Progetti - Via - 1006 - SIA Morgex PDF
Progetti - Via - 1006 - SIA Morgex PDF
Progetti - Via - 1006 - SIA Morgex PDF
Relazione
2 maggio 2012
Committente:
Vallet Enrico Giovanni
Via C.Gex 75, 11011 Arvier (Ao)
SOMMARIO
1 Premessa ................................................................................................................. 4
2 DESCRIZIONE DEL PROGETTO ......................................................................................... 5
2.1 Localizzazione ...................................................................................................................................5
2.1.1 Il bacino idrografico ...............................................................................................6
2.1.2 Uso del suolo ........................................................................................................9
2.1.3 Caratteristiche climatiche ....................................................................................11
2.2 Illustrazione dei vincoli territoriali ed ambientali caratterizzanti il sito oggetto di intervento e
verifica della compatibilità dell'intervento con la pianificazione territoriale ed ambientale ....................14
2.2.1 Schema dei vincoli ed autorizzazioni necessarie ...............................................14
2.2.2 Piano Regolatore Generale Comunale ...............................................................15
2.2.3 Vincolo idrogeologico ..........................................................................................16
2.2.4 Ambiti inedificabili ...............................................................................................16
2.2.5 Piano Territoriale Paesistico ...............................................................................19
2.2.6 Vincolo paesaggistico .........................................................................................21
2.2.7 SIC- ZPS .............................................................................................................21
2.2.8 Piano tutela acque ..............................................................................................21
2.2.9 D.M. 11 marzo 1988 ...........................................................................................21
2.3 Descrizione delle caratteristiche del progetto e delle esigenze di utilizzazione del territorio
durante le fasi di costruzione e di funzionamento .................................................................................22
2.3.1 Idrologia e caratteristiche del prelievo ................................................................22
2.3.2 Caratteristiche tecniche ......................................................................................23
2.4 Accessi ai manufatti ed aree interessate all’esecuzione delle opere .............................................26
2.5 Stima dei costi .................................................................................................................................26
2.6 Modalità di realizzazione dell'intervento e tempi di attuazione .......................................................27
2.7 Descrizione delle principali caratteristiche dei processi produttivi, con particolare riferimento a: ..27
2.7.1 Natura e quantità dei materiali impiegati; ...........................................................27
2.7.2 Valutazione del tipo e della quantità dei residui e delle emissioni previste
(inquinamento dell'acqua, dell'aria e del suolo, rumore, vibrazione, luce,
calore, radiazione, eccetera) risultanti dall'attività del progetto proposto ...........27
2.7.3
Descrizione della tecnica prescelta, con riferimento alle migliori tecniche
disponibili a costi non eccessivi, e delle altre tecniche previste per prevenire le
emissioni degli impianti e per ridurre l'utilizzo delle risorse naturali,
confrontando le tecniche prescelte con le migliori tecniche disponibili ..............29
3 DESCRIZIONE DELLE ALTERNATIVE PRESE IN ESAME DAL PROPONENTE, COMPRESA L'ALTERNATIVA
ZERO, CON INDICAZIONE DELLE PRINCIPALI RAGIONI DELLA SCELTA, SOTTO IL PROFILO DELL'IMPATTO
AMBIENTALE................................................................................................................... 31
4 DESCRIZIONE DELLE COMPONENTI DELL'AMBIENTE POTENZIALMENTE SOGGETTE AD UN IMPATTO
IMPORTANTE DA PARTE DEL PROGETTO PROPOSTO ................................................................... 32
4.1 Popolazione ....................................................................................................................................32
4.2 Habitat .............................................................................................................................................33
4.2.1 RELAZIONE DI INCIDENZA ..............................................................................33
4.3 Fauna ..............................................................................................................................................43
4.3.1 Mammiferi ...........................................................................................................43
1 PREMESSA
La sottoscritta Dott. For. Elena Pittana, iscritta all’ordine dei Dottori Agronomi e Forestali della
Valle d’Aosta al n. 47 con studio tecnico in Quart (Ao), reg. Amérique 9, ha ricevuto dal
Committente Sig.Enrico Giovanni VALLET l’incarico di redigere lo Studio Preliminare Ambientale e lo
Studio di Impatto Ambientale relativo al progetto di “Centralina idroelettrica in Fraz. Marais del
Comune di Morgex” redatto dal Geom. Ennio Bovet.
L’impianto in progetto, relativo alla domanda in data 12/5/2010 per la sub concessione di
derivazione d’acqua della Dora Baltea in loc. Marais del comune di Morgex, sfrutta un salto lordo di
3,10 metri ed è in grado di produrre una potenza media nominale di 260,72 kW e massima nominale
di 471,08 kW, pertanto ai sensi della L.R. 12/2009 rientra nell’Allegato B e deve essere sottoposto a
verifica di assoggettabilità alla valutazione di impatto ambientale.
Si procede quindi alla stesura dello Studio di impatto ambientale ai sensi della L.R. 12/2009 con la
collaborazione dei seguenti professionisti:
L’istanza di V.I.A. viene presentata alla struttura composta dai seguenti elaborati:
• progetto definitivo;
• studio di impatto ambientale (SIA redatto secondo i contenuti previsti dall’allegato H
ai sensi dell’art. 19 della L.R.12/09 e comprensivo della relazione di incidenza)
ad essa si allegano:
2.1 LOCALIZZAZIONE
L’opera di derivazione idroelettrica in progetto si situa sul fondovalle in Comune di Morgex (Ao) a
quota 893 m s.l.m., in località Marais, sulla sponda sinistra della Dora Baltea in un’area attualmente
utilizzata come cava di inerti, confinante con la Riserva Naturale del Marais (sito SIC cod. IT
1203010).
Al catasto censuario del comune di Morgex i mappali interessati dalle opere sono individuati sul
foglio 22 mappali 65, 84, e 87 nonché 172, 173 e 174 già pressoché interamente inglobati all’alveo
con la costruzione dell’argine esistente. L’area interessata dalle opere è di proprietà della società
proprietaria della cava di cui il committente del presente progetto è un rappresentante.
L’opera in progetto, come dettagliatamente descritto in seguito, è di tipo puntuale in quanto tutto
l’impianto ha uno sviluppo lineare di poche decine di metri e verrà realizzato a cavallo della soglia
di fondo in c.l.s. già presente in alveo. Le sponde della Dora, nel tratto in cui si prevede la
realizzazione dell’opera, allo stato attuale sono consolidate con una scogliera e risultano pressoché
prive di vegetazione. Al centro dell’alveo, a valle della traversa, è presente un isolotto di depositi
fluviali colonizzato da un popolamento boscato che per composizione e struttura è del tutto analogo
ai popolamenti presenti sulla sponda sinistra del torrente all’interno dell’area protetta. Tale
isolotto appare attualmente compromesso per l’avanzare di fenomeni erosivi a carico della porzione
posta a monte.
Il cavidotto per la consegna dell’energia elettrica avrà uno sviluppo ridotto (100 m) e percorrerà
esclusivamente le aree di pertinenza della cava per consegnare l’energia ad una cabina elettrica già
presente.
Foto 2: sponda a monte dello sbarramento Foto 3: salto di fondo (nel testo citato anche come
attraversamento o briglia)
Foto 4: sponda a valle dell’attraversamento Foto 5: isolotto centrale a valle della briglia
Foto 6: ramo in destra a valle della briglia Foto 7: cabina di consegna elettrica dell’energia
Il bacino sotteso dall’impianto in oggetto ha una superficie di circa 436,6 km2, superiore ad un
ottavo della superficie complessiva della Valle d’Aosta.
Inoltre confluiscono nella Dora Baltea a monte della sezione di chiusura, i seguenti bacini di
primaria grandezza:
• In sinistra orografica: Dora di Veny, Torrente Dolonne ,Torrente Arpettaz, Dora di La Thuile,
Torrente d’Arpy;
• In destra orografica: Dora di Ferret, Torrent de Tsapy, Torrent Lavanchers, Torrente di
Colombaz
Dal punto di vista orografico l’asta della Dora Baltea ha origine dalla confluenza della Dora di Ferret
con la Dora di Veny. Nel primo tratto, interessato dall’opera in progetto, scorre procedendo da
Courmayeur fino a Villeneuve con direzione Nord-Ovest Sud-Est. La sezione di chiusura delimita la
parte alta della vallata sottendendo un bacino le cui caratteristiche principali sono:
La linea spartiacque, in senso orario a partire dalla sezione di chiusura tocca le seguenti cime:
Mont Charvet, Becca Pouegnenta, Col d’Ameran, Col de la Serra, Mont Lussé, Pas de Leseney, Mont
Mochet, Tete de Paramont, Becca Blanche, Becca Noire, Pas de Planaval, Doravidi, Tete du Rutor,
Becca du Lac.
Verso la Francia:
Tete du Rutor, Grand Assaly, Mont Charvé, Roc rouge, Mont Valaisan, Bella valletta, Mont
Belvedere, Col du Petit Saint Bérnard, Crete du Verney, Mont de la Fourclaz, Aiguille de l’Hérmite,
Mont Miravidi, Pointe Lechaud, Col de la Seigne, Piramides Calcaires, Aiguille des Glaciers, Aiguille
de la Lex Blanche, Aiguilles de Trelatete, Tete Carrée, Col Infranchissable, Col du Miage, Aiguilles
Grises, Tour des Aiguilles Grises, Aiguille de Bionnassay, Dôme du Gouter, Mont Blanc, Mont maudì,
Tour Ronde, Pointe Helbronner, Tour de Jethoula, Dent du Geant, Dôme du Rochefort, Grandes
Jorasses, Pointe des Hirondelles, Aiguille de Leschaux, Aiguille de Talèfre, Pointes des papillons,
Aiguilles de Triolet, Mont Dolent.
Verso la Svizzera:
Mont Dolent, Mont Grapillon, Pointe Volluz, Pointe Allobrogia, Tete Ferret, Arète des Econduits,
Pinte de la Combette, Aiguille des Angroniettes, Mont Grand Goillat.
Mont Grand Goillat, Mont petit Goillat, Aiguille de la belle Combe, Mont Tapie, Col de Malatra,
Aiguille d’Artanavaz, Cote de Sereina, Tete de Sereina, Tete des Fra, Pointe Fetita.
Rappresentazione 3D
A area del bacino 436,60 area della proiezione orizzontale del bacino delimitato dallo spartiacque topografico
km2
L lunghezza dell’asta 28,45 km lunghezza misurata dallo spartiacque alla sezione di chiusura
fluviale principale
Rc rapporto di 0,46 rapporto tra l’area del bacino A e l’area del cerchio di uguale perimetro P
circolarità
Ru coefficiente di 1,47 Rapporto tra il perimetro del bacino P e la circonferenza del cerchio di uguale area A (Horton 1932)
uniformità
Ra rapporto di 0,83 Rapporto tra il diametro del cerchio di uguale area A e la lunghezza dell’asta principale L (Schumm 1956)
allungamento
Rf fattore di forma 0,54 Rapporto tra l’area A del bacino ed il quadrato della lunghezza dell’asta fluviale principale L (Gregory e Walling 1973)
H max Altezza massima 4810 m Altezza sul livello del mare del punto più elevato
s.l.m.
Hm Altezza media 2347 m Altezza media pesata in funzione delle superfici isoaltimetriche
s.l.m.
Ci Curva ipsografica Curva che esprime l’area del bacino in funzione della quota della sezione di chiusura
CURVA IPSOGRAFICA
5000
4500
4000
3500
Quota m s.l.m.
3000
2500
2000
1500
1000
500
0
0,00 50,00 100,00 150,00 200,00 250,00 300,00 350,00 400,00 450,00 500,00
Area kmq
Pl Profilo longitudinale Esprime l’altezza dell’asta fluviale in funzione della lunghezza progressiva
PROFILO LONGITUDINALE
5000
4500
4000
3500
Quota m s.l.m.
3000
2500
2000
1500
1000
500
0
0,00 5,00 10,00 15,00 20,00 25,00
Lunghezza km
Il territorio in esame, così come tutto il fondovalle della regione presenta un elevato grado di
antropizzazione, con diverse infrastrutture lineari (autostrada, ferrovia, strade regionali di importanza
internazionale, strade comunali) e puntuali (centri abitati, aree industriali, aree estrattive). Nella fitta
maglia derivante dall’intersezione delle diverse opere si osservano ancora lembi residuali boscati alternati
a aree prative irrigue e a numerosi incolti erbacei ed arbustivi.
In particolare l’area limitrofa all’intervento in progetto si caratterizza per un contrasto netto tra la cava e
i suoi depositi e la riserva naturale del Marais, tra zone prive di vegetazione e aree boscate igrofile tipiche
del fondovalle originario, tra presenza antropica intensiva e gestione minima del territorio. Il confine è
netto e ben delimitato e l’area umida risulta essere circondata da attività antropiche che hanno plasmato
il paesaggio, rendendola un’oasi rara sul fondovalle. Peraltro la sua sussistenza è legata al mantenimento
del livello idrico attuale, garantito dalla presenza dello sbarramento idroelettrico.
La rete viaria è preponderante con l’autostrada e il suo svincolo sullo sponda destra, ove è presente anche
una pista poderale ad uso ciclabile lungo la Dora, il ponte di collegamento con la strada regionale che
corre parallela al fondovalle in sinistra idrografica, affiancata a poche decine di metri dalla ferrovia.
Il centro abitato di Morgex, con la frazione Ruine si trova a circa un chilometro a nord-ovest dell’opera in
progetto e quello di La Salle dista poco di più in direzione est. In prossimità della località Marais sono
presenti solo alcune case sparse poste lungo la strada regionale, l’incubatoio ittico di valle ed un
caseificio, oltre agli edifici di pertinenza della cava e della centrale idroelettrica dell’impianto CVA. A
nord in prossimità del confine settentrionale dell’area umida del Marais è situato un campeggio.
Allontanandosi dal fondovalle e risalendo lungo i versanti della vallata il grado di naturalità del territorio
aumenta, con boschi, maggiormente abbondanti in destra idrografica ed in progressiva espansione nei
versanti in esposizione sud ove le formazioni arboree stanno colonizzando gli ex coltivi in stato di
abbandono preceduti da facies transitorie di arbusteti eliofili e xerotermici.
Legenda
E
bosco
arbusteti e aree verdi di pertinenza urbana
prati
corsi e specchi d'acqua
cava
viabilità e aree urbanizzate
opera in progetto
Per l’analisi della componente climatica del sito in esame si è fatto riferimento all’ “Atlante climatico
della Valle d’Aosta” ed. SMS, 2003 (dati meteorologici della stazione di Pré St-Didier) ed ai dati
meteorologici forniti dal Centro Funzionale della R.A.V.A. relativi alle stazioni di Morgex capoluogo e
Morgex capoluogo serie storica.
Per l’analisi dei dati pluviometrici sono stati analizzati i valori registrati dai pluviometri di
Tutte le stazioni, rappresentative del fondovalle e conseguentemente dell’area in studio, pur avendo serie
storiche differenti presentano andamenti pluviometrici stagionali analoghi.
Osservando il grafico sottostante si può osservare come la distribuzione stagionale delle piogge tenda ad
allinearsi per tutte le stazioni, nonostante la brevità della durata di azione della stazione di Morgex
capoluogo, in funzione da soli dieci anni.
gen feb mar apr mag giu lug ago set ott nov dic
morgex capoluogo storica 57,4 49,9 68,9 79,4 63,9 49,5 57,7 65,6 75,6 84,4 84,6 77,8
morgex capoluogo 67,9 42,2 45,7 57,8 79,7 64,2 65,3 67,2 43,7 66,0 77,6 82,1
Pré-St-Didier* 67,0 68,0 64,0 78,7 60,9 56,4 50,8 67,3 74,0 78,8 91,5 79,4
Il regime pluviometrico è assimilabile ad un tipo sub-litoraneo alpino con picco principale autunnale
(ottobre –novembre), così come effettivamente osservabile in tutta l’area occidentale della Valle d’Aosta.
Per quanto riguarda i minimi l’area in esame presenta un regime con minimo equivalente estivo ed
invernale.
I dati medi annui, compresi a seconda delle stazioni tra 759 e 837 mm/anno, confermano il carattere di
continentalità regionale pur essendo leggermente superiori alle medie regionali ed alla zona centrale della
valle.
Il numero medio annuo di giorni piovosi si attesta tra 80 e 100; alla stazione di Pré-Saint-Didier il massimo
pluviometrico registrato in un giorno è pari a 103 mm (registrato il 26.9.1947).
Per quanto concerne le precipitazioni nevose i dati a cui si fa riferimento sono quelli riportati
dall’”Atlante climatico” relativi alla stazione di Pré-Saint-Didier.
La media dei giorni nevosi risulta essere di 20. La quantità media annua di neve fresca registrata è pari a
246 cm. Il massimo apporto annuo è di 761 cm registrato nell’inverno 1916-1917, mentre il numero medio
annuo di giorni con nevicata è pari a 20, in tali giornate si è registrato un apporto giornaliero massimo di
120 cm (08.01.1917). Il suolo resta generalmente coperto da neve per 105 giorni all’anno e la massima
altezza registrata è pari a 184 cm.
