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UNIVERSITA' DEGLI STUDI DI MESSINA

Dipartimento di Ingegneria Elettronica, Chimica e Ingegneria Industriale


Contrada Di Dio I, 98166 - Messina

Appunti Corso di Sistemi Elettrici


Anno Accademico 2012-2013

prof. ing. Bruno Azzerboni

Fonti:
Manuali, guide e cataloghi
ABB, bTicino, Gewiss, Merlin Gerin
Schneider, Siemens
Web
www.elektro.it,
www.voltimum.it

Sommario
Sommario

1. Sicurezza

1.1 Principi di sicurezza


1.2 Pericolo e sicurezza
1.3 Tasso di guasto
1.4 Definizione di rischio
1.5 Affidabilit della sicurezza di un sistema
1.6 Livello di sicurezza accettabile
2. Elettrofisiologia

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2.1 Variazioni di potenziale e attivit biologica


2.2 Potenziale di riposo
2.3 Potenziale dazione
2.4 Soglia di percezione
2.5 Effetti fisiopatologici della corrente elettrica
2.6 Limiti di pericolosit della corrente
2.7 Resistenza elettrica del corpo umano
2.8 Limiti di pericolosit della tensione
3. Impianto Elettrico

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4. Classificazione dei sistemi elettrici

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4.1 Classificazione dei sistemi elettrici in base alla tensione


4.2 Classificazione dei sistemi elettrici in relazione alla messa a terra
4.3 Classificazione dei componenti e degli apparecchi elettrici
4.3.1 Gradi di protezione IP (Index Protection)
4.3.2 Grado di protezione IK
5. Il terreno come conduttore elettrico

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5.1 La resistenza di terra


5.2 I potenziali del terreno
5.3 Dispersori in parallelo
5.4 Resistenza verso terra di una persona
5.5 Tensione di contatto (UC) di passo (UP)
5.6 Tensione totale e tensione di contatto
5.7 La curva di sicurezza
6. Cavi elettrici

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6.1 Tensioni nominali disolamento


6.2 Temperature caratteristiche
6.3 Comportamento in caso dincendio
6.3.1 Cavi di bassa tensione a ridotta emissione di gas tossici e corrosivi e fumi opachi
6.3.2 Cavi non propaganti la fiamma, l'incendio e resistenti al fuoco
6.3.3 Emissione di gas tossici, corrosivi e fumi opachi
6.4 Sigle di designazione dei cavi
6.4.1 Cavi armonizzati
6.4.1.1 Designazione dei cavi armonizzati
6.4.2 Cavi non armonizzati
6.4.2.1 Designazione dei cavi non armonizzati

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6.5 Tipi di posa


6.6 Portata di un cavo
7. Protezione dai Contatti Diretti ed Indiretti

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7.1 Generalit e Definizioni


8. Misure di protezione contro i contatti diretti

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8.1 Protezione totale


8.2 Protezione parziale
8.3 Protezioni passive
8.4 Protezioni attive
Appunti di Sistemi Elettrici

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8.5 Linterruttore differenziale come protezione addizionale contro i contatti diretti


8.6 Protezione per limitazione della corrente
8.7 Protezione per limitazione della carica elettrica
9. Protezione attiva dai contatti indiretti in relazione al sistema di distribuzione

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9.1 Sistemi TT
9.1.1 Circuito equivalente
9.1.2 Caratteristiche della protezione
9.1.3 Protezione con dispositivi di massima corrente
9.1.4 Protezione con dispositivi differenziali
9.1.5 Alcune considerazioni sui rel differenziali
9.1.6 I collegamenti equipotenziali nei sistemi TT
9.2 Sistemi TN
9.2.1 Circuito equivalente
9.2.2 I collegamenti equipotenziali
9.2.3 La sicurezza allesterno degli edifici
9.2.4 Caratteristiche della protezione dai contatti indiretti
9.2.5 Interruttori differenziali e sistema TN
9.2.6 Il neutro in condizioni anomale del circuito
9.3 Sistemi IT
9.3.1 Caratteristiche del sistema
9.3.2 Protezione dai contatti indiretti
10. Protezione dai contatti indiretti senza interruzione automatica (protezioni passive)

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10.1 Generalit
10.2 Protezione con componenti di classe II
10.2.1 Caratteristiche degli apparecchi di classe II
10.2.2 Condutture di Classe II
10.3 Protezione per separazione elettrica
10.3.1 Il trasformatore disolamento
10.4 Protezione per mezzo di luoghi non conduttori
10.5 Protezione per equipotenzializzazione del locale non connesso a terra
10.6 Protezione mediante bassissima tensione di sicurezza
10.6.1 Bassissima tensione di sicurezza SELV (Safety Extra - Low Voltage)
10.6.2 Bassissima tensione di protezione PELV (Protective Extra Low Voltage)
10.6.3 Apparecchi di classe III
10.6.4 Bassissima tensione funzionale - FELV (Functional Extra Low Voltage)
11. Considerazioni sulle misure di protezione dai contatti diretti e indiretti

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11.1 Confronto tra le misure di protezione dai contatti indiretti


12. Dispositivi di manovra e protezione

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12.1 Classificazione delle apparecchiature


12.1.1 Classificazione in base alle funzioni svolte
12.1.2 Classificazione in base alle modalit di manovra
12.1.3 Classificazione in base al sistema elettrico
12.1.4 Classificazione in base allambiente dinstallazione
12.2 Definizioni e dati di targa
12.2.1 Sezionatore
12.2.2 Interruttore
12.2.3 Fusibile
12.2.4 Apparecchio di manovra e di protezione con fusibili
12.2.5 Contattore ed avviatore
12.2.6 Dati di targa
12.3 Fusibili
12.3.1 Generalit
12.3.2 Criteri costruttivi
12.3.3 Principio di funzionamento
12.3.4 Grandezze nominali
12.4 Interruttore Differenziale
12.4.1 Principio di funzionamento
12.4.2 Classificazione degli interruttori differenziali
12.4.3 Caratteristiche funzionali degli interruttori differenziali
Appunti di Sistemi Elettrici

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12.4.4 I vari tipi di interruttori differenziali


12.4.5 Protezione dalle sovracorrenti
12.4.6 Interruttori differenziali puri
12.4.7 Interruttori differenziali per uso domestico e similare
12.4.8 Interruttori differenziali per uso generale
12.4.9 Interruttori differenziali a funzionamento dipendente o indipendente dalla tensione di rete
12.4.10 Selettivit tra interruttori differenziali
12.4.11 Interventi intempestivi
12.4.12 Correnti di dispersione capacitive verso terra
12.4.13 Sovratensioni di origine atmosferica o di manovra
12.4.14 Correnti di spunto
12.4.15 Correnti di dispersione in presenza di armoniche
12.4.16 La scelta della corrente differenziale nominale
12.4.17 La tenuta alle sovratensioni degli interruttori differenziali
12.4.18 Sovratensioni
12.4.18.1 Sovratensioni di origine atmosferica

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12.4.18.2 Sovratensioni provocate da manovre sugli impianti

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12.4.18.3 Sovratensioni temporanee

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12.4.19 La tenuta degli interruttori differenziali alle sovratensioni di manovra e di origine atmosferica
12.4.20 L'interruttore differenziale e la fulminazione diretta
12.4.21 Interruttori differenziali e sistema TN
12.5 Sezionatore, interruttore di manovra e interruttore di manovra-sezionatore
12.5.1 Generalit
12.5.2 Grandezze nominali
12.5.3 Caratteristiche funzionali e costruttive del sezionatore
12.5.4 Caratteristiche funzionali dellinterruttore di manovra e dellinterruttore di manovra sezionatore
12.5.5 Caratteristiche costruttive
12.5.6 Unit combinata sezionatore con fusibili e fusibile sezionatore
12.5.7 Interruttore di manovra con fusibili
12.5.8 La tenuta alle sovracorrenti
12.5.9 Verifica della tenuta al corto circuito
12.6 Interruttore automatico, sganciatore
12.6.1 Generalit
12.6.2 Classificazione
12.6.3 Sganciatori
12.6.3.1 Sganciatori magnetici

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12.6.3.2 Sganciatori termici

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12.6.3.3 Sganciatore elettronico di massima corrente

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12.6.4 La scelta degli sganciatori


12.6.5 Tecniche di interruzione
12.6.6 Principali grandezze e caratteristiche elettriche
12.6.7 Interruttori per uso domestico
12.6.8 Interruttori per uso industriale
12.6.8.1 Riepilogo definizioni principali

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12.6.9 Caratteristiche di intervento


12.6.9.1 Ancora sulle caratteristiche di intervento

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12.6.10 Selettivit delle protezioni


12.6.11 Definizione di selettivit e tipologie
12.6.12 Selettivit amperometrica per sovraccarico
12.6.13 Selettivit amperometrica in corto circuito
12.6.14 Selettivit amperometrica fra interruttori rapidi e interruttori limitatori (selettivit energetica)
12.6.15 Selettivit cronometrica
12.6.16 Classificazione e caratteristiche degli interruttori selettivi
12.6.17 La regolazione degli sganciatori
12.6.18 Regolazione degli interruttori selettivi di tipo elettromeccanico
12.6.19 La regolazione degli interruttori selettivi a microprocessore
12.6.20 Selettivit mista
12.6.21 Esempi di selettivit

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Appunti di Sistemi Elettrici

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12.6.22 Protezione serie (o di "back-up" o protezione di sostegno)


12.6.23 Criteri di scelta di scelta di un interruttore automatico
12.6.24 Lintervento automatico su sovraccarico e cortocircuito
12.6.25 Scelta della corrente nominale
12.6.26 Scelta delle caratteristiche di limitazione delle sollecitazioni di cortocircuito
13. Sezionamento e comando

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13.1 Sezionamento
13.1.1 Generalit
13.1.2 Il sezionatore
13.1.3 Casi in cui il sezionamento non sufficiente
13.1.4 Sezionamento del neutro
13.2 Comando
13.2.1 Comando demergenza
13.2.2 Comando funzionale
13.2.3 Prese a spina e manovra sotto carico
14. Protezione delle condutture contro il sovraccarico

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14.1 Sovracorrenti
14.2 Sollecitazione termica per sovraccarico di una conduttura
14.2.1 Portata di una conduttura (IZ)
14.2.2 Cavi in parallelo
14.2.3 Cavi schermati e/o armati
14.2.4 Portata nei sistemi trifasi
14.2.5 Cavi in aria libera
14.2.6 Conduttori debolmente caricati
14.2.7 Carico intermittente e variabile
14.3 Portata termica delle condutture
14.4 Scelta dei dispositivi di protezione delle condutture contro i sovraccarichi
14.4.1 Coordinamento delle protezioni
14.5 Corto circuito
14.6 Protezione contro il cortocircuito
14.6.1 Energia specifica passante (I2t)
14.6.2 Corto circuito ad inizio linea (ICCmax)
14.6.3 Corto circuito in fondo alla linea (Iccm)
14.6.4 Condizioni generali di protezione
14.7 Casi nei quali obbligatoria la protezione dal sovraccarico
14.8 Casi nei quali pu essere omessa la protezione dal sovraccarico
14.9 Casi nei quali vietata la protezione dal sovraccarico
14.10 Dimensionamento e protezione del conduttore di neutro
14.11 Caduta di tensione
15. Impianto di terra

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15.1 Generalit
15.2 Definizioni
15.3 Dispersore
15.3.1 Dimensionamento del dispersore
15.3.2 Scelta e criteri realizzativi
15.4 Conduttori di terra (CT)
15.4.1 Dimensionamento dei conduttori di terra in un sistema TT
15.4.2 Dimensionamento dei conduttori di terra in un sistema TN
15.5 Conduttori di protezione (PE)
15.5.1 Parti dellimpianto da collegare al PE
15.6 Collegamenti equipotenziali
15.7 Connessioni e collettore principale di terra
15.8 Come proteggere il dispersore dalla corrosione
15.8.1 Processi di corrosione
15.8.1.1 Corrosione chimica
15.8.1.2 Corrosione elettrochimica
15.8.2 Materiali e accorgimenti per limitare i rischi di corrosione
15.9 Come proteggere il dispersore dalla corrosione
15.9.1 Generalit
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15.9.2 La resistenza di terra e i potenziali del terreno


15.9.2.1 Misura della resistivit del terreno

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15.9.3 Misura della resistenza di terra


16. La protezione contro le sovratensioni

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16.1. Generalit
16.2. Le scariche atmosferiche
16.2.1. Formazione e caratteristiche del fulmine
16.2.2. Principio di formazione del fulmine
16.3. Le sovratensioni
16.3.1 Sovratensioni di origine interna
16.3.1.1 Sovratensioni di origine interna a bassa frequenza industriale esercizio/sostenute:

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16.3.1.2 Sovratensioni di origine interna transitorie a fronte molto ripido:

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16.3.2 Sovratensioni di origine esterna


16.3.3 Come si propagano le sovratensioni
16.4. Scelta del tipo di protezione contro le sovratensioni
16.4.1 Quando necessario installare le protezioni contro le sovratensioni
16.4.2 LPS esterno
16.4.3 LPS interno
16.4.3.1 Protezioni serie

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16.4.3.2 Protezione in parallelo

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16.5 Gli SPD (Surge Protective Device) nella protezione dalle sovratensione negli impianti elettrici utilizzatori
16.5.1 Dati nominali e classificazione degli SPD secondo la nuova guida C799
16.5.2 Tecnologia utilizzata negli SPD
16.5.3 Dati di targa e criteri di scelta degli SPD
16.5.4 Protezione scariche atmosferiche, fulmine come sorgente di danno
16.6. Regole generali d'installazione
16.6.1 Protezione dalle sovratensioni e dispositivi di protezione dai contatti indiretti
16.6.2 Soluzioni installative in funzione del sistema di distribuzione
16.6.3 La protezione di modo comune o di modo differenziale in funzione del collegamento alla terra
16.6.4 Schemi di collegamento degli SPD in funzione del tipo di distribuzione adottato
16.7. Equipotenzialit
16.8. I conduttori e le regole del cablaggio
16.9. Coordinamento degli SPD collegati in cascata
16.10. L'installazione degli SPD nei quadri
16.11 Esempi dinstallazione
17. La cabina di trasformazione dutente MT/BT

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17.1 Generalit
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17.2 Struttura e dimensioni minime di una cabina
288
17.3 Lato media tensione
289
17.4. Dimensionamento dei componenti MT
290
17.4.1 Conduttori
290
17.4.2 Apparecchi di manovra
291
17.4.3 Fusibili
292
17.5 Scelta delle protezioni
293
17.5.1 Protezione dalle sovratensioni
293
17.6 Trasformatore MT/BT
295
17.7 Lato bassa tensione
296
17.8 Impianto di terra
297
17.8.1 Considerazioni generali
297
17.9 Protezione dai contatti diretti e indiretti per guasti in media tensione
297
17.9.1 Corrente di guasto a terra (IG) e tensione totale di terra (UT)
297
17.9.2 Tensioni di passo (UP) e di contatto (UC)
300
17.9.3 Tipo di dispersore
301
17.9.4 Calcolo della resistenza di terra ammissibile
302
17.9.5 Accorgimenti atti a ridurre le tensioni di passo e di contatto e ad evitare il trasferimento di tensioni totali di
terra pericolose
303
17.9.6 Limpianto di terra allinterno della cabina
303
17.9.7 Dimensionamento dei conduttori di protezione
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Appunti di Sistemi Elettrici

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17.10 Protezione dai contatti indiretti per guasti in bassa tensione

Appunti di Sistemi Elettrici

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1. Sicurezza
1.1 Principi di sicurezza
Pu essere definito sicuro ci che esente da pericoli. In altre parole, se si presuppone che unapparecchiatura elettrica
possa essere pericolosa, sar necessario, attraverso opportune contromisure, renderla sicura. Se si considera un insieme
di N apparecchi funzionanti nelle medesime condizioni e si chiama g(t) linsieme tra questi apparecchi che presentano
un guasto dopo un certo tempo t, possibile definire la grandezza P(t) come il pericolo che si verifichi questo guasto
dopo un tempo t. Il pericolo che questo accada potr essere espresso da un numero compreso tra 0 e 1 e rappresenta la
probabilit che questo evento si verifichi in un tempo t prestabilito. La grandezza S(t) definita sicurezza rispetto al
guasto.
1.2 Pericolo e sicurezza
Il pericolo pu essere definito come la probabilit che si verifichi un evento sfavorevole da cui possa derivare grave
danno. Se N l'insieme di apparecchi funzionanti nelle medesime condizioni (tensione, temperatura, tempo, etc.) e g(t)
l'insieme di apparecchi che dopo un tempo t presentano un certo guasto si ottiene:
P(t) = g(t)/N

S(t) = 1-P(t)

1.3 Tasso di guasto


Parlando di sicurezza e rischio di guasto di apparecchiature elettriche, possiamo introdurre una grandezza che definisce
la bont di una apparecchiatura in termini di affidabilit: il tasso di guasto. Il tasso di guasto viene definito come il
rapporto tra gli oggetti guasti dopo un tempo t e il numero di quelli che non hanno presentato il guasto. Se si suppone il
tasso di guasto costante nel tempo si pu arrivare allespressione seguente.
n(t) = N-g(t)

S(t) = n(t)/N = e-t (1.1)

Dalla 1.1 si deduce che la sicurezza di un sistema o di unapparecchiatura decresce allaumentare del tempo
desposizione al pericolo. La sicurezza tende a zero per un tempo t tendente allinfinito anche se lambda () ha un
valore molto piccolo. Si dice che si ha sicurezza zero quando non si deve attendere un guasto per il verificarsi di una
situazione sfavorevole per le persone (lambda tendente ad infinito).
1.4 Definizione di rischio
Non sempre come conseguenza di un evento sfavorevole si ha un danno. Questo vuol dire che anche il danno ha una
certa probabilit di verificarsi. Dallespressione del rischio r(t) si pu notare come esso dipenda dal prodotto kd. Ad un
danno maggiore pu quindi non corrispondere un rischio maggiore. Il prodotto kd viene chiamato danno probabile.
Se k la probabilit che si verifichi il danno in conseguenza di un guasto e d l' entit del danno si ottiene:
r(t) = P(t) kd (1.2)
1.5 Affidabilit della sicurezza di un sistema
La probabilit che unapparecchiatura non presenti difetti o guasti durante un certo tempo prestabilito di funzionamento
si dice affidabilit. Le parole affidabilit e sicurezza non vanno per confuse tra loro poich non esprimono lo stesso
concetto; la prima, affidabilit, si riferisce a tutti i guasti che possono pregiudicare il buon funzionamento
dellapparecchiatura, la seconda, sicurezza, si riferisce solo a quelli che pregiudicano la sicurezza della stessa. Nella
determinazione della sicurezza globale di un sistema si distinguono fondamentalmente due sistemi: sistemi serie e
sistemi parallelo. Nel primo caso il tasso di guasto complessivo pari alla somma dei singoli tassi di guasto perci la
sicurezza risultante minore della sicurezza del componente meno sicuro. Nel secondo caso la sicurezza aumenta con il
numero di componenti ed maggiore della sicurezza del componente pi sicuro.

Appunti di Sistemi Elettrici

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1.6 Livello di sicurezza accettabile


Un danno pu verificarsi per cause di natura sconosciuta o non prevedibili (cause di forza maggiore) oppure a causa di
un rischio previsto e ritenuto accettabile o per il fallimento delle misure di protezione adottate (cause fortuite). Poich
non tecnicamente ed economicamente possibile ridurre il rischio a zero occorre definire un livello di sicurezza
accettabile (fig. 1.1).

Fig. 1.1 - Curva sicurezza-costo


Il compromesso tra economia e sicurezza ci fornisce il livello di sicurezza accettabile, tenendo per presente tutti i
parametri che determinano il buon funzionamento di un impianto o di una apparecchiatura. La curva sicurezza-costo di
figura presenta un asintoto orizzontale per il valore di S=1 equivalente ad un costo infinito. Poich tutte le misure che
contribuiscono al miglioramento della sicurezza di un sistema comportano un costo ovvio che si deve stabilire il
massimo costo possibile e la minima sicurezza accettabile per poi poter adottare le necessarie misure di protezione.
Normalmente si procede confrontando lincremento di sicurezza per unit di costo e, dato un tipo di curva sicurezzacosto come quello di figura, quando lincremento di sicurezza irrilevante rispetto alle risorse investite si trova il punto
voluto.

Appunti di Sistemi Elettrici

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2. Elettrofisiologia
2.1 Variazioni di potenziale e attivit biologica
Sono molto conosciuti gli esperimenti che Galvani fece alla fine del XVIII secolo sulla contrazione del muscolo di una
rana per lapplicazione di una differenza di potenziale elettrico. Da allora, la conoscenza dei fenomeni elettrici inerenti
il corpo umano e degli effetti della corrente elettrica esterna introdotta su di essi, sono ampiamente studiati in una
disciplina scientifica denominata elettrofisiologia. Le variazioni di potenziale prodotte dallattivit biologica, allinterno
del corpo umano sono indicative del funzionamento normale o anormale di alcuni organi: cuore (elettrocardiogramma),
cervello (elettroencefalogramma), muscoli (elettromiogramma), occhio (retinogramma).
2.2 Potenziale di riposo
Il corpo umano, in gran parte composto di una soluzione salina conduttrice, si pu dire sia costituito da un insieme di
atomi o gruppi di atomi che, quando perdono o acquistano elettroni, sono chiamati ioni (cationi cio ioni con carica
positiva, se hanno perso elettroni, oppure anioni cio ioni con carica negativa, se hanno acquistato elettroni); sono tali le
cellule (Fig. 2.1) o il liquido interstiziale che le separa. Poich la cellula ha verso gli ioni un comportamento di tipo
selettivo, gli ioni non si diffondono allo stesso modo dentro e fuori la cellula (ad esempio la cellula molto permeabile
allo ione potassio piuttosto che allo ione sodio). Lo ione K+ viene trasportato allinterno della cellula mentre lo ione
Na+ viene espulso (ogni tre ioni Na+ espulsi, due ioni K+ vengono inseriti allinterno) con la tipica azione di pompaggio
biochimico a spese dellorganismo (pompa metabolica). La cellula viene quindi a possedere un potenziale negativo
allinterno rispetto allesterno (potenziale di riposo). Nei mammiferi le cellule del sistema nervoso centrale presentano
un potenziale di riposo di 70 mV: una differenza di potenziale notevole se si considerano le piccole dimensioni della
cellula.

Fig. 2.1 - E' possibile misurare il potenziale che presenta la cellula, negativo all'interno rispetto all'esterno,
tramite un millivoltmetro
La membrana cellulare separando cariche elettriche si comporta come un condensatore . La membrana non
perfettamente isolante ed attraversata da un certo numero di ioni perci, oltre ad un valore di capacit, presenter
anche una resistenza elettrica. Il modello elettrico semplificato delle cellule umane sar perci rappresentato da un
condensatore C in parallelo con una resistenza R e da un generatore di tensione che rappresenta il potenziale di riposo
determinato dalla diversa concentrazione di ioni nella cellula (Fig. 2.2)

Fig. 2.2 Schema elettrico equivalente di una cellula.


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2.3 Potenziale dazione


Se si applica ad una cellula eccitabile un impulso di corrente di polarit inversa a quella della cellula stessa, il potenziale
da negativo diviene positivo per ritornare di nuovo al valore iniziale. Quando lo stimolo elettrico eccita la cellula,
aumenta notevolmente la permeabilit della membrana agli ioni sodio che, entrando nel citoplasma della cellula, prima
la depolarizzano, annullando la differenza di potenziale tra interno ed esterno, e poi ne causano linversione di polarit.
Lampiezza minima dellimpulso di corrente necessario ad eccitare la cellula e a determinarne linversione del
potenziale decresce con laumentare della durata per tendere ad un valore costante secondo una curva simile ad
uniperbole equilatera denominata curva di eccitabilit . Uno stimolo elettrico riesce ad eccitare la cellula soltanto se
produce un flusso di corrente la cui intensit e durata sono superiori ad una soglia che prende il nome di reobase. Per
stimoli di intensit superiore alla reobase, l'eccitazione avviene soltanto se la durata dello stimolo e l'intensit di
corrente sono al di sopra della curva mostrata in figura 2.3. Questa curva rappresenta il limite per cui uno stimolo riesce
ad eccitare una cellula .

Fig. 2.3 - Curva di eccitabilit di una cellula


2.4 Soglia di percezione
I segnali elettrici connessi con lattivit biologica controllano il funzionamento dei vari organi e vengono trasmessi dai
neuroni del sistema nervoso. Stimoli elettrici che superano la soglia di eccitabilit e che provengono dallesterno
possono risultare pericolosi e influire sulle funzioni vitali. La pericolosit di questi stimoli pu variare a seconda
dellintensit e della natura della corrente, dalla durata del contatto, dalla costituzione fisica della persona colpita
(massa corporea e stato di salute) e dalla frequenza. Correnti a maggior frequenza sono meglio sopportate in quanto la
durata dellimpulso necessario ad eccitare la cellula, inversamente proporzionale alla frequenza, diminuisce
allaumentare della frequenza e quindi necessario aumentare lintensit dello stimolo per provocare la modificazione
del potenziale di riposo della cellula. Inoltre la pericolosit della corrente elettrica diminuisce perch questa tende a
passare attraverso la pelle. Il fenomeno descritto si chiama appunto effetto pelle poich i danni provocati dal
passaggio della corrente elettrica interessano solo la pelle e non gli organi vitali. Anche la corrente continua pu
essere pericolosa ma necessaria unintensit maggiore di quella alternata a 50 Hz a causa di un fenomeno che
avviene nella cellula sottoposta ad uno stimolo continuo detto di accomodazione: in presenza di uno stimolo
ininterrotto la cellula si adatta alla nuova situazione aumentando la sua soglia di eccitabilit. Il valore di corrente
percepibile da una persona un fatto individuale che dipende da diversi fattori: non facile determinare i minimi valori
di corrente che superano la soglia di percezione e quindi si ricorre a criteri statistici e a metodi sperimentali.

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2.5 Effetti fisiopatologici della corrente elettrica


Gli effetti che la corrente elettrica provoca sul corpo umano variano da una persona allaltra e dipendono da molti
fattori:

lintensit di corrente,
la durata del contatto,
la natura della corrente (quella continua meno pericolosa di quella alternata),
la frequenza (elevate frequenze sono meno pericolose),
la massa corporea della persona,
lo stato di salute,
il sesso (le donne sono pi sensibili agli effetti della corrente).

I principali effetti che la corrente provoca sul corpo umano sono i seguenti:

Tetanizzazione dei muscoli. consiste nel blocco involontario dei muscoli attraversati dalla corrente, i quali non
obbediscono pi agli impulsi elettrici fisiologici provenienti dal cervello e non permettono alla persona di
staccarsi dalla parte in tensione.
Si verifica quando limpulso cui sono soggette le cellule nervose ha intensit e durata tale da creare un
potenziale dazione, ossia per correnti superiori a 10 mA per le donne ed a 15 mA per gli uomini. In queste
condizioni il muscolo, collegato alle stesse fibre nervose, si contrae per poi portarsi alla condizione di riposo;
tuttavia se al primo stimolo ne seguono degli altri intervallati in modo tale che fra luno e laltro il muscolo
abbia raggiunto la condizione di riposo, gli effetti si sommano e si fondono determinando una contrazione
completa del muscolo in questa posizione che perdura fino a che gli stimoli non sono cessati. Linfortunato
pu non riuscire ad allontanarsi dallelemento in tensione, il contatto permane nel tempo determinando
fenomeni di asfissia, svenimenti e stato di incoscienza. La tetanizzazione causa del 10 % delle morti per
folgorazione.
Si chiama corrente di rilascio il massimo valore di corrente per il quale una persona ancora in grado di
lasciare la presa. Il valore effettivo varia leggermente da una persona allaltra ma, convenzionalmente, si
assume il valore medio di 10 mA.

Difficolt di respirazione. Si verifica quando il fenomeno della tetanizzazione interessa i muscoli coinvolti
nella respirazione, ossia per correnti superiori a 2030 mA, determinando perdita di conoscenza e
soffocamento. La difficolt di respirazione dovuta, quindi, al blocco involontario dei muscoli che riguardano
la respirazione. Il fenomeno pu provocare larresto della respirazione se non si interviene entro pochi minuti
dallinfortunio praticando la respirazione bocca-bocca o la respirazione bocca-naso. Larresto della
respirazione causa del 6% delle morti per folgorazione.

Fibrillazione ventricolare. Gli impulsi elettrici generati dai centri nervosi in condizioni normali costituiscono
ordini di azionamento trasmessi al muscolo cardiaco, se altri impulsi elettrici estranei si sovrappongono ai
primi, il cuore in mancanza di ordini coordinati si contrarr in maniera caotica e disordinata determinando il
fenomeno della fibrillazione ventricolare, responsabile del 90 % delle morti per folgorazione.
Questo fenomeno pu portare alla morte per arresto cardiaco o per arresto della circolazione. In attesa dei
soccorsi bisogna intervenire immediatamente con il massaggio cardiaco e la respirazione bocca-bocca o boccanaso. Allarrivo dei soccorsi possibile intervenire con il defibrillatore, uno strumento che trasmette scariche
elettriche per regolarizzare il battito cardiaco. Il fenomeno della fibrillazione ventricolare ha luogo per correnti
superiori a 70100 mA.

Ustioni. Un altro rischio importante collegato all'impiego dell'elettricit legato alle ustioni, molto frequenti in
ambiente domestico e soprattutto industriale. Il passaggio della corrente sul corpo umano accompagnato da
sviluppo di calore per effetto Joule e quindi da un aumento di temperatura in particolare nella parte in cui
avvenuto il contatto con lelemento disperdente. La pelle il tessuto pi esposto a questo fenomeno poich ha
una elevata resistenze elettrica (P=RI2).

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2.6 Limiti di pericolosit della corrente


Nel caso pi frequente di corrente alternata con frequenza di 50Hz, si potuto stabilire che per la maggior parte delle
persone risulta che:

i valori di corrente che vanno da 0 mA a 0,5 mA non vengono neanche percepiti e non provocano alcun effetto
qualunque sia la loro durata. Il valore di 0,5 mA considerato, quindi, la soglia di percezione.
Per valori che vanno da 0,5 mA a 10 mA la corrente viene percepita ma non provoca effetti dannosi qualunque
sia la durata, e la persona sempre in grado di staccarsi dal contatto. Il valore di 10 mA considerato, di
conseguenza la soglia di pericolosit.
Per valori di corrente da 10 mA a 200 mA il contatto pu essere dannoso oppure no secondo la durata. Il tempo
di sopportabilit della corrente diminuisce allaumentare dellintensit di corrente.
Per valori di corrente maggiori di 200 mA il contatto provoca sempre effetti dannosi qualunque sia la durata.

Tutti questi risultati si possono riassumere con questo grafico, che rappresenta il tempo di sopportabilit in funzione
della corrente che passa nel corpo umano.

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Nel grafico sono evidenziate quattro zone e precisamente:

Zona 1- retta a di equazione I=0,5 A in cui normalmente non si hanno effetti dannosi;
Zona 2: tra la retta a e la curva b di equazione I=10+10/t (mA), con asintoto verticale I=10 mA non si
hanno normalmente effetti fisiopatologici pericolosi;
Zona 3: tra la curva b e la curva c (soglia di fibrillazione ventricolare) possono verificarsi effetti quasi
sempre reversibili che possono divenire pericolosi se a causa del fenomeno della tetanizzazione, che impedisce
il rilascio, ci si porta nella zona 4. .Si verificano fenomeni patologici meno gravi: tetanizzazione dei muscoli,
difficolt di respirazione, leggere ustioni, leggeri disturbi cardiaci, abitualmente nessun pericolo di fibrillazione
cardiaca;
Zona 4: La pericolosit aumenta allontanandosi dalla curva c . Si pu innescare la fibrillazione con
conseguente arresto cardiaco, arresto della respirazione ed ustioni. Pericolo di possibile fibrillazione cardiaca
(probabilit fino al 50%); si innesca la fibrillazione ventricolare, con una probabilit tanto maggiore quanto pi
ci si allontana dalla curva c1. La curva c2 si riferisce al 5% delle persone e la curva c3 al 50% delle persone. In
seguito alla fibrillazione si verificano effetti patologici gravi: arresto della respirazione, gravi ustioni, arresto
cardiaco, arresto della circolazione.

Fig. 2.4 - Zone di pericolosit convenzionali IEC della corrente elettrica alternata sinusoidale a 50, 60 Hz .
Per contatti con la corrente continua la curva di pericolosit leggermente diversa da quella vista in precedenza (fig.
2.4) tempo-corrente dove le correnti diventano pericolose per valori leggermente superiori rispetto alle correnti in
alternata (fig. 2.5)

Fig. 2.5 - Zone di pericolosit convenzionali IEC della corrente elettrica continua

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Occorre precisare che leffetto della corrente continua DC sul corpo umano differente da quello della corrente
alternata AC. Infatti, la corrente continua, al contrario della corrente alternata, non risente delleffetto pelle (crescente
con la frequenza), ci comporta immancabilmente una maggiore compromissione dei tessuti interni, compresi quelli
degli organi vitali.
Daltro canto per il corpo umano riporta meno danni, a parit dintensit, al passaggio della corrente continua piuttosto
che a quello della corrente alternata LF (Light Frequency). Ci poich le correnti pulsanti a 50 Hz risultano
particolarmente dannose per il sistema nervoso (provocano la tetanizzazione dei muscoli), mentre la corrente continua
ha prevalentemente un effetto di riscaldamento resistivo dei tessuti.
Un fattore rilevante nella valutazione della pericolosit della corrente elettrica il percorso che la corrente effettua nel
corpo umano, da esso dipende infatti la direzione del campo elettrico che agisce sul cuore e di conseguenza la
probabilit di innesco della fibrillazione ventricolare. Il percorso pi pericoloso nei confronti della fibrillazione
ventricolare quello mano sinistra - mano destra.
In figura 2.6 sono sintetizzate le conseguenze del passaggio della corrente elettrica nel corpo umano.

Fig. 2.6 - Conseguenze del passaggio della corrente elettrica alternata nel corpo umano
La pericolosit della corrente diminuisce all'aumentare della frequenza poich ad alte frequenze la corrente tende a
passare solo attraverso la pelle. Il fenomeno si chiama appunto effetto pelle e le lesioni provocate dal passaggio della
corrente elettrica sono solo superficiali e non interessano organi vitali. Dalla figura 2.7 si pu notare come le correnti a
frequenza di 50 cicli al secondo si trovino nella fascia di frequenze pi pericolose. In fig. 2.8 sono indicate la soglia di
percezione e quella di dolore per scariche impulsive (considerando il valore della tensione di picco dell'impulso, sempre
minore di 10 ms, e la quantit di carica trasferita).

Fig. 2.7 - Pericolosit della corrente elettrica al variare della frequenza


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Fig. 2.8 - Pericolosit delle correnti impulsive (durata dell'impulso minore di 10 ms)
2.7 Resistenza elettrica del corpo umano
Poich nel caso di corrente alternata a 50 Hz la soglia di pericolosit di 10 mA, se indichiamo con
corpo umano e con VC la tensione di contatto, per evitare rischi si deve avere:

limpedenza del

10
Limpedenza del corpo umano composta da tre termini:

Limpedenza del punto di entrata dovuta al contatto con la pelle, che alla frequenza industriale di 50 Hz ha
(per frequenze > 1000 Hz avrebbe carattere
carattere prevalentemente ohmico e si pu indicare con
ohmico-capacitivo).
Limpedenza interna, di carattere ohmico e indicata con dovuta al percorso della corrente allinterno del
corpo umano.
Limpedenza del punto di uscita, analoga al primo termine e indicata con .

Risulta allora che:


Il valore di

non si pu stabilire con precisione poich

ed

. dipendono da vari fattori:

Tensione di contatto; se questa aumenta


ed
diminuiscono.
Stato della pelle; questo influenza
ed
che diminuiscono con la presenza di sudore, umidit, ferite, graffi
e aumentano con la presenza di calli.
Superficie di contatto; se questa aumenta
ed
diminuiscono.
Pressione di contatto; se questa aumenta
ed
diminuiscono.
Durata del contatto; con il prolungarsi del contatto, diminuisce la resistenza della pelle, tuttavia, se la quantit
di calore sviluppata tale da carbonizzare la pelle, la resistenza pu risalire a valori molto elevati.
Percorso della corrente; allinterno del corpo umano; questo percorso influenza . I percorsi che offrono la
maggiore resistenza sono quello mano-mano e quello mano-piede, a cui corrisponde una resistenza di circa
700 . Assunto questo percorso come riferimento possibile assegnare agli altri percorsi un valore espresso in
percentuale rispetto a quello di riferimento. Per dedurre gli effetti equivalenti (soprattutto in termini di
probabilit di fibrillazione ventricolare) che una stessa corrente I, a parit di tempo di esposizione, avrebbe in
caso di percorsi differenti attraverso il corpo del soggetto interessato, viene definito un fattore di percorso f tale
che Ieq=I/f.

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Qui di seguito sono indicati alcuni dei valori attribuiti al fattore di percorso f:

Mani Piedi
Mano Sinistra Piede Sinistro
Mano Sinistra Piede Destro
Mano Sinistra Entrambi i Piedi
Mano Sinistra Mano Destra
Mano Sinistra Dorso
Mano Sinistra Torace
Mano Destra Piede Sinistro
Mano Destra Piede Destro
Mano Destra Entrambi i Piedi
Mano Destra Dorso
Mano Destra Torace
Glutei Mani

f=1
f=1
f=1
f=1
f=0,4
f=0,7
f=1,5
f=0,8
f=0,8
f=0,8
f=0,3
f=1,3
f=0,7

Si deduce che i casi pi pericolosi si hanno in caso di corrente fluente fra mano destra e mano sinistra o fra mano destra
e schiena. Viceversa se uno dei due poli di ingresso/uscita della corrente il torace, la pericolosit si riduce
notevolmente.

Il grafico seguente rappresenta la resistenza del corpo umano in funzione della tensione applicata. Il grafico si riferisce
al contatto mano-mano o mano-piede in condizioni di pelle asciutta ed relativo al 5% delle persone, nel senso che solo
il 5% delle persone presenta valori di
minori di questi e risulta quindi pi a rischio. Si pu osservare che per tensioni
di circa 50V risulta =1500 mentre per tensioni di circa 220V risulta =1000 .
Tale valore stato assunto come resistenza convenzionale del corpo umano dalla norma CEI 11-8.

