TM2 I Parte 2016-17

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MODULO DI

TECNOLOGIA MECCANICA
Parte prima

Prof. Pietro Lonardo


Prof . Alessandro Bruzzone

A.A. 2016-17

Esempio di tornio moderno di produzione italiana

P. Lonardo 2

1
LAVORAZIONI DI TORNITURA

vc

1. tornitura cilindrica esterna


2. spallamento
3. gola o troncatura 1 2 3 4 5
4. filettatura cilin. esterna
5. tornitura piana o di sfacciatura
6. tornitura cilindrica interna
P. Lonardo 3

Tornitura cilindrica interna

Tornitura di contornatura

P. Lonardo 4

2
Utensile monotagliente UNI ISO 3002:1
vc

D bD C
vf ap ABC=Tagliente attivo
hD

A D = Punto principale
f
Tagliente prin. Punta
AD a p f
Faccia
Area sez. trasv. taglio

Codolo

ap = impegno verso il retro


bD = larghezza nom. del taglio
hD = spessore nom. del taglio=AD/bD

P. Lonardo 5

Piani di riferimento

vc vc
Pp
Ps
vc
Pf
Pn
Po
vf
D Pr

D D

PD
PD

Pr = Piano di riferimento Ps = Piano del tagliente


PD = Piano delle dimensioni di taglio Pn = Piano normale al tagliente
Pf = Piano di lavoro Po = Piano ortogonale dellutensile
Pp = Piano verso il retro

P. Lonardo 6

3
Po Angoli utensile
o = spoglia inf. ortogon.
o = penetraz del cuneo
o
o = spoglia sup. ortogon.
o PD
o r = direz. del tagliente princ.
(misurato rispetto a f)
D Pf r = direz. tagliente second.
r (misurato rispetto a f)
r r r = direz complem. tagliente.
(misurato rispetto al retro)
r = di punta
s = inclinaz. tagliente

Po
r
Ps Pp

Ps
Pr
+ s
- P. Lonardo 7

Effetti angolo r
B

ap
bD
.
D C ap
h bD
D sin r bD ap
r A E G
f hD f sin 2 r
hD f sin r
1/sin2r

b
G
k G
g
1
K s 1r v1 5
q 5
vc a Cr 0 90 r
q T c

60

r = 30 r = 60 G

r r Ks
vc

P. Lonardo 8

4
Tornitura esterna

r = 90 r = 45
(a) (b)

r = 95
r = 45 r = 90
r = 5
(c) (d) (e)

P. Lonardo 9

Effetti angoli su rugosit e direzione truciolo


Rugosit:
Direzione truciolo:
f
B B
Rz
A C
E

B f B s<0 s >0
r r
z
Sgrossatura Finitura
BC sin r C

f sin( r 'r )
sin r sin 'r
z BC sin 'r f
sin( r 'r )

Rz z 103 m

E utile ridurre i due angoli di direzione. P. Lonardo 10

5
Utensili con raggio di raccordo
Allo scopo di migliorare la rugosit negli utensili finitori si usano taglienti con un
raccordo circolare di raggio r:
r fmax
Condizione limite: f 2r cos (r/2)
Es. r = 1,2 mm
r = angolo di punta 60 r
fmax = 2,08 mm/giro

Calcolo di Rz
f
f2
z r r2 mm
Rz 4

Rz z 103 m
Es. r = 1,2 mm; f = 0,5 mm/giro
Rz = 26,3 m

P. Lonardo 11

Utensili con raggio di raccordo


Calcolo di Ra
Si approssima il cerchio con la parabola osculatrice del cerchio nel vertice:
x2
hr (1)
h arco di cerchio 2r
f /2
2 x2 f2
h
f r dx r
2r 24r
(2)
h r parabola 0

0 xo f/2 f
x Eguagliando (1) con (2) si trova: xo
2 3
2 xo f /2
3
Ra (h h)dx (h h)dx 10
f 0 xo Ra r = 0,4 0,8 1,2 mm

2
f
Ra 10 3
18 3 r f* Indice di finibilit
Questa la rugosit teorica; quella
reale segue la curva colorata.
f* f
P. Lonardo 12

6
Inserti: designazione ISO 1832

1 2 3 4 5 6 7
Esempio
T N M G 09 03 08

1. Forma dellinserto
T 2. Angolo n 3. Tolleranze
S
P 4 Tipo di inserto
0 N
H
3 A
O 5 B 5. Lunghezza tagliente
7 C
R
15 D 6. Spessore
C, D, E, M, V 20 E
W 7. Raggio della punta
r r = 0,4 0,8 1,2 1,6 2,4
L
A, B, K
P. Lonardo 13

Schema di tornio parallelo


Testa motrice Carrello Controtesta

Bancale Vite conduttrice


Barra

Base Base

Bancale con le 2
coppie di guide

P. Lonardo 14

7
Naso

Mandrino

Controtesta Punta e contropunta


P. Lonardo 15

Supporti del pezzo (1)

Schema vincoli
Montaggio tra le punte

Per trasmettere la rotazione al pezzo, si fissa su questo una brida, che viene trascinata
dal disco menabrida.

Brida Disco menabrida

P. Lonardo 16

8
Supporti del pezzo (2)

Per il montaggio del pezzo tra le punte si praticano due sedi sulle basi del pezzo
(centrinatura). Si usa una punta per centri che ha un angolo di svasatura di 60.
In alternativa al montaggio tra le punte si usa il montaggio a sbalzo. Il pezzo viene
montato su una piattaforma che avvitata sul naso del mandrino.

Piattaforma autocentrante Piattaforma a morsetti indipendenti

P. Lonardo 17

Il montaggio a sbalzo non garantisce la costanza dellasse di rotazione in caso di


successivi smontaggi. Inoltre non pu essere adottato per pezzi troppo lunghi.
Quando il pezzo ha una elevata snellezza, oltre alluso delle punte, si deve ricorre
anche a supporti intermedi detti lunette. Questi sono dotati di 3 punti di appoggio
disposti a 120. Possono essere fissi (montati quindi sul bancale) o mobili
(montati sul carrello portautensile).
Il tipo di appoggio pu essere a strisciamento, a rulli oppure oleostatico.
Schema vincoli

Lunetta a strisciamento
P. Lonardo 18

9
Supporti dellutensile
Lutensile sostenuto e trascinato nei suoi movimenti da un carrello porta-utensile,
dotato di 4 slitte sovrapposte che consentono i movimenti richiesti.
La prima slitta longitudinale e scorre sulle guide del banco. Su di essa vi una
seconda slitta, trasversale, a coda di rondine. Su questa slitta presente una terza slitta
costituita da una piattaforma girevole intorno ad un asse verticale che viene fissata
nella posizione voluta. Sulla piattaforma, infine, vi una quarta slitta su cui fissata
la torretta porta-utensile.

Carrello porta-utensile
P. Lonardo 19

Cinematismi
Moto di taglio
La catena cinematica del moto di taglio preleva il moto da un motore posizionato nel
basamento a sinistra e lo trasmette al mandrino passando per cinghie trapezoidali, un
innesto a frizione, un freno e il cambio. Nella versione classica il motore asincrono
trifase. Nel caso di motori a variazione continua del moto il cambio assente o limitato
a pochi rapporti di trasmissione.

