Petrarchismo - Di Benedetto PDF
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Un'introduzione al
petrarchismo cinquecentesco*
ai primi decenni del Cinquecento, il Petrarca meglio cono
IFino sciuto in Europa fu lo scrittore latino. Fuori dltalia, nel Trecento e
nel Quattrocento, Francesco Petrarca apparve soprattutto Tautore di
trattati spirituali o polemici, o Tautore di Epistulae latine raffinatissime,
in prosa e in versi; come poeta, Popera sua pi? apprezzata fu Tincom
piuto poema Africa.
In Italia, accanto all'ammirazione per Tautore latino, non manco
Timmediato apprezzamento anche per le sue opere in volgare: iRerum
? e non dal XVI, come tal
vulgarium fragmenta (a partir? dal XV sec?lo
volta si afferma?, chiamati anche Canzoniere) e iTriumphi II Petrarca
volgare ebbe i primi imitatori gi? nel Trecento, e poi nel Quattrocento.
Anche fuori d?lia letteratura, i suoi Triumphi diedero vita a un genere
pittorico coltivato nel XV sec?lo, i cui esempi pi? celebri sono forse i
due trionfi dipinti da Piero d?lia Francesca sul retro del dittico dei
ritrattidi Federico II da Montefeltro e Battista Sforza (Firenze: Uffizi).1
e nei
A partir? dalla fine del Quattrocento primi anni del Cinque
cento, assistiamo per?, in Italia, a un fen?meno nuovo. Osserviamo che
i lirici quattrocenteschi che si esprimevano in volgare finirono via via
con Tuniformarsi sempre pi? strettamente al modello formale dei
Rerum vulgarium fragmenta. Caddero in disuso, nei poeti tardo-quattro
centeschi, alcune formemetriche usate in quel sec?lo e estranee a Petrarca;
ci? ? evidente, in particolare, in alcune delle loro raccolte poetiche
stampate nei primi anni del Cinquecento. II sonetto (la forma m?trica
di gran lunga pi? diffusa), la canzone, Tardua sestina lirica, ilmadri
?
gale trecentesco, la ballata, pi? di rado la frottola queste tendono a
imporsi come le quasi esclusive forme metriche usate. Del sec?lo pre
cedente, sopravvivono la terza rima, lirica e discorsiva (ilmetro del ca -
nuovo madri
pit?lo, delYelegia), di rado lo strambotto; e si aggiunge il
i canti ?
gale "libero." Sopravvivono carnascialeschi m?tricamente,
ba?late ?, spesso anonimi e destinati al canto dei corimascherati durante
le feste del carnevale, e pertanto estranei alia produzione lirica "alta."
Il Petrarca volgare, e anzitutto quello del Canzoniere, si viene affer
mando come ilmodello per eccellenza dei lirici.Anche Giovanni Aure
lio Augurelli, maestro di Pietro Bembo (nome-chiave della canonizza
zione cinquecentesca del poeta aretino), e suo consulente nella revisione
dei primi due libri delle Prose della volgar lingua, volle da parte sua
attenersi al Petrarca volgare come alTunico suo modello. Un segno, fra
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Introduzione al petrarchismo cinquecentesco 171
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172 Arnaldo di Benedetto
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Introduzione al perrarchismo cinquecentesco 173
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174 Arnaldo di Benedetto
... l?
veggo Pietro
Bembo, che T puro e dolce idioma nostro,
levato fuor del volgare uso tetro,
suo esempio mostr?
quale esser dee, ci ha col
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Introduzione al petrarchismo cinquecentesco 175
composte in prima stesura anche molti anni prima; e per questo il 1530
? convenzionalmente indicato come la data ufficiale della nascita del
petrarchismo cinquecentesco. Accanto a sonetti, in netta
prevalenza
(101), canzoni (6), ba?late (2),madrigali (2), una sestina, il volume esi
biva un capitolo in terza rima (Amor ?...) e uno strambotto (Qual mera -
viglia ...): singolari eccezioni entro quel contesto, ma che consentirono
appunto la loro soprawivenza, sia pur nettamente minoritaria, nel
l'?mbito della lirica cinquecentesca. Lo stesso Bembo volle sottolineare
il distacco dalla lirica cortigiana di fine Quattrocento facendosi obiet
tare, nel sonetto Colei, cheguerra (anteriore al 1510,ma non incluso nella
prima edizione delle Rim?), da una bellissima interlocutrice, dantesca
"angelica beatrice," e forse poetessa ("cigno"):
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176 Arnaldo di Benedetto
A buon conto, le liriche di Pietro Bembo, che ebbero altre due edi
zioni successive e accresciute dall'autore nel 1535 e nel 1548 (quest'ul
tima, postuma, curata da Carlo Gualteruzzi), godettero, per buona
parte del sec?lo, quale modello di scrittura, di un'autorit? immensa,
a quella di Petrarca. In esse era Tesemplificazione, anzi Y esempio
pari
il termine di Ariosto), di c?o che era teorizzato nelle Prose
(per ripetere
della volgar lingua. Bembo fu uno di quei personaggi che, senza pos
e o
sedere grandi originali virt? artistiche profondit? di pensiero,
hanno ilm?rito (come scrisse Benedetto Croce) di "ahitare le et? a met
tere in luce il parto di cui son? gravide."7 Circa il termine petrarchismo,
va precisato che la parola petrarchista in Italia compare gi?, nel senso di
ammiratore e imitatore di Petrarca, e con intento ir?nico, nel XVI sec?
