Apocalisse PDF
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Presentazione
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giche fondarnemali7 le que.‐¡lioni inorenti alla composizione &, Annotazioni di carattere tecnico
infine… la storia della sua trasmissione.
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La traslitterazione
La lraslitterazione dei termini (Abraici e greci ¿&
s l a t a falta c o n
criteri adottali in ambilu ucvauimnivu e quindi 11011 c o n riferi‑
m e n t o alla pronuncia del vocaholo. lña alii0quivulenza formale
fra caratteri ebraici () grcci e caratlcri lalini.
ANNOTAZIONI 6
Lºapprofondimento liturgico
Redatt0 sempre dal medesimo autore ‐ Gaetano Comiati ‑
rimanda ai testi biblici come proposti nei Lezionari italiani7
quindi nella versione CEI del 2008.
APOCALISSE
Introduzione, traduzione e commento
a cura di
Claudio Doglio
Revisione scientíñca di
Marida Nico/aci
tre ha dato origine all,aggettivo <<apocalittico», usato dain studiosi segnata soprattutto dalla problematica ecclesiale: al donatista
modemi per indicare un particolare genere letterario, una mentalitá Ticonio & da attribuire un importante commentario (da noi co‑
religiosa e un vasto insieme di testi canonici e apocriñ. Purtroppo, nosciuto solo attraverso le citazioni dei posteri) che fece scuola
pero, e stato spesso frainteso edeformato: infatti, i lettori medievali e per lºesegesi latina, anche perché vi attinse molte ¡dee Agostino,
modemi, non comprendendo piu il valore simbolico delle immagini il quale tuttavia non affrontó mai il commento di tutta l'Apo‑
e interpretando alla lettera le descrizioni catastroñche, hanno fatto calisse.
di <<apocalisse» un sinonimo di cataclisma, enorme disastro, line del 11libro dellºApocalisse chiude il canone delle Scritture e rias‑
mondo. Perció, nel corrente linguaggio giornalistico o cinematogra‑ sume simbolicamente Pintera rivelazione bíblica proponendo una
ñco, la parola ha conservato questo signiñcato distorto ed erroneo. complessa rilettura cristiana dellºAntico Testamento. Lºevento di
In Egitto e in Occidente lºApocalisse fu sempre accolta come Gesú e stato, infatti, interpretato dalla comunitá apostolica con i
libro canonico; le opposizioni furono minime e insignificanti. Nelle testi delle Scritture, ma a loro volta queste pagine bibliche sono
Chiese orientali, invece, dopo un primo momento di pacifica acco‑ state comprese in modo piu profondo alla luce della persona e
glienza, soprattutto nel suo ambiente originario, nell*Asia Minore, della vicenda del Messia. Lºultimo libro del Nuovo Testamento,
si ebbe un lungo periodo di incertezza e di discussione. perció, si presenta come la rivelazione offerta da Gesú Cristo suse
La caríca combattiva che lºApocalisse contiene, soprattutto stesso: ovvero il grande annuncio dell'intervento definitivo di Dio
come crítica spietata del potere corrotto, fu di grande aiuto alle attraverso la presenza potente e operante del Signore risorto nelle
comunitá cristiane nei tempi difficili delle persecuzioni, quando dinamiche storiche sino al compimento finale.
era chiaro chi fosse il nemico oppressore; ma con la svolta costan‑
tiniana la letteratura apocalittica ritornó a essere appannaggio di Storia degli effetti _
minoranze.Allºinizio del IV secolo 17Apocalisse cominció a essere Enorrni e variegati sono stati gli inñussi prodotti dallºult1mo
usata in modo intensivo da movimenti ereticali, soprattutto da sette libro bíblico. Soprattutto il pensiero catastroñco ha impressionato
millenariste in polemica con la grande Chiesa. E per questo che il i lettori fin dall,antichitaz lºannuncio del grande capovolgimento,
testo di Giovanni divenne sospetto e alcuni autori ecclesiastici si la spietata critica al potere tirannico e la promessa di un mondo
impegnarono a ridimensioname l'importanza. nuovo hanno offerto nel corso dei secoli un patrimonio di ¡dee edi
Anche sefin dagli inizi esercitó un significativo inñusso lettera‑ immagini a un”inñnitá di gruppi e movimenti, cristiani ed eretici,
río e teologico sugli scrittori cristiani, solo nel VI secolo comparve religiosi e laici.
in Oriente un commento completo all,Apocalisse, che pero non Al contrario, la concezione bizantina della Chiesa ha valorizza‑
ebbe un grande influsso, in quanto opera di Ecumenio, che non to nellºApocalisse soprattutto le immagini di signoria divina e di
accettava il concilio di Calcedonia; tuttavia fu seguito, alla fine attualizzazione liturgica: le grandi ñgure del Cristo Pant0krátór
dello stesso secolo, da Andrea, vescovo di Cesarea, che compose (<<onnipotente»), che dominano le antiche chiese in Oriente e in
il commento classico della tradizione bizantina. In Occidente, in‑ Occidente, rivelano una ecclesiologia influenzata dallºidea della
vece, il commento piu antico a noi pervenuto e opera di Vittorino, <<cittá di Dio» gia presente nellºimpero divenuto cristiano. lnoltre,
vescovo di Partovium (Ptuj in Slovenia), che mori martire sotto nelle situazioni storiche di conñitto, lºApocalisse fu ripresa come
Diocleziano verso il 304 d.C. strumento di consolazione che offre la garanzia divina della vittoria
Grande accoglienza e interesse trovó 1ºApocalisse nella pro‑ del regno cristiano sui vari nemici che si presentano: Persiani e
vincia dºAfrica, centro della teología latina tra il II e il IV secolo, Arabi, Vandali e Visigoti, Unni e Normanni.
[NTRODUZIONE 12 13 [NTRODUZIONE
Con queste sfumature il libro di Giovanni ha ispirato le arti ñ‑ sente ¿:irrimediabilmente corrotto; 2) solo un decisivo intervento di
gurative: nelle miniature dei grandi codici come in complessi cicli Dio potrá ribaltare la situazione; 3) quando ci sará, tale intervento
pittorici, nelle sculture dei portali, nelle vetrate delle cattedrali e comporterá Feliminazione dei malvagi e4) creerá peri fedeli una
in sontuosi arazzi. Anche il mondo della letteratura ha subito un condizione di pace paradisíaca in un mondo rinnovato.
inñusso variegato e molteplice dall”Apocalisse di Giovanni, cosi La comunitá cristiana del I secolo deve avere assimilato questa
come la musica e persino lºarte cinematograñca moderna. visione della storia, dal momento che ha prodotto diversi testi di
All'intemo della “storia degli effetti” si impone, inline, un”altra tal genere? Anche lºApocalisse di Giovanni ne fa parte sia per
osservazione di rilievo teologico ed ermeneutico. Per la comunitá lºaspetto formale sia per l*impostazione teologica, perché contiene
cristiana di oggi l'Apocalisse trova il proprio posto naturale nella gli argomenti tipici e svolge la funzione determinante di consola‑
celebrazione liturgica, esattamente come al momento della sua zione: tuttavia e profondamente cristiana e ha di mira soprattutto
composizione; ¿:nella liturgia, infatti, che il testo bíblico, in quanto l'annuncio dellºevento decisivo gia avvenuto, proponendo il Cristo
parola di Dio, viene interpretato dai credenti e in questo contesto risorto come risposta divina al problema umano4.
orante produce ¡ suoi frutti migliori. Merita quindi una speciale
considerazione l*uso che viene fatto dellºApocalisse nella liturgia Lºunitá dellºopera
della Chiesa cattolica, secondo la riforma del Concilio Vaticano 11 Alla fine dellº0ttocento ha suscitato molto interesse la questione
(cfr. le ultime pagine del volume). dellºunitá dellºApocalisse: molti critici, infatti, sono rimasti colpiti
da presunte ripetizioni e incoerenze, fratture narrative e incon‑
gruenze nella formulazione delle idee teologiche. Per risolvere
ASPETTI LETTERARI simili problemi sono state fomite diverse spiegazioni ipotetiche,
nessuna pero convincente. Attualmente la grande maggioranza de‑
La questione del genere apocalittico gli esegeti non cerca piu di riconoscere varíe fonti ne' di correggere
Solo alla fine del X V I I I secolo Popera di Giovanni, il suo tito‑ lºordine dei versetti: infattí, una lettura serena del testo tramandato
lo, la sua forma letteraria e il suo contenuto furono considerati il e uno studio attento della sua struttura, della lingua e del simboli‑
prototipo di un vasto genere, che venne perció chiamato <<apoca‑ smo, inducono a sostenere che l'Apocalisse e unitaria per intento
littico». La lunga e complessa ricerca sulla questione pub essere e dottrina, per procedimenti letterari e linguaggio.
riassunta in due grandi posizioni: una haprivilegiato lºaspetto let‑
terario', mentre l“altra ha dato piu peso al fattore storico e teolo‑ Uarticolazione del libro
gicoz. Quest7ultima impostazione cerca il principio di individua‑ Prima che lo studio della struttura letteraria fosse affrontato di‑
zione dell'apocalittica in una certa corrente di pensiero che e stata rettamente, giá gli antichi commentatori avevano preso in consi‑
anche deñnita <<tradizione enochica», in quanto legata alla figura derazione il modo di procedere dellºApocalisse: si erano accorti,
bíblica di Enok. In essa, tra le altre caratteristiche, e riconoscibile infatti, del ritomo di alcune immagini e dellºinsistenza su alcuni
una particolare visione del mondo, che si puó sintetizzare con uno
schema teologíco‐letterario in quattro momenti: l) il mondo pre‑ 3Soprattutto la cosiddetta <<apocalisse sinottica» ( M t 24,1-44; Mc l3,l‐3 ¡; Lc 21,5-36)
e alcuni testi paolini (cfr. l Ts 4,16-17; 2Ts 2,1-12). Nel II secolo la comunilá cristiana ha
continuato a scrívere testi simili: lºultimo capitolo della Didaché, il Pastore di Erma, [ “ A s ‑
' Cfr. JJ. Collins, <<lntroduction: Towards the Morphology of a Genre», Semeia l4 sunzione di Isaía e l'Apocalisse dí Pietro.
(1979) 1-20. 4 Per una presentazione dell'intera questione, cfr. C. Doglio, <<Quanto apocalittica ¿:
2Cfr. P. Sacchi, L 'apocalíttica giudaíca e la sua storia, Paideia, Brescia 1990. lºApocalisse dí Giovanni?», in Ricerche Storico Bibliche 7/2 (1995) [ 0 3 ‐ l 3 5 .
[NTRODUZIONE 14 15 INTRODUZIONE
simboli. Sembra sia stato il donatista Ticonio a formulare la teoria forma di spirale ascendente, che ripropone in molti modi il mede‑
della <<ricapitolazione» che, secondo il venerabile Beda, era formu‑ simo messaggio cristiano: dopo un percorso in sette tappe il lettore
lata cosi: <<Nelle Scritture vengono dette delle cose che sembrano ¿:portato a contemplare un vertice, ma si ritrova di nuovo da capo
in ordine temporale o vengono narrati dei fatti che paiono continuí, ed e invitato a percorrere un altro itinerario analogo al precedente,
mentre invece il racconto riprende in modo non apparente afferma‑ in modo da approfondire il discorso e, innalzando lo sguardo, al‑
zioni precedenti che erano state tralasciate» (Lettera a Eusebio, in largare la prospettiva di comprensione.
Patrología Latina 93, 132). Tale procedimento fu comunemente Seguiamo il percorso narrativo proposto dall'Apocalisse, come
seguito per secoli nellºinterpretazione dell'Apocalisse e lºintuizione si studia la piantina di una cittá prima di visitarla. Dopo una breve
di fondo resta ancora valida. introduzione (1,1‐8), il narratore Giovanni racconta lºesperienza
Gli studiosi contemporanei, pur con diversitá di scelte e solu‑ fondante che ha dato origine al libro: l'incontro con il Cristo risorto
zioni, hanno messo a fuoco in modo coerente gli indizi presenti (1,9-20). Rivelatosi nella gloria della risurrezione,il Signore afñda
nellºopera stessa, permettendo cosi di delinearne un*omogenea al suo profeta l'incarico di trasmettere messaggi a sette comuni‑
struttura dºinsieme. tá cristiane che vivono in cittá dell'Asia Minore: con lo stesso
Evidente ¿ la presenza di un prologo (1,1‐8) e di un epílogo schema si succedono, cosi, sette lettere (2,1‐3,22), che esprimono
(22,6-21). Inoltre, Pintero corpo dell*opera risulta constare di due un,esperienza ecclesiale del Cristo risorto. Riunita per la celebra‑
parti, disuguali per lunghezza e contenuto: 1a'prima (1,9‐3,22) e zione domenicale, la Chiesa vive la presenza attiva del Signore,
costituita dalla visione inaugurale del Cristo risorto, che attraverso si lascia interpellare e trasformare dalle sue esigenze, ottenendone
Giovanni invia messaggi a sette Chiese dell'Asia; la seconda parte purificazione.
(4,1‐22,5) comprende, invece, lo svolgimento apocalittico vero All”inizio del capitolo 4 la scena cambia: Giovanni & convo‑
e proprio. Le difficoltá strutturali si incontrano proprio in questa cato in cielo per assistere a unºapparizione simbolica (4,1‐5,14):
seconda sezione perché essa presenta unºarticolazione letteraria contempla il trono e colui che vi siede, il Creatore dell'universo,
molto complessa, di cui 1ºelemento piú caratteristico e originale e il quale regge un libro sigillato con sette sigilli che nessuno puó
l'uso dei settenari, che svolgono una funzione chiave nella strut‑ aprire senon 1,Agnello immolato, cioé Gesú Cristo morto e risorto.
tura dell'Apocalisse. Nonostante la tendenza di molti esegeti a Da tale visione introduttiva il settenario dei sigilli (6,1‐8,1) riceve
moltiplicare la serie di sette elementi, volendo rispettare gli indizi la propria connotazione: ¡ temi della creazione e della redenzione
fomiti dallºautore, bisogna riconoscere che ¡ settenari espliciti sono sono dominanti; tutte le scene descritte sono in stretto riferimento
soltanto tre: i sette sigillí (6,1‐8,1), le sette trombe (8,7‐11,19) e al libro del progetto divino etracciano, pertanto, le lince fondamen‑
le sette coppe (16,1-21). talí della storia dellºuomo secondo l,ottica di Dio; il sigillo, segno
La scelta strutturale dei settenari sembra riñettere la divisione di proprietá e appartenenza, ritorna signiñcativamente nella sesta
religiosa del tempo in periodi di sette giorni che divenne simbolo scena (7,1-8) e dona a tutto lºinsieme l'idea che la storia appartenga
teologico per inquadrare tutta la storia. Sul modello della “settima‑ a Dio e che nella storia Dio si formi un popolo che gli appartenga.
na” iniziale (cfr. Gen 1), l,autore dell,Apocalisse propone ripetuti Un nuovo cambio di scena introduce il secondo settenario: nel
schemi simbolici per interpretare il senso della storia di salvezza, contesto di una liturgia angelica (8,2-6) vengono presentati sette
in cui Pintervento decisivo di Dio coincide con il mistero pasquale angeli con le trombe che, nella tradizione bíblica, sottolineano i
di Cristo‐Agnello, condizione indispensabile per il perfetto com‑ grandi momenti della storia di Israele; il settenari0 delle trom‑
pimento del piano. Ne risulta, pertanto, un processo narrativo in be (8,7‐11,19), dunque, ¿ caratterizzato dal tema dellºintervento
I N T R ()… l/.I()Nli 16
17 [NTRODUZIONE
salviñco di Dio nell,antica alleanza, in una dinamica dominata In sintesi, lºintero libro si presenta cosi articolato:
dagli angeli, buoni e cattivi. Le prime quattro trombe costituiscono
unºunítá letteraria omogenea e presentano i danni arrecati all,uma‑ Prologo liturgico (1,1‐8)
nitá dal mondo demoníaco (8,7‐12). La quinta tromba riprende e PRIMAPARTE: 1MESSAGGI DEL CRISTO RISORTO
sviluppa il tema delle prime quattro (9,1‐12); ma &la sesta che co‑ ‐ visione introduttiva (1,9‐20)
nosce un'ampia elaborazione di scene edi immagini per esprimere ‐ i messaggi alle sette Chiese (2,1‐3,22)
lºazione di Dio nell,economia anticotestamentaria (9,13‐11,14), SECONDA PARTE: I TRE SETTENARI
ñno al vertice del settenario, definito <<il compimento del mistero Settenario dei sigilli
di Dio» (11,15-19). ‐ visione introduttiva (4,1‐5,14)
Ció che segue riprende da capo la presentazione del mistero che ‐ apertura dei sette sigilli (6,1‐8,1)
culminerá nel terzo settenario e, come lungo proemio, possiamo Settenarío delle trombe
definirlo <<trittico dei segui» (12,1‐15,8), perché attraverso tre segni ‐ visione introduttiva (8,2-6)
(da una parte la donna e il serpente, dallºaltra gli angeli con le sette ‐ suono delle sette trombe (8,7‐11,19)
coppe), si ripropone il mistero dellºintervento definitivo di Dio Settenario delle coppe
nella storia umana per risolvere il drammatico conñitto con le forze ‐ visioni introduttive (trittico dei segni) (12,1‐15,8)
del male. Il settenario delle coppe (16,1‐21) costituisce il centro ‐ versamento delle sette coppe (16,1‐2 ])
della se2ione conclusiva dellºApocalisse e simboleggia l,evento ‐ visioni complementari al settenario ( 17,1‐22,5)
“catastroñco” decisivo, che non signiñca annientamento, bensi il Epílogo liturgico (22,6-21)
capovolgimento della situazione con la sconñtta dell”avversario e
il trionfo di Dio. La lingua e l o stile
Quindi l'ultima parte del libro (17,1‐22,5) esprime simbo‑ In traduzione il problema della lingua non si avverte, ma ¡1testo
licamente le conseguenze, negative e positive, di tale decisivo greco, caratterizzato da forme sintattiche rare o irregolari, suscita
intervento. Vengono ripresi gli schemi e i temi dei precedenti set‑ autentica perplessitá. Questa strana grammatica n o n si puó spiega‑
tenari, ma l,attenzione teologica e concentrata, anziché sull,arco re come ignoranza della lingua greca o come eñ'etto dell'influsso
intero della storia di salvezza, suun unico evento: il compimento semitico: conviene pensare, piuttosto, alla scelta voluta dallºautore
deñnitivo di questa storia. La sezione ¿:dominata da due figure di adoperare un linguaggio “greco-ebraico”, creando una specie
femminili che fondono insieme le caratteristiche della donna e di stile sacro vicino a quello anticotestamentario. E possibile che
della cittá: da una parte Babilonia la prostituta, dall*altra Gerusa‑ Giovanni scelga uno “sperimentalismo linguistico”, lanciando una
lemme la sposa. Nel passaggio dalla prima (17,1-18) alla secon‑ sñda ai suoi destinatari, con l'intento di colpire ¡ lettori e di provo‑
da (21,9‐22,5) Giovanni indica gli effetti dell'opera redentrice care un loro attivo coinvolgimento interpretativo.
e mostra la bellezza della nuova creazione resa possibile dalla Come lºaspetto grammaticale, anche lo stile risente fortemente
Pasqua di Gesú Cristo. del substrato semitico e della narrativa bíblica. ll primo dato evi‑
Lºopera si chiude con un dialogo liturgico (22,6-21), cosi come dente é lºassenza di periodi complessi con proposizíoni dipendenti:
era iníziata: con lºintervento di diversi personaggi viene ribadito le frasi infatti sono giustapposte per paratassi, secondo il modo
che allºorigine dell'Apocalisse c,e il Cristo stesso a cui la comunitá consueto in ebraico, e vengono coordinate con la ossessiva ripeti‑
¡: fortemente legata come sposa. zione della congiunzione kai (<<e»).
IN'I'R()I)UIIONE 18 l9 INTRODUZIONE
Proprio la ripetizione e lºaltro carattere dominante nello stile X I I secolo uno strumento privilegiato di teología della storia, of‑
delPApocalisse: alcune espressioni care a Giovanni ritomano con frendo buoni spunti per una sistemazione universale della storia
insistenza da un capo allºaltro dellºopera (p. es., <<Colui che sie‑ della salvezza, come dimostra il grande commento di Ruperto di
de sul trono»; <<Tribú, lingua, popolo e nazione»; <<Tuoni e voci, Deutz, abate benedettino morto nel 1129.
fulmini e terremoto»); all7interno delle stesse scene, inoltre, l'ín‑ Gioacchino da Fiore (ca. 1130-1202), proponendo di leggere
sistenza su alcune parole tematiche crea una specie di sottofondo 17Apocalisse come una profezia…riguardante il futuro, diede inizio a
concettuale che deve colpire particolarmente lºascoltatore (p. es. una nuova stagione dell'interpretazione: tale metodo, che rivalutava
nel capitolo 4 il termine <<trono» ricorre ben 14 volte). la forza polemica dello scritto giovanneo, fu accolto con entusiasmo
Un ulteriore rilievo merita il gusto per le composizioni ordinate negli ambienti religiosi che sognavano una riforma della Chiesa. Si
e schematiche: ¡ settenari ne sono la prova piu evidente, ma anche impose, cosi, l'idea che lºApocalisse preveda la storia universale e
altre sezioni minori sono strutturate secondo modelli che si ripetono il suo uso contro le autoritá corrotte si diffuse rapidamente nell'am‑
piu volte. Piu che di banale ripetizione, conviene parlare di auten‑ biente degli <<spiritualí», facendo del libro un autentico “best-seller”
tica rañinatezza di stile, giacché con pochi ritocchi l”autore riesce del Duecento. Con tale principio ermeneutico la fantasia di molti
a intessere pregevoli variazioni sul tema: gli accordi fondamentali esegeti si sbizzarri, trovando nell'Apocalisse le previsioni di tutti ¡
infattí ritomano piacevolmente in tutta lºopera e ogni idea viene fatti storici accaduti fino a quel tempo, facendo presto degenerare
ripresa e approfondita gradualmente, passando di scena in scena. il movimento in polemica antipapale5, ñno allºuso esasperato in
ll genere apocalittico, inoltre, ha le sue esígenze e anche Gio‑ chiave anticattolica da parte dei riformatori del X V I secolo.
vanni adotta i principi formali di questa letteratura; eppure, se In reazione alle eccessive fantasie di queste interpretazioni si
confrontata con altre opere analoghe, 1”Apocalisse risulta imme‑ sviluppó alla fine del Cinquecento un altro metodo detto <<esca‑
diatamente piu sobria edequilibrata, decisamente meno prolissa e tologico», secondo cui l'Apocalisse tratterebbe degli eventi ñnali
noiosa. Soprattutto la capacita evocativa merita ammirazione, pro‑ della storia, senza nulla dire della fase intermedia, maprofetizzando
prio perché le scene grandiose dellºopera sono, in genere, delineate la futura line del mondoº. Un'altra reazione letteraria portó alcu‑
semplicemente, con pochissimi tratti e rapidi accenni (cfr. 6,9-11: ni studiosi7 a riconoscere nell%pocalisse i riferimenti alla storia
quinto sigillo); laddove, invece, lºautore si dilunga in descrizioni contemporanea al suo autore, cioé alle difñcoltá incontrate nel ]
e spiegazioni, inevitabilmente lo stile decade (cfr. 9,1‐11: quinta secolo dalla giovane Chiesa cristiana nei confronti del giudaismo e
tromba). dell*impero romano. Questo metodo si impose nella critica moder‑
na, divenendo il comune presupposto ermeneutico per interpretare
le visioni apocalittiche di Giovanni.
LINEE TEOLOGICHE FONDAMENTALI Tuttavia il valore profondo dellºopera non puó ridursi a un rias‑
sunto simbolico ed enigmatico di fatti contemporanei: lºinteres‑
Le interpretazioni medievali e moderne
Puó essere utile, per comprendere il messaggio dellºApocalisse,
5A questa interpretazione dell'Apocalisse si associa anche Dante Alighieri in diversi
ripercorrere brevemente alcuni momenti della storía delPinterpre‑ passi della Divina Commedia: cfr. Inferno 19, 106-11l; Purgatorio 29, 64‐105; 32, 109-160.
tazione del testo. Nel periodo della lotta per le investiture e della ll metodo fu consacrato come legittimo dal commentario del francescano Nicoló di Lyra
( 1329), professore dí teología a Parigi.
riforma gregoriana, 1,Apocalisse divenne di forte attualitá per la º Iniziatore di questo metodo esegetico fu il gesuita spagnolo Francisco de Ribera ( 159l ),
sua tematica di scontro tra la Chiesa e il potere, per diventare nel seguito da molti commentatori scolastíci, tra cui il famoso Cornelius a Lapide (1625).
7Il primo sembra essere stato il dotto gesuita Luis de Alcázar (16l4).
INTRODUZIONE 20 21 INTRODUZIONE
se storico dell“autore ¿:piú generale e, soprattutto, piú teologico. rico. Infatti, i simboli proposti nell'Apocalisse sono elaborazioni
Alcuni studi recenti hanno perció riportato Pattenzione sullºintera letterarie che, per venir comprese correttamente, devono essere
storia della salvezza, secondo la riñessione seguita dai commenta‑ spiegate nell”ambito della mentalitá bíblica da cui traggono ori‑
tori patristici e medievali. La riñessione simbolica sul passato della gine. Uesempio piú tipico riguarda gli sconvolgimenti cosmici dí
storia bíblica non deve, tuttavia, trascurare Pattenzioneal momento cui lºopera spesso parla: servono per evocare simbolicamente il
presente e lºattesa del compimento futuro: una simile visione si cambiamento radicale operato dall”intervento divino nella storia,
realizza proprio nellºambiente liturgico e deriva dall,impegno er‑ masenon si comprende tale valore simbolico, si ñnisce per legger‑
meneutico delle Scritture. LºApocalisse si puó cosi qualiñcare come vi tremende minacce e far si che il termine <<apocalisse» divenga
la divina spiegazione del senso profondo della storia. sinonimo di <<grande disastro».
Inñne, l'attenzione alla concreta situazione storica della sua
Alcuni criteri necessari comunitá attira fortemente 1*interesse dellºautore che non intende
Per tracciare una sintesi del messaggio teologico dell*Apocalisse fuggire in un mondo di sogno, bensi scrivere in forma di visioni
& necessario precisare alcuni criteri interpretativi che ne determi‑ lºannuncio evangelico sul senso della storia dellºumanitá. Questo
nano la comprensione. criterio permette di superare l”interpretazione dellºApocalisse come
Anzitutto, bisogna riconoscere che lºopera, rivolta a una co‑ previsione dei futuri eventi storici e anche come semplice annuncio
munitá cristiana che crede nella vittoria di Gesú Cristo, ha avuto del compimento ñnale: infatti, partendo dalla situazione storica
origine in stretto rapporto con la celebrazione liturgica d e ] mistero e concreta del suo tempo, lºautore orienta la riñessione al senso
pasquale. Non si tratta, infatti, della composizione di un individuo generale e teologico della storia, che trova nell'evento pasquale di
isolato e sognatore, distaccato dal mondo e fuori dal tempo; non & Gesú Cristo il proprio centro di comprensione.
neppure un testo esoterico che miri a informare un circolo segreto di
iniziati. LºApocalisse rappresenta, piuttosto, 1ºimpegno ecclesiale Centralitá del mistero pasquale di Cristo
di formare una mentalitá autenticamente “cristiana”. Tenendo ñsso lo sguardo sia sul Cristo glorioso sia sulle diffi‑
In secondo luogo, é necessario valorizzare l'uso delle Scritture, coltá attraversate dalla sua comunitá, Giovanni si impegna a pre‑
in quanto costituisce lºazione fondamentale che la comunitá compie sentare nellºApocalisse il ruolo che Gesú svolge attualmente nella
nella celebrazione liturgica. La complessa e faticosa operazione di storia (1,5). 11Risorto ¿:considerato il mediatore accreditato presso
rilettura bíblica vuole far comprendere gli antichi testi come rea‑ Dio della nuova ed eterna alleanza, stabilmente sancita nella sua
lizzati in Gesú Cristo: si tratta di “profezia” che espone l”autentico risurrezione, punto di riferimento oggettivo per tutti coloro che
pensiero di Dio, colto pienamente nella rivelazione del Messia. Ma credono in lui e fonte dei beni escatologici che Dio intende conce‑
lºApocalisse non adopera citazioni dirette dellºAntico Testamen‑ dere: intronizzato alla destra del Padre, il Cristo ha assunto il potere
to, bensi lo ripropone con reminiscenze e allusioni, sempre in un universale ed ¿:attualmente colui che regge le sorti del cosmo, no‑
processo di re-interpretazione. L'autore usa, infatti, i testi biblici in nostante le prepotenze di molti sovrani terreni e gli attacchi delle
modo tematico e sfumato, come un “grande codice” da cui estrae forze demoniache.
materiale antico per dire un messaggio nuovo. La forte esperienza che Giovanni ha fatto in un giorno di dome‑
Un altro criterio interpretativo decisivo ¿:costituito dall'uso nica (1,9-20) apre Popera e da tale incontro deriva allºautore l'inca‑
costante del simbolismo fantastico, a differenza, per esempio, di rico di comunicare il mistero decisivo della risurrezione di Cristo.
quanto accade nel quarto vangelo dove i <<segni» sono di tipo sto‑ [ J i d e a centrale dell”Apocalisse si comprende nella grandiosa scena
[NTRODUZIONE 22 23 INTRODUZIONE
che introduce 1,Agnello nel capitolo 5: di fronte allºumanitá impo‑ per ripetere lo stesso trionfante annuncio di una salvezza gia rea‑
tente si presenta il Cristo vincitore, l”unico capace di aprire il libro lizzata nel presente: <<La salvezza appartiene al nostro Dio seduto
con ¡ sette sigilli, perché ha accolto perfettamente il piano di Dio sul trono e all'Agnello» (7,10); ((E venuto il regno universale del
fino & essere ucciso. Signore nostro e del suo Cristo» (11,15); <<Ora si e realizzata la
Riflettendo sui testi biblici alla luce del mistero pasquale, Pauto‑ salvezza, la potenza e il regno del nostro Dio e il potere del suo
re ne ricava un messaggio fondamentale: Pintervento escatologico Cristo» (12,10); <<Ha instaurato il suo regno il Signore, il nostro
di Dio, preparato e promesso da secoli, si & compiuto nel Messia Dio, FOnnipotente» (19,6).
Gesú; con lui si &instaurato il regno di Dio ed ¿:iniziata l'ultima La comunitá cristiana, aperta alle genti di tutta la terra, costi‑
e decisiva fase della storia. Proprio in questa fase e in corso la tuisee ñn dºora la moltitudine innumerevole di coloro che traggono
salvezza per la comunitá che sta leggendo il libro: perció il lettore origine dalla passione del Cristo e nel battesimo hanno lavato le
viene coinvolto nel testo e invitato a una continua attualizzazione, loro vesti rendendole candide con il sangue dell,Agnello (cfr. 7,14);
con lo scopo di aderire perfettamente allo stile di Colui che ha vinto ora sono giunte le nozze dell,Agnello e il nuovo popolo dei redenti
il grande scontro in quanto Agnello immolato. e come una donna pronta per essere finalmente sua sposa (cfr. 19,7;
Il ruolo del Cristo risorto ¿:centrale anche in rapporto alle figure 21,9). Ma lºevento passato della Pasqua di Cristo si realizza nel
angeliche, molto numerose nell'Apocalisse, in quanto derivate dal presente, con lºimpegno dei cristiani, e si compirá in pienezza per
genere letterario apocalittico. Da una parte sono presenti gli angeli tutti i popoli nel futuro, con la parusia ñnale.
fedeli ministn' di Dio, che con il ruolo di mediatori stanno a signifi‑ Tre sono i principali schemi simbolici con cui [*Apocalisse pre‑
care il contatto divino con il mondo terreno: costoro dipendono dal senta lºopera del Cristo nell,intero arco della storia. Anzitutto, lºim‑
Figlio dell'uomo (1,16), celebrano la gloria dell”Agnello (5,11-12) magine del Messia <<vincitore», che riprende il tema giudaico della
e riñutano per sél'adorazione (19,10; 22,8-9). Dall”altra parte sono guerra messianica nella speranza di una valida guida, capace di
determinanti le figure degli angeli ribellí (12,7): infatti, secondo una combattere gli oppressori del suo popolo: Giovanni la reinterpreta
dottrina diffusa nel giudaismo precristiano, almeno in parte condivisa come vittoria sul male, in grado di instaurare il regno di Dio sulla
dall'autore dellºApocalisse, la corruzione del mondo veniva spiegata terra. Lºaltro elemento cardine si riconosce nel modello dell'eso‑
con la ribellione di alcuni angeli, la loro caduta e la conseguente azio‑ do, che serve per descrivere lºevento salvifico come giá compiuto
ne negativa contro gli uomini (8,8.10; 9,1; 12,4.9.10.13). Solo un in‑ nell'esodo/liberazione di Gesú dal mondo dei morti e come ancora
tervento di Dio potrebbe porre rimedio a questa universale situazione in via di compimento per lºumanitá che accetta di seguirlo. lnñne,
di male: di fatto molte scene dellºApocalisse, presentando la sconñtta lo schema della testimonianza presenta Gesú come il garante cre‑
e lºannientamento di questo esercito demoníaco (19,20; 20,3.10), dibile everitiero di Dio: egli, pero, afñda ai suoi seguaci il compito
alludono agli effetti del mistero pasquale di Cristo, grazie al quale il di continuare la sua opera con un totale coinvolgimento personale,
principe di questo mondo ¿:stato gettato fuori (cfr. GV 12,31). partecipando cosi alla Vittoria dellºAgnello.
mondo? Tale novitá si sta lentamente realizzando in una continua |)ESTINATARI, AUTORE E DATAZIONE
tensione verso il compimento finale e richiede ai credenti impe‑
gno deciso ecollaborazione. Lºultima parte del libro evoca questo Come emerge dal testo stesso (1,4.11), la provincia romana
grande cambiamento mediante i símboli di due donne e due cittá, dºAsia e il colto contesto efesino rappresentano la comme stonca
immagini interscambiabili che rappresentano l”idea della <<relazio‑ in cui si trova a vivere la Chiesa dellºApocalisse, la quale,_nella
ne» come terreno decisivo dellºintervento di Dio: il profeta apoca‑ seconda meta del I secolo d.C., sperimenta molte situaziom dl con‑
littico celebra appunto l'operato del Kjri0s che ha reso possibíle llitto verso lºestemo e al suo stesso interno.
una nuova vita di relazione con Dio e con l'umanitá.
lnteressata anzitutto alla veritá di Dio, questa “profezia” apoca‑ della comunitá giovannea
l ] a m b i e n t e storico .
littica non mira aprevedere gli awenimenti futuri, quanto piuttosto Lºantica tradizione sache l'Apocalisse &nata nell*ambrto del‑
a rileggere il senso complessivo della storia: intende infatti puriñ‑ la comunitá cristiana raccolta intomo a Giovanni, riconosc1uto
care e rinnovare l*immagínazione cristiana, guidando i credenti a come testimone apostolico: essa viveva in un clima dl diffiCile
opporsi alle ideologie mondane e allºassolutizzazione del potere. convivenza con la struttura dellºimperialismo romano, soprattutto
Incoraggia, perció, la Chiesa a una testimonianza forte: di fronte di fronte al rapido sviluppo del culto imperiale che ebbe … Do‑
alla sñducia e al disinteresse afferma che per la veritá. vale la pena miziano (81-96 d.C.), il primo convinto fautore. Un altro grave
morire, proponendo una concezíone alternativa del mondo con Dio pericolo era costituito dalla cultura ellen1st1ca cnc nella zona dl
al centro. Inoltre, guardando la storia dal punto di vista delle vitti‑ Efeso aveva forti connotazioni di esoterismo magreo, responsabl‑
me, Giovanni presenta una sorta di teología della liberazione: senza le di pericolose deviazioni dottrinali dei cr1st1am, 1quah ñn1vano
prospettare una fuga dal mondo verso un sogno utopico, combatte per cedere a compromessi vergognos1 con la cultura dom1nante.
pero l'íllusione di cambiare la societé ricorrendo alla forza del Difficili rapporti la comunitá cristiana livrveva anehe con 11mon‐¡
potere e propone come autentica via di salvezza la testimonianza do giudaico, che proprio in quegli ann1 s_1 stava norgamzzando.
inerme dell,Agnello, unica capace di vincere. dopo decenni di convivenza e di equ1v001, s1grunse a un. forzato
Inñne, l'Apocalisse offre un prezioso contributo alla teología chiarimento per i giudeo-cristiani con conseguentr emargmazron1
del Nuovo Testamento, collocando il tema della vittoria messiani‑ e angherie. “ _
ca nel contesto del disegno divino per tutta la creazione, di cui il Anche all,interno della comunitá giovannea, pero, esrsteva‑
Cristo &<<il principe e il principio» (cfr. 3,14): il regno escatologi‑ no pericolose relazioni conñittuali, causate da alcun1 grupp1 m
co inaugurato dal Risorto, infatti, non é alternativo al mondo, ma contrasto tra loro. La questione principale che turba ] autore
rinnova lo stesso universo creato da Dio portando a compimento dellºApocalisse e la presenza all,intemo delle comumta cnst1ane
il piano stabilíto <<ñn dalla fondazione del mondo» (13,8; 17,8). di persone incoerenti e inclini al compromesso cl1e s1adattano
In tale prospettiva si muove il cammino coerente e coraggioso dei a tutti gli aspetti della vita pagana. ln nome dl Cristo, Giovanni
seguaci dellºAgnello, per essere comunitá <<nuova» e avere la forza combatte decisamente tale mentalitá, rimproverando le comun1ta
per <<rinnovare» il mondo. tiepide e arrendevoli. .
In tale difficile situazione lºApocalisse s1propone come opera
di nuova evangelizzazione, che trova nella celebrazrone liturglea 11
“ L'affermazione &di C.A. Bernard, Teologia simbolica, Paolíne, Roma 19842, che suo ambiente vitale, capace di illuminame il contenuto e ch1anrne
conclude la sua trattazione proprio con un interessante capítolo intitolato <<Apocalisse»
(pp. 431‐440). il senso.
ÍNTRODUZIONE 26 17 [NTRODUZIONE
Un pressante invito alla resistenza Qualche opinione discorde si trova pure tra gli antichi, ma sono
_ Affrontando la tentazione idolatrica del sincretismo, 17Apoca‑ casi rari e non molto signiñcativilº. La crítica moderna, invece,
lisse evrdenzia un pericoloso collegamento tra struttura imperiale cvidenziando differenze linguistiche e teologiche tra le opere gio‑
e benessere materiale. Troviamo nel testo riferimenti all'opinione vannee, ha elaborato una vasta gamma di ipotesi, negando lºidentitá
del <<N1colaiti» (2,6.15), i quali optano decisamente per il compro‑ tra Pautore del vangelo e quello dell'Apocalisse. E vero che tra le
messo: il profeta Giovanni invece si oppone a tale atteggiamento due opere esistono punti di divergenza, ma sono da registrate anche
mentre esorta con tutte le forze alla coerenza ed elogia la povertá
molte convergenze: infatti la filología stabilisce lºesistenza di una
come conseguenza di coraggiosa astensione dagli idoli. La sua <<lingua giovannea», la critica letteraria fa scoprire uno <<stile» gio‑
opera, pertanto, si presenta come un pressante invito alla resistenza vanneo molto personale e il confronto delle idee teologiche rivela
n e i confronti dello stile di vita del consumismo romano.
por lo meno lºesistenza di una <<scuola» di pensiero giovanneo.
Per comunicare tale messaggio alla comunitá lºautore ha scelto il Resta dunque plausibile ammettere un unico ambiente d'origine e
genere letterario apocalittico, che ai suoi tempi si presentava come una comunitá profetico‐apocalittica nella quale sono nate, in mo‑
uno strumento largamente diffuso, spesso adoperato per consolare menti diversi e con intenti e sfumature differenti, le varíe opere
[ _fedeli_ in momenti di travaglio, per spiegare il senso degli avve‑ giovannee.
mmentre per rinforzare la speranza in tempi migliori. Gli scopi L'autore dellºApocalisse manifesta una singolare autoritá nei
persegurti infatti sono la consolazione elºíncoraggiamento nonché confronti delle comunitá cristiane a cui si rivolge, dispone la let‑
la formazíone spirituale e teologica. , tura liturgica del suo scritto e non riconosce ad alcuno il diritto
Pr1mi destinatari dunque sono i membri della comunitá giovan‑ di aggiungere o togliere qualcosa alla sua opera: diñicilmente la
nea che vive a Efeso e nelle altre cittá indicate allºinizio dellºopera comunitá cristiana avrebbe accettato un libro cosi strano e difficile
stessa (1,11). Ma il simbolico numero <<sette», che evoca la tota‑ se non ne avesse stimato lºautore. Inoltre lºuso del semplice nome
litá, lascia supporre l”intento di rivolgersi a tutte le comunitá in Giovanni, senza alcuna precisazione, costituisce un significativo
genere. collegamento con l,apostolo, perché solo una persona molto co‑
nosciuta e autorevole pub permettersi di non qualiñcarsi. Neppure
<<Io, Giovanni»
si puó parlare di pseudonimia come spesso avviene per gli scritti
. Líautore si presenta ripetutamente nel corso del libro con il nome upocalittici, dal momento che lºapostolo Giovanni ¿:coevo all'opera
di Giovanni (1,1.4.9; 22,8), ma senza altre precisazioni, senon lºin‑ c difñcilmente l”ambiente efesino avrebbe accettato un testo a lui
srstenza sul ruolo di profeta (cfr. 10,11; 19,10; 22,9). I dati intemi CSÍ1'8HCO.
dungue, non sono sufñcienti a indíviduarlo chiaramente; ma la
tradmone patristica lo identifica con l'evangelista Giovanni, autore Patmos o Efeso? Nerone o Domiziano?
anche_del quarto vangeloº. La comune diffusione dellºApocalisse A proposito della data di composizione, lºopera stessa informa
ner pr1m1 tre secoli e la concorde accettazione di quest'opera da
solo sul contesto domenicale (1,10) e sulla residenza di Giovanni
partedi insigni rappresentanti della Chiesa antica costituiscono un a Patmos (1,9), isoletta rocciosa che appartiene allºarcipelago delle
dato importante anche per la questione della canonicitá. Sporadi, distante dalla costa efesina circa 100 km. Tale soggiomo
,) ., . . . . . .
] antrch1 test1mom sono: G1ustino, Dialogo con Trifone 81, 4; Ireneo Contra le
piu
…Riñutano lºidentiñcazione dell”autore di Apocalisse con l'apostolo Giovanni: un certo
_ , 1. Anche la scuola alessandr1na
eresie4, 20, l l ,' 5, 26 ' e' testrmone
' dl' uesta tr ' ' Chiesa 3, 28, 1‐2), la setta degli Alogi (Epifanio, Panaríon
( ¡ a i o (cfr. Eusebio, Storia della
stesso affermano gh scrittori latiní. q ad1Zlone e lo
5|) e Dionigi vescovo di Alessandría (cfr. Eusebio, Storia della Chiesa 7, 25).
INTRODUZIONE 28 ÍNTRODUZIONE
.")
si spiega con una condanna ai lavori forzati o, quanto meno, alla contenente il testo di Ap 1,4-7, e soprattutto del papiro di Chester
detenzione in isolamento. Beatty 111( $ “ ) della collezione di Dublino, che presenta il testo di
Le antiche testimonianze patristiche collocano questa condan‑ Ap 9,10‐17,2, parte centrale di un codice cost1tu1to datrentadue fo‑
na verso la ñne del regno di Domiziano (anni 81-96)“; ma alcuni gli. Alla ñne dei libri neotestamentari l'opera_d1Giovanni compare
studiosi moderni riñutano la data tradizionale e ípotízzano come nei piu autorevoli codici onciali'3: nel Sinaitico ('N) del IV secoloz
periodo piú probabile quello della crisi neroniana, che va dalla ncll”Alessandrino (A) e in quello di Efrem riscritto (C) entramb1
prima persecuzione anti-cristiana nel 64 alla caduta di Nerone del V secolo. Tale ininterrotta trasmissione del testo greco or1gmale
nel 68, con la conseguente crisi e il rapido succedersi di quattro conferma la comune e antica accoglienza dell'Apocahsse.
imperatori'º. In ogni caso, é difficile immaginare nellºambiente e Tra tutti questi documenti la tradizione che sembra aver conserva‑
nella situazione di Patmos la reale stesura dell'opera apocalittica. to il testo migliore &quella rappresentata dai codici onc1ah Alessan‑
Il dramma del conñno ha offerto lºambientazione propizia per la drino (A) ed Efrem riscritto (C); ¿:questa la tradiz¡one che in genere
riflessione cristiana sul senso della storia, ma quando scrive la sua viene seguita per le edizioni critiche. Molte piccole varianti della
opera lºautore non si trova piu sull,isola. tradizione manoscritta sono dovute allo strano greco dell Apocahsse
Pertanto, conviene distinguere due date: quella dellºesperienza e sono tutte spiegabili facilmente con lºintento dl correggere la lingua
mistica a Patmos e quella della composizione letteraria. Possiamo ()di migliorarla: le varianti di rilievo sono davvero poche.
perció ricostruíre come verosimile un precedente ‐ forse lungo ‑
lavoro comunitario e liturgico che, nel momento della condanna I;'Ienco dei manoscritti citati
sotto Domiziano, ha trovato la sua autenticazione e nel periodo Papiro Chester Beatty 111 (51347) del I I I secolo, conservato nella
seguente ha portato rapidamente alla stesura del testo definitivo. collezione Chester Beatty a Dublino; contiene il testo di Apocalisse
Oppure, datando il conñno sull'isola alla fine del periodo neronia‑ du 9,10 a 17,2. _ d'
no, si puó ritenere che le intuizioni avute in quelle circostanze siano Codice Sinaitico (N), scoperto daTischendorf nel monastero 1
andate maturando nella riñessione liturgica ñno alla composizione Santa Caterina sul Monte Sinaí; risale al IV secolo; conservato in
letteraria, da collocarsi verso la line del I secolo. gran parte alla British Library di Londra. ..
Codice Alessandrino (A), del V secolo; conservato alla British
Library di Londra. _ _.
TESTO E TRASMISSIONE DEL TESTO Codice di Efrem riscritto (C), del V secolo, riutilizzato (come
palinsesto) nel X I I secolo per trascrivere gli scritti dí Efrem il Siro;
La grande maggioranza dei codici manoscritti che riproducono conservato alla Bibliothéque nationale di Parigi. _ .
il testo dell,Apocalisse e da collocare tra il IX e lºXl secolo; tut‑ Codice Porñriano (P), del IX secolo, conservato alla Biblioteca
tavia, non mancano testimoni antichíssimi, tra cui emergono due statale di San Pietroburgo.
papiri del I I I secolo: si tratta del papiro di Ossirinco 1079 ($)”), Codice Vaticano greco 2066 (046), del X secolo e conservato
un piccolo frammento, conservato a Londra nella British Library e ¡illa Biblioteca Vaticana.
“ Cfr. Ireneo, Controle eresie 5, 30, 3. Nella sua Cranaca Eusebio la data precisamente
nel quattordicesimo anno di Domiziano, ossia nellºanno 94/95 d.C.
'2Cfr. L.G. Kenneth, Before Jerusalem Fell. Dating the Book of Revelation. An Exegeti‑
cal and Historical Argumentfor a Pre‐A.D. 70 Composition, Christian University Press, “ Purtroppo il codice Vaticano ( B ) del [V secolo ha il finale mutilo e termina con Eb
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dell*Apocahsse dal canone.
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APOCALISSE DI GIOVANNI
APOCALISSE DI GIOVANNI 1,1 APOCALISSE DI GIOVANNI 1,3
34 .l5
111Artoxáixvtpig'lnooñ Xp10toññv é'5wxev aórd) ó Gsóg 58i€0u 1 1Rivelazione di Gesú Cristo, che Dio gli diede per mostrare ai
, toíq 50ó?xorg aótoñ & 58'í ysvé06m év táxet, Kixi éoñucxvev suoi servi ció che deve accadere presto e comunicó in forma
a(rtootsí)xcxg 51d toñ áyyé)xou aótoñ tq3 506M_o aútoñ 'Iooo'cvvn, simbolica, mandando il suo angelo al suo servo Giovanni, 2il
2oq suaptópnqsv tóv Áóyov 1706 6506 mi tñv paptvpiav 'Indoñ quale attestó la parola di Dio e la testimonianza di Gesú Cristo,
Xprotoñ ¿Soa si5€v. per quanto egli vide.
3
Mamp1oq o avaywwova K O ( l 01omovovrsg t o v q Áoyovc tñg
/ l' 7 / ! ! Y I ¡ !
**Beato colui che legge e beati coloro che ascoltano le parole della
npo<pnt€uxq KCX1U]pOUVT€C tdt év aútñ ysypocpuéva, ó y¿xp Kd1póg
profezia e osservano quel che vi é scritto: il momento propizio
éyyóq. infatti &vicino.
l , l Rivelazione (”AITOK6LAU1IJLQ) ‐ Il termine dí conservare per la ricchezza dí signiñcato. 1,3 Colui che legge e coloro che ascoltano ‑
Presto (¿v táxu) ‐ Come quella precedente,
greco &composto da due elementí: la preposi‑ Cid che deve accadere (ii 56l. yevé09m) ‐ E La beatitudine evoca due funzioni tipiche di
anche questa indicazione appartiene al tipi‑
z ¡ o n e &nó, che indica allontanamento, e il so‑
una formula tecnica del linguaggio apocalít‑ co formulario apocalittico, per esprimere la unºassemblea liturgica, in cui un lettore pro‑
stantivo derivato dal verbo Kalúrrrm (<<nascon‑ tico che risale aDn 2,28-29 e ritoma nei pun‑ clama un testo a un gruppo di ascoltatori.
certezza dell'íntervento divino.
dere»). Quindi significa propriamente: <<azione tí chíave del libro (1,19; 4,1; 22,6): indica il Profezia (1Tpod>nreía)‐ Lºopera ¿ cosi defini‑
Comunícó in forma simbolica (¿oñuocvev) ‑
del togliere ció che copre o nasconde», cioé senso degli eventi storíci guídati da] progetto ta nel senso bíblico del termine, per indicare
L'aoristo del verbo onuocívm indica come la
<<scoprire», <<svelare». La traduzione corrente divino e orientati al compímento definitivo.
comunicazione divina sia avvenuta attraver‑ la funzione di colui che <<parla a nome di
<<rivelazione» rende bene lºarto di togliere un Con tale espressione il titolo non mira a pre‑ Dio»: il contesto in cui si colloca & dunque
so <<segni» (onueta) portatori di signiñcato.
velo portando alla luce quanto era coperto. sentare Vopera come la previsione dei futuri una specie di “liturgia della Parola”.
Designa pertanto il procedimento simbolico
Di Gesú Cristo ('Inooñ Xpwroñ) ‐ Il genítivo episodi storici, ma intende qualiñcarla come Il momentopropizio ‐ Il vocabolo Ki1Lpóg in‑
dell,opera (cfr. Dn 2,45). .
puo essere 1nteso in senso soggettivo oppu‑ la divina spíegazione del senso profondo della
1,2 Attestó (épocprúpnoev) ‐ Questo verbo dica il tempo in quanto momento opportu‑
re oggettivo: nel primo caso, Gesú Cristo é storia guidata da Dio, nonostante le apparenze
allºaoristo caratterizza l'opera di Giovanni, no, come occasione buona per fare qualcosa.
ll soggetto che rivela, mentre nel secondo & contrarie. IEimportante Puso del verbo <<do‑
il <<testimone» che (nel passato) <<testimonió La vicinanza del tempo non allude alla fine,
| oggctto rivelato. La costruzione dell,intera vere» (ÓGÍ), che toma frequentemente anche
la testimonianza» (cosi si potrebbe rendere bensi alla reale possibilitá di cogliere I'occa‑
frasensulta contortae semitizzante: entrambe altrove nel N T, per indicare il piano dí Dio
alla lettera) in quanto garante della rivelazio- sione propizia della rivelazione (cfr. I”inizío
le modal¡tá sono plausibili esi possono quín- che inevitabilmente si compie.
ne divina attraverso Gesú Cristo. della predicazione evangelica in Mc 1,15).
“ 'lwávvng taíg éntót ém<Ár¡oía1q mic év tñ 'Aoíq- xáp1q Úpív “Giovanni alle sette comunitá (della provincia) d'Asia: grazia
K0ti eipr'1vn ómó ó (ii)V mi ¿)ñv Kai ¿)épxópevog Kd'tót1tó tG)V ¡¡ voi e pace da Colui che ¿, che era e che viene, dai sette
érttt'x nvevpárwv & évd>mov 1:06 6póvov aótoñ 5Kai ártó ”Inooñ spiriti che sono davanti al suo trono, 5eda Gesu Cristo, . .
Xprotoñ, ¿ páptvg, ó moróq, ¿)npwtótoxoq t ( Í ) V vexpdw mi 6 il testimone degno di fede, il primogenito CIC] mort1 e 11pr incipe
óípxwv t(I>V [SamÁéwv tñr; yñq. dei re della terra.
1,4 Seite ‐ 11valore simbolico di questo espressa con la preposizione ánó che regge impossibile per la lingua greca (l'articolo testimone degno di fede»), ¿: npmtóroxoc
numero e legato allo scheme stesso della il genitivo; stranamente pero nel primo caso non si mette davanti a una forma verbale (<<il primogenito»), ¿ ¿ipwa (<<i1 princ1‑
settimana che ne ha fatto la cifra base per & uníta al nominativo ¿ d'w (<<Colui che e») di modo ñnito), costituisce un altre provo‑ pe»); tale procedimento ¿ grammat1cal‑
calcolare il tempo; esse perció ha valore di determinando un eñ“etto di <<provocazione cntorio errore. La formula ricorre di nuovo mente scorretto e, dato che si ripete spes‑
pienezza e totalitá. L”autore usa ¡ numeri non grammatica1e». IEpossibile che l'espressio‑ nel libro (1,8; 4,8) e, ta1volta, senza i1terzo so, caratterizza la lingua di questo libro.
per indicare quantitá, bensi per qualificare ne¿ c5v (ripresa da Bs3,14 L X X ) sia senti‑ elemento (11,17; 16,5). Degna di fede ‐ L'aggettivo motóg indica
símbolicamente ¡ vari elementi. ta come <<nome sacro» indeclinabile. Sullo ' ' t 'I of; )x' torou) ” ‐ Con nel caso di' Cristo' la solida credibilitá
. del
Da Coluicheé,cheera...(árrbb¿3v Ka'Lóñv...) stesso modello ¿‐stata coniata la seconda li5 Gesu cm ' ' º ( en
nº ono P concordati al‑ testimone: egli ¿ il garante <<degno di fede»
‐ La provenienza dí <<grazia e pace» ¿ formulaó ñv (<<che era») che peró,essendo cuni nominativr:
quesºº gº“"“'º ¿ V uáptvc,
8 ¿ m o r o ; (ml (cfr. Eb 2,17), piuttosto che <<fedele».
1,4-8 Dialogo liturgico introduttivo La seconda fonte ((<i sette spiriti che sono davanti al suo trono») semlara desrgnare
Questi versetti frammentari hanno funzione introduttiva e,con il loro tono dialo‑ lo Spirito Santo. 11contesto lettera.tio e il sense generale constghano dl 1ntendere una
gico e celebrativo, inseriscono subito il lettore nella dimensione propria dellºApo‑ presentazíone simbolica dello Spirito nella sua moltephce prenezza: 11numero descrwe
calisse, cioé la preghiera liturgica della comunitá cristiana (1,4‐8). La struttura una totalitá e la posizione rispetto al trono indica una relazmne sttetta e operante con
letteraria e il linguaggio richiamano l'ambiente della celebrazione liturgica e forse, l”azione che Dio esercita sulla storia. Molti esegeti, pero, vedono m questa formula
secondo la proposta di alcuni studiosi, soggiace a questo testo un primitivo inno un riferimento agli angeli, in modo particolare a quellidett1 <<della presenm» (;frs."gb
cristiano di carattere battesimale. Si tratta, in ogni caso, di quattro minuscole unitá 12,15). In seguito, altre espressioni chiariranno questa pnrna tormu_1azrone (Ap 4, , , )8.
letterarie, autonome e omogenee (1,4‐5a.5b-6.7.8): legate insieme, offrono 1'im‑ La tema fonte ¿<<Gesú Cristo», presentato con tre ntoh (denvat1da Sal 88,2831
pressione di un dialogo liturgico tra colui che legge e l'assemblea che ascolta. LXX [TM 89,28.38]) che nc evidenziano il ruolo salv1ñco deciswo: Attravgerjo a
1,4-5a Salute epístolare del mittente ai destinatari meditazione di questo salmo, Giovanni hariconosctuto nel Custo nsorto a en;
Il lettore dá inizio al dialogo proclamando la formula introduttiva dí salu‑ pimento delle antiche promesse fatte a David, indiv1duando tre.formule capac1 1
to: Iºintera opera si presenta, cosi, come un*epistola indirizzata alla comunitá condensare in poche espressioni molti ñloni temat1cr e teologrct. II Risorto e colr11‑
cristiana; il mittente ¿3Giovanni e destinatarie sono <<le sette comunitá (della siderato <<testimone degno di fede», cioé il mediatore accredrtato presso Dto de a
provincia) dºAsia». Il simbolo di pienezza e l'uso dell'articolo determinativo nuova ed eterna alleanza, costituito stabílmente nella sua nsurrezrone, punto dl
stanno a indicare la totalitá delle Chiese, ovvero ogni comunitá cristiana di qua‑ riferimento oggettivo per tutti coloro che credono in lui e fonte det bem deñnrt1v1c1(1ie
Iunque tempo e in qualsiasí luego; le concrete e storiche comunitá elencate piú Dio intende concedere. Il Cristo, infatti, ¿stato nella sua vrta terrena 11test1mone 1
avanti (1,1 [) sono solo il punto di partenza del grande simbolo ecclesiale. Quindi, Dio poiché ha offerto agli uomini la rivelazione della propna esclustva conoscet;za
secondo la formula epistolare comune a Paolo, l'autore augura alle comunitá di Dio; ma soprattutto, dopo lo scandalo della croce, con la sua nsurreztone cgi e
<<grazia e pace» e, con una triplice formula, indica la fonte divina di questo dono. stato dimostrato credibile ed¿divenuto la prova vivente dellímtervento deñmtrvo
La prima fonte & <<Colui che ¿:e che era e che viene». Tale modo di indicare il di Dio che salva. Ed ¿ degno di fede proprio perché figlio, <<pr1rnoger1to del mortlilt>
nome di Dio deriva dalla formula antica <<Io sono colui che sono» (Es 3,14), preci‑ (1Cor 15,20; cfr. Col 1,18), generate nella risurrezione come pr1mo tm molti fratel 1,
sata in tre modalitá; la triplicazione era presente nella tradizione liturgica giudaica, primizia di vittoria per tutti coloro che aderiscono a I…. Inoltre, .…qt anto intromí‑
come risulta dallºuso targumico (cfr. in particolare Targum Pseudo-Gionata a Dt zato alla destra di Dio, e <<principe dei re della terra»: ha assunto il potere universa e
32,39). Rispetto alle fonti giudaiche, nell'Apocalisse ¿:degno di nota il fatto che ed & colui che regge le sortí del cosmo, nonostante le prepotenze di molt1_sovrar¡u
il terzo elemento n o n sia al futuro e nemmeno caratterizzato dal verbo <<essere»: terreni. Rivolgendosi a una comunitá in crisi, l*autore scnve propno per a1utare e
Dio non ¿:solo presentate come colui che esiste da sempre, ma anche come colui persone che condividono la sua fede cristiana a nmanere fondate … Gesu Custo,
che interviene attivamente e attualmente nella storia (acolui che viene»). alzando lo sguardo verso di lui che ora regna glorioso e detiene 11potere.
APOCALISSE DI GIOVANNI 1,5b APOCALISSE DI GIOVANNI 1,7
38 lº)
5h N , N ( N X I ( N , »v ( N ! M
1Top ayanwvn nuaq K o n Avoavu nuqu EKt w v auapnwv r ] q u ""A Colui che ci ama (:ci ha liberati dai nostri peccati con
ev u_o cupo… avrov, ºxou snoínoev ñu6cg Baoúx5íav, iepsig t ( Í ) il suo sangue, 6che ha fatto di noi un regno, sacerdoti per
Oe(p K o n n a t p 1 avtoñ, aóto_3 r'¡ Sóía mi 'L'Ó Kpát0g sig tobq aid>vac |)io, suo Padre, a lui la gloria e la potenza nei secoli
[td>v aid>vwv]‐ órur'1v. [dci secoli]. Amen.
7 7501) éjoxsraz y£rd ra”)v V£(p£/ICÓV, 7Ecco, viene con le nubi
K a l 61,05m1 aúróv n6tq ó(pea?xpóq e lo vedrá ogni occhio,
Kon
u
oi'nveg aútóv éf£xávmaav, anche quelli che lo trafissero
K a l xozpovraz s'7r'aúróv ¡ráaaz ai gov/laz' nic yñq. ()si batteranno p e r l u i il petto tutte le nazioni della terra.
vaí, ótpñv. Si, Amen!
Ci haliberati (lúaavu ñuág) ‐ I codici Porfi‑ Baai)tetov iepáreuua) oppure come due ter‑ :ulattata di Dn 7,13; ¿:caduta l'indicazione del GV 19,37 in relazione al Cristo crociñsso e
riano (P) eVaticano greco 2066 (046) al posto mini coordinati (<<regno, sacerdoti»). Qui si soggetto Uibg ócv9pdmou (<<Figlio dell”uomo»), tale applicazione chiarisce anche il signifi‑
di lúoamt (da Mx.), <<sciogliere») presentano segue questa seconda ínterpretazione e non mu soprattutto e stato sostituito il verbo al cato in questo passo. L“espressione mia…
).oúoavu (da Aoúw, <<lavare»), lezione seguita viene adoperato il testo della Settanta. La pussato ñpxero (<<veniva») con una significa‑ ai. d)ukai rñg yñg richiama la formula di
anche dalla Vulgata (qui lavit nos): sombra formula ricorre in forma simile in altri due tiva forma presente %pxerat (<<viene»). benedizione rivolta ai patriarchi (cfr. Gen
una correzione di tipo battesimale. passi (5,10; 20,6). Per una dottrina analoga, l , n vedrá... si batteranno il petto (6$€TaL… 12,3; 28,14).
1,6 Regne, sacerdoti (Baotleiav iepeíc) ‐I si veda anche 1Pt 25.9. …l Kóiliovroct) ‐ La seconda parte dell”ora‑ Si, amen (vai, úp.r'¡v) ‐ Due modi affini di
due termini sono coordinati come comple‑ 1,7 Ecco (ióoú) ‐ La particella, molto fre‑ …lo ¿:tratta molto liberamente dal testo di approvare: alla formula greca ¿:giustapposta
menti oggetto. Lºespressione deriva da Es quente all,interno dellºopera, corrísponde /.c l2,10-14; in contraste con il precedente quella ebraica ('ámén) che indica, soprat‑
19,6: l”ebraico mamleket kóháním, potrebbe all'imperatívo del verbo <<guardare» e serve verbo al presente ('épxetat, <<viene»), si in‑ tutto, fondamento e soliditá. La comunitá
essere inteso come stato costrutto (<<regno quindi per attirare l'attenzione. contrano qui due verbi al futuro (611;emt... cristiana di lingua greca ha conservato tale
di sacerdoti», cosi sembra avere inteso an‑ Ecco, viene con le nubi (ióob '¿pxetut uef¿x m'nliovrocL), che rinviano a eventi ancora da formula semitica che si mantiene ancora og‑
che la versione greca della Settanta che ha r<fw ved)e)uf>v) ‐ E una citazione parziale e rcalízzarsi. La stessa citazione compare in gi nella liturgia.
1,5b-6 Dossologia in onore di Cristo Redentore I,7 Oracolo profetico applicato al Cristo risorto
L'assemblea rísponde con una dossologia in onore del Cristo, celebrandolo Interviene di nuovo il lettore confermando il ruolo del Cristo con un solenne ora‑
per tre motivi, espressi da tre verbi. Il primo ¿:al presente (<<ci ama») e sotto‑ colo che fonde, secondo un típico procedimento giudaico, due testi anticotestamentari
Imea lo stato abituale di relazione amorosa che lega il Cristo alla sua Chiesa" molto importanti nella rilettura cristiana: la visione del <<Figlio dell'uomo» in Dn 7
gli altri due verbi, al passato (<<ci ha liberati... ha fatto»), evocano l'eventci c la misteriosa figura del <<trañtto» in Zc 12. Tale formula ha ¡| compito profetico
storico che ha dato origine a tale relazione. Il riferimento e alla Pasqua di Cristo ( l i attirare lºattenzione su] Cristo glon'oso e sulla sua presenza nella comunitá, nel
come <<nuovo esodo», di cui la comunitá cristiana gode ¡ benefici attraverso mondo e nella storia; l'elemento simbolico della trascendenza (<<le nubi») si unisce
il battesimo, inteso come reale partecipazione alla morte e alla nuova vita di ;ill'immediatezza dell'evento (<<viene») e la comunitá & invitata & <<vedere», cioé ad
Gesú. L'aspetto negativo é presentate come 'liberazíone dai legami dei peccati uccorgersi di questa venuta gloriosa del Signore. Non si tratta tanto di un proclama
per mezzo del sacrificio stesso dí Cristo; lºaspetto positivo ¿:indicate come suin ultimi tempi, ma di una riflessione sapienziale sul senso del Cristo crocifisso e
effettiva partecipazione dei cristiani alla regalitá e alla mediazíone sacerdotale di proclamazione della sua gloria in quanto Risorto. L”oracolo costituisce un annuncio
del Signore risorto. Questa terza motívazione & partícolarmente significativa ( l i salvezza e di conversione universale a Dio, piuttosto che una minaccia di puni‑
perché esprime unºínnovativa visione teologica: la comunitá cristiana, liberatzi ¡ i o n e alla ñne dei tempi: anche coloro che hanno disprezzato ed eliminato Gesú, lo
dal Cristo, si considera un <<regno», cioé sente di appartenere totalmente al Padre potranno riconoscere con lºamara constatazione di essersi gravemente sbagliati, ma
di Gesú Cristo e di condividere con lui la funzione sacerdotale di mediazíone e con la speranza di essere salvati. Uannuncio repentino, dunque, conferma unºattesa e
dl salvezza. In questo modo viene affermata la convinzione che tutti i cristiani proclama la risurrezione come autentica venuta del Messia: egli <<é venuto» al Padre
siano sacerdoti e condividano una responsabilítá attiva, collaborando con il e perció puó <<venire» alFumanitá. La comunitá che ascolta risponde, esprimendo il
Cristo per fare della storia il regno di Dio. proprio assenso e il proprio desiderio con una típica formula liturgica.
APOCALISSE DI GIOVANNI 1,8 APOCALISSE DI GIOVANNI 1,9
40
8' I ) x 1/ x x '? r r ( / ( »
Eyw :¿1ui to aÁ<pa K a l to to, Áey51 Kuplog o Geoq, 0 GWmi o ñv “lo sono 1'A1fa e 1,0mega, dice il Signore Dio, Colui che &, che
K a l o epxopevoq, onavroxpárwp. cra e che viene, lº0nnipotente!
E)… Iwavvnc, o a55A<poq vav K ( X l ovyxowwvóq evtñ OAÍLPEI
9 , ! ) / ( 1 1 ( N 1 'I
1,8 Oracolo divino di autopresentazíone seguono, ma anche lºintera opera. Lºintento di questa prima pagina ¿,soprattutto,
Al tennine del dialogo, interviene Dio stesso per la mediazione di un profeta quello di offrire una <<divina legittimazione»al contenuto del libro: lºautore vuole
che parla m suo nome: introdotta da un solenne <<Io sono», la formula propone rimarcare con decisione il proprio ruolo di profeta portavoce, che parla e scrive in
;:a deñnizione di1Dif0 stesso per mezzo di tre espressíoni parallele. La seconda quanto ha ricevuto da Gesú Cristo stesso questo preciso compito. Nel raccontare
mc u51one con a ormula ' ' ' ' ' ' ' ' ' la propria esperienza, Giovanni utilizza immagini ed espressioni tratte preva‑
epresentano
_ i1
. Signore
_ . Dio cfriizea¿21iili íh4e, deetíiiiiírilalí:i:i;iícef Sºº_º ºrlgmall
, o sv1luppo e la lentemente da testi anticotestamentari e crea con intenzione un nuovo mosaico,
conclusrone dl o g n i stor1a, avendo in suo potere 1*uníverso intero. utilizzando insiemi di tasse11i preesistenti, cosicché da un linguaggio comune
risulta, tuttavia, un messaggio decisamente nuovo. Lºanalisi attenta del sostrato
PRIMA PARTE: I MESSAGGI D E L CRISTO RISORTO (1,9‐3,22) tradizionale consente, quindi, di evidenziare la grande novitá.
|,9‐12 Inízio della narrazione: situazi0ne del veggente
1,9-20 La visione fondativa del Cristo risorto 11racconto inizia con un enfatico pronome <<io», seguito dal nome dell”au‑
Concluso il dialogo liturgico introduttivo, inizia la narrazione in prosa. Gio‑ l o r e e da11e sue qualiñche; questo sti1e sembra derivato dal linguaggio della
vanni, … pr1ma persona, racconta alla comunítá una forte esperienza che 6in cancelleria persiana che iniziava cosi le lettere imperiali (cfr. Esd 7,21), ma
ha v¡ssuto e che ha determinato la composizione del libro stesso. Questa prima cra ormai diffuso anche nella letteratura giudaica per esprimere 1”autoritá di
Visione ha, pertanto, il molo fondante per tutta 1ºopera; 1”incontro di Giovanni colui che parla per spiegare o per comandare. Giovanni si presenta alle Chiese,
con 11Cristo risorto, infatti, &l”elemento decisivo che permette allºautore e alla sottolineando lºaspetto di fratellanza ela condivisione comunitaria che unisce
sua comumtá di comprendere in profondítá il senso del mistero pasquale e della I'apostolo e ¡ suoi fedeli. 11suo intento ha certamente valore retorica: attirare
srgnorra un1versale che l'Agnello ha ottenuto. La struttura letteraria dí tale testo é la bencvolenza dei destinatari per disporli ad accettare il messaggio come
rnolto s1mlle a Dn 10e comprende tre parti essenzialí: dopo la presentazione delle divinamente rive1ato. La funzione retorica, tuttavia, non deve nascondere la
curcostanze m cui si trovava lºio narrante (1,9-12), & descritta lºapparizione di un ricchezza teologica della formula giovannea che mette in evidenza il valore
essere trascendente (1,13‐16); il veggente sente con forza la propria debolezza della solidarietá: in quanto uniti a Gesú i credenti si trovano tutti sottoposti
ma 11personaggio glorioso lo conforta e gli añida un messaggio (1 17-19)' uri ¡¡ una pressione estema, ma condividono anche un,importante responsabilitá
ultimo versetto chiarisce alcuni particolari oscuri (1,20). Tale schenia letterario regale e, soprattutto, hanno la capacitá di sostenere la prova. Proprio questa
trae ongme dal racconti di vocazione dei profeti ed¿:stato rivestito dal linguaggio introduzione fa pensare che il soggiomo di Giovanni a Patmos non sia vo‑
tipico della letteratura apocalittica. Qui, pero, non viene raccontata la chiamata luntario, ma obbligato da un”autoritá contraria. ÍEevidente ¡[ riferimento alla
dellºautore, bensi 1ºincarico che gli &stato aff1dato: trasmettere per iscritto la sua difficile situazione, estema e interna, vissuta dalle comunitá giovannee in Asia
espenenza eccezíonale. Questo evento introduce direttamente i sette messaggi che Minore alla fine del I secolo.
APOCALISSE DI GIOVANNI 1,10 42
¡¡ APOCALISSE DI GIOVANNI 1,12
'Inooñ. 1ºéysvóunv év nvsópatt év tñ Kvp1aKñ ñuépqc Kod della testimonianza di Gesú. 'ºNel giorno del Signore mi ritrova1
r'íxovoa óm'ow pou (pwvñv ueyáAnv tbc oo'tAmyyoq “Asyoóonc‑ nc|lo Spirito e ascoltai dietro di me una gran voce, come dl.