Moto di avanzamento
Viene sempre ricavato dal mandrino per avere una generazione del II ordine (relazione di
proporzionalit tra moto di taglio e moto di avanzamento).
La catena cinematica parte da una ruota dentata calettata sul mandrino che porta il moto ad
un gruppo di inversione. A valle di questo presente una quaterna di ruote dentate
intercambiabili, detta gruppo di rapporto, che serve a modificare i rapporti di
trasmissione ottenibili dal cambio degli avanzamenti: ogni tornio ha una dote di ruote
dentate con numeri di denti z = 20, 25, 30, Inoltre prevista sempre una ruota da 127
denti, che serve per la conversione tra pollici e millimetri; infatti 127 il primo numero
intero multiplo di 25,4.

P. Lonardo 20

10
Dopo il gruppo di rapporto si ha il cambio e da qui si hanno 2 possibilit:
alimentare una barra
alimentare una vite conduttrice.
La barra un albero scanalato disposto lungo il bancale parallelamente alle
guide, in posizione anteriore. Su questo albero montata una vite senza fine che
ne riceve il moto, pur potendosi spostare assialmente seguendo la posizione del
carrello. Questa vite, a sua volta, trascina in rotazione una catena cinematica che
serve alla traslazione longitudinale del carrello o alla traslazione della slitta
trasversale.
Il moto longitudinale si effettua grazie alla rotazione di un rocchetto che
imbocca in una cremagliera fissa disposta longitudinalmente sotto le guide.
Il moto trasversale si effettua attribuendo la rotazione ad una vite impegnata
nella slitta trasversale.
Linserimento di uno dei due moti esclude laltro, per cui lutensile si muove
solo secondo un asse per volta.

P. Lonardo 21

La vite conduttrice un albero filettato, disposto parallelamente alla barra e sopra di


essa, su cui pu imboccare una madrevite solidale al carrello. La madrevite
costituita da due ganasce, dette chiocciole, che possono essere accostate o
allontanate per consentire l'innesto o il disinnesto del movimento. La vite
conduttrice viene usata quando si richiede una trasmissione precisa tra rotazione del
mandrino e traslazione del carrello, come nella produzione delle filettature.
La Figura rappresenta lo schema semplificato delle catene cinematiche.

Asse mandrino

Vite conduttrice
Cambio
n Cambio
f Carrello
Motore Barra

P. Lonardo 22

11
Lavorazioni su tornio parallelo
Tornitura cilindrica
la pi comune ed ha lo scopo di ottenere superfici cilindriche di diametro
prefissato. Lutensile avanza in direzione dellasse Z e la riduzione di diametro
uguale a 2ap. Si eseguono lavorazioni di sgrossatura e di finitura. Queste si
eseguono con piccoli valori di q ed in particolare di f. Si adottano utensili con r
uguali a = 45 o 90. La velocit di taglio data da:
Dn
vc [m/min ]
1000

Tornitura piana (sfacciatura)


Si attribuisce allutensile un avanzamento radiale (asse X), mentre bloccato il
movimento del carrello secondo lasse Z. Si ottengono superfici perpendicolari allasse
di rotazione. Loperazione usata anche per tagliare il pezzo (troncatura) o per
eseguire gole e spallamenti. Se n costante, la velocit di taglio decresce con il
diminuire del diametro, causando cattiva finitura superficiale e vibrazioni. Nei torni a
CN viene variato n in proporzione inversa al diametro attuale. Si usano utensili con r
uguali a 45, 90, 95.

P. Lonardo 23

Tornitura conica
Occorre attribuire allutensile traiettorie rette secondo le generatrici del cono da
costruire. Per i torni non a CN vi sono 3 metodi:
1) Metodo
Si sposta la controtesta in direzione orizzontale X di una quantit s tale da portare la
generatrice del cono parallela allasse del tornio:

s L sin
2
L

/2 s

Il procedimento si adatta a piccoli valori


della conicit, altrimenti si ha instabilit.

2 metodo: si orienta la terza slitta del carrello secondo langolo di semiconicit


3 metodo: si usano dispositivi a copiare, mentre il carrello si sposta longitudinalmente.

P. Lonardo 24

12
Filettatura
n p
a

c b

d no
i
po
vite conduttrice
cambio avanzamenti
n p bd
i o i'
no p ac

Le viti in pollici sono espresse come n filetti per pollice, per cui il loro passo in
mm diventa: 25,4
p
t
n p t 5p t
Per vite conduttrice metrica e vite da costruire in pollici: i o o
no 25,4 127
Occorre quindi che una delle ruote motrici a o c, sia da 127 denti.

P. Lonardo 25

Per eseguire filettature si devono usare utensili di forma, tali cio da lasciare una
forma prestabilita sul pezzo. utile che langolo di spoglia superiore sia nullo. Gli
utensili di forma sono detti a profilo costante se sono progettati in modo da non
subire variazioni di forma quando vengono sottoposti ad affilature successive.

Filettatura triangolare con barretta


BH
B tan
A 2 AH
H
n B' H '
tan
2 A' H '
=0 BH B' H '
O

A' H ' AH cos


tan
n 2
B
tan
H 2 cos
A
n

La forma della barretta dipende dallangolo


P. Lonardo 26

13
Se si vuole lavorare con angolo di spoglia superiore diverso da zero, la forma della
barretta dipende oltre che dagli angoli e anche dal diametro del pezzo in lavoro.
Infatti, variare il diametro corrisponde a variare la traiettoria dellutensile.
La forma della sezione della barretta pu essere determinata graficamente o
analiticamente.
B B
A
H H

OAH '
>0
r A r
O
t AH
O A r+r H

s t
B s
H

R 2 r r r 2 t 2 2rt cos180
2
B t
H s t cos

Negli utensili di forma si adottano in genere angoli =0.


P. Lonardo 27

Filettatura a sezione quadrata


In questo tipo di filettature occorre determinare la forma dellutensile, considerando che le
diverse eliche appartenenti allelicoide che costituisce il fianco del filetto hanno
inclinazioni diverse. Considerando i diametri interno, medio ed esterno, si hanno le
rispettive inclinazioni che servono per stabilire gli angoli dei fianchi dellutensile.
p p
tan i
d i
i p
di

tan m
d m
m
dm

p
tan e
d e
e
de

i


e

P. Lonardo 28

14
Tipologie di torni
Torni frontali
Non hanno controtesta. Servono a lavorare
pezzi di diametri notevoli, ma poco lunghi.
Il montaggio avviene a sbalzo sulla
piattaforma. Oggi sono poco usati per le
difficolt di montaggio del pezzo e anche
perch poco sicuri.

Torni verticali o a giostra


Il pezzo fissato su una tavola rotante
intorno ad un asse verticale. I carrelli
possono scorrere su traverse orizzontali a
loro volta mobili verticalmente. sono
posizionati Servono per pezzi di grandi
diametri, ma poco alti. La tavola pu arrivare
a 20 m di diametro. Il montaggio facile e
sicuro e spesso si realizza la running
position.

P. Lonardo 29

Torni a torretta
Sono torni, simili a quelli paralleli, costruiti con lo scopo di ridurre i tempi passivi
(cambio utensili, moti di accostamento e nelle lavorazioni in serie di piccoli e medi
pezzi.
Non hanno controtesta, ma una torretta su cui si fissano preliminarmente gli utensili
necessari alla lavorazione. La torretta, a pianta generalmente esagonale, montata su
una slitta che pu muoversi longitudinalmente per conferire gli avanzamenti necessari
agli utensili. Altri utensili sono fissati sul carrello tradizionale.
La barra da lavorare sostenuta a
sbalzo mediante autocentrante torretta
comandato in genere in modo
pneumatico.
Terminato un pezzo si effettua la
troncatura e la barra fatta avanzare.
Tutti i comandi ed i fine-corsa si
possono predisporre e la successione
delle operazioni comandata mediante
camme.
Limpiego di questi torni, molto diffusi nel passato, richiede la preparazione di cicli di
lavorazione. Il ciclo consiste nella sequenza razionale delle operazioni, nella scelta degli
utensili e dei parametri di lavorazione.
P. Lonardo 30

15
Forze di tornitura
In una tornitura cilindrica la forza di taglio F ha 3 componenti:
Fc
Fc nella direzione della velocit vc, Fp
Ff nella direzione dellasse di rotazione,
Fp in direzione radiale. Ff
Riferendoci al caso del taglio ortogonale, si ha che il rapporto
Fn z
tan
Fc
La componente Fn giacente in un piano parallelo a quello di
riferimento Pr si pu scomporre secondo le due componenti
Fp e Ff: Fc
Ff Fn sin r

Fp Fn cos r F Fn
Per cui si ha: Fn
Ff Fc tan sin r Fp

Fp Fc tan cos r Ff
r
Generalmente si assume che sia:
Fp= (0,3 - 0,4)Fc

Ff = (0,2-0,3)Fc P. Lonardo 31

Potenza di tornitura
vc
La componente della forza Fc moltiplicata per la
Fc
velocit di taglio fornisce la potenza Fp
F v
Pc c c [W]
60 Ff
in cui la forza espressa in N e la vc in m/min
vf
z
La componente della forza Ff moltiplicata per la
velocit di avanzamento fornisce la potenza
Ff vf
Pf
60 103
Infine le componenti Fc e Fp, ortogonali alle guide, danno luogo insieme al peso
Q del carrello ad una forza di attrito che si oppone allavanzamento:
vf
Pf' Fc Fp Q con coeff. d' attrito.
60 103
Poch vf molto minore di vc, le due componenti della potenza P f e Pf sono
trascurabili rispetto alla Pc. Si assume quindi per la potenza:

g P
G v
P k1q1 r c [W] La potenza del motore sar: Pm
5 60
P. Lonardo 32

16
Deformazioni elastiche
Linsieme pezzo-utensile-macchina costituisce un sistema elastico che subisce
deformazioni dovute alle forze che ci generano durante la lavorazione.
Durante la sgrossatura, ove le forze sono pi elevate, la deformazione causa un
innalzamento del pezzo rispetto allutensile, a cui consegue una variazione degli
angoli di spoglia effettivi.

D O

e


2
arcsin
D e
Ad uno spostamento verticale corrisponde un angolo di rotazione dellutensile che si
somma ad e si sottrae d :
e e
Si hanno peggioramenti delle condizioni di taglio e dellusura del tagliente.
P. Lonardo 33

Nelle operazioni di finitura si risentono di pi gli errori di forma dovuti alle frecce elastiche.

P P P
f
f f

1 Pl 3 1 Pl 3 1 Pl 3
f f f per x = 0,553 l
48 EJ 3 EJ 107 EJ

Es: P = 2000 N, l = 600 mm, d = 60 mm, E = 206 000 MPa

d 4
J 636,173 103 mm4
64

f 0,069 mm f 1,099 mm f 0,031mm

P. Lonardo 34

17
Fluidi da taglio
Le lavorazioni al tornio, come molte altre lavorazioni per asportazione di truciolo,
richiedono luso di fluidi da taglio. Si tratta di liquidi con cui si irrora la zona di
taglio che hanno una duplice funzione:
lubrificazione: per ridurre gli attriti tra utensile e
pezzo lungo il fianco e tra utensile e truciolo
lungo la faccia
raffreddamento: per ridurre la temperatura della
zona di taglio e specialmente quella dellutensile.
Pertanto sono anche chiamati fluidi lubro-refrigeranti.

Lazione lubrificante richiesta in operazioni condotte a bassa velocit con elevate


forze di taglio ed utensili in HSS; quella refrigerante in presenza di elevate velocit di
taglio ove si verificano alte temperature di taglio. Nel primo caso si usano oli minerali
con aditivi vari (antischiuma, antiruggine); nel secondo caso si usano le emulsioni a
base di acqua-olio con aggiunte di emulsionanti (stabilizzanti, riduttori della tensione
superficiale, battericidi).
Oggi c molta attenzione a questi prodotti, sia per la necessit di riciclo e di
smaltimento, sia per limpatto sulla salute degli operatori (fumi e vapori tossici). Vi
quindi la tendenza ad effettuare lavorazioni a secco (dry cutting).
P. Lonardo 35

Vibrazioni durante il taglio (Chatter)


Fenomeno gi affrontato dal Taylor: si tratta di deformazioni periodiche pezzo-
utensile che influenzano la microgeometria del pezzo, danneggiano il tagliente e
producono suoni molto intensi (fischi).

Sfacciatura con chatter

Il problema complesso e viene affrontato mediante modelli matematici: occorre


irrigidire i componenti elastici ed evitare frequenze di risonanza.
P. Lonardo 36

18
Le vibrazioni possono avere 3 forme diverse:
Libere-smorzate
quando derivano da impulsi occasionali esterni o da brusche sollecitazioni durante la
lavorazione (urti, inversione di moto, ecc.).
Forzate
quando derivano da irregolarit periodiche della macchina (motore, cambio, altri organi
cinematici) o del processo di taglio (pezzi non cilindrici, ecc.).
Autoeccitate
Quando derivano dal processo di taglio stesso: il processo da stabile pu diventare
instabile se lampiezza delle oscillazioni aumenta progressivamente.
Nelle vibrazioni autoeccitate avviene che parte dellenergia impegnata per il taglio si
trasferisca in una deformazione elastica del sistema pezzo-utensile; questa deformazione
causa una diminuzione dellenergia trasferita con un rilascio della deformazione; a
questo punto riprende il trasferimento di energia ed il ciclo si ripete. Il fenomeno simile
a quello dello stick-slip. La superficie lavorata risulta ondulata. Quando si ripercorre la
stessa superficie in una passata successiva si ha un meccanismo rigenerativo con
variazione periodica dello spessore di truciolo: questa variazione dipende dalla fase tra
londulazione attuale e quella precedente.