lo; lo us? ad esempio, nelle Pistole volgari, nei Dialoghi, nella Priapea
Niccol? Franco. Un dialogo intitolato II petrarchista scrisse anche Ercole
Giovannini. La parola entro presto anche in altre lingue europee.
L'astratto petrarchismo risale invece alia storiografia ottocentesca.
In occasione della morte del letterato veneziano (1547), proprio
Niccol? Franco cos? lo celebro:
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Introduzione al petrarchismo cinquecentesco 177
zaro, facesse atto di rinunzia alia poesia volgare, per darsi esclusiva
mente a quella latina. Vero o no che sia Taneddoto, accadde ehe in
breve tempo si verifico una svolta definitiva, che fece liquidare tanta
come uso tetro." Dieci anni
poesia precedente "volgare dopo la sua
morte, Tebaldeo poteva essere citato con tanto disprezzo, quale sin?n
imo di rozzezza stilistica. Del Quattrocento volgare italiano, si conti
nuarono a leggere, oltre al sempre ammirato Sannazaro, alcuni poeti
toscani (Pulci, Poliziano); il poema delTemiliano Boiardo circol? grazie
al Rifacimento di Francesco Berni, e soprattutto alla ben pi? fortunata
revisione ling?istica di Lodovico Domenichi,8 mentre caddero nel
Toblio le squisite liriche dei suoi Amorum libri.Solo con Giovan Battista
Marino torno a farsi vivo un pi? ampio int?resse anche per ipoeti vol
gari del XV sec?lo.
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178 Arnaldo di Benedetto
?
del Settecento, anche Alfieri
Lucrezia Squarcia.11 Alia fine portatore
d'un originalissimo e innovativo culto delTantico poeta, che poco aveva
in comune con quello dei petrarchisti cinquecenteschi e arcadici ?
am? viaggiare e cavalcare col petrarchino "in tasca," come appare da
notazioni della Vita e delle lettere; in un'epoca nella quale era piuttosto
di moda esibire T"orazietto," come lo stesso Alfieri fece per qualche
tempo, abbinandolo al petrarchino (Vita IV, 4). Va sottolineato pero che,
nellTtalia cinquecentesca, i petrarchini non circolavano solo in esem
a stampa, a differenza di quanto talvolta si crede.12
plari
con una copia del Can -
Personaggi del tempo vollero farsi ritrarre
zoniere, appunto, inmano. ? il caso del ritratto d'un giovane Uomo col
del Parmigianino e della meta
petrarchino (collezione privata), opera
circa degli anni Venti del XVI sec?lo; il personaggio stringe nelle mani
un volumetto sulla cui copertina ? scritto: "FRANC. P." "F. PETRAR
CHA" si legge anche sul libro con cui Bernardino Licinio raffigur? un
e "PETRARCA"
giovane ventunenne nel 1528 (Mosca, Museo Pusskin);
? scritto sul piccolo libro stretto nella mano destra dalla prosperosa
contessa di Valmerode, in un quadro dello stesso Licinio, eseguito nel
1546 (gi? a Gotha, Museo Ducale). Di Domenico Puligo ? quello che
oggi ? generalmente riconosciuto come il ritratto della cantante e, a
detta di Vasari, "bellissima cortigiana" Barbara Fiorentina (cio? Bar
bara Raffacani Salutati), amata anche da Machiavelli, che le dedico
alcune liriche, dipinto nel 1525-1527 circa e conservato presso una col
lezione privata di Lewes (Sussex). La donna ? raffigurata con uno spar
tito di m?sica aperto sul tavolo; alla sua destra ? un libro chiuso, e alia
sua sinistra un petrarchino manoscritto aperto (agli inizi del Cinque
cento, la stampa non aveva ancora soppiantato in tutto ilmanoscritto,
che allora era anzi ritenuto pi? elegante del libro stampato), sul quale
si legge la prima quartina del sonetto Grazie ch'a pochi, un chiaro omag
?