8 BÁérterg ypátl;ov sig BIBMOV Kai néuipov taíg éntót éxt<?xnoícxtg,
tromba, 11che diceva: <<Quello che vedi, mettilo per ¡ s c r 1 t t o …un
eíg "E(psoºv K0d sig Zpópvav Kai sig Hépycxpov Kai sit; ©vo'ttapa
libro 6 invialo alle sette comunitá: a Efeso, a Smime, a Pergamo,
Kai €íq Záp5£ig Kai sig <DtAa8é?xcpstav chi Sit; Aa05ít<ewnz. 12Kad
¡¡Tyatira, a Sardi, a Filadelfia e &Laodikia». 12Mi voltai per
énéorpetpa B)xé1t£w tñv <pwvñv r'íttc é)tá?i£i pet' époñ, Kai
vedere la voce che mi parlava e, quando mi fui voltato, Vldl sette
émorpét|;ag si50v árttót Ávxvíaq xpvo&g
Iucemieri d”oro
1,10 Nel giorno del Signore (¿v 111 Kuptat<ñ nveúuart ¿:esclusiva dellºopera (cfr. anche tiiudei e cosi contemplare la pienezza della to parallelismo viene detto che nella seconda
1"pépqz) ‐ L”aggettivo t<uptm<óg nel NT ricorre 4,2) e il suo senso non laevidente: secondo nivelazione. Analogo eil racconto della Mad‑ esperienza (1,l 9) ¡| Cristo risorto ripete lo stes‑
altrove solo in 1Cor [ l,20 per designare la ce‑ alcuni índicherebbe una partícolare situa‑ dalena al sepolcro (GV 20,14.16: ¿otpád>n... so ordine, cioé di mettere per iseritto (de cose
na eucarística; indica una realtá strettamente zione del profeta, una sorta di rapimento urpad>eiooc, <<si voltó. .. voltatasi»). che haivisto» (Bt d&g): lºoggetto¿:al plurale e
relativa al Kópi0g, il Signore risotto (analoga‑ estatico o trance (cfr. la seconda edizione IW vedere... vidi (B)…énetv... eiñov) ‐ Lºuso il verbo della conoscenza di fede ¿all'aon'sto.
mente in latino dominica deriva daDominus, CEI: <<rapito in estasí»); sembra tuttavia piu dci verbi dí visione segue un mutamento ana‑ ] partícolari lasciano intendere che un ripen‑
<<Signore»). Atteso dagli antichi profeti co‑ opportuno riferirla allo Spirito divino quale logo in Gv 20 e nel nostro passo: in un primo samento nel tempo ha portato Iºautore a una
me eseatologic0, il <<giomo del Signore» ha agente dellºesperienza visionaria (cfr. la terza tempo si usa ¡| verbo BAf'nw che esprime una comprensione piu profonda e dettagliata.
trovato compimento nel giorno storíco della edizione CEI: <<Fui preso dallo Spirito»). Per semplice percezione fisica (GV 20,1.5; Ap Lucernieri (Auxvíuc) ‐ Questo termine greco
risurrezione dí Cristo, di cui la domeníca ¿:il rispettare la formulazione originaria dovrem‑ [ . | 1.12); successivamente viene impiegato il nella Settanta traduce abimalmente lºebraico
memoriale settimanale. L'allusione quindí puó mo tradurre: <<Venni a trovarmi in Spirito». verbo ópám per indicare lºesperienza della fede mºnórá, cioé la lampada a set1e bracci, caratte‑
essere triplíce (domenica, pasqua, giorno esca‑ 1,12 la mi voltai mi fúi voltato (énéotpetjmc... (Uv 20,8. 18;Ap 1,12.17). Il senso teologíco di ristica del tempio di Gerusalemme: & descritto
tologioo) e carica di significato teologico. émorpélluxg)‐ Nel versetto ricorre due volte il tale variazione lessicale &da ricercare nell'ín‑ daEs 25,31-40 edéaloentmdellavisimedilc
Mi ritrovai nella Spirito (éyevóunv ¿v verbo émorpécbw, termine che indica un cam‑ tonto giovanneo di mostrare il cammino di fede 4,1-14 a cui lºautore sembm alludere. Conviene
rtveúuutt) ‐ La forma verbale ¿:la stessa biamento di posizione e talvolta ríchíama una del discepolo. Inoltre, nella prima esperienza pero evitare il vocabolo <<mndeliere» perché le
giá usata nel v. 9: viene ripetuta per evocare conversione, soprattutto un ritomo a Dio. Lo (1.11), la voce ascoltata alle spalle ordina a candele non e r a r i o ancora in uso ai tempi biblici.
il contesto teologico in cui Pesperienza di stesso verbo é adoperato da Paolo in 2Cor Giovanni di mettere per iscritto <<ció che vedi» 11termine Auxvíxx indica il supporto su cui va po‑
Giovanni affonda le radici. La formula che 3,16 per indicare il movimento spirituale che ('ó BÁ¿TTELQ)I Poggetto ¿: al singolare e il verbo sta la lampadao la lucema,per cui si pub nendere
combina il verbo yivouar con il sintagma év permette dí togliere il velo steso sul cuore dei della percezione fisica e al presente; in stret‐ con <<lampadario» o <<lucemiere» (cñ'. Mt 5,15).
13mi év uéoo_o tG)V Ávxvubv 5p010v vióv áv0pdmou év5e:5vpévov ' “cin mezzo ai lucernieri uno simile a ñglio dºuomo, vestito
n05r'¡pn Kai nsp1€¿wopévov npóq toi; paotoíc Zd>vnv xpvo&v. …n un abito lungo e cinto al petto con una fascia díoro.
“ñ 8é Kscpa)xñ aútoñ Kai ai tpíxsq Ásvxai ¿bc é'pwv Ásvxóv "[ la sua testa e i capelli erano bianchi, come lana _blanca,. _
(bg xubv Kai oi ócpea)xpoi aótoñ (bg (pÁó£ nvpóq 15mi oi nó5eq … m e neve; i suoi occhi come ñamma di fuoco; ”¡ s u 0 1 piedi
aótoñ 6p0101xakxoÁ16ávq> (bg év Kapívo_a nenvauévnc Kair'] ximili al bronzo incandescente nel crogiolo; la sua voce
(pwvñ aútoñ (bg <pwvñ 13501th noMá>v, “ mi ¿'wa év tñ 555161 … m e voce di molte acque; 16nella destra aveva sette stelle;
x€1pi aútoñ áctép0cq éntót mi ¿:K toñ otóportoq aútoñ pop(paícx ¿Inlla sua bocca usciva unºañilata spada a doppio tagho;
5íorouoq ó€eia éxnopsvopévn Kal ñ ¿Sting ou'>toñ ¿oq ó ñÁ10g il suo volto splendeva come il sole in tutta la sua potenza.
(paívet év tñ 5vvo'cua aóroñ. “Quando lo vidi, caddi ai suoi piedi come morto.
"Kai 5t£ ei$ov aútóv, é'nsca npóq robq n65aq aótoñ dig vexpóg, Mu egli posó la sua destra su di me, d10endo:
mi é'0rp<sv tr'|v 88516W aútoñ én' épé Áéywv- pñ <poBoñ‐ éy<b El… “ N o n avere paura! lo sono il Primo e 1'Ultrmo
1,13 Simile ¿¡j iglio d 'uomo (6uotov ui.óv noscere unºallusione alla descrizione del perso‑ .|criva anch'esso da Dn 10,6 e pub evocare, celesti». Questa elemento verrá ripreso con
áv6pd>nou) ‐ La formula ¿:grammaticalmente naggioangelioo in Dn 10,5 (cti-. anche Ap 15,6). nltrc alle suggestioni legate al fuoco, l'idea un esplicito chiarimento (cfr. 1,20).
scorretta, perché ¡Spowg dovrebbe reggere il 1,14 La sua testa e ¡ capelli erano bianchi ¡h una partícolare forza e stabilitá. 11dettaglio Dallasua bocca usciva un'qáilataspada a dop‑
dativo (cfr. 1,15): l'autore evoca l'espressione (i] ¿'e Ked)akñ aúroñ mi. mi rpixeq Aeuxai) del crogiolo ardente ¿:un'aggiunta giovannea. pio taglio ‐ L'immagine vuol dire che la sua
<<Figlio dell,uomo» come termine tecnico e vi ‐ In Dn 7,9 1”<<Antico dí giorni» (cioé Dio) Iu sua voce come voce di molte acque parola era simile a una spada tagliente: l'espres‑
attira l'attenzione del lettore. Tutti gli elemen‑ é presentate con questo attribute per signiñ‑ … <bmvh aírroí¡ ¿); cbwvh i ñ á e r n o … v ) ‐ D n sione dipende da Is 49,2 dove caratterizza il
ti con cui viene descritta questa figura sono care anzianitá e quindi autorevolezza. Il par‑ I(),6 qualiñcava la voce del personaggio celeste Servo (cñ'. Is 11,4 c anche Eb4,12-13).
desunti datesti anticotestamentari ehanno va‑ ticolare ¿ frequente nei testi apocalittici (cfr. …me ¿(di moltitudine»; l'Apocalisse adopera in‑ Il suo volta splendeva come il sole in tutta la sua
lore simbolico, che deve essere interpretato. 1Erick 46,1) ed¿:comune il confronto con la vcce il paragone usato daEz 1,24 e 43,2 per de‑ potenza ‐Anche seil riferimento resta alla scena
Vestito con un abito lungo (¿vóeóuuévou lana. Notiamo che in questa descrizione non scrivere il rumore prodotto dalla gloria di Dio. di Dn 10,6,¿:possibile riconoseere un'allusione
noóúpn) ‐ Il termine noóúpn indica gene‑ viene utilizzato il verbo <<essere», secondo 1.16 Nella destra aveva sette stelle (éxmv ¿v al finale del cantico di Debora (Gdc 5,31) in cui
ricamente un abito che giunge fino ai piedi: un procedimento tipico dell'ebraico. nf] óef,uí xeth aúroñ o'corépac; 'enroi) ‐ La si evoca la forza del sole che sorge.
nella Settanta e usato per tradurre il nome [ suoi ecchi came fiamma di fuoco (oi (lcscrizione continua con tre particolari ori‑ 1,17 Lo vidi (eióov aútóv)‐ Cñ'. nota a 1,12.
di un paramento sacerdotale (cfr. Es 28,4; ó$9aluoi (XÚ'EOÚ dx; $Aó€ 1mpóq) ‐ E ripreso ginali che alludono all'opera del personag‑ Il Primo e l 'Ullimo (¿ 1Tpd)tog mi ¿),éaxrxrog)
29,5), maanche lºabito di lino dí uno scriba, un particolare di Dn 10,6 per indicate uno ):i01 anzitutto si dice che con la sua potenza ‐ 11personaggio apparso si presenta con cin‑
in quanto alto dígnitario (cfr. Ez 9,2.11). sguardo vivace e penetrante. huona (<<la destra») controlla la totalitá (<<set‑ que caratteristiche, introdotte dalla classica
Cinto al petto con una fascia d 'oro 1,15Isuoípiedisímíli al bmnzo incandescente lc») degli angeli (<<stelle»). Piú che a sette formula usata da Giovanni per evocare il no‑
("GPKCGWV "¡ºh; mi: moto?: CW xpw6w) (oi 1'róóeq ainoñ 6powt xakxoktbávcp)‐ Uac‑ ¡arecisi astri, il riferimento ¿:al mondo an-I me proprio di YHWH: <<lo sono» (¿yd) €Íp,l,). Il
‐Anche senon écitazione letterale,vi si puó rico‑ costamento dei piedi al bronzo incandescente gclico, simbolicamente connesso cor <<corp1 predicato &costituito innanzitutto dauntitolo
1,13-16 Descrizione della visíone c stabilitá, mentre la sua presenza ha la forza illuminante e vitton'osa del sole che
Al centro delle comunitá appare il personaggio decisivo che, senza dubbío, fa rifexi‑ surge. lnoltre, con un importante passaggio degli attributi da 1)10 al Flgliº_dell uomo,
mento alla figura misteriosa della visione di Dn 7,13- 14, eche &identificate con Gesú la teología simbolica dell*autore sembra alludere a una srgmñcatrva equ1valenza tra
Cristo dalla teología cristiana. Mediante le immaginí tratte davari testi anticotestamen‑ ¡ due. Chi sia il personaggio non ¿ detto chiaramente: potrebbe essere un angelo, 11
tari, lºApocalisse descrive, in questa visione iniziale che dáil tono eil senso dell'opera, Cristo oppure Dio stesso. L”incertezza provoca interesse e tensrone.
il Risorto presente nella sua Chiesa. La scena, come molte altre, non ¿:raftigurabile 1,17-19 Reazione, presentazi0ne e missí0ne . _
visivamente: Giovanni propone un modo di vedere il mondo ela storia mediante un La reazione di Giovanni e il gesto incoraggiante del personaggro glonoso sono
simbolismo discontinuo, in cui ogni partícolare deve essere compreso, decodificato descrítti con un formulario convenzionale (cfr. Ez 1,28-2,2; Dn 8,18; 10,9‐10). Dopo
e superato. Grazie a questo quadro, simile aun intarsio di citazioni, lºautore intende I'invito a non aver pauta ‐ classico nelle scene di apparizione ‐ il personagg10 miste-'
presentare colui che &il grande rivelatore: ¿:vestito come un personaggio potente, ha rioso finalmente si presenta. Le cinque espressioni lo qualif1cano da una parte con g11
sguardo penetrante, capace di amore e di giudizio, é connotato da particolare forza stessi attributi di YHWH (Primo, Ultimo, V1vente), madall'altra lo presentano come 11
APOCALISSE Dl GIOVANNI 2,1
48 l') APOCALISSE Dl GIOVANNI 2,2
9 7 ¡ i ., i x / )
o15a oov m v 6Áu.|nv Kon m v n t h e u x v , aMá nhoóotoq si, m i
“Conosco la tua tribolazione e la tua povertá: eppure tu sei rícco!
mv BAao<pnp1av EKtG)V Asyóvrwv 'Iov5aíovq eiva1éavtobq Kai , ' (Conosco) lºatteggiamento blasfemo di coloro che si dicono
OÓK sioiv ¿(M& ovvaywyn “ t o ”o oamva.
“ lº un8€v
' <poBov" d' pe)0xetg
' '_ ( i i u d e i senza esserlo davvero, mentre sono sinagoga di satana.
náoxew. í80f) péMst BáMew ó 51á[3voq ¿¿úpáw sic (pv?taxñv ¿. "'Non avere nessun timore per ció che devi soffrire: ecco, il
wa ne¡paoºnts K a l é'£ete 9Áíqnv ñpspdw 5éxa. yívov motóg óíxpt'»" diavolo sta per gettare alcuni di voi in prigione, perché siate
6avarov, Kon 506000 0 0 1 róv oré<pavov tñq Zwñq. 11'O é'xwv of3c *5, messi alla prova: avrete una tribolazione di dieci giorni. Rimani
axovoafa) tt to 1wsñpa Áéy51 m i g éxxAnoía1q. 'O vu<d>v 06 ¡añ l'cdele fino alla morte e ti daré la corona della vita. ”Chi ha
a5u<n6n EKt o o 6avátov toñ 56Utépov. orecchio, ascolti ció che lo Spirito dice alle comunitá: il vincitore
12 1 Ar , , ‐- , , $ ,
A l(ou mi ayye)wp mc ev Hepyauo_o sxx7tnouxq ypo'upov Tá5€ non sará danneggiato dalla morte seconda».
ev510 sxwv rnv pop<pcaav tñv 8íoropov tñv óf,eíav - ” oi5a 'ºAllºangelo della comunitá che & in“ Pergamo scrivi: <<Cosi dice
Colui che ha lºañilata spada a due tagli: 13Conosco dove abiti,
nov Kdt0u<£tg, onov o Bpóvog toñ oarav&, Kai xpatsíq tó
laddove c,é il trono di satana; eppure tu tieni saldo il mio nome
ovopa pou K o n ovx npvnow tñv níot1v pou Kai év mic ñpépatg í
e non hai rinnegato la mia fede neppure quando Antipa, mio
2,9 Sinagoga di satana (ouvuywyñ 1:05 2,10 Avrete (é£ere)‐ La lezione con il futu- ..
oamv&) ‐ La formula ¿ molto dura: deforma (ufede») e indica quindi ( ( u n a persona solida» l”esclusione dalla risurrezione e la condanna
ro di %xm ¿ preferibíle al presente %xete (o a una pena eterna.
l'espressione <<assemblea del Signore», ricor‑ che resiste nella propria adesione al Cristo.
exnre) testimoniato dai codici Alessandrino 2,12 Pergamo (Hépyauog) ‐ A nord di Smir‑
rente nella Torá (cfr. Nm l6,3; 20,4; 31,16 Fino alla morte (Expt Oavátou) ‐ L'espres‑
( A ) e Porñriano (P). ne, Pergamo era la capitale ufñciale della
dove la versione della Settanta usa ouvaywyñ sione non ha valore cronologico, maesprime
(Una tribolazione di dieci g i o r n i (Ghirlnv provincia d'Asia: gloriosa cittá degli Atta‑
per tradune i termini ebraici qñhál o “e'dá, che qualitá e coerenza; non significa cioé <<sii
r¡uepóv óéxu) ‐ [[ simbolo dei <<dieci giorni» lidi, sorgeva a circa 10 km dal mare su una
s¡gniñcano appunto: <<assemblea», ((comuni‑ l'edele fino al momento della morte», ma
non &molto chiaro; forse si allude alla prova elevata collina. Famoso era il suo altare
tá»). Con la pretesa di difendere le tradizioní piuttosto: <<continua ad aderire totalmente
di cui si parla in Dn 1,12.14: in tal caso si monumentale dedicato a Zeus e il frequen‑
giudaiche, alcuni sono diventati strumenti al tuo Signore fino al punto di rischiare la
dovrebbe riconoscervi una breve durata, che morte, anche a costo di perdere la vita». tatissimo santuario di Asclepio Salvatore.
demoniaci di opposizione al Cristo (cfr. GV si puó contare sulle dita delle mani. Ma ció che caratterizzava la vita religiosa
8,44): come nel quarto vangelo, la polemica 2,11 Dalla morte seconda (tof> 6avárou t o i )
Rimanifedele(yívov motóg) ‐ L“imperativo &urépou) ‐ Questa ¿ una formula ricorrente di Pergamo era, soprattutto, il tempio dedi‑
contro alcune autoritá giudaiche ¿ molto for‑ al presente sottolinea la durata ela continuitá nelle traduzioni aramaiche della Scrittura, cato ad Augusto e Roma, emblema solenne
te, perché evidentemente toccava da vicino dell'azione: non invita a iniziare, ma3 conti‑ comunemente divulgate gia nel I secolo (ve‑ del culto imperiale; forse & proprio questo
quella comunitá. ln ebraico s'átán e un nome nuare; esorta, cioé, aperseverare nella fedelta, di soprattutto ¡ vari testimoni del Targum Pa‑ elemento che induce Giovanni a parlare di
comune per indicare lºoppositore; in greco diventando di giorno in giorno capaci di se‑ lestinese al testo di Dt 33,6); queste parafrasi un simbolico <<trono di satana» (V. I?»).
pub essere semplicemente traslitterato come guire il Cristo con costanza ecoerenza. Inoltre
precristiane hanno inñuenzato il pensiero e 2,13 La mia fede (1:ñv níorw pou) ‐ Nel
qui o viene u-adotm con ¿ 6LáBoloq (2,10). Iºaggettivo (<fedele» contiene ¡”idea di níortc la terminologia dell'autore per esprimere greco si usa non l'aggettivo possessivo, ma
Avnrtoq ó páptuq pou ó mºtóg pou, 8qánaxráv0n nap” úpív lcstimone fedele, fu messo a morte presso di voi, dove
3nov ? oaraváq Katomeí. “ ¿(AN f‐:'xw Kat¿x 006 óÁíya ('Stl , sutana abita. l4Ma ho contro di te poche cose: hai presso
€)£€1g ena Kpatoñvmg tr']v 515axr'¡v BaAaáp, Bf; é5í5aoxev di te sostenitori della dottrina di Balaam, il quale insegnava a
top BaÁou< BaÁsív oxáv5ahov évo3mov t(I)V vióv 'IopañÁ I!ulak a mettere inciampi davanti agli Israeliti, incitandoli
(payeív ei5wÁó€vra Kai nopvsñoou. ” oiítmq é'xetc Kai ¡¡ mangiare cami immolate agli idoli ea darsi alla prostituzione.
iv Kpcxtoñvraq Er'|v 515axñv [tá)V] N1KOÁa'íttbv ópoíwg. '*Cosl pure hai anche tu dei sostenitori della dottrina dei
peravonoov ovv- si ¿¿pr'¡, 's'pxopaí 0 0 1 taxb Kai Nicolaiti. 16Péntiti dunque; altrimenti vengo da te rapidamente
Eoo)xílpnow EEt, avtá>,v év t,ñ Pop<paíq t o ñ orópatóq pou. c combatteró contro di loro con la spada della mia bocca.
… xu3v ovg Exxovoatw tl to nveñpa Áéysr taíg éxxAnoía1g. l”Chi ha orecchio, ascolti ció che lo Spirito dice alle
gg) VIKO.),th 8(¿30(» aóto_b t06 pávva t o ñ K5vappévov mi comunitá: al vincitore daré la manna nascosta e gli daró
wow atv/top q)ncpo,v Áevxr'1v, Kai éni tf1v l])ñ(p0V 6vopa Katvóv un sassolino bianco e sul sassolino un nome nuovo inciso,
ysypappsvov o ov55ig oi85v eí pi] ó Áap[3ávwv. che nessuno conosce se non chi lo riceve».
¡] pronome personale al genitivo (pou, ( d i <<testimone», ma chi perde la vita per la fede. Mangiare c a m i immolale ( : i n idoli ‐ ll rappresenta il dono dei beni messianici.
me»). E interessante Puso di questo geni‑ 2,14 Sostem'tori della dottrina dí Balaam termine tecnico cbayeív ei.6whó(‐)um (<<man‑ Un sassolino bianco ($ñd>ov leuxúv) ‐ ll
t1v0 oggettivo (cfr. 14,12): il Cristo infat‑ (Kparoñvrag tñv ótóaxñv Balaáp.) ‐ Le signiñcato di $ñ$ov ¡: difficile da spiega‑
giare idolotiti») & usato anche da Paolo, che
ti & lºoggetto della fede, custodito e non deviazioni dei Nicolaiti sono evocate con utl'ronta pero in modo diverso un*analoga re. Indica propriamente una piccola pietra,
tradito. la figura anticotestamentaría di Balaam questione (1Cor 8). ma assume significati diversi a seconda
Neppure ‐ l codici Sinaitico (X) e Porfiriano (Bil“am seguendo la grafía del Testo Maso‑ 2,17 Duró la manna nascosta (5d)ou) dell”utilizzo: strumento per votare () per
(P) omettono la congiunzíone Kai che con‑ retico), nella sua connotazione negativa: a aútq") 100 p.ávva rob K6Kpup.pévou) ‐ L*uso contare, tessera di riconoscimento o pie‑
viene peró conservare col senso di <<addírit‑ causa dei suoi suggerimenti (Nm 31,16) il del genitivo 1:00 uávva (invece dell”accu‑ tra preziosa. Data Vambiguitá del símbolo
tura», <<persino». popolo dºlsraele si abbandonó allºidolatria sativo come ci si aspetterebbe) si spiega apocalittico, conviene insistere sul parti‑
Mio testimonefedele (¿ páthg nov 6 moróq di Baal-Peor (Nm 25,1-3) che consisteva nel come partitivo. La qualifica di <<nascosta» colare del colore <<bianco», indizio della
pou) ‐ Antipa, che é stato ucciso per la sua partecipare a banchetti ritua1í in un santuario puó rimandare alla leggenda giudaica che vita divina, e sul <<nome nuovo» (6vopa
fedeltá cristiana, viene deñnito con la me‑ moabita, culto che la tradizione deuterono‑ parlava dell'occultamento dc|l'arca con Katvóv): l*espressione (forse derivata da
desima formula cristologica di 1,5 (ripe‑ mista considerava <<prostítuzione». Giovanni la manna al tempo di Geremia, in atte‑ Is 62,2) richiama una relazione personale
tendo anche la stessa strana concordanza intravede la stessa situazíone nel lassismo di sa di una futura e gloriosa rivelazione con ¡1Cristo risorto, da parte di chi necon‑
di nominativo con genitivo): in questo ca‑ chi cede a compromessi coi culti paganí (cfr. (cfr. 2Mac 2,4-8); ma nella prospettiva divide sorte e dignitá. Importante e lºuso
so pero il contesto di morte aggiunge una 2Pt 2,15; Gd l l ) : anch'egli adopera lºim‑ dell'aggettivo Katvóg, frequente nel libro
cristiana la manna richiama simbolica‑
sfumatura che porterá a usare il termine magine della prostituzione (nopveñoat) per mente 1”eucaristia (cfr. GV 6,31.49) e, in per designare una cosa che ¿:qualitativa‑
<<manire» per indicare tecnicamente non il designare l'infedeltá religiosa. mente nuova.
contrapposizione ai banchetti idolatrici,
persona (<<nome») del Cristo. Esempio luminoso di fedeltá e stato Anti a di cu' corrono il rischio di perdere i propri valori fondamentali. Lºesortazione (v. 16)
non sr conosce altro; nel VI secolo Andrea di Cesarea riporta nel suo <?oinmen1 e un accorato invito al cambiamento di mentalitá: la parola di Dio, simile a una
tano la notrzia che Antipa era vescovo di Pergamo e fu immolate su un ro _ spada afñlata, e lo strumento decisivo per il discemimento spirituale e morale.
acceso ¡su un altare di bronzo a forma di toro durante il regno di Domizíanog(l lnñne, la promessa al vincitore (v. 17) fa riferimento a doni simbolici: la mama,
pencolr, pero, sono anche all”interno della comunitá: come il popolo dºlsraele segno del nutrimento messianico (sense nascosto nellºantico pane del cammi‑
ha commesso 11grave peccato di sincretismo religioso, qualiñcato dai rofetí no; cfr. GV 6,31.49), e un sassolino, simbolo della nuova relazione personale e
come <<prost1tuzione», cosi anche i cristiani, per una volontá di confor1iiismo amorosa con il Cristo risorto, possibile 5010 per chi lo accoglie…
,
APOCALISSE DI GIOVANNI 2,18 56 <7 APOCALISSE DI GIOVANNI 2,24
1(ºKpri 'EC_Ó óryyé)up tñg s'v ©vateíporq éxxAnoíag ypá1bov-Tá8€ Áéy€t '“All'angelo della comunitá che ¿:in Tyatira scrivi: <<Cosl dice
o oros toñ 9506, 6 ”€wa tobg ó<p€akpobg aótoñ (bg (p?xóya nvpóg ¡| Figlio di Dio, Colui che ha gli occhi come ñamma di fuoco
Kon ot 1r055g aútoñ ó'porot xa)n<o)añávrp- 1901502 con tdt é'pya mi e ¡ suoi piedi sono simili a bronzo incandescente. 19Conosco le
mv ayannv Kai tñv nícmv Kai 'Cf|V 81axovíav mi tñv t'mopovñv ¡ue opere: lºamore, la fede, il servizio e la tua resistenza; e (so
gov, Kai rót Epyoc oov tdt é'oxara nÁsíova ubv npd>twv. 2ºáMót che) le tue ultime opere sono piú abbondanti delle prime. 2ºDevo
sxw mtót 006 ¿in ót(p£ig tñv yvvaíxa 'Ie(áñeÁ, r'1 Áéyovoa éavtf¡v pero rimproverarti perché lasci fare alla donna Iezabel, che si
npo<pñrw Kai 515á0K81 mi n)uxvcír tobq épobc 50óÁovc nopvsñoa1 dichiara profetessa e insegna e inganna i miei servi, incitandoli
Kai (paysív eí8wÁó€vta. ” Kai é'5w1<cx (XÚtñ xpóvov i'va peravoríon aprostituirsi ea mangiare cami immolate agli idoli. 21Le ho
Koa ob Bé)i€1petavoñoat éKtñg nopvsíaq aútñq. ” i80f) BáMw . , dato tempo per pentirsi, ma ella non vuole pentirsi della sua
own/w sig KÁÍVY1V Kai toúg porxeóovraq pet' aótñq sig 6Áíll)w prostituzione. 22Ebbene, la scaravento suun letto e coloro che
peyodimí, éócv pñ peravor'¡owow él< td)V €pywv aúrñc, ” Kai tó: commettono adulterio con lei in una tribolazione grande, a meno
rexva a'vtñt; ánoxtsvo') év 6avár<p. Kai yvóoovm11t&oa1ai che si pentano dalle sue opere. 23Colpiró a morte i suoi fiin e tutte
ext‐dineral 5tt éyd> si… 6 épcxvaw vs(ppobc Kai Kap5íag, Kai &bow le comunitá sapranno che io sono Colui che scruta reni e cuori, e
t)pr £Káotu_) Katót tc'x é'pya Úpdw. “ ópív & Áz'yw toíq Áouroíg mig daró a ciascuno di voi secondo le vostre opere. 24A voi di Tyatira
? ©vareíporg, 5001OÚK é'xovow tñv 518axñv taúmv, oi'twa; oóx invece che non seguite questa dottrina, che non avete conosciuto
svaoav tót Boc6éa t o ñ oarcxvd ¿oq Áéyovcnv of) 6600…) écp' Úp&q leprofonditá di satana ‐ come le chiamano ‐ non impongo alcun
2,18 73)atíra (0uátapoc) ‐ Era una cittadina 2066 (046) aggiungono dopo <<donna» il ro‑ | Re 16,31; 2Re 9,22): perció il suo nome ¿: 20,12; Sal 7,10; 25,2 ( T M 26,2); 72,21 ( T M
non molto inñuente nella Lidia settentriona- nome ooo (<<di te»), facendola cosi risul€are impiegato come simbolo anticotestamenta- 73,21); Sap 1,6. Tradurre con <<in añ'etti e
le, a est di Pergamo da cui dipendeva; situata la símbolica <<moglie» del destinatario Non rio dell”idolatria e delia perversa monarchia i pensieri» (cosi la versione CEI) significa
nella fertile valle del ñume Lico, la localitá ¿:chiaro sesi tratti effettivamente di una per‑ dºlsraele. sostituire la metafora del testo con la sua
era nota come laborioso centro artigiano e sona storica, aniva all'interno della comunitá 2,23 Colui che serum reni e cuori (ó épauvóv spiegazione.
;ogrrfrc1ale. . ' , di Tyatira come sostenitrice del compromes‑ Wd)poñg Kal Kapóíaq) ‐ Il Cristo risorto at- 2,24 Leprofonditá di satana (rá Ba0éa 100
, zu abbondantz delle p r i m e (nlexova so con la cultura religiosa dell'ambiente pa‑ lribuisce a se stesso una típica qualitá divi- oatavá) ‐ Sembra una citazione deformata
rwv npwwv) ‐ La scelta del comparativo gano, oppure se sia una ñgura retorica per na. cioé conoscere le profonditá dellºanimo del linguaggio esoterico usato dal gruppo
di no)…úg (<<molto») non sembra indicare che qualíñcare il gruppo stesso dei Nicolaíti, umano: nel linguaggio bíblico infatti ¡ reni dissidente con riferimento a una cono‑
le ultime opere síano <<migliori», bensi píú cioé quella parte della comunitá favorevo‑ (vecbpót) sono intesi come sede della co‑ scenza superiore e piú profonda di D i o
numerose: l”elogio riguarda una crescita di le al sincretismo. La regina Iezabel (Izebel scienza morale, mentre il cuore (Kap6ia) ¿ riservata ai soli iniziati. Il nome divino &
quantitá. nella graña del Testo Masoretico), di origi‑ l'organo del pensiero e della volontá. Tale stato probabilmente sostituto con quello
2,20 La donna 1ezabel (riqv yuvab<a 'IeCálZ‐el) ne fenicia, aveva favorito il culto di Ba“al e cspressione ricorre con frequenza in testi del diavolo per smascherarne l'origine
‐ l codici Alessandrino ( A ) e Vaticano greco combattuto fieramente il profeta Elia (cfr. profetico-sapienziali: cfr. Ger 11,20; 17,10; demoniaca.
2,18-29 Alla Chiesa che ¿ in szatira si ritengono profeti ‐ rischia di compromettere la fedeltá della Chiesa. Il discemi‑
Il Cristo si presenta, unica volta nellºApocalisse, con il titolo <<Figlio di Di0»' le mento non ¿ facile: mail Signore conosce in profonditá le intenzioni e i pensieri di
carattenstiche simboliche (riprese da 1,14b-! Sa) evocano profonda capacitá dí disc,er‑ ciascuno; perció minaccia duramente tali deviazioni, in quanto molto pericolose per
n1mento e sicura stabilitá. Il giudizio sulla comunitá (vv. 19-23) elogia il progresso la stessa vita cristiana. Besortazione (vv. 24-25) ¿:rivolta al gruppo di fedeli non
nelle vrrtú, ma denuncia il consueto problema dell'eresia intema. Come la regina contaminati dallºidolatria che riñutano le pretese rivelazioni degli eretici, conside‑
Iezabel aveva contribuito a rendere lºepoca dei re esempio negativo di infedeltá randole demoniache e non divine: a costor0 ¿:chiesto solo di perseverare in tale retto
cost la mentalítá sincretista ‐ sostenuta da una parte di cristiani che, illudendosií comportamento. A partire da questa lettera, il ritomello dello Spirito &spostato alla
APOCALISSE DI GIOVANNI 2,25
58 Í 'U)
APOCALISSE DI GIOVANNI 3,4
&Mp Bápos, 2511Áf1v55 f‐:'xsre Kpatr'|oare ó'rxpr[q] of) ¿iv ñ£w. ºº Kai () nllro peso; 25ma quello che possedete tenetelo saldo frnché io
vu_<wv Ken o_tnpwv axpr téÁOUC tá é'pya pou, 5d>ow aútd> é£ovcíav venga. 26Al vincitore ea chi conserva ñno alla fine le mie opere,
em1'/(0V e6vwv ” m i ¡rozyaveíaúwóq¿vp'á,55w m5r7prí ¿[)(tór duró autoritá sopra le nazioni, 27le pascolerá con scettro di ferro
axevr/7 ta K£paymd avvrpszem1, ” (bg Káy(b e'0in<pa napóc t o ñ …me ¡ vasi di ceramica sifiantumano, 28come anch'io lºho
rt3tppq pou, Kal 8d>ow aót<í> tóv órorépor tóv npw'ivóv. 29'O ¿:'wa ricevuta dal Padre mío e gli daré la stella del mattino. 29Chi ha
ovq axovoá1:w tí 'L'Ó rtveñpor Áéysr taíg éxxÁnoíarq. orccchio, ascolti ció che lo Spirito dice alle comunitá».
3 1Kim tQ áyyé7top tñg év Záp5ww éxx7lnoíaq ypáupov‑ 3 lAllºangelo della comunitá che &in Sardi scrivi: <<Cosi
. "I"a_55 )/L€Y€l ó_é'xwv tóc énróc nvsópaw toñ 0506 mi tOÚC
dice Colui che h a i sette spiriti di Dio e le sette stelle.
e n t a oct;epae- oi5á ooo tó: é'pya 611 6vopa é'xeu; 6t1 Cñc Kai
( ' o n o s c o l e tue opere: hai fama d i essere vivo e invece sei
vsxpoq er. 2ywov ypnyop<bv Kal orr'¡pwov tó: ¡ t o m á &lé'iírs7tkov morto. 2Vigila e rinvigorisci ció che rimane e sta per morire,
ocanavew, of; ydp si5pnxá ooo tdt é'pyrx nenÁnpwpéva évómov perché non ho trovato le tue opere perfette davanti al mio
tot) 9eov poo. 3pvnpóvsve of5v ná>q si)m<pag Kal r'íxovoag I ) i o . 3Ricorda dunque come hai accolto e ascoltato (la Parola),
Ka1,mpst Ka¡r peravónoov. éów oí5v pr'¡ ypnyopñonc, ñ€w (bg nsservala e péntiti; ma se non sei vigilante, verró come un ladro
15Áentnc,¡xat 06 ¡th yvo_bc noíav d3pav r'íEw é1rioé.l 4óc70t8x é'xetq senza che tu sappía a che ora verró da te. 4Tuttavia a Sardi hai
o?ttya ovopa/ta év Zápósmv & oúx épó)wvav tdt ipátux orfmbv poche persone che non hanno macchiato le loro vesti e quindi
K ( X l n e p m a t n o o v m v ¡ref ¿1.106 ¿ V Áevxoíq, 6t1('í510í síow. ,
cammineranno con me in vesti bianche, perché ne sono degni.
2,27 Con scettm diferro comei vasi di cerami‑ non sene conosce un uso deponente, deve dei verbi non e esplicitato, ma si comprende
importanza era notevolmente diminuita, resta‑
ca (¿v bo'436<p atónpá (bg rix oxeún tr'x Kepap.tkóc) essere tradotto come passivo o riñessivo, come sottinteso il Vangelo, la parola di Dio.
va ancora un notevole centro commerciale.
‐ Al cristiano che resta fedele all'insegna‑ perché ¡! testo del salmo ¡: stato intenzional‑ I due verbi sono in tempi diversi: il perfetto
3,2 Vigila e rinvigorisci (yiv0u ypnyopá>v K(XI,
mento apostolico vengono riconosciuti gli mente modiñcato da Giovanni. e'i)aybac esprime l*accoglienza avvenuta in pas‑
rm'pwov)‐ Lºimperativopresente (come in 2,10)
stessi titoli regali tradizionalmente riferiti al 2,28 La stella del martino (thu úorépa rbv sato eperdurante nel presente, mentre l*aoristo
sottolinea la durata e la continuitá dell'azione:
Messia. Nella citazione tratta dal Sal 2,8‐9 le npm'ivóv) ‐ Dallºoracolo di Nm 24,17 deriva ºr'p<ouaaq allude all'ascolto del primo annuncio.
csorta perció a perseverare nello stato di ve‑
rmmagini dello <<scettro di ferro» (cfr. 12,5; lºimmagine della <<stella mattutina», simbolo Come un ladra (d)q KÁ¿T¡TT]Q) ‐ L'immagine
glia, poiché cºé il serio pericolo di addormen‑
l9,15) e dei <<vasi di ceramica» indicano che del Messia stesso nella sua rísurrezione (cfr. larsí. Invece, l”imperativo aoristo (arñptoov) del cristiano che veglia e del Cristo che viene
11gruppo fedele hala forza del Messia, men‑ 22,16). come un ladra ereminiscenza di una parabola
indica qualcosa di puntuale da fare subito.
tre gli idolatrí sono deboli come cocci. 3,1 Sardi (21ápóetq)‐ Situata a circa 50 km a diGesú (cfr. Lc 12,395; Didaché 16,1; V21ngelo
3,3 Come hai accolto eascoltato (nd>q ¿m…
Sifrantumano ‐ Il verbo ( 1 q u (Betat &pre‑ sud di Tyatira. era stata una famosa metropoli ¡(al i'ºp<owag) -‐ Lº invito a ricordare ¿:incentra‑ dí Tommaso 2 l ) e comune nellºantica predi‑
sente medio o passivo di ovvtpí6w: dato che dell'antichitá. Anche se nel 1sec. d.C. la sua cazione (cfr. Mt 24,42‐44; 1Ts 5,2; 2Pt 3,10).
to sulla modalitá (<<come») e infatti lºoggetto
line del discorso (v. 29) e, di conseguenza, viene antícípata la promessa al v i n 't Il giudizio sulla Chiesa (vv. le e 4) 'eparticolarmente severo poiché a unºap‑
(v. 26‐28). Dope aver evocato lºantica monarchia come segno negativo vierfé er'í parenza di vita si contrappone una realtá di morte. Nella comunitá & presente,
npresa una terminología regale positiva. Il fedele, unito a Cristo nella ldtta e nell
tuttavia, un resto che non & ancora <<morto» perché non si ¿ contaminato con
passrone, gh ¿:strettamente associato anche nella dignitá regale enellºescrcízio dell;l
l'ídolatria. Nel quadro dei riferimenti anticotestamentari, il tema del <<resto» (po‑
sua autorrta umversale: partecipa della sua risurrezione (simboleggiata dalla stell
che persone) che sopravvive sembra evocare il dramma dellºesilio babilonese,
mattutrna) e condivíde con lui il compito dí <<pascolare le nazíoni» a
inteso come intervento di Dio, punitivo e salvifrco insieme. Lºesortazione (vv.
3,1-6 Alla Chiesa che ¿ in Sardi .
2-3) insiste sulla vigilanza, invitando la comunitá a risvegliarsi dal torpore del
Il Cristo si presenta in stretta relazione con la totalitá dello S ' ' ' ' conformismo idolatrico che la uccide eaprendere coscienza della vitale tradizione
. ¡ . . ln
delle comunrta cnst1ane (cfr. 1,4.16.20). Mentre, pero, in 1,4 ¡ setfe sp(iriitive]:;nre)
apostolica. La promessa al vincitore (v. 5) richiama lºimmagine delle vesti (v. 4):
presentat1come davanti al trono di Dio, ora si dice che il Cristo risorto li o ' d
coloro che non si sono abbandonati allºidolatria si rivelano strettamente uniti alla
E da notare la fine rielaborazione delle immagini. p SSle º‑ vita del Cristo risotto e il dono iniziale ricevuto é da conservare ñno allo splen‑
APOCALISSE DI GIOVANNI 3,5
60 (¡ ] APOCALISSE DI GIOVANNI 3,9
dore finale nella gloria. Allo stesso modo la loro coerente adesione al Signore li
conserva nel numero degli eletti eli fará riconoscere ufficialmente come tali nella nico, potente e universale, che lo avvicina a Dio stesso. 11giudizio sulla Chiesa
(vv. 8-10) é totalmente positivo. Punto di partenza ¿:Pimmensa possibilítá che ¡1
mamfestaznone ultima. In questo messaggío si insiste sul termine <<nome» (greco
o_noma), che rícorre in 3,1 col sense di <<fama» e ancora in 3 5 nella promessa Cristo le ha donato e l”irrílevanza sociale della comunitá e tutt*altro che contraria
dl conservarlo nel <<libro della vita» (anche in 3,4; cfr. nota). ,Il nome indica la a questa potenzialítá: la sua forza sta, infatti, nel rapporto costante con la Parola
persona ni una dimenswne di conoscenza: al <<nome» ‐ intende dire Giovanni ‑
e la persona del Cristo. Ció che gli antichi profeti dicevano dei popoli pagani nei
deve comsp0ndere una sostanza. confronti di Gerusalemme (cfr. Is 45,14; 49,23; e soprattutto Is 60,14), ora viene
3,7‐l3 Alla Chiesa che ¿inFiladelfa applicato a sedicenti Giudei che <<vengono e si prostrano» nella comunitá cristiana.
Tale cambiamento dí prospettiva ¿:molto significativo; la situazione della Chiesa &
.I.l Custo si presenta in modo nuovo rispetto alle formule dell”introduzione
utillzzando eme t1t011 non ancora adoperati per ríbadire il proprio molo messia‑ descritta con le caratteristiche della comunitá di Israele nellbttimística fase della
ricostruzione post-esilica e l”íngresso di alcuni Giudei nella comunitá cristiana
APOCALISSE DI GIOVANNI 3,10 62
()3 APOCALISSE DI GIOVANNI 3,15
3,10 H a i custodito... anch 'io ti custodiró nella valle del Lico sulla Strada principale
gico e assolutamente originale. La formula Cristo ¿:partic0larmente importante e teo‑
(étñpnoag.. Káyoó ae rnpñam) ‐ Si ¿:scelto che collegava Efeso all”0riente. Danneg‑
ebraica 'áme'n esprime certezza, la soliditá logico: si avvicina alle formule di un inno
di conservare anche in traduzíone lo stesso giata nel 60 d.C. da un terremoto, era stata
tipica della fede; forse in dipendenza da Is cristologico paolino (Col 1,15.18)e dipende,
verbo su cui il messaggio insiste per eviden‑ rapidamente restaurata; deve la sua fama so‑
65,16, essa viene applicata al Cristo per pre‑ probabilmente, dalla rilettura di Pr 8,22. De‑
ziare il discorso della reciprocitá promessa; prattutto alla produzíone di tessuti e di me‑
sentarlo come il fondamento della comunitá scrive il Cristo risorto come il <<pn'ncipio della
il termine ricorre pure in altri passi (1,3; dicamenti. La comunitá cristiana di questo
e il compimento delle promesse divine (cfr. novitá», dei cieli nuovi e della terra nuova
3,38; 12,17; 14,12; 22,7.9) dove pero con‑ centro fu strettamente collegata a quella di
2C0r 1,19-20). annunciati daIs 65, l 7: ¡| richiamo non e tan‑
viene tradurlo con <<0sservare». Colossi (cfr. Col 4,16) e di…(Gerapoli. ll Principio della creazione di Dio (ñ ápxh to allºinizio, quanto piuttosto al compimento
3,14 Laodikia (AaoóíKeta) ‐ Prospera cittá L'Amen (6 ¿¿Mi/) ‐ Questo titolo crístolo‑
rñr; Krioeu)g 106 6605) ‐ ll terzo titolo del della storia con l'evento della risurrezione.
¡pvxpóq ñgñ (ectóq. “ oiítwg 6t1x?uapóg si mi oí5te (satóq oi5te ““Ma poiché sei tiepido, non sei cioé né freddo ne' caldo, sto
¡pvxpóq, 11870…) 08 éuéom ¿:K toñ atóucxtóg pou. ” ¿Su Áéy81g 6ti per vomitarti dalla mia bocca. 17Tu dici: “Sono ricco e mi sono
n2toóolóq eiptgxai nen)xoótnm mi 068év xpsíow é'xw, mi ofn< arricchito; non ho bisogno di nulla”, ma n o n sai di essere un
oi5aq 6171 of) si 6takaínwpog Kai é)teswóq Kai rrthóg mi w<pÁóq infelice, un miserabile, un povero, cieco e nudo. lsTi consiglio
Kaiwpvóq, “ ovul30vkeów 0 0 1 ótyopáoa1mp, époñ xpvoíov
di comperare da me oro puriñcato dal fuoco per diventare
nenvapévov ¿:K nvpóg i'va nÁov-rr'¡onq, K0d ipátwt ÁEUKEX i'vor
ricco, vesti bianche per coprirti e nascondere la tua vergognosa
neptBákn mi un (pavepw6ñ ñ aíoxúvn tñq yvpvótntóg oov, mi
KOM[0]6pIOV éyxpíoat tobg ó<pGakpoúq oov í'va BÁ£'an. lºéyd) nuditá e collirio per ungerti gli occhi e ricuperare la vista. l9lo
¿íoovc, éótv <p1ÁG) é?xéyxw Kai noa$sów Zr'|7t€ve of;v Kai petavónoov. tutti quelli che amo li rimprovero e li educo. Mostrati dunque
2º'180i) é'0tnxa ¿ni tñv Gópocv K0d ¡<poúw‐ éo'cv uc óu<oóon tñc fervoroso e pentiti. 20Ecco, sto alla porta e busso. Se qualcuno
<pwvñq pou mi ótvoí£n tñv 0úpav, [Kai] siosÁeóoopat npóq (XÚ'CÓV ascolta la mia voce e mi apre la porta, io entreró da lui e ceneró
mi Ssmvñow per” aótoñ mi aótóq per“ époñ. 21'O V1KG>V 5(bow con lui ed egli con me. 21Al vincitore concederó di sedere con
aóuí> K(X9Í0a1 p£t' époñ év tC_Ó 6póv<p pou, (bg Kótyd) éví1<nocx K0d me sul mio trono, come anchºio ho vinto e mi sono seduto con
éxá9wa pEtót toñ natpóc pou év tQ) 6póvo_o aútoñ. " 'O ¿5wa 013€ ¡1Padre mío sul suo trono. 22Chi ha orecchio, ascolti ció che lo
áxovoátu> tí tó rwsñpcx Aéya toñq éxx?moíouq. Spirito dice alle comunitá».
3,19 Li rimprovero e li educa (éléyxw Kal deriva da un detto sapienziale: Pr 3,ll-12. Ct 5,2): in questo modo infatti &descritto il nare») & dovuto all'uso cristiano di chiamare
1Tatóeúm) ‐ Il primo verbo esprime la con‑ 3,20 Sto alla porta (¿amm ¿ni, rñv Súpocv) desiderio che Cristo ha di incontrare ciascu‑ Kuptw<bv óe”tnvov (<<cena del Signore», lCor
futazione degli errori, in quanto il Cristo ‐ Lºuso del perfetto di ºiotnut allude alla no personalmente. 1l ,20) la cena eucarística: al di la della oondivi‑
dimostra alla Chiesa il suo torto; il secon‑ condízione del Risorto che si &posto in pie‑ Apre la porta (ávoíin rñv Gúpav) ‐ Lºaper‑ sione di mensa come metafora di relazione inti‑
do invece, sottolineando lºimpegno nella di e vi rímane da vivo. Non & da escludere tura della porta &la rimozione dellºostacolo ma, Fallusione all'eucaristia&molto probabile,
sua educazione, e positivo 6 costruttivo, una reminiscenza della parabola evangelica e coincide con l”ascolto della voce: lºesito ¿: anche come segno anticipatore del banchetto
sebbene nel mondo antico lºeducazione del servi che aspettano la venuta del padro‑ la comunione personale, simboleggiata dal messianico escatologico (cfr. 19,9).
comportasse aspetti piuttosto severi di cor‑ ne (cfr. Mc 13,33-37; Lc 12,35-38), ma la convito e dalla recíproca compagnia (cfr. GV 3,21 Concederó di sedere con me‐ E possi‑
rezione. La causa di tali interventi &spiegata collocazione alla porta richiama piuttosto 14,23). bile riconoscere in questa promessa un”eco
col verbo $LA<I) (<<amo»). Lºintera formula lºimmagine dell”innamorato che attende (cfr. Ceneró (5€L1Tvñow) ‐ ll verbo 6eurvém (<<ce- di Lc 22,28-30 e Mt 19,28.
tono di vivace provocazione tende alllincontro conviviale e alla comunione del Messia. ll discorso che il Cristo rivolge a Giovanni arriva al suo culmine
personale. Lºevoluzione delle immagini anticotestamentarie sottese alle sette con questa proclamazione di vittoria e di intronizzazione. Secondo l'uso della
lettere e l”esplicito finale sulla comunione con il Cristo risorto fanno pensare predicazione apostolica (Mc 16,19; Ef 1,20), ¿ adoperata lºimmagine di Sal
a un riferimento alla condizione della comunitá contemporanea dellºautore, 110,l applicata al re Messia, risorto e asceso al trono. Í3 importante notare
orgogliosa e mediocre, chiusa all*autentica accoglienza del Messia e perció lºannuncio della partecipazione del fedele alla stessa gloriñcazione del Cristo
destinata, in breve, a essere <<vomitata dalla bocca» di Dio (v. 16). Partccípe (<<come anchºio»), sullo stesso trono che e quello del Padre.
di altre vicende della storia di Israele, la comunitá cristiana ¿ esposta al reale Termina qui il discorso diretto iniziato in 1,17. Lºevocazione finale
pericolo derivante dal tiepido riñuto operato da una parte del giudaismo. La del trono e della intronizzazione di Cristo prepara in modo adeguato il
promessa al vincitore (v. 21) e di carattere cristologico ed espande lºimmagine passaggio alla seconda parte dell,opera, tutta centrata su questºultimo
di comunione annunciando la partecipazione del cristiano alla vittoria stessa mot1vo.
APOCALISSE Dl GIOVANNI 4,1 66 (v7 APOCALISSE DI GIOVANNI 4,2
4 1Dopo queste cose guardai ed ecco: una porta era aperta nel
ovpavop, K o a n ( p w v n ñ nptí>tn ñv ñxouoa d>g oo'tÁmyyoq cielo e la voce di prima, che avevo udito parlare con me
/ 11 .. r 1 / 7 x ¡ “
ÁaÁovonc, p e t spov Aeywv' avai3a 005€, K o n 881500 0 0 1 a ¿ s i come una tromba, diceva: <<Sali quassú e ti mostreró le cose che
ysvé06<x1 ustót tañta. devono accadere dopo queste cose».
2 1 / 1 / 7 l ! 1 ¡ !
"Eveewq eysvounv ev nvsupau, K a l 1500 0povog 2Subito mi ritrovai nello Spiríto ed ecco: cºera
exerto sv up oupow€>, K(X1éft1tóV 6póvov Ka6r'|pevoc, un trono nel cielo e sul trono Uno seduto.
4,1 Guardaied e c c 0 (elóou, m1. 145013) ‐ L”in‑ co», &anchºessa collegata al verbo ((vedere» porta, segno della comunicazione tra Dio e 4,2 C 'em un trono (6póvoq 3K5Lto) ‐ Alla
sistenza sul verbo <<vedere» appartiene al ge‑ e potrebbe corrispondere all'imperativo di 1'uomo, & Stata apena nel passato e conti‑ lettera: <<Un trono giaceva». La scelta del
nere 1etterario delle visioni con cui lºautore questa radice verbale. Come dire: <<Io ho vi‑ nua a restare aperta nel presente (cfr. 3,8). verbo Keipai mira a evocare una condi‑
intende presentare la propria esperienza di sto e ora cerca di vedere anche tu!». In quanto <<passivo divino» & assente il zione stabile e solida La descrizione del
fede; inoltre invita la comunitá che ascolta Una p o r t a e r a aperta (9úpot ñve<pyuévn) complemento d'agente, perché & sottinte‑ trono e estremamente povera di verbi, se‑
a condividere la sua stessa visione. ln greco ‐ 11participio perfetto medio‐passivo in so che Pazione sia stata compiuta da Dio. condo lo stile semitico, e segnata da alcune
l'espressione iñoú, frequentissima all'intemo greco indica uno stato permanente e de‑ Lecose che devono accadere (&661 yevéoºat)‑ manellanti ripetizioni. Si sono conservate
dell'opera e abitualmente tradotta con <<ec‑ finitivo, prodotto da qualche agente. La Per il senso di questa formula tecnica vedi 1,1. anche in traduzione per rispettare lo stile.
ºxod ó Kd6ñpt-:V0g 5p010c ópo'tcst )u'6qo iáom& mi oap5ícp, Kal iptq “|faspetto di Colui che stava seduto era simile a pietra
KUKÁÓGEV toñ Gpóvov 6poroq ópáoer opapocy8ív<p. 4chi KUKÁÓGEV ¡ I i diasproe cornalina e unºaureola, come di smeraldo,
toñ Opóvov 6póvovg s'ú<oot téooocpeq, mi ¿ni tobq 6póvovg e'ú<ocn uvvolgeva il trono. 4Intorno al trono ventiquattro troni e
téooapac npecl3vtépovq m6nuévovg nsp16&l$)w¡pévovq s'v ípatíorg sui troni ventiquattro anziani seduti, avvolti in bianche vesti
Ásvxoíq mi ¿ni rócq K£(pa)tócc aútd>v ore<pávovq xpvooñg. 5Koci ¿:K c corone d,oro sul capo. 5Dal trono escono fulmini,
t o ñ 0povov émropeóoth ócotpanai Kai cpwvai Kai Bpovraí, Kai l'ragori e tuoni; sette fiaccole di fuoco ardono davanti al
e n t a Mpna5€g nvpóg Kaiópevai évd>mov toñ 9póvov, &sicw td trono ‐ sono i sette spiriti di Dio ‐; 6davanti al trono
e n t a nveupcxta toñ 0806, ºmi évcbmov toñ 6póvov (be; 6áÁaoocx come un mare trasparente simile a cristallo. Al centro del
4,3 Colui che stava seduto (¿ Ka6ñueuoq) ‑ de propriamente al colore dellºarcobaleno. ventiquattro e problematica, poiché tale 24,7). [1 signiñcato preciso non e chiaro.
Con questa espressione (participio presente 4,4 Attorno al trono ventiquattro troni simbolo non ¿:comune nell'apocalittica. Si Anziani (npeafjutépouc)‐ E ¡| termine tecnico
sostantivato) lºautore designa abitualmente (Kal. Kuxlóºev roñ 9póvou 9póvoug ¿[KoOL pub sdoppiare in 12+12 e vedervi evocate che nellºantíco lsraele indicava ¡ capi delle
Dio, per indicarlo come creatore e signore réooapec) ‐ Lºautore giustappone voluta‑ lc tribú d,lsraele e gli apostoli; ma sembra tribú (cfr. Es 24,1-l2), intesi come <<capifa‑
dell'universo. mente due termini ugualí: n o n e quindi piu corretto rispettarlo come tale. Vittorino miglia». E stato scelto nella comunitá cristia‑
Aureola ‐ Il vocabolo greco 1ch (in genere opportuno variare la traduzione e rendere di Poetoviumha pensato agli autori dell,AT, na per designare ¡ responsabili delle Chiese
tradotto con <<arcobaleno») pub indicare anche con <<seggi» (cfr. versione CEI). La somi‑ che secondo la tradizione giudaica (cfr. 4 e da esso deriva il termine <<prete». Indica
l'alone di luce che circonda le figure divine; glianza di vocabolo serve al simbolismo I:'sdra 14,44) sono appunto ventiquattro; dunque una funzione sociale, piuttosto che
il paragone con lo smeraldo lo qualiñca con per indicare una stretta partecipazione al altri vi vedono unºallusione alle ventiquat‑ l'etá: non significa che sono vecchi, ma che
una nota di colore verde, che non corrispon‑ potere divino. La spiegazione del numero tro classí sacerdotali del tempio (cfr. 1Cr hanno autoritá.
dell'universo, creatore e govematore di tutte le cose. Il trono &presentate come un Testamento e dodici apostoli del Nuovo Testamento; c) autentici simboli, ovvero
dato acquisito (<<cºera»), non come risultato di unºazione (cfr. Dn 7,9); non &vacante, schemi da interpretare e colmare con la propria esperienza. Quest'ultima modalitá
ma c'é chi governa. Tuttavia, il personaggio seduto non &rappresentato. La scena, interpretativa &preferibile; i ventiquattro anziani, infatti, non sembrano rinviare
infatti, pur essendo costruita su alcuni modelli dell,Antico Testamento (cfr. Is 6 e a persone precise, ma piuttosto evocare coloro che collaborano al piano di Dio e
El l ) , ¿ molto piú sobria. Viene solo evocata un'impressione luminosa: l'aspetto hanno un ruolo attivo nella storía della salvezza. In base all'insistenza sul numero
di Colui che siede sul trono non e descritto, bensi paragonato alla meraviglia di ventiquattro vi si puó riconoscere unºallusione alla tradizione giudaica dei libri
luce prodotta dai riflessi di diverse pietre preziose: il rosso della comalina, il verde ispirati o alle classi sacerdotali: sono coloro che hanno <<fatto la storia» e, con un
dello smeraldo e ¡ mille riflessi colorati del diaspro. 11seguito della presentazione concetto moderno, potremmo dire che sono il simbolo stesso della storia.
si sofferma sugli elementi che fauno corona al trono econtribuiscono a chiarime il Tre note simboliche presentano la ñgura di Dio come colui che entra in re‑
valore simbolico e, in modo particolare, sui ventiquattro anziani (4,4) e sui quattro lazione con il mondo. ll primo elemento &costituito da un típico simbolismo
esseri viventi (4,6b‐8a), separati da tre brevi annotazioni simboliche (4,5a.5b.6a). della rivelazione e dell,intervento storico dellº0nnipotente: l'uscita dal trono
] ventiquattro anziani sono vistosamente associati a Colui che siede sul trono. di lampi, voci e tuoni (cfr. 8,5; 11,19; 16,18) ha un significato teofanico con
ll vestito e sempre simbolo di relazione e il colore bianco & legato al mistero rimando all,alleanza sinaitica (cfr. Es 19,16) e indica che il trono non & isolato
della risurrezione di Cristo; inoltre, la corona dice riconoscimento per unºim‑ in sé, ma che Dio entra in contatto con il mondo. Il secondo elemento ¿:quello
presa compiuta e l'oro e il classico metallo legato alla dívinitá. Si tratta, quindi, centrale e riprende un,immagine dell*introduzione (1,4): lºautore stesso offre
di personaggi autorevolí e storici, accomunati a Dio nel govemo del mondo e la spiegazione del símbolo delle sette ñaccole. Piu che di angeli, sembra che si
partecipi della sua vita. Tuttavia una loro esplicita identiñcazione non e facile; parli dello Spirito Santo nella sua pienezza sotto la figura del ñ10co che scalda,
le moltissime interpretazioni proposte si possono ridurre a tre modelli: a) esseri illumina, puriñca e consuma. Il contatto di Dio con il mondo ¡: operato dal suo
celesti: angeli o stelle; b) uomini gloriñcati: ventiquattro personaggi dellºAntico Spirito. Infine il terzo elemento ¿:costituito da un mare di cristallo che evoca il
Testamento o del Nuovo Testamento; oppure dodici patriarchi eprofeti dell,Antico mostro caotico primitivo: il simbolo del male, dell'inconsistenza e della nega‑
APOCALISSE DI GIOVANNI 4,7 70 7l APOCALISSE Dl GIOVANNI 4,10
vahívnopoía vaotáMop Kai évpéoq> t o v 9póvov mi KóK?x(p roñ trono e intorno al trono quattro esseri viventi coperti d,occhi
0póvov téooapa Z(I>0t yépovra ó(pecx?tpd>v épnpoo€sv K ( X l ómoGsv. davanti e dietro. 7Il primo vivente e simile a un leone, il secondo
7Ka1 tó Z(I>0V tó npá>rov óporov Áéovrt Kai to Seútspov Zd)ov
vivente e simile a un vitello, il terzo vivente ha l'aspetto d,uomo,
óporov póoxc_o K ( X l to rpítov Zá>ovsxwv to npóowrtov (bg
il quarto vivente ¿:simile a un,aquila mentre vola. 8] quattro
&v0pdmov mi ro tétaptov Zo_30v'oporov órst<b netopévw. 8K0(1
ta téooapa Z(I>a, íº.v Ka6 Í€v aúr<bv é'xwv órv¿x rrrépvyag &, esseri viventi hanno ciascuno sei ali, intomo e dentro sono
KuxÁó05v Kal é'ow65v yépovow ócha?xu<bv Kai órvo'mocvow coperti di occhi. Giomo e notte non cessano di ripetere:
ovx é'xovow npépac ¡<cxi vvxróc Áéyovrsq <<Santo, santo, santo il Sígn0re Dio, [ 'Onnipotente,
áfyloc áfyzog óíytoq Kúpzºg' ¿ 656; o¡ravroxpárwp, Colui che era, che ¿:e che viene!».
o ¡w K(X1 ¿)dw Kal ¿)épxóusvog. ºE quando gli esseri viventi tributeranno gloria, onore e
ºKai" 0 t a v 6d>oovow tor Z(I>0( 5ó£av mi 171an mi evxapwríocv t á )
grazie a Colui che siede sul trono e vive nei secoli dei
m6npév<psrti 'L'G) 6póvq> to_3 C(I)Vti eíq rovg ai<bvaq t o o v a i d ) v a
ºnsoovvron oi si'xoor téooocpsg npeoBórsporsvwmov r o v secoli, 1ºi ventiquattro anziani si prostreranno davanti
Ka6npévovsul rov 6póvov Kal rtpooxuvnoovow t d ) Z<I)Vti sig a Colui che siede sul trono e adoreranno Colui che vive
t o v q aíáwcxc tá>v 0:16)va Kai BaÁovow t o v q ore<pávovq cxth>v nei secoli dei secoli e deporranno le loro corone
s'vcbmov t o v Gpóvov Aéyovrsg davanti al trono, dicendo:
4,6 Quattm (téooapa) ‐ Questo numero Esseri viventi (Caja) ‐ Il vocabolo Copov po‑ 4,8 Santo, santo, santo (61ng &y10; &y10q) KÚpLOQ oa8rxo)9) ¿: resa con Kúp|.0g ¿) 666€
costituisce il tipico simbolo cosmico-geo‑ trebbe essere tradotto semplicemente con ‐ Lºinizio dell”acclamazione riprende al‑ ¿ navroxpármp (<<il Signore Dio, l'0nni‑
grafico per indicate la totalitá nello Spazio <<anímale»; ma, dato il collegamento con la lettera la prima parte dellºinno angeli‑ potente») come ricorre soprattutto nella
(cfr. ¡ venti, ¡ punti cardinali, gli angoli del l'idea della <<vita» ((mi), si preferisce ren‑ co dí Is 6,3; pero la formula t h h sºbá'ót versione greca del libro del profeta Amos
mondo). dere con <<essere vívente». (<<YHWH degli eserciti», nella Settanta: (cfr. Am 3,13 L X X eco.).
zione di vita e dominato da Dio e perció ¿:descritto come solido e trasformato (cfr. Ez 1,20-2l); hanno le forme típiche del mondo umano (cfr. Ez 1,10), ma
in supporto del trono. Attraverso il riferimento a un particolare della teofania sono anche dotati di ali (cfr. ls 6,2) che caratterizzano invece il cielo, ll mondo
descritta da Ezechiele (cfr. Ez 1,22), la base del trono divino richiama il <<f1rma‑ di Dio. Come per gli anziani, la loro identiñcazione non ¿:facile. .Le diverse
mento» di cui si parla nel poema della creazione (Gen 1,6): in tal modo questo opinioni si possono cosi riassumere: a) esseri angelici: icherubini dl Ezeclnele
piccolo frammento unisce 1”evento creatore alla definitiva sconñtta del <<mare» 0 i serañni di lsaia; b) i simboli degli evangelisti (secondo I'opinione dl Ire‑
simbolo del male (Ap 21,1). neo); c) autentici simboli o schemi da riempire. Seguiamo la terza proposta
1 quattro esseri viventi. L'altro gruppo che circonda ¡| trono e ripreso da ipotizzando che questi personaggi rappresentino la creazione, I1 dmam1smo
descrizioni di Ezechiele e [sala. Lºautore, proponendo diversi particolari, non cosmico, I'universo creato e conservato da Dio nella sua molteplrce varreta.
vuole fame una descrizione complessiva, ma elabora una sottile evocazione Sempre utilizzando un altro concetto moderno potremmo dire che essr sono
concettuale; il modello ispiratore di tali figure si trova nella visione di Ez simbolo della natura.
l,5‐IO; tuttavia Giovanni ha rielaborato liberamente le immagini, creando 4,9-11 Liturgia di adorazione . _ . “
una descrizione simbolica complessa e discontinua. Il lettore, perció, deve La prima scena termina senza azione; si conclude con un”anticrpazrone di me
decodiñcare ogni simbolo prima di procedere con quello successivo. I sei che verrá descritto alla ñne della seconda tavola (cfr. 5,8‐ l 4). La costruzrone gram‑
lratti rappresentativi sono posti in modo concentrico, cosi che questi quattro maticale non ¿:consueta; sembra che con i quattro verbi al futuro lºautore intenda
esseri viventi risultino al centro dell,azione di Dio; essi riconoscono la sua non tanto descrivere quello che la corte celeste fa abitualmente, quanto preparare
trascendenza (<<santo») insieme al suo intervento storico (<<colui che viene»); la grandiosa scena seguente. Tale sfumatura narrativa ¿:importante perché vuole
sono totalmente segnati dallo Spirito di Dio, simboleggiato dagli occhi (cfr. esprimere la tensione della creazione verso lºevento decisivo della redenzrone.
5,6), come gia Ezechiele sottolineava il rapporto tra Spirito ed esseri viventi Lºespediente letterario mira anche a creare tensione e attesa: la seconda parte del
APOCALISSE DI GIOVANNI 4,11 72
73 APOCALISSE DI GIOVANNI 5,4
"aítog si,¿)Kóptoq mi 6 Bebo; ñuá>v, 11<<Tu sei degno, o Signore e Dio nostro,
Áa|3€w tnv 50Eav Kai tf|v tipñv Kai tñv Súvoruw, di ricevere la gloria, lºonore e la potenza,
ou ou é'Ktwag tó( návroc perché tu hai create tutte le cese:
x x x / r 7 i 1 ¡
K o a 510: te Gs?u1ua eov neocv KCX1€KTIGGY]GO£V. per il tuo velere erane e ñ1rono create».
1 x 7 1 x x i ., ¡ ) .. /
Koa 8150v sm mv 5£€1cxv r e v Ka0nusvov anti r e v 6povov
BIBÁÍOV y€ypauuévov é'ew68v Kai 6nloeev Korteecppayiouévov 5 1Pei vidi nella destra di Colui che sedeva sul trono un libro,
ocppayíow éntá. 2K(Xl ei50v óiyyeÁov ioxvpóv Knpóoeevm scritte sul late interno e su quello estern0, completamente
ev <pwvñ usyáÁn' tíq ói€10c ócvoí£ou tó Bt[5Áíov Kai Añoou sigillato con sette sigilli. 2Evidi un angelo possente che a gran
t a g o<ppayi5aq aótoñ; 3Kai oó¿sic é56vato év 'CG) oópav<b voce proclamava: <<Chi °no di aprire il libro sciogliendone
068%: ¿ n i tñq yñq 005€ únoxo'ctw tñg yñg ávoiíoal 1'Ó . ¡ sigilli?». 3Nessuno né in cielo, ne' in terra, né sotte terra
[ÍIBÁÍOV eííts [3Áénew aótó. 4Kai €K?taiev no?xú, 5t1 01555iq poteva aprire il libre e leggerlo. 4Io piangevo molto perche'
aí10c; eópé6n ótvei£ou te [51[3Áíov oi3te BÁénsw aútó. nessuno fu trevate degno di aprire il libre e di leggerle.
4,11 Erano e furono create (ñoav Kai, E meglio intenderlo come realízzazione di un Kat 'órrrtoeev) ‐ 1due avverbi, documentati dal dal simbolico numero <<sette» (¿má)z signi‑
hctin&rpav)‐ La formula, sintetica eteologica, intenzionale progetto e dare a ñoav un valore codice Alessandrine (A) significane <<dentxo e fica che & stato e rimane sigillato in modo
non ¡: molto chíara. Viene dette anzitutte che di aoriste ingressívo (<<vennero alFesistenza»): completo e assoluto.
dietro»; altri codici, come il Porñriano (P) e Va‑
la creazione é conforme alla volentá di Dio tutte le cose non esistono da sempre, ma di‑ ticano greco 2066 (046), sembrane aver corret‑ 5,2 Chi ¿degno? (tig é'i£toq) ‐ Lºaggettivo po‑
(óu'x rb 6élmá eon), ma&difficile daspiegare pendono da un intervento di creazione; cioé trebbe anche essere nadotto con <<capace», per‑
to per migliorare la forma (écm6€v Kal 'é€w6&v,
l'imperfetto del verbo <<essere», perché sene comincíareno a esistere, perché fureno create. <<dentre e fuori»); il sense tuttavia non cambia. che' esprime la qualitá dí chi (<puó». Infatti,nei
potxebbe dedurre l”affermazione di un'esísten‑ 5,1 Scritto (yeypocuuévov) ‐ Il participio Completamente sigillato (Karembpaytouévou) versetti seguenti si dice che <messuno poteva»
za etema del create: ínfatti il cedice Vaticano perfetto passívo allude a un”opera divina, ‐ ll retolo &qualificato con un altre partici‑ (5,3: oíx5€tq éóúvato)epoi che <messuno fu tro‑
greco 2066 (046) risolve tale ambiguítá ag‑ avvenuta e permanente. vato degno» (5,4: oú6ág &£toq eúpé0n): non si
pio perfetto passivo, a cui si aggiunge il fatto
giungendo la negazíone ouk (<<non erano»). Sul lata interno e su quello estemo (éom6€v che il verbo &rafforzato dal prefisso K a r a e tratta di una possibilitá morale, ma effettiva.
dittico, con al centro l'Agnello, sara quella decisiva. Al V. 11il canto, anticipando Data lºambiguitá del testo, l”interpretazione migliore sembra quella piú ampia,
la formula dl 5,9, esphc1ta il contenute di tutta questa pagina: <<Tu hai create tutte che conserva all*immagine un profonde signiñcato simbolice: ¡| libro segreto
le cose». Lºopera del Dio Creatore tende, pero, alla salvezza e desidera lºintervento contiene il piano di Dio, ¿:il suo progetto sulla storia dell,uemo, ¿:la risposta ai
del DIO Salvatore. Sará il tema dei versetti seguenti. grandi “perché” dell'umanitá.
La drammatizzazione della ricerca. Con l'espediente letterario dell'angelo
5,1-5 Elemento dí raccordo: il libro interprete che rivolge al mondo una solenne demanda, viene posta in rilievo
Un libro in forma di rotolo, secondo Puse dellºantichitá, crea il cellegamente lºasseluta inconcscíbilitá del piano divino: nessuno, né angeli, né uomini, né
tra le tavole del dittíco. Esso ¿:legato al govemo del mondo, svolgendo quasi la
morti, puó penetrare il mistero di Dio. Le creature non hanno la capacitá di risol‑
funzione delle scettro, e haun valore positivo (sta nella mane destra); &scritto in vere le gravi questioni dell,esistenza. La reazione di Giovanni riassume le stato
modo completo e non cºé lo spazío per aggiunte; inoltre ví seno apposti i sigilli dell”umanitá di frente al mistero: il grande pianto ¿:simbolo dellºangoscia e della
cl1e lo qualiñcane come appartenente a Dio in modo perfette. Le interpretazie‑ sofferenza di ogni persona che non sa spiegarsi il sense della vita. Finalmente
… proposte sono state varíe: molti Padri (Ilario, Ambrogio, Agostino, Beda) vi uno degli anziani proclama, con un solenne annuncio pasquale, che il Messia ha
hanno vrsto il simbolo della Bibbia; altri restringono il riferímento all'Antíco vinto. Egli ha ottenute la Vittoria ed e lºunico in grado di rivelare il piano di Die:
Testamento, che deve essere ínterpretato dallºAgnello; altre proposte moderne pub, cosi, colmare il desiderio dell”uomo e calmare il suo pianto angosciato. In
sono piú fantasiose: vi si vede la notíñcazione di un debito o il libello dí ripudío
che cosa consista questa vitteria non e detto. Con ñne abilitá l'autore prepara un
per la Sinagoga, il progetto delle catastroñ o il contenuto stesso dell,Apecalisse. grande colpo di scena.
