Botanica Dispense

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BOTANICA

Cellula vegetale: composta da parete cellulare, citoplasma e nucleo. Si differenzia dalle cellule
animali per la presenza di uno o più vacuoli, cavità piene di liquido delimitate dal tonoplasto. Non
possiede lisosomi e centrioli, ma ha i plastidi e la parete cellulare di cui la cellula animale manca.
Cloroplasti: sito della fotosintesi, contengono clorofilla (responsabili del colore verde) e pigmenti
carotenoidi. Il cloroplasto è delimitato da due membrane. Il fluido interno al cloroplasto è chiamato
stroma, all’interno del quale si trovano i tilacoidi granali (tondi, disposti a pile) e stromatici (che
attraversano i granali), qui avvengono le prime fasi della fotosintesi.
Clorofilla: tre tipi di clorofilla: A in tutti gli eucarioti fotosintetici e cianobatteri, B pigmento
accessorio che serve ad ampliare l’intervallo di luce che può essere utilizzata nella fotosintesi, C
sostituisce la clorofilla b in alcuni gruppi di alghe (brune e diatomee).
Carotenoidi: pigmenti accessori importanti come antiossidanti, senza di essi non sarebbe possibile
la fotosintesi in presenza di ossigeno. altri pigmenti accessori sono le ficobiline.
Fotosintesi: reazione di trasduzione di energia, l’energia luminosa viene utilizzata per formare ATP
e ADP e per ridurre molecole trasportatrici di elettroni. Le reazioni di fissazione del carbonio,
l’energia dell’ATP viene utilizzata per legare covalentemente l’anidride carbonica a una molecola
organica, e gli atomi del carbonio vengono utilizzati per formare zucchero semplice. Trasformare
CO2 in composti organici è detta fissazione del carbonio.
Tassonomia: attività di identificare, nominare e classificare le specie. La classificazione moderna
entra in vigore dalla seconda metà del ‘700 con il naturalista Carlo Linneo, che nel suo “species
plantarum” (1753) descriveva ogni specie in lingua latina con una frase non più lunga di 12 parole.
Bauhin introdusse precedentemente il sistema binomio di nomenclatura costituito dal nome del
genere (iniziale maiuscola) seguito dall’epiteto specifico più l’abbreviazione del botanico che ha
classificato la pianta (tutto in corsivo).