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2.8 Limiti di pericolosit della tensione


Se indichiamo con:

la resistenza del corpo umano,


la corrente che passa nella persona,
la tensione di contatto

risulta:
e, poich conosciamo i limiti di pericolosit della corrente , se potessimo moltiplicare questi valori
per otterremmo i limiti di pericolosit della tensione di contatto .
In realt non possibile seguire questa procedura sia perch
varia in funzione della tensione di contatto, sia perch la
stessa tensione di contatto dipende da vari fattori.
Per capire questo consideriamo una persona di resistenza
che ha i piedi per terra e tocca con la mano una massa M
sotto tensione. In serie alla resistenza
bisogna considerare la resistenza verso terra della persona
, dovuta alle
scarpe, al pavimento ed al terreno sottostante.
In assenza di contatto tra la persona e il punto sotto tensione M, la d.d.p. tra M e la terra si chiama tensione di contatto a
mentre, quando c il contatto della persona col punto M, la d.d.p. che si stabilisce sulla
vuoto e si indica con
persona proprio la tensione di contatto .(cfr. figura).

La tensione

si pu calcolare applicando la regola del partitore di tensione:

1
Si pu osservare che risulta sempre
tuttavia, se

(scarpe e pavimento isolanti e asciutti), risulta

; mentre se

(scarpe e pavimento non isolanti, umidi o bagnati) risulta


.
Dato che la tensione di contatto dipende da vari fattori ed difficilmente prevedibile mentre la tensione di contatto a
vuoto
si conosce facilmente, per gli impianti utilizzatori in BT funzionanti in corrente alternata a frequenza
industriale si stabilito di fissare i limiti di pericolosit non della tensione di contatto ma della tensione di contatto a
vuoto
.
Si sono cos ottenute le curve di sicurezza, che rappresentano il tempo di sopportabilit in funzione della tensione di
contatto a vuoto
.

Appunti di Sistemi Elettrici

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In figura sono rappresentate le curve di sicurezza relative a contatti che avvengono in luoghi ordinari (interni e asciutti)
ed in luoghi particolari (esterni, umidi, bagnati o ad uso medico).

Si pu osservare che in condizioni ordinarie le tensioni


50 si possono sopportare per un tempo indeterminato, la
tensione
50 si pu sopportare per un tempo massimo di 5 s mentre la tensione
220 si pu sopportare
per un tempo massimo di 0,2 s. La tensione di 50V si chiama tensione di contatto limite convenzionale e si indica con
.
In condizioni particolari le tensioni
25 si possono sopportare per un tempo indeterminato, la tensione
25 si pu sopportare per un tempo massimo di 5 s mentre la tensione
110 si pu sopportare per un tempo
massimo di 0,2 s. In questi luoghi la tensione di contatto limite convenzionale risulta
25 .
Nel caso di corrente continua, i valori della tensione di contatto limite convenzionale sono rispettivamente pari a
120 per le condizioni ordinarie e
60 per quelle particolari.
sulla base di queste considerazioni che le Norme pongono un limite al livello di tensione sopportabile senza che
intervenga qualche altra forma di protezione (CEI 64-8).
Tale valore il risultato di un compromesso tra la limitazione della probabilit di danno alle persone ed i limiti
tecnologici delle apparecchiature elettriche di interruzione.

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3. Impianto Elettrico
Un impianto elettrico un sistema costituito da:
punto di fornitura dellenergia (generatore);
conduttori elettrici (linee);
utenze elettriche (carichi);
impianto di terra.
Punto di fornitura: il luogo dal quale preleviamo lenergia elettrica necessaria per alimentare lintero impianto.
Conduttori elettrici o cavi elettrici: sono il mezzo attraverso il quale lenergia viene distribuita nellintero impianto fino
ad arrivare ad alimentare le utenze elettriche.
Utenze elettriche: tutte le apparecchiature facenti parte dellimpianto elettrico che, per funzionare, hanno bisogno di
energia elettrica (corpi illuminanti, prese, etc. etc.).
Impianto di terra: un impianto fondamentale per disperdere le correnti elettriche nel terreno e per proteggere,
unitamente ai dispositivi automatici del circuito, le persone dal pericolo di elettrocuzione (condizione di contatto tra
corpo umano ed elementi in tensione con attraversamento del corpo da parte della corrente).
Lenergia elettrica pu essere prelevata dalla rete di distribuzione sia in media tensione (MT) 20kV trifase, sia in bassa
tensione (BT) trifase 400V o monofase 230V. Poich la distribuzione dellenergia realizzata in MT, per avere la rete
in BT occorre essere alimentati da una cabina di trasformazione MT/BT. In cabina ci saranno almeno un trasformatore e
una linea costituita da tre fasi e da un neutro e limpianto elettrico alimentato sar dotato di un impianto di terra.

4. Classificazione dei sistemi elettrici


4.1 Classificazione dei sistemi elettrici in base alla tensione
Si dice tensione nominale di un sistema il valore efficace della tensione con il quale il sistema denominato ed al quale
sono riferite le sue caratteristiche.
Si dice tensione nominale verso terra la tensione dipendente dallo stato del neutro verso terra:
nei sistemi trifasi con neutro a terra, la tensione stellata della tensione nominale,
nei sistemi monofasi col punto di mezzo a terra, met della tensione nominale.
Nei sistemi isolati da terra tale tensione non ha un valore ben preciso perch dipende dalle impedenze di isolamento
delle tre fasi verso terra costituite dal parallelo delle resistenze disolamento e delle reattanze capacitive. In ogni caso si
assume come valore della tensione verso terra la tensione nominale perch il caso peggiore consiste nel guasto franco a
terra di una fase per cui le altre fasi assumono verso terra il valore della tensione concatenata. La tensione verso terra
importante per la sicurezza perch i contatti pi frequenti si hanno, tra mani e piedi, tra una parte in tensione e la terra
mentre pi raramente tra due fasi in cui coinvolta la tensione concatenata. E riferendosi alla tensione nominale che si
classificano i sistemi elettrici:
Sistema di categoria 0 con U 50 V in c.a. e 120V in c.c.
Sistemi di categoria I con U >50V 1000 in c.a. e >75V 1550V in c.c.
Sistemi di categoria II con U>1000V 30000V in c.a. e >1500V 30000V in c.c.
Sistemi di categoria III con U > 30000 V sia in c.a. sia in c.c.
Il DPR 547/1955 fissa il limite tra alta e bassa tensione in 400V per la c.a. e in 600V per la c.c.
Per i sistemi con Vn > di 1000V c.a. e 1500V c.c. ad ogni valore nominale di tensione si abbina anche un valore di
tensione riferito allisolamento rispetto al quale devono essere dimensionate le apparecchiature (La tensione
disolamento Vi deve essere circa uguale a Vn+ 10%Vn tabella seguente).

Appunti di Sistemi Elettrici

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Tensione
concatenata
(KV)

Tensione massima
di riferimento per
lisolamento
(KV)

3
6
10
15
20
30
66
132
220
380

3,6
7,2
12
17,5
24
36
72,5
145
245
420

Tensioni nominali e relative tensioni di riferimento per l'isolamento per sistemi con tensione nominale superiore a 1000
V in c.a. e 1550 V in c.c.

4.2 Classificazione dei sistemi elettrici in relazione alla messa a terra


I sistemi elettrici sono classificati in base allo stato del neutro e delle masse rispetto alla terra. Vengono indicati con due
lettere, TN-TT-IT, la prima indica lo stato del neutro del secondario del trasformatore di distribuzione, la seconda il
modo con cui le masse sono collegate a terra presso lutente.
1a lettera = T Il neutro collegato a terra
1a lettera = I Il neutro non collegato a terra oppure collegato a terra tramite unimpedenza
2a lettera = T Masse collegate a terra
2a lettera = N Masse collegate al neutro del sistema
Fondamentalmente esistono tre tipi di sistemi elettrici di distribuzione:
Sistema TT: terra del neutro in cabina e terra delle masse collegate allimpianto di terra dellutente mediante il
conduttore di protezione (PE). Il conduttore di neutro considerato attivo a tutti gli effetti (pu assumere
tensioni pericolose ad esempio a causa di cadute di tensione su di esso) come tale deve essere sezionabile e
quindi gli interruttori devono aprire su tutti i poli. Il conduttore PE invece non deve mai essere sezionato.

L1
L2
L3
N

Ig

PE

SISTEMA TT

Sistema TT. Il neutro collegato direttamente a terra mentre le masse sono collegate ad un impianto di terra locale
indipendente da quello del neutro.

Appunti di Sistemi Elettrici

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Sistema TN: neutro a terra con le masse collegate direttamente al neutro (TN-C - il neutro, fungendo anche da
conduttore di protezione, non deve essere sezionabile e deve avere sezione rispondente alle normative sugli
impianti di terra) oppure tramite il conduttore di protezione (TN-S - le norme richiedono il sezionamento del
neutro solo nei circuiti a due conduttori fase-neutro aventi a monte un dispositivo di interruzione unipolare
come ad esempio un fusibile. In ogni modo il sezionamento del neutro non vietato negli altri casi).
L1
L1

L2

L2

L3

L3

PEN

PE

Ig

Ig

SISTEMA TN (TN-C)

SISTEMA TN-C

SISTEMA TN (TN-S)

SISTEMA TN-S
L1
L2
L3
N

PEN

PE

SISTEMA TN

Sistema TN. Il neutro collegato direttamente a terra. Le masse sono collegate al conduttore di neutro direttamente (TNC) o tramite un conduttore di protezione (TN-S). Se il conduttore di neutro funge anche da conduttore di protezione
prende il nome di PEN.
Sistema IT: il neutro isolato o collegato a terra tramite impedenza mentre le masse sono collegate ad una
terra locale (il neutro deve essere sempre sezionabile). Il principale vantaggio di questo sistema la continuit
del servizio perch al primo guasto a terra la corrente che si richiude attraverso le capacit parassite dei
conduttori verso terra molto piccola e quindi non necessita di essere interrotta. Questo un sistema utilizzato
per impianti con particolari esigenze di continuit di esercizio purch vi sia un collegamento ad un unico
impianto di terra delle parti metalliche da proteggere, la tensione sulle masse non superi i 25V nel caso di
primo guasto a terra, il tempo di intervento del dispositivo di protezione non superi i 5s quando si verifica il
secondo guasto a terra e vi sia un dispositivo di controllo continuo dellisolamento delle parti attive verso terra.
L1
L2
L3
N
PE

Ig
C3

C2

C1

SISTEMA IT
Appunti di Sistemi Elettrici

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4.3 Classificazione dei componenti e degli apparecchi elettrici


In relazione al sistema di protezione adottato contro i contatti diretti i componenti elettrici si suddividono nelle seguenti
classi:
Componenti di Classe 0: sono dotati soltanto di isolamento principale e linvolucro metallico sprovvisto di
morsetto per il collegamento di messa a terra. Devono essere allacciati solo a sistemi di categoria 0 o a sistemi
di categoria I isolati da terra (separazione elettrica) o installati in locali isolanti e non possono essere installati
negli impianti per edifici civili o similari;
Componenti di Classe I:sono provvisti di isolamento principale e gli involucri sono muniti di morsetto per la
messa a terra. Sono utilizzabili in tutti i sistemi (TN, TT, IT) di categoria 0 e I;
Componenti di Classe II: sono provvisti di isolamento supplementare e sono privi di morsetto di messa a terra.
La messa a terra non necessaria (potrebbe addirittura essere controproducente per la sicurezza) in quanto gli
eventuali involucri metallici esterni sono separati dalle parti attive interne da un isolamento doppio o
rinforzato. Vengono impiegati, solo nei sistemi elettrici di I categoria, in alternativa a quelli di classe I quando
non sia possibile attuare il collegamento a terra delle masse o quando si ritenga poco sicuro tale collegamento;
Componenti di Classe III: le parti in tensione possono essere scoperte poich la protezione contro i contatti
indiretti assicurata dal tipo di alimentazione a bassissima tensione di sicurezza. Non sono dotati di morsetto
per la messa a terra.
Gradi di protezione IP (Index Protection)

4.3.1 Gradi di protezione IP (Index Protection)


Secondo la Norma CEI 70-1 (Norma italiana che corrisponde alla EN 60529) viene di seguito descritto il grado di
protezione dellinvolucro di apparecchiature elettriche con tensione nominale non superiore a 72.5kV.
Questa norma permette di indicare, attraverso il codice IP, il livello di protezione degli involucri per materiale elettrico,
contro laccesso a parti pericolose interne allinvolucro e contro la penetrazione di corpi solidi estranei e dellacqua.
Questa norma non considera la protezione contro i rischi desplosione o contro situazioni ambientali come lumidit, i
vapori corrosivi, le muffe o gli insetti. In ogni caso, il grado di protezione IP dichiarato deve essere garantito nella
condizione ordinaria di servizio degli apparecchi.
La codifica, istituita dalla norma EN60529 e recepita dalla norma del Comitato Elettrotecnico Italiano CEI 70-1, la
seguente:
IPXXAB
Le lettere IP del codice sono seguite da due cifre indipendenti e talvolta da lettere. Nel caso in cui il grado di protezione
corrispondente a una delle cifre non sia precisato (perch non sia necessario o perch non sia conosciuto) sostituito
con una X.
La prima cifra caratteristica, da 0 a 6 o lettera X, indica il grado di protezione contro il contatto di corpi solidi
esterni e contro l'accesso a parti pericolose;
La seconda cifra caratteristica, da 0 a 8 o lettera X, indica il grado di protezione contro la penetrazione di
liquidi;
Eventuale lettera addizionale, lettera A B C D, utilizzata solo se: la protezione effettiva contro l'accesso a
parti pericolose superiore a quella indicata dalla prima cifra; indicata solo la protezione contro l'accesso a
parti pericolose e la prima cifra quindi sostituita da una X. Ha lo scopo di designare il livello di
inaccessibilit dellinvolucro alle dita o alla mano, oppure ad oggetti impugnati da una persona.
Eventuale lettera supplementare, lettera H M S W, le lettere supplementari sono utilizzate per fornire ulteriori
informazioni particolari, relative al materiale. Possono essere poste dopo la seconda cifra caratteristica o dopo
la lettera addizionale.
Il grado IP pu essere indicato esclusivamente con le due cifre caratteristiche, pi leventuale lettera addizionale, per
indicare il grado di protezione per le persone contro laccesso alle parti in tensione, e lettera supplementare, per fornire
ulteriori delucidazioni specifiche di prodotto.
Il grado di protezione IP deve sempre essere letto cifra per cifra e non globalmente.
Un involucro designato con un determinato grado di protezione comporta la conformit anche ai gradi di protezione pi
bassi (eccezion fatta per la seconda cifra caratteristica 7 e 8 che non comportano la soddisfazione dei requisiti previsti
per le cifre 5 o 6 salvo che riporti la doppia marcatura es. IPX6/IPX7).
Per esempio un involucro con grado di protezione IP31 adatto in un ambiente che esige un grado di protezione
minimo IP21 dove non pu essere utilizzato, invece, un apparecchio con involucro con grado di protezione IP30.

Appunti di Sistemi Elettrici

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La prima e la seconda cifra caratteristica sono obbligatorie. Nel caso in cui il grado di protezione corrispondente a una
delle cifre non sia precisato (perch non necessario o perch non conosciuto), sostituito con una X. La lettera
addizionale e la lettera supplementare sono opzionali e quindi possono essere omesse senza essere sostituite. Se un
involucro fornisce differenti gradi di protezione per diverse soluzioni installative, il costruttore deve indicare nelle
istruzioni i gradi di protezione corrispondenti alle diverse soluzioni installative. I gradi di protezione indicati dai
costruttori sono validi alle condizioni previste dai cataloghi. Soltanto il montaggio, linstallazione e la manutenzione
effettuati secondo la regola dellarte garantiscono il mantenimento del grado di protezione originale. In considerazione
del fatto che la presenza dacqua sulle apparecchiature e sulle canalizzazioni comunque di effetto negativo
(penetrazione, effetti corrosivi ecc.), comunque opportuno che le apparecchiature installate allesterno siano corredate
di un tettuccio di protezione eventualmente integrato da schermi laterali.
Prima cifra caratteristica
La prima cifra indica simultaneamente la protezione dei materiali contro la penetrazione di corpi solidi estranei
compresa la polvere, e la protezione delle persone contro il contatto con parti pericolose (vedi anche lettera
addizionale).

Osservazioni: la frase non devono penetrare completamente (1) significa che lintero diametro del corpo solido
(calibro-oggetto) non pu passare completamente attraverso aperture dellinvolucro e deve mantenere una distanza
adeguata da parti pericolose
Considerazioni
La protezione IP1X ammessa solo per apparecchi destinati a essere protetti da un involucro oppure installati in luoghi
chiusi a chiave e accessibili soltanto a persone addestrate. Le protezioni IP2X e IP3X sono ammesse per componenti
installati in luoghi accessibili alle persone non addestrate negli ambienti ordinari che si caratterizzano per la presenza di
piccoli oggetti. La protezione IP4X, che rappresenta il massimo grado di protezione contro lingresso di corpi solidi,
usata quando si prevede la presenza di fili, trucioli, limature o altro. La protezione IP5X idonea in ambienti
occasionalmente polverosi come ad esempio strade non asfaltate, stabilimenti siderurgici etc. Infine, la protezione IP6X
adatta ad ambienti permanentemente polverosi come ad esempio cementifici o depositi di sostanze polverulente.
Appunti di Sistemi Elettrici

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Seconda cifra caratteristica


La seconda cifra indica la protezione dei materiali contro la penetrazione dannosa di acqua. Le prove sono effettuate
con acqua dolce senza agenti tensioattivi.
IP

Protezione del Materiale

Note

X0

Nessuna protezione

X1

Protetto contro la caduta verticale


di gocce dacqua

Le gocce dacqua che cadono


verticalmente non devono causare
effetti dannosi.

X2

Protetto contro le cadute di gocce


dacqua con inclinazione max di
15.

Le gocce dacqua che cadono


verticalmente non devono causare
effetti dannosi quando linvolucro
inclinato di qualsiasi angolo sino
a 15 rispetto alla sua posizione
originaria.

X3

Protetto contro la pioggia con


caduta fino a 60 di inclinazione.

Lacqua che cade a pioggia, con


una direzione facente con la
verticale un angolo di 60, non
deve provocare effetti dannosi.

X4

Protetto contro gli spruzzi


dacqua.

Lacqua spruzzata sullinvolucro,


da tutte le direzioni, non deve
provocare effetti dannosi.

Protetto contro i getti dacqua.

Lacqua proiettata con un ugello


sullinvolucro,
da
tutte
le
direzioni, non deve provocare
effetti dannosi.

Protetto contro le ondate ed i getti


dacqua potenti.

Nel caso di ondate o di getti


potenti,
lacqua
non
deve
penetrare negli involucri in
quantit dannosa (es. moli o
impianti di lavaggio auto)..

Protetto contro gli effetti


dellimmersione temporanea.

Non deve essere possibile la


penetrazione dacqua in quantit
dannosa allinterno dellinvolucro
immerso
in
condizioni
determinate di pressione e durata.

Protetto contro gli effetti della


sommersione (1).

Il materiale idoneo ad essere


sommerso
in
acqua
nelle
condizioni
specificate
dal
costruttore (es. pompe sommerse
o fari subacquei).

X5

X6

X7

X8

Osservazioni: la cifra IPX8 (1) deve essere integrata con la massima profondit dichiarata dal costruttore.

Appunti di Sistemi Elettrici

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Lettera addizionale (protezione delle persone)


Le lettere addizionali sono utilizzate qualora la protezione delle persone, contro il contatto con parti pericolose, sia
superiore a quella dellingresso dei corpi solidi espressa dalla prima cifra caratteristica. In altre parole, leventuale
lettera addizionale indica che la protezione assicurata da un involucro contro laccesso a parti pericolose migliore di
quello indicato nella prima cifra. Questa protezione superiore pu essere fornita, ad esempio, da barriere, da aperture di
forma adeguata o da distanze interne allinvolucro.
La lettera addizionale utilizzata solo se:
la protezione effettiva contro laccesso a parti pericolose superiore a quella indicata dalla prima cifra;
indicata solo la protezione contro laccesso a parti pericolose e la prima cifra viene quindi sostituita da una
X.

Lettera supplementare (protezione del materiale)


Le lettere supplementari sono utilizzate per fornire ulteriori informazioni particolari, relative al materiale. Possono
essere poste dopo la seconda cifra caratteristica o dopo la lettera addizionale.

Appunti di Sistemi Elettrici

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4.3.2 Grado di protezione IK


Il codice IK, ancora poco usato, diverso dal codice IP. Quest'ultimo indica il grado di protezione degli involucri
dall'ingresso di corpi estranei, solidi e liquidi. L'IK indica invece la resistenza di un involucro agli urti.
La norma CEI-EN 50102 definisce un sistema di codifica, il codice IK, per indicare i gradi di protezione assicurati da
un involucro di protezione del materiale elettrico contro gli impatti meccanici esterni. La norma prevede la verifica
dellintegrit dellinvolucro a seguito dellapplicazione di urti per mezzo di martello a pendolo, martello a molla o
martello verticale.
La norma dinstallazione IEC 60-364 indica la corrispondenza tra i diversi gradi di protezione e la classificazione delle
condizioni ambientali per la scelta dei prodotti, in funzione delle influenze esterne.
Il codice IK composto da due cifre caratteristiche (esempio: IK05).
Nella tabella che segue indicata la codifica stabilita secondo le modalit di prova indicate nelle Norme EN 50102 (CEI
70-3) ed EN 60068-2-75 (CEI 104-1). Esso indica in pratica l'energia di impatto, E, alla quale l'involucro resiste.
La prova si svolge facendo cadere un peso P da un'altezza h, come indicato in tabella. L'energia in joule si trova,
(approssimando un newton, unit di misura della forza nel sistema MKSA, con un ettogrammo) applicando la formula
E=0,1 P h con P in kg ed h in cm.

Codice
IK
P (kg)
00

Appunti di Sistemi Elettrici

h (cm)

E (J)

Nessuna protezione

01

0,25

5,6

0,15

02

0,25

0,20

03

0,25

14

0,35

04

0,25

20

0,5

05

0,25

28

0,7

06

0,25

40

07

0,5

40

08

1,7

30

09

20

10

10

40

20

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5. Il terreno come conduttore elettrico


5.1 La resistenza di terra
Se a due elettrodi (dispersori) conficcati nel terreno viene applicata una d.d.p. il terreno svolge la funzione di conduttore
elettrico. Ogni porzione elementare del terreno offre una resistenza tanto pi piccola quanto pi lontana dal dispersore
(per la verifica si usato un dispersore emisferico di raggio r0 perch ad una certa distanza, qualunque sia la forma
del dispersore, le linee equipotenziali diventano emisferiche). Si dice resistenza di terra Rt la somma delle resistenze
elettriche elementari di queste porzioni di terreno. Ad una certa distanza dal dispersore la sezione diventa cos grande
che la resistenza pressoch nulla, mentre nelle immediate vicinanze le sezioni attraverso le quali fluisce la corrente si
rimpiccioliscono e la resistenza aumenta. Per quanto detto sopra si definisce equivalente emisferico di un dispersore
qualsiasi, il dispersore di forma emisferica avente la stessa resistenza.

Fig. 5.1 - Andamento del potenziale nel terreno per dispersione con elettrodo emisferico.
5.2 I potenziali del terreno
Nel circuito (bipolo) equivalente alla Rt un polo rappresentato dal dispersore, laltro da un punto allinfinito a
potenziale zero (punto sufficientemente lontano dal dispersore tale da poter essere considerato a potenziale zero).

Fig. 5.2 - a) Punto allinfinito a potenziale zero. b) Resistenza di terra di un dispersore.

Appunti di Sistemi Elettrici

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5.3 Dispersori in parallelo


Due elettrodi possono essere considerati in parallelo quando zero il potenziale prodotto dalluno sullaltro. In teoria i
dispersori non sono mai in parallelo (solo allinfinito linfluenza reciproca nulla) anche se in pratica sufficiente che
siano distanti circa d>10r0 per poter essere considerati in parallelo (r0=raggio dellequivalente emisferico del
dispersore).
5.4 Resistenza verso terra di una persona
I piedi possono essere assimilati a due piastre circolari di raggio rp . Per comodit assumiamo la piastra di raggio
rp=1/10 m per cui la resistenza di terra di ciascun piede vale:
2
5

2
5

1
10

4 !5.1"

( = resistivit del terreno in m)


Potendoli considerare come due dispersori in parallelo la resistenza di terra del dispersore piedi Rtc di una persona
vale circa 2. Se si indica con Rc la resistenza del corpo umano, Rc+Rtc rappresenta la resistenza della persona e del
terreno fino ad un punto preso allinfinito. A questa, se la persona si trova in locale chiuso, andrebbe aggiunta la
resistenza del pavimento.
5.5 Tensione di contatto (UC) di passo (UP)
Le tensioni di passo e di contatto sono due grandezze fondamentali per la sicurezza. Si riferiscono infatti ai rischi di
fenomeni di elettrocuzione e rappresentano le tensioni alle quali possono essere accidentalmente sottoposti gli esseri
umani. La tensione di contatto la differenza di potenziale alla quale pu essere soggetto il corpo umano in contatto
con parti simultaneamente accessibili, escluse le parti attive, durante il cedimento dellisolamento (fig. 5.3).

Fig. 5.3 - Tensione di contatto - Significato e circuito equivalente


dove:

Ru: resistenza del corpo umano nel percorso mano-piede


R2: resistenza rappresentativa della resistenza di contatto tra la persona e la terra
R1: resistenza che si ha nel collegamento tra l'apparecchiatura elettrica e la terra
R: resistenza rappresentativa della terra

Il circuito equivalente consente di risalire con facilit alla tensione UC. Ricordando che la corrente che attraversa il
corpo umano una piccala frazione della corrente di guasto Ig, per cui lintera Ig passa in R1, con sufficiente
approssimazione si ottiene:
#

Appunti di Sistemi Elettrici

& !5.2" '()* %

& ,- .*/01(/* -22,13-.- -,,

1/.* - 0* 1*

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La tensione di passo la differenza di potenziale che pu risultare applicata tra i piedi di una persona alla distanza di un
passo (convenzionalmente un metro) durante il cedimento dellisolamento (fig. 5.4).

Fig. 5.4 - Tensione di passo - Significato e circuito equivalente

dove:

Ru: resistenza del corpo umano nel percorso piede-piede


R2: resistenza rappresentativa della resistenza di contatto tra la persona e la terra
R1: resistenza del terreno tra i due piedi della persona
R: resistenza rappresentativa della terra

Con riferimento allo schema equivalente la UP, indicando con Ic la corrente che scorre in Ru, sar data dalla formula:
#

&

%
%

%
$

& !5.3"

Dagli schemi equivalenti si pu rilevare limportanza che pu assumere il valore delle resistenze R2 legate alla
resistenza dello strato superficiale del terreno. Il terreno quindi potrebbe essere, per ottenere un resistivit pi alta,
realizzato con materiali appositi quali ghiaia, bitume, ardesia, ecc..
5.6 Tensione totale e tensione di contatto
La carcassa di un apparecchio messa a terra (collegata ad un dispersore) che disperde la corrente di guasto Ig assume
una tensione:

Ut = tensione totale di terra

& !5.4"

Una persona che toccasse tale carcassa durante un guasto disolamento soggetta ad una tensione Uc (tensione di
contatto) che pu essere minore o al limite uguale alla Ut. La situazione pi pericolosa si ha se il contatto avviene
lontano dal dispersore in un punto del terreno in cui il potenziale prossimo allo zero. Se ad esempio il punto di
contatto avvenisse tramite una conduttura idrica la resistenza di contatto verso terra della persona Rtc sarebbe molto
piccola aumentando la tensione di contatto Uc fino a farla coincidere in modo sensibile alla tensione totale di terra Ut.
La tensione, preesistente al contatto, che si stabilisce tra la carcassa e il posto che potrebbe essere occupato dalla
persona, si chiama tensione di contatto a vuoto Uc0 che pu essere usata, in favore della sicurezza, al posto della Uc. La
tensione di contatto dipende essenzialmente dalla Rc del corpo umano. Se al limite la Rc fosse infinita, attraverso il
corpo umano non passerebbe alcuna corrente pur avendo applicata la Uc0 e la sicurezza sarebbe la pi elevata possibile.
Purtroppo la Rc non solo non infinita ma pure di difficile valutazione e quindi si dovuto raggiungere un
compromesso assumendo dei valori di Rc convenzionali (valori non superati dal 5% della popolazione), in condizioni
asciutte con area degli elettrodi di 80cm2. La resistenza del corpo umano dipende da diversi fattori ma soprattutto dal
percorso della corrente, dalle condizioni ambientali, dalla superficie di contatto degli elettrodi con la pelle e dalla
tensione. Normalmente la corrente fluisce in un percorso mani-mani o mani-piedi mentre se elevata la probabilit che
il percorso della corrente sia diverso si configura il luogo conduttore ristretto per il quale occorre prendere particolari
misure di sicurezza.
Appunti di Sistemi Elettrici

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Il percorso mano-mano meno pericoloso del percorso mani-piedi (la Rc minore e la probabilit di innescare la
fibrillazione cardiaca minore rispetto al percorso verticale) tuttavia nel percorso verticale la Rc ha in serie la resistenza
verso terra della persona Rtc che a favore della sicurezza, tanto che per valori di Rtc elevati diventa pi pericoloso in
certi casi il percorso trasversale mano-mano. Da queste considerazioni per tracciare la curva di sicurezza ci si
prudenzialmente riferiti al percorso mani-piedi di una persona che afferra un apparecchio elettrico con le due mani e
con i due piedi appoggiati al suolo. Sono stati esaminati diversi tipi di pavimenti a secco e a umido ed stato assunto un
valore di Rtc di 1000 (largamente cautelativo) per i luoghi ordinari e di 200 in condizioni particolari (allaperto, in
mancanza del pavimento, la Rtc equivale a circa due volte la resistivit del terreno, identificata come la resistenza di una
piastra metallica appoggiata sul terreno di area equivalente a quella dei piedi, e quindi prudenziale per resistivit del
terreno superiori a 100 m) trascurando, a favore della sicurezza, la resistenza delle calzature. Nella tabella 5.1 sono
riportati i valori di resistenza in funzione della tensione nel percorso mani-piedi (CEI 1335 P, art.5) dalla quale si ricava
per ogni valore di tensione la corrente che fluisce attraverso la resistenza Rc+Rtc . Il valore di corrente cos calcolato va
riportato sulla curva di sicurezza tempo corrente dalla quale facile ricavare il tempo per cui pu essere tollerato quel
valore di tensione. Questi valori sono raccolti nella tabella 3.1 e vengono utilizzati per tracciare la curva di sicurezza
tensione/tempo (la Rc ha lo stesso valore sia in condizioni ordinarie che in condizioni particolari in quanto non
influenzata in modo significativo dalle condizioni ambientali).

Valori di Rc che non sono superati


dal 5% della popolazione
(percorso mani - piedi)
875
25V
725
50V
625
75V
600
100V
125V
562
220V
500
700V
375
1000V
350
val.asintotico
325
Tensione di
contatto

Tab. 5.1. - Valori della resistenza Rc al variare della tensione

Tensione di
contatto
25 V
50 V
75 V
90 V
110 V
150 V
230 V
280 V
500 V

Condizioni ordinarie
Rc+Rtc
I
t
----1725 W
1625 W
1600 W
1535 W
1475 W
1375 W
1370 W
1360 W

-----29 mA
46 mA
56 mA
72 mA
102 mA
167 mA
204 mA
368 mA

-----5s
0,60 s
0,45 s
0,36 s
0,27 s
0,17 s
0,12 s
0,04 s

Condizioni particolari
Rc+Rtc
I
t
1075
23 mA
5s
925
54 mA
0,47 s
825
91 mA
0,30 s
780
115 mA
0,25 s
151 mA
0,18 s
730
227
mA
0,10 s
660
400 mA
0,03 s
575
491
mA
0,02 s
570
----------------

Tab. 5.2. - Curve di sicurezza tensione tempo

Appunti di Sistemi Elettrici

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5.7 La curva di sicurezza


Per la sicurezza, pi che ai limiti di corrente pericolosa, ci si riferisce ai limiti di tensione pericolosa.

Fig. 5.5 - Curve di sicurezza tensione-tempo in condizioni ambientali particolari e ordinarie


Ovviamente sia la corrente sia la tensione sono legati dalla legge di Ohm: Rc e Uc oppure, a favore della sicurezza, Rc +
Rtc e UC0. Poich i valori di Rc variano a seconda del percorso della corrente nel corpo umano per semplificare
lindividuazione delle tensioni pericolose si sono stabiliti in modo convenzionale valori prudenziali di Rc e di Rtc tali da
ottenere i valori massimi delle tensioni di contatto a vuoto sopportabili dal corpo umano in funzione del tempo. Si in
questo modo costruita una curva di sicurezza dei limiti tensione-tempo in condizioni normali e in condizioni
particolari. La tensione corrispondente al tempo 5s denominata tensione di contatto limite UL. Questo il limite
superiore delle tensioni che possono permanere su una massa per un tempo indefinito senza pericolo per le persone. In
condizioni normali si considera UL=50V mentre in condizioni particolari UL=25V (Ad esempio ambienti bagnati,
strutture adibite ad uso zootecnico, ecc..).

Tensione di
Tensione di
contatto (c.a.) contatto (c.c.)
<50 V
< 120 V
50 V
120 V
75 V
140 V
90 V
160 V
110 V
175 V
150 V
200 V
220 V
250 V
280 V
310 V

Tempo di
sopportabilit
infinito
5s
1s
0.5 s
0.2 s
0.1 s
0.05 s
0.03 s

Tab. 5.3 - Massime tensioni di contatto a vuoto

Appunti di Sistemi Elettrici

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6. Cavi elettrici
Si definisce cavo elettrico un insieme di conduttori riuniti tra di loro (anche uno solo), ciascuno isolato rispetto sia agli
altri, sia verso lesterno. Ogni conduttore, con il proprio isolamento, detto anima del cavo. I cavi vengono distinti in
funzione:
della tensione di esercizio del sistema nel quale saranno posti in esercizio (cavi per bassa, media ed alta
tensione),
del numero delle anime (unipolari o multipolari);
del tipo di isolamento impiegato;
della conformit o meno ai documenti di armonizzazione del CENELEC, European Commitee for
Electrotechnical Standardization, (cavi armonizzati e non armonizzati).
La struttura di un cavo varia in funzione del numero delle anime e della tensione, la sezione di un cavo tripolare
rappresentata in figura 1. Non tutte le parti di un cavo sono presenti in tutti i tipi di cavo; in particolare il materiale di
riempimento, la cintura e larmatura metallica non sono utilizzati in cavi di sezione non elevata, in bassa tensione e non
soggetti a particolari sforzi meccanici.

Conduttore
Isolante
Schermo
Materiale di Riempimento
Isolante Esterno (Cintura)
Eventuale Armatura Metallica
Guaina Esterna

Figura - 1
I conduttori sono generalmente di rame (poche volte di alluminio), a filo unico o a corda, sono di forma rotonda o
settoriale. Vengono distinti a seconda della loro flessibilit ed in base al tipo dinstallazione, fissa o mobile, alla quale
sono adatti.
Lisolante ha lo scopo di isolare i conduttori sia tra loro, sia verso massa; dalla qualit dello stesso dipendono le
prestazioni del cavo. I materiali pi comunemente utilizzati sono:
resine termoplastiche, tipo polivinilcloruro (PVC) e polietilene reticolato (XLPE). Queste resine sono molto
utilizzate per cavi di bassa e media tensione (solo XLPE),
elastomeri sintetici, come la gomma etilenpropilenica (EPR) usata per cavi di bassa e media tensione, e quella
siliconica che ha ottime caratteristiche di resistenza al calore, non si usa pi la gomma naturale;
isolanti minerali a base di ossido di magnesio, usati per cavi di bassa tensione quando necessitano buone
caratteristiche di resistenza al fuoco;
carta impregnata, usata per cavi di media ed alta tensione, distinti in base al tipo di impregnante utilizzato
(normali, ad olio fluido, a pressione di gas).

Appunti di Sistemi Elettrici

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Lo schermo fa si che la distribuzione del campo elettrico che si forma nellisolante abbia le linee di forza radiali uscenti
dal conduttore (cavi a campo radiale). Questa distribuzione del campo serve per limitare le sollecitazioni dielettriche
sullisolante. La schermatura realizzata mediante un sottile nastro di rame avvolto sullinsieme delle anime o sulla
singola anima, soluzione questa pi efficace. Per i cavi di bassa tensione lo schermo non si utilizza.
Il materiale di riempimento, presente solo nei cavi multipolari di grossa sezione, ha la funzione di riempire gli interstizi
tra le anime cos da conferire al cavo la forma rotonda.
Lisolante esterno (cintura) utilizzato per aumentare lisolamento verso massa e per proteggere lo schermo.
Larmatura metallica per la protezione dei cavi sottoposti a forti sollecitazioni meccaniche, realizzata con un tubo
metallico di piombo o di alluminio, oppure con fili o nastri in acciaio.
La guaina esterna protegge il cavo dagli agenti esterni (luce, agenti chimici, umidit etc. etc.). Pu essere metallica o,
pi comunemente, in resine od elastomeri sintetici.

6.1 Tensioni nominali disolamento


Ogni cavo caratterizzato dalle seguenti tensioni il cui valore dipende dal tipo e dallo spessore dellisolante delle
anime:
U0 [kV] il valore efficace della tensione nominale di riferimento per lisolamento, a frequenza di esercizio,
tra ogni conduttore e terra;
U [kV] il valore efficace della tensione nominale di riferimento per lisolamento, a frequenza di esercizio, tra
due conduttori isolati qualsiasi del cavo;
Up [kV] il valore di cresta della tensione di tenuta ad impulso atmosferico.
6.2 Temperature caratteristiche
A seconda del tipo di isolante utilizzato si definiscono due temperature caratteristiche dei cavi, intese come valori
massimi ammissibili delle temperature che possono assumere i conduttori:
temperatura massima ammissibile in regime permanente (temperatura di servizio), riferita al funzionamento
ordinario con corrente pressoch costate;
temperatura massima di corto circuito, riferita al funzionamento in corto, prima dellintervento delle
protezioni; durante questo intervallo di tempo si ha un elevato riscaldamento anche se di breve durata.
I valori di queste temperature influiscono sulle prestazioni del cavo, infatti, cavi con maggiore temperatura desercizio
hanno una maggiore portata, mentre cavi con maggiore temperatura di corto sopportano una maggiore energia termica
specifica. La normativa stabilisce i valori di queste temperature, per esempio la temperatura di esercizio uguale a 70C
per cavi isolati in PVC ed a 90C per cavi isolati in EPR o XLPE; questa temperature pu arrivare a 180C per
isolamenti a base di resine siliconiche. La temperatura massima di corto varia normalmente da 150 a 350C.

