Appunti FEM PDF
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1D 2D 3D
Trave inflessa
1 2
M 1 , ϕ1 M 2 , ϕ2
■ Non si considera la differenza tra frecce lineari e rotazioni (si
considerano tutte frecce) né tantomeno quella tra forze e
momenti (si considerano tutte forze).
■ Non si considera la differenza tra forze applicate e reazioni
vincolari.
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slide 8
Frecce e forze generalizzate II
ELEMENTI TRAVE
F1, f1 Asta/molla F2 , f 2
1 2
1 g.d.l. per nodo
F1, f1 Trave in torsione
F2 , f 2
1 2
F1 , f1 F3 , f 3
Trave inflessa
1 2 2 g.d.l. per nodo
F2 , f 2 F4 , f 4
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Frecce e forze generalizzate III
f2 Telaio piano f5
f1 f4
f3 1 f6 2
più g.d.l. per nodo
y
f2 f8 z
f5 f3 f11 f9
x
f1 f 6 Telaio spaziale f12
f7
f4 1 2 f10
y ELEMENTI BIDIMENSIONALI
ELEMENTI TRIDIMENSIONALI
3 g.d.l. per nodo
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slide 11
Principio di sovrapposizione degli effetti
■ È il principio per il quale le conseguenze di un sistema di
cause applicate ad un sistema risultano pari alla somma degli
effetti che ciascuna causa produrrebbe se applicata
singolarmente.
■ Si può applicare solamente nel caso in cui TUTTE le relazioni
tra causa ed effetto siano lineari.
F3=F1+F2 NO
F3=F1+F2 SI
F2 F2
F1 F1
f1 f2 f3=f1+f2 f f1 f2 f3=f1+f2
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slide 12
Linearità causa-effetto
P SI
k k k P1+P2 k
P1
NO
P1 f1 P2 f2 P1+P2 P2
f1+f2
f
f1 f2 f1+f2
P P
Grandi deformazioni!
LINEARIZZAZIONE del problema:
P viene applicato a step successivi,
ipotizzando comportamento lineare
all’interno di ciascuno step e
f ripartendo per ciascuna analisi dalla
configurazione deformata raggiunta
allo step precedente!
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slide 14
Coefficienti di rigidezza I
Determinazione delle forze da applicare ad una
struttura per ottenere una deformata (frecce)
prestabilita
xo F
k F = k ⋅ xo k=
xo
F
k (coeff. di rigidezza) =
forza da applicare per
ottenere una freccia unitaria
F1 , f1
F2 , f 2 Sistemi ad 1 g.d.l
1 2 per nodo
NO f3
Fi
k i, j = f4=0
fj SI f3
F1 F3
k13 = , k 33 =
f3 f3
f3 ≠ 0 k i3 F2 F4
k 23 = , k 43 =
f3 f3
f1 f1 ≠ 0 k i1
F2 F4
F3
F1
f2
F2 f2 ≠ 0 ki2
F4
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slide 18
Coefficienti di rigidezza V
F3
F1
f3 f3 ≠ 0 k i3
F2 F4
F1 F3
f4
f4 ≠ 0 k i, 4
F2 F4
f1 = f2 = 0 f3 = f4 = 0
f1 = f3 = 0
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slide 25
Differenze fra elementi trave ed altri tipi
x
fx f fx = ⋅ f
x l
σg
F1 K11 K12 f1
= ⋅
F2 K 21 K 22 f 2
Dalla teoria dell’elasticità lineare e nell’ipotesi di piccoli spostamenti:
Fx
σx = df x σ F 1 F
A = εx = x = x ⋅ = − 1
df integrando dx E A E A⋅E
εx = x F1 ⋅ x
dx fx = − + c1
σ A⋅E
E= x
εx
F1 A ⋅ E 1 − 1 f1
= ⋅ = [K ]asta ⋅ {f }
F2 L − 1 1 f 2
A ⋅ E 1 − 1
[K ]asta =
L − 1 1
1 2
F2 , f 2 F4 , f 4
Dall’equazione della linea elastica:
d2y M
= −
dx 2 EI
M = F2 − F1 ⋅ x
d2y
2
⋅ EI = F1 ⋅ x − F2
dx
f1= 1 EI·1= c2
x=0
f2= 0 0 = c1
F1L3 F2 L2
f3= 0 0= − + c1 L + c 2
x=L 6 2
f4= 0 F1L2
0= − F2 L
2
12 EI
F3 = − F1 = −
L3
6EI
F2 + F4 − F1L = 0 ⇒ F4 =
L2
df x
Ricordando che ε x = si ottiene:
dx
f1
= ⋅ (f 2 − f1 ) = ⋅ [− 1, 1]⋅ = [b] ⋅ {f }
df x 1 1
εx =
dx L L f 2
La matrice [b] non ha un nome particolare e consente di esprimere le
DEFORMAZIONI (e quindi le TENSIONI) in funzione delle FRECCE
NODALI.
IMPORTANTE. In questo caso la distribuzione delle deformazioni è esatta
poiché ricavata dalla Teoria dell’Elasticità Lineare e nell’ipotesi di piccoli
spostamenti.
N 1000
1000 [ N] = 2000 ⋅ f2 ⇒ f2 = = 0.5 mm
mm 2000
N
F1 = −2000 ⋅ 0.5 [mm] = 1000 N
mm
f1 0
ε x = ⋅ [− 1, 1]⋅ = ⋅ [− 1, 1]⋅ = 0.5 ⋅10−3 = 500µε
1 1
L f 2 1000 0.5
f2 f1 fy
fx
1
f4
2 f3
Con gli elementi finiti si determina solo quanto accade ai nodi e quindi
non si conosce cosa succede fra un nodo e l’altro.
f4
f2
{fi }= [a ] ⋅ {f }
Si è quindi ottenuta la funzione di forma [a] per un elemento
triangolare, funzione che ricordiamo non essere esatta!
In questo caso si usa la notazione [ε] invece di [b] per ricordare che
stiamo lavorando con una approssimazione. La legge di variazione
assunta per gli spostamenti porta a deformazioni costanti e quindi,
nell’ipotesi di Elasticità Lineare, a tensioni costanti all’interno del
singolo elemento.
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slide 47
Elementi a lati curvilinei - I