Demiranda
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Francesca Mattei
Humboldt-Universität zu Berlin
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All content following this page was uploaded by Francesca Mattei on 15 August 2016.
Allemandi & C.
LA CONCEZIONE STRUTTURALE
Ingegneria e architettura in Italia
negli anni cinquanta e sessanta
A CURA DI
PAOLO DESIDERI
ALESSANDRO DE MAGISTRIS
CARLO OLMO
MARKO POGACNIK
STEFANO SORACE
Unità di ricerca del Politecnico di Torino Unità di ricerca del Politecnico di Milano
Collaboratore
Fernando Salsano
19 Architettura e ingegneria
21 L’estetica dell’impersonale
MARCO POGACNIK
103 Una forte amicizia, una casa esile: Pier Luigi Nervi e Lina Bo Bardi
ROBERTA MARTINIS
195 L’apporto di Mario Salvadori nella carriera statunitense di Pier Luigi Nervi
ALBERTO BOLOGNA
289 Biografie
bility” and therefore one is forced to design not a random form, but something result-
ing from the static balance due to the bending rate of cables. Musmeci applied these
principles for the design project that he prepared for the competition to build the Sports
Palace in Florence (1965).
The second pathway, the one towards discontinuity, led Musmeci to broaden his
knowledge of geometry of space and to finally design space frame structures, where the
geometrical matrix that was replicated according to identical modules played a lead-
ing role. The publication of a rich study in “Parametro” (1979), regarding polyhedra
and anti-polyhedra, gave Musmeci the chance to explore this new field of research, with
his first attempts being realized on the occasion of the Settimana dell’Architettura (Ar-
chitecture Week, In/Arch, Roma 1979). Thanks to these studies, the engineer was
provided the possibility of designing long span roof structures utilizing a modular sys-
tem, seemingly similar to what Konrad Wachsmann had done. However, they were
very different indeed, since Musmeci’s system provided a solution to the issue posed by
nodes: it eliminated them. Both the design of the roof of a Hangar (1978), and that of
the Règia in the Roman Forum (1980-1981) show the possibilities that this new cov-
ering system might have offered, if only death would not have prematurely stopped
Musmeci when he was only fifty-four.
The transition from concrete roofs (folded plates and thin vaults) to those based on
geometry of discontinuity allows us to understand an evolution in Musmeci’s structur-
al approach. In fact, at the outset he had been convinced of the fact that an architectur-
al form had to fully express its own static peculiarities, but in the end he created an ab-
stract space whose only features were purely geometric.
264
I ponti di Fabrizio de Miranda
FRANCESCA MATTEI
Architetti ed ingegneri, noi tutti quanti siamo indispensabili e utili all’attività dell’acciaio. Tut-
ta la storia dell’evoluzione della struttura per l’architettura in acciaio è una drammatica vicenda
di «complessi»: ingegneri che si sentivano architetti e architetti che giocavano all’ingegnere e tut-
te le strutture in acciaio che sono state costruite dalla metà del secolo scorso ad oggi, quasi tutte, ri-
sentono di queste caratteristiche estreme, della decisione dell’ingegnere o dell’architetto a un tec-
nicismo astratto o particolaristico, anziché della techne.
Ernesto Nathan Rogers, Strutture architettoniche in acciaio1
265
Finsider, la società del gruppo IRI che rileva dalle banche il controllo dell’ILVA, e del-
le società Cornigliano e Dalmine. Si tratta di un programma che attinge ai fondi del
piano Marshall e mira alla creazione di un’unica industria a ciclo integrale6.
Nonostante l’Italia raggiunga, nel 1956, la posizione di esportatore netto di prodotti
derivati dal ferro, l’industria siderurgica non gode del favore popolare: questa, infatti,
viene considerata una «grande parassitaria»7 a causa del suo limitato contributo - se con-
frontato a iniziative come il piano Fanfani - alla lotta contro la disoccupazione8. Il tut-
to conduce le imprese italiane a porsi il problema dell’«anima»9 ovvero dell’immagine
pubblica, un problema che porta a un vivido interesse per l’esperienza americana e in-
coraggia un’intensa ricerca in ambito artistico finalizzata a promuovere l’industria stes-
sa (figg. 2-3). Tale ricerca vanta tra i suoi pionieri Gian Lupo Osti per la Finsider e,
in altri settori, Adriano Olivetti10.