Appunti di Sistemi Elettrici

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La tabella seguente riporta i valori ammissibili delle temperature in funzione del tipo di isolante del cavo.

Valori Massimi Ammissibili delle Temperature di Servizio e di Corto Circuito, in Funzione del Tipo di Isolante
del Cavo (Norma CEI 11-17)
Massima
Temperatura
di servizio
[C]

Massima
Temperatura
di corto circuito
[C]

90(1)

220(1)

50 80(2)

200(1)

Gomma ordinaria, G1, EI1

60

200

Gomma etilenpropilenica (G5, G7 e G10)

90

250(4)

Isolante del cavo

Carta impregnata con olio fluido


Carta impregnata

PVC di qualit R, R2, TI1

70

(5)

160(3) (5)

PVC di qualit Rf, TI2

70(5)

150(3) (5)

Polietilene reticolato

90

250(4)

Gomma siliconica (G4, EI2)

180

350

(5)

Gomma G9

90

Carta impregnata con olio fluido

90(1)

220(1)

50 80(2)

200(1)

60

200

Carta impregnata
Gomma ordinaria, G1, EI1

250

(1) Valori provvisori in quanto non specificati da norme CEI.


(2) In funzione della tensione nominale e del tipo di miscela impregnante.
(3) Per sezioni 240 mm2 queste temperature devono essere ridotte a 140 C.
(4) Per sezioni > 240 mm2 e tensioni nominali 0,6/1 kV questa temperatura deve essere ridotta a
220 C se il cavo munito di una guaina di PVC.
(5) Quando si adottano provvedimenti per limitare i danni da incendio di cavi, per i cavi isolati in
PVC privi di rivestimento protettivo la temperatura di servizio va ridotta a 55 C e quella massima
di corto circuito a 140 C. Per i cavi isolati in gomma G9 privi di rivestimento protettivo la
temperatura di servizio va ridotta a 70 C.

Appunti di Sistemi Elettrici

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6.3 Comportamento in caso dincendio


Per alcune particolari applicazioni, tipo luoghi a maggior rischio in caso di incendio e luoghi di pubblico spettacolo, i
cavi devono avere precisi requisiti relativamente:
alla non propagazione della fiamma e dellincendio;
alla resistenza al fuoco;
alla bassa emissione di fumi e gas tossici e corrosivi.
Tutte queste caratteristiche sono oggetto di prove con le modalit stabilite dalle Norme CEI del CT20. Pi
specificatamente:
la non propagazione della fiamma inerente la capacit del singolo cavo di evitare che leffetto della
combustione vada oltre un certo limite dal punto del cavo sottoposto alla fiamma, mentre la non propagazione
dellincendio, viene provata su un fascio di spezzoni dello stesso cavo, di prestabilita lunghezza e quantit di
materiale non metallico. Essa stabilisce se un certo cavo idoneo a non trasmettere lincendio quando posato
in fascio come per esempio nel caso di posa in canale metallico;
la prova di resistenza al fuoco consente di verificare la capacit di un cavo di conservare inalterate le sue
propriet di isolamento, per un determinato tempo, quando lo stesso sottoposto ad una fiamma di determinate
caratteristiche. Prova necessaria per i cavi da usare in quei circuiti che devono funzionare, per un certo tempo,
anche durante un incendio, come quelli di alimentazione dei mezzi antincendio;
per i cavi a basso sviluppo di fumi e gas tossici e corrosivi, utilizzati in ambienti chiusi e frequentati dal
pubblico al fine di ridurre il pericolo di asfissia durante lincendio, la prova serve a confrontare le quantit dei
prodotti emessi con i valori di riferimento imposto dalle norme.
6.3.1 Cavi di bassa tensione a ridotta emissione di gas tossici e corrosivi e fumi opachi
Le caratteristiche tecniche da considerare nella scelta di un cavo per quanto riguarda gli isolanti sono principalmente di
natura elettrica (rigidit dielettrica e resistenza di isolamento), meccanica (resistenza all'abrasione) e di comportamento
nei confronti del fuoco. Mentre le prime due caratteristiche sono tipiche di qualsiasi tipo di cavo, il comportamento nei
confronti del fuoco rappresenta un parametro distintivo di una specifica tipologia di cavi ai quali, in relazione
all'ambiente di installazione, pu essere richiesto di non essere causa di innesco e propagazione di incendio, di garantire
la continuit di servizio degli impianti di sicurezza e di non emettere sostanze tossiche, corrosive e fumi opachi (fig. 1).

Fig. 1 I cavi e l'incendio

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6.3.2 Cavi non propaganti la fiamma, l'incendio e resistenti al fuoco


Nei confronti del fuoco si possono individuare essenzialmente tre tipologie di cavi rispondenti rispettivamente alle
Norme CEI 20-35, per i cavi non propaganti la fiamma, CEI 20-22, per i cavi non propaganti l'incendio, CEI 20-36 per i
cavi resistenti al fuoco. Il requisito di non propagazione della fiamma, prerogativa di quasi tutti i cavi attualmente in
commercio, viene stabilito sottoponendo uno spezzone verticale di cavo alla fiamma di un cannello Bunsen. La prova
dovr dimostrare la capacit di autoestinguenza del cavo il cui isolante, pur incendiandosi e rovinandosi quando
sfiorato dalla fiamma, dovr essere in grado di autoestinguersi entro 65 cm dal punto di applicazione della fiamma (fig.
2).
La prova viene eseguita su un singolo cavo verticale e quindi questo tipo di cavi non garantisce dalla non propagazione
dell'incendio se i cavi sono installati in fasci o posati ad una interdistanza inferiore a 250 mm poich lo scambio di
calore con l'ambiente in caso di incendio avviene in condizioni pi gravose di quelle prescritte nella prova di
accettabilit..

Fig. 2 L'isolante del singolo cavo si incendia ma la fiamma non si espande oltre i 65 cm dal punto di applicazione e si
estingue quando la fiamma viene allontanata
I cavi non propaganti l'incendio sono invece provati in fasci verticali, in quantitativi ben definiti, all'interno di cunicoli a
tiraggio naturale che simulano le condizioni ambientali in presenza di un incendio. Il fascio di cavi viene incendiato da
un bruciatore in un ambiente di prova in cui si raggiungono i 750 C e per superare la prova deve bruciare senza che la
fiamma si propaghi oltre una certa lunghezza (fig. 3). Se installati rispettando i quantitativi stabiliti dalle prove questo
tipo di cavi garantisce la non propagazione dell'incendio ma non l'affidabilit in condizioni d'emergenza.

Fig. 3 L'isolante del fascio di cavi brucia ma la fiamma non si estende oltre i 2,5 m

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Per garantire la continuit di funzionamento in caso di emergenza occorre scegliere cavi resistenti al fuoco. Sono cavi
che devono resistere per almeno tre ore alla fiamma di un bruciatore in un forno a 750 C (fig. 4). Il cavo deve poter
funzionare regolarmente, anche con l'isolante bruciato, per un tempo sufficiente a permettere il regolare funzionamento
dei servizi necessari in caso di emergenza.

Fig. 4 Il cavo deve poter funzionare per almeno 3 ore anche con l'isolante danneggiato
I materiali principalmente utilizzati per cavi elettrici di bassa tensione in grado di fornire le prestazioni su descritte sono
costituiti da polimeri reperibili nel mercato su vasta scala. L e loro qualit di non propagazione sono dovute
essenzialmente alla presenza dell'atomo di cloro nella molecola del PVC e all'aggiunta, in quantit pi o meno rilevanti,
di un ulteriore componente, la cloroparaffina. La combustione viene ostacolata proprio dall'emissione in forma gassosa
del cloro (1) che per, purtroppo, risulta essere fortemente tossico per le persone e corrosivo per le cose (fig. 5).

Fig. 5 Il PVC e l'incendio


Alcuni di questi materiali impiegati negli isolamenti, riempitivi e guaine dei cavi, sono costituiti da alcuni componenti
chimici come gli alogeni (2) che possono creare, in caso di incendio, situazioni sfavorevoli per la sicurezza delle
persone e per l'ambiente. In caso d'incendio i cavi possono emettere fumi densi e scuri, altamente tossici e corrosivi e
alla fine della loro vita richiedono procedure particolari per lo smaltimento (fig. 6) ai fini della riduzione dell'impatto
ambientale.
(1) Il cloro, simbolo Cl, un alogeno, posizionato nel gruppo 17 della tavola periodica. Il gas cloro di colore verde giallastro, due volte e mezzo pi
pesante dell'aria di odore estremamente sgradevole e soffocante risulta molto velenoso per le persone. un potente agente, ossidante, sbiancante e
disinfettante. E' contenuto nel comune sale da cucina e in molti altri composti, abbondante in natura necessario a quasi tutte le forme di vita,
compreso l'organismo umano. Il cloro utilizzato nella depurazione dell'acqua, nei disinfettanti, come sbiancante e purtroppo anche in un gas
utilizzato come arma chimica. Serve anche per la fabbricazione di molti oggetti di uso quotidiano, come carta, antisettici, tinture, alimenti, insetticidi,
vernici, lavorazione di prodotti petroliferi, plastica, medicinali, tessuti, solventi. Un uso molto comune come battericida (acido ipocloroso)
nell'acqua potabile e nelle piscine. In chimica organica usato diffusamente come ossidante e per sostituire atomi di idrogeno nelle molecole, come
ad esempio nella produzione della gomma sintetica. Il cloro infatti conferisce spesso molte propriet utili ai composti organici con cui viene
combinato. Viene utilizzato anche per altri usi come la produzione di clorati, cloroformio e tetracloruro di carbonio, e nell'estrazione del bromo.
(2) Gli alogeni (dal greco alos- -genos , generatore di sali) sono gli elementi del gruppo 17 della tavola periodica (VII in base al numero di elettroni
esterni): Fluoro, Cloro, Bromo, Iodio, Astato.

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6.3.3 Emissione di gas tossici, corrosivi e fumi opachi


Le emissioni di gas e fumi durante un incendio (tab. 1), contrariamente a quanto comunemente la maggior parte delle
persone indotta a credere, si dimostrano assai pi pericolose e dannose del fuoco stesso perch si propagano in poco
tempo a grande distanza dal luogo dell'incendio ed esplicano un meccanismo di azione estremamente rapido nei
confronti degli organismi viventi e delle cose. Si possono formare gas molto tossici e letali per le persone (fig. 7) ed
altamente corrosivi che possono danneggiare in modo significativo i materiali organici e inorganici (compresi i metalli).

Fig. 7 Cause ed effetti sulla la persona


I gas alogenati in particolare si dimostrano molto pericolosi perch quando entrano in contatto con l'acqua, anche con
piccole parti, formano l'acido. Ad esempio il cloro contenuto nel PVC utilizzato negli isolanti dei cavi fornisce l'acido
cloridrico. L'acqua che si combina con questi gas pu essere dovunque: l'umidit che si trova negli occhi, nella gola e
nei polmoni degli individui, nell'aria, nei sistemi di spegnimento, ecc...Gli incendi nei quali coinvolta la combustione
di materiali alogenati possono essere devastati. L'inalazione dei vapori emessi pu causare danni, a volte irreversibili, e
persino la morte degli esseri umani mentre "la pioggia acida" ed i vapori acidi possono intaccare e a volte distruggere
oggetti e materiali.
Formula

Monossido di carbonio

CO

Livello di
concentrazione letale
(%)
>0,5-1

Anidride carbonica

CO2

10% se >10 minuti

Acido solfidrico

H 2S

>0,07-1

Anidride solforosa

SO2

>0,5

Ammoniaca

NH3

0,25-0,65

Acido cianidrico

HCN

>0,3

Ossidi di azoto

NOx

0,02-0,07

Acroleina

CH2 :CHCHO

>0,001

Acido cloridrico

HCl

1-2

Cloro

Cl

0,05

Tab. 1 - Gas tossici che possono svilupparsi durante un incendio


E' staticamente provato che le vittime degli incendi sono per lo pi morte per soffocamento ancor prima che per effetto
delle alte temperature. Non dimentichiamo che gli isolanti sono costituiti da materiali organici che bruciando provocano
la formazione di anidride carbonica (CO2) e, se come accade di norma negli incendi la combustione avviene in carenza
di ossigeno, di monossido di carbonio (CO) che fra i due gas risulta essere il pi pericoloso per le persone.

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Il monossido di carbonio altamente tossico, viene emesso in grandi quantit durante un incendio ma soprattutto si
dimostra particolarmente insidioso perch, essendo completamente inodore, si presenta inaspettatamente. L'azione
tossica si manifesta impedendo all'emoglobina di trasportare ai vari tessuti l'ossigeno necessario. La penuria di ossigeno
(anossiemia) si ripercuote principalmente sul cervello, nei reni, e nel fegato. Con livelli di concentrazione superiori a
1% il soggetto pu rapidamente cadere in uno stato di incoscienza e morire entro pochi minuti. Con concentrazioni pi
basse il soggetto cade in uno stato confusionale (sonnolenza, vertigini, perdita del senso di orientamento, forte cefalea)
associato ad una fiacchezza muscolare che gli impedisce di allontanarsi dal pericolo e di porsi in salvo. In pochi minuti
subentra un coma sempre pi profondo finch la morte si manifesta per arresto cardiaco.
In caso di incendio si ha anche una notevole produzione di anidride carbonica. E' meno pericolosa del monossido di
carbonio (da non sottovalutare anche l'effetto che determina la sua emissione sull'ambiente) e pu provocare come
principale effetto tossico l'innalzamento della frequenza respiratoria e a volte, nei casi pi gravi, la morte. La parte del
sistema nervoso centrale deputata al controllo della respirazione estremamente sensibile al tasso di anidride carbonica
presente nel sangue. Qualsiasi attivit fisiologica comporta dispendio energetico per l'organismo con un maggior
consumo di ossigeno e un'aumentata produzione di anidride carbonica da parte dei tessuti interessati. Quando il tasso di
ossigeno nel sangue diminuisce e aumenta quello dell'anidride carbonica, si attivano i centri encefalici che determinano
l'aumento della frequenza respiratoria. Questo processo favorisce una maggiore ossigenazione del sangue e nello stesso
tempo una maggiore eliminazione di anidride carbonica. Quando nell'aria c' poco ossigeno e il tasso di anidride
carbonica elevato, l'aumento della respirazione produce l'effetto opposto. L'anidride carbonica nel sangue invece di
diminuire aumenta ulteriormente e, di conseguenza, si crea un meccanismo per cui l'aumento della frequenza cardiorespiratoria determina una sempre pi grave insufficienza respiratoria che conduce inevitabilmente all'edema polmonare
e alla morte. Il comportamento nei confronti dell'azione tossica dell'anidride carbonica variabile da individuo ad
individuo cosicch alcuni si dimostrano pi resistenti di altri. Indicativamente una concentrazione del 2% aumenta la
frequenza respiratoria nel 50% delle persone che pu arrivare fino al 100% con concentrazioni del 3%. I primi sintomi
di intossicazione, con comparsa di cefalea e stato confusionale, si notano generalmente quando si supera il 5%. Oltre il
10% si pu avere perdita di conoscenza e se il periodo di permanenza del soggetto in queste condizioni supera i 10-15
minuti si possono avere danni irreversibili che portano alla morte. Un altro problema non trascurabile durante un
incendio riguarda le emissioni di fumi densi e opachi sviluppati dai cavi di tipo standard quando bruciano. In
pochissimo tempo l'ambiente viene oscurato limitando le possibilit di fuga e ostacolando l'opera delle squadre di
soccorso (fig. 8).

Fig. 8 In pochi minuti i fumi densi e opachi, emessi durante un incendio dai cavi che bruciano, riducono la visibilit
ostacolando il raggiungimento delle vie d'uscita.
In alcuni luoghi di installazione tutte queste problematiche non possono essere trascurate e per risolvere in modo
soddisfacente le diverse situazioni impiantistiche si deve ricorrere ad un particolare tipo di cavi a ridotta emissione di
gas e fumi opachi denominato LS0H acronimo dell'inglese Low Smoke Zero Halogen che tradotto significa basso
fumo zero alogeni

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6.4 Sigle di designazione dei cavi


Le caratteristiche costruttive e funzionali dei cavi, vengono indicate con sigle alfanumeriche secondo un ben preciso
ordine prestabilito.
6.4.1 Cavi armonizzati
Per cavi unificati nellambito della Comunit Europea (Cavi Armonizzati), le sigle sono stabilite dalla Norma CEI 2027, in accordo ai documenti di armonizzazione del CENELEC.
La tabella seguente riporta la sequenza e le principali sigle.
Sigle di Designazione dei Cavi Armonizzati (Norma CEI 20-27)
Riferimento alle Norme
H: tipo armonizzato,
rispondente integralmente ai criteri di armonizzazione del CENELEC
A: tipo nazionale autorizzato rispondente parzialmente ai criteri di
armonizzazione del CENELEC
N: tipo nazionale autorizzato, non rientrante tra quelli armonizzati
S: tipo conforme a capitolati speciali
J: tipo conforme alle norme IEC
Isolanti e Guaine non Metalliche
R: elastomero generico
B: gomma etilenpropilenica
S: gomma siliconica
V: polivinilcloruro (PVC)
V2: PVC per temperatura di 90 C
M: isolante minerale
N: policloroprene
E: polietilene
T: treccia tessile
X: polietilene reticolato
Costruzioni Speciali
Niente: cavo rotondo
H: cavo piatto divisibile
H2: cavo piatto non divisibile
D3: organo portante al centro del cavo
D4: cavo auto portante
Forma del Conduttore
F: corda flessibile (servizio mobile)
H: corda molto flessibile (servizio mobile)
K: corda flessibile di cavo per installazione fissa
R: corda rigida rotonda
S: corda rigida settoriale
U: filo unico rotondo

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Tensioni Nominali
00: U0/U minori di 100 V
01: U0/U compresi tra 100 e 300 V
03: U0/U = 300/300 V
05: U0/U = 300/500 V
07: U0/U = 450/750 V
1: U0/U = 600/1000 V
Armature Metalliche
L: lega di piombo
Z2; Z4;Z6: fili, nastri, trecce d'acciaio
Y2; Y3:
fili, piattine di alluminio
A:
conduttore concentrico di
alluminio
F: guaina d'acciaio
K: guaina di zinco

Materiale del Conduttore


Niente: rame
A: alluminio
Z: materiale speciale

Numero e Sezione dei Conduttori


Numero delle anime
x: simbolo moltiplicativo per cavo senza
conduttore di protezione
G: con conduttore di protezione
sezione del conduttore in mm2

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6.4.1.1 Designazione dei cavi armonizzati


H07RN-F 3G1,5:
cavo armonizzato (H), 450/750V (07), isolato in gomma (R), guaina in policloropene (N),
conduttore in rame a corda flessibile (F), 3 anime con sezione del conduttore 1,5 mm2, con
conduttore di protezione (G).
H05VVH2-F 2x0,75:

cavo armonizzato (H), 300/500V (05), isolamento in PVC (V), guaina in PVC (V),
costruzione piatta non divisibile (H2), conduttore in rame a corda flessibile (F), bipolare (2)
senza conduttore di protezione, sezione del conduttore 0,75 mm2.

N1VV-K 5G6:

cavo nazionale (N), 600/1000V (1), isolamento in PVC (V), guaina in PVC (V), conduttore
in rame a corda flessibile per installazione fissa (K), 5 anime con sezione del conduttore 6
mm2, con conduttore di protezione (G).

N07V-K 1x6:

cavo nazionale (N), 450/750V (07), isolamento in PVC (V), guaina in PVC (V), conduttore
in rame a corda flessibile per installazione fissa (K), unipolare (1) di sezione 6 mm2.

N1VV-R 4x25:

cavo nazionale (N), 600/1000V (1), isolamento in PVC (V), guaina in PVC (V), conduttore
in rame a corda rigida rotonda (R), 4 anime con sezione del conduttore 25 mm2, senza
conduttore di protezione.

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6.4.2 Cavi non armonizzati


La designazione europea utilizzata per cavi non armonizzati stabilita dalla Norma CEI-UNEL 35011 e prevede la
sequenza ed i simboli riportati nella tabella seguente.

Sigle di Designazione dei Cavi non Armonizzati (Norma CEI-UNEL35011)


Formazione del Cavo

Numero anime sezione dei conduttori in mm2;


la lettera G, in sostituzione del segno , indica la presenza del conduttore di
protezione per il collegamento a terra

Tipo di Isolante
C: carta impregnata
G: gomma comune (naturale e/o sintetica)
G7: gomma etilenpropilenica (qualit G7)
G9: elastomero reticolato qualit G9
G10: elastomero reticolato qualit G10
R: polivinilcloruro (PVC) di qualit comune
R2: PVC di qualit R2
M: isolante minerale
E4: polietilene reticolato di qualit E4
Forma e Struttura del Cavo

Niente: cavo unipolare


D: anime affiancate parallele
O: anime riunite, cavo rotondo
X: anime ad elica visibile
W: anime parallele con solco intermedio
W1: anime parallele con listello isolante intermedio

Materiale e Flessibilit dei Conduttori


Niente: rame
A: alluminio
(questa lettera precede la formazione)
U: filo unico rotondo
S: corda settoriale
R: corda rigida rotonda
M: corda semirigida rotonda
F: corda flessibile rotonda
FF: corda molto flessibile rotonda
Schermo

H: carta metallizzata
H1: nastro di rame
H2: treccia o calza di rame
AC: conduttore concentrico di alluminio

Guaine e Rivestimenti Protettivi


G: gomma
K: policloroprene
R: polivinilcloruro
E: polietilene
T: treccia tessile
A: alluminio
L: tubo in lega di piombo
P: tubo in piombo
F, N, Z: armatura in fili, nastri,
piattine dacciaio

Grado di Isolamento, Tensioni Nominali


indicato preceduto dalla barretta /
Per i cavi con U0 0,6 kV vengono indicate le tensioni U0/U precedute da un trattino

Appunti di Sistemi Elettrici

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6.4.2.1 Designazione dei cavi non armonizzati


2x1,5 FFR2W-0,45/0,75:
cavo bipolare (2) con conduttori di rame di sezione 1,5 mm2, corda molto flessibile
(FF), isolato in PVC di qualit R2 (R2), senza schermo, anime parallele con solco
intermedio (piattina) (W), senza guaina, tensioni nominali di isolamento 0,45/0,75
kV (0,45/0,75).
cavo tripolare (3) con conduttori di rame di sezione 70 mm2, corda rigida (R),
isolato in gomma etilenpropilenica di qualit G7 (G7), schermo in rame (H1), cavo
di sezione rotonda (O), guaina in PVC (R), grado di isolamento 32 (32).

3x70 RG7H1OR/32:

Altre caratteristiche dei cavi si rilevano da ulteriori segni convenzionali.

o
o
o

Colori delle anime: per cavi multipolari con U0/U0,6/1 kV le Norme CEI raccomandano i colori:
marrone e nero per le fasi;
blu chiaro per il conduttore neutro;
giallo-verde per il conduttore di protezione.

Per i cavi unipolari, la dicitura altri colori indica i seguenti dieci colori: nero, blu chiaro (neutro), marrone, grigio,
arancione, rosa, rosso, turchese, violetto, bianco.
La tabella seguente riporta i colori distintivi delle anime.
Colori Distintivi delle Anime dei Cavi
(Norma CEI UNEL 00722)
1

Numero delle Anime del Cavo

Colori Distintivi delle Anime


Cavi con
Conduttore di
Protezione
giallo/verde

Cavi Senza
Conduttore di
Protezione
altri colori

I
II

---

blu chiaro
marrone o nero(1)

I
II
III

giallo/verde
marrone o nero(1)
blu chiaro

blu chiaro
marrone
nero

I
II
III
IV

giallo/verde
nero
blu chiaro
marrone

blu chiaro
marrone
nero
nero

I
II
III
IV
V

giallo/verde
nero
blu chiaro
marrone
nero

blu chiaro
marrone
nero
nero
nero

I
II e rimanenti

giallo/verde
nero
con numerazione
progressiva
oppure
(invariante)
blu chiaro o nero

--- o blu chiaro


nero
con numerazione
progressiva
oppure
(invariante)
marrone o nero

Totale

Progressivo

---

n>5

Nota (1) il colore marrone riservato ai cavi flessibili;


il colore nero riservato ai cavi per posa fissa con conduttori rigidi e
flessibili

Appunti di Sistemi Elettrici

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o
o

Contrassegno IMQ: indicato dalletichetta IMQ o da un filo di cotone incorporato sotto lisolante e
riportante, in alfabeto Morse, la sigla IMQ.
Conformit alle Norme armonizzate: pu essere comprovata da un filo tessile con la successione ripetuta dei
colori nero-rosso-giallo o dalla sigla HAR preceduta dalla sigla nazionale, per esempio:
IMMEQU HAR (Italia);
VDE HAR (Germania).

6.5 Tipi di posa


Tipi di Posa Previsti dalla Norma CEI 64/8-5
Tipo
Posa senza fissaggi

Descrizione
I conduttori non hanno sistemi di fissaggio e vengono posati
utilizzando cavit di strutture, cunicoli o interrando
direttamente i cavi

Posa con fissaggio diretto su parete

Il cavo fissato direttamente sulla parete mediante graffette o


altro, senza l'interposizione di tubi, canalette o altri sistemi di
protezione meccanica

Posa entro tubi protettivi (di forma circolare)

Vengono utilizzate tubazioni metalliche o in materiale


plastico. I tubi, a loro volta, possono essere esterni, annegati
nella muratura, interrati

Posa entro canali (anche incassati nel pavimento)

Si usano canaline metalliche o in materiale plastico, fissate


generalmente a parete o a soffitto. In alcuni casi le canaline
possono essere fissate nel controsoffitto o incassate nei
pavimenti

Posa entro tubi protettivi (di forma non circolare)

Queste tubazioni, normalmente di sezione rettangolare,


possono essere esterne, poste entro cunicoli, annegate nella
muratura

Posa su passerelle e su mensole

Si usano generalmente passerelle metalliche esterne, sulle


quali vengono posati cavi con guaina, unipolari o multipolari

Posa su isolatori

Viene normalmente utilizzata per conduttori nudi, fissati a


isolatori che hanno il compito di distanziare i conduttori e
isolarli verso massa

Cavo sospeso (con filo o corda di supporto)

Il cavo, del tipo con guaina, viene fissato a un filo o a una


corda portante che ne assicura l'ancoraggio

Appunti di Sistemi Elettrici

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Scelta dei Conduttori e dei Cavi in Funzione del Tipo di Posa


(Tab. 52A Norma CEI 64-8/5)

Senza fissaggi

Fissaggio diretto a parete

Entro tubi protettivi


(di forma circolare)

Entro canali
(anche incassati nel pavimento)

Entro tubi protettivi


(di forma non circolare)

Su passerelle e su mensole

Su isolatori

Cavo sospeso
(con filo o corda di supporto)

Tipo di posa

Conduttori
nudi

Cavi
senza
guaina

Multipolari

Unipolari

Conduttori e cavi

Cavi
con
guaina, cavi
con armatura
e cavi con
isolamento
minerale
Legenda
+
0

non permesso
permesso
non applicabile o non usato in genere nella pratica

6.6 Portata di un cavo


La portata di un cavo la massima intensit di corrente che pu percorrere ogni conduttore, in determinate condizioni
di posa e di esercizio ed in regime permanente, senza che la temperatura superi quella ammissibile dallisolante.
I fattori che influenzano la portata sono:
Sezione del conduttore: la portata aumenta, non in modo lineare, con la sezione.
Tipo di isolante: utilizzando un materiale isolante pi resistente al calore, aumenta la temperatura ammissibile
a regime permanente e, di conseguenza, cresce la portata a parit di altre condizioni.
Condizioni di posa e temperatura ambiente: allaumentare della temperatura dellambiente, diminuisce il salto
termico e, di conseguenza, la portata. Le condizioni di posa influenzano, oltre che la temperatura ambiente,
anche il valore della resistenza termica che, aumentando, fa diminuire la portata.
Tipo di materiale conduttore: influisce sulla resistivit del conduttore, aumentando la resistivit la portata
diminuisce.
Numero di conduttori del cavo o cavi raggruppati: allaumentare del numero dei conduttori percorsi da
corrente e facenti parte dello stesso cavo, o del numero di cavi posti vicini tra loro (per esempio nello stesso
tubo protettivo), occorre diminuire la portata a causa del cosiddetto effetto di prossimit che si verifica poich
ogni cavo si scalda sia per il passaggio della propria corrente, sia per il calore trasmesso dai cavi vicini. Se non
si riducesse la portata del cavo, la temperatura aumenterebbe e potrebbe giungere ad un valore superiore di
quello di servizio del cavo stesso.

Appunti di Sistemi Elettrici

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7. Protezione dai Contatti Diretti ed Indiretti


7.1 Generalit e Definizioni
massa, parte conduttrice facente parte di utenze elettriche che possono essere toccate, che non sono in tensione
in condizioni normali di isolamento ma possono essere in tensione, in caso di guasto, con il cedimento
dellisolamento principale. Una parte conduttrice che avvolge una parte a doppio isolamento non da
considerare una massa. Una parte conduttrice che pu andare in tensione durante un guasto disolamento
solo perch a contatto con una massa, non da considerare una massa.
Esempi di masse sono gli involucri metallici dei componenti di classe 0 o I, mentre quelli dei componenti di
classe II non sono masse perch non vanno in tensione se cede solo lisolamento principale, essendoci sempre
anche quello supplementare. E opportuno precisare che la possibilit di toccare una massa va intesa in senso
lato, per esempio linvolucro esterno di una lampada per illuminazione stradale posta su sostegno una massa
perch raggiungibile mediante una scala (Fig. 1).
La Norma precisa che non da intendere come massa una parte conduttrice che pu andare in tensione solo
perch in contatto con una massa. E questo il caso dei cavi contenuti in tubi e poggiati su passerella
metallica. La passerella non una massa perch se il tubo metallico, esso stesso una massa e quindi le parti
in contatto con esso non lo sono; se invece il tubo isolante costituisce un doppio isolamento e, nel caso di
cedimento dellisolamento principale, la passerella non va in tensione. Nel caso in cui linvolucro metallico sia
ricoperto di vernici e simili, ancora da considerarsi massa se va in tensione per cedimento dellisolamento
principale; infatti lo strato protettivo non , in generale, idoneo a garantire la sicurezza delle persone.

Verifica
Massa

E'
normalmente
in tensione?

SI
E' una parte ATTIVA

NO

Pu essere
toccata?

NO
NON una massa

SI

Pu andare in
tensione per
rottura
dell'isolamento
principale?

NO

SI

E' una massa

MASSA
Fig. 1

Appunti di Sistemi Elettrici

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massa estranea, parte conduttrice non facente parte dellimpianto elettrico, in buon collegamento elettrico col
terreno, in grado di introdurre il potenziale di terra (tubazione idrica interrata, larmatura del cemento armato,
strutture portanti di edifici metallici ecc..) o altro potenziale (tubo che si collega con limpianto idrico del
condominio e che in caso di guasto ad uno scaldaacqua di un condomino pu portare un potenziale pericoloso
nella vasca da bagno di un altro condomino). Purtroppo non sempre cos facile individuare una massa
estranea. Una parte metallica in buon collegamento con il terreno risulta pericolosa se una persona tocca
contemporaneamente una massa in tensione e una massa estranea: nellipotetico caso in cui la resistenza verso
terra della massa estranea fosse uguale a zero, la persona sarebbe infatti soggetta alla tensione totale. La
resistenza verso terra della parte metallica sommata alla resistenza del corpo umano limitano la corrente che
potrebbe fluire attraverso la persona. Come sappiamo per stabilire delle regole comuni in sede internazionale si
tenuto conto di un percorso della corrente nel corpo umano tra due mani e due piedi, supponendo in serie una
resistenza Rtc di 1000 per ambienti ordinari e di 200 per ambienti particolari (cantieri edili, locali per il
ricovero degli animali ecc..). Se la resistenza in serie al corpo umano superiore ai limiti su indicati, seguendo
le corrette regole di installazione, la sicurezza contro i contatti indiretti garantita. Si pu concludere che una
parte metallica che presenti verso terra una resistenza inferiore a 1000 in condizioni ordinarie e a 200 in
condizioni particolari pu introdurre nellambiente situazioni pericolose in quanto fuori dalle condizioni
prescritte dalle norme. Non tutte le parti metalliche che presentano verso terra una resistenza inferiore a questi
limiti devono essere collegate a terra. La norma richiede un collegamento, detto collegamento equipotenziale
principale, solo nel punto di entrata nelledificio e un collegamento equipotenziale supplementare nei locali da
bagno, piscine, locali destinati ai ricoveri di animali, locali medici e luoghi conduttori ristretti. Il collegamento
equipotenziale principale richiesto soltanto per i tubi alimentanti i servizi delledificio, le parti strutturali
metalliche delledificio e le canalizzazioni del riscaldamento centralizzato e del condizionamento daria, le
armature principali del cemento armato utilizzate nella costruzione degli edifici (se praticamente possibile) ed
consigliabile, ma non richiesto dalla norma il collegamento a terra delle parti metalliche che alla base
delledificio presentino una resistenza inferiore a 1000 verso terra in condizioni ordinarie e 200 verso
terra in condizioni particolari. Il collegamento equipotenziale supplementare riguarda invece tutte le masse
estranee che per sufficiente collegare allingresso del locale (ad esempio le tubazioni metalliche che entrano
in un bagno) (Fig. 2).
Verifica
Massa
Estranea

1) Tubazioni idriche e del gas;


2) tubazioni climatizzazione;
3) strutture edilizie;
4) ferri d'armatura c.a.

SI
E' una delle 4?

SI DEVE
collegare all'impianto
di terra: EQP

NO

Il potenziale
introdotto
lo "zero"?

NO

SI

NO

E' indipendente
dall'impianto di
terra?

SI

NO

E' possibile il
contatto con una
massa elettrica?

SI

NO

Ra<1000 ordinari
oppure
Ra<200 speciali?

SI
NON COLLEGARE
all'impianto di terra
Luogo a maggior
rischio?

NO

solamente
CONSIGLIABILE
collegare all'impianto
di terra: EQP

SI

SI DEVE
collegare all'impianto
di terra: EQS

MASSA ESTRANEA
Fig. 2
Appunti di Sistemi Elettrici

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Per decidere se si in presenza di una massa estranea occorre misurare la resistenza verso terra, dato che un conduttore
a stretto contatto con il terreno ha una resistenza verso terra molto piccola, al limite nulla. La normativa considera
masse estranee le parti metalliche aventi resistenza verso terra inferiore a 1000 per gli ambienti ordinari ed
inferiore a 200 per quelli a maggior rischio.

Resistenza verso terra delle masse estranee.


Una struttura non facente parte dellimpianto elettrico si considera massa estranea se la sua resistenza rispetto alla
terra inferiore a 1000 per gli ambienti normali e 200 per gli ambienti particolari.
Una persona sottoposta a tensione quando in contatto contemporaneo con parti a diversa tensione tra loro. Nel caso
ideale in cui tutte le parti di un impianto siano alla stessa tensione, allora, si arriva alla condizione di equipotenzialit
che evita la nascita di d.d.p. tra i vari punti.
In pratica il contatto pu essere di due modi distinti:
contatto diretto, si parla di contatto diretto quando si entra in contatto con una parte attiva dellimpianto e cio
con conduttori che sono normalmente in tensione, ad esempio i conduttori di una linea elettrica compreso il
neutro ma escluso il conduttore PEN. Il contatto diretto pu avvenire anche tramite una parte conduttrice
purch non sia una massa o in contatto con una massa (CEI 64-8 art. 23-5) (Fig. 3a);
contatto indiretto, quando si toccano parti conduttrici di componenti elettrici normalmente non in tensione ma
che a causa di un guasto disolamento possono assumere un valore di tensione diverso da zero, ad esempio
contatto con carcassa di elettrodomestico in tensione a causa di una dispersione di corrente verso massa (Fig.
3b).
L1

L1

Carico
Carico

CONTATTO DIRETTO

CONTATTO INDIRETTO

a)

b)
Fig. 3

Mentre ci si pu difendere dal contatto diretto, mantenendosi a distanza dal pericolo visibile, nel contatto indiretto,
essendo un pericolo invisibile, ci si pu difendere solo con un adeguato sistema di protezione (CEI 64-8 art 23-6).
Appunti di Sistemi Elettrici

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tensione di contatto, tensione che si stabilisce fra parti simultaneamente accessibili in caso di guasto
dellisolamento (per convenzione il termine usato nei confronti della protezione contro i contatti indiretti; ai
sensi dalla Norma CEI 11-8 si intende convenzionalmente la tensione mano-piedi);
tensione di contatto limite convenzionale, massimo valore della tensione di contatto che possibile mantenere
per un tempo indefinito in condizioni ambientali specificate (per convenzione si considera il valore massimo a
vuoto che per i sistemi in c.a. pari a 50 V tranne che per ambienti ed applicazioni particolari a maggior
rischio);
tensione di passo, tensione che pu risultare applicata fra i piedi di una persona a distanza di un passo
(convenzionalmente un metro) durante un cedimento dellisolamento;
isolamento funzionale , in una utenza elettrica, ci che rende possibile il funzionamento, isolando tra di loro
le parti a differente tensione. In altre parole isolamento esistente tra le parti attive e tra queste e la carcassa di
un apparecchio elettrico. Senza questo isolamento la macchina non potrebbe funzionare.
isolamento principale, quello che isola le parti normalmente in tensione ed ha lo scopo di proteggere dalle
tensioni di contatto. In altre parole lisolamento delle parti attive necessario a proteggere contro la
folgorazione.
Lisolamento funzionale e quello principale non sempre coincidono, per esempio i conduttori aerei nudi hanno
lisolamento funzionale (laria tra di essi) ma non hanno quello principale.
isolamento supplementare, un isolamento indipendente che viene aggiunto a quello principale per assicurare
le protezione dalle tensioni di contatto in caso di cedimento dellisolamento principale.
doppio isolamento, isolamento principale pi isolamento supplementare.
isolamento rinforzato, isolamento unico che sostituisce il doppio isolamento se garantisce lo stesso grado di
protezione.

