Appunti Filosofia Della Scienza
Appunti Filosofia Della Scienza
Appunti Filosofia Della Scienza
Vincenzo Crupi
Dipartimento di Scienze della cognizione e della formazione
Università di Trento
[email protected]
Modus tollens
per esempio:
se A, allora B se piove, allora la strada è bagnata
non-B la strada non è bagnata
---------------- ---------------------------
quindi: non-A quindi: non piove
Quando conta sapere che cosa la scienza sia e come funzioni: quattro casi
[per questo argomento, si faccia riferimento al capitolo II del testo di Bechtel, alle slide e
agli eventuali appunti presi a lezione]
Per articolare il suo punto di vista, Popper insiste sulla asimmetria logica di verificazione e
falsificazione.
Prendiamo una proposizione come “tutti i cigni sono bianchi”. Se osserviamo un cigno nero, cioè se
abbiamo ragione di ritenere vera, per es., “a è un cigno, ma è nero”, allora, per la regola logica di
modus tollens, possiamo dedurre che “non tutti i cigni sono neri”, cioè che la nostra ipotesi è falsa.
Ma, per quanti possano essere i cigni bianchi che abbiamo già osservato, non potremo mai inferire
con certezza che l’ipotesi è vera (es.: il “tacchino induttivista”…).
Popper trae la conclusione che ciò che è essenziale per la conoscenza è l’evidenza negativa o
falsificante, che ci permette di correggere i nostri errori e migliorare le nostre teorie, cioè di mettere
da parte le teorie falsificate e sostituirle con nuove ipotesi, da mettere a loro volta alla prova.
Dunque per Popper:
Che cos’è la scienza? Beh, una teoria è scientifica se e solo se è falsificabile, cioè se è
logicamente incompatibile con certe proposizioni che descrivono fatti “osservabili” e
dunque può essere da esse falsificata (nel caso che tali fatti si verifichino).
(Si noti che, su queste basi, “esistono gli UFO” non è un’ipotesi scientifica: come
potrebbe essere falsificata?)
Come funziona la scienza? L’evoluzione della conoscenza scientifica è una successione di
congetture e confutazioni. Certe ipotesi scientifiche vengono avanzate (liberamente) per
spiegare un certo ambito di fenomeni e vengono assunte provvisoriamente. A questo
punto, ciò che conta è controllarle.
Per Popper il controllo di una teoria non è altro che un tentativo di falsificazione, e deve
trattarsi di un tentativo serio: la predizione deve essere il più possibile accurata e
rischiosa. Tanto più lo è, tanto più il controllo è severo. (Per es., per Popper l’astrologia
non è una scienza, perché gli oroscopi sono vaghi…) Se una teoria è confutata dai
controlli severi a cui la sottoponiamo, viene accantonata e sostituita con una nuova
ingegnosa congettura. Se supera i controlli severi, allora viene conservata (ma sempre
provvisoriamente, fino a che non si presenta altra eventuale evidenza falsificante!). In
questo modo, secondo Popper, la scienza progredisce, perché gli errori vengono corretti,
cioè le teorie coraggiose e ingegnose, ma che si rivelano false, vengono eliminate.
Nel 1847 un professore di medicina che Semmelweiss conosce bene muore a seguito del
manifestarsi di sintomi simili a quelli della febbre pueperale poco dopo essere stato accidentalmente
ferito a un dito nel corso di un’autopsia.
Semmelweiss considerò che gli studenti di medicina (ma non le studentesse di ostetricia)
alternavano le visite alle pazienti con esercitazioni che spesso consistono nella sezione di cadaveri
lavandosi semplicemente le mani con acqua e sapone. Formula così l’ipotesi che la febbre
puerperale sia dovuta alla trasmissione di “particelle” cadaveriche (che resistono al lavaggio con
acqua e sapone) alle partorienti da parte del personale medico che le visita.
Per controllare l’ipotesi (tentare una sua falsificazione) Semmelweiss dispone che gli studenti di
medicina si lavino con una sostanza disinfettante.
Il risultato è clamoroso: nel 1948 i tassi di mortalità nella prima e nella seconda clinica sono
praticamente identici.
La scoperta di Semmelweiss può risultare ovvia ai nostri occhi, ma fu ferocemente osteggiata dalla
comunità dei medici del suo tempo. La sua teoria fu respinta e dimenticata, gli fu impedito di
continuare a esercitare la sua professione, morì ancora giovane e folle.