P. Lonardo 37

Esempio di fresatrice moderna di produzione italiana

P. Lonardo 38

19
LAVORAZIONI DI FRESATURA
Servono ad ottenere superfici piane o scanalate (a generatrici rette, curve o elicoidali),
sedi di chiavette, ruote dentate cilindriche e coniche e in generale superfici free-form.
La fresatura si effettua attribuendo ad un utensile multitagliente, detto fresa, il moto di
taglio, che rotatorio continuo e attribuendo al pezzo il moto di avanzamento continuo,
che pu essere rettilineo o curvo.
La velocit di taglio quella periferica della fresa:
dn m
vc min
1000

essendo d il diametro della fresa ed n la sua velocit di rotazione.


La velocit di avanzamento non ricavata dal mandrino, ma generata da un motore
diverso, quindi misurata in mm/min.
Le fresatrici sono molto versatili e consentono di effettuare un gran numero di lavorazioni
a seconda anche di come vengono attrezzate.
Le lavorazioni di fresatura sono caratterizzate da grande produttivit, con ottima precisione
dimensionale e finitura superficiale vicina a quella ottenibile con la rettifica.

P. Lonardo 39

Le frese
Presentano svariate forme, ma sono tutte dei solidi di rivoluzione. Possono essere in
acciaio rapido (HSS) o di acciaio con inserti di carburi fissati meccanicamente.
Sono previste 3 esecuzioni N, D, T rispettivamente per materiali normali, duri e teneri.
Per quanto riguarda le forme e i modi di lavorare si
hanno:
Frese cilindriche: hanno i denti sulla superficie cilindrica
e lavorano con lasse di rotazione parallelo al piano di
lavoro (fresatura periferica).

Frese cilindrico-frontali: hanno i denti sia sulla


superficie cilindrica, sia su una delle basi; lavorano con
lasse perpendicolare al piano di lavoro.

Frese a tre tagli: hanno i denti sia sulla superficie


cilindrica, sia sulle due basi. Presentano alti rapporti tra
diametro e spessore e servono principalmente per
effettuare scanalature.

P. Lonardo 40

20
Tipi di frese
Dal punto di vista della dentatura si distinguono due tipi di frese:

Fresa a denti acuti Fresa di forma

=0

R sin Spirale dArchimede

Le frese a denti acute sono ottimizzate per il taglio. Le frese di forma hanno lo scopo di
imprimere sul pezzo una forma determinata che rimane costante con le successive
affilature e con il variare della traiettoria: il fianco del dente costituito da una spirale e
langolo = 0.
P. Lonardo 41

Frese di forma (1)

y Spirale logaritmica (teorica)


r = ro exp(m)
r x = ro exp(m) cos
P(x, y) y = ro exp(m) sin

ro dx = ro [m exp(m)cosexp(m) sin]d
x
dy = ro [m exp(m)sinexp(m) cos]d

per = 0 dx/dy = m = tan

Spirale di Archimede (pratica) Confronto tra le due spirali


r = ro (1+m) r = ro exp(m) (logaritmica)
x = ro (1+m) cos
y = ro (1+m) sin ma: exp(m) = 1 + m + (m)2 /2! +

dx = ro [m cos (1+m) sin]d quindi:


dy = ro [m sin (1+m) cos]d r = ro(1 + m) +

per = 0 dx/dy = m = tan di Archimede

P. Lonardo 42

21
Frese di forma (2)
Rotazione assi per spirale logaritmica

Nuovi assi ruotati di :


Y y P(x, y) R = ro exp[m( + )] = ro exp (m) exp (m)
R R = Ro exp (m) con Ro = ro exp (m)
X X= Ro exp (m) cos
Ro Y = Ro exp (m) sin
ro
x
Per = 0
dX/dY = m = tan

Pertanto, ad una rotazione di assi langolo non cambia.

La rotazione di assi si applica alle affilature successive che si eseguono sulla faccia del dente.

P. Lonardo 43

Modalit di fresatura periferica


Opposizione Concordanza

vc vc
vf vf

Tavola
vtavola tagliente ricuperato
vf inizia taglio gioco

vc fine taglio

vf
Vite vf
vf t
arresto ricuperato
gioco

P. Lonardo 44

22
Modalit di fresatura periferica
La fresatura periferica si pu effettuare in opposizione o in concordanza, a seconda che che il verso
della velocit di taglio sia opposto o concorde alla velocit di avanzamento. Con la modalit in
opposizione i taglienti attaccano il pezzo dalla parte gi lavorata, iniziando con uno strisciamento
con conseguente usura del fianco e compressione elastica del pezzo; il taglio inizia quando le
reazioni elastiche diventano sufficientemente alte. Col prosieguo della rotazione della fresa si
genera anche una componente verticale della forza di taglio che tende a sollevare il pezzo. Con la
brusca uscita del dente si ha la ricaduta del pezzo sulla tavola.
Nella fresatura in concordanza le condizioni di taglio sono migliori, in quanto il tagliente attacca il
pezzo dalla parte non ancora lavorata: non si ha usura eccessiva, n vibrazioni, in quanto il pezzo
sempre spinto verso il basso. Questa modalit richiede comunque la presenza di dispositivi per il
recupero dei giochi tra la vite di manovra e la chiocciola della tavola.
In entrambe le modalit di asportazione ogni punto della fresa descrive una cicloide allungata la cui
vf
polare mobile ha raggio:
2 n
Opposizione Concordanza
2

2
-vf -vf
P. Lonardo 45

Sezione di truciolo per fresatura in opposizione (1)


Generazione di cicloidi

O O1 O2 O3 O4 O5

fz

A5
a
B
b
A2


A A1
Minimo di a Minimo di b

P. Lonardo 46

23
Sezione di truciolo per fresatura in opposizione (2)
Un tagliente descriva larco di cicloide AA; il
tagliente successivo descriver larco BB, traslato
rispetto al precedente della quantit fz, che
lavanzamento per dente.
vf
fz
nz
O O Lo spessore massimo del truciolo :

hmax A' H f z sin
B
A fz B con angolo di contatto. Si trova:
K
a
b H ap ap
hmax 2 f z
A B D
Minimo di a Minimo di b

D / 2 ap 2a p 4a p 4a p 2 ap
cos 1 sin 1 cos 2 1 1 2
D/2 D D D2 D

P. Lonardo 47

Divisore: testa a dividere


Si ruota la manovella di x fori: la rotazione della manovella fa ruotare il pezzo (indexaggio).

