TM2 I Parte 2016-17
TM2 I Parte 2016-17
TM2 I Parte 2016-17
TECNOLOGIA MECCANICA
Parte prima
A.A. 2016-17
P. Lonardo 2
1
LAVORAZIONI DI TORNITURA
vc
Tornitura di contornatura
P. Lonardo 4
2
Utensile monotagliente UNI ISO 3002:1
vc
D bD C
vf ap ABC=Tagliente attivo
hD
A D = Punto principale
f
Tagliente prin. Punta
AD a p f
Faccia
Area sez. trasv. taglio
Codolo
P. Lonardo 5
Piani di riferimento
vc vc
Pp
Ps
vc
Pf
Pn
Po
vf
D Pr
D D
PD
PD
P. Lonardo 6
3
Po Angoli utensile
o = spoglia inf. ortogon.
o = penetraz del cuneo
o
o = spoglia sup. ortogon.
o PD
o r = direz. del tagliente princ.
(misurato rispetto a f)
D Pf r = direz. tagliente second.
r (misurato rispetto a f)
r r r = direz complem. tagliente.
(misurato rispetto al retro)
r = di punta
s = inclinaz. tagliente
Po
r
Ps Pp
Ps
Pr
+ s
- P. Lonardo 7
Effetti angolo r
B
ap
bD
.
D C ap
h bD
D sin r bD ap
r A E G
f hD f sin 2 r
hD f sin r
1/sin2r
b
G
k G
g
1
K s 1r v1 5
q 5
vc a Cr 0 90 r
q T c
60
r = 30 r = 60 G
r r Ks
vc
P. Lonardo 8
4
Tornitura esterna
r = 90 r = 45
(a) (b)
r = 95
r = 45 r = 90
r = 5
(c) (d) (e)
P. Lonardo 9
B f B s<0 s >0
r r
z
Sgrossatura Finitura
BC sin r C
f sin( r 'r )
sin r sin 'r
z BC sin 'r f
sin( r 'r )
Rz z 103 m
5
Utensili con raggio di raccordo
Allo scopo di migliorare la rugosit negli utensili finitori si usano taglienti con un
raccordo circolare di raggio r:
r fmax
Condizione limite: f 2r cos (r/2)
Es. r = 1,2 mm
r = angolo di punta 60 r
fmax = 2,08 mm/giro
Calcolo di Rz
f
f2
z r r2 mm
Rz 4
Rz z 103 m
Es. r = 1,2 mm; f = 0,5 mm/giro
Rz = 26,3 m
P. Lonardo 11
0 xo f/2 f
x Eguagliando (1) con (2) si trova: xo
2 3
2 xo f /2
3
Ra (h h)dx (h h)dx 10
f 0 xo Ra r = 0,4 0,8 1,2 mm
2
f
Ra 10 3
18 3 r f* Indice di finibilit
Questa la rugosit teorica; quella
reale segue la curva colorata.
f* f
P. Lonardo 12
6
Inserti: designazione ISO 1832
1 2 3 4 5 6 7
Esempio
T N M G 09 03 08
1. Forma dellinserto
T 2. Angolo n 3. Tolleranze
S
P 4 Tipo di inserto
0 N
H
3 A
O 5 B 5. Lunghezza tagliente
7 C
R
15 D 6. Spessore
C, D, E, M, V 20 E
W 7. Raggio della punta
r r = 0,4 0,8 1,2 1,6 2,4
L
A, B, K
P. Lonardo 13
Base Base
Bancale con le 2
coppie di guide
P. Lonardo 14
7
Naso
Mandrino
Schema vincoli
Montaggio tra le punte
Per trasmettere la rotazione al pezzo, si fissa su questo una brida, che viene trascinata
dal disco menabrida.
P. Lonardo 16
8
Supporti del pezzo (2)
Per il montaggio del pezzo tra le punte si praticano due sedi sulle basi del pezzo
(centrinatura). Si usa una punta per centri che ha un angolo di svasatura di 60.
In alternativa al montaggio tra le punte si usa il montaggio a sbalzo. Il pezzo viene
montato su una piattaforma che avvitata sul naso del mandrino.
P. Lonardo 17
Lunetta a strisciamento
P. Lonardo 18
9
Supporti dellutensile
Lutensile sostenuto e trascinato nei suoi movimenti da un carrello porta-utensile,
dotato di 4 slitte sovrapposte che consentono i movimenti richiesti.
La prima slitta longitudinale e scorre sulle guide del banco. Su di essa vi una
seconda slitta, trasversale, a coda di rondine. Su questa slitta presente una terza slitta
costituita da una piattaforma girevole intorno ad un asse verticale che viene fissata
nella posizione voluta. Sulla piattaforma, infine, vi una quarta slitta su cui fissata
la torretta porta-utensile.