gio coi suoi accenni alia "rara vertu," alla "canuta mente," e ai
? alia levatura intellettuale e
"biondi capei" e all'"alta belt? divina"
alia bellezza dell'attrice. II dipinto di Puligo ? contempor?neo o di
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Introduzione al petrarchismo cinquecentesco 179
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180 Arnaldo di Benedetto
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Introduzione al petrarchismo cinquecentesco 181
e degli adattamenti al
italiano; si ebbero un'estensione volgare di ori
entamenri gi? present? nella letteratura umanistica. I problemi teorici
furono spesso trattati nella forma plat?nica e ciceroniana del dialogo
(come aveva fatto, nel sec?lo precedente, un grande sperimentatore
come Leon Battista Alberti esponendo il suo modello di famiglia d'al
to rango). Gli storici guardarono agli antichi esempi latini.Nel teatro in
e la
volgare, si affermarono la commedia tragedia classiciste, cio?
modellate e latini, e caddero in discredito la sacra
sugli esempi greci
rappresentazione, le forme di teatro profano allora ispirato anch'esso ai
modi della sacra rappresentazione (si pensi, ad esempio, all'Orfeo di
Poliziano, o al Cefalo di Niccol? da Correggio, o alie due commedie di
e
Iacopo Nardi), il gliommero, genere teatrale napoletano affine alla frot
tola. II prosimetro fin dal tardo Medioevo aveva guardato al De conso -
latione di Boezio, ma ulteriori autorizzazioni trovo inDante, Boccaccio
e soprattutto Sannazaro. Pur dopo il grande successo dell'Orlando
-
furioso di Ariosto, continuazione del quattrocentesco Orlando innamora
to (o Inamoramento de Orlando) di Matteo Mar?a Boiardo, a sec?lo inol
trato si aspiro a congedarsi dai modi del poema cavalleresco per dare
vita al "poema eroico" ostentatamente esemplato sull'epica antica. Nel
poema Vitalia liberata da' Gotti (1547) Giovan Giorgio Trissino, tentan
do di ricalcare da vicino lo Stile omerico, volle persino abbandonare
Tottava narrativa, la forma strofica dei poemi cavallereschi, per Tende
casillabo sciolto, da lu? reinventato quale preteso equivalente delTantico
esametro. Ma Tottava narrativa sopravvisse, e Tendecasillabo sciolto
divenne piuttosto ilmetro del poema didascalico, e fu impiegato in
moite trag?die; non manco, peraltro, almeno una sua rilevante ripresa
?pica con la traduzione in volgare dell'Eneide operata da Annibal Caro,
la cui fortuna fu pero settecentesca, non cinquecentesca.
Non si ricorse ai modelli antichi per la lirica e la novellistica; ma,
nella lirica, fra Taltro cadde in disuso, come s'? accennato, una forma
popolare come il toscano strambotto (ottava d'endecasillabi, di schema
rimico id?ntico a quello delPottava narrativa), gi? adottato anche dai
a
poeti di corte. Ancora presente in Bembo, nel nuovo sec?lo esso tese
confondersi col polimorfo madrigale e con la "stanza" lirica. Dal
?
Cinquecento che pure sanzion? la definitiva marginalizzazione del
?
latino come lingua letteraria inizi? in Italia una spaccatura totale fra
poesia d'arte e poesia popolare, come non accadde, ad esempio, in
Spagna. Per dirla con parole della Storia della letteratura italiana di
Francesco De Sanctis: "Da ogni angolo d'Italia spuntavano sonetti e
canzoni. Le ba?late, i rispetti, gli stornelli, le forme spigliate della poe
sia popolare, andarono a poco a poco in disuso. II petrarchismo invase
?
uomini e donne" (cap. XII). Si formo allora la comune lingua letteraria
distinta in prosastica e po?tica ?
che, sostanzialmente avallara dal
TAccademia della Crusca e pur via via arricchita nello stesso Cinque
ento (la lezione bembesca non fumai accolta in ogni sua parte), nelTet?
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182 Arnaldo di Benedetto
barocca e nel primo Settecento, ebbe vigore in Italia fino alla meta del
XVIII sec?lo.