Tipi di isolamento
Il contatto di persone con le parti attive costituisce il contatto diretto definito prima. Ad esempio in un motore sono
parti attive gli avvolgimenti e i morsetti, non lo la struttura metallica esterna.
Il contatto indiretto quello di una persona con una massa, oppure con una parte conduttrice in contatto con una
massa, durante un guasto che interessi lisolamento principale.
componenti di classe 0, sono utenze elettriche provviste solo dellisolamento principale e non aventi alcun
dispositivo per il collegamento delle masse ad un conduttore di protezione. Queste utenze non possono essere
collegate a terra, quindi, nel caso di guasto allisolamento principale, la protezione affidata esclusivamente
alle caratteristiche dellambiente in cui sono installate.
componenti di classe I, sono utenze elettriche provviste del solo isolamento principale ed aventi un dispositivo
per il collegamento delle masse ad un conduttore di protezione.
componenti di classe II, sono utenze elettriche provviste di isolamento doppio o rinforzato e non aventi alcun
dispositivo per il collegamento delle masse ad un conduttore di protezione. Queste utenze non devono essere
collegate a terra, sono per ammessi morsetti per conduttori di protezione passanti.
componenti di classe III, sono utenze elettriche provviste di isolamento ridotto poich sono destinate ad essere
alimentate solo da un sistema a bassissima tensione di sicurezza ed in cui non si possono generare tensioni di
valore superiore a quello del sistema di alimentazione.
Appunti di Sistemi Elettrici

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parti attive, sono tutti i conduttori o le parti conduttrici che sono in tensione durante il normale funzionamento,
compreso il conduttore neutro. Si esclude per convenzione il conduttore PEN.
terra, il terreno come conduttore il cui potenziale elettrico in ogni punto convenzionalmente considerato
uguale a zero;
dispersore, corpo conduttore o gruppo di corpi conduttori in contatto elettrico con il terreno e che realizza un
collegamento elettrico con la terra;
collettore o nodo principale di terra, elemento previsto per il collegamento al dispersore dei conduttori di
protezione inclusi i conduttori equipotenziali e di terra;
conduttore di protezione (PE), conduttore prescritto per alcune misure di protezione contro i contatti indiretti
per il collegamento di masse e masse estranee con il collettore principale di terra;
conduttore PEN, conduttore che svolge insieme le funzioni di conduttore di protezione e di neutro;
conduttore di terra, conduttore di protezione che collega il collettore principale di terra al dispersore o i
dispersori tra loro;
conduttore equipotenziale, conduttore di protezione destinato ad assicurare il collegamento elettrico che mette
diverse masse e masse estranee al medesimo potenziale;
conduttore equipotenziale (principale): il conduttore che connette le masse estranee al collettore principale
di terra. Se le masse estranee non vengono connesse direttamente al nodo principale di terra, ma tramite il
conduttore PE, il conduttore che collega la massa estranea al PE viene detto conduttore equipotenziale
supplementare.
impianto di terra, insieme dei dispersori, dei conduttori di terra, dei collettori di terra e dei conduttori di
protezione ed equipotenziali, destinato a realizzare la messa a terra di protezione e/o di funzionamento,
tensione totale di terra, tensione che si stabilisce a seguito di un cedimento dellisolamento fra masse e un
punto sufficientemente lontano a potenziale zero;
corrente di guasto a terra, corrente di guasto che si chiude attraverso limpianto di terra;
resistenza di terra, resistenza fra il collettore principale di terra e la terra (convenzionalmente data dal rapporto
fra la tensione totale di terra e la corrente di guasto a terra);
ambienti ordinari, si intendono quelli dove non esistono condizioni speciali che impongano particolari
precauzioni di installazione o limitazioni nella scelta e nellimpiego di macchinari, apparecchiature e
conduttori;
ambienti speciali, si intendono quelli non ordinari e si suddividono in umidi, bagnati, polverosi, etc etc;
In relazione al loro grado di mobilit gli apparecchi si classificano in:
apparecchio fisso: apparecchio ancorato o fissato ad un supporto o comunque fissato, anche in altro modo, in
un posto preciso, oppure apparecchio che non pu essere facilmente spostato;
apparecchio trasportabile: apparecchio che, pur potendo essere spostato con facilit, non viene normalmente
spostato durante il suo funzionamento ordinario;
apparecchio mobile: apparecchio trasportabile che deve essere spostato manualmente da chi lo utilizza mentre
collegato al circuito di alimentazione;
apparecchio portatile: apparecchio mobile destinato ad essere sorretto dalla mano di chi lo utilizza durante il
suo impiego normale, nel quale il motore, se esiste, parte integrante.

Appunti di Sistemi Elettrici

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8. Misure di protezione contro i contatti diretti


8.1 Protezione totale
Isolamento
Le misure di protezione totali consistono nellisolamento delle parti attive e nelluso di involucri o barriere. Le parti
attive devono essere ricoperte completamente da uno strato di isolante avente spessore adeguato alla tensione
nominale verso terra del sistema elettrico ed essere resistenti agli sforzi meccanici, elettrici, termici e alle
alterazioni chimiche cui possono essere sottoposte durante il funzionamento. Se si considera per esempio un cavo
elettrico, per renderlo resistente alle normali sollecitazioni meccaniche occorre adottare unappropriata modalit di
posa (cavo armato o concentrico, tubi protettivi, passerelle, cunicoli, interrati ad almeno 0,5 m, segnalati e protetti
con mattoni, tegole ecc..). Vernici, lacche, smalti e prodotti simili non sono considerati idonei a garantire una
adeguata protezione contro i contatti diretti.
Involucri e barriere
Linvolucro garantisce la protezione dai contatti diretti quando esistono parti attive (ad es. morsetti elettrici) che
devono essere accessibili e quindi non possono essere completamente isolate. La barriera un elemento che
impedisce il contatto diretto nella direzione normale di accesso. Questi sistemi di protezione assicurano un certo
grado di protezione contro la penetrazione di solidi e di liquidi. Le barriere e gli involucri devono essere
saldamente fissati, rimovibili solo con attrezzi, apribili da personale addestrato oppure solo se laccesso alle parti
attive possibile dopo avere aperto il dispositivo di sezionamento con interblocco meccanico o elettrico. In ogni
caso il personale addestrato deve di regola sezionare il circuito prima di operare su parti attive o nelle loro
vicinanze. In alcuni casi di comprovata necessit e solo con lapprovazione del diretto superiore e dopo aver preso
le necessarie misure di sicurezza, ammesso lavorare su parti in tensione non superiore a 1000 V. Linterruttore
differenziale con corrente nominale dintervento non superiore a 30 mA riconosciuto come protezione
addizionale (non riconosciuto come unico mezzo di protezione) contro i contatti diretti in caso di insuccesso delle
altre misure di protezione o di incuria da parte degli utenti.
8.2 Protezione parziale
Le misure di protezione parziale si ottengono mediante ostacoli e mediante allontanamento. Hanno il compito di
proteggere dai contatti accidentali e di realizzare lallontanamento di parti a tensione diversa simultaneamente
accessibili (le norme CEI 64/8 considerano parti simultaneamente accessibili quelle che si trovano a distanza inferiore a
2,5 m sia in verticale sia in orizzontale e che quindi non possono convenzionalmente essere toccate
contemporaneamente da una persona) ma non hanno efficacia verso i contatti intenzionali. Sono destinate solo alla
protezione di personale addestrato e vengono applicate nelle officine elettriche. Non devono poter essere rimosse
accidentalmente, ma la rimozione intenzionale deve poter avvenire senza chiave o attrezzo.

Appunti di Sistemi Elettrici

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8.3 Protezioni passive


Metodi per rendere impossibile il manifestarsi di tensioni di contatto pericolose:
Impiego di apparecchi con isolamento doppio o rinforzato: apparecchi di classe II (Non hanno masse, sono
provvisti di isolamento speciale, sono privi del morsetto di terra e sono adatti per proteggere piccoli apparecchi
portatili o per apparecchi fissi da installare in impianti senza impianto di terra);
Protezione per isolamento elettrico: apparecchi di classe III. Si realizza mediante limpiego di opportuni
trasformatori di isolamento o alimentando i circuiti con sorgenti autonome di energia aventi caratteristiche
disolamento uguali a quelle indicate dalle norme per i trasformatori disolamento (CEI 96-2) (Le parti in
tensione possono essere scoperte. Non presente il morsetto di terra);
Locali isolanti con limpiego di apparecchi di classe 0: (provvisti solo di isolamento principale necessario per
assicurare il normale funzionamento. Linvolucro metallico non possiede il morsetto di terra. E vietata
linstallazione negli impianti in edifici civili e similari). Tale protezione consiste nel realizzare locali in cui il
pavimento e le pareti presentino una resistenza verso terra di 50.000 per tensioni fino a 500V e 100.000
per tensioni superiori a 500V. Non possono essere utilizzati negli edifici civili, non possono essere installate
prese a spina e il conduttore di protezione PE. I locali devono essere mantenuti costantemente sotto controllo
da personale specializzato onde evitare che vengano introdotte masse estranee o che vengano collegate a terra
le apparecchiature. Gli ingressi devono essere costruiti in modo tale che laccesso ai locali delle persone
avvenga senza che le stesse siano sottoposte a potenziali pericolosi; per questo scopo si possono usare pedane
o scarpe isolanti. Tutte le masse estranee entranti nel locale devono essere interrotte con una o pi giunzioni
isolanti tali da impedire lintroduzione di potenziali pericolosi nel locale isolato. Gli apparecchi e gli elementi
fissi devono avere tra di loro una distanza minima di due metri se a portata di mano e di 1,25 metri se non a
portata di mano;
Locali resi equipotenziali e non connessi a terra.
8.4 Protezioni attive
Le misure di protezione indicate nel paragrafo precedente sono finalizzate ad evitare il contatto diretto. Pu tuttavia
avvenire un contatto diretto a causa del cedimento della protezione passiva o pi semplicemente per imprudenza da
parte dellutente. Per proteggere le persone da tale eventualit pu essere impiegato, come metodo addizionale, il
sistema di interruzione automatica che non esime, per, dallapplicazione delle misure di protezione fin qui descritte.
Non essendo la corrente che attraversa il corpo umano in grado di far intervenire i dispositivi di massima corrente,
lunico dispositivo in grado di aprire il circuito in casi del genere linterruttore ad alta sensibilit (Idn non superiore a
30mA).
8.5 Linterruttore differenziale come protezione addizionale contro i contatti diretti
La corrente Idn di 30mA dellinterruttore differenziale ad alta sensibilit, non corrisponde esattamente a quella che il
corpo umano pu sopportare per un tempo imprecisato, ma frutto di un compromesso tra le esigenze di sicurezza per
le persone e la continuit di servizio dellimpianto. Linterruttore differenziale non limita il valore della corrente ma
solamente il tempo in cui questa corrente permane e la sicurezza della persona assicurata solo se, per ogni valore di
corrente, il circuito viene aperto in un tempo compatibile con la protezione del corpo umano. In caso di contatto diretto
linterruttore differenziale da 30mA, a parit di corrente, interviene in un tempo inferiore rispetto a quello ammesso per
la protezione contro i contatti indiretti.

Appunti di Sistemi Elettrici

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Occorre per sottolineare che nei contatti indiretti si ha un vantaggio: normalmente la persona, nel momento in cui si
verifica il guasto, non a contatto con la massa e la corrente si chiude a terra tramite il conduttore di protezione
determinando lintervento dellinterruttore differenziale, senza che la persona sia percorsa da nessuna corrente. Questo
non pu accadere nei contatti diretti in quanto il dispositivo differenziale attivato dalla stessa corrente che attraversa la
persona, il che non ci permette di escludere che nellinfortunato non possano insorgere fenomeni di fibrillazione
ventricolare. Oltre ai limiti fino ad ora descritti la protezione differenziale contro i contatti diretti presenta le seguenti
limitazioni:
contatto fra due parti attive del sistema: se la persona isolata da terra il dispositivo differenziale sicuramente
non interviene mentre se la persona non isolata da terra il differenziale pu anche intervenire. Se il contatto
non simultaneo, ma prima viene toccata la fase, il dispositivo pu intervenire se la corrente verso terra
maggiore di Idn e se il tempo di contatto sulla sola fase permane per il tempo minimo di non funzionamento
del dispositivo. Un caso particolare si ha quando il neutro presenta un guasto a terra a valle dellinterruttore
differenziale. Se il neutro a potenziale prossimo a zero il guasto pu permanere per un tempo non definito. Il
contatto simultaneo da parte di una persona di una fase e della massa riconducibile ad un guasto bipolare e il
dispositivo differenziale non interviene. Il sistema di distribuzione potrebbe non essere perfettamente
equilibrato ed il neutro potrebbe assumere un potenziale diverso da zero dovuto alla corrente di squilibrio che
lo percorre. Linterruttore differenziale potrebbe intervenire, dipendendo questo dal valore del potenziale
assunto dal conduttore di neutro e dal valore della resistenza di terra delle masse. E sufficiente una differenza
di potenziale di 3V e una resistenza di terra di 100 per far fluire verso terra la corrente di 30mA che in
grado di far intervenire linterruttore differenziale ad alta sensibilit da 30mA (potrebbe essere un buon motivo
per abbassare il noto valore della RT di 1666 da associare allinterruttore differenziale da 30mA).
correnti di dispersione: la presenza di correnti di dispersione pu diminuire la protezione offerta
dallinterruttore differenziale. Come esempio consideriamo un sistema trifase in cui la risultante della somma
delle correnti di dispersione su due fasi potrebbe non far intervenire linterruttore differenziale. Siano la
corrente Id1 e la corrente Id2 uguali a 20mA. La somma vettoriale risulta ancora uguale a 20mA senza che
linterruttore differenziale riesca ad intervenire. Il contatto con la terza fase di una persona che derivi una
corrente di 30mA non provoca lintervento del dispositivo. Linterruttore differenziale, infatti, rileva solo la
risultante di 10mA e quindi non apre il circuito.
componenti continue verso terra: in presenza di componenti continue verso terra il dispositivo differenziale
potrebbe non essere in grado di aprire il circuito. Per questo motivo occorre scegliere linterruttore
differenziale adatto al tipo di corrente di guasto verso terra. In commercio esistono tre tipi di interruttori
differenziali denominati AC, A, B differenziale.
8.6 Protezione per limitazione della corrente
Alcune apparecchiature speciali (antenne televisive, recinzioni elettriche, apparecchi elettromedicali, interruttore di
prossimit ecc..) hanno parti metalliche accessibili collegate a circuiti attivi tramite unimpedenza di valore elevato. Per
garantire dal pericolo dellelettrocuzione il costruttore deve fare in modo che la corrente che pu attraversare il corpo di
una persona durante il servizio ordinario non sia superiore a 1mA in corrente alternata o a 3mA in corrente continua. Le
parti metalliche che non devono essere toccate durante il servizio ordinario devono presentare una tensione di contatto
che non deve dar origine, attraverso il corpo della persona, a correnti non superiori a 3,5 mA in corrente alternata e a 10
mA in corrente continua.

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8.7 Protezione per limitazione della carica elettrica


I condensatori devono essere protetti contro il contatto diretto quando viene superato un determinato valore di capacit
per evitare che uneventuale corrente di scarica, anche se impulsiva, possa provocare effetti pericolosi sulle persone. Per
le parti che devono essere toccate il limite di carica elettrica stabilito dalle Norme di 0,5C mentre per le altre parti
di 50C. I valori massimi di capacit in rapporto al valore efficace della tensione di carica del condensatore sono:
0,16F a 230V, 0,09 a 400V, 0,07F a 500V, 0,03F a 1000V. Al di fuori di questi valori necessario dotare i
condensatori di una resistenza di scarica in parallelo che riduca in meno di 5s la tensione ai loro capi ad un valore
inferiore a 60V c.c. oppure devono essere protetti contro il contatto accidentale con un grado di protezione minimo di
IP2X.

9. Protezione attiva dai contatti indiretti in relazione al sistema di distribuzione


9.1 Sistemi TT
9.1.1 Circuito equivalente
La tensione di contatto a vuoto UC0 diventa uguale alla tensione totale UT se la persona, sufficientemente lontana dal
dispersore, si trova ad un potenziale prossimo allo zero. Essendo questa la condizione pi pericolosa che si pu
verificare, per studiare il problema si pu assumere, a favore della sicurezza, la tensione UT.

a) Circuito di guasto a terra in un sistema TT


b) Circuito elettrico equivalente
c) Il circuito di guasto si comporta come un generatore di tensione Eeq, essendo Req trascurabile rispetto a Rc+Rtc.

Appunti di Sistemi Elettrici

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La resistenza del conduttore di fase e le impedenze del trasformatore (dellordine della decina di ohm) sono trascurabili
rispetto alle altre resistenze del circuito di guasto e, applicando il teorema di Thvenin-Norton(1) tra i punti A e T
(vedasi figura) nel ramo con Rc ed Rtc, si pu ricondurre il circuito di guasto ad un generatore ideale di tensione di f.e.m.
(Eeq) avente in serie la sola Req:
Ed essendo #

8"

& , si ottiene

da cui

&

&

#
+

Sempre tra i punti A e T, col generatore U0 cortocircuitato e quindi con il sistema passivato, si ottiene la resistenza
equivalente vista tra A e T:
7

La Req trascurabile (dellordine degli Ohm) rispetto alla resistenza di carico Rc + Rtc (dellordine delle migliaia di
Ohm) ed inoltre questa approssimazione senzaltro a favore della sicurezza. Il contatto di una persona (Rc+Rtc) non
modifica in modo sensibile la tensione preesistente. Per assicurare la sicurezza delle persone occorre contenere la
tensione sulla massa entro il limite di sicurezza UL, dovrebbe perci essere verificata la condizione:
6

da cui:

#; 8
# #

La resistenza Rn del neutro in genere piuttosto bassa e in un sistema trifase 380/220 V con una UL uguale a 50V la Rt
dovrebbe essere inferiore a circa 0,3 Ohm:
=
(1)

#; 8
50 1
=
= 0.29
# #
220 50

Data una rete comunque complessa, formata da generatori elettrici e da elementi passivi tutti lineari, ai fini della corrente che circola in un
qualsiasi suo tronco (ad esempio Rc + Rtc ) o della tensione ai suoi capi (punti A e T), sempre possibile, per il principio di ThveninNorton, schematizzare la restante rete, di cui il tronco considerato fa parte, con un solo generatore ideale di tensione, la cui forza
elettromotrice indicheremo con Eeq (rappresenta la d.d.p. che esiste fra i punti della rete tra i quali vi il tronco considerato, quando per
questo stato tolto dalla rete - tensione a vuoto tra i punti A e T) e la cui resistenza in serie con Req (rappresenta la resistenza vista entro la
rete del tronco considerato quando tutti i generatori ideali di tensione sono stati cortocircuitati). In generale il calcolo di Eeq e di Req viene
eseguito applicando i principi di Kirchhoff.

Appunti di Sistemi Elettrici

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9.1.2 Caratteristiche della protezione


Non essendo facile contenere la tensione sulla massa entro il limite di sicurezza UL, perch sarebbero necessari valori di
Rt troppo bassi e non potrebbero essere facilmente controllate le eventuali variazioni che la resistenza di terra del neutro
potrebbe subire col tempo (il sistema TT utilizzato prevalentemente come sistema di distribuzione pubblica e lutente
non conosce il valore della Rn. Si vogliono infatti distinguere i problemi della sicurezza dellutente da quelli della rete
di distribuzione pubblica in bassa tensione), per conseguire la sicurezza occorre ridurre il tempo di permanenza di tale
tensione. Il circuito deve essere interrotto in un tempo tanto pi breve quanto maggiore la tensione sulle masse in
modo da soddisfare la curva di sicurezza. Come gi si detto, nellapplicare la curva di sicurezza si pu utilizzare la
tensione totale Ut anzich la tensione di contatto a vuoto UC0 proteggendo in questo modo anche una persona in contatto
con una massa e un punto allinfinito a potenziale zero (situazione pi pericolosa). Gli interruttori automatici aprono il
circuito secondo una curva caratteristica tempo-corrente. La corrente di guasto Ig pu assumere qualsiasi valore
dipendente dalla resistenza Rn, Rt ed Rg (resistenza del guasto sulla massa). Un guasto non franco a terra potrebbe
diventare pericoloso se la Ig che circola non fosse in grado di aprire il circuito in un tempo ti inferiore al tempo ts
corrispondente alla tensione Ut=RtIg. Si pu quindi affermare che la Rt deve avere un valore coordinato con la
caratteristica dintervento del dispositivo di protezione in modo che la tensione totale sia eliminata in tempi inferiori a
quelli previsti dalla curva di sicurezza. A tal proposito la Norma 64-8, in relazione ai sistemi TT, prescrive che: Per
attuare la protezione mediante dispositivi di massima corrente a tempo inverso o dispositivi differenziali deve essere
soddisfatta la seguente condizione

50

dove Rt la resistenza, in ohm, dellimpianto di terra nelle condizioni pi sfavorevoli; I il valore, in ampere, della
corrente di intervento in 5 secondi per gli interruttori magnetotermici o per i fusibili o in 1 secondo per gli interruttori
differenziali; se limpianto comprende pi derivazioni protette da dispositivi con correnti di intervento diverse, deve
essere considerata la corrente di intervento pi elevata.
9.1.3 Protezione con dispositivi di massima corrente
Dalle curve di sicurezza si ricava che per tensioni di 50V (luoghi normali) e 25V (luoghi particolari) un contatto pu
permanere per un tempo massimo di 5s. Essendo questa la condizioni limite occorre individuare una protezione di
massima corrente che abbia una caratteristica tale per cui sia soddisfatta la relazione:

?@

Per correnti superiori ad I5s le caratteristiche degli interruttori dovrebbero essere in grado di soddisfare la curva di
sicurezza mentre per correnti minori anche se si supera il tempo di 5s se la 7.5 soddisfatta, le masse non assumono
tensioni (UL) superiori a 50 V o 25 V e il contatto pu permanere per tempi pressoch infiniti. Poich normalmente un
impianto di terra comune a pi masse protette con dispositivi di protezione collegati tra loro in serie o in parallelo, per
proteggersi contro i contatti indiretti, in caso di dispositivi collegati in serie, nella scelta della corrente da introdurre
nella formula, pu essere considerato il dispositivo che ha la corrente I5s pi bassa mentre in caso di dispositivi collegati
in parallelo la maggiore tra le correnti I5s (se a causa di un guasto disolamento una massa disperde una corrente di
guasto Ig tutte le masse collegate allo stesso impianto di terra assumono la stessa tensione RtIg e quindi, se si vuole
rispettare la relazione

?@

la I5s in caso di dispositivi in parallelo deve essere la pi elevata corrente che determina lintervento entro 5s).
Soddisfare la condizione
#

?@

con dei normali interruttori magnetotermici non facile. La I5s in genere varia dalle quattro alle dieci volte la In
dellinterruttore e quindi per interruttori con grandi correnti nominali pu essere anche molto alta.

Appunti di Sistemi Elettrici

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La Rt per contro deve essere tanto pi bassa quanto pi alto il valore di I5s. Se lutilizzatore costituito da un carico di
1 kW o 20 kW ai fini della protezione delle persone non cambia nulla per cui occorre approntare un impianto di terra
che nel caso del secondo carico deve avere, per mantenere la sicurezza dellimpianto, una Rt venti volte pi piccola che
non per il primo caso: si arriva al paradosso di dover dimensionare limpianto di terra in base alla potenza dellimpianto
da proteggere e non in base alla tensione. Questo si spiega col fatto che gli interruttori di massima corrente sono stati
studiati per la protezione dei cavi e non per la protezione dai contatti indiretti.
9.1.4 Protezione con dispositivi differenziali
Il rel differenziale un dispositivo che rileva una differenza tra le correnti entranti e uscenti da un circuito (in
condizioni normali sia in monofase, sia in trifase, sia in trifase con neutro, la somma delle correnti sempre uguale a
zero). Nel caso che si verifichi un guasto a terra una parte della corrente fluisce verso il terreno e la risultante della
somma delle correnti non pi uguale a zero. La corrente risultante produce un flusso che induce su di un terzo
avvolgimento una corrente che in grado di fare intervenire linterruttore differenziale quando la corrente differenziale
In supera il valore di soglia per la quale tarato. Impiegando un interruttore differenziale la relazione che deve essere
verificata diventa:

(7.6)

Lunica differenza tra le due ultime relazioni consiste nel denominatore: mentre le correnti I5s dipendono dalla corrente
nominale dellinterruttore e possono essere dellordine delle centinaia di ampere, la corrente In indipendente dalla
corrente nominale del dispositivo differenziale e pu assumere valori variabili da qualche millesimo di ampere a
qualche ampere. Risulta in questo modo pi agevole il coordinamento con limpianto di terra (ad es. con UL uguale a
50V e con In 0,03 A la resistenza di terra Rt pu essere 1666) di quanto non lo fosse con i dispositivi di massima
corrente. La caratteristica dintervento dellinterruttore differenziale stata studiata proprio per soddisfare
completamente la curva di sicurezza. I tempi massimi di interruzione degli interruttori differenziali per uso generale
sono riportati nella tabella seguente.
In

In
2In
5In

0,3 s
0,15 s
0,04 s

Tempi massimi di interruzione degli interruttori differenziali per uso generale

Appunti di Sistemi Elettrici

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9.1.5 Alcune considerazioni sui rel differenziali


Impianto di terra comune a pi derivazioni
Se ad un impianto di terra sono collegate masse alimentate da pi derivazioni protette con interruttori differenziali
deve essere soddisfatta la solita relazione
#

dove In deve essere, come sappiamo, la minor corrente differenziale nominale per dispositivi differenziali
collegati in serie e la maggior corrente differenziale nominale per dispositivi differenziali collegati in parallelo. Lo
stesso principio vale anche nel caso di pi derivazioni protette in parte con dispositivi a massima corrente e in
parte con dispositivi differenziali. La Rt dovr essere calcolata in base alla I5s del dispositivo a massima corrente
essendo questa la corrente nominale dintervento pi elevata tra i due tipi di dispositivi, annullando per tutti i
benefici derivanti dalluso dei rel differenziali. In pratica opportuno che tutte le derivazioni facenti parte dello
stesso impianto di terra siano protette con interruttori differenziali. Questo vale anche per edifici con pi unit
immobiliari perch se ununit immobiliare sprovvista di interruttore differenziale le tensioni pericolose prodotte
da un guasto a terra in tale unit immobiliare si trasferiscono sulle masse delle altre unit immobiliari senza che i
corrispondenti interruttori differenziali intervengano.
Problemi derivanti dallinstallazione dellinterruttore differenziale
Se, a causa di un guasto su di una massa, il neutro fosse a terra a valle dellinterruttore differenziale, potrebbe
essere resa inoperante la protezione differenziale. Il neutro a terra (solitamente a potenziale zero salvo particolari
casi anomali) non provoca lintervento del dispositivo differenziale per cui il guasto permane per un tempo
indefinito. Un successivo guasto di una fase su di unaltra massa, provoca una corrente di guasto che si richiude
tramite il conduttore di neutro a contatto con la massa stessa e solo in parte verso terra. Il collegamento del neutro
allimpianto di terra locale trasforma di fatto il sistema TT in un sistema TN e per garantire la sicurezza dai contatti
indiretti dovrebbero essere soddisfatte le condizioni indicate per tale sistema di distribuzione (questo vale anche nel
caso che il neutro sia collegato allimpianto di terra locale a monte dellinterruttore differenziale ed inutile
ricordare come sia importante non collegare, ad esempio scambiandolo col conduttore di terra, il neutro a terra).
Selettivit tra interruttori differenziali
Si definisce corrente differenziale nominale di non intervento il massimo valore di corrente per il quale sicuramente
linterruttore differenziale non interviene. Il valore normale di questa corrente In/2 ed entro questo valore il
dispositivo non ha un comportamento definito: pu intervenire come pu non intervenire. La scelta della In
condizionata oltre che dal coordinamento con limpianto di terra anche dalla somma delle correnti di dispersione di
tutto limpianto utilizzatore. Per garantire la continuit del servizio la somma vettoriale di tali correnti di
dispersione non dovrebbe superare In/2. A tal proposito occorre ricordare che le correnti di terra possono essere
eccessive se: limpianto in cattivo stato di conservazione, gli apparecchi utilizzatori hanno correnti di dispersione
che eccedono i valori normali, limpianto molto vasto e sono collegati numerosi apparecchi utilizzatori. Per
rendere selettivo lintervento dei dispositivi pu essere utile proteggere le singole derivazioni con pi dispositivi
differenziali garantendo cos una discreta selettivit orizzontale del sistema ed evitando che un guasto in un punto
qualsiasi del circuito provochi la messa fuori servizio di tutto limpianto. In questo modo per non si protetti dai
guasti che avvengono tra linterruttore generale e gli interruttori differenziali. Sar necessario evitare masse lungo
questo tratto ovvero, ove non fosse possibile (interruttore generale nello stesso quadro metallico in cui sono
alloggiati anche gli interruttori differenziali), bisogna dotare la parte di circuito compresa tra linterruttore generale
e gli interruttori differenziali di isolamento doppio o rinforzato.
Diverso il caso in cui anche linterruttore generale differenziale perch nascono problemi di selettivit verticale.
Per ottenere una completa selettivit occorre in questo caso utilizzare interruttori differenziali ritardati.
9.1.6 I collegamenti equipotenziali nei sistemi TT
Se il terreno ed ogni parte conduttrice simultaneamente accessibile fossero allo stesso potenziale non vi sarebbe alcun
pericolo per le persone. Tecnicamente questa condizione ideale non pu essere raggiunta. Ci si pu avvicinare a tale
condizione collegando allimpianto di terra, tramite il conduttore equipotenziale, non solo le masse ma anche le masse
estranee. In un sistema TT la tensione totale assunta da una massa a causa di un guasto verso terra deve essere eliminata
in un tempo inferiore a quello previsto dalla curva di sicurezza rispettando le note condizioni (come gi detto
C
assumendo la tensione a vuoto uguale alla tensione totale di terra e rispettando le relazioni o meglio
D ). Risulta
EF

perci evidente che una persona protetta per le condizioni pi sfavorevoli, compreso il contatto tra una massa e una
massa estranea anche quando manca il collegamento equipotenziale.

Appunti di Sistemi Elettrici

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E comunque buona norma effettuare i collegamenti equipotenziali (tubazioni dellacqua, del gas, riscaldamento,
armature di ferro delle fondazione in cemento armato degli edifici ecc..) perch diminuisce la resistenza di terra
dellimpianto (la massa estranea funge da dispersore e quindi si riduce la tensione totale Ut e si riducono le tensioni di
contatto tra una massa e il terreno), si riducono le tensioni di contatto tra una massa e una massa estranea perch
diventano equipotenziali e si riducono i rischi per le persone nel caso in cui dovessero venire meno le condizioni di
C
C
rispetto delle relazioni
D oppure
D (ad esempio a causa di un mal funzionamento dei dispositivi di
EGH

EF

protezione oppure di mutamenti stagionali della resistenza di terra). A favore dei collegamenti equipotenziali resta
infine da considerare che la curva di sicurezza si basa su dati statistici della resistenza del corpo umano e che quindi
potrebbe risultare non sufficiente per la sicurezza di tutte le persone. Durante un guasto disolamento, essendo
trascurabile la caduta di tensione sui conduttori di protezione, tutte le masse si trovano allo stesso potenziale. Per
portare allo stesso potenziale tutte le masse e una massa estranea (ad esempio tubazione idrica entrante in uno stabile) e
sufficiente effettuare un collegamento equipotenziale in prossimit della parte disperdente della massa estranea (radice)
trascurando tutta la restante parte che non in contatto col terreno (ad esempio tubazione idrica annegata nella
muratura). Se le parti disperdenti della massa estranea fossero pi di una, cio se le radici fossero pi di una, il
collegamento deve essere ripetuto in corrispondenza di ciascuna di esse.

Il collegamento equipotenziale principale nei sistemi TT annulla la tensione di contatto tra le masse e la massa estranea
anche se questa presenta una resistenza Rl.
Circuito di guasto
Impianto di terra
Protezione dai contatti
indiretti
Fornitura
Vantaggi
Svantaggi

Appunti di Sistemi Elettrici

La corrente di guasto si richiude attraverso il terreno dalla terra degli


utilizzatori verso la terra di cabina
Utilizzatori e cabina hanno impianti di terra separati
La protezione assicurata dal coordinamento tra interruttori differenziali e
impianto di terra. Le carcasse degli utilizzatori sono tutte collegate
allimpianto di terra dellutente. La tensione totale di terra applicata agli
utilizzatori in caso di guasto dipende dal valore della resistenza di terra della
cabina e dell'utente.
Alimentazione in bassa tensione direttamente dalla rete di distribuzione.
Il guasto viene interrotto tempestivamente allinsorgere del primo difetto di
isolamento. Impianto di terra di semplice realizzazione.
E richiesto luso capillare di rel differenziali
Principali caratteristiche di un sistema TT

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9.2 Sistemi TN
9.2.1 Circuito equivalente
Si consideri il caso di un contatto indiretto in un sistema TN-S (conduttore di protezione completamente distinto dal
conduttore di neutro per tutta lestensione dellimpianto). Se trascuriamo come al solito limpedenza interna del
trasformatore, indichiamo con Zf limpedenza della fase L3, con Zpe limpedenza del conduttore di protezione, con
Rc+Rtc la resistenza della persona e con Rtn quella di terra del neutro, la situazione di guasto a terra rappresentabile dal
seguente circuito equivalente:

a) Circuito di guasto franco a terra in un sistema TN


b) circuito equivalente
c) Il circuito di guasto si comporta come un generatore ideale di tensione.
Tra i punti A e N (vedasi figura) in assenza del carico Rc+Rtc (in assenza del contatto da parte della persona) nellanello
di guasto, costituito da Zf e Zpe, circola la corrente:
I =

&

dove:

#I

K +

#I

= @ limpedenza dellanello di guasto

Nello studio del circuito di guasto in un sistema TN si ipotizza un guasto franco a terra; se il guasto a terra non fosse
franco, a tale impedenza andrebbe aggiunta limpedenza localizzata nel punto di guasto. Nei sistemi TT si utilizzano gli
interruttori differenziali e la protezione contro i contatti indiretti comunque assicurata (lefficacia della protezione non
dipende dal valore della eventuale resistenza di guasto). Uno dei vantaggi dei sistemi TN sta nellutilizzare le protezioni
di massima corrente contro i contatti indiretti, ma solo ipotizzando un guasto franco a terra perch altrimenti sarebbe
impossibile garantire la protezione dai contatti indiretti. La casistica disponibile ha in ogni caso dimostrato che il rischio
accettabile poich un guasto non franco a terra poco frequente anche perch tende ad evolvere rapidamente in un
guasto franco. Come vedremo in seguito, ogni rischio viene eliminato utilizzando gli interruttori differenziali
rinunciando per al vantaggio di usare gli interruttori magnetotermici.

Appunti di Sistemi Elettrici

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Tra i punti A ed N, in assenza di contatto tra le persona ed il punto in tensione e, quindi, senza il ramo Rc+Rtc, si ha la
tensione di contatto a vuoto UC0 (in Rtn non scorre corrente):
#I

#I
K +

I =

&

K
L

1
1

#I

La UC0 risulta pertanto proporzionale alla U0 per mezzo del rapporto Zf/Zpe e, nel caso particolare di conduttori di fase e
di protezione con sezione uguale ( nei circuiti terminali quando Zpe=Zf), dalla equazione si ricava:
1
#I
2

#I

Se invece, caso piuttosto frequente (nelle linee di distribuzione principale, quando la sezione del conduttore di fase
maggiore di 16 mm2, la sezione del conduttore di protezione pu essere minore di quella di fase), la sezione del
conduttore di protezione la met di quella di fase (Zpe= Zf/2), sempre dalla equazione si ottiene:
2
#I
3

#I

Applicando il teorema di Thvenin-Norton tra i punti A e N la Zeq vale:

K
K

In quella parte dellimpianto dove la sezione del conduttore di protezione la met del conduttore di fase la tensione di
contatto a vuoto tende al valore 2/3 U0. Nei circuiti terminali la tensione di contatto a vuoto diminuisce tendendo al
valore di U0 in quanto limpedenza del tratto terminale diventa prevalente rispetto a quella a monte e i conduttori di
fase e protezione hanno la medesima sezione.
La Zeq in genere trascurabile rispetto alla Rc+Rtc della persona (qualche rispetto a 103 ) e quindi il contatto della
persona non altera significativamente la tensione preesistente sulla massa. Il circuito di guasto si comporta, nei
confronti del corpo umano, come un generatore ideale di tensione. Risulta evidente che in questo caso il guasto franco a
massa rappresenta un cortocircuito perch la corrente limitata dalla sola impedenza del circuito di guasto Zs (lanello
di guasto non interessa alcuna resistenza di terra essendo costituito esclusivamente da elementi metallici). Per uno
stesso circuito, sempre nellipotesi che limpedenza del trasformatore sia trascurabile e che il conduttore di protezione
PE segua nel suo percorso i conduttori di fase, si pu notare che, aumentando la distanza del punto di guasto rispetto la
cabina, Zf+Zpe aumenta mentre il rapporto Zf/Zpe rimane costante (nello stesso circuito le sezioni di Zf e di Zpe
rimangono costanti per tutto il tratto) col risultato che la UC0 rimane costante mentre la Ig diminuisce. Da queste
considerazioni si pu capire come non sia sempre possibile interrompere il circuito in tempi sufficientemente brevi da
rendere la tensione sulla massa non pericolosa, soprattutto se linterruzione del circuito affidata ad un dispositivo di
massima corrente perch, allontanandosi col punto di guasto rispetto la cabina (guasto in fondo alla linea di un circuito
terminale), al diminuire della Ig aumenta il suo tempo dintervento.
Appunti di Sistemi Elettrici

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La UC0, dipendendo solamente dal rapporto Zf/Zpe, difficilmente quantificabile nei vari punti dellimpianto perch
varia a seconda della distanza del punto di guasto dalla cabina. Da quanto detto, sempre ipotizzando di trascurare
limpedenza interna del trasformatore e assumendo che il conduttore di protezione segua lo stesso percorso dei
conduttori di fase (stessa lunghezza, stesso tipo di posa ecc..) si pu notare che:
la tensione di contatto a vuoto costante lungo uno stesso circuito, qualunque sia il punto in cui si verifica il
guasto disolamento;
la tensione di contatto a vuoto massima nel punto pi lontano dal trasformatore quando la sezione del PE
inferiore a quella del conduttore di fase (circuiti di distribuzione principali dove Zpe=Zf/2 e UC0 tende al valore
2/3 U0);
quando la sezione del PE diventa uguale a quella del conduttore di fase (nei circuiti terminali limpedenza di
fase uguale allimpedenza del PE) la UC0 diminuisce tendendo al valore U0 in quanto limpedenza dei
circuiti terminali diventa prevalente rispetto quelli a monte;
Un discorso particolare va fatto per un guasto che si verificasse, nelle vicinanze del trasformatore, su di una massa
allinizio dellimpianto (ad esempio il quadro generale di distribuzione nella cabina di trasformazione). Normalmente
una situazione di questo tipo non introduce tensioni di contatto pericolose se la distanza della massa dal trasformatore
non eccessiva (a seconda della potenza del trasformatore e della sezione del PE la distanza limite pu essere compresa
tra i 10 e i 30 metri), data la prevalenza dellimpedenza del trasformatore ZT rispetto a quella del conduttore di
protezione. Per mantenere una tale condizione anche allaumentare della distanza del quadro generale rispetto al
trasformatore si potrebbe operare una maggiorazione della sezione del conduttore di protezione. Alla luce di queste
considerazioni non sembra quindi conveniente ridurre la sezione del PE dal trasformatore al quadro generale di cabina.