APOCALISSE DI GIOVANNI 5,5
74 /* APOCALISSE Dl GIOVANNI 5,7
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K(Xl a o r…] " 1500 g……ggv
x KA…E, “Allora uno degli. an21an1 mi dice: <<Non contmuare
. . " . a piangere;
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ccoo: ha vinto il leone della tribú di Giuda, il germoglio di
6K x '=' 1 I .. / David, in modo da aprire il libro e i suoi sette sigilli».
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"Ii vidi in mezzo al trono e ai quattro esseri viventi e in mezzo agli
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¿mziani un Agnello, ritto in piedi come immolato, con sette coma e
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Koa r]A9£V K a i st?u1(pev EKmc " t o ”v Ka9r¡pévou mV.
11 éni
sette occhi ‐ sono i sette spiriti di Dio mandati sututta la terra ‐.
' " ¿¿Erac toñ Gpóvov
'Venne e prese dalla destra di Colui che sedeva sul trono;
525 Non contínuare a píangere (pi) KMT.E) ‑
mentre nel quarto vangelo si adopera áuvóg nezza (lºimmagine dipende da Zc 4,10).
L,imperativo presente vieta la continuazione 1“¡sati sullºaltro Piatto, Preannunciando cosi
che ha lo stesso significato. E, ínfattí, allºin-, 5,7 Venne e pnese (ñA6ev mi e'íkncbev) ‐ Oc‑
di un comportamento. lil vitt0ria di Mosé.
temo deila teología giovannea che la figura
Ha vinto (évíxnoev) ‐ Il motivo della con‑ Ritto in piedi come immolato (¿otnxóg (i); corre notare la stranezza grammaticale di unire
dellº<<agnello» asume un pregnante significa‑ un aon'sto con unperfetto (alla 1ettera: <<venne
solazmne ¿:espresso con un aoristo per in‑ io<bayuévov)‐ Due participi perfetti indicano
to cristologico (cfr. GV 1,29.36; 19,36). 13553
dicare un fatto storico e puntuale, avvenuto lo stato abituale del personaggio: il primo ehapreso»); non si tratra di un caso visto che
trae le sue origini dafigure anticotestamenta‑
nel passato. verbo esprime l'atteggiamento di chi <<sta», al versetto seguente lºautore utilim 10stesso
ne quali liagnello pasquale (Es 12,1-27) ela cíoé &in piedi (non coricato), quindi vivente; verbo all'aoristo (¿Mpev, <<ebbe preso»). La
111eone della tribú di Giuda (¿ kéwv ¿)¿K rñg
presentaz¡one del servo di Dio come agnello
(puma 'Ioóóa) ‐ E un titolo messianico che ¡1secondo verbo dice che ha subito unºuc- prima azione sembra dunque alludere a qual‑
condotto al macello (Is 53,7; cfr. Ger [1 19)
rmv1a &un importante testo delle benedizioni cisione violenta. Paradossale & l'uso della cosa di puntuale nel passato; mentre la seconda
1noltre in alcuni testi dell'antica tradizione
di Giac0bbe (Gen 49,9‐10), in cui si annuncia particella dig che vorrebbe spiegare motivi e indica unfatto permanente iniziato nel passato.
giudaica 1”agnello compare come simbolo di
la supremazia della tribu di Giuda: il passo era somiglianze, ma unisce due concetti antite- L'Agnello era giá stato descritto <<in mezzo al
un comandante, che combatte e Vince: nella trono» (5,6); suona quindi strana l”añ'erma‑
comunemente interpretato come profezia del tici (<<ritto in quanto ucciso»).
c081ddetta <<Apocalisse degli animali» diver‑ zione <<venne»: non si tratta di un particolare
Messia che toma vincitore dalla battaglia Seite coma (Képata ¿1mi) » 11<<corno» ¿:
sefigure di agnelli appaiono in unsimbolico visivo, ma teologico (cfr. commento). 11verbo
11germoglíodi David(ñ ¡'JÍCOL Aubíó) ‐ Que‑ nell'immaginario bíblico i1 simbolo della
complesso pastorale (cfr. 1 Enok 90,6-19)' nel ¡LuuBávw (<<prendere») non ha complemento
sto secondo titolo messianico richíama un forza (cfr. Dn 7,7.24); unito al numero sette,
Testamento di Giuseppe (19,8) si parla di un oggetto esplicito; si pub sottintendere <<1ibro»,
famosopoema profetico (Is ] 1,| .10) in cui si esprime la pienezza di potere.
agnello ímmacolato che vinse edistrusse tutte come dctto subito dopo; oppure vi si puó ri‑
annunc13 che il germoglio messianico ríuscí‑ Serie occhi (ó$6akuoúc ¿nroi) ‐ G l i oc‑
le belve; nel Targum Pseudo‐Gionatu a Es conoscere unºa11usione teologica, típicamente
raa superare la crisi dell'albero tag1íato. chi potrebbero essere interpretati in vari
1,15 viene inscrito un sogno del faraone in giovannea, alla dipendenza del Figlio dal Padre
5,t5 t/n ¡1gnello (ápvíov) ‐ Questo termine cui un agnello, posto sul piatto di una biliin‑
modi: perció l'autore introduce un”espli‑
cita spiegazione per identificarli con lo (cfr. GV 16,14-15 dove si dice che 10 Spirito
(diminutivo di ápr'¡v) &tipico dellºApocalisse,
oia, nsultava piu pesante di tutti gli Egiziani aprende [muBúvet]» da ció che ¿:di Gesú).
Spirito divino nella sua molteplice pie‑
5,6:14 Seconda tavola: la redenzíone
E Stat0 annun01at0 u ] l le()ne e C()… pare un agnello e S[¿t a ev()cata a Iigufa (h
íl riconoscimento solenne e cosmico di un ruolo decisivo giá svolto. La morte
, 1
un pledat01€ Che Vlnce Sblanando e Vlene, anece, desclltta una pleda Sblan3t3 sacriñcale del Cristo fonda tale investitura.
Piú che
tica all"
g…daic;mirlnlaígf;ne' del: *agn:;llo g u e r r i' e r o e vincitore, presente nell'apocalit 5,6-7 La presentazione dell 'Agnello
_
Ideºlo ¡e , _ . r i m e.n o e a simbolo
, bib1ico de11a Vittima,
' ' ' 0 osizí
in _ La descrizione avviene mediante un simbolismo discontinuo: non si tratta, infatti,
panicoglarensi;e;sti)arlnche Violente.' L Agnello si trova <<in mezzo al tr5i'io»* c(1)i?íra di disegname la figura (sarebbe mostruosa!), madi comprendeme il sense. L,Agnello
de|1ºazione ¿¡Do 1c0,“ni)íledescrittivo. Al centro di tutto il potere divino nel more) ¿:il vivcnte proprio perché ¿:stato ucciso, haottenuto i1potere universaleed¿:il datore
_'
cnstlana “ 10, c e ” gnello. La . _ident'i t 'a n o n'e s v
. sua e lata, ma la, com " dello Spirito divino nella sua pienezza. Mentre ce1ebra la domenica, la comunitá
fa0ílmer;tgis íom¿at;1adcogprendere i nfenmenti a l ] *Antico Testamento riconl::;lctíe1 1iturgica contempla al centro della signoria di Dio il Cristo risorto, colui che ha vinto
(cfr. 1C0¡- 5 7_im 1 p to] o18119. G Cristo, in forza d'i una trad1z10ne
esú "“ neotestamentaría
, morendo e rivela ecomunica a <<tutta la terra» la vita di Dio, cioé il suo Spirito. I due
ta al v. 7) hanno
n º n é né , , ' , . - , _ v1,29.36' . , 1936). , . Il Significato
' ' globale della verbi che descn'vono le azioni dellºAgnello (<<venne e prese»; cfr. no
quadro tecg;gllo di una intromzzazmne nedi un semplice affidamento d“incariscfíní unparticolare valore teologico: anzitutto &presentate il mistero pasquale del Fig1io che
g i c o e connotato come 1'investitura de11'Agnello in quanto contie, 1 <<va» al Padre (cfr. GV 13,1; 20,17), evento preciso e storico; a esso esuettamente unita,
, ne come conseguenza permanente, la sua partecipazione alla vita eal potere di Dio.
APOCALISSE Dl GIOVANNI 5,8 76
77 APOCALISSE Dl GIOVANNI 5,14
6
1 x '7 (¡ v 1 / r ) ..
¿(ca a50v ore nvoríev tó orpvrov uww SKmw sma o<ppocy15wv, mi
( ¡ r
ólPoi Vidi 1,Agnello aprire uno dei sette sigilli, e udii uno dei
nxovoa evog EKrwv rsooo'cpwv Zo_(>wv Áéyovrog (bc (pwvñ [3povrñq quattro esseri viventi che diceva con voce simile a tuono: <<V1eni».
v 2 x 7 x 1 / i r ¡ v 1 1 i v
epxov. Koa 5150v, Koa 1501) mm:;)xvaoq, Koa o Kaer|uevoqen avrov exwv
! ( I
IL SETTENARJO nm SIG1LLI (6,1‐8,1) spunto simbolico per la scena dei quattro cavalli colorati deriva dal profeta Zaccaria (cfr.
LºAgnello procede ad aprire i sette sigilli, esprimendo il simbolo del Cristo Zc 1,8‐11; 6,1‐6), ma lºautore ha elaborato qui una presentazione originale, apportando
rísorto, l'unico capace di rivelare pienamente il progetto salviñco di Dio. All'aper‑ tante correzioni da rendere il suo quadro molto diverso dalla fonte. In questa descrizíone
tura di ogni sigillo corrísponde una diversa scena simbolíca. apocalittica i cavalli evocano le grandi forze che dominano la storia, cioé le dinamiche
L*insieme é omogeneo, diviso in sette parti e ritmato daun costante ritomello che piu profondamente segnano la vicenda umana. Ognuno di assi ¿:chiamato da uno
che segna lºinízio di ciascuna scena. Lo schema riñette la divisione religiosa del dei quattro esseri viventi, evidenziando cosi come tali fome restino sotto lagiurisdizione
tempo in periodi di sette giorni e diviene, nell'apocalittica, un simbolo teologico del trono divino; non si tratta, cioé, di eventi casuali eincontrollati.
per inquadrare tutta la storia. Seguendo il modello del poema che apre il racconto 6,1-2 Primo sigillo: un cavallo bianco
bíblico (Gen 1,1‐2,4a), dove il sesto &il giorno della creazione dell,uomo, anche Il primo cavallo e descritto in modo ambiguo; alcuni tratti lo disting¡ono dagli
nei settenari dell,Apocalisse assume un ruolo importantissímo il sesto elemento; altri tre, eppure lo schema descrittiv0 e pressoché lo stesso. Nella storia dell”esegesi
¿:sempre a questo punto che Giovanni colloca l”intervento decisivo di Dio nella questo simbolo &stato ínterpretato in modi diametralmente opposti: a) come segno
storia, che consiste nel mistero pasquale di Cristo, creazione dell,uomo nuovo, negativo, potrebbe evocare la guerra e la violenza, Fesercito dei Parti o addirittura
condizione indispensabile per il compímento perfetto evocato nel settimo elemen‑ lºanticristo; b) come segno positivo, & stato inteso quale simbolo della parola di
to. La lineare struttura dell”insieme subisce, dunque, un evidente ampliamento nel Dio, del Vangelo o di Cristo stesso. ] particolari che lo caratterizzano, interpretati
sesto elemento (6,12‐7,17), per chiudersi, poi, con una nota brevissima (8,1). nell'ottica di tutta lºApocalisse, fauno propendere per un valore positivo: ¡| colore
bianco e simbolo di vita e risurrezione; l'arco evoca il giudizio divino; la corona ¿:
lo introduce: i temi della creazione e della redenzione sono dominanti; le scene riconoscimentodi vittoria ele due indicazioni íinali sottolineano la natura di vincitore
descritte sono ritmate dal gesto di aprire i sigilli e, in riferimento al progetto divino, nel presente e nel futuro. Il confronto con la scena di 19,11‐l 6 induce definitivamente
sembrano tracciare le lince fondamentali della storía umana secondo lºottica di a ritenere il cavallo bianco un simbolo cristologico. Nel quadro delle dinamiche stori‑
Dio; il sigill0 poi, segno di proprietá e appartenenza, ritoma significativamente che, si pub riconoscere nel primo cavallo un,allusione al progetto originale, secondo
nel sesto elemento (7,2-8) e dona allºinsieme l,idea che la storia appartiene a Dio; cui lºumanitá e destinata, nonostante tutto, alla Vittoria finale e definitiva.
nel suo svolgersi egli interviene per forrnarsi un popolo che gli appartenga. 6,3-4 Secondo sigillo: un cavallo rosso
Il secondo cavallo e caratterizzato dal colore rosso, che richiama sangue e
6,1-8 [ quattro cavalli fuoco, e il suo cavaliere reca una grande spada con cui elimina la pace e spinge
I primi quattro sigilli costituiscono un blocco omogeneo con schema fisso: lo svilup‑ gli uomini alla lotta tra di loro. Costituisce, perció, un simbolo di guerra e di
po e hneare eprogressivo, proponendo un medesimosimbolismo di animali e colori. Lo violenza; tuttavia il suo potere resta sotto il controllo di Dio.
APOCALISSE DI GIOVANNI 6,5 80 81 APOCALISSE Dl GIOVANNI 6,9
5Kal 5t€ ñvor£ev tñv ocppocyí5a nºw tpímv, ñxovoa toñ tpítou Zq')ov 5Quando apri il terzo sigillo, udii il terzo essere vivente che
Áéyovrog‐ é'pxov. mi ei50v, mi i5ob i'mrog ué)xag, mi 6m6r'¡uevog diceva: <<Vieni». E vidi un cavallo nero e il suo cavaliere con una
én' aóróv :?wa Zvyóv évt_ñ xapi aútoñ. 6Kai ñxovoa cbc <pwvñv év bilancia in mano. 6Udii come una voce in mezzo ai quattro esseri
uéoo_o t(I)V teooápwv Zo_bwv Áéyovoav- xoiv1€ oítov 5nvapíov Kai tpsíg viventi che diceva: <<Una chenice di grano per un denaro e tre
xoívu<eq Kp16<IN 5nvapíov, mi tó é'?x0aov mi tóv oivov uf] óc5mr'10nq. chenici d'orzo per un denaro! Lºolio e il vino non danneggiarli».
7Kai 5te ñvor£sv ti1v ocppayi5a rf1v teráptnv, ñxovoa cpwvñv 7Quando apri il quarto sigillo, udii la voce del
t o ñ tetápt0u Zo_(>ov Aéyovroq- €pxov. 8K(Xl ei50v, mi i50b i'mog quarto essere vivente che diceva: <<Vieni». 8E vidi un
xÁwpóq, mi 6 Ka0ñp£vog énávw aótoñ 6vopa aút<$> [ó] Gávoctog, cavallo verdastro: il suo cavaliere si chiamava Morte e gli
Kai ¿ &5nq ñK0Á06681 pet, aótoñ mi é5ó6r] aótoíq éiovoía ¿mi veniva dietro il Mondo-dei-morti. Fu dato loro potere sopra
tb tétaptov tñq yñc ánoxteivou év bou<paíq Kai áv Áiuq) mi év un quarto della terra per sterrninare con spada, fame e peste
9aváup Kai Órtó t(I)V 0npíwv tñg yñg. e con le ñere della terra.
ºKai 5t£ r'ívor£ev tñv néurttnv ocppayi5a, ei50v Únoxo'ttw toñ ºQuando apri il quinto sigillo, vidi sotto lºaltare le anime
6vouxotnpíov tócg rpvx¿xg tdw éocpocyuévwv && tóv Áóyov tor”) di coloro che erano stati immolati a motivo della parola
6,6 Una chenice di grano p e r un denaro le vigne perché la loro distruzíone cause‑ motivo Pespressione ¿v Oavám_) e tradotta ñn dall,antichita, ¡| simbolo stesso di Dio.
(xoíw.£ oírou ónvupíou) ‐ Il termine xoiw£ rebbe scarsitá di alimenti per molti anni. con <<peste» (a differenza di 2,23), per con‑ Colom che erano s m t i immolatí (m3v
indica una misura di capacitá per solidi e cor‑ 6,8 Verdastro (x)…mpóq) ‐ Lºaggettivo indi‑ servare il riferimento allºebraico deber. éod>aypévmu) ‐ Per indicare le vittime viene
rispondea circa un litro: una chenice di fari‑ ca il colore dell'erba, ma anche quello del 6,1-8 Testi añini: Ger 15,2‐4; Ez 5,17; 14,13-21 adoperata la stessa forma verbale giá usa‑
na era considerata razíone quotídiana di cibo miele: esprime quindí un verde pallido o 6,9 Vidí s a l t o l'altare le anime (eíóov ta per [”Agnello (5,6: ¿o$aypévov). L'in‑
per una persona, mentre tre chenici d”orzo giallastro. Nel greco classíco e usato come imoxárm 100 9uotuotnpiou uk; $uxáq) ‑ tento ¿:quello di richiamare una relazione.
servivano per un cavallo. Il denaro era una epíteto della <<paura» e indica il colore livído Uimmagine deriva da un insieme di usi e A motivo della testimonianza (óui rñv
moneta romana che indicava il salario me‑ di chi e terrorizzato. convinzioni proprie del giudaismo; nella uaptupiav) …Si precisa la ragione dell”uc‑
dio giomaliero di un operaio. Normalmente Con spada, fame, peste (¿v bou<pocíqc Kai ¿v mentalitá corrente il sangue era identiñcato cisíone con una formula comune nell*Apo‑
una chenice di grano costava 1/8 di denaro e Mud) Kai ¿v 9avo'tm_>) ‐ E una formula bibli‑ con la vita stessa (cfr. Lv 17,11) e quello del‑ calisse (cfr. 1.2.9; 20,4) che indica una fe‑
l/ 16 per l*orzo. L”espressione quindi indica ca con cui soprattutto Geremia ed Ezechiele le vittime sacriñcali veniva versato alla base deltá concretamente dimostrata nella vita.
un esagcrato aumento dei prezzi, che rende presentano una triade di punízioni; in questo dell'altare (cfr. Lv 4,7). lnoltre, la riñessione ln questo caso ¡| n'ferimento cristologico non
impossibile sfamare uomini e animali. caso le punizioni sono quattro (si aggiun‑ giudaica sulla sorte dei morti era giunta alla e esplicito, ma lo strano impiego del verbo
L'olio e il vino (to ¿kmov Kal rbv oivov) gono le <<fiere») e perció il riferimento piú convinzione che le anime dei giusti fosse‑ <<avere» (cfr. l 2 . l 7 ; l 9 , l 0 ) lascia intendere
‐ Si intendono probabilmente gli olivi e diretto sembra essere a Ez 14,21. Per tale ro vicine a Dio (cfr. Sap 3.1) e lºaltare é. un atteggiamento di possesso fedele.
6,5‐6 Terzo sigillo: un cavallo nero disparate potenze di morte (cfr. Ez 14,21) che dominano e amiggono I”umanitá.
[| colore del terzo cavallo lo connette alle tenebre e alla morte, mentre il suo Si ribadisce, pero, che il loro potere & sottomesso a Dio: che solo un quarto della
cavaliere tiene in mano una bilancia, segno di misurazione. Una voce ne precisa terra sia colpito ne dice simbolicamente la limitazione.
il signiñcato dicendo che i cibi sono razíonati, ¡ prezzi salgono vertiginosamente,
¡ beni essenziali vanno usati con parsimonia. La scena rappresenta la carestía e la 6,9-11 Le anime degli uccisi sotto lºaltare
fame, cioé una grave piaga da sempre, per tutta l”umanitá. Con il quinto sigillo cambia lo schema e muta il tema; eppure si nota conti‑
6,7-8 Quarto sigillo: un cavallo verde nuitá e progressione. Viene presentata un'altra forza determinante nella storia,
[1quarto cavallo e connotato daun colore irreale e provocatorio. Puó evocare costituita dalle anime vicine a Dio, cíoé persone violentemente uccise per motivi
lºerba che appassisce e non dura oppure il colorito livido e verdastro di un cada‑ religiosi. La loro azione consiste in un grido potente: la preghiera delle vittime
vere. [[ suo cavaliere & definito: la morte in persona, seguíta dalla figura simbo‑ urla il desiderio ardente dell,intervento di Dio come giudice escatologico. Non &,
lica del mondo sotterraneo. In questo quarto cavallo Giovanni ha sintetizzato le pero, facile dire chi siano costoro. Le risposte possibili sono sostanzialmente due:
APOCALISSE DI GIOVANNI 6,10 82
83 APOCALISSE Dl GIOVANNI 6,15
0805 Kai && tñv uaprvpíav ñv sixov. 1ºKai €Kpa£av <pwvñ di Dio e della testimonianza che avevano. lºE gridarono a gran
usyáln Aéyovreq- í‐:'wg nóte, 6 550116th ó &y10q chi áM6wóc, voce: <<Fino a quando, Sovrano, tu che sei Santo e Veritiero,
of) KpíV£1g KdiéK81K¿‐íq tó aiua ñu03v ¿K t<I>V KdtorKoóvuuv éni non giudícherai e n o n chiederai conto del nostro sangue agli
tñc, yñc; ” m i s'569r1 aótoíq éKáot(p oro)xñ Asvxñ Kai éppé6n abitanti della terra?». llAllora venne data a ciascuno di loro
aóroíq i'va dvancxúoovmr é'n xpóvov uncpóv, ¿:'wg ¡IMpw6600w una veste bianca e fu detto loro di riposare ancora per breve
K a l oi oúv50vÁ01 aórá>v mi oi óc8€?x(pºi aút<bv oí péÁÁOV'CSC
tempo, ñnché fosse completato anche (i_1 numero de)i loro
dnoxtévveoºar (bc Kai aúroí. compagni di servizio, cioé dei loro fratelli che sarebbero stati
12Kad ei50v 6t€ ñvor£sv tf1v o<ppayí5a tñv é'Kth, Kai oswuóq uccisí come loro.
péyaq éyévero mi 6 ñÁioc éyévsro péÁac ¿og oáxkog tpíxwog 'ºPoi vidi aprire il sesto sigillo: ci t i ; un gran terremoto; il sole
¡:od ñ oeÁrivn ¿SM éyévero (bg ocipcx 13K(>d0íótdtép€g toñ oúp<xvoñ divenne nero come un sacco di crine e la luna diventó tutta
eneoav eíq tñv yñv, (bg ovxñ BáMst tobc óÁúv60vq orótñq Únó simile al sangue; 13le stelle del cielo caddero sulla terra, come
avspov peyá)xou oeropévn, ” mi 6 oúpcxvóq ómsxwpíoºn (bg un ñco che, sbattuto da un forte vento, Iascia cadere ¡ frutti
BIBMOV é)lwoópevov Kai náv 6poq Kai vñoog éKt(I>V tónoov
immaturi; 14il cielo si ritiró come un libro che si arrotola: ogni
oróth émvr'16noav. 15Keri oi Baot?xsíg tñq yñq mi oi usywt&vsq monte e isola furono rimossi dal loro posto. 15Allora ¡ re della terra
Kai oi xúíapxor mi oí rt?xoóotot mi oí ioxvpoi Kai náq 506Áoc mi e ¡ magnati, i generali, i ricchi e i potenti, e ogni uomo, schiavo o
6,10 F ino a quando? (¿mg nóre) ‐ Questa do‑ <<vendicare» (cfr. versione CEI) non rende
'íva con Findicativo futuro non ¿ corretto aúvóoulm abrd)v) ‐ Alla lettera: <<ñnché fos‑
manda ¿caratteristica di molte lamentazioni bene il concetto; ¿:preferibile il linguaggio di
in greco. Il verbo dva1raúw (cfr.l4,l3) ha sero completati i loro compagni». Manca il ri‑
dell'AT (traduce lºebraico 'ad mátay): con <<rivendicazione» dei diritti lesi. In 19,2 si 10‑
un signiñcato particolare nei contesti esca‑ ferimento esplicito al ( ( n u m e r o (degli eletti)»,
essa le vittime supplicano Pintervento divino derá il Signore perché ha giá fatto giustizia ai
tologicí e designa non il sonno, ma il riposo ma¡1sense della frase sembla riferirsia que‑
e gli fanno urgenza (cfr. Sal 6,4; 73,10 [TM suoi servi nei confronti della grande prostituta.
dalla lotta e dalle fatiche della vita, garantito sta comune idea del giudaismo (cñ'. IEn47,4;
74,10]; 79,5 [ T M 80,5] ecc.). 6,11Fu detto Iom (éppé6n aúroig) ‐ Si allude ai defunti nella paziente attesa del giudizio 4 Esdra 4,36)… 1 codici Sinaitico (R) e Porfi‑
Chiederai como (¿K6LKGÍQ) ‐ Il raro verbo allºintervento stesso di Dio con un <<passivo
finale. riano (P) leggono n)…rpéoww (congiuntivo
¿Kóucéw indica Iºintervento con cui si ristabi‑ divino».
If'inché fosse completato anche ( i l numero aoristo attivo), il cui senso potrebbe essere:
lisce la giustizia (cfr. Lc 18,3.5); il termine Di rip0sare (iva ávanaúoovrar) ‐ Huso di
de)i loro compagni (¿mg nlnpw9u”>ow mi el <<Finché avessero raggiunto la pienezza».
martiri cristiani oppure giusti dellºAntíco Testamento, uccisí perché attaccati alla
6,12‐7,17 Il sesto sigillo
loro fede. Sembra piu conforme all,impostazione generale dell'opera e di questo
Lºintervento salviñco di Dio ¿:presentate in tre quadri giustapposti, tre visioni
settenano riconoscere in tali figure le vittime di persecuzioni antireligiose pre‑
che si succedono per presentare vari aspettí di un unico mistero.
cr¡st¡ane, come quelle accadute al tempo di Antíoco [V Epifane (167‐164 a.C.); é
6.12-17 L Jintervento escatologíco di Dio
questo un periodo di grande sviluppo per la letteratura apocalittica, da cui e Stata
Le ímmagini di sconvolgimenti cosmici appartengono al genere letterario apo‑
inñuenzata lºopera di Giovanni.
calittico ed evocano il cambiamento radicale operato dall,intervento divino nella
A] desiderio dellºintervento escatologico che metta ordine nel mondo dominato
storia. La catastrofe &,infatti, un capovolgimento (secondo il significato del greco
dal male, Dio risponde con il dono della veste bianca, simbolo della partecipazione
kata-strophé, da cui deriva il termine italiano) che produce una novitá assoluta: il
personale alla risurrezione, e con lºinvito alla paziente attesa perché il momento
libro non minaccia ne' prevede per il futuro terribili calamitá naturali, ma utilizza
decisivo non & ancora giunto, ma sta per arrivare. Proprio tale sfumatura induce un linguaggio tradizionale per presentare la decisiva azione di salvezza. Il giorno
a'nconoscere in questi versetti una scena simbolica dellºardente aspettativa del
( l i YHWH, quello risolutivo e deñnitivo, annunciato e atteso da tutti ¡ profeti, se‑
g1udaísmo precristiano, con lºinsegnamento che la preghiera delle vittime costitui‑
condo Giovanni e giunto con Fevento determinante della morte e risurrezione di
sce una grande forza nel progresso della storia. A livello narrativo si e creata viva
Cristo. La citazione di Os 10,8 (presente anche in Lc 23,30) avvicina questa scena
tenswne verso 11seguito: il sesto sigillo, infatti, costituisce il momento culminante
al contesto della passione di Cristo e conferisce allºinsieme un tono drammatico:
del settenarío.
come in tempo di invasione o di assedio, gli abitanti di una cittá fuggono sui
APOCALISSE DI GIOVANNI 6,16 84 85 APOCALISSE DI GIOVANNI 7,3
ékóºspog Expmpav éavtobg sig tó: ertñÁawr Kal sig tórg rrérporg libero, si nascosero nelle spelonche e tra le rocce dei monti;
t,(Í)V ópéwv “*Kai¡léyovazv roz”g ó'psazv ¡ m i m i ; ¡rérpazc7rs'osrs ““e dicevano ai monti e alle rocce: ((Cadete sopra di n o i e
eqa'riya”c Kai KpÚl/IO'Z'8 rí¡uágócnó rrpeod>rtov toñ m6r¡uévov énl nascondeteci dalla vista di Coluí che siede su] trono e dallºira
toñ 6póvov Kai órrtó tñq ópyñq toñ ápvíov, 175tiñ)x68v i'1 ñpépa ñ dellºAgnelle, 17perché &venuto il grande giome della lore ira, e
p€yá)m tñq ópyñqprór<bv, mi ríq 56vam1eta6ñvoa; chi pue restare in piedi?».
71M8t¿x toñto eí50v téceorpdg áyyé)xoug éot(btaq érti rótc 71Depo queste, vidi quattro angeli che stavano ai quattro
, ¡téoeapaq ywvíag tñg yñg, Kpatoñvwg t0i)g téecaporg angeli della terra: trattenevano i quattro venti della terra,
aveuovg tñq yñq 'ívor pi] nvén ó'tveuog éni tñq yñq ur'1ts érci tñq perché n o n sefñasse alcun vento sulla terra, né sul mare,
6a)taoenq pñte érti n&v 5év5pov. 2Kad ei50v &ÁÁOV óíyysÁov né su alcuna pianta. 2Vidi poi un altre angelo salire da deve
ávaBaívovra ócrtó ávortohñc ñÁíov é'xovra ecppayí8a 6806 sorge il sole, con in mano il sigillo del Dio vivente. Gridó
€(Í)Vt0(, Kai '5'Kpaíev (pwvñ usyáÁn toíg téeoorpow &yyéÁerg oiq a gran voce ai quattro angeli, ai quali era stato concesso
£860r] aóroíq á5mñea1tñv yñv Kai rr'1v 0á?xoreouv 3Áéywv …“¡ il potere di devastare la terra e il mare: 3<<Non devastate
6,16 E dicevano ai monti ‐ La prima parte evidenzia lºaspetto paradossale della vittoria in altre importanti scene del libro, viene riba‑ allude al dominio universale di Dio, nono‑
della frase & citazione & sense di Os 10,8; di Cristo, che non elimina ¡ peccatori, ma dito che <<nessune pub» (3,7; 5,3; 7,9; 14,3; stante la mentalitá apocalittica consideri le
lo stesso testo & ripertato anche nel rac‑ attraverso la propria morte li redime. IEdi 15,3). Ineltre, ¿:importante Puso del verbo realtá cosmiche corrotte da forze angeliche
conto della passione secondo Luca (cfr. Lc frente a questo annuncie fondamentale che 'íemut (<<stare») come indizie simbolico della ribelli.
23,30). lºumanitá prepotente si vergogna e riconosce posizione attiva e vitale che caratterizza il 7,2 Sigillo (odrpuyióa)‐ Il termine indica sia
Dall'ira dell 'Agnello (rin?) rñq ópyñg roñ la propria impotenza. Cristo risorte (5,6). Mentre la struttura terre‑ Fimprenta sulla materia molle sia la matri‑
ápvíou) ‐ L'espressíone <<ira di Dio» nel lin‑ 6,17 Della loro i r a (rñg ópyñq aúrúv)‐ ll pro‑ na crella, egli ¿: l'unico che pub <<stare». La ce incisa in negative che produce il segno.
guaggio bíblico possiede, oltre a un carattere nome plurale rivela l*intenzione giovannea bella notizia ¿:che lui vuele e pue comunicare IE simbolo di proprietá e appartenenza. Sul
escatologico, anche uno attuale che indica la di sottolineare lºidentitá d'azione e la comu‑ all”umanitá la propria capacita, cioé la condi‑ rotolo con ¡ sette sigilli c*é cosi l'impronta
drammatica rottura dei rapporti tra l'uomo nione personale tra Dio e lºAgnelle. I codici ziene di Risorto come ¿:detto nelle immagini della tetale appartenenza a Dio; la matrice
e Die (cfr. Rm 1,18). Attribuita allºAgnello, Alessandrino (A) e Perñn'ano (P) riportano la seguenti (cfr. 7,9.14). per produrre l'immagine &invece nella mane
l'ira puó designare la sua capacitá escate‑ forma singelare aúroñ, ma sembra una corre‑ 7.1 Quattro angeli (téooapag áyyékoug)? La dell'angelo.
logica di distruggere il male, ma anche e zione per rendere piu facile il testo. cifra, típicamente cosmica, indica la gene‑ D e l D i o vivente (Beef) ( Ó v r e g ) ‐ Il genitivo
soprattutte lºatteggiamento della vittima Chipuó …? ( r i ; óúvocrat ...;) ‐ La formula ralitá dello spazio e domina questa scena: allude al preprietario del sigillo e mette in
che ha portate le conseguenze del peccato retorica implica una risposta precisa: <<Nessu‑ il riferimento anticotestamentarie ai quattro stretta relazione ¡ servi di Dio con il libro
del mondo. Con tale valore esistenziale si no!». Lºaccente &posto sulla capacitá e, come venti (Ger 49,36; Ez 37,9; Zc 6,5; Dn 7,2) che tiene nella sua destra.
monti e si nascondono nelle caveme per sfuggire ai nemíci. Qui, pero, il pericolo scenvolta dall”intervento divino: ricenoscendo la presenza di Dio nellºAgnelle
¿ rappresentate da Dio stesso: il suo intervente in Cristo getta nel panico gli av‑ immelato, l'uemo prepotente scepre il proprio fallimento e sene vergogna, tenta
versari, fa crollare il sistema terrestre e mette lºuorne definitivamente alle sceperto di nascondersi o di scemparire (cfr. Os 10,8; ls 2,10.19.2 ] ). A sette scenvolgimenti
ponendolo di ñonte al sue peccato, ma anche alla pessibilitá dí salvezza. Perció cosmici, infatti, reagiscono con la fuga altrettanti tipi di persone di cui cinque sono
tale giorno (<grande» e caratterizzato dall”ira di Dio e dell*Agnelle. Lºespressio‑ categorie di uomini potenti.
ne, provocatoria nella sua ironia, allude alla forza messianica di distruzione del Il quadre termina con una demanda (<<Chi pue restare in piedi?»), che ha
male attraverse il proprio sacrificio: anche senella letteratura apocalittica si trova la forza retorica dell,ammissionez nessuno ha la forza di conservare lºesisten‑
qualche accenno a un agnello combattente, il richiamo simbolico & paradossale za indipendentemente da Die. La drammatica questione ha anche una ñmzione
proprio per il riferimento al fatto di essere piccolo e debole. Infatti, il mondo strutturante, introducendo le due scene seguenti in cui si propone la risposta: la
terreno costruite come un asseluto ¿:solo una potente struttura di male che viene pessibilitá &offerta sia al pepelo di Israele sia a tutte le altre genti.
APOCALISSE DI GIOVANNI 7,4 86
87 APOCALISSE DI GIOVANNI 7,8
á51Kr']onte tñv yñv pr'¡t¿ tr)v 6á?wtooav pirit¿ tdt 5¿v5pa, óíxpt néla terra, né il mare, né le piante, ñnché non avremo
o<ppayíowpev tobg 506Áovc toñ 6506 ñp(bV ¿rti t(I)V p¿tdmwv segnato con il sigillo sulla fronte i servi del nostro Dio». 4Poi
aórá>v.¡"l(ai ñKovoa tov ótp10póv t ( Í ) V ¿ocppaytopévwv, ¿Katov udii il numero di coloro che ñ1rono segnati con il sigillo:
teoo¿pa1<ovra t¿ooapeq xt?uá5¿c, ¿ocppaytopévor ¿Knáonc, centoquarantaquattromila segnati con il Sigillo, provenienti da
(puÁñg vich 'Ioporr'¡?v ciascuna tribú dei ñgli dºlsraele:
5¿K (pv?xñg 'Ioó5a 80655ch xt?uá5¿q ¿o<ppaytopévor, 5dalla tribú di Giuda dodicimila segnati con ¡| sigillo;
¿K(pv?tñq 'Pou[5ñv 5ó5¿K0( xtÁtá5¿q, dalla tribú di Ruben dodicimila;
¿K<pu?xñq l“¿x5 5d)6¿K0( xt?uá5¿q, dalla tribú di Gad dodicimila;
ó¿K (pv?xñq 'Aor'1p 5(.Í)8€KG xt)uá5€g, 6dalla tribú di Aser dodicimila;
¿K (pv)xñq Ns<pOa?xip 5d)5¿K0( xt)uá8¿g, dalla tribú di Neftalí dodicimila;
¿K(pv)xñq Mavaooñ 5Ó58K(X x1)ná5¿q, dalla tribú di Manasse dodicimila;
7¿K (pvÁñq vaedov 5d)5¿K0( xt)uá5¿q, 7dalla tribú di Simeone dodicimila;
¿K (pvÁñq A¿vi 5d)5¿K0( xt?uót5¿q, dalla tribú di Levi dodicimila;
¿K (pu)xñg 'Ioocxxc'xp 5d)5£K0( xt?uá8¿q, dalla tribú di Issacar dodicimila;
8¿K (pv?tñg Za[30v?xcbv 60355K0( xt?uá5¿g, 8dalla tribú di Zabulon dodicimila;
¿K(pv)tñc 'Iwoñcp 5d>5¿m xr?uá5¿g, dalla tribú di Giuseppe dodicimila;
¿Kcpu)xñq stwrpiv 50658K0( xt?uá6¿q ¿ocppayropévor. dalla tribú di Beniamino dodicimila segnati con il sigillo.
7,4 Segnali c o n il s i g i l l o + Alla let‑ per il libro in 5,1 (Kareodapaytopévov, 12 x 1000 (simbolo di grandezza divina).
Iisse (cfr. anche 14,3; 21,17) e ha valore
tera si dovrebbe tradurre: <<I sigillati» <<completamente sigillato»). Si tratta evidentemente di un artificio n u ‑
qualitativo, non quantitative. La cifra e
(¿o$paytop.évm). Con insistenza il Centoquarantaquattromila (¿Kato v la somma di dodici gruppi di dodicimila: merico che gioca sul numero dodici (cifra
testo ripete questo participio perfetto reooepá|<0ura réooapeg) ‐ ll numero ¡“3 co‑ di Israele),moltiplicalo per la potenza di
da ciascuna delle dodici tribú di Israele
passivo, analogo alla formula usata niato appositamente dall'autore di Apoca‑ Dio.
vengono segnate dodicimila persone, cioé
7,1-8 ! centoquarantaquattrom¡la segnati di Israele di giustizia punitiva perché prima bisogna segnare con ¡| sigillo ¡ servi di Dio.
lntrodotta da una formula di passaggio, la nuova scena ¿:articolata in due Con insistente ritmo da catalogo vengono ripetuti ¡] numero e la provenienza dei
pa…: la presentazione dell'angelo col sigillo (vv. 1-3) e lºelenco dei <<segnati» segnati, L'elenco delle tribú di Israele segue un ordine peculiare e non riproduce
(vv. 4‐8). La scena & presa da un modello anticotestamentario presente nella nessun elenco bíblico; esso parte da Giuda, perche' ¿:la tribú di David e quindi
grandiosa visione di Ezechiele sulla gloria divina che abbandona il tempio di del Messia; omette Dan e inserisce, stranamente, Manasse oltre a Giuseppe, ma
Gerusalemme (cfr. Ez 8 4 0 ) . Dio annuncia la punizíone del popolo di Israele non Efrayim. Lºassenza di Dan si spiega in genere con una leggenda giudaica
peccatore, marisparmia gli ínnocenti: quelli che non sono stati idolatri vengono che ipotizzava la provenienza dell,anticristo da quella tribú; le altre scelte non
segnati sulla fronte con un [ a w (Ez 9,4), l”ultima lettera dellºalfabeto ebraico
trovano spiegazioni plausibili. Giovanni, rielaborando la scena di Ezechiele, la
che, nella graña piú antica (caduta in disuso a partire dal V sec. a.C.) aveva utilizza come simbolo dellºintervento di Dio nella storia di Israele caratterizzato da
la forma di una croce. Chi ha il segno &il resto fedele di Israele; chi non ha il giudizio e da salvezza. Ai particolari tratti dal profeta, viene aggiunto il numero,
segno sará distrutto.
per distinguere chiaramente questo gruppo dalla moltitudine innumerevole di
Ar quattro angeli cosmici sene aggiunge un altro, descritto con connotazione cui si parla in 7,9. Sembra quindi che si tratti del resto di Israele, cioé dei salvati
posttrva e messianica ( i l sorgere del sole), mentre invita adilazionare lºíntewento
dellºantico popolo eletto.
APOCALISSE DI GIOVANNI 7,9 88
…) APOCALISSE Dl GIOVANNI 7,14
ºMsrór torñtor si50v, Kai i50f) 6x?xoq rto7tóq, BVórp19uñooa aútóv "Dopo queste cose, vidi una moltitudine immensa, che nessuno
oó¿siq é86vorto, éKrtthóg £z'6vovg Kai <pv?ubv K0d Árx<I>v mi poteva contare, di ogni nazione, tribu, popolo e lingua; stanno
yÁwoorbv áctd>tsq évrbmov toñ 9póvov Kai évo'nuov toñ órpvíov in piedi davanti al trono e davanti all'Agnello, avvolti in vesti
nep16&BÁnuévovg oto)xórq Ásvx¿xg Kai <poívu<ec év toríc xepoiv bianche con in mano rami di palma. lºGridano a gran voce:
aót(rbv, 1ºi<0di<pát(01)ch (pwvñ u5yá)tn Áéyovrec‑ <<La salvezza (appartiene) al nostro Dio seduto sul trono e
11K2¡?&íía “¡í6€(_b ñudgv to_3 m9nuévop érti 'C(£) 6póvo_o mi tQ) órpvícp. allºAgnello».
, q01m e ) …eromxetoav KUKÁ(._0 t o o 6póvov Kai IGN "Tutti gli angeli si posero intomo al trono, agli anziani e ai
npeoBvreprnv mi t<bv reooápwv Cc¿>wv Kal é'rteoav évoí>mov toñ quattro esseri viventí; si prostrarono davanti al trono con la
6povoo aru ta rtpóowrta aút<l>v Kai npooexúvncav tg?) Gs(p 12Áéyovreq‑ |"accia a terra e adorarono Dio 'ºdicendo:
aunv, n sókoyía Kal ¡] Sóía Kodñ oo<píor Kal r'1 súxapwrícx <<Amen! Benedizione, gloria, sapienza, ringraziamento,
er1n tlpfl Kai,r'] 56vauu; K<xi ?] íoqu 'L'(._Í) 65€) ñurbv sig tobq onore, potenza e forza al nostro Dio nei secolí dei secolí.
mwvaq t o o v a103vwv- óruúv. Amen».
13Kad &nsxpí9n si; éKt d ) v rrpeof>urépwv Áéywv por 05t01oí
I3Uno degli anziani allora prese la parola e mi chiese: <<Costoro
nep16&6hnuévor tórc oroh¿xc tórc Áevxórc tíV¿‐:q Eloiv Kai nóGev avvolti in vesti bianche, chi sono e da dove sono venuti?».
ñ)t60v; “ m i si'ana aúu;r Kópié pou, of) oi50rg. Kai sinév por l4lo gli risposi: <<Signore mio, tu lo sai». Mi disse:
7,9 Nessuno poteva (oúóelq ¿óúvaro) ‐ La salita geografica & frequente nel libro (5,9'
Slanno in piedi... avvolti (¿otdnreq... 7,10 Gridano(xpá(owtv)‐Algridostorico
formula ¿importante per la teología giovan‑ 10,11; 11,9; 13,7; 14,6; 17,15); in questo ca‑
neptBellknuévoug) ‐ I due participi perfet- delle vittime (6,10: Expaíuv, agridarono»)
nea: compariva giá in 5,3 a proposito del li‑ so, in greco il primo termine é al singolare,
ti suggeriscono una condizione stabile. Il corrisponde il grido continuato dei redenti.
bro; ora ¿-ribadita per il numero degli eletti; gli altri tre sono al plurale. L'autore vuole
participio di '(otnpt & usato in 5,6 anche La salvezza (appartiene) al nostro Dio... e
ritomerá ancora in 14,3 e 15,8. Sottolinea sottolineare la provenienza da tutte le va‑
per 1”Agnello (¿ornKóg); il participio di a l l 'Agnello (ñ owtnpía tQ Ba.) r'príw… Kai
I”1mpotenza umana in contrasto con l'inter‐ rie componentí dellºumanitá; la ripresa del
m»ptñálkoo, essendo passivo, allude a un in‐ to) ripviog) ? Il contenuto del grido (cfr. 6,10)
vento del Cristo, l'unico che <<puó». termine $ukri (<<tribú»), usato con insistenza
tervento divino che ha rivestito quelle per‐ ¿:la <<salvezza»: con due dativi di possesso
Dr ogm ”nazione, tribí4, popa/o e lingua (¿K nei vv. 4-8 a proposito di Israele, intende
sone in modo abituale. La strana gramma- si ribadisce che realizzare la salvezza <<ap‑
navroq eºvoug Kal. d)ulríw Kal. Aocu3v Kal ribadíre che anche dalle tribu israelitiche
tica dellºautore giustappone un nominativo partiene» all'operazione congiunta di Dio e
ylmooóv) ‐ La formula che indica l'univer- provengono ¡ redenti.
(¿oróreg) aun accusatívo (neptBeñlnuéi/oug). dell'Agnello.
oútoí eíow oí épxóuev01éKtñg 6Áí$ewq tñq psyá7tng <<Questi sono coloro che provengono dalla grande tribolazione
Kai €n)wvav rótq orong aótc5v e hanno lavato le loro vesti
Kai éÁsóxavcxv aútótg év tq”) a'ípatt toñ ócpvíov. e le hanno rese bianche con i1 sangue dell'Agnello.
15816: toñtó eíow évdnuov toñ 9póvov toñ 6806 '5Per questo stanno davanti al trono di Dio
Kai Átxtpeóouow aótq) ñuépag Kai vv1<tóq év tQ) vaq) aótoñ, e gli prestano culto giorno e notte nel suo santuario;
mi 6 Ka9r'¡psvoq éni toñ Gpóvov oxnvóoet én' aútoúg. e Colui che siede sul trono stenderá la sua tenda sopra di loro.
“ oú nezváaov01v En 0156? 51901íaovazv é't1 ¡“Non avranno piu néfame né sete
oú5¿ ¡.ui néqr7 én'aúroúqó rí/Izoq ov'55' n6cv xaúya, e n o n li colpirá né il sole né alcun calore,
l7perché l'Agnello che sta in mezzo al trono sará il loro
"¡Sn tó ócpvíov tó ówót péoov toñ 9póvov noruavs'í aórobg
pastore
mi ó¿nyr'¡ost aútobc éni Cwñg rmyócq 65átwv,
e li guiderá alle sorgenti delle acque della vita.
Kai éfa/15ú/¡51ó 95óg m?v 5áxpvov ¿K rc6v ógo€aÁya3v aút<bv.
E D i o tergerá ogni lacrima dai loro occhi».
8 1[(cd 5tav ñvm£sv tñv o(ppayí8a tñv é[386unv, éyévsto otyf] 81Quando apri il settimo sigillo, si fece silenzio in cielo per
ev to_T> oúpavq) (bg ñpl(í>plov. circa mezz,ora.
7,14 Colom che provengono dalla grande Cristo: &questa la <<tribolazione» per eccel‑ 7.16 Non avranno piú ne'fame ne' sete ‐ Que‑ zio») non & chiara; riprendendo espressioni
tribolazione (oi épxóuevor ¿K rñg 6)…ítllewg 1enza, mentre la sofferenza della Chiesa ne slo versetto e la seconda metá del seguente bibliche che annunciano 1ºindicibile inter‑
tñq p.eyálnq) ‐ I redenti sono deñniti con e continuazione e imitazione. riprendono quasi alla 1ettera Is 49,10: <<Non vento divino (Ab 2,20; Sof 1,7; Ze 2,17; cfr.
un participio presente, strettamente añine Hanna lavato... hanno rese bianche uvranno ne' fame né sete e non 1i colpirá né Sal 75,9-10 [TM 76,9‐10]), pub alludere al
alla formula che presenta Dio come <<Colui (”énkuvav. .. é)…eúmxvav) ‐I due verbi a11,ao‑ l'arsura né il sole, perché coluí che ha mi‑ mistero divino, non pienamcnte conoscíbile
che viene» (¿ épxóuevoq). La provenienza é risto fanno riferimento a un evento storico sericordia di loro li guiderá, li condurrá alle e non comunicabile a parole.
indicata dalla preposízione ¿Kede qualiñca‑ preciso: il battesímo. sorgenti dºacqua». Notiamo che 1”Apocalis‑ Per circa mezz 'on: (the ñp.td>ptov) ‐ Ugua1‑
ta come OÁIIIJL<; (tribolazione). E questo un Con il sangue dell 'Agnello (¿v tQ) a“íuzxrt se. al posto di Dio, inserisce come soggetto mente ambigua &lºindicazione cronologica:
tennine comune nel linguaggio apocalittico roñ &pvíou) ‐ In modo paradossale viene l'Agnello. i1termine ñutóptov ricorre solo qui in tutta
giudaico per indicare il momento doloroso e detto che il mezzo che <<imbianca» e il san‑ 7,17 D i o tergerá ogni lacrima ‐ La frase ¿: la Bibbia. Lºespressione, comunque, 1ascia
decisivo causato dallºirruzione divina. Nella gue dellºAgnello. La formula semitizzante citazione quasi letterale di Is 25,8. intendere durata breve e tempo non compiu‑
v ¡ s ¡ o n e cristiana tale momento fondamen- usa la preposizione ¿v per esprimere il com‑ 8,1 Sifece silenzio (éyévero ouyñ) ‐ La for‐ to. Con tale espediente letterario si chiude la
tale e stato 1dentiñcato con la passione di plemento di mezzo. mula solenne (alla lettera: <<Avvenne silen- serie generando nuova attesa.
(<<sangue») ha permesso e comunicato la risurrezione (<<vesti bianche») e nel lavacro svolto in modo paradossale dallºAgnello: eg1i &¡| centro del progetto divino, perché
battesimale si realizza tale partecípazione alla vita eterna del Risorto (cfr. 22,14). simbolicamente <<sta in mezzo al trono». A] vertice é cosi posta la novitá del pastore:
L”anziano che funge da interprete prosegue descrivendo le conseguenze della re‑ guida del popolo ¿:ora Gesú Cristo, unica causa e modello di salvezza.
denzione come una serie di azioni dei salvatí, dellºAgnello e di Dio; esse sono tutte
caratterizzate dalla novitá e i verbi al futuro indicano che tale situazione durerá nei 8,1 11settimo sigillo
secoli. Il cambiamento rig1arda, innanzitutto, ¡] culto: 1”incontro &personale e diretto La redenzione cristiana &stata celebrata nel sesto sigillo; il settimo corrisponde al
(<<stanno davanti al trono di Dio»); lºadorazione¿:ininterrotta perché la comunitá stessa compimento della storia. Rimosso lºu1timo sigillo, il libro misterioso del progetto divino
diviene <<tenda» de1la presenza di Dio (cfr. 21,3). P0i cºé la vita nuova, giacché Dio ha puó finalmente essere 1etto. La scena che segue, tuttavia, &brevissima ecamtterizzata
consolato il suo popolo sconfiggendo la morte (cfr.21,4) eha compiuto il vero esodo, dal silenzio che sembra evocare 1agrande attesa e10sbigottimento universale davanti
realizzando i desideri umaní (cfr. 21,6). L*autore descrive la nuova e felice situazione alla manifestazione del Signore. ln questo modo il settenario dei sigilli non pone fine alla
del popolo messianico con due citazioní tratte dal rotolo di Isaia (Is 25,8; 49,10). rive1azione, ma dopo una breve pausa di contemplazione dá inizio a una nuova serie,
Importante ¿:notare come il ruolo decisivo dí Dio-Pastore (cfr. Ez 34,11.15.23) ¿:ora riprendendo da capo la presentazione dell”opera di sa1vezza realizzata in Gesú Cristo.
APOCALISSE DI GIOVANNI 8,2 92" 'Jl APOCALISSE DI GIOVANNI 8,5
ZKari si5ov tobq ént£x ó:yyé?xovg o'i évd>mov toñ 0506 éotºr'1Kaow, mi 'I¿vidi i sette angeli che stanno ritti davanti a Dio: a
é869noav aótoíg árttót oá?xmyy€g. 3Kad &Moc óiyye?x0q ñÁ9€V mi loro furono consegnate sette trombe. 3Poi verme un
¿orden ¿ni toñ 6vowwmpíov é'xwv )uBavwróv xpvooñv, Kai é566n ultr0 angelo e si fermó presse lºaltare con un incensiere
aútq) Ovp1ápam noMá, i'va 506051taiq npoo€vxaíq rá>v áyíwv d'or0: gli furono consegnati'molti profumi per unir11alle
náwwv éni tó 6vmaotñptov 'CÓ xpvooñv tó évd>mov toñ 0póvov. preghiere di tutti i santi sull*altare d*oro davanti al trono.
4K0ii ávé6n ó mnvóo; t(I)V 9vp1apátwv taíq npocsvxaig 1'G)V "II fumo dei profumi ascese, con le preghiere dei santi, dalla
óryíwv éK xs¡póq toñ áyyéon évcbmov toñ 6506. 5Kal si?m<pev mano dellºangelo fino al cospetto di Dio. 5Poi l'angelo
o ayyeloq tóV )uBathóv Kai éyépwev aútóv éKtoñ nvpóg toñ
( v
8,2 [ r e n e angeli (mix; ¿ m á niyyékovg) ‑ sono presentí ¡ nomi di Micae1 (cfr. Dn 8,4 Il fumo dei profumi… con 1epreghiere
¡ n u l o di
mediatori tra Dio e il mondo du‑
Presentati con lºarticolo determinativo, 10,13.21; 12,1; Gd 9; Ap 12,7), Gabriel dei santi (¿ Kanvóo; 1:6w Oupmpáth m i ;
unite eventi importanti.
g l i <<angeli della presenza» (cfr. l”uso (cfr. Dn 8,16; 9,20; Lc 1,11.19.26) e Ra‑ npooeuxaíq r d w áyímv) ‐ Lºincenso che
I"urono consegnate (é669n0av) ‐ Secondo
di ¿uní1nov, <<davanti», per indicare che fael (cfr. Tb 3,17; 12,15); mentre altri sale-verso Dio ¿:accostato simbolicamente,
un procedimento consueto, il verbo pas‑
stanno alla presenza di Dio) sono figure nomi compaiono nei testi apocriñ. Essi secondo la tradizione bíblica, alle preghiere
sivo qui utilizzato indica che il soggetto
conosciute dalla tradizione giudaica co‑ costituíscono la corte celeste e svolgono, dei santi (cfr. Sal l40,2 [TM 141,2]), offerte
logico dell'azione ¿ Dio stesso; per il ver‑
me le piú vicine a Dio. Nella Scrittura secondo la comune credenza giudaica, il a Dio per mano degli angeli (cfr. Tb 12,12).
bo cfr. notaa 6,2.
Ovowotnpíov mi ¿:'[3aÁsv sig tñv yñv Kai éyévovro Bpovmi Kai lc scaglió sulla terra: si veriñcarono tuoni e fragori, fulm1n1
<pwvai Kal áorpamxi Kal oetopóq. 6Koci oi émtót ayys?xor oi éxovteq c terremoto. 6I sette angeli che avevano le sette trombe Sl
tótq énta oaÁmyycxgntoípcxoocv avrovg i'va oa?míowow. disposero a suonarle.
7Kaio npá>tog éco'z?mwev mi éyévsro xáÁor(a mi nñp pspwpéva 'Il primo suonó la tromba: ci furono grandine e fuoco, mescolati
évai'pat1Kai ¿BM611sig tnv yñv, Kai tó tpítov rñg yñq Katsxán ¡¡ sangue, e furono scaraventati sulla terra. Un terzo della terra
Kai tó tpítov t(I)V 5év5pwv Kºtt€i<ái1mi me xóptoq xÁwpog I'u bruciato, un terzo degli alberi fu bruciato e ogni erba verde 111
xatsxán. laruciata.
8Kado 5sótepoc óiwsÁoq éoáhnwev mi ( o ; ópog péya nvpi “II secondo angelo suonó la tromba: una specie di grande
Kcuóp£vov sí3)m6n sic tñv 6áÁaooav, Kal éyévsro tó tpítov tñr; montagna incandescente fu scaraventata nel mare. 9Un terzo
6aÁáocmc aipaº mi ané6avev tó tpítov r w v Ktic;páth to”w évtñ del mare divenne sangue, un terzo delle creature che vivono nel
0aMoon ta éxovw q)vxaq mi 'CÓ tpítov td>v nÁoíwv 815<p€ápnoav. mare mori e un terzo delle navi andó distrutto.
lºKerio tpítoc ó'ryysÁoq écáAmoev mi .'s'nsoev éi< t o v '“Il terzo angelo suonó la tromba: cadde dal cielo una
ovpavov ácrñp péyqu Kaiópsvog wc Aapnócqxal" eneoev grande stella, infuocata come una ñaccola, e cadde
árti tó tpítov tG)V noraptbv mi ¿ni tótg nnyótc 1:03v ú&ítwv, su un terzo dei ñumi e sulle sorgenti delle acque.
8,5 Tuani e fragori, fulmini e terremo‑ comunitá cristiana questa irruzione divina ( iiovanni sembra dunque indicare nellºeven‑ ‐ Nellºapocalíttica gli astri rappresentano
to (Bpovmi Kai $mval mi. áotprxnai Kai nella storia si ¿veriñcata con il mistero pa‑ lo pasquale del Cristo il momento decisivo spesso figure angeliche (cfr. 1,20; 9,1.11) e
oaopóg) ‐ Si tratta di una formula rícorrente squale del Cristo. L'evangelista Matteo ín‑ ( l i tutta la rivelazione. lºimmagine di una stella cadente era corrente
che lºautore usa in momenti particolarmente fatti parla di un grande terremoto al momen‑ 8.7 Un terzo (tb tpírov) ‐ Si tratta di un nel giudaismo per indicare la rovina di sata‑
importanti (cfr. 4,5; 11,19; 16,18). Esprime, to della morte di Gesú e nell”ora della sua ritomello che quantiñca le parti interessate na (cfr. Lc 10,18). ll modello di partenza di
con ¡| tipico lingmggio delle teofanie, il mi‑ risurrezione (Mt 27,5 1‐54; 28,2) utilizzando rlalle distruzioni. 15un indizio símbolico di questo versetto sembra costituito dal poema
stero della rivelazíone e dellºintcrvento di una terminología vicina a quella dellºAp0ca‑ purzialitá elimitatezza (cfr. Zc 13,8), in parte profetico nel libro di lsaia che ironizzava sul‑
Dio nella storia. lisse. ln quest'opera la menzione del grande anche legato alle speculazioni sul numero la mísera fine di un orgoglioso re babilonese,
Terremoto (oe topóg) ‐ E un simbolo apoca‑ terremoto gíunge sempre in frasi formulari degli angeli decaduti (cfr. 12,4 e relativa paragonato alla stella del mattino caduta dal
littico molto comune (cfr. Mt 24,7; Mc 13,8; al vertice dei tre settenari (6,12: sesto sigillo; nota). cielo (Is 14,12); anche il nome di quell'astro
Lc 2I,11) per indicare il radicale cambia‑ 11,13.19: sesta e settima tromba; 16,18: set‑ ” , l º Cadde dal cielo u n a grande stel‑ (<<Lucifero») & stato utilizzato come nome
mento operato dall”intervento di Dio. Per la tima coppa). Con tale simbolo apocalittíco la (?neoev ¿K 105 oúprxvof> &orhp uéyrxg) proprio del principe dei demoni.
8,7-13 Le prime quattro trombe il racconto dell'Esodo: Dio interviene per liberare il suo popolo e colpisce gli
Nel giudaismo precristiano era diffusa una dottrina teologica che spiegava la nvversari oppressori, dando loro severe lezioni. _
corruzione del mondo con la ribellione inizíale di alcuni angeli, la loro caduta e La scena della prima tromba (v. 7) evoca una terribile tempesta che dnstrugge la
la conseguente azione negativa contro gli uominí; a questa universale situazíone terra e la sua vegetazione; ricorda, anche nei particolari, la settima piaga costrtulta da
di male poteva rimediare solo un intervento potente di Dio (cfr. ] Enok). L'apo‑ grandine e fulmini (cfr. Es 9,.23-25) Con la seconda tromba (w 8-9), si descrive il
calittico Giovanni si colloca in questa ottica, mavi aggiunge il dato fondamentale danno recato al mare, le cui acque diventáno sangue, facendo riferimento alla prima
del rimedio potente operato da Gesú Cristo. Perció in questo settenario, occupa un piaga (cñ: Bs 7,20‐21). La causa ¿:costituita da un enorme montagna infuocata che
molo importante il demoníaco: nella prima parte, contrassegnata dal movimento di ¿ stata gettata nelle acque; lºoscura allusione viene chiarita dalla scena seguente. Al
caduta, sono presentati i danni recati al cosmo. Ognuna delle prime quattro trombe suono della terza tromba (vv. 10-11) sono i ñurni ele sorgenti la zona cosnnca rovmata
descrive ¡ guasti apportati a una zona cosmica: l“ordine della creazione & stato da un'altra caduta: qui si tratta di una stella, descritta con tratti molto simili a quelh
sconvolto dalla caduta degli angeli, ma con effetti limítatí. Inoltre, nel substrato della precedente montagna; di essa pero si dice che <<cadde», causando‐la morte dl una
simbolico del settenario, si intravede lo schema delle piaghe dºEgitto secondo parte dellºumanitá. Secondo il simbolismo giudaico, &probabile che m queste scene
APOCALISSE DI GIOVANNI 8,1l 96 ') / APOCALISSE Dl GIOVANNI 9,4
113<aí tó 6voucx t o ñ dotépog 7téyeton ¿)"Atpw80q, Kai éyévsro " I l nome della stella e Assenzío: un terzo delle acque dívenne
to tpítov raw 6502th sig ó'upw00v Kal rtoÁÁoi t(I>V ótv6p<ímwv ussenzio e molti uomini morirono (bevendo) quelle acque,
áné6avov éKto")v 65átwv 5tt énmpáv6noav. ¡ucrché erano divenute amare.
12Kxod'<') técaptoc ó'tyye?xoc éoá)xmosv Kai ért)uíyr¡ to tpítov toñ ñÁíov |"Il quarto angelo suonó la tromba: fu colpito un terzo del sole,
Ka,1to tpítov tñg o s t n q mi tb tpítov raw dorépwv, i'va oxort06ñ tó un terzo della luna eun terzo delle stelle cosicché si oscuro un
tpttov o_wtóv mi ñ ñpépa pr'1<pávn to tpítov aótñq Kai r'| vb£ ópoíwc. lcrzo di loro; il giorno perse un terzo della sua luce e la notte
13Keri eí50v, mi ñxovoa évóc ástoñ nsrouévov év ugualmente.
psoovpavúpau Aéyovrog <poovñ ueyákn- oóai oóai oúai tobg ' 'Poi Vídí e udii unºaquíla che volava in mezzo al cielo e diceva
mromoñvrag éni tñc yñq ¿Kt<bv Áomáw <pwv&>v tñq oáÁmyyog ¡¡gran voce: <<Guai, guai, guaí agli abitanti della terra peri
ttbv tpuíw óryyékwv ttíw ueMóvrwv oa?mí(sw. rimanenti squilli di tromba che ¡ tre angeli stanno per suonare!».
9 1Ifeti ¿ néuntog ó'tyyeÁoq éoálmoev- Kai sí50v áctépa ¿K 1706 9 1Il quinto angelo suonó la tromba: vídi un astro caduto dal
ovpavoñ nentcoxóm sig tñv yñv, mi ¿56% aót(b ñ KA£ig r o ñ cielo sulla terra. Gli fu data la chiave del pozzo dellºabisso;
(Ppeatoc tñ(; áBóooov 2K0d r'ív01ísv to (ppé0tp tñq &Bóooou, Kai "cgli apri il pozzo dell'abisso e dal pozzo sali un fumo come
uveBn m q u ¿x t o ñ cppéarog (bg Kartvóg Kauívov ueyá?mq, Kai ¡| fumo di una grande fomace: il sole e lºaría furono oscurati
em<orá>6n ó ñÁtoq mi 6 áñp éK t o ñ Komvoñ roñ <ppéatoq. 3Kai dal fumo del pozzo. 3Dal fumo uscirono cavallette per ínvadere
ex 1:06 mrrvoñ é£ñÁ60v óu<pí55q sig tñv yñv, mi é566n aótaíq la terra e fu dato loro un potere simile al potere che hanno
€Eovaía (¡)( Ez'xovow é€ovoíav oí oxopníor tñg yñq. 4K<xi éppé6n gli scorpioni della terra. 4A loro fu detto dí non recare danno
aútaíg '1'va uñ ór5mñoovow tóV xóptov tñq yñg 065€ n6w x)wopóv ne' allºerba della terra, né alla vegetazíone, né agli alberi, ma
8,11 Assenzio (¿ ”A4uv90q) ‐ La stella viene nissima nelle rafñgurazioní apocalittiche (cfr. svincolato dallºinsíeme del progetto divino. dístruzione del raccolto e quíndi carestía e fa‑
deñníta con il nome di una píanta da cui si 1513,10; Ez 32,7-8; GI 2,10; Mt 24,29 ecc.). 9,2 l pozzo dell 'abisso (to cbpe'ocp 'cñg me (cfr. Es 10,1-20). ll profeta Gíoele aveva
rícava un líquore notoriamente molto amaro: 9,1 Un astro cadmo (dorépa. .. nem:m¡<óra)‑ nl[iúooou) ‐ Secondo lºantica cosmología utílízzato lºímmagine dí un'invasione di ca‑
Geremia, a nome dí Dio, minacciava tale be‑ Nella <<terza tromba» era stato evocato il fatto mitica, adottata daglí scrittori apocalittící, vallette come simbolo delle calamitá dei tem‑
vanda al popolo ídolatra eal profeti traditori della caduta (8,1012neoev); ora, usando il par‑ |”abisso sotterraneo ¿:il primitivo elemento pí ultimi che preludonoal giudízío di Dio (Gl
(ch. Ger 9,14; 23,15). ticipio perfetto, la stella‐angelo & presentata caotico: nel gíudaismo il mostro del caos vie‑ l,2-12). Giovanni prosegue su questa linea
8,12 Un terzo del sale, un terzo della luna (to nel suo stato permanente di decadímento. neidentiñcato con una figura demoníaca. símbolíca, sviluppando il quadro dí Gíoele
tpírov t º l ” ) ñlíov mi tb rpírov tñg oelñvng) Glifu data (¿66% aúrq3) ‐ Rítomano con 9,3 Cavallette (&Kpíóé;) ‐ L”invasione di que‑ e adattandolo al proprio messaggioz la cadu‑
‐ La rovina di sole e luna (<<i lumínarí» secon‑ ínsistenza forme dí passívo divino per sot‑ sti insetti era per l'economía antíca un autenti‑ ta degli angeli ha conseguenze dannose per
do ¡I Iinguggio di Gen l) & immagine comu‑ tolíneare come ¡| potere demoníaco non sia co incubo; il loro arrive signiñcava completa lºumanitá piú di unºinvasione di cavallette.
Giovanni evochi la caduta degli angelí ribelli. Non c'é riferímento díretto a una schíavitú (cfr. Es 19,4; Dt 32,11). lnoltre, ¡] termine greco ouaí (<<guaí»), qui rípetuto tre
p l a g a dºEgítto; piuttosto si evoca lºepisodio delle acque amare, in cui il Signore volte, sembra ímítare il verso stesso delPaquíla. Uannuncio dei ue <<guai», cíoé della díf‑
prometteva di rísparmíare al popolo fedele le piaghe ínñitte agli Egizianí (cfr. Es fícíle situazíone di questo mondo, non &dísgíunto dalla ñducia nell'interventodí Dio.
15,23.26). Alla quarta tromba (v. 12) il danno prodotto agli astri ríduce parzíal‑
mente la luce sulla terra e, allo stesso modo, la nona píaga comportava le tenebre 9,1-12 La quinta tromba
per gli Egizíani (cfr. Es 10,21-23). La conseguenza piu grave arrecata al cosmo dalla caduta degli angelí ribelli &
Un versetto di transizione (8,13) presenta la figura simbolica di un”aquila per attirare la rívolta degli uomini e la loro rovina; questa grande scena simbolíca riprende le
l*attenzíone sugli ultírni tre elementi del settenarío. Lºimmagine puó alludere all”inter‑ quattro precedenti e allarga la prospettiva al rapporto del demoníaco con lºumanítá.
vento benevolo di Dio a favore del suo popolo nel momento della líberazione dalla ll quadro e dominato dal simbolo delle cavallette, presentate nella loro azíone e
APOCALISSE DI GIOVANNI 9,5 98 ()() APOCALISSE Dl GIOVANNI 9,12
065€ n6cv 5év5pov, si pñ tobg ócv6pónovg oi'twsg OÓK é'xovcn tñv soltanto agli uomini che non hanno il sigillo di Dio sulla fronte.
o<ppayí5a toñ 6806 éni t(I)V perónwv. 5Kai é566n aútoiq i'va ph “Fu concesso loro non di ucciderli, ma di tormentarli per cinque
&noxteívooow ocfrcoúq, ó(M' i'vcx Baoavwºñooth pñvocq rtévre, mesi: il loro tormento ¿:come il tormento dello scorpionc quando
mi 6 Baoavaóc aót(bv (bg [Saoowwpóg oxopníov 5mv nocion punge un uomo. 6In quei giorni gli uomini cercheranno la morte,
&v0pwrtov. ºK0(i év to(1'q ñpépoaq éxsíva1g(ntñoovow oi ó'cv9pwn01 ma non la troveranno; brameranno morire, ma la mor1e fuggirá da
tóv Oo'watov mi 015 pñ súpñoovow aóróv, KO(l ém€vprioovow loro. 7Lºaspetto delle cavallette ¿:simile a quello di cavalli pronti
ómoºaveív K(Xl cpaóyst ó 6ávatog óm' aútá>v. 7Koci tóc ópoubpatcx
per la guerra; sulla testa avevano corone simili all'oro e ¡ loro volti
tdw óu<pí8wv 6p01ai'nn01q ñtmpcxcpévmq sig nóÁspov, mi ¿ni tc'xq
crano come i volti degli uomini. 8Avevano capelli, come capelli
K£<paAózq aórd>v (bg 0té<pav015p0101xpvo<b, Kal tó( npóowna aót<bv
di donne, mai loro denti erano come quelli dei leoni. 9Avevano il
wc npóowrta ócv0pcónwv, 8K(Xl €lXOV tpíxocc Coq tpíxaq yvvamo3v,
mi oi óSóvreg ( X Ú t h wc Á e ó v r w vnoow, 9K0(l sixov 6wpomocg
wc ventre simile a corazze di ferro e il rumore delle loro ali era simile
Gópamg 015npouq, Kai r'¡ cpwvn raw mspóywv avrwv (bg <pwvn al rumore di carri trainati da molti cavalli in corsa per la guerra.
órppátwv i'rcnwv noMáw tpexóvrwv sig nóAepov, 10Kad 's'xovow '“Hanno code simili agli scorpioni epungiglioni: nella coda sta il
oúpótq ópoíaq cmopnímc mi Kéth0(, K(Xl év toñc oúpocíc aútá>v r'1 loro potere di recare danno agli uomini per cinque mesi. "Hanno
é£ovoía aórd>v ót5mñooa tobc ócv9pdmovq pñvaq névrs, 11é')(ovow su di loro come re lºangelo dell,abisso, il cui nome in ebraico ¿
én' aútá>v Baoúxéa tóv óíyys?xov tñq á[$úocov, 6vopa aót<b 'E[3pa'ioti Abaddon, mentre in greco ha nome Sterminatore.
”Aña85dw, mi év tñ 'Eanmñ 6vopoc £=Íx€t 'AnoMówv. l2Il primo <<guai» e passato. Ecco vengono ancora due <<guai»
12“H cúal ñ pia ómñ?x0£v- i80v spxstoa ¿U 5130 oóai perix tañta.
¡ 1 !