Carrello porta-utensile
P. Lonardo 19
Cinematismi
Moto di taglio
La catena cinematica del moto di taglio preleva il moto da un motore posizionato nel
basamento a sinistra e lo trasmette al mandrino passando per cinghie trapezoidali, un
innesto a frizione, un freno e il cambio. Nella versione classica il motore asincrono
trifase. Nel caso di motori a variazione continua del moto il cambio assente o limitato
a pochi rapporti di trasmissione.
Moto di avanzamento
Viene sempre ricavato dal mandrino per avere una generazione del II ordine (relazione di
proporzionalit tra moto di taglio e moto di avanzamento).
La catena cinematica parte da una ruota dentata calettata sul mandrino che porta il moto ad
un gruppo di inversione. A valle di questo presente una quaterna di ruote dentate
intercambiabili, detta gruppo di rapporto, che serve a modificare i rapporti di
trasmissione ottenibili dal cambio degli avanzamenti: ogni tornio ha una dote di ruote
dentate con numeri di denti z = 20, 25, 30, Inoltre prevista sempre una ruota da 127
denti, che serve per la conversione tra pollici e millimetri; infatti 127 il primo numero
intero multiplo di 25,4.
P. Lonardo 20
10
Dopo il gruppo di rapporto si ha il cambio e da qui si hanno 2 possibilit:
alimentare una barra
alimentare una vite conduttrice.
La barra un albero scanalato disposto lungo il bancale parallelamente alle
guide, in posizione anteriore. Su questo albero montata una vite senza fine che
ne riceve il moto, pur potendosi spostare assialmente seguendo la posizione del
carrello. Questa vite, a sua volta, trascina in rotazione una catena cinematica che
serve alla traslazione longitudinale del carrello o alla traslazione della slitta
trasversale.
Il moto longitudinale si effettua grazie alla rotazione di un rocchetto che
imbocca in una cremagliera fissa disposta longitudinalmente sotto le guide.
Il moto trasversale si effettua attribuendo la rotazione ad una vite impegnata
nella slitta trasversale.
Linserimento di uno dei due moti esclude laltro, per cui lutensile si muove
solo secondo un asse per volta.
P. Lonardo 21
Asse mandrino
Vite conduttrice
Cambio
n Cambio
f Carrello
Motore Barra
P. Lonardo 22
11
Lavorazioni su tornio parallelo
Tornitura cilindrica
la pi comune ed ha lo scopo di ottenere superfici cilindriche di diametro
prefissato. Lutensile avanza in direzione dellasse Z e la riduzione di diametro
uguale a 2ap. Si eseguono lavorazioni di sgrossatura e di finitura. Queste si
eseguono con piccoli valori di q ed in particolare di f. Si adottano utensili con r
uguali a = 45 o 90. La velocit di taglio data da:
Dn
vc [m/min ]
1000
P. Lonardo 23
Tornitura conica
Occorre attribuire allutensile traiettorie rette secondo le generatrici del cono da
costruire. Per i torni non a CN vi sono 3 metodi:
1) Metodo
Si sposta la controtesta in direzione orizzontale X di una quantit s tale da portare la
generatrice del cono parallela allasse del tornio:
s L sin
2
L
/2 s
P. Lonardo 24
12
Filettatura
n p
a
c b
d no
i
po
vite conduttrice
cambio avanzamenti
n p bd
i o i'
no p ac
Le viti in pollici sono espresse come n filetti per pollice, per cui il loro passo in
mm diventa: 25,4
p
t
n p t 5p t
Per vite conduttrice metrica e vite da costruire in pollici: i o o
no 25,4 127
Occorre quindi che una delle ruote motrici a o c, sia da 127 denti.
P. Lonardo 25
Per eseguire filettature si devono usare utensili di forma, tali cio da lasciare una
forma prestabilita sul pezzo. utile che langolo di spoglia superiore sia nullo. Gli
utensili di forma sono detti a profilo costante se sono progettati in modo da non
subire variazioni di forma quando vengono sottoposti ad affilature successive.
tan
n 2
B
tan
H 2 cos
A
n
13
Se si vuole lavorare con angolo di spoglia superiore diverso da zero, la forma della
barretta dipende oltre che dagli angoli e anche dal diametro del pezzo in lavoro.
Infatti, variare il diametro corrisponde a variare la traiettoria dellutensile.
La forma della sezione della barretta pu essere determinata graficamente o
analiticamente.
B B
A
H H
OAH '
>0
r A r
O
t AH
O A r+r H
s t
B s
H
R 2 r r r 2 t 2 2rt cos180
2
B t
H s t cos
tan m
d m
m
dm
p
tan e
d e
e
de
i
e
P. Lonardo 28
14
Tipologie di torni
Torni frontali
Non hanno controtesta. Servono a lavorare
pezzi di diametri notevoli, ma poco lunghi.