In un certo senso, sembra chiaro che moltissime teorie scientifiche (comprese teorie
di grande importanza e di grande successo) vengono confutate ma non abbandonate. Molte,
addirittura nascono già confutate e restano tali!!
alcuni esempi:
Fumo e tumore al polmone nei due sessi
[verrà probabilmente trattato a lezione con l’ausilio di grafici]
HIV e AIDS: alcuni problemi epidemiologici
Ecco alcune delle difficoltà in cui si sono imbattuti gli esponenti della teoria per cui l’HIV è
la causa dell’AIDS e che sono state utilizzate dai loro critici.
Fra il 1985 e il 1986 la stima del numero di persone sieroposive negli USA oscillava fra il
mezzo milione e il milione e mezzo e si prevedeva che nel giro di dieci anni si sarebbe
arrivati a una cifra fra i 3 e i 5 milioni. Tuttavia, la stima del numero di persone seriopositive
negli USA non è mai cresciuta a partire dalla metà degli anni ’80, quando queste previsioni
vennero elaborate: nel 1990 la stima era di un milione e nel 2000 era ancora compresa fra
800.000 e 900.000.
Proiezioni sull’incidenza dell’AIDS negli USA elaborate nel 1986 prevedevano 270.000 casi
cumulativi per il 1991. In base alla definizione della malattia utilizzata al momento di queste
proiezioni i casi reali risultarono essere 167.000, il 38% in meno. (La situazione è del tutto
analoga in Italia: nel 1988 l’Istituto superiore della sanità prevedeva 26.000 casi di AIDS in
Italia per il 1990; furono 9.000.)
È stata per questo abbandonata la teoria virale dell’AIDS? NO.
I ricercatori hanno reagito sostenendo che: 1) le stime sulla diffusione del virus per gli anni
passati erano state esagerate, e andavano riviste (1990: “in realtà nel 1986 erano solo circa
750.000”; 1996: “nel 1992 erano ancora solo 650.000-900.000…”); 2) il basso tasso di
diffusione del virus che era comunque riscontrabile era dovuto al successo delle campagne
di prevenzione; 3) l’incidenza, inferiore alle attese, della diffusione della malattia era dovuta
all’impiego di farmaci che ritardavano la comparsa dell’AIDS clinico.
Galileo e l’argomento della torre
Galileo era, in astronomia, un convinto copernicano. Gli aristotelici e sostenitori del sistema
tolemaico opponevano, tra l’altro, ai copernicani un’obiezione nota come “l’argomento della
torre”. Se la terra fosse in movimento come sostiene Copernico, argomentavano, un corpo
gettato da una torre dovrebbe giungere a terra a una certa distanza dalla base della torre in
una posizione che risulterebbe dalla combinazione del suo moto verticale e quello della
Terra. Avviene però l’esatto contrario, il che falsifica il sistema copernicano.
Il sistema copernicano venne per questo abbandonato da Galileo? NO.
Piuttosto, nel Dialogo sui massimi sistemi affronta l’obiezione invocando un principio di
inerzia circolare, che attribuisce a sistemi in movimento circolare con velocità angolare
costante (Galileo considerava la Terra uno di questi) le stesse proprietà che valgono per
sistemi in moto rettilineo uniforme (come può essere una nave o un’automobile) e nei quali
in particolare – argomenta Galileo – solo i moti relativi sono operativi.
(Provate a riflettere su questa altra confutazione del sistema copernicano: la Luna ruota
intorno alla Terra, e non al Sole!...)
Newton, Laplace e Napoleone
Secondo un episodio che compare più nell’aneddotica, o addirittura nel “folklore”, della
scienza più che nella sua storia, all’inizio dell’Ottocento sarebbe successo su per giù quanto
segue. Dopo che Pierre Laplace (uno dei più grandi scienziati della sua epoca, fervente
newtoniano) ha presentato a Napoleone un’opera nella quale espone la sua “teoria dei cieli”,
ha luogo questo dialogo: Napoleone – “Vedo che nella sua opera non ha menzionato Dio”;
Laplace – “Non ho avuto bisogno di questa ipotesi”.
Alle spalle del fatto (o della leggenda) c’è però un problema serio. I calcoli di Newton e dei
suoi allievi, fondati sulla teoria della gravitazione universale, non riuscivano a rendere conto
del moto di Giove e Saturno e prevedevano un veloce e catastrofico collasso del sistema
planetario. Ma naturalmente il sistema solare sembrava essere in uno stato di ragionevole
equilibrio da un bel po’ di tempo.
La meccanica newtoniana venne per questo abbandonata? NO.