In base alla differenza di altitudine si può stimare che la durata del manto nevoso nella località in esame
sia pari a circa 70 giorni.
Per l’analisi dei dati termometrici si è fatto riferimento alla stazione di Morgex capoluogo posta a quota
938 m s.l.m. prendendo come riferimento la serie di valori registrata tra il 1996 ed il 2011.
gen feb mar apr mag giu lug ago set ott nov dic
-1,2 1,0 5,2 8,9 13,5 17,4 18,9 18,4 14,1 9,1 3,4 -0,6
La media annua è di circa 9°C, perfettamente attinente a quanto estrapolabile della carta delle isoterme,
che per la zona di riferimento indica 8-10°C.
I giorni di gelo stimabili sono circa 132, e occorre evidenziare come il posizionamento sul fondovalle
implichi escursioni termiche giornaliere elevate soprattutto nelle giornate terse e poco ventilate. Nel
fondovalle inoltre l’escursione giornaliera dell’umidità relativa è elevata con conseguente ristagno di aria
umida nei bassi strati.
Per valutare gli effetti del clima sulle formazioni vegetali, siano essi popolamenti forestali o cenosi
erbacee od arbustive e definire i caratteri della vegetazione potenziale, occorre effettuare un bilancio
idrico. Dall’osservazione del diagramma termopluviometrico, si può infatti dedurre se il clima comporta
stagioni di deficit idrico.
mm °C
90,0 45,0
35,0
65,0
25,0
40,0
15,0
15,0
5,0
-10,0 -5,0
gen feb mar apr mag giu lug ago set ott nov dic
precip 67,9 42,2 45,7 57,8 79,7 64,2 65,3 67,2 43,7 66,0 77,6 82,1
temp -1,2 1,0 5,2 8,9 13,5 17,4 18,9 18,4 14,1 9,1 3,4 -0,6
Per la stazione di Morgex capoluogo, unica in zona per la quale si hanno a disposizione sia i dati di
temperatura che di precipitazione (seppur riferiti a periodi differenti), non si registrano situazioni di
stress idrico. Le precipitazioni, superiori alla media regionale, soddisfano pienamente le esigenze delle
formazioni vegetali.
L’indice di continentalità di Gams (valore definito dall’angolo la cui cotangente è pari al rapporto tra
precipitazioni e quota) è pari a 51°: valore tipico delle zone intralpine.
Anche l’indice di Lang, che rappresenta un fattore di piovosità dato dal rapporto tra precipitazioni e
temperature medie mensili, definisce un clima temperato caldo.
Anche l’indice di aridità di De Martonne, pari a 40, essendo inferiore a 60 indica valori tipici di un clima
umido.
L’esposizione solare è limitata specie nei periodi invernali dalla presenza di rilievi montuosi sull’orizzonte
Sud.
Il fondovalle in cui si situa l’intervento è percorso da correnti d’aria giornaliere, le cosiddette brezze di
valle e di monte, più accentuate nei mesi estivi, dovute perlopiù a gradienti termici dovuti alle diverse
condizioni di irraggiamento solare sui versanti limitrofi che possono periodicamente trasformarsi in venti
anche di intensità consistente. Il “foehn”, determinato dalla compressione e dal riscaldamento di aria
originariamente umida che, oltrepassando le montagne, lascia il suo carico di pioggia sul versante
opposto, risulta essere più frequente durante i mesi invernali.
Quale premessa si evidenzia che ai sensi del D.lg 387/03 art.12 comma 1:
“Le opere per la realizzazione degli impianti alimentati da fonti rinnovabili, nonché le opere connesse e le
infrastrutture indispensabili alla costruzione e all'esercizio degli stessi impianti, autorizzate ai sensi del
comma 3, sono di pubblica utilità ed indifferibili ed urgenti”.
TIPO DI NON
NECESSARIO
AUTORIZZAZIONE O PARERE NECESSARIO
DA
RICHIESTO RILASCIATO
RICHIEDERE
- Concessione o subconcessione di derivazione di acqua pubblica,
ai sensi del R.D. 1775/33 ovvero riconoscimento di derivazione di x
acqua pubblica ai sensi della legge 05.01.’94 n. 36.
- Autorizzazione ai sensi del Codice dei beni culturali e del
paesaggio D.lgs 24 febbraio 2004 n. 28 (così come modificato dal
D. Lgs. 24 marzo 2006, n. 156 e D. Lgs. 24 marzo 2006, n. 157 x
nonché dal D. Lgs. 26 marzo 2008, n. 62 e D. Lgs. 26 marzo 2008,
n. 63)
- Autorizzazione ai sensi del R.D. 30.12.23 n. 3267 (Vincolo
x
idrogeologico).
- Verifica di assoggettabilità (L.R. 26.05.2009 n. 12). x
- Decreto Ministero Sviluppo Economico10 settembre 2010 “Linee
guida per l'autorizzazione degli impianti alimentati da fonti x
rinnovabili”.
- L.R. 20 novembre 2006, n. 26 (Nuove disposizioni per la
classificazione, la gestione, la manutenzione, il controllo e la x
tutela delle strade regionali) e D.G.R. n. 1243 del 11.05.2007
- Autorizzazione a fini idraulici, ai sensi del R.D. 25.07.1904, n.
x
523 (Polizia delle acque pubbliche).
-Nulla osta e/o parere vincolante ai sensi della LR 06.04.1998, n°
11 (Normativa urbanistica e di pianificazione territoriale della x
valle d'Aosta) art. 33, c.8 (aree boscate)
- Parere vincolante della Giunta Regionale ai sensi della LR
06.04.1998, n° 11 (Normativa urbanistica e di pianificazione x
territoriale della Valle d'Aosta), art. 34, c.4 (zone umide e laghi)
- Nulla osta in deroga ai sensi della LR 06.04.1998, n° 11
(Normativa urbanistica e di pianificazione territoriale della Valle x
d'Aosta), art. 35, c.2 (terreni sedi di frane)
- Parere dell'Autorità idraulica ai sensi dell'art. 35 delle Norme di
attuazione del PTP (LR 10.04.1998, n° 13), richiamato l’art. 36 x
della L.R. 11/98 (terreni a rischio di inondazione)
TIPO DI NON
NECESSARIO
AUTORIZZAZIONE O PARERE NECESSARIO
DA
RICHIESTO RILASCIATO
RICHIEDERE
- Parere della Commissione di vigilanza sui pubblici spettacoli ai
sensi della circolare 15.02.1951, n° 16 del Ministero dell'Interno x
e del decreto 19.08.1996 del Ministero dell'Interno
-Parere Dipartimento regionale Territorio, ambiente e opere
pubbliche per la delimitazione delle aree di salvaguardia delle x
sorgenti e dei pozzi ai sensi del D.Lgs. 11.05.1999, n° 152
- Autorizzazione Azienda U.S.L. x
- Autorizzazione A.N.A.S. x
- Autorizzazione Autostrada x
- Autorizzazione SNAM x
- Autorizzazione DEVAL x
- Autorizzazione TELECOM ITALIA x
- Autorizzazione Vigili del Fuoco x
- Autorizzazione RFI per distanza da ferrovia x
- Autorizzazione ITALGAS x
- Autorizzazione Ente Parco Gran Paradiso, ai sensi R.D.L.
x
03.12.22 n. 1584 convertito nella L. 17.04.25 n. 473.
- Parere Servizio tutela dell’Ambiente dell’Assessorato
Territorio, Ambiente e Opere Pubbliche ai sensi L.R. 30.07.91, x
n. 30, art. 26, comma 3, lett. c) e g) (per riserve naturali).
- Valutazione di incidenza ai sensi della Del.G.R. 28.06.2004, n°
2204 di competenza del Servizio gestione risorse naturali
x
dell'Assessorato dell'Agricoltura, risorse naturali e protezione
civile
Nullaosta ai sensi dell’art. 88 della L.R. 06.04.1998, n. 11 per
x
edifici e impianti pubblici o di interesse pubblico
Autorizzazione dell’Assessorato Territorio, Ambiente e Opere
Pubbliche – Ufficio tutela dell’Ambiente per impianti produttivi
x
che producono emissioni diffuse in atmosfera (art. 269 del
D.Lgs. n° 152 del 03/04/2006);
Nullaosta Ministero delle Comunicazioni – Ispettorato territoriale
per il Piemonte e la Valle d’Aosta – III settore – Controllo
interferenze elettriche ai sensi del R.D. 11.12.1933, n. 1775 e x
del D.Lgs 01.08.2003. n. 259 (per impianti elettrici in cavo aereo
o sotterraneo)
Nuove disposizioni in materia di elettrodotti LR 28/04/2011 n° 8 x
Parere dell’Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente ai
sensi della legge quadro del 22.02.2001. n. 36 (legge quadro sulla
x
protezione dalle esposizioni a campi elettrici, magnetici ed
elettromagnetici e del DPCM 08.07.2003)
- Concessione edilizia x
I manufatti si troveranno parte in zona D4 e parte in zona E della zonizzazione del PRGC vigente del
comune di Morgex in quanto il PUD di recente approvazione non ha modificato le perimetrazioni di
zonizzazione.
Per quanto riguarda la compatibilità urbanistica dell’opera, trattandosi di attività produttive non moleste
o nocive rientrano tra le destinazioni ammesse nella zona D4.(art 5.8 delle NTA), mentre per la zona E va
sottolineata la coerenza del progetto proposto con il P.R.G.C., ai sensi del Decreto Legislativo 29
dicembre 2003, n. 387 “Attuazione della direttiva 2001/77/CE relativa alla promozione dell’energia
elettrica prodotta da fonti energetiche rinnovabili nel mercato interno dell’elettricità”, pubblicato nella
Gazzetta Ufficiale n. 25 del 31 gennaio 2004 - Supplemento Ordinario n. 17, e come recepito dalla L.R. 24
dicembre 2007 n°34 (Omnibus) Art. 29 in cui si modifica la L.R. 14 ottobre 2005 n°23 Art. 1 comma 5, si
prevede la possibilità di realizzare qualunque struttura indispensabile al funzionamento di un impianto di
produzione da Fonte Rinnovabile anche in zona agricola del PRGC.
Nel PUD sono stati previsti dei comparti con i quali si è subordinata la realizzazione degli interventi a
soluzioni insediative e tipologiche coordinate.
La zona oggetto della presente progettazione appartiene ai comparti 3-5A e 5B in cui sono previste 3
opzioni. L’opzione 0 è il mantenimento delle attività di cava mentre l’opzione 1 prevede, al termine delle
attività di cava, la creazione di un “parco” di archeologia industriale di valorizzazione museale delle
preesistenti attività produttive, Per l’opzione 2 si prevede l’eventuale utilizzazione ricettiva possibile
soltanto previa deroga ai sensi dell’art 34 della LR 11/98.
Nei casi di cui alle opzioni 0 ed 1 sarebbe necessario soltanto la lieve modifica di tracciato della pista
ciclabile. Mentre nel caso di cui all’opzione 2 sarebbe necessario un lievissimo adattamento della viabilità
e dei parcheggi sul confine tra i comparti 5A e 5B senza peraltro compromettere la realizzabilità del PUD.
L’area di intervento ricade in territori soggetti a vincolo idrogeologico ai sensi della L. 3267 del
30/12/1923.
edificio cavidotto
Art.33 Aree boscate No No
Art. 34 Zone umide Fascia 80m Fascia 80m
X X
Art. 35 Terreni sedi di frane
X
Art. 36 Terreni soggetti a rischio inondazioni
X
no no
Art.37 Terreni soggetti a rischio valanghe no no
no no
Il comune di Morgex si è dotato delle cartografie dei terreni a rischio di inondazione, valanghe e frane, in
ottemperanza a quanto previsto dalla Legge Regionale 6 aprile 1998 n° 11 (Normativa urbanistica e di
pianificazione territoriale della Valle d’Aosta, artt.33-34-35-36-37).
Tali cartografie evidenziano che l’area in oggetto ricade nelle seguenti perimetrazioni dei territori
soggetti a rischio:
Stralcio della carta degli ambiti inedificabili del Comune di Morgex per i terreni a rischio di frana.
Stralcio della carta degli ambiti inedificabili del Comune di Morgex per i terreni a rischio di inondazioni.
La pericolosità che caratterizza il vincolo urbanistico per frana nell’area del Marais è determinata dalle
mediocri caratteristiche geotecniche dei terreni quaternari più estesi in senso areale. Tali depositi, di
natura lacustre, hanno la peculiarità di predisporre l’innesco di cedimenti differenziali nell’insieme opera-
terreno. All’interno dell’areale d’intervento gli affioramenti esibiscono invece l’esistenza di una coltre più
epidermica di natura alluvionale in s.s.
L’intervento risulta compatibile con il rischio frane in quanto le migliori peculiarità geotecniche dei
terreni affioranti, rispetto ai depositi lacustri, sono in grado di ridurre la formazione d’importanti
cedimenti differenziali e d’instabilità nell’insieme opera-terreno.
La compatibilità delle opere previste in funzione dei fenomeni di dissesto attesi per inondazione deriva
dal fatto che le stesse sono progettate come opere d’ingegneria idraulica in funzione del contesto
idrologico, idrogeologico e geotecnico. Il locale tecnico della centralina verrà sopraelevato
provvisoriamente alla quota del piano campagna attuale e, successivamente alla realizzazione del PUD,
sarà ulteriormente rialzato, al fine di essere più cautelativi nei confronti del contesto idrologico dell’area.
L’area in esame ricade nel “Sistema fluviale” sistema ambientale definito agli artt. 14 e 35 del PTP.
Art. 14
Per il sistema fluviale il PTP definisce quale indirizzo caratterizzante la valorizzazione delle risorse
idriche e la riqualificazione degli ecosistemi fluviali e degli insediamenti esistenti, per usi ed
attività agro-silvo-pastorali.
Il comma 3. punto b) cita: sono vietati usi, attività ed interventi teli da aggravare le
interferenze antropiche nelle dinamiche evolutive dei corsi d’acqua e i rischi idraulici ed
idrogeologici, o tali da ridurre la fruibilità e l’accessibilità dei corsi d’acqua stessi e delle loro
sponde, o tali da richiedere opere di difesa e di sistemazione idraulica, con le sole eccezioni
degli insediamenti consolidati e di quelli espressamente previsti dal PRGC e coerenti con le
determinazioni del presente PTP, ivi comprese le opere per utilizzi delle acque per scopi
irrigui, idroelettrici, industriali e per consumi umani, purché i nuovi interventi non comportino
riduzioni significative delle aree di espansione e laminazione delle piene;
Il Piano Territoriale Paesistico persegue la differenziazione delle fonti energetiche, come esplicitato
all’art. 22 comma 1 e 2, in particolare “la costruzione di piccoli e medi impianti idroelettrici” purché essi
non comportino “consistenti modificazioni idrografiche per la derivazione di corsi d’acqua…(omissis)…
rumori e disturbi all’ambiente provocati da macchine idrauliche e elettriche; degrado del paesaggio per
tralicci, cavi di alta tensione, condotte forzate; incrementi di temperature elevate…”
In considerazione dello stato di fatto e degli interventi previsti dal progetto in esame si ritiene che esso
sia compatibile con le suddette indicazioni del PTP.
Relativamente alle “norme per settori”, il progetto è coerente con le norme cogenti e prevalenti per la
cui puntuale verifica si riporta la seguente tabella di confronto.
Il sito di specifico interesse naturalistico della riserva naturale del Marais (art. 38 – 39) è esterno all’area
in esame.
TABELLA DI VERIFICA DELLA COERENZA DEL PROGETTO CON LE NORME COGENTI E PREVALENTI DEL P.T.P.
Norme Giudizio
cogenti e
Coerenz
coerenz
al progetto
Trasporti
art. 20, comma 9
Progettazione di strade e imp. a
fune
Art. 21 comma 1, lett. b)
Industria e artigianato
Art. 25 comma 7
Aree ed insediamenti agricoli
Art. 26 comma 6
Attrezzature e servizi per il
turismo
Art. 29, comma 6
TABELLA DI VERIFICA DELLA COERENZA DEL PROGETTO CON LE NORME COGENTI E PREVALENTI DEL P.T.P.