Il montaggio avviene a sbalzo sulla
piattaforma. Oggi sono poco usati per le
difficolt di montaggio del pezzo e anche
perch poco sicuri.
P. Lonardo 29
Torni a torretta
Sono torni, simili a quelli paralleli, costruiti con lo scopo di ridurre i tempi passivi
(cambio utensili, moti di accostamento e nelle lavorazioni in serie di piccoli e medi
pezzi.
Non hanno controtesta, ma una torretta su cui si fissano preliminarmente gli utensili
necessari alla lavorazione. La torretta, a pianta generalmente esagonale, montata su
una slitta che pu muoversi longitudinalmente per conferire gli avanzamenti necessari
agli utensili. Altri utensili sono fissati sul carrello tradizionale.
La barra da lavorare sostenuta a
sbalzo mediante autocentrante torretta
comandato in genere in modo
pneumatico.
Terminato un pezzo si effettua la
troncatura e la barra fatta avanzare.
Tutti i comandi ed i fine-corsa si
possono predisporre e la successione
delle operazioni comandata mediante
camme.
Limpiego di questi torni, molto diffusi nel passato, richiede la preparazione di cicli di
lavorazione. Il ciclo consiste nella sequenza razionale delle operazioni, nella scelta degli
utensili e dei parametri di lavorazione.
P. Lonardo 30
15
Forze di tornitura
In una tornitura cilindrica la forza di taglio F ha 3 componenti:
Fc
Fc nella direzione della velocit vc, Fp
Ff nella direzione dellasse di rotazione,
Fp in direzione radiale. Ff
Riferendoci al caso del taglio ortogonale, si ha che il rapporto
Fn z
tan
Fc
La componente Fn giacente in un piano parallelo a quello di
riferimento Pr si pu scomporre secondo le due componenti
Fp e Ff: Fc
Ff Fn sin r
Fp Fn cos r F Fn
Per cui si ha: Fn
Ff Fc tan sin r Fp
Fp Fc tan cos r Ff
r
Generalmente si assume che sia:
Fp= (0,3 - 0,4)Fc
Ff = (0,2-0,3)Fc P. Lonardo 31
Potenza di tornitura
vc
La componente della forza Fc moltiplicata per la
Fc
velocit di taglio fornisce la potenza Fp
F v
Pc c c [W]
60 Ff
in cui la forza espressa in N e la vc in m/min
vf
z
La componente della forza Ff moltiplicata per la
velocit di avanzamento fornisce la potenza
Ff vf
Pf
60 103
Infine le componenti Fc e Fp, ortogonali alle guide, danno luogo insieme al peso
Q del carrello ad una forza di attrito che si oppone allavanzamento:
vf
Pf' Fc Fp Q con coeff. d' attrito.
60 103
Poch vf molto minore di vc, le due componenti della potenza P f e Pf sono
trascurabili rispetto alla Pc. Si assume quindi per la potenza:
g P
G v
P k1q1 r c [W] La potenza del motore sar: Pm
5 60
P. Lonardo 32
16
Deformazioni elastiche
Linsieme pezzo-utensile-macchina costituisce un sistema elastico che subisce
deformazioni dovute alle forze che ci generano durante la lavorazione.
Durante la sgrossatura, ove le forze sono pi elevate, la deformazione causa un
innalzamento del pezzo rispetto allutensile, a cui consegue una variazione degli
angoli di spoglia effettivi.
D O
e
2
arcsin
D e
Ad uno spostamento verticale corrisponde un angolo di rotazione dellutensile che si
somma ad e si sottrae d :
e e
Si hanno peggioramenti delle condizioni di taglio e dellusura del tagliente.
P. Lonardo 33
Nelle operazioni di finitura si risentono di pi gli errori di forma dovuti alle frecce elastiche.
P P P
f
f f
1 Pl 3 1 Pl 3 1 Pl 3
f f f per x = 0,553 l
48 EJ 3 EJ 107 EJ
d 4
J 636,173 103 mm4
64
P. Lonardo 34
17
Fluidi da taglio
Le lavorazioni al tornio, come molte altre lavorazioni per asportazione di truciolo,
richiedono luso di fluidi da taglio. Si tratta di liquidi con cui si irrora la zona di
taglio che hanno una duplice funzione:
lubrificazione: per ridurre gli attriti tra utensile e
pezzo lungo il fianco e tra utensile e truciolo
lungo la faccia
raffreddamento: per ridurre la temperatura della
zona di taglio e specialmente quella dellutensile.
Pertanto sono anche chiamati fluidi lubro-refrigeranti.
18
Le vibrazioni possono avere 3 forme diverse:
Libere-smorzate
quando derivano da impulsi occasionali esterni o da brusche sollecitazioni durante la
lavorazione (urti, inversione di moto, ecc.).