Quanto ai progetti, la storia italiana delle costruzioni in acciaio può essere raccontata
tramite le grandi infrastrutture, e in particolare attraverso la realizzazione dei ponti11. In
quest’ultimo settore, spicca il nome di Fabrizio de Miranda, progettista di alcune centi-
naia di ponti, detentore di cinque bre-
vetti, nonché autore di un centinaio di
saggi e di una decina di libri sul tema12.
De Miranda inizia la carriera all’inter-
no delle Officine Bossi di Milano e a
partire dal 1958 lavora per l’ILVA,
sempre nella sede di Milano. Nel 1959
fonda il Gruppo di progettazione del-
le Costruzioni metalliche Finsinder e
nel 1969 avvia lo Studio di progetta-
zione De Miranda, oggi Studio De
Miranda Associati. Tra i suoi molte-
plici interessi, che spaziano dal settore
civile a quello delle infrastrutture a in-
terventi di consolidamento, la costru-
zione di ponti in acciaio costituisce
l’aspetto più innovativo della sua atti-
vità. La vasta produzione dell’inge-
gnere non si può riassumere in queste
pagine: si può invece tentare di raccon-
1. TORINO, PALAZZO DEL LAVORO ITALIA’61, tare, tramite alcune tappe del suo lavo-
CAPITELLI METALLICI. PUBBLICITÀ DELL’AZIENDA
BADONI DI LECCO, COMPARSA A PARTIRE DAL 1961 ro, il processo di inserimento della co-
SULLA RIVISTA «COSTRUZIONI METALLICHE». struzione metallica nel quadro italiano.
266
2. GINO SEVERINI, «NASCITA DELL’ITALSIDER», 1960. 3. PUBBLICITÀ DELLA FIAT, COMPARSA
COPERTINA DEL PRIMO NUMERO DELLA «RIVISTA A PARTIRE DAL 1950 SULLA RIVISTA
ITALSIDER». «COSTRUZIONI METALLICHE».
Tra il 1955 e il 1956, De Miranda progetta il ponte sul fiume Chiese, realizzato dalle
Officine Bossi: si tratta del primo ponte italiano concepito in sistema misto acciaio-cal-
cestruzzo (il Verbundbauweise) e la struttura è risolta con una travata Gerber su due
luci e uno sbalzo13. Qualche anno dopo, tra il 1959 e il 1960, l’ingegnere realizza il via-
dotto Coretta a Barberino del Mugello all’interno dell’Ufficio Tecnico del Centro Co-
struzioni metalliche dell’ILVA in collaborazione con Silvano Zorzi per la parte relati-
va alle opere murarie14. L’impalcato è formato da due travate parallele appoggiate agli
estremi di ogni singola campata, così da non risentire gli effetti di eventuali cedimenti
dei vincoli verticali in fase di esercizio. Insieme ai viadotti sul rio Macinaie e sul vallo-
ne di Poggio Palina, entrambi disegnati da De Miranda, il viadotto Coretta è l’unico
ponte in acciaio di tutto il tratto dell’Autostrada del Sole15. Il viadotto sul torrente Lao
(1965-1966) a Laino Borgo (Cosenza), invece, è il primo con piastra ortotropa metal-
lica realizzato in Italia, esemplato sull’Europa Brücke a Innsbruck (1963): una trava-
ta continua a sezione scatolare, in lamiera d’acciaio irrigidita da nervature saldate alla
lamiera e poste all’interno della sezione scatolare del ponte, poggia su piloni in calce-
struzzo armato. Questa volta, l’ingegnere si avvale della collaborazione di Cestelli Gui-
di, Gallo e Morandi per le parti in calcestruzzo (fig. 4).
267
4. LAINO BORGO (COSENZA), VIADOTTO LAO. PUBBLICITÀ DELL’AZIENDA BADONI DI LECCO,
COMPARSA A PARTIRE DAL 1969 SULLA RIVISTA «COSTRUZIONI METALLICHE».
5. FIRENZE, PONTE SULL’ARNO IN LOCALITÀ L’INDIANO.
269
Il sistema misto appare una sorta di controcanto del calcestruzzo armato: si fonda,
cioè, su una analoga concezione della struttura, come d’altra parte impongono le pro-
prietà dei materiali impiegati. Ciò che guida la scelta dell’ingegnere, secondo le sue
stesse dichiarazioni, è la convenienza economica, statica ed estetica della tecnica in
acciaio21. Che questa fosse vantaggiosa, non è certo una scoperta del secondo dopo-
guerra: un decalogo che esalta la rapidità del montaggio e la leggerezza del materiale
compare già nel 1933 in un celebre numero di «Casabella» quasi interamente dedi-
cato alla costruzione metallica grazie agli auspici di un suo precoce promotore, Giu-
seppe Pagano22. Proprio alla V Triennale del 1933, Pagano aveva presentato il pro-
getto della casa a struttura d’acciaio, elaborato insieme ad Albini, Camus, Palanti,
Mazzolini e Minoletti23. Quanto affermato negli anni trenta viene ribadito nel 1949:
tra le pagine di «Costruzioni metalliche» compaiono ben 14 argomenti in favore della co-
struzione metallica24.
