Relazione
Relazione
Relazione
Paraquat
Tossicologia
Ambiente e agronomia
Formula di struttura:
C H
Formula bruta: 14 10
Caratteristiche
Impiego: L'antracene è un composto naturale presente nei
catrami di carbon fossile che si forma per
combustione incompleta di composti organici. Il suo
utilizzo nella produzione di insetticidi, di conservanti
per il legno e di coloranti (1 ).
Aspetto fisico: Solido granulare cristallino da incolore a giallo
chiaro con fluorescenza bluastra (I).
Peso molecolare: 178.23
Punto di fusione: 216.4°C
Punto di ebollizione: 340°C
Solubilità: In acqua: 3.7 x I0"' mmol/l:
Proprietà chimiche: L'antracene è un combustibile solido (1).
Metodi di analisi: HPLC
Tossicologia
Sintomatologia
Inalazione: Irritazione delle alte vie respiratorie.
Contatto cutaneo: Irritazioni. arrossamento, gonfiori.
Contatto oculare: Arrossamento.
Approccio terapeutico: Rimuovere i vestiti contaminati e
lavare la pelle con acqua e sapone. Lavaggio
abbondante con acqua per almeno 15 minuti.
Ambiente e agronomia
Caratteristiche
Aspetto fisico: Sottili lamine o scaglie incolori che danno
fluorescenza verde-giallastra (1).
Peso molecolare: 228.29
Punto di fusione: 157 - 159°C (I).
Punto di ebollizione: 435°C (sublimazione) (1).
Solubilità: In acqua:
Proprietà chimiche: Il benz(a)antracene è stabile in
normali condizioni di laboratorio. È un probabile
combustibile; se riscaldato fino a decomposizione emette
fumi acri e irritanti (I).
Metodi di analisi: HPLC
Tossicologia
Ambiente e agronomia
Formula di struttura:
C H
Formula bruta: 20 12
# CAS: 50-32-8
Caratteristiche
Impiego: Il benzo(a)pirene è costituito da 5 anelli aromatici.
Si trova nel catrame di carbone, nel fumo di sigaretta.
nell'atmosfera come prodotto di combustione
incompleta, nella fuliggine e nel catrame della
combustione di benzina e gasolio (I). In forma pura è
usato come reagente di laboratorio (2).
Aspetto fisico: Polvere cristallina giallastra con debole
odore aromatico (1, 2).
Peso molecolare: 252.32
Punto di fusione: 176.5-177.5 °C(1)
Tossicologia
Bibliografia:
(1) NTP Chemical Repository, Radian Corporation, August 29,
1991. (2) New Jersey Department of Health, February 1989.
Benzofuran
# CAS: 271-89-6
Classe chimica: idrocarburi policiclici aromatici
Caratteristiche
Impiego: Il Benzofuran si forma durante il processo di
trasformazione del carbone in petrolio. Esso non ha alcun utilizzo
commerciale: infatti il petrolio che lo contiene viene utilizzato per
produrre materie plastiche del tipo resine coumarone-indene,
estremamente resistenti alla corrosione e utilizzate per la produzione
di vernici e pitture, per l'impermeabilizzazione di prodotti in carta e in
tessuto, come adesivo in contenitori per alimenti e per alcune
pavimentazioni in asfalto (2).
Aspetto fisico:liquido oleoso da incolore a giallo chiaro con debole
odore aromatico.
Sintomatologia
Inalazione: Tosse, respiro breve e sibilante, irritazione delle alte
vie respiratorie.
Contatto cutaneo: Irritazioni.
Contatto oculare: Arrossamento, irritazioni.
Ambiente e agronomia
Degradazione nel suolo: Il Benzofuran non si dissolve rapidamente
in acqua ma può inquinare le acque sotterranee nei pressi di industrie
o discariche per lo smaltimento di rifiuti pericolosi (2).
Caratteristiche
Impiego: Il naftalene è il più abbondante costituente del catrame di
carbon fossile che ne contiene allo stato anidro circa 1'11%. Viene
usato per la fabbricazione degli acidi ftalico e antranilico utilizzati per
la produzione di coloranti. È inoltre usato per produrre altri composti
come naftoli, naftilammine, acido solfonico e altri, usati nelle
industrie dei coloranti. È usato ancora per produrre resine sintetiche,
celluloide. nerofumo e idronaftaleni usati come solventi per
lubrificanti e per combustibili per motori. È usato inoltre come
repellente, insetticida, antisettico (topico e intestinale) e antielmintico
anche in medicina veterinaria. Il suo uso come repellente e insetticida
è decaduto in seguito all'avvento dei composti clorurati (1. 2).
Aspetto fisico: Solido cristallino bianco o liquido con odore
caratteristico (l, 2, 3).
Valore soglia nell'aria: 0.003 ppm (1), 0.084 ppm (2, 3), mentre
nell'acqua 0.21 mg/1.
Peso molecolare: 128.17 (1); 129.2 (4).
Punto di fusione: 80°C (4): oltre questa temperatura sublima in
maniera apprezzabile (1).
Punto di ebollizione: 218°C a 760 mm Hg (1, 4).
Densità: 1.162g/mla20°C;1.15g/m1a25°C(1).
Tensione di vapore: 0.05 mm Hg a 20°C; 1 mm Hg a 52,6°C; 0.23
mm Hg a 25°C.
Solubilità: non solubile in acqua:
Tossicologia
Sorveglianza biologica: Esame della vista; test di funzionalità
polmonare e renale (2).
Genotossicità: II naftalene è risultato negativo in saggi per
l'induzione di mutazioni geniche in ceppi di Salmonella typhimurium
con e senza attivazione metabolica. In prove citogenetiche con
cellule ovariche di cavie, il naftalene ha indotto scambi fra cromatidi
fratelli con e senza attivazione. L'esposizione al naftalene ha
determinato inoltre un significativo incremento di aberrazioni
cromosomiche in cellule ovariche di cavie in presenza di attivazione.
Cancerogenicità: Secondo le informazioni attualmente disponibili il
naftalene non è stato testato sugli animali (2). A seguito delle prove
di cancerogenicità eseguite nel 1990 e nel 1991, il naftalene è stato
definito come probabile cancerogeno per l'uomo. I dati NTP hanno
dimostrato che il naftalene non ha prodotto attività cancerogena in
maschi di topo esposti per inalazione a concentrazioni di 10 e 30
ppm del composto per 6 ore al giorno e per 5 giorni alla settimana
per 103 settimane. Tuttavia, le femmine trattate allo stesso modo
hanno evidenziato un incremento dell'incidenza degli adenomi
polmonari e alveolo-bronchiolari (dati EPA).
Effetti sulla riproduzione: Vi sono insufficienti dati riguardo la
capacità del naftalene di alterare lo sviluppo fetale (2).
Sintomatologia
Caratteristiche
Impiego: Il Pirene è un componente del catrame di carbone. È usato
in biochimica a scopo di ricerca e come intermedio nella sintesi del
3,4-benzopirene (1). Aspetto fisico: Cristalli prismatici monoclini,
incolori se puri, giallo chiaro se impuri (con tetracene).
Sintomatologia
Ambiente e agronomia
Sintomatologia
Bibliografia
(1) Bladeren, P.J., et al. 1980. Biochem. Pharmacol 29:2975-2982.
(2) Broda, C., Nachtomi, E., and Alumot (Olomucki), E. 1976. Gen.
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Frink, C.R. EDB: Persistence in Soil. Science 236: 898. (18) INRS.
Fiche Toxicologique n° 86, CND n° 126, 1987. (19) New Jersey
Department of Health, May 1989.
Amianto
Nome chimico : Asbesto, nome generico dato a una classe di silicati naturali
fibrosi, appartenente alle famiglie di minerali dei serpentini e degli
anfiboli, dalle proprietà fisiche e chimiche notevolmente variabili (3).
Fra essi il più abbondante è il crisotilo, seguito da amosite,
crocidolite, antofillite e tremolite.
Tossicologia
Tossicinetica — Metabolismo: Il destino delle fibre inalate nei
polmoni dipende dalle loro dimensioni. Quelle più spesse di 3µm e
generalmente più lunghe di 50 µm non riescono a entrare negli alveoli.