1
2
1







disco bloccato 1 x z
2x i 40
1 2 f
f
40 f
2 da cui: x
2 z
z

P. Lonardo 48

24
Divisore: testa a dividere - divisione differenziale
Si usa quando x non intero, ma vi un resto: si collega il disco allasse del mandrino, in
modo che la rotazione della manovella fa ruotare il pezzo (indexaggio) ed anche il disco.
a
c 40 f r
d x n
z z
b 2
2
2 z
1


2r




3

zf



3
il disco ruota 2 f
i
3 r
40 f 1
Esempio: f = 10; z = 19 x 21 r=1
z 19

2 f 10 b d 80 100
i
3 r 1 a c 40 20
P. Lonardo 49

Divisore: testa motrice


La rotazione del pezzo (continua) prelevata dalla vite di manovra della tavola.

c n1 pe
d b i
n2 pv
a n2
2 40 d b
i

pe 1 ca

1







pv n1

Rotazione tavola
v
f
m

P. Lonardo 50

25
Taglio ruote cilindriche a denti dritti (1)
Montaggio sbozzato su spina da
Fresa di forma df

vc
mt
Divisore d
ap

d = diametro primitivo
df = diametro di piede
da = diametro di testa

vf

da d f
Profondit vano a p m 1,25m 2,25m
2
P. Lonardo 51

Taglio ruote cilindriche a denti dritti (2)


Il profilo del dente costituito da una porzione di
evolvente di cerchio, la cui forma dipende solo dal
raggio rb del cerchio di base. Questo raggio
funzione del diametro primitivo d e dellangolo di
pressione : d
rb cos
2
Ovvero, introducendo il modulo m:
m z
rb cos
2
Pertanto occorrerebbe una fresa per ogni valore di m, di z e di . In realt si adotta
per ogni modulo e per ogni angolo di pressione una serie di frese, dette frese
modulari, ciascuna adatta a lavorare in un certo intervallo di denti.

Serie delle frese modulari


Serie 1 2 3 4 5 6 7 8
z 12-13 14-16 17-20 21-25 26-34 35-54 55-134 134 -

P. Lonardo 52

26
Taglio ruote cilindriche a denti elicoidali
Per le ruote a denti elicoidali valgono le seguenti relazioni:

mn d d cos
mt (1) z (2)
cos mt mn mn
mt
Il profilo del dente si pu considerare come appartenente ad una ruota a denti dritti di modulo m n, la
cui circonferenza primitiva il cerchio osculatore in A dellellisse ottenuta sezionando il cilindro
primitivo con un piano perpendicolare allelica. Il raggio del cerchio osculatore allellisse in A vale:
d2
2
OB 4 cos 2 d
B B
OA d 2 cos 2
2
2 d A A
zi
mn mn cos 2 O

z
e per la (2) zi
cos 3

Trovato zi si pu individuare la fresa modulare che approssima il profilo.


P. Lonardo 53

Taglio ruote coniche


Considerando la base minore dei coni primitivi, si ha: n2
n1 r2 sin 2
i
n2 r1 sin 1 T
2
essendo: r1 n1
1
r1 OT sin 1 O
r2 OT sin 2
sin 2
In caso di assi ortogonali: i tan 2
sin 1
Indicando con D il diametro della base maggiore e con M il modulo relativo, si
assimila il profilo della ruota conica con quello di una ruota cilindrica ideale a
denti dritti:
D
Di
cos

Di D z Di
zi D
M M cos cos

P. Lonardo 54

27
Potenza di fresatura (1)
P( )
vc
Pmax hmax b ks
Pmax 60

Ipotesi di variazione lineare: P ( ) Pmax

2a p
con angolo di contatto ar cos(1 )
D
Sia langolo tra due denti successivi: 2
z

I caso: >
P ()
La potenza media risulta:
Pmax
Pmax
P
2


P. Lonardo 55

Potenza di fresatura (2)


II caso: /2 <
(due denti in presa) P ( ) Pmax
P

Pmax La potenza massima risulta:


P2 max Pmax P( ) Pmax (1 )


P
P2max
Pmax
=




La potenza media risulta:

1 1 P 2 Pmax
P P()d max che uguale al I caso.
2 2 2
0 0

P. Lonardo 56

28
Rugosit in fresatura
I cicloide
x = + R sin
y = R cos
-vf
O
x
II cicloide

R
P(x,y) x = + R sin + fz
n
y = R cos

y
fz Intersezione:
y = y = si sceglie = -

x = x 2 + 2R sin = fz

x
da cui si ricava .
R R


Approssimando: 2(R+) fz
fz fz
Rz '
2( R ) vf
2( R )
fz 2n

y
Rz = R(1-cos) 1000 [m]

P. Lonardo 57

FORATURA
Questa lavorazione, effettuata sui trapani, assegna allutensile sia il moto di taglio che
rotatorio, sia il moto di alimentazione che rettilineo continuo.
Il principale utensile per la foratura la punta elicoidale: essa consta di una parte attiva,
detta corpo tagliente, e di una parte di forma cilindrica o conica che serve per il fissaggio,
detta codolo. Le due parti sono collegate tra loro da un colletto su cui riportato il
diametro nominale.
Il corpo tagliente caratterizzato da due scanalature elicoidali per levacuazione del
truciolo. Le loro intersezioni con le due superfici di affilatura coniche danno luogo alla
coppia dei taglienti principali. Questi ultimi sono collegati tra loro mediante un tagliente
centrale, che in effetti non ha la funzione di asportare, ma solo di spingere il materiale
verso i taglienti principali. Lungo i bordi delle scanalature elicoidali sono presenti due
bordini diametralmente opposti, detti quadretti, che hanno la funzione di guida della punta
e di lisciatura del foro.

P. Lonardo 58

29
Punta elicoidale (1)
I principali parametri della punta elicoidale sono:
d, diametro nominale
l, lunghezza del corpo tagliente
L, lunghezza totale
p, passo dellelica

, angolo dei taglienti
, angolo di inclinazione dellelica
, angolo del tagliente centrale

Effetto di : G > G
2s

f/2 f/2
b
b h
h


b f
G
h
d

P. Lonardo 59

Punta elicoidale (2)


Laumento di comporta aumento dello spessore del truciolo a parit di avanzamento e
diminuzione della lunghezza del tagliente: la conseguente diminuzione di G porta ad una
riduzione di Ks e quindi della coppia richiesta. La resistenza allavanzamento invece
cresce, essendo proporzionale al seno di /2. In pratica si adottano valori alti di per
materiali con K1 elevato e valori minori per materiali poco resistenti e molto abrasivi.

Il passo pi piccolo viene adottato per i materiali che formano trucioli di pi difficile
risalita.

I due taglienti principali giacciono in due piani paralleli, distanti tra loro della quantit 2s.
Questa quantit anche ugual al diametro do del nucleo centrale della punta.

2s
Valori normali:
p = (6-8)d (p = 3d per materiali duttili)
= 118 ( = 150 per mater. resistenti)
2s = (0,1 0,2)d. do

P. Lonardo 60

30
Affilatura punta elicoidale
Le due superfici di affilatura appartengono a due coni i cui assi in pianta giacciono sulla
proiezione dei taglienti, risultando quindi disallineati di 2s.
V

59

Superficie
in affilatura

1,9 d Asse di rotazione fisso

P. Lonardo 61

Angoli di spoglia effettivi


Gli angoli di spoglia della punta sono misurati sul cilindro pi esterno. In particolare
langolo coincide con langolo di inclinazione dellelica .