9,8‐ll Avevano. .. Hanna (eíxov... %xooow) 9,11 Abaddon. .. Sterminatore ( 'ABaóódw. .. 'ábaddón che viene usato n e l l , AT come ¿: detto , A n o l l ú w v (participio presen‑
‐ Stranamente, dopo i vv. 8-9 che iniziano ”AnoMúmv) ‐ Il capo dell'esercito di ca‑ sinonimo di <<abisso», <<inferi», <<sheol» te attivo del verbo ánóMuug <<slerminare»,
col verbo 'éxw all'imperfetto, seguono i vv. vallette e la figura demoniaca, definita (da 'ábad, <<distruggere»; cfr. Sal 88,12 quindi alla lettera: <<sterminatore»), e al‑
10‐11 con lo stesso verbo al presente: tali con due nomi in lingue diverse. [] pri‑ |LXX 87,12]; Gb 26,2; 28,22; 31,12; lude, con probabililá, in modo polemico,
| n c o n g r u e n z e sono comuni nel testo. mo, ,A[3aóó(óv, ricalca i l termine ebraico Pr 15,11). 11 secondo nome, in greco, alla divinitá greca Apollo.
nella loro figura: l'0ttava piaga dºEgitto consisteva proprio in questo ñagello (cfr. originali. Caratteristica ¿:l,insistenza sulla somíglianza senza identiñcazione e la
Es 10,12-15). Lºangelo dellºabisso (9,11)haun potere di accesso (<<la chiave») tale contraddittorietá di alcuni elementi: corone simili allºoro e corazze di ferro vero;
da inñuenzare il cosmo intero; ma questo gli &stato concesso e quindi tutto resta volto di uomo, capelli di donna e denti di leone. Lºinsieme rievoca un esercito
sotto il controllo di Dio. ll contatto del demoníaco con ¡| cosmo e con l'uomo é di cavalleria pronto per la guerra. ] particolari non mirano a delineare una figura
evocato dal fumo tossico che oscura il sole e danneggia l'aria (cfr. 8 12) e dalle lántastica, ma tendono a offrire lºidea di un volgare ibrido, evocando le disarmo‑
strane cavallette che possono inoculare veleno molto doloroso come gli scorpioni. nie e le contraddizioni che turbano la storia umana. Queste mostruose cavallette
E chiaro che si tratta di cavallette del tutto particolari: non danneggiano la vege‑ sono i segui dellºinñusso maligno sugli uomini, che porta allºidolatria. Proprio
tazione, ma quella parte di umanitá che non aderisce con fedelta a Dio (cfr. 7,3); nellºidolatria Giovanni denuncia un pericoloso stravolgimento dei valori e mette
esse non hanno il potere di uccidere, bensi di tormentare e far soffrire. Il veleno in guardia dall,accettazione di pseudo-valori che provoca distruzione per Fuma‑
della disubbidienza, infatti, viene messo negli uomini e ne deriva unºangoscia nitá. Con due nomi simbolici che evocano la morte spirituale (cfr. nota), l'angelo
esistenziale profonda. Colpiti dal potere demoníaco, gli uomini ritengono la morte dell'abisso ¡: presentate come colui che fa morire Fumanitá, senza poter togliere
migliore della vita e tale angoscia ¿:evocata con formule bibliche (cfr. Ger 8,3; la vita ñsica (cfr. Sap 2,24).
Gb 3,21). Queste tormento, tuttavia, ¿:limitato: l”indicazione temporale (<<cinque Un versetto di cesura e transizione (9,12) chiude la scena della quinta tromba
mesi»), infatti, sembra indizio di breve durata (9,5.10). La descrizione accumula identiñcata con il primo <<guai» e attira lºattenzione sui due ultimi elementi del
molti particolari simbolici, in parte derivati da Gioele (cfr. Gl 1,6; 2,45), in parte settenario che sono, come sempre, quelli decisivi.
APOCALISSE DI GIOVANNI 9,13 l00 It)| APOCALISSE Dl GIOVANNI 9,19
13Kari ¿ é'Kt0g &yye7toq éoá?uuoev- mi r'íxovoa (pwvñv píav éK t(DV ' “II sesto angelo suonó la tromba: udii una voce
[teooápmv] K€pátwv toñ Gvowompíov toñ xpvooñ toñ évd>mov ¡lui comi dell'altare dºoro che sta davanti a DIO _“e .
toñ Oeoñ, 1º)x£'yoth 'EQÍ) ¿»:'Ktq) áyyé)tq>, ó ¿:'wa tñv oáÁmyym diceva al sesto angelo che aveva la tromba: <<Sc10gh
Añoov toúg téooapqu ócyyéonq tobg 5858uévovg éni tQ) norauq3 | quattro angeli legati sul grande ñume E_ufrate».
t(í> peyá)up Eúcppárn. 15Kad éAó€noav oí téooapsg ó'cyys?xor oí '“Iºurono sciolti i quattro angeli preparatr perl ora,
ñtorpaopévor sig rñv ¿Spocv Kal ñuépav mi pñva Kai évwwróv, il giorno, il mese e lºanno per uccidere un terzo _
i'va ánoxteívwow 1'Ó tpítov t á ) v órv6pu'mwv. “ m i 6 áp10póq ubv dellºumanitá. 16Il numero delle truppe dl cavallena
orpateuuáth “EOÚ ímm<oñ 810pvp1á5&q uva'r5wv, ñxovoa tóv cra duecento milioni; ne intesi il numero. ”Cosi
áp10póv aóubv. "Kai oí5ttog eíóov robg 'úmovg év tñ ópáosr Kai vidi nel loro aspetto i cavalli e quelli che li cavalcavano:
t0t'n; m0nuévovq árt' aúrd>v, é'xovrag 6<bpakag nvpívoug mi uvevano corazze di fuoco, di giacinto e di zolfo;
Óamv6ívovq Kai Seub8sv;, Kai ai xs<pa)wci t(I>V i'mrwv (bg Ke<pa)xai le teste dei cavalli sono come le teste dei leoni
Ázóvrwv, Kai éKto3v oropátwv aótá>v éxrtopsúsw1nñp Kai Karwóg c dalla loro bocca esce fuoco, fumo e zolfo. 18Da
mi 65íov. “&nb ubv tplá>v rt?xnyo”av toútcov ánsxtáv9noav tó questi tre castighi, cioé dal fuoco, dal fumo e dallo
tpítov td>v ów0pónwv, éKtoñ rtvpóc mi toñ Kartvoñ Kai toñ Geiov zolfo che usciva dalla loro bocca, fu uccrso un terzo
toñ éxnopsvopévov éKtd>v oropátwv aútcbv. 19r'1 yótp é€ovoía t(I)V degli uomini. 19Il potere dei cavalli sta infatti nella_ .
'ínnwv év tQ) otópom aót03v éonv Kai év taíq oópaíc aútá)v, od loro bocca e nelle loro code; le loro code sono srmrlr
9,13 Una voce dai comi dell 'altare (cbu>vñv male non sono superiori a Dio, ma sono da º),l7 Avevano corazzedi fuoco, di giacinto tanico serve aesprimere un colore bluastro.
|.tí,av ¿K 1:(í)u Kepároav m i ) Guotaornpiou) ‑ lui permesse e controllate. (' di zolfo (%xovmg nupivouc Kal
9cápou<ac Come le teste dei leoni (¿ng K€4)aMl Móvrwv)
Nel linguaggío levitico <<í comi» designano le 9,15 Preparatíper [ 'em (01 ñ'cmuaouévm Gig ‐ L' ímmagine descríve la víolenza e la fero‑
i>amv9ivouq Kai Set<óóetg) ‐I cavalli e i lo‑
estremitá dellºaltare; ¡ codici Porñríano (P) e thu ¿Spav) ‐ La sottolineatura & típica della ro cavalieri (come le cavallette in 9,7-10) cia di questí cavalli.
Vaticano greco 2066 (046)aggiungono anche il teología giovannea per ríbadíre la predisposi‑ sono descritti con moltí tratti simbolici. I F uoco,¡€4mo ezolfo (nñp mi ¡(111ng ¡(011 661011)
numero <<quattro» (reooo'cpwv) che pero ¿inutile. zione divina e la tensione all”<<ora» decisiva. ‐ Sono le tre piaghe infemali che tendono a
colorí delle corazze richiamano incendi e
9,14 ! quattro angeli legati (tobg téooapaq 9,16 Duecento milioní ‐ [] numero é incre‑ togliere la vita all'umanitá. ll fuooo e il fumo
spargimento di sangue; le corazze vengono
&yyéloug robq óeóeuévoug) ‐ Rappresentano díbílmente elevato, una cifra “sovrumana” presentate con aggettiví ricercati (alla lette‑ comparivano giá nelle scene precedenti (cfr.
le forze cosmiche (cfr. 7,1), trattenute da Dio (l'espressíone greca ¿touuptáóeg uuptáómv 8,5.7.8. 10; 9,2); qui si aggiunge il simbolo dello
ru: <<infuocate», <<giacíntine», <(sulfuree»).
entro una simbolica linea di confíne (1”Eu‑ equivale a20.000 x 10.000 = 200 milioní). Una zolfo che, bruciando, produce luce giallognola
ll giacinto ¿ una pianta con grappoli dí ñorí
frate) e scíolte per un fine preciso; ancora simile massa dí cavalierí evoca con drammatí‑ e odore nauseante. Ma lºeffetto &, come al soli‑
¡uzurri e, mancando in greco un termine
una volta l”autore rípete che le potenze del cita ¡1potere demoníaco organizzato. to, limitato a um terzo» (9,18; cñ'. nota a 8,7).
por indicare il blu, questo riferimento bo‑
9,13‐11,14 La sesta tromba sulle conseguenze del sisma (la salvezza), nella sesta tromba si insiste invece su4c1ó
ll sesto elemento ¿:decísamente piú svíluppato degli altri: non si tratta dí semplice che lo precede. Si tratta, quindi, dell'intervento dwmonell a n t ¡ c a alleanza, mediatlo
continuazione, bensi di ripresa dei temi per raggiungere la conclusione che e fonda‑ dain angeli e culminato con il mistero pasquale del Cristo rnorto e nsorto. lnt"att1, a
mentale. Muovendo dalla constatazione dei gravi danni provocati dall”ínñusso demo‑ sesta tromba e essenzialmente protesa alla settima, annuncrata m 10,7 come ll com‑
níaco, si natta diffusamente dell”íntervento líberatore dí Dio ñno al vertice del grande pimento del <<mistero di Dio»: tale esplicíta tensione indica una fase (11 prepamztone.
terremoto eallºinízio della lode. Questa grande unitá si divide in due parti maggíori: 9,13-21 La cavalleria infemale .
la prima (9,13‐21) termina con una reazione negativa degli uomini che riñutano di L'immagíne della voce che parte dallºaltare (cfr. 8,3) determmala s:ena seguente
convertirsi; la seconda (10,1‐11,13), dopo aver presentato vari simbolí dellºintervento esi anticipa, cosi, lºañºermazione che tutto resta sott0 11controllo dl D i o Y1ene npreí
salviñco divino, si conclude con la reazione positiva di coloro che danno gloria a Dio. sala tematica del demoníaco che rovina il mondo; tuttav1a, nel npetersr di ¡mmagrm
La sesta tromba &,in qualche modo, parallela al sesto sigillo: entrambi parlano dell”ín‑ afñní c”é uno sviluppo costante. In questo caso, si aggíunge che líamone demonraca
tervento finale definitivo dí Dio ehanno in comune il riferimento al grande terremoto. porta anche alla morte ñsica eall'autentica dístruzione degli u o m i n i . [ quattro angelr
Ma, mentre nel sesto sigillo il terremoto e il primo elemento della scena (6,12), nella si trasformano in un esercito stermínato, una cavalleria infemale lanc1ata all attacco
sesta tromba il terremoto &l”ultímo (11,13); senel sesto sigillo l”attenzíone era posta dell,umanitaz la sua descrizione ¿:conclusa da un intervento interpretat1vo (9,19)
APOCALISSE DI GIOVANNI 9,20 102 103 APOCALISSE DI GIOVANNI 10,2
ydp oópoci aút<bv 5pown 5<psew, f-:'xovem K5cpoc?xótq Kai év afmxíq ¿¡serpenti, hanno teste e con esse nuocciono.
d5u<eñew. 20Kad ei Áonrol IGN ów6pdmwv, e'i 0ÚK dnsxtów0neav "“I rimanenti uomini che non merireno a causa di questi castighi
év taíg rt?xnyoñg taóta1g, 005%. perevóneav éKt ( I ) v é'pywv tG)V non si pentirono delle opere delle lero mani, per non aderare
x£th)v aútd>v, i'va pr) npoexvvñeevew tó( 50apóvrot Kai tó( ei'5w?ux piu i demoni e gli idoli d*ere, d*argente, di bronzo, di pietra e di
tá xpveá Kai tÓ( &pyvp& Kai tó( xa)n<& mi tóc ?xí01voc mi tfx €ú?uva,
Icgne, che non possono né vedere, né udire, ne' cammínare; 21e
& oííts BÁs'm-zw 5úvavrar eiíts ón<oúew oí5t€ neptrtateiv, 21K0(i0í)
non si pentirene nemmeno dei lero emicidi, delle lero magic,
petevónecxv éKt(I)V (póva aótd)v ei5ts éKraw cpappáxwv aúrtbv
della lore prostituzione, dei lore furti.
eíít€ éKtñg rtopveíag erótch oi5ts éKtdw K)x€ppáth aútd>v.
1 01Kai si50v &Mov &yyeÁov iexvpóv Kata[5aívovw éKtoñ ] 01Vidi pei un altre angelo pessente discendere dal
oúporvoñ nsprBsB?muévov vs<pé)mv, Kai ñ ipt< éni tñg K£<pd?xñg cielo, avvelte in una nuvola: lºarcebalene era sul
aúteñ Kai tó npóewnov aúreñ cbc ó ñ?neq Kai ei nóñsq aútoñ Cog et6Aor sue capo, il suo volto simile al sele e le sue gambe come
nvpóq,ZK0(i '¿wa évtñ xapi aóteñ BrB?xapí&ov ñvscpypévov. Kai colonne di fuoco. 2Nella mane teneva un piccolo libro aperto.
€6m<zv tóv nó&x aúteñ tóv Seíióv érti tñg Ga)xáeenq, tóv & eúo'ovvpev Pose il piede destre sul mare e il sinistre sulla terraferma,
9,20 Non sipentirono (oú& uerevóneav) ‐ 11 priamente il medicinale, ma per estensione 16,10; 40,34), lºarcobaleno (cfr. Ez 1,28), il me piu <<piccolo» rispetto al libro (BLBM0U)
ñagello non porta pero a conversione e non designa pure ¡ veleni e ¡ sortílegi. [ codici sele (cfr. Ap 1,16), le colonne di fueco (cfr. comparso in 5,1; rispette a quello <<sigillato»,
induce a <<cambíare mentalitá», cesi come Alessandrino (A) e Porñriane (P) cerreggo‑ lis 13,21),la voce di leene (cfr. Am 1,2; 3,8). questo ¿:qualiñcato come <<aperto», cioé ac‑
suggerisce il verbo uerocvoéw. La negazione no con una forma del sostantivo cbapuai<e [a Seprattutto, secondo una comune opinione cessibile ecomprensibile. Conviene dunque
oúóé, particelarmente enfatica, ¡: attestata dal che qualiñca piu chiaramente le pratiche giudaica condivisa anche dai cristiani, lºan‑ dístinguere le due figure. Nell'oscura com‑
papiro Chester Beatty I I ] (51547) e dal codice magíche. gele ¿:intermediario di Dio nel done della plessitá dell”immagine si put“) riconescere il
Sinaitice (N); altri codici correggono con 10,1 Un altre angelo (&Mov &yyekov) ‐‐ Che Legge (cfr. At 7,38.53; Gal 3,19; Eb 2,2). simbolo della rivelazione anticotestamenta‑
oi'nrc / eí), senza che il senso cambi. Pangelo sia un mediatore di Dio lo dicono i 10,2 Un piccolo libro aperto (BLBÁIIPI5LOV ria, in quanto rappresenta solo una parte del
9,21 Magie ‐ Il greco cbo'cpuaxov indica pro‐ simboli con cui e presentate: la nube (cfr. Es ñvemypévev) ‐ Il diminutivo lo presenta co‐ progetto salviñco di Die.
che aiuta a comprendeme il valore, dicendo che il potere di questi simbolici cavalli 10,1‐11,14 L 'intervento di Dio
sta nella bocca e nella ceda (cfr. 9,3.10). La bocca é lºorgano della parola; ma dalle Per perre rimedio a questa situazione corretta &asselutamente necessario
becche di queste figure esce un fumo asñssiante, tem'bile metafera di un discorso che Dio intervenga. ln questa parte si pue riconescere come tema la proposta di
che uccide. La ceda non ¿:particolarmente signiñcativa, ma qui assume la forma dí un rimedio divino, realizzatesi nellºeconemia anticetestamentaria. Lo sviluppo
serpente: 0051 e chiaro il veleneso e assassino simbolo diabolico (cfr. 12,9; 20,2). La segue un movimento tripartito: innanzitutto un angelo offre un piccolo libro
cavalleria infemale assume ¡ connetati del flagelle della guerra; Giovanni vi vede un ' che deve essere mangiate (10,1-11); viene pei evecata la misurazione del san‑
segne eloquente dellºorgoglio e della violenza demoniaca che rovinano Pumanitá. tuario (l 1,1-3); inline ¡] grande quadre dei due testimeni (] 1,4-14) si conclude
La reaziene degli uomini (9,20‐21) di frente a queste piaghe ¿:simile a quella c o n il terremoto cosmice che determina una reaziene umana positiva.
degli Egiziani seconde il racconto dell”Esodoz ostinazione e riñuto. Il culto ri‑ L'angelo e il libretto (10,1-11). In una nueva visiene viene presentate un
servate agli idoli ¿:indicate come l'effette della corruziene pertata dai demoni: angelo diverse dai precedenti, inscrito in una grandiosa scena marina dope un
essi traviano l”umanítá e si fanno adorare come divinitá. L*idelatria viene evocata temporale: le nubi si squarciane e il sele lancia attraverse di esse due potenti
con ¡| linguaggie polemico tipico di tanta letteratura bíblica (cfr. Sal 115,4-7; raggi, mentre si intravedone i colori dell,arcebalenol Questa nueva figura che
135,15‐17; Dn 5,23). Strettamente legata allºidolatria & lºimmeralitá: il mondo proviene dal cielo e mestrata mentre <<discende» sulla terra; alle precedenti
umane & prefondamente corretto; il sistema terrestre pervertite dalle ferze del cadute angeliche (8,10; 9,1), con conseguenze nefaste, si contrappone questa
male ¿ chiuse a Dio e díviene quindi fonte e strumento di morte. Nenostante la discesa beneñca. L”angelo compare dotato di forza e caratterizzato da sim‑
lezione delle piaghe (cfr. nota a 15,1), Fumanitá nen riesce da sola a liberarsi e a boli tipici delle teefanie (cfr. Es 13,21); nella sua mano sta un piccolo libro,
cambiare modo di pensare. interno al quale si concentra tutta la visione. Improvvisamente si aggiunge
APOCALISSE DI G I O VA N N I 10,3 104 l()5 APOCALISSE DI GIOVANNI 10,9
¿mitñq yñg, 3Kod €Kpd€£V cpwvñ pzyá?xn ¿Sortsp Áéwv pu1<6ttoa.mi *quindi gridó a gran voce come un leone che ruggisce. Quando ebbe
¿te Expa£sv, é7táÁnoav ai éntfx Bpovraltócq ¿cxthw (pwváq. Mod 5178 gridato, i sette tuoni fecero udire la loro voce. 4Quando ¡ sette tuoni
¿ M r v a ai értt¿x Bpovraí, ñpsMov ypótcpsw, Kaiñxovooc (pwvñv ¿:K cbbero fatto udire (la loro voce), io stavo per scrivere, ma udii una
toñ oópavoñ Áéyovoav- ocppáywov & éÁáÁnoav ai éntór Bpovraí, mi voce dal cielo che diceva: <<Metti sotto sigillo quello che hanno detto
pñxaútá ypo'a|mq¿ 5Kai ó ó'tyye)tog, 8v ei¿ov éctd>ta énti tñg 0aÁáoong ¡ sette tuoni e non lo scrivere». 5Allora lºangelo, che avevo visto ritto
Koa_érti tñq yñg, r'¡p5v tf1v xeipcx aútoñ tf1v 55€1&V sig tóv oópavóv sul mare e sulla terraferma, alzó la destra verso il cielo 6egiuró per
ºxa1d'>poosv év tú) (GNUsig robo; aídwag tG)V aio'avwv,8gámosv tóv Colui che vive nei secoli dei secoli, che ha creato il cielo e tutto ció
oópavóv Kai tót év aút© mi tñv yñv Kaitóz év aútñ mi tf]V 6á)wcooav che contiene, la terra e tutto ció che contiene, il mare e tutto ció che
Kaitd év aúrñ, 6t1xpóvoc oóxéa é'orau 76006 ¿V taíq r'…époag tñg contiene: <<Non vi sara piú indugio! 7Nel momento in cui il settimo
<pwvñc toñ é[356uov áwéÁov, 6 t h péMn oa)míísw, Kal étáé06n angelo suonerá la sua tromba, allora sará compiuto il mistero di
tó pvcm'¡pwv toñ 9501”), (bg eúnyyé)uoev tobq éavroñ SoóÁovg tofx; Dio, come egli ha felicemente annunciato ai suoi servi, ¡ profeti».
rtpo<pñtac. 8Kad r'1 cpwvr'¡ ñv ñxovoa éx toñ oúpavoñ náÁw ÁaÁoñoocv HPoi la voce che avevo udito dal cielo mi parló di nuovo: <<Va',
p£t' ¿1106 mi Áéyovoav- í5ncxys Áá[3£ tó [31[3Áíov tó r'1vapypévov év tñ prendi il libro aperto nella mano dellºangelo che sta ritto sul mare
xapi toñ ótyyéÁov toñ éctótoq éni tñq 6a?tówonq mi ¿nitñq yñg. 9Kai c sulla terraferma». 9Allora mi avvicinai all“angelo, dicendogli di
ánñ)t6a npóg tóv óíyysÁov )xéwa aótq) Soñvcxí p01tó BI[SMpÍSLOV.mi consegnarmi il libretto. Ed egli mi dice: <<Prendilo e divoralo; ti
Áéya por Áá6£ Kai mtá<paye aútó, Kaimxpaveí oov tr'¡v K00tíocv, 600€ riempirá di amarezza le viscere, ma in bocca ti sara dolce come
10,4 Quando ‐ La tradizione testuale di questo tivo aorísto esprime un comando puntuale, mento riprende alla lettera la formula di Dn mente la rottura di ogni <<indugio» e lºimmi‑
versetto presenta diverse lezioni, ma la varia‑ simile a quello rivolto al veggente Daniele l2,7 (<<Allora io udii lºuomo vestito di lino, nente compimento.
zione principale riguarda la congiunzione 5'EE (cfr. Dn 8,26; 12,4.9). Secondo una convin‑ che stava sopra le acque del ñume, giurare 10,7 Nel momento in c u i (¿v m i g fpépatg)
(<<quando»), testimoniata dai codici Alessan‑ zione molto diñºusa nel giudaismo, non tut‑ per il vivente in eterno, alzando la destra ela ‐‐ La fonnulazione originale é contorta; alla
drino (A), di Eñfem riscn'tto (C) e Porfiriano ta la rivelazione divina era divulgata; gran sinistra al cielo.. .») in cui l'angelo rivelatore lettera: <<Nei giorni della voce del settimo
(P); invecc, il codice Sinaitico (X) e il papiro parte, anzi, era conservata in circoli religio‑ garantiva la sicura realizzazione delle cose angelo, quando sta per suonare la tromba, e
Chester Beatty I I I (g)“) la sostítuiscono con si che custodivano rivelazioní segrete dette annunciate (cfr. Dt 32,40). Giovanni rende ñ.1 compiuto il mistero di Dio».
il pronome boa (<<le cose che»), determinando appunto <<apocrjfe», cioé nascoste. Secondo ‑ ridondante la formula di giuramento con il Sará compiuto ‐ Larealimzione annunziata
una Ieggera variazione di senso (<<le cose che 4 Esdra 14,44‐47, dei novantaquattro libri richiamo al Creatore e all'intero cosmo in ¿:stranamente espressa con un aoristo passi‑
dissero ¡ sette tuoni io stavo per scrivere»). ispirati da Dio soltanto ventiquattro sono suo potere, ma il signiñcato é analogo al vo (éreléoºn, che potrebbe essere tradotto:
! sette tuoni (al ¿m& Bpovtoci)‐ Il tuono éun stati resi pubblici (i libri dell“AT); gli altri modello: la rivelazione angelica é proiettata <<fu compiuto»); in questo modo, con ogni
elemento classico della manifestazione divina settanta, invece, restano patrimonio segreto, con sicurezza verso il compimento futuro. probabilitá, l'autore vuele sottolineare che
e rappresenta la voce stessa di Dio (cfr. Es riservato <<ai sapienti del popolo». Unºidea Indugío (xpóvoc) ‐ A differenza del termine tale compimento c'é stato davvero.
l9,l6.l9). lnserendo lºaggettivo numerale e analoga soggiace anche a diversi passi del K…póg (<<tempo», <<momento») che indica Ha felicemente annuncíato (eúnyyéhtoev) ‑
lºarticolo determinativo l'autore sembra allu‑ libro di Daniele (cfr., p. es., Dn 12,4). l'occasione propizia, il vocabolo xpóvog Viene adoperato il verbo tecnico eúayyekij
dere alla completa rivelazione di Dio, espres‑ 10,5-6 Alzó la destra verso il cielo e giuró (<<tempo») designa la durata cronologica. In (<<evangelizzare», cfr. nota a 14,6) per in‑
sa in modo trascendente. (ñpev rñv xe”tpa aúroñ rñv ó€5ukv el; tbv questo contesto, pero, non viene annunciata dicate il messaggio dei profeti relativo al
Metti sono sigillo (od>páytoov) ‐ Lºimpera‑ oúpocvóv Kai diuooev) ‐ La scena del giura‑ la line 0 lºassenza del tempo, ma semplice‑ <<progetto» (umrñptov) di Dio.
la voce di sette tuoni, che un comando preciso ordina di non mettere per piccolo libro, annuncia il compimento del mistero di Dio, oggetto della buona
iscritto, conservandone il segreto: probabilmente Giovanni riprende qui un notizia proclamata dai profeti. Questo evento ¿ riservato alla settima tromba.
motivo letterario, tipico di alcuni circoli giudaici e misterici, che parlava di Non viene, pero, spiegato in che cosa consista tale <<mistero»: il chiarimento
una rivelazione afñdata come segreto soltanto ad alcuni. Dopo la parentesi verrá in seguito. Per il momento allºautore interessa creare tensione verso il
dei tuoni, ritorna protagonista lºangelo iniziale che, prima di consegnare il compimento e ripetere che la rivelazione angelica &provvisoria e incompleta.
APOCALISSE DI GIOVANNI 10,10 106 107 APOCALISSE Dl GIOVANNI 11,2
evt6_3 orópatí oov ¿form y?xuxf) Coq pé?u. 10Kad €Áa60v tó miele». lºlo presi il libretto dalla mano dell*angelo e lo divorai:
61I3Áap1510v SK tñg xerpóg toñ ótyyéÁou Kai Karécpayov aútó, Kai ñv in bocca era dolce come il miele ma, quando l'ebbi inghíottito,
evup oropcm pou mg¡45% y?wxú mi 6175 é'<payov cxútó, árttháv6n le mie viscere si riempirono di amarezza. 11Mi dicono: <<Bisogna
ñ K01Áía pou. ”ch“1Aéyovoív por 58108noi?uv npo<pntsñoar éni che tu profetizzi di nuovo su popoli, nazioni, lingue e re
Ácxoíc mi é'6veow mi y?w'>ooarq mi Bowt)u:ñow rtoMoíq. numerosi».
1 11Kai¿56% p c t Ká)xdp0g 5poroq pá[3&p, Áéywv- 'éysrps mi ] 11Mi fu consegnata una canna simile a uno scettro,
pétpnoov tóv vaóv 1:06 6806 mi tó 0vowzorñpwv mi tobg ' . ordinandomi: <<Alzati e misura il santuario di Dio e
npooxvvoñvwg év aút©. ºxai tñv aúÁñv tñv €Ew0&v toñ vaoñ Paltare e coloro che adorano in esso. 2Ma lºatrio estemo al
€K|3d)x£ €£w0s‐:v Kai pñ aórñv uerpríonq, 6t1é866n toiq é'6vsow, Kai santuario escludilo e non lo misurare, perché ¿ stato dato alle
tñv nó)lw tf1v ócyíav natñoovow pñvcxc teoospáxovra [mi] 860. genti ed esse calpesteranno la cittá santa per quarantadue mesi.
10,11 Mi dicono (Kcal Áéyouoív p º t ) ‐ Il Ordinandomi ‐ Il discorso diretto & intro‑ Iemme (cfr. Zc 2,5-9). In questi contesti, ‐ Lºavverbio 'é£m6€v (<<fuori») ¿ sostituito
soggetto plurale ¿ indeterminato e, proba‑ dotto dalla formula stereotípata Kéywv (alla <<misurare» significa progettare una co‑ erroneamente con 20m6£v (<<dentro») dal
bilmente, rimanda all,insieme di tutti quelli lettera: <<dicendo»), un calco della prosa struzione e, nello stesso tempo, segnare un codice Sinaitico (R).
giá menzionati in precedenza: l'angelo, ¡ sem1tica. rigoroso limite sacro. Al contrario, il ( ( n o n Quarantadue mesí (pñvou; teooepáxovra
sette tuoni, la voce dal cielo. Misura il santuario (pérpnoov róv votóv) misurare» (cfr. 11,2) denota la non esclu‑ [ m i ] 6130) ‐ ll tempo dellºoppressione
'lº 10,1‐ll Testo afñne: Ez 2,8‐3,3 ‐ Uimmagíne ha due precedenti letterari: sione, lasciando la possibilitá di accoglíere straniera équantiñcato con un numero sim‑
11,1 Mi fu consegnata (¿66911 ¡J.OL) ‐ Il sog‑ la minuziosa progettazione del tempio fu‑ una moltitudine di uomini: da D i o infatti bolico (cfr. 13,5), equivalente a tre anni e
getto logico resta ímprecisato, ma ¡1 pas‑ turo che apre la Torá di Ezechíele (cfr. Ez & stato concesso alle genti di calpestare la mezzo, cioé la metá di sette. La cifra ¡: in‑
sivo divino allude senza ombra di dubbio 40,3‐42,20) e la terza visione di Zaccaria cittá santa. dice dellºímperfezione e del limite imposto
al Signore (cfr. nota a 6,2). che annuncía la restaurazione di Gerusa‑ 11,2 L 'atrio esterno (rhv aú?thv rñv 'éiweev) al male.
Un nuovo ordine impartito dalla voce celeste ripropone lo stesso gesto narrato tr o con lºautoritá politica, ovvero con l'idolatrico potere di questo mondo.
da Ezechiele, al momento della sua vocazione (cfr. Ez 2,8‐3,3): mangiare il La misurazione del tempio (11,1-3). Un'altra fondamentale caratteristica
rotolo scritto significa, da parte del profeta, assimilare il messaggio divino ed della rivelazione anticotestamentaria ríguarda il santuario: riecheggiando fa‑
essere in grado di trasmetterlo ad altri. Sembra dunque che il libretto contenga mose scene profetiche (cfr. Ez 40,3‐42,20; Ze 2,5-9), Giovanni le rielabora
la rivelazione afñdata ai profeti. Ma tra il modello e la versione apocalitti‑ in modo originale. Non lºangelo, ma 10 stesso veggente ha lo strumento di
ca c'é un'importante differenza: mentre Ezechiele menzionava soltanto la misurazione; la cama ha forma di scettro ed evoca facilmente l'idea di potere;
dolcezza del libro, Giovanni presenta una contrapposizione, aggiungendo questo attrezzo gli viene consegnato insieme a un messaggio che contiene due
lºimpressíone di amarezza. ll contraste di sapori avviene tra la bocca e il serie di ímperativi. Il primo comando prevede la misurazione, il secondo la
ventre, _in una successione cronologica: prima sembra dolce, per rivelarsi non misurazione; si tratta quindi di una separazione di ambiti, espressa con il
successrvamente amare. Vi si puó forse riconoscere un altro indizio che con‑ linguaggio architettonico e rituale. Uaggiunta dellºeccezione relativa all'<<atrio
nota ¡1cammino verso la pienezza della rivelazione. Al veggente, inñne, che esterno», infatti, sarebbe inutile, senon fosse sentita come particolarmente sí‑
personifica la missione profetica, viene afñdato l”incarico di comunicare il gniñcativa. Il cortile esterno e concesso da Dio ai pagani, cosi come il dominio
messaggio assimilato. Importante ¿ la necessitá imprescindibile (<<bisogna», sulla cittá santa di Gerusalemme: Fallusione alle drammatiche occupazioni
… greco dei) di continuare la missione profetica, índirizzandola a quattro e distruzioni di Gerusalemme ribadisce che lºantico santuario non era perfet‑
destinatari, cioé al mondo intero. La formula quadripartita, tipica del libro to e intangibile, come annunciavano Ezechiele e Zaccaria. Il contrasto con
(cfr. 5,9; 7,9; 11,9), subisce, in questo caso, una modiñcazione nell”ultimo la <<nuova» Gerusalemme, descritta al termine dellºApocalisse c o n elementi
elemento; la presenza dei re sembra, infatti, sottolineare un incontro-scon‑ analoghi, deve essere necessariamente sottolineato (cfr. 21,15-27). In
APOCALISSE DI GIOVANNI 11,3 108 APOCALISSE Dl GIOVANNI 11,8
l()*)
3Keri 5(boco toíg 5vciv páptvoív pou Kai npocpntsúoouow ñpépocq “Ma faró in modo che i miei due testimoni compiano la loro
xtÁíaq 51aKooíac é£ñKovw neptBe&npévor oáKKovg. missione profetica per milleduecentosessanta giorni, vestiti di
"ovroí eíow ai 560 é)wcia1mi ed 5130 Ávxvía1ai évd>mov t o v Kvpiov SZICCO».
tñq yñ( éorá>tsq. 5chi si me aútovg 6é?xsr á51Kñoon nvp ¿Knopeústoa "Questi sono i due olivi e i due lucemieri che stanno davanti al
¿Kt o v orópatog avtáw Kai Kºtt£06í£1rovq éx6povg avubv mi Signore della terra. SSe qualcuno vuole fare loro del male, un
si tu; 05Ánon aótovc á51Kñooa, O I ) t h ¿si aóróv ánonav6ñvw. l'uoco esce dalla loro bocca e divora i loro nemici; e, sequalcuno
º o v r o ¡ éxovow mv é£ovoícxv KÁeíoca tóv ovpavóv, i'voc …] veróc volesse fare loro del male, allo stesso modo bisogna che muoia.
Bpéxn t a g npépac tñg npo<pnteíaq aórtbv, Kai é€ovoíav' exovow "Iissi hanno il potere di chiudere il cielo, perché non cada pioggia
¿rdt w v v5átwv 0tpécpsw orótót sic capa Kai natá£a1mv yñv év nei giorni del loro ministero profetico, e hanno potere sulle
nácm r t Á n y ñ0001th ¿ON SeÁr'¡cwow. 7Kaiótocv teléo<oow mv ucque per cambiarle in sangue e colpire la terra con ogni sorta di
paptupíav ( X Ú t h , tó 6npíov to dva[3aivovEKtñq ót[5vooov norñoa Ilagello tutte le volte che lo vogliono. 7Una volta terminata
la loro testimonianza, la bestia che sale dall'abisso muoverá
p e t avt<bv nóAspov Kai V1KY]OEI avtovq Kai ómomevsi avrovq. 8Keri
loro guerra, li vincera e li ucciderá. 8Il loro cadavere rimarrá
tó ntá>pcx avtá>v érci tñg 1t)uxteíaq tñq nóÁewc tñg peyáMg, nue sulla piazza della grande cittá, che spiritualmente si chiama
KaA£ítal nvevparmá>g Zób'opa Kai A'íyvrtt0g,ónov Kai ó Kóploq Sodoma ed Egitto, dove anche il loro Signore ñ1crociñsso.
11,3 Milleduecentosessanta giorni (ñpépac ‐ Per questo simbolo di penitenza, cfr. Ez pub essere considerato Signore anche di tutti
il profeta Elia che invoca il ñloco dal cielo per
xtlíag 6…Kooiag ¿EñKovm) ‐ Indicano lo 27,31; Gio 3,8; Gdt 4,10.11,4. ¡ profeti vissuti prima di lui. II nome della
divorare i suoi nemici (cñ'. 2Re 1,9-14).
stesso periodo di tempo evocato nel v. 2: 11,41due olivi e¡ due lucemieri (ai. 6úo ¿ M i m cittá non viene esplicitato, ma sostituito da
l l , 7 La bestia che sale dall'abisso (tó
quarantadue mesi di trenta giorni ciascuno mi al 6130 Auxvim) ‐ Lºimmagine risale al due deñnizioni simboliche; giá Isaia aveva
l)npiov tó &vabaivov ¿Krñg &Búooov) ‐Vie‑
(cfr. 12,6). Il simbolo dei <<tre anni e mezzo» profeta Zaccaria (cfr. Zc 4,3.11-14) che vole‑ chiamato la capitale di Giuda con ¡I nome
nc anticipata una ñgura simbolica che sara
é usato da Daniele per indicare la breve du‑ va cosi simboleggiare ¡ <<figli dell'olío», cioé i della cittá peccatrice per antonomasia (cfr.
presentata in 13,1 c 17,8.
rata del predominio del male nella fase finale due consacrati ( i l sommo sacerdote e il re) che Is 1,10) e ora Giovanni aggiunge I'epiteto di
| | ,8 Spiritualmente‐ L,avverbio nvevpam<óq
della Storia, nellºultima delle settanta setti‑ avrebbero dovuto reggere il popolo d,Israele <<Egitto», come segno del nemic0 oppresso‑
indica unºinterpretazione illuminata dallo
mane annunciate (cfr. Dn 7,25; 9,27; 12,7); dopo l'esilio. Nella visione di Zaccaria il lu‑ re. Nel giudaismo infatti alcuni hanno perso
Spirito divino.
nella seconda meta di quest'ultima settimana, cemíere é uno, edé simbolo del culto rinnova‑ la propria identitá esi sono pervertiti, facen‑
Si chiama Sodoma ed Egitto (K(Ú£ÍT(XL...
secondo la prospettiva apocalíttica, avverrá il to; Giovanni invece lo sdoppia, attribuendogli do alleanza con ¡ pagani: in tal modo hanno
Zlóóopa Kal A'íyv1rtog) » Lºattenzione é rivol‑
definitivo e capovolgente intervento di Dio. un significato analogo all'olivo. finito per odiare e perseguitare le voci pro‑
l a , soprattutto, al luogo della morte dei testi‑
Questo periodo conclusivo che ancla al com‑ *? 11,1-4 Testi aii-ini: Ez 40,3»42,20; Zc fetiche che rimproveravano tale tradimento.
moni e del macabro rituale della non-sepol‑
pimento ¿:caratterizzato da due realtá molto 2,5‐9; 4,3.11-14 A questiottica appartiene anche la tremenda
tura. La grande cittá &indicata come il luogo
diverse: ¡ pagani oppressori, da una parte, e ¡ 11,5 Unf¿wco (ní>p) ‐ E simbolo típicamente requisitoria di Gesú stesso (cfr. Mt 23,29‑
<<dove anche ¡] loro Signore fu crociñsso» e
testimoni predicatori di penitenza dall”altra. divino (cfr. 25am 22,9; Ger 5,14; Sal 96,3 [TM 36; Lc 11,47-5l) contro Gerusalemme che
non pub trattarsi che di Gerusalemme: nella
Vestití di sacca (neptBel3lnpévou oái<xovc) 97,3]): ma un racconto bíblico presenta anche uccide i profeti (cfr. Mt 23,37; Lc 13,34).
visione complessiva dell'Apocalisse Gesú
m'míw éctavpd>6n. 9Kai BÁértovow éKraw Aocdw mi cpu)ubv Kai "(Uomini) di ogni popolo, tribú, lingua e nazione vedono
yÁrooo<bv ]((X1é9VG)V to rttd>pd aótáw ñuépac tp£iq Kai ñpwv il loro cadavere per tre giorni e mezzo e non permettono di
Koi ta ntwyara crúr<bv OÚK ácpíovow tseñvon sig pvñuor. 1ºK0ti deporte ¡ loro cadaveri in un sepolcro. 10Gli abitanti della
01mtomoovreq sm tñg yñq xaípovcw én' aútoíg mi terra fanno festa su di loro, si rallegrano e si scambiano doni,
ef3<ppaívovmt mi 55)p0( népt|;ovow &MñÁorg, 5ti 05t01oi perché questi due profeti erano il tormento degli abitanti
500 npo<pñta1¿Baoávwav rob; mtomoñvrag éni tñg yñq.
della terra. llMa dopo tre giorni e mezzo, un sojfío vítale
"Kon petc'x tórg tpe'íg ñpépaq Kai r'ípwv ¡rveúya (wñc éK1:06
procedente da Dio entró in loro e si alzarono in piedí: un
Osov ¿:10ñ/165v ¿ºv aúroíq, Kai é'an70av ém' Z'O úg' ¡ró&rgaúrc5v,
¡:a1<poñoq péyac énénsoev éni tobg 9wpoñvrag aóroóg. ” m i grande terrore si abbatté su quelli che stavano a guardarli.
nxovoav <pwvñq psyákr¡g éKtoñ oúpavoñ Asyoócmq aút0'íq‑ I‐”Allora udirono dal cielo una voce grande che diceva loro:
áváBare (:)58. mi ávé[5noorv sig tóv oópavóv év tñ vscpé?xn, Kai <<Salite quassú». Salirono in cielo su una nuvola, mentre ¡
£:6£d)pnoav cxótoúg oi éx6poi aóttbv. 13chi év éxeívn tñ d')pq loro nemici stavano a guardarli. 13In quell,ora avvenne un
eyéveto oeropóq péyocg mi tó 5échrov 'Eñt; 1tóÁswg é'nsoev Kai grande terremoto e un decimo della cittá crolló: nel terremoto
anexráv6nocxv év u;) oerop<b óvóuocror ócv6pd>rtwv x1?uá55q morirono settemila persone e i superstiti ebbero timore e
entót Kai oi Áomoi é'p<poBor éyévovro Kai €8wxav ¿óíav tQ) tributarono gloria al Dio del cielo.
65Q) t06 oópavoñ. |411 secondo <<guai» ¿:passato; ecco, il terzo <<guai» viene
H ovou n 5£vtepa orrmÁGz‐zv- 1500 n ovon n t p m 1 spxsrou raxv.
14€ 1 X ( Í ) N , W ( 7/
1 x ( / /
presto.
11,9 !! loro cadavere (tb m:d>ua airc<5v)... ¡ senso non cambia, traduciamo letteralmente vcrsetto sono riprese letterali da Ez 37,5 ze, la limitatezza del male e l'enorme supe‑
Iom cadaveri (Tú nrn')uara afndw) ‐ Nello il testo dell”edizione qui riprodotta. (nvef>p.a Cmñq) e 37,10 (eíoñlºev el; aúrobg rioritá degli effetti salviñci. Solo un decimo
stesso versetto compare sia il singolare (co‑ 11,11 Si alzarono (€urnoav) ‐ Lºuso del Kai ”éornoav ¿Tri r á ) v noódw aútóv). della cittá, infatti, viene distrutto in quanto
me in 11,8) sia il plurale della stessa espres‑ verbo 't'otnp.t richiama altri passi in cui si II,13 Un decimo (to óéKarov) ‐ Ritoma la depravato; settemila muoiono nel terremoto
sione; le varianti nei codici si spiegano con allude alla risurrezione di Cristo (5,6) e dei simbología numerica. In questo caso ha lo contro i centoquarantaquattromila salvati di
! mtento dl umformare il testo. Dato che il fedeli (7,9). Alcune espressioni di questo scopo di sottolineare, nonostante le apparen‐ cui si era parlato in 7,4.
sono una elaborazione ridondante di Giovanni per enfatízzare la morte di questi lc attese degli apocalittici, il momento tremendo dell'angoscia e della persecuzione
personaggi e lºuniversale reazione di gioia di coloro che li avevano in odio. Uccisi sará seguito dalla risurrezione e dall*inaugurazione di un rcgno nuovo (cfr. Dn
in Gerusalemme, i due testimoni sono rianimati daun <<sofño vitale» divino: alla Vi‑ l2, l-3); conformemente a questo schema, Giovanni conclude la sesta tromba con
sione di Daniele sene aggiunge un“altra di Ezechiele (Ez 37,1‐l4, cfr. in particolare ¡| ricordo della risurrezione dei due testimoni.
¡| v. 10) per presentare la conclusione della loro vicenda, dopo il tipico tempo di <<tre A] v. 12, per la terza volta in questa sezione (cfr. 10,48), Sifa udire la voce dal cie‑
e mezzo» (cfr. 11,2.3). Essi salgono poi al cielo in modo trionfale, sotto gli occhi lo: questa &l'<<ora» decisiva, tema classico della teología giovannea (elit GV5,25.28),
attoniti degli avversari. Ma chi sono costero? La loro identíñcazione non trova gli caratterizzata dal grande terremoto (cfr. 8,5), simbolo della catastrofe positiva che
studiosi añºatto d,accordo; le innumerevoli interpretazioni proposte possono ridursi ribalta le sorti dell'umanitá. Lºintervento divino distrugge la cittá del male e rende
sostanzialmente a tre: a) personaggi storici dell *Antico Testamento (p. es., Mosé ed gli uomini capaci di dare gloria a Dio. Evocato dal simbolo teofanico del sisma, al
Elia); b) personaggi storici del Nuovo Testamento (p. es., Pietro e Paolo); c) figure vcrtice del sesto elemento giunge il richiamo all'intervento decisivo di Dio, che il
simboliche (p. es., la Legge e i Profeti). In base al contesto letterario della sesta profeta cristiano riconosce nelllevento pasquale di Cristo: anche Matteo collega la
tromba, intesa come Pintervento divino nell,economia anticotestamentaria, i due morte di Gesú al terremoto e alla risurrezione di molti santi (ch. Mt 27,51-53). Il
possono ríassumere tutti coloro che, fedeli allºalleanza di Dio, sono stati ostacolati v. 14, di transizione e sutura (cñ: 9,12), attira lºattenzione sull,ultimo momento e
e soppressi da empi <<rinnegati». ne sottolinea, nonostante l7aspetto trionfale, il carattere di giudizio, drammatico e
La corruzíone del mondo era iniziata con una caduta dal cielo (cfr. 9,1): lºínter‑ definitivo (cfr. ] 1,l 8). Alla settima tromba non resta che celebrare l'instaurazione del
vento divino raggiunge il suo vertice permettendo la salita al cielo (1 1,12). Secondo rcgno atteso dain apocalittici e inaugurato con la risurrezione di Gesú.
APOCALISSE DI GIOVANNI 11,15 112
|| 1 APOCALISSE Dl GIOVANNI 11,17
15 ¡ Í (, ,! ' , I 7 /
Ka/t e sl?50poq ayy5Áec seaÁmesvº Kai sysvevre <pwvai l"II settimo angelo suene la tromba. Voci petenti risuenarene in
psyaAa1ev t(._0 evpav<í> Áéyevrsg‑ ciclo:
sysvsre r] Baeúeía t e ñ Kóepev t o ñ Kvpíov ñpd>v mi 1701”)
<<E venuto il regno universale del Signore nostre e del sue
x p l e t e v avtoñ,
K o a BamÁsveer ¿tq teóg oawvag rwv onwvwv.
¡ I , , -r ” , / Cristo:
16
[(at¡ 01Í €1K00'l
,! I I l' 1 I
teeeapsq npee[3vtsp01[01] ¡ 5 v a t h toñ 0806 cgli regnerá nei seceli dei seceli».
Ke(0rjpsveiem teva; 6pevovq o r v e r enseav ¿ni tu npeewna
'I ¡ ¡ I 1 A» ,! 1 1 /
"'I ventiquattre anziani, seduti sui lero troni davanti 3 Die, si
avrwv Koa npeesxóvneav tQ) 68€) 17Áéyevreq‑ prestrarene con la faccia a terra e aderarene Die, I7dicende:
eva<aptorovysv 001, KÚp1€ ¿)esóc ¿)navroxpárwp, <<Nei ti ringraziame, Signore Die onnipetente,
1 (
0 ¿cv K a t o nv, che sei e che eri,
º“. er)tn<pcxg tñv Sóvapív eou rñv psyóc)mv perché hai impugnate la tua grande potenza
K a t ¿BaetAeveac.
e hai instaurate il tuo regno.
11,15 Il regno universa!e del Signore soggettivee índicano colore che esercita‑
15.18: <<Il Signore regnerá in eteme e per formula di ringraziamente (cfr. l Ts 1,2; Cel
nostro e de! suo Crzsto (n Baetleía r00 noilregno.
semprel»), che era divenute tipico, nel 1in‐ 1,3) e si rivelge direttamente 3 Die, inve‑
KÓO|J.OU reír Kupíou ñp.(£>v mi 100 Xptereñ Il regno universale (ñ Baatkeía r e f ) Kócueu) guaggie apecalittice, per indicare la nueva cate con i medesimi titoli usati nellºintre‑
aúroñ) ‐ La formula nen ricerre altreve ‐ Nell'ambite della teología giovannea il duzione (cfr. 1,4.8) e nel cante dei quattro
situaziene che si sarebbe realizzata con l'ín‑
nella tradizione bíblica, ma sembra m o ‑ termine Kóºp.og allude spesso alla struttura esseri (cfr. 4,8). Da netare pero ¿:Passen‑
lcrvente decisivo di Die (cfr. Zc 14,9; Dn
dellata sull*espressiene plurale (<<i regni corretta della realtá storica umana: in questo za del participio ¿ ¿pxóuevoq (<<colui che
2.44; 7,14.27). La tradiziene cristiana ha
del mondo», cfr. Mt 4,8) che designa la senso lºespressiene vuel dire che il Signore viene»), giacche' 1'inno intende celebrare
v¡ste nella risurreziene del Cristo 1'inaugu‑
molteplicitá degli imperi terreni. A livelle domina l'universe, anche secorrotto. lºeffettiva venuta del momento decisivo, la
raziene del Regno: il Riserte &intrenizzato
stilistico, la frase non e elegante a causa Egli regnerá (Baer)…eúeet) ‐ Particolare ¿ dimestraziene della grande potenza divina e
alla destra del Padre (cfr. Mc 16,19; Eb 1,3),
delle sgraziale accestamente di due usi di‑ 1ºuse del verbo al singelare peiché ¡ segget‑ Finstaurazione del Regno definitive.
udeve regnare ñnché non abbia pesto tutti
versi del genitive: il primo (reñ Kóeuou) ti seno due: vi si pue riconoscere lºintento H a i instaurato il tuo regno (éBaoílewaq)‑
¡ nemici sette i suoi piedi» (1Cer 15,25) e
ha senso eggettívo e designa 1”ambite su teelegico di mostrare la stretta unione tra il 11verbo allºaeriste ha valore ingressive e
con lui <<regnane» i redenti (cfr. 5,10).
cui viene esercitate il dominio; gli altri due Signore e il suo Cristo. Sulle sfonde sta il indica un inizio: Die ha cominciato a re‑
11,17 Ti ringraziamo (eúxapteteñpév GOL) ‑
(toñ Kupíou, toñ Xptoroñ) hanno valore versette finale del <<cantice del mare» (Es gnare.
Lºinizie della preghiera & segnate da una
11,18 Le g e n t i si infuriarono (rá 'e'0vn 1,15), che costituisce il vertice della gelisti nel momento della morte di Gesú leggendo i testi liturgici d e l l , A T come
ópyí06noav) ‐ Con la cítazione di Sal storia in quanto evento escatologico. ( M t 27,51; Mc 15,38; Lc 23,45); cosi la <<0mbra e copia delle realtá celesti» (Eb
2,1 (usato anche in At 4,25-28 per spie‑ Lºimpostazione teologica si riconosce possibilitá di ingresso nel santuario al‑ 8,5): se la liturgia terrena di Israele era
gare il contesto che ha portato allºucci‑ alla luce del quarto vangelo in cui il mí‑ lude alla grande liturgia dell'espiazione figura della realtá celeste, le celebrazioni
sione di Gesú) & evocata la corruzione stero pasquale di Cristo coincide con il (cfr. Lv 16) che in Eb 9,12 ¿:interpretata che vengono descritte nel cielo mirano
del mondo che, dominato dagli angeli giudizio di questo mondo, che comporta come figura del sacrificio redentore di a spiegare il compimento delle antiche
r_ibelli, si ¿:r ivoltato contro Dio. due opposte conseguenze: il principe di Cristo. figure.
E g i u n t a l a t u a i r a (ñleev ñ dpyñ questo mondo viene gettato fuori e tutti Che ¿ in cielo (6 ¿v tQ) oúpavd_>) ‐ L”arti‑ L 'arca della s u a alleanza (ñ KLB(0TÓQ rñq
ooo) ‐ Esprime lºintervento di D i o sono attirati al Cristo innalzato (cfr. GV colo ó riportato dai codici Alessandrino óta9ñi<ng aútoñ) ‐ Questo antico oggetto
con unºespressione sintetica e classica 12,31-32). ( A ) ed Efrem riscritto (C) specifica il sacro, legato al patto del Sinai, fu per‑
nell”apocalittica ( c f r. 6,17; Dn 8,19; 11,19 Fu aperto (ñvoívn) ‐ 11passivo di‑ santuario di D i o come <<quello» che sta duto nella distruzione del 586 a.C. Al
11,36; Mt 3,7; Rm 1,18; 1Ts 1,10). vino allude all'operato di Dio che vuole nel cielo. llluminata dallºinsegnamento tempo del NT l'arca dell”alleanza non
¡[tempo ‐ Con il termine Katpóq lºin‑ rivelare il suo progetto. L”apertura del di Gesú, la comunitá cristiana ha svilup‑ era piu presente nel santuario di Geru‑
tervento divino ¿:qualificato come il santuario celeste corrisponde alla rottura pato la tradizione giudaica di un modello salemme, se non come ricordo. Ma Gio‑
m o m e n t o opportuno e decisivo (cfr. Mc del velo del tempio ricordata daglí evan‑ vanni parla del <<tempio celeste».
celeste del tempio (cfr. Es 25,9.40), r i ‑
rra, inteso come separazione tra buoni e cattivi: infatti, <<giudicare ¡ mortí» di Dio nel cielo. Si collega alla visione introduttiva che aveva descritto il culto
sugnrlica <<dare la ricompensa» e <<distruggere». Lºepisodio del due testimoni angelico sull'altare dei profumi che sta davanti al santuario, simbolo dellºecono‑
antrorpava questa affermazione teologica; terminava, infatti, con la risurrezione mia anticotestamentaria. Con unºinclusione letteraria, la liturgia si sposta all” in‑
del morti e la loro accoglienza nel mondo divino, contrapposta allºuccisione terno stesso del santuario per celebrare il compimento che &il mistero pasquale
d_egln uomini e alla distruzione della cittá. Nelle parole del canto si pub cosi di Cristo. L”apertura del luogo sacro permette lºapparizione dellºarca dell'allean‑
rrtrovare la deñnizione dei due testimoni: sono i servi di Dio, cioé i profeti, e i za e la sua comparsa, accompagnata dai fenomeni di manifestazione divina del
santi, ovvero tutti coloro che temono Dio, senza distinzione tra piccoli e grandi Sinaí (cfr. Es 19,16), evoca un rinnovamento e un compimento. Si allude cosi
(1 1,18b). La rovina, invece, ¿:destinata a quelli che distruggono la terra, le forze alla storia dell'antica alleanza e si celebra con entusiasmo Iºinaugurazione della
demoniache e gli uomini idolatri, loro succubí (cfr. Ger 51,25): tale immagine nuova (cfr. Eb 8,6; 9,15). Anche in questo caso, la ñne di una sezione coincide
rip0rt3 allºinizio del settenario e ai gravi danni causati alla terra dagli angeli con lºinizio di quella seguente: la settima tromba e il canto preludono all'ultima
decaduti (cfr. 8,6-12). grande parte dellºApocalisse, che ritorna sullo stesso messaggio fondamentale,
Il settenario ¿concluso da una scena grandiosa che ha per oggetto il santuario presentandolo con altre immagini e un ampliamento di prospettiva.
APOCALISSE DI GIOVANNI 12,1 116 Il7 APOCALISSE Dl GIOVANNI 12,1
12 1Keri onueíov uéya d')(pGr| év 1:o_3 oúpav©, yvvñ neptB€6)u1pévr1 121Un segno grande apparve nel cielo: una donna avvolta
t v
t o v n7110v, K0dñ osÁñvr1 Ónoxátw I'CÓV no&l>v aótñg di sole, la lunasotto í piedi e sul capo una corona di
12,1.Un segrfo grande (onp.eiov péya) ‐ Il 12,1.3 e 15,1. Nella teología gíovannea il 1)… e il suo piano dí salvezza. Anche questí sono descrítti <<ín cielo» (¿v tQ oúpav©)
termme anpetov compare nel libro solo tre <<segno» & una realtá rivelatríce che lascia |Icsegni, infatti, presentano momenti deci- in quanto appartengono alla trascendenza
volte per indicare 1quadri simbolici dei cc. intravvedere, in qualche modo, il mistero di sivi della storía umana redenta dal Cristo e divina.
IL SE'ITENARIO DELLE corra (12,1‐22,5) successivi, ma si toma & considerare la medesíma tematica: Dio interviene nella
Questi capitoli non presentano una strutturazione evidente. Molti esegeti vi siluazione negativa del mondo e la trasfonna radicalmente. I primi due segui (la
hanno nlevato confusione, ipotizzato ritocchi redazionali e hanno proposto sposta‑ udonna» eil <<drago») rappresentano il conñitto, mentre il terzo (¡ <<sette angeli» che
menti o rifacimenti. Preferendo il testo cosi come ¿:stato tramandato, ricerchiamo vcrsano le coppe) rappresenta la soluzione di tale scontro. I capitoli intennedi evo‑
…esso gli indízí per comprendeme la struttura dºínsíeme. cano le dinamiche storiche del potere satanico e dellñntervento salviñco di Dio.
_ Il settenario delle coppe si trova al eapítolo 16, t n a sia ció che lo precede sia 12,1‐18 ] segni del conjlítto: la donna e il draga
ció chelo segue ¿:a esso strettamente congiunto, tanto da rappresentame la pre‑ La donna che contrasta un mostro éun motivo che appartiene allºimmaginarío di
paraz¡one e il completamente. I capitoli 12‐15 svolgono la funzione di grande molti popoli e ímportantí miti antichi (babilonesi, egízí, persiani e greci) descrívono
proem10 al settenario e sono caratterízzati dalla presenza di un trittico dei segni vicende simili. L'autore dellºApocalisse ha, pero, le proprie radici nella nadizione
(12,13; 15,1). Invece ¡ capitoli che lo seguono riprendono, a loro volta il tenía bíblica e riñuta con forza le culture idolatriche. 13inutile quindi ricercare paralleli
delle coppe in una fantasmagoria settenaria di scene e di generí letterarí9per pre‑ c spiegazioni al di ñ10rí della Bibbia. L”ínsíeme narrativo e simbolíco di Ap 12
sentare ¡ due grandi simbolí dí donne-cittá: Babilonia e Gerusalemme (17,1‐22 5). si ispira al racconto di Gen 3 e in modo particolare al cosiddetto <<protovangelo»
Tutta la sezione, dunque, puó essere considerata unitaria e composta di tre parti (Gen 3,15). La rappresentazione apocalittíca &qui una rílettura cristiana dell”evento
con al centro il settenario vero e proprio. primordiale decisivo e offre una sintesi simbolíca delle sue conseguenze storiche.
Rappresentando il centro di tutta la sezione, il capitolo 16 evoca ancora una A tale riferimento príncipale sene aggíungono altri: il serpente antíco (v. 9) ¿ chía‑
volta l'intervento deñnitivo di Dio nella storia umana eil compimento del mistero mato <<drago» (drákón), come il mitico mostro del caos, inteso dai profeti anche
dl salvezza: il trittico dei seguí lo introduce, mentre l'ultíma parte ne esplícita le come lºemblema del potere tirannico d”Egítto; all,epopea dell'esodo si rifanno
conseguenze come giudizio e salvezza. Entrambe queste sezioni comprendono una ulcuni particolarí (il salvataggio dalle acque, il nutrimento nel deserto, l'aquila); il
s e r i e settenaría formata da tre angelí piu tre (14,6‐20; 17,1‐21,9), con al centro iíglio che deve nascere &evocato con le caratteristiche del davídíco re‐Messía; la
una figura crístologíca, qualíñcata come <<Fíglio d”uomo» (14,14) e come <<parola scena della donna nel travaglio del parto si íspira a grandí immagini profetiche giá
(lógos) di Dio» (19,11-16). intrise di mentalitá apocalittica ela guerra celeste tra potenze angeliche ¿:un motivo
ricorrente in questo genere di letteratura. Una corretta ínterpretazíone deve tenere
12,1‐15,8 Il trittico dei segui conto di tutto il capitolo e di questo rícchissimo substrato simbolico. Giovanni
II settenario delle trombe non termina in modo netto. Il procedimento abítuale compone un nuovo mosaico attingendo da molteplíci tasselli anticotestamentari e
dellºApocalisse consiste appunto nel riprendere gli stessi temi, variando le immagini la narrazione chiede di essere interpretata rispettando ivari episodi in successione.
e sviluppando il messaggío teologíco. Lºapertura del santuario celeste & immagine Sembra trattarsí dí unºulteriore riñessíone sulla storía della salvezza: lºinimicizía,
che include tutta la sezione dei seguí (11,19; 15,5); i fenomeni legati alla manife‑ posta da Dio tra la donna e il serpente, si sviluppa come un drammatico conflítto
stazione dí Dio, presenti nella settíma tromba (11,19), rítornano enfatizzati nella tra l*umanitá e i] potere demoníaco, teso verso una soluzione; lo schema dellºesodo,
sett1ma coppa (16,18.21), mostrando simbolicamente l”affinítá tra í due settenari. come gía per altri autorí biblici, diviene í1modello dell,intervento divino a favore
Due segní sono accostati all,inízio (12,13) e poi contrappostí rípetutamente del suo popolo, raggiungendo il vertice nellºopera messianica di Gesú.
(12,4.13.15.17); il terzo, ínvece, deñníto <<grande e meraviglioso», compare dopo La donna (12,1‐2). 13una figura ricchissima e molteplice, frequente nellºAntíco
due capitoli (15,1) e comprende anche il settenarío delle coppe, vertice dí tutta la Testamento con sfumature diverse. I simbolí femminíli dominano lºultima parte
sez¡one. Le varíe scene che compongono i capitoli 13‐14 si collocano dunque in dellºopera; nei capitoli 17‐22 emergono due donne-cíttá: Babilonia, la prostituta,
mezzo ai segni e devono essere spiegati in rapporto a essi. eGerusalemme, la sposa. E lecito pensare che, come nei capitoli conclusivi, anche
Nell,ultíma parte dell'opera non ci si trova di frente a quadri cronologícamente allºinízío della sezione la simbología mulíebre voglia evocare la relazíone perso‑
APOCALISSE DI GIOVANNI 12,2 118 | lº) APOCALISSE DIGIOVANN1 12,6
xaiéu13ñq xscpakñg aútñq orécpavoq órorépwv 5(b581<0t, 2Kad év dodici stelle. 2Era incinta e gridava per i dolori e il havaglio del parto.
yaoro/t exovoa, mi Kpo't(st d>5ívovoa KCX1 Baoav1(opévn tertsív. *Apparve un altre segno nel cielo: un grande drago, rosso fuoco,
3Koa (» 9r¡ &Mo <mpsíov év tQ) oúpav©, Kal i50ú 5pómwv uéyaq con sette teste e dieci coma e sulle teste sette diademi; 4con la
nuppoq é'xwv KE(p(XÁÓ(C értt8x Kai Kép0tt0t 5éi<0t Kai éni tócg K£<p00xótq onda trascinava un terzo delle stelle del cielo e le scaraventava
uvtoñ éntói 51a5ripata, 4Kodr'] oúpót aótoñ oúp51to tpítov td>v sulla terra. Il drago si pose davanti alla donna, che stava per
gorepwv 3701? oúpavoñ K(X1é'BocÁsv aútobg ¿ig tñv yñv. Kai ¿)5po'mwv
partorire, per divorare il ñglio non appena lei lo avesse partorito.
eotnxev evwn10v )tñq yvvau<óq tñg psMoóong tsxeiv, i'voc 6ttxv
t a n to tsxvov avrñgxattx<páyn. 5K0d €1:€K£V vióv óípoev, 8qpéM€l “Ella partori un ñglio maschio, che devºessere il pastore di tutte
notuawety r t t h a ta £6vr1 év óá[3&p 015npóft. Ka1ñpnáoen tó téxvov le nazioni con scettro di ferro, ma suo ñglio fu rapito verso Dio e
3vmc npoc tóv Gsóv Kal npóc tóv 6póvov aót06. ºxod ¡] yvvñ verso il suo trono. ºLa donna fuggi nel deserto, dove ha un posto
ecpvyev ¿tg tñv é'pnpov, 6nov é'xst éK€'í tónov ñtoruaouévov duró toñ preparato da Dio, perché vi sia nutrita per milleduecentosessanta
6500, wa €KST tpscpwow aúrñv ñpépocq xtÁíaq 51axooíocq éíñxovm.
. … " 1
giorni.
12,2 Era incinta... ‐ La frase ha una forma dominante dellºintero c. 12, si pub riconoscere l ) n 8,10) e,in questo caso, evoca probabilmen‑ che sottrae il ñglio alle grinñe del drago e lo
vistosamente ebraica che si puó tradurre al‑ nell”immagine del parto un,allusíone al primo le la caduta degli angeli, come nel settenario porta presso il proprio trono: un tale uso del
la lettera cosi: <<Ed (e) in grembo avente (¿v momento della vicenda umana, al dramma delle trombe (cfr. 8,7-11). Anche qui Findica‑ verbo ápná(m appartiene al linguaggio apo‑
yampl 2x0uoa) egrida (Kpálei) soffrendo ¡ dolo‑ della scelta fondamentale cosi carico di con‑ ¡ i o n e di <<un terzo» &legata alle speculazioni calittico (cfr. At 8,39; 2Cor 12,2.4; 1Ts 4,17).
ri del parto (¿>5ívovoa) e venendo tormentata seguenze per tutto il resto dell'umanitá. sul numero degli angeli decaduti. 11senso di tale rapimenlo divino ¿:spiegato
(Baoam(opévn) per partorire». L”unico verbo 12,3 Un grande draga (¿poiva ue'yaq) ‑ 12,5 Dev 'essere il pastore di tutte le nazio‑ pero in modi diversi.
finito &al presente (Kpá(a) e vuole attualiz‑ Con questo vocabolo la Settanta traduce, in …"c on scettro di ferro (p.éMu noruaivew 12,6 F uggi neldeserto (£4)uyev eig r i p ”éprov)
me la scena. Lºimmagine della partoriente genere, l'ebraico liwyátán (cfr. Is 27,1; Sal noivta tó: %evn ¿v óá[36q) m 6 a n ) ‐ Si ri‑ ‐ 11piccolo particolare simbolico richiama
che soffre deriva dalla letteratura profetica e 73,14 [TM 74,14]) e tannin (cfr. Ez 29,3), prende esplicitamente Sal 2,9, seguendo la vicenda dellº&sodo e vuole evidenziare la
descrive il travaglio dell'umanitá per la na‑ termini che indicano il mostro primordiale la versione della Settanta che usa il verbo cura provvidente di Dio per la sua creatura:
scita di una realtá nuova (cfr. Is 26,17; 66,7; del caos. 1 particolari descrittiví derivano notnaivm (<<pascere», <<pascolare») in riferi‑ nel deserto c'é un posto per lei <<preparato»
Mi 4,10); spesso infatti i profeti hanno parlato soprattutto dalla scena di Dn 7,6-7; il colore mento al govemo del re, secondo l7immagine (ñrowuouévov)e il sostentamento necessario.
della nascita di un bambino come segno ri‑ rosso (nuppóg) evoca violenza espargimento frequente nellºAT. Con tale citazione (cfr. Ap Milleduecenlosessanta g i o r n i (ñué pag
velatore di un intervento straordinaño di Dio di sangue (cfr. 6,4); teste, coma e diademi 2,26-27; 19,15) al <<ñglio» viene attribuito )(inw; 5taxooíaq ¿Eñxovm) ‐ Per questa
nella vicenda umana (cfr. Is 7,14; Ger 31,22). sono simboli di potere; mentre i numeri 7 e un destino messianico. Non si dice pero che indicazione di tempo cfr. 112.3 e le note a
L'interpetazíone del passo ¿:controversa e le 10ne sottolíneano la grandezza. cgli e il Messia, bensi che <<deve» o <<sta per» quei versetti. L”arco temporale corrisponde
soluzioni proposte sono molteplici, a seconda 12,4 Trascínava un terzo delle stella (oúpei tb (péMu) essere il pastore universale. ai tre anni e mezzo di 12,14, cifra che indica
di come si íntende il símbolo della donna; in rpí.tov t á ) u &otépwv) ‐ L'azione di abbattere le Fu rapito (ñpná06n) ‐ Con il passivo teo‑ lºimperfezione e il limite imposto al male.
forza del riferimento a Gen 3,15 come tema stelle appartiene al linguaggio apocalittico (cfr. logico viene presentato 1ºintervento di Dio Tale situazione ¡: dunque precaria.
nale che lºumanitá ha con Dio. Nella storia dell*esegesi la donna del capitolo 12 donna soprattutto lºumanitá nella sua originale bellezza e anche lºesperienza di
e.stata ¡nterpretata nei modi piu dísparati e la continua molteplicitá dí opinioni al misericordia vissuta dal popolo eletto, ovvero il punto di partenza della storia
riguardo testimonia la difficoltá del passo; ma le soluzioni piu attendibili danno umana segnata dal peccato edallºintervento salviñco di Dio. Con poche pennellate
nsalto alla generazione di un ñglio con caratteristiche messianiche. Le proposte surrealiste la ñgura della donna evoca la situazione originale dell'umanitá, creata
ermeneutiche, senza escludersi a vicenda, si possono ridurre a quattro modelli in da Dio bella come il sole, superiore alle fasi del tempo (simboleggiate dalla luna),
ordme crescente di ampiezza simbolica: ]) la Vergine Maria, madre di Gesú il coronamento di tutto il cosmo (le dodici costellazioni); eppure il travaglio del parto
Cristo; 2) la Chiesa, comunitá-sposa che continua, nel dramma della storia, a ge‑ dice che n o n ¿:perfetta in sé, ma in tensione verso una novitá ñ1tura.
nerare ¡1Cristo; 3) il popolo di Israele, che ha preparato con la sua storia la nascita ll draga contra la donna (12,3-6). 11secondo segno & il mostro demoníaco,
del Messia; 4) la prima madre, ovvero lºumanitá a cui ¿:promessa la salvezza nella erede letterario degli antichi miti sull'origine del mondo. Viene descritto secondo il
lotta contro il male attraverso l”opera della sua stessa discendenza. 11contesto modello offerto dalle bestie di Daniele (cfr. Dn 7,7.24) e subito posto di fronte alla
narrativo dellºinsieme induce a preferire un”interpretazíone ampia che veda nella donna, come nel racconto all,inizio della Genesi. 11futuro dell'umanitá ¿:messo in
APOCALISSE DI GIOVANNI 12,7 120 Il l APOCALISSE Dl GIOVANNI 12,11
7Kai éyévsto nóÁspoq év tofa oúpoer>, ó Mtxañ?x mi oi óiyye?x01 aútoñ 'Quindi scoppió una guerra nel cielo: Michele ei suoi angeli
toánoAspñoat patót toñ 8páxovroq. mi 6 ¿pátka értoAépnosv K0d combattevano contro il drago. Il drago combatté insieme ai suoi
ot ayy€Áor aótoñ, “mi oúx i'oxvosv 065€ tórtoq sópé6n aút<bv é'tt ungeli, 8ma non prevalse e non ci ñl piú posto per essi nel cielo.
ev tQ) oópocv©. ºxod ¿BM6n ¿)5páK0)V ó péyag, ¿)ó'(ptg ó dpxocíoq, ó "Allora ñ1scaraventato giú il grande drag0, il serpente antico, colui
i_<a)xoóp£voq Aiá[50)x0g mi 6 Zaraváq, ¿)n?uxvá>v tf1V oixovpévnv 5Mv,
che e chiamato diavolo cioé satana, colui che inganna tutta la terra;
eBÁú0n sic tñv yñv, Kal oí ó'tyysÁ01 aóroñ pa' aútoñ é6Áñ6noav.
l'u scaraventato sulla terra e i suoi angeli furono scaraventati con lui.