A questo punto, resta da capire in che modo De Miranda si collochi nel quadro ita-
liano e come sia approdato a questa tecnologia che, per quanto conveniente, non ri-
scuote un grande successo. In un’intervista del 2010, l’ingegnere racconta che intra-
prese lo studio delle costruzioni metalliche da autodidatta, leggendo testi di metallur-
gia e di tecniche costruttive, e si giovò delle esperienze in America, nell’ambito delle
collaborazioni tra la Finsider e la American Bridge Company25. Stando alle sue pa-
role, alcuni personaggi, conosciuti di persona o tramite gli scritti, hanno facilitato il
suo approccio, come Fausto Masi, Giulio Krall, Vittorio Zignoli, Charles Massonet,
Fritz Stüssi, punti di riferimento nella storia della costruzione.
Fausto Masi, definito in più occasioni da De Miranda «il padre della costruzione me-
tallica in Italia», è stato direttore delle Officine Bossi, e nel 1946 è tra i promotori del-
la fondazione dell’Associazione fra i Costruttori in Acciaio Italiani (ACAI). Dal 1949
dirige la rivista «Costruzioni metalliche», pubblicata dalla stessa associazione. Tra i
suoi scritti vanno ricordati La pratica delle costruzioni metalliche (1931), L’acciaio (1956)
ed Estetica delle costruzioni in acciaio (1954). Giulio Krall - che lavora alla Ferrobeton di
Roma, ed è professore alla Sapienza e fondatore insieme a Cestelli Guidi della rivista
«Strutture» - si concentra sin dagli anni trenta sul tema della dinamica dei ponti in cal-
cestruzzo. Vittorio Zignoli, professore al Politecnico di Torino, è noto, oltreché per i
suoi studi sui ponti strallati, per aver dato alle stampe una sorta di trattato sull’argo-
mento, intitolato appunto Costruzioni metalliche, edito da Utet (1956). Charles Mas-
sonet, professore a Liegi, è autore di testi incentrati sul tema della resistenza dei mate-
riali, molti dei quali sono tradotti in italiano a cura di ACAI e vengono ancora oggi
ristampati. Infine, Fritz Stüssi si dedica all’analisi delle grandi luci attraverso l’esame
dello sviluppo storico delle costruzioni, come dimostra il celebre saggio dedicato al di-
segno di Leonardo per il ponte di Galata26. I temi approfonditi da questi ingegneri
confluiscono nelle pubblicazioni di De Miranda. Il quale intreccia la letteratura spe-
270
cialistica allo studio dei progetti stranieri, come i ponti Firth of Fourth e George Wa-
shington27, considerati un mezzo per ravvivare le ricerche condotte in Italia, come si è
visto anche a proposito del viadotto Lao ispirato all’Europa Brücke.
Più in generale, ACAI e l’Ufficio Italiano Sviluppo Applicazioni Acciaio (UISAA),
istituito nel 1955, partecipano attivamente alla promozione di libri sull’acciaio. A lo-
ro si devono l’edizione di testi fondamentali, come Ponti stradali in acciaio, Costruzioni in
acciaio, Edilizia industrializzata in acciaio, Moderni ponti stradali in acciaio, o la traduzione in
italiano di alcuni manuali, come il famoso Stahlbau. Non vanno tralasciate le riviste
sovvenzionate da queste stesse associazioni: «Costruzioni metalliche», pubblicata con
questo nome dal 1949 fino al 1955, rinominata poi «Acciaio e costruzioni metalliche»
fino al 1959, quando si assiste allo sdoppiamento in «Costruzioni metalliche» e «Ac-
ciaio», entrambe stampate ancora oggi. Questo nucleo di pubblicazioni, che rappre-
sentano una vera e propria «biblioteca dell’acciaista», costituisce di fatto il veicolo prin-
cipale delle idee e degli studi intrapresi all’epoca.