I newtoniani affrontarono il problema sostenendo che Dio, di tanto in tanto, ristabiliva
l’equilibrio del sistema (!).
(Vale la pena di ricordare che Newton era anche filosofo e teologo e si prese la pena di
difendere in modo agguerrito il suo Dio “interventista” da quello “orologiaio” dei rivali
cartesiani.)
Newton vs. Flamsteed
“Flamsteed, l’astronomo reale del tempo di Newton, mandò a quest’ultimo una tavola di dati
sul moto lunare che mostravano che la teoria di Newton non funzionava…”
Newton abbandona per questo la sua teoria? Neanche per sogno.
“…Newton, ricevuti questi dati, prende una carrozza e si precipita a Greenwich dove
incontra Flamsteed e gli dice: ‘Assumiamo che qui ci sia la Terra e qui la Luna; come fate a
calcolare dalle vostre osservazioni la vera posizione della Luna dato che i raggi di luce
quando raggiungono l’atmosfera si rompono? Se osserviamo la Luna da questo punto, la
vediamo come se fosse qui, proprio a causa di questo fenomeno. Così’, dice Newton, ‘ho il
sospetto che non siano le mie quattro leggi a essere sbagliate, ma la vostra teoria della
rifrazione atmosferica.’ ‘Qual è la vostra teoria della rifrazione atmosferica?’ chiede
Flamsteed. E Newton: ‘Va bene: vi manderò una spiegazione della mia teoria della rifrazione
atmosferica; dopo ricalcolate le vostre tabelle, ma non vi preoccupate di mandarmele perché
sono sicuro che, dopo aver tenuto conto dell’effetto di rifrazione, andranno bene’.” (da I.
Lakatos e P. Feyerabend, Sull’orlo della scienza. Pro e contro il metodo, Cortina, Milano,
1995)
William Prout e i pesi atomici
Nel 1815 Prout elabora la “congettura” che il peso atomico di un qualsiasi campione “puro”
di un dato elemento chimico è un numero intero. In base alle nostre attuali conoscenze
possiamo dire che l’ipotesi di Prout è corretta (con alcune precisazioni) e che alle sue spalle
ci sono gli affascinanti risultati di decenni di storia della fisica dell’atomo. Ma per circa
cento anni dopo la sua enunciazione gli sperimentatori non fecero altro che confutarla,
misurando pesi atomici decimali.
Non solo queste confutazioni non indussero all’abbandono dell’ipotesi, ma alcune di esse
erano già ben note all’epoca della sua prima formulazione. La reazione di Prout e dei suoi
seguaci fu di sostenere che le tecniche sperimentali di purificazione degli elementi erano
inaffidabili, cioè a loro volta fondate su ipotesi false.
Velikovsky
Nel 1950, in Worlds in Collision, Immanuel Velikovsky espone la teoria del “catastrofismo
cosmico” secondo cui i pianeti del sistema solare non sarebbero sempre stati fissi nelle loro
orbite; in particolare, la Terra sarebbe stata soggetta a enormi cataclismi prodotti dalla
collisione con la coda di comete giganti. Una di queste comete avrebbe incontrato la Terra
durante la prigionia del popolo di Israele in Egitto e sarebbe stata responsabile di eventi
come la divisione delle acque del Mar Rosso.
Sembra naturale aspettarsi che ogni popolo che abbia assistito a eventi del genere li abbia in
qualche modo documentati. Dunque, il fatto che molte civiltà contemporanee a fatti
raccontati, poniamo, nella Bibbia non sembrino averli nemmeno notati falsifica la teoria.
Ma gli esponenti del catastrofismo non si sono fatti impressionare. Velikosky attribuisce la
mancanza di resoconti a una “amnesia collettiva”: i cataclismi sarebbero stati così traumatici
che i popoli che vi assistettero ne “rimossero” il ricordo.
Che cosa sta succedendo qui? Che cosa non funziona? Che cosa ci sfugge?
La pubblicazione de La struttura delle rivoluzioni scientifiche di Thomas Kuhn (1962) è, dal punto
di vista storico, un punto di svolta nella filosofia della scienza del Novecento. Kuhn lancia alla
filosofia della scienza una sfida formidabile basandosi sulla storia della scienza. (Kuhn non è stato
il primo a farlo, ma nessun altro ha catturato allo stesso modo l’attenzione.)
Ecco come inizia La struttura delle rivoluzioni scientifiche:
“La storia, se fosse considerata come qualcosa di più che un deposito di aneddoti o di una
cronologia, potrebbe produrre una trasformazione decisiva dell’immagine della scienza da cui
siamo dominati.”