Norme Giudizio
cogenti e
Coerenz
coerenz
Norme cogenti e prevalenti prevalenti
Note
Non
(rif.: N.d’A. del P.T.P.) interessated
a
al progetto
Boschi e foreste
Art. 32, comma 7
Difesa del suolo Il progetto NON prevede:
Art. 33, comma 1, 3 e 4 a) di eseguire intagli artificiali non protetti, con fronti
subverticali di altezza non compatibile con la struttura dei
terreni interessati;
b) di costruire muri di sostegno senza drenaggio efficiente del lato
controripa, in particolare senza tubi drenanti e dreno ghiaioso
artificiale o altra idonea tecnologia;
c) di demolire edifici e strutture che esplichino, direttamente o
indirettamente, funzione di sostegno senza la loro sostituzione
con opere migliorative della stabilità;
d) di modificare il regime idrologico dei rivi montani, e di norma
restringere gli alvei con muri di sponda e con opere di
copertura; modificare l'assetto del letto mediante discariche;
alterare la direzione di deflusso delle acque; deviare il
percorso dei rivi se non esistono motivazioni di protezione
idrogeologica;
e) di addurre alla superficie del suolo le acque della falda freatica
intercettata in occasione di scavi, sbancamenti o perforazioni
senza regimentarne il conseguente deflusso;
f) di effettuare deversamenti delle acque di uso domestico sul
suolo e disperdere nel sottosuolo acque di ogni provenienza;
g) di impermeabilizzare aree di qualsiasi genere senza la
previsione di opere che assicurino corretta raccolta e adeguato
smaltimento delle acque piovane.
Il progetto è corredato di relazione geologica ai sensi del D.M. 11
marzo 1988
Attività estrattive
Art. 34, comma 3 e 5
Fasce fluviali e risorse idriche
Art. 35, comma 1, 2, 5 e 9
Beni culturali isolati
Art. 37, comma 3
Siti di specifico interesse Il sito di specifico interesse naturalistico della riserva naturale del
naturalistico Marais è esterno all’area in esame.
Art. 38, comma 1, 2, 3 e 4
Parchi riserve e aree di La riserva naturale del Marais è esterna all’area in esame.
valorizzazione naturalistica
Art. 39
Aree di specifico interesse
paesaggistico, storico, culturale o
documentario e archeologico
Art. 40, comma, 1, 2 e 3
Ai sensi dell’art. 12 del D.Lgs. n°157 del 24/3/2006 che corregge ed integra il Codice dei beni culturali e
del paesaggio D. Lgs n°42 del 22/01/2004, che incorpora e sostituisce il D.Lgs n° 490 del 1999, la Legge
Galasso (n° 431 dell’8/08/1985), la Legge n° 1089/1939 (“Tutela delle cose di interesse artistico o
storico”) e la Legge 1497/1939 (“Protezione delle bellezze naturali”) vengono sottoposti a vincolo all’art.
142 comma 1:
c) i fiumi, i torrenti, i corsi d’acqua iscritti negli elenchi previsti dal testo unico delle disposizioni
di legge sulle acque ed impianti elettrici, approvato con regio decreto 11.12.1933, n. 1775
L’area su cui si dovrà realizzare l’opera rientra nel punto c) pertanto sarà necessario richiedere
l’autorizzazione alla Direzione tutela beni paesaggistici e architettonici Dip. Soprintendenza per i beni e le
attività culturali, Ass. istruzione e cultura.
Come precedentemente descritto l’area in oggetto confina con il Sito di Importanza Comunitaria “Zona
umida di Morgex” (IT 1203010).
Le opere in progetto sono esterne al sito, e per la loro realizzazione non è necessario accedere in alcun
modo al territorio protetto in quanto la viabilità esistente è più che sufficiente.
Sentiti gli uffici preposti si ritiene comunque necessario e corretto redigere la relazione di incidenza al
fine di evidenziare l’assenza di impatti ed interferenze con gli habitat prioritari e con le componenti
biotiche del sito.
L’articolo 21 comma 4 delle Norme Tecniche di Attuazione (NTA) del Piano di Tutela delle Acque (PTA)
stabilisce che “Nel rilascio dei provvedimenti di autorizzazione, concessione, nullaosta, permesso od altro
atto di consenso comunque denominato, compresi quelli assentiti per silenzio, le autorità competenti
dispongono affinché non siano realizzate opere, interventi o attività in contrasto con le finalità del Piano o
che possano compromettere il raggiungimento degli obiettivi dallo stesso fissati”.
Il progetto allo stato attuale è provvisto della relazione geologica come previsto dal comma 4 ai sensi del
D.M. 11 marzo 1988 “i progetti delle opere pubbliche e private devono contenere, nei casi indicati dal
decreto stesso, la relazione geologica e la relazione geotecnica”.
2.3 DESCRIZIONE DELLE CARATTERISTICHE DEL PROGETTO E DELLE ESIGENZE DI UTILIZZAZIONE DEL
TERRITORIO DURANTE LE FASI DI COSTRUZIONE E DI FUNZIONAMENTO
In sintesi si riporta la seguente tabella delle portate naturali, derivabili e di DMV calcolate, in virtù della
puntualità della derivazione, con presa e rilascio distanti circa 75 m tra loro, adottando il criterio III del
PTA, utilizzando come base di partenza della sperimentazione i valori di DMV calcolati secondo il criterio
II del PTA.
Portate naturali, di DMV - II criterio PTA, derivabili, derivabili proposte e di DMV proposte
Colonna C1: Portate naturali nella sezione di captazione calcolate con il metodo di regionalizzazione
sul bacino idrografico sotteso;
Colonna C2: DMV calcolato con il criterio II previsto nel PTA, base di partenza della sperimentazione in
base al criterio III-PTA;
Colonna C3: Altri diritti irrigui o idroelettrici in essere a monte della derivazione;
Colonna C4: Portata derivabile dall’impianto secondo le portate medie naturali calcolate con curve di
regionalizzazione e DMV criterio II,
Colonna C5: Portate derivabili dall'impianto tagliate alla portata massima di 15500 l/s;
Colonna C6: DMV effettivamente rilasciato inalveo, per effetto del taglio delle portate derivabili.
Il taglio delle portate massime derivabili dall'impianto a 15500 l/s ne ottimizza la redditività, permettendo
un funzionamento a pieno carico per circa 90 giorni ed uno sfruttamento dell’impianto pari a 0.87.
Il limite di portata massima prelevabile implica che, si avranno almeno 3 mesi all'anno (da giugno ad
agosto) in cui i rilasci saranno superiori a quelli minimi imposti con notevoli vantaggi per la componente
ambientale e paesaggistica. Inoltre proprio in questi mesi il tratto fluviale esaminato è interessato dallo
svolgimento di attività ludico-sportive quali rafting e pesca che non verranno compromesse in quanto le
portate rilasciate, che oscillano tra i 3,5 ed i 15 mc/sec, sono del tutto sufficienti a salvaguardare tali
attività.
I dettagli relativi alla regolazione del DMV vengono dettagliati nella relazione idrologica.
L’opera in progetto differisce dai classici impianti idroelettrici in cui l’opera di presa, distante anche
chilometri dalla centrale, preleva l’acqua per condurla con una condotta in pressione all’impianto di
trasformazione, in quanto l’impianto è concentrato in meno di cento metri. L’acqua prelevata dal
torrente viene turbinata e rilasciata in soli 75 m. L’opera sarà ubicata in sinistra orografica, a monte
dell’esistente briglia del bacino di estrazione della cava.
L’opera consisterà:
• nell’abbassamento dell’arginatura a monte della briglia in sinistra idrografica, per una lunghezza
di circa 30 m;
• nella costruzione di una vasca desabbiatrice di medie dimensioni (circa 300 mq) e dotata di una
tubazione per lo scarico di fondo posizionata sotto la rampa di risalita ittica e bypassante la
centrale;
• nella realizzazione del canale di carico lungo circa 23 m, al cui centro ed in posizione
completamente immersa troverà posto il generatore;
• nella realizzazione del canale di scarico lungo circa 24 m con andamento planimetrico curvilineo
per reindirizzare le acque nel normale corso del fiume;
• nella realizzazione di una soglia sulla briglia, prevista con panconature in legno a perdere, per
l’innalzamento della stessa di 25 cm in modo da regolarizzarne la testa e poter indirizzare il DMV
come richiesto;
L’opera di presa sarà realizzata mediante l’abbassamento della scogliera d’argine esistente fino a circa 50
cm sotto il livello dell’acqua nel bacino con un ulteriore ristretto abbassamento di 50 cm e una larghezza
di 3 m per il lavaggio della vasca desabbiatrice. L’abbassamento verrà realizzato mediante il completo
rifacimento del tratto d’arginatura.
L’apertura nell’argine attuale sarà realizzata per una lunghezza di circa 30 m. Tale apertura consentirà,
con 15 cm di acqua sopra la briglia, l’ingresso di 15 mc/sec di acqua ad una velocità di circa 1 m/sec. La
soglia di ingresso sarà cementata in modo da renderla solidale e consentire la fondazione dei pali di
sostegno della passerella di servizio e dei pali del grigliato di protezione contro i grossi elementi flottanti
eventualmente trasportati dalla corrente.
La passerella sarà in acciaio zincato così come i tubi del grigliato e la ringhiera. I sostegni interni della
passerella serviranno anche da guide per l’eventuale chiusura della presa in periodi di manutenzione.
La regolazione delle portate avverrà invece con la chiusura o l’apertura comandata delle pale della
turbina sul generatore.
Il manufatto di presa innalzerà la quota dell’arginatura in sinistra orografica ad una quota superiore
rispetto al livello attuale, garantendo il passaggio delle portate di piena Tr200 con un maggiore franco
rispetto a quello attuale. In questo modo verrà aumentata la sicurezza dei luoghi senza interferire con i
fenomeni a valle e a monte della briglia.
2.3.2.2 Desabbiatore
La vasca desabbiatrice posta completamente dietro l’argine attuale avrà una superficie di circa 300 mq
con fondo inclinato con pendenze e contropendenze in modo da consentire un comodo svuotamento sia
con i mezzi meccanici che tramite lo scarico di fondo.
Lo scarico di fondo è previsto con un tubo chiuso da un paratoia con sollevamento idraulico con imbocco
sotto la rampa di risalita ittica delle dimensioni sufficienti al passaggio di piccoli mezzi cingolati per
l’eventuale manutenzione. Il tubo di scarico di fondo convoglierà le acque a valle della turbina all’interno
del canale di scarico della centrale.
L’altezza delle pareti della vasca variano tra i 3,80 e 7,25 m ma il livello dell’acqua risulterà a circa 2,50
m sotto la testa delle stesse in quanto la quota sommitale è dettata dall’arginatura esistente. La
profondità dell’acqua nella vasca risulterà quindi compresa tra 1,30 e 4,75 m. Anche la vasca
desabbiatrice è prevista completamente in cemento armato.
Il canale di carico comprensivo di spazio per dar sede alla turbina e alla fuoriuscita dell’acqua ha una
lunghezza complessiva di circa 23 m con ingresso convergente e uscita divergente.
Il canale di carico avrà una larghezza minima di 4,79 m ed una profondità di 5,00 m di cui 1,38 m fuori dal
livello dell’acqua. Come riportato negli allegati grafici del progetto, in corrispondenza della turbina, è
presente una discontinuità altimetrica per consentire all’acqua di passare sotto al generatore e fuoriuscire
verso il canale di scarico che in contropendenza riporta il livello verso il fiume.
Anche tutto il canale di carico sarà realizzato in cemento armato con spessori tra i 30 ed i 50 cm da
verificare al momento di realizzazione della redazione del progetto esecutivo. Il generatore è posto
direttamente nella turbina che sarà inclinata di 45 gradi all’interno del canale di carico. Tutto il corpo
turbina-generatore sarà incernierato in alto alle pareti del canale mentre in basso sarà appoggiato sul
fondo e dotato di pistoni idraulici che ne permettono il sollevamento completo fino alla posizione
orizzontale. La regolazione delle portate avverrà direttamente tramite l’apertura delle pale della turbina
con comandi idraulici a distanza.
Il canale di scarico avrà andamento curvilineo di raccordo con l’asse del fiume e per non creare problemi
di erosione all’isolotto posto nel centro del fiume stesso. Il canale è stato prolungato fino a consentire il
raccordo con l’arginatura esistente sulla sinistra orografica della Dora in modo da non creare pericoli di
erosione e scalzamento della scogliera esistente. Tali opere risultano indispensabili per consolidare il
piede della soglia della briglia ed evitare l’innesco di dissesti in alveo.
Il canale di scarico e la rampa di risalita dei pesci saranno esterne al limite amministrativo del SIC e della
riserva naturale.
All’interno di tali limiti verranno esclusivamente effettuate delle manutenzioni straordinarie ripristinando
un tratto di circa due metri della scogliera esistente della quale si prevede la possibile e parziale
demolizione in corso d’opera, oltre alla riprofilatura del fondo dell’alveo in corrispondenza dell’uscita del
canale di scarico anch’essa per circa uno o due metri interna al perimetro della riserva. Si tratta di una
riprofilatura meccanica con il posizionamento di grossi blocchi lapidei a secco per evitare fenomeni si
sottoescavazioni alla sponda esistente.
La base della sezione del canale di scarico non è regolare in quanto oltre all’allargamento planimetrico è
stato realizzato un approfondimento del canale non uniforme in modo da consentire un efflusso con
velocità intorno ai 0,5 m al secondo (da 15 a 30 mq di sezione bagnata), consentire altresì il raccordo ed il
sostegno della soglia a valle della briglia esistente nonché facilitare la pulizia del canale stesso anche con
portate ridotte ma concentrate solo su un lato del canale. Tutto il canale di scarico è stato previsto in
cemento armato in modo da garantire un basso coefficiente di scabrosità delle pareti e del fondo per il
lavaggio del canale da parte delle acque turbinate.
Nella situazione attuale è presente una discontinuità per la risalita del fiume da parte della fauna ittica in
quanto la briglia esistente non è dotata di una rampa di risalita.
Con il progetto di realizzazione dell’impianto idroelettrico è stata prevista la realizzazione di una rampa
lunga circa 48 m e larga 2 m con pendenze comprese tra i 2,7 e 3,7 %, con un tratto intermedio di circa 6
m pianeggiante e disseminato di setti alternati per la creazione di spazi più calmi per la sosta della fauna
in fase di risalita.
La posizione della rampa è stata dettata dalla volontà di agevolare il suo ritrovamento e la risalita da
parte dell’ittiofauna. La rampa è stata posizionata lungo la corrente prevista ma direttamente contro
l’argine sul lato preferito dalla fauna ed in modo da non obbligarli ad attraversare la corrente in uscita
dall’impianto e renderne immediato e privo di ostacoli il ritrovamento dell’ingresso. La rampa sarà
realizzata con pareti e setti in cemento armato mentre la platea di fondo sarà rivestita con massicciata in
pietra cementata per favorire il rallentamento della corrente e favorire la risalita ittica.
La rampa avrà lo sbocco nella vasca desabbiatrice dove l’acqua sarà più lenta consentendo alla fauna di
percorrere il bordo della vasca ed uscire lungo tutta l’apertura di presa.
Il suo dimensionamento effettivo verrà progettato con la consulenza del Politecnico di Torino e
concordato in fase definitiva con gli uffici regionali competenti.
La soluzione progettuale proposta prevede il rifacimento del ciglio della briglia, attualmente ammalorato,
che sarà diviso in tre settori, uno centrale largo 13,65 m con estradosso a quota 892.95 e due settori
laterali larghi 20 m ognuno con estradosso posto a 892.65 m slm, attuale quota di sfioro della traversa. Il
ciglio della briglia sarà carrabile ed i settori saranno raccordati tra loro mediante due rampe con
pendenza di 1:5.
Il settore centrale, concepito dietro espressa richiesta dei Servizi tecnici regionali, avrà il compito di
assicurare all'isolotto immediatamente a valle della traversa un certo grado di protezione dall'azione
erosiva della corrente, ottenuto mediante la suddivisione della corrente in due rami distinti, alimentati
dalle portate fluenti nei due settori laterali, il cui ciglio si troverà sempre a quote inferiori rispetto a
quello del settore centrale, seppur a quote diverse in base alle condizioni della corrente e delle necessità
di produzione.
Le opere previste sono state concepite con l'obiettivo di coniugare al meglio le necessità produttive con
quelle legate alla sicurezza idraulica dei luoghi.
Un ciglio fisso tracimabile e posto alla quota minima ottimale da un punto di vista produttivo non
assicurerebbe la sicurezza idraulica dei luoghi circostanti in condizioni di piena eccezionale, mentre
l'adozione di un sistema di paratoie a movimentazione oleodinamica renderebbe l'impianto
eccessivamente costoso a fronte della producibilità attesa.
La soluzione scelta prevede il posizionamento sui cigli dei due settori laterali della traversa di una
panconatura in legno alta 25 cm, che eleverà dunque la quota minima di invaso da 892,65 m slm a 892,90
m slm, comunque inferiore alla quota del settore centrale. Il sistema di ancoraggio della panconatura sarà
tarato in modo da non sopportare le sollecitazioni dovute alla spinta dell'acqua superiori ad un certo
valore, dovuto ad una portata idrica giudicata critica al verificarsi della quale il sistema di ancoraggio si
romperà, lasciando trasportare i panconi dalla corrente liberando così la porzione di sezione da questi
occupata per riportarsi alla condizione idraulicamente verificata
A completamento delle opere sarà realizzato un ponticello in c.a. sul canale di scarico con larghezza di
4,00 m in corrispondenza della briglia e necessario per l’accesso carraio al bacino di cava ed al fiume in
generale. Il ponte sarà raccordato alla briglia ed al terreno lato cava con due rampe in pietrame e malta
con la stessa tipologia della rampa esistente sui due lati della briglia.