1ºKai ñxovoa (pwvñv peyóc?u1v év 'C(Í_Í) oópcxv© Áéyovoav‑
'ºAllora udii una voce grande nel cielo che diceva:
&pt1éyévsm ñ owrnpía K0dr'1 56vawc <<Ora si e realizzata la salvezza, la potenza
xaiñ BactÁ€ía toñ 6506 ñp<bv e il regno del nostro Dio
Kalr'¡ éf,ouoía toñ xpwt06 aóroñ, e il potere del suo Cristo,
5n é[3Añ0n ó Katr'|ywp td>v Ó(5£Á(pG)V ñp(1>v, poiché ¿:stato scaraventato giú l'accusatore dei nostri fratelli,
ó mmyopdw aótobq évd>mov toñ 9805 ñpdw ñpépac mi vvxtóc. colui che li accusava davanti al nostro Dio giorno e notte.
" m i aóroi évíxnoav aútóv && tó aipa toñ dpvíov 11Ma essi lo hanno vinto per mezzo del sangue dellºAgnello
Kai 518x tóv 7tóyov tñq paptvpíag aút03v e per mezzo della parola della loro testimonianza,
mi oóK r'1yá1moav tñv rpvxñv aútá>v ¿íxpt Gavátov. poiché non hanno amato la loro vita fino alla morte.
12,7 Michele (ó Mtxañ)…) ‐ Con l'articolo de‑ ¿BAñ6noav) ‐ La triplice rípetizione del pas‑ I ) i a v o l o cioé satana (ALOZBOAOQ Kal 6 in cui si tratta del s'á_tñn (cfr. Zc 3,1‐2; Gb
terminativo viene presentata la figura angeli‑ sivo divino del verbo BáMw (<<gettare»; da Xarav6cq) ‐ Il nome comune ebraico áá_tán 1,6-12; 2,1-7), ampiamente sviluppate dalla
ca, ben nota al giudaismo (cfr. Dn 10,13.21; tale verbo deriva anche il termine 6LáBokºg; (<<avversario») viene tradotto in greco con mentalitá apocalittica. In questa prospettiva
12,1; Gd 9), il cui nome significa <<chi (é) co‑ cfr. 8,7.8; 20,10.14.15) enfatizza il movi‑ ñtápo)toc (<<ostacolatore»): la sua azione teologica le potenze angeliche sono viste co‑
me Dio?»: simbolicamente egli indica Funi‑ mento violento dallºalto verso ¡1basso, cioé ¿ sintetizzata come inganno per lºumanitá me strettamente coinvolte nella conduzione
citá di Dio e combatte ogni forma dí idolatría. Pintervento punitívo di Dio. Lºimmagine intera. delle vicende terrene (cfr. Dn 10,13.20).
Combattevano (roñ nokeuñoai) ‐ Lºuso di un deriva da Is 14,12 ed¿:conosciuta anche dai 12,10 E stato scaraventato giú (éBAñ6n) ‑ 12,11 Fino alla m o r t e (ó'txpt 9avátou) ‐ Il
infinito sostantivato senza verbo reggente & vangeli (cfr. Lc 10,18). La ripetizione dello stesso verbo passivo senso dell'espressione puó essere duplice: da
peculiare e difficile da spiegare; sembra una Il grande draga, il serpente antico (¿ ñpái<mv costituisce il punto di contatto letterario tra una parte si intende dire che ¡ vincitori sono
forma semitizzante ([e + inñnito con valore ¿) uéyocg, ¿) 6chg ¿ cipxaiog) ‐ L'aggettivo il racconto dei vv. 9.13 e questo ínno. coloro che hanno perseverato fedelmente
di imperativo o iussivo) per indicare una sfu‑ uéyag (<<grande») presenta il drago come !, 'accusatore(¿ Katñywp) ‐ Lºuso di Katfwwp fino al momento della morte; dall'altra si
matura di dovete (<<[erano] a combattere»). il mostro caotico per eccellenza; &pxatoq vuole evidenziare che ¡ redenti hanno pre‑
¿ unico nel NT e nella Settanta, ma l'im‑
12,9 Fu scaraventato... fu scaraventato... (<<antico») lo identifica con ¡1 serpente del magine di una figura celeste <<che accusa» ferito morire piuttosto che tradire la fedeltá
furono scaraventati (¿Dkñ6n . .. ¿Blñ8n... racconto genesiaco (Gen 3). trae origine da signiñcative scene bibliche a Cristo.
pericolo dallºinvidia del diavolo (cfr. Sap 2,24), che vuole divorare il parto della caratterizzato come progetto di misericordia e di cura nei confronti dell*umanitá
donna. L'azione e ridotta a pochí essenziali accenni: la nascita del figlio e il suo l"uggitiva e perseguitata.
rap1mento daparte di Dio. Alcuni interpreti hanno visto in queste immagini lºestre‑ La guerra in cielo (12,7-9). Alla sorte della donna & contrapposta quella del
ma sintesi della vicenda terrena di Gesú (nascita eascensione); ma il riferimento drago. Secondo un diffuso schema apocalíttico, la soluzione &raggiunta attraverso
alle origini induce a preferire un altro quadro simbolico. Partendo dallºimmagine uno scontro militare che avviene nella trascendenza divina, tra opposti schiera‑
apocalittica di un parto frustrato (cfr. Is 26,17-19), Giovanni potrebbe vedere menti angelici. Giovanni accenna nuovamente alla caduta degli angeli (cfr. 8,7‑
nel figlio della donna il Messia promesso fin dallºinizio, che pero ¿:allontanato 9,12): al ribelle, che aveva ingannato lºumanitá con la superba pretesa di <<essere
nspetto alFumanitá, eppure al sicuro nelle maní del Creatore (cfr. Is 66,7-11), come Dio» (cfr. Gen 3,4‐5), si contrappone Michele, lºangelo fedele che, con il suo
nella prospettiva di un compimento futuro (cfr. 19,15). 11fallimento originale e stesso nome (cfr. nota al v. 7), richiama la necessitá di una docile sottomissione.
1ímcapacitá umana di produrre la salvezza sono rimarcati dalla seguente situa‑ Lºesito del conñitto e sfavorevole ai ribelli: il drago e i suoi complici sono vinti e
2 1 o n e in cui si trova la donna, che fugge nel deserto: tuttavia Pintervento di Dio e
buttati giú dal cielo. La terra diviene cosi lºambiente del loro negativo operare.
APOCALISSE DI GIOVANNI 12,12
122 APOCALISSE DI GIOVANNI 12,15
12,14 Furono date (¿óóenoav) ‐ Il passivo la e usata anche in Ez 17,3.7 con riferimento 7,25; 12,7; un'indicazione corrispondente si
stato il periodo del fidanzamento tra Dio e
divino evoca implícitamente lºintervento pero a potenti re terreni. trova in Ap 12,6) e orientata allºattesa di un
il suo popolo, paragonato a una donna (cfr.
prowidente dí Dio. Nel deserto… p e r esservi nutrita (ei; rhv futuro intervento divino. Nella prospettiva
Ger 2,2; Ez 16,6-14; Os 2,16-l7).
Le dw ali della grande aquila (at 6130 m'épvyeq 2pnuov. .. ¿Snow rpéd>errxt ¿Ke1) ‐ Il nutrimen‑ apocalittica allºantioo esodo si sovrappone
Per un tempo, due tempi e la metí: di un tem‑
rob úetoí) roí> LI£YáÁDU)‐ Il riferimento all”aqui‑ to che Dio garantisce alla donna nel deserto il tema del <<nuovo esodo», tipico dei pro‑
po (KOLLpr Kal Karpobg Kal ñptau K(XLPOÚ)
la (ch.8,13) rimanda aun simbolo bíblico della allude all,esperienza fondamentale di Israe‑ feti dell'esilio, che annunciano il crollo di
‐ Un tipico artiñcio cronologico (1+2+0,5 =
misericordia di Dio nella vicenda dellºesodo le: secondo alcuni profeti il tempo del cam‑ Babilonia e una nuova possibilitá per Geru‑
3,5 cioé la metá di 7) descrive lºesperienza di
(cñ'. Es l9,4; Dt 32,1 1). Lºímmagine dell,aqui‑ mino nel deserto dopo lºuscíta dall,Egitto era precarietá della donna come limitata (cfr. Dn salemme come sposa.
“¡cai¿Boú9noev r'] yñ tñ yvvau<i mi ñvor£sv r'¡ yñ tó O"tóp(X aútñq " M a la terra aiutó la donna: apri la bocca e inghiotti il ñume,
xqa K a t e m s v tóv nowpóv BV éBoúu‐:v ¿)¿pátwa ¿:K 1706 etópatog
che il drago aveva vomitato dalla sua bocca. 17ll drago si infurió
autoñ. "Kai ópyío€r¡¿ 5pómwv éni t_ñ yvvocmi Kai ómñ)x9€v rt01ñooa
contro la donna e se ne ando a far guerra contro il resto della
nokuov p€t€x td>v Áomáw toñ cméppatoq aúrñg t(I)V mpoóvrwv tócq
sua discendenza, contro quelli che osservano i comandi di Dio
€vtoh&g toñ 0801”) mi éxóvrwv tñv paptvpíav 'Inooñ. 18Keri éoºtá9n
em tr|v óíupov tñq 0a?láoonq. c hanno la testimonianza di Gesú. 18E si pose sulla spiaggia del
1 3 1Kaisi80v éKtñg 00:Ááoong 6npíov órvor[3aívov, é'xov Képat0t mare.
&… Kai Ks<paÁ&q éntór mi ¿ni t<bv K5páth aótoñ 5éxa ] 3 1Vidi salire dal mare una bestia che aveva dieci coma e
51a8úpata mi ¿ni tórq K€<pan oa'noñ óvópa[rcx] BÁaocpnpíag. 2Kai sette teste: sulle coma dieci diademi e sulle teste un titolo
tó x6npíov 8 sióov ñv 6powv nap5áha Kai oí nó$eq aútoñ ¿og ¿ípxov blasfemo. 2La bestia che io vidi era simile a un leopardo: le zampe
K a l to orópa aútoñ (bg atópa Aéovroq. mi é'5wxsv (XÚ“CC_Ó ó 5páxwv come quelle di un orso, la bocca come quella di un leone. 11drago
tr'1v ¿óvapw aótoñ Kai tóv Gpóvov orútoñ mi é€ovoíocv psyáÁnv. le diede la sua potenza, il suo trono e il suo grande potere.
12,16 Apri la bocca (ñvm56u.. .rb orópa) ‑ testimoni (cfr. 11,7) c della bestia (cfr. 13,7). 13,1Dieci coma e serte reste… dieci diade‑
6,13) che resta dopo le varíe punizioni.
Con linguaggio immagíniñco, tipico degli Contra ¡1 resto della sua discendenza mi (Képam ¿('m ¡(al xecbalxlzg é1mit… &…
12,18 Si pose sulla spiaggia (¿orá6n ¿ni ti1v
apocalittici, Giovanni presenta la prodigiosa (paró: r ( 5 v Aomóv 1700 orrépparoq aúrñg) ótaóñ;mra)‐ Sono elementi tipici dei mostri
¿£ppov) ‐ Il verbo “(am… indica solida vitalitá
salvezza come lºintervento della terra che apre ‐ Lºespressione & carica di reminiscenze bi‑ apocalittici: le sette teste e ¡ dieci diademi
cd & usato per connotare il Cristo risorto (cfr.
la bocca per bere lºaequa distruttrice; malºidea bliche. Primario ¿il riferimento a Gen 3,15 perrnettono di collegare strettamente questa
5,6; 14,1); maqualíñca anche l'atteggiamento
gli & slata fomita dal <<cantico del mare» (<<la che il giudaismo del 1sec. leggeva come una bestia con il drago stesso (cñ-. 12,3).
diabolico come parodia del Cristo eserve dain‑
terra li inghiotti»: Es 15,12b), soprattutto nel‑ promessa di vittoria contro il serpente nei clusione dellºintero capítolo (12,4.18). Lºidea Un titolo hlasfemo (6vqux B … í w ; ) ‐ La
la versione del Talgum dello Pseudo-Gionata giorni del Messia. Questa interpretazione e maggioranza dei codici conserva il singolare
di soliditá viene ridimensionata con l*indica‑
che traduce ((la terra apri la sua bocca eli in‑ ben documentata dal Targum Neofiti, dallo (bvoua, <<nome»), mentre l'Alessandrino (A) e
zione dell”instabile fondamento <<sabbíoso»,
ghioui». Lºallusione allºevento del mar Rosso Pseudo‐Gionata e anche dal Frammentario il Vaticano greeo 2066 (046) hanno il plurale
indizio di fallimento. lnoltre, la <<spiaggia»
risulta cosi evidente (cliº. Es 14,21-31). che conservano lo stesso testo: <<... per lo‑ (óvómra): il sense non cambia, perché ¡ nomi
& intesa come linea di conñne, simbolo della
12,17 A far guerra (nouñaar nókeuov) ‐ Con re comunque ci sara un rimedio, ma per te risultano tanti, uno su ogni testa. 11genitivo
vittoria riportata da Dio contro il primordiale
probabilitá, l'autore pensa alla persecuzíone di (serpente) non ci sará rímedio; perche' loro ha valore epesegetico, cioé spiega in che cosa
mostro marino (cfr. Sal 103,9 [TM 104,9];
Antíoco Epifane, assuna a modello negativo troveranno una cura per il ealcagno neigior‑ consista tale nome (alla lettera: aun nome che
Gb 38,11; Pr 8,29). Alcuni codici (Porñria‑
di ogni oppressione antireligiosa; egli adopera ni del re Messia». Il richiamo al <<resto» (alla & hestemmia»). 11tilolo blasfemo identifica
no e Vaticano greco 2066 [046]) riportano il
infatti un'espressione tipica di Daniele (cfr. lettera: <<i rimanenti del suo seme») sembra la bestia con quella su cui siede la prostituta
verbo alla prima persona singolare (écro'c9nv),
Dn 7,21), n'presa anche a proposito dei due alludere al profetíco <<seme santo» (cfr. Is Babilonia (cfr. 17,3).
ma tale lezione non é affatto preferibile.
marino tenta di sommergere nel caos il progetto di Dio, ma vede fallir'e i suoi disegni
diabolici (c. 13) el'intervento divino (e. 14).Anzitutto Giovanni presenta, seguendo il
contro la donna per la seconda volta. Sempre piu furioso, il drago non si da per vinto:
modello di Dn 7, due bestie che riassumono in séle caratteristiche dellºazione demo‑
la sua guerra non é piú con le schiere angeliche, né con la donna stessa, ma con il resto
niaca nel mondo. L'intero capitolo costituisce una chiara unitá Ieueraria divisa in due
della sua discendenza. Lºestnemo tentativo demoníaco ¿:dunque la battaglia contro il
parti, íntrodotte entrambe dalla consueta formula <<vidi» ( w. 1.11) e ooncluse daun
gruppo fedele che custodisce le leggi divíne e confida nella salvezza messianica. Con
analogo intervento esplicativo (vv. 10b.18).La prima parte descrive la bestia che sale dal
un toeco da maestro, il narratore conclude il grande quadro del conflitto, lasciando il
mare (13,1‐10), mentre la seconda &dedicata alla bestia che sale dalla terra (13,11-18).
lettore nellºanesa: il drago é sulla spiaggia. E con fine ironia che Giovanni indica il
La bestia che sale dal mare (13,1-10). In un sogno nottumo lºapocalittico Daniele
drago, pronto alla guerra, fermo sul segno del suo limite e della sua sconñtta. La scena
aveva visto emergere dal mare quattro bestie orribili, rappresentanti dei quattro
seguente sara, infatti, suddivisa secondo il criterio geograñco di mare e terra.
imperi storici che oppressero Israele (cfr. Dn 7,2-7.17-27); facendo riferimento
l 3 , l - l 8 L e due bestie
a questo testo, l*autore descrive un'unica bestia che unisce in séle caratteristiche
La nanazíone si interrompe per lasciare il posto alla descrizíone: prima di incon‑
delle quattro: ha lºaspetto di un leopardo (Dn 7,6), di un orso (come Dn 7,5), di un
trare 11terzo segno (15,1) ‐ quello risolutivo‐ l”autore si dilunga a descrivere i metodi
leone (Dn7,4); ha, inoltre, dieci coma (Dn 7,7). Anch7essa emerge dal mare, segno
APOCALISSE DI GIOVANNI 13,3 126 |27 APOCALISSE DI GIOVANNI 13,7
3mi píow éKt d ) v K£(pa)uíw orótoñ (bg éc<paypévnv si; 0ávortov, mi *Una delle sue teste sembró ferita a morte, ma la sua piaga
i] nÁnyf1toñ 6avárov aútoñ é9£pansóen. Kai é6cxvpáe€n ¿SM ñ mertale fu guarita e ne restó meravigliata tutta la terra dietro
yñ óníow toñ 0npíov 4Kai npoo€xóvneºzv 'CÓ_3 5pómovn, 5t1é'5wxzv alla bestia 4eaderarone il drago, perché aveva date il potere
tr'|v é£oveícxv td) 6npítp, Kainpoeexóvneav tofu Gnpío_o Áéyovrsq tig alla bestia e adorareno la bestia dicendo: <<Chi &simile
5petoq tú) 6npío_o mi tig 8úvatoa noÁzpñom p£t' aútoñ; 5Kai é569n alla bestia e chi pue combattere con essa?». 5Alla bestia
aútq) orópa ÁaÁoñv psyáÁa Kai BÁao<pnpíag mi ¿56% aún?) éEoveíoc l'u concessa una bocca che esprime orgoglio e bestemmie
n01ñoou pñvac tsooepáxovux [mi] 8130. “mi ñvoríev tó etópa oa'rcoñ c le fu concesse di agire per quarantadue mesi. 6Essa apri
sig |3Mocpnpíaq npóg tóv Gsóv 6Áaecpnpñem tó ¿Svepoc aútoñ mi tñv la bocca per dire bestemmie contro Dio, per bestemmiare
exnvñv aótoñ, t0úg év 'CC_Ó oúpocvcí> cmnvoñvraq. 7Kai é566n aútq) il suo nome e la sua dimora, quelli che dimorano nel cielo.
rt01ñoou nóhspov pstót t<I>v ótyíwv miv1xñoar aútoóq, Kai é566n 713 le fu concesso di muevere guerra ai santi e di vincerli;
on'm'p é£oveía é1ti náoav <pv?xñv mi Áaóv Kai y)xá>ecocv Kai €Gvoq. le fu concesso potere sopra ogni tribú, pepolo, lingua e nazione.
13,3 Sembró ferita (¿); éed)ayuévnv) ‐ Per era díffusa la leggenda che l'ímperatere fosse 13,5 Per quarantadue mesi (p.ñ v a g e cembatte la comunione di vita tra Die e
indicare la ferita della bestia viene adoperato ancora vivo e pronto aritomare; anche l'am‑ reaaepo'cmvm [Kai] 6130) ‐ La divina conces‑ l'umanitá.
il participio perfetto del verbo ocpá(w, usato biente giudaice conosceva queste dicerie e siene alle strapotere del male ¿:limitata: la Quelli che dimorano ne! cielo (tein; ¿u m)
in genere per [“Agnello (cfr. 5,6.12; 13,8): alcune agitazíoni nella provincia dºAsia erano cifra simbolica, che corrisponde a tre anni e oúpava) oxnvoñvmq) ‐ ll codice Porñriano
tale uso crea un efñcace gioco di contraste state causate da facinorosí che pretendevane mezzo (la meta di sette), ne dice limite e im‑ (P) inserisce, prima di questa espressione,
tra le due figure. di essere Nerene. Tale frammento leggenda‑ potenza. Fermule simili erano gia comparse la congiunzione m i , mentre IºAlessandrino
La s u a píaga mortale fil guarita (ñ nhnyñ rio pub aver femito un suggerimento; non nellºepisedie dei due testimoni (cfr. 11,2.7) (A), Efrem riscn'tto (C) e Vaticano greco 2066
'EOÍ) 0avárou añtoñ é6€paneúºn) -‐ L'immagi‑ esaurisce pero lºimmagine apocalittica che e nello scontro tra la donna e il serpente (cfr. (046) nen la n'portano. Senza la congiunzie‑
ne della bestia celpita a morte, ma guarita e ha ben piu ampie risonanze ed evoca lºopera 12,614.17). ne la formula sembra esplicitare ¡] sense di
risona (cfr. anche 13,12.14),ha indetto spesse demoniaca nelle strutture terrene, nonestante 13,6 La sua dimora (thv e¡<nvhv aúteñ) ‑ <<dimora», intendendola come un insieme di
gli esegeti a parlare della leggenda su] ritemo la sua eriginale scenñtta. Alla lettera: <<la sua tenda»; il riferimente ¿: persone che abitano in comunione con Die.
di Nerone come motive ispiratere e chiaríñ‑ 13,4 Chi ¿ s i m i l e alla bestia? (tig bpoteg u;) a quella costruita da Mesé (cfr. Es 33,11) che 13,7 Tribú, popolo, lingua e nazione (d>ulñv
catere. Secende l'attestaziene di storici latini 6npiq);) ‐ La domanda ¿:la blasfema parodia linl per indicate il tempio di Gerusalemme; Kai mbv Kai ylá>aoav Kai '¿9vog) ‐ Elenco
(Svetonio, Vita dei dodíci Cesari, Nemne 57; di <<Michele» (cfr. nota a 12,7): chi adora la il termine ¿:qui usato, probabilmente, con un comune nel libre (cfr. 5,9; 7,9; 10,11; 11,9;
Tacite, Storie 2, 8), dope la morte di Nerone si bestia disprezza l”autoritá divina. sense piú místico: la bestia infatti disprezza 14,6; 17,15).
primordiale del caos. Alla descriziene del mostro seguono tre azioni a esse rivolte; Lºattenziene viene pei portata sull'aziene della bestia e, anche in queste caso,
con queste immaginí Giovanni riassume le idee degli apecalittici sulle grandi e le immaginí derivane da Dn 7 con un,attenziene particolare alla figura emblema‑
organizzate forze del mondo: il potere e bestiale e perverso; la caduta originale tica di Antíoco IV Epífane, tiranne seleucide che nel 11secele a.C. aveva mosso
non haprivate satana della sua forza e il monde e vittima del sue agire (cfr. 12,12); guerra ai fedeli di Israele (cfr. ] Mac 1‐4; 2Mac 5‐8), divenende figura stessa delle
anzi, le manifestazieni della sua forza suscitane ammírazíone in alcuní uomini, al corruziene; la bestia descritta da Giovanni riproduce la ñsionemia di un simbolico
punto che giungono ad adorare il potere, ritenendolo superiere a Dio stesso. La tiranno e crea continuitá con lºantico testo, ma alle stesso tempo generalizza il
superbia ‐ causa della caduta di satana e dell”uomo ‐ continua, infatti, a mestrarsí grave problema, che si ripresenta, sotto altre forme, per la comunitá cristiana alla
in alcune situazioni storíche come pretesa di dominio assoluto che vuele sostituirsi a line del I secele d.C. Gli uomini rimasti fedeli (<<i santi») sono stati vinti e uccisi
Die. Appare chiaro che la bestia in questiene ¿:simbolo del potere politico corretto, dallºintellerante potere tirannico; altri, invece, hanno rinnegato la fede e si seno
immagine astratta egenerale, valida per rappresentare ogni arrogante organizzazione piegati in adorazione della bestia. La superbia del potere politico viene evidenziata
storica. Daniele si era riferite ai quattro imperi del sue tempo; Giovanni n'duce il nellºarreganza dei discorsi antireligiesi (13,6; cfr. Dn 7,820.25), nella lotta contro
simbolo a una sola ñg1ra, nen tante per descrivere l”impero romano, quanto per ¡ fedeli ñne al punto di metterli a morte (13,7; cfr. Dn 7,7.2l), nellºimperialisme
allargare lºorizzente e indicare il potere in genere nella sua tirannica pretesa di su‑ totalitario che mira a settomettere tutto e tutti (13,7; cfr. Dn 7,723). Si noti, pero,
perien'tá assoluta. In concrete, non si pue nen intravedere un accenne alla potenza l”insistente ripetizione del passivo teelogico <<fu concesso» (grece edóthe', che
impen'ale di Roma del I secele, tuttavia il simbolo proposto haun valore universale. ricorre quattro velte in Ap 13,5-7): esse evidenzia con forza la superioritá di Die,
APOCALISSE DI GIOVANNI 13,8 128 ¡ 29 APOCALISSE Dl GIOVANNI 13,12
8K a xl npooxvvnoovcw
/ 1 r t ‐ 1 .. … '?
avróv navrsq 01mromovvtsc eni mg yng, ou “Allora l7adorarono tutti gli abitanti della terra, il cui nome non
ou yéypartta1tó óvoua aótov évt d ) [5iní(p tñq Zwñg t o v apvíov t o v ¿scritto nel libro della vita dell7Agnello immolato ñn dalla
éocpaypévov anó K(XpoOÁñC Kóouov. 9E'1' t i g é'x51ovg áxovoáw. Rmdazione del mondo. ºChi ha orecchio, ascolti.
º € l ug sig aíxuahwoíav, sig aixpahwoiavvnáyer IºChi e destinato alla prigione in prigione ñnisce;
ei' t i g évuaxaípn ánoxtav0ñvai O(ÚTÓV évuaxaípn ánoxtav6ñvm. chi ¿:destinato alla spada di spada muore.
9 8 é eorw
' ñ vnouovñ mi ñ níotu; tG)V ayíwv. Qui sta la resistenza e la fede]tá dei santi.
" K a i eí50v &Mxo aníov ava6aivov€Ktñg yñq, Kai eixev "Vidi poi salire dalla terra unºaltra bestia: aveva due coma,
Képata 560"op01a apvícp Kai é)xá7x€lcog 5páxwv. simili a quelle di un agnello, ma parlava come un drago.
12¡(Oti tf1v é£ovoíav tOÚ npd>tov 6npíov n6wow rt015í évo'omov |ºEssa esercita tutto il potere della prima bestia alla sua
aótoñ, mirtowítr'1v yñv Kai tobc év(XÓtñ mromoñvraq i'va presenza e opera in modo che la terra e coloro che la abitano
npomwvrioovow tó Gnpíov tó npo"orov, of) ¿Bepansóéin ñ nÁnyñ adorino la prima bestia, la cui ferita mortale era stata guarita.
13,8 ]! c u i nome (ob... rb E')qua aútoñ) ‐ A n ‑ netalvolta unita al fatto di essere iscríttí nel formula (¿i ng ¿v uaxaipn ánoxmv6ñvw. decisivo per stabilire ¡| senso della formula.
che in questo caso, gli antichi codici presentano libro <<fin dal principio»; ma sembra preferi‑ ain:bv ¿v uaxaipn ánoxtav6ñvm, <<chi e de‑ 13,12-16 Esercita (noreí) ‐‐ Lºinsistenza
numerose varianti testuali, oscillando Im il sín‑ bile rispettare l'ordíne delle parole nellºori‑ slinato alla spada di spada muore») la lezio‑ sull*uso dí 110Lé(.) (che equivale fondamen‑
golare (preferito dallºedizione qui riportata) e ginale greco e quindi connetterla con la ca‑ ne del codice Alessandrino ( A ) risulta piú talmente allºitaliano <<fare» ma che qui non
il plurale: ((i cui nomi» (¿w. . . óuó;.wcra aóráw); ratteristica dellºAgnello che e écd>ayuévov, uttendibíle, proprio per la sua difñcoltá. Altri si puó tradurre sempre in modo identico) nei
si trovano anche manoscritti che íncrociano <<immolato». La diflicoltá di sense pub esse‑ codici invece trasformano lºaoristo passivo vv. 12-16 determina un ritmo manellante.
t a l i lezioni. 11sense globale non ne rísente. re superata, riconoscendo una sfumatura del diro¡<raveñvai (<<deve essere ucciso») in for‑ La bestia <<fa» il potere della prima e <<fa»
N e l [ i b m della vita (¿v reí) BLBA£(¿_) rñq Cwñg) verbo che qualiñca l'Agnello come <<destina‑ me attive: óc1ro¡<revei (futuro: <<ucciderá») o lºumanitá adoratrice di quella, <<fa» gesti
‐ C o l o m che, adorando la bestia, non hanno to a essere immolato» fin dallñnizio. dmo¡<reiva (presente: <<uccide»); inseriscono portentosi per ingannare gli uomini (cfr. Mc
mantenuto la fedeltá al Signore vengono de‑ 13,10 La tradizione testuale del versetto ¿: inoltre prima di aúróv il verbo 661 (<<biso‑ 13,22; 2Ts 2,9; 4 Esdra 5,1-13), li invita a
ñ n i t i facendo rícorso a unºimmagine comu‑ molto varíegata, con cambiamentí rilevan‑ gna»); in tal modo il sense diventa: <<Se uno <<fare» unºimmagine della bestia, ((fa» si che
ne n e l linguaggio bíblico (cfr. Es 32,32; Sal ti che mutano a fondo ¡1significato. Nella con la spada uccide, bisogna che lui di spada chi non la adora sia messo a morte e li <<fa»
68,29 [ T M 69,29]; Dn 12,1). Ma un impor‑ prima parte lºespressione ei; aixua)twoíav sia ucciso». La traduzione letterale del testo marchiare.Lo stile del brano e reso ridonante
tante ritocco giovanneo si nota nella specifi‑ (<<in prigionia») ¿ ripetuta due volte, come proposto suona cosi: <<Se uno in prigionia, in e pesante dall'eccessivo uso della particella
cazione dellºappartenenza del BLBM0V: esso attestato dal codice Alessandrino (A), men‑ prigionia va; se uno di spada essere ueciso, '[voc (<<perché», <<afñnche'»): l'intento ¿: sot‑
¿ <<dell'Agnello immolato» (t00 &pviou roñ tre la ripetizione viene omessa per errore nei lui di spada essere ucciso». 11confronto con tolineare in modo chiaro la tensione verso 10
¿onbayue'vou) e coloro che vi risultano scritti codici Sinaitico (8), di Efrem riscritto (C), ¡1testo di Geremia 15,2 (che in ebraico e scopo che domina la bestia.
sono tutti quelli che imitano l'atteggiamento Porfiriano (P) e Vaticano greco 2066 (046); senza verbo: <<Chi [& destinato] alla morte, 13,12-14 Colom chela abitano (tobg évaúrí1
di Gesú. inoltre la variante aixualwtiíe¡. (<<fa prigio‑ alla morte: chi alla spada, alla spada; chi a ] ‑ KaTOLKOÚVTD£C) ‐ L'insistenza dellºespres‑
Fin dalla fondazione del mondo (&nó niero») presente in altri codici tardivi non ¿ la fame, alla fame; chi alla schiavitú, alla sione, ripetuta ai vv. I2 e M, sottolinea la
KataBolñg Kóouou) ‐ Tale precisazione vie‑ accettabile. Anche per la seconda parte della schiavitú»; cfr. anche Ger 43,11) ¿:dunque mentalitá terrena di alcune persone.
che permette la prepotenza dello strumento demoníaco, ma 10tiene sotto controllo. La bestia che sale dalla terra (13,11-18). Con la consuela formula <<vidi poi»
N e l finale, lºautore apre una parentesi (vv. 9-10) per rivoigersi ai propri ascoltatori si passa al secondo quadro dominato dalla presenza di unºaltra bestia. Il luogo
e invitarli a una particolare attenzione. Ripete la consueta formula dell*ascolto e di provenienza ¿:volutamente contrapposto a] caotico elemento marino: la terra,
aggíunge un,espressione proverbiale, tratta da Ger 15,2 (cfr. 43,11), per affermare infatti, ¿:lºambiente vívibile dagli esseri umani. La descrizione, molto sintetica, ¿:
Peñicacia del progetto divino e ribadíre che, nonostante la prepotenza degli imperi basata suun contrasto che provoca ambiguitá: la bestia assomiglia nellºesercizio
terreni (Geremia si riferiva ai Babilonesí),la storia resta nelle mani di Dio. Lºespres‑ del potere (<<coma») a un agnello (cioé a Cristo), ma nel modo di esprimersi ¿:
sione conclusiva comunica un”idea fondamentale: <<i santi» sono coloro che conser‑ uguaie a un drago (satana). La contrapposizione tra agnello e drago rivela uno
v a n o la fede in Dio solo, non si piegano ai despotí di questo mondo e sanno resistere stretto contatto conil detto evangelicoln cui Gesu mette in guardia dai falsi profeti
alla loro oppressione, proprio perché consapevoli che la storia appartiene a Dio. (cfr. Mt 7,15): il raffrontoe ancora piu significativo, sesi aggiunge che nel resto
APOCALISSE Dl GIOVANNI 13,I3
Ill APOCALISSE DI GIOVANNI 13,17
toñnesxvátov aútoñ. ”¡<ain015ionpeía ueyá7toc, i'va Kai nñp ' '( )pera grandi segni, al punto da far cadete fuoco dal cielo
¡rom ex toñ oúpocvoñ Kam6aívew sic rr'1v yñv évómov t(I>V
sulla terra davanti agli uomini. 14Inganna coloro che abitano
av9p91&wv, “ m i rtÁavá tobg xatou<oñvraq s'rci tñq yñq 51c“x 'L'Ó(
sulla terra per mezzo dei segni, che le fu concesso di operare
onpewz a_é560,nxaútcfo n01ñcou év<í>mov toñ Onpíov, Áéywv toiq
Katou<ovow em tñq yñg rt01ñoou eíxóva tQ) 9npíw, 8qé'xet tñv aluvanti alla bestia, dicendo a coloro che abitano sulla terra
nMynv tr]c potxaípnq mi €Znoev. 15Kai é560n aútd> 806va1 di fabbricare unºimmagine della bestia, che ha la ferita della
nvsopa tnx e m o v 1 toñ 0npíov, i'va Kai?xa71r']on r'1 six‐¿ov toñ spada eppure visse. IsLe fu concesso di dare uno spirito
6nptou1/<mno¡úon [iva] ó'oor éów un npooxvvñowow tñ £íKóVi allºimmagine della bestia, in modo che 1*immagine della bestia
top 6nptov ánoxtav9<bow. “ m i nºtei nówtag, robq pul<pobg Kai uddirittura parlasse e facesse si che quanti non adoravano
rovg peyáonc, mi robe rtonoíovc Kai tobq nthoóq Kai tobq I”immagine della bestia fossero uccisi. 16Inoltre opera in modo
s)teu9€povq Kai tobq 806Áovq, i'va &bow aótoiq xápay'pa éni tñq che a tutti, piccoli e grandi, ricchi e poveri, liberi e schiavi,
xerpog cxfmbv tñq 5851á<ñ éni tó pétwrtov aóuí>v 17Kai'l'va pr'1 sia posto un marchio sulla mano destra oppure sulla fronte;
t u ; 5vvnron ótyopáoa1?]nwÁñoa1eí ph 6 ¿€wa tó xápaypa
¡v I7cosicché nessuno possa comprare o vendere, se non chi ha
to ovoua t o o 9np10v n tóv ap16póv t o u ovoparoq avtoñ.
a I “ , N , I '
13,14 Le fi ; concesso (é666n) ‐ Lºuso del minio della devastazione al tempo di Antíoco I3,15 E facesse si che quanti... (nou'rm [iva] aoristo (aou'pn) infatti il Sinaitico (K) riporta un
passivo teologico (anche al v. 15) esprime il IV (cfr. Dn 9.27; 11,31; 1Mac 1,54). Ana‑ i'xiot. ..) ‐ La tradizione testuale del versetto & indicativo futuro (notípet). Nell'insieme pero
controllo esercitato da Dio su queste realtá loghi episodi, contemporanei allºautore e ai incerta sulla presenza della congiunzione'íva ¡1senso non subisce cambiamenti di ri1ievo.
perverse, il cui potere non & assoluto. suoí primi destinatari, sono solo ripetizioni di ¡ru ¡| verbo (notr'pn) e il pronome ('óaot); la ri‑ 13,17 Cosicché (Kal 'íva) ‐ La congiunzione
Fabbricare un 'immagíne della bestia una corruzione generale. Peró con ¡| termine portano ¡ codici Alessandrino (A) e Porñriano Kai sembra pleonastica e per semplifiéarc il
(n0tñaat eixóva tQ 6npiop)‐ [| motivo lette‑ e'u<u'w Giovanni allude anche a unº<<immagi‑ (P); e manca nel Sinaitico (R) e nel codice Va‑ testo &Stata omessa dal codice Sinaitico (X) e
rario deriva dall'episodio della statua d'oro di ne» morale, cioé un modo di vedere, un”idea ticano greco 2066 (046). Anche sulla forma del da quello di Efrem riscritto (C). Anche nella
Nebukadnezzar (cfr. Dri 3,1-23) e da11ºabo‑ con cui gli uomíni vengono indottrinati. verbo c'é ¡nccrtezzaz al posto del congiuntivo traduzione &stata tralasciata.
187965 ñ oocpía éo1rív. ¿)é'xwv voñv rpn(pwátw tóv dp19uóv 'EOÚ suo nome. 18Qui sta la sapienza. Chi ¿:perspicace calcoli il
6r¡pwu, dp10uóc yáp áv6pdmov éctív, mi 6 ócp16uóc aóroñ numero della bestia: infatti e un numero d*uomo ed equivale a
é£axócnot é£ñxovw ¿€. seicentosessantasei.
1 41Kod si50v, K(X1150Ó tó &pvíov éotóc éni tó 6pog Zubv mi pet” 1 4 1Evidi lºAgnello ritto sul monte Sion e insieme a
¿xfnoñ éxatóv tsooepáxovw téocapeg xr)uóc8€g é'xovoou tó lui centoquarantaquattromila persone che portano
6voua uótoñ mi tb 6voua toñ natpóq aótoñ yeypapuévov é1d táw il suo nome e il nome del Padre suo scritto sulla fronte.
usrónwv cxÚtdw. 2K(Xl r'íxovoa <pwvñv éKroñ oópavoñ (bg (pwvñv JUdii una voce dal cielo, come voce di molte acque e come
6 8 á t h noMáw mi (bg <pwvñv Bpovrñq ueyáMq, Kai ñ <pwvr'1 ñv voce di grande tuono: la voce che udii ¿ come quella di
r'íxovoa (bg Kt€dp(p¿(óV Kteapt(óvunv év ta'íq K10ápoaq aótdw. suonatori di cetra che si accompagnano nel canto con le loro cette.
13,18 Equivale a seicentosessantasei (¿ =300;E = 5 ; 1 = 1 0 ; T = 3 0 0 ; A = 1 ; N = interpretativa, forse preferibile, muove dal In quanto segno di appartenenza, esprime
ápt0uóg aúroñ ¿Eakómot ¿EñKol/W %.E) ‑ 50; la somma e 666), cioé <<titano», pensando simbolo numerico 6, cifra tipica dellºuomo lºunione personale con Dio.
Questa cifra ¿ riportata dalla maggioranza al simbolo mitico dell*orgoglio umano anti‑ (create nel sesto giorno, secondo Gen 1,26‑ 14,2 Come (d>r;) ‐ L'insistenza su questa
dei codici. Efrem riscritto (C), seguito da divino nella cultura greca; la propone anche 3l ), segno del limite creaturale e dell'impos‑ particella comparativa attira I'attenzione
alcune antiche traduzioni latine, sostituisce Víttorino. I modemi commentatori hanno sibilitá di autonoma realizzazione. sui confronti.
¡| 60 (¿íúkovra) con 10(66'K0c), determinando escogitato molte combinazioni che presen‑ 14,1Ritto (¿oróg) ‐ Con una piccola variante Voce di molte acque (Úóo'zrwv nok)tdw) ‐ Il
il numero 616, conosciuto anche da Ireneo tano, per lo piu, nomi di ímperatorí romani; grammaticale il participio perfetto di '(ornut rumore delle <<molte acque» deriva dalla de‑
e Ticonio. Esso é stato interpretato in molti Pinterpretazione piu diffusa propone <<Ne‑ (<<stare in piedi») richiama la prima compar‑ scrizione profetica della gloria di Dio (Ez
modi secondo i calcoli della ghematria: sia rone Cesare», scritto pero in caratteri ebraici sadell'Agnello (5,6: écrnKóg). Con esso si 1,24; 43,2): tale paragone ¿ giá stato usato
per gli ebrei che per i greci ínfatti era possi‑ 1111 WDP (? = 100; D= 60; 'I = 200; J = 50; ribadisce la posizione Vitale del vincitore. nella visione iniziale del Figlio dellºuomo
bile ottenere da ogni nome il corrispondente '1= 200; 1= 6; J= 50). Sesi adotta come va‑ ¡[ nome delPadre suo scrítto sullaframe (to (Ap 1,15; cfr. anche 19,6).
valore numerico associate alle singole lettere lida la spíegazione di Nerone, non conviene ¿Svoua t o i ) mrpr aúroñ yeypauuévov é1ri Tuono (Bpovrñ)‐ Come in molti altri passi,
e alla loro somma (si ricordi che non esiste‑ fermarsi aquell'individuo, macomprendere r(¡>v ueru'>1rmv) » Al marchio del servilismo, richiama i fenomeni tipici delle manifesta‑
vano le cifre da 0 a 9 in uso oggi e quíndi i come un concreto esempío della storia possa che rappresenta il nome della bestia (13,16‑ zioni divine anticotestamentarie ed evoca,
segui alfabetici avevano anche valore nume‑ a1utare ainterpretare una dinamica che sem‑ l7), viene contrapposto quello di Cristo e per antonomasia, la voce stessa di Dio.
rico). Partendo dal 666, le soluzioni possibili pre si ripete. Anche lo stesso termine greco del Padre, che corrisponde al sigillo di Dio Suonatori dí cetra (Klºtlpu_)50í)‐ Lºimmagi‑
sono innumerevoli e nessuna certa: Ireneo 6npíov (<<bestia»), se si scrive con caratteri (7,3). Al vincitore era stato promesso di por‑ nerichiama altre due scene di liturgie celesti
(Contra le eresie 5, 30, 3) aveva proposto, ebraici (wan), dala somma di 666 (n = 400; tarlo sulla fronte (3,12) e, di fatto, lo portano (5,8; 15,2) con Iºintento di evocare un am‑
tra altre soluzioni, la parola greca retráv (T 1 = 200: * = 10; 1= 6;J = 50). Un*altra linea ¡ salvati della nuova Gerusalemme (22,4). biente liturgico e festoso.
con sicurezza, la triplice ripetizione del numero 6 sembra alludere allo sforzo vano L 'Agnello e ¡ centoquarantaquattromila (14,1-5). La prima scena richiama
della creatura di raggiungere con le sole proprie forze la pienezza e la perfezione. la ñgura dell'Agnello (cfr. 5,6), ritto sul monte Sion centro della religiositá
Mediante questa riflessione la Chiesa pub giungere a riconoscere come illusione anticotestamentaria, e riprende ¡1 Símbolo numerico del resto di lsraele (cfr,
la pretesa di ogni ideologia che riñuta Dio e mira a sostituirlo. 7,4), i salvati provenienti dallºantico popolo dellºalleanza: l'unione delle due
14,1-20 L 'intervento divino immagini evoca il piano divino di salvezza giá all”opera nella vicenda storica
[] dramma della storia ¿:stato rappresentato dal conñitto tra il serpente e la del popolo di Dio. Alla visione si aggiunge, poi, l'audizione: la scena terrestre
donna; le due bestie poi hanno evocato la corruzione storica del potere político (<<sul monte Sion») e commentata da una voce proveniente dalla trascendenza
e dell*istituzione religiosa. Come scrittore apocalittico, Giovanni ha descritto lo divina (<<dal cielo»). Tre paragoni la caratterizzano come lºeco della rivelazione
stato miserabile della condizione umana, oppressa da forze sataníche terribili; in divina, mettendo lºaccento sul tema del <<canto nuovo» che richiama lºopera della
quanto cristiano, pero, non si limita a desiderare lºintervento divino, ma ribadisce redenzione e Pintervento salvif1co di Dio: riprendendo ¡ simboli caratteristici
la sua fede nellºintervento di Dio nella persona del Cristo, culmine di una lunga della visione introduttiva (cc. 4‐5), l”attenzione viene cosi riportata al mistero
storia di preparazione. In questa nuova sezione, 1,Apocalisse presenta una sintesi della creazione e della redenzione. Anche il verbo <<potere» (d)?namai) richiama
di storia della salvezza, organizzandola in due scene (14,1-5.6-20). la scena dellºAgnello in 5,3 (<<nessuno pote' aprire il libro»): qui viene detto che
APOCALISSE DI GIOVANNI 14,3 APOCALISSE DI GIOVANNI 14,6
I35
3¡(Oti &5000w [tbc] ($)8ñV Kawñv év<bmov roñ Gpóvov Kai évdnuov 'Essi cantano un canto nuovo davanti al trono, davant1 al quattro
t(I)V reooo'tpwv (o_bwv Kai 'CCÓV rtpso[3vrépmv, mi oú5€ic é56varo
esseri viventi e agli anziani; nessuno poteva 1mparare il canto se
ua9&ív n'1v (b5ñv si uñ ai éxortóv teoaspáxovra téoaapsq xt?uá5€q, non i centoquarantaquattromila, riscattati dalla terra.
oi ñyopaouévor 'ómó tñc yñc. 4Costoro sono quelli che non si sono contammatt con donne:
4oútoí eiow o'i uer¿x yvvau<d>v OÚK époÁóv0noav, nap6évor vótp sono infatti vergini; costoro sono quelli che seguonol Agnello
eíow, 05r01oí ómo?xoveoñvrsq tQ) ótpvitp 5nov &v Úrtáyn. 05r01 ovunque vada; costero sono stati acquistat1 tra gli u o m m 1
ñyopáoºnoav duró ttbv áv6ptbnwv ótrtapxñ IÓ_Í) Gap mi tq) ápví<p, come primizia per Dio e per lºAgnello. 5Esulla loro b0cca
5Kai ¿v nf) aróyarz aúra";v 0Ú)( £úp£'€t] L])£ñ$0g, &uwuoí eíow. non u trovata menzogna: sono senza difetto. _
6Kad ei50v &ÁÁOV óíyysÁov netóusvov év usoovpcxvríuart, é'xovra
"Poi vidi un altro angelo che volava in mezzo al Cielo, recando
14,3 Cantano (éíóouow) ‐ Il soggetto non & ávopá€w (<<comperare») qualíñca i cente‑ Sono senza difetto (&pwpoí eiotv) ‐ 1co‑
dellºofferta a Dio del primo raccolto e del
speciñcato. La stessa forma verbale si trova quarantaquattromila come í redenti a prez‑ dici Sinaitico (R) e Vaticano greco 2066
primo nato. Con tale simbolo Paolo deñnisce
in 5,9 a proposito dei <<quattro viventi» e dei zo del sangue dellºAénello (5,9; cfr. 1C0r (046), come pure il papiro Chester Beatty
¡| Cristo risorto (1Cor 15,20.23) e le pr1me
<<ventiquattro anziani», ma qui il canto non 6,20; 7,23). 111($)“), aggiungono prima del verbo un mp
persone divenute cristiane in una regione
puó essere attribuíto a loro. 14,4 Vergíni (nap9év0t) ‐ 13l'unica ricot‑ (<<infatti») esplicativo. L*aggettivo &pwpog
(cfr. Rm 16,5; 1Cor 16,15). Nello stesso mo‑
Un c a n t o nuovo ((()6ñ1/ Kawr'1v) ‐ I codici renza nel libro di questo aggettivo e spiega (<<irreprensibile», <<senza difetto») ¡: un ter‑
do sembra che Giovanni voglia presentare il
Alessandrino ( A ) e di Efrem riscrítto (C) qui la precedente espressione <<non si sono mine tecnico cultuale per indicare l'anima‑
resto santo di lsraele, primo nucleo di coloro
inseriscono la particella d); per insístere sul contaminati» (oÚK épokúv6noav). Sembra le adatto al sacriñcio (cfr. Nm 6,14; 19,2);
che hanno beneñciato della redenzione.
tema del paragone (auna specie dí canto la tipica immagine antícotestamentaria nella tradizione cristiana ¿ stato attribuito a
14,5 Non fu trovata menzogna (oúx ei)pé6n
nuovo»); manca invece negli altri testimoni dellºidolatria come mancanza di fedeltá a Cristo, Agnello del riscatto (cfr. 1Pt 1,19),
¡[¡eñóog) ‐ Lºespressione dipende da Sof 3,13
antichi. Il tema e tipico della letteratura anti‑ Dio e prostituzione con altri dei. Con una e ai cristiani da lui redenti (cfr. Ef 1,4; Fil
(in cui si descrive il resto santo dí Israele)
cotestamentaria per la celebrazione dell,eso‑ diversa sñ1matura, si pub vedere in questa 2,15; Col 1,22).
e da Is 53,9 (che presenta il servo di Dio,
do da Babilonia (cfr. ls 42,10). formula unriferimento alla condizione dí pu‑ 14,6 Un altra angelo ‐ Lºaggettivo ó'zMou
vittima innocente); nell'ottica giovannea il
Riscattati (oí ñyopaauévot) ‐ ln contra‑ ritá rituale richiesta nellºAT (cfr. Es 19,15; manca nel codice Sinaitico (8), in Vatica‑
concetto di menzogna ($eñóog) si contrap‑
sto con <<quelli che abitano sulla terra» lSam 21,5) come esclusione degli impedi‑ pone direttamente alla veritá e indica il ri‑ no greco 2066 (046) e nel papiro Chester
(13,12‐l4), ci sono quelli tirati fuori dalla menti che ostacolano l'accesso a Dio. Beatty 111 ($)“), ma sembra una correznone
Iiuto peccaminoso della rivelazione (cfr. Ap
condizione terrena e <<riscattati»; il verbo Primízia (ánapxñ) ‐ Si riferisce alla pratica stilistica. Lºautore invece usa intenzional‑
21,27; 22,15).
súayyé?ltov aidwrov sóayyehíca1éni 'COÓC xa6npévovc é1tl tñc un vangelo eterno per annunciarlo a colore che ab1tano sulla
yñq mi ¿ni n&v ¿:'9vog Kai cpv)o'1v Kal y)ubooav Kai Áaóv, 7Áéywv . . . . . 7.
terra, a o g n i n a z t o n e , tribu, lingua e popolo. D1ceva a gran
év <pwVñ usyá?xn' VOC€Z
<po[3ñ6nte tóv esóv Kal Sóte aótc_í> ¿ó£av, 6t1ñA98V ñ Cópa tñq
<<Temete Dio e rendetegli gloria, perché e giunta l'ora del suo
Kpío€(»g (XÚTOÚ, Kai npooxvvñoate up nouíoth1tóv oúpavóv
Kai tñv yñv mi 6á?uxocav mi m1yótq Ó8átwv. giudizio; adorate colui che ha fatto il cielo e la terra, 11mare e
8Keri &Moc óíyysÁog 58ót8p0g ñxoÁoó(9nosv Áéywv‑ le sorgenti delle acque».
é'rtsoev é'nsosv Ba[3v)ubv r'1 psyá?m ñ s'K toñ oi'vov toñ 6vpoñ “Un altro angelo, un secondo, (lo) segui gridando: .
tñq nopveíag aútñg nenótu<&v nótvra tó: é'0vr¡. <<B caduta, &caduta Babilonia la grande, che haubr1acato tutte
ºchi ó'(Moq ó'tyyáoc tpítoq ñK0Á066¡1osv aúro'íc Aéwa év (pwvñ peyáÁn‑ le genti con il vino della sua furiosa prostituzione».
si tu; npooxvveí tó aníov mi tf]v sixóva aótoñ mi Aochávet “'Un altro angelo, un terzo, li segui dicendo a gran voce: '
xo'tpaypa éni toñ pstóttov aúroñ ñ énl tf1v xsípa aútoñ, lºxai <<Se qualcuno adora la bestia ela sua immagme emenceve 11
aótóg ní5tou éK1:06 oi'vov toñ vaoñ toñ 6806 toñ K8Kspaopévov marchio sulla fronte o sulla mano, 10costui berrá 11vmo del furore
&Kpátov év tc_3 nompíc_o tñq ópyñq aótoñ K(Xl Baoav100ñoerar €:v di Dio, versato puro nel calioe della sua ira e sara torturato con
nvpi Kai 9€ítp évcbmov ócyyéva &yíwv mi évd>mov toñ ócpvíov. fuoco e zolfo davanti agli angeli santi e davanti all'Agnello.
“ m i 6 Komvóq toñ Baoavaoñ aút<bv sic aiá>vqu a i d ) v a “ I l fumo del loro tormento sale peri secoli dei secoli; non
mente questa fomiula che ripete sei volte di to salviñco destinato da Dio a tutti ¡ popoli. zione. Esso serve pero come indizio struttu‑ <<Bere il calice dellºira» significa infatti af‑
seguito (vv. 6.8.9.15.17.18) per delineare la 0gm' nazione, tribú, lingua e popolo (miv frontare l”intervento di Dio nella storia (cfr. Is
rante che evoca una serie.
struttura della sezione. 26vog Kal. dm/lñu Kal yl<¡)ooav Kal Móv) E caduta, ¿ caduta Babilonia la grande... 51,17.22; Ger 25,15‐16; Ez23,32-34; Sal 75,8
Un vangelo eterno p e r annunciarlo ‐ La consueta quadruplice formula evoca ("éneaev 'éneoev BaBUMR>V ñ pfyáln...)‐ ll gri‑ [TM 76,8]). Con alcune variazioni (cñ'. 16,19)
(eúxyyéltou a'tdmov einyvekiom) ‐‐ ll soslan‑ l'umanilá intera. dodell,angelo ¿:tratto daun antico oracolo che Giovanni evoca tale immagine, usando pure 1
tivo eúayyé)uov (<<vangelo») e, soprattutto, 14,7 Perchéégiuntal 'ora (Bu ñ2t€ev ñ d')pa) termini olvoq (<<vino») e Owóg (<<furore»). .
celebrava la rovina di Babilonia a opera dei Per‑
il con-íspondente verbo eúayvekí(w (<<evan‑ - Espressione tipica del linguaggio giovan‑ siani nel 539 a.C. (cñ'. Is 21,9); la cittá, causa Con/54000 ezolfo ('€v 11'upl. mi Geiq>) ‐ lntrodottr
gelizzare», <<recare buone notizie») derivano neo e comune nellºApocalisse (cfr. 6,17; della distruzione di Gemsalemme edellºesílio, dalla preposizione ”ev (secondo l'usanza semm‑
dal linguaggio profetico che proclamava la 11,18; 14,15; 18,10). era divenuta il simbolo storico del male e la ca), questi strumenti di punizione derivano dal
salvezza operata da Dio in favore del suo [! cielo e la terra, il mare e le sorgenti del‑ raooonto del castigo di Sodoma (cfr. Gen 19,24‑
sua ñne significó lºintervento liberatore di Dio.
popolo (cfr. Is 40,9; 52,7; 60,6; 61,1 nella le acque (t¿w oúpavóv Kal rñv yñv Kal 28) e sono dívenuti comuni nel lingraggio
Babilonia compare nellºopera, insieme allºim‑
versione della LXX). 1termini sono divenuti 6á)wwoav Kal nnváq Úóátwv) ‐ l quattro ele‑ magine dellºubriacatura e della prostituzione apocalittico (cfr. Ez 38,22; Sal 10,6 [TM 11,6];
comuni nel NT, specialmente in Paolo, per menti creati sottolineano lºuniversalítá. (cfr. Ger 51,7) con questo valore simbolico. 3 Maccabei2,5). Con l'aggiunta del riferimento
indicare il messaggio di Cristo. La buona 14,8 Un altra angelo, un secando (&Mog al fumo che sale in eterno al v. 11 (de ahí)an
14,10 Nel calice della sua i r a (to nort'pwu
notizia ¿:deñníta aidwwv (<<etema»): si pre‑ óiyyekog óeúrepoq) ‐ La collocazíone del aixóvmv &vañaíva) Giovanni allude aun poema
rñg ópvñc) ‐ L'espressione ricorre negli oracol¡
senta, in questo modo, il messaggío angelico numerale é strana edenfatica, perció alcuni profetici di giudizio edi punizione, sia contro apocalittico rivolto contro Edom, simbolo del
come sintesi dell'unico e universale proget‑ codici lo sopprimono o gli cambiano posi‑ il popolo di lsraele sia contro i suor nemrcr: nemico e del male distrutto (cfr. ls 34,9‐10).
Tre angeli che precedono. Il primo angelo (vv. 6-7), in posizione solenne e
la fine dei tempi. Il secondo angelo (v. 8), anticipando la celebrazione per la
simbolica (cfr. 8,13; 19,17), ha una buena notizia (<<vangelo») per tutta Fumaní‑
sconñtta del male (cfr. 18,2-3), esprime la fede nellºmtervento storico dl .D10
tá; essa consiste in tre imperativi: riconoscere e gloriñcare Dio come l”unico e,
contro la corruzione. ll terzo angelo (vv. 9‐11) ¿:portavoce Cll tutta la trad121one
quindi, adorarlo in quanto creatore dellºuniverso. Senza citare nessuna formula
profetica anti‐idolatrica; il suo discorso, piú ampio nsoetto agli altri, e incluso
particolare, viene cosi riassunto il senso della Legge antica (cfr. 10,7), indican‑
dalla menzione dei tre simboli maleñci (bestia, immagme, march1o;_ct'r. 13,12‑
done la tensione verso il compimento del progetto divino. lnfatti, l'annuncio
17) e minaccia la punizione agli idolatri, sviluppando 1 m m a g m 1 tipicamente
del <<giudizio» conferísce al proclama angelíco una connotazione propria del‑
profetiche.
APOCALISSE DI GIOVANNI 14,12 138 APOCALISSE DI GIOVANNI 14,16
|…
áva[3aívs1, Kai 0ÚK é'xovow ávánavow ñuépaq K(X1VUKTÓC hanno riposo né giorno né notte colore che ad_orano la best1a
oi npooxvvoñvrsg 'CÓ 6npíov mi tñv eíxóva aótoñ Kai si't1c
e la sua immagine e chiunque riceve 11marchro del suo
Áap[5áver 'EÓ xápaypa toñ óvópatoq aótoñ.
nome».
127958 r'¡ Únouovñ 'L'CÓV áyíwv éotív, oi tn poñvrec táq évrong toñ
6806 mi tñv ní<mv 'Inooñ. 13Kari ñi<ovoa cpwvñq éKtoñ oúpavoñ “Qui sta la resistenza dei santi, che osservano 1comand3rnent; dl
Aeyoócnq-ypo'upov l ) i o e Si' mantengono fedeh' a Gesu.“ '3 Por' udn
" una vo ce a me 0
uaxo'cp101 oi vexpoi oi évxvpícp ánonñcxovrec óm' óípti. vai, che diceva: <<Scrivi:
Áéy€t tó nvsñpa, i'va ávamxñoovra1éx t(I>V Kónwv aóubv, tdi “Beati i morti che muoiono nel Signore ñn da ora. 81, dice lo
yótp €pya aóu¡>v áK0Á0U6£¡ pet' aóráw. Spirito, che si riposino dalle loro fattche, perche le loro opere
”'
”Kai ei5ov, Kai í50f) vs<pé)m Áevxr], mi
¿al NW ve<pé?mv li accompagnano ».
Ka6r'1uevov 6uorov víóv ótv6pdmov, ¿:'wa ¿ni tñq ¡<scpa?xñq aótoñ l“E vidi una nuvola bianca e sulla nuvola una persona seduta,
oré<pavov xpvooñv Kai év tñ xatpi aótoñ 5pértavov 6813. “ m i simile a ñglio d,uomo: sul capo ha una corona (1 oro e ln. mano
&Mog óiyysÁoc é£ñ)szv éK toñ vaoñ KpáZwv év (pwvñ ueyá?xn una falce afñlata. '5Un al tro angelo usci dal santuario, gr1dando a
A
up m0nuévcp éni tñq V8(pé)xng‐ ‑ gran voce a colui che era seduto sulla nuvola: _
néu$ov tó 6pénavóv con mi 6épwov, Ó"Cl ñÁ6£V r'¡ d'>pa <<Usa la tua falce e mieti: ¿:giunta lºora dl m1etere, la messe
Gspíoou, 5t1é£npáv6n ó Sepwpóc tñq yñc. della terra ¿:matura». *
” m i é'[3aAz‐:v ó Ka6r']uevog éni tñq vecpé?mq tó 5pértavov aútoñ
l6Colui che era seduto sulla nuvola uso la sua falce sulla terra
14,12 Fedeli a Gesú ‐ Nel testo greco una resaletterale sarebbe:<<custodiscono... . _ . . . , a
ditá costituita dalla persona stessa dl Gesu. md¡caz¡one temporale cade l accento dell
|”espressíone rñv Triouv ”Inooñ (<<la fede la fede in Gesú». Connesso al concetto di ' (cfr‐
' 1,3; sette che
Anche 1 ' santi' della p r 'i m a all eanza sono ¡ º n o nelbeatrtudme
seconda librº tra le16,15; compa‑
19,9; 20,6;
in Gesú») dipende, come il sostantivo <<co‐ <<resistenza» (Úi'rouovñ) il termine <<fede»
l'ondati in lui.
mandamenti» (¿vrokáq) dal verbo rnp¿co; indica, soprattutto, il fondamento e la solí‑
14,13 F i n da o r a (&n, &pri) ' Su questa 22,7.14).
Lºallusione conclusiva alla maleñca azione della bestia induce un altre intervento
altre figure presenti nell'opera corrisponde il Figlio. dellºuolmh(/í, Sia nella for‐n:?)
diretto dell,autore (v. 12), rivolto allºassemblea con una formula simile alle due pre‑ . . . . ¡a
srmbolrca
' ' sra ' nel messaggw ' teolog1co,' eg11 evoca, 1nfatt1,
, 1 _essm. annunc
cedenti (cfr. 13,10.18).Di fronte al potere del male, aglí uomini di Dio ¿:chiesta una
dai profeti portatore della vittoria divma (<<corona (1oro») 6 g1udlce efñcace del
coraggiosa resistenza, che si manifesta in due modi principali: la fedeltá alla Legge
(1 'ntero <<falce afñlata»). . .¡ . _
divina e la fiducia nellíntervento messianico di salvezza. Una consueta formula dí
passaggío apre un breve íntermezzo lírico (v. 13), occupato da unºesplicita comuni‑
mo;reoalngeli c(he seguono. La seconda serie di angel1e umñcata dal srmbolo della
falce, da cui derivano le immagini di mietitura e vendemmia:L'1nterpretgz1r(r)(íií:l
cazione divina che ordina a Giovanni di mettere per iscritto una beatitudíne a favore
generale di questa sezione &tutt*altro che concorde; le opm10m si possonoriºeis;1nta ¡]
di colore che muoiono nel Signore: lºintervento rafforzativo dello Spirito garantísce
tre: a) tutte le scene indicano la punizione degh empl;b) la rmet1tlura rapp ntrambe
per questi fedeli il riposo dopo la persecuzione e il premio per la loro costanza. Lºin‑
raduno dei buoni, mentre la vendemmia evoca la punizione del ma vag1, le) eñusso ¿¡
tento consolatorio di Giovanni é evidente, sottolineando un oracolo che annuncía la
le immagini hanno valore positivo escatologrco. Si puo r1conos;ere c(11ui ' in((dm “_
possibilitá data ai deñmti <<fin da ora» di partecípare al riposo escatologico (cfr. 6,11;
G14,13, testo profetico che annuncia il giomo'dec1sivo del g1u 121Í) 1v1hno * ie¡:lo
Eb 4,10) inaugurato dalla risurrezione di Cristo, riconosciuto come Kyríos.
gnate la falce, perché la messe ¿matura! Ven1te, pigiate, percheli dtolrlc 10- et_¡:ura e,
Un F iglio d 'uomo al centro della scena. Nel cuore della struttura settenaria
¡ tini traboccano, perché grande e la loro malvag1tal»). I srmbo 1 e a rlrlneñl del
compare il simbolo della trascendenza e della vita divina (<<una nuvola bianca») su
della vendemmia erano abituali per evocare l"mtervento escatologltcota a nnee1¡c¡
cui, in atteggiamento di autorítá (<<seduto»), troneggia il Fíglio dellºuomo. Questa
processo di maturazione e l”inaugurazione dl una Vita nuova, nei “es 11 e;/ac gto e
figura, derivata dalla visione dí Dn 7, era gia comparsa all”inízío dell,opera (1,13‑
ricorre la medesima terminología per significare la presenza các;cr;gva e ns
16) ed era stata chiaramente ídentiñcata con ¡| Rísorto; il colore bíanco, cifra della
risurrezione, caratterizza lºelemento sucui il personaggio &seduto, come il cavallo
il compite dei suoi discepoli (cfr. Mt 9,37-311; Mc 4,29; GV4á l-san)t.llario celeste
Il primo angelo (vv. 15-16) ha 11comprto dl emettere a d " t rra- Fal‑
del primo sigillo (6,2) e il cavallo della <<parola (lógos) di Dio» (19,11). A queste
l”ordine della mietitura e il Figlio dell,uomo raccoghe la messe e a e .
APOCALISSE DI GIOVANNI 14,17 140 APOCALISSE DI GIOVANNI 14,20
141
14,18 Ha potere sulfuoca (éxwv ¿Eouoíav <<a1tare»; %Eñkeev ((<usci») manca, infatti L a m ] ,15). L'espressione <<torchio dell,ira di
14,19 Nel grande torchio (eí.g thu Anvóv...
¿ni roñ nupóc) ‐ Tale particolare caratteriz‑ nellºAlessandrino ( A ) e nel papiro Chester Dio» (ri1v Anvóv 1700 014100 m i ) 9600) & pero
rbv péyav) ‐ La concordanza di un sostan‑
za questo angelo come il responsabíle del Beatty I I I (grº). La sua presenza resta in‑ una creazione originale dellºApocalisse (cfr.
tivo femminile e un aggettivo maschile ¿:
fuoco (cfr. 8,5), ovvero come colui che cura certa e spiegabile per la somíglianza con ¡ 19,15) e deriva dallºimmagine del <<calice
ricorrente nell'opera. Il codice Sinaitico
Pefñcacía dei sacrifici, sia in senso ascen‑ vv. 15.17. dellºira» (14,10).
(R) corregge la forma dellºaggettivo con
dente, perché arrivino fino a Dio, sia in senso La falce ‐ Il termine 6pérravov &usato con 14,20 Milleseicento stadi (oraóímv xtkíwv
¡| femminile rñv p.eyálnv. In greco, hnvóg
discendente, perché portino la benedizíone insistenza (sette volte nei vv. 14-19) per in‑ (atorchio») corrisponde all'ebraico g a i : si ¿íakoaí<ov) ‐ Scomposto in 4 x 4 x 100, ¡]
ag1i uomini. dicare lo stmmento che serve per mietere numero ha con probabilitá un signiñcato
tratta di una grande vasca, in genere scavata
Usci dall'altare ([¿5ñk6ev] ¿K 1:01”) (cfr. Mc 4,29) e per vendemmíare. Man‑ di universalismo geograñco. Lo <<stadio» &
nella pietra, in cui vengono versati i grap‑
0votaornpíou) ‐ Sebbene moltí codici (Sí‑ tenendo in traduzione lo stesso termine si poli dºuva per esservi pigiati con i piedi da unºantica unitá di misura che corrisponde a
na1tico [X], Efrem riscritto [C], Porñriano provoca una stranezza (<<vendemmiare con 185 m. Dato il riferimento simbolico, [”equi‑
diversi operai. Oltre all”uso comune (cfr. Ne
[P], Vaticano greco 2066 [046]) ríportino la falce»), ma non conviene introdurre altri valenza in <<duecento mig1ia» (cfr. versione
13,15), PAT conosce un valore simbolico del
questa lezione, risulta strano Iºaccosta‑ vocabolí (p. es., <<roncola») per esigenze di CEI 1974) o in <<duecentonovantaseí Chilo‑
termine: ¿:metafora dellºíntervento divino
mento del verbo <<uscire» con ¡1sostantivo realismo. per giudicare e salvare (cfr. Is 63,2; G14,13; metri» risulta inutile.
1usione agli ultimi tempi ¿ chíara, ma questí sono intesi probabilmente secondo
sangue: mostrando immolato proprio 1”Agnello condottiero e guerriero, lºautore
11_hnguaggio evangelico, come realizzati nellºopera decisiva compiuta7nella sua
assume e ribalta lºattesa di un messianismo violento contro gli avversari.
vita storrca dal Messía Gesfi, quando il tempo della maturazione &giunto a com‑ Inoltre, la medesima metafora ritomerá in 19,13.15,a proposito della <<parola
p1mento (cfr._ Mc 1,15). 11secondo angelo (v. 17) viene solo presentate perché di Dio» e applicata alla morte di Cristo. E quindi giustificabile vedere, anche
agua …segu1to: per il momento svolge la funzione strutturale di compleiamento
in questo contesto, un riferimento alla passione di Gesú: nel torchio dell”ira,
del terzetto. 11terzo angelo (vv. 18-20) ¡: connesso con l”altare dei sacriñci eporta non ha pestato i nemíci, ma ¿:stato egli stesso schiacciato, come vittima del
l,ordme della vendemmia, incaricando il secondó angelo di questa operazione Ma male che ha corrotto 1'umanitá; al di fuori della cittá di Gerusalemme é stata
11mmagme non suferma qui: come perla míetitura, si procede con 1'operazione consumata la sua morte con valore sacriñcale, come sottolinea teologicamente
seguente, cioé la pigiatura dellºuva nel torchío. Con allusione ai testi di Gen
la lettera aglí Ebrei (cfr. Eb 13,10-15). La novitá del teologo cristiano, che ri‑
42,11 e Is 63,1‐6 lºautore evoca una scena potente ed enigmatica' vi si riconosce legge le antiche immagini profetiche, sta proprio qui: invece della distruzione
1 1ntervento divino che pesta e dístrugge í nemici, ma la spiegazioi1e migliore non
dei nemici viene presentato 1'intervento giudiziale di Dio che versa il proprio
sembra quella letterale‐escatologica. Non &detto chi viene pigiato nédi chi sia il
sangue in favore dei suoi nemici. Il suo sangue ¿:un nuovo Mar Rosso che fer‑
sangue. Ma l'immagine di un Messia violento non appartiene allzínsegnamento ma la cavalleria infemale (cfr. Ap 9,16-19) ed estende i propri effetti salviñci
esphc1to del libro, mentre & tipica quella della víttima che redime con il proprio
allºestremitá della terra.
APOCALISSE DI GIOVANNI 15,1 APOCALISSE DI GIOVANNI 15,3
142 143
1 5 1K0(i ei¿ov ¿íMo cmpeíov év tQ) oópav© péya Kai 1Poi vidi un altre segno nel cielo, grande emeraviglioso: .
6avpaoróv, &yyéKovg énróc é'xovraq nÁnyócg ént£x tócg 1 5 sette angeli con sette castighi, gli ultim1, p01che con ess1 s1
éoxátaq, 5t1év aútcxíq étsÁé09n ó 6vpóq t o ñ 6801”). ¿compiuto il furore di Dio.