FUNGHI

Sono organismi eterotrofi, che possono crescere a -6°C a +60°C, l’unica cosa che condividono con
le piante è il tipo di crescita pluricellulare (sebbene alcuni funghi siano unicellulari), infatti i funghi
sono più vicini agli animali che ai vegetali. Si conoscono più di 70 000 specie di funghi. E è tra i
funghi l’organismo vivente più grande (Armillaria ostoyae 600 ettari negli USA).
Importanza dei funghi: principali decompositori della biosfera insieme ai batteri eterotrofi.
assumono il cibo secernendo enzimi digestivi nell’ambiente circostante, tali enzimi sono
responsabili della degradazione di piante e animali morti, rendendo possibile il riutilizzo del
materiale organico (liberando CO2 nell’atmosfera e composti azotati nel suolo).
Ife: filamenti dei funghi, che si accrescono dall’apice, ma le proteine sono sintetizzate in tutto il
micelio (più ife). Le ife possono essere settate (divise da pareti trasversali più o meno complete,
dette setti) o asettate(contenute in un citoplasma comune, multi nucleato quindi). I nuclei delle ife
fingine sono aploidi.
Rizoidi: ife specializzate che ancorano il fungo al substrato.
Austori: ife specializzate che consentono l’assorbimento di sostanze nutritive delle cellule di altri
organismi.
Parete cellulare nei funghi: presente sempre, composta però non da cellulosa, ma dalla chitina,
presente anche negli insetti, e maggiormente resistente alla degradazione microbica.
Riproduzione: mediante la produzione di spore, che possono essere il risultato di processi sessuali o
vegetativi, vengono prodotte in sporangi o in cellule ifali dette cellule conidiogene. Le spore
prodotte da quest’ultime possono essere solitarie o formare catene (dette conidi). Alcuni funghi si
riproducono anche per la frammentazione di ife. La fase diploide dei funghi è presente solo nello
zigote, al quale seguirà la meiosi per ristabilire la condizione aploide originaria. I gameti prodotti
dai funghi sono simili tra loro e detti isogameti e sono prodotti nel gametangio.
Chitridiomiceti: prevalentemente acquatici, 790 specie conosciute, si distinguono dagli altri funghi
per avere cellule mobili (zoospore e gameti) flagellati (in genere un solo flagello) posteriormente.
Abbiamo un alternanza di generazioni spesso isomorfiche (Allomyces) anche se eteromorfi che non
sono rare.
- Ciclo riproduttivo: l’individuo aploide produce stesso numero di gameti maschili e femminili,
i gameti maschili sono attrattati da quelli femminile grazie ad ormoni, lo zigote che si genera
perde i flagelli e germina, producendo un individuo aploide. Quest’ultimo forma 2 tipi di
sporangi, asessuali che rilasciano zoospore diploidi,che produrranno individui diploidi, e poi
sessuali che produrranno spore di resistenza che produrranno zoospore aploidi, che a maturità
produrranno gameti.
Zigomiceti: in genere vivono su piante e animali in decomposizione. Altri formano associazioni
simbiotiche con le piante (endomicorrize), possono essere riconosciuti per le loro abbondanti ife a
rapida crescita, si contano 1100 specie, il più conosciuto zigomicete è il Rhizopus stolonifer, una
muffa nera che forma masse cotonose sulla superficie di cibi ricchi di amido.
- Ciclo riproduttivo: dalle ife si sviluppano le ife aeree (stoloni), i quali ogni volta che
incontrano il substrato formano rizoidi, da ognuno dei rizoidi si forma un filamento eretto e
robusto detto sporangioforo, che porta uno sporangio alla sua estremità che produrrà spore
asessuali. Vi sono anche spore sessuali (zigospore) durevoli, che nascono dall’unione di 2
miceli distinti, le cui ife si fondono per formare gametangi, dall’unione di quest’ultimi si
formerà una zigospora plurinucleata.
Ascomiceti: più di 32000 specie, comprendono tartufi, molti lieviti, e tutte le muffe verdi , rosse e
brune. sono causa di molte malattie delle piante. Ad eccezione dei lieviti, gli ascomiceti sono
filamentosi con ife settate e perforate. Si distinguono dagli altri funghi per la presenza di aschi.
Formano licheni.
- Ciclo riproduttivo: la riproduzione asessuale avviene per mezzo di conidi, spesso
plurinucleate, che si formano all’estremità di conidifori. A differenza degli zigomi ceti, gli
ascomiceti producono le loro spore all’esterno. La riproduzione sessuale comporta sempre la
formazione di aschi (strutture a sacco contenenti ascospore aploidi) in una struttura di ife
intrecciate (ascocarpo). Lo strato di aschi viene detto imenio. Tale riproduzione si verifica
nello stesso micelio che produce conidi. La formazione di gametangi plurinucleati chiamati
anteridi e ascogoni precede la riproduzione sessuale. i gametangi si incontrano formando ife
contenenti i nuclei maschili e femminili nello stesso citoplasma ma che non si fondono,
successivamente si uniranno formando lo zigote diploide, che tramite meiosi e mitosi formerà
8 nuclei (contenuti sempre nell’asco). Tali nuclei diverranno ascospore, l’asco a maturità
scoppia espellendo le spore.
Basidiomiceti: più di 22 specie, ne fanno parte i funghi a noi più conosciuti, questo phyla si
differenzia dagli altri per la produzione di basidiospore alla superficie di una struttura a forma di
clava detta basidio. Formano licheni.
- Ciclo riproduttivo: germinando una basidiospora genera un micelio che può essere
plurinucleato, ma ben presto si setta e si divide in cellule monocariotiche (micelio primario) ,
con la fusione di 2 ife appartenenti a opposte categorie sessuali che danno origine a un micelio
dicariotico (micelio secondario). Le cellule apicali del micelio secondari osi suddividono con
formazione di connessioni a fibbia che assicurano la corretta distribuzione dei nuclei in
ciascuna cellula. Il micelio che forma i basidio carpi, cioè l’insieme delle strutture carnose
preposte alla produzione di spore è anch’esso dicariotico ed è chiamato micelio terziario.
Deuteromiceti: o funghi imperfetti, costituiscono un insieme artificiali di funghi (circa 15000
specie) di cui si conosce soltanto la riproduzione vegetativa, o che sono stati classificati senza
considerare le modalità della riproduzione sessuale. Molti funghi presentano il fenomeno
dell’eterocariosi, in cui i nuclei differenti geneticamente coesistono in un comune citoplasma.
Lieviti: funghi monocellulari che si riproducono per gemmazione (asessuale). Anche se ci sono
funghi che hanno sia la forma monocellulare che filamentosa, con la quale cerca nutrimento. Nei
lieviti non c’è fase dicariotica.
Licheni: associazioni simbiotiche tra un fungo (micobionte) e una popolazione di alghe, o di ciano
batteri (fotobionti). I funghi che formano licheni sono ascomiceti (98%) e basidiomiceti. Mentre le
alghe più comuni sono le alghe verdi, alcuni licheni possono avere sia alghe sia ciano batteri. I
licheni possono vivere negli ambienti più ostili del pianeta, per cui sono largamente diffusi dal
deserto all’artico. I licheni possono avere diverse forme: crostosa, appiattita aderente al substrato,
fogliosa con l’aspetto simile a quello di una foglia, fruticosa in cui il tallo è eretto e spesso
ramificato, simile ad un arbusto. I licheni si riproducono in genere mediante frammentazione,
liberando soreidi, frammenti speciali polverosi, oppure mediante produzione di escrescenze dette
isidi. La capacità di sopravvivenza dei licheni è legata alla loro capacità di disidratarsi molto
rapidamente, possono passare dal 90% - 70% d’acqua al 2% - 10%. Quando un lichene si essicca al
fotosintesi cessa. I licheni hanno una crescita lentissima e vi sono esemplari di 4500 anni.
Arricchiscono il suolo di azoto, e sono ottimi indicatori di inquinamento per la loro incapacità di
espellere elementi tossici.
Simbiosi nei licheni: al livello cellulare può sembrare che il foto bionte sia parassitato dal
micobionte, con le sue ife strettamente aderenti o addirittura penetranti nel fotobionte (per prendere
carboidrati e composti azotati). Ma al livello del lichene possiamo considerare questa simbiosi
mutualistica, in quanto nessuno dei due sopravvivrebbe senza l’altro negli ambienti in cui si trova.
Micorrize: sono associazioni mutualistiche tra funghi e radici. I funghi incrementano al capacità
della pianta ospite di assorbire acqua, elementi essenziali quali il fosforo, zinco, manganese e rame.
I funghi micorrizici sono un ottima difesa dai funghi patogeni, in cambio il fungo riceve proteine e
carboidrati essenziali per la sua crescita. Importanti per l’assimilazione dell’azoto nell’ericacee, le
quali possono così colonizzare suoli acidi, poveri di nutrienti. Anche le orchidee necessitano di
micorrize per assimilare carbonio organico.
- Endomicorrize: le ife fungine penetrano nelle cellule corticali della radice, dove formano
strutture minutamente dette arbuscoli o rigonfiamenti detti vescicole, questa simbiosi invasiva
aiuta il trasferimento bidirezionale dei materiali.
- Ectomicorrize: tipiche di piante arboree delle regioni temperate, il fungo circonda al cellula
della radice senza penetrarvi. Nelle conifere le ife crescono tra l’epidermide radicale e la
corteccia formando un reticolo, il reticolo di Hartig. Di solito non vi sono peli radicali in
presenza di ife, e le radici sono più corte e spesso ramificate.

ALGHE

Con il termine alga s'indica comunemente un organismo di struttura semplice, autotrofo,