Le fibre più grandi si depositano nell'apparato mucociliare e vengono
rimosse dall'espettorato o espirate. Quasi tutte le fibre ingerite con
l'acqua potabile attraversano l'intestino e nell'arco di pochi giorni
vengono escrete con le feci. Un piccolo numero di fibre viene
assorbito dalle cellule che rivestono l'intestino e lo stomaco e alcune di
esse riescono a raggiungere il sangue. Parte di queste viene
intrappolata in altri tessuti, altre vengono allontanate con le urine (4,
5). Le fibre più corte di 10 .tm vengono ingerite dai macrofagi che non
vengono danneggiati. Le fibre restanti nei polmoni vengono incluse
nella parete degli alveoli o all'interno del tessuto interstiziale che
diviene il sito di proliferazione dei fibroblasti e di deposizione del
fibrocollagene. Alcune fibre sono rivestite di una sostanza contenente
mucopolisaccaridi a base di ferro formanti i corpi di asbesto (corpi
ferruginosi). Il diffuso tipo di fibrosi non nodulare impiega almeno da
4 a 7 anni per raggiungere un grado preoccupante, diffondendosi
lungo i polmoni, intasando gli alveoli e i corpi vascolari associati. è
stato ipotizzato che lo sversamento di parte del contenuto dei
macrofagi porta alla fibrogenesi. è stato anche invocato un processo di
tipo immunologico. La fibrosi si sviluppa in misura più estesa nella
metà inferiore dei polmoni e può coinvolgere sia la pleura viscerale
che quella parietale con formazione di inspessimenti. Il rischio di
cancro bronchiale in soggetti pesantemente esposti ad amianto sembra
riguardare solo i fumatori.
Sorveglianza biologica: Prima di iniziare a lavorare con l'amianto, si
raccomanda di effettuare prove di funzionalità polmonare e
radiografie al torace che vanno ripetute annualmente durante il
prosieguo dell'attività professionale. Ogni valutazione deve includere
un accurato esame della storia del paziente. I fumatori, che già
rischiano di andare incontro a malattie cardiache oltre che al cancro ai
polmoni, a enfisema e ad altre malattie polmonari, possono veder
peggiorate le loro condizioni respiratorie in seguito a esposizione
all'amianto. Pertanto, l'interruzione del fumare, anche dopo che si è
fumato per lungo tempo, può ridurre la probabilità dell'insorgenza di
problemi per la salute. Il rischio di un cancro ai polmoni è infatti
maggiore di 92 volte per un soggetto che fuma ed è esposto ad
amianto rispetto a un soggetto non interessato da entrambe le
esposizioni (1). Altri test medici per verificare la presenza di fibre di
amianto sono le analisi delle urine, delle feci e del muco (4).
Cancerogenicità: L'amianto è cancerogeno per l'uomo. E' stato
dimostrato che può causare tumori ai polmoni come pure allo
stomaco, al colon, al retto, alle corde vocali e ai reni. Il primo caso di
tumore polmonare associato ad esposizione all'asbesto risale al 1935 e
il primo studio epidemiologico che ha definitivamente dimostrato la
correlazione fra esposizione all'asbesto e tumore polmonare è stato
pubblicato nel 1955. Oltre alla ben nota capacità di indurre il
mesotelioma della pleura, nei lavoratori dell'asbesto il rischio di
carcinoma broncopolmonare aumenta con un rapporto di 4:1 e che
tale rischio aumenta di 40-60 volte se contemporaneamente si fuma.
Molti studiosi ritengono che non esista un livello di sicurezza per
l'esposizione all'amianto; è. necessario perciò ridurre il più possibile il
numero di contatti con esso (1). Per quanto riguarda l'uomo, oltre ai
già citati casi di cancerogenicità frequentemente accertata fra i
soggetti esposti professionalmente all'amianto, resta da dire che non è
chiara la sua cancerogenicità in seguito all'assunzione delle fibre con
l'acqua potabile. Mesoteliomi sono ben documentati in individui
abitanti nei pressi di fabbriche e miniere di amianto e aventi contatti
con i relativi lavoratori. Il fumo di sigaretta aumenta il rischio di
cancro ai polmoni se associato all'assunzione di fibre di amianto.
Secondo l'EPA, in base a dati epidemiologici, il fumo di sigaretta e
l'esposizione all'amianto interagiscono sinergicamente a produrre il
cancro ai polmoni, ma non interagiscono in riferimento al
mesotelioma. In base alle osservazioni svolte su migliaia di lavoratori
esposti a crisotilo, solo in pochi casi questo tipo di fibra è stato capace
di provocare il mesotelioma. D'altra parte questa malattia è risultata
molto più frequente in seguito ad esposizione agli altri tipi di fibra.
Ciò è stato spiegato dal fatto che mentre il crisotilo ha una limitata
persistenza nei polmoni, le altre fibre vi restano più a lungo. Per
causare il mesotelioma è sufficiente una quantità di fibre molto più
bassa di quella che occorre per produrre il cancro polmonare (5). La
cancerogenicità dell'amianto in riferimento ad altri organi come
stomaco, intestino, esofago, pancreas e reni è stata dimostrata solo in
un numero limitato di casi su lavoratori esposti professionalmente;
pertanto non può essere considerata certa (4). Secondo l'EPA, se un
individuo ha respirato nel corso della sua vita aria contenente asbesto
in concentrazione di 0.000004 fibre/nn, esso ha in teoria non più di
1/1.000.000 di possibilità di contrarre il cancro come risultato diretto
di tale esposizione. Similmente, respirare aria contenente 0.00004
fibre/ml di amianto darebbe luogo a non più di 1/100.000 possibilità
di contrarre il cancro e respirare aria contenente 0,0004 fibre/ml di
amianto produrrebbe non più di 1/10.000 possibilità di ammalarsi di
cancro.
Vi sono prove sufficienti riguardo la cancerogenicità dell'amianto e
delle sue forme commerciali sugli animali. Somministrati a ratti per
inalazione, il crisotilo, la crocidolite, l'amosite e I'antofrllite hanno
indotto mesoteliomi e carcinomi polmonari, nonché mesoteliomi a
seguito di somministrazione intrapleurica. Gli stessi composti hanno
indotto mesoteliomi in criceti dopo somministrazione intrapleurica. Il
trattamento per via intraperitoneale di crisotilo, crocidolite e amosite
in topi e ratti ha indotto tumori peritoneali, inclusi i mesoteliomi.
Somministrata allo stesso modo, la crocidolite ha indotto tumori
addominali nei criceti, mentre l'actinolite nei ratti. In questi è stato
osservato un incremento statisticamente significativo dell'incidenza
dei tumori maligni dopo che nella dieta era stato somministrato loro
del materiale contenente crisotilo. L'incidenza dei tumori non è
aumentata dopo somministrazione orale di amosite nei ratti e nei
criceti e di crisotilo in questi ultimi. In ratti di entrambi i sessi la
somministrazione nella dieta di crisotilo a fibra corta, durante l'intero
arco di vita, non ha prodotto tumori, così come nelle sole femmine il
crisotilo a fibra di lunghezza intermedia. Nello stesso studio,
l'incidenza di polipi adenomatosi benigni è stata bassa nell'intestino
crasso di ratti maschi trattati con crisotilo a fibra di lunghezza
intermedia.
Effetti sulla riproduzione: L'amianto è stato testato riguardo
la sua capacità di influenzare la riproduzione
umana senza però causare alcun effetto (1). Non vi sono studi sugli
effetti dell'amianto sulla
riproduzione e lo sviluppo degli animali (dati EPA).