2Kad eiSov (bg 6áÁaooav Ú<xÁívnv psp1ypévnv nvp1mi robe
-'Poi vidi una specie di mare di cristallo misto a fnoco e coloro
v1xo"avraq é1< toñ 9npíov mi ex tñg sixóvog aútoñ Kai éK toñ
che riportano la vittoria sulla bestia, sulla sua 1mmag1ne e sul
ápinoñ toñ óvóparog aútoñ éct<btaq éni tñv BáAaooav tñv numero del suo nome, ritti in piedi sul mare d1cr1stallo con
Óa)xívrw €xovraq K16áp0tc; toñ 6806. 31<ozi(1150vcnv t'r'p/ (¿>5ñv
cetre divine. 3Cantano il canto di Mosé, servo di D10, e 11canto
Mwñoéwq toñ 506Á0v toñ 6506 mi tñv (¿)5ñv toñ ápvíov Áéyovrsq‑
dell'Agnello:
' yeyá/Ia Kai 9avyaard 1'd' é'pya aov, <<Grandí e mirabili sono le fue opere,
KÓpl€ ó 6565 ¿navroxpárwp‑
o Signore D i o onnipotente;
51'Kazaz Kai d/11761vaz'a1' ó501'aou,
giuste e vere le fue vie,
15,1 Con sette castighi (%xovrag nlnydcg Gli ultimi (rócg éoxámg) ‐ L”aggettivo onocrog lºinno in onore del Signore dopo il passaggio
I)í cristallo ‐ II raro aggettivo í>ákwoq ca‑
¿nrá) ‐ II termine "MY"1 indica il colpo in‑ (<<ultimo»)&collocato in posizione enfatica e del mare (Es 15,1-18) e ¡1poema giudiziario
ratterizza il mare come simile alla volta del
ferto e anche la ferita o la piaga prodotta indica il punto d”arrivo di una serie.
cielo (cfr. 4,6), significando che il mondo di ammonimento per Israele (Dt 32,1-43).An‑
(cfr. Lc 10,30;At 16,23.33;2C0r 6,5; 11,23). Si ¿ compiuto (¿rel¿09n) ‐ Elaborando una
caotico ¿:stato vinto e reso solido: i vincitor1 che se molti esegeti ritengono con sicurezza
L,uso apocalittico della parola & dífferente: fine ínc1usione con 15,8 e usato il significati‑
infatti possono stare in piedi sul mare, che l'autore dell'Apocalisse pensi al cantico
non si intende infatti dire che gli angeli vo verbo te)…éw (<<compiere»), che esprime,
Misto afuoco (pep1ypévnv nupi) ‐ Si r1pren‑ del mare, non e da escludere un sottile rife‑
sono <<piagati»; & dºaltronde impossibile secondo la scuola giovannea, lºultima parola
deil linguaggio ñgurato con cui si desenvo‑ rimento ai temi del carme deuteronomico.
vedere angeli che <<hanno sette colpí». La di Gesú in croce (Gv 19,30: TET¿Á€U'E(IL: <<é no i prodigi dell*esodo (cfr. Sap 16,17.19, ln ogni caso, bisogna sottolineare che non
traduzíone <<Ilagelli» o <<calamitá» risente di compiuto»); lo stesso verbo era gía servito si tratta di una citazione esplicita, bensi (11
19,20): ¡ vincitori infatti sperimentano gli
unºinterpretazione negativa del linguaggio per presentare la settima tromba come il com‑ cffetti della definitiva sconñtta del <<mare» una riproposizione in chiave crístologica che
catastrofico tipico di questo genere lettera‑ pimento del mistero di Dio (10,7: ¿teléoen). fonde e riformula molte espressioni bibliche,
simbolo del male (21,1).
rio; il signiñcato piú probabile é quello di Inoltre, Iºaoristo passivo qui usato presenta un Sulla (¿K 100) ‐ L'originale impiego della senza che si possa con sicurezza deterrniname
<<castígo pedagogico», ció che comunemente evento preciso, avvenuto nel passato e ope‑
si intende con <<dare una “bella” lezione». La preposizione ¿K in dipendenza dal verbo le fonti (cfr., p. es., Dt 32,4; Ger 10,6‐7; Sal
rato da Dio; ogni tentativo di renderlo con un vu<o'tm (<<vincere») sottolinea la presa d1 d1‑ 85,9 [TM 86,9]; 110,2 [TM 111,2]; 138,14
stessa espressione si trova in Lv 26,21 LXX: futuro o un presente deforma il testo. stanza dagli avversari, evocati con le solite [TM 139,14]; 144,17 [ T M 145,17]). 11nome
il Signore minaccia una punizione <<sette vol‑ 15,2 Unaspecie dí mare (dig 6á)taooav)‐ La tre formule sintetiche. , di Dio (Kúpmg ¿)Oeóc ¿)nawokpárwp) ripren‑
te» superiore ai peccati del popolo (cfr. Lv particella dig evidenzia il valore metaforico I5,3 [1 cama di Mosé (rñv o_bóhv Mmí)oewg) de la formula della Settanta in Am 3,13; 4,13
26,14‐46 LXX). del mare. * NellºAT due sono ¡ cami attribuiti a Mosé: ecc. (cfr. 4,8; 11,17; 16,7; 21,22).
Re dellegenti (ó B(XOLÁ£1)Q rdw é6v<í>v) ‐ L,uso (<<te»; cfr. anche la lezíone della Vulgata). *La deñnizione ridondante del tempio fonde e il codice di Efrem riscritto (C) cambiario
del nominativo con funzione di vocativo e ] tuoi decreti dígiustizia (tá ÓLKDCLÓWXTÓL ooo) ¡| termine <<santuario» (costruzione in mu‑ in Mºov (<<pietra», forse per influsso di Ez
comune nella lingua neotestamentaria. E da ‐ 11termine greco ¿tmímua pub indícare sem‑ ratura dellºepoca monarchica) con l'espres‑ 28,13). Huso del vocabolo <<Iino» costituisce
notare una variante testuale: invece di é9v€w plicemente i <<decretí»; ma in forza della sua sione <<tenda della testimonianza» (edificio unºabituale sineddoche in cui la materia de‑
(<<genti»), alcuní codici (Sinaítíco [R] e di valenza causativa (cfr. 19,8) puó evidenziare mobile dei tempi del deserto: cfr. Es 38,21; signa un oggetto. ll riferimento ¡: importante
Efrem riscritto [C]) riportano a i d ) v a (<<se‑ anche la realizzazione di un nuovo stato di 40,34). Si vuole qui comunicare un'idea piu perché di questo tessuto doveva essere ogni
coli»); a essi si rifanno le antíche traduzioni cose per opera di Dio. ll suo íntervento infatti ricca del símbolo. indumento del sommo sacerdote per il rito
latine (rex sceculorum). La formula <<re dei produce la salvezza e la sua manífestazione 15,6 Lino puro, splendente (livov Ka6apóv dellºespiazione (cfr. Lv 16,423.32).Anche la
seooli» sembra derivare da 1Tm 1,17. allude alla creazione della giustízía che <<ren‑ kau1rpóv) ‐ Tra gli antichi manoscritti solo il veste della Sposa sará di lino (19,8).
15,4 Chi non temerá (tig 06 añ <bopn6ñ) degiusto» lºuomo, cioé lo pone in buona re‑ codice Porñriano (P) conserva la lezione A'wov Una cintura d ”oro intorno al perto (nepl 16:
‐ Manca il complemento oggetto: solo al‑ lazione con ¡1Signore stesso. (<<lino»); il papiro Chester Beatty 111 ($)“) e 011361] ((£)an xpuo&g) ‐ Come il lino e un
cuni codici (papiro Chester Beatty I l l [SW], 15,5 Il santuario della tenda della testimo‑ il codice Vaticano greco 2066 (046) hanno distintivo sacerdotale ( D n 10,5): gia carat‑
Sinaitic0 [R]) aggiungono il pronome oe nianza (¿ vocóq tñc; oxnvñg 1:01”) uaprupíou) Mvoñv (<<di lino»); mentre l'Alessandrino (A) terizzava il Cristo risorto (1,13).
male, di_venuto ormaí solido cristallo, cioé vínto e reso simile al cielo; tengono tra le settenario delle trombe (] 1, 19): lºapertura del tempio nel cielo costituisce la grande
mann gli slrumenti musicali per celebrare Dio, come ¡ viventi e gli anzianí (cfr. 5 8' immagine che racchiude tutta la sezione 12,1‐15,8. Secondo il procedimento circo‑
14,2) ed eseguono un canto di lode (cfr. 5,9; 14,3). L'inno che era di Mosé diviei1e lare consueto nellºApocalisse siamo tomati al punto di partenza, dopo un notevole
ora || cantico dellºAgnello, in quanto le sue parole riguardano Gesú: infatti, il mistero approfondimento sulla storia del genere u m a n o , ll tempio ¡: luogo della presenza di
pasquale del Cristo mono e risorto interpreta e realizza le antiche prospettive bibliche I ) i o (come segnala il vocabolo <<tenda») edé segno della sua rivelazione (cfr. l'uso
dl liberazione dal dominio del male. Il testo ríportato (15,3b-4) costituisce forse un di <<testimonianza»); lºediñcio terreno era solo un'immagine, ma Giovanni parla
autentico inno liturgico, adoperato nella comunitá giovannea, anche senon contiene ora della realtá stessa <<in cielo». La sua apertura allude alla possibilitá di accesso,
elementi propriamente cristiani. Tema del canto e la celebrazíone di Dio per le sue cioé lºincontro personale con Dio; a livello simbolico, questa pub corrispondere
opere, non tanto per la creazione, quanto per i suoi interventí storici. Uinsistenza alla rottura del velo del tempio, narrata dagli evangelisti nel momento della morte
cade sulle (<g6nti», cioé i non‐Israelíti, ela gioia del canto consiste proprio in questa di Gesú (Mt 27,51; Mc 15,38; Lc 23,45), e allude probabilmente alla liturgia dello
certezza: si emanífestata la volontá divina di salvare tutta lºumanitá e questo progetto Yom Kippur (<<giomo dell”Espiazione»; cfr. Lv 16), unica occasione in cui, nella
sirealizzerá. Bintermezzo lírico serve come valido commento alla narrazione simbo‑ liturgia di Israele, era consentito a un uomo l”accesso al Santo dei Santi, la parte
hca: cuó che viene descritto in seguíto e il compímento di questo progetto salviñco. piú interna del tempio (cfr. Lv 16). Molti altri elementi concordano per questo
L 'apertura del santuario celeste (15,5‐8). L,ultima unitá di questa sezione in‑ orientamento: gli angeli vestono di lino (15,6) come il sommo sacerdote (Lv 16,4);
trodutt1va al settenario delle coppe forma una perfetta inclusione con il ñnale del il fumo dell'incenso riempie il santuario celeste (15,8) come avveniva nel tempio
APOCALISSE DI GIOVANNI 15,7 146 147 APOCALISSE DI GIOVANNI 16,1
7mi €v éK tG)V tsooápwv Zqí>wv íz'5wxsv toíq ém:¿x óryyé?xmg énrót 7Uno dei quattro esseri viventi consegnó ai sette angeli sette
(piá)taq xpvoáq ysuoóoaq toñ 9vuoñ toñ 6506 toñ Cóvroq sig tobg coppe d*oro piene del furore di Dio, che vive nei secoli dei
cuáwaq t(I>V aid>vwv. 8Kai éysuí06n ¿)v<xóg Kartvoñ éKtñg Só£nq secoli. 8Il santuario si riempi del fumo che proveniva dalla gloria
toñ 9506 mi éK rñq 5vváuzwq aútoñ, mi oú5£iq é56varo sios)x0€iv di Dio e dalla sua potenza: nessuno poteva entrare nel santuario
sig tóv vaóv &xp1t8?xsoecbow a_i árttót rtÁnyori t03v ént¿x ócyyéva. finché non fossero compiuti i sette castighi dei sette angeli.
15,7 Coppe ‐ ll termine cbrákn ricorre solo di (soprattutto sangue) per le aspersioni rituali. quindi parlare di <<settenario dei vasi» o <<dei 16,19; 19,15), e richiama perció espressioni
qui nel NT. Nella Senanta compare spesso e Nella maggíoranza dei casi la terza edizione catini»; tuttavia si pub conservare il termine analoghe (cfr. <<vino del furore»: 14,8; 16,l9;
traduce quasi esclusivamente lºebraico mizráq CEI traduce la parola ebraica con <<vasi per tradizionale <<coppa», ricordando pero che il 18,3; <<torchio dell'ira»: 14,19; <<tino del vi‑
(da záraq, (<aspergere»): indica ínfatti ¡ vasi l'aspersione» (cfr. Es 27,3; 38,3; Nm 4,14; liquido contenuto &da versare e non da bere. no dellºira»: 19,15; <<calice dellºira»: 14,10).
1itungici d o m 0 d”argento utilizzati nel tempio 1Re 7,40.45.50; 2Re 12,14; Ger 52,18; Zc 16,1 Delfur0re di D i o ‐ Il termine 6upóc; Un simile linguaggio caratterizza le coppe
di Gerusalemme. La radiceebraica chiarisce la 14,20); raramente adopera <<bacini» (Ze 9,15) (<<furore») connota un aspetto emotivo-pas‑ come simbolo dell'intervenlo risolutore di
ñmzione dí questí oggetti: recipienti per liqui‑ o <<vassoio» (Nm 7,13‐85). Sarebbe corretto sionale, spesso collegato a ópyñ (<<íra», cfr. Dio contro la corruzione del mondo.
(Lv 16,13), le sette coppe (phiálai) consegnate agli angeli (15,7) corrispondono ai dellºintervento deñnitivo di Dio nella storia umana per risolvere il drammati‑
recipienti rítuali per il sangue delle sette aspersíoni che il celebrante portava nel co conñitto con le forze del male. A esso fará seguito l'ultima parte del libro
Santo dei Santi (Lv 16,14.15.19). La comunitá cristiana di Giovanni sa rileggere (17,1‐22,5) con la funzione di esprimere le conseguenze, negative e positive, di
i testi liturgici dell'Antico Testamento come <<un'ombra e una copia delle realtá tale decisivo intervento.
celesti» (Eb 8,5) e ritiene che la liturgia terrena di Israele sia una figura della realtá: Vengono ripresi gli schemi e i temi dei precedenti settenari (sigilli e trombe),
le celebrazíoni nel tempio celeste mirano dunque a spiegare il compimento delle ma lo sviluppo letterario ¿ molto piu ristretto: diviso in sette parti, ¿:ritmato da
antiche rappresentazioni e la liturgia di espiazione viene interpretata come figura un ritomello che dá l'inizio a ogni piccola scena. Anche in questo caso, si nota
del sacrificio redentore di Cristo (cfr. Rm 3,25; Eb 9,1‐14). un ampliamento del sesto elemento, mentre nel settimo viene raggiunto il vertice
Dal santuario escono i sette angeli con i sette castighi, che costituiscono le del compimento. Inoltre, come per le trombe (8,7‐11,19), in questo settenario
“lezioni” definitive (v. 6; cfr. nota a 15,1), caratterizzati daun vestiario che ¿tipi‑ il sottofondo simbolico ¿:legato allo schema delle piaghe d'Egitto secondo il
camente sacerdotale; essi ricevono i sette recipienti d'oro (cfr. 5,8) che contengono racconto dell'esodo in cui Dio interviene per liberare il suo popolo e punire gli
lºira di Dio. Sono pertanto il simbolo del giudizio divino, ovvero del suo intervento oppressori. Tale definitivo intervento segna una dístinzione: giudica chi si oppone,
risolutivo nel dramma della storia (cfr. 14,10). Infine la gloria e la potenza di mentre salva chi lo accoglie.
Dio invadono il tempio, come ¿:simboleggiato nella liturgia dalle dense nuvole Come gli altri settenari, anche quello delle coppe riceve la propria comota‑
di incenso (cfr. Es 40,34; [ R e 8,10-1l; Is 6,4); lºaccesso a questo luogo sacro e zione dalla visione che lo introduce (15,5-8; cfr. 11,19): si puó quindi ipotizzare
impossibile: ritoma la formula che era gia servita per indícare 1ºimpossibilitá di che Giovanni abbia elaborato queste scene di versamento, partendo dalla festa
aprire il rotolo (5,3) e di imparare il canto celeste (14,3); essa ha valore teologico giudaica dell”Espiazione (Yom Kippur), per evocare la morte di Cristo come
e dice l'assoluta impotenza umana di fronte all,evento della salvezza. Attraverso evento che ha cambiato radicalmente la situazione dellºumanitá, seguendo un'idea
il rivestimento metaforico, dunque, Giovanni sottolinea come non fosse possibile teologica vícina a quella della lettera agli Ebrei. Lºattenzione teologica ¿ dunque
per lºumanitá entrare realmente in contatto con Dio fino al compimento della concentrata, anziché sull,arco intero della storia di salvezza, su un unico evento:
“lezione perfetta”, cioé l'evento decisivo della morte di Cristo. ¡1compimento definitivo che, sconñggendo il potere del male, ha reso possibile
la comunione con Dio.
16,1-2111versamento delle sette coppe 16,1-4 Le prime tre coppe
I:". ¡1centro della grande sezione conclusiva dellºApocalisse: dopo il proemio Con la formula consueta di audizione inizia il settenario: dalla trascendenza
cost1tu1to dal trittico dei segui (12,1‐15,8), questo settenario ripropone il mistero divina giunge il comando di compiere il gesto dell”espiazione. Ogni scena, in‑
APOCALISSE DI GIOVANNI 16.2 148 149 APOCALISSE Dl GIOVANNI 16,8
0opoñ roñ Bsoñ sic tr'1v yñv. 2Keri ómñ?x95v ¿ npcbtoq Kai é£éxeev di Dio». 2Parti il primo e versó la sua coppa sulla terra: sugli
mv ©151Ár]anvt06 sig tñv yñv, Kai éyévsto 's'?u<oc mxóv mi uomini, che avevano il marchio della bestia e adoravano la
novr¡pov em tobg áv6pd>nooc tobg é'xovraq tó xápaypa toñ sua immagine, apparve una piaga cattiva e maligna. 3Il secondo
€)n910v Kºil “COUS npooxvvoñvmg 1:ñ eíxóv1aútoñ. 3Kari ó Ssótepoq
versó la sua coppa sul mare: divenne sangue come quello
£Esxeev mv cpm)mv orótoñ sig tñv 0áÁaooav, Kai éyévsto aipa Coq
di un morto e mori ogni essere vivente che si trovava nel
vei<pou¡ K'ai náooc ¡pvxñ Zwñq ámé6avev tá £:v tñ 6aÁáoon. "Kai 6
mare. 4Il terzo versó la sua coppa sui fiumi e sulle sorgenti:
tantos E:E£xsev tñv <prá)tnv aóroñ sig robe norapobg Kai'tág 1tny&q
r w v v5arwv, Kai éyév5to aipa. apparve sangue.
5Kai¡ñxovoo¿ toñ áyyéÁov raw 650?th Áéyovroc q A l l o r a udii l'angelo delle acque che diceva:
émoooq si, ¿>(EN mi () ñv, ó 6010q, <<Sei giusto, tu che sei e che eri, il Santo,
on tayta é'praq, poiché cosl hai giudicato:
66? gipa ótyíwv Kai rrpocpntd>v éíéxeav 6sangue di santi e di profeti hanno versato,
50:10npya aútoíq [5]é5wxac meív, sangue hai dato loro da bere:
a 101 aww. ne sono ben degnil».
7Kai ñxovoa t o ñ 6vmaompíov Aéyovroq 7Eudii l*altare che diceva:
von Kóp1€ ¿ Bsóg ¿)navroxpátwp, <<Si, o Signore, Dio omnipotente;
órÁr¡6wai mi 5íxocwa ai Kpí0£ig ooo. vere e giuste sono le tue sentenzel».
8Kon ótétaptoc é€éxssv rñv (plá)an aóroñ éni tóv ñ)uov, Kai é568r] “ll quarto versó la sua coppa sul sole: gli fu concesso di bruciare
16,2 Apparve (éyévero) ‐ E interessante no‑ del verbo al singolare evoca un avvenimen‑ liumi e le sorgenti divennero sangue»). E di Gerusalemme, ma deve essere piuttosto
tare lHns¡stenza in questa sezione sul verbo to straordinario e non insiste sull'idea della preferibile il singolare poiché documentato compresa alla luce di espressioni neotesta‑
eyevero (<<avvenne») che non puó essere trasformazione delle acque. Su questa secon‑ mentarie in cui si attribuisce la colpa di uc‑
dugli altri antichi testímoni.
sempre reso in italiano con la stessa tradu‑ da linea interpretativa si muovono il papiro 16,6 Sangue di santi edi prafetí (ai.p.a áyíwv cidere ¡ profeti ad alcune frange di Giudei
zione. Chesetr Beatty 111 (S)“) e il codice Alessan‑ ml npodmróv) ‐ L'espressione riecheggia perversi (cfr. Mt 23,37; Lc 13,34; At 7,52;
16,4 Apparve sangue (éyévero aiua) " L'uso drino ( A ) che leggono il plurale ¿yévovro (<<i Sal 78,3 ( T M 79,3) c allude alla distruzione 1Ts 2,15).
trodotta da una coppa, corrisponde a una delle sette trombe; il contenuto, versato preposto a questo elemento e spiega il criterio del contrappasso usato nel giudizio
… ambientí diversi per sottolineare la portata universale dellºevento salviñco divino: sono condannati a bere sangue (cfr. Is 49,26) coloro che hanno versato
provoca una catastrofe che richiama, in genere, una piaga d'Egitto. , quello dei fedeli; vi si puó riconoscere un riferimento ai detti evangelici contro le
I.,a p r i m a coppa (cfr. 8,7) riguarda la terra, il mondo mnano. Essa provoca un”ulcera autoritá giudaiche sulle quali, dice Gesú, ricade <<il sangue di tutti i profeti versato
maligna, mi solo a coloro che hanno accolto l'ideologia della bestia e l'hanno venerata dalle origini del mondo» in poi, dal sangue di Abele fino al sangue di Zaccaria
al posto di Dio; evoca la sesta piaga d'Egitto (cfr. Es 9,10‐l l) e rappresenta il giudizio ucciso tra il santuario e l'altare (cfr. Mt 23,29‐36; Lc 11,47-51). Ed & Faltare stes‑
contro lºinfedeltáe l'idolatria (cfr. Dt 28,35). La seconda coppa (cfr. 8,8-9) viene ver‑ so che fa udire la sua voce per approvare lºoperato divino (16,7): lºoriginalitá di
sata nel mare, da cui era uscito il simbolo del potere politico corrotto (cfr. 13 I)" come questo particolare rivela il tono sacrificale di tutto il settenario. Questo intermezzo
nella prima píaga di Es 7,17-21, lºacqua diventa sangue e provoca la morte di ogni uiuta acomprendere il senso del precedente simbolo: rappresenta il giudizio contro
essere_v1vente. ll cupo riferimento al cadavere accentua il giudizio dí morte contro il la corruzione del potere, político e religioso.
mare, 1mmagine del male. La terza (cñº. 8,10‐11) presenta la rovina arrecata alle acque 16,8-11La quarta e quinta coppa
terrestri: la tmsfonnazione in sangue richiama la piaga corrispondente. La quarta coppa (cfr. 8,12) riguarda il sole e produce una terribile calura; il
16,5-7 Intermezzo lírico riferimento alle piaghe non ¿:esplicito, ma allude alla cocciuta resistenza del
La serie viene interrotta dopo il terzo elemento, come era giá successo dopo il Ihraone. La risposta blasfema al potere di Dio e il riñuto di renderin gloria sono
terzo angelo in 14,13 (cfr. anche 19,1-10). Alla piaga delle acque reagisce lºangelo ¡ distintivi del superbo orgoglio contro cui si esercita il giudizio divino.
APOCALISSE DI GIOVANNI 16,9 150 151 APOCALISSE DI GIOVANNI 16,15
3611?) xavpcxrioa1tobq dv6po'movg év nvpi. 9Kai éKduucxtio€noav oi gli uomini con il fuoco. 9Gli uomini furono bruciati per ¡1gran
gv€pwnor mñua uéya Kai é6Áao<pñunoav tó 6vopcx toñ 6806 toñ calore e si mísero abestemmiare il nome di Dio che ha il potere
exovrog tP|V é£ovoiav árti tórq rt?xr¡yócg taóraq mi 06 uetevónoav su questi castighi e non si pentirono per renderin gloria.
¿'Soi")voi ou'mb Só€cxv. 1ºKctió néuntoq é£éxesv tñv <pw'c2mv aúroñ
'ºIl quinto versó la sua coppa sul trono della bestia: il suo
em 'COV 6póvov toñ 6npiov, Kai éyévsto r'1 Bam?xsia aútoñ
regno piombó nelle tenebre; (gli uomini) si mordevano la
eo1<ouopévn, Kai éuaod>vro tótq y)wí>ooaq cxúr(bv ¿K1706 nóvou, “Kai
el3Áao<pñunoav tóv Gsóv t06 oúpavoñ éK 'CG)V nóvwv aútaw mi ex lingua per il dolore Hebestemmiarono il Dio del cielo a causa
t(I>V :¿ÁKGN ocerv mi 06 uerevónocxv éKt03v é'pywv aútcbv. dei loro dolori e delle loro piaghe, e non si pentirono delle
121(a1o 55105 sE,s/xssv tñv <ptá?mv aútoñ árti tóv norauóv tóv loro azioní.
peyay t o v Ev<ppatnv, Kai éf,npáv6n tó í55wp aót06, i'va ét01ua06ñ 'le sesto versó la sua coppa sopra il grande ñume Eufrate:
11080€ tdw Baor?xéwv t(I)V duró dvcxro)xñq ñ?xíou. 13Kad si50v éK ' la sua acqua si prosciugó per preparare la strada dei re
toñ otópatoc toñ 5páxovrog mi ¿Ktoñ otóuaror; toñ aníov mi dellº0riente. 13Poi dalla bocca del drago, dalla bocca della
ex toñ oróparoq toñ $ev50npocpñtov rtvsúuaux tpía ómá6apta bestia e dalla bocca del falso profeta vidi (uscire) tre spiriti
(¿oq Bátpaxor 14sioiv ydp rtv€óuata 5a1p0víwv rtowñvra onusícx, & immondi, simili a rane: “sono, infatti, spiriti di demoni che
ennopeósta1éni tobq B(XO'IÁEÍC tñg oixovuévnq 6Áng ovvayaysív operano prodigi e si rivolgono ai re di tutta la terra per
a v t o v q sic tóv rtóÁsuov tñq ñuépaq tñg usyáMq toñ 6506 radunarli alla guerra del grande giorno di Dio onnipotente.
toñ navroxpátopoq. 15'150i) ¿:'pxoua1(bc K?xéan. uon<ápwq ó '5<<Ecco, io vengo come un ladro. Beato chi ¿:vigilante e
ypnyopáav Kai mpd>v tdt iuóma aútoñ, i'voc ur) yvuvóg rtep1rtatñ conserva le sue vesti per non andare nudo in modo che
16,9 Non si pentirono (of) perevónocxv) ‐ In che il drago aveva concesso alla <<bestia» 7 nell'antica comunitá cristiana tale salmo era ratura profetica (cfr. Is 13,6.9; Sof 1,14) e
questa unitá, cosi come nella seguente, si cioé al potere politico corrotto, il <<suo» infatti inteso come profezia della morte e ri‑ apocalittica (cfr. Ap 6,17).
accenna alla reazione degli uomini di fronte trono (cfr. anche 2,13: <<il trono di sata‑ surrezione di Cristo (cfr. At l3,32-33) e, con 16,15 Ecco, io vengo come un [ a d m (i60i)
alle <<piaghe‐lezioni» simile a quella degli na»). Ora, come l'Egitto durante la mona probabilitá, anche Giovanni vi ha attinto le %pxopou d); Kkénrng)‐ L'immagine del ladro
antichi Egiziani: si ostinano e non vogliono piaga (cfr. Es 10,21-23), il suo regno spro‑ immagini di questo versetto per presentare che giunge inatteso risale a Gesú stesso (cfr.
convertirsi (cfr. 9,20‐2 1). ll verbo uerocvoéw fonda nelle tenebre. lo scontro degli ultimi tempi con allusione Mt 24,43‐44; Lc 12,39‐40) ed&diffusa nel‑
indica infatti il <<cambio di mentalitá»; gli 16,14 ] redi tuna la terra p e r radunarli (rob; al combattímento del Messia. la predicazione cristiana (cfr. 1Ts 5,2.4; 2Pt
idolatri invece bestemmiano Dio, ma non Baotkeíq 1:ñg oir<ouuéunq 'ó)…ng oovayayeív) De!grande giorno di Dio (tñc ñuépag... t o i ) 3,10). E gia stata usata in 3,3: l'esortazione
cambiano. ‐ Questo particolare simbolico richiama (leoí)) ‐ Si tratta della guerra per eccellenza nella lettera a Sardi ora assume la forma di
16:10 Su! bestia (¿ni rov
t r o n o della l'inizio del Sal 2,l-3 e la sua interpretazio‑ che caratterizza lo yóm t h h (<<giorno di una beatitudine (la terza di sette: cfr. 1,3;
9povov r o o 0nptou) ‐ ln 13,2 si era detto ne cristologica, testimoniata in At 4,27-28; YHWH») secondo la formula di tanta lette- 14,13; 19,9; 20,6; 22,7.l4).
La quinta coppa non riguarda piu un ambiente geograñco, ma il simbolo stesso introduce un'altra scena: dalla bocca della triade demoniaca escono tre spiriti immondi
del male e si rivolge direttamente alla tadice della commi0ne: per contrapposizione per organizzare lo scontro definitivo degli ultimi tempi; il paragone con le rane allude,
alla scena della quinta tromba, in cui il ñnno dellºabisso infemale produceva Foscu‑ l'orse, aEs 8,1‐3. Questi emissari demoniaci hanno un compito simile a quello della se‑
mmento del sole (9,2), ora e il trono della bestia a essere oscurato dall”intervento conda bestia (cfr. 13,13-14): deformare la mentalitá dei potenti e indurli alla guerra.
giudiziale di Dio. 11v. 15 segna unºimprovvisa interruzione: qualcuno lo ritiene un'aggiunta o uno
16,12-16 La sesta coppa spostamento maldestro, mentre e preferibile pensare aun”inserzione voluta dall'au‑
Nonostante il sesto elemento sia, come di consueto, piu sviluppato degli altri, in l o r e per attirare particolarmente Fattenzione. Chi sia a parlare in prima persona
questo caso l”attenzione&concentrata sul settimo elemento che rappresenta il momento non &detto, ma la somiglianza con formule analoghe permette facilmente lºiden‑
decrsivo della Storia di salvezza. La sesta coppa corrisponde alla prima scena della tiñcazione con il Cristo risorto, presente e operante nella sua Chiesa. Lºimmagine
sesta tromba (9,13-19) ed¡: relativa al fiume Eu&ate (9,14), simbolica linea di confme della sua venuta riporta Pattenzione alle lettere iniziali (cfr. 2,5.16; 3,1l) e prepara
orientale da cui parte la cavallen'a infemale per devastare lºumanitá. Il versamento della lºinsistenza del finale (cfr. 22,7.12), indicando il centro ideale della rivelazione,
sesta coppa rende possibile l”attacco dei re. Con la formula di visione (16,13) Giovanni proprio perché ¿:incuneato nella simbología del mistero pasquale di Cristo.
APOCALISSE DI GIOVANNI 16,16 152 [ 53 APOCALISSE DI GIOVANNI 16,21
fo'16an01v tñv ótoxnpooóvnv aúroñ. 16Kad ovvr'¡yayev aóroúq vedano le sue vergogne». 16E li radunarono nel luogo che in
aq tóv tónov tóv Ka)toóp£vov 'E6pa'ioti 'Apuays5cóv. ebraico si chiama Harmaghedon.
"Kai ó €Bóopog é€éxsev tñv cptáÁnv cxútoñ éni tóv ótépa, mi é£ñ?x6€v |711 settimo versó la sua coppa nelFan'a: dal santuario, dalla parte
(pwvr| peyá)xn ¿"K toñ vaoñ duró toñ 9póvov Áéyovoa- yéyovev. ” m i
del trono, usci una gran voce che diceva: <<Si erealizzato!». laCi
E7yevovto,áotpanai mi;pwvai mi Bpovrai Kai oetopóq éyéveto uéyag,
fi1rono folgori, fragori e tuoni e ci fu un grande terremoto: da quando
0100; 03… evévsto ¿up” 00 ó'tv6pwrtoq éyéveto énti rñc yñq m)m<oñtoq
oerouoq ourw péyaq. 19Kaiéyéveto r'| nó?ttq ?]usyá)xn ¿iq tpíot pépn l'uomo vive sopra la terra non si era mai veriñcato un terremoto cosi
¡,con ouno7taq IGN é6v<bv f‐frteoav. Kai Ban?ubvñ u£yá)m épvr'106n grande. 19La grande cittá si spaceó in tre parti e le cittá delle nazioni
evd>mov toñ 6506 5oñva1afnñ tó norñptov toñ oi'vov toñ 6vuoñ rñq crollarono. Babilonia la grande fu n'cordata davanti a Dio, per darle
opyñc, aótoñ. ººmi rt&oa vñooq ¿:'<pvysv mi ó'pn oúx sópé6noav. ”Kai dabere il calice con il vino della sua ira furiosa. 2º0gni ¡sola ñ1ggi e i
xáÁa(a p£yá)m dir; ta?tavnocía mmBaívs1¿Ktoñ oópavoñ éni tobg monti non furono piu trovati. 21Grandine grossa come un talento cade
órv6pdmovq, Kai éB7tcxo<pñpnoav oi ó'tv6pwrtor tóv Gsóv éK tñg rt?u1yñq dal cielo sopra gli uomini: costoro bestemrniarono Dio a causa del
tñ< xaÁá¿nc, 511usyá?m éºtiv ñ n?anñ aórñc º<pó5pa‑ ñagello della grandine, poiché questo era un ñagello dawero grande.
16,16 Harmaghedon ('Apuayeódw) ‐ II luogo lemme, annuncio la morte di un ((trañtto» a cui bito di versamento e quello celeste, comesso parola di Gesú in crece ¿ costituita analo‑
dello scontro annunciato in 16,14 & indicate tutti volgeranno lo sguardo e che piangeranno talvolta con le potenze angeliche (cfr. Ef 2,2). gamente da un semplice verbo al perfetto
con la traslitterazione del nome ebraico har‑ come Yoshiyya a Meghiddo (Zc 12,10-11). 13indicato anche come luogo dellºincontro (GV 19,30: TET¿Á€OTIIL)I Una formula simile
rrfgitMón, ( m o n t e di Meghiddo». Il sito ¿:stato Proprio questo oracolo ¿:citato dall,evangelista con ¡1 Cristo glorioso (cfr. 1Ts 4,17). Pub al plurale (yéyovav) comparirá nella presen‑
¡ a t m di grandi battaglie, ma una in par1icolare Giovanni aproposito della morte di Cristo (GV tazione della Gerusalemme nuova (21,6).
significare che Pintervento divino ha effetti
ha segnato la tmdizione bíblica: nel 609 a.C. vi 19,3 7)ed¿:ripreso nellºallusione alla venuta del che riguardano tutte le dimensioni cosmiche. 16,18 Ci fu un grande terremoto (oaauóq
mori in battaglia il neYoshiyya, mentre tentava Signore in Ap 1,7. Nei testi anticotestamentari Si ¿'realízzato (yéyovev) ‐ La voce divina éyévero uéyag) ‐ Vi &un'insistenza paros‑
di fermare 1'esercito egiziano che stava andan‑ pero non si parla mai di <<monte», bensi di pia‑ pronuncia solo questa forma verbale. Cor‑ sistica sul verbo ¿yévt‐to (((avvenne»), per
do in aiuto del re dºAssir-ia sul ñume Eufiate nura o valle di Meghiddo. Lºoriginale formula risponde alle esclamazioni idiomatiche: ((E sottolineare l'avvenimento per eccellenza. 11
(2Re 23,29‐30). La morte del pio re, fautore di Ap 16,16 potrebbe nascere dallºintento di as‑ accadutol»; ((IE fattal». Indica perció il com‑ terremoto giunge sempre in ñ'asi formulari
della riforma religiosa, colpi profondamente sociare il simbolo di Meghiddo con il ( ( m o n t e pimento di un evento cosi importante che al vertice dei tre settenari (6,12: sesto sigillo;
¡ fedeli di Gerusalemme; il lamento sulla sua Sion», luogo dove avviene il combattimento non e necessario presentarlo. Piuttosto che 11,13.19: sesta e settima tromba; 16,18: setti‑
morte divenne tradizionale (cfr. 2Cr 35,20-25); escatologico (cioé deñnitívo) tra il Cristo e le vedervi un annuncio della fine del mondo, & ma coppa). Gli sconvolgimenti cosmici costi‑
secoli dopo, il profeta Zaccaria, in un oracolo potenze del male (cfr. Zc 12,9; Sal 2,6; Ap 14,1). meglio riconoscervi il riferimento alla Pasqua tuiscono una costante simbolica (cfr. 4,5; 8,5;
apocalittíco sulla futura liberazione di Gerusa‑ 16,17 N e l ] 'aria (¿nl tbv dcépa) ‐ 11settimo am‑ di Cristo: secondo il testo giovanneo lºultima 11,19) per indicare I'irruzione della novitá.
Questo breve intennezzo richiama la dímensione liturgica del libro ela necessitá divino di salvezza ((si ¿:realizzato». Lºelenco dei consueti fenomeni catastroñci e indi‑
continua peri suoi letton' di interpretare ¡ simboli, collegandoli col passato bíblico, ma ce dell'intervento definitivo di Dio, che capovolge completamente la ston'a: questa é
applicandoli alla nuova realtá della comunitá cristiana: 1*immagine delle <<vesti» ricorda l'ultima occasione in cui tali fenomeni compaiono e assumono una particolare enfasi
il monito alla Chiesa di Laodikia (3,18) eallude alla partecipazione, reale econtinuata, letteraria, soprattutto il terremoto (v. 18) ela gmndine (v. 21). La sparizíone di elementi
al mistero salvitico del Cristo per mezzo del quale sono state superate la nuditá e la cosmici corrisponde a ció che ¿ detto nel sesto sigillo (6,14), mentre la reazione degli
vergogna dell”uomo peccatore (cfr. Gen 3,7-10). Inñne, lo scontro tra i re della terra, uomini ripropone il tema dell”ostinazione (cfr. 9,20‐21) e dellºopposizione blasfema
contenuto della sesta coppa eambientato sulla simbolica montagna di Meghiddo (cfr. (16,9.11): il consueto sistema della ripresa e la ridondanza dellºultimo elemento indu‑
nota a 16,16), ríprende lºevento culminante e tragico della morte di Cristo. cono a ritenere che si tratti sempre dello stesso evento fondamentale. Lºecoezionalitá
16,17-2] La settima coppa dei cataclismi descrive, con il linguaggio apocalittico, la singolan'tá di un evento che ha
La settima coppa corrisponde alla settima tromba, in cui si celebrano il compimento cambiato il mondo: il mistero pasquale di Cristo, che unisce in sé morte erisurrezione,
del mistero di Dio (cfr. 10,7) e l”avvento del regno messianico(1 1,15‐19): allude quindi giudizio esalvezza. Lºaccenno alla cittá di Babilonia (v. 19) prepara il tema della grande
alla dimensione cosmica dell,effettiva espiazíone operata dal versamento del sangue di scena seguente sulle conseguenze dellºintervento messianico: la menzione e ¡”annuncio
Cristo. Gli effetti di tale evento sono evocati dalla potente voce divina che proviene dal del giudizio contro di lei introduconoun tema nuovo; un angelo ne aveva giá anticipato
<<santuan'o» e dal <<trono», simboli della presenza operante di Dio: in Cristo il progettó la caduta (cfr. 14,8), ma lºultima sezione ne sviluppa ampiamente il motivo.
APOCALISSE DI GIOVANNI 17,1 154 155 APOCALISSE Dl GIOVANNI 17,1
1 71Kai ñÁ6£V sig éKraw érct¿x ótyyéka t(I>V éxóvrwv rótg 1 71Venne uno dei sette angeli, che hanno le sette coppe,
entd cp1á)uxq Kai é?tá)tnosv u€t' époñ Áéywv Señpo, _, e parló con me dicendo: <<Vieni, ti mostreró la
551€(» 0 0 1 to Kpíua tñg nópvnq tñ(; psyá?mq rñg Ka6npévnc árti condanna della grande prostituta che siede su molteplici
17,1 La condanna ‐ 11greco Kpíua indica , sto personaggio (17,1.5.15.16; 19,2). In 2,21; (172.4; 18,3; 19,2). Inoltre, lºinsistenzasuuéyag Chesiedesu molteplicicanali(tí); Ka9mám ¿“nl
concretamente il risultato del giudizio. 9,21; 14,8 si trova il conispondente sostanti‑ (<<grande») fa di lei <<la» prostituta per antono‐ iño'crwv no…»)‐Alla lettera: <<che siede su mol‑
Della grande prostituta ‐ Il termine TTÓpl/T] vo nopveía (<<prostituzione»), ma dºora in poi masia; lºautore infatti caratterizza con questo te acque». C&. la fine di Babilonia in Ger 51,13:
(<<prostituta») ¿ usato solo per designare que- anchºesso sara attribuito solo a questa figura aggettivo le realtá sovrumane e straordinarie. sará ripresa con unºallegon'adallºangelo alv. 15.
17,1‐22,5 Giudizio e salvezza Babilonia o Gerusalemme e la donna puó essere la prostituta o la sposa. ll terreno
Lºinterpretazione di questºultima parte del libro ¿:tra le piu controverse. Nel corso della relazione e quello decisivo dell'intervento di Dio e il profeta apocalittico
del secoli le opinioni degli esegeti sono state disparate; ancora oggí le spiegazioni celebra l”operato del Cristo risorto che ha reso possibile una nuova vita di scambio
sono molto diverse. Nella linea ermeneutica proposta, il finale puó essere letto come tra Dio e Pumanitá: ha segnato la ñne di Babilonia, la prostituta ( i l potere del
larivelazione festosa e commossa della novitá: lºassemblea liturgicarilegge gli ora‑ male), e ha dato vita a Gerusalemme, la sposa (la comunione con Dio).
coli profetici contro la nemica Babilonia e quelli sulla Gerusalemme messianica e, 17,1-18 Babilonia, la prostituta
in quanto comunitá del Cristo, celebra con entusiasmo la realizzazione gia iniziata Lºintero capitolo si presenta come composizione omogenea suddivisa in tre
delle promesse; allo stesso tempo, tiene vivo il desiderio e l'attesa del compimento parti: a) 1”introduzione narrativa che riassume il tema da trattare (vv. 1-3); b) la
finale. Questºultima sezíone, dunque, riprende il tema del settenario delle coppe ene descrizione della visione (vv. 3b-6); c) la spiegazione dei vari particolari a opera
sviluppa le conseguenze: il mistero pasquale di Cristo, in quanto intervento decisivo dell”angelo interprete (vv. 7‐18).
di Dio nella storia dellºumanitá, rappresenta il giudizio contro il demoníaco potere La storica cittá di Babilonia, grande nemica di lsraele, causa della rovina del
del male e l'inaugurazione di una realtá nuova. tempio e della cittá santa, era divenuta nell”epoca giudaica ‐ g1azie ad alcuni poemi
La struttura letteraria di questa sezíone si pub determinare a partire daun vistoso profetici (cfr. Is 13‐14; 21; Ger 50‐51) ‐ il simbolo stesso del male e del potere
fenomeno di inclusione. Infatti, il v. 1 si ripete in modo quasi identico in 21,9; in demoníaco; nellºambiente apocalittico la sua rovina divenne il segno della distru‑
entrambi ¡ casi viene solennemente íntrodotto come angelo interprete uno dei sette zione di ogni forza perversa. L*interpretazione di questo simbolo & stata molto
che hanno versato le coppe. Essi mostrano a Giovanni due realtá particolarmente varia nel corso dei secoli e ancora oggí non trova gli esegeti concordi; decisivo
importanti e oontrapposte: la prostituta-Babilonia (17,1-18) e la sposa-Gerusalemme dunque ¿:chiarire <<i1 mistero della donna» (v. 7), tenendolo distinto dalla figura
(21,9‐22,5). Tra questi due estremi compaiono quattro unitá tematiche, ciascuna in‑ della bestia. Le principali spiegazioni si possono cosi riassumere: a) coloro che
trodotta dalla visione di un angelo diverso (18,1-20; 18,21-24; 19,17-21; 20,1-21,8); lessero [”Apocalísse come previsione delle vicende future, riconobbero in Babilo‑
al centro domina la figura della <<parola (lógos) di Dio» che scende dal cielo per il nia il simbolo di una potente realtá corrotta, futura rispetto all'autore, ma contem‑
grande scontro (19,11-16). In tutto, dunque, sette scene: strutturazione abituale per poranea a colui che la riconosceva (p. es., il Sacro Romano Impero degenerato;
l'Apocalisse.Dopo il terzo elemento, inoltre, prima del quadro centrale, un intermezzo la corruzione della gerarchia ecclesiastica; la realtá islamica); b) come reazione a
lírico (19,1‐IO) interrompe lo schema e offre spunti di interpretazíone. Ritrovíamo la questo metodo scorretto, il sistema interpretativo chiamato <<escatologico» vide in
stessa modalitá compositiva della sezíone che precede il versamento delle coppe, dove Babilonia una realtá demoniaca alleata dell'anticristo, ovvero la cifra mitica del
sei angeli circondano il Figlío dellºuomo (14,6-20); se quella serie rappresentava la nemico che, alla ñne dei tempi, si opporrá a Dio e al Cristo; c) gli esegeti modemi
preparazione, questa e, in modo speculare, il complemento delle sette coppe. invece, che danno grande peso all”ambiente storico in cui lºopera e stata composta,
Attraverso il ruolo centrale del <<Re dei re, Signore dei signori» (17,14; 19,16), vedono nella simbolica prostituta unºallusione a falsi profeti che mettevano in crisi
la complessa struttura esprime un movimento di passaggio da una cittá allºaltra, la comunitá, inducendo al lassismo morale e al sincretismo religioso; d) molti ri‑
cioé da Babilonia a Gerusalemme, dalla prostituta alla sposa, dal vecchio al nuo‑ cercatori contemporanei, interpretando il libro come una polemica anti‐imperiale,
vo. Le due immagíni fondamentali (la cittá e la donna), sono interscambiabili e riconoscono in Babilonia un simbolo di Roma, dellºarrogante struttura di potere
riassumono lºidea di relazione. La cittá evoca una vita sociale, fatta di rapporti e che vuele sottomettere tutti giungendo allºautodivinizzazione; e) altri studiosi,
contatti tra persone; la cittá e il segno della convivenza umana. In modo simile, la inñne, considerando lºApocalisse un saggio teologico anti‐giudaico, interpretano
donna richiama la relazione personale ed&il segno típico dellºamore edi una vita Babilonia come una paradossale allusione a Gerusalemme, cioé alla corruzione di
di comunione. Ma entrambi questi simboli hanno due rísvolti: la cittá puó essere lsraele, il cui potere religioso si e venduto al potere politico romano.
APOCALISSE DI GIOVANNI 17,2 156 157 APOCALISSE DI GIOVANNI 17,4
r35áth rroMá>v, ºp£6' ñgénópvsvoav oi Boroúxeíq tñq yñg Kai canali. 2Con quella prostituta si sono uniti i re della terra e
epsºóo€noav oi mromoñvreg rñv yñv éKtoñ oi'vov tñq nopvsíag gli abitahti della terra si sono ubriacati con il vino della sua
avrñ_g. 3Kai ánñvsyxév ps si; é'pnpov év rtveóucxn. prostituzione». 3(Lºangelo) mi trasportó in spirito nel deserto.
Koa eí50v yuvaíxa m9npévnv érti 6npíov KÓKKIVOV,yéuov[ra] óvóuara Qui vidi una donna seduta sopra una bestia scarlatta, piena
BÁao<pnpíag, é'xwv KscpaÁdq énróc Kai Képcxrd Séxcx. 41<od r'] yvvr'1 ñv di titoli blasfemi, con sette teste e dieci coma. 4La donna era
nept|3€í3Mpévt1¡topcpvpoñv Kai KÓKKWOV Kai Kexpvowuévn.xpvoíw vestita di porpora e di scarlatto, indorata con gioielli d*oro,
Koa Áí0(p uuío_o mi papyapítarg, é'xovoa rtorr1p10v xpvooñv évtñ xapil pietre preziose e perle, con in mano un calice d,oro, pieno
aórñg yépov [35€Ávyuátwv mi tót &Ká60tptd rñg nopveíag cxótñq delle schifezze e delle immondezze della sua prostituzione.
17,2 Si sono uniti (énópveuoav) ‐ Il verbo del potere (Ger 51,7), mentre lsaia rimprove‑ lºaggettivo evoca piuttosto il lusso eil potere. 13,14; Lc 16,15), si riferiscea ció che non ha
nopveúw (di solito reso con <<prostituirsi») rava la cittá di Tiro di trescare con tutti regni 17,4 Indorata con gioielli d 'oro (¡cexpwwpévn alcun valore e suscita ribrezzo. Nel linguag‑
subisce unºinteressante variazione di si‑ della terra (Is 23,17) e il profeta Naum mí‑ Xpuoíog) ‐ Ridondante ¿:la sottolineatura gio bíblico, condiviso dallºApocalisse, que‑
gnificato. Nell'opera non e mai usato per naccíava Ninive per le sue tante seduzioni da dellºoro: il participio perfetto passivo di sto termine e usato soprattutto in rapporto
descrivere lºazione di una donna che si prostituta (Na 3,4). Giovanni fonde insieme xpuoów (<<indorare») descrive la donna tutta all'idolatn'a per designare ció che ¡: negativo
vende; <<prostituirsi» non & quindi la tradu‑ queste diverse immagini bibliche. coperta d,oro, simile al superbo principe di in ambito cultuale-religioso; conviene perció
zione adeguata. Esso indica invece il com‑ 17,3 Seduta sopra una bestia (Ka6np.évnv ¿ni Tiro nel lamento di Ezechiele (cfr. Ez 28,13). tradurlo con un'espressione volgare.
portamento di chi <<va con una prostituta». 6npíov) ‐ Dio &evocato spesso come <<Colui 11suo abito halo stesso colore scarlatto della Della sua prostituzione (rñg nopveí.m; aú1:ñq)
Secondo ¡ perñdi suggerimenti di Balaam che siede sul trono», il Cristo ¿:presentate bestia (forse per conformismo) ed ¿:confe‑ ‐ 13la lezione del codice Alessandrino (A).
e lezabel (cfr. 2,14.20), ¡ potenti di questo <<seduto su una nube bianca» (14,14) e <<se‑ zionato con preziosa porpora. In Vaticano greco 2066 (046) compare la va‑
mondo sono presentati come coloro che han‑ duto su un cavallo bianco» (19,11); invece, Con in mano un calice d'oro (¿xouoa riante rñr; nopveíag rf|q yñq ((da prostituzio‑
no approñttato della meretn'ce (cfr. 18,39). la donna ¿:caratterizzata come <<seduta su nor1ípwv xpuooñv ¿v rr] xsLpl aúrñc) ‐ Il ne della terra»), che sembra essere un errore
Si sona ubriacati (%u56ú00noav)‐ 11poema di una bestia». particolare deriva da Ger 51,7. di trascrizione. 11codice Sinaitico (X) ha 5130
Geremia aocusava Babilonia di aver corrotto Scarlatta (KÓKKLVOV) ‐ Richiama il rosso Schifezze ‐ 11termine Bóékuyua, tradotto in le due lezioni (nopveí.ag aúrñg mi. rf¡g yñq,
tutte le nazioni ubriacandole con lºidolatria (nuppóg) del drago in 12,3; in questo caso pero genere con <<abominio» (cfr. Mt 24,15; Mc <<1a prostituzione di lei e della terra»).
_ Ognuna di queste proposte interpreta un aspetto della grande immagine apocalit‑ la <<donna dellºAgnello» (21,9). 11simbolo richiama lºumanitá stessa, ovvero la
tica, con maggiore o minore aderenza al testo, senza pero mai esauríme la potenza persona o la natura umana, caratterizzata da situazioni e atteggiamenti diversi: pro‑
evocatrva. Per questo motivo, la ricchezza del símbolo e il suo valore universale prio sudí lei si concentra 1”azione divina per realizzare il suo mystérion (cfr. 10,7).
mducono a superare una precisa identiñcazione,in modo dagiungere aunsignificato L 'intr0duzione narrativa (17,1-3a). Un vistoso collegamento con ¡| precedente
talmente profondo da poter essere attualizzato da ogni lettore, in qualunque epoca vi‑ settenario delle coppe introduce lºangelo interprete che promette di mostrare al
va. Non ¿:una spiegazione disincamata o moralistica,ma intende collocare il simbolo veggente ((la condanna della grande prostituta». Essa viene caratterizzata da alcuni
nel grande quadro della st0n'a salvíñca, per evidenziare che con l'evento pasquale elementi descrittivi che sono unºantologia di allusioni scritturistiche (cfr. note a
Cristo hacambiato le sorti dell'umanitá. Partendo da fatti e situazioni concrete della 17,1-2). Lºattenzione é riservata alla donna in sé, non alla sua condanna; solo verso
ñne del [ secolo, il poeta‐teologo ha creato un'immagine nuova e mistica che, con la fine del capitolo l'angelo annuncerá la rovina della prostituta e accennerá alle
linguaggio profetico, evoca la corruzione dellºumanitá stessa, la quale tradisce il suo sue modalitá. A chiusura dell”introduzione conviene porre anche la prima parte del
Signore per fare alleanza con la bestia. Per questo Giovanni adopera lºimportante v. 3, in cui si narra unºazione dellºangelo che trasporta altrove il profeta, prepa‑
vocabolo <<mistero» (in greco, mystérion) alv. 5 e alv. 7: la condanna della grande randolo alla visione. La formula <<mi trasportó in spirito» costituisce unºulteriore
prostituta indica la rovina di ogni forza maligna che corrompe 1'umanitá (cfr. 2Ts inclusione tra la prima e la settima scena di questa serie in 21,10. Tra ¡ due quadri
2,7). E possibile riconoscereun legame narrativo e simbolico tra la <<donna» che nel il contrasto é segnato dal luogo simbolíco (<<deserto» in 17,3, <<monte grande ed
deserto era perseguitata dal serpente (12,14) e questa <<donna» che nel deserto ha elevato» in 21,10); in comune hanno, invece, la menzione dello <<spirito», come
fatto alleanza con la bestia (17,3): nell*ultima sezione (cc. 12‐22) si puó, pertanto, nei momenti signiñcativi dell,opera (cfr. 1,10; 4,2).
nconoscereun percorso simbolico che parte dalla donna del capitolo 12e, attraverso La visi0ne della donna (17,3b-6). La descrizione vera e propria, connotata dal
quella del capitolo 17, culmina al capitolo 21 con la terza figura femminile che ¿ racconto in prima persona del veggente, & inclusa dalla consuela formula (<<Vidi»)
APOCALISSE DI GIOVANNI 17,5 158 159 APOCALISSE DI GIOVANNI 17,9
5(mi érti ró ¡:téuronov aútñg 5vopa ysypappévov, pucm'1ptov, Ba|3va 5Sulla fronte un nome scritto, mistero, Babilonia la grande, la
TL].1€YQ?&I1, r|pn_mp to”av nopvd>v mi rá>v 65ávypárwv tñg yñq. ºmi madre delle prostitute e delle schifezze della terra. 6Vidi la donna
ei'50v mv yvvau<cx peBóovoav ¿:K toñ a'íp<xtoq t<I>v áyíwv mi éKroñ ubriaca del sangue dei santi e del sangue dei testimoni di Gesú.
a1poctgg ;L'Ó3V paptóptov 'Inooñ. Kai é9aópaoa i&bv aútñv 9a6pa péycx. Al vederla mi meravigliai molto.
7Koa eur5v por () óiyy£7t0q && tí é0aópaoac; €de épá) 001tó pvcm'¡ptov 7Ma Pangelo mi chiese: <<Perché ti meravigli? Io ti spiegheró il
tñq yvvcxu<óq mi toñ 0r1píov toñ Baorá(ovroq aútñv toñ Exovroc mistero della donna e della bestia che la porta, con sette teste
Edu; ém€x Kscpcx)t&g Kai tc'x 5ém Képar0t. 3Tó 6npíov 8 ei5€g ñv mi oúx e diecí coma. 8La bestia che hai visto era e non e e deve salire
eorw Kai péM£l ócvañaívew éKtñg ótñúooov Kai sig &nó)mcxv Únáya, dall”abisso, ma per andare in perdizione: gli abitanti della terra,
Kon 9avpaoºñoovrm oi Katomoñvteg éni tñc, yñg, ¿N 013 yéypanta1to il cui nome non e scritto nel libro della vita fin dalla fondazione
ó'vopa érd tó B_tBÁÍOV tñq Zwñc ómó mwBohñc Kóopov, B7lercóvrwv del mondo, si meraviglieranno al vedere che la bestia era e non
tó 0r¡píov 511r'1v Kai OÚK ͺ.'orw Kai napécrtou º¿)8£ ó voñq ó €xwv e e si presenterá. 9Qui (ci vuole) una mente saggia: le sette teste
oocpíow. Ai éntót Kscpa)xai ént€x 6pn sioív, 5nov ñ yvvf1 mºntar en” sono sette monti, su cui ¿:seduta la donna, e sono anche sette re.
17,5 Místero (uuorúptov) ‐‐ La formulazione raviglia grande». La ripetizione dello stesso dipendente da p.éMu (<<sta per andare»). La (5pn) e come <<re» (Baotleíg). Il riferimento
della frase non ¿:chiara; soprattutto ¿:ambi‑ concetto (anche al v. seguente) sottolinea ¡1 prima, essendo la lezione piu diñicile (lectio alla cittá di Roma ¿:parso evidente a moltí
guo il ruolo sintattico di questo vocabolo. tema dello stupore. d¿01cilior), sembra preferibile perché presenta e, forse, é voluto dall'autore stesso. Non la
<<Mistero» non sembra il nome della donna, 17,8 Era e non ¿ (ñv Kai oúK Zauv) ‑ un'espressione piú aspra, ma potrebbe anche donna pero, ma la bestia allude al potere di
bensi un'apposizione. Non si tratta pero di Lºespressione ricorda la ferita e la guarigione essere unºassimilazione al testo di 17,11. Roma. L'impero romano era infatti ai tempi
un semplice enigma incomprensibile, madi in 13,3.12.14 e determina un voluto contra‑ 17,9 Qui (ci vuele) una mente ((B& ¿)voñg) di Giovanni il detentore assoluto del potere
una realtá inerente al progetto divino (cfr. sto con la presentazione di Dio <<che &e che ‐ In modo sintetico si ripete una formula gia político: & ovvio che la comunitá pensi, in
anche 17,7). Oltre a queste due ricorrenze, era» (cfr. 1,8: ¿)(Bu mi ¿)ñv). Nellºinsieme incontrata in contesti analoghi (cfr. 13,1018; concreto, alla propria situazione. Ma & im‑
il termine compare nell,Apocalisse solo in si riassume il símbolo di 13,1-10 esi aggiun‑ 14,12); essa introduce una serie di enigmi probabile che l'autore voglia invitare a rico‑
1,20, per indicare il senso delle sette stelle, ge la certezza della sua distruzione. che gli ascoltatori/lettori devono cercare di struire l'elenco degli imperatori romani, per
ein 10,7, per annunciare il compimentodel Per andare ‐ 11codice Alessandrino (A) ri‑ interpretare, adattando il simbolo generale delineare un inutile schízzo storico. Tanto
<<mistero di Dio». porta il verbo all'indicativo presente (ímo'zyet, alla propria concreta realtá. piú che nel linguaggio apocalittico <<monti
17,6 Mi meravigliai molto (é9aúuxxoa 6añua <<va»), mentre il Sinaitico ( 8 ) e Vaticano Le sette teste (ai ¿m& Ked>alai) ‐ Sono e re» sono simboli consueti per designare le
ue'yu) ‐ A l l a lettera: <<mi meravigliai con me‑ greco 2066 (046) hanno l'infinito imáyew spiegate nello stesso tempo come <<monti» potenze angeliche.
con la ripetizione dell'oggetto (<<Ia/una donna»: 17,3b.6a). La vísione della donna ubriacato le nazioni (17,2), ma¿:l ei stessa ubriaca. Tuttavia la causa di tale ubriaca‑
non presenta alcuna azione, ma assomiglia allºesposizione di un'opera d,arte secon‑ tura non pub essere vista. Giovanni visualizza unºaffermazione teologica: la donna
do un consueto procedímento ellenistíco. Gia in 13,1 con un identico linguaggio, si &ubriacata di sangue umano. La realtá che ella simboleggia ha versato il sangue
era stata presentata e descritta una bestia (the'ríon) che ha ¡ medesimi elementi ca‑ dei santi ein particolare dei testimoni di Gesú (cfr. 16,6; 18,24). 1riferimenti storici
ratterístici (sette teste e diecí coma); nel corso della descrizione, inoltre, ritomano al giudaismo anti‐cristiano e alle persecuzioni romane non riducono la portata piu
anche altri importantipartic01ari, quali la prodigiosa ripresa della bestia dopo essere uníversale del símbolo. Con Iºimmagine della <<donna ubriaca di sangue», che mira
stata colpita, il seg:ito daparte degli abitanti della terra il cui nome non ¿:scritto nel intenzionalmentea suscitare disgisto, si raggiunge il vertice, a cui segue la reazione
libro della vita, liannuncio di una guerra edi una vittoria future. fi quíndi opportuno meravigliata di Giovanni. Pur essendo un classico nel genere apocalittico, l'insi‑
1eggere tale immagine in continuitá narrativa e attribuirle lo stesso significato: la stenza sulla meraviglia puó servire aevidenziare lo strano e grave cambiamento che
<<bestia che sale dal mare», supporto storico del <<serpente antico», costituisce il ha portato la donna del capitolo 12‐ custodita da Dio nel deserto ‐ aprostituirsi al
simbolo del potere politico corrotto. Il nome della cittá viene pronunciato soltanto potere, facendo alleanza con il nemico che prima la perseguitava.
al v. 5: e Babilonia, simbolo per eccellenza della superbia e del riñuto di Dio La spiegazione dell 'angelo (17,7-18). Lºintervento dellºinterprete consiste in
maestra dºinfedeltá e idolatn'a ñn dal principio (cfr. Gen 11,1-9). La descrizione un 1ungo discorso esplicativo che passa in rassegna cinque elementi evocntl in
della donna, partita in modo quasi realistico, si conclude con un puro simbolo. Una precedenza. Allºinizio l'angelo annuncia lºintenzione di spiegare ( ( Í I minero» (M
nuova formula di visione sottolinea lºultimo particolare descrittivo: non solo ha mystérion) relativo alla donna e alla bestia (17,7); poi nomina ¡ Vll'l MH1W|IH
APOCALISSE DI GIOVANNI 17,10 160
161 APOCALISSE DI GIOVANNI 17,16
aór6>v. Kai [SamÁeíq éntá eiow 1ºoi névrs é'rtsoav, 6 Sig é'cmv, ó &Moq 10Cinque caddero, uno c*é, l”altro non e ancora venuto e, quando
05_mo ñAG€V, mi 6tav é'?x9n óÁíyov aótóv 581ueívoa. “ m i tó 0r1píov
verrá, durerá poco. 11La bestia che era e non e, &lºottavo ed &
3 ñv Kai OÓK í‐íorw Kai aútóq 6y5oóc é0tw mi ex t(I>V éntót écmv,
uno dei sette, mava in perdizione. 12Le dieci coma che hai
mi de &n(í)?x£1av úno'cya. 12Kad tdi 5éxa Képata & ei5¿‐:q 5ém Baoúsíg
visto sono dieci re, i quali non hanno ancora ricevuto un
eíow, oi'twsg BamÁsíav oíínw €ÁaBov, ¿(MEX éíovoíocv (bg Baot?xeig
regno, ma ricevono lºautoritá regale per unºora soltanto
píav d')pav Áap[3ávovow pstót toñ 6r¡píov. “061701 uicxv yv<í>unv insieme alla bestia. 13Costoro hanno un unico progetto:
é'xovow Kai tñv 56vauw mi é€ouoíav aót(bv tq) 6npíc_o 6156aow. consegnare la loro forza e la loro autoritá alla bestia.
“05t01p£tó( toñ ótpvíov noÁswíoovow Kaitó ápvíov V1Krio£t aútoóg, 14Costoro combatteranno contro lºAgnello ma lºAgnello li
6t1Kóp10g Kupíwv éctiv Kai BamÁsbq BocmÁt‐Íwv Kai oi pat” aútoñ vincerá, perché e il Signore dei signori e il Re dei re e quelli
KÁntoi mi éKÁ€K'COÍ Kai motoí. 15Kad Aéyst por tóc í$8arcx & ¿Sa con lui sono chiamati, prescelti e fedeli». '5Poi mi dice: al
05 ñ nópvn Ká9ntai, Ácxoi Kai 6xÁ01 eioiv Kai é'6vn Kai y)td)ooou. canali che hai visto, su cui siede la prostituta, sono popoli,
“ m i tói 5éxa Képam &ei5€g Kai tó 8npíov 05t01utoñoovow tr)v folle, genti e lingue. 16Le dieci coma che hai visto 6 la bestia,
nópvnv Kai ñpnpwuévnv n01ñoovow aútñv mi yvuvñv Kai t&q proprio questi odieranno la prostituta, la lasceranno deserta
oápxaq aótñq (páyovrai Kai ocútñv mwmúoovow év nvpí. e nuda, mangeranno le sue cami e la daranno alle ñamme.
17,11E l'ottavo edé una dei sette (E'>yóoóq dei lettori sul pericolo di questo re, figura
voler profetizzare un simile avvenimento. 17,15 Popoli, folle, genti e lingue (Moi
¿onu m i ¿ K r ( í ) v ¿ m á ¿ouv) ‐ L e spie‑ simbolica e astratta, che evoca la minaccia 17,12 Le dieci corna (tá 6éKa Kép0ct0c)‐ La Kai 6x)…ot ei.aiv Kai %6vn mi. y l ó o o m ) ‑
gazioni storiche di questa frase ríschiano del potere sempre incombente, capace di spiegazione riprende Dn 7,24; ma il m o ‑ Originale ¿, in questo caso, l'uso di ñxlot
di ridurre il capitolo a una raccolta di in‑ sedurre e íngannare. IEanche possibile che dello viene adattato per signiñcare la bra‑ (<<folle»), che nelle formule analoghe (cfr.
dovinelli; conviene quindi ribadire che si attinga qui alle leggende popolari sul mosia del potere che asservisce gli uomini 5,9; 7,9; 10,11; 11,9; 13,7; 14,6; 17,15),
l*autore intende richiamare lºattenzione ritorno di Nerone (cfr. nota a 13,3), senza alla bestia. in genere, non compare.
17ó yótp 6£¿>g é'5wxev sig tótg mp5íotq aútá>v rtorñooa tñv yvd>unv 17Dio infatti ha messo loro in cuore di realizzare il suo
aútoñ mi norñoar uícxv yvd>unv Kai Señva1tf1v Bam?xsíav aóróv t d ) progetto e di realizzare l'unico progetto di consegnare
6npíw" axp1t£Á£OQY]GOVT… oi Aóyor t o v 6800. ” m i]i yvvn ñv ei55q il loro regno alla bestia, ñnché siano compiute le parole
é'orw ñ nó)uqn usyáMr| é'xovoa Bam?xsíavsrtl ubv Bam?xéwv tñq di Dio. 18La donna che hai visto e la cittá grande, che regna
sui re della terra».
198'Mstót ta6ta 5Í80v &Mov óíyyson xata[3aívovm ¿K1706 1 8 1Dopo queste cose, Vidi un altro angelo discendere dal
oópowoñ é'xovta ¿Eovoíav peyá)tnv, Kai ñ yñ é(pwtíoen éK cielo con grande potere e la terra ñ…1 illuminata dalla sua
tñq Sóf,nq aótoñ. 2Kai €Kpocíev év íoxvp6t cpwvñ Áéywv‑ gloria. 2Grido a gran voce:
é'neoev é'neosv Ba[3v?tcbv r'¡ usyáAn, Kai éyévsro Katomntñpiov <<E caduta, e caduta Babilonia la grande! E diventata covo
5a1povíwv mi <vaxñ rtthóq rtveóuatoq &Kd6áptov Kai di demoni, carcere di ogni spirito immondo, carcere dºo ogni
cpu)taxñ navróg ópvéov óma6áptov [ m i cpu)uxxñ rtthóq uccello impuro e carcere di ogni bestia immonda e odiosa.
6npíov ám6áptov] mi ueuwnuévov, 36m ¿xtoñ oi'vov toñ 3Poiché tutte le nazioni hanno bevuto del furioso vino della
Ovpoñ tñc; nopveíag aótñq nérthav návra t¿x ¿:'an mi oi sua prostituzione, i r e della terra con tale prostituta si sono
BaorÁeíq tñq yñc ust' aótñg énópvevoav Kai oi Eunopor tñq uniti e i mercanti della terra per la potenza del suo lusso si
yñq éKtñq 5vvo'zpewq toñ orpñvovq aútñq énÁoótnoav. sono arricchiti».
17,18 La cittá grande (¡1 nó)ug ñ ueyo'cln) ‑ Dio presenti nella realtá della storia umana, (cfr. Is 13,21; 34,11; Ger 50,39; Bar 4,35). cadutí»); entrambe queste forme pero non
Si evidenzia la corrispondenza della donna essa díventa l”immagine dell'orgoglio uma‑ 18,3 Hanna bevuto ‐ La lezione nénwmxv danno signiñcato plausibile.
con la cittá per antonomasia. Questa spiega‑ no in genere, che domina tutti i re della terra (indicativo perfetto attivo terza plurale del Carcere di ogni… (dmluxñ nuvróg...) ‐ La
zione ¿:spesso intesa come l'identiñcazione e produce strutture dí morte. verbo nivw, <<bere») ¿:preferita dai filolo‑ ripetizione dell'espressione ha creato diffi‑
della donna con Roma, ma l'intero tessuto 18,2 E caduta Babilonia (éneaev Bañukuív) gi, sebbene sia testimoniata da pochi codi‑ coltá agli antichi copisti e ci sono diverse
simbolico pare indirizzare a un'interpreta‑ ‐ Uautore elabora vari modelli: lºannuncío ci minuscoli e tardivi (1828, 2321, 2329). varianti nei manoscritti. [ codici Alessan‑
zione molto piu ampia. <<Che regna sui re» solenne della caduta ¿:ripreso da Is 21,9 I piu antichi codici invece ríportano forme drino (A), Sinaítico (R) e di Efrem riscritto
(Bautleíav ¿nl r ( í w Baothéwv) non ¿ solo mentre la presentazione della cittá ridotta del verbo ninrw (<<cadere»): lºAlessandrino (C) hanno solo due volte l'espressione, ma
indizio di imperialismo: infatti, se Babilonia a una massa di rovine e abítata da animali ( A ) ha nénwmv (<<é caduto») e il Sinaíti‑ il primo omette la menzione degli uccelli, gli
símboleggia il potere del male e l'infedeltá a selvatici dipende da diversi passi profetíci c0 (N) riporta il plurale nentu')motv (<<sono altri delle bestie.
secolo: ¡] potere politico corrotto, con cui la donna aveva trescato, ¿:divenuto La caduta di Babilonia, tema di tutta la sezione, era giá stata annunciata dal
strumento per il <<compimento» (verbo teléó; cfr. 10,7) delle divine parole. La secondo angelo nel settenario che precedeva le coppe (14,8); ¡| secondo angelo
storia resta saldamente nelle maní di Dio, anche se sembra dominata dal potere riprende ora lo stesso annuncio e altre voci si aggiungono alla sua per commen‑
bestiale: la bramosia di potere, pur opponendosi allo stíle di Dio, finisce tuttavia tare l'evento; tra questi due annunci sta Pevento in sé, evocato al versamento
per realizzare il suo stesso progetto. Tutto tende al compimento della rivelazione della settima coppa (16,19). Questa scena si divide in tre parti: a) proclama
divina. Quindi l'immagine apocalittica non si ferma a <<una» vicenda storica, parla della caduta di Babilonia (vv. l‐3); b) invito ad abbandonare la cittá (vv. 4-8);
piuttosto della situazíone di ogni uomo in ogni tempo e, per questo motivo, puó 0 ) lamento corale sulla sua rovina (vv. 9-20). Nel c o m p o r t e questa sezione,
avere unºinñnitá di applicazioni concrete. Giovanni si e ispírato ad alcuni poemi anticotestamentari e neha tratto immagini
18,1‐20 L 'annuncio e il lamento e formule signiñcative.
La comparsa di un altro angelo, unita alla formula abituale di transízione, segna Annuncio della caduta di Babilonia (18,1-3). La discesa di un angelo possente
lºinizio di una nuova scena, non piu descrittiva ma lirica. Uinizio della nuova scena ¿: indica un benevolo intervento rivelatore di Dio: il suo arrivo, infatti, rischiara la
segnato daformule consuete. In particolare l'immagine dellºangelo che scende dal cielo terra, come il rítorno della <<gloría» nel tempio ricostruíto (cfr. Ez 43,2); egli pro‑
fa inclusione tra questa seconda scena ela sesta (20,1) che inizia in modo molto simile. clama la fine di Babilonia con un mosaico di citazioni profetiche (cfr. note).
APOCALISSE DI GIOVANNI 18,4 164 165 APOCALISSE DI GIOVANNI 18,10
4Kari ñxovoa ¿ Í a n <pwvñv éK toñ oópavoñ Áéyovoav‑ 4Poi udii unºaltra voce dal cielo che diceva:
é€éÁ0ate ó Áaó'g pou ¿¿orótñg i'va ur'] ovyxowwvñonrs toríq <<Uscite, popolo mio, fuori da lei per non essere partecipi dei
áuaptíoaq aútñq, Kai éKtG)V 1Úmyáw aótñq i'vor pr'1Áá[3hts, suoi peccati e non subire ¡ suoi castighi, 5poiché ¡ suoi peccati
56t1éxoMñ9noav orótñq ai ótuaptía1&xp1toñ oúpavoñ Kai si sono accumulati fino al cielo e Dio tiene conto delle sue
éuvnpóvsvosv ó Gsóq tór &Smr'¡uatcx aótñq. ºóut680t5 (XÚtñ (bg Kai iniquitá. 6Rendetele quanto vi ha dato, restituitele il doppio
aútñ áné5wx_ev Kai 8mÁd>oats tó: 511Úx5( K(XtÓ( tdt é'pya aótñq, év per le sue azioni, nel calice in cui ha versato versatele il
t(í) nompí(p of) éxépaoev xspáoats <XÚtñ 5mÁoñv, 760a é56€owsv doppio. 7Tutto ció che ha speso per la sua gloria e il suo lusso,
aórñv Kai é0tpnvíaosv, toooñtov 56te (XÚtñ Baoav10póv Kai restituiteglielo in tanto tormento e lutto. Poiché dice in cuor
név60q. ó'tt év tñ de5íc_x aótñg Á£'y€t ¿Su Ká6npat Baoí?uooa Kai suo: “ l o siedo regina, vedova non sono e lutto sicuramente
xr'1pa OÚK siui Kai név60c of) ur) i'8w. 88161 toñto év uuíc ñps'pqc non vedró”; 8perció, in un solo giorno, verranno ¡ suoi
ñ£ovow ai nMyai aútñg, Bávaroc Kai név60q Kai )uuóg, mi év castighi: morte, lutto e fame; sara data alle fiamme, poiché
tmpi Kataxdu6úc&tdr, c'íti ioxvpóq Kópioq ó Geóg ó Kpívqu aótrív. forte ¿:il Signore Dio che l'ha giudicata».