Fu soprattutto grazie al petrarchismo l?rico italiano, diffuso anche
mediante alcune antologie allestite in Italia, che il culto del Petrarca
volgare si afferm? nell'Europa occidentale: in Francia anzitutto, ma
in Ger
anche in Spagna, in Portogallo, in Inghilterra, e ben pi? tardi
mania, dove il poeta trecentesco condivise il successo con Giovan
Battista Marino. E stimol? Topera originale di poeti di qualit? talvolta
pi? eccelsa di quella dei lirici italiani (parlare di semplici "influssi" in
poesia e nelle arti ?, in linea di principio, sempre sbagliato). In Francia,
si voile anche cercare il sepolcro di Laura, ad Avignone; e si credette
d'averlo trovato, nel 1533. Artefice della presunta scoperta fu il raffi
natissimo poeta lionese Maurice Sc?ve:
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Introduzione al petrarchismo cinquecentesco 183
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184 Arnaldo di Benedetto
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Introduzione al petrarchismo cinquecentesco 185
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186 Arnaldo di Benedetto
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Introduzione al petrarchismo cinquecentesco 187
. . . rosso
Vero ?, invece, che lemoite varianti cons?rvate dei suoi versi docu
mentano un lavorio e un'incontentabilit? rari, pur tra le innegabili dif
ficult? espressive; n? Michelangelo era letterariamente uno sprovvedu
to (fra l'altro, aveva fama di conoscere amemoria la Commedia dantesca),
come non lo erano in genere gli artisti fiorentini del tempo, e con let
terati fu in rapporti e corrispondenza, anche in versi. Inoltre, pi? che
quella della confessione, la componente predominante in lui ? lamedi
tazione (nei momenti minori, il gioco intellettualistico), che ha potuto
ricordare a taluno i sonetti di Shakespeare, e persino imetafisici ingle
si e John Donne. La sua poesia appare peraltro lontana da quell'armo
nia ed equilibrio propri di Petrarca, e a cui aspiravano molti lirici
cinquecenteschi. Suoni aspri, oscurit? concettose, durezze, contorsioni,
riuscite talvolta non pi? che frammentarie o epigrammatiche sono fra
le sue caratteristiche. Cito alcuni versi d'un sonetto nel quale ritrae cari
caturalmente s? stesso nelTatto di dipingere un soffitto, con allusione
forse all'immane fatica dell'impresa della volta della Cappella Sistina
(nel manoscritto, accanto al sonetto ? il disegno d'un pittore che, eret
to e tendendo il braccio, delinea una figura su un soffitto o una volta),
e aile suo corpo doveva assumere:
prolungate posizioni contorte che il
il ventre sembra essergli risalito per il torace fino a formare una sorta
di gozzo sotto ilmento; la faccia ? forzatamente proiettata verso l'alto
e la nuca tocca la schiena; il petto s'incurva sporgente corne
quello
delle donne-uccelli, le arpie; sul viso gocciolano dal pennello i colori,
rendendolo simile a un pavimento policromo. Il sonetto sarebbe stato
e il 1512. Si ? sottolineata la componente
quindi composto tra il 1508
burchiellesca (non spinta per?, come spesso accade nel poeta quattro
centesco, fino al grottesco nonsenso) presente nel componimento; ma
elementi comici della poesia fiorentina in voga nella giovinezza di
Michelangelo tornano anche in altri suoi testi:
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188 Arn Aldo di Benedetto
testo ? anteriore
Composto quasi certamente alla fine del 1507, questo
alla riforma bembesca. Un indizio ne ? anche la dettagliata sensualit?
che lo pervade; e se davvero, corne vuole G. Gorni, cintura designa "la
zona il sonetto ? Tespressione d'un desiderio di possesso
verginale,"
carnale, o della sua finzione.
Converrebbe tentar di scandire nel tempo i terni e imodi della poe
sia di Michelangelo, sottolineando anche la persistenza di alcuni terni.
In primis, la ricorrente concezione platonico-ficiniana del Bello (sottoli
neata, a suo modo, gi? da Francesco Berni), per cui
Sono gli ultimi versi d'un sonetto composto per Tommaso Cavalieri, ed
? proprio Tarnore per questo giovane ad ispirare aMichelangelo i suoi
versi platonizzanti; nello stesso componimento si legge anche:
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Introduzione al petrarchismo cinquecentesco 189
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190 Arnaldo di Benedetto
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Introduzione al petrarchismo cinquecentesco 191
'
Le spine e chiodi e Tuna e Taltra palma
col tuo benigno umil pietoso volto
prometton grazia di pentirsi molto,
e speme di salute a la trist'alma.