unicellulare o pluricellulare, che produce ossigeno e che non presenta una differenziazione in tessuti
veri e propri. Non tutte possiedono il tipo comune di clorofilla per la fotosintesi: la clorofilla a.
Forme semplici di alghe erano presenti già 1,5 miliardi di anni fa.
Fitoplancton: base della catena alimentare degli organismi eterotrofi che vivono nei corpi d’acqua.
Costituito da alghe monocellulari o piccole pluricellulari.
Maree rosse: l’acqua si colora per il gran numero di cellule algali contenenti pigmenti accessori
rossi o bruni, tutto questo è dovuto all’immissione nell’ambiente di sostanze nocive che provocano
un innaturale fioritura di queste alghe, molte tossiche per gli animali.
Euglenoidi: organismi flagellati unicellulari, circa 900 specie. Le Euglenoidi primitive erano
fagociti, e così riuscirono a utilizzare i plastidi delle alghe verdi. Sono provviste di una membrana
plasmatica rinforzata da un insieme di strisce proteiche disposte elicoidalmente. le cellule mobili
hanno un solo flagello che emerge dalla base di una depressione anteriore denominata cisterna, da
cui viene anche espulsa l’acqua in eccesso presente nella cellula, prima raccolta in un vacuolo
contrattile. Euglena esempio più famoso.
Criptomonadi: nome dato per le loro piccole dimensioni che li rendono difficile da identificare.
sono flagellati di colore bruno, rosso o blu - verde, a rapida crescita. Ce ne sono 200 specie.
Peculiarità di questa classe è la presenza di un nucleomorfo, il resto del nucleo di un’alga rossa che
è stata inglobata e acquisita per le sue capacità foto sintetiche da un ospite eterotrofo.
Alghe rosse: sono più di 6000 specie, possono essere unicellulari o filamenti microscopici, ma
anche macroscopiche. Il cloroplasto delle alghe rosse contiene ficobiline che mascherano il colore
della clorofilla A donandogli il caratteristico colore. Non vi sono né centrioli, né cellule flagellate. Il
continuo rilascio di mucillagine aiuta le alghe a liberarsi da altri organismi che potrebbero attaccarsi
alla loro superficie, riducendo così l’esposizione alla luce solare. L’alternanza di generazioni diplo-
aploidi permette la diversità genetica della progenie. (es. Rhodophyta)
- Ciclo riproduttivo: riproduzione asessuale tramite monospore, che si attaccano al substrato e
creano un individuo identico alla madre. Riproduzione sessuale tramite l’alternanza di
generazioni tra individui aploidi (gametofito) e diploidi (sporofito). Il gametofito che produce
spermatangi che rilasciano spermazi che raggiungono il gamete femminile nel carpogonio per
formare lo zigote, diploide, il quale produrrà spore diploidi (carpospore) che si attaccheranno
al substrato per produrre sporofiti, che genereranno spore aploidi, che a loro volta formeranno
gametofiti.
Eteroconti: diatomee, alghe verdi e alghe brune, i loro flagelli sono sempre 2, di cui uno è lungo e
dotato di speciali espansioni laterali, mentre l’altro è corto e semplice. Ciò ha portato la conferma
che queste alghe siano strettamente legate fra loro.
Diatomee: organismi unicellulari o coloniali, componenti essenziali del fitoplancton. Composte da
più di 100000 specie. Distinguibili per l’assenza di flagelli (tranne in alcuni gameti) e le tipiche
pareti cellulari dette frustuli (unite come le 2 metà della capsula petri). Le specie possono essere
distinte fra loro dalle ornamentazioni del frustulo. In base alla simmetria si distinguono 2 tipi di
diatomee: le pennate, con simmetria bilaterale;e le centriche con simmetria radiale (galleggiano più
facilmente per via del loro rapporto superficie-volume). I frustuli silicei delle diatomee,
accumulatisi per milioni di anni nei sedimenti marini formano spessi depositi di una polvere detta
farina fossile.
- Ciclo riproduttivo: durante la divisione cellulare ogni cellula figlia riceve metà del frustulo, e
ne costituisce l’altra metà, di conseguenza una delle due cellule sarà più piccola rispetto alla
cellula madre. Quando questa dimensione raggiunge il punto critico si verifica la riproduzione
sessuale, in quanto le cellule che si sviluppano dallo zigote avranno le dimensioni massime per
quella specie. La riproduzione è oogama (un gamete mobile)
Alghe brune: gruppo quasi interamente marino, comprendono le specie più grandi che vivono nelle
regioni temperate (Laminariales 20-30 metri). 1500 specie. La struttura delle alghe brune è il tallo.
Struttura semplice, relativamente indifferenziata. Può presentarsi come un ramo, con tronco
(stipite), foglie(lamina) e bacche (aereocisti), ma ciò è dato solo da una risposta evolutiva a
pressione selettive simili, come nel caso delle alghe verdi e angiosperme, che prende il nome di
evoluzione convergente. Il tipico colore è dato dalla fucoxantina.
- Ciclo riproduttivo: i gametofiti formano strutture fertili pluricellulari dette gametangi
pluriloculari, che possono servire per entrambi i sessi, oppure producono spore aploidi
flagellate che danno origine a nuovi gametofiti. Gli sporofiti diploidi producono sporangi
pluriloculati (formano zoospore diploidi che formeranno altri sporofilli) e uniloculati
(zoospore aploidi che formeranno gametofiti).
Alghe verdi (clorofite): 17000 specie, specie acquatiche ma anche terrestri, ovvero sulla superficie
delle nevi, tronchi d’albero e in moltissimi simbionti (es. licheni). Da queste si sono evolute le
piante superiori in quanto immagazzinano amido nei plastidi, e possiedono clorofilla A e B. vi sono
diverse classi a seconda della divisione cellulare e dei tipi di flagelli, i principali sono:
Cladophorales (es. Cladophora), Zygnematales (es. Spirogyra), Oedogoniales (es. Oedogonium),
Ulvales (es. Entheromorha)
Alghe azzurre (cianobatteri): batteri fotosintetici (non alghe) unicellulari o coloniali, in genere di
forma filamentosa. Spesso le colonie sono avvolte da una guaina gelatinosa che tiene unite le
singole cellule. Contengono clorofilla a e una serie di altri pigmenti addizionali legati alla
membrana citoplasmatica, mancando i cloroplasti. Sono specie in grado di fissare l’azoto
atmosferico (eterocisti). (es: Anabaena, Nostocales)
BRIOFITE

Sono piccole piante, fogliose o tallose, che crescono in luoghi umidi (ovviamente ci sono
eccezioni), i muschi rappresentano la forma vegetale dominante su quei terreni proibitivi per altre
piante. Le prime piante comparse sul nostro pianeta erano molto simili alle briofite, che anche oggi,
insieme ai licheni, costituiscono i primi colonizzatori del suolo e delle superfici rocciose.
Evoluzione: rappresentano un gruppo di transizione tra le alghe verdi e le piante vascolari, come le
prime contengono cloroplasti con grana ben sviluppati e entrambe hanno cellule mobili
asimmetriche per i flagelli al lato. Mentre come le piante vascolari, le briofite, hanno gametangi
maschili e femminili, chiamati anteridi e archegoni, provvisti di uno strato protettivo sterile. Inoltre
hanno la permanenza dello zigote e dell’embrione in via di sviluppo nell’archegonio. Le briofite
però mancano di tessuti vascolari, sebbene alcune abbiamo tessuti conduttori specializzati, le pareti
delle cellule conduttrici non sono lignificate come quelle delle piante vascolari.
Descrizione: i gametofiti sono costituiti da talli, sia che siano piatti,ramificati o fogliosi. Essendo
talli, cioè indifferenziati, non contengono né xilema né floema, abbiamo però la comparsa di stomi
sulla cuticola esterna, che regolano gli scambi gassosi. I gametofiti sono ancorati al substrato grazie
a rizoidi, che non si interessano dell’assorbimento dell’acqua e nutrienti.
Riproduzione: riproduzione asessuata tramite frammentazione, o tramite la formazione di gemme.
La riproduzione sessuale implica al produzione di anteridi e archegoni, spesso su gametofiti
maschili e femminili separati. per la fecondazione è richiesta l’acqua in quanto lo spermatozoo deve
nuotare fino all’uovo. Si genererà un embrione pluricellulare che darà origine a un protonema
(primo filamento). (embriofite = piante dalle briofite alle angiosperme).
Epatiche: IX secolo, per la somiglianza tra il gametofito e il fegato. Vi sono 6000 specie. Vi sono
epatiche tallose e fogliose:
- Tallose: la più comune è la Marchantia che porta sui suoi gametangi strutture specializzate
chiamate gametofori. Gli anteridi si formano su gametangi con estremità discoidale chiamati
anteridiodìfori, mentre gli archegoni sono portati da gametofori con estremità a forma i
ombrello, archegoniofori. Le gemme sono prodotte in speciali strutture a forma di coppa
chiamate scodellette propagulifere.
- Fogliose: disposizione peculiare delle foglie, e facilmente distinguibili dai muschi.
Quest’ultimi hanno foglie di uguali dimensioni, nervate, disposte a spirale intorno al fusticino,
mentre le epatiche hanno 2 fila di foglie di uguali dimensioni disposte su un unico piano ed ai
lati del fusticino una terza fila di foglie più piccole, non nervate. (es. Frullania).
Muschi: 9500 specie, meno di quanto si creda perché moltissime piante chiamate muschi in realtà
non lo sono (es. muschi delle renne). Il gametofito è differenziato in fusto e foglie di colore verde-
scuro, eretto. Aderisce al substrato per mezzo di rizoidi multicellulari. I fusti si possono presentare
più o meno ramificati, ricoperti da foglie, costituite da un solo strato di cellule, sessili, lanceolate e
fornite da una nervatura mediana. All’apice del fusticino si formano gli anteridi e gli archegoni
(riproduzione sessuale), spesso frammisti a filamenti di cellule sterili (parafisi). Lo sporofito è
costituito dallo sporotecio (parte slargata terminale), la seta (peduncolo che porta in alto lo
sporotecio) e il piede (parte basale con cui la seta s’innesta sul gametofito). Spesso lo sporotecio è
sormontato da una membrana (cuffia) che rappresenta il residui dell’archegonio ed è attraversato
assialmente dalla columella, intorno alla quale si dispongono le spore prodotte in seguito alla
meiosi. (es. Bryum)

CRITTOGAME VASCOLARI

Crittogame, attualmente il termine indica le piante prive di fiori ma non costituisce più una classe,
in particolare le vascolari indicano le felci, equiseti, licofite e selaginelle. Rappresentano il passo
successivo dell’evoluzione delle briofite. Qui dove compaiono i primi tessuti, si possono
distinguere infatti l’apparato radicale (assorbe acqua e nutrienti, non serve solo all’ancoraggio
come nelle briofite); e l’apparato del germoglio (fusti e foglie). Abbiamo anche la presenza di
sistemi (insiemi di più tessuti):
- Tegumentale: sistema protettivo della pianta
- Conduttore:presenta i sistemi tessuti conduttori (xilema e floema)
- Fondamentale: contiene il sistema conduttore.
Accrescimento: Abbiamo 2 tipi di accrescimento nelle piante, l’accrescimento primario, con la
crescita che avviene nelle strette vicinanze degli apici di radici e fusti, formando tessuti primari
(piante primitive e molte di quelle attuali sono costituite esclusivamente da tessuti primari); e un
accrescimento secondario che porta all’accrescimento del diametro di fusto e radice, grazie
all’attività di meristemi laterali, per esempio il cambio cribo-legnoso che produce tessuti conduttori
secondari.
Elementi vascolari: gli elementi cribosi, le cellule conduttrici del floema, hanno pareti sottili che a
more collassano, mentre gli elementi dello xilema, quelli legnosi, hanno pareti ben irrobustite, che
gli hanno permesso di giungere fino a noi nei fossili. Si è visto che le prima piante vascolari
avevano vasi costituiti da cellule allungate con pareti trasversali fortemente oblique. Questi
elementi vascolari chiamati tracheidi furono le prime cellule conduttrici dell’acqua. Nelle piante
attuali vi è stata un’evoluzione di tali cellule (trachee nelle angiosperme), in quanto ora forniscono
anche sostegno alla pianta per la presenza di lignina nelle loro pareti, prima assente.
Stele: i tessuti vascolari insieme a una colonna centrale di tessuto fondamentale chiamata midollo,
costituiscono il cilindro centrale, o stele. Si possono riconoscere diversi tipi di stele come:
- Protostele: più primitiva presente nelle radici (e nei fusti di piante estinte) è costituita da un
robusto cilindro di tessuto conduttore in cui il floema circonda lo xilema.
- Eustele: il cilindro vascolare è costituito da un sistema di fasci separati che circondano il
midollo, presenti nella maggior parte delle spermatofite. (perciò nessuna crittogama esistente
ha dato origine alle spermatofite).
- Atactostele: disposizione dei fasci vascolari molto più complessa, presente in molte
monocotiledoni e dicotiledoni erbacee, infatti la presenza ti tantissimi e misti cambi nel fusto
impedisce una lignificazione della pianta.
Foglie: l’evoluzione delle foglie ha portato alla formazione di :
- Microfilmi: foglie relativamente piccole che contengono un solo fascio di tessuti conduttori
- Megafilli: più grandi e la lamina presenta un complesso sistema di nervature.
Riproduzione: tutte le piante vascolari sono oogame (spermatozoi flagellati o trasportati), hanno
alternanza di generazioni, ma lo sporofito è nettamente la predominante, infatti il gametofito si è
sempre più ridotto (esempio delle angiosperme, dove la generazione aploide è rappresentata dal
granulo pollinico e uovo). Vi sono piante :
- Isosporee: quando le spore germinano producono gametofiti bisessuali, cioè portatore di
anteridi e archegoni.
- Eterosporee: produzione di 2 tipi di spore (microspore e macrospore) in 2 differenti tipi di
sporangi (macrosporangi e microsporangi).
Felci: Tutti i rappresentanti delle Pteridophita possiedono in genere megafilli peduncolati, provvisti
di numerose nervature che, nello stadio giovanile, si presentano arrotolati all’apice (pastolari). La
maggior parte delle felci attuali ha portamento erbaceo, con un fusto sotterraneo (rizoma) da cui si
originano radici avventizie. Le foglie costituiscono la parte più cospicua dello sporofito; in genere
le fronde sono più lunghe di 2 cm, portate in rosetta basale, picciolate, molto spesso composte, con
la lamina suddivisa in pinne, a loro volta composte di pinnule in numerosi taxa. Gli sporangi sono
in genere portati dalle foglie (in questo caso denominate sporofilli) o da porzioni specializzate delle
foglie stesse. Ogni sporofillo porta numerosi sporangi, generalmente riuniti in gruppi chiamati sori,
aventi una distribuzione caratteristica (carattere diagnostico). I sori sono comunemente portati sulla
superficie inferiore della foglia. Il soro è di norma coperto da una sottile membrana chiamata
indusio, avente funzioni protettive. Il gametofito si sviluppa con una struttura a “cuore” con
numerosi rizoidi (potallo) si formano anteridi e archegoni che formeranno lo zigote. Quasi tutte le
felci sono isosporee.
GIMNOSPERME

Piante a seme nudo. Per la prima volta compaiono i semi, che offre all’embrione protezione e i
nutrienti che vi sono immagazzinati, utilizzabili in periodo critici della germinazione. Ciò
conferisce alle spermatofite un vantaggio selettivo maggiore rispetto ai loro progenitori che
producevano spore. Il loro seme è esposto sulla superficie di sporofilli. Il gametofito femminile
produce diversi archegoni, quindi più di una cellula uovo può essere fecondata e diversi embrioni
possono svilupparsi all’interno dello stesso ovulo (poliembrionia). Il granulo pollinico è trasferito
interamente e passivamente nelle vicinanze del gametofito femminile, racchiuso nell’ovulo
(impollinazione). Dopodiché il granulo pollinico produce un tubetto pollinico che raggiungerà
l’ovulo e lo feconderà.
Conifere: 550 specie comprende la sequoia, la pianta vascolare più grande, accrescimento
monopodiale, con foglie aghiformi o squamiformi. Nelle plantule di pino le foglie sono disposte a
spirale sui fusti, dopo 2 anni i pini cominciano a produrre foglie aghiformi in mazzetti fascicolati.
Da ciò si capisce che un fascetto di foglie non è altro che un ramo modificato ad accrescimento
determinato. Le foglie aghiformi permettono alla pianta di crescere in luoghi aridi, infatti le
gimnosperme prevalgono in alta montagna e sulle coste, laddove c’è scarsità d’acqua (non limitano
le perdite, ma aumentano le risorse). Il tessuto della foglia (mesofillo) è attraversato da 2 dotti
resiniferi, mentre al centro abbiamo un solo fascio conduttore. Stranamente le foglie delle
gimnosperme durano più di un anno, dai 2 ai 4 anni nei pini, e sono attive per più di una stagione e
ciò le rende più esposte alla siccità, gelo e inquinamento rispetto alle piante che cambiano foglie
ogni anno.
- Ciclo riproduttivo: la riproduzione può durare più di un anno, in genere gli strobili (pigne)
maschili, più piccole, sono portate alle estremità dei rami, mentre gli strobili femminili, che
conterranno i pinoli sono disposte alla base del ramo. In altre specie abbiamo rami superiori
per i coni maschili e rami inferiori per coni femminili. Le squame ovulifere dello strobilo non
sono semplici megasporofilli, ma sono invece interi sistemi modificati di ramificazioni ad
accrescimento determinato, dove ciascuno porta 2 ovuli sulla superficie superiore. Il granulo
pollinico si deposita sulla superficie esterna della squama e viene trasportato fino all’ovulo, si
crea lo/gli zigote/i il quale crescerà per un anno per poi essere liberato e dar vita ad una nuova
pianta. Nelle piante come il ginepro o il tasso il seme non è contenuto in una squama, ma è
ricoperto da uno strato carnoso (arillo) che lo fa ritenere erroneamente un frutto.
Cicadee: simili a palme, 140 specie, in genere sono piante piuttosto grandi, le foglie funzionali sono
addensate in una corona all’apice del fusto. La riproduzione avviene grazie a foglie portatrici di
sporangi, le quali possono essere raccolte in strutture coniche in prossimità dell’apice. Abbiamo
individui maschili e femminili, maschili con un cono, femminili con semi carnosi ricoperti da
squame protettive.
Ginkofite: di cui ci resta soltanto il Ginko biloba riconoscibile per le foglie spesse e a forma di
ventaglio, anche il ginko porta ovuli e microsporangi su individui separati,
Gnetofite: 70 specie, tra cui la Welwitschia, la più strana fra le piante vascolari, sepolta sotto il
suolo sabbioso ad eccezione di 2 enormi foglie che si sfaldano durante la crescita.

ANGIOSPERME

Piante a fiore, rappresentano la maggior parte delle piante attuali. Sono 235000 specie. Il gruppo è
diviso in monocotiledoni (un cotiledone) e dicotiledoni (2 cotiledoni). Si distinguono per:
- Numero di pezzi fiorali: monocotiledoni 3, dicotiledoni 4 o 5.
- Polline: monocotiledoni 2 solco o poro, dicotiledoni 3 solchi o pori
- Nervazione della foglia: monocotiledoni parallelinervia, dicotiledoni retinervia.
- Stele: monocotiledoni Eustele, dicotiledoni Atactostele.
- Accrescimento secondario (legnoso): monocotiledoni assente, dicotiledoni presente.
Il fiore: germoglio a crescita determinata, portatore di sporofilli, foglie modificate, che a loro volta
portano gli sporangi. Il carpello contiene gli ovuli che se fecondati diverranno semi. I fiori possono
essere singoli o raggruppati in vari modi (infiorescenze). Il fiore è attaccato tramite un peduncolo,
se abbiamo un’infiorescenza ogni singolo fiore è attaccato tramite un pedicello. Entrambi terminano
con un ricettacolo, laddove si inseriscono i pezzi fiorali. Molti fiori posseggono 2 serie di appendici
sterili che servono sia per proteggere l’ovario, sia per richiamare eventuali insetti impollinatori, tali
appendici sono sepali (calice) e petali (corolla) che insieme formano il perianzio. Sul ricettacolo si
inseriscono appendici fertili del fiore: stami (androceo) che sono microsporofilli contenenti polline,
e carpelli (gineceo) megasporofilli che racchiudono uno o più ovuli, talvolta uno o più carpelli
prendono il nome di pistillo. A seconda di come si inseriscono gli ovuli nell’ovario abbiamo diversi
tipi di placentazione:
- Parietale: attaccati alla parete interna dell’ovario
- Assiale: attaccati al centro dell’ovario divisi però da raggi che dividono l’ovario in sezioni
- Centrale libera: attaccati al centro dell’ovario ma senza divisioni in compartimenti.
Quando un fiore possiede sia stami che carpelli (bisessuale) viene definito perfetto. Ma alcuni
possono essere imperfetti e a seconda della parte presente, il fiore, è detto staminifero o pistillifero.
Quando sulla stessa pianta ci sono tutti e 2 i fiori, la pianta è detta monoica, se invece abbiamo fiori
diversi su individui diversi dioica. Se manca uno dei verticilli fiorali (sepali, petali, stami, carpelli)
è detto incompleto, altrimenti è completo. I fiori si dividono inoltre per come è impiantato l’ovario:
infero, semi-infero, subero. La simmetria dei petali si divide in raggiata (margherita) o zigomorfa
(bocca di leone). Infine un fiore può essere apopetalo (con i petali separati), e simpetalo (con i
petali uniti, più evoluti), apocarpico (con carpelli divisi) e sincarpico (carpelli fusi in uno più
grande).
Ciclo riproduttivo: l’evoluzione ha portato all’estrema riduzione delle dimensioni dei gametofiti
delle angiosperme, il granulo pollinico conta solamente 3 cellule, mentre l’ovulo 7.
L’impollinazione è indiretta, cioè con gameti immobili. Dopo la deposizione del polline sul
carpello, c’è la formazione del tubetto pollinico, che porta alla fecondazione dell’uovo, che porta
alla formazione del frutto. Molte piante si sono evolute in modo da potersi autoimpollinare,
nonostante i vantaggi dell’esoincrocio, nelle regioni temperate più della metà delle piante utilizza
l’autoimpollinazione, così non c’è bisogno di animali impollinatori o di acqua per l’impollinazione,
così in qualsiasi difficoltà, potranno produrre semi, anche se i figli saranno individui estremamente
simili geneticamente.
Magnoliidae: rappresentano il 3% delle angiosperme viventi e sono quelle con i caratteri più
primitivi. Sono riconoscibili per la presenza di cellule oleifere (profumi), responsabili del
caratteristico odore, ma il carattere forse più importante è la struttura del fiore, che ci lascia capire
quanto primitive esse siano, infatti il fiore ha una struttura a spirale dei petali, che evidenzia come i
petali altro non sono che foglie modificate, inoltre stami e carpelli sono insieme al centro del fiore
su una struttura spiralata. (es. Magnoliacee, Lauracee, Piperacee, Nynpheacee)
Orchidacee: sono la più ampia famiglia di angiosperme, 24000 specie. Monocotiledoni distinguibili
per la singolare struttura del fiore, con labello per l’atterraggio di insetti, e un ovario infero con
migliaia di ovuli.
Evoluzione del fiore: il fiore alla sua comparsa non aveva né calice, né corolla; con il passare del
tempo comparvero i petali, i quali si fusero più volte durante l’evoluzione, e che possiamo vedere
tutt’ora. Dopo la comparsa di stami, tutti fertili, vi è stata una sterilizzazione di alcuni di essi, per
formare strutture come i nettari, per attirare insetti impollinatori. Nei fiori sono evidenti 4 linee
evolutive:
- Da fiori con numero di pezzi fiorali indefiniti, a fiori con pochi pezzi fiorali con numero
definito.
- L’asse fiorale si è accorciato, cosicché non è più possibile notale la struttura spiralata dei
petali.
- L’ovario da subero è diventato infero, per avere più protezione.
- La simmetria raggiata ha lasciato il posto a strutture zigomorfe nei fiori più evoluti.
Insetti impollinatori: l’evoluzione del fiore e quella degli insetti impollinatori è stata
complementare, infatti le piante si sono modificate a seconda del tipo di insetto che gli conveniva
attirare per l’impollinazione, così sono comparsi diversi colori dei fiori, diversi odori, nettari, e
strutture a calice o piane. (es. coleotteri, colore neutro e odore forte; api fiori gialli o blu e inodori;
farfalle o falene, lungo tubo nella corolla; uccelli, grande quantità di nettare).
Il frutto: un frutto è un ovario maturo, che può includere anche altre parti del fiore, così però prende
il nome di falso frutto (o frutto accessorio). I frutti in genere contengono semi, ma quelli
partenocarpici no, un esempio è la banana coltivata. I frutti semplici si sviluppano da carpelli
singoli o fusi, mentre gli aggregati (more o magnolie) da carpelli separati ma contenuti da un
singolo gineceo. I frutti multipli invece derivano da più ginecei e da più fiori (ananas). Nelle bacche
(pomodori o uva) abbiamo molti semi, mentre nelle drupe (ciliegie o olive dove mesocarpo e
esocarpo sono uguali) abbiamo un solo seme, anche il cocco è una drupa, ma lo strato esterno
(esocarpo) è fibroso e non carnoso. I falsi frutti sono per esempio i pomi (mele e rose) dove il
“frutto” è derivato dal perianzio e non dall’ovario. I frutti secchi si dividono in deiscenti (le pareti
dell’ovario si aprono liberando i semi), per esempio siliqua, e indeiscenti (i semi restano all’interno
del frutto che cade dalla pianta madre). Nelle Fabacee il frutto tipico è il legume, mentre negli
agrumi è l’esperidio.
Evoluzione del frutto: evoluti a seconda dei vari agenti di dispersione, così abbiamo frutti dispersi
dal vento (con ali, o un pappo piumoso). Semi in grado di galleggiare vengono dispersi dall’acqua
(cocco), semi con uncini per ancorarsi alla pelliccia degli animali, sono dispersi da questi.

TESSUTI

Meristemi apicali: si trovano a tutti gli apici di radici e germogli e sono coinvolti nella crescita
della pianta. Composto da cellule iniziali, le quali dividendosi formano una cellula che si
specializzerà mentre l’altre rimarrà iniziale indifferenziata, questo accrescimento è il primario,
primario è anche il corpo della pianta così formato. Le piante crescono per tutta al vita e da ciò ne
deriva che il loro accrescimento è indeterminato. I meristemi apicali si preoccupano di aiutare la
pianta a trovare acqua (radici) e luce (foglie) e cresceranno curvandosi nella loro direzione.
Sviluppo: l’insieme complesso di eventi che progressivamente formano il corpo di un organismo e
si divide in:
- Crescita: cioè aumento irreversibile delle dimensioni, dato da divisioni cellulari.
- Morfogenesi: dovuta a fattori ambientali, come il vento, la luce, l’acqua, ecc.
- Differenziamento: processo attraverso il quale cellule inizialmente identiche di differenziano
una dall’altra, sintetizzando proteine differenti, in quanto esprimono solo alcune sequenze
genetiche non espresse in altri tipi di cellule.
Tessuti: si dividono in semplici (un solo tipo di cellule come i fondamentali) e complessi (2 o più
tipi di cellule come xilema, floema e epidermide).
Tessuti fondamentali: cioè parenchima, collenchima e sclerenchima:
- Parenchima: è implicato nella fotosintesi, nell’accumulo di riserve e nelle secrezioni. Si trova
nella corteccia, midollo di fusti e radici, mesofillo e nella polpa dei frutti. Le cellule
parenchimatiche sono vive a maturità, e giocano un ruolo essenziale per la rigenerazione di
una ferita, in quanto conservano la capacità di dividersi. Possono avere un ruolo importante
per il movimento dell’acqua e soluti all’interno della pianta, grazie a particolari cellule di
trasferimento, con invaginazioni sulla loro membrana plasmatica per aumentarne la superficie.
- Collenchima: dà sostegno agli organi giovani, ancora in crescita, anche questo tessuto è vivo a
maturità, si presenta con cellule allungate e ispessite, ma non lignificate, quindi flessibili. Si
trovano nelle foglie per sostenere le nervature e agli apici.
- Sclerenchima: irrobustisce e dà sostegno alle parti della pianta che hanno completato
l’accrescimento. Tali cellule possono formare ammassi continui o singole cellule. Le loro
pareti sono lignificate. Ci sono 2 tipi di cellule sclerenchimatiche: le fibre, cellule lunghe e
sottili che in genere formano fasci; le scelreidi, ramificate o stellate, molto più corte delle
fibre, formano il tegumento di molti semi, il guscio delle noci e a molti frutti danno la tipica
consistenza granulosa (pera).
Tessuti vascolari: dato dal cambio cribro-legnoso i cui prodotti sono xilema e floema:
- Xilema: (legno) trasporta acqua e sali minerali, dà sostegno degli organi della pianta e è
implicato nell’accumulo di riserve. Lo xilema forma un sistema vascolare che si estende per
tutta la pianta, nell’accrescimento primario lo xilema deriva dal protocambio, in quello
secondario dal cambio fascicolare. Le cellule dello xilema sono di 2 tipi: le tracheidi e gli
elementi delle trachee (perforate), costituite entrambe da cellule allungate con pareti ispessite
e morte a maturità, formano lunghi vasi. Gli elementi delle trachee sono più efficienti delle
tracheidi, perché essendo perforate l’acqua può passare liberamente. Sono però anche meno
sicure per la pianta, in quanto se si formasse un embolo ci sarebbe l’ostruzione di molti vasi,
invece nelle tracheidi, più piccole e con membrane areolate, il fenomeno sarebbe più
circoscritto. Le pareti delle cellule xilematiche sono ispessite, questo ispessimento può essere
spiralato o anulato, e permette alla cellula di poter essere allungata con l’accrescimento della
pianta
- Floema: attraverso cui vengono trasportati acqua e zuccheri, può avere un origine primaria e
secondaria, e durante l’accrescimento della pianta le singole cellule vengono stirate. Gli
elementi conduttori del floema sono elementi cribrosi che si dividono in cellule cribrose e
elementi dei tubi cribosi, il termine cribro si riferisce ai raggruppamenti di pori noti come aree
cribrose. La sovrapposizione di tubi cribosi in file longitudinali forma un tubo cribroso. Le
cellule cribrose (gimnosperme) sono meno specializzate rispetto agli elementi dei tubi cribosi
(angiosperme). Durante il differenziamento le cellule cribrose cambiano notevolmente, il
nucleo scompare così come il tonoplasto. Gli elementi dei tubi cribosi invece sono
perennemente associati a “cellule compagne” parenchimatiche, quindi vive, che derivano dalla
stessa cellula madre e conservano tra loro molte connessioni citoplasmatiche. Attraverso le
quali vi è il passaggio di sostanze complesse. Nelle gimnosperme questo ruolo lo svolgono le
cellule albuminose, quando un elemento cribroso muore anche la cellula albuminosa o
campagna ad esso associata.
(fasci fascicolari – fasci cribosi; xilema – floema; legno – libro; fascio legnoso – fascio
liberiano.)
Il cambio cribo-legnoso: si forma dal protocambio, una regione con cellule indifferenziate
fortemente vacuolate, esse si presentano sia come iniziali fusiformi (orientate verticalmente), sia
come iniziali dei raggi (orientate orizzontalmente). Il floema e lo xilema secondario vengono
prodotti mediante divisioni periclinali, cioè parallele alla superficie del fusto. Lo xilema cresce
verso l’interno del fusto, il floema verso l’esterno, così facendo con il tempo il cambio viene spinto
verso l’esterno e cresce di diametro. Durante l’accrescimento delle cellule le pareti diventano più
sottili, quindi la corteccia (tessuto esterno al cambio) si può lacerare facilmente.
Tessuti tegumentali: costituito dalla corteccia divisa in epidermide e periderma nei fusti, se no
abbiamo solo epidermide. La corteccia comprende tutti i tessuti esterni al cambio cribro-legnoso,
quindi anche il floema secondario, la corteccia esterna invece è costituita dai tessuti esterni del
cambio del sughero (tessuti morti), il quale produce internamente felloderma e esternamente:
- Periderma: si trova sotto l’epidermide in fusti e radici, comprende uno strato di sughero, un
cambio sughero-fellodermico e il felloderma. Inoltre abbiamo cellule specializzate per la
respirazione dei tessuti interni di radici e fusti, le lenticelle, che appaiono in genere vicino a
stomi o a gruppi di stomi, si trovano anche su alcuni frutti (i puntini delle mele). Dopo 20 anni
circa il periderma originale muore e viene sostituito e si crea un nuovo cambio del sughero.
- Epidermide:costituisce il sistema dei tessuti di rivestimento di tutta la pianta. Le cellule a
contatto con l’aria sono protette da cere per evitare una perdita d’acqua, le cellule epidermiche
sono in genere appiattite e a stretto contatto fra loro, sono senza cloroplasti, tranne le cellule di
guarda degli stomi che hanno cloroplasti. Queste cellule si occupano dell’apertura degli stomi
per gli scambi gassosi. Gli stomi si trovano su tutta la pianta, ma sono maggiormente
concentrati sulle foglie. Altri elementi epidermici sono i peli (tricomi) che possono servire per
proteggersi da insetti, o non farli fuggire nel caso delle piante carnivore, ma principalmente i
peli, specie se sulla superficie inferiore della lamina fogliare, servono per evitare l’eccessiva
perdita di acqua, in quanto tengono l’umidità vicino agli stomi evitandone un’apertura inutile.