Un guasto franco a terra sul quadro generale in cabina in un sistema TN non in genere pericoloso
Nei pressi del trasformatore di cabina, dove Zf e Zpe sono in genere molto piccole e prevale la ZT,si ha:
#I

Appunti di Sistemi Elettrici

M + K +

#I =

M
L

K
L

#I

1
#I 0
M
O
0 0

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Circuito equivalente di un guasto sul quadro generale di cabina in un sistema TN

9.2.2 I collegamenti equipotenziali


La situazione descritta nel paragrafo precedente corrisponde al caso limite di una persona allaperto in cui la tensione di
contatto a vuoto coincide con la tensione totale. Allinterno di un edificio le condizioni di sicurezza migliorano perch
con i collegamenti equipotenziali si pu ridurre la tensione di contatto ad una parte della tensione totale. I collegamenti
equipotenziali sono molto pi importanti per la sicurezza nei sistemi TN che non nei sistemi TT.

a) A causa di un guasto tutte le masse assumono un potenziale che dipende da Zf/ Zpe. Si ha una caduta di tensione sul PE
che non pu essere trascurata.
b) Circuito equivalente. Si possono stabilire differenze di potenziale tra le masse e tra queste e le masse estranee. Un
guasto che avvenisse su di una massa allinizio dellimpianto (in cabina) in genere non introduce potenziali pericolosi
Appunti di Sistemi Elettrici

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In un sistema TT il conduttore di protezione, essendo di resistenza trascurabile rispetto alla resistenza di terra,
praticamente equipotenziale per tutta la sua lunghezza. In un sistema TN il conduttore di protezione (PE) ha
unimpedenza uguale o superiore allimpedenza del conduttore di fase ed assume un potenziale diverso lungo il suo
percorso. Pu essere costituito dallinsieme di pi tratti a sezione diversa:
un primo tratto, dalla massa al quadro di settore;
un secondo tratto, dal quadro di settore al collettore principale nel quadro di distribuzione;
un terzo tratto, dal collettore principale alla cabina.
#I = #I% + #I$ + #IP
A seguito di un guasto sulle masse si stabilisce una tensione totale pari alla somma delle cadute di tensione nei tre tratti
del conduttore di protezione e la tensione sar diversa a seconda che le masse in oggetto si trovino a monte o a valle del
punto di guasto. In particolare tutte le masse a valle del punto di guasto si porteranno ad un potenziale pari alla tensione
di contatto a vuoto nel punto di guasto (sulla massa pi vicina o sede del guasto), mentre, per quelle a monte, i valori di
tensione saranno decrescenti fino ad annullarsi allorigine dellimpianto (cabina). Se si effettua il collegamento
equipotenziale (principale-EQP) allingresso di una massa estranea nelledificio (ad esempio tubazione idrica) lintera
massa estranea si porta alla tensione U1 e quindi la tensione tra massa e massa estranea si riduce a U2+U3 (la serie della
resistenza del neutro in cabina e la resistenza della massa estranea verso terra, Rtn+Rme, sono in parallelo col conduttore
(PE) che collega il collettore principale con la cabina ma la sua impedenza trascurabile rispetto alla serie Rtn+Rme
quindi la tensione U1 non diminuisce in modo apprezzabile). Se il collegamento equipotenziale viene effettuato in
prossimit della massa (collegamento equipotenziale supplementare-EQS) la sicurezza migliora ulteriormente in quanto
la massa ora assume la sola tensione U3 (da notare che la tensione U3 si stabilisce non solo tra lapparecchio guasto e la
massa estranea ma anche sulle altre masse collegate al nodo di terra del quadro di piano). In definitiva la resistenza
verso terra di una persona dipende dal collegamento equipotenziale tramite una resistenza Req. Il collegamento
equipotenziale riduce tanto pi la tensione di contatto quanto pi il collegamento equipotenziale prossimo al punto di
guasto e risulta indispensabile se i dispositivi di protezione non possono intervenire in un tempo inferiore a quello
indicato sulla curva di sicurezza per la tensione totale Ut=U1+U2+U3=UC0.
9.2.3 La sicurezza allesterno degli edifici
Diverso il problema della sicurezza allesterno di un edificio, dove la resistenza verso terra di una persona non pu pi
dipendere dal collegamento equipotenziale. La tensione di contatto a vuoto assume il valore dato dallequazione e i
tempi di intervento dei dispositivi potrebbero non soddisfare la curva di sicurezza (le statistiche dimostrano che i rischi
pi elevati si riscontrano per i sistemi TN allaperto ad esempio nei giardini). Per migliorare la sicurezza si potrebbe
collegare localmente a terra la massa anche se i risultati non sono molto lusinghieri in quanto la situazione migliora
tanto pi quanto minore il rapporto Rt/Rn. Purtroppo, spesso Rt ha valori pi elevati di Rn e quindi, per ottenere dei
benefici dalla messa a terra locale, sarebbe necessaria una pi efficiente (con costi notevolmente superiori)
configurazione del sistema dispersore. Solo con linstallazione di un dispositivo differenziale a bassa sensibilit
( 8 30
) installato sulle derivazioni allesterno possibile rispettare i tempi dintervento richiesti dalla curva di
sicurezza (questo per non protegge dai pericoli derivanti dalla presenza di eventuali tensioni sul neutro).

Appunti di Sistemi Elettrici

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9.2.4 Caratteristiche della protezione dai contatti indiretti


Per attuare la protezione con dispositivi di massima corrente o differenziali in un sistema TN richiesto che sia
soddisfatta in qualsiasi punto del circuito la seguente condizione:
Q

(7.14)

Dove:
U0 = tensione nominale in valore efficace tra fase e neutro in volt dellimpianto relativamente al lato in bassa tensione
Zs = Impedenza totale in ohm dellanello di guasto che comprende il trasformatore, il conduttore di fase e quello di
protezione tra il punto di guasto e il trasformatore
Ia = Corrente in valore efficace ed in ampere che provoca lintervento del dispositivo di protezione entro il tempo
indicato in tabella.
Se si impiega un dispositivo differenziale, Ia la corrente In differenziale nominale, se invece si utilizza lo stesso
dispositivo impiegato per la protezione contro le sovracorrenti si pu usare, per la verifica della relazione, la corrente di
intervento della protezione magnetica Im che fa intervenire la protezione in tempi inferiori a quelli prescritti dalla
norma.

U0 (V)
120
230
400
>400

Tempo di interruzione (s)


Ambienti normali

Ambienti particolari

0,8
0,4
0,2
0,1

0,4
0,2
0,06
0,02

Per un guasto franco a terra le norme CEI richiedono lintervento dei dispositivi di protezione entro un tempo tanto pi
piccolo quanto maggiore la tensione di fase; ad esempio dalla tabella per U0 = 230V (nuovo valore unificato a livello
europeo) il tempo dinterruzione non deve superare 0,4 s con leccezione dei circuiti di distribuzione e dei circuiti
terminali che alimentano apparecchi fissi per i quali ammesso un tempo dintervento non superiore ai 5s purch sia
soddisfatta una delle seguenti condizioni enunciate dallart. 413.3.5 delle Norme CEI 64-8:
a) limpedenza del conduttore di protezione che collega il quadro di distribuzione al punto nel quale il conduttore di
protezione connesso al collegamento equipotenziale principale (generalmente il collettore di terra) non deve essere
superiore a ZPE=Zsx50/U0;
b) esiste un collegamento equipotenziale supplementare che collega localmente al quadro di distribuzione gli stessi tipi
di masse estranee indicati per il collegamento equipotenziale principale che soddisfa le prescrizioni riguardanti il
collegamento equipotenziale principale di cui al Capitolo 54 delle Norme CEI 64-8.
Un circuito terminale un circuito che alimenta un apparecchio utilizzatore o una presa a spina mentre un circuito di
distribuzione un circuito e che fa capo generalmente ad un quadro elettrico dal quale si distribuiscono pi circuiti
terminali. Un guasto a terra su di un circuito di distribuzione poco probabile (figura A); potrebbe avvenire su di un
canale metallico o sul quadro di distribuzione, meno probabile comunque che sugli apparecchi utilizzatori o sui
componenti dellimpianto. Se a questo si aggiunge la difficolt di garantire la selettivit tra le protezioni, sia di
sovracorrente sia differenziali, si comprende perch si sia adottato il tempo di 5s per questi circuiti (figura B). Anche
per gli apparecchi fissi di grande potenza sarebbe stato arduo rispettare i tempi di 0,4s e, dal momento che solitamente
sono meno pericolosi degli apparecchi trasportabili, la Norma ci concede di interrompere il circuito in 5s. Su di un
apparecchio fisso la probabilit che si manifesti un guasto non comunque del tutto trascurabile e le tensioni che vi si
stabiliscono per 5s possono trasferirsi sulle masse degli apparecchi trasportabili e portatili (gli apparecchi trasportabili
sono pi pericolosi di quelli fissi anche se in genere, come prescrive il DPR 547/55 allart. 315, sono di classe II e
quindi protetti per costruzione dai contatti indiretti. In sede internazionale sono per ammessi anche apparecchi di
classe I ed ecco che la Norma prescrive linterruzione automatica del circuito e il rispetto dei tempi della tabella per tutti
gli apparecchi elettrici trasportabili anche se alimentati da presa a spina). E cos che si spiegano le due condizioni
prescritte dalle Norme che tengono conto, a differenza dei circuiti di distribuzione in cui la probabilit di guasto
minore, della maggior probabilit che si possano verificare guasti sugli apparecchi fissi. In un sistema TN, in caso di
guasto a terra, il potenziale che assume lapparecchio guasto, in questo caso lapparecchio fisso, sappiamo che dipende
dalla caduta di tensione sul conduttore di protezione per cui il potenziale varia da una massa allaltra (a differenza del
sistema TT in cui, a causa di un guasto in un punto qualsiasi dellimpianto, tutte le masse assumono uno stesso
potenziale dipendendo questo dal rapporto tra la resistenza di terra dellimpianto e la resistenza di terra del neutro).
Uneventuale massa estranea assume il potenziale che ha il conduttore di protezione allingresso del fabbricato, dove
stato eseguito il collegamento equipotenziale principale. Tra massa e massa estranea si stabilisce una differenza di
potenziale che dipende dalla caduta di tensione che si ha sul PE dallingresso delledificio alla massa.
Appunti di Sistemi Elettrici

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Il potenziale assunto dallapparecchio fisso trasferito anche alla massa di uneventuale apparecchio trasportabile che,
proprio perch trasportabile, pu mettere loperatore in condizione di toccare contemporaneamente la massa
dellapparecchio trasportabile e la massa estranea (figura C).

= #C%R =

Fig. A - Un guasto sul circuito di distribuzione non molto frequente per cui la Norma accetta che, a causa di tale
guasto, tra lutilizzatore U1 e la massa estranea si stabilisca una differenza di potenziale UU1Me=Rp x Uo / Zs per un tempo
non superiore a 5s.

Loperatore potrebbe essere cos sottoposto per cinque secondi ad una differenza di potenziale che per non deve essere
superiore a 50V.

= #C%R =

50

Fig. B - A causa di un guasto sullutilizzatore fisso U2, tra lapparecchio U1 e la massa estranea si stabilisce la tensione
Rp xUo/Zs che accettata dalla Norma per un massimo di 5 secondi solo se minore o uguale a 50V.
In alternativa, se la tensione di contatto superiore a 50V bisogna effettuare un collegamento equipotenziale
supplementare a livello del quadro secondario che alimenta sia lapparecchio fisso che lapparecchio mobile. La
tensione tra lapparecchio trasportabile e la massa estranea si riduce cos alla caduta di tensione sul PE che collega la
massa dellapparecchio fisso al quadro secondario.
Appunti di Sistemi Elettrici

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= #C%R =

S 50

Fig. C - Se si verifica un guasto sullutilizzatore fisso U2 , tra lutilizzatore U1 e la massa estranea si stabilisce la
tensione Rp xUo/Zs per un tempo massimo di 5 secondi. Se maggiore di 50 V la norma richiede un collegamento
equipotenziale supplementare.
La tensione assunta dalla massa dellapparecchio fisso si trasferisce sulla massa dellapparecchio mobile a causa del
tratto comune di PE che collega il collettore principale al quadro secondario. Se i due apparecchi fossero alimentati
separatamente e direttamente dal quadro generale questo non accadrebbe (figura D). Una differenza di potenziale si
manifesta comunque tra i due utilizzatori ma la Norma ritiene questo pericolo accettabile entro i 5s di permanenza del
guasto a terra.

#C%C$

C$

#
@

Fig. D - Gli utilizzatori U1 e U2 sono alimentati con due circuiti distinti dal quadro principale. Se si verifica un guasto
sullutilizzatore fisso U2, tra lutilizzatore U1 e la massa estranea la tensione nulla essendo gli apparecchi alimentati da
due linee distinte. La tensione che si stabilisce tra i due apparecchi accettata dalla Norma in quanto ritenuto poco
probabile il contatto entro i cinque secondi di durata del guasto.

Appunti di Sistemi Elettrici

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Abbiamo visto in precedenza come la curva di sicurezza faccia riferimento alla tensione di contatto a vuoto e che tale
tensione dipende dal rapporto tra limpedenza di fase e limpedenza del conduttore di protezione (nel caso molto
frequente in cui le due impedenze sono uguali risulta UC0=U0/2). In presenza del collegamento equipotenziale principale
sappiamo che la tensione a cui sottoposta una persona normalmente si riduce. Inoltre, dal momento che un guasto a
terra pu essere paragonato ad un corto circuito, la Norma assume convenzionalmente che la tensione si riduca del 20%.
Se U0 vale 230V e se Zf uguale a Zpe (fino a sezioni di 16 mm2 il conduttore di protezione ha normalmente la stessa
sezione del conduttore di fase Zf=Zpe) dalla equazione si ottiene la tensione di contatto a vuoto:
0.8 230
1+

184
=#
1+1

= 92

Alla tensione di 92 V, sulla curva di sicurezza in condizioni ordinarie, corrisponde il tempo di 0,4 s. Per sezioni del
conduttore di fase superiori a 16 mm2 la sezione del conduttore di protezione in genere la met del conduttore di fase,
Zf minore di Zpe e la situazione peggiora essendo Zf/Zp = 0,5.
La tensione di contatto UC0 diventa:

0.8 230
=#
1.5

= 122

In questo caso la curva di sicurezza non del tutto verificata. Nonostante le apparenze il sistema TN abbastanza
sicuro, va infatti ricordato che i valori di corrente che si presume possano attraversare il corpo umano in condizioni di
guasto e che sono serviti per costruire la curva di sicurezza, si riferiscono a condizioni circuitali e ambientali molto
cautelative. Nella maggioranza dei casi le condizioni sono sicuramente migliori e solo in casi particolari sono possibili
condizioni pi gravose. Un caso critico, per altro poco frequente, quello di guasto non franco a terra e cio con
linterposizione di una resistenza tra la fase e la massa. Questa potrebbe limitare la corrente ritardando lapertura del
circuito senza ridurre la tensione di contatto entro i limiti di sicurezza. Ovviamente se la UC0 non supera in nessun punto
i 50V non necessario lintervento delle protezioni. Dalla equazione se poniamo UC0=50V, U0=230V e risolviamo
rispetto a Zp:
#

= 50 =
50

50

0.8 230
1+
K
K

+ 50

= 50

50

184
K +

184
K +

= 184

+ 184

= 134

0.373
K

2.68

Se Zpe inferiore a Zf/2,68 la tensione di contatto totale (cio la tensione di contatto tra la massa interessata e il punto
del sistema a potenziale zero) inferiore a 50 V. Questo impossibile da ottenere quando si fa uso esclusivamente del
conduttore di protezione incorporato nel cavo di alimentazione, come normalmente accade negli impianti di tipo civile
dove limpianto, che si sviluppa prevalentemente in verticale, dotato di un unico collettore di terra posto alla base dei
montanti dal quale si dipartono i vari conduttori di protezione. Tali valori di Zpe si possono invece ottenere facilmente
negli impianti industriali nei quali al trasporto della corrente di guasto sono chiamati vari elementi dellimpianto di
terra. Si potrebbe ad esempio far seguire al fascio di cavi di potenza un conduttore di protezione principale di notevole
sezione cui potrebbero far capo i singoli conduttori di protezione degli utilizzatori e il conduttore di protezione
principale che lungo il suo percorso potrebbe essere collegato anche ad un certo numero di collettori di terra. Questi
potrebbero, a loro volta, essere collegati mediante conduttori di terra al dispersore a maglia, che partecipa al trasporto
della corrente di guasto verso il centro stella del trasformatore. In questo modo il circuito di ritorno presenta
unimpedenza molto bassa che permette di limitare la tensione di contatto al di sotto di 50 V). Con questo sistema si
ottiene anche una buona equipotenzialit che riduce la tensione di contatto a valori ancora pi bassi.
Appunti di Sistemi Elettrici

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Da notare che se nella peggiore situazione di guasto non viene superato sulle masse il valore della tensione di contatto
limite (UL - 50V gli ambienti ordinari - 25 V per quelli particolari) non si possono creare situazioni pericolose e le
norme permettono di non attuare la protezione contro i contatti indiretti mediante il sistema ad interruzione automatica
dellalimentazione in tempi prestabiliti (messa a terra coordinata con il dispositivo di interruzione). Occorre per
sottolineare che conoscere la tensione di contatto sulle masse non sempre facile. La si pu misurare immettendo una
corrente di prova nel circuito e andando alla ricerca dei punti pi pericolosi che per possono essere molto numerosi e
quindi difficili da individuare. E una ricerca molto delicata e che viene normalmente affidata allesperienza del
verificatore.

9.2.5 Interruttori differenziali e sistema TN


Tutte le preoccupazioni emerse sopra vengono meno utilizzando gli interruttori differenziali perch sono dispositivi in
grado di aprire il circuito in centesimi di secondo (con le elevate correnti di guasto, tipiche dei sistemi TN, in 30-40ms).
Non va dimenticato per che il vantaggio dei sistemi TN quello di utilizzare i dispositivi di massima corrente per la
protezione dai contatti indiretti: ricorrere agli interruttori differenziali vuol dire rinunciare a questo vantaggio. Bisogna
infine ricordare che questi dispositivi possono essere utilizzati solo nei sistemi TN-S in quanto nei sistemi TN-C luso
combinato del conduttore di neutro e di protezione ne impedirebbe il funzionamento in caso di guasto a terra. Nei
sistemi TN si detto che un guasto franco a terra costituisce un corto circuito monofase a terra quindi la corrente
differenziale corrisponde ad una corrente di corto circuito. Linterruttore deve essere capace di interromperla poich si
in presenza proprio di una corrente differenziale. Come per un interruttore magnetico contro il cortocircuito stabilito il
potere dinterruzione, cosi per linterruttore differenziale deve essere specificato il potere dinterruzione differenziale.
Se il dispositivo non dotato di sganciatori di sovracorrente nei sistemi TN occorre verificare che il potere
dinterruzione differenziale sia maggiore della corrente presunta di cortocircuito monofase a terra. In alternativa il
dispositivo differenziale deve essere associato ad un dispositivo di protezione di massima corrente capace di assicurare
la protezione di tutto il circuito compreso il differenziale in situazione di cortocircuito (il coordinamento tra i vari
dispositivi deve essere dichiarato dal costruttore).
9.2.6 Il neutro in condizioni anomale del circuito
In caso di anomalia nel circuito il neutro pu assumere tensioni verso terra pericolose e tutte le masse assumono questa
tensione anche se non sono interessate da nessun guasto disolamento. Queste tensioni possono essere originate o
sullimpianto di terra del neutro o sul conduttore di neutro stesso. Limpianto di terra del neutro pu introdurre tensioni
pericolose a causa di un guasto sullalta tensione o a causa di un guasto a terra sulla bassa tensione. Se un conduttore
sulla distribuzione aerea in bassa tensione dovesse entrare in contatto col suolo, il circuito si chiuderebbe, verso il
neutro in cabina, attraverso la resistenza verso terra RE del conduttore in contatto col suolo e attraverso la resistenza Rn
del neutro messo a terra in cabina. I dispositivi di protezione intervengono difficilmente entro i tempi previsti dalla
curva di sicurezza per un guasto a terra in linea anche perch la corrente di guasto limitata dalle resistenze di terra.
Tale guasto pu permanere per lungo tempo ed necessario che la resistenza Rn sia di valore tale per cui la tensione
applicata su di essa non superi il valore UL di tensione limite; deve cio essere rispettata la relazione:
#;
U +

Da cui:
8

#
# #

RE = Resistenza di terra dellelemento verso cui si prodotto il guasto


Rn = Resistenza di terra del neutro

Appunti di Sistemi Elettrici

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Questi problemi sono caratteristici dei sistemi di distribuzione dellenergia elettrica pubblica e quindi interessano in
particolare le societ distributrici (in ogni caso occorre sottolineare che si assumono valori convenzionali di Rn
prudenziali per la messa a terra del neutro in cabina e lungo la linea). Al contrario in un impianto di distribuzione
alimentato da propria cabina limpianto di terra unico e se si verifica un guasto verso una massa o una massa estranea,
essendo queste collegate a terra, il conduttore di protezione cortocircuita la Rn del partitore di tensione costituito dalle
resistenze Rn ed RE. Se invece il guasto avviene verso il terreno (conduttore a contatto col suolo) in genere RE ha valori
piuttosto elevati e quindi la tensione sul neutro in genere ridotta a valori non pericolosi. Oltre ai motivi indicati sopra,
il neutro pu assumere tensioni pericolose anche a causa di correnti di squilibrio elevate, corto circuito tra fase e neutro
o interruzione del conduttore neutro stesso, anche se bisogna sottolineare che questi pericoli sussistono solo se il
conduttore di neutro utilizzato anche come conduttore di protezione (conduttore PEN poco usato).
Da queste considerazioni si pu concludere che il sistema TN deve essere utilizzato per gli impianti con propria cabina
di trasformazione (le norme CEI impongono il sistema TN per utenze di questo tipo) in quanto il sistema pu essere
gestito in modo tale da garantire i requisiti di sicurezza necessari, mentre, a causa dei complessi problemi di
responsabilit tra utente e distributore (non semplice per il distributore fornire i requisiti di sicurezza necessari),
preferibile lutilizzo del sistema TT.
La corrente di guasto si richiude attraverso il conduttore di protezione o
attraverso il conduttore di protezione e limpianto di terra quando
Circuito di guasto
limpianto di terra suddiviso in pi parti sia in cabina che presso gli
utilizzatori.
Utilizzatori e cabina hanno impianti di terra in comune
Impianto di terra
La tensione totale di terra presso gli utilizzatori dipende dallimpedenza
dellanello di guasto. La protezione pu essere assicurata con
Protezione dai contatti indiretti linterruzione del guasto, ottenuta per mezzo di interruttori
magnetotermici o di rel differenziali, e garantendo una buona
equipotenzialit
Alimentazione in MT degli impianti che devono essere dotati di propria
Fornitura
cabina di trasformazione MT/BT
Il guasto viene interrotto tempestivamente allinsorgere del primo difetto
Vantaggi
di isolamento. Pu essere evitato luso di rel differenziali.
Il coordinamento delle protezioni magnetotermiche pu essere
Svantaggi
difficoltoso. Impianto di terra costoso.
Principali caratteristiche di un sistema TN-S

Appunti di Sistemi Elettrici

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9.3 Sistemi IT
9.3.1 Caratteristiche del sistema
Si ricorre al sistema di distribuzione IT negli impianti in cui necessario garantire la continuit perch un disservizio
potrebbe provocare gravi danni alla produzione. Questo sistema caratterizzato dal fatto che il neutro isolato o
connesso a terra tramite impedenza di valore opportuno (alcune centinaia di ohm negli impianti 230/400 V) e le masse
sono connesse a terra.

Sistema di distribuzione IT .
Un guasto a terra in un sistema con neutro isolato da terra provoca la circolazione di una piccola corrente di guasto
dovuta principalmente allaccoppiamento capacitivo dei cavi ed in misura minore ai motori e agli altri componenti
dellimpianto (figura). La tensione limite UL pu essere facilmente contenuta entro valori non pericolosi in quanto, visto
il modesto valore della corrente di guasto, facile soddisfare la condizione:
M

&

# !7.18"

dove:
RT la resistenza, espressa in ohm, del dispersore al quale sono collegate le masse;
Ig la corrente di guasto, espressa in ampere, fra un conduttore di fase e una massa;
UL il massimo valore ammissibile per la tensione di contatto in seguito ad un guasto a massa (UL=50 V per ambienti
ordinari, UL=25 V per ambienti particolari).

Appunti di Sistemi Elettrici

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Percorso della corrente di primo guasto a terra in un sistema IT.


Se questa condizione soddisfatta il guasto pu permanere per un tempo indefinito senza che vi sia pericolo di contatti
indiretti. Questa caratteristica molto vantaggiosa in quegli impianti in cui linterruzione del servizio pu causare danni
economici o causare pericolo per la salute delle persone. Le Norme CEI ne consentono lutilizzo negli impianti di prima
categoria dotati di cabina propria e prescrivono che la tensione limite sulle masse, a causa di un primo guasto a terra,
non superi UL=50 V per ambienti ordinari e UL=25 V per ambienti particolari. In caso di contatto diretto la corrente che
fluisce attraverso la persona invece piuttosto pericolosa soprattutto nel caso di impianti con linee in cavo molto estese
(se il neutro isolato da terra ed i circuiti sono poco estesi il contatto non pericoloso trattandosi di misura di
protezione per separazione elettrica). Inoltre, in caso di permanenza di un primo guasto a terra, una persona che
subisse un contatto diretto sarebbe sottoposta alla tensione concatenata anzich alla tensione stellata come invece
succede in un sistema TT o TN. Per ovviare a questo inconveniente si rende necessario ricorrere ad un sistema di
controllo continuo dellisolamento verso terra, in modo che sia facile individuare ed eliminare un primo guasto a terra.
Il dispositivo di controllo dellisolamento un apparecchio sempre inserito, regolato per una soglia di circa 0,4 M che
segnala acusticamente o visivamente la mancanza di isolamento minimo prestabilito causato dal primo guasto verso
terra. Per evitare manomissioni la regolazione deve essere effettuata solo tramite chiave o attrezzo. Al verificarsi di un
allarme per caduta dellisolamento deve far seguito una rapida ricerca del punto di guasto che pu essere eseguita solo
se si dispone di apparecchiature adeguate e di personale specializzato. Una particolare attenzione occorre avere per i
luoghi MARCI dove il permanere di una corrente verso terra poco gradita perch potrebbe produrre riscaldamenti
localizzati ed innescare un incendio. Inoltre allo stabilirsi di un secondo guasto si ha la circolazione su due circuiti di
una sovracorrente il cui valore non noto a priori e i dispositivi di protezione potrebbero non essere adatti a proteggere
adeguatamente i circuiti. In questi luoghi necessario impartire particolari istruzioni al personale affinch, scegliendo il
momento pi adatto, cio quando il disservizio minore, provveda ad aprire manualmente il circuito quando il
dispositivo di controllo dellisolamento segnala un primo guasto a terra.

Appunti di Sistemi Elettrici

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9.3.2 Protezione dai contatti indiretti


Al primo guasto a terra sappiamo che la condizione 7.18 facilmente soddisfatta ed uneventuale resistenza di guasto (a
differenza dei sistemi TT e TN) aumenta la sicurezza. Con il primo guasto a terra il sistema non pi isolato da terra e
si trasforma in un sistema TT (vedasi figura) o TN (vedasi figura) a seconda che le masse siano collegate ad un unico
impianto di terra o ad impianti di terra separati.

Impianto IT con le masse degli utilizzatori collegate ad uno stesso impianto di terra. A seguito di un primo guasto a terra
il sistema IT si trasforma in un sistema TN.

Impianto IT con le masse degli utilizzatori connesse a impianti di terra separati. A seguito di un primo guasto a terra il
sistema IT si trasforma in un sistema TT.
In questo secondo caso, la corrente di guasto normalmente in grado di far intervenire le protezioni di massima
corrente. Se invece la messa a terra ottenuta con impianti di terra separati la corrente di guasto potrebbe non essere in
grado di far intervenire le protezioni di massima corrente. Se si usassero i rel differenziali si potrebbero verificare
situazioni di disservizio dovute al loro intervento intempestivo per cui si ritiene normalmente pi economico costruire
un impianto di terra unico in modo da convertire il sistema IT in un sistema TN.

Appunti di Sistemi Elettrici

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Le condizioni per assicurare la protezione contro i contatti indiretti devono quindi essere:
conformi alle prescrizioni per i sistemi TT se le masse sono messe a terra singolarmente o per gruppi;
conformi alle prescrizioni per i sistemi TN se le masse sono collegate allo stesso impianto di terra ma
distinguendo tra impianto con neutro non distribuito e impianto con neutro distribuito.
Neutro non distribuito Il doppio guasto interessa due fasi (figura) come se si trattasse di un sistema TN con una
tensione uguale a 3 # . Purtroppo lanello di guasto e la relativa impedenza non sono noti in quanto il guasto pu
avvenire in due punti qualsiasi dellimpianto. La Norma stabilisce convenzionalmente che limpedenza dellanello di
guasto debba essere la met di quella permessa per un sistema TN. In questo modo dovrebbe essere possibile lapertura
di almeno uno dei due circuiti guasti in un tempo stabilito come da tabella (neutro non distribuito).
La condizione da soddisfare quando il neutro non distribuito diventa:
W%

3 #
2 Q

#
Q

dove:
Ia la corrente che provoca lintervento del dispositivo di protezione del circuito entro il tempo t specificato nella
tabella per i circuiti terminali che alimentano apparecchi trasportabili, mobili o portatili ed entro 5s per gli altri circuiti
come per i sistemi TN; Zs1 limpedenza dellanello di guasto costituito dal conduttore di fase e dal conduttore di
protezione; U0 la tensione nominale tra fase e neutro; U la tensione nominale tra fase e fase.

Sistema di distribuzione IT. Circuito senza neutro distribuito

Appunti di Sistemi Elettrici

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U0 / U
(V)

120/240
230/400
400/690
580/1000

Tempo di interruzione (s)


Condizioni ordinarie
Condizioni particolari
(UL=50V)
(UL=25V)
Neutro non
Neutro
Neutro non
Neutro
distribuito
distribuito
distribuito
distribuito
0,8
5
0,4
1
0,4
0,8
0,2
0,4
0,2
0,4
0,06
0,2
0,1
0,2
0,02
0,06

Tempo di interruzione massimo ammesso per secondo guasto nei sistemi IT


Il caso pi pericoloso, il contatto simultaneo tra due masse, non stato considerato in quanto si ritiene poco probabile
un evento simile. La tabella si riferisce quindi ai tempi di intervento massimi per contatto con una sola massa.
Neutro distribuito - Il doppio guasto pu avvenire tra una fase e il neutro (figura) ed in questo caso il circuito di guasto
viene sostenuto da una tensione U0. La tensione minore rispetto al caso precedente ma anche la corrente diminuisce
facendo aumentare i tempi di intervento del sistema di protezione a tempo inverso. Va quindi verificata la condizione:
W$

#
2

dove:
Ia la corrente che provoca lintervento del dispositivo di protezione del circuito entro il tempo t specificato nella
tabella per i circuiti terminali che alimentano apparecchi trasportabili , mobili o portatili ed entro 5s per gli altri
circuiti come per i sistemi TN;
Zs2 limpedenza dellanello di guasto costituito dal neutro e dal conduttore di protezione;
U0 la tensione nominale tra fase e neutro.

Sistema di distribuzione IT. Circuito con neutro distribuito

Appunti di Sistemi Elettrici

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In ogni caso la distribuzione del neutro decisamente sconsigliata in un sistema IT anche perch pi facile mantenerlo
isolato se non distribuito. Il sistema IT presenta linconveniente di non essere protetto dai contatti accidentali con le
reti a MT. Per questo motivo si prevede linstallazione di scaricatori tra il centro stella dellavvolgimento di bassa
tensione del trasformatore MT/BT e limpianto di terra. Oltre a questo utile osservare che i materiali isolanti devono
essere dimensionati per funzionare per periodi piuttosto lunghi con tensioni verso terra che coincidono con la tensione
concatenata del sistema.
Circuito di guasto
Impianto di terra
Protezione
indiretti

dai

Fornitura
Vantaggi
Svantaggi

Appunti di Sistemi Elettrici

La corrente di primo guasto di valore modesto e le tensioni di contatto


non sono pericolose.
Impianto di terra degli utilizzatori separato
Al primo guasto non si ha lintervento delle protezioni. Deve essere
contatti installato un controllore permanente dellisolamento verso massa. In
caso di doppio guasto la protezione pu essere ottenuta per mezzo di
interruttori di massima corrente o rel differenziali.
Impianti in cui la continuit del servizio essenziale.
Limpianto pu continuare a funzionare anche dopo il primo guasto
verso terra. Impianto di terra poco costoso.
lisolamento verso massa con segnalazione tramite allarme al primo
guasto verso terra.
Principali caratteristiche di un sistema IT

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10. Protezione dai contatti indiretti senza interruzione automatica (protezioni passive)
10.1 Generalit
Sono questi dei metodi di protezione che, a differenza dei sistemi di protezione attiva trattati fino ad ora (protezione
repressiva), non determinano linterruzione automatica del circuito, con un vantaggio evidente per quanto riguarda la
continuit di esercizio. Si tratta quindi di sistemi di protezione passivi che tendono ad impedire che possano verificarsi
condizioni di pericolo (protezione preventiva).
10.2 Protezione con componenti di classe II
Un sistema di protezione passivo molto semplice consiste nellutilizzare materiali elettrici (apparecchi, quadri,
condutture, cassette di derivazione ecc..) con isolamento supplementare con lintento di evitare che il cedimento
dellisolamento principale possa creare tensioni pericolose sullinvolucro. Linsieme dellisolamento principale e
supplementare denominato doppio isolamento oppure, se lisolamento unico ma equivalente al doppio isolamento,
isolamento rinforzato.
10.2.1 Caratteristiche degli apparecchi di classe II
A seconda del tipo e dellambiente di utilizzo le Norme prescrivono le prove da eseguire e i requisiti che gli apparecchi
di classe II devono possedere. Le prove tendono a stabilire le qualit elettriche e meccaniche dellisolamento. Le
caratteristiche costruttive devono garantire che la manutenzione a cura dellutente non indebolisca lisolamento (ad
esempio che nel rimontare lapparecchio non sia possibile dimenticare un elemento importante per garantire
lisolamento). Linvolucro dellapparecchio pu essere costruito indifferentemente sia di materiale isolante sia metallico
ed in questo secondo caso vietato dalle Norme il collegamento a terra (in alcuni casi, come vedremo, pu essere
richiesto un morsetto di equipotenzialit). Il collegamento a terra, che a prima vista potrebbe sembrare una sicurezza in
pi, pu infatti risultare controproducente, in quanto il conduttore di protezione rischia di portare sullinvolucro
dellapparecchio tensioni pericolose che si possono stabilire sullimpianto di terra inefficiente. Che questo possa
accadere assai pi probabile che non il cedimento del doppio isolamento o dellisolamento rinforzato da cui la
prescrizione normativa di non collegare a terra la carcassa metallica dellapparecchio.

a) Simbolo grafico di un componente o apparecchio dotato di isolamento doppio o rinforzato Classe II.
b) divieto di collegamento delle parti metalliche ad un conduttore di protezione.
In alcuni casi, come ad esempio per gli interruttori elettronici a contatto con le persone, in sostituzione del doppio
isolamento pu essere interposta unimpedenza di protezione che deve per garantire una protezione equivalente al
doppio isolamento. Apparecchi di uso comune per i quali richiesto lisolamento doppio o rinforzato sono, ad esempio,
quelli portatili; essendo normalmente sostenuti durante luso, devono essere di classe II in quanto si ritiene che siano pi
sicuri dei corrispondenti apparecchi di classe I.
Negli apparecchi portatili il rischio elevato in quanto loperatore, a causa dellelevata pressione del contatto con
lapparecchio, possiede una resistenza del corpo ridotta; inoltre i guasti disolamento sono pi frequenti a causa delle
numerose sollecitazioni a cui lapparecchio portatile soggetto durante luso.

Appunti di Sistemi Elettrici

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10.2.2 Condutture di Classe II


Le condutture possono essere considerate di classe II (con tensioni nominali non superiori a 690 V) se utilizzano:
cavi con guaina isolante di tensione superiore di un gradino rispetto a quella del sistema elettrico (isolamento
rinforzato);
cavi unipolari senza guaina installati in tubo protettivo o in canale isolante rispondente alle Norme di prodotto;
cavi con guaina metallica aventi isolamento idoneo alla tensione nominale del sistema elettrico tra la parte
attiva e la guaina metallica e tra questa e lesterno.
Gli apparecchi di classe seconda non devono essere collegati a terra (il collegamento a terra delle masse potrebbe essere
utile nel caso di un guasto tra gli avvolgimenti del trasformatore, ma potrebbe introdurre tensioni pericolose dovute a
guasti su altri apparecchi alimentati dalla rete di distribuzione) ma, nel caso dei canali metallici contenenti cavi di classe
seconda, tale collegamento accettato dalle Norme in quanto nel canale potrebbero essere posati, anche in tempi
successivi, cavi non di classe seconda. Sintetizzando: se il canale contiene cavi di classe seconda e cavi normali deve
essere collegato a terra, se contiene solo cavi di classe seconda pu essere collegato a terra, se contiene solo cavi
normali deve essere collegato a terra. In definitiva, per garantire allimpianto nel suo complesso un isolamento di classe
II, necessario rispettare le seguenti condizioni:
gli involucri isolanti devono presentare una struttura atta a sopportare le sollecitazioni meccaniche, elettriche, e
termiche che possono verificarsi in caso di guasto;
nella fase di installazione si deve evitare di danneggiare gli isolamenti;
gli involucri non devono essere dotati di viti di qualsiasi tipo (neppure isolanti per evitare che possano essere
sostituite da altre di tipo metallico che potrebbero comprometterne lisolamento);
i contenitori con portello devono poter essere aperti sono con attrezzo o chiave. Se i coperchi fossero
rimovibili senza chiave o attrezzo le parti conduttrici accessibili devono essere protette da una barriera,
rimovibile solo con luso di attrezzi, avente grado di protezione non inferiore a IPXXB;
le parti intermedie dei componenti elettrici devono avere grado di protezione non inferiore a IPXXB;
non devono essere impiegate vernici o lacche per ottenere un isolamento supplementare;
linvolucro non deve essere attraversato da parti conduttrici che potrebbero propagare potenziali pericolosi;
linvolucro non deve impedire il regolare funzionamento dellapparecchio elettrico;
le parti conduttrici contenute allinterno dellinvolucro non devono essere collegate ad un conduttore di
protezione. E possibile far attraversare linvolucro da conduttori di protezione di altri componenti elettrici il
cui circuito di alimentazione passi anchesso attraverso linvolucro. Allinterno dellinvolucro tali conduttori e
i loro morsetti devono essere isolati come se fossero parti attive e i morsetti devono essere contrassegnati in
modo adeguato;
le parti conduttrici e le parti intermedie non devono essere collegate ad un conduttore di protezione a meno che
ci non sia espressamente previsto nelle prescrizioni di costruzione del relativo componente elettrico.