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192 Arnaldo di Benedetto
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Introduzione al petrarchismo cinquecentesco 193
e normo del Galeazzo a cui esse sono ora attribuite, a partir? dall'edi
zione del Canzoniere (tale il titolo scelto) curato da Francesco Bartelli
nel 1888. Attribuite, ma non senza incertezze; perch? Tombra del
nonno, quale autore almeno in parte delle Rime, continua, inquietan
doli, ad aleggiare fra gli studiosi.38
e delle
Un canzoniere, anche quello di Galeazzo, privo del rigore
motivazioni aut?nticamente petrarchesche, ma pur sempre canzoniere
amoroso e talvolta platonizzante, dedicato a pi? donne, racchiuso in
fatti, si dice, tra un sonetto proemiale e un sonetto conclusivo. Ben di
verso, quest'ultimo (ma non ?nico, nel quadro gen?rale), anche si dice,
dai pi? consueti finali di pentimento; e in effettinon si apre ad alcuna,
manierata o sincera, prospettiva o speranza ultraterrena e preghiera di
soccorso (quella che pure chiudeva la sestina Come nocchier). Giocato su
traslati preziosi e attinti al mondo min?rale, non nuovi ma caratteristi
ci delle sue Rime (viva selce, gelidi smalti, soldi marmi, freddo sasso, bel
marmo), in esso Tautore proclama la sua disperazione amorosa:
o mia ventura
quando fia che pietade
de Tusato rigor si ti disarmi
che i tuoi gelidi smalti e saldi marmi
vestan nuova e pi? bella altra natura?
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194 Arnaldo di Benedetto
Palma e viva,
leggiadra
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Introduzione al petrarchismo cinquecentesco 195
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196 Arnaldo di Benedetto
Usc?, se non il primo, certo il pi? ardito, fuor della turba de' tanti
e si fece altro stile. Ilm?rito della sua poe
petrarcheschi d'allora,
sia consiste principalmente nel collocare le parole e spezzare la
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Introduzione al petrarchismo cinquecentesco 197
Commenti eruditi alle sue Rime furono allestiti nel Seicento e nel Sette
cento. Dopo un periodo di svalutazione nel corso del XIX sec?lo, lo
stesso Croce rilev? in esse come un"'ombra" di grandezza po?tica.44
In omaggio al giovane Tasso, che su di esso terme la sua lezione del 1570
circa all'Accademia di Ferrara, nella quale mostr? di apprezzare soprat
tutto gli squisiti e magniloquenti artifici formali del poeta toscano,
trascrivo un sonetto religioso, di pentimento e conversione, fra i pi?
noti e antologizzati. Esso sigillava la stampa del 1558 delle Rime, e fu
incluso da Giacomo Leopardi nella Cres?omazia italiana po?tica-,
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198 Arnaldo di Benedetto
edizione critica delle sue Rime nel 1978 (Roma, Salerno Editrice),
corredandola inoltre di un accurato commento. Giuliano Tanturli e Ste
fano Carrai ne hanno procurato, nel 2001 e nel 2003 (Parma, Fonda
zione Bembo/Guanda; e Torino, Einaudi), preziose edizioni, diversa
mente imp?state, che definirei semicritiche, e ampiamente commentate.
La nuova fortuna del poeta toscano, definito anche da Carlo Dionisotti
il "maggior poeta italiano nell'et? compresa fra quella delTAriosto e
con gli
quella del Tasso,"46 prese slancio nel secondo dopoguerra,
e di Binni
importanti studi critici di Ettore Bonora (1947) Walter (1951),
ai quali segu? lo scritto complessivo Della Casa, uomo pubblico e scrittore
(1953) di Lanfranco Caretti.47 Altri se ne sono aggiunti, di Adriano
Seroni, di Roberto Fedi, di Giuseppina Stella Galbiati, di Ulrich Schulz
Buschhaus, di Silvia Longhi, ecc. Non intendo se Dionisotti, con quel
suo giudizio, volesse affermare che Della Casa ? ilmaggior poeta fra
Ariosto e Tasso; forse no, perch? fra i due si colloca il Baldus di Te?filo
Folengo. lo resto dell'avviso che non si possa neanche sostenere, per
quanta stima meriti, che il prelato toscano sia senz'altro ilmaggiore dei
non sono ma poeti di spic
petrarchisti, fra i quali, ripeto, grandi poeti,
co, si.
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Introduzione al petrarchismo cinquecentesco 199
?
Dolce e terribile sorte quella di Gaspara Stampa! Conoscete le
sue Rime? S?, le vidi un giorno su la vostra tavola. Miscuglio di
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200 Arnaldo di Benedetto
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Introduzione al petrarchismo cinquecentesco 201
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202 Arnaldo di Benedetto
... fra
questi dumi,
fra questi aspri costumi
di gente irrazional, priva d'ingegno
Questo ? il sonetto:
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Introduzione al petrarchismo cinquecentesco 203
6.1 lirici petrarchisti non cantarono solo d'amore, come mostra la stes
sa Isabella Morra. Terni politici, oltre che amorosi, caratterizzano la
produzione di Giovanni Guidiccioni e quella di Luigi Alamanni. Temi
un sonetto
religiosi sono in quella dello stesso Guidiccioni: elogia il
predicatore Bernardino Ochino, pi? tardi condannato come er?tico. Fer
menti religiosi eterodossi, ma non ancora esplicitamente e definitiva
mente bollati come eretici dalle autorit? ecclesiastiche, sono nelle rime
di Benedetto Varchi. Rime spirituali composero Vittoria Colonna e il
predicatore veneziano Gabriel Fiamma. E vi fu il travestimento "spiri
tuale" del canzoniere di Petrarca operato da Girolamo Malipiero: il gi?
ricordato Petrarca spirituale, dove, si legge nelTinterno, il poeta trecen
tesco ? "divenuto te?logo e spirituale per grazia di Dio e studio di Frate
Ieronimo Malipiero Minoritano." A Ochino indirizz? uno scherzoso
sonetto Tullia d'Aragona, rimproverandogli Teccessivo rigore di costumi
da lui predicato (". . . le finte apparenze, e T bailo, e T suono, / chiesti
dal tempo e da Tantica usanza, / a che cos? da voi vietati sono?"), e con
testando a suo modo la dottrina luterana del de servo arbitrio da lui
accolta:
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204 Arnaldo di Benedetto
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Introduzione al petrarchismo cinquecentesco 205
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206 Arnaldo di Benedetto
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Introduzione al petrarchismo cinquecentesco 207
parla di petrarchismo?
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208 Arnaldo di Benedetto
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Introduzione al petrarchismo cinquecentesco 209
ARNALDO DI BENEDETTO
Universita di Torino
NOTE
*
Questo scritto ? la rielaborazione d'un abbozzo molto pi? semplice e scarno, base
cTuna conferenza tenuta alTUniversit? di Vilnius nel 2004. Ho mantenuto alcuni pas
saggi didascalici, ehe ai lettori esperti parranno ovvi. Nondimeno, Tinsieme mi pare
offrire materia di discussione.
tradizione locale, vi sarebbe nato Giovanni Delia Casa). Distinguo questi dipinti dalla
prassi delle illustrazioni miniate, talvolta bellissime, che accompagnavano imano
scritti dei Triumphi; prassi proseguita, nell'et? della stampa, con pregevoli incisioni.
2Gi? Giovan Francesco Fortunio aveva pubblicato nel 1516 le Reg?le della volgar
3Lo schema della ballata Signor, quella piet? riprende lo schema della ballata di
Ci?o da Pistoia Madonna, la pietate. La redazione
pubblicata nel 1530 del sonetto lo,
che gi? e sciolto una frase: "Cos? m'hai . ., Amore"
vago contiene giunto. (v. 12), che
ricalca in parte: "Cosi m'hai concio, Amore...," della canzone di Dante Amor, da che
convien v. 61 (vd. il commento di G. Gorni, in Poeti del Cinquecento t. 1, a cura di G.
Bembo cancello la traccia dantesca: "Tal per te sono. . . ,Amore." Bembo promosse
inoltre l'edizione del Novellino, pubblicato nel 1529.
Apennino, accanto alie reminiscenze di Petrarca, Bembo, Della Casa e altri, Torquato
Tasso non manco di riecheggiare lievemente la prima stanza della canzone di Sanna
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210 Arnaldo di Benedetto
zaro O fra tante procelle: fortuna in rima con cuna; la sottolineatura dell'ingiustizia
della stessa Fortuna e ria"; Sannazaro: "l'ingiusta guerra"), e della
(Tasso: "l'ingiusta
sua cecit? paradossalmente oculata (Tasso: "quella cruda / e cieca dea, ch'? cieca e pur
7B. Croce, "La lirica cinquecentesca," in Poesia popolare e poesia d'arte. Studi
sulla poesia italiana dal tre al Cinquecento (Bari: Laterza, 19574) 348. Vd. anche, di
Croce, "Il Bembo," in Poeti e scrittori delpieno e del tardo Rinascimento, vol. 3 (Bari:
Einaudi, 1967) 139, sulla grande fortuna del Rifacimento bernesco fin dal Cinque
cento: "riusc? a togliere di mezzo per quasi tre secoli... il testo originario dell' Orlando
innamorato del Boiardo." II passo di Dionisotti si legge, citato con consenso, anche
nella Storia della letteratura italiana, diretta da E. Malato, vol. 4 (Roma: Salerno Edi
trice,1996)1145.