Questi angoli vanno per corretti per considerare la
traiettoria seguita dal punto periferico del tagliente:

f
d

Ove dato da:


f fn vf
tan
d dn 1000vc e
Gli angoli di spoglia effettivi sono:
e ; e e


Affinch il taglio possa avvenire, deve essere : f

f d tan

altrimenti si verifica la condizione di tallonamento.


Per i punti del tagliente appartenenti a cilindri pi interni, langolo aumenta, ma
aumenta anche langolo , grazie alla geometria della punta.
P. Lonardo 62

31
Forze, coppia e potenze di foratura
Ft
d d o f d do
q f (sez. truciolo / tagliente) F Fna
2 2 4 F
n ( Fnr )

Ft

d do d do d 2 do 2
Mt Ft 3
Ks q 3
Ks f [ Nm]
2 10 2 10 8 103
2
2n d 2 do 2n
Ft Pt M t Ks f [W ]
60 8 60 103

Fa 2Fna Qa 4Fna
d do
Fna Fn sin K sa q sin K sa f sin
Fna F 2 2 4 2
n


f/2 Fnr Fa K sa (d d o ) f sin [N ]
2
q
(d-do)/2 Fa v f n
Pa K sa (d d o ) f 2 sin [W ]
60 103 2 60 103
Qa
P. Lonardo 63

Altre punte per forare

Punta a lancia (diametri grandi) Allargatore

Punta per fori da centro Punta a cannone (l > 10 d)

P. Lonardo 64

32
Deformazione trapano
Si genera un momento flettente M f Fa e
Nel caso di trapano a colonna si verifica una curvatura della colonna

1 Mf

EJ x

h
Fa

La punta si incliner quindi rispetto alla verticale dellangolo :


h Mf
h
EJ x
e inoltre si verificher uno spostamento orizzontale della sommit della
colonna di valore:
1 cos

P. Lonardo 65

ALESATURA
Si effettua su fori grezzi o semilavorati per migliorare la precisione e la finitura superficiale.
Lutensile lalesatore, costituito da un corpo cilindrico con taglienti rettilinei od obliqui.

Lelica destra manda i trucioli dietro

Lelica sinistra manda i trucioli avanti

Rotazione oraria elica sinistra smusso di centraggio

Scelta del diametro

ds ds

di di t
dn diametro nominale del foro
t = ds-di intervallo di tolleranza del foro
1
d d s t diametro alesatore
3
d
dn

P. Lonardo 66

33
Alesatore
Il corpo cilindrico spesso completato con porzioni tronco-coniche: in tal caso si ha:

a cono di imbocco, angolo di conicit di 30-45


b cono di taglio, angolo di conicit di 2-4
c cilindro di guida
d cono di uscita, angolo di conicit di 10-30 a
d c b
I denti sono simili a quelli delle frese a denti
acuti, ma sono caratterizzati da un bordino
adiacente al tagliente, con funzione di b bordino
lisciatore.

Per evitare vibrazioni periodiche i denti non
sono equidistanti, per i denti opposti sono
comunque allineati sul diametro, per
consentirne il controllo dimensionale. Dettaglio dente

44
46

P. Lonardo 67

LAVORAZIONI A MOTO RETTILINEO


Z Limatrice (1) Z

slittone X
Y
X

Y
W

P. Lonardo 68

34
Limatrice (2)
s VL
B
A

L r


r
O
t i+r
H K
i
R

t Velocit max corsa di lavoro


VL r
ir
VL
t
VR r Velocit max corsa di ritorno
ir
corsa
s Velocit media di lavoro
VR VL

s Velocit media di ritorno
VR

P. Lonardo 69

Limatrice (3)
Parametri di taglio - utensili in HSS

Durezza f vc
Rm mm/corsa m/min
< 200 HB 0,4-1,5 18-15
Ghisa grigia
> 200 HB 1,0-2,5 15-10

Acciai da 550-650 0,4-1,5 18-15


costruzione 650-800 1,0-2,5 15-8
800- 1000 0,4-1,5 12-8

0,4-1,5 11-7
Acciai in getti 700-900
1,0-2,5 9-5

Utensile piegato per


evitare limpuntamento:

P. Lonardo 70

35
Stozzatrice
Esegue lavorazioni con traiettorie verticali. usata tipicamente per effettuare
scanalature o sedi di chiavette. Il moto alterno dellutensile pu essere di tipo
meccanico o oleodinamico. Gli utensili possono avere lo stelo verticale od orizzontale.
Z

slittone porta-utensile
X Y


vL
tavola
Le lavorazioni si effettuano tipicamente
su cilindri allinterno o allesterno.

P. Lonardo 71

Piallatrice

P. Lonardo 72

36
Piallatrice a portale
Esegue lavorazioni di spianatura o di profilatura su pezzi di grandi dimensioni. Il moto
di lavoro affidato alla tavola e pu essere meccanico o oleodinamico. Esiste un
meccanismo di inversione del moto alla fine della corsa. La velocit di ritorno pi
alta di quella di lavoro.
traversa fissa

montante
Y Z Y
Z
traversa mobile
W
Y
X
carrello portautensili

R Q X X

tavola banco

P. Lonardo 73

Piallatrice: tempi per le corse


v s v t v2
t ; t s
a v 2 2a
vc vc
HL/VL HL
vL

t s
vR
HR/VR HR

TL TR H

Tempi: Corsa:
VL H L VL V H V 2
VL V
2
V V
2 2
TL TR R R R H HL L R HR R
a1 VL a2 a2 VR a1 2a1 2 a2 2a2 2a1

VL 2 VR 2 1 1
HR HL
2 a1 a2

P. Lonardo 74

37
Broccia
Esegue la lavorazione in una sola passata con moto rettilineo. La qualit della lavorazione
elevata, con buona produttivit. riservata a lavorazioni di serie.

denti sgrossatori denti calibratori


denti semifinitori
attacco guida anteriore guida posteriore attacco

m=1,75 per tagl. sgrossatori


L p m L m=1 per tagl. finitori

p h 2
iL
4
i

4iL
h

h kiL

k=2-5 trucioli fluenti
k=1,6-4 trucioli spezzati

P. Lonardo 75

Brocciatrice

asse broccia

valvola di
ritorno strozzamento

lavoro
valvola
di sicurezza

pompa
distributore a 4 vie

P. Lonardo 76

38
RETTIFICATURA
Si tratta di una lavorazione di finitura che consente elevate precisioni dimensionali
(intorno a 2 m) ed elevate finiture superficiali (Ra = 0,05 m).
Lutensile la mola, costituita da un agglomerato di grani abrasivi tenuto insieme in un
impasto duro detto cemento. La sua forma quella di solido di rivoluzione. Ha sempre
il moto di taglio rotatorio, mentre i moti di avanzamento possono essere conferiti al
pezzo o alla mola.
La lavorazione avviene ad alta velocit di taglio con asportazione di trucioli
microscopici che si scaldano fino a fondere. La zona di taglio (mola e pezzo) viene
raffreddata energicamente con fluido di taglio, per evitare deformazioni del pezzo,
variazioni strutturali, formazione di cricche e ossidazioni superficiali dovute alle alte
temperature (bruciature). La rettificatura la sola lavorazione di taglio che consente
di lavorare acciai temprati e leghe dure.
Dal punto di vista operativo si distingue la lavorazione di superfici piane da quella su
superfici di rotazione (cilindriche o coniche) che possono essere esterne od interne.
In base alle modalit di lavorazione, si ha poi distinzione tra rettificatura periferica e
rettificatura frontale.