Ed ecco alcune importanti conclusioni che Paul Feyerabend ha tratto muovendo dalle difficoltà dei
tentativi come quello di Popper di creare una teoria generale della scienza (potete trovarle illustrate
in modo intrigante nei suoi bellissimi libri, si vedano i riferimenti biblio):
“Anarchismo metodologico”: “Non esiste nessun insieme finito di regole generali che
abbia contenuto (cioè raccomandi o vieti procedure ben definite) e sia compatibile con tutti
gli eventi che hanno segnato la nascita e il progresso della scienza moderna” (Addio alla
ragione, 1987)
Per Feyerabend gli scienziati (specie quelli migliori) sono degli “opportunisti metodologici”,
geniali e imbroglioni e ogni teoria generale della scienza è impossibile. Questo ha almeno
due importanti conseguenze:
– da una parte, la scienza e gli scienziati vanno liberati dalle gabbie che le filosofie
della scienza vorrebbero imporre (“libertà per la scienza”);
– dall’altra, la società va liberata dalla soggezione per la presunta superiorità
intellettuale (la “razionalità”) della scienza – che è fondata sull’ignoranza e il
fraintendimento di quello che è il suo reale funzionamento – e deve essere in grado
di decidere in modo completamente libero, democratico e autonomo se e come
recepire ciò che la scienza elabora e produce (“libertà dalla scienza”, o anche
“separazione di Stato e Scienza”)
Un secondo punto: la storia della scienza insegna (a parere di Feyerabend)
che è la critica che proviene da un punto di vista esterno, eretico, rivoluzionario che
promuove la “dinamica” della scienza sollecitando l’articolazione, l’esplicitazione e la
discussione di dettagli o premesse che restavano in ombra o erano erroneamente dati per
scontati.
Per Feyerabend l’unico “progresso” che la scienza (come la vita) può conoscere sta
nell’arricchimento, nella proliferazione delle alternative e dei punti di vista contrastanti e
l’unica “regola” da raccomandare è l’incoraggiamento spregiudicato di tale proliferazione.
Abbiamo trattato (molto brevemente) le posizioni di Thomas Kuhn e Paul Feyerabend perché i loro
libri sono bellissimi e importanti nella storia della filosofia della scienza e per ragioni di
completezza. Ma noi non seguiremo la loro strada.
Ancora un caso
Quello che segue è un altro caso storico che non sembra possa essere facilmente compreso con
gli strumenti messi a disposizione dal falsificazionismo di Popper (più avanti vedremo in che
senso somiglia molto a quelli precedenti)
i geologi contro i fisici: l’età della Terra
Nel 1830 Charles Lyell pubblica quello un volume che è considerato l’atto di nascita delle
moderne scienze della Terra: Principles of Geology. La posizione di Lyell è nota come una
forma di uniformismo: l’aspetto attuale della Terra è il risultato di cause fisiche tuttora presenti
(come, ad esempio, l’erosione) che hanno operato per tutta la storia del pianeta in modo
uniforme alle loro modalità attualmente osservabili. L’uniformismo si opponeva dunque al
ricorso a eventi catastrofici nella ricostruzione dell’evoluzione del nostro pianeta e nella
spiegazione del suo stato attuale. Come si vede, il genere di cause che l’uniformismo ammette
operano molto lentamente. Per questo, la teoria includeva l’ipotesi che la Terra avesse una storia
passata di enorme lunghezza. Per ragioni teoriche non molto diverse, questa ipotesi viene
accolta con entusiasmo da Darwin nella prima edizione (1859) dell’Origine delle specie.
Darwin stesso stima l’età della Terra non inferiore a trecento milioni di anni (e ipotizza, in
effetti che sia di molto superiore).
Negli stessi anni prende posizione sul problema dell’età della Terra William Thomson, meglio
noto come Lord Kelvin, un personaggio poliedrico e brillante e uno dei più autorevoli fisici
della sua generazione. In diversi suoi scritti Kelvin attacca le teorie al tempo dominanti
argomentando che l’attuale stato termico della Terra confuta le stime degli uniformisti.
L’argomento è più o meno questo. Supponiamo, dice Kelvin, che la Terra esista da svariate
centinaia di milioni di anni. In origine, deve essere stata una “palla infuocata” la cui temperatura
si aggirava intorno a quella della fusione delle rocce (circa 7.000/10.000 gradi Fahrenheit). La
termodinamica (di cui Kelvin fu uno dei fondatori) stabilisce che debba esserne seguito un
graduale, irreversibile raffreddamento. Assumiamo poi che (al tempo nessuno aveva ragione di
dubitarne) non vi siano altre fonti di energia in grado di compensare la dissipazione del calore.