Tossicità acuta: Non esistono effetti a breve termine a seguito di
esposizione ad amianto (I). Le principali vie di potenziale esposizione
umana all'amianto sono l'inalazione, la più pericolosa, il contatto
cutaneo e l'ingestione. L'amianto è stato usato così diffusamente che
ogni popolazione può ritenersi a vario grado esposta ad esso. Dal
1950 fino a quando è stato bandito, il numero di lavoratori
dell'amianto è cresciuto notevolmente ma l'intensità dell'esposizione
professionale è andata via via riducendosi. L'inquinamento da
amianto nelle aree prossime a miniere e fabbriche è oggi molto più
basso rispetto a 30-50 anni fa, ma i livelli generali di esposizione alle
fibre in aria, acqua e alimenti sono andati sempre aumentando in
seguito alla costruzione di edifici e alla demolizione e deterioramento
di materiali contenenti amianto. Secondo I'OSHA sarebbero circa 2.5
milioni i lavoratori potenzialmente esposti all'amianto. Altre
esposizioni professionali caratterizzano inoltre i lavoratori addetti alla
manutenzione e alla demolizione di prodotti contenenti amianto. Le
concentrazioni di asbesto nell'atmosfera all'interno di una fabbrica che
lavorava l'amianto variavano da 10 a 100.000 ng/m', a seconda del
tipo di lavorazione, mentre nelle abitazioni dei lavoratori è stata
rinvenuta una concentrazione di fibre variabile tra 100 e 500 ng/m'. In
un generico ambiente urbano le fibre di amianto presenti
nell'atmosfera non superano la concentrazione di 100 ng/m', ma di
solito sono presenti in concentrazioni inferiori a 10 ng/m'. In ambienti
lontani da siti industriali e urbani la concentrazione di amianto
nell'aria è minore di 0.01 ng/m'. Non vi sono dati stimati sulla
quantità di fibre liberate in seguito alla eliminazione di rifiuti
contenenti amianto (3). Secondo altre fonti negli ambienti virali la
concentrazione di amianto nell'aria sarebbe di 0.03 - 3 fibre/m' (1 m' è
la quantità di aria respirata da un essere umano in 1 ora), mentre nei
centri urbani i livelli sarebbero di solito compresi fra 3 e 300 fibre/m'.
Nei pressi di miniere o fabbriche di amianto si possono raggiungere
concentrazioni di 2000 fibre/m' e oltre. Nell'aria presente all'interno di
abitazioni, scuole e altri edifici contenenti amianto, le concentrazioni
varierebbero tra 30 e 6000 fibre/m' (4). Il rischio unitario è basato
sulla conta delle fibre effettuata dal microscopio a contrasto di fase
che è lo strumento usato per le misure negli ambienti di lavoro e in
genere nell'aria. Molte misurazioni, come quelle effettuate nell'acqua,
vengono tuttavia riportate in termini di conta di fibre con il
microscopio elettronico a trasmissione. Il primo rileva solo le fibre
pia lunghe di 5 µm e > 0.4 p,m di diametro, il secondo può
riconoscere anche fibre molto più piccole. Questi due metodi non
sono confrontabili né vi sono fattori di conversione di uno nell'altro.
Secondo l'EPA il rischio unitario stimato per inalazione è di 2.3 x 10-1
(fibre/mi)*
Ambiente ed agronomia
Degradazione ambientale: Le fibre di asbesto sono molto
persistenti in acqua dove l'emivita è > 200 giorni. Nei tessuti dei
pesci esso non si bioaccumula (1).
Disinquinamento: Le polveri di amianto disperse nell'atmosfera
sono molto difficili da rimuovere. E' pertanto essenziale che ogni
area nella quale esso è utilizzato sia chiusa e isolata. La rimozione
di materiale contenente amianto va fatta in ambiente confinato e il
materiale di risulta va avviato in discarica controllata, chiuso in
doppio sacco di polietilene (1).
Bibliografia
(1) New Jersey Department of Health. CN 368, Trenton, NJ,
February 1987. (2) INRS, Fiche toxicologique, n. 145. CND 96, 3°
trimestre 1979. (3) ARC Known Carcinogens. Asbestos. (4) ATSDR
- Agency for Toxic Substances and Disease Registry, December
1990. Asbestos, U.S. Department of Health and Human Services.
Public Health Service, Atlanta, GA, USA. (5) Meldrum M., 1996.
Review of Fibre Toxicology (OELs). Health and Safety Executive,
Sudbury, Suffolk, UK.
Cloroformio
Sintomatologia
Ingestione: Irritazioni delle mucose digestive, lesioni epatiche e renali.
Rimedi: Non provocare il vomito. Somministrare per via orale olio
di vaselina (2-3 mg/kg).
Inalazione: Ebbrezza. nausea, vertigini. incapacità di rispondere agli stimoli
sensoriali, depressione del SNC, arresto cardiaco o respiratorio.
Contatto cutaneo: Irritazioni, danni allo stato protettivo lipidico. Rimedi:
Lavare con abbondante acqua e sapone.
Contatto oculare: Dolore. lacrimazione, danni alla congiuntiva e alla
cornea. Rimedi: lavare con acqua corrente a palpebre aperte.
Ambiente ed agronomia
Modalità d'impiego: Per evitare ripetuti contatti con le mani è opportuno
utilizzare guanti resistenti ai solventi organici (ad esempio
neoprene). Se si eseguono lavori con possibilità di proiezione di
schizzi è bene indossare occhiali a tenuta. Se si opera senza
impianto di aspirazione, è necessario usare la maschera antigas con
filtro della serie A. Non operare in presenza di fiamme: il
cloroformio non è infiammabile. ma se riscaldato ad alte
temperature o a contatto con metalli roventi, può liberare fosgene
che è estremamente infiammabile. Per questo è opportuno
conservare il cloroformio in luoghi ben ventilati evitando
l'accumulo di cariche elettrostatiche (1). In caso di incendio,
controllare le fiamme con estintori chimici anidri, biossido di
carbonio o Halon (2).
Degradazione ambientale: Il cloroformio non è persistente in acqua
(emivita inferiore a 2 giorni). Circa il 99.67% del solvente
volatilizza nell'aria (3). Tuttavia le eventuali dispersioni al suolo
possono lisciviare e raggiungere le acque sotterranee dove
permangono come residui per lunghi periodi di tempo. Il
cloroformio non si bioaccumula all'interno dei cibi, ma la
contaminazione può avvenire se viene usato per estrazioni o se
presente nell'acqua potabile.
# CAS: 1336-36-3;
27323-18-8 (54% in cloro)
53469-21-9 (42% in cloro)
Caratteristiche
Impiego: I PCB sono dei composti rappresentati in teoria da 209 isomeri
contenenti da 1 a 10 atomi di cloro in differenti posizioni, ma
solamente un centinaio di essi si possono ricavare per clorazione del
bifenile. I prodotti commerciali corrispondono a miscugli complessi
di alcune categorie di isomeri per i quali la variazione del tasso di
cloro permette di ottenere proprietà fisiche particolari. Le percentuali
ponderali di cloro possono variare da 21 a 68%. Il contenuto in cloro
dei PCB più diffusi è approssimativamente di 42%, 54% e 60%. Le
principali impurità presenti in alcuni prodotti commerciali a base di
PCB sono policloronaftalene in tracce e policlorodibenzofurano (1).
I PCB sono stati utilizzati in: isolanti dielettrici in trasformatori e
condensatori, componenti di impianti per riscaldamento e come fluidi
idraulici per condotti sotterranei, pompe da vuoto, fluidi a scambio di
calore, adesivi, insetticidi, carta copiativa, inchiostri, ecc. (1, 2).
Aspetto fisico: A seconda del loro tenore in cloro, i PCB commerciali
si presentano sotto forma di liquidi più o meno viscosi o di prodotti
resinosi; essi sono incolori o giallastri. con odore aromatico
caratteristico (1).
Liquido viscoso giallo chiaro o chiaro incolore (2).
Peso molecolare: 326 (approssimato) (2).
(1).
Punto di fusione: -19°C (42% in cloro); 10°C (54%); 31°C (60%)
Punto di ebollizione:
365-390°C 760 Hg
Densità: 1.38 (42% in cloro); 1.54 (54%); 1.62 (60%) (t).
Sintomatologia
Ingestione: Affaticamento, disturbi gastro-intestinali, anoressia.
perdita di peso, disturbi epatici, neuropatie periferiche. Rimedi: non
indurre il vomito; somministrare 1 o 2 bicchieri di acqua per diluire il
composto.
Inalazione: Tosse, respiro breve, bronchite. irritazione delle mucose.
Contatto cutaneo: Ipesudorazione, irritazioni, iperpigmentazione
della pelle e delle unghie, cheratosi. cloracne. Rimedi: Lavare
abbondantemente con acqua per almeno 15 minuti.
Contatto oculare: Edema delle palpebre, lacrimazione.
congiuntiviti, irritazioni. Rimedi: lavare abbondantemente con acqua
o soluzione salina per almeno 15 minuti.
Esami di laboratorio: Test di funzionalità epatica; livello dei
trigliceridi nel siero; esame della pelle; livelli di PCB nel sangue (3).