9Keri Maóoovow mi Kóil)0thi én' aútñv oi Baoúsíq tñq yñg oi 9Piangeranno e si batteranno il petto a causa di lei ¡ re della terra
p£t' aótñq nopveóoavreq Kai orpnv1áoavreg, 5ttxv 6Áénwow 'EÓV che con tale prostituta si sono uniti e sono vissuti nel lusso,
K(XT[VÓV tñg rtvpd>oewq aútñg, 1ºómó uompóGsv éotm<óteg && tóv quando vedranno il fumo del suo incendio. 10Da lontano per
<pó[30v tOÚ [Saoavrouoñ aútñq Áévovreq paura del suo tormento dicono:
oóai oóai, ñ nó)ugñ p£yáM, <<Oh, sventurata! grande cittá,
Banhtbv ñ nó)uq ñ ioxvpá, Babilonia, forte cittá,
5t1uu? ¿ópq ñÁ6£V ?]Kpíoig oov. perché in unºora sola e giunto il tuo giudiziol».
18,4 Uscite, popolo mio (¿Eé16ate ¿) laóc; imperativo aorísto ¿Eé19a'ce si trova anche riconoscibile nel racconto del castigo di So‑ 18,6 Rendete (ánóóote) ‐ ll secondo co‑
pou) ‐ L”uso del nominativo come vocativo in 2Cor 6,17. L”idea dellºuscíta da Babilo‑ doma (cfr. Gen 19,12-13 L X X ) & cui allude mando riprende da vicino formule antico‑
e consueto, mentre rispecchia un'abitudine nia e desunta da Is 48,20; 52,11 e dal poe‑ Faccenno ai peccati che raggiungono il cielo testamentaríe come quelle di Ger 50,15.29,
ebraica lºutilizzo di un verbo plurale con ma dí Geremía piú volte citato (Ger 50,8; (v. 5: ¿K0Mñ9noav aútñc ai. &paptiat &xpi presenti anche nel Sal 136,8 ( T M 137,8) 6
un nome singolare collettivo. La forma di 51,6.9.45); tuttavia il suo prototipo bíblico ¿: m i ) oúpavoñ; cfr. Gen 18,20-21). adoperate pure in 2Ts 1,6.
Invito ad abbandonare la cittá (] 8,4‐8). Un'altra voce intona una nuova strofa glorioso e decaduto, una parabola della vicenda umana, riprendeva molti altri ora‑
del poema; ¡1tema & indicato da un duplice imperativo: <<uscite» e <<rendete». Il colí che annunciavano interventi divini contro la tracotanza e I'infedeltá di lsraele,
primo comando riguarda la distinzione del popolo di Dio rispetto alla cittá pecca‑ sposa di YHWH (cfr. Os 2,3-25). Giovanni riprende le stesse immagini e gli stessí
trice, in modo da non partecipare alla sua condanna, mentre il secondo riguarda la generi letterari per rinnovare l'annuncio dí un'azione divina contro l'umanitá pec‑
retribuzione del male e la punizione dellºarroganza umana che si mette al posto di catrice. Un ritomello di lamento (vv. 10.16.19), introdotto da un duplice <<guai»,
Dio. Si celebra qui ció che era stato annunciato al versamento della settima coppa ¿:tradotto con <<Oh, sventurata!», perché esprime compianto e commiserazione,
(16,19): Babilonia &punita per le sue <<iniquitá» (in greco, adikémata: v. 5), mentre non minaccia. Tale ripetizione permette di indíviduare tre strofe intonate da cori
Gerusalemme sará rivestita di <<opere che rendono giustí» (in greco, dikaiámata: diversi: prima i re della terra (18,9-10), poi i mercanti della terra (18,11-l 7a), inline
19,8). La causa della severa punizione ¿:indicata anche nell'orgoglio con cui la i marinai (18,17b-20). La prima strofa, piu sintetica, presenta gli elementi che si
simbolica Babilonia si &messa al posto di Dio (V. 7): con una citazione di Is 47,7-9 ripeteranno anche nelle altre due: gli spettatori si fermano lontano, piangono e si
viene espresso il superbo pensiero di chi si sente sicuro e invincibile. lamentano, commiserando la sorte della grande cittá. I re celebrano soprattutto la
Lamento corale (18,9-20). Questºultima parte del poema assume la forma dí potenza della cittá, qualiñcata come <<forte»; tuttavia &giunto per lei ¡] <<giudizio»
lamento e si ispira alle composizioni di Ezechiele sulla caduta della cittá di Tiro e di condanna e si stupiscono per la sua fine <<in unºora sola». Nonostante lºinflusso
del suo orgoglioso re (Ez 26‐28). Il profeta, indicando nella vicenda del re di Tiro, di Ez 26,1‐6‐17, il linguaggio ¿:típicamente giovanneo.
APOCALISSE DI GIOVANNI 18,11 166
| 67 APOCALISSE Dl GIOVANNI 18,17
Í/1Kaixoi €u1topor tñq yñq Maíovow Kai rtstoñow ért' aútr1v, "Anche ¡ mercanti della terra piangono e gemono su
ºtr rov yóuov aórdw oúó'sig dyopo'zíet oúxén 12yóuov xpvooñ di lei, perche' nessuno compera piu la loro mercanzia,
K a l aoyópov i<od Áí60v t1uíov Kai uapyap1t<ñv Kai Bvooívov K0d
12mercanzia d”oro, d,argento, di pietre preziose, di perle,
nopcpv_pac K o n mpu<oñ Kai KOKKÍVOU, Kai n6cv Eú?xov 96'ivov Kai di lino, di porpora, di seta e di scarlatto; ogni tipo di legno
náy oxsñog éÁscpávrwov mi miv oxsñog éK EúÁov trutwtátov profumato, ogni oggetto dºavorio, ogni oggetto di legno
¡sou xaÁxoñ Kai 015ñpov Kai uapuápov, 13Kaixtvváuwuov Kai pregiatissimo, di bronzo, di ferro, di marmo; 13cinnamomo,
gpwpov Kai 6vu1áuam mi uópov Kai Aí[3avov Kai oivov Kai cardamomo, profumi, unguento, incenso, vino, olio, ñor di
eÁa10v Kai oeuí5a?uv mi oírov Kai Ktrivn K0d npó[3ata, Kai farina, frumento, bestiame, pecore, cavalli, cocchi, schiavi
i'mtcov Kai ós&bv Kai owuárwv, Kai vax¿xq órv6po$rtwv. e vite umane:
"K£Xi ¡] ónd)pa cov tñg ém€vuíaq tñg ¡pvxñc ómñÁ6€v ómó l4<<Il frutto della tua bramosia sene &andato date,
000, tutte le cose lussuose e splendíde sono perdute per te
mi návta tÓ( Átnapóc Kai tá Áaunpóz ócmí>Ásto ócrtó 006 e non le troveranno mai piu».
mi OÚKé'CI of) uf] aúrót sópñoovow. '5I mercanti di queste cose, che si sono arricchiti grazie a
150ié'unopor 'COÓth oi n?tovrúoavreq óm' orótñq &nb uaxpó€ev lei, da lontano per pauta del suo tormento piangeranno e
crnoovw1&& 'L'ÓV (póBov tof> Baoakuoñ aútñq Maíovreq Kai faranno lutto:
rtev606vreq 16Aéyovreq 16<<Oh, sventurata! grande cittá,
oóai oúaí, ñ nó)ng ?]usyá?xn, vestita di lino, di porpora e di scarlatto,
r'¡ nsptBs‐:6Ánuévn Búoowov Kai nop<pvpoñv Kai KÓKKIVOV indorata con oggetti d,oro, di pietre preziose e di perle,
K$1K€vaºwpévn [év] xpvoítp K(X1ÁÍ90_.) tlpí(p Kai uapyapítr], 17perché in un”ora sola fu ridotta a un deserto la ricchezza si
Í7on un? (í')p<_x ñpnud>6n ¿) tºooñt0c nÁoñroq. .
grande!».
Kat mig KuB€pvñtng Kdi1tdg 6 ¿ni tónov nÁéwv Kai vañtoa Ogni comandante di nave e ogni passeggero diretto da qualche
18,17 Fu ridollaaun deserto‐L'indicativo fa alleanza con la bestia (17,3). Il ritomo lºespressione ricorre insieme a Kulkpvúmg
serto» (Mt 23,38: Epnuoq). Nella tradizione
aoristo f]pnu(ó9r| dice un,azione compiuta a questo 1uogo desolato e per gli antichi (<<comandante»), vañtat ((<marinai») e Boºt
apocalittica e 1*idolo a essere qualiñcato
e, in quanto passivo, evoca un intervento profeti un segno primario del giudízio di thu 9á)uxocav épyá€ovrat (<<quelli che lavo‑
come <(schifezza» che <<rende i1 tempio un
divino (ritoma in 18,19). Deriva inoltre da Dio sul popolo infedele (cfr. Os 2,5.16); rano per mare»), si pub comprendere come
deserto» ( M t 24,15; Mc 13,14; Lc 21,20: 178)
%pwog (<<deserto») che indica un luogo dí la stessa idea (e la medesima terminolo‑ una designazione dei <<passeggeri» di una
Bóékuyuoc 'tñc; épnuóoewg).
grande importanza; e nel deserto, infatti, gía) ricorre anche nel NT, laddove Gesú, nave. La stranezza della formula ha causato
Ogni passeggero diretto da qualche par‑
che la <<donna» &protetta da Dio (12,6.14), rímproverando Gerusalemme che uccíde i variazioni testuali, perché ¡ copisti hanno
te (rr&<; ¡) ¿nt rónov nkéwv) ‐ Alla lettera:
ma ¿ anche nel deserto che la prostituta profeti, annuncía che il templo resterá <<de‑ cercato in vari medi di chiarire l'immagine,
<<Chiunque naviga verso un luogo». Poiché
La seconda strofa & molto piu ampia e sviluppa, prima del lamento vero causa di tutti i problemi. Lºoggetto del desidero 'eil lusso e l*abbondanza di
e propno, il motivo del lusso e della ricchezza. Il dolore dei commercianti cose (cfr. Ez 27,12.13.22.36): perció il lamento dei mercanti riguarda la ric‑
& dovuto, soprattutto, alla perdita di un ottimo cliente (cfr. El 27,36), come
chezza della cittá (cfr. 17,4) e sottolinea proprio lo stupore per il fatto che tanta
lasc¡a intravedere Peienco abbondantissimo dí oggetti commerciali nei vv.
opulenza sia divenuta, all'improvviso, un deserto. Nella terza strofa ritoma la
12‐13 (cfr. Ez 27,12-25). Al contesto letterario originale del brano di Eze‑
demanda blasfema (cfr. 13,4) che intende collocare la grande cittá al posto di
chiele sono dovute le immagini commerciali e marinare, che non hanno un Dio stesso. Il lamento della gente di mare dípende ancora dal modello bíblico
particolare valore simbolico per la situazione a cui fa riferímento lºopera. 11
(cfr. Ez 27,27 -30) e ripete la medesima delusione: nonostante la ricchezza, la
v. 14 identifica nella <<bramosia» (o <<concupiscenza», in greco epithymía) la
cittá e divenuta un deserto.
APOCALISSE DI GIOVANNI 18,18 168 169 APOCALISSE DI GIOVANNI 18,21
sosú£uendo ¿111 161101) (verso un luego) con nópvnc); prima del lamento corale (18,8) ¿ un oggetto diverso rispetto al modello che antico: 12,9; la bestia dalla terra: 13,14).
altre formule: ¿nl tiíw nloímv (<<sulle navi»), stato celebrate Dio <<che l*ha gíudicata» (ó ricorre in Ger 51,63-64; 1'idea di una ma‑ Sará scaraventala (Bkn6úoetat) ‐ 11 verbo
¿ni TI'ÓVTOV (<<sul mare»), én't tóv notaubv Kpivag aórñv); ora si riprende la stessa idea cina che sprofonda in mare pub dipendere indica una violenta eliminazione; ¡| passivo
((<sul Hume»). con un'espressione piu complessa: Dio ha dalla formula che leggiamo in Es 15,10 ma accomuna Babilonia alla grande montagna
18,20 Santi (oi &yL0L) ‐ Sono gli uomini di gíudicato la cittá. richiama pure i detti evangelici sulle scan‑ della seconda tromba (8,8), al drago satanico
Dio,speciñmti come ómócto)tot Kal rrpod>frtaL 18,21 Un angelo (Gig é'zyyslog) ‐ L'uso ple‑ dalo (cfr. Mt 18,6; Mc 9,42; Lc 17,2), in (12,9. 10.13), alle due bestie ( 19,20),al diav'o‑
(<(apostoli e profeti») per comprendere in onastico di sig (<<uno») costituisce un col‑ cui Gesú prospetta paradossalmente questa lo (20,10), alla morte (20,15) e a coloro che
genere gli inviati di Dio, vittime della cittá‑ legamento con 19,17 (¿va &yyelov), dove sorte come migliore rispetto allºazione di non sono scritti nel libro della vita (20,15).
prostituta. si presenta un altre angelo che compie un scandalizzare una persona debole. In real‑ In quanto personiñcazione dell'umana cor‑
Dio c o n il s u o giudizio ha rivendicato ¡ vo‑ gesto simbolíco. Nella struttura complessiva tá, lºangelo spiegherá che la condanna di ruzione, Babilonia appartiene al mondo de‑
s t r i diritti (¿xptvev ¿)Geóc tb xpíua buóv) della sezione introducono la terza ela quinta Babilonia ¿ stata causata dalla sua opera moníaco destinato alla distruzione.
‐ ln 17,1 I'angelo aveva di fatto annunciato scena, che si richiamano tra loro. di inganno (énluvñ6noav) verso tutti ¡ po‑ Non la si troverá pií4 (013 un ebpe€ñ 'éu) ‑
<<la condanna della prostituta» (tó Kpiua tñc, Macina (uúltvov) ‐ ll gesto simbolíco ha poli (18,23; cfr. lezabel: 2,20; il serpente L'immagine deriva da Ez 26,21.
L ultimo versetto (v. 20) non appart1ene p i u al lamento der marmar, ma ¿ pr1v0 18,21-24 Il gesto simbolic0
di inquadramento narrativo: si tratta di un frammento lírico che esce dal precedente La presenza di un terzo angelo 'eindizio strutturale per segnare lºinizio di una
schema letterario ed evidenzia la funzione corale interpretativa. Sembra quasi un nuova breve scena. La composizione ¿:evidente: un altre angelo riprende ¡ motivi
intervento della stessa comunitá líturgica che celebra l”evento in cui Dio ha fatto precedenti, commentando liricamente un,azione simbolica di carattere profetico.
giustizia. Lºinvito alla gioia riprende lºinno di vittoria che aveva interrotto la vi‑ Si tratta, infatti, di un gesto simile a quello ordinato da Geremia a Seraya: leg‑
sione della caduta di satana (cfr. 12,12); anche in questo caso personaggi celesti gere il rotolo contenente il poema contro Babilonia e poi gettarlo nell'Eufrate.
sono invitati a gioire per lºintervento dí Dio contro il male. dicendo: <<Cosi affonderá Babilonia!» (Ger 51,60-64). Al gesto segue una strofa di
APOCALISSE DI GIOVANNI 18,22 170 171 APOCALISSE DI GIOVANNI 19,1
18,22 Di alcuna professione‐ La precisazí0‑ del brano apocalittico e sembra alludere me‑ guinaria ha radici nell'AT (cfr. Ez 24,6-9) quinto sigillo (6,10), nella terza coppa
ne náonx; réxvng (% documentata nei codici di taforicamente alla relazione tra Dio e Israele: e conosce sviluppi signiñcativi nel N T, in (16,6) e nella descrizione della prostituta
Efrem riscritto (C), Porñriano (P) e Vaticano il dialogo tra ¡ due cessa, perché la sposa é cui si attribuisce ad alcuni perversi espo‑ Babilonia (17,6); ritomerá ancora nel canto
greco 2066 (046); manca invece nel Sinaiti‑ divenuta "prostituta e ha rotto la relazione. nenti del giudaismo la colpa di uccidere ¡ che segue (19,2).
co ( 8 ) e nell'Alessandrino (A). Ma nel finale, dopo aver presentate la no‑ profeti (cfr. Mt 23,37; Lc 13,34; At 7,52; 19,1Alleluia (&)…Anlouíá) ‐ La traslitterazio‑
18,23 La voce dello sposo e della sposa vitá della <<sposa», ritornerá questo dialogo 1Ts 2,15) e sulle autoritá giudaiche si fa ne in greco dell'espressione ebraica halºlú‑
(dxovñ vuwbíou Kal vúu4>ng) ‐ Proprio questa nuziale (cfr. 22,17). ricadere <<tutto il sangue innocente versato ' yáh (<<lodate Dio»), ¿:unica nel NT e deriva
espressione, che ricorre tre volte in Geremia 18,24. In essa fx trovato sangue (¿v aúrñ sopra la terra» (cfr. Mt 23,29-36; Lc 11,47- direttamente dall'uso liturgico giudaico
(Ger 7,34; 16,9; 25,10), costituisce il vertice aiua...eúpé9n) ‐ Il motivo della cittá san‑ 51). Lo stesso tema si ¿:giá presentate nel adottato dalla comunitá cristiana.
commento in cui, con abilítá letteraria e poetica, lºautore insiste sulla ripetizione una glossa esplicativa, di un intervento interpretativo dellºautore per caratterizzare
(sei volte) della formula <<non... piú», per evidenziare la conclusione della vita piu fortemente la causa della distruzione e introdurre il tema che segue: lºazione
cittadina, camtterizzata da varíe relazioni. Le immagini, scelte con cura, sono divina, infatti, rappresenta il giudizio sul sangue versato dal potere corrotto (19,2)
tratte quasi tutte da carrni profetici (cfr. Is 24,8; Ez 26,13), ma 1'idea ispiratrice esi realizza, paradossalmente, proprio nello spargimento del sangue dellºAgnello
sembra derivare dalle insistenti immagini con cui Geremia (Ger 7,34; 16,9; 25,10) (cfr. 5,9; 7,14; 19,13).
annunciava lºintenzione divina di far cessare ogni vita nella cittá di Gerusalemme; 19,1-10 Intermezzo lírico
originale ¿ il richiamo all,assenza degli artigiani. La fine della cittá corrotta viene La serie si interrompe dopo la terza scena, cosi come giá in 14,3 (terzo angelo)
imputata alla <<magia», che ¿:deformazione della religione, pretesa illusoria e de‑ e in 16,5-7 (terza coppa). La parentesi celebrativa &particolarmente estesa e si
moniaca di avere un dominio su Dio. In tal senso Babilonia <<si e prostituita», ha divide in due parti principali: un inno di lode e un dialogo didascalico.
deformato la relazione con Dio divenendo, cosi, strumento satanico per ingannare Il canto dell 'Alleluia (19,1‐8). Il poema viene cantato da una folla numerosa,
il mondo. L'ultimo versetto n o n si rivolge piú alla cittá caduta; si tratta piuttosto di probabilmente da identiñcare con il grande coro dei salvati (cñ'. 7,9); costruito
APOCALISSE DI GIOVANNI 19,2 172
173 APOCALISSE Dl GIOVANNI 19,5 .
6 1v ( ,, u ( ( !
Koa m<ovoa wc cpwvñv ox?xov noMov mi me <pwvñv 05atwv 6Udii poi come una voce di folla numerosa, simile a voce di
¡ t o n v K a l wc cpwvñv Bpovrwv wxvav Áeyóvrwv
-v ! ( a. , aw
19,6Símíle a voce ‐ L”espressione dx; d><ovúv, del pronome <<di noi» (ñp.(í>v) dopo ¿ Seóg. ste bianca; tuttavia non cºé un semplice so‑ (<<giustiñcare»), che esprime lºazione causa‑
ripetuta per tre volte, serve per rimarcare i 19,7 Sono giunte (ñl€ev) ‐ Lºuso di questo stantivo (come in 6,11), ma la proposizione tiva legata allºaggettivo ¿[Katog (<<giusto») e
paragoni che descrivono la voce della folla verbo con un soggetto astratto (il giorno, lºira, finale con il verbo neptBállm (<<vestirsi») indica l'effetto di un atto di giustizia. Nella
(cfr. 7,9; 19,1). Si tratta di due simbolismi lºora, il giudizio) ritoma piú volte, e descrive mette in rilievo l'azione del destinatario, re‑ Settanta 6LKatoópata ¿-unito in genere a Dio
anticotestamentari, gia adoperati per presen‑ sempre lºintervento decisivo di Dio nella sto‑ so, in questo modo, capace di compiere una per indicate i suoi <<decreti», cioé le giuste
tare il canto dei centoquarantaquattromila ria (cfr. 6,17; 11,18; 14,7.15; 18,10). particolare operazione. Lºabito della sposa e prescrizioni divine (cfr. Ap 15,4). Ma qui &
(14,2), abitualmente riferiti a Dio stesso: le La sua donna (ñ yuvh aúroñ) ‐ Il termine immagine che deriva da Is 61,10. unito a <<i santi» e non ¿ possibile tradurre
molte acque (cti-. Ez 1,24) e i moni potenti yuvñ (<<donna») e usato come símbolo im‑ Lino ‐‐ Il greco Búoowog indica il ( d i n o finis‑ come genitivo soggettivo ( ( i decreti dei san‑
(cñ'. Es 19,16.19). portante nell'Apocalisse per la figura del c. simo», tessuto che caratterizza ¡ celebrantí ti»; in genere si dáathaw'rpam il senso di
Ha instauraro ¡! suo regno (¿Bow i.).euoev) ‐ II 12, per Babilonia (c. 17) e poi per Gerusa‑ della celeste liturgia (15,6) e i cavalieri che <<opere giuste», che pero non appartiene al
verbo Baotkíx.) (<<regnare, essere re») all”ao‑ lemme (21,9); conviene conservare anche accompagnano <<la parola di Dio» (¿ Aóyog vocabolo. La soluzione proposta, anche se
risto ha valore ingressivo e descrive Finizio in questo caso la traduzione <<donna» per t o i ) 6eoñ, 19,13‐14); esso ha lo splendore un poº ardita, valorizza il senso causativo
dell'azione. ll motivo teologico del canto ¿ sottolineare il collegamento tra le tre figure (Aaunpóv) della gloria divina e la purezza del sostantivo e intende il genitivo come
dunque lºinaugurazione del regno. simboliche. Si traduce invece con <<sposa» il (m9apóv) necessaria per il grande incontro. oggettivo (letteralmente: ( d e giustiñcazioni
”Signore, il nostm Dio (Kópt0g ¿)Sabe [fpuñv]) termine vuucbñ (21,29; 22,17). Le opere che hanno reso gíusti ¡ santi (tdt dei santi»): si tratterebbe dunque delle opere
‐ [ codici antichi testimoniano molte va‑ 19,8 Le fu concesso di vestirsi (éóóºn aúrñ óu<auóuara rG)v áyíwv ¿orív) ‐ La spiega‑ che hanno reso giusti ¡ santi, conriferimento
rianti sul nome di Dio in questa frase for‑ 'íva 1TEpLBOÍÁT)UXL) ‐‐ Il passivo divino indica zione del símbolo del lino non éevidente. ll all”intervento divino che, in Cristo, ha <<giu‑
mulare; é soprattutto incerta la presenza che & Dio ad aver concesso il dono della ve‑ sostantivo 6LKaí(ouu deriva dal verbo 5LKocióm stiñcato» Fumanitá.
chi hail timore di Dio. La quinta (vv. 6-8), infine, corrisponde in modo inclusivo Lºintervento escatologico dellºAgnello divino, dunque, distrugge ¡| mondo cor‑
alla prima: & la stessa folla numerosa che íntona il canto e, in opposizione alla rotto e fa passare l'umanitá (la donna) dalla condizione di <<prostituta» a quella di
rovina della prostituta, l”oggetto della celebrazione riguarda la preparazione della <<sposa», rendendola capace di un*autentica comunione con Dio (le nozze).
sposa. II canto &giustiñcato da due cause: Pinaugurazione del regno messianico, Lºultima parte del v. 8 e una nota esplicativa: lºabito che alla sposa & dato di
che rimanda allºinno della settima tromba (cfr. 11,17), e la celebrazione delle indossare pub essere riconosciuto come lºeffetto della redenzione operata da Ge‑
nozze tra lºAgnello e la <<sua sposa», tema che occuperá lºultima sezione (cfr. 21,2; si1 Cristo, che ha messo lºumanitá nella giusta relazione con Dio. Lc <<opere che
21,9‐22,5). Lºinvito alla gioia del v. 7 (<<rallegriamocí ed esultiamo») riprende alla rendono giusti i santi» (greco, dikaió'mata), identificate con l'abito della sposa, si
lettera la formulazione, nella Settanta, dí Sal 117(118),24 che celebra il giorno del contrappongono alle <<iniquitá» (greco, adikémata) della prostituta (18,5): perció,
Signore. Il collegamento e importante per il riferimento aun giorno speciale fatto in contrapposizione alla <<condanna» della prostituta (19,2), si potrebbe parlare
da Dio (cfr. 1,10): in esso si riconosce l'evento decisivo della Pasqua in cui Gesú di <<assoluzione» della sposa, intendendola come azione divina che redime dai
si &rivelato come Signore per il mondo intero e come sposo per la sua comunitá. peccati, donando una nuova e buona possibilitá di relazione.
APOCALISSE DI GIOVANNI 19,9 176 177 APOCALISSE DI GIOVANNI [9,12
ºKai Áéy€1 por ypo'nl)ov- pon<áptor oí eíq tó ¿sínvov toñ yáuov 9Emi dice: <<Scrivi: Beati coloro che sono stati invitati al
toñ ápvíov xsxÁnpév01. K(X1ÁéY€l por 05t01oi Áóyor áAn61voi banchetto delle nozze dellºAgnellol». Allora mi dice: <<Queste
toñ 0506 €íow. lºxai é'neoa é'p1tpooºev t á ) v rro&bv aótoñ parole di Dio sono veritiere». 1010 mi prostrai davanti ai suoi
npooxvvñoar (XÚIC_Í). mi Áéysr por ¿Spa pr'r oóvñovkóq 0013 si… piedi per adorarlo, ma egli mi dice: <<Bada di non (farlo)!
mi td>v áóeÁcprbv oov raw éxóvrwv tñv paptvpíav 'Inoofr to?) Io sono servo come te e come i tuoi fratelli, che hanno la
esq) npooxóvnoov. ñ yórp paptupía 'Inooñ éotw to rweñua tñg testimonianza di Gesú. Dio devi adorare». La testimonianza di
npo<pnteíac. Gesú ¿:lo spirito della profezia.
“Kai si¿ov tóv oúpavóv ñvscpvpévov, Kai í50f) i'rtrtoq Ásvxóq 11Poi vidi il cielo aperto e un cavallo bianco: il suo
mi ¿ Ka6ñpsvoq én' aóróv [Ka)toópsvoq] matóq Kai &Án6wóq, cavaliere si chiama <<Degno di fede» e <<Verítiero»,
Kai év 5u<a100óvn Kpívet Kai noksusí. “ o i 5é ó<pGaÁuoi aótoñ con giustizia egli giudica e combatte. 12I suoi occhi sono
[dig] <pÁó£ nvpóq, mi ¿ni tr'1v Ks<pa)xñv aótoñ 51a5ñuata come ñamma di fuoco e sul capo ha molti diademi,
noMá, ¿:'wa 6voua yzypcxupévov 8 oú¿sic 0185v si pñ aótóq, con un nome scritto che nessuno conosce se non lui.
19,9 Beati coloro che sono stati invitatí medíatori della legge divina (cfr. At 7,53; 19,11 ll cielo aperto ‐ Il participio perfetto moni anche sein posizioni diverse; forse si
(¡mxápwr oí… K6Klnuévm) ‐ La parabola Gal 3,19; Eb 2,2). Lo stesso insegnamento passivo ñve<pypévov sottolinea come il cielo tratta di un'aggiunta chiariñcatrice.
evangelica degli invitatí (cfr. Mt 22,2-14; Lc sara ripreso in 22,8-9; una vicenda analoga sia <<aperto» in modo definitivo. Nella grande 19,12 Come fiamma di jizoco ([óg] <Mó£
14,16‐24) ¿ forse allºorigine di questo ma‑ si puó riconoscere in At 10,25-26. visione introduttiva era comparsa solo <<una nupóc) ‐ Nella tradizione testuale non ¿ cer‑
carismo (cfr. anche Lc 14,15) ed evoca in La testimonianza di Gesú (ñ paprupiu 'Inooñ) porta aperta (ñve(pypéun) nel cielo» (4,1). 11 ta la presenza della particella comparativa;
modo drammatico il riñuto dei primi invitati ‐ L”espressione é ambigua: Gesú potrebbe passaggio da una porta al cielo stesso indica (I):; si trova nel codice Alessandrino (A), ma
(Israele) e l'allargamento dell*invito a tutte le essere sia soggetto della testimonianza in un grande allargamento: ció non sembra pero manca negli altri. Lºimmagine degli <<occhí
genti. La comunitá liturgica deve perció essere quanto testimone, sia oggetto testimoniato dovuto a un progresso cronologico, quanto come ñamma di fuoco» indica che lo sguar‑
riconoscente per questo beneficio e guardarsi dai suoi fedeli. Sembra preferíbile questa se‑ piuttosto a un approfondimento dellºunico do del cavaliere dimostra la forza dell'amore
bene dal riñutare l'invito. Il participio perfeito conda possibilitá, ritenendo <<lo spirito della mistero. La notazione dei cieli aperti durante e del giudizio (cfr. 1,14).
passivo di mAéo-) (<<chiamare») sottolinea che profezia» soggetto e ((la testimonianza di il battesimo di Gesú (cfr. Mt 3,16; Mc 1,10; Malti diademi (ówcññp.aw 110Má) * Sono il
¡”evento¡: aocaduto ei suoi eñºetti permangono. Gesú» predicato: lo Spirito, che ha guidate Lc 3,21) e altre espressioni simili (cfr. GV segno di una Vittoria strabiliante (cfr. 6,2;
19,10 Buda di n o n Úarlo)! (¡Spa pñ) ‐ La for‑ ¡ profeti, continua a illuminare gli uomini 1,51; At 10,11) sono un segno di comuní‑ 14,14) che contrappone il cavaliere a satana
mula &idiomatica e vivace: una simile scena perché riconoscano in Gesú Pinviato auten‑ cazione possibile, il simbolo di una nuova e alla prima bestia (cfr. 12,3; 13,1).
di proibizione aveva una funzione didasca‑ tico di Dio (cfr. GV 15,26-27). La formula ¿: relazione tra Dio e 1”umanitá. Un nome scritto che nessuno conosce (5vopa
[ i c a per la cristianitá efesina, tentata di un ricorrente (cfr. 1,29; 6,9; 12,17; 20,4); il suo Si chiama ‐ 1codici Alessandrino (A) e Porfi‑ yeypap.p.évov ?) oúóelg oíóev) ‐ ll nome scrit‑
culto angelico (cñ'. Col 2,18) nella linea della riferimento cristologico lºaccomuna al quar‑ riano (P) non hanno il participio Kakoúuevoq, to, mainconoscibile (cfr. 2,17), allude a una
tradizione giudaica che riteneva gli angeli to vangelo (cfr. GV 1,7.19; 533394547). ma questo & presente in altri antichi testi‑ relazione con Dio decisamente nuova.
Il dialogo didascalíco (19,9-10). Qualcuno invita l”autore a scrivere la quarta allbrganizzazione di 14,6-20, compare una ñgura simbolica chiaramente identi‑
delle sette beatitudini presenti nell”opera ela sottolinea con enfasi per evidenzíare ñcabile con Gesú Cristo. La solita formula di visione introduce lºunitá, dedicata
Iºimportanza della rívelazione; probabilmente si tratta di un angelo, ma non e pre‑ alla descrizione del personaggio: la ripresa di molti elementi gia incontrati e
sentate per non rompere la struttura settenaria. La reazione adorante dí Giovanni la collocazione nella struttura generale portano a considerare la pericope come
verso questa figura viene seriamente proibita: solo Dio deve essere adorato perché l*ennesima descrizione dell'intervento di Dio nella storia attraverso la persona
gli angeli sono <<servi» della rivelazione divina, cosi come lo sono Giovanni e le e l,opera di Gesú Cristo. La descrizione della scena richiama da vicino altre tre
altre persone che, guidate dallo spirito della profezia, hanno mantenuto viva la figure cristologiche (1,12-16; 6,1‐2; 14,14). 1 valori delle immagini si ripetono:
<<testimonianza» nei confronti del Messia. il cavallo & segno di una potenza storica, connotata in modo positivo dal colore
19,11-16 L 'intervento della parola (lógos) di Día della risurrezione (<<bianco»); il cavaliere (letteralmente: <<colui che vi & seduto
Al centro della sezione, preceduta e seguita da tre angeli, in modo simmetrico sopra») assume un atteggiamento di autoritá e viene descritto con i titoli attribuiti
APOCALISSE Dl GIOVANNI 19,13 178 179 APOCALISSE Dl GIOVANNI 19,17
” m irtep1|3€|3)rnpémg ipómov B&Bappévov a'ípau, mi KéK?xntm ”13 avvolto in un mantello intriso di sangue e il suo nome ¿
tó ó'vopa aútoñ ¿)Áóyog toñ 9506. 14Kad tó( ctpatsúpata [tá] évtQ) <<Parola di Dio». 14Le schiere celesti lo seguivano su cavalli
oúpav© ñK0Á066£1aút<í> é<p' i'rtrt01c Ásvxoíq, év8€50pévm Bócowov bianchi, vestite di lino bianco e puro. lsDalla sua b0cca esce
Á£UKÓV m9apóv. 15
mi ex toñ otópatog aútoñ émropeósmr popcpaía
una spada añilata per colpire le genti: egli lepascolerá con
óf,£ía,'íva éveun-n'_"natá£n t¿x é'6vn, mi mi ógnozyaveíavr'oúgév,óá55w
scettro dí ferro e pigia il torchio del vino dell*ira furiosa di Dio
015an mi aútóg nateitñv Mvóv 1700 oi'vov 1706 va06 tñc ópyñg toñ
0506 toñ navroxpátopog, “ m i é'xet éni tó ípo'mov mi érti 'L'ÓV pnpóv omnipotente. 16Sul mantello e sul femore ha un nome scritto:
aútoñ 6vopa ysypappévov B o r q u BamÁéwv KaiKúp10g Kvpíwv. <<Re dei re e Signore dei signori».
"Kai ei5ov Eva ó'cyyaÁov écrt<í>ta év t(b f]ÁÍ(p mi é'1<pa£ev [év] <pwvñ 17Vidi poi un angelo in piedi su] sole, che gridava &gran
psyá7tn Áéwa rt&ow toíq ópvé01q toíc netopév01g év peoovpocvñpau‑ voce a tutti gli uccelli che volano in mezzo al cielo:
19,13 Un mantello intriso di sangue ('LuárLou (R) e nell,Alessandrino (A). La lezi0ne con ¡1 Cristo nel suo combattimento pasquale. in 8,13 e in 14,6. Indica il punto ccntrale e
BeBuppévov dípan) ‐ Il particolare e tratto dal tú caratterizza le schiere come <<celesti»; la 19,15 Pascolerá (n0Lpavei) ‐ In mezzo a piú alto dell'orizzonte; la sua posizione nella
poema apocalittico di ls 63,1-6 ed evoca lºin‑ sua assenza invece fa dell'espressione ¿v tQ) verbi al presente, questo verbo & al futuro frase e ambigua e puó rifcrirsi sia allºangelo
tervento cruento di Dio contro i nemici del suo oúprxvq") (<<nel cielo») l”ambientazione della perché citazione dí Sal 2,9 (gia utilizzata in sia agli uccelli.
popolo. In modo erroneo, qualche commenta‑ scena. 2,27 e 12,5); forse &intenzionale per eviden‑ Radunatevi (ouváx9nte) ‐ Lºinsistenza sul
tore ha visto nel nostro versetto il sangue dei Su cavalli bíanchi, vestite di lino (¿df ºimTotc ziare che il govemo delle genti ¡: ció a cui la verbo ouváyw (cfr. v. 19) richiama simboli‑
nemici; mala logica interna porta ariconoscer‑ hevxoig, évóeóupévor Búoowov) ‐ La gran‑ <<Parola di Dio» &destinata. camente il tema del Sal 2.
vi lo stesso sangue del cavaliere. Il participio de metafora apocalittica della battaglia tra Pigia il torchio (natei tñv Anvóv) ‐ Si tratta Il grande banchetto di Dio (tó &ínvov Tb
perfeito passivo di Bámw (<<immergere») pub forze del bene e forze del male ha le sue di una chiara ripresa di 14,19-20 (cfr. Is 63,3) péyoc 106 9600) ‐ Lo stesso termine ¿ e i n v o v
addirittma contenere unºallusione battesimale; esigenze descrittive (cfr. Mt 26,53). Le e indirizza aun”interpretazione relativa alla (<<banchetto») era impiegato in 19,9nel conte‑
questa lezíone,riportata dal codiceAlessandrino cavalcature (símili a quelle della <<Parola passione di Cristo. sto di una beatitudinein riferimento alle nozze
(A), & oonsiderata la piú attendibile, anche se di Dio» in 19,11) e gli abití (símilí a quel‑ 19,17 Un angelo (évoc &yyelov) ‐ Huso ple‑ dell'Agnello. La fonte anticotestamentaria ¿:
compaiono diverse var-¡anti nei manoscritti. li donati alla sposa dell'Agnello in 19,8) onastico di <<uno» (él/cc) determina un colle‑ certa (cfr. Ez 39,4.17‐20), ma Giovanni la cita
19,14 Le schiere celesti (tóc otpa'teúp.am rendono le schiere celesti dei puri simboli gamento con 18,21. liberamente e, soprattutto, aggiunge l'elenco
[tá] ¿v tQ) oúpavop) ‐ E íncerta la presen‑ allusivi: possono rappresentare le potenze In mezzo al cielo (¿v p.eooupocvñuau)‐ Il ra‑ ridondante delle Vittime, cioé ¡ potenti della
za dell'articolo, poiché manca nel Sinaitico angeliche, ma anche le persone che seguono ro vocabolo p.eooupávnprx compare solo qui, terra e tutti colore che ad essi sono legati.
al Cristo risorto (cfr. 1,5; 3,14): <<Degno di fede» (in greco,pistós) cioé accreditato &di ferro, secondo Fimmagine di Sal 2,9 e lo caratterizza come il pastore messia‑
nei confronti di Dio e <<Veritiero» (in greco, aléthinós) in quanto rivelatore nei nico (cfr. 12,5), destinato a pascere tutti i popoli. Inñne il terzo nome che viene
confronti dellºumanitá. Nuovi sono i riferímenti alla capacitá di giudicare e di proposto (<<Re dei ree Signore dei sign0ri ») riprende il titolo giá dato all'Agnello
combattere. Lºinsístenza su] suo nome lo presenta come noto, eppure inconosci‑ (17,14) proprio nel contesto in cui si annunciava la guerra contro ¡ dieci re e la
bile: pero, grazíe al títolo <<Parola (lógos) di Dio» l'ídentíñcazione diviene chiara. loro sconñtta. Nel contesto simbolico dellºultima sezione e al centro di essa,
Appare ovvio il riferimento al prologo di Giovanni (GV 1,1.14), per cui questa Giovanni richiama, dunque, il ruolo determinante del Cristo nel suo mistero di
ñgura viene presentata come il <<rivelatore». Un altro riferimento importante si morte erisurrezione, presentandolo attraverso lºimmagine tipica delle apocalissi:
puó riconoscere nellºimmagine con cui il libro della Sapienza evoca Pintervento un combattimento tra due oppostí schieramenti. Dalla sua battaglia escatologica
di Dio nella liberazione dall”Egitto (cfr. Sap 18,14-16), offrendo una colorazione (cioé quella decisiva degli ultimi tempi) derivano il giudizio e la salvezza.
pasquale alla scena. Il <<cavaliere», dunque, compie la redenzione del nuovo eso‑ 19,17-21L 'esito dello sc0ntro
do. Inoltre la sua azione, caratterizzata dal giudizio e segnata dal sangue, rinvia La vista di un altro angelo segna lºinizio di una nuova scena, che corrisponde
ancora allºevento pasquale in cui il Messia ha dimostrato lºautentica signoria simmetricamente alla terza (18,21-24); a quel gesto simbolico di distruzione
divina. lnfatti la seconda parte della descrizione di <<Parola (lóg0s) di Dio» si coincide questa ímmagine con cui si vuele evocare l'esito dello scontro tra la
sofferma soprattutto sulle azioni. La sua parola ha la forza tagliente di una spada Parola (lóg0s) e la bestia. Lºautore ha suddiviso la visione in quattro quadri:
(cñz 1,16) ed ¿:questa lºarma che usa per il combattimento. Lo scettro che regge il primo e l'ultimo (VV. 17-18.21b) formano la comice simbolica del banchet‑
APOCALISSE DI GIOVANNI 19,18 180 181 APOCALISSE DI GIOVANNI 20,2
Aeñte ovváx6nrs sig tó Ssí1wov tó uéyoc 106 6506 18'1'voc (pátynts cápxocg <<Venite, radunatevi per il grande banchetto di Dio,
[Sam?xéwv Kai oápxaq x1?uápxwv mi oo'tpxac ioxvpd>v mi oápxaq 18per mangiare carni di re, cami di generali, cami di eroi,
'írmwv Kai t(IJV m6r1uévwv én' ctfmbv mi oo'cpxac návrwv é)x£u6épwv cami di cavalli e di cavalieri, cami di tutti (gli uomini), liberi
te Kai 506Áwv mi umpd>v Kai usyákwv. 19Kad ei5ov tó 6npíov e schiavi, piccoli e grandi». 19Vidi allora la bestia e i te della
Kai tobg Bam?xeíq tñq yñq Kai tó( otpatsóuata a f ) t h ovvnyuéva terra con i loro eserciti radunati per fare la guerra contro
n01ñoca tóv nóÁeuov usté: toñ Ka9nuévov éni toñ i'mtou mi ustóc colui che era seduto sul cavallo e contro il suo esercito. 20Ma
toñ orpat€úuatog aútoñ. ” m i émáoºn tó enpíov Kai ust' aótoñ ó la bestia fu catturata e con essa il falso profeta, che alla sua
Wav50npo<pñmg ¿ no¡úoaq tÓ( onusía évd>mov aútoñ, év oig énÁávnosv presenza aveva fatto ¡ segui con ¡ qua1i aveva ingannato quanti
tobq Áa|56vraq tó xápayua 1:06 6npíov mi t0bq npooxvvoñvwgtñ avevano ricevuto il marchio della bestia e ne avevano adorato
síxóv1aótoí'r dersc é[3krí6noav oi 560 sig tñv Áípvr¡v toñ rtvpóq tñc l'immagine. I due furono scaraventati vivi nel lago del fuoco,
Kalouévnq év 68ÍU_0. 21Kaioi)tomoiánsxtávenoav év 'Eñ óou<pcxíqc toñ che arde per lo zolfo. 21Gli altri furono uccisi dalla spada che
m6npévov éni toñ '1'mtov t_ñ é€e)t606cm éK toñ ctóuoctog aótoñ, Kai esce dalla bocca del cavaliere; e tutti gli uccelli si saziarono
M Í t h tá 6pvsa éxoptáo€noav ¿:K tG>v oapmbv aút<bv. delle loro cami.
2 01Kaiei50v ó'tyyekov KºttaBaívovw ¿:K toñ oúpavoñ é'xovw tñv 2 O 1Poi vidi un angelo discendere dal cielo con la chiave
KA£íV tñq áBúooov mi &Ávow usyá)mv ¿mi tñv xeíp<x aótoñ. dell'abisso e una grande catena in mano. 2Sottomise
ºxai éxpámo€v tóv 5páxovm, ¿ ¿(plc ó &pxaíoq, &; éorw A1áBo?xoq il drago ‐ il serpente antico, cioé il diavolo, satana ‐ e lo legó
19,20 F u c a t t u r a t a (émá09n) ‐ - L”uso <<arresto» infattí viene subito dalla bestia e lºannuncio dell”angelo in 18,21 e si inserisce dell'apocalittica giudaica; formule simili
dell'aoristo passivo indica un*opera com‑ dallo $euóonpocbñtnq (<<falso profeta», come in una serie di immagini analoghe (cfr. 8,8; sono conosciute anche da altri scritti del NT
piuta da Dio nel passato. Il verbo máím si in 16,13), che sono il potere corrotto e il 12,9.10.13; 20,10.15). (cfr. 2Pt 2,4; Gd 6). Il riferimento ai <<mille
adopera per indicare una cattura con la for‑ mondo religioso pervertito, descritto con 19,21Gli uccelli si saziamno delle loro cami anni» richiama molto probabilmente ¡| Sal
za e nel NT designa frequentemente ¡ ten‑ i caratteri simbolici (desunti da 13,13‐17) ‐ Una simile formula, di tipo proverbiale, ri‑ 90,4 (TM 91,4). Il numero <<mille» assume
tativi di arrestare Gesú (cfr. GV7,30.32.44; che evocano la corruzione della mentalitá corre anche nei vangeli per indicate la venuta una specie di valenza divina e indica la for‑
8,20; 10,39; 11,57) o gli apostoli (cfr. At umana. del Figlio del] ”uomo (cfr. Mt 24,28; Lc 17,37). za di Dio nella storia: a questo signiñcato
12,4; 2Cor 11,32). Se c”é qualche rife‑ F urono scaraventati (¿BAñ6noav) ‐ Il pas‑ 20,2 La legó (Eónoev) ‐ Uincatenamento rinviano numeri simbolici come 144.000
rimento, puó essere ironico: lºautentico sívo del verbo ríprende simmetricamente degli angeli ribelli ¿:un dato tradizionale (7,4-8) e 12.000 (21,16).
to; ¡ due centrali (vv. 19.20-21a) accennano alla preparazione e allºesito dello poteri corrotti consiste nell*essere precipitati nella fossa infuocata e nauseante,
scontro. L'angelo &descritto in atteggiamento maestoso: lo <<stare in piedi» e la mentre i potenti della terra vengono annientati dalla parola del Cristo, simbo‑
posizione (<<nel sole») lo qualiñcano come vivente, partecipe dello splendore leggiata dalla spada. Lºultimo tratto descrittivo fa inclusione con l'inizio della
solare che caratterizza ¡1Cristo risorto (cfr. 1,16). Egli formula un invito agli scena 'e constata lºavvenuto banchetto.
uccelli del cielo, ríproducendo un particolare del poemetto apocalittico contro 20,1‐21,8 Le conseguenze dello scontro
Gog e Magog, simbolo dei nemicí di Israele che verranno distrutti dall'intervento La comparsa di un angelo costituisce il consueto motivo strutturante che de‑
di Dio (Ez 38*39). Questo macabro convito, in contrasto con la festa di nozze termina 1'inizio della sesta scena, in parallelismo con la seconda (18,1): anche
dellºAgnello, sottolinea ancora una volta il duplice e opposto effetto dell'inter‐ ' il movimento descritto ¿:identico. Proprio perché ¿:la sesta, questa & la scena
vento divino nella storia. Un rapido schizzo descrive i due schíeramenti: da una piu sviluppata delle altre. Molteplici sono le immagini che si susseguono nella
parte ¡| simbolo del potere corrotto, attorniato da coloro che concretamente lo sezione, dando lºimpressione di confusione. Gli elementi fonnali econtenutistici,
esercitano nella storia; dallialtra la Parola (lóg0s) di Dio in persona. Con una pero, permettono di suddividerla in cinque quadri, disposti in modo parallelo
sobrietá insolita per il genere apocalittico, Giovanni accenna soltanto a una e concentrico. Due movimenti discendenti fanno da inclusione: quello iniziale
aguerra», senza dilungarsi in descrizioni minuziose. Subito, infattí, si concentra dell'angelo segna la punizione di satana (20,1) e quello finale di Gerusalemme
sullºesito dello scontro che vede l'esercito bestiale neutralizzato. La fine dei evidenzia il dono di una nuova comunione con Dio (21,2). L'inizio del secondo
APOCALISSE DI GIOVANNI 20,3 182 183 APOCALISSE DI GIOVANNI 20,4
mi 6 Zatavág, Kai é'5noev aútóv xí)ua é'm 3Kai é'l3aAsv aútóv si; tr'1v per mille anni; 3lo scaraventó nell'abisse, ve lo rinchiuse
&Bvcoov Kdi¿fK)x£105v Kai éocppáywsv énávw aótoñ, i'va pñ nÁorvñon e sigilló la porta dallºesteme, perché non ingannasse piú le
Zºfu tá e'an óíxp1teÁ£oeñ tá xí)ua é'm. perc'x tañta 5eí Áv6ñvou aútóv nazioni, ñnché nen fessero compiuti i mille anni. Dope questi
pmpóv xpóvov. deve essere sciolto per un breve tempo.
4Kod si50v 0póvovg K0d éxá6wav én' aútoúg Kai Kpíp0t é560n 4Pei Vidi dei troni e a quelli che vi si sedettero fu concessa una
aútoíq, Kai tórq 11)vx¿xq t<I)V nsnsÁemcpévwv && tr']v paptvpíav sentenza (che fa loro giustizia). Vidi anche le anime dei giustiziati
“Inooñ mi 5181 rev Áóyev teñ 6506 mi o'ítweq of) npooexóvnoav a causa della testimonianza di Gesú e della parola di Dio e quanti
tó 6npíov of;5é tñv sinóva aótoñ Kai oúx €Aa[30v tó xápavpa non avevano adorato la bestia né la sua immagine e non ne
érd tó pétumov mi ¿ n i tñv xeipa aóuíw. Kai £‐:'(noav Kai avevano ricevute il marchie sulla frente e sulla mane. Essi
20,3 Finché non fossero compiuti (&xpt 20,4 Pai vidi dei troni ( m i eíóov 9póvouc) ll termine, derivato dal verbo Kpívw (<<giudi‑ 1relexí(m, denominatívo da TT¿ÁEKUC (<<scu‑
tekeoBf1) ‐ La tensione verso ¡1 compimen‑ ‐ La scena della corte celeste dipende da Dn care»), indica il risultato dell'azione ovvero re»), designa lºesecuzione per decapitazio‑
te ¿ índicata con l'importante verbo reléu> 7,‐9 che presenta la condanna dellºoppresso‑ la decisione del giudice (cfr. 17,1; 18,20): ai ne. Pero il potere dei magistrati romani era
(<<cempiere»), che in altri passi svolge un re, mentre rende giustizia alle vittíme della persenaggi assisi sui troni non viene infatti indicate daifasces, cioé fasci di verghe con
ruolo significativo (10,7; 15,1.8; 17,17). persecuziene concedendo lore il potere e dato potere di giudicare, bensi a loro favore al centro una scúre: quindi il riferimente alla
Deve essere sciolto (¿GT. Xu9ñvm) ‐ La for‑ il regno (Dn 7,22.27); la stessa idea viene viene emessa da parte di Dio <<una sentenza scure aveva assunto una valenza generica si‑
ma verbale óeí. (<<bísegna», <<é necessario») espressa píú avanti (20,11‐15) con l'immagi‑ che fa loro giustizia». Lºautore presenta, in mile allºitaliano <<giustiziare». I <<giustiziati»
rimanda, in genere, al progetto divino (cfr. ne della risurreziene (cfr. Dn 12,1‐3). tal modo, colore che sono riabilitati. sono da intendere come le vittime del siste‑
l , ] ; 4,1; 10,11; 11,5; 17,10). Una sentenza chefa loro giustizia (Kpipa) ‑ Giustiziatí (nenekextopé v m ) ‐‐ Il verbo ma politico dominante.
quadro (20,4: <<vidi dei troni») fa inclusione con l'inizio del quarto (20,11: ((Vídl ed ¿:quella generalmente sostenuta. Giovanni sembra presentare 1ºinñusso potente
un trono»), indicando una cerrispondenza simmetrica. Al centro si celloca la scena del Cristo sulla storia; ma, intendende ¡ mille anni come indicazione simbolica
che evoca lo scontro contre la cíttá amata (20,7‐10). del periodo che va dalla risurrezione di Cristo fino alla sua venuta gloriosa, molti
Temi giá sviluppati sono qui ripresi eapprefonditi, seconde la consueta tecnica ' particolari del testo restano di difficile comprensione e propengono suggestioni
di aggancio all,indietroz si recupera lºinquadratura della battaglia escatologíca per uniche nel Nuevo Testamento e non recepite nella tradizione teologica cristiana.
evidenziare tutte le conseguenze e,in particolare, ci si sofferma suquella positiva Leggende, invece, la cifra come ulteriore rappresentazione dellºintervento divi‑
che ha permesso la fondazione di una nueva cittá. no nellºantica alleanza, pur rimanendo íncerti alcuni particolari, lºinsieme della
I primi quadri seno dominati da un numero diñicile da interpretare: <<i mille sezione acquista una ragi0nevolezza teologica e riprende, in sintesi, il messaggie
anni» (20,2.3.4.5.6.7). Tutta Vesegesi della seziene dipende dal signiñcato che di salvezza gia piú volte propesto.
si attribuisce a questo simbolo. Giá nei primi secolí le epinioni al ríguardo erano La caduta di satana (20,1‐3). Alle immagini precedenti si aggiunge Pangelo
molto divergenti, al punto da far nascere una corrente di pensiero chiamata <<mil‑ che incatena il satana: &il segne dellºazione dí Dio che limita i guasti causati dalla
lenarismo» (o <<chiliasme», dal greco chílioi, <<mille»). L,idea del millennío non ¿ ribelliene dellºumanitá. Uimmagine della <<chiave dellºabisse» richiama l”inízio
originale; essa deriva da una diffusa opiniene giudaica sulla divisione della storia della quinta tromba (9,1) e la presentaziene del drago come l,antíco serpente de‑
in sette millenní com"spondenti ai giorni della creazione e sul regno intermedio del moníaco (20,2) allude chiaramente al seconde segne (12,9). Sembra, dunque, che
Messia, che devrebbe appunto essere di <<mílle anni». Forse Giovanni si appoggia in questo quadre si parli di nuovo della sconñtta primordiale di satana e della sua
a queste note convenzioni per inserirle nella propria ínterpretaziene messianíca. caduta. Il <(millennio» si pue cesl interpretare come il primo atte salviñco di Dio
Nonostante le innumerevoli divergenze, le epinioni degli esegetí si riducono a due: v7 nell”antica alleanza. Tutto &teso al compímente di questo periodo millenario e una
le interpretazieni &carattere cronologico-letterale e le interpretazioni simbolico‑ nota teologica dell'autere afferma la necessita salvifica delle scioglimente di sata‑
spirituali. Lºidea di un regno terreno del Cristo della durata reale di mille anni fu na: lºattenzione ¿:chiaramente rivolta a un evento decisivo ancora da compíersi.
condivisa da molti scritteri cristiani fino al III-IV secole; condannata nel 341 dal L 'intervento salvrjico di Dio (20,4-6). La pericepe ¿:costruita come rielaberazione
concilio di Efese, &riemersa in alcuni movimenti medievali ein sette fondamenta‑ della visione di Dn 7,9-10 in cui si presenta la corte celeste; perció il suo signiñcato
liste medeme. L'interpretazíene simbolica e spirituale risale a Orígene e Agostino dipende da questo riferimento. Coloro che si siedone non sono presentati e nem‑
APOCALISSE Dl GIOVANNI 20,5 184 185 APOCALISSE DI GIOVANNI 20,9
éBaoí)vzuoav petót_ toñ Xpwroñ xí?ua ¿ftr1. 5oí Aouroi t(I)V V£KpG)V vissero e regnarono con Cristo per mille anni; 5gli altri morti
oóK €Znoav ó'txp117€Á€06ñ rá xí)ua ¿:'tn. Aí5tn ñ ócváoworq r'¡ invece non vissero ñnché non fossero compiuti i mille anni.
np<bm. ºpauáptoq Kai óíytoq 6 ¿€wa pépoc, év tñ ócvaoráoa tñ Questa ¿:la prima risurrezione. 6Beato e santo colui che prende
npá>m- érd toútwv ó Ssútepoq 6ávoctoq OÚK é'x€1 é£ovoíav, ¿(MC
parte alla prima risurrezione: su costoro la seconda morte non ha
é'oovra1ispeig toñ 9806 K(Xl toñ Xpwtoñ Kai Bocoúsóoovow per”
potere, ma saranno sacerdoti di Dio e di Cristo e regueranno con
aótoñ [tá] xí)ua Em.
7Kai 5tav teAso€ñ tót xí)ua é'tn, Av6ñoem1ó ooctav6tq éK tñq lui per mille anni.
(pv)taxñg aútoñ ” m i é£eÁeúosta1n?xmzñowt& é'9vn tc'x év taíc 7Quando i mille anni sono compiuti,. satana verrá liberato
téooapow ywvíouq tñc yñg, tóv F(by mi Mayc6y, ovvayaysív dalla sua prigione 8euscirá per ingannare le nazioni che sono
aórobc, sig tóV nóheuov,¿w¿)dp19póq aóubv <bqf1 óíuuoq tñg ai quattro angoli della terra, Gog e Magog, per radunarli alla
0a7táoonq. ºxod ávéñnoav éni tó rtAo'ttoq tñq yñg mi éxúx)»svoav guerra: il loro numero e come la sabbia del mare. 9Salirono sulla
tñv napepl30Áñv t ó v ócyíwv mi tñv nó?uv tñv ñyannuévnv, xai superficie della terra e circondarono l'accampamento dei santi e
Kdt£',3t) ¡[Úp ¿Kr017 oúpavoñ Kai xatíq3ayev aúrov'g. la cittá amata: ma dal cielo scese unfuoco che Ii divoró.
Vissero (%Cnoav) ‐ L'aoristo ha un valore 20,8 Gog e Magog (Fdw Kai May(óy) ‑ ciñcazione 1:(I)V áyíu>v qualiñca il termine ( E f 1,6). Vi si puó riconoscere un anticipo
ingressivo: alla lettera <<cominciarono a vi‑ La mitica figura di Gog (Ez 38,2), legata militare; si allude qui al periodo idealiz‑ della scena seguente, incentrata sulla <<cit‑
vere», nonostante fossero stati uccisi, cosi alla terra di Magog (cfr. Gen 10,2), viene zato di Israele nel deserto (cfr. Lv 16,27‑ tá santa» (21,2.10).
come & stato dedo in 2,8 del Cristo risotto sdoppíata per riassumere simbolicamente 28; Eb 13,11.13), per indicare la comunitá D a l cielo scese unfuoco (Karé6n 1rñp ¿K
(cfr. Rm 14,9). E probabile un riferimento lºimmenso esercito demoníaco, radunato santa. 1:00 oópavoñ) ‐ Sembra una citazione let‑
a Ez 37,1-l4 per ribadire che l'intervento (cfr. Sal 2,1-3) da tutte le parti del mondo Cittá a m a i a (tñv nó).tv rñv ñyannpévnv)‐‑ terale tratta da un racconto su Elia (2Re
divino concede nuova possibilitá di vita al (téooapow ywvímg, <<quattro angoli»: cfr. Precisa Pespressione precedente con il ri‑ 1,10.12), giá evocato nellºepisodio dei
popolo distrutto. 7,1). Tale assalto finale & noto alla rifles‑ ferimento idealizzato alla cittá, oggetto di due testimoni ( l l , 5 ) . E un segno di se‑
20,7-10 L'uso dei tempi verbali in questa sione giudaica del 1 sec., come dimostra il un particolare amore da parte di D i o (cfr. vera punizione da parte di Dio (cfr. Gen
sezione é originale, presentando unºoscil‑ Tar;gum Neofitiche inserisce nel testo di Nm Sir 24,11). Lo rivela lºuso del participio 19,24). Alcuni codici aggiungono ám')
lazione continua tra il passato e il futuro; 11,26 questa profezia di Eldad e Medad: perfetto passivo dí o'cyocirám (<<amare») che 100 0500 (<<da Dio»): il Sinaitico (R) e
anche in tmduzione conviene conservare tale <<Alla ñne dei giorni Gog e Magog salgono e usato altrove come nome simbolico per il Porñriano (P) 10collocano prima di ¿K
peculiaritá. Nella narrazione pero predomi‑ a Gerusalemme e cadono per le maní del la ñglia di Osea (cfr. Rm 9,25) e qualifica 100 oópavoñ, mentre ¡| codice Vaticano
nano le formule allºaoristo per indicare un re Messia». la comunitá cristiana (cfr. Col 3,12; 1Ts greco 2066 (046) lo pone dopo (sul mo‑
evento storico e passato. 20,9 L'accampamento dei santi ‐ La spe‑ 1,4), nonché per lo stesso Figlio di D i o dello di 21,2.10).
meno la loro funzione ¿descritta; viene soltanto detto, con un típico passivo divino risurrezione», anticipo di quella deñnitiva e universale. A conclusione del brano
(edóthe') che Dio haloro concesso il ristabilimento della gíustizia. Giovanni inserisce appare la quinta beatitudine dellºopera, riservata a chi puó partecipare alla <<prima
nel suo quadro di storia della salvezza le figure dei martiri antichi, violentemente risurrezione»: la loro situazione li mette al sicuro dal fallimento totale che, con
uccisi perché credevano in Dio, speravano nel Messia (cfr. 1,9; 12,17; 19,10) e non formula diffusa nella letteratura targumica, Giovanni chiama <<seconda morte» (cfr.
si conformavano alla mentalitá corrotta dominante (cfr. 13,12-17). Come gli uccisi 2,11). Costoro sono deñniti anche <<santi» (cfr. Dn 7,27) e si dice che svolgono una
sotto Iºaltare ricevono la veste bianca ‐ segno di partecipazione alla risurrezione mediazione sacerdotale in vista del Regne, proprio come i cristiani (cfr. 1,6; 5,10).
(6,1l) ‐ e come ¡ due testimoni vengono rialzati da uno spirito di vita (1] ,1l ) , 0051di La battaglia escatologíca (20,7-10). La scena centrale non inizia con una for‑
questi <<giustiziati» si dice che <<vissero e regnarono» con il Cristo (giacché il Messía mula di visione, ma riprende e sottolinea l'espressione di compimento (20,35). La
esiste e opera anche prima della sua comparsa storica), adifferenza degli altri morti liberazione di satana coincide con l*organizzazione della guerra finale: in contrap‑
che devono aspettare il compimento del tempo (i mille anni), cioé lºintervento deci‑ posizione ai <<mille anni» dellºazione divina, lºopera satanica ¿ pero ridotta ¡¡ un
sivo del Cristo. Questa situazione, particolare e riservata a pochí, &deñnita <<prima <<breve tempo» (20,3). La scena ripresenta immagini giá incontrate e intende ritor‑
APOCALISSE Dl GIOVANNI 20,10 186 187 APOCALISSE DI GIOVANNI 20,15
lºxai ¿)81á60)10:; ¿)H Á a n V aútobq ¿BMOn sig tñv Muvnv toñ 1ºE il diavolo, che li inganna, fu scaraventato nel lago di fuoco e
nupóc; mi Oeíov 51tov mi tó Gnpíov mi 6 tbev50npo<púmg, mi zolfo, con la bestia e il falso profeta: saranno tormentati giorno e
Baoav¿oºúoovrar ñuépaq mi vvxtóc sig tobq Odd)an tG)v odrbvwv. notte, per i secoli dei secoli.
"Kai eí80v 0póvov uéyav Áevxóv mi róv m6úusvov én' aútóv, 05¿mb 11Vidi poi un trono, grande ebianco, e Colui che sedeva su di
t 0 f ) np9<xbrtov é'cpvyev ñ yñ mi ¿)oópocvóg mi tónog oúx eópé0n aótoíq. esso: dalla sua presenza fuggirono la terra e il cielo e non si trovó
” m ieí50v toóq vsxpoóc, tobg peyá?xovgmi tobg umpoóq, éorá>tag piu posto per loro. 12Poi vidi i morti, grandi e piccoli, ritti davanti
évu'nuov toñ 0póvov. Kai Bt[5)xí0t ñvoíx0noav,mi &Mxo BtBÁÍ0V ñvoíx0n, al trono. Furono aperti dei libri e un altro libro fu aperto, quello
6 éonv tñg (wñg,mi éKpí0noav oi vexpoi éKt<I)V ysypaupévwv év toíq della vita. I morti vennero giudicati in base alle cose scritte nei
BLBM01g Katót th €pya aútóv. “ mi é'8wxsv ñ GáÁaooa tobg vapobc libri, secondo le loro opere. 13Il mare restitui i suoi morti, la
tOUC ev aútñ Koa ó 6ávcxtoqmi 6 <'g28nq é'5wxav tobq vexpoúq robe év Morte e il Mondo-dei-morti restituirono i loro morti e ciascuno
orótoíg, mi éxpí6noocv 'á<am:og Katór t¿x €-:'pya aótóv. ” m i ¿)Gávatoq verme giudicato secondo le sue opere. 14Poi la Morte e il Mondo‑
Koa o a8ng éB)1r'¡6noav si:; rñv Áíuvnv' toñ rtvpóq. ofntoc ó 0ávortog ¿)
i ( ( l
2 I… siSov oúpavóv ch1vóv mi yñv mwr'1v. ¿)ydp npo”otoq 2 ] 1Vidi poi un cielo nuovo e una terra nuova, perché il primo
oópavóg mi ñ npd>m yñ ócnñ?£ow mi 116áÁaooa oú1< ¡'-:'orw ét1. cielo e la prima terra senºerano andati e il mare non c,é Piñ‑
ºmi tñv nó)xtv tr'1v ótyíocv 'lepovoakñp mwñv si50v mra[5aívovoav ¿:K 2La cittá santa, la Gerusalemme nuova, (la) Vidi scendcre dal cielo,
“(05 oópavoñ ómó toñ 6506 r'¡tomaopévnv (bg vóucpnv K£Koopnpévnv da Dio, preparata come una sposa adornata per il suo sposo. 3Udií
t<í1áv5pi a1'rtñg. 3Kai ñ1<ovca <pwvñq usyáÁng é1< toñ 6póvov Asyoóonq allora una voce grande che uscíva dal trono e diceva:
i50f) r'| oxnvr'1 1:01") 6506 perú td>v áv6pdmwv,mi oxnvóoet perº <<Ecco la tenda di Dio con gli uomini! Egli metterá la sua tenda
aórdw, mi aútoi M o i aútoñ é'oovrcx1, Kai aútóg ó 6861; pet' con loro ed essi saranno i suoi popoli ed egli, il Dio‐con‐loro,
aútáw é'owu [aóróv Geóg], " Kai éfa/15ígúez m?v 5áxpvov ¿K ra”)v sará loro Dio. 4Asciugherá ogni lacrima dai loro occhí; la morte
ó(p9d/l;lóv aóubv, mi ¿)9ávatoq OÚK é'0tou é'tt oí$t€ név60c non ci sara piú, né lutto, né grido, néaffanno ci saranno pífl,
05'E8 xpavyñ oí5ts nóvog OÚK é'ctou En, [¿Su] tó( npd>ta &nñÁ9av. perché le prime cose sono passate».
5Keri einev ¿)m6ñuevoq sm'“ “EC_() 6póv<p‐ i80f) Koavót nouí> návw 5Colui che sedeva su] trono disse: <<Ecco, io faccio nuove tuttº
le cose»; e aggiunge: <<Scrivi, perché queste parole sono degn€
x ¡ I (I 7 ( l 1 w 1 r )
21,1 Un cielo n u o v o e una terra nuova Con ‐ Si insiste sullºuso della preposizione formula e un po' ridondante, ma traduce il le del secondo Isaia (cfr. ls 43,18; 65,17)‑
(oúpavbv …… Kai yñv Ka|.vñv) ‐ Lºuso uefá con il genitivo (tre volte nel versetto) testo del codice Alessandrino (A) che, diver‑ 21,5 Faccío nuove tune le cose (Kali/& " º “ 3
insistente dellºaggettivo Kawóg indica una per esprimere compagnia e unione. samente dain altri codici, riporta aúrd>v 6eóq mivra) ‐ Lºintervento creatore di Dio rinnova
novitá non cronologica, bensi qualitativa: si Essi saranno isuoipopoli (aútoi Moi aín:oñ (<<loro Dio») alla fine del versetto: e diñicile lºuniverso: i] linguaggio apocalittico e s t ¡ '
uatta non di una cosa appena realizzata,madi %oovm1) ‐ Nella tradizionale formula d'alle‑ stabilire se questa variante sia un'aggíunta me la convinzione comune del NT (KMV'¡1
una realtz'1mai sistita prima. E nuovo il cosmo anza che dichiara il legame vicendevole tra dellºAlessandrino o unºomissione dein al‑ 61a6ñxn) a proposito dell'evento decíSiV0 dí
(cielo 6 terra) che viene inaugurato, avendo Dio e il popolo (cfr. Ger 31,1), ¿:interessante tri, tant'é vero che lºedizione qui riprodotta Gesú Cristo (cfr. 2Cor 5,17).
superato il potere del male, simboleggiato dal lºuso del plurale di má; (<<popolo»): esprime riporta tra parentesí ta1i parole. E aggiunge ‐ Da rilevare l'uso del presente
amare» che <mon cºé piú» (OÚK 'éorw Zu). Papertura universale dellºunico popolo alla 21,4 Asciugherá ogni lacrima dai loro occhi ÁéYEL tra gli aoristi dei w. 5‐6 (einev, ((dis‑
21,2 Preparata... adomala (ñtotuaouévnv... molteplicitá delle genti. Questa lezione é ben ‐ Formula molto vicina alla promessa di Is se»): si tratta, forse, di un modo p º r esprimc‑
KeKoouw.évn|/)‐ Questi due participi perfetti testimoniata nei codici Sinaitico (N), Ales‑ 25,8 (gia usata in 7,17). te la perdurante continuitá del messaggi0.
passiviqualiñcano la sposa come risultato di sandrino (A) e Vaticano greco 2066 (046); La m o r t e n o n ci sará pií4 (¿ 9ávarog Scrivi (ypáil¡0v) ‐ L'imperativo aorísto haun
un'opera realizzata da Dio. ma, data lºoriginalitá, deve essere stata cor‑ OÚK '¿omt 'é11) ‐ Si compie anche la promessa valore puntuale: in questo caso riprende ¡¡
21,3 Ecco la tenda... metterá la sua tenda retta col singelare, come riportano il codice de11'intervento consolatore di Dio che soon‑ comando dato allºinizio (1,11.19),n'petutº in
(ióoi1 ñ oxnvú... omv1áou) ‐ Si compie la Porñriano (P), i manoscritti dalla tradizione f1gge la morte eallontana i1pianto e lºango‑ ognuno dei sette messaggi e ribaditº in mo‑
promessa sacerdotale della dimora di Dio bizantina e le varíe traduzioni latine. scía (cfr. Is 35,10; 65,19). Ma al presente menti signiñcativí dellºopera (14,13; 19,9)‑
con il suo popolo (cfr. Lv 26,11-12), giacché Dio‐con-loro (¿ 962); per' aúróv) ‐ Lºespres‑ del V. ] (oÚK ¿17er 211) si sostituisce qui il Degne di fede e veritiere ‐ [ due aggettivi
la nuova cittá e la tenda della divina pre‑ sione allude al simbolico nome dell'<<Emma‑ futuro: <<mare» e <<morte» si assomigliano fanno capire che queste parole sono fon‑
senza (cfr. Es40,34-38). 11sostantivo 01<qu'¡ nue1e» (cfr. 157,14; 8,8.10) per indicate la simbolicamente e le due formule cercano di damentali: come Gesú Cristo stesso (3,14;
(<<tenda») ¿ ribadito dal verbo corrisponden‑ realizzazione recíproca del legame di alle‑ dire una realtá iniziata che tende al compi‑ 19,11), sono <<degne di fede» (matoí) º ººº
te omvów (<<piantare una tenda»: uso impor‑ anza tra Dio e lºumanitá (cfr. Ez 37,26-28). rnento. Lºannuncio del superamento delle paci di rivelare realmente (&lnºwºí averi‑
tante in GV 1,14; cfr. Sir 24,8-12). Egli, il Dío-con‐lor0, sará loro D i o ‐ La uptime cose» (rá npóra) riecheggia formu‑ tiere») il progetto di Dio.