Quanto alle occasioni di scambio diretto, spetta ad ACAI il merito di aver organizza-
to diversi cicli di lezioni volte alla diffusione della conoscenza di questa tecnologia. I
Politecnici di Torino e di Milano, e l’Università Sapienza di Roma - facoltà dove la-
vorano esperti nell’applicazione dei sistemi metallici come Giuseppe Albenga, Ari-
stide Giannelli, Luigi Stabilini - hanno offerto il loro contributo. È però importante
sottolineare che le università hanno un ruolo tutto sommato marginale: in un articolo
del 1952, infatti, viene segnalata la lontananza tra l’accademia e l’insegnamento delle
costruzioni in acciaio28. I corsi organizzati da ACAI, pertanto, costituiscono un’im-
portante occasione per osservare l’attività didattica di una serie di professionisti nel set-
tore: Luca Sanpaolesi, Leonardo Finzi, Elio Giangreco, Giorgio Magenta, Guido
Oberti e lo stesso Fabrizio de Miranda.
Ci sono poi le mostre, i convegni e i congressi, spesso patrocinati da Oscar Sinigaglia.
Si tratta di iniziative che favoriscono il dialogo tra coloro che intraprendono studi in
questo campo e, parallelamente, registrano lo stato delle ricerche italiane rispetto a quel-
le condotte nel resto d’Europa, brulicante di iniziative. Oltre agli incontri di carattere
specialistico, vanno ricordate alcune occasioni di più ampia risonanza. Nel 1949 le co-
struzioni metalliche sono rappresentate alla Mostra della Casa moderna a Torino con
una serie di applicazioni tubolari per ponteggi, e grazie alla casa multipiano realizza-
ta su progetto dell’architetto Luigi Giay con il contributo delle Officine Nazionali di
Savigliano. La società ILVA presenta alcuni elementi prefabbricati costituiti dalle no-
te travi stirate di sua produzione. Nello stesso anno, alla fiera di Milano vengono co-
struiti due padiglioni metallici, da completare per la Fiera del 1950, entrambi esegui-
ti dalla società Badoni a tempo di primato29.
Alla IX Triennale del 1951 viene allestita da ACAI-ASSIDER la mostra fotografica
«Acciaio nell’architettura industriale», curata dal pittore e fotografo Luigi Veronesi,
271
nella quale vengono esposte fotografie riguardanti tutti i campi di applicazione dell’ac-
ciaio nelle costruzioni industriali30.
L’anno dopo, nel 1952, si tiene a Torino, il Salone internazionale della Tecnica con
una prima parte dedicata al settore metallurgico, una seconda a questioni di meccani-
ca generale, e un’ultima alle macchine utensili31. Infine, viene ospitata un’esposizione
dedicata alle pubblicazioni curate da ACAI.
Risale al 1954 il «Primo convegno nazionale della costruzione metallica», che si svol-
ge a Milano al Museo Nazionale della Scienza e della Tecnica. Partecipano, tra gli al-
tri, Gustavo Colonnetti, presidente del Consiglio nazionale delle Ricerche, Giusep-
pe Albenga, presidente del Collegio dei Tecnici ACAI, Giuseppe Riccardo Badoni,
presidente ACAI, e dall’estero Mirko Ros e Fritz Stüssi, entrambi del Politecnico di
Zurigo. I temi affrontati spaziano dalle tecniche costruttive, alla manutenzione, alle
potenzialità estetiche del materiale32. È interessante notare che in questo momento la
produzione italiana dell’acciaio tocca i vertici più elevati: nonostante ciò, nella rela-
zione conclusiva, l’industria siderurgica viene definita ancora la «Cenerentola o la
grande sconosciuta nella famiglia industriale italiana». Una condizione di cui sono
accusate proprio le università che «hanno poco a poco ridotto l’insegnamento delle co-
struzioni in acciaio» e «la concorrenza del cemento armato [che] tende a esorbitare dai
campi naturali delle proprie applicazioni per invadere quelle dell’acciaio»33.
Nel 1960 ha luogo il convegno «L’acciaio nella moderna architettura», già ricordato,
cui partecipa anche Gio Ponti. Nel 1964 si svolgono a Pisa le «Giornate italiane del-
la costruzione in acciaio», organizzate dal Collegio dei Tecnici della Costruzione in
Acciaio, in collaborazione con ACAI34. Le «Giornate» sono dedicate ai progetti ita-
liani realizzati nell’ultimo biennio e si concludono con una visita agli stabilimenti in-
dustriali. Interviene anche De Miranda, che sottolinea la sua perplessità a prendere par-
te all’iniziativa perché la «quasi totalità dei ponti, costruiti tra il 1954 ed oggi, erano
stati realizzati su [suoi] progetti e aveva il timore di non poterne mettere a fuoco vari
aspetti con una critica serena ed obiettiva»35. Un’importante testimonianza sulla cen-
tralità dell’ingegnere nella «guerra tra guelfi e ghibellini»36, combattuta tra chi sostie-
ne l’utilizzo del calcestruzzo e chi favorisce quello del metallo.