Ambiente ed agronomia
Modalità d'impiego: I PCB vengono conservati in recipienti in
acciaio galvanizzato, in alluminio o in metallo nichelato. I PCB sono
dei composti difficilmente infiammabili. In caso di incendio. ciò
riguarda o i contenitori o gli apparecchi che li contengono: in questo
caso è preferibile utilizzare anidride carbonica. schiumogeni per
liquidi polari e polveri chimiche. A causa dell'alta tossicità dei fumi
emessi a seguito di pirolisi, gli operatori devono essere equipaggiati
di autorespiratori (l).
Degradazione ambientale: La distribuzione relativa dei diversi
PCB dipende dal grado di clorurazione. Alcuni sono probabilmente
più persistenti in acqua, con una emivita > 200 giorni. La
distribuzione potenziale nei vari ambienti può avere i seguenti
valori, a seconda del grado di clorurazione: aria. 0-34%: suolo
terrestre. 33-52%; acqua, 0-1.8%: solidi sospesi. 0.05-0.08%;
organismi acquatici. 0.02-0.03%; sedimenti acquatici. 30-50% (3).
Disinquinamento: In caso di fuga o sversamento accidentale,
allontanare tutte le fonti di calore e recuperare immediatamente il prodotto
con materiali assorbenti. Lavare tutte le superfici contaminate con etanolo in
soluzione al 60-70% e successivamente con acqua e sapone. (1, 2).
Bibliografia
(I) INRS Fiche Toxicologique n. 194. CND n. 114, 1° trim.. 1984.
(2) NTP Chemical Repository, Radian Corporation, August 29, 199
t. (3) New Jersey Department of Health. CN 368. Trenton, N.J.,
May, 1989.
TETRACLOROMETANO
Proprietà fisiche
Aspetto fisico: Liquido chiaro, incolore, con odore dolciastro tipico (1, 2),
simile a quello dell'etere (3), avvertibile tra 140 e 584 ppm.
Peso molecolare 153.84 (1).
Punto di fusione: -22.9°C (1); -23°C (2).
Punto di 76.7°C (l, 2).
Densità: A 20°C: 1.585 (1); 1.597 g/ml (2).
Tensione di Molto volatile: 113 mm Hg a 25°C (1, 2); 91 mm Hg a
Solubilità: In acqua: insolubile (1); < 1 mg/ml a 21°C (2).
Proprietà chimiche
Il tetraclorometano non è infiammabile (1, 2) ma, se riscaldato, può
generare fosgene ed altri gas tossici. Esso reagisce violentemente a
contatto con elementi chimicamente reattivi come il sodio, il litio,
l'alluminio, il potassio, il fluoro, il berillio (1, 2) e loro composti e
leghe, nonché con tricloruro di alluminio, sesquicloruri di
trietilalluminio, disiliciuro di calcio, dimetilacetammide (in presenza
di ferro come catalizzatore), dimetilformammide (in presenza di ferro
e a temperature sotto i 100°C), esaclorocicloesano, tetraossido di
diazoto, thi e tetrasilano, bario, magnesio, zinco e altri metalli attivi,
uranio, zirconio, agenti ossidanti, ossigeno liquido (2). Reazioni
esplosive avvengono con gli idruri di silicio e di boro, l'etilene,
l'ossigeno liquido, il biossido di azoto e l'ipoclorito di sodio (1, 2). Si
ricuce in presenza di acidi. I suoi vapori, a contatto con catalizzatore
cobalto/molibdeno allumina determina, in presenza di aria, una
reazione esotermica. E incompatibile con tricloruro di
trietildialluminio, borani, diborani, decaborani e carbaborani o loro
derivati, con ipoclorito di calcio e 1,11-diammino-3,6,9-
triazaundecano. Reagisce lentamente con rame e piombo, forma
telomeri con etilente composti vinilici sotto pressione in presenza di
un inibitore perossido. Attacca alcune plastiche, gomme e
rivestimenti, si incendia in presenza di ossigeno a 100°C e reagisce
con il plutonio. Sue soluzioni in acqua, dimetilsolfossido, etanolo al
95% o acetone dovrebbero essere stabili per 24 ore in normali
condizioni di laboratorio. Riscaldato fino a decomposizione, emette
fumi tossici contenenti cloro, ossidi di carbonio, acido cloridrico e
fosgene, nonché vari idrocarburi (2).
Tossicologia
Tossicinetica – Metabolismo: Data la notevole volatilità, il tetraclorometano
viene facilmente assorbito per inalazione. L'assorbimento attraverso
la cute è inferiore ad altri idrocarburi alifatici clorurati, tuttavia, data
l'elevata tossicità del solvente, è possibile l'assorbimento attraverso la
cute di dosi sufficienti a dare manifestazioni sistemiche.
L'equivalente del 50% circa di tetraclorometano inalato viene
comunque eliminato in forma immodificata con l'aria espirata. Il
rimanente viene metabolizzato ed escreto attraverso le urine e le feci,
cioè approssimativamente il 4.4% come anidride carbonica, il 94.3%
come metaboliti non identificati e una piccola percentuale sotto
forma di urea e carbonati. Per ingestione l'assorbimento è rapido, con
comparsa immediata dei segni di intossicazione. L'assorbimento è
facilitato dalla presenza nel tratto gastroenterico di grassi o di alcool.
11 tetraclorometano tende ad accumularsi nell'organismo soprattutto
nel tessuto adiposo, fegato, midollo, cervello e rene. Esso viene
metabolizzato nel fegato e i radicali liberi formatisi dalla
dissociazione del legame CCl-Cl si legano ai costituenti cellulari,
prevalentemente ai gruppi sulfidrici (-SH) delle proteine. Una via
alternativa propone una decomposizione perossidativa dei lipidi del
reticolo endoplasmatico. Il tetraclorometano si legherebbe alle
proteine del citocromo P-450, dando origine a radicali liberi con vita
molto breve. A questi intermedi molto reattivi è stato attribuito gran
parte dell'effetto tossico del composto (1).
Sorveglianza biologica: Analisi di routine (3).
Genotossicità: In esperimenti condotti su animali da laboratorio (ratti, topi,
criceti) il tetraclorometano si è rivelato mutageno (2).
Cancerogenicità: È stato dimostrato sperimentalmente su animali da
laboratorio che il tetraclorometano è cancerogeno. Si sospetta che
esso lo sia pure per l'uomo provocando tumori al fegato e al midollo,
sebbene i dati epidemiologici siano ancora inconclusivi (1, 2, 4).
Effetti sulla riproduzione: In esperimenti condotti su ratti, il
tetraclorometano si è rivelato teratogeno (2), ma secondo altri autori
questi esperimenti hanno dato esito negativo (4). Vi sono inoltre
sospetti che il composto possa produrre effetti riproduttivi anche
nell'uomo (3).
Tossicità Acuta: Il tetraclorometano è tossico per ingestione e per via
intravenosa e subcutanea, leggermente tossico per inalazione.
L'effetto narcotico che produce determina conseguenze più gravi di
quelle dovute a inalazione di cloroformio. La suscettibilità al
tetraclorometano nell'uomo è soggettiva; tuttavia, un'esposizione per
diverse ore a 1000 - 1500 ppm del composto può essere sufficiente a
determinare l'insorgenza di sintomi. Tali esposizioni ripetute per
diversi giorni possono inoltre causare veri e propri avvelenamenti
(2). La DL50 orale per i ratti è di 7460 mg/kg, mentre la CLi0 è di
23900 ppm per 30 minuti di esposizione. La dose letale per
ingestione è di 1-2 ml nell'uomo adulto. Gli effetti tossici sono
accresciuti dall'ingestione di bevande alcoliche (1).
Tossicità cronica: A seguito di esposizione cronica al tetraclorometano
possono manifestarsi effetti al fegato e ai reni; i primi possono essere
aggravati dal consumo di alcool (3).
Sintomatologia
Ingestione: Irritazione delle membrane mucose, nausea, vomito, cefalea,
diarrea, crampi addominali, riduzione del volume delle urine, danni
ematologici, convulsioni, coma, arresto respiratorio o circolatorio,
morte. Rimedi: provocare il vomito o procedere con lavanda gastrica
(1). Secondo Altri, non indurre il vomito per evitare l'inala-zione di
vapori che peggiorerebbero la situazione, ma diluire il composto
somministran-do 1 o 2 bicchieri di acqua (2).
Inalazione: Irritazione delle membrane mucose, depressione del
SNC, nausea, cefalea, vertigini, incapacità di risposta agli stimoli
sensoriali, inappetenza, anestesia, incoscienza, aritmia, bronchite,
lesioni polmonari, epatiche e renali. Rimedi: lasciare
immediatamente l'area contaminata.
Contatto cutaneo: Disidratazione, irritazioni, dermatiti secche e scagliose.
Rimedi: lavare con abbondante acqua tiepida e sapone. Applicare una
pomata idratante.
Contatto oculare: Irritazioni, lacrimazione. Rimedi: Lavare con
soluzione salina o acqua corrente a palpebre
aperte per 20-30 minuti. Usare un collirio decongestionante
(previe indicazioni di un medico).
Esami di laboratorio: Test di funzionalità epatica e renale (3). Gli esami
effettuati prima possibile data la
rapida eliminazione del composto c' d'organismo (4).
Ambiente ed agronomia
Modalità d'impiego: La manipolazione del tetraclorometano dovrebbe essere
eseguita con adeguata ventilazione, indossando grembiuli di
polivinile e stivali in gomma, guanti ed occhiali a tenuta. Se non si
opera sotto aspirazione, indossare maschere antigas con filtro serie A
oppure l'autorespiratore (1, 3). Lo stoccaggio deve essere effettuato
in contenitori a tenuta, adeguatamente etichettati, mantenuti a
temperatura inferiore ai 30°C in un luogo ben ventilato e protetto
dalla luce, lontano da materiali ossidanti (I, 2) e, secondo alcuni
autori, in atmosfera inerte. In caso di incendio, il fuoco può essere
spento con estintori anidri (biossido di carbonio o Halon) (2).
Degradazione ambientale: 11 tetraclorometano è sensibile alla luce, al calore
e all'umidità e, in presenza di quest'ultima, è lentamente decomposto
da luce e da vari metalli. Ad alte temperature è decomposto
dall'acqua (2). La sua emivita nell'acqua è < 2 giorni; circa il 99.9%
del composto finisce nell'aria (3). Solo in piccole quantità si lega alle
particelle del suolo, mentre per la maggior parte evapora o finisce
nella falda. Nell'aria la sua emivita è di 30-100 anni. Durante la sua
degradazione forma composti che distruggono la fascia di ozono
dell'alta atmosfera. Non si accumula negli animali ma non è noto se
ciò avviene nelle piante (4).
Disinquinamento: In caso di spandimento, vista l'elevata tossicità del
prodotto, è necessario munirsi di mezzi personali di protezione ed
emulsionare con agenti disperdenti diluendo con abbondante acqua o
soluzione a base di etanolo 60-70% o di acqua e sapone, oppure
assorbire con sabbia, vermiculite, terra o altro materiale simile e
trasportarlo poi all'aria aperta per farlo evaporare (l, 2) o depositarlo
in contenitori ermeticamente chiusi prima di smaltirlo come rifiuto
pericoloso (3). Occorre inoltre rimuovere ogni fonte infiammabile e
impedire l'accesso nell'area a chiunque fino a completo
disinquinamento effettuato (2). Nel caso si dovesse disinquinare
dell'acqua potabile contaminata, uno dei migliori sistemi è quello
della filtrazione con carbone attivo (1).
Bibliografia
(1) Bressa G., 1997. Le sostanze pericolose. Masson, Milano. (2) NTP
Chemical Repository, Radian Corporation, August 29, 1991. (3) New Jersey
Department of Health, Trenton, NJ, January 1989. (4) Agency for Toxic
Substances and Disease Registry - ATSDR - ToxFAQs. Chloroform.
September 1997.
GENERALITA’ SUI METALLI PESANTI
DEFINIZIONE
Il termine metallo pesante si riferisce a tutti gli elementi chimici metallici che hanno
una densità relativamente alta e sono tossici in basse concentrazioni.
Esempi di metalli pesanti sono rappresentati da: ferro (Fe), nichel (Ni), manganese
(Mn), cromo (Cr), zinco (Zn),rame (Cu), piombo (Pb), mercurio (Hg) ecc.
FONTI E DISTRIBUZIONE
I metalli pesanti sono componenti naturali della crosta terrestre. Non possono essere
degradati o distrutti. In piccola misura entrano nel nostro corpo via cibo, acqua ed
aria. Come elementi in tracce, alcuni metalli pesanti (per esempio rame, selenio,
zinco) sono essenziali per mantenere il metabolismo del corpo umano. Tuttavia, a
concentrazioni più alte possono portare ad avvelenamento. Esso potrebbe derivare,
per esempio, da contaminazione dell'acqua potabile (per esempio da tubature in
piombo), da alte concentrazioni nell'aria ambiente vicino alle fonti di emissione, o
assunzione tramite il ciclo alimentare. I metalli pesanti sono pericolosi perché
tendono a bioaccumularsi. Bioaccumulazione significa un aumento nella
concentrazione di un prodotto chimico in un organismo biologico col tempo,
confrontata alla concentrazione del prodotto chimico nell'ambiente. I residui si
accumulano negli esseri viventi ogni volta che sono assimilati ed immagazzinati più
velocemente di quanto sono scomposti (metabolizzati) o espulsi. I metalli pesanti
possono entrare nei rifornimenti idrici da scarti derivanti da consumi o industrie, o
persino per effetto della pioggia acida che penetra nei terreni e porta i metalli pesanti
nei corsi d'acqua, nei laghi, nei fiumi e nell'acqua freatica.
Numerosi prodotti di uso comune contengono metalli pesanti. L’inalazione di polveri
o vapori attraverso l’ apparato respiratorio (per esempio veicolate dallo smog o
durante operazioni di taglio o di sverniciatura), è il più importante veicolo di
penetrazione nell’ organismo.
Le fonti più comuni sono vernici e altri prodotti di finitura e in particolare il loro
sfarinamento dovuto ad usura o a operazioni di rimozione; combustioni di materiali
plastici in PVC; fumo di sigaretta; scarichi di auto; polvere domestica (in cui si
deposita lo smog); rilascio negli alimenti da vecchie stoviglie e da ceramiche dipinte
realizzate senza precauzioni; pile, termometri a mercurio.
EFFETTI TOSSICI
CADMIO
Formula bruta: Cd
Composti: CdO Ossido di cadmio
CdCl2 Cloruro di cadmio
Cd(NO3)2, H2O Nitrato idrato di cadmio
CdSO4, gH2O Solfato
idrato di cadmio CdS
Solfuro di cadmio
#CAS: 7440-43-9 (cadmio)
1306-19-0 (ossido di cadmio)
10108-64-2(cloruro di cadmio)
10325-94-7 (nitrato di cadmio)
10124-36-4 (solfato di cadmio)
1306-23-6 ( solfuro di cadmio)
Caratteristiche
Nitrato idrato 308.48 59°C 132°C 2.45 In acqua: 150 g/100 ml.
Solfato idrato 769.53 80°C 3.09 In acqua: 113 g/l00 ml.
Solfuro 144.47 1750°C Sublima a 4.82 In acqua: 0.13 mg/100 ml.
980°C in N2 Insolubile in ammoniaca.
Bibliografia dei metodi di analisi: "Metodi ufficiali di analisi chimica del suolo",
Ministero delle risorse agricole, alimentari e forestali, Roma 1994
Tossicologia
Sorveglianza biologica: Test delle urine per il cadmio, per le proteine a basso peso
molecolare; analisi delle urine; test di funzionalità dei polmoni, analisi di unghie e
capelli (l, 3, 4). Per coloro che sono esposti a concentrazione di cadmio TLV è
raccomandata un'analisi completa del sangue (4). La concentrazione di cadmio nelle
urine non deve superare, in condizioni normali, l mg/g di creatinina (2) o deve essere
inferiore a 10 microg/l di urina (4).
Genotossicità: Diversi composti minerali determinano in vitro un aumento della
frequenza di aberrazioni cromosomiche in fibroblasti di cavie e in linfociti umani:
tuttavia questo risultato si verifica a dosi citotossiche, rendendo quindi queste prove
relativamente significative. I risultati di esperimenti in vivo sui topi sono stati
negativi.
