie) di varia forma e 2: 6x
dimensione, che possono essere caratterizzate da un
GRUPPO numero (risultato) e da un segno aritmetico (+, -, x, :).
Riempi ogni schema con i numeri da 1 a 4 (A), da 1 a 5
LU CE (B) e da 1 a 6 (C) in modo tale che:
4+
MAGNETICA • in ogni riga e in ogni colonna i numeri siano tutti diversi;
• in ogni gabbia – in base al segno aritmetico indicato – 3+
MISTO combinando i numeri inseriti si ottenga il risultato.
NAPOLI Attenzione: NON è detto che A
all’interno di una gabbia
NOCCIOLO 24x 36x 14+
i numeri siano tutti diversi.
PERDERE
4x 30x 12+ 24x
PESCA
MARADONA
8+ 1- 4- 3:
SABBIA
SANGUE 13+ 16x 2- 144x 9+

SPIAGGIA
6x 24x 16+
TEMPESTA
11+
TESSERA
TURCO B C
VESUVIO
VOCE Sfoglia Focus
VULCANO VUOTO e scopri in quale
articolo hai
già visto questo
particolare
Le soluzioni dei giochi sono a pagina 178

Focus | 177
SOLUZIONI
I giochi sono a pagina 176

Mondadori Scienza S.p.A. CruciFocus


Via Mondadori, 1 – 20054 Segrate (MI) Avete risolto correttamente il CruciFocus?
Società con unico azionista, soggetta ad attività di direzione
e coordinamento da parte di Arnoldo Mondadori Editore S.p.A.
A C A R I C V C L S P
P E C A P P E L L A R S I
Direttore Responsabile: Raffaele Leone
E C A L C I R E A G A N
Vicedirettore: Gian Mattia Bazzoli M A N I C O N A R N I
Ufficio Centrale: Giovanna Camardo (caposervizio), A S I M O V E L K A N N
Isabella Cioni (caporedattore), Andrea Parlangeli (caporedattore), B R A D B U R Y I E E V A
Raffaella Procenzano (caporedattore), Gianluca Ranzini (vicecaporedattore)
A S T R O N A V I T R C
Ufficio Art Director: Luca Maniero (caporedattore),
Massimo Rivola (direzione grafica, caporedattore), S O I T E D I T I S H
Marina Trivellini (caporedattore) I W D U S I N E R G I E
Elaborazioni Digitali: Vittorio Sacchi (caposervizio) L E G E N D A L I N E A R I
Redazione Grafica: Francesca Abbate (vicecaposervizio), I L O T U R T L E D O V E
Elena Lecchi, Emanuela Ragusa C L A M O R O S I E S I T O
Ufficio Fotografico: Paola Brivio (caposervizio),
O S L O E N O A R I A O
Alessandra Cristiani (caposervizio), Daniela Scibè
Redazione: Sabina Berra, Margherita Fronte (vicecaposervizio),
Roberto Graziosi, Fabrizia Sacchetti (caposervizio),
Vito Tartamella (caporedattore), Raymond Zreick (caposervizio) CATENA DI PAROLE
Segretaria di Redazione: Marzia Vertua Ultima, spiaggia, sabbia, tempesta, magnetica, tessera,
foto, gruppo, misto, sangue, bagno, turco, grano, duro,
D&R a cura di: Isabella Cioni (coordinamento, caporedattore),
nocciolo, pesca, caccia, grossa, voce, Argentina,
Katia Belli (grafica), Lidia Di Simone (caporedattore),
Luca Maniero (direzione grafica, caporedattore), Emanuela Ragusa (grafica) Maradona, Napoli, Vesuvio, Vulcano, Dio, grazia, anno,
Ufficio ricerca fotografica: Paola Brivio (caposervizio), luce, colpi, perdere, vuoto.
Alessandra Cristiani (caposervizio), Daniela Scibè.

Hanno collaborato a questo numero: Alberto Cammelli, Federica 1) AGENTE SEGRETO


Campanelli, Massimo Cannoletta, Marco Consoli, Stefania Di Pietro, Marco Prendendo solo la prima metà di ogni parola si legge la data:
Ferrari, Claudia Giammatteo, Francesca Iannelli, Maria Leonarda Leone, “GIO-VE-DI CIN-QUE MAR-ZO”.
Matteo Liberti, Roberto Mammì, Massimo Manzo, Paola Mariano, Elena Meli,
Irene Merli, Nicola Nosengo, Riccardo Oldani, Paola Panigas, Ilaria Prada, 2) AGENTE SEGRETO
Anita Rubini, Alex Saragosa, Simone Valtieri, Elisa Venco, Daniele Venturoli,
Alessandro Vergendo, Margherita Zannoni Sostituendo le “A” con “O” si legge: “porto, molo otto:
nostromo corso con mozzo moro”. Cerca questo marinaio in
arrivo dalla Corsica!
Abbonamenti: è possibile avere informazioni o sottoscrivere un
abbonamento tramite: sito web: www.abbonamenti.it/mondadori; email:
[email protected]; telefono: dall’Italia tel. 02 49572001; dall’estero KENDOKU
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dalle 9:00 alle 19:00; posta: scrivere all’indirizzo Direct Channel SpA – C/O
CMP Brescia – Via Dalmazia 13, 25126 Brescia (BS). L’abbonamento può
avere inizio in qualsiasi periodo dell’anno. L’eventuale cambio di indirizzo
è gratuito: informare il Servizio Abbonati almeno 20 giorni prima del
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copia semplice e al prezzo di copertina maggiorato di € 4,00 per la copia A B C
con allegato (Dvd, libro, Cd, gadget). La disponibilità è limitata agli ultimi 18
mesi per le copie semplici e agli ultimi 6 mesi per le copie con allegato, salvo
esaurimento scorte. Per informazioni: tel. 045.8884400; fax 045.8884378; VISTO SU FOCUS
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Stampa: Elcograf Spa via Mondadori 15, Verona. Distribuzione: Press-Di
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Focus: Pubblicazione mensile registrata presso il Tribunale di Milano n. 552
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Certificato n. 8953 del 5/5/2021

Periodico associato alla FIEG


(Federaz. Ital. Editori Giornali)
Autori dei giochi:
Codice ISSN: 1122-3308 Lucio Bigi, Silvano Sorrentino, studiogiochi.

178 | Focus

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