Forzate
quando derivano da irregolarit periodiche della macchina (motore, cambio, altri organi
cinematici) o del processo di taglio (pezzi non cilindrici, ecc.).
Autoeccitate
Quando derivano dal processo di taglio stesso: il processo da stabile pu diventare
instabile se lampiezza delle oscillazioni aumenta progressivamente.
Nelle vibrazioni autoeccitate avviene che parte dellenergia impegnata per il taglio si
trasferisca in una deformazione elastica del sistema pezzo-utensile; questa deformazione
causa una diminuzione dellenergia trasferita con un rilascio della deformazione; a
questo punto riprende il trasferimento di energia ed il ciclo si ripete. Il fenomeno simile
a quello dello stick-slip. La superficie lavorata risulta ondulata. Quando si ripercorre la
stessa superficie in una passata successiva si ha un meccanismo rigenerativo con
variazione periodica dello spessore di truciolo: questa variazione dipende dalla fase tra
londulazione attuale e quella precedente.
P. Lonardo 37
P. Lonardo 38
19
LAVORAZIONI DI FRESATURA
Servono ad ottenere superfici piane o scanalate (a generatrici rette, curve o elicoidali),
sedi di chiavette, ruote dentate cilindriche e coniche e in generale superfici free-form.
La fresatura si effettua attribuendo ad un utensile multitagliente, detto fresa, il moto di
taglio, che rotatorio continuo e attribuendo al pezzo il moto di avanzamento continuo,
che pu essere rettilineo o curvo.
La velocit di taglio quella periferica della fresa:
dn m
vc min
1000
P. Lonardo 39
Le frese
Presentano svariate forme, ma sono tutte dei solidi di rivoluzione. Possono essere in
acciaio rapido (HSS) o di acciaio con inserti di carburi fissati meccanicamente.
Sono previste 3 esecuzioni N, D, T rispettivamente per materiali normali, duri e teneri.
Per quanto riguarda le forme e i modi di lavorare si
hanno:
Frese cilindriche: hanno i denti sulla superficie cilindrica
e lavorano con lasse di rotazione parallelo al piano di
lavoro (fresatura periferica).
P. Lonardo 40
20
Tipi di frese
Dal punto di vista della dentatura si distinguono due tipi di frese:
=0
Le frese a denti acute sono ottimizzate per il taglio. Le frese di forma hanno lo scopo di
imprimere sul pezzo una forma determinata che rimane costante con le successive
affilature e con il variare della traiettoria: il fianco del dente costituito da una spirale e
langolo = 0.
P. Lonardo 41
P. Lonardo 42
21
Frese di forma (2)
Rotazione assi per spirale logaritmica
La rotazione di assi si applica alle affilature successive che si eseguono sulla faccia del dente.
P. Lonardo 43
vc vc
vf vf
Tavola
vtavola tagliente ricuperato
vf inizia taglio gioco
vc fine taglio
vf
Vite vf
vf t
arresto ricuperato
gioco
P. Lonardo 44
22
Modalit di fresatura periferica
La fresatura periferica si pu effettuare in opposizione o in concordanza, a seconda che che il verso
della velocit di taglio sia opposto o concorde alla velocit di avanzamento. Con la modalit in
opposizione i taglienti attaccano il pezzo dalla parte gi lavorata, iniziando con uno strisciamento
con conseguente usura del fianco e compressione elastica del pezzo; il taglio inizia quando le
reazioni elastiche diventano sufficientemente alte. Col prosieguo della rotazione della fresa si
genera anche una componente verticale della forza di taglio che tende a sollevare il pezzo. Con la
brusca uscita del dente si ha la ricaduta del pezzo sulla tavola.
Nella fresatura in concordanza le condizioni di taglio sono migliori, in quanto il tagliente attacca il
pezzo dalla parte non ancora lavorata: non si ha usura eccessiva, n vibrazioni, in quanto il pezzo
sempre spinto verso il basso. Questa modalit richiede comunque la presenza di dispositivi per il
recupero dei giochi tra la vite di manovra e la chiocciola della tavola.