Il sintetico quadro delineato in questa rassegna offre qualche spunto per le prossime
ricerche. Nonostante la scarsa diffusione della tecnologia in acciaio sembri relegarla
in un capitolo secondario della vicenda della costruzione italiana, alcuni progetti, con-
cepiti con tecniche e materiali innovativi (come il Verbundbauweise), garantiscono
ai sistemi metallici un posto significativo nel panorama dell’ingegneria del secondo
dopoguerra37: il che dipende da diversi fattori, come la precisa esecuzione consentita
dal disegno della struttura metallica rispetto a quella in cemento, o la velocità di mon-
taggio dovuta alla preparazione dei pezzi fuori opera. Da queste osservazioni, poi, si
è profilato il ruolo egemone dell’industria siderurgica, vera protagonista di questo epi-
272
sodio, che ha tentato di diffondere l’uso dell’acciaio organizzando mostre, patrocinan-
do convegni, sovvenzionando corsi. Ma si tratta di una storia ancora in gran parte da
scrivere.
Desidero ringraziare Fabrizio e Mario de Miranda per nel gruppo Finsider, Il Mulino, Bologna 1993; Aspettai ven-
la disponibilità con cui hanno chiarito i miei dubbi. De- t’anni, in «Una città», 2011, giugno, n. 185, www.una-
vo molti degli spunti presentati in queste pagine a Mar- citta.it. Su Adriano Olivetti: S. SEMPLICI (a cura di),
ko Pogacnik e a Luka Skansi, cui va tutta la mia rico- Un’azienda e un’utopia. Adriano Olivetti 1945-1960, Il Mu-
noscenza. Infine, sono grata ad Alessandro Brodini e lino, Bologna 2001. Su rapporto tra arte e industria si ve-
Orietta Lanzarini per le utili osservazioni. da: VINTI, Gli anni dello stile industriale... cit., pp. 27-58 e
1
E. N. ROGERS, L’acciaio nella moderna architettura, in At- pp. 106-113. Sull’editoria d’impresa rimando a:
ti del Collegio regionale lombardo degli architetti, 3 marzo www.houseorgan.net.
11
1960, ora in E. N. ROGERS, Architettura, misura e gran- L’affermazione è in F. DE MIRANDA, L’acciaio nella
dezza dell’uomo, a cura di S. Maffioletti, Il Poligrafo, Pa- costruzione dei ponti per le Autostrade, in «Acciaio e Co-
dova 2010, vol. II., pp. 719-725. struzioni metalliche», 1956, n. 6, pp. 273-279.
2 12
Tra le ricerche in questo ambito ricordo: M. ZORDAN, I. DONISELLI, Fabrizio De Miranda, ponti e strutture, in
L’architettura dell’acciaio in Italia, Gangemi, Roma 2006; «Acciaio e Costruzioni metalliche», 1994, n. 5; G. ME-
ID., Acciaio e industrializzazione: analisi di alcune singolari NEGHINI, Fabrizio De Miranda nella storia dei ponti in accia-
sperimentazioni del secondo Novecento italiano, Gangemi, io, tesi di laurea, relatore: E. Siviero, Università Iuav,
Roma 2012. Venezia, 1997-1998; M. ZORDAN, Il contributo di Fabri-
3
F. DE MIRANDA ed E. RAPETTI, Considerazioni eco- zio De Miranda alla costruzione metallica nel secondo Nove-
nomiche sulle costruzioni in acciaio, in «Acciaio», 1960, n. cento in Italia, in Ingegneria italiana, numero monografico
12, pp. 3-11. di «Rassegna di architettura e urbanistica», a cura di T.
4
Nell’ambito della ricchissima bibliografia sulla storia Iori, S. Poretti, 2007, nn. 121-122, pp. 149-158. Si ve-
della siderurgia italiana, in questa sede rimando a: M. da inoltre: Studio De Miranda Associati: Cinquant’anni di
BALCONI, La siderurgia italiana (1954-1990). Tra control- progetti in acciaio. Intervista al prof. Fabrizio De Miranda, a
lo pubblico e incentivi del mercato, Bologna 1991. Sull’accia- cura di I. Paoletti, in «Acciaio e Costruzioni metalli-
io nell’ingegneria: W. NICODEMI ET AL., Il ruolo del- che», 2009, n. 1, pp. 83-86.
13
l’acciaio nella rivoluzione industriale, in Storia dell’Ingegneria. M. POGACNIK e L. SKANSI (a cura di), Atlante del-
Atti del Secondo Convegno Nazionale, (Napoli, 7-9 aprile l’architettura italiana degli anni ’50 e ’60. Figure, forme, tecniche
2008), a cura di S. D’Agostino, Napoli 2008, tomo I, costruttive, scheda 326, atlante.iuav.it.
14
pp. 145-154. www.aising.it. POGACNIK e SKANSI, Atlante dell’architettura cit.,
5
Sul rapporto tra autarchia e costruzione: S. PORETTI, scheda 325.
15
Architettura e costruzione: l’influenza dell’autarchia nel mo- F. DE MIRANDA, Il viadotto Coretta sull’Autostrada del
derno italiano, in «Parametro», 2003, nn. 246-247, pp. 79- Sole, in «Acciaio», 1960, n. 12, pp. 1-7. Sull’Autostra-
81; ID., Modernismo e autarchia, in G. CIUCCI e G. MU- da del Sole: T. IORI, L’Autostrada del Sole, in Storia del-
RATORE (a cura di), Il primo Novecento, Electa, Milano l’Ingegneria. Atti del Primo Convegno Nazionale, (Napoli,
2004, pp. 442-476. 8-9 marzo 2006), a cura di A. Buccaro et al., Napoli
6
BALCONI, La siderurgia italiana (1954-1990) cit. 2006, tomo I, pp. 1133-1142. www.aising.it.
7 16
La definizione è adottata in E. ROSSI, Settimo: non ru- S. PORETTI, Un tempo felice dell’ingegneria italiana. Le
bare, Bari 1962, cfr. BALCONI, La siderurgia italiana grandi opere strutturali dalla ricostruzione al miracolo economi-
(1954-1990) cit., p. 79. co, in «Casabella», 2005-2006, nn. 739-740, pp. 6-11.
8 17
P. MAILLARD, Rapport de la division de l’acier de la Com- C. CESTELLI GUIDI, F. DE MIRANDA e C. PEL-
mission économique pour l’Europe, in «Politique étrangère», LEGRINO GALLO, Il progetto del viadotto sul fiume Lao del-
1950, n. 2, vol. 15, pp. 234-240, www.persee.fr. l’Autostrada Salerno-Reggio Calabria, in «Acciaio e Co-
9
La definizione è in R. MARCHAND, Creating the cor- struzioni metalliche», 6, 1965, pp. 454-458.
18
porate soul. The rise of public relations and corporate imagery in Sulla sopraelevata di Genova: F. DE MIRANDA, La
American big business, University of California Press, Ber- strada sopraelevata di Genova e sue caratteristiche di progetto, in
kley 1998. Sul caso italiano: C. VINTI, Gli anni dello sti- «Acciaio e Costruzioni metalliche», 5, 1965, pp. 362-
le industriale 1948-1965, Marsilio, Venezia 2007. 363. Sulla sopraelevata San Lorenzo cfr. POGACNIK e
10
Su Gian Lupo Osti rimando a R. RANIERI, G. L. SKANSI, Atlante dell’architettura cit., scheda 328.
19
OSTI, L’industria di Stato dall’ascesa al degrado. Trent’anni F. DE MIRANDA, Il ponte strallato sull’Arno a Firenze
273
in località all’Indiano, in «Acciaio e Costruzioni metalli- ciaio e Costruzioni metalliche», 1963, n. 6, pp. 303-314.
che», 1978, n. 6, pp. 3-7. Sulle implicazioni economiche ed estetiche del Firth of
20
F. DE MIRANDA, Aspetti fondamentali della costruzione Fourth Bridge rimando alla lettura di M. BAXAN-
mista acciaio-calcestruzzo, in «Acciaio», n. 1, 1960. La bi- DALL, Forme dell’intenzione. Sulla spiegazione storica delle
bliografia degli scritti di De Miranda sulla costruzione opere d’arte, Einaudi, Torino 2000.
28
mista è molto vasta: in questa sede mi limito a ricordare Le costruzioni metalliche e le facoltà di ingegneria, in «Ac-
F. DE MIRANDA, Ponti a struttura d’acciaio, Cisia, Mila- ciaio e Costruzioni metalliche», 1952, n. 4, pp. 30-32.
29
no 1971. V. AFFER, I nuovi padiglioni metallici alla fiera di Milano
21
De Miranda sostiene che la sua concezione struttura- 1949, in «Acciaio e Costruzioni metalliche», 1949, n. 2,
le prevede «l’assenza di manierismi» e «un giusto equi- pp. 15-18.