Usando le stime più attendibili sulla velocità di conduzione del calore dovremmo aspettarci che,
al momento attuale, la Terra fosse un deserto di ghiaccio, o qualcosa del genere. Il che,
evidentemente, non è. Kelvin calcola poi che il reale stato termico attuale della Terra sia
compatibile, cioè non confuti, una età della Terra non superiore a i duecento milioni di anni.
“L’irresponsabile appello alla banca del tempo con cui Lyell, Darwin e i loro seguaci tendevano
a pagare i loro debiti esplicativi era ricondotto entro i limiti di un’economia sensata – vittoriana,
verrebbe da dire.” (Bencivenga)
In questo caso, la resistenza dei geologi alla falsificazione della loro teoria fu vinta in tempi
decisamente brevi. Nel giro di una ventina d’anni la maggior parte di loro (e lo stesso Darwin)
ritrattarono. Come se non bastasse, i suguaci di Kelvin restrinsero ulteriormente le sue stime,
cioè sostennero che lo stato termico attuale della Terra falsificasse anche le stime di cento-
duecento milioni di anni che egli aveva considerato salve; i geologi furono contretti a rincorrere
i fisici e a combattere con i numeri sostituendo ipotesi a ipotesi. Il paradosso è che, in questo
caso, sembra proprio che i geologi avrebbero fatto meglio a tener duro sulle loro posizioni
(come Prout e i suoi, per esempio). Infatti:
– 1903: Pierre Curie e Albert Laborde annunciano la scoperta che i sali di radio sono una
fonte costante di calore;
– 1904: Himsted annuncia che la Terra contiene depositi di radio e dunque che il calore
generato dalla radioattività va preso in considerazione quando se ne studia la storia
termica. Liebenow calcola che la presenza di 1/5.000 di milligrammo di radio per ogni
metro cubo del volume della Terra è sufficiente per compensare la dispersione di calore
prevista dal secondo principio della termodinamica.
Come probabilmente sapete, la conoscenza dei tempi e modi di decadimento di elementi radioattivi
contenuti in campioni di materiale terrestre è divenuta ben presto proprio un potente strumento per
valutare a quando risale la loro costituzione e, su questa base, le attuali stime sull’età della Terra si
avvicinano molto di più ai tempi “enormi” di Lyell che non a quelli calcolati da Kelvin e i suoi
seguaci.
Ma allora: che cosa sta succedendo qui? Lo stato termico attuale della Terra confutava un’età della
Terra di enorme lunghezza nel 1870 e non la confutava più nel 1905? Ma la confutazione si basa
semplicemente sulla contraddizione, la contraddizione è un rapporto logico, e i rapporti logici non
mutano nel tempo! E allora? Siamo vicinissimi a un problema molto importante e delicato…
Il principio di falsificabilità può ancora essere considerato prezioso rispetto alla questione: che
cos’è la scienza? (quando una teoria è scientifica?)
Ma la rappresentazione di Popper di come la scienza funziona è insufficiente.
Infatti, sappiamo che non tutti i tentativi di resistere alla falsificazione modificando il sistema
teorico vengono giudicati legittimi, corretti o hanno successo. C’è qualche principio metodologico
generale che distingue i casi riusciti da quelli che non lo sono e mostra come e fino a che punto è
razionale difendere un certo insieme di ipotesi teoriche e quando è invece il momento di metterlo da
parte? Per trovare una risposta interessante, dovremo guardare altrove.
Riferimenti bibliografici:
Per un’introduzione al pensiero di Karl Popper:
M. Motterlini, Karl Popper, Il Saggiatore-Flammarion, Milano, 1998
Uno dei più grandi letterati del Novecento, L.F. Céline, era medico e dedicò alla storia di
Semmelweiss la sua tesi di laurea. In pratica si tratta del suo primo romanzo.
L.F. Céline, Semmelweiss, Adelphi, Milano.
Uno dei libri più importanti e influenti per la filosofia della scienza del Novecento, per la storia
della scienza e per il loro complesso rapporto:
T.S. Kuhn, La struttura delle rivoluzioni scientifiche, Einaudi, Torino.
Una rassegna ben scritta di casi problematici nella storia della scienza:
E. Bencivenga, I passi falsi della scienza, Garzanti, Milano, 2001.