In entrambe le modalit di asportazione ogni punto della fresa descrive una cicloide allungata la cui
vf
polare mobile ha raggio:
2 n
Opposizione Concordanza
2
2
-vf -vf
P. Lonardo 45
O O1 O2 O3 O4 O5
fz
A5
a
B
b
A2
A A1
Minimo di a Minimo di b
P. Lonardo 46
23
Sezione di truciolo per fresatura in opposizione (2)
Un tagliente descriva larco di cicloide AA; il
tagliente successivo descriver larco BB, traslato
rispetto al precedente della quantit fz, che
lavanzamento per dente.
vf
fz
nz
O O Lo spessore massimo del truciolo :
hmax A' H f z sin
B
A fz B con angolo di contatto. Si trova:
K
a
b H ap ap
hmax 2 f z
A B D
Minimo di a Minimo di b
D / 2 ap 2a p 4a p 4a p 2 ap
cos 1 sin 1 cos 2 1 1 2
D/2 D D D2 D
P. Lonardo 47
1
2
1
disco bloccato 1 x z
2x i 40
1 2 f
f
40 f
2 da cui: x
2 z
z
P. Lonardo 48
24
Divisore: testa a dividere - divisione differenziale
Si usa quando x non intero, ma vi un resto: si collega il disco allasse del mandrino, in
modo che la rotazione della manovella fa ruotare il pezzo (indexaggio) ed anche il disco.
a
c 40 f r
d x n
z z
b 2
2
2 z
1
2r
3
zf
3
il disco ruota 2 f
i
3 r
40 f 1
Esempio: f = 10; z = 19 x 21 r=1
z 19
2 f 10 b d 80 100
i
3 r 1 a c 40 20
P. Lonardo 49
c n1 pe
d b i
n2 pv
a n2
2 40 d b
i
pe 1 ca
1
pv n1
Rotazione tavola
v
f
m
P. Lonardo 50
25
Taglio ruote cilindriche a denti dritti (1)
Montaggio sbozzato su spina da
Fresa di forma df
vc
mt
Divisore d
ap
d = diametro primitivo
df = diametro di piede
da = diametro di testa
vf
da d f
Profondit vano a p m 1,25m 2,25m
2
P. Lonardo 51
P. Lonardo 52
26
Taglio ruote cilindriche a denti elicoidali
Per le ruote a denti elicoidali valgono le seguenti relazioni:
mn d d cos
mt (1) z (2)
cos mt mn mn
mt
Il profilo del dente si pu considerare come appartenente ad una ruota a denti dritti di modulo m n, la
cui circonferenza primitiva il cerchio osculatore in A dellellisse ottenuta sezionando il cilindro
primitivo con un piano perpendicolare allelica. Il raggio del cerchio osculatore allellisse in A vale:
d2
2
OB 4 cos 2 d
B B
OA d 2 cos 2
2
2 d A A
zi
mn mn cos 2 O
z
e per la (2) zi
cos 3
Di D z Di
zi D
M M cos cos
P. Lonardo 54
27
Potenza di fresatura (1)
P( )
vc
Pmax hmax b ks
Pmax 60
Ipotesi di variazione lineare: P ( ) Pmax
2a p
con angolo di contatto ar cos(1 )
D
Sia langolo tra due denti successivi: 2
z
I caso: >
P ()
La potenza media risulta:
Pmax
Pmax
P
2
P. Lonardo 55
P2 max Pmax P( ) Pmax (1 )
P
P2max
Pmax
=
La potenza media risulta:
1 1 P 2 Pmax
P P()d max che uguale al I caso.
2 2 2
0 0
P. Lonardo 56
28
Rugosit in fresatura
I cicloide
x = + R sin
y = R cos
-vf
O
x
II cicloide
R
P(x,y) x = + R sin + fz
n
y = R cos
y
fz Intersezione:
y = y = si sceglie = -
x = x 2 + 2R sin = fz
x
da cui si ricava .
R R
Approssimando: 2(R+) fz
fz fz
Rz '
2( R ) vf
2( R )
fz 2n
y
Rz = R(1-cos) 1000 [m]
P. Lonardo 57
FORATURA
Questa lavorazione, effettuata sui trapani, assegna allutensile sia il moto di taglio che
rotatorio, sia il moto di alimentazione che rettilineo continuo.
Il principale utensile per la foratura la punta elicoidale: essa consta di una parte attiva,
detta corpo tagliente, e di una parte di forma cilindrica o conica che serve per il fissaggio,
detta codolo. Le due parti sono collegate tra loro da un colletto su cui riportato il
diametro nominale.
Il corpo tagliente caratterizzato da due scanalature elicoidali per levacuazione del
truciolo. Le loro intersezioni con le due superfici di affilatura coniche danno luogo alla
coppia dei taglienti principali. Questi ultimi sono collegati tra loro mediante un tagliente
centrale, che in effetti non ha la funzione di asportare, ma solo di spingere il materiale
verso i taglienti principali. Lungo i bordi delle scanalature elicoidali sono presenti due
bordini diametralmente opposti, detti quadretti, che hanno la funzione di guida della punta
e di lisciatura del foro.
P. Lonardo 58
29
Punta elicoidale (1)
I principali parametri della punta elicoidale sono:
d, diametro nominale
l, lunghezza del corpo tagliente
L, lunghezza totale
p, passo dellelica
, angolo dei taglienti
, angolo di inclinazione dellelica
, angolo del tagliente centrale
Effetto di : G > G
2s
f/2 f/2
b
b h
h
b f
G
h
d
P. Lonardo 59
Il passo pi piccolo viene adottato per i materiali che formano trucioli di pi difficile
risalita.