Cancerogenicità: Tre studi sulla cancerogenicità del cadmio sono stati realizzati per
via orale, due sui ratti e uno sui topi. Per via intramuscolare la polvere di cadmio e il
solfuro hanno provocato insorgenza di sarcomi nel punto di iniezione. Per via
sottocutanea l'ossido, il solfuro, il cloruro e il solfato hanno ugualmente mostrato
l'insorgenza di sarcomi locali; nel caso dei due ultimi sali, sono stati osservati anche
tumori testicolari e, in un caso, anche tumori pancreatici. Ratti esposti ad aerosol di
cloruro di cadmio per 18 mesi hanno sviluppato carcinomi ai polmoni con una
frequenza proporzionale alla concentrazione atmosferica del metallo. Il cadmio, e
soprattutto l'ossido di cadmio, è un probabile agente cancerogeno per l'apparato
respiratorio e urogenitale nonché per la prostata nell'uomo (2, 3, 4).
Effetti sulla riproduzione: Il cadmio produce degli effetti a tutti gli stadi della
riproduzione; le dosi efficaci sono spesso minime, ma variano generalmente a
seconda della via di somministrazione. Per i mammiferi gli organi più sensibili alla
tossicità del cadmio sembrano essere i testicoli: una sola iniezione alla dose di 1
mg/kg di cadmio o di 3.7 mg/kg di cloruro di cadmio ha provocato in topi, ratti e
cavie lesioni irreversibili. La produzione di spermatozoi era totalmente alterata. A
seguito di somministrazione orale ripetuta, gli effetti sono stati dello stesso tipo, ma
molto meno marcati. Sugli organi riproduttivi femminili gli effetti si sono rivelati
molto meno gravi e rapidamente reversibili. L'effetto sulla fertilità a seguito della
somministrazione di cadmio nei pasti o nell'acqua da bere è stato l'oggetto di
numerosi studi multigenerazionali su topi e ratti. L'assenza di informazioni sufficienti
riguardo questi studi e i loro risultati contraddittori impediscono di tirare qualsiasi
conclusione. A seguito di iniezioni o somministrazioni orali a dosi massicce, è stata
ottenuta una serie di risultati embrioletali, fetotossici e teratogeni. Il cadmio è un
probabile teratogeno per l'uomo (4).
Tossicità cronica: La tossicità cronica dei composti di cadmio per via orale è stata
studiata su ratti, cani e scimmie, soprattutto con il cloruro. L'aggiunta di questo sale
nei pasti degli animali ha provocato lesioni renali limitate ai tubuli prossimali. Gli
effetti cominciavano a manifestarsi alla dose di 10 ppm somministrata per 40
settimane, mentre si dimostravano gravi a dosi superiori a 50 ppm. Nei topi e nei
conigli la somministrazione orale di
5 ppm di cadmio riduce la possibilità di sopravvivenza degli animali (I).
L'esposizione di lavoratori a fumi di ossido di cadmio per almeno 5 anni provoca un
irreversibile danno polmonare come fibrosi ed enfisema. II cadmio si accumula
principalmente nella corteccia renale provocando proteinuria tubulare. Di
particolare interesse sono le alterazioni ossee, gravi dolori reumatici e mialgie con
deformità scheletriche (2, 3, 4).
Sintomatologia
Bibliografia: (I) INRS Fiche toxicologique, n° 60, CND 144, 3° trim. 1991. (2)
Bressa G., 1997. Le sostanze pericolose. Impieghi, tossicologia e primo intervento.
Masson Edizioni S.p.A., Milano. (3) ATSDR - Agency for Toxic Substances and
Disease Registry, April 1993. Cadmium, U.S. Department of Health and Human
Services, Public Health Service. Atlanta, GA, USA.. (4) New Jersey Department
of Health, Trenton, NJ, U.S.A., July 31, 1986.
CROMO
Formula bruta: Cr
Cr03 Anidride cromica (triossido di cromo)
# CAS: 7440-47-3 (cromo)
Caratteristiche
Impiego: Il cromo è un elemento che si trova in natura nelle rocce, nel suolo, nelle
polveri vulcaniche e 1 nei gas. » un metallo lucente, di colore grigio acciaio,
spesso presente in polvere. Si rinviene nelle forme con valenza 0 (non in
natura), (III) (stabile in natura) e VI (raro). Il cromo (III) in piccole quantità
è un importante elemento per la dieta umana. I composti del cromo non
hanno sapore ne odore. In industria è utilizzato per aumentare
considerevolmente la resistenza e la durezza dei metalli nonchè per
placcature al cromo, per conservare il legno e per rivestimenti di forni (3).
Gran parte del cromo prodotto viene usata nella produzione di acciaio
inossidabile e leghe con ferro, nickel, vanadio, molibdeno, cobalto, rame e
titanio. Questi acciai hanno proprietà di elevata durezza e resistenza alla
corrosione. I composti del cromo vengono impiegati in galvanoplastica. in
litografia, nella concia delle pelli, nella colorazione del vetro, nell'industria
tessile per la tintura, nell'industria chimica per la produzione di pitture,
inchiostri ed esplosivi (2). L'anidride è utilizzata per: cromatura elettrolitica
dei metalli; sintesi organiche (catalizzatore, agente di ossidazione,
preparazione dei cromati); purificazione di oli e acetilene; preparazione di
inchiostri e vernici; in medicina (antisettico e caustico come soluzione); in
fotografia (1).
Proprietà fisiche:
Composto Valenza Peso Punto di Densità Solubilità
molecolare fusione
Cromo O
Cromo 3
Cromo 6
Anidride 100.1 196°C (si 2.80 E' molto solubile in
decompone (prodotto acqua (62,49% a
leggermente) fuso) 20°C); la solubilità
aumenta con la
temperatura
Tossicologia
Sorveglianza biologica: La presenza del cromo nell'uomo può essere rilevata nei
capelli, nelle urine, nel siero, nei globuli rossi e in tutto l'organismo
(3). Senza esposizione professionale al cromo i livelli del metallo
nelle urine sono generalmente inferiori a 15 microg/l (4).
Effetti sulla riproduzione: Non esistono conferme per il cromo riguardo alla
capacità di causare danni riproduttivi (3, 4). Prove effettuate su topi che
avevano ingerito grandi quantità di cromo
Il cromo può causare cancro nell'uomo e negli animali, in particolare ai polmoni
e alle alte vie respiratorie.
Tossicità acuta: Tutte le forme di cromo possono essere tossiche ad alti livelli ma il
cromo (VI) è molto più tossico del cromo (III). L'anidride cromica, in
polvere o in soluzione, agisce soprattutto per contatto diretto e per
inalazione (1). La DL50 orale per il cromo cloruro nei ratti è di 1790
mg/kg; per il cromo nitrato è di 3250 mg/kg (2).
Sintomatologia
Ingestione: Tumefazione delle labbra e della lingua, secchezza delle fauci, disturbi
digestivi, lesioni gastriche, vomito, dolori addominali, convulsioni, danni epatici e
renali, morte. Rimedi: somministrare immediatamente 300-500 ml di latte e
provocare il vomito.
Ambiente e agronomia
Degradazione nel suolo: Il cromo è presente nei corpi d'acqua naturali con stato di
ossidazione 3+ (III) e 6+ (VI), e ciascuna può essere convertita nelle altre
forme sotto particolari condizioni ambientali. L'inquinamento delle acque
può avvenire per trasporto in fiumi nelle vicinanze di siti industriali o
discariche; nell'aria e nel suolo può derivare dalla combustione di
carburanti fossili (3, 4). La precipitazione delle particelle contenenti cromo
presenti nell'aria avviene in meno di 10 giorni. Nel suolo il cromo si lega
fortemente alle particelle del terreno. Nell'acqua la maggior parte del
cromo si lega ai sedimenti, mentre solo una piccola quantità entra in
soluzione e pertanto contamina le falde. I pesci non lo bioaccumulano (3).
Per la vita acquatica, il cromo (VI) ha una tossicità acuta maggiore del
cromo (III). Non sono disponibili dati sulla tossicità a breve termine per le
piante, gli uccelli e gli animali terrestri. Il cromo è caratterizzato da un'alta
persistenza nell'acqua, con emivita 200 giorni (4).
Bibliografia: (1) INRS Fiche toxicologique, n° I, 1975. (2) Bressa G., 1997. Le
sostanze pericolose. Impieghi, tossicologia e primo intervento. Masson Edizioni
S.p.A., Milano. (3) ATSDR - Agency for Toxic Substances and Disease
Registry, April 1993. Chromium, U.S. Department of Health and Human
Services, Public Health Service, Atlanta, GA, USA. (4) New Jersey Department
of Health, Trenton, NJ, U.S.A., July 31, 1986. (5) Ivankovic, S. and R
Preussmann, 1975. Absence of toxic and carcenogenic effects after
administration of high doses of chromic oxide pigment in subacute and long-
term feeding experiments in rats. Food Cosmet. Toxicol. 13: 347-351.