30
librio tra mezzi e fini dell’architettura», citando come Il padiglione dell’acciaio alla IX Triennale di Milano, in
summa di questo pensiero il libro di Pier Luigi Nervi, «Acciaio e Costruzioni metalliche», 1951, n. 5, pp. 16-
Costruire correttamente, pubblicato nel 1955. Cfr: Studio 17.
31
De Miranda Associati: Cinquant’anni di progetti in acciaio... Il II salone internazionale della tecnica a Torino, in «Accia-
cit., in particolare p. 86 per le parole tra virgolette. io e Costruzioni metalliche», 1952, n. 4, p. 38; Al II sa-
22
«Casabella», 1933, nn. 8-9. lone internazionale della tecnica a Torino, in «Acciaio e Co-
23
Il progetto della casa a struttura d’acciaio è pubblica- struzioni metalliche», 1952, n. 6, p. 24.
32
to in «Casabella», 1933, nn. 8-9, pp. 5-13. Si veda an- Gli atti vengono pubblicati su «Costruzioni metalli-
che: R. VITTORINI, La struttura metallica nella costruzio- che», a partire dallo stesso anno.
33
ne moderna in Italia, in «Rassegna di architettura e urbani- Le parti tra virgolette sono riprese dall’editoriale in
stica», 1994-1995, nn. 84-85, pp. 132-142. «Acciaio e Costruzioni metalliche», 1954, n. 6, pp. 3-
24
«Acciaio e Costruzioni metalliche», 1949, n. 3, pp. 17.
34
2-3. Notiziario, in «Acciaio e Costruzioni metalliche»,
25
F. DE MIRANDA, Sessant’anni di esperienza nella proget- 1964, n. 4, pp. 222-226.
35
tazione e costruzione di ponti e strutture, intervista in occa- F. DE MIRANDA, Progetti e realizzazioni italiane dei mo-
sione del convegno presso l’Ordine degli Ingegneri del- derni ponti in acciaio, in «Acciaio e Costruzioni metalli-
la provincia di Potenza, 20 novembre 2010. Pubblica- che», 1964, n. 6, pp. 307-337.
36
zione curata dallo studio De Miranda e associati, Milano L’espressione è stata utilizzata da Fabrizio De Miran-
2010. da durante un’intervista del 24 luglio 2012 curata dal-
26
F. STÜSSI, Leonardo da Vinci als schöpferische Persönli- l’autrice.
37
chkeit, in «Schweitzerisches Bauzeitug» e poi pubblica- L’idea viene espressa da Poretti che sottolinea l’alto
to come monografia a partire dal 1959. profilo delle ricerche condotte in Italia che hanno per og-
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F. DE MIRANDA, Questioni centrali sul problema delle getto la costruzione metallica: S. PORETTI, Introduzione,
grandi luci e sul processo evolutivo del ponte metallico, in «Ac- in ZORDAN, L’architettura dell’acciaio in Italia... cit., p. 10.
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Fabrizio de Miranda’s bridges
I n 1960, during the “L’acciaio nella moderna architettura” (Steel in modern archi-
tecture), conference organized in Milan, Ernesto Nathan Rogers claimed that a di-
alogue between architects and engineers was necessary for what concerned steel tech-
nology. Rogers retraced the evolution of the metal construction systems by mentioning
a number of cases that he considered paradigmatic: the Chrystal Palace, the Tour Eif-
fel, the Golden Gate, a series of design projects by Mies and Philip Johnson and, final-
ly, the works by Konrad Wachsman and by Buckminster Fuller. The architect did
not mention any Italian examples - his silence might reveal that the development of
these techniques in Italy was of little consideration. Rogers’s contribution gave us the
chance for a further check: the aim of this paper will examine the debate on metal con-
struction that was carried out in the twenty year time that took place in the second post-
war period. Secondly, some design projects will be analysed as well, with a special fo-
cus on Fabrizio de Miranda.
At the beginning of the 1970s, there were just twenty civil buildings whose load-bear-
ing structures were made of metal and, even during the following years, very few ex-
amples added. The little fortune of metal building in Italy can be firstly explained by
the ups and downs of the Italian steel industry, largely spoilt by the consolidation of
autarchic policies, which banned the usage of metal. The recovery, as we know, was
due to the plan by Oscar Sinigaglia, by then president of Finsider - a company of the
IRI group taking over ILVA, Cornigliano and Dalmine companies from the banks.