Appunti di Sistemi Elettrici

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10.3 Protezione per separazione elettrica


In un sistema isolato completamente da terra chi venisse in contatto con una parte in tensione non correrebbe alcun
rischio in quanto, se limpianto tanto poco esteso da poter trascurare le correnti capacitive, impossibile la chiusura
del circuito verso terra per cui la tensione sulla persona limitata dallelevata impedenza verso terra del sistema
elettrico. Questo tipo di protezione si pu ottenere mediante un trasformatore di isolamento ed il circuito deve
rispondere ai seguenti requisiti:
alimentazione da trasformatore di isolamento rispondente alle Norme CEI 96-2 oppure con apparecchiature
aventi analoghe caratteristiche come ad esempio un gruppo motore generatore. La separazione invece
implicita se lalimentazione proviene da sorgenti autonome (gruppo elettrogeno, batterie o altro dispositivo)
non collegate alla rete;
la tensione del circuito separato non deve superare i 500 V. Il circuito separato deve essere di estensione ridotta
e comunque non superiore a quella determinabile con la seguente relazione:
X

100000
#8

e comunque non superiore a 500 m dove L la lunghezza della linea in metri a valle del trasformatore e Un la
tensione di alimentazione nominale in volt del circuito separato;
la separazione verso altri circuiti elettrici deve essere almeno equivalente a quella richiesta tra gli avvolgimenti
del trasformatore di isolamento. Tale separazione elettrica deve essere garantita tra le parti attive di quei
componenti elettrici che possono contenere nel loro interno conduttori di circuiti diversi (ad esempio rel,
contattori ecc..);
per il circuito separato raccomandabile utilizzare condutture separate da quelle di altri circuiti. Ove questo
non fosse possibile si devono impiegare cavi multipolari senza guaina metallica isolati per la tensione
nominale del sistema a tensione pi elevata;
ad evitare rischi di guasti verso terra, deve essere posta particolare cura allisolamento verso terra con
particolare riguardo verso i cavi flessibili;
assicurare lispezionabilit dei cavi flessibili non a posa fissa ad evitare che possano subire danneggiamenti.
Non essendo pratico alimentare ogni singolo apparecchio con un trasformatore disolamento diverso (condizione ideale)
si preferisce alimentare pi apparecchi (senza superare la lunghezza massima della linea prescritta dalla Norma) con un
unico trasformatore (ad esempio il banco di lavoro di un laboratorio scolastico). Un primo guasto disolamento potrebbe
permanere per un tempo indefinito senza rischi per le persone, mentre un secondo guasto su unaltra fase di un secondo
apparecchio determinerebbe un pericolo mortale per la persona in contatto con i due apparecchi. Per ovviare a questo
problema, quando il circuito separato alimenta pi di un utilizzatore (nel caso alimentasse un solo utilizzatore la sua
massa non deve essere collegata al conduttore di protezione), ogni massa va collegata ad un conduttore equipotenziale
isolato da terra, in modo che un doppio guasto a massa venga tramutato in un corto circuito e possa cos essere
eliminato dai dispositivi di massima corrente, posti a protezione delle singole linee, entro i tempi di seguito indicati:

U0 (V)
120
30
400
<400

Appunti di Sistemi Elettrici

t (s)
0,8
0,4
0,2
0,1

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Per quanto concerne i collegamenti equipotenziali le prescrizioni da seguire sono le seguenti:


il collegamento non deve interessare linvolucro metallico della sorgente di alimentazione;
tutte le prese del circuito separato devono avere lalveolo di terra collegato al conduttore equipotenziale;
il conduttore equipotenziale deve essere dotato di guaina isolante, in modo che non possa andare in contatto
con conduttori di protezione, di terra o masse di altri circuiti;
tutti i cavi di alimentazione delle utenze, tranne quelli di classe II, devono avere il conduttore di protezione
incorporato che sar utilizzato in questo caso come conduttore equipotenziale;
ogni collegamento deve essere effettuato con sezioni non inferiori a 2,5 mm2 se con protezione meccanica, 4
mm2 se non prevista alcuna protezione meccanica (il conduttore equipotenziale incorporato nel cavo di
alimentazione dellutilizzatore pu avere sezione inferiore a quelle indicate ma non a quella del conduttore di
fase);
il collettore equipotenziale principale non deve avere sezione inferiore a 6 mm2.

I collegamenti equipotenziali tra le masse degli apparecchi alimentati dallo stesso trasformatore disolamento
trasformano un doppio guasto a massa in un cortocircuito.
10.3.1 Il trasformatore disolamento
Nel trasformatore disolamento la separazione elettrica fra gli avvolgimenti primari e quelli secondari realizzata
mediante un doppio isolamento o un isolamento rinforzato. Linvolucro pu essere anche metallico, ma in questo caso
deve essere separato dagli avvolgimenti da un isolamento doppio o rinforzato. La potenza non deve essere superiore a
25 kVA per i monofasi e 40 kVA per i trifasi. Possono essere di due tipi:
resistente al cortocircuito, quando, in caso di sovraccarichi o cortocircuiti, la sovratemperatura che in esso si
manifesta non supera determinati limiti stabiliti e, dopo leliminazione del guasto le sue caratteristiche
rientrano ancora in quelle stabilite dalle Norme;
a prova di guasto, quando, in seguito ad un guasto o ad un impiego anormale, non pi in grado di funzionare,
ma non presenta alcun pericolo per lutilizzatore e per le parti adiacenti.

Appunti di Sistemi Elettrici

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In base al tipo di installazione si possono ancora suddividere in trasformatori per installazione fissa o per installazione
mobile. Fino a 630 VA, se mobili, devono essere resistenti ai corto circuiti oppure a prova di guasto. Se necessario un
collegamento a spina nei trasformatori mobili pu esserne presente una sola per ogni avvolgimento secondario e gli
avvolgimenti devono ovviamente essere elettricamente isolati gli uni dagli altri.

Trasformatore disolamento
a) simbolo generale
b) resistente al corto circuito
c) a prova di guasto
10.4 Protezione per mezzo di luoghi non conduttori
In un ambiente isolato un contatto con una parete in tensione non pericoloso in quando non fluisce nessuna corrente
attraverso il corpo umano isolato da terra. Un ambiente si dice isolato quando le pareti e il pavimento presentano in ogni
punto una resistenza verso terra:
Y 50Z 2* .*/01(/1 /( 1/-,1 \1/( - 500
Y 100Z 2* .*/01(/1 /( 1/-,1 -]]1( 1 '1 500
La sicurezza dai contatti indiretti deriva dallisolamento principale dellimpianto e delle apparecchiature elettriche e
dallisolamento supplementare fornito dal locale. Il collegamento a terra dovr quindi essere evitato in quanto un
contatto con una parte attiva e la massa collegata a terra risulterebbe pericoloso. Per la sua particolarit questo sistema
non ammesso negli edifici civili e viene applicato solo in casi particolari. Per garantire la sicurezza occorre:
che le masse siano lontane fra loro e le masse estranee almeno 2 m in orizzontale e 2,5 m in verticale se a
portata di mano, e 1,25 m se fuori dalla portata di mano in modo che non sia possibile toccare
contemporaneamente due masse o una massa o una massa estranea. Si possono erigere ostacoli in materiale
isolante per impedire il contatto tra due masse o tra una massa e una massa estranea e le distanze minime
necessarie per sormontarli devono corrispondere a quelle prima indicate;
che il locale sia sorvegliato da personale addestrato affinch non vengano introdotti nel locale apparecchi
collegati a terra o masse estranee e che le persone, durante laccesso nel locale, non siano sottoposte a
potenziali pericolosi;
che non siano utilizzate prese a spina;
che le masse estranee uscenti dal locale siano interrotte con manicotti isolanti;
che non siano introdotti nel locale conduttori di protezione.
Gli apparecchi che devono essere usati in questi locali isolanti sono apparecchi con il solo isolamento principale e senza
morsetto di terra denominati di Classe 0 (il costruttore dovrebbe indicare sul libretto istruzioni che questi apparecchi
devono essere usati solo in locali isolati).

Appunti di Sistemi Elettrici

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Le prese a spina di tali apparecchi devono essere diverse dalle prese a spina degli apparecchi di classe diversa, ma
questo a causa della disponibilit sul mercato di adattatori, purtroppo, non ne impedisce luso improprio anche in altre
situazioni diverse da quelle dei locali isolanti. Potrebbero comunque essere impiegati anche apparecchi di Classe I,
ovviamente senza collegare a terra il morsetto di terra.
10.5 Protezione per equipotenzializzazione del locale non connesso a terra
Come nel caso precedente anche questo sistema di protezione pu essere adottato solo in casi particolari. Consiste nel
collegare fra loro tutte le masse e le masse estranee simultaneamente accessibili con un collegamento equipotenziale
non connesso a terra. Per le persone che entrano nel locale devono essere prese particolari precauzioni affinch non
siano sottoposte a potenziali pericolosi, soprattutto quando il pavimento, conduttore ed isolato da terra, sia dotato di
collegamento locale non connesso a terra. Si devono usare apparecchi di Classe I con morsetto di terra e in questo caso,
a differenza di quanto indicato per i locali isolanti, essendo garantita lequipotenzialit non necessario accertarsi che i
due apparecchi non siano simultaneamente accessibili.
10.6 Protezione mediante bassissima tensione di sicurezza
Con i sistemi a bassissima tensione, denominati anche di categoria zero (sistemi che hanno una tensione nominale
inferiore a 50V in corrente alternata e a 120V in corrente continua non ondulata figura), garantita una protezione sia
contro i contatti diretti che indiretti. Esistono fondamentalmente due tipi di sistemi a bassissima tensione che
garantiscono dal pericolo dei contatti, il tipo SELV e il tipo PELV. Un terzo tipo, il FELV, ha caratteristiche
prettamente funzionali che non garantiscono da eventuali sopraelevazioni accidentali della tensione e quindi non
garantisce la protezione dai contatti indiretti e diretti. Le caratteristiche dettagliate dei tre sistemi sono di seguito
indicate.

Una corrente continua si dice non ondulata se:


a) per ondulazione sinusoidale Uac <= 0,1Ucc;
b) per ondulazione non sinusoidale (Ucc = 60 V) Upicco <= 70 V;
c) per ondulazione non sinusoidale (Ucc= 120 V Upicco <= 140V

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10.6.1 Bassissima tensione di sicurezza SELV (Safety Extra Low Voltage)


E un sistema che deve essere alimentato da una sorgente autonoma di sicurezza, deve garantire la separazione
galvanica rispetto agli altri sistemi elettrici e non deve avere punti a terra. Se sono rispettati questi requisiti il sistema
non dovrebbe assumere tensioni superiori a quelle nominali.

Circuito SELV. Nel caso di guasto a terra di un polo del circuito secondario del trasformatore, tra la persona e la terra
si stabilisce la tensione U2
Le caratteristiche principali che questo sistema deve possedere sono:
Alimentazione - un trasformatore di sicurezza conforme alle Norme CEI 14-6, un motore generatore con gli
avvolgimenti isolati come indicato dalle Norme CEI 16-6, una batteria, un gruppo di continuit statico ad
inverter ecc.. Da queste apparecchiature viene garantita la separazione tra i sistemi per mezzo di un doppio
isolamento oppure, nei trasformatori ad installazione fissa tramite uno schermo metallico connesso a terra.
Questo tipo di collegamento non ammesso nei trasformatori trasportabili in quanto si ritiene non possa essere
garantito un efficiente collegamento a terra;
Parti attive - non ammesso collegare a terra o a conduttori di protezione o a parti attive di altri circuiti le
parti attive dei circuiti SELV e delle apparecchiature alimentate;
Masse - vietato collegare le masse a terra o a conduttori di protezione o a masse di altri circuiti elettrici.
altres vietato il collegamento a masse estranee a meno che la natura dei componenti lo richieda e purch tali
masse estranee non possano assumere valori di tensione pericolosi. In alcuni casi il collegamento a terra
ammesso come ad esempio quando allimpianto di terra non sia connesso nessun altro sistema elettrico oppure
quando si devono interrare conduttori nudi direttamente nel terreno (ad esempio riscaldamento delle serre) e
quindi non si pu parlare di un vero e proprio collegamento a terra;
Prese a spina - non deve essere presente il morsetto per il collegamento del conduttore di protezione e deve
essere impedito laccoppiamento con prese e spine di altri sistemi compresi quelli PELV e FELV;
Protezione contro i contatti diretti - se la tensione nominale del circuito non superiore a 25V in c.a. e a
60V in c.c. non necessaria alcuna protezione (a meno che il circuito non si trovi in ambienti critici come
locali da bagno, piscine, luoghi conduttori ristretti ecc..). Se la tensione supera tali valori le parti attive,
comprese quelle degli utilizzatori, devono essere protette contro il contatto diretto mediante involucri e barriere
aventi un grado di protezione non inferiore a IPXXB oppure con un isolamento in grado di sopportare per un
minuto una tensione di 500V in c.a.;
Separazione di protezione rispetto agli altri sistemi - si ottiene con un isolamento doppio o rinforzato
oppure con uno schermo metallico collegato a terra. Qualora la bassissima tensione di sicurezza coesista con
altri sistemi elettrici, nellimpianto o nello stesso apparecchio utilizzatore (rel, condutture, contattori ecc..),
occorre garantire una separazione di protezione su ogni punto del circuito a bassissima tensione di sicurezza,
rispetto agli altri circuiti, almeno pari a quello previsto fra il primario e il secondario di un trasformatore di
sicurezza. Questo si pu ottenere: separando materialmente i conduttori di sistemi diversi; con i conduttori del
circuito SELV muniti, oltre che del normale isolamento, anche di guaina non metallica; con i circuiti a tensione
diversa divisi da uno schermo o da una guaina metallica connessa a terra; con i circuiti a tensione diversa
contenuti in uno stesso cavo multipolare o in un unico raggruppamento di cavi, a condizione che i conduttori
dei circuiti SELV siano isolati, nellinsieme o individualmente, per la massima tensione presente.
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10.6.2 Bassissima tensione di protezione PELV (Protective Extra Low Voltage)


E' un sistema a bassissima tensione alimentato da una sorgente di sicurezza e con una separazione di protezione rispetto
gli altri sistemi elettrici, ma con un punto collegato a terra.

Circuito PELV. Nel caso di guasto in un punto qualsiasi del sistema elettrico che alimenta il trasformatore di sicurezza,
la persona soggetta al massimo alla tensione U2+UT.
Le principali caratteristiche e prescrizioni di questo sistema sono:
Alimentazione - un trasformatore di sicurezza conforme alle Norme CEI 96-2, un motore generatore con gli
avvolgimenti isolati come indicato dalle Norme CEI 16-6, una batteria, un gruppo di continuit statico ad
inverter, un dispositivo elettronico, rispondente a Norme appropriate, tale che la tensione ai morsetti non superi
i limiti della bassissima tensione (neanche in caso di guasto interno) ecc.. Dispositivi che forniscono tensioni
superiori ai morsetti duscita sono ammessi purch la tensione misurata con un voltmetro con resistenza interna
di 3000 (ad esempio apparecchio per la misura dellisolamento) si riduca nel tempo previsto dalla tabella
8.1. Da queste apparecchiature viene garantita la separazione tra i sistemi per mezzo di un doppio isolamento
oppure, nei trasformatori ad installazione fissa tramite uno schermo metallico connesso a terra. Questo tipo di
collegamento non ammesso nei trasformatori trasportabili in quanto si ritiene non possa essere garantito un
efficiente collegamento a terra ( stesse caratteristiche del sistema SELV);
Parti attive - ammesso collegare a terra le parti attive del circuito;
Masse - ammesso collegare le masse a terra;
Prese a spina - possono avere un contatto per il collegamento del conduttore di protezione. Non devono
consentire laccoppiamento con prese e spine di altri sistemi neppure SELV e FELV;
Protezione contro i contatti diretti - se la tensione nominale del circuito non superiore a 25V in c.a. e a
60V in c.c. non necessaria, per contatti con parti nude di piccole dimensioni, alcuna protezione ma solo se il
componente ubicato nellinterno di un edificio dove sia stato realizzato il collegamento equipotenziale
principale e a condizione che i componenti elettrici non si trovino in ambienti critici come locali da bagno,
piscine, luoghi conduttori ristretti ecc. Se invece lambiente critico non sono necessarie protezioni se la
tensione non superiore a 6 V in c.a. o minore a 15 V in c.c. non ondulata. Se la tensione supera tali valori le
parti attive, comprese quelle degli utilizzatori, devono essere protette contro il contatto diretto mediante
involucri e barriere aventi un grado di protezione non inferiore a IPXXB oppure con un isolamento in grado di
sopportare per un minuto una tensione di 500V in c.a.;

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La protezione assicurata per contatti diretti su piccole superfici solo in ambienti asciutti nellinterno di un edificio con
collegamento equipotenziale principale.
Separazione di protezione rispetto agli altri sistemi - si ottiene con un isolamento doppio o rinforzato
oppure con uno schermo metallico collegato a terra. Qualora la bassissima tensione di sicurezza coesista con
altri sistemi elettrici, nellimpianto o nello stesso apparecchio utilizzatore (rel, condutture, contattori ecc..),
occorre garantire una separazione di protezione su ogni punto del circuito a bassissima tensione di sicurezza,
rispetto agli altri circuiti, almeno pari a quello previsto fra il primario e il secondario di un trasformatore di
sicurezza. Questo si pu ottenere: separando materialmente i conduttori di sistemi diversi; con i conduttori del
circuito SELV muniti, oltre che del normale isolamento, anche di guaina non metallica; con i circuiti a tensione
diversa divisi da uno schermo o da una guaina metallica connessa a terra; con i circuiti a tensione diversa
contenuti in uno stesso cavo multipolare o in un unico raggruppamento di cavi, a condizione che i conduttori
dei circuiti SELV siano isolati, nellinsieme o individualmente, per la massima tensione presente.
Questo sistema impiegato in quei circuiti in cui, per motivi funzionali, necessario avere un punto collegato a terra (si
vuole evitare che uno o pi guasti a terra provochino un funzionamento intempestivo in un circuito di comando).
Essendo un punto del circuito collegato a terra il circuito PELV non risulta sicuro come il circuito SELV perch, tramite
la messa a terra, il circuito pu essere interessato da una tensione pi elevata di quella nominale secondaria. La figura
8.6 mostra come una persona che venisse a contatto con un punto del circuito PELV sia sottoposta in condizioni
normali ad una tensione U2 mentre, nel caso di un guasto sul sistema di alimentazione del trasformatore di sicurezza, ad
una tensione U2+UT (UT la tensione totale di terra dovuta al guasto del sistema di alimentazione del trasformatore)
mentre ci non pu accadere con il sistema SELV dove, come abbiamo visto la persona in contatto con un polo della
SELV soggetta al massimo alla tensione U2 quando laltro polo del circuito fosse accidentalmente a terra. Per questi
motivi la PELV non pu essere impiegata quando siano necessarie misure di protezioni pi restrittive (ad esempio nei
luoghi conduttori ristretti).

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10.6.3 Apparecchi di classe III


Gli apparecchi destinati ad essere impiegati nei sistemi SELV e PELV presentano caratteristiche costruttive meno
restrittive degli altri apparecchi in quanto la sicurezza fornita dal sistema di alimentazione. Questi apparecchi non
devono generare al loro interno tensioni superiori al limite imposto dalla bassa tensione di sicurezza a meno che
lenergia in gioco non sia trascurabile. Sono dotati di isolamento principale ridotto e non sono provvisti di morsetto di
terra.

Simbolo grafico di un apparecchio di classe III.

10.6.4 Bassissima tensione funzionale - FELV (Functional Extra Low Voltage)


E un sistema a tensione ridotta che si differenzia dal SELV e dal PELV per il fatto di non essere alimentato da una
sorgente autonoma o di sicurezza e perch non garantito lisolamento del circuito secondario verso i sistemi elettrici a
tensione maggiore. Si pu quindi temere un passaggio della tensione primaria sul secondario e il circuito secondario
deve essere protetto sia dai contatti diretti che indiretti.
Le caratteristiche e le prescrizioni principali di questo sistema possono essere cos sintetizzate:
Alimentazione - un trasformatore ordinario, un autotrasformatore, un alimentatore elettronico senza adeguato
isolamento tra ingresso e uscita;
Parti attive e masse - necessario collegare le masse al conduttore di protezione del circuito primario, a
condizione che questultimo sia protetto contro i contatti indiretti mediante interruzione automatica
dellalimentazione (con differenziale coordinato con la resistenza dellimpianto di terra nei sistemi TT, oppure
con differenziale o interruttore automatico coordinato con limpedenza dellanello di guasto nei sistemi TN o
anche con uno degli altri sistemi di protezione previsti dalle Norme CEI 64-8 ). In caso contrario si deve
collegare una parte attiva del circuito FELV al conduttore di protezione del circuito primario purch
questultimo sia protetto mediante interruzione automatica;
Prese a spina - Devono essere dotate di morsetto per il collegamento al conduttore di protezione e non devono
essere compatibili con altri sistemi anche se di bassa o bassissima tensione;
Protezione contro i contatti diretti - le parti attive, compresi gli utilizzatori, devono essere protette dal
contatto diretto mediante involucri o barriere che non permettano laccesso al dito di prova con un diametro di
12 mm, oppure con un isolamento corrispondente alla tensione minima di prova richiesta dal circuito primario
non inferiore a 1500 V applicati per un minuto;
Separazione di protezione rispetto agli altri sistemi - non si richiedono misure particolari per garantire la
separazione dei circuiti FELV se non un isolamento dimensionato in base alla tensione nominale del circuito
primario.

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Da quanto sopra si pu affermare che in un circuito FELV:


la protezione contro i contatti diretti sempre richiesta anche se la tensione al secondario molto ridotta
poich non si pu escludere un guasto tra gli avvolgimenti del trasformatore. Per garantire la protezione dai
contatti diretti il circuito secondario deve avere un isolamento verso terra adatto alla tensione del primario
(purtroppo molto spesso gli apparecchi a tensione ridotta hanno un isolamento verso terra per la propria
tensione nominale);

Circuito FELV - In caso di guasto nel trasformatore (non di sicurezza) o tra i circuiti senza separazione elettrica, la
persona che toccasse un polo del circuito secondario sottoposta ad una tensione U0 verso terra. Linvolucro degli
utilizzatori dovrebbe essere isolato verso terra rispetto alla tensione U0 anche se alimentato ad una tensione U2.
un guasto proveniente da un circuito di un altro sistema, provoca normalmente un guasto anche
sullapparecchio alimentato a tensione ridotta, essendo lisolamento dellapparecchio a tensione ridotta non
adatto a resistere alla tensione del circuito primario. Se la massa dellapparecchio collegata alla terra dello
stesso impianto delle masse del primario (fig. 8.10) i due guasti sono visti dal circuito primario come un guasto
a terra (la tensione sulle masse vale UT) e interviene il sistema di protezione contro i contatti indiretti del
circuito primario. La vecchia norma 64/8 con masse isolate da terra permetteva di mettere a terra un polo del
trasformatore (figura). La situazione in questo caso sempre vista dal primario come un guasto a terra ma la
tensione sulla massa non vale pi UT bens UT+U2. E un metodo pi pratico ma la sicurezza in questo secondo
caso minore rispetto al primo metodo in quanto generalmente gli apparecchi a bassissima tensione non sono
dotati di morsetto di terra rendendo difficoltoso il collegamento al conduttore di protezione. Ora per
uniformarsi alle direttive Europee occorre sempre collegare a terra le masse dei sistemi Felv. Se il circuito Felv
derivato da un circuito primario protetto mediante separazione elettrica (trasformatore disolamento) si
devono collegare le masse del circuito Felv al conduttore equipotenziale isolato da terra in accordo con quanto
prescritto per i circuiti protetti per separazione elettrica.

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Circuito FELV isolato da terra con le masse collegate a terra.


In caso di guasto verso terra sul circuito primario e di un conseguente guasto sullutilizzatore, interviene il sistema di
protezione contro i contatti indiretti del circuito primario. Una persona che venisse a contatto con lutilizzatore
sottoposta alla tensione UT.

Polo del circuito FELV a terra e masse isolate da terra (non pi ammesso dalla norma).
Un guasto sul circuito primario fa intervenire il sistema di protezione contro i contatti indiretti del primario.
La persona sottoposta alla tensione UT +U2.

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11. Considerazioni sulle misure di protezione dai contatti diretti e indiretti


11.1 Confronto tra le misure di protezione dai contatti indiretti
Si gi esaurientemente trattato il problema delle protezioni da contatti indiretti ma, a conclusione dellargomento si
ritiene utile fare una piccola sintesi e un confronto tra i vari sistemi di protezione. La sicurezza di un sistema di
protezione, infatti, dipende in larga misura dalle condizioni ambientali e duso e, a seconda del caso, va individuato il
sistema di protezione pi conveniente:
Locali isolanti (apparecchi di classe 0) - la protezione viene applicata per mezzo dellisolamento principale e
dellisolamento verso terra del locale. E affidabile solo in casi particolari in quanto lisolamento dellambiente
dipende da diverse variabili non sempre facilmente controllabili.
Interruzione automatica dellalimentazione (apparecchi di classe I) - la protezione viene attuata per mezzo
dellisolamento principale e dellinterruzione automatica del circuito, entro tempi prefissati, prima che la
tensione raggiunga valori pericolosi. La curva di sicurezza stabilita sulla base di dati rilevati statisticamente e
anche se rispettata comporta sempre un certo rischio. Laffidabilit del sistema dipende dai dispositivi di
interruzione del circuito, dal conduttore di protezione e dalla variazione che potrebbe subire la resistenza di
terra nei sistemi TT e limpedenza dellanello di guasto nei sistemi TN.
Impiego di apparecchi di classe II - lisolamento principale e supplementare oppure rinforzato forniscono la
protezione necessaria. Se lisolamento principale viene a mancare la tensione di contatto limitata
dallisolamento supplementare. In definitiva si pu dire che la sicurezza determinata dallapparecchio stesso,
che ha superato prove e collaudi in fabbrica, ed influenzata dalle modalit duso e dalla manutenzione.
Bassissima tensione di sicurezza - la protezione ottenuta utilizzando sistemi a tensione non pericolosa e
assicurandosi che tensioni pericolose non possano essere trasferite dal circuito di alimentazione primario o
dalla terra verso il circuito secondario. Lalimentazione pu essere ottenuta tramite sorgente autonoma o
trasformatore di sicurezza. Se la sorgente autonoma e se non esistono circuiti elettrici di altri sistemi verso i
quali potrebbero prodursi guasti disolamento il sistema pu essere definito intrinsecamente sicuro. Viceversa
se il sistema alimentato tramite trasformatore di sicurezza o sorgente equivalente, occorre proteggersi dai
pericoli derivanti dal circuito primario, dai circuiti a tensione non di sicurezza e dalla terra. Il circuito
secondario pu essere costituito da conduttori nudi, con isolamento principale, con isolamento doppio o
rinforzato. Nel primo caso la protezione affidata al doppio isolamento che separa il circuito primario dal
circuito secondario mentre negli altri due casi si aggiunge la protezione offerta anche dallisolamento
principale o dallisolamento doppio o rinforzato (ad esempio lampade portatili di classe II. Gli apparecchi di
classe II alimentati a bassissima tensione di sicurezza non sono molto diffusi ). Sono sistemi che si adattano
bene, per parti limitate di impianto, negli ambienti pi critici come ad es.: luoghi bagnati, luoghi conduttori
ristretti (cunicoli metallici), bagni, piscine, nella realizzazione di giocattoli
Separazione elettrica - la protezione consiste nel separare il circuito degli utilizzatori dagli altri circuiti e dalla
terra con lintento di limitare la tensione di contatto quando cede lisolamento principale. Le sorgenti di
alimentazione possono essere: una sorgente autonoma che alimenta pi apparecchi, comprese le linee di
alimentazione, con isolamento principale. Se si separano i circuiti secondari rispetto ad altri sistemi elettrici il
pericolo pu derivare solamente da un guasto verso terra del circuito secondario ed tanto pi probabile
quanto esteso il circuito. Quando la sorgente di alimentazione ottenuta tramite un trasformatore
disolamento le cause di pericolo possono derivare da un guasto disolamento verso terra, verso il primario o
verso i circuiti di altri sistemi elettrici.

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La sicurezza migliora se il trasformatore disolamento alimenta un solo apparecchio che pu avere il solo
isolamento principale (classe I), e garantire cos una sicurezza equivalente a quella di un apparecchio con
isolamento doppio o rinforzato, oppure pu avere lisolamento doppio o rinforzato (classe II) garantendo un
grado di sicurezza maggiore rispetto al caso precedente. La protezione per interruzione automatica del circuito
ha un utilizzo di carattere generale mentre le altre soluzioni vengono impiegate solo in casi particolari. La
tabella raccoglie le misure di protezione fin qui descritte secondo una classifica di massima stilata in base alla
sicurezza.
Misura di protezione

Numero di guasti possibili

Classificazione in base alla


sicurezza
9
6
5

1
Locali isolanti
2
2 Interruzione automatica dellalimentazione
2
3
Isolamento doppio o rinforzato
2
Sorgente autonoma
4
-------1
intrinsecamente sicura
Nessun
Bassissima
5
2
4
isolamento
tensione
di sicurezza Trasformatore
Isolamento
6
3
3
(SELV)
di sicurezza.
principale
Isolamento
7
4
2
doppio o rinf.
8
Sorgente autonoma
2
7
Apparecchi con isolamento
9
3
8
principale
Separazione
Un solo apparecchio con
10 elettrica
3
6
isolamento principale
Un solo apparecchio con
11
4
3
isolamento doppio o rinf.
Classificazione di massima delle misure di protezione contro i contatti indiretti.

Una misura di protezione dai contatti indiretti sempre necessaria, ma in alcuni casi, per motivi pratici o in
considerazione del rischio ridotto, pu non essere applicata: se le masse sono di dimensioni ridotte e non sono toccate o
impugnate durante il normale funzionamento (viti, fascette ecc..), se si tratta di mensole porta isolatori di linee aeree
purch non siano a portata di mano, i ferri di armatura dei sostegni in cemento delle linee elettriche se i ferri non sono
accessibili (in effetti questi ferri essendo non accessibili non costituiscono una massa anche se, quando il cemento
bagnato, pu diventare conduttore).

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Tipi di Contatto

Indiretto:

Diretto:
Conduttori Attivi
Morsetti in Tensione
Avvolgimenti Elettrici
Portalampade
Portafusibili

Masse
Masse Estranee

Sistemi di Protezione

Attivi

Passivi

Interruzione
Automatica
dell'Alimentazione:

Doppio
Isolamento

(Combinaz ione tra Impianto


di Terra ed un Dispos itivo
c he A pre in Occ as ione del
Guasto
Interruttore Differenziale
Interruttore Magnetotermico
Fus ibile)

Separazione
Elettrica
(c on Tras formatore
d'Isolamento)

Luoghi non
Conduttori
Luoghi Resi
Equipotenziali e
non Connessi
a Terra

Sistemi di Protezione

Totali
Isolamento
Parti Attive

Parziali

Attivi

Passivi

Ostacoli

Interruttore
Differenziale

Doppio
Isolamento

(senz a poss ibilit


di rimozione)

(Come P rotezione
A ddiz ionale)

Distanze
Involucri
(Rimovibili solo
mediante utensili)

Grado di
Protezione (IP)

Barriere
(Rimovibili solo

Isolamento
Elettrico
(c on Tras formatore
d'Isolamento)

Locali
Isolanti
Luoghi Resi
Equipotenziali e
non Connessi
a Terra

mediante utensili)

Bassissima
Tensione
(SE LV , PE LV , FELV)

Misure di protezione contro i contatti accidentali

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12. Dispositivi di manovra e protezione


12.1 Classificazione delle apparecchiature
12.1.1 Classificazione in base alle funzioni svolte
Fondamentalmente un apparecchio elettrico deve assolvere due funzioni: una funzione che potremmo definire "statica"
in cui lapparecchio deve essere in grado di condurre qualsiasi corrente che possa interessare il circuito, garantire
lisolamento "parallelo" tra i conduttori attivi e verso le masse e assicurare lisolamento "verticale" del circuito a monte
rispetto quello a valle, e una funzione che chiameremo "dinamica" in cui lapparecchio deve essere in grado di stabilire
o interrompere, in presenza di corrente, la continuit elettrica tra le varie parti del circuito.
a) Funzioni statiche:
condurre qualsiasi corrente fino alla corrente nominale del carico e ad una corrente di sovraccarico ben
definita ;
condurre correnti di corto circuito fino ad un determinato valore ;
assicurare lisolamento parallelo, alla tensione desercizio, e per determinate sovratensioni di origine
interna o esterna ;
garantire nella posizione di aperto lisolamento verticale tra le parti dellimpianto a monte e le parti
dellimpianto a valle ai fini del funzionamento ;
garantire la separazione (sezionamento), ai fini della sicurezza, con precise condizioni di distanza dei
contatti, disolamento e di mantenimento della posizione dei contatti.
b) Funzioni dinamiche:
stabilire qualsiasi corrente fino alla corrente nominale del carico e ad una determinata corrente di
sovraccarico ;
stabilire correnti di corto circuito fino ad un determinato valore ;
interrompere qualsiasi corrente fino alla corrente nominale del carico ed ad una determinata corrente di
sovraccarico ;
interrompere le correnti di corto circuito.

Fig. 12.1 - Segni grafici di apparecchi di manovra e di rel termico


12.1.2 Classificazione in base alle modalit di manovra
Le modalit di azionamento degli apparecchi per ottenere il movimento dei contatti (distacco o contatto), classificate
secondo la Norma CEI 17-5, sono le seguenti :
Manovra manuale dipendente - manovra ad accumulo di energia che trae origine dal lavoro manuale,
accumulato e liberato in una sola operazione, in modo che la velocit e la forza della manovra risultino
indipendenti dallazione delloperatore;
Manovra dipendente mediante sorgente esterna - lenergia per la manovra ottenuta con dispositivi
come solenoidi, motori elettrici, pneumatici ecc. ;
Manovra ad accumulo denergia - lenergia necessaria alla manovra viene accumulata nel meccanismo
stesso prima della manovra ;

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12.1.3 Classificazione in base al sistema elettrico


Per la scelta di ogni dispositivo devono essere forniti almeno i seguenti dati:
le condizioni ambientali e la funzione a cui limpianto destinato ;
il tipo di sistema (monofase, trifase senza o con neutro) e la classificazione in base alla connessione a terra
(TT, TN, IT);
la tensione e la frequenza;
la corrente dimpiego del circuito ;
la corrente di sovraccarico che non deve far intervenire in modo intempestivo il dispositivo contro le
sovracorrenti ;
la portata delle condutture nelle condizioni dimpiego ;
lenergia specifica passante ammissibile dalla conduttura e dagli altri componenti limpianto ;
la corrente di corto circuito massima presunta nel punto dinstallazione degli apparecchi e, se necessario, la
corrente di corto circuito minima allestremit della conduttura da proteggere ;
il tipo di provvedimento adottato per la protezione delle persone contro i contatti diretti e indiretti ;
le esigenze di continuit del servizio.
12.1.4 Classificazione in base allambiente dinstallazione
I dispositivi devono essere scelti in base allambiente di posa e in relazione al loro grado di compatibilit con le
condizioni ambientali esistenti nel luogo dinstallazione che possono riguardare:
la natura dellatmosfera e dellambiente (temperatura, umidit, presenza di polveri, di sostanze corrosive,
insetti, ecc.);
le sollecitazioni meccaniche ;
le sollecitazioni termiche ;
lirraggiamento.
Questa classificazione riguarda direttamente gli apparecchi che per normalmente vengono installati allinterno di
contenitori sui quali vengono in gran parte trasferite le sollecitazioni alle quali gli apparecchi sono soggetti. Ogni
custodia, in relazione alla tenuta alle sollecitazioni a cui sottoposta, individuata secondo il noto metodo di
classificazione del grado di protezione IPXX dove la prima cifra indica la protezione alla penetrazione dai corpi solidi e
la seconda cifra alla penetrazione dellacqua. A tal fine utile ricordare che non sempre conveniente intervenire sul
componente per adattarlo alle specifiche condizioni ambientali di installazione, ma spesso risulta pi semplice
migliorare le caratteristiche dellambiente stesso, come ad esempio migliorando la ventilazione o il raffreddamento o
trasferendo il componente, ad esempio un quadro elettrico, fuori dallambiente non adatto alla sua installazione.
12.2 Definizioni e dati di targa
Prima di descrivere dettagliatamente, nei prossimi capitoli, i singoli apparecchi, si ritiene utile, per avere una visione di
assieme, fare una panoramica su definizioni e dati di targa.
12.2.1 Sezionatore
La Norma CEI 17-11, art. 2.1.4 d del sezionatore la seguente definizione:
Apparecchio meccanico di manovra che, per ragioni di sicurezza, assicura, nella posizione di aperto, una distanza di
sezionamento che soddisfa a condizioni specificate. Un sezionatore capace di aprire e chiudere un circuito quando la
corrente interrotta o stabilita di intensit trascurabile, o quando la manovra non produce alcun cambiamento
apprezzabile della tensione ai suoi terminali. Esso inoltre capace di portare, nella posizione di chiuso, la corrente
corrispondente alle condizioni normali di circuito e di portare, per una durata specificata, correnti corrispondenti a
condizioni anormali di circuito, come ad esempio quelle di corto circuito.
12.2.2 Interruttore
A seconda del tipo di utilizzo gli interruttori sono oggetto di diversi fascicoli normativi. Di seguito verranno specificate
le definizioni indicate dalle relative Norme di riferimento.
Interruttore (meccanico) di manovra (Norma CEI 17-11, art. 2.1.3) - "Apparecchio meccanico di
manovra destinato a stabilire, portare e interrompere correnti in condizioni normali di circuito, comprese
eventuali condizioni specificate di sovraccarico in servizio ordinario, cos come a portare per una durata
specificata correnti in condizioni anormali di circuito, come ad esempio quelle di corto circuito.
Interruttore - sezionatore (Norma CEI 17-11, art. 2.1.5 ) Interruttore di manovra che, nella
posizione di aperto, soddisfa alle prescrizioni della distanza di sezionamento specificate per un
sezionatore

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Interruttore automatico (meccanico) (Norma CEI 17-15, art. 2.1.4) Apparecchio meccanico di
manovra capace di stabilire, portare e interrompere correnti in condizioni normali del circuito ed inoltre di
stabilire, portare per una durata specificata e interrompere automaticamente correnti in condizioni anormali
specificate del circuito, ad esempio quelle di corto circuito.
Interruttore automatico di sovracorrente per usi domestici e similari (Norme CEI 23-3, art. 2.2.1
dellallegato) - Apparecchio meccanico dinterruzione destinato a connettere allalimentazione un circuito
ed a disconnetterlo, mediante operazione manuale, o ad aprire il circuito automaticamente, quando la
corrente superi un valore predeterminato.
Interruttore differenziale per uso domestico e similare (Norme CEI 23-18, art. 2.1.01) Dispositivo
meccanico destinato a connettere e a disconnettere un circuito allalimentazione, mediante operazione
manuale, e ad aprire il circuito automaticamente quando la corrente differenziale supera un valore
predeterminato.
Interruttore differenziale con sganciatori di sovracorrente per uso domestico e similare (Norme CEI
23-8, art. 2.3.01) Interruttore differenziale .... con sganciatori di sovracorrente incorporati capaci di
provocare automaticamente lapertura del circuito principale quando la corrente superi un valore
predeterminato.
Combinazione di interruttore differenziale e dispositivo di protezione contro i corto circuiti (Norma
CEI 23-18, art. 2.2.01) Insieme formato da un interruttore differenziale senza sganciatori di
sovracorrente e da un dispositivo di protezione contro i corto circuiti (dispositivo associato). Nel seguito si
usa per brevit il termine combinazione......

