I Passi Da Apprendista FATTO

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I PASSI DA APPRENDISTA

L’importanza simbolica che la Massoneria associa a questi passi è di grande


rilevanza. Questo perché, di fatto, sono i primi passi (di un lungo cammino) che
un iniziato compie all’interno del Tempio.
Si, perché durante l’Iniziazione il bussante mette già piede nel Tempio, ma
da profano, per chiedere di essere iniziato e ricevere la Luce.
Una volta affrontati i tre viaggi, tolta la benda dagli occhi, la corda dal collo,
ricomposto negli abiti, prestata la Promessa Solenne, vestito con Grembiule e
guanti, l’oramai Fratello, istruito a dovere, rientra nel Tempio come Apprendista
e, per la prima volta, esegue i passi previsti dall’età del suo Grado. Rieseguirà tali
passi solo in occasione di ingresso nel Tempio a Lavori iniziati.

Ma come si compiono questi passi?

Il Fratello, nella fase conclusiva del Rito di Iniziazione si presenta alla porta
del Tempio all’Ordine.
Avanza da Ovest verso Est compiendo tre passi, partendo col piede sinistro
e ricongiungendo con il piede destro.
Il sinistro compie un normale passo con la punta indirizzata verso il
Maestro Venerabile mentre il destro, posizionato a squadra, avanza senza
staccarsi dal suolo.
In alcuni testi sono riportate anche indicazioni riguardo la diversa
lunghezza dei tre passi: il primo corto, il secondo medio mentre il terzo lungo ad
indicare il continuo perfezionamento del lavoro massonico.
Al termine dei tre passi il Fratello si ritroverà fisicamente ad Ovest del
Quadro di Loggia mentre, interiormente, nel centro della Loggia, raggiungendo
così il punto geografico di intersezione fra gli assi equinoziale e solstiziale.
A questo punto, il Fratello darà il Segno alle tre Luci: prima al M:.V:., per
poi rivolgersi al 1° Sorv:. con il solo movimento rotativo del busto verso sinistra e
mantenendo i piedi fermi. Successivamente al 2° Sorv:. rivolgendo il petto nella
sua direzione mediante il movimento del tronco verso destra.
Concluso ciò, l’Iniziazione procede con le ultime fasi previste dal Rituale.
Come già anticipato, la stessa procedura sarà eseguita in tutti i casi in cui un
Fratello chiede di accedere al Tempio a Lavori già iniziati. Eseguiti i tre passi e
dato il Segno alle Luci, prenderà posto tra le colonne su invito del M:.V:.

Inutile, però, conoscere i dettagli “tecnici” dei movimenti se non si conosce


la simbologia associata agli stessi; provo a scomporre gli elementi caratterizzanti e
ad analizzarli in questa chiave:

Tre … passi.
Perché il “3” è il numero che identifica ripetutamente la camera dell’Apprendista:
tre sono i toccamenti, tre i saluti alle Luci, tre i colpi della batteria, tre i viaggi
iniziatici, tre è l’età della Camera.
I riferimenti a questo numero sono numerosissimi non solo nell’ambito
massonico, specialmente nel primo grado, ma anche in molte culture e fedi
religiose; aspetto che, inoltre, ci può far riflettere riguardo una possibile matrice
comune di filosofie e religioni.
L’importanza del numero in questione è più che meritata visto il suo significato.
In particolare, nell’ingresso nel Tempio si compie una transizione simbolica
da un “luogo” profano ad uno “sacro”. Si avanza dalle tenebre con i tre passi che
indicano le tre fasi importanti: la Nascita, la Vita e la Morte.
Non a caso questo avanzare lo si compie da Occidente verso la Luce di
Oriente, per ricordare a noi Fratelli non solo il passaggio dal buio alla Luce, ma
anche ciò che ci aspetta durante il cammino massonico: l’alternanza di giorni
chiari a giorni oscuri, il susseguirsi di momenti carichi di energia positiva ad altri
durante i quali ci scontreremo con flussi energetici negativi che, grazie ai nostri
strumenti, sapremo affrontare e, magari, sconfiggere.