La realtá della nuova Gerusalemme (21,1-8). Questo quinto quadro (21,1‐8) cor‑ in seguito per approfondirlo. Ci si sotferma in questa ultima sezione sugli CÍTCÍÍÍ
risponde al primo (20,1-3) nella presentazione di una <<discesa», maal contempo vi si positivi dell”evento apocalittico. La pericope ¿ frammentaria o antologica, fiººº di
oontrappone perché descrive la novitá assoluta creata dall'intervento escatologico di molti elementi stilistici e teologici differenti, e costituisce un mosaico in miniatura Chº
Dio. Sesi fa íniziare in 21,1 la descrizione della nuova Gerusalemme, non si riesce a annuncia la splendida <<buona notizia». 11primo 6 fondamentale proclama riguarda
spiegare la n'petizione al v. 9 (<<V1eni, ti mostreró la ñdanzata, la sposa dellºAgnello»); la realtá <<nuova» che la Chiesa sperimenta e testimonia: la cittá‐sposa ‐ immagine
considerando invece la pericope 21,1-8 come conclusione della sezione precedente, della comunione con Dio resa possibile dal mistero pasqua1e ‐ richiama la singºlate
si puó valorizzare il metodo abituale con cui lºautore accenna un tema e lo riprende originalitá di Ge'sú Cristo. La formula d'apertura al v. 1 deriva dal finale di Isaia (IS
APOCALISSE DI GIOVANNI 21,6 190 191 »APOCALISSE DI GIOVANNI 21,9
ºK0d sínév por yéyovav. éyeí> [síu1] tó óí)t(ch mi tó (Í), ñ ócpxñ Kad tó di fede e veritiere». 6Emi disse: <<Sono realizzate! Ie sono
téAoq. éyd> tQ) 5upo'ovn & w a éKtñg rmyñq 1:06 135an tñg Zooñq l'Alfa e I”Omega, il Principio e il Fine. A colui che ha sete
5wpeáv. 7óvu<6w anovopúe€1tañtoc Kai é'aoyaz aúr¿p concederó di bere alla fonte dellºacqua della vita, gratuitamente.
6£ó(; Kai aútóg ¿”am: ya: víóq. ºtoír; ¿¿8€1Áoíg K0d áníet01g 7Il vincitore erediterá questi beni; io saró il suo D i o ed egli sará
Kal él385)wypév01g Kal cpovsñew Kainópv01q K(Xl cpapuáxmg mioñglío. 8Ma peri vig1iacchi e gl,increduli, gli infami e gli
Koa e¡5onkárpmg mi m e w 'C01C ipsv8€ew tó uépog a v t w v
! , nr N I , Av
assassini, iperversi, gli stregoni e gli idolatri e per tutti ¡ falsi
év tñ Áípvn tñ xouopévn nvpi Kai Gsíq>, 6 éetw ó Bávatog o ¿:riservato il lago ardente di fuoco e di zolfo, che e la seconda
556tepog. morte».
ºKod ñÁ0£V sig éK t ( b v értt¿x ócyyéÁwv t<Iw éxóvrwv tócq érttóc <ptáAag 9Venne uno dei sette angeli, che hanno le sette coppe
táw yepóvuov t&w értt¿x rt?u1yá>v td'w ¿exáth Ka1é?xá2xne£v ust piene degli ultimi sette castighi, e parló con me dicendo:
époñ Áéywv‐ Ssñpo, 58í£<» 0 0 1 tñv vóu<pnv rñv yvvoñxa toñ apvíov. <<Vieni, ti mestreró la Sposa, la donna dell'Agnello».
21,6 Sono realizzate (yéyevav) ‐‐ Senza seg‑ ¿eíem) ‐ Dio garantisce il dono generoso sette lettere (cfr. 2,7.l 1.17.26-28; 3,5.12.21). con la societá pagana (cfr. anche 22,15).
gette, queste verbo al perfetto plurale indica dell'esistenza divina. Lºimmagine dell”ac‑ Erediterá (KÁT]pOUOHT/]OEL) ‐ E lºunica volta Per tutti ífalsi (11&ew m i ; $euóéatv) ‐ La
realtá avvenute nel passate e permanenti nel qua di sergente come simbolo della vita ¿: nellºopera in cui si usa il concetto di <<ere‑ categoría degli illeu5ág sintetizza una serie di
presente. Una simile formula assoluta com‑ benradicata nella letteratura profetica enella ditá», comune nel NT per indicare il conse‑ sette peccatori; nel linguaggie giovanneo, i
pariva durante il versamente della settima tradizione giovannea; i profetí, usando tale guimento dei beni escatolegici in virtú della <<falsi» non sono colore che mentone, bensi
coppa( 16,17: yéyovev); pub essere significa‑ ñgura, rimproveravano il popolo per aver ñglielanza adottiva. quelli che si oppongono alla <<veritá», cioé
tivo un cenñ'onto con l'ultima parela di Gesú abbandenato Dio (Ger 2,13), invitavano ad Egli sará miofiglío (añróg Zamt |J.OL uióg) alla rivelazione dí Dio in Gesú Cristo (cfr.
in crece (GV 19,30: teréleotat) che segna il accestarsi con ñducia alla sua parela (Is 55,1) ‐ Il dono della figliolanza viene presentate 14,5; 21,27; 22,15).
compimento del pregetto divino. La <<nevi‑ e promettevano, per il futuro, la salvezza pro‑ con unºallusione all'oracolo di Natan (28am 21,9 La S p º s a , la donna dell 'Agnello (rñv
tá» sembra dunque evocata da quella ceppa, prio da Gerusalemme (Ze 14,8). L'evangeli‑ 7,14): ció che ¿:abitualmente riferito al Mes‑ vúu4)nv 1:ñv yuvoc1¡<a 1:01”) ápvíeu) ‐ D e i due
che simboleggia, a sua volta, lo spargimento sta Giovanni inoltre usa il simbolo dellºacqua sia qui viene esteso a tutti colore che parte‑ vocaboli giustapposti, vú;u1m indica colei che
del sangue di Cristo. per presentare il dono di Die (GV 4,10), cieé cipano alla sua vittoria (cfr. 3,21). diviene <<sposa» (cfr. 21,2; 22,17), mentre
L'Alfae[ 'Omega (tb &Axboc ml 16(B) ‐ Come lo Spirito Santo (GV 7,37-39; 19,30.34). Qui 21,8 lperversi (nópvo¡.g) ‐ Lºuso di tale ag‑ yuw'¡ designa lo stato di <<moglie»; si tradu‑
all'¡nizio dellºopem (1,8) la prima e l'ultima let‑ ci si mueve sulla medesima linea, indicando gettivo nen sembra alludere direttamente alla ce <<denna» per evidenziare ¡| collegamente
tem dell'alfabete grece presentano Dio come il dono escatologico dello Spirito, ovvero la sfera sessuale ma, seconde [”uso metaferico con le figure simboliche dei cc. 12 e 17. E
colui chedetermina la causa iniziale della storia partecipazione alla stessa vita di Dio. di questa famiglia lessicale (nepveia, Trópvn, possibile che la sequenza (sposa-denna) sug‑
e il line a cui tende (cfr. anche 1,17). 21,7 Il vincitore (ó vu<c5v) ‐ Questa pre‑ nopveúw), comune nellºApocalisse pue in‑ gerisca un itinerario in divenire che pena dal
A colui che ha sete concederá (mf) 6Ltllá)er messa ricalca le formule conclusive delle dicare colore che accettano compromessi ñdanzamento alla consumazione delle nozze.
65,17; 66,22), cosi come l'immaginedi una spesa che si prepara per le nozze (Is 61,10). metterlo per iseritto. Dope la presentazione di se stesso, il Signore del cosmo e della
Lºantíco profeta cercava di infondere ceraggie ai rimpatn'ati dallºesilíe babilenese, storia descrive la propria azione e annuncia ¡] premio concesso al vincitore. [ versetti,
celebrando nella speranza una nueva grandezza di Gerusalemme,in via di faticesa ri‑ dal tono típicamente profetico, sono caratterizzati dai verbi al ñ1turo: presentano,
ceslruzione. Giovanni neriprende le immagini per annunciare, in prospettiva cristiana, ínfatti, una realtá giá iniziata, ma destinata acontinuare ea crescere fino alla pienezza
il compimento delle sue attese. Oltre al cosmo, &nueva la storia, rappresentata dalla definitiva. Il quadro termina con una formula di esclusione che ribadisce il concetto
cittá e paragonata a una sposa. La <<cittá santa» (Is 52,1) proviene direttamente da Dio, di <<seconda morte», identiñcata con il <<lago di fuoco» (cfr. 19,14) ed elenca ¡ tipi
cieé non e una conquista dellºuomo. Dal trono divino proviene una voce che dichiara di persone che non possono ereditare i beni escatelogíci perché hanno riñutato di
una serie di oracoli profetici, indicando nella nuova cittá lºinizio della realizzazione accogliere la rivelazione di Dio.
del progetto divino; si tratta di una sexta di liturgia cristiana in cui la comunitá celebra 21,9‐22,5 Gerusalemme, la sposa
l*eñicace aziene di Dio e, alla sua luce, interpretalaprepria steria presente, esprimendo Lºultima scena della sezione ¿:ampia ecomplessa. Nonostante alcuni esegeti lºab‑
lºanelite alla pienezza futma. L*intervento di Dio in persona rende soleme questo biano giudicate una disorganica compilazione di piu fonti, il testo pue essere ritenute
vertiee della n'velazione: egli ribadisce il messaggie, rivelgendo al profeta lºinvito a unitario e organico. Comprende due quadri principali (21,9-26; 22,1‐5), intredotti
APOCALISSE DI GIOVANNI 21,10 192 193 APOCALISSE DI GIOVANNI 21,12
” m i ánñveyxév us év rtveúuan éni ó'poq uéya mi Úlpl])tóV,mi 'ºMi trasportó in spirito su di un monte grande ed elevato
é'8£i£év por tñv nó7tw tñv ótyíav 'Iepovea)tñp mraBaívoveav ¿:K toñ e mi mostró la cittá santa, Gerusalemme, che scendeva
oúporvoñ duró r e f ; 6506 “ ¿Íj(oveav tñv 'óóf,av 1706 6800, ó <pworñp dal cielo, da Dio, llcon la gloria dí Die: il suo spl“endere
aútñg 6powq M0eo tl].n(»táttp d>c Aí6c_o iáem& vaetmílovu. & simile a quello di una pietra preziesissima, come pietra
12x“z'xovooc tsíxoq uéya Kai Ói.lm?tóv, é'xovoa rtv?uí>vag 5655… mi di diaspro cristallino.
¿ni toíq rtvÁá>ew &yyéÁovg 5655… mi óvóuam émy£yp0ruuéva, & 12(La cittá) ha mura grandi ed elevate con dedici porte e sulle porte
éetw [tá óvópator] tG)V 8ó85xa cpuÁcbv uiá>v 'Iepar'1)v dedici angeli e incisi i nomi delle dedici tribú dei ñgli d”Israele.
21,10 In spirito (¿v nveúpun) ‐ A rimarcare 665…) 1:00 9500) ‐ Lºespressione racchiude sadai mille riñessi colorati, avvícina la cittá ne nuktáv indica la eostruzione a forma di
1'inclusiene con la scena di Babilonia viene l,intera descrizione (ritoma al v. 23). La alla luminositá stessa di Celui che siede sul torre che costituisce unºapertura nelle mura.
ripresa unºidentica formula di trasporte del <<gleria» di Dio indica la sua presenza po‑ trono (cfr. 4,3). La cittá qui descritta ne ha dedici (tre per
veggente (cfr. 17,3). Una differenza & data tente e operante che, secondo il linguaggie 21,12 Mura grandí ed elevate (reixog uéyoc ogni punto cardinale) che la collegano con
dal luego: in contrappesizione al deserto, ora giovannee, si ¿ manífestata nella crece del Kai. údmlóv) ‐ In greco il singolare reí.xeq ¡| mondo intero. Queste numero simbolice
Giovanni viene portate suun <<monte grande Figlio (cfr. Gv 12,27-28; 13,31-32). Questa designa tuna la cinta muraria, ma in italiano permette di descrivere la nueva realtá ce‑
ed elevato» (¿Spec uévu Kai. útlxnhóv), simbolo ¿la luce che illumina la nueva cittá. conviene tradurre con il plurale. 1due agget‑ me sintesi piena dell'antica e della nueva
classico dell'incontro con Dio 8 ambiente Il suo sp!endore (¿ 4)merip otinñg) ‐ Lºímma‑ tivi sono gli stessi che hanno caratterizzate alleanza: le tribu di Israele e gli apestoli di
ideale della rivelazione. Il richiamo alle Spi‑ gine deriva dalla celebrazíene prefetica della ¡[ <<monte» in 21,10. Grandezza e altezza Cristo ne seno lºindízie. Inoltre la presenza
rito segna i momenti signiñcativi dell”intera nuova Gerusalemme (cfr. Is 60,1‐2.19). esprimono delimitazione e compattezza, si‑ dí dedici angeli, intesí come mediatori della
opera (cfr. 1,10; 4,2; 17,3). Comepíetra di diaspro cristalllino (dx; Aí6q) curezza e pretezione, ma non chiusura. Legge antica, completa lºimmagine della
21,11 Con la gloria dí Dio (%xouoav 1:ñv iáemót) ‐ 11paragene con una pietra prezio‑ Dodíci porte (nuktíwocq 6(.')66Ka) » ll termi‑ cíttá in quanto depositaria della rivelaziene.
da espressiení apocalittiche e artícelati in parti esposítive (con verbi al passate o al 21,2) ela fondaziene di una nueva cittá santa da parte di Dio stesso. La descrizione
presente) e parti profetiche (con verbi al ñ1ture); al centre, come uno snode, é posta é íncentrata sulla realtá urbanística, ma i termini che la introduceno (21,9: <<spo‑
una formula di esclusiene del male (21,27). Vertice dellºintera Apocalisse, questa sa, donna») sottelineano la metafora umana della relazione sponsale. Giovanni al
scena celebra il risvolto positivo del giudizio di Dio sulla storia, gia anticipate in v. 10ripete la formula dí Is 52,1 (<<la cittá santa», cfr. 21,2), ma non qualiñca piu
21,1-8: alla condanna della prostituta e alla distruzione di Babilonia (17,1) viene la cittá come <<nueva». Tuttavia il confronte inevitabíle &con la <<vecchía» Gerusa‑
contrapposta la presentazíone della sposa, la nueva Gerusalemme (21,9). Queste lemme, simbolo del popole, dellºalleanza con Dio e della stessa dímera divina tra
ímmagini, nate dalla liturgia, trovane il proprio ambiente Vitale nella celebrazione gli uomíni. ll veggente non descrive una realtá celeste e futura, distinta dall'attuale
líturgica, in quanto ¡ode corale di una comunitá che riconosce il dono della propria esperienza dei credenti; sembra piuttosto celebrare la nevitá dell”alleanza, ovvero il
vita nueva e ancla al compimento finale. La <<cittá santa», nein eracoli profetíci, nuovo rapporto ñliale con Die, donato agli uemini da Die stesse e giá attualmente
era immagine perfetta del vertice finale e si prestava per descrivere e celebrare sperimentato, sebbene resti viva la tensione verso ¡1pieno e finale compimento. La
la realizzazione del progetto salviñce operate dal Cristo; Giovanni continua, distruzione di Gerusalemme nellºanno 70 d.C. portó il giudaísmo a rielaborare lºor‑
quíndí, la rilettura dellºAntico Testamento (cfr. Is 60‐66, Ez 40‐48, Ze 14), com‑ ganizzaziene religiosa; anche i díscepeli di Gesú si trovarone dí frente a un evento
penende un ñorilegie con vari simboli di relaziene buena tra Die e lºumanitá: terribile che chiedeva interpretazione. Forse, proprio come il profeta Ezechiele in
lºeleziene del popole, lºalleanza e lºeredítá, le dedici tribu e ¡ dedici apostelí, esilio progettava la ricostruzione di Gerusalemme (Ez 40‐48), il profeta Giovanni
la presenza di Dio e le sue nozze, la ñgliolanza divina e la contemplaziene del annuncia la realizzazionedi nuova cittá per opera di Dio. Uintroduzione della scena
velte amate. ricalca lºínizio dell 'ultima parte del libro di Ezechiele (cfr. Ez 40,2): agli ecchi della
Ínlmduzíone (21,9-11). Il versetto introduttive ripete l”enfatica presentaziene (ch. comunitá cristiana la distruzione della cittá santa puó essere apparsa come un segne
17,1) di un angelo interprete, appartenente al gruppo che ha versate le ceppe ( 16,1‑ della ñne dell,antice mondo, corretto e giudicato da Dio; alle stesso tempo, pero, la
21): in questo mode lºintera sezíene (17,1‐22,5) viene collegata a quel settenarie, predicaziene del Vangele a tutte le genti si propone come 1ºímmagine di una realtá
determinando la centrapposiziene tra le due realtá descritte (la prostituta e la sposa, nuova, resa pessibile dallºintervento escatologico di Dio in Cristo.
Babilonia e Gerusalemme). In rapporto antitetico con la prima scena (17,1‐18), la Parte descrittiva (21,12‐23). Uattenzione viene rivolta agli elementi simbo‑
vísione ha qui per eggetto 1”altra conseguenza del mistero pasquale simboleggiato 1ici della costruzione, secondo la forma delle antiche cíttá: le mura, le porte e
dal versamento delle coppe: la preparazíone della sposa per 1*Agne1le (cfr. 19,7; i basamenti. Rielaborando la scena della misurazione del tempío (cfr. 11,1-2),
APOCALISSE DI GIOVANNI 21,13 194 195 APOCALISSE DI GIOVANNI 21,20
“ duró órvaro)xñq nv)ubveq tpsig Kai ócrtó Bopp& nv?w"ovsq tpsíg 13A oriente tre porte, a settentrione tre porte, a mezzogiorno
mi ómó VÓ'L'OU nv?u1>veg tpeíq Kai ómó Svop03v nv?ubveg tpeíg. tre porte e a occidente tre porte. 14Le mura della cittá hanno
”Kai tó teíxoq tñc nókewc ¿fwa Gspekíovq 5d)5£K0t mi ¿15 dodici basamenti e su di essi ¡ dodici nomi dei dodici apostoli
aútd>v 5d)5€m óvópata tGN 5035€K01 ómooró7xwv toñ órpvíov. dell,Agnello. 15Colui che parlava con me aveva come misura
15Keri ¿ AaM>v pet” époñ sixsv pétpov Ká)xapov xpvooñv, i'va una canna d,oro, per misurare la cittá, le sue porte e le sue
petpúcn tñv nó)uv mi tobc ¡(UAG)an aútñg mi 176 teíxoq aótñq. mura. I6La cittá e quadrangolare: la sua lunghezza ¿ uguale
“ m i r'1 nó?uq tetpáywvog K€ít0tt Kai 'CÓ pñxog aútñq 600v [mi] alla larghezza. (Lºangelo) misuró la cittá con la canna per
tó nÁátoc. Kai épétpnoev tñv nó)nv tQ) K00xápd_) érti ota5íwv dodicimila stadi: la lunghezza, la larghezza e 1*altezza sono
8ó5em xt?uá5wv, tó pñxoq mi tb rt?xát0g mi tb i$tl)0g aótñq uguali. I7Ne misuró anche le mura: centoquarantaquattro
i'oa éorív. “ m i épétpno€v tó t€íxoc aútñq ¿Katóv teeospáxovw braccia, misura dºuomo, cioé di angelo. 1811 materiale di
teooápwv m1va pétpov áv6pdmou, 6 écrw áwéÁov. “ m i costruzione delle mura &il diaspro e la cittá ¿:di oro puro,
r'| év&bpnotq toñ teíxouc aútñc i'aomg Kai ñ rtó)uc xpvoíov simile a cristallo puro. 191 basamenti delle m u t a della cittá
m0apóv 5p010v óo'tMp Kd6dp<í>. 1ºoi 65pé)ttºi toñ teíxovq tñc sono adornati con pietre preziose di ogni specie: il primo
nóÁewq navri Áí0(p upíop K8Koopnpévor ¿)Gspéktoc ó rrptbtoc basamento e di diaspro, il secondo di zafñro, il terzo di
i'aomq, ¿)5sótspoq oán<ptpoq, ó tpítog xa)mn5d>v, ó tétaptoc calcedonio, il quarto di smeraldo, 20il quinto di sardonice,
opápory50g, 2ºó néwttoq oap5óvv£, ó €Kt0g oáp510v, ó 5650p0q il sesto di cornalina, il settimo di crisolito, lºottavo di
xpvoó)ut)oq, ¿)6y5ooq Bf]vaoq, ¿)é'varoq tortáZtov, ó 5éxatog berillo, i1 nono di topazio, il decimo di crisopazío,
xpvoónpaooq, ¿)év5émroq óámv60q, ¿ 5w5émroq ápé9voroq,i lºundicesimo di giacinto, il dodicesimo di ametista.
21,15 Per misurare la cittá (iva uetpñon la misura complessiva indica perció 2.220 &simbolico e si ríferisce ancora aglí apostoli de11,Agnello (cfr. 21,2: KeKoopnuévmz).
tñv nóltv) ‐ La scena dipende da due passi km. Sequesta misura si ríferisce al perímetro, e alle tribú di Israele (cfr. 7,4; 14,1). 21,19-20 11riferimento a pietre preziose ha
anticotestamentari: la misurazione del nuovo il lato sarebbe di 555 km. Non ha pero sense 21,18 Il diaspm (íaamq) ‐ Questo materiale valore simbolico e proviene dal profeta che
tempio all'inizio dellºultima parte del libro cambiare unitá di misura nella traduzione, richiama la stessa ímmagine divina (cfr. 4,3). annunciava la rícostruzione di Gerusalemme
di Ezechiele (Ez 40,3‐42,20) e la terza visio‑ perché si perde il simbolo numerico e non si Ono puro (xpuolov Ka6apóu) ‐ La menzione dopo 1'esilio (cfr. ls 54,11‐12)e da un poema
nedi Zaccaria che annuncia la restaurazione ricava un dato realistico. Una simile altezza del típico metallo divino compare all,inizio giudaico sul glorioso futuro della cittá (cfr.
di Gerusalemme (Ze 2,5-9). della cittá non &immaginabile. e alla ñne di questa parte descrittíva (vv. 18h; Tb 13,17). Ma 1ºelenco minuzioso delle do‑
21,16 Dodicimila stadí (¿Tri oraóímv ó<óó€mx 21,17 Centoquarantaquattro braccia (éxarbv 21h). Esso e talmente puro da sembrare cri‑ dici pietre preziose intende dire qualcosa di
xtltá&ov) ‐ II numero esprime la misura della teooepá¡<ovra teaoápwv nnxóv) ‐ Equivale a stallo trasparente. piú: anche se 1'ordine e ¡ nomi non corri‑
cittá: esse ¿¡| risultato di 12x 1000, ossia la circa 65 m; ¡| nñxuq (<<braccio» o <<cubito») 21,19 Adornati (Kskoopnpévot) ‐ Per qua‑ spondono perfettamente, vi si pub ricono‑
cifra di Israele edegli apostoli moltiplicata per infatti corrisponde a circa 45 cm. La misu‑ 1iñcare ¡ dodici basamenti della cíttá vie‑ scere un richiamo al pettorale del sommo
il simbolo della potenza divina operante nel‑ ra non indica il perímetro, ma l*altezza o lo ne adoperato lo stesso participio perfetto sacerdote (cfr. Es 28,15‐21), come simbolo
la storia. Uno <<stadio» corrisponde a 185 m: spessore delle mura, che ¿:enorme. Il numero passivo, che caratterizzava la fidanzata sacro delle tribú di Israele.
Giovanni usa il concetto di <<misura» per indicare il progetto di una costruzione descrivendo la cittá come un cubo (21,16), la si avvicina all'antico Santo dei Santi
e per comunicare una valutazione della realtá attraverso i simboli numerici delle (cfr. 1Re 6,19‐20), la parte piú sacra del vecchio tempio.
sue dimensioni. La formula enigmatica <<misura d'uomo, cioé di angelo» enfa‑ Lºangelo interprete si occupa del materiale da costruzione: la preziositá dell*oro,
tizza il simbolismo: le misurazioni vengono proposte secondo i criteri umaní e, del diaspro e delle per1e alludono al mondo divino; lºallusione alle pietre preziose
tuttavia, corrispondono a una realtá angelica, cioé sovrumana, e indicano qualcosa incastonate nel pettorale del sommo sacerdote (cfr. nota) accenna alla natura sa‑
di piú profondo e significativo. Le caratteristiche della cittá la qualiñcano come cerdotale della nuova cittá. Gli ultimi elementi descrittivi sottolineano due assenze
comunitá profondamente unita al suo Signore, come dimora stessa di Dio. Infatti, importanti, tali da evidenziare un forte contraste con la Gerusalemme storica: non
APOCALISSE DI GIOVANNI 21,21 196 197 APOCALISSE DI GIOVANNI 21,27
21K(:ti oi 50658ch nvÁd>veq 5c(>8€xa uapyapírtxt, ávóc sig é'Kaorog 21Le dodici porte sono dodici perle: ciascuna porta & formata
tdw nv?uí>vwv ñv ¿¿évóq pdpycxpírov. mi ñ rcÁar5ia rñg nóÁswq da una sola perla. La piazza della cittá &di oro puro, come
xpvoíov m6apóv dig i5a)xoq 51avyr'1g. 22Koci vaóv oúx si50v év cristallo trasparente. 22Non vidi alcun santuario in essa perché
aótñ, ()yáp Kópioq ó Gsóc ónavroxpárwp vaóq aútñq éorw Kai tó il Signore Dio, 1”Onnipotente, e il suo santuario insieme
ápvíov. ” m i ñ nó)ug of; xpeíav €st toñ ñÁíov oú5é tñq oe?nivnq .all'Agnello. 23La cittá non ha bisogno che la illuminino ne' il
i'va <paívwow aútñ, ?]yócp 565,01 toñ 6506 é<pd>twsv aórr'1v, mi 6 sole né la luna, perché la gloria di Dio lºha illuminata e la sua
Áóxvog aótñc tó ápvíov. lampada ¿:1”Agnello.
“Kai nepmanioovow tó: €Gvn && toñ (pwróq aótñc, Kai oi Baot)wíq 24Alla sua luce cammineranno le nazioni e ¡ re della terra
tñc, yñg <pápovow tñv Sóíocv aórá>v sig ocfm1v, ” m i oi1rvÁd>veg vi portano la loro gloria. 25Le sue porte non si chiudono
aótñg oó ur'¡ KÁEIGG(Í)OW ñuépocg, vbf, yócp OÚK é'orou éxsí, “ m i mai durante il giorno; in lei la notte non calera piú. 26In lei
oi'oovow tr'|v Bó€av Kai rf1v npñv tG)V é6vdw sig aúrñv. ” m i 00 ur'1 porteranno la ricchezza e il fasto delle nazioni. 27In lei non entra
sioé)t6n sig aórñv n&v Kowóv mi [6] nouI>v [35é)wyua mi tbsñ¿oq alcunché dºimpuro, né chi commette schifezze o falsitá, bensi
si pr) oí yeypauuévor év tQ) Bl[5)xí(p rñc Zwñg toñ ócpvíov. coloro che sono registrati nel libro della vita dell'Agnello.
21,21 Dodici perle (óóóexa papyfxpírat) ‑ e pub alludere anche al pellegrinaggio uni‑ Portano (cbépouow) ‐ In questo versetto si riferisce alla cittá, che tuttavia ¡:personifica‑
Ognuno dei torrioni della cinta muraria e co‑ versale verso Sion, secondo il modello dí Is usa il presente di d;épw (<<portare»), mentre ta come la <<sposa». Per questo si preferisce
stitnito da una perla che deve quindi avere un 60. Queste indicazioni pero lasciano intende‑ nel v. 26, per ribadire la stessa idea, si impie‑ tradurre <<]ei», piuttosto che <<essa».
diametro di almeno 65m. L'immagine evoca re che nella prospettiva dell”autore la storia ga il futuro dello stesso verbo (díaouaw): vi .? 21,24-26 Testo añine: Is 60,I‐22
una realtá decisamente straordinaria. non é ancora finita: fuori di Gerusalemme si riconosce una variazione che sottolinea la 21,27 Schifezze o falsitá (Bóéluyua mi
º2º 21,12-23 Testi añini: Ez 40,3‐42,20; Ze continua la vicenda delle nazioni, illuminata continuitá futura di ció che gia avviene. $eñóoc) ‐ Sono le earatteristiche di chi &(<im‑
2,5-9 ' pero dalla nuova realtá. 21,25 Nonsi chiudono mai (oí) p.h Klew€á>ow) puro», gli atteggiamenti di chi si oppone alla
2 1,24 Cammineranno le n a z i o n i [ re della terra (oi Baorkeig rñg yñg) ‐ Gia ‐ Lºuso del congiuntivo aoristo in forma ne‑ rívelazione di Dio e divinizza le strutture di
(neptuarúaouotv r¿x %9vn) - La luce dalla simbolo dell'avversione a Dio (cfr. 6,15; gativa serve per enfatizzare il significato e questo mondo (cfr. 21,8; 22,15; GV 8,44).
nuova Gerusalemme orienta la vita dei vari 17,2; 19,19), ora introducono nella cittá di per generalizzare l'índieazione. _ L*atteggiamento contrario significa apparte‑
popoli (cfr. Is 60,3.5): il <<camminare» e co‑ Dio le ricchezze dí tutte le loro culture (ri1v In leí (Gig aúrñv) ‐ 11pronome femminile ¿= nere alla nuova mentalitá dell*Agnello (cfr.
mune metafora che indica il comportamento óóEav aúróv, <<la loro gloria»). ripetuto con insistenza in questi versetti: si 20,12.15).
ci sono piú ¡ luminari (cfr. Is 60,19-20), perché la luce & fomita direttamente dal grinaggio, Giovanni celebra il raduno universale dei popoli e indica la <<novitá»
Signore (21,23); masoprattutto, nella cíttá ‐ a differenza del progetto di Ezechiele come la meta verso cui l'umanitá intera tende (ls 6035). Le porte, rivolte a
‐ non c'é piú alcun luogo sacro, perché il Signore stesso e il santuario (21,22). ogni direzione (21,13), restano sempre aperte come chiaro segno di accoglienza;
Entrambi ¡ versetti ñnali terminano con il riferimento all'Agnello in posizione lo aveva giá annunciato il profeta (Is 60,11), ma Giovanni ritocca e abbellisce
enfatica: IºAgnello, cioé Gesú Cristo morto e_risorto, ¿:insieme a Dio santuario questa formula con l'immagine di uno straordinario giorno ininterrotto senza
(cfr. GV 2,19‐21) e lampada. L*assoluta originalitá di Gerusalemme sta proprio piu notte (cfr. Zc 14,7). La luce &il motivo dominante e lºincontro tra la gloria
in questa nuova relazione con Dio attraverso la persona e il sacrificio esístenziale divina e la gloria delle nazioni rappresenta lo splendido ideale della possibilitá
del Cristo, modello fondamentale che rischiara la comunitá. di comunione tra Dio e l*umanitá.
Parte profetica (21,24-27). Alla lunga descrizione succede una breve peri‑ La sezione ¿:conclusa da una formula di esclusione (v. 27) che ‐ secondo
cope, caratterizzata dai verbi al futuro: si tratta di una collezione di citazioni il modello giá presente in 21,8 ‐ annuncia Pinterdetto a ogni realtá imputa:
profetiche che vengono date per compiute o in via di realizzazione. L*idea mediante la ripresa di un detto profetico (cfr. Is 52,1) tale interdetto avvicina
principale & quella del pacifico rapporto della nuova Gerusalemme con tutte le la cittá allºantico santuario; tuttavia, si precisa che l”impuritá esclusa ¿ morale,
genti: mediante le immagini dell'antica liturgia di Israele per le feste di pelle‑ non rituale.
APOCALISSE DI GIOVANNI 22,1 198 199 APOCALISSE DI GIOVANNI 22,6
2 2 1Kod €5€1£év u01norauóv í55atoq Zwñq Ácxunpóv ¿oq 2 2 1Mi mostró poi un ñume d,acqua viva, limpida come
KpóoraMov, émropsvóuevov éKtoñ Opóvov toñ 6506 cristallo, che scaturiva dal trono di Dio e dell'Agnello.
mi toñ ápvíov. 2év uéocp tñc nhatsíaq aótñg mi 1701”) n0tauoñ 2In mezzo alla piazza della cittá, sulle sponde del ñume, si trova
évreñOsv Kal éxsí6.sv EúÁov Zooñq nowñv mpnobg 50358K0(, KO('CÓ( un albero di vita che dá frutto dodici volte e ogni mese produce
pñvor Exactov án051506v tóv Kapnóv aútoñ, Kal tó( <póMa toñ il suo frutto e le foglie dell'albero servono come medicina
f,ó)xov sig Oepansíav tdw é9v<bv. delle nazioni. '
3K0d náv xatá9¡zua oóx é'0toa é'tt. mi 6 6póvoq toñ 6506 mi 1706 3Non ci sará piu nessuna maledizione. 11trono di Dio e
ápvíov év aótñ é'0tou, Kai oi 506Á01 CXÚ'COÚ Áoctpsúoovow aút© dell,Agnello sará in mezzo a essa e i suoi servi lo adoreranno;
4K0d 6xpovrw tó npóownov aútoñ, K0d tó 6vouoc aótoñ énl táw 4vedranno il suo volto e porteranno il suo nome sulla fronte.
peubnwv aót<bv. 5chi VÓE OÓK é'otou ¿'a mi OÚK é'xovcw xpsíav 5Non calera piu la notte e non avranno bisogno dí luce di
(pwtóq Áóxvov mi <pwtóq ñ?xíov, ('St1 Kópiºg ¿)Geóq cpmtí051 én' lampada, né di luce di sole, perché il Signore Dio li illuminerá e
aótoóq, mi BaotÁeóoovow sig toúg aio”)an 'CÚ)V aíóvwv. regneranno nei secoli dei secoli.
6[(cd einév por 051:01 oi Áóy01 merci Kal áM6woí, mi 6 Kúp10q 6Poi mi disse: <<Queste parole sono degne di fede e veritiere.
¿ Oeóq t(I)V rtvsvpátwv t(I)V npo<pntd>v óznéatet?xev tóv óíyy€Áov Il Signore, il Dio che ispira i profetí, ha mandato il suo
aótoñ 5£í£a1toíq 5OÚÁOIQ aútoñ & ¿ s i ysvé09a1 év 'CÓ(X€L angelo per mostrare ai suoi servi ció che deve presto accadere.
22,3 Lo adoreranno (latpeúoouow aím9) ‐ II lo» e stato aggiunto da una mano successiva *? 22,1-5 Testi afñni: Ez 47,1-12; Ze 14,6-16 la formula tecnica & 5eí. yevé_06at (cfr. Du
rifa‐¡mento a Dio e allºAgnello ¿ fatto con un (come pensa qualche commentatore), ma che 22,6 Ció che deve presto accadere ‐ Ricor‐ 2,28-29) che designa la spiegazione profeti‑
pronome singolare: non significa che lº<<Agnel- lºautore li considera entrambi unºunica realtá. re qui per lºultima volta (cfr. 1,1; 1,19; 4,1) ca del senso della storia.
Parte descrittiva (22,1‐2). Una formula di dimostrazione segna lºinizio di questa Parte profetíca (22,3-5). Con lºannuncio del giorno escatologico tratto da Zc
unitá che riprende alcune immagini ene introduce altre molto importanti. Un ñume 14,11 si introduce lºadorazione eterna e luminosa tributata a Dio e all”Agnello dai
caratterizza il giardino delle origini (cfr. Gen 2,10), ma lºimmagine di acque che suoi servi. Questi ultimi sono coloro che hanno assímilato la mentalitá dell'Agnello
sgorgano dal tempio deriva da Ezechíele (47,1) ed & comune nellºapocalittica (cfr. e portano ímpressa nella loro vita la sua stessa persona: hanno il suo sigillo (cfr.
GI 4,18; Ze 14,8). Giovanni sostituisce il santuario con il trono divino e ribadisce la 7,3; al contrario, gli empi recano sulla frente il marchío col nome della bestia, cfr.
presenza congiunta dell,Agnelloz come in 21,22.23 lºAgnello &nominato alla ñne, in 13,17). Nellºevento di Gesú Cristo, dunque, la novitá si & realizzata: nel presente
posizione enfatica. Qualche esegeta haipotizzato che si tratti di aggiunte; di fatto ¿da & donata alla sua Chiesa e, nel futuro, si compirá pienamente per tutta I'umanitá.
valorizzare che la redazione fmale del testo insista nell”afñancarea Dio I”Agnello: essi Lºultima visione dell”Apocalisse ¿, pertanto, una rilettura cristiana delle Scritture
costituiscono il nuovo santuario da cui sgorga il ñume che dona vita. ln modo ana‑ per esprimere la gioiosa celebrazione del paradíso ritrovato: lºautore, ispirandosi
logo, in mezzo alla cittá fruttiñca anche lºalbero della vita: si tratta di un particolare a le 14,6‐9.16, ha rielaborato le immagini connesse alla festa delle Capanne per
nuovo rispetto al quadro della splendida vegetazione descritto daEz 47,12, modello presentare la nuova realtá, la luce, che ¿:Dio stesso (21,11.23; 22,5), c l*acqua di vita
profetico rielaborato; il riferimento evidente ¿:al giardíno di Eden (Gen 2,9; 3,24), (21,6; 22,1). Gli uomini péllegrini giungono finalmente alla meta, possono vedere il
all'albero della vita simbolo sapienziale che segna lºinizio della Storia umana. Cíó che volto di Dio e, nellºadorazione, condividono il suo potere regale (cfr. 5,10; 20,6).
allºinizio & stato perduto, viene rídonato in pienezza. Ezechíele diceva che le foglie
servivano come cura, Giovanni precisa che servono per curare le gentí: significa che DIALOGO LITURGICO FINALE (22,6-21)
lºantore dell*Apocalisse immagina ancora lºesistenza di nazioni da guarire. Dunque Lºopera si conclude come era iniziata: con un linguaggio liturgico e una struttura
la storia &in corso. I simboli della comunione con Dio, all'inizio e alla ñne della dialogica. Lºintento di create collegamento con il principio ¿:evidenziato dalla ripeti‑
Bibbía, esprimono lucidamente la parabola della vicenda umana: storia di peccato e zione di alcune formule importanti: il ricordo della rivelazione (1,1 e 22,6), la defini‑
di salvezza, di amicizia perduta e di comunione ñliale ridonata. zione dell,opera come profezia (1,3 e 22,7. 10.18.19), lºinsistenza sulla testimonianza
APOCALISSE Dl GIOVANNI 22,7 200 201 APOCALISSE Dl GIOVANNI 22,14
7mi ¡5013 é'pxopa1taxó. pomárpwg ¿)m pd)v tobg Aóyovg tñq 7Ecco, io vengo presto. Beato chi osserva le parole della profezia
npo<pnteíac roñ BLBÁÍOU toótov. di questo libro».
8Káryeb 'Ieoávvnq ó áxoúwv Kai BÁénwv tocñta. mi ¿Ste r'íKoveoc Kai 8lo, Giovanni, sono colui che ascolta e vede queste cose. Quando
¿Mapa,é'rtsoa npocmvvñom €unpoe€sv t<bv no&bv toñ óryyé)xov le ebbi ascoltate e viste, mi prostrai in adorazione ai piedi dell*angelo
toñ 55mvúovróq p e t tañtoc. ºchi Áéy£1 por ¿Spa pr'¡- oúv80vkóq eoú che me le aveva mostrate. 9Allora mi dice: <<Bada di non (farlo)!
eípt Kai t(¡)v ót5£)t(pe”av oov td>v npo<pntá>v Kai t(I)V tnpoóvreov lo seno un servo come te e i tuoi fratelli, ¡ profeti, e (come) colore
tobg Áóyovq toñ Bi[3?xíov IOÚ'EOU' tQ) esq) npooxóvneov. che osservano le parole di questo libro. Dio devi adorarel».
lºKeri Áéyet por pñ o<ppayíong tobq Áóyovg tñg npo<pnteíaq toñ 1ºPoi mi dice: <<Non sigillare le parole profetiche di questo libro: il
[316Aíov toótov, ó K0upóc; yáp éyyóq é0t1v. 11ó óc5u<dw óz5mnoárw momento propizio infatti &vicino. "L'ingiusto continui pure a
En Kai ¿)óvnapóc óvrtav0ñtw é'ti, mi 6 5íxouoc 5u<atoeóvnv commettere ingiustizie e lºimpuro continui &essere impuro; il giusto
nomoátw ¡'-:'ti mi 6 ¿hace áy1ao€r'¡tw En. continui apraticare la giustizia e il santo continui a essere santo.
121501) é'pxopeu raxó, Kai ¿)p1006q pou p£t' époñ áno$oñvou 12Ecco, io vengo presto e la mia ricompensa &con me, per rendere
éxáotep (bg tó é'pyov éetiv aútoñ. ”¿yd) to &Acpa Kai tó (Í), ó a ciascuno secondo la propria opera. 13Io sono lºAlfa e lº0mega,
npd>toc mi ¿)é'oxatog, ?]ó(pr1 K0ti tó téÁoq. il Primo e 1,Ultimo, il Principio e il Fine.
”Maxápwr oi nÁóvovrsq t¿xq eto?x€xg aútd>v, i'vec é'etoa ñ é£oveíer 14Beati colore che lavano le loro vesti per avere diritto
aótá>v éni tó EóÁov tñg Zeoñg Kai toiq nv)ubew sioéÁ0wow sig allºalbero della vita ed entrare per le porte nella cittá.
22,7 Beato chi asserva le parole (uaKoiptog pronuncia la sesta beatitudine, strettamente assímila il messaggio per tradurlo in scelte mande contrario era stato dato a proposito
¿ mpdw rob; Aóyouq) ‐ Forse &l”angelo in- legata alla prima (1,3): la lettura liturgica del di vita. dei sette tuoni in 10,4 (si veda la nota a quel
terprete (come nel passo simile di 19,9) che testo rende beato colui che ne fa tesoro e ne 22,10 Non sigillare (ni] od>payíong) ‐ Il co‐ versetto; cfr. Dn 12,4).
(1,2 e 22,16.18.20), l”affermazione del tempo vicino (1,3 6 22,10) e la presenza di ne tragga beneficio: conoscerla e lºoccasione buena che risulta a portata di mano
beatitudini (1,3 €22,7.14). Come nel dialogo liturgico introduttivo, Fultima sezione (<<il momento propizio infatti é vicino»; cfr. 1,3). Un ulteriore chiarimento si rende
del libro presenta una celebrazione simbolica in cui prendono la parola, oltre a Gio‑ necessario per evitare illusioni, peiché la nueva realtá non significa eliminazione dei
vanni e allºassemblea, anche lºangelo interprete e Gesú stesso. ll testo ¿:organizzato malvagí (v. 1l ) : nonostante la novitá annunciata, le cese sembrano continuare come
attomo ai personaggi e alle lore parole; lºinsistenza &sulla natura profetica dellºepera: prima; quattro tipi di persone, contrappesti a due a due, rappresentano questa opposta
el'ispi1azione divina che dona ai fedeli la capacitá di comprendere il sense della storia continuitá, a livello sociale (<<lºingiusto/íl giusto») e a livello religioso (<<1'impuro/
alla luce delle antiche Scritture e degli eventi pasquali di GesúCristo. Per queste mo‑ il santo»). L*Apecalisse, infatti, offre la pessibilitá di comprendere il sense delle
tivo le parole del libro sono degne di fede e rívelatrici del progetto di Dio (cti. 3,14; dinamiche storiche e comunica la certezza della soluzione divina gia allºopem, ma
19,9.11; 21,5). 11tema conduttore di questo dialogo finale e la venuta del Cristo e il riconosce anche ¡] rispetto per le scelte storiche degli uomini.
tono &decisamente in crescendo. L”añºermazione <<Ecco, ¡o vengo presto», la formula Con una formula profetica (cfr, ls 40,10; 62,11) il Cristo annuncia (v. 12) che
del Cristo risorto rivolta alle Chiese (cfr. 2,16; 3,11), &ripetuta tre volte (22,7.12.20) <<la ricompensa» si identifica con la sua stessa persona: perció la serte di ciascune
col verbo al presente e un awerbio di tempo per ribadire sia la presenza del Cristo ¿:segnata e garantita in base alle proprie scelte nei confronti del Cristo (cfr. 14,13;
giá operante nella comunitá sia la tensione al definitivo compímento. 20,12.13). 13in si presenta (v. 13) con tre doppie e analoghe definizioni, tutte giá
Al v. 8 lºautore si presenta come Giovanni (cfr. 1,1.4.9), interprete di questa rivela‑ comparse (cfr. 1,8.17; 2,8; 21,6), per ribadire la sua natura di Signore della storia
zione: per la secenda volta (cfr. 19,9-10) racconta il suo tentativo dí adorare Pangelo che determina 1”ínizío, lo sviluppo e la meta di ogni cosa. La settima e ultima
e la severa proibizione che gli e stata comunicata. In netta opposizione alle pratiche beatitudine del libro richiarna la deñnizione dei salvati del sesto sigillo con un im‑
di un culto angelico, l'autore ínsegna che solo Dio deve essere aderato, mentre gli portante riferimente al battesimo. Ció che era detto dell'evento sacramentale (7,14:
angeli sono <<scrvi» della rivelazione divina cosi come Giovanni (1,1) 6 gli altri uomi‑ <<lavarono») ora viene ripreso nella sua continuitá esistenziale (22,14: <<lavano»).
ni (1,1; 22,6) che, guidati dallo spirito della profezia, hanno assimilate questa parola. Da questo deno-impegne nasce la possibilitá di mangiare dell'albero della vita
Lºangelo ordina a Giovanni di divulgare questa profezia, donata perché Fumanitá (probabile l'allusiene all“eucaristia) e di entrare nella nuova comunione con Dio.
APOCALISSE Dl GIOVANNI 22,15 202 203 APOCALISSE DI GIOVANNI 22,21
tñv nó)uv. 15'£'Ew oi Kóvsq mi oí <pápuaxor mi oi nópv01mi oi 15Fuori i cani e gli stregoni, iperversi e gli assassini, gli idolatri e
(povsíg Kai oi ei5whohátpm mi mic cpt?xd>v mi 1t0163v $5650g. chiunque ama e pratica la falsitá!
“'Eyóo 'Inooñq é'n£utjm tóv óíyyeÁóv pou uaptvpñoa1Úuiv t0(f)t(x 16lo, Gesú, ho mandato il mio angelo, per testimoniare a voi
éni taíc éxxMoía1q. £:yu') si… r'1 óíZa Kai 'CÓ yévog Aaví5, ¿)ácrñp queste cose riguardo alle comunitá. lo sono la radice e la stirpe
¿)Áapnpóg ó npw'ívóq. di David, la stella luminosa del mattino».
"Kai tó rtveñpa Kai ñ vóucpn Áéyovow- é'pxov. mi 6 ómoúwv 17Lo Spirito e la sposa dicono: <<Vienil». Colui che ascolta dica:
sinátw é'pxov. mi 6 5upá>v épxé06w, ¿)657wa Aa6étw i55wp <<Vieni!». Chi ha sete venga; chi vuole attinga gratuitamente
(wñg 5wpeáv. l'acqua della vita.
13Matptvp<b €de navri tú_3 óu<oúovu robe Áóyovq tñq rcpo<pnrsíaq 18Attesto io a chiunque ascolta le parole profetiche di questo
1:06 BtBAíov tOÚtOU' éáv uc ért10ñ érc' aótá, émGñost ó 986; ¿n' libro: se uno vi aggiunge qualche cosa, Dio gli aggiungerá
aótóv t¿xg n)lnydq rótq yzypauuévaq év 'Eó_f) Bt[3)tí<p toótop, 19K0ti éáv i castighi descritti in questo libro; 19e seuno toglierá qualc0sa
t i g á<péh_1 c'mó t<I>v Áóywv toñ [316Áíov tñq npo<pnteíag taútng, dalle parole profetiche di questo libro, Dio toglierá la sua parte
á<p£Á£í ¿ Oeóq tó uépoq aótoñ ómó toñ EóÁov tñc (wñq mi ex tñg dall*albero della vita e dalla cittá santa, descritti in questo libro.
nóhewq tñq óryíocg tdw ysypocppévwv ¿V¡(E) Bib?xítp toóto_o. 20Colui che attesta queste cose dice: ((Si, vengo presto!». Amen.
20As'y…€1¿) papprv t a ñ w vaí, é'pxopm taxú. 'Aur'1v, ¿fpxov KÚpl£ 'Inooñ. Vieni, Signore Gesú.
21'H xc'zp1q roñ Kupíov 'Inooñ petd návrwv. 21La grazia del Signore Gesú sia con tutti.
22,15 Falsitá ‐ I l concetto di lbef)óoq (<<falsi‑ brano attribuire al Cristo questo nuovo inter‑ 22,20 Vzeni, Signore Gesú ('épxou KÚpLE ”Inooñ) Gesú anche il titolo <<Cristo» (Xptaroñ).
tá») identifica colore che si oppongono alla vento di autenticazione del testo: le formule ‐ A l l a formula di assenso (<<Amen»: cfr. 1,7; Con tutti (perú návtmv)‐ Termina cosi il piu
rivelazione divina (cfr. 14,5; 21,8.27). usate sono típicamente antíc0testamentarie 5,14; 7,12; 19,4) si aggiunge quella del de‑ attendibile codice Alessandrino (A). Alcuni
22,16 lo sano (¿yd) el…) ‐ L“ultima solenne (cfr. Dt 4,2; 13,1; Pr 30,6; Qo 3,14). siderio (cfr. 22,17). Sembra corrispondere codici minuscoli aggiungono ñpóv (<<con
presentazione di Gesú con la tipica formula Ribadire con forza l,autenticitá divina alla formula aramaica máraná tá ' (cfr. lCor tutti voi»); il codice Sinaitico ( 8 ) cambia le‑
giovannea (cfr. 1,8.17; 2,23; 21,6) fonda il del proprio messaggio e proibirne ogni 16,22; Didaché10,6), ma non vi ¿ certezza zione (perú r<íw &yíwv, <<con ¡ santi») e il co‑
valore della propria testimonianza sulla sua adattamento lascia intendere che l'autore a questo proposito. dice Vaticano greco 2066 (046) le assomma
stessa persona. dellºApocalisse sentiva la debolezza della 22,21 Del Signore Gesi4 ('L'0Í) Kupíou 'Inooñ) (uetóc 1Távrmv rdw áyíwv, <<con tutti i santi»).
22,18 Attesto ¡o (paprup<ñ éyu')) ‐ Il pronome propria posizione e temeva interventi mani‑ ‐ Il codice Vaticano greco 2066 (046) e le Questi ultimi codici, seguiti dalla Vulgata,
enfatico e ¡| collegamento con il v. 20 sem‑ polatori del testo. traduzioni latine aggiungono al nome di aggiungono un finale áuñv, <<Amen».
[| tema dell'ingresso nella cittá santa provoca la terza formula di esclusione (cfr. invito 'erivolto all'ascoltatore (cfr. GV7,37-39). Appare evidente il riferimento allavita
2l,8.27): si ribadisce l'interdetto a sette categorie simboliche di persone. sacramentale della Chiesa con cui si afºferma lºattuale possibilitá, per chi lo desidera,
Gesú in persona riprende la parola per riaffermare lºorigine divina di questa rive‑ di attingere gratuitamente alla sorgente di vita (cfr. 21,6; 22,1).
Iazione e la sua destinazione alla comunitá cristiana (v. 16) e, quindi, per garantire la Per la terza volta (v. 20) il Cristo risorto, testimone degno di fede e garante della
completezza della profezia (W. 18-19).Al termine del canone cristiano delle Scritture, rivelazione, ripete lºimpegno a venire senza indugio: a lui la comunitá cristiana,
tale soleme affermazione presenta Gesú Cristo come la pienezza della rivelazione che soggetto implícito, risponde esprimendo il proprio assenso e il proprio desiderio.
con lui si chiude, senza attendere nuove aggiunte e senza ammettere alcuna riduzione. Cosi, nella dimensione della liturgia, passato, presente e futuro si rafforzano e si
Egli & punto di incontro e realizzazione dellºAntico Testamento e del Nuovo: viene integrano: il Signore <<venne» negli eventi fondamentali della sua Pasqua, <<vie‑
prima di David (ula radioe»; cfr. Is 11,1.10LXX) ene continua l,opera (<<la stirpe»), ne» nella vita della Chiesa lungo la storia, <<verrá» per il compimento finale. La
porta a compimento la sua funzione regale (<<la stella»; cfr. Nm 24,17) inaugurandoil comunitá che legge questa rivelazione ricorda, vive e attende.
giorno nuovo della Pasqua (<<stella luminosa del mattino»; cliº. 2,28). Baffermazione L*intera opera, iniziata come un,epistola indirizzata alla comunitá cristiana
del Cristo suscita l*entusiasmo dellºassemblea liturgica: questa ¿:la sposa, descritta (1,4), termina con una analoga formula epistolare, comune anche a Paolo (cfr.
poco prima (21,29), e il suo desíderio & mosso dallo Spirito di Dio che ha ricevuto. 2Cor 13,13; Gal 6,18; Fil 4,23). L*augurio estende a tutti la comunione con lºamore
Ogni fedele che ascolta sente nascere il desiderio della venuta di Cristo, ma 10stesso attiv0 (<<grazia») di Cristo.
IL LIBRO DELUAPOCALISSE
NELLºODIERNA LITURGIA
ditazione e orazione, uniscono cuore e voce al grande coro dei riaccesa durante il lucemario della Veglia pasquale, nella notte
salvati che inneggiano all'Agnello. santa. In quegli istanti densissimi, mentre ogni cosa & ancora so‑
spesa nel silenzio del sabato, il.buio & rotto dai guizzi del fuoco
Nel giorno del Signore primordiale che divampa sul sagrato e la voce del sacerdote che
La rivelazione che Giovanni riceve e trasmette si rivolge alla prepara il cero pasquale e crepitio prodromo di esultanza: <<Il Cri‑
Chiesa riunita da Dio in santa assemblea nel giorno in cui Cri‑ sto ieri e oggi» ‐ scandisce solennemente tracciando una croce ‑
sto ‐ parafrasando la Preghiera Eucaristíca ‐ ha vinto la morte <<Principio e fine; Alfa e Omega. A lui appartengono il tempo; e i
e lºha resa partecipe della sua vita immortale. Leggiamo, infat‑ secoli. A lui la gloria eil potere; per tutti i secoli dei secoli. Amen».
ti: <<lo, Giovanni, vostro fratello e compagno nella tribolazione, Questa dossologia unisce i versetti che troviamo proprio in Ap 1,8
fui preso dallo Spirito nel giorno del Signore e udii dietro di me e 22,13: ecco la Chiesa entrare, inondata dalla luce del Cristo che
una voce potente, come di tromba, che diceva: “Quello che vedi, risorge glorioso, nel tempo nuovo della salvezza! A partire dalla
scrivilo in un libro e mandalo alle sette Chiese: a Efeso, a Smir‑ Messa del giorno di Pasqua, il popolo cristiano si saluterá con
ne, a Pérgamo, a Tiátira, a Sardi, a Filadélña e a Laodicéa”» (Ap quellºannuncio che il Messale indica per la prima volta all*Anti‑
l,9a.lO-ll). Siamo immersi in una grandiosa e potente Liturgia fona di ingresso e che unisce il versetto di Lc 24,34 a quello di Ap
della Parola, che si apre e si chiude con la beatitudine promessa a 1,6: <<Il Signore e davvero risorto. Alleluia. A lui gloria e potenza
quanti leggono e ascoltano le parole della profezia (Ap 1,3; 22,7). nei secoli eterni». Non diversamente, come in una grande inclu‑
Tutto avviene, come traduce il testo liturgico, <<nel giorno del Si‑ sione pasquale, l”ultima domenica del Tempo ordinario celebra
gnore» (cosi ¿:titolata la felicissima Nota pastorale CEI del 1984): nostro Signore Gesú Cristo re dell,universo cantando all'ínizio
Pespressione di Ap 1,10 e, a dire il vero, “unica” nel Nuovo Te‑ della Messa: <<L”Agnello immolato e degno di rícevere potenza
stamento e assente nel Messale: ma ogniqualvolta incontriamo il e ricchezza e sapienza e forza e onore: a lui gloria e potenza nei
sostantivo dominíca o la sua declinazione (soprattutto nelle rubri‑ secoli, in eterno» (Ap 5,12; 1,6).
che) si sottintende proprio questo in dominica die. Il Prefazio “Per
la dedicazione dellºaltare” ha nel testo originale una formulazione Sacerdoti per Dio
ecclesiologica a questo riguardo molto felice e che Siamo costretti Come ¿:noto, 1”Apocalisse celebra la potenza del Cristo che
a propone in latino poiché la seconda edizione del Messale italia‑ unisce alla propria vittoria pasquale ¡ credenti, per costituirli
no, incredibilmente, omette proprio il termine a noi piu caro dan‑ <<un regno e dei sacerdoti» (Ap 1,6; 5,10; 20,6). El offerta cosi
do una traduzione píuttosto indebolita. Cosi recita lºedz'tio typica: alla nostra riñessione una originale e preziosissima chiave in‑
Híc dominica mensa paratur, ad quam fl i i tui, Christi Corpore terpretativa per capire il senso di ogni celebrazione liturgica e
refectí, in unam et sanctam congregantur Ecclesíam. sacramento, che e azione di grazie (eucharistía) rivolta da tutti
Questa dominica ¿:il giorno della risurrezíone, quando viene i fedeli ai quali e riconosciuto il titolo di sacerdoti (hiereís). A
imbandita la mensa peri ñgli di Dio che, nutriti del Corpo di Cri‑ distanza di quasi venti secoli ¿:proprio la riforma del Concilio
sto, sono radunati come Chiesa una e santa. LºApocalisse ci porta Vaticano I I , nella costituzione dogmatica Lumen gentíum sulla
dritti al cuore della fede cristiana, al mistero pasquale, a quel pri‑ Chiesa, a riprendere e ribadire con forza questa veritá Iungo ¡ se‑
mo giorno dopo il sabato quando, prima dellºalba, Cristo Vince la coli marginalizzata, dedicando il grandioso capitolo 10al sacer‑
tenebra della morte con lo splendore della risurrezíone. Lºanno dozio comune dei battezzati. Riteniamo importante questa breve
liturgico pulsa di questa luce, mirabilmente e drammaticamente digressione extraliturgica per poter leggere c o n il dovuto peso
IL LIBRO DELUAPOCALISSE NELL'ODIERNA LITURGIA 208 209 IL LIBRO DELL”APOCALISSE NELL'ODIERNA LITURGIA
quei testi e quelle rubriche che sono stati proposti per manifesta‑ Tu sei degno, o Dio, di ricevere gloria, onore e potenza
re, annunciare e compiere un tale dono. Non senza il rischio di Seci chiedessimo quali versetti dellºApocalisse sono maggior‑
una lettura parziale e restrittiva (ancora oggi noi usiamo il ter‑ mente presenti nella celebrazione dei sacramenti avremmo una
mini <<sacerdote» per indicare il <<presbitero»), Ap 1,6 &Antifona risposta inaspettata: ciascuno di noi, infatti, senza essere un ese‑
di ingresso alla Messa del Crisma, il giovedi della Settimana geta, li conosce benissimo, quasi a memoria, ascoltandoli e can‑
santa, salvo qualche aggiustamento sintattico: <<Gesú Cristo ha tandoli in ogni celebrazione eucarística, senza far caso alla loro
fatto di noi un regno e ci ha costituiti sacerdoti per il suo Dio e straordinaria collocazione e senza conosceme l'origine. I versetti
Padre; a lui gloria e potenza nei secoli dei secoli. Amen». Legge‑ piu citati sono Ap 4,11a (citato indirettamente) e Ap 4,8, rispet‑
re l'epiclesi della Colletta, pronunciata dal Vescovo in persona tivamente posti all,inizio e conclusione di ogni Prefazio e quin‑
ecclesiae, ossia & nome di tutta lºassemblea e con riferimento di parti integranti della Preghiera Eucaristica. Nel primo caso il
privilegiato a essa, e quanto mai salutare: <<Concedi a noi (0 Pa‑ testo bíblico si rivolge a Colui che siede sul trono dicendo: <<Tu
dre), partecipi della sua consacrazione (quella di Cristo), di esse‑ sei degno, o Signore e Dio nostro, di ricevere la gloria, lºonore e
re testimoni nel mondo della sua opera di salvezza». Il Messale la potenza» che in latino suona come Dignus es Domine et Deus
ritoma sulla realtá del sacerdozio battesimale in molte altre anti‑ noster accipere gloriam et honorem el virtutem, molto similmen‑
fone del Tempo di Pasqua e anche nella Messa votiva del Prezio‑ te alla struttura del protocollo di ogni Prefazio: Vere dignum et
sissimo Sangue di nostro Signore Gesú Cristo, dove, grazie alla iustum est, aequum et salutare, nos tibí semper et ubique grafías
dossologia di Ap 5,9-10, si inneggia allºAgnello immolato che a agere: Domine, sancte Pater. Questa forma espressiva, che non
prezzo del proprio sangue ha riscattato per Dio lºumanitá intera. si trova in nessunºaltra pagina bíblica e deriva probabilmente dai
Giovanni contempla le schiere innumerevoli di quanti, vestiti di saluti tributati allímperatore, apre quel rendimento di grazie che
bianco, sono passati attraverso la grande tribolazione lavando é, letteralmente, <<eucarestia» (cfr. Ap 11,7).
le proprie vesti nel sangue dellºAgnello (Ap 7,14): non e forse Dopo aver narrato lºevento speciñco e contingente nel quale
questo carattere oblativo-testimoniale il culmine del sacerdozio si riconosce la salvezza di Dio manifestata in Cristo, il Prefazio
di ogni fedele? La liturgia insisterá moltissimo sullºinaudita gra‑ esplode nel canto del Sanctus giungendo alla sua logica conclusio‑
tuitá della redenzione, citando in numerose orazioni e antifo‑ ne: il riconoscimento della santitá di Dio, fedele e sovrabbondan‑
ne il solo versetto di Ap 5,9 che permette di mantenere quella te nel mantenere la promessa di salvezza. 1 quattro esseri viventi
necessaria “asimmetria” tra donatore/dono (Dio) e beneficiario di Ap 4,8, emblema di tutto il creato, suggeriscono all*assemblea
(lºumanitá): né per merito ne' per diritto ma in sanguine tuo re‑ radunata quella parole che, nel suo superlativo assoluto, &la piú
demistí nos, Domine! Tra queste orazioni citiamo quella dopo la adatta per essere rivolta a Dio: il tre volte santo, ossia il Santis‑
comunione prevista nella IV Domenica di Pasqua, che cosi pre‑ simo.
ga: <<Custodisci benigno, o Dio nostro Padre, il gregge che hai RigUardo poi al corpo centrale dei Prefazi, che nella tradizione
redento con il sangue prezioso del tuo Figlio, e guidalo ai pascoli occidentale varia a seconda del tempo liturgico e della festa, in
etemi del cielo. Per Cristo nostro Signore». Il versetto, tratto da buona sintesi possiamo ricordare quello dellºAscensione del Si‑
Ap 5 si integra indirettamente alla conclusione di Ap 7 dove si gnore I (Ap 1,8; 3,14; 22,13), quello previsto per la Solennitá di
dice: <<lºAgnello, che sta in mezzo al trono, sara il loro pastore e Tutti i Santi (Ap 2,10; 3,11; 4,4.10) e ancora quello nellºanniver‑
li guiderá alle fonti delle acque della vita. E Dio asciugherá ogni sario della Dedicazione (Ap 3,12; 21,2.10; 7,10).
lacrima dai loro occhi» (V. 17). Le anafore presenti nel Messale a piu riprese citano 1*Apoca‑
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lisse anche in molte altre parti. ll Canone Romano, nel momento dossologia tratta da Ap 5,13b: <<Tuo & il regno, tua la potenza e
dellºanamnesi e dell'offerta, dice contemplando la visione di Ap la gloria nei secoli» che Fassemblea canta con tono acclamatorio
8,2-3: <<Ti supplichiamo, Dio onnipotente: fa” che questa offerta, unendosi a <<tutte le creature nel cielo e sulla terra, sotto terra e nel
per le mani del tuo angelo santo, sia portata sull”altare del cielo mare» (Ap 5,13a). Dopo lo scambio di pace e la frazione del pane
davanti alla tua maestá divina». La Preghiera Eucaristíca I I I , nelle accompagnata dal canto dellºAgnus Dei, avviene lºostensione del
intercessioni, prevede un testo bellissimo da usarsi nelle Messe pane consacrato e lºinvito apartecipare al banchetto. Cristo &,allo
per ¡ defunti che si ispira ad Ap 21,4: <<Accogli nel tuo regno i no‑ stesso tempo, colui che fa la cena, preparandola, e colui che si fa
stri fratelli defunti e tutti i giusti che in pace con te hanno lasciato cena, offrendosi: la formula di Ap 19,9 é cosi densa da riuscire a
questo mondo; concedi anche a noi di ritrovarci insieme a godere mettere in risalto sia l'aspetto sacriñcale della sinassi (Agnello)
della tua gloria quando, asciugata ogni lacrima, i nostri occhi ve‑ sia quello conviviale (cena). Nel testo giovanneo il versetto si ri‑
dranno il tuo volto e noi saremo simili a te e canteremo per sempre ferisce al banchetto eterno cosi che, durante la celebrazione eccle‑
la tua gloria». Lºanafora IV, nel suo Prefazio, introduce il canto siale, emerge la dimensione anticipativa ed escatologica dellºeu‑
del Sanctus con Ap 7,5, 6 dice: <<Schiere innumerevoli di angeli carestía che qui e ora apre alla beatitudine di sapersi ammessi al
stanno davanti ate per servirti, contemplano la gloria del tuo volto banchetto celeste e futuro (la versione italiana non ci permette di
e giorno e notte cantano la tua lode». cogliere la citazione letterale poiché non dice: <<Beati gli invitati
alla cena dellºAgnello», bensi: <<Beati gli invitati alla cena del Si‑
A Colui che siede sul trono e allºAgnello: gloria! gnore»).
Nella struttura complessiva della Messa in almeno altre due
sequenze rituali, oltre alla Liturgia della Parola e alla Liturgia Eu‑ Alleluia! Sono giunte le nozze dellºAgnello e la sua sposa é pronta
caristíca, veriñchiamo un,importante presenza del libro dell,Apo‑ Senza il libro dellºApocalisse sarebbe difñcile pensare allºat‑
calisse. tuale composizione della Liturgia delle Ote. La Chiesa, sposa del
Nei Riti iniziali, il grande inno del Gloria ‐ che svíluppa trini‑ Signore, incessantemente eleva al cielo un canto di lode e di gioia,
tariamente il tema della lode gia racchiuso nell,acclamazione del ricevendo nella preghiera quotidiana quelllabito <<di lino puro e
Kyrie e il tema penitenziale dellºinvocazione eleison ‐ condivide splendente» (Ap 19,8) che la riveste e ammanta di benedizione.
la logica laudativa dello scritto giovanneo in un crescendo che Tutto inizia in quel giorno di Pasqua, quel giorno primo e ul‑
esalta la magnifrcenza di Dio. In Ap 11,17 leggiamo: <<Ti rendiamo timo, nuovo e inaudito, in cui Cristo ¿:stato risuscitato dai mor‑
grazie Signore Dio onnipotente», come del resto durante la sinassi ti e celebra l'unione definitiva con la nostra umanitá: <<Le nozze
cantiamo: <<Ti rendiamo grazie per la tua gloria immensa Signore dellºAgnello» ¿:il titolo del Cantico che viene pregato ai vespri del
Dio, Re del cielo, Dio Padre onnipotente». Rendere grazie, come giorno dí Pasqua e in tutte le altre domeniche (ai secondi vespri
giá abbiamo detto, & proprio il senso del verbo che sottende alla di Pentecoste e di Cristo Re dell'universo, alla Trasñgurazione e
parola <<eucarestia» e che é pietra angolare e chiave di volta di nella Solennitá di Tutti i Santi, compresi i primi e secondi vespri
tutto lºedifrcio celebrativo. della Dedicazione di una chiesa), facendo di Ap 19,1-7 il proto‑
La seconda sequenza marcatamente segnata dall'Apocalisse tipo del canto di lode ecclesiale. Il sacrificio di lode dei credenti
sono ¡ Riti di comunione. Lºembolismo che segue la preghiera sgorga dal sacrificio di lode che il Signore ha celebrato nellºofferta
del Padre nostro e che inizia con le parole <<Liberaci o Signore da di se stesso ñno alla morte di croce: cosi, a cascata, dal giorno di
tutti ¡ mali, concedi la pace ai nostri giorni. ..» si conclude con la Pasqua tutto lºarco delle quattro settimane & scandito da un cun‑
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tico dell*Apocalisse, elevato sempre ai vespri, proprio perché il proclama di conoscere le proprie pecore, di dare loro la vita eterna
tramonto del giorno, nel suo rosseggiare, e annuncio e speranza e di custodirle per l”eterno (GV 10,27-30). Lºorazione iniziale pre‑
di un compimento che la Chiesa celebra nelllattesa dei cieli nuovi ga: <<O Dio, fonte della gíoia e della pace, che hai aflidato al potere
e della terra nuova (Ap 21,1). 11martedi mette in bocca all'oran‑ regale del tuo Figlio le sorti degli uomini e dei popoli, sostienici
te l'<<lnno dei salvati», testo che compone i versetti di Ap 4,11; con la forza del tuo Spirito, e f a , che nelle vicende del tempo, non
5,9.10.12 (presente ai primi vespri di Cristo Re dellºuniverso, nei ci separiamo mai dal nostro pastore che ci guida alle sorgenti della
secondi dellºEsaltazione della santa Croce e della Solennitá di vita». Molto riuscita e decisamente illuminante e la Colletta della
Tutti ¡ Santi, nel Comune di un martire e piú martiri); il giovedi VI domenica, quando il presbítero dice: <<O Dio, che hai promes‑
proclama solennemente <<Il giudizio di Dio», unendo le parti di Ap so di stabilire la tua dimora in quanti ascoltano la tua parola e la
l l , l 7 - l 8 ; 12,10b-12a (pure ai primi e secondi vespri dellºAscen‑ mettono in pratica, manda il tuo Spirito, perché richiami al nostro
sione); il venerdi eleva un <<Inno di adorazione e di lode», tratto cuore tutto quello che Cristo ha fatto e insegnato e ci renda capaci
da Ap 15,3-4 (10 si prega anche ai secondi vespri dell'Epifania, di testimoniarlo con le parole e con le opere». I testi del giorno de‑
ai primi vespri della Pentecoste, ai secondi vespri del Comune scrivono con Ap 21,10-l4.22-23 la Gerusalemme nuova, la cittá
dei santi, dei pastori o dottori della Chiesa). Capiamo come la santa, illuminata dalla gloria di Dio e dalla luce dell'Agnello e tra‑
ricchezza poetica dello scritto giovanneo si riveli un tesoro inesti‑ smettono con GV 14,23‐29 la solemne affermazione del Signore:
mabile per la Chiesa, che prega adomandosi con quei gioielli che <<Se uno mi ama, osserverá la mia parola e il Padre mio lo amerá
le comunitá dellºAsia Minore hanno saputo comporre con acume e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui». Lºauto‑
teologico e ñnezza stilistica. Dalla II alla V settimana di Pasqua, revole errneneutica liturgica, in virtú dell'azione dí grazie che di
PUfñcio delle Letture offre poi la lettura continua di tutta lºopera, li a poco verrá innalzata con la Preghiera Eucaristíca e successivi
con sceltissime pagine dei Padri della Chiesa messe a commento Riti di comunione, permette allºassemblea di vedere e sperimen‑
indiretto dellºApocalisse, con una particolare attenzione mistago‑ tare nella Messa lºaccesso alla comunione trinitaria stessa. Molte
gica. altre pagine presenti nelle Messe rituali o votive, o nei Comuni,
riprendono in vario modo i brani che abbiamo sottolineato e com‑
La Gerusalemme nuova e il tempio nuovo mentato, cosi come nel Proprio dei santi o nelle Messe dei defunti.
Il Lezionario Domenicale e Festivo sceglie la proclamazione Riepilogare ogni singola attestazione sarebbe piuttosto complesso
di cinque pericopi dellºApocalisse dalla I I I alla V I I domenica di e farraginoso. Quanto detto, pero, basta a farci capire l'importanza
Pasqua, Anno C, e di altre due rispettivamente nell*Anno B (Ap dellºApocalisse nella liturgia.
1,5-8) e C (Ap 3,1-6.14-22). Il Lezionario Feriale, oltre alla Se‑
conda lettura alla Messa del Crisma (Ap 1,5-8), offre una lettura
semicontinua dell”Apocalisse che inizia alla X X X I I I settimana,
Anno I I , e si conclude con Fanno liturgico stesso, con una fortis‑
sima connotazione escatologica.
Per quanto riguarda le Collette domenicali del Messale italiano,
ne privilegiamo alcune d e l l , A n n o C. La IV domenica collega la
visione della moltitudine avvolta in vesti candide che sta davanti
al trono e all'Agnello (Ap 7,9.14b-17) alle parole di Cristo che
INDICE
PRESENTAZIONE Pºg‑
APOCALISSE »
INTRODUZIONE »
Titolo e posizione nel canone »
'Aspetti letterari » 12
Lince teologiche fondamentali » 18
Destinatari, autore e datazione » 25
Testo e trasmissione del testo » 28
Bibliograña » 30
APOCALISSE DI GIOVANNI » 33