The plan obtained funding from the Marshall Plan and aimed at creating a single in-
tegrated steel making industry.
With regard to the design projects, the Italian history of metal construction can be nar-
rated through the great infrastructures and, above all, the construction of bridges. In
this sector stands out the name of Fabrizio de Miranda, author of about a hundred es-
says and ten or so books regarding this topic. The evolution of his work - from the bridge
on river Chiese, the first Italian bridge where the steel-concrete mixed system was used,
to Coretta (1959-1960) and Lao (1965-1966) viaducts, until the Indiano bridge of the
Florence motorway (1972-1978) - thus summerizing the multiple stages in the devel-
opment of metal construction in Italy.
The above mentioned examples are a clear evidence of the fact that mixed construc-
tions made of steel and concrete characterized De Miranda’s work. Since this charac-
ter was so important, it may seem that this technology symbolized the way metal con-
structions were adopted in Italy. The engineer - according to his statements - preferred
this technique due to its economic, static and aesthetic convenience.
He also claimed that he had a self-taught approach towards the study of metal construc-
tion, by reading books on metallurgy and construction techniques. Nevertheless, his
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approach was made more concrete thanks to personalities - such as Fausto Masi, Giulio
Krall, Vittorio Zignoli, Charles Massonet, Fritz Stüssi. He then met some personali-
ties - that he met later on. These were experts in the field of metal construction - but not
only - who, thanks to their teaching activity and publications, contributed to create a
library of specialist texts. The fundamental books to learn about steel technology can
be pinpointed by analysing what these engineers wrote. Some magazines - often fund-
ed by the steel industry- should be included as well, as “Costruzioni metalliche”.
It is worth remembering a number of events, which were not just mere occasions for
the promoters of metal construction to meet, but it was there that the state-of-the-art of
the Italian research could be compared with the European framework - some of the
most important ones were: 1951 IX Triennale housing the photo exhibition entitled
“Acciaio nell’architettura industriale” (The usage of steel in industrial architecture);
the “Salone internazionale della Tecnica” (International Technology Show), housing
an exhibition of the publications curated by ACAI (1952); the “Primo convegno
nazionale della costruzione metallica” (First national conference of metal construction),
which took place in Milan (1954); the “L’acciaio nella moderna architettura” (Steel
in modern architecture), conference, organized in Milan, which saw the participation
of Ernesto Nathan Rogers and Gio Ponti (1960); the “Giornate italiane della
costruzione in acciaio” (Italian days of steel construction, 1964).
Thanks to the picture that has been reconstructed in these pages, it is possible to show
the indissoluble bond between steel structures and steel industry. It is finally evident
how the research regarding metal construction - even though its little fortune in the field
of design - has influenced the initiatives and the discussions that took place between
1950 and 1970, thus enriching the debate on modernity.
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© 2013 UMBERTO ALLEMANDI & C. SPA, TORINO
FINITO DI STAMPARE NEL MESE DI GIUGNO 2013
PER I TIPI DELLA SOCIETÀ EDITRICE UMBERTO ALLEMANDI & C.
L’intreccio quasi virtuoso di architettura e ingegneria illumina
di una luce particolare un periodo di per sé unico nella storia
italiana: gli anni cinquanta e sessanta del Novecento.
Questo testo lo affronta attraverso lo sguardo di studiosi
affermati e di giovani ricercatori dei Politecnici di Torino e
Milano, dell’Università di Udine, di Roma3 e dello IUAV di
Venezia, che lavorano su documenti e disegni inediti.
Quello degli anni cinquanta e sessanta fu anche un boom di
tecniche costruttive e figure strutturali ma soprattutto di
progettisti (come Pier Luigi Nervi, Riccardo Morandi, Sergio
Musmeci, Carlo Mollino, Angelo Mangiarotti, Bruno
Morassutti, Aldo Favini, Luigi Moretti, Antonio Migliasso,
Roberto Guiducci, Giulio Pizzetti, Gustavo Colonnetti,
Mario Salvadori, Silvano Zorzi, Giorgio Dardanelli, Franco
Levi, Fabrizio de Miranda). Professionisti e intellettuali che
tra umanesimo liberale ed economia sociale d’impresa, negli
anni dell’ENI di Mattei, della Olivetti, della Fiat, della Pirelli
di Castellani, della Alfa Romeo di Luraghi, tra Torino,
Ivrea, Milano, Roma, New York, Montreal, San Paolo
e Buenos Aires, contribuirono a ricostruire con il paese anche
la sua immagine nel mondo.
ISBN 978-88-422-2240-8
€ 25,00