-
9F. Neri, "Le rime ultime di Gaspara Stampa," in Saggi di letteratura italiana fran
tion et pr?sentation de Paul Bachmann (Paris: Gallimard, 1991) 15. Circa il veneziano
Brocardo, morto nel 1531 in giovane et? (si disse, o cos? fece credere Pietro Aretino
che ne trasse vanto e successivamente simulo di fame ammenda, a causa dei sonetti
1990) 62.
13Vd. A. Cecchi, "Ritratti a Firenze nel secondo in // ritratto. Gli
Cinquecento,"
artisti imodelli la memoria, a cura di G. Fossi (Firenze: Giunti, 1996) 125. Su questi
ritratti, vd. anche N. Mac?la, "I ritratti col Petrarca," in Le lingue del Petrarca, Atti del
convegno (Udine, 27-28 maggio 2003), a cura di A. Daniele (Udine: Forum, 2005)
135-57; M. L. Doglio, "Il sonetto 240 (e altri sonetti in ritratti)," in Atti e memorie
delVAccademia Galileiana di Scienze, Lettere edArti gi? dei Ricovrati e Patavina, vol.
115 (2002-2003), Parte III: Memorie della Classe di Scienze Morali, Lettere edArti
411-29. Belle parole sulla Dama col petrarchino di Andrea del Sarto si leggono in R.
-
Fedi, "Canzonieri e lirici del Cinquecento. II. La memoria della poesia," in La memo
ria della poesia. Canzonieri, lirici e libri di rime nel Rinascimento (Roma: Salerno
di Laura Battiferridel Bron
Editrice, 1990) 68-70 (alle 79-80, un'analisi del ritratto
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Introduzione al petrarchismo cinquecentesco 211
zino). Aggiungo che non ? un petrarchino, corne talora s'? detto, quello su cui posa la
mano destra Lucrezia Panciatichi in un altro capolavoro del Bronzino (Firenze: Uff?zi),
ma un Uffiziolodella Vergine.? questo il quadro a cui ? aff?datoun ru?lo simb?lico e
che ? descritto nel romanzo di Henry James, The Wings of the Dove.
in Lirici -
14La definizione ? di Alberto Caciolari, europei del Cinquecento. Ripen
sando la poesia del Petrarca, a cura di G. M. Anselmi, K. Elam, G. Forni, D. Monda
lutello ? forse da vedere il primo e molto lontano precedente degli ordinamenti di rac
colte liriche che cominceranno ad aver vigore nel secondo Cinquecento (G. B. Pigna,
T. Tasso) e trionferanno nell'et? barocca: Rime d'amore, Rime d'encomio, Rime sacre,
e simili (talvolta, nel Seicento, con intitolazioni molto fantasiose). Cito dall'edizione:
//Petrarca con l'espositione d'Alessandro Vellutello ..., in Vinegia, appresso Gabriel
Giolito de Ferrari, 1558.
*fyzPetrarca con nuove spositioni, in Lyone, Appresso Gulielmo Rouillio, 1574,
l^F. Flora, Storia della letteratura italiana, vol. 2 (Milano: Mondadori, 1966) (ri
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212 Arnaldo di Benedetto
tura. Saggi di letteratura italiana (Milano: Vita e Pensiero, 2005) 101-28. ? molto sin
Girardi (Bari: Laterza, 1960). Eccellente ? inoltre 1'edizione delle Rime michelangio
del Piombo, al quale Berni s'era indirizzato; ma questa dichiarazione di modestia non
che la sua stessa prassi versificatoria. (Nella sua Vita di Sebastiano del
pu? riguardare
Piombo, Giorgio Vasari lo attribu? invece al pittore veneziano.)
marchesa di Pescara dono a Michelangelo, nel 1540 o 1541, una raccolta di proprie
rime spirituali; si tratta del Codice Vat. Lat. 11539, sul quale vd. E. Carusi, "Un c?dice
29Una riproduzione del quadro ? consultabile nel catalogo della grande mostra
Viennese del 1997, Vittoria Colonna, Dichterin und Muse Michelangelos, a cura di S.
chenApparate versehenvon Dr. Carl Frey (Berlin:De Gruyter, 1964) 486 (ristampa
anastatica dell'ed. berlinese del 1897).