P. Lonardo 77

Rettificatura su piano
modalit periferica (a): il moto di avanzamento principale alternato per cui la
lavorazione avviene alternativamente in concordanza ed in opposizione; vi un
secondo moto di avanzamento trasversale intermittente ad ogni passata;
modalit frontale (b): il moto di avanzamento principale alternato; il secondo moto
presente se il diametro della mola minore della larghezza del pezzo;

Rettificatura su superfici di rotazione (c)


il moto di avanzamento principale di rotazione nello stesso senso della mola
(opposizione), il secondo moto di avanzamento alternato.
In tutti i casi previsto anche un terzo moto di avanzamento radiale (accostamento).

a) b) c)

P. Lonardo 78

39
Abrasivi (1)
Si richiedono le seguenti caratteristiche meccaniche:
durezza
resilienza
resistenza allusura
superfici di frattura a spigoli vivi.
Esistono abrasivi naturali: diamante, corindone (triossido di alluminio), smeriglio
(corindone miscelato con silice ed ossidi di ferro), arenaria, silice, ecc.
Oggi si usano i seguenti abrasivi:
Alundum (triossido di alluminio, Al2O3) indicato con A. Si ottiene fondendo la bauxite a
2100 C con coke e carbonati alcalini.
Si distinguono 4 tipi in base alla purezza: bianco, rosa, bruno, nero. Aumentando le
impurezze diminuisce la durezza, ma aumenta la resilienza.
Carborundum (carburo di silicio, SiC) indicato con C. Si ottiene facendo reagire miscele
di silice (sabbia) con coke in forno a 2200 C. pi duro dellalundum.
Borazon (nitruro di boro cubico, CBN). Si ottiene trasformando il nitruro di boro naturale
mediante alte temperature e pressioni. il materiale pi duro dopo il diamante. stabile
oltre i 1200 C.
Diamante pu essere naturale o artificiale. Quello artificiale si ottiene dalla grafite.

P. Lonardo 79

Abrasivi (2)
Grana
La dimensione dei grani abrasivi si designa con un numero (numero di fili/pollice del
setaccio che ha selezionato la polvere). Le polvere pi fini si separano per
decantazione e quindi il numero convenzionale. Si distingue tra grana grossa,
media, fine e finissima.
La granulometria del diamante data direttamente in m.

Grana N
Grossa 8 10 12 14 16 20 24
Media 36 46 54 60
Fine 70 80 90 120 150 180
Finissima 220 240 280 320 400 500 600

Ogni grano si comporta come un utensile, avente angoli e dimensioni non definiti i cui
valori si possono trattare come variabili probabilistiche. Gli angoli sono in genere
molto negativi (fino a 50).

P. Lonardo 80

40
Mole (1)
Le mole sono caratterizzate, oltre che dallabrasivo, dalle propriet del cemento:
resistenza meccanica e porosit
La resistenza, definita impropriamente durezza, la forza di coesione che trattiene i
grani abrasivi: si misura in una scala crescente che va da A a Z. La durezza deve essere
tale da trattenere i grani contrastando le forze di taglio e la forza centrifuga, ma deve
consentire il rilascio dei grani usurati.
La porosit, definita struttura, rappresenta la densit di vuoti nel cemento: si misura
in una scala crescente che parte da 0 (struttura stretta) e va a 14 o pi (strutture larghe).
Una mola a struttura stretta ha maggiore densit di grani abrasivi, pi pesante e dura
di pi; una mola a struttura larga si raffredda pi facilmente, pu ruotare a velocit pi
elevata e si impasta di meno.
I materiali pi usati come cementi sono:
Vetrificato (o ceramico) a base di argilla, il pi usato;
Silicato, a base di silicato di soda;
Gomma, naturale o artificiale, per lavorazioni che prevedono urti o che richiedono
elevate finiture, si possono fare mole sottili per troncatura;
Resinoide, (resine termoindurenti), per lavorazioni pesanti ed alte velocit di taglio;
Metallo, (in particolare bronzo o ferro-nichel), specialmente con diamante e borazon,
per affilare utensili.
P. Lonardo 81

Designazione mole (1)

0 1 2 3 4 5 6
Ordine di
marcatura Tipo Natura Grana Durezza Struttura Natura Tipo
abrasivo abrasivo agglomerante agglomerante

Esempio 51 A 36 L 5 V 23

2 3
1
Grossa Media Fine Finissima tenera dura
A Ossido alluminio A B C D E F G ... ... Z
C Carburo di silicio 4 30 70 220
(B Borazon) 5 36 80 240
(D Diamante) 6 40 90 280
7 46 100 320 5
8 54 120 360
10 60 150 400 V Vetrificato
12 180 500 S Silicato
4
14 600 R Gomma
16 800 B Resinoide
spaziatura crescente 20 1000 BF Resina sintet. rinforzata
0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 ... 22 1200 E Gomma lacca Shellac
24 Mg Magnesite (MgCO3)

P. Lonardo 82

41
Designazione mole (2)

Le forme sono unificate e indicate con 1 a disco


numeri:
2 ad anello

Le dimensioni sono indicate con: (De x S x Di)


Di 5 a disco con incavo
S

De
6 a tazza cilindrica

La designazione completa comprende:


Forma
Dimensioni 7 a disco con 2 incavi
Caratteristiche
11 a tazza conica
Esempio:

1 300x40x32 51A36L5V23 12 a scodella

P. Lonardo 83

Sezione di truciolo in rettifica (1)


Nel tempo che un punto disposto in A sulla circonferenza della mola descrive larco
AB sotteso dallangolo , un punto del pezzo che si trovi inizialmente in B si porta in
C e larco AB, impronta della mola sul pezzo, si porta in DC. Questo arco costituito
dallinsieme di cicloidi descritte dai singoli taglienti compresi nellarco AB il cui
numero : . Il triangolo BCD rappresenta la sezione asportata nellintervallo di tempo
considerato. Si ha:
vm AB v m
ap
BC v p

rm AB

A
O D O
essendo il passo medio dei grani.

C
B H rp
Lo spessore massimo asportato :
Mola
Pezzo
vp
CH BC sin AB sin
vp vm

CH v p
Lo spessore massimo riferito a un grano : hmax sin
vm
P. Lonardo 84

42
Sezione di truciolo in rettifica (2)
CH v p
hmax sin rm+rp-ap
vm O O


Determinazione di sin(+): rm rp
B
rm rp 2rm rp cos rm rp a p
2 2 2
(teorema di Carnot)

rm 2 rp 2 2rm rp cos rm 2 rp 2 2rm rp 2a p rm rp


ap ap
cos 1
rm rp
2a p 2a p
sin 1 cos 2
rm rp
Per cui si trova:
CH vp 2a p 2a p
hmax
vm rm rp

che vale per la rettificatura cilindrica esterna.