12.2.3 Fusibile
Dispositivo di interruzione che, mediante la fusione di uno o pi elementi fusibili a tal fine progettati e proporzionati,
apre il circuito nel quale inserito interrompendo la corrente quando essa supera un valore specificato per una durata
sufficiente. Il fusibile comprende tutte le parti che costituiscono il dispositivo completo.
12.2.4 Apparecchio di manovra e di protezione con fusibili
Si riportano di seguito le definizioni delle principali combinazioni con fusibili ottenute per integrare le prestazioni e le
funzioni di specifici apparecchi :
Unit combinata con fusibili (Norma CEI 17-11, art. 2.1.7) Apparecchio realizzato da un costruttore, o
secondo le sue istruzioni, risultante dalla combinazione, in assieme unico, o di un interruttore di manovra, o
di un sezionatore, o di un interruttore-sezionatore, con uno o pi fusibili ;
Sezionatore con fusibili (Norma CEI 17-11, art. 2.1.9) Apparecchio costituito da un sezionatore nel
quale uno o pi poli hanno in serie un fusibile, in un assieme unico ;
Interruttore di manovra con fusibili (Norma CEI 17-11, art. 2.1.8) Apparecchio costituito da un
interruttore di manovra nel quale uno o pi poli hanno in serie un fusibile, in un assieme unico ;
Interruttore con fusibili incorporati (Norma CEI 17-5 art. 2.1.5) - Combinazione di interruttore
automatico e fusibili in un assieme unico, con fusibile in serie ad ogni polo destinato ad essere connesso ad
un conduttore di fase.
Fusibile - sezionatore (Norma CEI 17-11, art. 2.1.11) - Sezionatore nel quale una cartuccia o un
portafusibile con la sua cartuccia forma il contatto mobile del sezionatore ;
Fusibile - interruttore (Norma CEI 17-11, art. 2.1.10) - Interruttore di manovra nel quale una cartuccia o
un portafusibile con la sua cartuccia forma il contatto mobile dellinterruttore.

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12.2.5 Contattore ed avviatore


Si riportano le definizioni relative sia al contattore, sia agli avviatori:
Contattore (Norma CEI 17-3, art. 1.2.03) Dispositivo meccanico di manovra, generalmente previsto per
un numero elevato di operazioni, avente una sola posizione di riposo ...., ad azionamento non manuale,
capace di stabilire, sopportare ed interrompere correnti in condizioni ordinarie del circuito e in condizioni
di sovraccarico. La posizione di riposo corrisponde ordinariamente alla posizione di apertura dei contatti
principali. Quando la posizione di riposo corrisponde alla posizione di chiusura dei contatti principali, il
contattore si definisce come chiuso in riposo ;
Avviatore (Norma CEI 17-7, art. 1.2.03) E linsieme di tutti i dispositivi di manovra necessari ad
avviare ed arrestare il motore, in combinazione con appropriati dispositivi di protezione contro i
sovraccarichi ;
Avviatore diretto (Norma CEI 17-7, art. 1.2.04) Avviatore che inserisce direttamente il motore sulla
linea e applica la tensione della linea di alimentazione ai morsetti del motore in una sola operazione ;
Avviatore invertitore (Norma CEI 17-7, art. 1.2.05) Avviatore previsto per invertire il senso di
rotazione del motore mediante linversione delle connessioni di alimentazione, mentre il motore in
marcia.
12.2.6 Dati di targa
I dati di targa sono linsieme delle informazioni minime necessarie per lidentificazione di unapparecchiatura. Per
questo motivo la targa deve essere visibile anche quando lapparecchio montato. Non tutte le informazioni relative al
prodotto possono essere inserite nei dati di targa, per queste si rimanda normalmente alla documentazione che
accompagna ogni dispositivo elettrico.

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12.3 Fusibili
12.3.1 Generalit
Il fusibile un dispositivo di protezione contro i sovraccarichi e i corto circuiti. E caratterizzato da una estrema
semplicit costruttiva, da costi piuttosto contenuti e dal fatto di possedere un elevato potere dinterruzione. Accanto a
questi lati positivi ne presenta anche alcuni negativi: quando interviene non assicura la contemporanea interruzione di
tutte le fasi del circuito, i tempi di ripristino sono relativamente lunghi, non esistono dimensioni unificate. Le Norme
CEI distinguono i fusibili per la bassa tensione (<1000V) in fusibili per uso da parte di persone addestrate (applicazioni
industriali con correnti nominali superiori ai 100 A) e fusibili per uso da parte di persone non addestrate (applicazioni
domestiche e similari) che per possono essere usati anche in applicazioni industriali.
12.3.2 Criteri costruttivi
Normalmente la componente fusibile racchiusa in contenitori isolanti muniti, alle estremit, di contatti (linsieme di
questi elementi viene comunemente chiamata "cartuccia" e costituisce la parte da sostituire dopo lintervento della
protezione) per il collegamento con il supporto che verr poi inserito, mediante morsetti, al circuito da proteggere.
Lelemento fusibile, di materiale conduttore, pu essere di forma e materiale differente a seconda dellutilizzo. Possono
essere ad esempio in argento puro (materiale con unottima conducibilit elettrica e termica e caratterizzato da un alto
punto di fusione) e possono avere sezioni variabili per realizzare differenti condizioni di riscaldamento e quindi di
fusione (si ottiene cos la protezione sia contro i sovraccarichi di piccola e media intensit e di lunga durata, sia contro
le correnti di corto circuito di elevata intensit e di breve durata). Frequente lutilizzo di riempitivi della cartuccia
ottenuti con sabbia a base di quarzo posta entro involucro isolante del fusibile che pu essere in ceramica, porcellana o
vetro ecc.. In alcune soluzioni costruttive lintervento del fusibile pu essere segnalato da dispositivi indicatori e pu,
tramite lintervento di un percussore (meccanicamente o elettricamente tramite un contatto) agire sul funzionamento di
altri apparecchi (ad esempio potrebbe aprire un interruttore, accendere una lampada spia, ecc..). Il percussore un
dispositivo meccanico, interno alla cartuccia, che in genere utilizza, in fase dintervento dellelemento fusibile, lenergia
accumulata in una molla precompressa.
12.3.3 Principio di funzionamento
Il fusibile pu intervenire a causa di un sovraccarico o a causa di un corto circuito. In presenza di sovraccarichi i tempi
di intervento del fusibile devono essere inversamente proporzionali alla corrente stessa. Viene, infatti, sfruttata la buona
conducibilit termica dellelemento fusibile che si riscalda in modo uniforme (per intervenire essi devono, infatti,
immagazzinare una certa quantit di energia termica, necessaria per il riscaldamento dellelemento fusibile e per la sua
successiva fusione ed evaporazione), anche nei punti a sezione pi piccola, e interviene in tempi compresi tra i secondi
e le ore. Il riscaldamento in parte rallentato anche dalla presenza del materiale di riempimento che trasferisce
allambiente il calore sviluppato per effetto Joule. In presenza di correnti di corto circuito che devono essere interrotte
in tempi brevi, la temperatura sale pi rapidamente nelle zone a sezione ristretta (essendo pi elevata la resistenza
elettrica e minore la capacit termica rispetto alle altre parti dellelemento fusibile) e in questo caso il materiale
riempitivo non in grado di trasferire allesterno il calore prodotto. Nei punti a sezione pi piccola la temperatura di
fusione viene raggiunta in tempi molto brevi e si hanno cos dei punti deboli in cui avvengono pi fusioni con
formazione di diversi archi, in serie tra loro, che facilitano linterruzione della corrente.
Lestinzione dellarco viene inoltre agevolata dallazione di raffreddamento del materiale riempitivo nel quale,
assorbendo calore, si hanno formazioni vetrose e sviluppo di gas con conseguente aumento della resistenza elettrica che
determina prima la diminuzione e poi lannullamento della corrente elettrica. In questa fase la corrente si discosta
notevolmente dallandamento presunto e il valore di picco non viene raggiunto. Il fusibile dimostra di possedere una
notevole azione limitatrice sulla corrente di corto circuito.

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12.3.4 Grandezze nominali


Tensione nominale Un - il massimo valore della tensione cui pu essere sottoposto il fusibile.
I valori normalizzati sono:
a) per uso domestico: 230, 400, 500 V
b) per uso industriale: 230, 300, 500, 600 V
Corrente nominale In - la corrente che il fusibile pu sopportare senza fondere e senza che si verifichino
riscaldamenti anormali. I valori normalizzati dei fusibili per impiego da parte di personale addestrato e non addestrato
sono 2, 4, 6, 8, 10, 12, 16, 20, 25, 32, 40, 50, 63, 80 e 100 A mentre i valori normalizzati dei fusibili per limpiego da
parte del solo personale addestrato sono 125, 160, 200, 250, 315, 400, 500, 630, 800, 1000 e 1500 A.
Corrente convenzionale di non fusione Inf - il valore massimo di corrente che il fusibile in grado di sopportare per
un determinato tempo senza fondere.
Corrente convenzionale di fusione If - il minimo valore di corrente che provoca la fusione dellelemento entro un
determinato intervallo di tempo (per i fusibili aM non sono indicati i valori di Inf e If, invece specificata la
caratteristica tempo-corrente di sovraccarico).

Corrente nominale In
(A)

Tempo
convenzionale
(h)

Correnti convenzionali
If

Inf

Valori allo
studio

Valori allo
studio

Tab. 12.1a - Correnti convenzionali di fusione If non fusione Inf dei fusibili gG e gM.
Potere dinterruzione

- valore massimo di corrente che il fusibile in grado di interrompere in condizioni specificate.

Tipo impianto Tensione nominale (V)

Potere di interruzione minimo


(kA)

Domestico
Industriale
Tab. 12.1.b - Valori minimi ammessi per il potere di interruzione

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Potenza dissipata dalla cartuccia - potenza dissipabile dalla cartuccia alla corrente nominale.
Caratteristiche tempo corrente - in relazione alla caratteristica dintervento (fig. 12.3) i fusibili vengono
classificati in:
a) per uso generale (gG) che sono in grado di interrompere tutte le correnti fra il valore minimo che provoca la
fusione dellelemento e il potere dinterruzione nominale;
b) protezione di circuiti di alimentazione di motori che sono in grado di interrompere tutte le correnti fra il
valore minimo che provoca la fusione dellelemento e il potere dinterruzione nominale;
c) fusibili per uso combinato (aM), detti anche di accompagnamento motori, che sono in grado di
interrompere le correnti comprese tra un particolare valore di sovracorrente e quella relativa al potere di
interruzione nominale. Le correnti inferiori devono essere interrotte mediante un ulteriore dispositivo come
ad esempio una combinazione contattore - rel termico. Questo tipo di fusibili viene impiegato quando sono
in gioco elevate correnti di spunto. Per questo tipo di fusibili le caratteristiche di intervento sono definite
normalmente come multipli della corrente nominale in funzione del rapporto I/In. La caratteristica
individuabile dai valori k0=1,5, k1=4, k2=6,3. Il fusibile pu intervenire all'interno della coppia di valori
tempo corrente compresi nella zona definita dalle curve di prearco e di funzionamento. A volte i costruttori
forniscono la sola curva di funzionamento senza quella di prearco (fig.12.3).
Importante, per un corretto uso dei fusibili, conoscere dai costruttori la temperatura alla quale sono riferite le
caratteristiche di intervento. Normalmente ci si riferisce alla temperatura ambiente di 20C (caratteristiche
normalizzate), per temperature diverse i tempi di intervento cambiano ed quindi necessario determinare i nuovi tempi
di intervento che si vengono a stabilire.

Caratteristica di prearco:
intervallo di tempo che intercorre tra l'inizio di una sovracorrente e l'istante in cui l'elemento fusibile fonde con
formazione dell'arco.
Caratteristica di funzionamento:
intervallo di tempo che intercorre tra l'inizio di una sovracorrente e l'istante in cui questa interrotta (tempo di
prearco pi tempo di arco).
Fig. 12.3a - Caratteristica di intervento di un fusibile gG

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Fig. 12.3b - Caratteristica di intervento di un fusibile aM


Energia specifica (impulso Termico) - rappresenta il massimo valore di energia passante durante il tempo di
intervento del fusibile le tabelle 12.1c e 12.1d riportano i valori di I2t previsti dalle norme rispettivamente per i
fusibili aM e gG.

Tensione
nominale Un
(V)

I2t massimo (A2s)

Tab. 12.1c - Cartucce aM. Valori massimi di energia passante per tempi non superiori a 0,01 s

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Corrente
nominale In
(A)
16
20
25
32
40
50
63
80
100
125
160
200
250
315
400
500
630
800
1 000
1 250

I2t minimo
(A2s)

I2t massimo
(A2s)

300
500
1 000
1 800
3 000
5 000
9 000
16 000
27 000
46 000
86 000
140 000
250 000
400 000
760 000
1 300 000
2 250 000
3 800 000
7 840 000
13 700 000

1 000
1 800
3 000
5 000
9 0000
16 0000
27 0000
46 0000
86 0000
140 0000
250 0000
400 0000
760 0000
1 300 000
2 250 000
3 800 000
7 500 000
13 600 000
25 000 000
47 000 000

Tab. 12.1d - Cartucce gG. Valori minimi e massimi dell'energia specifica di prearco per tempi di 0,01 s

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12.4 Interruttore Differenziale


Linterruttore differenziale per la protezione dai contatti diretti ed indiretti un dispositivo in grado di aprire un
circuito quando si manifesta una differenza di correnti superiore ad un determinato valore limite in seguito ad un guasto
a terra.
12.4.1 Principio di funzionamento
In figura schematizzato il principio di funzionamento di un interruttore differenziale monofase. Lo sganciatore
differenziale composto essenzialmente da un nucleo magnetico toroidale su cui sono avvolte due bobine, che vengono
collegate in serie con la linea da proteggere, e da una bobina di rilevazione differenziale che agisce sullorgano di
comando. Le due bobine sono avvolte nello stesso senso in modo che le forze magnetomotrici da esse generate, quando
in condizioni normali sono attraversate da correnti uguali in valore efficace ma di verso opposto, siano uguali ed
opposte, tali quindi da generare nel nucleo un flusso risultante nullo. Non si avr perci alcuna forza elettromotrice
indotta di tipo trasformatorico ed il rel di sgancio non interverr. Se lisolamento dellutilizzatore protetto dal
dispositivo cede, una corrente di guasto Ig convogliata verso terra e le correnti che circoleranno attraverso le due
bobine non saranno pi uguali in valore efficace e genereranno quindi una corrente differenziale ID=I1-I2. Il flusso
magnetico risultante nel nucleo non sar pi nullo e la sua variabilit nel tempo indurr nella bobina differenziale una
forza elettromotrice che far circolare la corrente I. Tale corrente, andr a interessare lorgano di comando dello
sganciatore differenziale provocando lapertura del circuito guasto se la corrente differenziale supera il valore di soglia.

Caratteristiche costruttive e funzionamento dell'interruttore differenziale

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Interruttori differenziali
In un sistema trifase senza neutro la somma vettoriale delle tre correnti in assenza di guasto verso terra, anche in
presenza di carichi squilibrati sempre uguale a zero. Il dispositivo differenziale trifase sensibile alla somma
vettoriale delle tre correnti e interviene per un guasto a terra quando superata dalla corrente differenziale la soglia
dintervento dello sganciatore. Nei sistemi trifase con neutro la somma vettoriale delle tre correnti uguale e opposta a
quella che circola sul neutro e quindi la somma delle quattro correnti sempre uguale a zero; linterruttore differenziale
anche in questo caso interviene solo in caso di guasto a terra.

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Linterruttore differenziale deve essere munito di un tasto di prova con una corrente di prova che secondo le norme pu
essere al massimo 2,5IDn. La prova eseguibile con questo tasto intende verificare che il rivelatore differenziale e il
dispositivo di sgancio siano ancora in grado di segnalare una corrente differenziale e di interrompere il circuito. Questa
per una prova che non permette di stabilire se rispettata la caratteristica dintervento dellinterruttore differenziale
(questa verifica deve essere effettuata mediante appositi strumenti).
I costruttori in ogni caso consigliano di provare gli interruttori differenziali col tasto di prova almeno una volta al mese
perch si notato che la percentuale di guasti dei dispositivi cos provati si riduce rispetto a quelli non provati con
questa frequenza.

Interruttore differenziale aperto


1 Morsetti di ingresso
2 Morsetti di uscita (verso il carico)
3 Pulsante di inserimento
4 Contatti di interruzione
5 Solenoide che tiene chiusi i contatti
6 Trasformatore di corrente (sensore)
7 Circuito elettronico amplificatore
8 Pulsante di test
9 Filo (arancio) che alla pressione di test attraversato da una corrente sbilanciata
Nei piccoli interruttori modulari per attivare lo sganciatore a basso consumo pu essere sufficiente l'energia fornita dalla
stessa corrente di guasto mentre per gli interruttori di taglia superiore, a causa delle maggiori energie di sgancio
necessarie, pu essere indispensabile ricorrere a un apposito amplificatore di segnale. L'amplificatore pu essere di tipo
meccanico, associato a uno sganciatore di basso consumo oppure di tipo elettronico con alimentazione ausiliaria
derivata direttamente dal circuito protetto.
L'interruttore differenziale pu essere utilizzato come protezione dai contatti indiretti, come protezione addizionale
dai contatti diretti e come protezione contro gli incendi causati dagli effetti termici dovuti alle correnti di guasto
verso terra.
Per operare una scelta oculata fra le numerose proposte offerte dai costruttori pu essere utile conoscere le
caratteristiche tecniche fondamentali regolamentate dalle norme di prodotto CEI EN 60947-2 e 61008.

Appunti di Sistemi Elettrici

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12.4.2 Classificazione degli interruttori differenziali


Gli interruttori differenziali per usi domestici e similari devono ottemperare ai dettami normativi, le prescrizioni
generali sono quelle della Norma CEI EN 61008-1 (CEI 23-42) per gli interruttori senza sganciatori di sovracorrente
incorporati e della Norma CEI EN 61009-1 (CEI 23-44) per quelli con sganciatori di sovracorrente incorporati.
A seconda degli sganciatori di cui sono dotati, gli interruttori differenziali si dividono in:
interruttori differenziali puri, interruttori senza sganciatori di sovracorrente incorporati, dotati del solo
sganciatore differenziale che intervengono in modo automatico solo per guasti a terra;
interruttori differenziali magnetotermici, interruttori con sganciatori di sovracorrente incorporati, costituiti da
un interruttore automatico, da uno sganciatore differenziale e da uno sganciatore di massima corrente; servono
per la protezione combinata dai guasti a terra e dalle sovracorrenti;
interruttori differenziali con toroide separato, sono impiegati negli impianti industriali caratterizzati da forti
intensit di corrente. Sono realizzati con rel, costituiti da un toroide sul quale disposto lavvolgimento di
rilevazione della corrente differenziale, che viene utilizzato per comandare il meccanismo di sgancio di un
interruttore o di un contattore di linea.
Unimportante distinzione viene anche fatta in funzione del comportamento dellinterruttore differenziale in presenza di
deformazioni della forma donda della corrente rispetto a quella sinusoidale.
differenziali di tipo AC
, sono interruttori che funzionano correttamente entro i limiti stabiliti dalle
norme solo in presenza di correnti di guasto verso terra di tipo alternato. Essi quindi intervengono
correttamente per correnti di tipo sinusoidale applicate istantaneamente o lentamente crescenti. La particolare
caratteristica del circuito magnetico, realizzato con materiali aventi cicli di isteresi molto ripidi, li rende poco
sensibili alle correnti verso terra con componenti continue. Il ciclo di isteresi ed il segnale di guasto si riducono
rendendo poco probabile l'intervento del dispositivo per questi tipi di correnti. Sono idonei a proteggere gli
usuali impianti che alimentano utenze di tipo termico o elettromeccanico e gli apparecchi con parti elettroniche
ma che non comportano modificazioni significative della forma d'onda.
differenziali di tipo A
, sono interruttori che funzionano correttamente entro i limiti stabiliti dalle norme
in presenza sia di correnti di guasto verso terra di tipo alternato sia di tipo alternato con componenti pulsanti
unidirezionali applicate istantaneamente o lentamente crescenti. Sono quindi adatti sia per le correnti di tipo
sinusoidale sia per le correnti pulsanti con componente continua. Il circuito magnetico presenta un ciclo di
isteresi molto pi inclinato e ristretto rispetto a quello del tipo AC. Un guasto verso terra in presenza di
correnti con componenti continue non modifica significativamente il ciclo di isteresi e il segnale di guasto in
grado di far intervenire correttamente il dispositivo differenziale. Sono raccomandabili in impianti in cui sono
installati circuiti raddrizzatori o componenti elettronici che possono determinare verso terra correnti
raddrizzate. Essendo abbastanza arduo determinare la presenza di tali condizioni, nei casi pi ambigui pu
essere conveniente installare tali tipi di dispositivi che sono, come si detto, adatti anche alla protezione contro
le usuali correnti di dispersione alternate sinusoidali.

Cicli di isteresi dei materiali magnetici utilizzati per la realizzazione di interruttori differenziali di tipo AC e di tipo A.
Il circuito magnetico dei dispositivi di tipo A presenta un ciclo di isteresi molto pi inclinato e ristretto rispetto a quello
di tipo AC.
Appunti di Sistemi Elettrici

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differenziali di tipo B
, Sono dispositivi che uniscono alle caratteristiche di intervento del tipo A anche la
possibilit di interrompere correnti aventi la forma d'onda di figura, tipicamente presenti a valle di
raddrizzatori trifase con collegamento a ponte di Graetz o a stella. In tali dispositivi sono in genere presenti due
toroidi, il primo per rilevare le correnti di tipo alternato e pulsante unidirezionale, il secondo per rilevare quelle
di tipo continuo. Essi sono necessari dove siano utilizzati apparecchi con alimentatori elettronici, negli
impianti industriali su macchine dotate di azionamenti elettronici di potenza;

Forme d'onda delle correnti con le quali sono provati i tre tipi di interruttori differenziali
differenziali immuni da interventi intempestivi
, apparecchi immuni da scatti intempestivi a causa di
onde di corrente di tipo impulsivo che circolano attraverso le capacit in aria che si creano fra l'impianto e la
terra, causate da sovratensioni di origine atmosferica o da manovre di grossi carichi sulla rete di alimentazione

Esempi di targhe
Unulteriore classificazione degli interruttori differenziali basata sul ritardo di apertura dello sganciatore differenziale:
differenziali di tipo generale G, privi di ritardo intenzionale poich lapertura avviene istantaneamente solo
con il ritardo dovuto alla velocit di allontanamento dei contatti;
differenziali di tipo selettivo S
, con intervento intenzionalmente ritardato in sede costruttiva, sono
utilizzati quando occorre realizzare la selettivit differenziale tra dispositivi in cascata
Nel campo degli interruttori differenziali di potenza esistono anche quelli regolabili, loperatore pu tarare il dispositivo
scegliendo il tempo dintervento tra diversi valori prefissati (per apparecchi rispondenti alla norma CEI EN 60947-2).

Appunti di Sistemi Elettrici

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12.4.3 Caratteristiche funzionali degli interruttori differenziali


Sono stabilite dalle norme tecniche di prodotto. Esse sono:
numero dei poli: 2P, 3P, 4P;
tensione nominale: valore di tensione per la quale linterruttore destinato a funzionare
corrente nominale (In): valore di corrente che lapparecchio in grado di portare ininterrottamente. La scelta
dipende dal valore della corrente dimpiego del circuito; per impianti domestici e similari i valori pi comuni
sono 6, 10, 16, 20, 25, 32, 40, 50, 63, 80, 100, 125 A
corrente differenziale nominale dintervento Idn
(Norme CEI EN 61008-1 e CEI EN 61009-1)
minimo valore della corrente differenziale che determina lapertura dei contatti entro tempi specificati. I valori
normalizzati sono 0,01, 0,03, 0,1, 0,3, 0,5, 1 A;
Si dicono a bassa sensibilit gli apparecchi con Idn>0,03 A, ad alta sensibilit quelli con Idn<0,03 A
corrente differenziale nominale di non intervento Idn0
(Norme CEI EN 61008-1 e CEI EN 61009-1)
valore massimo della corrente differenziale che sicuramente non provoca lapertura dei contatti. Il valore
normalizzato, anche se sono ammessi valori diversi, Idn0=0,5Idn

Limiti di intervento e di non intervento dei dispositivi differenziali


tempo dintervento: lintervallo di tempo tra listante in cui si raggiunge il valore di corrente differenziale
Idn e listante in cui avviene lapertura dei contatti
Tipo di
Dispositivo

Idn [A]

Tempi massimi di intervento in secondi per

1IDn

2IDn

5IDn

0,25 A

Alta
sensibilit

0,005
0,010
0,030

5
5
0.5

1
0,5
0,2

-------

0,04
0,04
0,04

Bassa
sensibilit

0,1
0,3
0,5
1

2
2
2
2

0,2
0,2
0,2
0,2

0,04
0,04
0,04
0,04

---------

Correnti nominali differenziali normalizzate e


tempi massimi dintervento degli interruttori differenziali

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caratteristica dintervento: la curva, tracciata sul piano cartesiano, che lega il tempo dintervento t del
dispositivo, alla corrente differenziale Id. Definisce i valori corrente differenziale/tempo dintervento che
caratterizzano il funzionamento del dispositivo.

Caratteristiche di intervento di un interruttore differenziale


potere di chiusura e di interruzione differenziale nominale Idm
(Norme CEI EN 61008-1 e CEI EN 61009-1)
il valore efficace della componente alternata della corrente presunta differenziale che un interruttore
differenziale pu stabilire, portare ed interrompere in condizioni specificate. Il valore minimo di Idm 10 In
oppure 500A scegliendo il valore pi elevato.
potere di chiusura e di interruzione nominale Im
(Norma CEI EN 61008-1)
il valore efficace della componente alternata della corrente presunta, assegnato dal costruttore, che un
interruttore differenziale pu stabilire, portare e interrompere in condizioni specificate. Il valore minimo di Im
10 In oppure 500A scegliendo il valore pi elevato.
potere di corto circuito nominale condizionale Inc
(Norma CEI EN 61008-1)
massimo valore efficace di corrente presunta che il dispositivo, protetto da un dispositivo di protezione contro i
cortocircuiti (interruttore automatico o fusibili), in grado di sopportare in condizioni specificate senza subire
danni che ne compromettano la funzionalit. Fino a 10 kA i valori normalizzati sono: 3-4-5-10 kA mentre oltre
i 10 kA e fino a 25 kA il valore preferenziale 20 kA.
corrente di cortocircuito nominale condizionale differenziale Idc
(Norma CEI EN 61008-1)
il valore di corrente presunta differenziale che un interruttore differenziale, protetto da un dispositivo di
protezione contro il cortocircuito, pu sopportare in condizioni specificate senza subire modificazioni che ne
compromettano la funzionalit. I valori normali sono gli stessi di Inc.

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12.4.4 I vari tipi di interruttori differenziali


In relazione ad alcuni parametri caratteristici si possono individuare diversi esemplari di interruttori differenziali. In
tabella sono raccolte le pi diffuse tipologie di prodotto offerte dal mercato.

Parametri di classificazione

Tipologia
Senza sganciatori di sovracorrente
(Puri)
Magnetotermico -differenziali
Protezione dalle sovracorrenti
Adattabili (DDA) ad interruttori
magnetotermici a cura
dell'installatore
Uso domestico e similare
Destinazione d'uso
Uso generale
Modalit di intervento in funzione Con funzionamento dipendente
della tensione di rete
Con funzionamento indipendente
Tipo AC
Tipo di corrente di dispersione
Tipo A
rilevata
Tipo B
Con ritardo intenzionale (selettivi)
Ritardo di intervento
Senza ritardo intenzionale
Regolabili
Regolazione
Non regolabili
Monoblocco
Componibilit
Assiemabili
Classificazione degli interruttori differenziali

12.4.5 Protezione dalle sovracorrenti


Gli interruttori differenziali devono essere provvisti di protezione contro le sovracorrenti. In relazione a tale protezione
si suddividono in differenziali senza sganciatore magnetotermico (differenziali puri), adattabili (assiemabili
dall'installatore) o con protezione magnetotermica incorporata.

Le varie tipologie di interruttori differenziali

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12.4.6 Interruttori differenziali puri


Quando l'interruttore differenziale puro (senza sganciatori di sovracorrente incorporati) deve essere protetto contro i
sovraccarichi e i cortocircuiti. Le norme (CEI EN 61008-1) stabiliscono le prove che il costruttore deve eseguire per
stabilire il corretto coordinamento tra l'interruttore differenziale ed il dispositivo di protezione contro il cortocircuito
(SCPD - Short Circuit Protective Device, indifferentemente un fusibile o un interruttore automatico). Gli interruttori
differenziali puri associati ad opportuni SCPD, devono infatti poter sopportare i valori di energia specifica passante (I2t)
e di corrente di picco (Ip) che sono dichiarati dal costruttore. L'SCPD deve cio essere scelto con caratteristiche di
limitazione dell'energia specifica passante I2t e della corrente di picco Ip non superiori a quelli specificamente dichiarati
dal costruttore per l'interruttore differenziale.
Ad esempio, con riferimento alle figure seguenti, confrontando le caratteristiche di limitazione dell'SCPD coi valori di
I2t (50000 A2s) e di Ip (4500 A) sopportati dall'interruttore differenziale, si pu rilevare il valore massimo di corrente
(4000 A) per il quale il dispositivo differenziale risulta protetto contro il cortocircuito.

Coordinamento dell'interruttore differenziale con il dispositivo di protezione contro il cortocircuito (SCPD) Verifica
dell'I2t

Coordinamento dell'interruttore differenziale con il dispositivo di protezione contro il cortocircuito (SCPD). Verifica
del valore di picco della corrente di cortocircuito limitata dallo SCPD

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Alla associazione SCPD e interruttore differenziale il costruttore fornisce il valore della corrente di cortocircuito
nominale condizionale Inc e della corrente di cortocircuito nominale condizionale differenziale Ic, valori che non
devono essere rispettivamente inferiori alla corrente di cortocircuito Icc presunta immediatamente a valle
dell'interruttore differenziale e alla massima corrente di guasto a terra IF nel punto di installazione (figura sotto). Le due
verifiche sono necessarie nei sistemi di tipo TN perch la corrente di guasto verso terra presenta le caratteristiche di una
vera e propria corrente di cortocircuito (che pu assumere valori anche molto elevati ad esempio nel quadro generale
immediatamente a valle di trasformatori di grande potenza) mentre nei sistemi TT, dove la corrente di guasto a terra
limitata dalla resistenza di terra del neutro e dalla resistenza dell'impianto di terra dell'utente, generalmente sufficiente
verificare solo la prima condizione.

Coordinamento dell'interruttore differenziale combinato con


un dispositivo di protezione contro il cortocircuito (SCPD)
In aggiunta alla protezione contro i cortocircuiti deve essere prevista anche una protezione contro i sovraccarichi. Nella
figura seguente riportato un esempio di coordinamento corretto e scorretto dell'interruttore differenziale puro con
opportuni dispositivi di protezione contro il sovraccarico. In ogni caso il costruttore deve fornire indicazioni per la
corretta scelta di uno o pi dispositivi idonei alla protezione contro le sovracorrenti.

Esempio di coordinamento fra interruttore differenziale puro e


dispositivi di protezione contro il sovraccarico
Nel secondo caso la corrente nominale (In) dellinterruttore differenziale (valore di corrente che lapparecchio in
grado di portare ininterrottamente) inferiore alla somma delle correnti nominali dei magnetotermici, nellipotesi di
carichi con f.d.p. uguali o leggermente diversi, per cui nel differenziale potrebbe circolare una corrente maggiore di
25A non sopportabile dallinterruttore stesso.

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12.4.7 Interruttori differenziali per uso domestico e similare


Sono apparecchiature destinate ad un'utenza non esperta e per questo motivo sono normalmente di tipo monoblocco con
protezione magnetotermica incorporata oppure adattabili, del tipo assiemabile direttamente dall'installatore (norma EN
61009). Gli interruttori differenziali con sganciatore magnetotermico incorporato svolgono la doppia funzione di
protezione delle condutture e di se stessi eliminando quindi tutte le problematiche inerenti il coordinamento SCPD interruttori differenziali puri. I blocchi differenziali adattabili devono essere cablati con un idoneo interruttore
magnetotermico direttamente dall'installatore conformemente alle istruzioni fornite dal costruttore. Il dispositivo svolge
la funzione di rilevazione della corrente differenziale e di comando del cinematismo di sgancio dell'interruttore di
protezione dalle sovracorrenti. A cura del costruttore deve essere impedito l'accoppiamento di interruttori automatici
aventi una determinata corrente nominale con un blocco differenziale a corrente massima inferiore e con blocchi
differenziali aventi un numero di poli maggiore. L'assemblaggio dei due componenti deve in ogni caso essere facile e
sicuro e deve essere impedito un montaggio scorretto. L'accoppiamento deve avvenire una sola volta e, per evitare
modifiche all'insieme tali da comprometterne la sicurezza, la separazione tra i due blocchi deve essere possibile solo
rompendo o danneggiando in modo evidente gli elementi di fissaggio. Sul blocco differenziale deve essere riportato in
modo visibile, anche dopo il montaggio, il simbolo riportato in figura. Le caratteristiche del prodotto assemblato si
presentano identiche al tipo monoblocco eliminando anche in questo caso la necessit di particolari verifiche per quanto
concerne il coordinamento con l'SCPD.

Simbolo che deve essere riportato sui blocchi differenziali assiemabili con interruttore magnetotermico e che deve
essere ben visibile anche dopo il montaggio
12.4.8 Interruttori differenziali per uso generale
Gli interruttori differenziali per uso generale devono essere conformi alle norme CEI EN 60947-2. Le esigenze di
sicurezza, congiuntamente a quelle di continuit di servizio, ne ha favorito la diffusione, soprattutto dispositivi
differenziali di tipo elettronico, negli ambienti di tipo industriale. Normalmente sono di tipo regolabile e quindi possono
essere installati solo in impianti condotti da personale addestrato. La regolazione a gradini o continua sia della corrente
differenziale sia dei tempi di intervento li rende particolarmente flessibili e adatti a realizzare la selettivit di intervento.
12.4.9 Interruttori differenziali a funzionamento dipendente o indipendente dalla tensione di rete
La protezione delle persone pu essere attuata solo con apparecchi in grado di funzionare anche quando,
interrompendosi il neutro, ma in presenza di tensioni pericolose, pu mancare l'alimentazione ad eventuali dispositivi di
amplificazione. Con gli sganciatori differenziali a rel polarizzato siamo in grado di ottemperare a tale necessit mentre
questo non solitamente possibile con interruttori di tipo elettronico. L'uso di tali dispositivi consentito solo se
installati su circuiti (ad esempio circuiti terminali protetti da differenziali elettronici ad alta sensibilit da 10 mA)
protetti da interruttori differenziali con sganciatori a rel polarizzato. L'impiego dei dispositivi di tipo elettronico
previsto dalle norme che per richiedono dispositivi di apertura in caso di mancanza o abbassamento della tensione di
rete e l'impossibilit di richiusura automatica al ritorno della stessa. Tali prerogative se da un lato forniscono una
sufficiente garanzia di sicurezza dall'altro impediscono la diffusione di tali tipi di sganciatori elettronici problemi legati
alla necessit di dover riarmare l'interruttore ad ogni interruzione della rete di alimentazione.

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12.4.10 Selettivit tra interruttori differenziali


La selettivit di un sistema di protezione presuppone, in caso di guasto, che ad intervenire sia il dispositivo pi vicino al
punto di guasto mentre il resto dell'impianto deve continuare a funzionare regolarmente. La selettivit differenziale pu
essere orizzontale o verticale. Per garantire la selettivit orizzontale sufficiente suddividere e proteggere i circuiti
singolarmente affinch, in caso di guasto, sia posto fuori servizio solo il circuito effettivamente interessato dalla
corrente di dispersione.

Esempio di selettivit orizzontale fra interruttori differenziali


Se ogni circuito protetto singolarmente da un proprio interruttore differenziale magnetotermico in caso di guasto
interviene soltanto l'interruttore del circuito interessato dal guasto.
Fra due interruttori differenziali installati in serie, interessati cio dalla stessa corrente di dispersione, garantita la
selettivit verticale solo se il tempo massimo di intervento del dispositivo a valle inferiore al tempo minimo di non
intervento di quello posto a monte.