32Un buon commento al sonetto "Giunto ? gi? '1 corso" si legge in C. Ryan, The
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Introduzione al petrarchismo cinquecentesco 213
35U. Morra, Colloqui con Berenson (Milano: Garzanti, 1963) 154. In chiusa, ricordo
in Giornale storico della letteratura italiana 140 (1963): 30-66 e 364-402. Un tenta
40Vd. imiei "Sette piccoli studi sul Tasso lirico," in Con e intorno a Torquato Tasso
Seghezzi, vd. ilmi? "Per un an?nimo inmeno," in Giornale storico della letteratura
italiana 111 (1994): 600-02. In precedenza, lo scritto di Seghezzi era ritenuto opera
cava le rime dellacasiane: "non pajono veramente gran cosa" (nel suo Petrarchismo ed
47E. Bonora, "Le Rime di Giovanni Della Casa," in Retorica e invenzione (Milano:
91-106, lo scritto Interpretazione del petrarchismo. Altri studi generali sul petrar
147-75; D. Alonso, "La poesia di Petrarca e il petrarchismo (Mondo est?tico della plu
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214 Arnaldo di Benedetto
bridge UP, 1969); G. Hoffmeister, Petrarkistische Lyrik (Stuttgart: Metzler und Poes
-
chel, 1973); C. Mutini, "Un capitolo di storia della cultura: il petrarchismo," inLau
tore e l'op?ra. Saggi sulla letteratura del Cinquecento (Roma: Bulzoni, 1973) 158-90;
G. Belloni, "II petrarchismo delle Bizzarre rime del Calmo tra imitazione e poesia," in
Testi e contesti. Saggi post-ermeneutici sul Cinquecento, tr. it. (Napoli: Liguori, 1998)
147-776; F. Brevini, "Petrarchismo e antipetrarchismo in dialetto," in La poesia in
dialetto. Storia e testi dalle origini al Novecento 1 (Milano: Mondadori, 1999) 561
-
672; K. Stierle, Francesco Petrarca. Ein Intellektueller im Europa des 14. Jahrhun
cazione delle Rime della Stampa avrebbe forse deciso la poetessa di Lione a dar fuori
le proprie (in testa alle quali figurava un sonetto in volgare italiano). Dell'autenticit?
delle liriche attribuite alla Lab? si ? peraltro anche dubitato.
49G. Tiraboschi, Storia della letteratura italiana, t. 7, Parte terza, cit. 1150.
50Come osserva G. B. Bronzini, "II caso della poetessa di Valsinni," in AAVV
Isabella Morra e la Basilicata, Atti del convegno organizzato dal Comune di Valsinni,
11-12 maggio 1975 (Matera: Liantonio, 1981) 155-57. Vd. inoltre M. A. Grignani,
2000)11.
51B. Croce, "Isabella di Morra e Diego Sandoval de Castro," in Vite di avventure,
intervento cos? definisce: "una imitazione allegra [di Petrarca] con ampi margini di
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Introduzione al petrarchismo cinquecentesco 215
creazione aut?noma, ma sempre con un linguaggio poco adatto alla poesia d'arte vera
e propria" (le ultime parole rischiano di apparire oscure, per eccesso di brevit?); vd. M.
saggi sulla letteratura italiana del seicento (Bari: Laterza, 1968) 78. Vd. inoltre, dello
stesso Croce, "La Hypnerotomachia in Poeti e scrittori e del tardo
Poliphili," delpieno
Rinascimento, vol. 3, cit. 46.
58g. Tiraboschi, Storia della letteratura italiana, t. 7, Parte terza, cit. 1159.
59J. Dewey, Arte come esperienza, tr. it. (Scandicci: La Nuova Italia, 1995) 306.
60H. Friedrich, Epoche della lirica italiana, tr. it., vol. 2 (Milano: Mursia, 1975) 4.
Studi sulla storia della prosa italiana (Milano: Feltrinelli, 1963) 356. Naturalmente
Segre non dimentica che "in letteratura s'aggiungeva, alie direttive di un gusto est?tico,
la n?cessita di consolidare l'affermazione nazionale del toscano per la quale in quegli
anni erano stati sparati gli ultimi colpi vittoriosi." Com'? noto, la posizione del Salviati
maturo, lontana dal fiorentinismo, non coincideva in tutto neanche con quella di Pietro
Bembo, riconoscendo egli un valore esemplare anche alla lingua dei testi toscani non
Friedrich, Epoche della lirica italiana, vol 2, cit. 5 e 6. Per la poesia, in particolare, di
cult?rale, tr. it. (Milano: Feltrinelli, 1985) 18-19; ID., "La storia sociale dell'arte," in
Sentieri verso Varie, tr. it. (Milano: Leonardo Arte, 1997) 374-75. In gen?rale, Gom
brich si definisce un non-collettivista; posizione che volentirei condivido.
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