FERRO
Formula bruta: Fe
Composti: solfato ferroso FeSO4 è quello che trova maggiori impiego come
fitofarmaco.
Impiego: battericida, correttivo, integratore nutrizionale.
Aspetto fisico: Solido in cristalli fini o grossolani di colore verdastro o giallastro
Peso molecolare: 151.91
Solubilità: In acqua: solubile a 20°C.
Metodi di analisi: Spettrofotometria in assorbimento atomico
Tossicologia
Tossicocinetica e metabolismo
Effetti sulla riproduzione: gli studi sulla teratogenesi sia da carenza che da sovraccarico di ferro non
sono definitivi. Quello che si è messo in evidenza e che in entrambi i casi lo sviluppo embriofetale può
essere compromesso in quanto c’è una maggiore incidenza di malformazioni oltre che una situazione di
sofferenza fetale grave che può evolvere anche in exitus. La mortalità che si colloca verso il
giorno 12 di gestazione. La precocità di questo picco correla con il periodo del
aumento rapido in cellule rosse nel sangue ,periodo in cui il metabolismo aerobico
diviene importante nell'embrione. l'unica causa significativa della deficienza di ferro
altro che la ridotta introduzione materna dell'elemento è il diabete
Sintomatologia
Ingestione: Nausea. costipazione. feci scure. dolori di stomaco, letargia, ipotensione. ulcerazione della
mucosa gastrica, danni epatici.
inalazione: Irritazione delle alte vie respiratorie.
contatto oculare: Irritazioni.
approccio terapeutico: Allontanare il soggetto esposto dal contatto con il composto. Lavaggio con
acqua. Lavaggio abbondante con acqua per almeno 15 minuti.
bibliografia:
Nuccinelli M.. 1997. Prontuario dei fitofarmaci (VIII edizione). Edagricole. Bologna. (2) New Jersey •
tsartment of Health. Trenton. NJ. February 1989.
MANGANESE
Caratteristiche chimico-fisiche
Manganese, elemento del gruppo VIIA del sistema periodico, ha proprietà per
molti aspetti simili a quelle del ferro, immediatamente preceduto nella prima serie di
transizione. Manganese, tuttavia, è più duro, più fragile e meno refrattario del ferro.
L’elemento ha una densità di 7,3 g/cm3, una temperatura di fusione di 1244 °C ed
una temperatura di ebollizione di 1962°C
il Manganese puro è di colore argenteo, ma non si trova in natura. Manganese
metallico è ferromagnetico soltanto dopo uno speciale trattamento.
Questo metallo è chimicamente reattivo e si dissolve rapidamente in acidi diluiti
non ossidanti; nel cloro si incendia per formare MnCl, reagisce con l’ossigeno ad
alta temperatura, producendo Mn3+ O Mn4+; si combina anche direttamente con B,
C, S, Si e P
Manganese ha numerosi stati di ossidazione, il più importante dei quali, sotto
l’aspetto pratico, è quello bivalente. Mn(II) forma una serie di sali manganosi con
tutti i più comuni anioni, quasi tutti solubili e cristallizzabili come idrati; Mn(II)
forma anche una serie di chelati con EDTA ed altri agenti. La chimica di Mn(III) non
è molto vasta, perché in soluzione acquosa Mn(III) è instabile e viene rapidamente
ridotto a Mn(II). Allo stesso modo i composti Mn(IV) sono di limitata importanza
pratica, ad eccezione di MnO2. Mn(VI) si trova soltanto nello ione manganato
(MnO2). I permanganati, che sono forti agenti ossidanti, hanno valenza +7.
Diffusione ambientale
Utilizzi produttivi
Manganese è stato proposto come elemento da Sheele nel 1771, ma è stato sco-
perto da Gahn, un chimico svedese che nel 1774 lo ottenne per riduzione della piro-
lusite tramite carbone. I suoi utilizzi, però, sono rintracciabili nel Periodo del Paleo-
litico, quando il biossido di manganese era impiegato come pigmento nelle pitture
delle caverne. Più tardi, nell’Antica Grecia, la presenza di manganese nei minerali
ferrosi usati dagli Spartani è la più plausibile spiegazione del fatto che le loro produ-
zioni metalliche fossero superiori a quelle dei Troiani. Gli Egizi ed i Romani utiliz-
zavano i minerali del manganese nella produzione del vetro, sia per la decolorazione
sia per la colorazione (rosa, porpora o nera). Il nome del metallo deriva dal latino
“magnes”, e proviene dalle proprietà magnetiche della pirolusite
Manganese viene utilizzato in piccole quantità nella produzione di leghe di
alluminio, rame, zinco, magnesio per incrementarne alcune proprietà.
Il secondo settore utilizzatore di manganese è attualmente quello della produzio-
ne di batterie. Nel 1868 Leclanché sviluppò le batterie a secco, tramite l’utilizzo del
biossido di manganese come depolarizzante.
I composti del manganese si formano da reazioni con Mn metallico o con i mine-
rali che contengono l’elemento. Il cloruro di manganese trova impiego nella produ-
zione di accumulatori elettrici, di integratori per mangimi zootecnici, di catalizzato-
ri per la clorazione di sostanze organiche e di precursori per altri composti del man-
danese I. Il biossido di manganese trova impiego, oltre che nella produzione di accu-
mulatori elettrici, nella produzione del vetro e dei fuochi d’artificio. Il solfato di man-
ganese viene usato nella produzione di ceramiche, nonché di integratori per mangi-
mi zootecnici e di fertilizzanti.
Manganese in varie forme viene anche impiegato nella produzione di pigmen-
Ti e vernici nere, circuiti elettronici, preparazioni industriali e farmaceutiche.
I composti organici del manganese si utilizzano nella produzione di fungicidi,
additivi per benzina con e senza piombo, combustibili in genere e abbattitori di fumo.
Alcuni fungicidi della famiglia dei ditiocarbammati, come Maneb e Mancozeb, con-
tengono l’elemento e sono molto utilizzati per il controllo di avversità della vite, dei
cereali e delle piante da frutto in genere.
Diffusione negli alimenti
Tossicità
- Grassezza
- Intolleranza al glucosio
- Coagulazione del sangue
- Problemi di pelle
- Livelli di colesterolo bassi
- Disordini allo scheletro
- Problemi di nascita
- Variazione del colore del sangue
- Sintomi neurologici
L'avvelenamento cronico da manganese può derivare da inalazione prolungata di
polvere e fumo. Il sistema nervoso centrale è il luogo principale di danni causati dalla
malattia, quale può provocare l'inabilità permanente. I sintomi includono il languore,
sonno, debolezza, disturbi emozionali, andatura spastica, crampi alle gambe
ricorrenti, e paralisi. Un'alta incidenza di polmonite e di altre infezioni respiratorie
superiori è stata trovata in operai esposti a polvere o al fumo di composti di
manganese. I composti del manganese sono agenti cancerogeni sperimentali.
L’eccesso di manganese nella dieta interferisce con l’assorbimento del calcio e
del ferro. Negli animali domestici, così come nelle sperimentazioni animali, l’effet-
to più comune della tossicità da manganese è la carenza secondaria di ferro; ciò è
dovuto ad una competizione tra Fe e Mn per comuni sistemi di trasporto e comples-
sati. La tossicità acuta porta negli animali a crescita stentata, anoressia, alterazioni
del metabolismo dei carboidrati, alterazioni delle funzioni cerebrali e anomalie com-
portamentali. Alti livelli di manganese nella dieta non sembrano essere teratogeni,
sebbene manganese iniettato sia feto-tossico in numerose specie, come gatto, topo,
coniglio e suino.
Nelle sperimentazioni sui ratti la tossicosi cronica porta a disturbi del comporta-
mento, come riduzione delle abilità legate all’apprendimento ed un aumento delle
attività spontanee
MERCURIO
Formula bruta: Hg
Composti: HgCl2 (Cloruro di mercurio)
# CAS: 7439-97-6
Caratteristiche
Impiego: Il mercurio è un liquido pesante inodore e di colore argenteo, usato per
termometri, barometri.
lampade a vapore, nel rivestimenti degli specchi e nella fabbricazione di.