Tutta l’opera sarà dotata di parapetto metallico a protezione del personale e dei fruitori dell’area
limitrofa.
Sul lato verso la cava sarà inoltre predisposto un basamento in pietrame e malta fino all’altezza
dell’attuale argine, necessario per la posa di un prefabbricato quale locale tecnico dell’apparecchiatura di
comando della centrale. La scelta del prefabbricato è stata definita in fase di concertazione con gli uffici
“Affari generali, demanio e risorse idriche” dell’Assessorato OOPP, difesa del suolo e edilizia residenziale
pubblica, affinché esso sia compatibile con eventuali esondazioni. Tale prefabbricato è da considerarsi
provvisorio in quanto è intenzione della committenza trasferire tutte le apparecchiature in uno dei locali
che verranno realizzati con il P.U.D. evitando la costruzione di un ulteriore edificio che esuli dalla
progettazione già approvata.
In ultimo sarà realizzato un cavidotto per la consegna della corrente alla cabina elettrica esistente
all’interno della cava. Il cavidotto sarà completamente interrato ed avrà una lunghezza di circa 100 m,
seguendo il tracciato della viabilità prevista nel P.U.D.
L’area dispone già attualmente di un comodo accesso carraio fin sulla briglia esistente ed al bacino
contenuto per la escavazione dell’inerte fluviale. Non è necessario creare piste di cantiere.
L’area interessata dalle opere è di proprietà della società proprietaria della cava di cui il committente è
un rappresentante.
Il progetto definitivo verrà redatto tenendo conto delle interferenze tra l’accesso veicolare all’impianto
per la manutenzione e la futura pista ciclabile prevista dal P.U.D., indicando la soluzione meno
impattante a garanzia degli utenti della pista.
Ottenute tutte le autorizzazioni necessarie si prevede la costruzione dell’impianto entro il 2013 e la messa
in funzione dello stesso durante il 2014.
2.7 DESCRIZIONE DELLE PRINCIPALI CARATTERISTICHE DEI PROCESSI PRODUTTIVI, CON PARTICOLARE
RIFERIMENTO A:
Per la realizzazione della struttura della centrale il materiale inerte necessario sarà proveniente
dall’adiacente cava di inerti facente capo alla stessa proprietà, riciclando dapprima il materiale
proveniente dalla demolizione dell’argine.
Il tratto di scogliera da ripristinare al termine delle opere verrà realizzato in pietrame a secco.
Le strutture di recinzione e protezione dell’impianto così come gli elementi dello sghiaiatore e la
passerella per la manutenzione verranno realizzati in acciaio.
La struttura essendo completamente interrata su tre lati non necessita di mascheramenti. Il lato verso
l’alveo verrà lasciato in cemento armato a vista, essendo comunque poco visibile per il movimento del
flusso idrico.
Il locale tecnico non verrà realizzato in quanto le attrezzature di comando verranno ubicate all’interno di
uno dei capannoni di prossima realizzazione nell’area adiacente all’impianto. Qualora le tempistiche di
costruzione non dovessero coincidere, si provvederà alla posa di un box provvisorio temporaneo, come
concertato con gli uffici “Affari generali, demanio e risorse idriche” dell’Assessorato OOPP, difesa del
suolo e edilizia residenziale pubblica.
2.7.2 VALUTAZIONE DEL TIPO E DELLA QUANTITÀ DEI RESIDUI E DELLE EMISSIONI PREVISTE (INQUINAMENTO DELL'ACQUA,
DELL'ARIA E DEL SUOLO, RUMORE, VIBRAZIONE, LUCE, CALORE, RADIAZIONE, ECCETERA) RISULTANTI DALL'ATTIVITÀ
DEL PROGETTO PROPOSTO
In base all’analisi effettuata, alle misure realizzate ed alle verifiche condotte si effettuano le seguenti
considerazioni.
Limite di emissione
Considerando che:
• l’impatto acustico prodotto dalla centralina se questa fosse installata all’aperto senza alcuna
struttura atta ad ospitarla è quantificabile in circa 74 dB(A);
• il limite di emissione notturno (più cautelativo) relativo alla classe V è pari a di 50 dB(A)
Per rispettare il limite notturno di emissione la struttura (vasca in c.a) che ospiterà la centralina dovrà
poter abbattere almeno 24 dB(A) in quanto 74 dB(A) – 24 dB(A) = 50 dB(A)
Limite di immissione
Considerando che:
• l’impatto acustico prodotto dalla centralina se questa fosse installata all’aperto senza alcuna
struttura atta ad ospitarla è quantificabile in circa 74 dB(A);
Nell’area che ospiterà la centralina vi è un rumore residuo che supera i limiti assoluti di immissione
stabiliti dal Comune di Morgex. Tale rumore è prodotto dalle acque del fiume Dora Baltea. Anche in
questo caso se la vasca in c.a che ospiterà la centralina garantisse un abbattimento del rumore pari ad
almeno 24 dB(A) il limite assoluto di immissione verrebbe rispettato.
Limite differenziale
Il recettore sensibile è ad una distanza pari a circa 200 m. Il rumore residuo nei pressi del recettore
sensibile (P2) in periodo notturno è pari a 55,7 dB(A). Per garantire il rispetto del limite differenziale
occorre che ad impianto avviato il rumore ambientale in P2 non superi i 58,7 dB(A). In tal caso si può
affermare che anche se il rumore prodotto dalla centralina 74,0 d ad 1,5 m dalle fonti di rumore non
venisse in alcun modo schermato, il limite differenziale notturno sarebbe comunque rispettato.
A 192 m il rumore prodotto dalla centralina sarebbe pari a 53,00 dB(A), valore che permette di rispettare
il limite differenziale notturno pari a 55,7 dB(A) + 3 dB(A) = 58,7 dB(A).
Da queste valutazioni si evince che per garantire che l’impianto di futura realizzazione possa rispettare
tutti i livelli di rumore stabiliti dalla legge e dalla classificazione acustica del territorio del Comune di
Morgex occorre che la struttura in cui verrà inserita la centralina sia in grado di abbattere almeno 24
dB(A).
• realizzando la struttura della vasca che ospiterà la turbina in c.a di spessore pari a 40 cm;
• mantenendo la parte superiore della turbina ad immersione (quando in funzione) ad una profondità di
almeno 60 cm.
In conclusione si ritiene che, se rispettate le condizioni di cui sopra, l’attività in esame sarà compatibile
dal punto di vista acustico sia con la realtà di zona in cui è inserita che con i limiti della
classificazione acustica del territorio del Comune di Morgex.
Si ritiene che visto l’elevato grado di antropizzazione dell’area, ove l’attività estrattiva genera
quotidianamente polveri ed emissioni di inquinanti atmosferici legati alla presenza di mezzi di cantiere, e
vista la presenza della fitta rete viaria, gli impatti a carico della componente atmosferica in fase di
cantiere saranno temporanei, di entità limitata e completamente reversibili al termine dei lavori.
Durante la fase di esercizio l’impianto non ha alcuna interferenza con la qualità dell’aria in quanto non si
producono emissioni di sostanze gassose o di particolati nell’atmosfera.
Anche per la manutenzione e la guardiania, il passaggio dei mezzi di servizio si riduce ad uno a settimana
e le emissioni relative sono del tutto trascurabili nel contesto locale e generale.
Le misure mitigative riguardano essenzialmente l’attività di cantiere, ove verrà posta particolare
attenzione alla riduzione dell’emissione di polveri, bagnando frequentemente i cumuli di terra in fase di
scavo, garantendo una costante manutenzione dei mezzi per limitare l’emissione di fumi e gas nocivi,
limitando le lavorazioni ai tempi strettamente necessari onde evitare di lasciare cumuli di terreno stoccati
a lungo prima dei rinfranchi.
Nell’area in studio, ove si prevede la realizzazione della centrale idroelettrica non si segnalano condizioni
particolari per l’emissione di radiazioni elettromagnetiche. All’interno dell’area di pertinenza della cava
sono presenti due cabine elettriche.
Considerando che l’intervento proposto non modifica i valori presenti sul territorio in quanto si inserisce in
un’area antropizzata, si ritiene di non dover fare monitoraggi e analisi particolari sulla radioattività
ambientale e/o sull’inquinamento luminoso.
Il cavidotto coprirà una distanza contenuta (massimo 100 metri) e la consegna avverrà presso la cabina
presente nell’area di cava; sarà interrato ad almeno 1 m di profondità pertanto si ritiene che non vi siano
variazioni apprezzabili rispetto alla situazione attuale.
Riguardo all’inquinamento luminoso bisogna segnalare che verranno inseriti solo alcuni corpi luminosi nei
pressi della zona centrale e della vasca di carico, ma questi potranno essere spenti ed utilizzati solo in
caso di accesso alle opere per manutenzioni o controlli.
Il materiale di scavo sarà invece conferito alla cava trattandosi di inerte fluviale e riciclato interamente
per la realizzazione del calcestruzzo necessario alla realizzazione delle opere o quali materiale inerte di
riempimento.
Si è stimato un movimento terra di scavo di circa 2500 mc da riutilizzare quasi completamente mentre il
residuo eventuale sarà conferito alla cava adiacente.
2.7.3 DESCRIZIONE DELLA TECNICA PRESCELTA, CON RIFERIMENTO ALLE MIGLIORI TECNICHE DISPONIBILI A COSTI NON
ECCESSIVI, E DELLE ALTRE TECNICHE PREVISTE PER PREVENIRE LE EMISSIONI DEGLI IMPIANTI E PER RIDURRE L'UTILIZZO
DELLE RISORSE NATURALI, CONFRONTANDO LE TECNICHE PRESCELTE CON LE MIGLIORI TECNICHE DISPONIBILI
L’impianto idroelettrico proposto consente l’utilizzo della risorsa idrica per la produzione di energia
idroelettrica riducendo al minimo gli impatti ambientali che un impianto di tipo tradizionale comporta:
• il prelievo è puntuale, minimizzando l’impatto paesaggistico dovuto alle minori portate in alveo su
tratti anche estesi di torrente.;
• si riducono gli impatti legati alla realizzazione di tratti di condotta, dovuti a scavi spesso in aree
boscate o prative;
• la costruzione dell’opera è rapida con minori impatti legati alla presenza del cantiere;
• il sito prescelto per realizzare l’opera minimizza al massimo l’impatto paesaggistico in quanto si è
scelta un’area già connotata da attività estrattive;
• la contestuale realizzazione di una scala di risalita dei pesci migliora le condizioni attuali del corso
d’acqua che precludono all’ittiofauna la risalita del torrente
Lo studio di impatto ambientale non può prescindere dalla valutazione comparata con alternative
progettuali.
Nel caso in esame si presenta quale unica alternativa l’opzione zero, in quanto il progetto scaturisce dalla
volontà della committenza di realizzare un impianto idroelettrico su terreni di proprietà al fine di
differenziare l’attività imprenditoriale.
Le ragioni che hanno portato alla stesura del presente progetto derivano dalle indicazioni riportate nel
capitolo precedente, pertanto la scelta di un impianto di nuova concezione deriva dall’attenta valutazione
delle condizioni idrometriche, che sono alla base di un corretto dimensionamento per la massimizzazione
della produzione di energia idroelettrica e dalle peculiarità della zona ove un impianto minimizza gli
impatti a carico del paesaggio, delle componenti faunistico e vegetazionali e non arreca disturbo alla
popolazione.
Vista la localizzazione dell’impianto in progetto si ritiene che esso non comporti impatti importanti a
carico delle componenti ambientali. Si ritiene comunque opportuno fornire una descrizione delle stesse
per poter meglio dettagliare l’inquadramento ambientale e la conseguente valutazione delle interferenze.
4.1 POPOLAZIONE
La popolazione residente sul territorio comunale è in crescita continua dagli anni ’70 ad oggi con un
aumento percentuale pari all’8,5% con 2069 abitanti nel 2010.
Le attività economiche nell’area compresa tra il ponte autostradale, la strada regionale, lo sbarramento
idroelettrico e l’autostrada sono riconducibili soprattutto all’attività estrattiva, con un numero di addetti
impiegati superiore alle venti unità.
Il fiume è l’elemento veicolante delle attività turistico ricreative dell’area, nelle sue acque si pratica la
pesca e diversi sport acquatici (rafting, kayak, hydrospeed, …). La pesca è regolamentata dal calendario
ittico regionale. In prossimità della riserva naturale ha la base una società per gli sport acquatici.
L’area è servita dalle strade di servizio della cava, a cui si accede dalla S.R.26.
Non si rilevano impatti negativi a carico di tale componente, al contrario la realizzazione dell’opera potrà
comportare una possibilità di impiego per imprese e maestranze.
4.2 HABITAT
Vista la continua ed elevata pressione antropica che comporta l’assenza di vegetazione non è possibile
definire degli habitat in riferimento alla normativa europea per il sito dove sorgerà la centrale, in quanto
l’ambiente non ha connotazioni naturali o seminaturali, ma è estremamente artificializzato.
Un discorso completamente differente deve essere fatto per la zona della riserva naturale ove l’ambiente
naturale e seminaturale è oggetto di classificazione e di tutela ai sensi della Direttiva comunitaria
92/43/CEE.
4.2.1.1 Habitat e specie floristiche e faunistiche per la cui tutela i siti sono stati designati
L’area umida del Marais, è una riserva naturale istituita con D.P.G.R. 156/1992 e tutelata ai sensi della
L.R. 30 del 30 luglio 1991.
L’importanza naturalistica dell’area umida è stata riconosciuta con la classificazione della zona nel
dicembre 2003 come Sito di Importanza Comunitaria ai sensi della Direttiva comunitaria “Habitat”
92/43/CEE con il codice identificativo IT1203010.
Nella figura seguente si evidenzia la perimetrazione delle aree di tutela e la loro posizione rispetto
all’opera in progetto la quale risulta limitrofa ma esterna ad entrambe.
Legenda
Riserva naturale (L.R. 30/91, D.P.G.R. 156/1992)
SIC IT1203010
E
opera in progetto
La RISERVA NATURALE, posta sulla piana alluvionale della Dora Baltea tra i coni di deiezione
dei torrenti Echarlod e Colombaz, ha una superficie limitata, di circa 8 ha, ma ha elevato
valore naturalistico in quanto rappresenta una zona di sosta intralpina per gli uccelli migratori.
Il costante livello idrico conseguente alla realizzazione dello sbarramento idraulico che
delimita il confine sud-est dell’area permette il mantenimento di popolamenti arborei igrofili
planiziali e di habitat perifluviali, cenosi uniche e poco diffuse in Valle d’Aosta (area umida di
Les Iles, piccoli nuclei diffusi lungo l’asta della Dora Baltea), generalmente legate alle piene
periodiche lungo le aste fluviali non regimate.
Il popolamento arboreo è classificabile secondo la metodologia dei Tipi forestali adottata dalla
Regione Autonoma Valle d’Aosta come “Saliceto di salice bianco e pioppeto di pioppo nero”. Si
tratta di boschi planiziali che occupano terreni a falda superficiale, potenzialmente inondabili,
dal ricco corteggio arbustivo. Le principali specie componenti il piano arboreo sono il pioppo
nero (Populus nigra), il pioppo tremolo (Populus tremula) e l’ontano bianco (Alnus incana),
mentre sottocopertura si trovano tra le altre corniolo (Cornus sanguinea), caprifoglio (Lonicera
xylosteum) e olmaria comune (Filipendula ulmaria). Lungo le sponde è diffuso il saliceto con il
salice bianco (Salix alba) prevalente. Tra le specie erbacee si evidenzia la presenza del
crescione (Nasturtium officinale) lungo i canali, della calta palustre (Caltha palustris) e della
cariofillata dei ruscelli (Geum rivale).
Nel SIC si segnala la presenza di alcuni uccelli abituali elencati nell’Allegato I della Direttiva
79/409/CEE: Chlidonias niger, Lanius collurio e Tringa glareola come specie rare, Alcedo attui,
Ardea purpurea, Botaurus stellaris, Egretta garzetta, Porzana porzana come specie molto rare.
Tra le altre specie animali presenti nel formulario si evidenzia la presenza di alcuni chirotteri.
Oltre alle specie segnalate nel SIC, tra gli uccelli migratori nidificanti nell’area si osservano il
germano reale, la gallinella d’acqua, la ballerina bianca, il piro piro piccolo, il cuculo, la
cannaiola verdognola, la capinera; quali specie di passo si possono vedere il tuffetto, lo svasso
maggiore, l’airone cinerino, la moretta, il piro piro culbianco, la pavoncella, il migliarino di
palude, l’upupa e il corriere piccolo.