Ricordo ancora bene una riflessione che feci qualche anno fa poco dopo
essere stato iniziato.
Carico di emozione ed esuberanza a seguito dell’iniziazione, mi sentivo
pronto ad affrontare il mondo credendo di essere oramai sufficientemente forte
per ostacolare le negatività profane.
Ero stato iniziato e mi apprestavo a “vedere” il mondo con occhi diversi.
Poi … vari accadimenti, piccoli o relativamente grandi, mi riportavano al mondo
profano, ricordandomi che la vita che avevo da sempre affrontato non poteva
svanire per magia.
Mi ritrovai come impaurito perché pensai di essere stato illuminato, ma ero
ancora legato alle Tenebre.
Mi chiesi addirittura, se intraprendere il percorso verso la Luce massonica fosse
quasi un male: l’ignoranza ti rende cieco e ti permette di non vedere la Bellezza e
… ciò che non si conosce … non esiste ed è più facile non averne bisogno.

Un esempio può essere quello dei pesci che vivono negli abissi: non vedono
grazie alla luce poiché essa non arriva fino a quelle profondità. Si sono talmente
adattati a questa condizione da non averne bisogno e non soffrono la sua
assenza.
Il Massone però la Luce l’ha vista o, perlomeno, è a conoscenza della sua
esistenza. L’iniziato ha scoperto l’esistenza di un mondo migliore ed
inevitabilmente è attratto da esso.
Come può, quindi, convivere con la Luce e le tenebre?
Fortunatamente compresi un aspetto che per me fu determinante: è pur vero che
il Massone, intravedendo la Luce, avverte più di tutti il contrasto tra luce ed
ombra, ma a differenza del profano e grazie alla Massoneria ha ricevuto gli
strumenti necessari per affrontare il suo difficile cammino.

Ho voluto raccontarvi questa mia esperienza non a caso, ma perché credo


che si leghi bene con la simbologia legata al modo in cui si posizionano i piedi
durante i tre passi dell’Apprendista.
La marcia, come già detto, porta dalle Tenebre alla Luce, ma non separa
definitivamente le due cose.
Il primo piede utilizzato è quello relativo alla parte sinistra del corpo, la
parte che rappresenta il cuore, sede dei sentimenti, poiché questi devono muovere
le azioni dell’Apprendista.
Sono sentimenti puri, che non hanno a che fare col mondo profano, non a
caso il piede sinistro, nel compiere il passo, si stacca dal suolo come a voler
rimanere puro dal marcio che lo ha contraddistinto nella vita profana. Si
allontana dal corpo e procede dritto, quindi con rettitudine, verso l’Oriente poiché
quella è la meta.
Il piede sinistro però non si può distaccare completamente dal nostro corpo
e dopo il passo di allontanamento segue quello dell’avvicinamento del destro.
Questo si contrappone al precedente poiché non è spedito, anzi!
Il piede destro è posizionato in modo da non far procedere il Fratello con la
normale andatura di un cammino regolare, disinvolto o addirittura esuberante.
Il destro si trascina e, come un peso, contrasta il movimento nell’intento di
ricordarci che il lato oscuro è ancora in noi e che il nostro percorso sarà costellato
da fatiche nel raggiungimento degli obiettivi virtuosi.
La nostra esuberanza, la stessa che vi ho raccontato nella mia esperienza,
viene interrotta nel ricordo delle nostre origini profane.

Quelle descritte sono, in linea generale, le associazioni simboliche tipiche


dei passi dell’Apprendista, quelle “da manuale”, didattiche e più condivise.
Ma la simbologia credo non debba essere solo letta sui libri e, di conseguenza,
limitata all’interpretazione esoterica dei Massoni studiosi che saggiamente ne
hanno analizzato il significato.
Pur condividendo i loro importanti spunti di riflessione, credo che il lavoro
di ogni Massone debba puntare ad andare ancora oltre nella ricerca personale del
significato di ogni simbolo.

Le chiavi di lettura dei nostri predecessori sono magistrali, quindi, fonte


importante per lo studio della simbologia, ma nessuno ci vieta di vedere con i
propri occhi nuovi aspetti che non devono sostituire i precedenti ma possono,
tranquillamente, aggiungersi per completare, in base alla visione personale di
ogni Fratello, il significato simbolico che può celarsi dietro ogni nostra azione
rituale, in modo tale da generare nuove chiavi di lettura, condivisibili o no.

Nel caso specifico, a mio avviso, i passi dell’Apprendista celano


un’interpretazione che reputo rappresentativa dell’interscambio che avviene
durante i lavori rituali.
Ma come sono arrivato a questa considerazione?
Se possedessi qualcosa e volessi donarla a qualcuno, quale gesto sarei
portato a compiere?
Allungherei il braccio allontanandolo dal mio corpo con la mano puntata
verso il ricevente fino a privarmi di quanto donato. Il movimento del piede sinistro
è simile: si entra nel Tempio allungando la gamba sinistra, allontanando il piede
dal corpo, privandosi del suo appoggio e puntandolo in direzione del M:.V:..
Un movimento che rappresenta, secondo me, l’apporto di ogni Fratello
durante i lavori rituali.

Ora, se volessi raccogliere degli oggetti su di un piano, quale gesto sarei


portato ad eseguire?
Girerei la mano per mezzo dell’articolazione del polso fino a portarla come
“a contrasto”. Senza perdere contatto con il piano raccoglierei gli oggetti per
portarli a me. Similmente compiamo lo stesso movimento con il piede destro:
girato di 90° rispetto alla sua naturale posizione, senza staccarlo dal pavimento lo
portiamo a noi come in “raccolta”.
In questo caso, invece, il gesto compiuto mi ricorda quanto noi riceviamo e
raccogliamo all’interno del Tempio.

Secondo questa personale lettura, la simbologia legata ai passi


dell’Apprendista mi ricorda che:
 doniamo e raccogliamo energia positiva,
 doniamo e raccogliamo saggezza con le nostre tavole ed i nostri interventi,
 doniamo e raccogliamo supporto e disponibilità sotto varie forme.

Dare e avere: un interscambio (come ho accennato prima) di diversi


elementi che nel complesso generano quella fratellanza della quale tanto
parliamo.
Doniamo e riceviamo gli stessi elementi poiché siamo parte attiva e passiva allo
stesso tempo.

L’importanza di questo aspetto è determinante per la crescita di ogni


Fratello e per quella della Loggia.
Il merito della nostra Crescita va attribuito, indubbiamente, agli sforzi
personali, agli studi, ai sacrifici ma è anche merito di quanto abbiamo raccolto
grazie agli altri Fratelli: ogni Fratello da, ogni Fratello riceve.
Ma attenzione, i passi dell’Apprendista vengono compiuti in un preciso
modo: il passo sinistro è il primo che si compie, e solo dopo segue il destro, a
ricordarci che innanzitutto dobbiamo “dare” e solo dopo “ricevere”, proprio perché
il primo è un dovere di fratellanza mentre il secondo è un beneficio massonico.

Di questo aspetto abbiamo chiari esempi all’interno del nostro Tempio: sono
tanti i nostri Fratelli con decenni di esperienza che, nonostante la saggezza
raggiunta, continuano a frequentare i lavori di Loggia.
Diciamolo con tutta onestà: chissà quante volte avranno ascoltato lavori sui
simboli che adornano il Tempio o su altri argomenti affrontati decine di volte.
La loro presenza però permane, nonostante il livello di conoscenza di alcuni
argomenti sia ben consolidato.
Questi fratelli, colonne portanti del Tempio, continuano a frequentare i
lavori perché sanno che il loro supporto, sia energetico che cognitivo, è necessario
affinché non venga interrotta la catena d’unione; dopotutto, non a caso vengono
chiamati “Maestri”.

Secondo la mia chiave interpretativa, i passi dell’Apprendista possono


essere un richiamo per il Fratello che viene colto dal senso di “sazietà” ed
insoddisfazione. Quando si matura questo pensiero si dovrà invece ricordare che
non si entra nel Tempio solo per raccogliere ma anche per donare, anzi,
soprattutto per quello!
Il Tempio non è fonte dalla quale potersi abbeverare fino al soddisfacimento
delle proprie necessità, vuoi perché il Massone deve sempre continuare ad avere
sete di sapere o vuoi perché, nel ricordo di quanto ricevuto, dovrebbe aver chiaro
il concetto che tanto più grande è il suo livello di saggezza, tanto più è giusto che
ne doni “per il bene dell’Ordine ed alla gloria del Grande Architetto dell’Universo”.
Taranto, 05/02/2016

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