I due taglienti principali giacciono in due piani paralleli, distanti tra loro della quantit 2s.
Questa quantit anche ugual al diametro do del nucleo centrale della punta.
2s
Valori normali:
p = (6-8)d (p = 3d per materiali duttili)
= 118 ( = 150 per mater. resistenti)
2s = (0,1 0,2)d. do
P. Lonardo 60
30
Affilatura punta elicoidale
Le due superfici di affilatura appartengono a due coni i cui assi in pianta giacciono sulla
proiezione dei taglienti, risultando quindi disallineati di 2s.
V
59
Superficie
in affilatura
P. Lonardo 61
f
d
f d tan
31
Forze, coppia e potenze di foratura
Ft
d d o f d do
q f (sez. truciolo / tagliente) F Fna
2 2 4 F
n ( Fnr )
Ft
d do d do d 2 do 2
Mt Ft 3
Ks q 3
Ks f [ Nm]
2 10 2 10 8 103
2
2n d 2 do 2n
Ft Pt M t Ks f [W ]
60 8 60 103
Fa 2Fna Qa 4Fna
d do
Fna Fn sin K sa q sin K sa f sin
Fna F 2 2 4 2
n
f/2 Fnr Fa K sa (d d o ) f sin [N ]
2
q
(d-do)/2 Fa v f n
Pa K sa (d d o ) f 2 sin [W ]
60 103 2 60 103
Qa
P. Lonardo 63
P. Lonardo 64
32
Deformazione trapano
Si genera un momento flettente M f Fa e
Nel caso di trapano a colonna si verifica una curvatura della colonna
1 Mf
EJ x
h
Fa
P. Lonardo 65
ALESATURA
Si effettua su fori grezzi o semilavorati per migliorare la precisione e la finitura superficiale.
Lutensile lalesatore, costituito da un corpo cilindrico con taglienti rettilinei od obliqui.
ds ds
di di t
dn diametro nominale del foro
t = ds-di intervallo di tolleranza del foro
1
d d s t diametro alesatore
3
d
dn
P. Lonardo 66
33
Alesatore
Il corpo cilindrico spesso completato con porzioni tronco-coniche: in tal caso si ha:
44
46
P. Lonardo 67
slittone X
Y
X
Y
W
P. Lonardo 68
34
Limatrice (2)
s VL
B
A
L r
r
O
t i+r
H K
i
R
Limatrice (3)
Parametri di taglio - utensili in HSS
Durezza f vc
Rm mm/corsa m/min
< 200 HB 0,4-1,5 18-15
Ghisa grigia
> 200 HB 1,0-2,5 15-10
0,4-1,5 11-7
Acciai in getti 700-900
1,0-2,5 9-5
P. Lonardo 70
35
Stozzatrice
Esegue lavorazioni con traiettorie verticali. usata tipicamente per effettuare
scanalature o sedi di chiavette. Il moto alterno dellutensile pu essere di tipo
meccanico o oleodinamico. Gli utensili possono avere lo stelo verticale od orizzontale.
Z
slittone porta-utensile
X Y
vL
tavola
Le lavorazioni si effettuano tipicamente
su cilindri allinterno o allesterno.
P. Lonardo 71
Piallatrice
P. Lonardo 72
36
Piallatrice a portale
Esegue lavorazioni di spianatura o di profilatura su pezzi di grandi dimensioni. Il moto
di lavoro affidato alla tavola e pu essere meccanico o oleodinamico. Esiste un
meccanismo di inversione del moto alla fine della corsa. La velocit di ritorno pi
alta di quella di lavoro.
traversa fissa
montante
Y Z Y
Z
traversa mobile
W
Y
X
carrello portautensili
R Q X X
tavola banco
P. Lonardo 73
t s
vR
HR/VR HR
TL TR H
Tempi: Corsa:
VL H L VL V H V 2
VL V
2
V V
2 2
TL TR R R R H HL L R HR R
a1 VL a2 a2 VR a1 2a1 2 a2 2a2 2a1
VL 2 VR 2 1 1
HR HL
2 a1 a2
P. Lonardo 74
37
Broccia
Esegue la lavorazione in una sola passata con moto rettilineo. La qualit della lavorazione
elevata, con buona produttivit. riservata a lavorazioni di serie.
p h 2
iL
4
i
4iL
h
h kiL
k=2-5 trucioli fluenti
k=1,6-4 trucioli spezzati
P. Lonardo 75
Brocciatrice
asse broccia
valvola di
ritorno strozzamento
lavoro
valvola
di sicurezza
pompa
distributore a 4 vie
P. Lonardo 76
38
RETTIFICATURA
Si tratta di una lavorazione di finitura che consente elevate precisioni dimensionali
(intorno a 2 m) ed elevate finiture superficiali (Ra = 0,05 m).
Lutensile la mola, costituita da un agglomerato di grani abrasivi tenuto insieme in un
impasto duro detto cemento. La sua forma quella di solido di rivoluzione. Ha sempre
il moto di taglio rotatorio, mentre i moti di avanzamento possono essere conferiti al
pezzo o alla mola.
La lavorazione avviene ad alta velocit di taglio con asportazione di trucioli
microscopici che si scaldano fino a fondere. La zona di taglio (mola e pezzo) viene
raffreddata energicamente con fluido di taglio, per evitare deformazioni del pezzo,
variazioni strutturali, formazione di cricche e ossidazioni superficiali dovute alle alte
temperature (bruciature). La rettificatura la sola lavorazione di taglio che consente
di lavorare acciai temprati e leghe dure.
Dal punto di vista operativo si distingue la lavorazione di superfici piane da quella su
superfici di rotazione (cilindriche o coniche) che possono essere esterne od interne.
In base alle modalit di lavorazione, si ha poi distinzione tra rettificatura periferica e
rettificatura frontale.
P. Lonardo 77
Rettificatura su piano
modalit periferica (a): il moto di avanzamento principale alternato per cui la
lavorazione avviene alternativamente in concordanza ed in opposizione; vi un
secondo moto di avanzamento trasversale intermittente ad ogni passata;
modalit frontale (b): il moto di avanzamento principale alternato; il secondo moto
presente se il diametro della mola minore della larghezza del pezzo;
a) b) c)
P. Lonardo 78
39
Abrasivi (1)
Si richiedono le seguenti caratteristiche meccaniche:
durezza
resilienza
resistenza allusura
superfici di frattura a spigoli vivi.
Esistono abrasivi naturali: diamante, corindone (triossido di alluminio), smeriglio
(corindone miscelato con silice ed ossidi di ferro), arenaria, silice, ecc.
Oggi si usano i seguenti abrasivi:
Alundum (triossido di alluminio, Al2O3) indicato con A. Si ottiene fondendo la bauxite a
2100 C con coke e carbonati alcalini.
Si distinguono 4 tipi in base alla purezza: bianco, rosa, bruno, nero. Aumentando le
impurezze diminuisce la durezza, ma aumenta la resilienza.
Carborundum (carburo di silicio, SiC) indicato con C. Si ottiene facendo reagire miscele
di silice (sabbia) con coke in forno a 2200 C. pi duro dellalundum.
Borazon (nitruro di boro cubico, CBN). Si ottiene trasformando il nitruro di boro naturale
mediante alte temperature e pressioni. il materiale pi duro dopo il diamante. stabile
oltre i 1200 C.
Diamante pu essere naturale o artificiale. Quello artificiale si ottiene dalla grafite.
P. Lonardo 79
Abrasivi (2)
Grana
La dimensione dei grani abrasivi si designa con un numero (numero di fili/pollice del
setaccio che ha selezionato la polvere). Le polvere pi fini si separano per
decantazione e quindi il numero convenzionale. Si distingue tra grana grossa,
media, fine e finissima.
La granulometria del diamante data direttamente in m.
Grana N
Grossa 8 10 12 14 16 20 24
Media 36 46 54 60
Fine 70 80 90 120 150 180
Finissima 220 240 280 320 400 500 600
Ogni grano si comporta come un utensile, avente angoli e dimensioni non definiti i cui
valori si possono trattare come variabili probabilistiche. Gli angoli sono in genere
molto negativi (fino a 50).
P. Lonardo 80
40
Mole (1)
Le mole sono caratterizzate, oltre che dallabrasivo, dalle propriet del cemento:
resistenza meccanica e porosit
La resistenza, definita impropriamente durezza, la forza di coesione che trattiene i
grani abrasivi: si misura in una scala crescente che va da A a Z. La durezza deve essere
tale da trattenere i grani contrastando le forze di taglio e la forza centrifuga, ma deve
consentire il rilascio dei grani usurati.
La porosit, definita struttura, rappresenta la densit di vuoti nel cemento: si misura
in una scala crescente che parte da 0 (struttura stretta) e va a 14 o pi (strutture larghe).
Una mola a struttura stretta ha maggiore densit di grani abrasivi, pi pesante e dura
di pi; una mola a struttura larga si raffredda pi facilmente, pu ruotare a velocit pi
elevata e si impasta di meno.
I materiali pi usati come cementi sono:
Vetrificato (o ceramico) a base di argilla, il pi usato;
Silicato, a base di silicato di soda;
Gomma, naturale o artificiale, per lavorazioni che prevedono urti o che richiedono
elevate finiture, si possono fare mole sottili per troncatura;
Resinoide, (resine termoindurenti), per lavorazioni pesanti ed alte velocit di taglio;
Metallo, (in particolare bronzo o ferro-nichel), specialmente con diamante e borazon,
per affilare utensili.