ANATOMIA

Radice: la prima struttura che emerge da un seme che germina è l’ipocotile (la prima radice), che
permette alla pianta di ancorarsi al suolo e di assorbire acqua, inoltre sono riserva di materiali
nutritivi (carota, barbabietola) che saranno immagazzinati e usati soltanto il secondo anno di vita
per la crescita secondaria della pianta. Abbiamo 2 tipi di apparati radicali:
- Fittone (nelle gimnosperme, dicotiledoni e magnoliidi): dove la radice cresce verso il basso
formando diramazioni laterali;
- Fascicolato (nelle monocotiledoni): dove le radici si dividono continuamente e non si hanno
radici principali , ma solo radici avventizie che si originano dal fusto.
La pianta mantiene un bilanciamento fra il suo sistema aereo e quello radicale, il cosiddetto
rapporto radice/germoglio, che inizialmente è nettamente a favore della radice, ma che con il
passare del tempo tende ad equilibrarsi. La crescita delle radici è un processo continuo che si ferma
solo in condizioni di estrema siccità e basse temperature. L’apice radicale è protetto da una cuffia
radicale, che produce una sostanza mucillaginosa (mucigel), così la radice possa penetrare più
facilmente nel terreno. Il sito di percezione della gravità della cuffia radicale è la colonna centrale di
cellule, la columella, dove vi sono ricettori di gravità (amidoplasti). L’accrescimento della radice
avviene subito dopo il meristema apicale, qui abbiamo i primi elementi di xilema e floema disposti
in actinostele (nelle monocotiledoni eustele). L’epidermide delle radici giovani assorbe acqua,
quelle radici che non hanno ancora lignificato, l’acqua entra nella radice ma non autonomamente,
infatti per evitare che le cellule diventino ipertoniche in eccesso d’acqua, vi è una spessa parete che
divide il tessuto vascolare dall’endoderma, questa parete è costituita da cellule a semiluna
impermeabili, e l’acqua passa solamente da dei punti di permeazione che si aprono e chiudono a
seconda dell’esigenza di acqua della pianta. L’accrescimento secondario della radice è sempre ad
opera del cambio cribo-legnoso, con il quale il floema cresce e verso l’esterno e lo xilema verso
l’interno, spingendo ulteriormente il floema e i tessuti fondamentali verso l’esterno. Nelle radici
non abbiamo cerchie annuali, ma una produzione costante di sughero, che insieme al cambio del
sughero e felloderma costituiscono il periderma. Anche qui vi sono lenticelle, che permetto uno
scambio gassoso tra radice e suolo. Vi sono radici particolari, come le radici a trampolo (mais e
mangrovie), radici aeree (per scambi aeriferi, si trovano nelle epifite, piante che vivono sopra altre
piante, senza esserne però parassite). Nelle radici avviene l’azotofissazione grazie all’azione di un
batterio, il rizobium (ginestre, trifogli, leguminose). In fine esistono apparati radicali modificati, che
hanno reso le piante parassite di altre piante, cioè mettono i rispettivi floemi in comunicazione (es.
vischio).
Germoglio: più complesso della radice, in quanto è costituito da internodi e nodi, dove sono
collegate una o più foglie ed una o più gemme. Le funzioni del fusto sono il sostegno e la
conduzione. Il meristema apicale del germoglio è una struttura dinamica che, oltre ad accrescere il
corpo primario della pianta con l’aggiunta di nuove cellule, produce in modo ripetitivo i primordi
fogliari e i primordi delle gemme laterali che inizialmente lo ricoprono, proteggendolo.
L’allungamento del fusto è dovuto all’accrescimento internodale, l’aumento di spessore del fusto in
accrescimento primario è dovuto invece a divisioni longitudinali delle cellule e all’ingrossamento di
quest’ultime. Ai nodi come già detto vi sono gemme e foglie, a seconda della pianta cambia la loro
disposizione, la più comune è la spiralata (una foglia per nodo), poi v’è la distica (2 fila di foglie
opposte), opposta (foglie presenti a coppia in ogni nodo), decussata (se le foglie successive sono ad
angolo retto rispetto alle precedenti) e verticillata (con più di 2 foglie per nodo).
La foglia: formata da un picciolo e da una lamina (senza picciolo = sessile), le foglie possono
essere semplici (il lembo non è diviso in parti distinte, ma può essere più o meno lobato) e
composte (suddiviso in foglioline, ognuna con il proprio picciolo, e si dividono in palmate e
pennate), vi può essere alla base del picciolo una stipola, a protezione della gemma. La forma della
foglie è influenzata molto dalla disponibilità d’acqua, e si dividono in mesofite (ambienti
equilibrati), idrofite (piante parzialmente o totalmente sommerse) e xerofite (climi aridi).
L’epidermide protegge al foglia dalla disidratazione tramite una cuticola, perforata però da stomi,
assenti nelle idrofite, più presenti nelle xerofite, per scambi gassosi più rapidi, nei brevi momenti di
disponibilità d’acqua. I peli epidermici possono essere presenti su tutte e 2 le facce della lamina o
solo su una delle 2. La foglia è costituita dal mesofillo, il suo tessuto fondamentale, che si occupa
della fotosintesi, si divide in parenchima a palizzata (nella superficie superiore della foglia) o
spugnoso (sottostante a quello a palizzata). I fasci conduttori sono distribuiti per tutto il mesofillo,
che corrispondono alle nervature fogliari, costituite da xilema (superiore) e floema (inferiore)
protetti da una guaina del fascio. A seconda della nervazione è possibile distinguere monocotiledoni
(nervazione parallelinervia) dalle dicotiledoni (reticolata). Se una pianta cresce in ambienti ricchi di
luce produrrà foglie eliofile, piccole spesse e molto vascolarizzate, mentre se crescerà con scarsità
di luce produrrà sciafile grandi e fine. Una foglia vive in genere una o due stagioni, terminata la sua
vita si crea una zona di abscissione (cellule piccole con pareti deboli) alla base del peduncolo, dalla
quale la foglia si stacca. Vi sono molti tipi di modificazioni fogliari, i più comuni sono i viticci
(piselli e uva) che al pianta usa per arrampicarsi, i cladofilli invece sono fusti modificati che hanno
acquisito la funzione di foglie (asparago), spine con funzione protettiva, trappole per insetti nelle
carnivore.
Accrescimento secondario dei fusti: sono il risultato della crescita secondaria della pianta (dal
secondo anno di vita) dovuta a 2 cambi, il cambio cribro-legnoso e il cambio del sughero, tranne per
le palme,che non hanno una crescita secondaria del fusto, ma un intensa lignificazione di origine
primaria. Le piante si dividono in:
- Annuali: non hanno crescita secondaria, e comprendono piante infestanti e fiori coltivati.
- Biennali: 2 anni che servono dalla germinazione del seme alla creazione di altri semi, il primo
anno serve alla crescita della pianta, nel secondo, fioritura e fruttificazione.
- Perenni: vi sono sia arboree (con arresto della crescita nelle stagioni sfavorevoli) molte delle
quali decidue (perdono foglie), che erbacee (che passano l’inverno sotto forma di radici
dormienti).
Fusti di riserva: al pari della radice, in molte piante, si sono evoluti sia fusti che foglie con funzione
di riserva, dal tubero della patata (fusto modificato) per la riserva di amidi. Se la patata è coltivata
da semi, i tuberi si genereranno da stoloni, se invece viene fatto germinare un tubero (ricco di
gemme) si avranno altri tuberi ma da rizomi (fusti ipogei modificati). Il bulbo-tubero invece è un
fusto ingrossato protetto da foglie fine e piccole (gladiolo e ciclamino), la rapa invece ha un fusto
edule (commestibile) con funzione di riserva, protetto da foglie molto ampie. Poi vi sono le piante
succulente, specializzate nella conservazione dell’acqua, possibile grazie a parenchima non foto
sintetico.
Strutture dello xilema: lo xilema è un tessuto molto esteso che non ospita solamente al funzione
conduttrice, ma possiede anche:
- Dotti resiniferi: come nel pino, sono spazi intercellulari rivestiti di cellule parenchimatiche che
secernono resina, tali dotti si formano in seguito a traumi, la resina infatti protegge da insetti e
funghi che causano il deterioramento della corteccia.
- Toro: presente sulle pareti longitudinali delle tracheidi, caratterizzate da delle punteggiature
areolate particolari, il toro, consiste in un ispessimento lenticolare lignificato. nei vasi possono
formarsi delle bolle d'aria che interrompono la continuità della linfa bloccandone il flusso, e
che possono passare nei vasi vicini, inattivandoli. Le punteggiature areolate con il toro
funzionano come delle vere e proprie valvole in grado di bloccare il passaggio dell'aria da un
vaso all'altro, infatti, se due vasi vicini sono entrambi funzionanti, il toro rimane al centro della
punteggiatura e consente il passaggio laterale della linfa. Se invece solo uno dei due vasi
trasporta la linfa e l'altro é pieno d'aria, la depressione all' interno del vaso funzionante
risucchia il toro che occlude l'apertura della punteggiatura e blocca l'entrata dell'aria.
- Cerchie annuali: Come già detto al crescita nelle stagioni avverse si rallenta notevolmente, e
ciò porta alla formazione di cerchie annuali nel fusto, con l’alternanza di cerchi chiari (legno
primaverile) con cellule grandi e pareti fine, e cerchi scuri (legno autunnale), con cellule
piccole e pareti spesse.
- Duramen: lo xilema più vecchio, al centro del fusto, tipicamente scuro, che ha perso al
capacità conduttrice, le cellule sono state riempite con gomme o resine che lo hanno colorato,
mentre lo xilema chiaro, l’alburno, ha la capacità conduttrice.

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