Il fiume è l’elemento veicolante delle attività turistico ricreative dell’area, nelle sue acque si
pratica la pesca e diversi sport acquatici (rafting, kayak,…), attività che nell’area tutelata sono
consentite ma così regolamentate:
• Il rafting è consentito ove non si pratica la pesca mantenendo una traiettoria prossima
alla sponda destra nella parte terminale del tratto di torrente in modo da non
danneggiare il canneto.
• In prossimità della riserva naturale vi è la base di una società per gli sport acquatici.
l
!
l
!
l
! Å
!
l
! i
!
Å
!
i
! !!
l}
Å
!
Legenda
!
i
Å
!
parcheggio
capanno birdwatching
E
}
! attracco gommoni e canoe
l
! postazioni consentite per la pesca
percorso preferenziale rafting e canoe a salvaguardia area umida
percorso ciclopedonale
percorso pedonale
Riserva naturale
SIC
A monte della briglia in corrispondenza della quale è prevista la realizzazione della centrale
viene esercitata l’attività di estrazione in alveo, regolarmente autorizzata. Tale attività viene
periodicamente esercitata anche a monte dello sbarramento CVA, quindi all’interno dell’area
umida, a fini manutentivi.
4.2.1.2 Individuazione delle possibili incidenze dovute all’interazione tra gli elementi
del progetto e le caratteristiche del sito
Le possibili incidenze di un’opera sulle caratteristiche del sito in esame possono essere di tipo
diretto o indiretto.
In entrambi i casi si ritiene che l’opera in progetto non comporti incidenze sulle caratteristiche
del sito.
4.2.1.3 Illustrazione delle motivazioni che portano a ritenere non significativi gli effetti
L’impianto idroelettrico, per la sua tipologia costruttiva, non comporta alterazioni del livello
idrico del torrente in quanto il prelievo ed il rilascio avvengono in meno di 75 metri lineari.
Peraltro il rilascio avviene a monte del confine dell’area tutelata. A titolo informativo si
evidenzia che, proprio per le loro peculiarità, in altre regioni italiane impianti simili vengono
autorizzati in deroga al DMV.
Per quanto riguarda le eventuali ripercussioni indirette, si evidenzia che il rilascio immediato
delle acque turbinate, poco a monte del confine del SIC permette di mantenere all’interno
dell’area umida lo stesso tenore idrico che si avrebbe in assenza dell’impianto, evitando
ripercussioni sulle condizioni di idromorfia del suolo e conseguentemente a carico della
compagine vegetale igrofila che caratterizza l’habitat prioritario.
Nel caso in esame l’opera viene realizzata all’esterno al sito e come descritto
precedentemente all’interno del perimetro dell’area protetta si provvederà esclusivamente al
rifacimento della scogliera spondale esistente per circa due metri ed alla riprofilatura
dell’alveo, per meno di due metri, a fini del mantenimento dell’attuale livello di protezione
idrogeologica.
Il rifacimento delle opere di sistemazione spondale, in corrispondenza della scala di risalita dei
pesci e del canale di scarico in sinistra idrografica, è necessario per evitare l’innesco di
fenomeni di dissesto dovuti alla parziale demolizione delle opere esistenti per la costruzione
dell’impianto. Per garantire la stabilità del manufatto non è possibile mantenere
completamente esterno al SIC il rifacimento della scogliera, per cui è necessario demolire
parte dell’esistente e ricostruirla per una porzione pari a circa 2 metri all’interno dell’area
tutelata. Si tratterà quindi di opere accessorie che non inficeranno sull’officiosità idraulica e
che non ridurranno ulteriormente la naturalità dell’alveo in quanto sono da considerarsi in
L’opera non interferisce quindi con gli habitat ripariali dell’area tutelata, non alterando lo
stato attuale della sponda della Dora all’interno del SIC (essendo un mero rifacimento
dell’esistente); la centrale risulterà completamente esterna al SIC, così come le azioni legate
alla cantierizzazione risultano essere completamente esterne all’area stessa.
Conseguentemente non si rileva un impatto a carico della ricca componente faunistica che
frequenta l’area.
Come dettagliato nei capitoli specifici relativi alla produzione di rumore e all’inquinamento
atmosferico, l’opera e il cantiere per la sua realizzazione non hanno impatti negativi diretti o
indiretti sulla flora e la fauna locale e conseguentemente neanche sulle componenti vegetali e
faunistiche del SIC. Si sottolinea che i mezzi impiegati per la costruzione della struttura e la
durata del cantiere sono paragonabili ad un cantiere edile per la realizzazione di una casa
adibita a civile abitazione e l’inquinamento acustico e atmosferico in fase di costruzione
risulterà inferiore alle emissioni quotidiane generate dalla attività di cava attualmente
esercitata in loco. Attività analoghe per emissioni rumorose ma assai più prolungate nel tempo
si svolgeranno nella stessa zona, dove si rammenta che è stato recentemente approvato un PUD
per la realizzazione di edifici destinati ad uso artigianale, commerciale e turistico. In fase di
esercizio le emissioni rumorose dell’impianto posto nella sponda saranno assimilabili a quelle
attuali date dal rumore di fondo del torrente.
Si evidenzia che la realizzazione della scala di risalita dei pesci mitigherà l’attuale
artificializzazione dell’alveo favorendo la mobilità, oggi preclusa, dell’ittiofauna lungo l’asta
torrentizia.
Si ritiene che per quanto sopra dettagliato gli effetti a carico delle componenti del SIC
dovuti alla realizzazione dell’opera in progetto siano nulli.
4.2.1.4 Rispetto delle misure di conservazione approvate con D.G.R. n° 3061 del
16/12/2011.
La progettazione delle opere, che nello specifico, è esterna al sito protetto non interessa
neanche indirettamente gli habitat presenti, rispettando le MISURE DI CONSERVAZIONE
APPROVATE CON D.G.R. N° 3061 DEL 16/12/2011.
• Nelle acque correnti (3240-Fiumi alpini con vegetazione riparia legnosa a Salix eleagnos,
3230-Fiumi alpini con vegetazione riparia legnosa a Myricaria germanica, 3220-Fiumi alpini
con vegetazione riparia erbacea):
Non si realizzano dighe o sbarramenti, ma solo l’innalzamento del pelo libero (di 25 cm)
a monte dello sbarramento con panconature in legname amovibili a perdere in caso di
eventi di piena; la realizzazione del nuovo tratto di scogliera spondale pari a circa 2
metri di lunghezza è da considerarsi a tutti gli effetti il rifacimento di un’opera già
esistente in quanto va ad inserirsi in un tratto di scogliera esistente che verrà demolita
in fase di realizzazione.
In fase esecutiva, pur essendo esterni al SIC, si cercherà di attenersi strettamente ai seguenti
obblighi:
Non intervenendo direttamente a carico della copertura forestale si perseguono tutti gli
obiettivi di conservazione stabiliti per tutti gli habitat forestali.
Inoltre è vietato
1. Distruggere la copertura forestale.
2. Transitare con qualsiasi mezzo nei popolamenti impaludati.
3. Effettuare tagli indiscriminati, fatti salvi i casi di condizioni di instabilità o ingombro
al corso d’acqua.
• Tutela dell’avifauna
1. Effettuare qualsiasi tipo di intervento all’interno del sito al di fuori del periodo
riproduttivo dell’avifauna (dall’inizio di marzo alla fine di luglio)
All’interno del SIC l’unico intervento consiste nel rifacimento della scogliera esistente
per circa due metri: tale intervento essendo necessario per poter realizzare la scala di
risalita dei pesci non può essere considerato una manomissione delle rive fluviali in
quanto permetterà di migliorare la morfologia del torrente eliminando l’attuale
ostacolo trasversale mantenendo la sponda del tutto analoga a quella attuale.
2. Per il Martin pescatore mantenere le ripe scoscese con acqua corrente nei paraggi.
3. Per l’Airone rosso, il Tarabuso e la Garzetta, mantenere i fragmiteti allagati.
4. Per il Voltolino, mantenere la vegetazione palustre allagata (tife, cannuccia, giunchi)
a struttura irregolare e senza disturbo antropico di qualsiasi genere.
5. Per il Piro piro boschereccio, mantenere le ripe melmose con acqua stagnante o
debolmente corrente.
Non si interverrà in alcun modo nelle aree di canneto o nelle zone ad acqua stagnante.
4.3 FAUNA
Per lo studio della fauna locale si è fatto riferimento al Piano Regionale Faunistico-Venatorio
2008-2012 approvato dalla deliberazione n. 3398-XII del 20 marzo 2008 del Consiglio Regionale
della Valle d’Aosta; per i dati relativi all’avifauna si è considerato il formulario standard
dell’area (ZPS-SIC) “Zona umida di Morgex” (codice IT1203010).
I grandi mammiferi, quali i cervi che colonizzano i popolamenti forestali della Valdigne, in tale
contesto difficilmente si insediano a causa dell’elevato disturbo antropico, mentre si può
facilmente ipotizzare che siano presenti alcuni carnivori quali la volpe (Vulpes vulpes) e la
faina (Marte foina), specie ecologicamente meno esigenti che colonizzano anche gli ambienti
urbani.
4.3.1 MAMMIFERI
Grazie alla sua elevata adattabilità, il cinghiale è presente in forma stabile su tutto il territorio
regionale. La specie ha ormai colonizzato tutti gli ambienti tipici della Valle d’Aosta, dai
terreni agrari ai boschi, sino ai pascoli d’alta quota.
Si può ipotizzare che il cinghiale sia una presenza costante del fondovalle e che transiti
sull’area interessata dai lavori in progetto pur non occupandola stabilmente.
La volpe è una specie diffusa in tutta la regione ed è presente in tutti gli ambienti. Vive
principalmente nei boschi ma si può rinvenire anche in brughiere aperte, in montagna e nelle
zone coltivate e negli ultimi anni anche con una certa frequenza nelle aree antropizzate.
Durante il giorno si ripara sotto cespugli, in piccoli fossi, nelle tane scavate da lei stessa o in
tane di tasso abbandonate.
Nella zona del fondovalle, prendendo in considerazione un’area più ampia rispetto al sito di
realizzazione della centrale, la specie è presente con una buona densità.
La lepre europea frequenta ambienti aperti (terreni coltivati, prati e pascoli a quote non
superiori a 1600 m s.l.m. con esposizione solatia.
In base alle caratteristiche vocazionali della specie, si ritiene che il fondovalle del comune di
Morgex sia idoneo ad ospitare la lepre europea ed è pertanto ipotizzabile che nell’area in
esame, non trovando risorse trofiche essa sia di passaggio.
Nelle aree ecotonali al limite dell’area umida si ha inoltre la presenza di roditori, soprattutto
con la famiglia dei muridi, e quella di rettili. Ne consegue che, anche per la componente
faunistica, il contrasto tra la ricchezza dell’area umida e la povertà delle zone limitrofe è assai
elevato.
4.3.2 AVIFAUNA
La vicinanza con l’area umida del Marais aumenta la consistenza avifaunistica, anche se
ovviamente essa tende a soffermarsi nei boschi e nell’area umida, ove trova rifugio e cibo,
mentre nella zona di cava la presenza, qualora esistente, è sporadica.
Nel SIC si segnala la presenza di alcuni uccelli abituali elencati nell’Allegato I della Direttiva
79/409/CEE, il cui elenco dettagliato è riportato al cap. 4.2.1.1.
4.3.3 ITTIOFAUNA
4.4 VEGETAZIONE
In netto contrasto con la ricchezza floristica e vegetazionale dell’area umida limitrofa, il sito
ove è prevista l’opera, per il suo elevato grado di pressione antropica, si presenta pressoché
privo di vegetazione.
Foto 8: unico nucleo arboreo a monte e successivo tratto di sponda a monte dello sbarramento privo di
vegetazione.
Foto 9: sponda a valle dello sbarramento priva di vegetazione arborea e primo nucleo al limite del confine
con il SIC
Sono presenti sporadici esemplari di ontano e salice bianco disposti lungo l’argine a tergo delle
sistemazioni spondali.
Procedendo da monte verso valle sul “tracciato” dell’impianto in progetto sono presenti
quattro esemplari di ontano con diametro superiore a 12,5 cm dopodiché la sponda è priva di
vegetazione fino a circa 20 m a valle dello sbarramento appena oltre la palinatura che indica il
divieto di pesca nell’area protetta. Qui il filare sulla sommità della sponda è costituito da
ontani e salici. Si tratta di lembi boscati pionieri che tendono a colonizzare le aree non
rimaneggiate dalle attività di cava, con uno strato erbaceo ed arbustivo pressoché nullo e
difforme da quanto riscontrabile nelle formazioni igrofile che caratterizzano i terreni idromorfi
e ricchi in sostanza organica della riserva naturale.
La vegetazione arbustiva e la componente erbacea sono limitate a poche specie ruderali (tra le
quali Artemisia vulgaris, Erigeron acer, Senecio vulgaris) colonizzatrici di terreni poveri e
fortemente mineralizzati.
Nell’area oggetto degli interventi previsti in progetto non si segnala la presenza di specie rare.
Per la descrizione della componente vegetazionale dell’area umida del Marais, esterna al sito
di intervento si rimanda al capitolo 4.2.1.1 Relazione di incidenza.
4.5 PAESAGGIO
Per poter valutare le interferenze generate da una nuova opera al contesto paesaggistico è
necessario fornire un inquadramento tessiturale del territorio, andando ad analizzare il
paesaggio nelle sue varie componenti, individuabili a scale diverse.
Per quanto concerne l’analisi paesaggistica a vasta scala ci si rifà alle indicazioni fornite
dal Piano Territoriale Paesistico della Valle d’Aosta, in cui partendo dall’analisi delle
componenti ambientali, intese come elementi o insiemi di elementi costitutivi dell’ambiente,
vengono individuati e definiti i “sistemi ambientali” quali situazioni relativamente omogenee ai
fini di una definizione delle linee di intervento e degli indirizzi di tutela.
• Sistema fluviale
• Sistema insediativo tradizionale – sottosistema a sviluppo integrato
Il PTP definisce oltre ai sistemi ambientali anche le unità di paesaggio, intese come
entità che si differenziano dai sistemi ambientali in quanto tendono a cogliere le interazioni tra
le componenti e i sistemi di componenti diversi. Vengono individuate sovente su confini
orografici e corrispondono in genere a località riconosciute e facilmente individuabili sul
territorio.
Il PTP include l’area in esame nell’unità locale n.3 “Morgex e La Salle” fortemente
caratterizzata in tre componenti che tipicizzano il paesaggio: il fondovalle ed i due versanti.
L’area in esame rientra nel tratto di fondovalle strutturato nell’insediamento a collana dei
bourgs lungo la strada e degli agglomerati ad essi collegati.
La scheda dell’unità locale evidenzia come le recenti trasformazioni indotte dal passaggio
dell’autostrada e dall’espansione dell’abitato di Morgex, con nuovi insediamenti sparsi lungo la
S.S. 26 abbiano alterato le relazioni strutturali tradizioni penalizzando le importanti aree
umide della fascia golenale del fiume sul fondovalle.
Gli indirizzi normativi indicati dal PTP son la riqualificazione, intendendo la valorizzazione del
risorse e del patrimonio esistenti, e il mantenimento, cioè il mantenimento dei paesaggi, delle
risorse e delle testimonianze culturali anche mediante recuperi nonché mediante utilizzi
compatibili con il mantenimento e la conservazione.
Il paesaggio del fondovalle in tale zona ha carattere fortemente antropico, con un numero
consistente di detrattori paesaggistici. Le infrastrutture lineari e i nuovi insediamenti lungo la
strada regionale hanno negli ultimi decenni destrutturato la definizione paesaggistica storica
del fondovalle, caratterizzato dalla “collana” di insediamenti storici e dalle zone boscate
perifluviali in alternanza ai prati.
Gli elementi arricchenti la qualità del paesaggio sono legati alla morfologia della vallata, alla
varietà di componenti dei versanti (alternanza aree prative, boschi ed elementi litologici) ed
alla presenza delle formazioni arboree della riserva naturale, le quali al variare delle stagioni
con le loro variazioni cromatiche mitigano la prevalente percezione di antropizzazione del
fondovalle. Alcune recenti restrutturazioni di edifici di civile abitazione con elementi tipici
dell’architettura locale conferiscono un ulteriore, seppur lieve, apporto positivo.
La primigenia matrice paesaggistica ovvero le formazioni boscate perifluviali delle aree golenali
della Dora e le aree coltivate e sfalciate del fondovalle risultano allo stato attuale, e come si
può osservare dalla foto aerea riportata dal sito regionale, frammezzate dalle reti
infrastrutturali. Gli insediamenti estrattivi e produttivi hanno fortemente plasmato il paesaggio
creando macchie ampie in cui le aree boscate risultano residuali.
Gli elementi lineari sono prevalenti, con il parallelismo di più infrastrutture viarie che solcano
il fondovalle affiancando il corridoio fluviale scarsamente delimitato da vegetazione riparia.