Equipaggiamenti chimici ed elettrici (I, 3). Composti mercuriali molto
utilizzati sono: il nitrato di mercurio, impiegato soprattutto nella
fabbricazione di cappelli di feltro, e il fulminato di mercurio. usato nella
produzione di polveri detonanti (3).
Peso molecolare: 200.59
Punto di fusione: -39°C
Punto di ebollizione: 357°C
Densità: 13,546.
Solubilità: Molto poco solubile in acqua (0.002 Q/100 ml a 20°C), ma solubile in
acido nitrico diluito.
Tossicologia
Tossicità acuta: Gli effetti del mercurio sugli animali possono essere anche
causa della morte di questi. Anche le piante possono morire o subire un
accrescimento rallentato. Gli effetti acuti possono manifestarsi sia sulle piante che
sugli animali da 2 a 4 giorni dopo il contatto con un composto contenente il metallo.
Il mercurio organico e il metilmercurio manifestano un'elevata tossicità acuta nei
confronti degli organismi acquatici, anche se non vi sono dati sufficienti per
valutarli. Vi sono anche degli effetti cronici visibili anche a lungo termine:
accorciamento della durata della vita, riduzione della fertilità, cambiamenti di
natura estetica e comportamentale. Uccelli, altri animali e esseri umani che si
nutrano con pesci contaminati da mercurio possono rimanere intossicati. Non vi
sono dati che quantifichino l'entità dei danni a lungo termine del mercurio sulle
piante (1). La tossicità acuta del mercurio nell'uomo varia in misura significativa a
seconda della via di esposizione. Per ingestione non si verificano effetti tossici
acuti, l'inalazione di elevate concentrazioni del metallo produce gravi irritazioni,
disturbi digestivi e danni renali. Rispetto ai vapori di mercurio non vi sono
particolari misure di attenzione poiché essi sono incolori, inodori e privi di gusto
(2). L'inalazione di vapori al mercurio (1.2 - 8 mg/m3) nell'uomo causa
intossicazione acuta, provocando un danno permanente al sistema nervoso con
possibilità di morte. La CL50 inalatoria per il mercurio nei conigli è di 29 mg/m3 (30
ore). La DL50 orale per il cloruro di mercurio nei ratti è di 37 mg/kg (3).
Sintomatologia
Ingestione:
Dolori colici (sali solubili), diarrea, anuria, morte. Rimedi: somministrare una
soluzione latteo-albuminosa e provocare il vomito.
Contatto oculare: Visione offuscata. Rimedi: lavaggio abbondante con acqua per
almeno 15 minuti sollevando le palpebre.
Ambiente e agronomia
NICHELIO
Formula bruta: Ni
Caratteristiche
Proprietà fisiche:
Composto Peso Punto di Punto di Densità Solubilità
molecolare fusione ebollizione
Nichel 58.71 1452°C 2730°C 8.9 Insolubile in acqua e nei
atomico a 25°C solventi organici. Si
dissolve lentamente negli
acidi forti.
Tossicologia
Sintomatologia
Degradazione nel suolo: [I nichel è uno dei metalli più comuni che
si rinvengono nelle acque superficiali a causa del
dilavamento delle rocce. Altre sorgenti di nichel possono
essere i residui della combustione del carbone e di altri
combustibili fossili e scarichi industriali. Il nichel e i suoi
composti sono caratterizzati da un'alta persistenza
nell'acqua, con un'emivita 200 giorni (informazioni EPA).
Bibliografia: (1) INRS Fiche toxicologique, n° 68, CND 133, 4°
trim. 1988 (2) ATSDR - ToxFAQs, september 1997. (3) New Jersey
Department of Health, Trenton, NJ, aprile 1989. (4) Bressa G., 1997.
Le sostanze pericolose. Impieghi, tossicologia e primo intervento.
Masson Edizioni S.p.A., Milano
PIOMBO
Formula bruta: Pb
Nome commerciale: C.I. Pigment metal 4; C.I. 77575; Glover; KS-4; Lead S2;
Olow; Omaha
Caratteristiche
densità 11,344
Tossicologia
Genotossicità: Alcuni studi hanno dimostrato che i composti del piombo sono
capaci di indurre aberrazioni cromosomiche in vivo e in colture di tessuti.
Il piombo ha dimostrato, in un certo numero di saggi sulla struttura e la
funzione del DNA, di influenzare i processi molecolari associati alla
regolazione dell'espressione genetica (dati EPA).
Tossicità cronica: La dose minima con effetti cronici è di 0.5 mg/giorno e gli
effetti comprendono anemia. irritabilità. incoordinazione, paralisi, disturbi
mestruali, aborto. atassia. letargia. encefalopatia, delirio, convulsioni, coma (1).
L'apparato uropoietico subisce danni che si manifestano con oliguria e alterazioni
della funzionalità renale. Nell'intossicazione cronica (saturnismo) possono
sopravvenire diverse sindromi più o meno gravi: neuropatia centrale.
neuromuscolare, ematologica, gastro-intestinale e renale (2). L'emivita nelle ossa è
di 32 anni, nei reni è di 7 anni (I).
Sintomatologia
Contatto oculare: Rimedi: lavaggi accurati con acqua corrente per almeno 15
minuti.
RAME
Formula bruta: Cu
# CAS: 7440-50-8
Caratteristiche
Densità: 8.96
Solubilità: E' scarsamente solubile in acqua (< 0.1 % sia calda che fredda. E'
solubile in acidi ossidanti (nitrico e solforico) e in ammoniaca.
Tossicologia
Sintomatologia
Ingestione: Nausea, vomito, diarrea, cefalea, vertigini, irritazioni
gastrointestinali, convulsioni, necrosi epatica e renale. Rimedi:
lavanda gastrica con una soluzione precipitante di ferro cianuro di
potassio o Blu di Prussia all'l%. Somministrare grandi quantità di
acqua. Consultare il medico.
Ambiente e agronomia
Degradazione nel suolo: Il rame e i suoi sali sono altamente solubili nell'acqua
(oltre 1000 mg/1) e vi permangono a lungo, giacché la loro emivita è
200 giorni. Il rame è soggetto a bioaccumulazione. Nei pesci, infatti,
la sua concentrazione è notevolmente maggiore che nell'acqua nella
quale essi vivono (1).
Bibliografia: (1) New Jersey Department of Health, Trenton, NJ, luglio 1986.
(2) Bressa G., 1997. Le sostanze pericolose. Impieghi, tossicologia e primo
intervento. Masson Edizioni S.p.A., Milano.
ZINCO
Formula bruta: Zn
Composti: ZnCl2 Cloruro di zinco
# CAS: 7440-66-6 (zinco)
7646-85-7 (cloruro di zinco)
Caratteristiche
Impiego: Lo zinco è uno dei più comuni elementi della crosta terrestre ed è un
metallo lucente, tenero e di colore bianco con sfumature bluastre. E' usato come
rivestimento antiruggine per ferro ed acciaio, nelle pile a secco e per la fabbricazione
di leghe metalliche di ottone e bronzo. E' usato inoltre come polvere per vernici c
coloranti (3). Vengono utilizzati in larga misura anche i sali di zinco: l'ossido nella
produzione di gomma. linoleum, vernici, ceramiche, cosmetici e tessuti; il cloruro
come conservante del legno e nelle batterie a secco; il bromuro nelle emulsioni
fotografiche; il solfato nel rayon, nelle colle. fertilizzanti e nei tessuti: il cromato in
pigmenti per vernici e il caprilato in fungicidi 4).
Tossicologia
Sorveglianza biologica: Analisi del sangue, elle feci, delle urine e della saliva.
Per esposizioni a lungo termine si effettua anche l'analisi dei capelli (2).
Tossicità cronica: Gli effetti tossici cronici dello zinco sugli animali possono
includere: accorciamento della vita, problemi riproduttivi, riduzione della fertilità e
modificazioni dell'aspetto e del comportamento. Tali effetti possono manifestarsi
anche molto tempo dopo la prima esposizione al composto tossico (3). Lo zinco e i
suoi composti presentano una elevata tossicità cronica per gli organismi acquatici.
Non sono tuttavia sufficienti i dati disponibili per valutare o prevedere gli effetti a
lungo termine del metallo e dei suoi composti sugli organismi (3).
Sintomatologia
Ambiente e agronomia