P. Lonardo 85

Sezione di truciolo in rettifica (3)

Mola Pezzo

vp 2a p 2a p vp 2a p 2a p vp 2a p
hmax hmax hmax
vm rm rp vm rm rp vm rm

Corrispondenza del caso piano con lespressione dello spessore max di truciolo per la fresatrice

vp 2a p vp 2a p 2v p ap ap
hmax 2f z
vm rm 2rm n rm nz D D

essendo:

2rm
equivalente a z e 2rm = D

P. Lonardo 86

43
Forze e potenza in rettifica (1)

Per calcolare la forza e la potenza massima occorre riferirsi al numero di grani attivi
che a sua volta richiede la conoscenza dellarco AB:
O rm+rp-ap A O
Si ha: AB = rmsin


rp rm rp
sin sin( )
rm rp a p (teorema dei seni) B

Ricordando lespressione di sin(+):


2 2
2a p 2a p rp 2a p (rp rm ) rp 2a p rp
sin
rm rp (rm rp a p ) 2
rm rp (rm rp ) 2 rm (rm rp )

Per cui si ha:


2a p
AB rm sin
1 1 Il segno - si applica alla rettifica interna

rm rp
Noto AB si trova:
AB


P. Lonardo 87

Forze e potenza in rettifica (2)

vp 2a p 2a p
hmax Spessore massimo di truciolo asportato da 1 tagliente
vm rm rp

La forza massima esercitata da i taglienti attivi vale:


b
Fmax hmax bK s Q

ove:
b larghezza di contatto mola-pezzo;
Ks la pressione di taglio
Q coeff. maggiorativo che cresce con la dimensione
vf v
dei grani e con la diminuzione di hmax (Q = 2-6). a

NB. Nella rettificatura cilindrica b


La potenza massima vale: uguale allavanzamento f;

Pmax Fmax v m hmax bK sQ v m nella lavorazione a tuffo b uguale


alla minima tra la larghezza della
mola e quella del pezzo.

P. Lonardo 88

44
Forze e potenza in rettifica (3)
Sviluppando la
Fmax hmax bK s Q
si trova:
AB v p 1 1 vp 1 1 2a p
Fmax 2a p ( ) bKsQ 2a p ( ) bKsQ
vm rm rp vm rm rp 1 1
rm rp
vp
Fmax 2 a p bKsQ
vm

Analogamente sviluppando la
Pmax Fmax v m hmax bK sQ v m
si trova:

Pmax 2v p a pbKsQ

In cui non compare pi la velocit vm.


Per la potenza media si pu assumere:
Pmax
P
2
P. Lonardo 89

Forze e potenza in rettifica (4)

Spesso nei calcoli relativi alla rettificatura si introduce il concetto di diametro


equivalente della mola, cio si riporta la lavorazione su cilindro al caso di
lavorazione su piano:
dm
de
d de/dm
1 m
dp

1
Ad esempio lespressione dellarco
AB diventa: -1 0 +1 d m/dp

AB d e a p

2a p 2a p rm rp
AB rm sin mola
1 1 rp rm

rm rp pezzo
dm
AB a p a p de
d
1 m
dp
P. Lonardo 90

45
Rettifica senza centri
vm
v
p

va

Mola alimentazione

Mola operatrice
Lavorazione passante
Lavorazione a tuffo
va
v
p

vf
vf v p tan d p n tan
v
f f d p tan
n P. Lonardo 91

Bilanciamento mole

Si definisce sbilanciamento intrinseco di una mola il


r prodotto della massa M della mola per la distanza e tra il suo
O centro di gravit G e lasse del suo foro O:
e
G Ui = Me

Correzione dello sbilanciamento

1. Posizione di equilibrio e marcatura del punto pi alto 2. Applicazione della massa necessaria per equilibrare:

m = Ui /r
marcatura m
* *


M e mr
P. Lonardo 92

46
Ravvivatura
Periodicamente occorre sottoporre la mola ad un trattamento di ravvivatura. Questo
ha lo scopo di ripristinare la forma della mola o eliminare i grani abrasivi arrotondati
per usura, o eliminare i trucioli aderenti alla superficie (mola impastata).
La ravvivatura si effettua direttamente sulla rettifica usando un utensile
diamantato che tornisce la mola mentre questa ruota.
Nel caso di mole di forma si usa una lama diamantata con il profilo
voluto.
Si definisce rapporto di rettifica G il rapporto tra volume del pezzo
asportato e volume della mola consumata:
Vp
G
Vm

G aumenta con la velocit di taglio, ma diminuisce con laumentare della profondit di


passata e dellavanzamento.
Le velocit di taglio si aggirano per la lavorazione dellacciaio intorno ai 30 m/s. Le
profondit di passata sono tra 2-6 centesimi di mm per la sgrossatura e di 1-2
micrometri per la finitura.

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Legge 5 novembre 1990, n. 320


(Gazzetta Ufficiale 12 novembre 1990, n. 264)
Norme concernenti le mole abrasive.
Art. 1.
1.La mola abrasiva un utensile da taglio composto da granuli abrasivi agglomerati con sostanze organiche od inorganiche.
Art. 2.
1.La presente legge non si applica alle mole arenarie e alle mole i cui granuli abrasivi siano costituiti da diamante o nitruro di boro.
Art. 3.
1.Su ciascuna mola deve essere riportata ogni indicazione atta ad individuare:
a. il nominativo del fabbricante o un marchio depositato;
b. il tipo di abrasivo;
c. il tipo di legante e, per le mole a legante organico, il termine di validit che, in ogni caso, non pu superare i due anni dalla
data di fabbricazione per le mole non rinforzate e i tre anni per le mole rinforzate;
d. i limiti di impiego.
2.Per le mole di diametro esterno non superiore a 80 millimetri, le indicazioni di cui al comma 1 possono essere riportate su un
cartellino di accompagnamento anche cumulativo per gruppi di mole aventi lo stesso diametro e tipologia.
Art. 4.
1.Il Ministro dell'industria, del commercio e dell'artigianato, entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge,
stabilisce con proprio decreto:
a. le modalit di collaudo, da effettuarsi a cura del fabbricante, in relazione alle caratteristiche fisiche e dimensionali delle mole
abrasive;
b. i tipi di imballaggio delle mole abrasive;
c. il limiti di impiego di cui all'articolo 3, comma 1, lettera d);
d. il sistema di incollaggio delle parti in cartone, ove previsto;
e. gli enti e i laboratori specializzati di cui all'articolo 5;
f. le modalit per l'assunzione dell'onere relativo alle spese necessarie per l'espletamento delle operazioni di accertamento di cui
all'articolo 6.
Art. 5.
1.Il Ministro dell'industria, del commercio e dell'artigianato vigila sull'applicazione della presente legge, disponendo verifiche ed
accertamenti, avvalendosi anche di enti o laboratori specializzati.
Art. 6.
1.L'onere relativo alle spese necessarie per l'espletamento delle operazioni di accertamento posto a carico dei produttori o degli
importatori.

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