L’oasi verde della riserva naturale, unico elemento paesaggistico di valore oltre al paesaggio
dei versanti, rimane isolata e delimitata dalle infrastrutture presenti e previste per il futuro.
4.5.3 VISIBILITÀ
L’area su cui è prevista la realizzazione dell’opera allo stato attuale è visibile esclusivamente
dagli operatori della cava, dai fruitori della pista ciclabile posta sulla sponda opposta della
Dora e da pochi punti panoramici posti sul versante destro della vallata. A seguito della
realizzazione delle opere previste dal P.U.D. la sponda sinistra della Dora verrà percorsa
sull’argine dalla nuova pista ciclabile, dalla quale sarà possibile vedere l’impianto la parte
sommitale dell’impianto.
La sponda ove è prevista la realizzazione dell’opera non è visibile dai fruitori dell’area
naturale, come da foto seguente.
Foto 12: scorcio verso monte dalla sponda vicina al punto terminale della passerella pedonale
4.6 RUMORE
Al presente lavoro si allega la relazione di previsione di impatto acustico redatta dal Dott.
Bordon Ettore, Si riportano alcune considerazioni sintetiche estratte dalla stessa.
Il Comune di Morgex con verbale di deliberazione del consiglio comunale n.6 del 15/02/2010 ha
adottato il piano di zonizzazione acustica comunale.
L’area in esame è inserita, in base al piano di zonizzazione acustica vigente, in classe V. a circa
50 m. dal sito di ubicazione della centralina sul lato sud est vi è il confine con la classe IV
mentre il recettore sensibile più prossimo è in classe III.
Per quanto riguarda il criterio di valutazione sulla ACCETTABILITÀ del disturbo all’interno
dell’ambiente abitativo (cosiddetto CRITERIO DIFFERENZIALE), occorre far riferimento ai valori
limite differenziali di immissione di cui all’art. 4 del D.P.C.M. 14/11/97 riassunti nella tabella
seguente:
La valutazione del livello differenziale va dunque eseguita fra i seguenti livelli sonori (rif.
Allegato A del DPCM 01/03/91):
L’opera è progettata nell’area della cava di estrazione a est dello svincolo autostradale di
Morgex, in una zona con assetto pressoché completamente non naturalizzato. Adiacente al sito
prescelto sorge una cava per l’estrazione d’inerti dal fiume.
Il recettore sensibile più vicino è una casa ad uso di civile abitazione a circa 200 m. dal sito in
cui sarà ubicato l’impianto.
Per il rumore residuo (in assenza della centralina) sono stati effettuati rilievi in loco in periodo
notturno
Per il calcolo della potenza sonora dell’impianto ci si è avvalsi di misurazioni effettuate su una
centralina più potente. La campagna di misurazioni fonometriche, effettuata in data 28
settembre, è stata realizzata al fine di verificare:
• il clima acustico presente in prossimità del recettore più prossimo senza considerare il
rumore prodotto dall’attività (rumore residuo);
• il livello di rumore presente nell’area considerando anche quello prodotto dalla centrale
idroelettrica di futura realizzazione.
Dalle analisi effettuate e dettagliate nella relazione allegata risulta che il rumore residuo
presente nell’area è pari a 68,8 dB(A). Nell’area che ospiterà la centralina vi è un rumore
residuo che supera i limiti assoluti di immissione stabiliti dal Comune di Morgex. Tale rumore è
prodotto dalle acque del fiume Dora Baltea.
L’intervento insiste lungo il fondovalle alluvionale della Dora Baltea. Gli affioramenti naturali e
le sezioni aperte artificiali consentono l’osservazione della litofacies sedimentaria più
superficiale. Sono facilmente identificabili i depositi alluvionali più recenti, a struttura matrix
supported, composti dall’alternanza di orizzonti ghiaiosi e ciottolosi intercalati a lenti
sabbioso-limose. Tali depositi quaternari si presentano, in senso areale, allungati rispetto alla
direzione della corrente e rilevano la forte tendenza che ha avuto il corso d’acqua alla
migrazione laterale, peculiarità responsabile dei numerosi episodi di alluvionamento della
piana e della recente evoluzione del paesaggio, attualmente inibita dalla presenza delle
arginature costituite in blocchi rocciosi posati a secco. La matrice della formazione si presenta
ubiquitariamente sciolta e nel complesso il sedimento è caratterizzato da una curva
granulometrica ben gradata.
La circolazione delle acque sotterranee avviene all’interno della copertura alluvionale che
definisce, in funzione del diametro dei granuli, una classe di permeabilità per porosità primaria
da buona ad elevata. La falda risulta, alla macro scala, di tipo libera, tuttavia la locale
concentrazione di sedimenti limoso-sabbiosi o limosi può dar luogo a circoscritti letti
impermeabili o semipermeabili.
Dal punto di vista strutturale l’area di studio s’inserisce all’interno dell’Unità di Roignais
Versoyen, nella zona interna del massiccio del Monte Bianco, meglio definita come Zona delle
Brèches de Tarentaise.
4.8 ARIA
L'inquinamento dell'aria si verifica quando sono immesse nell'atmosfera sostanze che alterano
la composizione naturale dell'aria. L'aria, che costituisce l'atmosfera terrestre, è una miscela di
gas. La composizione percentuale in volume dell'aria secca è, approssimativamente (si sono
trascurati i componenti assai meno abbondanti), la seguente:
N2(azoto) 78%
O2(ossigeno) 21%
Ar (argon) 1%
La composizione dell'atmosfera terrestre si mantiene costante fino a circa 100 Km di altezza.
L'inquinamento dell'aria può essere di origine naturale (ad es. dovuto alle eruzioni vulcaniche o
agli incendi boschivi), oppure provocato dalle attività umane (origine antropica). Gli inquinanti
immessi in atmosfera si possono, a loro volta, classificare in:
• primari: manifestano la loro tossicità nella forma e nello stato in cui sono immessi in
atmosfera come, ad es., l'anidride solforosa (SO2) e l'acido fluoridrico (HF);
sostanze inquinanti che vengono continuamente emesse al livello del suolo, per cui si viene a
creare una sacca di crescente concentrazione.
Riferimento [µg/m3
Standard Concentrazione
normativo ]
Media delle concentrazioni medie
Concentrazione di 24 ore rilevate nell’arco 150
DPCM n. 30 massima dell’anno
ammissibile per un
del 28/03/83 determinato tempo 95° percentile delle
di esposizione concentrazioni medie di 24 ore 300
rilevate in un anno
Media aritmetica delle
concentrazioni medie di 24 ore 40-60*
DPR n. 203
Valore guida rilevate nell’arco di un anno
del 24/05/88
100-
Valore medio delle 24 ore
150*
Nel presente paragrafo si individuano i recettori sensibili potenzialmente interessati sia con
riferimento alle attività costruttive nella fase di cantiere che a quelle di uso futuro dell’opera
finita.
Per ricettori si intendono luoghi nei quali si registra una presenza umana stabile (edifici
destinati a residenza o a servizi sociali stabili, ecc.) o una permanenza prolungata delle
persone (edifici destinati a servizi sociali, edifici destinati a sede di attività produttive,
ricreative, ecc.).
Gli agglomerati urbani sono distanti alcuni chilometri dal sito. Le sorgenti di inquinamento
principale sono costituite dal traffico veicolare che percorre le principali vie di comunicazione
che delimitano l’area (autostrada, svincolo autostradale e strada regionale). L’intensità delle
emissioni è quindi più marcata nella stagione invernale quando per fenomeni climatici la
stagnazione degli inquinanti risulta maggiore. Non sono rilevabili livelli apprezzabili di
inquinanti primari e secondari nell’atmosfera. La diffusione di polveri nell’atmosfera è
Ai fini del presente studio, per la caratterizzazione della qualità dell’aria nella situazione
“ante-operam” dell’area interessata dalle operazioni di realizzazione dell’impianto
idroelettrico in progetto, i dati sono stati desunti dai dati pubblicati dalla Agenda Regionale di
Protezione Ambientale e, in particolare, sono tratti dal sistema di monitoraggio della qualità
dell'aria istituito in Valle d'Aosta con legge regionale 94 del 26.11.87.
Fra i dati disponibili sono stati scelti quelli relativi all'inquinamento dell'aria causato da veicoli
a motore o centrali termiche di riscaldamento, quali il biossido di zolfo che proviene dalla
combustione del gasolio, l’ossido di ozono, il monossido di carbonio, le polveri sospese e il
benzene e l’ozono come gas inquinante secondario.
E’ un gas incolore, di odore acre. Proviene per la maggior parte dalla combustione del carbone
o di altri combustibili fossili contenenti zolfo, usati per il riscaldamento. In misura molto
minore (dell’ordine del 5%) proviene dalle emissioni dei veicoli diesel. Per questo motivo la
concentrazione di SO2 presenta una variazione stagionale molto evidente, con i valori massimi
nella stagione invernale. Grandi sorgenti di SO2 sono le centrali termoelettriche a carbone, non
presenti in Valle d'Aosta, e alcuni processi industriali. L’SO2 è molto irritante per gli occhi, la
gola e le vie respiratorie. In atmosfera, attraverso reazioni con l'ossigeno e le molecole di
acqua, contribuisce all'acidificazione delle precipitazioni, con effetti negativi sulla salute dei
vegetali. Le precipitazioni acide possono avere effetti corrosivi anche su materiali da
costruzione, vernici, metalli e manufatti in pietra, in particolare marmi.
Il monossido di Azoto (NO) è un gas incolore, inodore e insapore, mentre il biossido di Azoto
(NO2) si presenta sotto forma di un gas rossastro di odore forte e pungente. L'NO si forma, in
tutti i processi di combustione in presenza di aria per reazione dell'azoto con l'ossigeno
atmosferico, soprattutto in condizioni di elevata temperatura. Esso reagisce successivamente
con l'ossigeno (O2) dell'atmosfera, dando origine al biossido di azoto (NO2). La concentrazione
di NO2 in aria dipende però anche da altri processi, tra i quali è particolarmente rilevante la
reazione dell'NO con l'ozono (O3) prodotto nelle ore di maggiore irraggiamento solare. L’ NO2 è
dunque da considerare un inquinante secondario, anche se piccole quantità di questo gas si
formano durante il processo di combustione stesso. Le principali sorgenti artificiali di NO, e
dunque di NO2, sono gli impianti di riscaldamento, alcuni processi industriali e i gas di scarico
dei veicoli a motore, soprattutto in condizione di accelerazione e marcia a regime di giri
elevato (combustione a temperatura più alta). Anche le concentrazioni degli ossidi d’azoto
presentano un andamento stagionale, che però è meno marcato rispetto a quello dell'SO2.
Perché più stabile, NO2 è considerato più importante per gli effetti sulla salute umana; esso
provoca irritazioni alle mucose degli occhi e danni alla vie respiratorie e alla funzionalità
polmonare. L’NO2 contribuisce all'acidificazione delle precipitazioni, con effetti dannosi del
tipo di quelli prodotti da SO2.
Ozono (O3)
L'ossigeno dell'aria si presenta abitualmente in forma di molecola biatomica (O2). Quando però
si presenta in forma di molecola triatomica (O3) prende il nome di ozono. E’ un gas altamente
reattivo, di odore penetrante e dotato di elevato potere ossidante. Nel dibattito
contemporaneo sui problemi ambientali, l'ozono compare in un duplice ruolo: da una parte
come ozono «buono», presente naturalmente nella stratosfera, con funzione di filtro per la
componente ultravioletta B e C della radiazione solare, altamente nociva per gli organismi
viventi. Questo è l'ozono di cui si parla in riferimento al problema dell'assottigliamento dello
strato di ozono (buco dell'ozono). Al contrario, l'ozono presente nell'aria che respiriamo, negli
strati inferiori dell'atmosfera, è un inquinante. Questo ozono «cattivo» è generato a partire
dall'azione della radiazione solare sulle molecole di biossido di azoto presenti in atmosfera. Le
reazioni dell'ozono con gli ossidi di azoto sarebbero tuttavia a bilancio complessivo nullo: sotto
l'azione della luce solare si avrebbe un ciclo continuo di formazione e distruzione dell'ozono.
L’ozono si accumula solo se l'atmosfera, oltre ad essere inquinata da ossidi di azoto, contiene
anche idrocarburi reattivi, trovandosi in situazione favorevole allo sviluppo di smog
fotochimico. L’ozono è quindi un tipico inquinante secondario, caratteristico dei mesi
primaverili ed estivi a più alta insolazione. Gli stessi agenti inquinanti all’origine della
formazione di O3, reagiscono con esso direttamente, distruggendolo. Per questo motivo, esso
raggiunge le maggiori concentrazioni alla periferia delle aree inquinate urbane, nelle zone
sottovento. Può accumularsi anche negli strati superiori della troposfera, lontano da sorgenti di
inquinamento, da dove può venire trasportato al suolo per effetto dei venti di caduta, e in
particolare del Föhn, tipico delle stagioni invernali e primaverili. Questo fenomeno è
caratteristico di tutte le zone a ridosso della catena alpina, e in particolare della Valle d’Aosta.
L'ozono è particolarmente irritante per le vie respiratorie e per gli occhi. Provoca lesioni sulle
foglie di alcuni vegetali. Su gomme e fibre tessili provoca alterazioni riducendo l'elasticità e
rendendo fragile il materiale. L'ozono è inoltre un gas serra, ovvero in grado di modificare,
significativamente, anche a basse concentrazioni, l'equilibrio radiante dei sistema terra -
atmosfera, producendo un riscaldamento globale dell'atmosfera. Il suo contributo percentuale
al riscaldamento globale è stato stimato nell'8%, contro il 50% della CO2, il 20% dei
clorofluorocarburi, il 16% dei metano e il 6% del protossido d'azoto (N2O).
L’origine delle particelle presenti in sospensione nell’atmosfera è assai varia: quelle più
grossolane, di diametro maggiore di qualche µm, provengono per lo più dalla risospensione di
polveri inerti da cantieri, aree scoperte, superfici stradali ecc.. Particelle di origine vegetale,
aggregati di particelle incombuste provenienti da impianti di combustione e dai motori degli
autoveicoli costituiscono invece la frazione fine dei particolato. Queste ultime soprattutto
possono inoltre veicolare sulla loro superficie metalli pesanti (piombo, cadmio, zinco, ecc.) e
molecole complesse di idrocarburi (idrocarburi policiclici aromatici ad alto peso molecolare).
La nocività sulla salute umana, dipende sia dalla composizione chimica che dalla dimensione
delle particelle: quelle di diametro superiore a 10 µm si fermano nelle mucose rinofaringee
dando luogo a irritazioni e allergie; quelle di diametro compreso tra 5 e 10 µm raggiungono la
trachea e i bronchi; quelle infine con diametro inferiore a 5 µm possono penetrare fino agli
alveoli polmonari. Le particelle fini sono dunque particolarmente pericolose. Per questo motivo
la legislazione ha preso in considerazione la misura selettiva della frazione di particolato
atmosferico con diametro aerodinamico inferiore a 10 µm, indicato come PM10, stabilendo per
essa specifici valori di riferimento di concentrazione e, in prospettiva la frazione PM2.5. Il
particolato atmosferico produce degradazione delle superfici esposte e riduzione della
visibilità. Su larga scala può produrre modificazioni sul clima.
Benzene (C6H6)
Il benzene è il composto aromatico più semplice. Questo inquinante primario proviene per circa
il 90% dagli autoveicoli, emesso sia dai gas di scarico che, in misura inferiore, dall'evaporazione
del combustibile medesimo. Anche la combustione del legno produce benzene, così come il
fumo di sigaretta, che rappresenta una notevole fonte di esposizione per i fumatori attivi e
passivi. In ambiente confinato le concentrazioni di benzene possono raggiungere valori
confrontabili, se non superiori, a quelli dell'atmosfera esterna inquinata, per effetto, come si è
detto del fumo di sigarette e dell'utilizzo di materiali per l'edilizia, colle, vernici, legnami,
prodotti per la pulizia contenenti benzene come solvente.
Il benzene viene classificato dall'IARC (International Agency for Research on Cancer) nel gruppo
1, cui appartengono tutte quelle sostanze per le quali è stato accertato il potere di induzione
di tumore nell'uomo. Per esposizione cronica esso infatti esercita un'azione tossica sul midollo
osseo con possibile induzione di leucemia. Altri effetti sono a carico dei sistema nervoso
centrale.
4.9 ACQUA
Le “Analisi ambientali sul Torrente Dora Baltea” riportano quanto segue: “Lo studio della
qualità biologica della Dora Baltea attraverso la comunità dei macroinvertebrati indica
mediamente una condizione di buona qualità ambientale del tratto di torrente in oggetto, con
un periodo di scadente condizione invernale dovuta ai flussi turistici che interessano l’alta
valle.
Nel PTA della Regione Valle d’Aosta, la Dora Baltea è classificata tra i corsi d’acqua superficiali
significativi, con l’obiettivo IBE e LIM al 2016 di rientrare nella classe 2 A.
Allo stato attuale è rispettato l’obiettivo LIM, mentre l’IBE indica l’appartenenza ad una classe
2 B.
Si tratta di una situazione chiaramente dovuta alla quantità di reflui e al carico organico
versati nel fiume nel suo bacino superiore, indipendenti quindi dalla centralina in progetto.”.
Come ampiamente descritto nei capitoli precedenti nell’area interessata dai lavori in progetto
e nel suo intorno non sono presenti elementi di particolare pregio architettonico e archeologico
e i terreni non sono utilizzati a fini produttivi (colture specializzate, foraggicoltura,
seminativi).
5.1.1 POPOLAZIONE
L’impianto in esercizio non avrà effetti sulla salute pubblica e non interferirà con le attività
produttive in loco, né con l’esercizio degli sport acquatici, non creando quindi effetti al
sistema economico territoriale. In particolare si evidenzia che le panconature amovibili
previste sulla briglia verranno progettate con dimensioni e modalità costruttive tali da non
interferire con l’esercizio del rafting o del kayak.
Analogamente la modulazione dei prelievi garantirà nei mesi estivi una portata superiore al
DMV in modo da non penalizzare la pratica degli sport acquatici.
Il cantiere per le opere edili avrà una durata pari a circa un anno, durante il quale l’attività
sportiva acquatica sul torrente potrà subire variazioni dovute alla necessità di limitare il
transito in prossimità della sponda ove si prevedono le lavorazioni. Si tratta di un impatto
temporaneo completamente reversibile e di entità limitata oltreché mitigabile con opportuno
coordinamento e concordamento delle parti.
5.1.2 HABITAT
Come dettagliato nel capitolo relativo alla valutazione di incidenza (cap.4.2.1) la presenza
dell’impianto non interferirà in alcun modo con gli habitat presenti ed in particolare non si
verificano incidenze significative a carico dell’habitat prioritario oggetto di conservazione.
5.1.3 FAUNA
In fase di esercizio l’impatto a carico della fauna terrestre e per l’avifauna sarà nullo in quanto
la porzione di territorio occupata dall’opera sarà esigua e non influente sugli habitat esistenti.
La fonte di disturbo potenziale, che potrebbe causare l’allontanamento di alcune specie è il
rumore, che nel caso specifico, ad impianto realizzato come da progetto, non sarà percepibile
in quanto la turbina lavorerà completamente immersa.
Pertanto in base alle indagini acustiche condotte, si rileva che l’avifauna stanziale e di passo
che frequenta l’area umida del Marais non risulterà disturbata dalla presenza del nuovo
impianto.
Invece per valutare gli effetti che la presenza di questo impianto idroelettrico avrà sul torrente
e conseguentemente sull’ittiofauna, sarà necessario predisporre un adeguato programma di
monitoraggio; questo dovrà essere in grado di valutare se il DMV rilasciato nel pur breve tratto
sotteso sia adeguato e inoltre se la nuova “gestione” idraulica del torrente nel tratto in
questione comporterà delle modifiche all’ecosistema torrente o in qualche suo comparto.
Si evidenzia che durante la costruzione dell’impianto si realizzerà una scala di risalita per i
pesci, elemento attualmente inesistente, al fine di eliminare l’ostacolo fisso dato dalla soglia
di fondo esistente. Il manufatto, permetterà di migliorare le condizioni attuali del corso
d’acqua.
Un ulteriore impatto positivo a carico dell’ambiente acquatico si potrà rilevare per il minor
rimaneggiamento dell’alveo conseguente alla riduzione dell’attività di cava. È infatti
intenzione della committenza, una volta realizzato l’impianto e conseguentemente avendo
diversificato le attività produttive, ridurre l’attività di estrazione del materiale direttamente
dall’alveo, in quanto parte di esso potrà anche essere prelevato dal desabbiatore durante le
attività manutentive. Minori azioni a carico dell’alveo permetteranno quindi una maggiore
integrità ambientale, pur mantenendo costante il prelievo di inerti evitando di alterare
l’equilibrio attuale. Un minor prelievo potrebbe comportare il progressivo interramento del
bacino con una variazione della falda e conseguentemente un cambiamento nel livello di
idromorfia dei terreni da cui dipende la sopravvivenza dell’habitat prioritario.
Le opere di rifacimento della scogliera spondale a valle della briglia, sono necessarie per
inserire armonicamente l’opera nel contesto ed evitare l’innesco di fenomeni di dissesto in
alveo e non aumentano il grado di artificializzazione attuale del corso d’acqua.
Nel caso in esame la presenza della cava genera quotidianamente rumori e polveri in quantità
decisamente superiori ad un cantiere dell’entità richiesta per la costruzione dell’opera in
progetto. Si può quindi ipotizzare che in fase di realizzazione dell’opera il disturbo alla fauna
sia molto limitato anche in considerazione del fatto che la piste di accesso al cantiere sono
localizzate all’interno della cava, quindi il rumore dei mezzi non si differenzierà da quello
quotidianamente presente in zona.
Il cantiere non interferisce con habitat particolari ed è esterno ed ubicato in aree prive di
vegetazione che potrebbero avere valore trofico di rifugio per la fauna.
Per quanto riguarda l’ambiente acquatico della Dora, occorre tener conto degli impatti dovuti
agli interventi diretti nel corso d’acqua per la costruzione delle opere connesse al progetto e
quindi ad eventuali problemi dovuti all’aumento della torbidità legati alle attività in alveo e al
disturbo generale creato all’ambiente acquatico. Disturbo temporaneo e completamente
reversibile al termine dei lavori oltreché del tutto analogo a quanto rilevabile in ogni sessione
di cava.
5.1.4 VEGETAZIONE
Le condizioni dell’area limitrofa all’edificio della centrale al termine delle lavorazioni verranno
migliorate rispetto lo stato attuale in quanto il progetto prevede il recupero delle scarpate e
delle zone di pertinenza della centrale con l’inerbimento e la messa a dimora di alberi ed
arbusti. Il progetto esecutivo dettaglierà l’intervento tenendo in considerazione la nuova
riprofilatura del terreno a seguito di attuazione del P.U.D.
La realizzazione di un filare di ontani e salici tra il nuovo argine e la pista ciclabile andrà a
creare un corridoio ecologico con l’area umida migliorando la situazione attuale.
Pertanto l’impatto è da considerarsi nullo se non migliorativo rispetto allo stato odierno.
Per limitare la perdita di superficie boscata in conseguenza dei fenomeni erosivi a carico dello
sperone di monte dell’isolotto presente in Dora, si propone il consolidamento di tale porzione
con la realizzazione di una scogliera a secco in massi cicolpici rinverdita con talee di salice. In
tal modo si migliorerà anche la qualità della sponda dell’isolotto stesso con un opera di
rinaturalizzazione.
5.1.5 PAESAGGIO
Come si può osservare nei fotomontaggi allegati l’impianto sarà difficilmente percepibile dalla
sponda opposta, in quanto l’edificio risulterà avere la sommità coincidente con la testa delle
difese spondali limitrofe. Pertanto la forma del paesaggio non cambierà così come i cromatismi
locali. Le parti maggiormente visibili saranno i particolari in acciaio, che con il tempo perdendo
di brillantezza risulteranno meno impattanti.
Una volta terminati i lavori previsti nel P.U.D., la centrale sarà visibile anche ai fruitori della
nuova pista ciclabile, ma una corretta realizzazione dell’opera, con la posa di una barriera
vegetale arbustiva e arborea tra la pista e la centrale si ridurrà la percezione negativa data dal
contrasto tra l’ambiente fluviale e l’impianto produttivo. La siepe peraltro fungerà da
connettore paesaggistico oltre che ecologico con l’area umida.
Come definito precedentemente l’area è visibile dalla sponda opposta ove è presente la pista
ciclabile, ma la presenza della centrale non altererà la percezione paesaggistica in quanto sia
che venga mantenuta l’attività di cava sia che si realizzino le ipotesi del P.U.D. la matrice di
sfondo resta prevalentemente antropica.
La modulazione dei prelievi con un limite massimo di portata prelevabile superiore, nei mesi da
giugno ad agosto, al minimo imposto per legge, garantirà un impatto pasaggistico minore.
La natura ed il tipo di fenomeni ipotizzabili ad opera delle acque del fiume sono l’erosione
spondale e del fondo dell’alveo, ed il sovralluvionamento dell’area in concomitanza a fenomeni
alluvionali eccezionali.
La pericolosità riferita a tali processi, essendo la probabilità che in una determinata zona si
verifichi un evento dannoso di una determinata intensità entro un determinato periodo di
tempo, risulta bassa per frana e medio-alta per inondazioni.
Le opere proposte s’inseriscono in un contesto geologico delicato, pertanto nel corso dell’iter
progettuale verranno messi in opera degli accorgimenti atti ad evitare che le stesse possano
essere oggetto di sifonamento e/o cedimenti differenziali. Il locale tecnico della centralina
verrà sopraelevato provvisoriamente alla quota del piano campagna attuale e, successivamente
alla realizzazione del PUD, sarà ulteriormente rialzato, al fine di essere più cautelativi nei
confronti del contesto idrologico dell’area.
5.1.6.1 Suolo
I terreni su cui è prevista l’opera sono da considerarsi a tutti gli effetti incolti sterili, la cui
eventuale produttività sarebbe possibile solo mediante interventi agronomici profondi quali
scasso, concimazione di fondo, erpicatura…
Si ritiene quindi adeguato affermare che l’impatto a carico della componente pedologica è
nullo sia per la qualità del suolo sia per la minima quantità che con le operazioni di scavo andrà
persa.
È altresì vero che a seguito dei movimenti terra conseguenti la sistemazione della sponda tra
impianto e pista ciclabile il riporto di terreno fertile e l’eventuale concimazione potranno
migliorare le caratteristiche pedologiche permettendo l’insediamento della vegetazione, la
quale oggi stenta ad affermarsi per l’eccessiva mineralizzazione e destrutturazione del suolo
dovuta al costipamento con il passaggio dei mezzi d’opera.
5.1.7 ACQUA
Secondo le conclusioni riportate nello studio “Analisi ambientali sul Torrente Dora Baltea” la
realizzazione della centrale idroelettrica in progetto, per le sue caratteristiche costruttive e
operative in cui parte della portata del fiume sarebbe deviata dall’alveo principale per un
tratto brevissimo, non avrà alcun effetto sulla qualità delle acque della Dora Baltea.
5.1.8 ATMOSFERA
Durante la fase di esercizio l’impianto non ha alcuna interferenza con la qualità dell’aria in
quanto non si producono emissioni di sostanze gassose o di particolati nell’atmosfera.
Anche per la manutenzione e la guardiania, il passaggio dei mezzi di servizio si riduce ad uno a
settimana e le emissioni relative sono del tutto trascurabili nel contesto locale e generale.
La presenza dell’impianto idroelettrico non comporta alterazioni di alcun tipo a carico dei
fattori climatici.
5.2.1 POPOLAZIONE
L’utilizzo della risorsa idrica a fini energetici con un impianto puntuale come quello proposto
non comporta alterazioni alle portate del corso d’acqua e conseguentemente le attività
alieutiche legate al fiume non subiranno alterazioni. Il mantenimento del DMV permetterà
infatti la pratica delle attività sportive acquatiche anche nel breve tratto sotteso in
corrispondenza della briglia.
5.2.2 HABITAT
A carico degli habitat non si rilevano interferenza dovute allo sfruttamento della risorsa idrica
in quanto la restituzione delle acque turbinate avviene a monte della riserva naturale ove si
hanno gli habitat maggiormente rappresentativi e tutelati per la loro peculiarità. Nel tratto
interessato dalla derivazione l’attuale artificialità della sponda fa sì che le minori portate non
posano comportare alterazioni a nessun habitat.
5.2.3 FAUNA
5.2.4 VEGETAZIONE
Viste le condizioni attuali del sito con la assenza di copertura erbacea ed arbustiva ed un
numero esiguo di nuclei arborei lungo l’argine e le limitate dimensioni dell’opera in progetto,
l’impatto a carico della componente vegetale è da considerarsi negativo ma di entità
limitatissima e completamente reversibile al termine dei lavori in quanto è previsto
unicamente il taglio di circa dieci esemplari giovani di ontano e salice di diametro compreso tra
12.5 e 20 cm. Non si prevede la rimozione di copertura erbacea in quanto essa è allo stato
attuale pressoché assente.
5.2.5 SUOLO
Nel caso particolare si ritiene che il livello di sostanze inquinanti emesse dai mezzi e dai
macchinari di cantiere e delle polveri sollevate durante le operazioni di scavo non risulti
superiore a quello dello stato attuale in quanto trattasi di un opera da realizzarsi all’interno
dell’area deposito dei materiali inerti. Sito ove la movimentazione di materiali e la presenza di
mezzi d’opera è costante ed usuale. Durante le lavorazioni in alveo i lavori di prelievo di
materiale dall’alveo verranno sospesi per non creare interferenze pertanto le emissioni non
andranno a sommarsi, con un mantenimento dell’inquinamento analogo allo stato attuale.
Peraltro il recettore più vicino (casa di civile abitazione) è posto a circa 200 m.
Come descritto nel cap. 2.7.2.3 si può affermare che gli impatti dovuti ad emissioni
elettromagnetiche e all’inquinamento luminoso saranno minimi se l’impianto verrà realizzato
attinendosi a quanto descritto in progetto.
6.1 POPOLAZIONE
Si propone di coordinare le lavorazioni in alveo con le attività sportive esercitate sul torrente in
modo tale da mitigare completamente il possibile impatto negativo. I lavori verranno realizzati
nei periodi in cui le attività sportive sono sospese o condotte a regime ridotto, prevedendo
comunque la possibilità di percorrere il fiume in destra idrografica, e coordinando l’attività dei
pescatori con quella di chi discende il fiume in gommone, kayak o hydrospeed.
L’accesso all’impianto con mezzi di cantiere per le opere di manutenzione verrà progettato
tenendo conto che nel punto di attraversamento della pista ciclabile verranno realizzate le
opportune opere di messa in sicurezza (segnaletica verticale e orizzontale, dissuasori per
impedire l’attraversamento in velocità).
6.2 HABITAT
garantendo l’assoluto non disturbo alle specie nidificanti nell’area protetta limitrofa al
cantiere.
Il rifacimento del breve tratto di sponda che rientra nel SIC con una scogliera a secco e la
costruzione della scala di risalita dei pesci potranno migliorare la qualità morfologica dell’alveo
favorendo la mobilità dell’ittiofauna.
Si propone inoltre il consolidamento della parte a monte dell’isolotto centrale con una
scogliera a secco rinverdita con talee di salice al fine di limitare i fenomeni erosivi che
potrebbero comprometterne la stabilità e favorire così la conservazione dello stesso.
L’adozione di una tipologia costruttiva afferente alla sfera dell’ingegneria naturalistica favorirà
la rinaturalizzazione della sponda creando tra l’altro zone di rifugio per l’ittiofauna.
6.3 FAUNA
Le misure mitigative per la fauna ed in particolare per l’avifauna che colonizza la riserva
naturale limitrofa sono le stesse indicate per gli habitat.
In fase di esercizio la scala di risalita dei pesci favorirà la mobilità dell’ittiofauna mitigando
non solo l’impatto generato dall’impianto in essere ma soprattutto le problematiche derivanti
dalla presenza della briglia già esistente.
Inoltre, per non interferire con i periodi riproduttivi della popolazione salmonicola del corso
d’acqua, si eviterà di operare in alveo nel periodo novembre – aprile.
6.4 VEGETAZIONE
Le azioni da porre in essere per limitare al minimo le interferenze con la vegetazione esistente
e per il ripristino delle superfici interessate dai lavori dovranno essere le seguenti:
• accurata delimitazione delle aree di cantiere con evidenziazione dei nuclei arborei
(esterni all’area di intervento) che non dovranno essere danneggiati;
Specie % in peso
Dactylis glomerata 35
Festuca pratensis 20
Poa pratensis 15
Lolium perenne 10
Trifolium repens giganteum 10
Trifolium repens hollandicum 10
Semente 20 g/mq
Fertilizzante organico 75 g/mq
Cellulosa 80 g/mq
Collante organico 25 g/mq
Specie % in peso
Dactylis glomerata 30
Poa pratensis 20
Festuca pratensis 15
Trifolium repens 20
Lotus cornicolatus 10
Lolium perenne 5
• per la creazione della siepe da porsi tra la pista ciclabile e la recinzione protettiva
dell’impianto si dovranno mettere a dimora esemplari di Alnus incana, Popolus
tremula, Sambucus nigra, Cornus sanguinea, Salix alba. Il sesto di impianto e la
disposizione tra le specie verrà dettagliato in sede di progettazione esecutiva;
• le talee da impiegarsi dovranno avere lunghezza almeno pari allo spessore della
scogliera e diametri non inferiori a 3 cm.
6.5 PAESAGGIO
Il progetto prevede infatti il totale recupero ambientale delle aree di cantiere, con il
rinverdimento di aree attualmente prive di copertura vegetale.
Per ridurre l’impatto paesaggistico si propone di creare una barriera arbustiva tra l’impianto e
la pista ciclabile al fine di mascherare l’opera e nel contempo creare una fascia vegetale
(arboreo-arbustiva) che seguendo la sponda della Dora crei un continuum con l’area umida.
Si forniscono inoltre le seguenti indicazioni generali per la realizzazione delle opere e per il
recupero delle aree di cantiere:
6.6 RUMORE
L’impianto verrà realizzato costruendo la struttura della vasca in c.a. con pareti di spessore
minimo 40 cm, e mantenendo la parte superiore della turbina ad immersione in funzione ad
una profondità di almeno 60 cm. In tal modo si rispetteranno i limiti acustici vigenti.
6.7.1 SUOLO
Analogamente verrà posta particolare attenzione per evitare sversamenti accidentali di olii e
combustibili che potrebbero compromettere le caratteristiche biochimiche del suolo alterando
la già scarsa componente biotica dello stesso.
6.8 ACQUA
Per mitigare l’impatto a carico della qualità dell’acqua dovuto ai fenomeni di intorbidamento
riscontrabili durante le lavorazioni, si limiteranno gli scavi alla durata minima richiesta,
allontanando temporaneamente l’acqua dalla sponda al fine di evitare un prolungato contatto
della corrente con il terreno spondale.
6.9 ARIA
Le misure atte a limitare gli impatti ipotizzati sono modeste in quanto limitati si ritengono gli
effetti negativi prodotti sull'ambiente e consistono:
• nel diminuire il numero degli elementi di illuminazione, limitandoli alle sole aree dove
sono strettamente necessari;
• evitare lavorazioni che richiedano l’utilizzo molta illuminazione nelle prime ore del
mattino e nelle ore serali.
Si riportano nella tabella sottostante i costi di costruzione suddivisi per macrocategorie. I costi
si intendono comprensivi delle somme a disposizione per gli imprevisti, le spese tecniche, le
servitù e gli oneri vari come di seguito descritto.
In sede di progetto esecutivo dovranno essere elaborati gli affinamenti progettuali relativi ai
dettagli dell’impianto e quindi potranno essere definiti con maggior puntualità i costi di
costruzione.
La portata massima da derivare é pari a 15500 lt/sec (moduli 155,00) mentre quella media è
pari a 8578,60 lt/sec (moduli 85,79).
Per il salto lordo (calcolato dal livello del pelo libero dell’acqua nella vasca di carico 892,90 m
s.l.m., quota di restituzione risulta di 889,80 m s.l.m.) pari a m 3,10, le potenze nominali ed
effettive (al netto delle perdite e dei rendimenti elettromeccanici) detraibili dall’impianto
risultano dalla tabella sotto riportata:
I ricavi previsti sono 424.165,28 euro per i primi quindici anni e 134.961,68 euro per ogni anno
successivo.
Gli impatti a carico delle diverse componenti ambientali risultano essere ininfluenti; ne
consegue che la realizzazione dell’opera non ha costi ambientali per i quali sia necessario
effettuare una valutazione economica indiretta.
Per valutare l’impatto che la costruzione della nuova centrale e gli effetti che la nuova
derivazione idrica avranno sul torrente una volta realizzata l’opera, sarà necessario predisporre
degli adeguati programmi di monitoraggio.
Durante la fase di cantiere bisognerà tener conto degli impatti dovuti agli interventi diretti nel
corso d’acqua come la costruzione delle opere connesse al progetto e, quindi, ad eventuali
problemi connessi all’aumento della torbidità legati alle attività in alveo e al disturbo generale
creato all’ambiente acquatico.
Durante tutta la fase di cantiere, a partire almeno 2 mesi prima dell’inizio dei lavori fino ad
almeno 2 mesi dopo la fine dei lavori per la costruzione della centrale, si prevede di effettuare
il seguente programma di monitoraggio:
Per valutare gli effetti che la presenza di questo impianto idroelettrico avrà sul torrente sarà
necessario predisporre un adeguato programma di monitoraggio; questo dovrà essere in grado
di valutare se il DMV rilasciato nel pur breve tratto sotteso sia adeguato e, inoltre, se la nuova
“gestione” idraulica del torrente nel tratto in questione comporterà delle modifiche
all’ecosistema torrente o in qualche suo comparto.
Si propone quindi il seguente programma di monitoraggio, da eseguire ogni anno dopo l’entrata
in funzione della derivazione, per la durata di 5 anni:
• rilevamento dei macrodescrittori (L.I.M.) nelle stesse 2 stazioni; il controllo avrà una
frequenza mensile durante il primo anno di monitoraggio e una frequenza stagionale
negli anni successivi se nel corso del primo anno non si saranno verificate condizioni di
degrado del LIM secondo le indicazioni del D.Lgs 152/06 e successive integrazioni;
• indagini ittiofaunistiche annuali da eseguirsi in periodo di magra negli stessi due tratti
già osservati, previo accordo con il Consorzio Pesca per definire un adeguato
programma di immissioni.
• misurazioni della portata con cadenza mensile in 1 stazione all’interno del tratto
sotteso, per verificare il mantenimento del DMV.
Al termine di ogni anno di rilevamenti sarà fornita una breve relazione, con un data report di
aggiornamento della situazione generale e le indicazioni operative per intervenire, se
necessario, su eventuali elementi di criticità che si dovessero presentare; al termine del
quinquennio di monitoraggio sarà fornita una relazione finale contenente tutti gli aspetti
misurati e le conclusioni sull’attività svolta.
9.1 L’IMPIANTO
L’impianto in progetto progettato dal Geom. Enrico Vallet su committenza del Sig.Enrico
Giovanni VALLET, relativo alla domanda in data 12/5/2010 per la sub concessione di
derivazione d’acqua della Dora Baltea in loc. Marais del comune di Morgex, sfrutta un salto
lordo di 3,10 metri ed è in grado di produrre una potenza media nominale di 260,72 kW e
massima nominale di 471,08 kW, pertanto ai sensi della L.R. 12/2009 rientra nell’Allegato B e
deve essere sottoposto a verifica di assoggettabilità alla valutazione di impatto ambientale.
L’opera di derivazione idroelettrica in progetto si situa sul fondovalle in Comune di Morgex (Ao)
a quota 893 m s.l.m., in località Marais, sulla sponda sinistra della Dora Baltea in un’area
attualmente utilizzata come cava di inerti, confinante con la Riserva Naturale del Marais (sito
SIC cod. IT 1203010).
Al catasto censuario del comune di Morgex i mappali interessati dalle opere sono individuati sul
foglio 22 mappali 65, 84, e 87 nonché 172, 173 e 174 già pressoché interamente inglobati
all’alveo con la costruzione dell’argine esistente. L’area interessata dalle opere è di proprietà
della società proprietaria della cava di cui il committente del presente progetto è un
rappresentante.
L’opera in progetto differisce dai classici impianti idroelettrici in cui l’opera di presa, distante
anche chilometri dalla centrale, preleva l’acqua per condurla con una condotta in pressione
all’impianto di trasformazione, in quanto l’impianto è concentrato in meno di cento metri.
L’acqua prelevata dal torrente viene turbinata e rilasciata in soli 75 m. L’opera sarà ubicata in
sinistra orografica, a monte dell’esistente briglia del bacino di estrazione della cava.
L’opera consisterà:
• nella costruzione di una vasca desabbiatrice di medie dimensioni (circa 300 mq) e
dotata di una tubazione per lo scarico di fondo posizionata sotto la rampa di risalita
ittica e bypassante la centrale;
• nella realizzazione del canale di carico lungo circa 23 m, al cui centro ed in posizione
completamente immersa troverà posto il generatore;
• nella realizzazione del canale di scarico lungo circa 24 m con andamento planimetrico
curvilineo per reindirizzare le acque nel normale corso del fiume;
• nella realizzazione di una soglia sulla briglia, prevista con panconature in legno a
perdere, per l’innalzamento della stessa di 25 cm in modo da regolarizzarne la testa e
poter indirizzare il DMV come richiesto;
• cavidotto interrato per la consegna dell’energia di lunghezza pari a 100 m nelle aree di
pertinenza della cava per consegnare l’energia ad una cabina elettrica già presente.
In base alle analisi idrologiche è stato effettuato il calcolo delle portate derivabili e del
Deflusso Minimo Vitale (DMV); in virtù della puntualità della derivazione, con presa e rilascio
distanti circa 75 m tra loro, adottando il criterio III del PTA, utilizzando come base di partenza
della sperimentazione i valori di DMV calcolati secondo il criterio II del PTA.
Portate naturali, di DMV - II criterio PTA, derivabili, derivabili proposte e di DMV proposte
Colonna C1: Portate naturali nella sezione di captazione calcolate con il metodo di
regionalizzazione sul bacino idrografico sotteso;
Colonna C2: DMV calcolato con il criterio II previsto nel PTA, base di partenza della
sperimentazione in base al criterio III-PTA;
Colonna C3: Altri diritti irrigui o idroelettrici in essere a monte della derivazione;
Colonna C4: Portata derivabile dall’impianto secondo le portate medie naturali calcolate
con curve di regionalizzazione e DMV criterio II,
Colonna C5: Portate derivabili dall'impianto tagliate alla portata massima di 15500 l/s;
Colonna C6: DMV effettivamente rilasciato inalveo, per effetto del taglio delle portate
derivabili.
L’area dispone già attualmente di un comodo accesso carraio fin sulla briglia esistente ed al
bacino contenuto per la escavazione dell’inerte fluviale. Non è necessario creare piste di
cantiere.
L’area interessata dalle opere è di proprietà della società proprietaria della cava di cui il
committente è un rappresentante.
Il progetto definitivo verrà redatto tenendo conto delle interferenze tra l’accesso veicolare
all’impianto per la manutenzione e la futura pista ciclabile prevista dal P.U.D., indicando la
soluzione meno impattante a garanzia degli utenti della pista.
9.1.6 COSTI
Si presenta quale unica alternativa l’opzione zero, in quanto il progetto scaturisce dalla volontà
della committenza di realizzare un impianto idroelettrico su terreni di proprietà al fine di
differenziare l’attività imprenditoriale.
• Uso del suolo: il territorio in esame, così come tutto il fondovalle della regione
presenta un elevato grado di antropizzazione, con diverse infrastrutture lineari
(autostrada, ferrovia, strade regionali di importanza internazionale, strade comunali) e
puntuali (centri abitati, aree industriali, aree estrattive). Nella fitta maglia derivante
dall’intersezione delle diverse opere si osservano ancora lembi residuali boscati
alternati a aree prative irrigue e a numerosi incolti erbacei ed arbustivi.
• Viabilità: l’area è servita dalle strade di servizio della cava, a cui si accede dalla
S.R.26.
• Rumore: dalle analisi effettuate e dettagliate nella relazione allegata risulta che il
rumore residuo presente nell’area è pari a 68,8 dB(A). Nell’area che ospiterà la
centralina vi è un rumore residuo che supera i limiti assoluti di immissione stabiliti dal
Comune di Morgex. Tale rumore è prodotto dalle acque del fiume Dora Baltea.
• Inquinamento: gli agglomerati urbani sono distanti alcuni chilometri dal sito. Le
sorgenti di inquinamento principale sono costituite dal traffico veicolare che percorre
le principali vie di comunicazione che delimitano l’area (autostrada, svincolo
autostradale e strada regionale). L’intensità delle emissioni è quindi più marcata nella
stagione invernale quando per fenomeni climatici la stagnazione degli inquinanti risulta
maggiore. Non sono rilevabili livelli apprezzabili di inquinanti primari e secondari
nell’atmosfera. La diffusione di polveri nell’atmosfera è piuttosto elevata per la
presenza dell’attività estrattiva, ed è condizionata dall’azione del vento.
• Acque: le “Analisi ambientali sul Torrente Dora Baltea” riportano quanto segue: “Lo
studio della qualità biologica della Dora Baltea attraverso la comunità dei
macroinvertebrati indica mediamente una condizione di buona qualità ambientale del
tratto di torrente in oggetto, con un periodo di scadente condizione invernale dovuta ai
flussi turistici che interessano l’alta valle. La qualità chimico-fisico-microbiologica
delle acque misurata tramite il LIM conferma la situazione di buona qualità, malgrado
la presenza di una certa contaminazione microbiologica. Nel PTA della Regione Valle
d’Aosta, la Dora Baltea è classificata tra i corsi d’acqua superficiali significativi, con
l’obiettivo IBE e LIM al 2016 di rientrare nella classe 2 A. Allo stato attuale è rispettato
l’obiettivo LIM, mentre l’IBE indica l’appartenenza ad una classe 2 B. Si tratta di una
situazione chiaramente dovuta alla quantità di reflui e al carico organico versati nel
fiume nel suo bacino superiore, indipendenti quindi dalla centralina in progetto”.
• Autorizzazione ai sensi del Codice dei beni culturali e del paesaggio D.lgs 24 febbraio
2004 n. 28 (così come modificato dal D. Lgs. 24 marzo 2006, n. 156 e D. Lgs. 24 marzo
2006, n. 157 nonché dal D. Lgs. 26 marzo 2008, n. 62 e D. Lgs. 26 marzo 2008, n. 63)
• Autorizzazione a fini idraulici, ai sensi del R.D. 25.07.1904, n. 523 (Polizia delle acque
pubbliche).
• Parere dell'Autorità idraulica ai sensi dell'art. 35 delle Norme di attuazione del PTP (LR
10.04.1998, n° 13), richiamato l’art. 36 della L.R. 11/98 (terreni a rischio di
inondazione)
• Concessione edilizia
È già stata richiesta la:
• Aree di tutela: Si ritiene che gli effetti a carico delle componenti del SIC dovuti alla
realizzazione dell’opera in progetto siano nulli:
• Vegetazione: Viste le condizioni attuali del sito con la assenza di copertura erbacea ed
arbustiva ed un numero esiguo di nuclei arborei lungo l’argine e le limitate dimensioni
dell’opera in progetto, l’impatto a carico della componente vegetale è da considerarsi
negativo ma di entità limitatissima e completamente reversibile al termine dei lavori in
quanto è previsto unicamente il taglio di circa dieci esemplari giovani di ontano e salice
di diametro compreso tra 12.5 e 20 cm. Non si prevede la rimozione di copertura
erbacea in quanto essa è allo stato attuale pressoché assente. Le condizioni dell’area
limitrofa all’edificio della centrale al termine delle lavorazioni verranno migliorate
rispetto lo stato attuale in quanto il progetto prevede il recupero delle scarpate e delle
• Rumore: l’attività in esame sarà compatibile dal punto di vista acustico sia con la
realtà di zona in cui è inserita che con i limiti della classificazione acustica del
territorio del Comune di Morgex.
(massimo 100 metri) e la consegna avverrà presso la cabina presente nell’area di cava;
sarà interrato ad almeno 1 m di profondità pertanto si ritiene che non vi siano
variazioni apprezzabili rispetto alla situazione attuale.
• Inquinamento luminoso: verranno inseriti solo alcuni corpi luminosi nei pressi della zona
centrale e della vasca di carico, ma questi potranno essere spenti ed utilizzati solo in
caso di accesso alle opere per manutenzioni o controlli.
• Fauna: le misure mitigative per la fauna ed in particolare per l’avifauna che colonizza
la riserva naturale limitrofa sono le stesse indicate per gli habitat.
• Rumore: L’impianto verrà realizzato costruendo la struttura della vasca in c.a. con
pareti di spessore minimo 40 cm, e mantenendo la parte superiore della turbina ad
immersione in funzione ad una profondità di almeno 60 cm. In tal modo si rispetteranno
i limiti acustici vigenti.
• Inquinamento luminoso: Le misure atte a limitare gli impatti ipotizzati sono modeste in
quanto limitati si ritengono gli effetti negativi prodotti sull'ambiente e consistono:
• Attività economiche: I lavori verranno realizzati nei periodi in cui le attività sportive
sono sospese o condotte a regime ridotto, prevedendo comunque la possibilità di
percorrere il fiume in destra idrografica, e coordinando l’attività dei pescatori con
quella di chi discende il fiume in gommone, kayak o hydrospeed. L’accesso all’impianto
con mezzi di cantiere per le opere di manutenzione verrà progettato tenendo conto
che nel punto di attraversamento della pista ciclabile verranno realizzate le opportune
opere di messa in sicurezza
9.7 CONCLUSIONI
L’impianto idroelettrico proposto consente l’utilizzo della risorsa idrica per la produzione di
energia idroelettrica riducendo al minimo gli impatti ambientali che un impianto di tipo
tradizionale comporta:
• si riducono gli impatti legati alla realizzazione di tratti di condotta, dovuti a scavi
spesso in aree boscate o prative;
• la costruzione dell’opera è rapida con minori impatti legati alla presenza del cantiere;
In fase di redazione dello Studio di Impatto ambientale non sono state riscontrate difficoltà
nella reperibilità dei dati e delle informazioni necessarie.