Suono - Rumore

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La definizione della “MUSICA” è un problema semiologico. Oggetto della semiologia è la musica.

Ciò che sembra ovvio in realtà non lo è. Molino, ad esempio, restando nell'ambito occidentale ha
dimostrato che il concetto occidentale di musica varia in base alla poietica e alla estesica e che varia
in base alle culture e alle epoche,

Come scrive Molino: ciascun elemento appartenente al fatto musicale totale può essere separato e
assunto quale variabile strategica della produzione musicale. Come accade, ad es, in un'opera di
Kagel o di Jhon Cage (4.33'') in cui l'opera non consiste nello sviluppo del suono, ma nel silenzio
che viene ornato dai rumori degli spettatori.
Il loro obiettivo era quello di mostrare o denunciare il funzionamento istituzionale ma
paradossakmente non è possibile riferirsi alla musica senza riferirsi al sonoro.
Dunque il suono è la condizione base della musica.

Risulta però anche chiaro che non si può limitare la musica alla sola dimensione acustica del suono
perchè è altrettanto importante e fondamentale la variabile visuale (il gesto, i movimenti ad es. del
direttore d'orchestra). Il disco ci priva di tutte le dimensioni del concerto. Ha sicuramente
contribuito a ridurre la nostra concezione culturale del musicale alla sua sola dimensione sonora ma
non si può nascondere che una parte del malessere provato dal pubblico nei concerti di musica per
nastro derivi dal fatto che non c'è niente da vedere.

IL RUMORE COME FENOMENO SEMIOLOGICO


L'intera produzione del XX secolo è caratterizzata da uno spostamento del confine MUSICA-
RUMORE. Si possono distinguere in termini acustici in quanto il suono è il risultato di vibrazioni
periodiche e regolari mentre il rumore vibrazioni aperiodiche/irregolari.

Tutti gli studiosi di acustica sono d'accordo nel dire che si chiama rumore ogni suono che assume
per noi un carattere sgradevole, la nozione di rumore è innanzitutto soggettiva. I criteri che fanno
qualificare rumore un suono sono diversi e numerosi: l'intensità troppo elevate, assenza di altezza
definita o la mancanza di organizzazione (cacofonia).

SUONO/RUMORE= MUSICA/NON MUSICA


Si scopre presto che la maggior parte dei suoni musicali ad esempio quelli usati nella sinfonia
classica appartengono alla categoria dei suoni complessi il cui spettro non è armonico e che suoni
spontanei, considerati rumori dal nostro orecchio in realtà hanno la stessa struttura acustica dei
suoni musicali.

La distinzione SUONO- RUMORE non ha un fondamento fisico stabile perché è già in partenza
culturalizzato,

L'ATTEGGIAMENTO DEL COMPOSITORE NEI CONFRONTI DEL RUMORE


Non è esagerato considerare che l'estensione del concetto di musica- ovvero ciò che si è accettato
come musicale- corrisponda all'accettazione di fenomeni sonori considerati come rumori.
L'iniziativa dell'estensione del musicale è attribuibile in generale ai compositori come Cage e
Schaffer ( a spostare il confine tra rumore e musica).
Questo carattere di continuità che ha il suono rispetto al rumore non è un elemento sufficiente per
poter fare una distinzione netta tra suono e rumore.
Noi sappiamo che perché si produca un suono è necessario che un corpo non solo vibri regolarmente,
ma che queste vibrazioni siano tanto rapide da far persistere nel nervo
uditivo la sensazione della prima vibrazione fino all'arrivo della vibrazione
seguente: allora le impulsioni periodiche si fonderanno insieme per formare un
suono musicale continuo. Occorre, per questo, che le vibrazioni siano non meno di sedici al minuto
secondo. Ora, se io riesco a riprodurre un rumore con questa rapidità, ottengo un suono fatto
dall'insieme di tanti rumori, o meglio un
rumore il cui successivo ripetersi sarà sufficientemente rapido per dare una sensazione di continuità pari
a quella del suono» .
Cage, tra tutti, è colui che fa del ready made musicale dove tutto diventa accettabile per scrupolo di
assoluta libertà. Cerca i rumori nella città.

MUSICHE E CULTURE
Il problema della separazione tra musica e rumore mostra con chiarezza la mobilità degli
interpretanti che separano il musicale dal non musicale. Avremmo difficoltà ad indicare , qualunque
sia la popolazione presa in considerazione, dove cominci per essa la musica e dove finisca. Ad
esempio in Argentina (Robertson studia i Mapuche) un genere usato è quello del TAYL che viene
praticato da donne per fare rituali di guarigione guidati da sciamani femminili.

SEMIOLOGIA, PARTITURA, TRASCRIZIONE


Per Ingarden il segno musicale nella partitur non è la musica, ma solo un promemoria. Ma, nella
tradizione occidentale, il risultato del gesto creatore dell'opera è la partitura perché rende eseguibile
l'opera e permette di trasmettersi nei secoli. Ingarden non considera la musica orale ma adesso che
questa fa parte dell'universo musicale a noi familiare è importante riconoscere alla partitura la sua
importanza. Con questo, non si vuole dire che la musica di tradizione orale sia elementare, bensì
non si basava soltanto su una formula ripartita tra 5 strumenti ma l'insieme polifonico era regolato
da una melodia sottintesa , presente nella mente degli interpreti. Anche in Giappone, con gli
AINOU, nel genere UPOPO si è visto che la seconda voce doveva imitare immediatamente la prima
quando questa ancora non era terminata
L'analisi a cui aspira la semiologia musicale non è realizzabile senza l'intermediario di una
trascrizione . IN REALTà LA NOTAZIONE MUSICALE è Ciò CHE RENDE POSSIBILE
LA SEMIOLOGIA MUSICALE.

Non è altro che il confronto da parte dell'ascoltatore spettatore di una certa interpretazionedella
messa in scena e dell'esecuzione musicale con un'altra interpretazione

NOTAZIONE, COMPOSIZIONE E ANALISI


Sicuramente la musica contemporanea non si basa su una teoria universale come nel caso
della musica tonale, non è sorprendente quindi che non si concordi sulla semiologia da
utilizzare.

Nella prospettiva di un'analisi musicale rigorosa è necessario arrivare a un discretizzazione dei tratti
che permetta di definire senza ambiguità i fatti di cui si parla.
Nel caso in cui un'analista sia obbligato a procedere egli stesso a una trascrizione assegna un
simbolo costante in funzione dei suoi criteri estesici personali che ovviamente non sono quelli
poietici.

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