Esempio di selettivit verticale fra interruttori differenziali


Per ottenere la selettivit la caratteristica tempo-corrente di non intervento del dispositivo installato a monte deve essere
al di sopra di quella di intervento del dispositivo a valle e la corrente differenziale nominale del dispositivo a monte non
deve essere inferiore a tre volte la corrente differenziale nominale del dispositivo installato a valle.

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Per ottenere la selettivit degli interruttori ad uso domestico e similare le norme prevedono un interruttore con ritardo di
intervento intenzionale denominato di tipo S da installare a monte rispetto a quelli per uso ordinario che invece sono
chiamati di tipo G.
Tempi di Corrente differenziale
intervento
2
5
500 A
(s)
massimo
0,5
0,2
0,04
0,04
Selettivo (S)
minimo
0,13
0,06
0,05
0,04
Ordinario (G)
massimo
0,3
0,15
0,04
0,04
Confronto dei tempi di intervento di interruttori differenziali
di tipo selettivo (S) e di tipo ordinario (G)
Tipo

Affinch la selettivit sia garantita il dispositivo di tipo S deve per avere una corrente nominale differenziale di almeno
tre volte superiore rispetto a quella del dispositivo installato a valle.

Selettivit verticale tra interruttori differenziali


Per ottenere selettivit devono essere verificate le seguenti condizioni:
1) la caratteristica tempo-corrente di non intervento del dispositivo installato a monte deve situarsi al di sopra di
quella di intervento del dispositivo a valle
2) La corrente differenziale nominale del dispositivo a monte non deve essere inferiore a tre volte la corrente
differenziale nominale del dispositivo installato a valle
Questa condizione non garantisce comunque la selettivit per correnti di dispersione di alcune decine di ampere tipiche
dei guasti franchi a terra. La selettivit ad esempio non pu essere ottenuta con differenziali di tipo S nei sistemi TN
dove le correnti in gioco sono dell'ordine delle centinaia di ampere. In questi casi necessario ricorrere a dispositivi con
tempo di ritardo regolabile, utilizzabili in ambienti di tipo industriale solo in presenza di personale addestrato. Gli
interruttori differenziali ad uso industriale essendo regolabili in corrente e tempo di intervento permettono di ottenere
una completa selettivit su pi livelli.
Da non dimenticare comunque che il tempo di ritardo massimo non deve essere superiore nei sistemi TN a 0,4 s per
utilizzatori mobili e 5s per le linee di distribuzione mentre nei sistemi TT a 1s. Come si pu vedere dalla figura seguente
non pu invece essere ammesso nessun ritardo di intervento se il dispositivo differenziale impiegato anche per la
protezione addizionale contro i contatti diretti.

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Protezione addizionale contro i contatti diretti


Massimi tempi di intervento per dispositivi differenziali che attuano la protezione addizionale contro i contatti diretti
confrontati con le curve di pericolosit della corrente elettrica. La caratteristica tempo-corrente del differenziale da 10
mA contenuta interamente nella zona 1 caratterizzata da effetti fisiologici generalmente non pericolosi mentre il
differenziale da 30 mA presenta una zona nella quale non c' protezione contro il pericolo di arresto respiratorio e la
tetanizzazione muscolare
12.4.11 Interventi intempestivi
In particolari circostanze gli interruttori differenziali possono essere soggetti ad interventi intempestivi. Sono situazioni
piuttosto fastidiose che l'utente, pregiudicando la sicurezza dell'impianto, potrebbe maldestramente risolvere
disattivando l'interruttore differenziale. Le cause pi comuni di un tale evento sono di seguito brevemente descritte.
12.4.12 Correnti di dispersione capacitive verso terra
Piccole correnti verso terra di natura capacitiva sono fisiologiche anche in un impianto sano. Anche gli apparecchi sono
soggetti a correnti di dispersione verso terra perch l'impedenza d'isolamento non mai infinita. La presenza di filtri
verso terra, sempre pi diffusi per motivi di compatibilit elettromagnetica, pu accentuare tale fenomeno. Se la
corrente di dispersione supera determinati valori il dispositivo differenziale pu intervenire intempestivamente. Per
limitare la corrente di dispersione, essendo la risultante della corrente verso terra la somma vettoriale delle correnti di
dispersione sulle tre fasi, si possono suddividere i circuiti sulle varie fasi. In ogni caso, per evitare interruzioni
indesiderate, la corrente di dispersione che interessa ogni singolo interruttore differenziale deve essere mantenuta
inferiore alla met della sua corrente nominale differenziale ripartendo eventualmente gli utilizzatori su pi circuiti.
12.4.13 Sovratensioni di origine atmosferica o di manovra
Altre cause di intervento inopportuno possono dipendere da sovratensioni atmosferiche o di manovra. In particolare
quelle di origine atmosferica, soprattutto quelle dovute alla fulminazione diretta o indiretta delle linee aeree di
alimentazione dell'impianto, sono le pi insidiose. La sovratensione, caricando le capacit verso terra dell'impianto
oppure provocando una scarica in aria, pu determinare una corrente verso terra in grado di far intervenire il dispositivo
differenziale. Tale fenomeno pu essere particolarmente seccante nelle zone soggette a frequenti temporali. Gli
interruttori ritardati di tipo S sono normalmente insensibili a tali fenomeni transitori e pi adatti a resistere alle
sovratensioni rispetto a quelli di uso generale.

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12.4.14 Correnti di spunto


Correnti di avviamento elevate possono suscitare un flusso risultante a causa di possibili differenze tra gli avvolgimenti
del toroide anche se la somma delle correnti zero. fino a sei volte la corrente nominale dell'interruttore non ci sono
normalmente problemi, per correnti superiori, con l'inserzione di trasformatori o la partenza di motori, si possono
invece avere interventi intempestivi.
12.4.15 Correnti di dispersione in presenza di armoniche
Le correnti capacitive verso terra aumentano in presenza di armoniche (in particolare la terza) determinando anche in
questo caso la possibilit di interventi intempestivi.
12.4.16 La scelta della corrente differenziale nominale
L'interruttore differenziale pu essere convenientemente utilizzato per la protezione dai contatti indiretti, per una
protezione addizionale contro i contatti diretti e contro l'innesco d'incendio. Per la protezione contro i contatti indiretti
occorre distinguere tra sistema TT e sistema TN. Nel primo caso, sistema TT, sufficiente verificare la nota relazione
InUL/RE dove UL la tensione limite ammessa ed RE la resistenza di terra con un tempo massimo di intervento del
dispositivo differenziale di 1s. Nel sistema TN l'impiego del differenziale potrebbe non essere necessario essendo
normalmente possibile soddisfare la nota relazione I(0,4s) U0/Zs utilizzando interruttori magnetotermici (U0 la
tensione di fase e ZS l'impedenza dell'anello di guasto dell'ordine dei milliohm). L'interruttore differenziale potrebbe
per essere utile per eliminare eventuali correnti, anche piuttosto elevate, che potrebbero permanere verso terra con la
possibilit di formazione di punti caldi e inutile spreco di energia (interruttori con correnti differenziali nominali di 0,51A installati ad esempio sul quadro generale). Per la protezione addizionale contro i contatti diretti un interruttore con
corrente differenziale nominale minore o uguale a 30 mA pu essere sufficiente per difendere le persone dai pericoli di
contatti che provocano effetti fisiologici rilevanti ma generalmente reversibili mentre garantire una protezione maggiore
si rendono indispensabili differenziali con correnti non superiori a 10 mA. Essendo questo tipo di dispositivi di tipo
elettronico, come detto in precedenza sono installabili soltanto a valle di interruttori differenziali con rel polarizzato.
Da ricordare infine che per quanto riguarda la protezione contro l'innesco d'incendio le norme prevedono una corrente
nominale differenziale non superiore a 500 mA.
12.4.17 La tenuta alle sovratensioni degli interruttori differenziali
L'uso dell'interruttore differenziale ha assunto negli ultimi tempi, principalmente nei sistemi di tipo TT dopo
l'introduzione della legge 46/90, una veste da prim'attore per quanto riguarda la protezione dai contatti indiretti. Sotto la
spinta di un tale successo e in forza del costante progresso tecnologico degli ultimi anni le case costruttrici hanno
sviluppato apparecchiature sempre pi sofisticate ed affidabili che riescono a soddisfare la maggior parte delle esigenze
impiantistiche. Con l'utilizzo sempre pi frequente si sono per evidenziati anche i punti deboli di queste
apparecchiature, punti deboli che devono essere attentamente valutati per un corretto esercizio dell'impianto. La tenuta
degli interruttori differenziali alle sovratensioni di origine interna o esterna uno dei punti critici da esaminare se si
vuole evitare l'intervento intempestivo o, nella peggiore delle ipotesi, il danneggiamento irreversibile dell'interruttore
differenziale.

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12.4.18 Sovratensioni
Le sovratensioni possono essere di tipo impulsivo di origine esterna, conseguenti a fenomeni atmosferici, oppure
temporanee o transitorie di origine interna, causate da guasti in BT o in AT/MT o da manovre sugli impianti.

a) sovratensione temporanea a frequenza di rete


b) sovratensione transitoria
c) sovratensione impulsiva di origine atmosferica
12.4.18.1 Sovratensioni di origine atmosferica
Le fulminazioni dirette o indirette sulla linea elettrica di distribuzione dovute a fenomeni temporaleschi possono dar
luogo a sovratensioni, anche a fronte molto ripido e a frequenza dell'ordine delle decine di kilohertz, che generano
impulsi di corrente attraverso le capacit costituite dai conduttori dell'impianto verso terra. Queste capacit, pur essendo
piuttosto piccole, dell'ordine di qualche decina di nanofarad, determinano correnti di dispersione verso terra che in
alcuni casi, rivelate dal toroide, possono provocare l'intervento indesiderato dell'interruttore differenziale.
12.4.18.2 Sovratensioni provocate da manovre sugli impianti
Sono sovratensioni della durata di pochi microsecondi, oscillatorie e smorzate, causate da manovre sull'impianto come
ad esempio l'inserzione o la disinserzione di carichi. Possono essere generate dall'intervento sul lato BT di apparecchi di
tipo limitatore oppure anche da interventi di dispositivi di protezione sulla parte primaria del trasformatore MT/BT.
Anche in questo caso si pu avere un intervento inopportuno dell'interruttore differenziale.
12.4.18.3 Sovratensioni temporanee
Sono sovratensioni a frequenza industriale, generate da guasti che interessano l'impianto in BT oppure in AT/MT, di
durata relativamente lunga. Di queste sovratensioni devono tener conto i costruttori quando dimensionano gli isolamenti
delle apparecchiature di bassa tensione.

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12.4.19 La tenuta degli interruttori differenziali alle sovratensioni di manovra e di origine atmosferica
In relazione agli interventi indesiderati provocati da sovratensioni, gli interruttori differenziali sono classificati dalla
norma CEI EN 61008-1 in differenziali di tipo generale con resistenza normale agli interventi intempestivi e interruttori
differenziali a resistenza aumentata (selettivo - tipo S). Per accertare la tenuta alle sovratensioni di origine interna
dovute a manovre sugli impianti sia i differenziali di tipo generale sia quelli di tipo S sono sottoposti a dieci impulsi di
corrente oscillatoria smorzata che presenta una forma d'onda con le caratteristiche di figura. L'impulso di corrente deve
essere misurato e regolato usando un interruttore differenziale supplementare dello stesso tipo con la stessa In e la stessa
Idn per soddisfare le seguenti condizioni:
Valore di picco: 200 A (ridotto a 25 A per Idn < 10mA)
Tempo virtuale alla cresta: 0,5 microsecondi
Durata dell'onda oscillatoria seguente: 10 microsecondi
Ogni picco successivo: circa il 60% di quello precedente

Forma d'onda di corrente oscillatoria smorzata per la prova di tenuta degli interruttori differenziali di tipo generale
(tipo G) e con resistenza aumentata contro gli interventi intempestivi (tipo S)
Se l'interruttore differenziale di tipo S, resistente agli interventi intempestivi anche in caso di sovratensioni di origine
atmosferica, oltre agli impulsi di corrente con le caratteristiche della figura precedente sottoposto anche a dieci
impulsi di corrente con la forma d'onda della figura seguente.
La prova deve essere eseguita alle seguenti condizioni:
Valore di picco: 3000 A
Tempo virtuale alla cresta: 8 microsecondi
Tempo virtuale all'emivalore: 20 microsecondi
Picco della corrente inversa: inferiore al 30% del valore di picco

Forma d'onda di corrente impulsiva per la prova di tenuta degli interruttori differenziali con resistenza aumentata alle
sovratensioni (tipo S)

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Il dispositivo sottoposto agli impulsi di corrente deve resistere senza intervenire e senza danneggiarsi e, superata la serie
di prove previste, deve continuare a funzionare correttamente alla sua Idn. Le prove descritte valgono per tutti gli
interruttori differenziali con (CEI EN 61009-1) o senza (differenziali puri) sganciatori di sovracorrente (CEI EN
61008-1). Le stesse prove con onda di tipo oscillante sono previste anche dalla Norma CEI EN 60947-2 che si occupa
anche degli interruttori differenziali di tipo scatolato. Oltre a questa prova per prevista anche una ulteriore prova con
corrente impulsiva di forma 8/20 microsecondi e valore di picco di 250 A.
12.4.20 L'interruttore differenziale e la fulminazione diretta
Quanto fin qui descritto si riferisce a sovratensioni di origine interna o di origine esterna dovute ad una fulminazione
indiretta avvenuta nelle vicinanze della linea. Se per il fulmine cade direttamente sulla linea che entra nell'edificio
(fulminazione diretta) la sovratensione non possiede pi la forma 8/20 microsecondi utilizzata per provare l'interruttore
differenziale di tipo S, ma assume la forma 10/350 microsecondi con un valore di picco maggiore e porta con se
un'energia sufficiente a danneggiare irreparabilmente anche il differenziale di tipo S.

Forma d'onda di corrente impulsiva tipica di una sovratensione originata da fulminazione diretta
Il problema non pu essere ignorato quando la frequenza di fulminazione diretta della linea elevata e non pu pi
essere risolto installando dispositivi di tipo S ma solamente installando a monte dell'interruttore differenziale adeguati
limitatori di sovratensione (SPD Surge Protective Device).

12.4.21 Interruttori differenziali e sistema TN


Il vantaggio dei sistemi TN quello di utilizzare i dispositivi di massima corrente per la protezione dai contatti indiretti:
ricorrere agli interruttori differenziali vuol dire rinunciare a questo vantaggio. Bisogna ricordare che questi dispositivi
possono essere utilizzati solo nei sistemi TN-S in quanto nei sistemi TN-C luso combinato del conduttore di neutro e di
protezione ne impedirebbe il funzionamento in caso di guasto a terra. Nei sistemi TN si detto che un guasto franco a
terra costituisce un corto circuito monofase a terra quindi la corrente differenziale corrisponde ad una corrente di corto
circuito. Linterruttore deve essere capace di interromperla poich si in presenza proprio di una corrente differenziale.
Come per un interruttore magnetico contro il cortocircuito stabilito il potere dinterruzione, cosi per linterruttore
differenziale deve essere specificato il potere dinterruzione differenziale. Se il dispositivo non dotato di sganciatori di
sovracorrente nei sistemi TN occorre verificare che il potere dinterruzione differenziale sia maggiore della corrente
presunta di cortocircuito monofase a terra. In alternativa il dispositivo differenziale deve essere associato ad un
dispositivo di protezione di massima corrente capace di assicurare la protezione di tutto il circuito compreso il
differenziale in situazione di cortocircuito (il coordinamento tra i vari dispositivi deve essere dichiarato dal costruttore).

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12.5 Sezionatore, interruttore di manovra e interruttore di manovra-sezionatore


12.5.1 Generalit
Per garantire la sicurezza durante lavori eseguiti sugli impianti elettrici occorre prendere alcuni provvedimenti di cui
uno, fondamentale, il sezionamento dei circuiti (in alcuni casi e seguendo particolari procedure possibile lavorare su
parti in tensione). Nonostante sempre pi sovente la funzione di sezionamento sia svolta da apparecchi che hanno anche
compiti di manovra e di protezione il sezionatore trova in molti casi la sua giusta collocazione. Devono essere protetti a
monte da interruttori o fusibili con essi coordinati (protezione di backup) come viene indicato dalle tabelle dei
costruttori. Di seguito verr descritto, anche se brevemente, il sezionatore nelle sue parti e caratteristiche per poi passare
ad esporre le particolarit costruttive e funzionali degli interruttori di manovra-sezionatori.

Fig. 12.9 - Definizioni e simbologia grafica dei sezionatori, interruttori di manovra - sezionatori e combinazioni con
fusibili

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12.5.2 Grandezze nominali


Le grandezze nominali per i sezionatori di seguito elencate sono definite nella Norma CEI 17-11.
tensione nominale dimpiego, Ue (V);
tensione nominale disolamento, Ui (V);
corrente nominale dimpiego, I (A) la corrente definita dal costruttore tenendo conto della tensione
nominale, della frequenza nominale, del servizio nominale, della categoria di utilizzazione e del tipo di
custodia di protezione;
corrente nominale termica convenzionale, Ith (A);
corrente nominale termica in involucro, Ithe (A);
frequenza nominale, f (Hz);
servizio normale (8 ore oppure ininterrotto);
potere nominale di chiusura o potere di stabilimento, potere nominale di interruzione - vengono espressi
quali multipli della corrente nominale dimpiego in funzione della gravosit del servizio (categoria
dimpiego);
corrente nominale di breve durata ammissibile Icw - la corrente che un interruttore in grado di portare,
senza danneggiarsi, nella posizione di chiuso per una durata specificata nelle condizioni prescritte di
utilizzazione e di comportamento;
potere nominale di chiusura su corto circuito, Icm (kA) - si riferisce agli interruttori di manovra e agli
interruttori di manovra sezionatori per unoperazione di chiusura su specificati valori di cresta di correnti di
corto circuito. Non definibile un potere dinterruzione durante un corto circuito perch non richiesto per
queste apparecchiature. Quando questo dato non indicato dal costruttore si deve intendere almeno pari
alla corrente di picco corrispondente Icw;
corrente nominale di corto circuito condizionata da fusibile o interruttore automatico Icd - la corrente
presunta che lapparecchio associato con un fusibile pu sopportare, senza danneggiarsi, per la durata
delloperazione di questultimo, nelle condizioni di prova specificate;
categorie di utilizzazione AC - definiscono la gravosit delle condizioni dutilizzazione e vengono
rappresentate con due lettere indicative del tipo di circuito in cui lapparecchio pu essere installato e con
un numero di due cifre indicativo del tipo di utilizzazione e delle modalit di manovra previste;
durata meccanica e durata elettrica - la durata meccanica esprime il numero di cicli (un singolo ciclo
costituito dallinsieme di unoperazione di chiusura e di una di apertura e chiusura) a vuoto che
lapparecchio in grado di effettuare senza revisioni o sostituzioni di parti meccaniche ( ammessa la
manutenzione ordinaria). Anche la durata elettrica viene espressa in cicli ed esprime la resistenza dei
contatti allusura elettrica con operazioni sotto carico alle condizioni specificate dalle Norme.

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1) Norma di riferimento
2) Attitudine al sezionamento (se lapparecchio non idoneo al sezionamento invece del simbolo riportata la
scritta non aprire sotto carico.
3) Marchio di fabbrica
4) Sigla che designa il tipo o la serie
5) Correnti nominali dimpiego riferite alle rispettive tensioni nominali e alle categorie di utilizzo
6) Frequenza nominale ( per corrente continua indicata la sigla c.c.)
7) Tipo di fusibile (solo per le unit combinate)
8) Grado di protezione
9) Indicazione della posizione di aperto e di chiuso
Fig. 12.1 - Dati di targa di un sezionatore
La tensione nominale dimpiego, Ue (V) e la corrente nominale dimpiego, Iu (A), come sappiamo, non devono
essere inferiori alla tensione e alla corrente del circuito. Per i sezionatori da manovrare a vuoto questa coppia di dati
da considerarsi come i massimi valori che non devono essere superati rispettivamente con la tensione nominale
disolamento, Ui (V) e con la corrente nominale termica convenzionale, Ith (A). Per gli interruttori invece,
dipendendo la corrente di impiego dalla categoria di utilizzazione e dalla tensione di impiego, si possono avere
diverse coppie di valori.
12.5.3 Caratteristiche funzionali e costruttive del sezionatore
Il sezionatore un apparecchio meccanico che assicura, nella posizione di aperto, una distanza di sezionamento
(distanza tra i contatti) tale da garantire la sicurezza. E unapparecchiatura che pu aprire e chiudere un circuito quando
la corrente interrotta o stabilita dintensit trascurabile o quando la manovra non produce una cambiamento
significativo della tensione ai terminali (praticamente a vuoto). Nella posizione di chiuso in grado di portare la
normale corrente del circuito e, per una durata specificata, anche una corrente anormale del circuito come ad esempio
una corrente di corto circuito. Alla chiusura deve essere in grado di sopportare correnti di corto circuito per una durata
convenzionale di 1s (Icw). Ogni sezionatore deve essere munito di un dispositivo atto ad indicare la posizione assunta
dai contatti mobili anche in condizioni anormali come ad esempio in caso di saldatura dei contatti. Una indicazione di
questo tipo superflua se la separazione dei contatti chiaramente visibile dallesterno. La Norma 64-8 richiede tra
laltro che la segnalazione sia attivata solo quando sia stata raggiunta la effettiva posizione di sezionamento dei contatti
in apertura su ogni polo del dispositivo. Per quanto riguarda la distanza di sezionamento da adottare, le Norme, in
relazione al grado di esposizione dellimpianto elettrico alle sollecitazioni di tipo impulsivo sugli isolanti (queste
sollecitazioni dielettriche possono essere di origine esterna dovute a fulminazioni o interna dovute a manovre sui
circuiti), suddivide limpianto in zone. Per ogni zona e in funzione della tensione verso terra del sistema, vengono
individuati particolari valori di tensione di riferimento per i quali deve essere garantita la tenuta dellisolamento. Dal
punto di vista costruttivo il sezionatore un apparecchio molto semplice.

Appunti di Sistemi Elettrici

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Non dotato di dispositivi per linterruzione della corrente e nemmeno di meccanismi per lo scatto rapido o automatico.
Il sezionatore infatti unapparecchiatura a manovra dipendente in cui la posizione e la velocit di movimento dei
contatti mobili dipendono dalloperatore. Il sezionamento pu essere ottenuto con dispositivi unipolari affiancati anche
se le Norme consigliano di utilizzare apparecchi multipolari per il sezionamento contemporaneo di tutti i poli del
circuito.

12.5.4 Caratteristiche funzionali dellinterruttore di manovra e dellinterruttore di manovra sezionatore


Linterruttore di manovra (interruttore non automatico) differisce dal sezionatore perch in grado di stabilire e di
interrompere la corrente di carico, tenendo anche conto di sovraccarichi momentanei. Linterruttore di manovra
sezionatore, cos come definito dalle Norme CEI 17-11 art. 2.1.3, ... un apparecchio meccanico di manovra in grado
di stabilire, portare ed interrompere correnti in condizioni normali del circuito, comprese eventuali correnti specificate
di sovraccarico in servizio ordinario, cos come a portare, per una durata specificata, correnti in condizioni anormali del
circuito, come ad esempio quelle di corto circuito. Sono apparecchi che, non essendo dotati di dispositivi di sgancio
automatico, non possono essere utilizzati per la protezione automatica contro le sovracorrenti (il potere dinterruzione
generalmente insufficiente sui corto circuiti). Viene denominato interruttore di manovra/sezionatore quando (norme CEI
17-11 art. 2.1.5) ...nella posizione di aperto soddisfa alle prescrizioni della distanza di sezionamento specificate per un
sezionatore. Essendo apparecchi destinati a chiudere un circuito molto importante conoscere il valore del potere di
chiusura (Icm). Devono infatti essere in grado di sopportare, onde evitare che possano danneggiarsi e diventare causa di
pericolo per le persone, le sollecitazioni dinamiche e termiche pi gravose che possano derivare da tale manovra,
compresa la chiusura su corto circuito. Come per il sezionatore devono inoltre essere in grado di sopportare una
corrente di corto circuito per un tempo prefissato convenzionale di 1s (Icw). Sono impiegati principalmente come
interruttori generali di sottoquadri, come organi di manovra e sezionamento di linee, di sbarre o di gruppi di
apparecchiature, come un congiuntore di sbarre che un complesso di manovra e protezione di un motore.

Natura
della
corrente

Categorie di utilizzazione
Categoria di utilizzazione
Applicazioni tipiche
Manovra
frequente

Corrente
Alternata

Corrente
continua

Manovra non
frequente

Stabilimento e interruzione a vuoto


Manovra di carichi resistivi con sovraccarichi di modesta
entit
Manovra di carichi misti resistivi e induttivi con
sovraccarichi di modesta entit
Manovra di motori o altri carichi altamente induttivi
Stabilimento e interruzione a vuoto
Manovra di carichi resistivi con sovraccarichi di modesta
DC-20A
DC-20B
entit
DC-21A
DC-21B
Manovra di carichi misti resistivi e induttivi con
DC-22A
DC-22B
sovraccarichi di
DC-23A
DC-23B
modesta entit (per es. motori in derivazione)
Manovra di motori o altri carichi altamente induttivi
Tab. 12.3 - Categorie di utilizzazione degli interruttori di manovra

AC-20A
AC-21A
AC-22A
AC-23A

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AC-20B
AC-21B
AC-22B
AC-23B

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12.5.5 Caratteristiche costruttive


Costruttivamente una prima classificazione pu essere fatta in base ai contatti mobili che possono essere del tipo
autostringente o non autostringente. La differenza fondamentale consiste nel fatto che in quelli di tipo autostringente,
sfruttando le forze generate dalle stesse correnti, si pu aumentare la compressione sui contatti. Si ha cos il vantaggio, a
parit di altre condizioni rispetto al tipo non autostringente, di poter lavorare con correnti di breve durata di valore pi
elevato. Nel tipo non autostringente, infatti, quando si in presenza di sollecitazioni dinamiche generate da correnti
elevate che tendono ad aprire i contatti, esiste la difficolt di mantenere la corretta posizione di chiusura con la sola
forza delle molle. La manovra dellapparecchio del tipo ad accumulo denergia denominata a scatto rapido e
lenergia utilizzata per lapertura originata dal lavoro manuale delloperatore che comprime, tramite opportuni
cinematismi, una molla. In fase di manovra lenergia accumulata viene liberata repentinamente in modo che la velocit
e la forza siano indipendenti dalla forza esercitata dalloperatore (manovra indipendente). Gli apparecchi per correnti
dimpiego superiori a 200 400A, sono dotati di celle di deionizzazione (celle dejon) per lestinzione dellarco simili a
quelle utilizzate per gli interruttori automatici. Per correnti fino a 200 400A e con correnti di breve durata non elevate
(510kA) lapparecchio pi diffuso quello cosiddetto a pacco con manovra rotativa mentre, per correnti superiori
piuttosto diffuso e quello comunemente denominato aperto.
12.5.6 Unit combinata sezionatore con fusibili e fusibile sezionatore
Il sezionatore con fusibili un apparecchio costituito da un sezionatore e, per ciascun polo, da un fusibile in serie a
formare un assieme unico. Diverso il fusibile - sezionatore nel quale una cartuccia o un portafusibile con la propria
cartuccia forma il contatto mobile dellapparecchio. Questi apparecchi vengono utilizzati per garantire la sicurezza in
fase di sostituzione delle cartucce fusibili quando ad esse viene assegnato il compito di protezione delle condutture dai
corto circuiti ( pi raramente anche dai sovraccarichi). Non possono essere impiegati per manovre di apertura e chiusura
di un circuito sotto carico.
12.5.7 Interruttore di manovra con fusibili
Le Norme CEI 17-11 art. 2.1.8 definiscono linterruttore di manovra con fusibili come un apparecchio costituito da un
interruttore di manovra nel quale uno o pi poli hanno in serie un fusibile, in un assieme unico. Pu essere impiegato
per le manovre sui circuiti anche a carico e per la protezione contro il sovraccarico e il corto circuito delle condutture.
Un utilizzo tipico quello previsto per il comando di utilizzatori caratterizzati, alla chiusura del circuito,
dallassorbimento di una corrente superiore a quella nominale come ad esempio linserzione e la disinserzione dei
motori asincroni con rotore in corto circuito.
12.5.8 La tenuta alle sovracorrenti
Le unit combinate con fusibili, provvedendo i fusibili stessi alla protezione degli apparecchi, non presentano problemi
di tenuta alle sovracorrenti e, in questo caso, il potere di interruzione dei fusibili ne esprime la tenuta al corto circuito. I
fusibili dovranno essere scelti tra quelli indicati dal costruttore e comunque con una corrente nominale non superiore
alla corrente nominale termica dellapparecchio. Gli interruttori e i sezionatori devono essere protetti dai sovraccarichi e
dai corto circuiti per mezzo dei dispositivi di protezione contro le sovracorrenti installati nellimpianto secondo i
seguenti criteri a seconda che ci si riferisca al sovraccarico o al corto circuito:
Protezione contro il sovraccarico - scegliere apparecchi con corrente nominale termica Ith non inferiore
alla corrente nominale dei dispositivi di protezione da sovraccarico posti a monte o non inferiore alla
somma delle correnti nominali di quelli posti a valle (in genere sufficiente che, se le condutture sono
adeguatamente protette contro i sovraccarichi, gli interruttori abbiano una corrente nominale non inferiore
alla portata IZ dei cavi ai quali sono collegati).
Tenuta al corto circuito - se nel punto di installazione dellinterruttore nel quadro la corrente presunta di
corto circuito superiore ai 10 kA oppure se la corrente di picco limitato supera i 15 kA (Norma CEI EN
60439-1), la tenuta al corto circuito deve essere obbligatoriamente determinata.

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12.5.9 Verifica della tenuta al corto circuito

Fig. 12.11 - Condizioni di protezione dal corto circuito di un sezionatore


1.

Se il costruttore indica la corrente nominale di corto circuito condizionata da fusibile o interruttore automatico
Icd sufficiente installare a monte, o immediatamente a valle, il dispositivo di protezione contro il corto circuito
indicato purch la corrente di corto circuito Icc nel punto di installazione non superi il valore della corrente
condizionale Icd;

2.

Se nota la corrente nominale di breve durata Icw (se questo dato non noto e linterruttore sezionatore
conforme alle Norme CEI 17-11 si deve intendere non inferiore a 12 volte la corrente nominale) e il relativo
tempo t (1s) sufficiente che I2cw(t) non sia inferiore alla sollecitazione termica di corto circuito I2t lasciata
passare dal dispositivo di protezione dal corto circuito installato a monte e che il potere nominale di chiusura
su corto circuito Icm non sia inferiore alla corrente di picco limitata IPL dal dispositivo stesso:

(protezione contro le sollecitazioni termiche da corto circuito)


(protezione contro la corrente di picco di corto circuito)

3.

Se il costruttore non fornisce dati di tenuta al corto circuito necessario che 144 I2n non sia inferiore a I2t
lasciato passare nel circuito dai dispositivi di protezione. In questo caso risulta non molto agevole la verifica
del potere di chiusura nominale su corto circuito Icm che si potrebbe supporre almeno uguale a 12nIn (CEI EN
60947-1) dove n il rapporto tra il valore efficace e il valore di picco indicato in tabella 12.4.

(protezione contro le sollecitazioni termiche da corto circuito)

(protezione contro la corrente di picco di corto circuito)


n - rapporto tra il valore efficace e valore di picco indicato in tabella 12.4

Rapporto convenzionale fra valore di picco IP e


valore efficace Icc della corrente di corto circuito
(CEI EN 60947 - 1)

Tab. 12.4

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12.6 Interruttore automatico, sganciatore


12.6.1 Generalit
Linterruttore automatico un apparecchio meccanico di manovra capace di stabilire, portare ed interrompere correnti
in condizioni normali del circuito ed inoltre di stabilire, portare per una durata specifica ed interrompere, correnti in
condizioni anormali specificate del circuito, ad esempio quelle di corto circuito. Linterruttore tra laltro caratterizzato
dallavere due posizioni che mantiene in condizione di riposo (dopo la manovra che le ha determinate) senza che sia
necessario un ulteriore apporto di energia. E un apparecchio in grado di connettere e disconnettere un circuito
dallalimentazione mediante unoperazione, manuale o automatica, in genere di tipo indipendente perch permette di
raggiungere le posizioni di aperto e chiuso senza arresto in posizioni intermedie con velocit di apertura/chiusura
svincolata dalla velocit di manovra delloperatore. La parola automatico sta ad indicare un apparecchio che
interviene automaticamente quando attraversato da una corrente superiore alla sua corrente nominale. Le modalit
dellintervento dipendono essenzialmente dallentit della sovracorrente e dalla caratteristica di intervento
dellinterruttore. Ogni interruttore fornito di due sganciatori di sovracorrente di cui uno (rel termico), a tempo
inverso, provoca lapertura con un ritardo inversamente proporzionale al valore della sovracorrente, mentre laltro (rel
elettromagnetico), ad intervento istantaneo provoca lintervento a partire da un determinato valore di sovracorrente
(relativamente elevato) con un tempo pressoch costante.

Fig. 12.12 - Segni grafici di interruttori automatici magnetotermici e differenziali


12.6.2 Classificazione
In base ai tempi di interruzione della corrente di corto circuito si identificano i seguenti tipi di interruttori:
Limitatore - linterruzione molto anticipata rispetto allo zero naturale della corrente;
Rapidi - linterruzione avviene al primo o al secondo passaggio della corrente per lo zero naturale;
Selettivi - linterruzione volutamente ritardata e avviene dopo alcuni periodi per permettere la selettivit tra
interruttori posti in serie;
Interruttori aperti o in aria- sono interruttori caratterizzati da notevoli dimensioni e sono impiegati per usi
prevalentemente di tipo industriale. Possiedono correnti nominali, correnti di breve durata e poteri di corto
circuito piuttosto elevati. Sono impiegati come interruttori di macchina a valle dei trasformatori di MT/BT di
generatori e per partenze con elevate correnti di impiego (1000-2000 A);
Interruttore scatolato - sono interruttori in cui la scatola che li contiene, normalmente di materiale plastico,
funge da supporto per le parti meccaniche e da isolante tra le fasi e verso massa e da protezione contro i
contatti indiretti;
Interruttore modulare - sono interruttori impiegati prevalentemente nel civile e nel terziario e sono
caratterizzati da dimensioni modulari unificate. Queste caratteristiche permettono una facile installazione a
scatto su supporti di tipo normalizzato.

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12.6.3 Sganciatori
Lo sganciatore un dispositivo che ha il compito, sotto linfluenza di una particolare grandezza, di comandare il rilascio
degli organi di ritegno dellinterruttore e di permetterne lapertura o la chiusura. In relazione alle grandezze di
alimentazione dei sensori che determinano lintervento si possono individuare due gruppi fondamentali di sganciatori:
sganciatori di corrente in cui lo sgancio avviene al superamento di un predeterminato valore di corrente;
sganciatori di tensione in cui lo sgancio avviene al passaggio attraverso determinati valori di tensione che
possono essere superiori o inferiori ad un determinato livello di soglia prestabilito.
Una ulteriore classificazione pu essere ottenuta in base ai tempi dintervento degli sganciatori:
sganciatori istantanei in cui lintervento avviene allapparire della causa senza nessun ritardo intenzionale;
sganciatori a tempo indipendente in cui presente una regolazione sul ritardo indipendente dalla grandezza
che ha provocato lintervento;
sganciatori a tempo inverso in cui lo sgancio dipende dallinverso della grandezza che ha pilotato lo sgancio.
Unultima classificazione pu essere fatta in base al tipo di alimentazione degli sganciatori:
sganciatori primari in cui lalimentazione derivata direttamente dalla corrente del circuito principale
dellinterruttore;
sganciatori secondari in cui lalimentazione ottenuta dalla corrente del circuito primario attraverso un
derivatore o trasformatori di corrente.
Gli sganciatori pi diffusi sono i tradizionali di tipo elettromeccanico (magnetici e termici) anche se si vanno sempre di
pi diffondendo gli sganciatori elettronici a microprocessore.
12.6.3.1 Sganciatori magnetici
Il dispositivo magnetico uno sganciatore di tipo istantaneo il cui circuito concatenato con la corrente del circuito di
potenza che determina, al di sopra di un determinato valore di corrente (a meno delle tolleranze previste dalle Norme),
lattrazione di un nucleo ferromagnetico che libera gli organi di ritegno dellinterruttore causandone lapertura. Negli
interruttori di tipo industriale (correnti superiori a 200-250 A) possibile introdurre dei ritardi sullapertura agendo
direttamente sui cinematismi o intervenendo con dei dispositivi a tempo.

Fig. 12.13 - Curva di intervento caratteristica di sganciatore magnetico istantaneo di massima corrente

Appunti di Sistemi Elettrici

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12.6.3.2 Sganciatori termici


E un dispositivo cosiddetto a tempo inverso che sfrutta la deformazione di un elemento bimetallico. Il bimetallo ,
infatti, sensibile al passaggio della corrente che lo riscalda provocandone la dilatazione. Essendo questo un dispositivo
sensibile alla temperatura necessario adottare provvedimenti per compensare leventuale variazione della temperatura
ambiente. Negli interruttori di tipo industriale in genere consentita la regolazione della corrente di intervento per la
protezione dai sovraccarichi (comunemente chiamata di corto ritardo). Questo consente di adeguare il livello di
protezione ai bisogni del circuito e di ottimizzare la sezione dei cavi.

Fig. 12.14 - Curva di intervento caratteristica di sganciatore di massima corrente a tempo inverso
12.6.3.3 Sganciatore elettronico di massima corrente
E un tipo di sganciatore che si avvale dellausilio di trasformatori di corrente in genere inseriti sui poli dellinterruttore
che forniscono sia il segnale, elaborato da un microprocessore, per pilotare lo sganciatore che la potenza necessaria per
loperazione di sgancio. Offrono diverse possibilit di regolazione dei valori di corrente, dai pi semplici, che
permettono di regolare la corrente di intervento della protezione termica (lungo ritardo) e di quella contro i corto circuiti
(corto ritardo), ai pi complessi che offrono la possibilit di regolare sia le correnti sia i tempi di intervento.

Fig. 12.15 Caratteristica di intervento dei rel elettronici

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12.6.4 La scelta degli sganciatori


La scelta normalmente effettuata sulla base di considerazioni tecnico-economiche, legate alle caratteristiche
dellimpianto da proteggere e della necessit di ottenere una eventuale selettivit tra le protezioni. Dal punto di vista
tecnico deve essere garantita la protezione contro i sovraccarichi, contro i corto circuiti e la protezione delle persone
secondo le regole fissate dalle Norme. