Bartolo Longo

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Bartolo Longo

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« Il mio unico desiderio è quello di vedereMaria, che mi ha salvato e mi salverà dalle grinfie diSatana. »

(Beato Bartolo Longo, le sue ultime parole. [1])

Bartolo Longo (Latiano, 11 febbraio 1841 – Torre Annunziata, 5 ottobre


Beato Bartolo Longo
1926)[2] è stato fondatore e benefattore del Santuario della Beata Vergine del
Rosario di Pompei. Fu beatificato da papa Giovanni Paolo II il 26 ottobre
1980.

Indice
Biografia
I primi anni e il periodo universitario
La nuova vita
La contessa De Fusco
L'incontro con Pompei
Il quadro della Madonna
La Nuova Chiesa e la Nuova Città
Gli ultimi anni
Onorificenze
Foto che ritrae Bartolo Longo a 22 anni
Note
Bibliografia Nascita 11 febbraio 1841
Voci correlate Morte 5 ottobre 1926
Altri progetti
Venerato da Chiesa cattolica
Collegamenti esterni
Beatificazione Papa Giovanni Paolo
II il 26 ottobre 1980

Biografia Ricorrenza 5 ottobre

I primi anni e il periodo universitario


Figlio di Bartolomeo, medico, e di Antonia Luparelli, fu battezzato tre giorni dopo la nascita, il 13
febbraio 1841.[3]

Di fisico minuto ma di acuta intelligenza, Bartolo Longo fu posto nel collegio dei Padri Scolopi di
Francavilla Fontana, all'età di 5 anni, come era d'uso a quell'epoca. «Ero, dice, un diavoletto vivace e
impertinente, un po' birichino».[4] Lasciò il collegio nel 1858, dopo aver conseguito il titolo di studio che
lo abilitava all'insegnamento di “rudimenti grammaticali”.
La casa natale di
Di agiate condizioni economiche il giovane Bartolo Longo si dedicò appassionatamente al ballo, alla Bartolo Longo a
musica e alla scherma. Completò nel frattempo gli studi superiori in forma privata Lecce.
a Latiano
Avvenuta l'annessione del Regno delle due Sicilie al Regno d'Italia, con la legge Casati estesa a tutto il Regno d'Italia, gli studi
subirono un forte mutamento, per cui i titoli conseguiti finora non gli erano riconosciuti. Per tale ragione, dovette iscriversi presso la
Regia Università di Napoli negli studi di giurisprudenza.

In quegli anni, a Napoli, soprattutto nell'ambiente accademico, vi era un forte anticlericalismo. Bartolo Longo, dopo la lettura del
libro Le Vie de Jesus del filosofo francese Ernest Renan, aderì completamente alla contestazione anticlericale; egli seguì in quel
periodo anche le lezioni di Lettere e Filosofia di alcuni professori apertamente anticattolici come Augusto Vera, Bertrando Spaventa e
Luigi Settembrini, lezioni improntate al positivismo dominante, e quindi alla negazione del soprannaturale. Si avvicinò quindi a un
fuso nel napoletano.[5] e si impegnò in modo tale che divenne per
movimento spiritista di tipo satanico che in quel tempo era molto dif
circa un anno e mezzo un “sacerdote satanista”.

La nuova vita
Con il passare del tempo tuttavia si verificò in lui una profonda crisi; una vera e
propria depressione psichica e fisica, forse indotta anche dai riti del satanismo che
comportavano lunghi periodi di digiuno e che gli danneggiarono anche l'apparato
digerente; ma fortunatamente questa grave depressione non lo portò al suicidio,
come invece accadde purtroppo ad un suo caro amico.

La sua vita ebbe allora una svolta totale, dopo una notte di incubi, egli si rivolse al
prof. Vincenzo Pepe. Pepe, suo compaesano e uomo molto religioso, fu per lui un
vero amico, e lo inviò alla direzione spirituale di Padre Radente appartenente
all'ordine dei Domenicani. Padre Radente dopo poco tempo riuscì a farlo aggregare
al Terzo Ordine di San Domenico. Proprio nell'Ordine Domenicano è presente una
particolare attenzione per la preghiera delSanto Rosario e quindi per la Madonna del
Rosario; una devozione molto antica che affonda le sue radici all'epoca
dell'istituzione stessa dei Domenicani cioè nel XII secolo. Bartolo Longo sviluppò
nel tempo una forte devozione per il Santo Rosario e trovandone notevole
giovamento spirituale volle ritornare dai suoi ex-compagni di spiritismo per tentare
invano di portarli sulla retta via e convertirli, ma non riuscì nel suo intento, e dai
satanisti fu largamente deriso. Bartolo Longo a 35 anni

Nel 1864 si laureò in giurisprudenza, tornò al paese natìo, abbandonò la professione


di avvocato, si prodigò in opere assistenziali, fece voto di castità seguendo anche le indicazioni del venerabile Emanuele Ribera,
redentorista che gli aveva preannunciato una probabile alta missione da compiere per la cristianità. Grazie alla divisione patrimoniale
familiare, aveva ottenuto una cospicua somma di denaro e notevoli beni immobili che gli garantivano una rendita annua di oltre 5.000
lire, una elevata somma per l'epoca, che gli consentì di assegnare vitalizi e sostenere periodiche spese di ammalati e bisognosi.

La contessa De Fusco
Per seguire questa vocazione ad aiutare i bisognosi, tornò a Napoli dove conobbe il
futuro santo Ludovico da Casoria e la futura santa Caterina Volpicelli. Nella Casa
Centrale che la Volpicelli aveva aperto a Napoli, Bartolo conobbe la contessa
Marianna Farnararo De Fusco (Monopoli, 13 dicembre 1836 – Pompei, 9 febbraio
1924), donna impegnata fortemente in opere caritatevoli ed assistenziali. Questa nel
1864 era rimasta vedova del conte Albenzio De Fusco di Lettere, i cui possedimenti
si estendevano anche nella Valle di Pompei. Alla contessa, vedova di soli 27 anni
con cinque figli in tenera età, serviva un amministratore per i beni De Fusco, nonché
un precettore per i figli. Fu così che Bartolo accettò di stabilirsi in una residenza dei I Coniugi Longo dopo il matrimonio
De Fusco per assolvere a tali compiti. Questa conoscenza segnò una svolta
fondamentale nella vita di Bartolo Longo, poiché egli ne divenne l'inseparabile
compagno nelle opere caritatevoli. Tale amicizia tuttavia diede luogo a parecchie maldicenze, per cui dopo un'udienza da Papa Leone
XIII, i due nel 1885 decisero di sposarsi, con il proposito però di vivere come buoni amici, in amore fraterno, come avevano fatto
fino ad allora. Il matrimonio fu celebrato senza gli atti civili e le pubblicazioni di rito.

L'incontro con Pompei


Il primo vero contatto di Bartolo Longo con i Pompeiani avvenne nel 1872, quando egli si recò nella Valle di Pompei per sistemare i
rapporti economici tra la contessa De Fusco e gli affittuari dei suoi possedimenti. In tale occasione ebbe modo di notare lo stato di
abbandono in cui i circa 1.000 abitanti della zona vivevano e notò in quale stato di rovina si trovava la Parrocchia del SS. Salvatore,
umile e antica chiesa, le cui origini risalivano al 1093, ed intorno alla quale si raggrupparono i primi abitanti dell'Agro pompeiano.
Un giorno, vagando per quei campi, in contrada Arpaia, Bartolo sentì una voce misteriosa che gli diceva: “Se propaghi il Rosario,
sarai salvo!”. E subito dopo udì l'eco di una campana lontana, che suonava l'Angelus di mezzogiorno; egli allora si inginocchiò sulla
nuda terra a pregare fino al raggiungimento di una grande pace interiore, mai provata prima. A quel punto ebbe ancora più chiara la
missione da compiere. Iniziò così a progettare la costituzione di una “pia società” intitolata al Santo Rosario, da realizzarsi proprio lì,
in quella valle abbandonata.

Il quadro della Madonna


Nei tre anni successivi tornò tra i Pompeiani più volte per diffondere la devozione al
Santo Rosario, ma ben presto si rese conto, che a tale scopo, gli occorreva un quadro
della Madonna del Rosario, dipinto ad olio, come si confaceva meglio all'uso
liturgico. Il 13 novembre 1875 si recò così a Napoli avendo in mente di acquistarne
uno già visto in un negozio, ma le cose non andarono come egli aveva pensato. Per
puro caso infatti incontrò in Via Toledo Padre Radente che allo scopo gli suggerì di
andare al Conservatorio del Rosario di Portamedina e di chiedere, in suo nome, a
Suor Maria Concetta De Litala un vecchio quadro del Rosario che egli stesso le
aveva affidato dieci anni prima. Bartolo seguì tale suggerimento, ma fu presto preso
da sgomento quando la suora gli mostrò il quadro: una tela corrosa dalle tarme e
logorata dal tempo, che mancava in più parti di pezzi di colore, con la Madonna in
atteggiamento antistorico, cioè con la Vergine che porge la corona a Santa Rosa,
anziché a Santa Caterina da Siena, come nella tradizione domenicana. Bartolo
Longo fu sul punto di declinare l'offerta, ma ritirò comunque il dono per l'insistenza
della stessa suora.
Icona Della Madonna di Pompei
Nel tardo pomeriggio del 13 novembre 1875, l'immagine della Madonna giunse così
a Pompei, su un carretto guidato dal carrettiere Angelo Tortora e altre volte adibito
al trasporto di letame. Fu scaricata con la sua lurida copertura di fronte alla fatiscente Parrocchia del SS. Salvatore, dove ad aspettarla
c'erano l'anziano parroco Cirillo, Bartolo e altri pochi abitanti. Lo sgomento iniziale di Bartolo colse anche tutti gli altri presenti
quando, tolta la coperta, fu mostrato il quadro. Furono tutti d'accordo che l'immagine non si poteva esporre, per timore di interdetto,
prima di un restauro anche solo parziale. Al primo restauro, nel corso degli anni, ne seguirono altri e per i primi tre anni il quadro fu
esposto nella Parrocchia del SS. Salvatore.

La Nuova Chiesa e la Nuova Città


Di fronte a tanto interesse religioso e devozionale, il vescovo di Nola (nella cui diocesi era compresa allora anche la Valle di Pompei)
suggerì a Bartolo Longo di iniziare la costruzione di una nuova chiesa, in un terreno indicato dallo stesso vescovo. Iniziarono così le
peregrinazioni di Bartolo Longo e della contessa in cerca dei fondi necessari, mediante la sottoscrizione di “un soldo al mese”.
Il 13 febbraio 1876, giorno in cui per la prima volta il quadro della Madonna veniva
esposto, dopo il restauro, alla pubblica venerazione, si verificò il primo prodigio: la
completa guarigione della dodicenne Clorinda, giudicata inguaribile dal celebre
professore Antonio Cardarelli, e per la cui salvezza la zia Anna aveva aderito alle
offerte per la nascente chiesa. Era il primo di una lunga serie di miracoli e grazie
nella storia del Santuario di Pompei. Da Napoli e successivamente da molte altre
parti del mondo iniziarono a giungere offerte per la costruzione della nuova chiesa la
cui prima pietra fu posta l'8 maggio 1876. Il quadro fu quindi posto su un altare
provvisorio in una cappella (detta poi di Santa Caterina), nella erigenda chiesa.
L'architetto Antonio Cua si offrì gratuitamente di redigere il progetto e dirigere i
lavori della nuova chiesa.

Nel 1877 Bartolo Longo scrisse e divulgò la pratica dei "Quindici Sabati". Due anni
dopo, guarì lui stesso da una grave malattia grazie alla recita della Novena, da lui
composta e della quale ci furono, immediatamente, novecento edizioni, in ventidue
lingue. Il 14 ottobre 1883, ventimila pellegrini, riuniti a Pompei recitarono, per la
prima volta, la Supplica alla Vergine del Rosario, scritta da Bartolo Longo, in
risposta all'Enciclica Supremi Apostolatus Officio (1º settembre 1883), con la quale I coniugi Longo, ormai anziani, in una
Leone XIII, di fronte ai mali della società, additava come rimedio la recita del foto che li ritrae del 1920.
Rosario.

Nel 1884 fondò il periodico “Il Rosario e la Nuova Pompei”, tuttora stampato e diffuso in tutto il mondo. Nel frattempo intorno al
grande cantiere per la chiesa, Bartolo Longo diede forma alla nuova città, con le case per gli operai (primo esempio di edilizia
sociale), il telegrafo, un piccolo ospedale, l'osservatorio meteorologico e quello geodinamico.

Nel 1887 fondò l'Orfanotrofio Femminile, la prima delle sue opere di carità a favore dei minori.

Il 6 maggio 1891 il cardinale Raffaele Monaco La Valletta consacrò il nuovo Tempio. Nel 1898 Bartolo Longo fece ricostruire la
Parrocchia del SS. Salvatore, tale quale oggi è, in modo che potesse continuare la sua esistenza in modo autonomo dalla nascente
chiesa, divenuta sin dal 1894, Basilica Pontificia.

In questo periodo Bartolo Longo maturò la sua intuizione più originale e cioè: non solo credere nella possibilità del recupero dei figli
dei carcerati, ma scommettere sul fatto che essi, a loro volta, avrebbero potuto salvare i loro genitori dalla disperazione. Nel 1892
veniva così collocata la prima pietra dell'Ospizio per i figli dei carcerati, retto, a partire dal 1907, dai Fratelli delle Scuole Cristiane di
San Giovanni Battista de La Salle. Dopo appena sei anni gli allievi erano oltre cento. In seguito accolse anche le figlie dei carcerati
che affidò alla cura delle Suore Domenicane Figlie del Santo Rosario di Pompei, da lui fondate nel 1897. Si trattava di un'opera
difficile perché combattuta dalla cultura e dalla scienza positivista del tempo, che non riconosceva l'educabilità del figlio di un
delinquente. L'opera di Bartolo Longo dimostrò il contrario. Queste opere miravano ad accogliere ed educare tutti i bambini e ragazzi
orfani o abbandonati e che quindi non avevano punti di riferimento familiari per la propria crescita umana e sociale.

Il 5 maggio 1901 fu così inaugurata la facciata del Santuario della Beata Vergine del Rosario di Pompei, frutto di offerte provenienti
da tutto il mondo e dedicata alla Pace Universale. In tale occasione Bartolo Longo promise ai Pompeiani che un giorno la Basilica
sarebbe stata visitata dal Papa, cosa che si è poi verificata per ben quattro volte: il 21 ottobre 1979 e il 7 ottobre 2003 da parte di
Giovanni Paolo II; il 19 ottobre 2008 da parte di Benedetto XVI e il 21 marzo 2015 da parte di Papa Francesco. Su Bartolo tuttavia
caddero ingiurie e calunnie che arrivarono fin sul tavolo di Papa Pio X. Bartolo e la Contessa decisero così, il 12 settembre 1906, di
donare l'Opera di Pompei al Papa. Papa Pio X, venuto a conoscenza della verità, mostrò grande stima per il Fondatore della nuova
Pompei e approvò la Pia Unione Universale per la recita del Rosario in comune e nelle famiglie, proposta dal Longo, volendo esserne
il primo iscritto.

L'opera di Bartolo Longo così si arricchì ulteriormente con l'istituzione della Supplica alla madonna di Pompei (da lui stesso scritta)
l'8 maggio e la Prima domenica di ottobre, la promozione del Movimento Assunzionista per ottenere la definizione del dogma
dell'Assunzione di Maria, l'Orfanotrofio Femminile, l'Istituto per i Figli dei Carcerati, l'Istituto per le Figlie dei Carcerati, la
Congregazione femminile delle Suore Domenicane Figlie del Santo Rosario di Pompei, con lo scopo primario di assistenza e di
educazione dei bambini e delle ragazze delle Opere, le Case Operaie per i dipendenti, la tipografia con annessa legatoria anche
artistica, le officine, la scuola di arti e mestieri e la scuola serale, la stazione ferroviaria per la quale offrì il terreno. Bartolo Longo
tuttavia intuì che la nascente città avrebbe avuto una forte vocazione turistica sia per l'interesse archeologico verso gli Scavi
dell'antica Pompei, sia per il sempre maggiore interesse religioso che portava ormai migliaia di pellegrini presso la Basilica. Si
adoperò pertanto affinché nella città sorgessero farmacie, luoghi di ristoro ed accoglienza per i visitatori, nonché una stazione
ferroviaria con annessa piazza antistante (per le quali offrì il suolo), un ufficio postale, nuove strade e tutto quanto potesse rendere la
città più bella e funzionale. Quindi una valle desolata, in penoso stato di abbandono e degrado, fu trasformata in una moderna e bella
città a forte vocazione turistica, dotata di tutti i comfort e servizi.

Gli ultimi anni


La neutralità di questa voce o sezione sull'argomento biografie è
stata messa in dubbio.
Motivo: Tono agiografico
La contessa De Fusco morì il 9 febbraio 1924. Ciò provocò giorni di terribile
sofferenza a Bartolo Longo che, per sfuggire alle possibili ritorsioni da parte degli
eredi della nobildonna, si trasferì prima a Napoli, presso il nipote ingegnere, poi,
dopo un mese, a Latiano. Infatti poco dopo, a tutela del patrimonio, gli ufficiali del
Tribunale di Salerno entrarono nella casa che fu della contessa e di Bartolo ed
inventariarono mobili e beni. Il 23 aprile 1925, dopo quattordici mesi e molte
sollecitazioni da parte dei pompeiani, Bartolo tornò a Pompei. E lo fece come
quando vi era giunto per la prima volta nel 1872: senza possedere più nulla, ma
stavolta trovando una città in festa ad aspettarlo. Il 30 maggio 1925 fu insignito del
Bartolo Longo insignito della Gran
titolo di Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine equestre del Santo Sepolcro di
Croce del Santo Sepolcro, 1925
Gerusalemme.

Negli ultimi mesi di vita, Bartolo Longo poté godere dell'amicizia del dottor
Giuseppe Moscati (proclamato santo il 25 ottobre 1987 da papa Giovanni Paolo II) che spesso vedeva per consulti medici. I due
strinsero una filiale amicizia che si concluse solo quando, nella mattinata del 5 ottobre 1926, il Moscati andò a Pompei per assisterlo
per l'ultima volta. Nel pomeriggio di quel giorno, infatti, tornando a Napoli, senza saper nulla di quello che accadeva a Pompei, disse
ai suoi familiari: «Don Bartolo è passato in cielo». Bartolo Longo così morì poverissimo, potendo disporre soltanto del proprio lettino
poiché tutto il mobilio dell'appartamento era stato inventariato e vincolato da un sequestro conservativo ottenuto contro di lui da
parenti in agguato.

Due anni dopo, grazie all'interessamento di Fratel Adriano di Maria, dei Fratelli delle Scuole Cristiane, che continuò l'opera
dell'avvocato, Pompei fu riconosciuta come comune autonomo.

Il processo di Beatificazione comincia subito dopo la sua morte con un rallentamento negli anni 40 per il bisogno di ulteriori
documenti da inserire nella Inquisitio; questi vengono richiesti (e forniti nel 1950) al Padre Barnabita Eufrasio M. Spreafico, suo
primo biografo e riordinatore dell'archivio, anche manoscritto, lasciato da Bartolo Longo a Pompei. Completata la raccolta dei
documenti l'iter continua giungendo alla Beatificazione da parte di Giovanni Paolo II, avvenuta il 26 ottobre 1980. Le sue spoglie
riposarono, insieme a quelle della contessa, di Padre Radente e di Suor Maria Concetta de Litala, nell'ampia cripta sottostante la
Basilica. Negli ultimi suoi anni di vita disse: "Un giorno da quella loggia si affaccerà un uomo vestito di bianco e benedirà le genti
convenute a Pompei". Dopo 53 anni questo suo desiderio si concretizzò, Giovanni Paolo II giunse a Pompei per affidare alla
Madonna del Rosario il suo Pontificato. Nel 2002 con l'effigie originale della Beata Vergine del Santo Rosario di Pompei Giovanni
Paolo II sul sagrato di Piazza San Pietro inaugurò l'anno del Rosario. Il 7 ottobre del 2003 Giovanni Paolo II ormai segnato dalla
malattia volle recarsi per la seconda volta al Santuario della Madonna del Rosario di Pompei per ringraziare la Madonna per averlo
protetto e sostenuto in questi 25 anni di Pontificato e per concludere l'anno del Rosario proprio in quel luogo dove viene venerata la
Madonna del Rosario. Lo stretto rapporto della città mariana con i pontefici si è consolidato ulteriormente, il 19 ottobre 2008 quando
il Sommo Pontefice Benedetto XVI si è recato al Santuario di Pompei e ha sostato in preghiera dinanzi alle spoglie del Beato Bartolo
Longo (trasferite nella Cappella dedicata a Beato e che è utilizzata per le Celebrazioni Eucaristiche con piccoli gruppi) mentre tali
immagini venivano televisivamente inviate in mondovisione, esaltando così le qualità umane e spirituali di questo grande uomo di
fede. Il grande pontefice ha donato al Santuario e alla V
ergine la Rosa d'oro, segno sublime di onore alla potente Madre del Rosario di
Pompei. Il 21 marzo 2015 sarà poi Papa Francesco a fare visita al Santuario.

Onorificenze
Commendatore dell'Ordine di San Gregorio Magno
Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme

Note
1. ^ Il beato Bartolo Longo un esempio mirabile di essere cavaliere del Santo Sepolcro (http://www.ordinesantosepolcr
o.org/articoli/14.asp)
2. ^ All'epoca l'attuale Pompei faceva parte del comune diTorre Annunziata; si sarebbe costituito solo nel 1928,
accorpando due frazioni torresi: La Civita di V
alle e Pontenuovo
3. ^ Questa data divenne sacra per lui al punto tale che aPompei non festeggiava mai l'anniversario della sua nascita,
bensì l'anniversario del suo battesimo e perciò volle che il 13 febbraio segnasse anche la data d'inizio del pubblico
culto alla SS. Vergine del Rosario
4. ^ http://www.clairval.com/lettres/it/1999/01/17/6130199.htm (http://www.clairval.com/lettres/it/1999/01/17/6130199.ht
m)
5. ^ Beato Bartolo Longo (http://www.santiebeati.it/dettaglio/73100)

Bibliografia
Nunzio Tamburro - "Pompei Fondata Da Bartolo Longo, Storia E Guida (1875-1987)" - 1987.
Michele Maria Camassa,A Valle di Pompei. Sceneggiatura per fiction TV. Gruppo Editoriale L'Espresso. 2010.
Umberto Lorenzetti, Cristina Belli Montanari,L'Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme. rTadizione e
rinnovamento all'alba del Terzo Millennio, Fano (PU), settembre 2011.

Voci correlate
Pompei
Latiano
Santuario della Beata Vergine del Rosario di Pompei
Sito ufficiale Luogotenenza per l'Italia Settentrionale Ordine del Santo Sepolcro
, su oessg-italiasettentrionale.it.
Chiesa di San Sebastiano (Francavilla Fontana)
Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme

Altri progetti
Wikimedia Commons contiene immagini o altri file suBartolo Longo

Collegamenti esterni
Il sito del Santuario di Pompei.
Beato Bartolo Longo, in Santi, beati e testimoni - Enciclopedia dei santi
, santiebeati.it.
LONGO, Bartolo di Marilena Ferraris - Dizionario Biografico degli Italiani - olume
V 65 (2005), su treccani.it. URL
consultato il 17 dicembre 2017.

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