P. Lonardo 81
0 1 2 3 4 5 6
Ordine di
marcatura Tipo Natura Grana Durezza Struttura Natura Tipo
abrasivo abrasivo agglomerante agglomerante
Esempio 51 A 36 L 5 V 23
2 3
1
Grossa Media Fine Finissima tenera dura
A Ossido alluminio A B C D E F G ... ... Z
C Carburo di silicio 4 30 70 220
(B Borazon) 5 36 80 240
(D Diamante) 6 40 90 280
7 46 100 320 5
8 54 120 360
10 60 150 400 V Vetrificato
12 180 500 S Silicato
4
14 600 R Gomma
16 800 B Resinoide
spaziatura crescente 20 1000 BF Resina sintet. rinforzata
0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 ... 22 1200 E Gomma lacca Shellac
24 Mg Magnesite (MgCO3)
P. Lonardo 82
41
Designazione mole (2)
De
6 a tazza cilindrica
P. Lonardo 83
rm AB
A
O D O
essendo il passo medio dei grani.
C
B H rp
Lo spessore massimo asportato :
Mola
Pezzo
vp
CH BC sin AB sin
vp vm
CH v p
Lo spessore massimo riferito a un grano : hmax sin
vm
P. Lonardo 84
42
Sezione di truciolo in rettifica (2)
CH v p
hmax sin rm+rp-ap
vm O O
Determinazione di sin(+): rm rp
B
rm rp 2rm rp cos rm rp a p
2 2 2
(teorema di Carnot)
Mola Pezzo
vp 2a p 2a p vp 2a p 2a p vp 2a p
hmax hmax hmax
vm rm rp vm rm rp vm rm
Corrispondenza del caso piano con lespressione dello spessore max di truciolo per la fresatrice
vp 2a p vp 2a p 2v p ap ap
hmax 2f z
vm rm 2rm n rm nz D D
essendo:
2rm
equivalente a z e 2rm = D
P. Lonardo 86
43
Forze e potenza in rettifica (1)
Per calcolare la forza e la potenza massima occorre riferirsi al numero di grani attivi
che a sua volta richiede la conoscenza dellarco AB:
O rm+rp-ap A O
Si ha: AB = rmsin
rp rm rp
sin sin( )
rm rp a p (teorema dei seni) B
vp 2a p 2a p
hmax Spessore massimo di truciolo asportato da 1 tagliente
vm rm rp
ove:
b larghezza di contatto mola-pezzo;
Ks la pressione di taglio
Q coeff. maggiorativo che cresce con la dimensione
vf v
dei grani e con la diminuzione di hmax (Q = 2-6). a
P. Lonardo 88
44
Forze e potenza in rettifica (3)
Sviluppando la
Fmax hmax bK s Q
si trova:
AB v p 1 1 vp 1 1 2a p
Fmax 2a p ( ) bKsQ 2a p ( ) bKsQ
vm rm rp vm rm rp 1 1
rm rp
vp
Fmax 2 a p bKsQ
vm
Analogamente sviluppando la
Pmax Fmax v m hmax bK sQ v m
si trova:
Pmax 2v p a pbKsQ
1
Ad esempio lespressione dellarco
AB diventa: -1 0 +1 d m/dp
AB d e a p
2a p 2a p rm rp
AB rm sin mola
1 1 rp rm
rm rp pezzo
dm
AB a p a p de
d
1 m
dp
P. Lonardo 90
45
Rettifica senza centri
vm
v
p
va
Mola alimentazione
Mola operatrice
Lavorazione passante
Lavorazione a tuffo
va
v
p
vf
vf v p tan d p n tan
v
f f d p tan
n P. Lonardo 91
Bilanciamento mole
1. Posizione di equilibrio e marcatura del punto pi alto 2. Applicazione della massa necessaria per equilibrare:
m = Ui /r
marcatura m
* *
M e mr
P. Lonardo 92
46
Ravvivatura
Periodicamente occorre sottoporre la mola ad un trattamento di ravvivatura. Questo
ha lo scopo di ripristinare la forma della mola o eliminare i grani abrasivi arrotondati
per usura, o eliminare i trucioli aderenti alla superficie (mola impastata).
La ravvivatura si effettua direttamente sulla rettifica usando un utensile
diamantato che tornisce la mola mentre questa ruota.
Nel caso di mole di forma si usa una lama diamantata con il profilo
voluto.
Si definisce rapporto di rettifica G il rapporto tra volume del pezzo
asportato e volume della mola consumata:
Vp
G
Vm
P. Lonardo 93
P. Lonardo 94
47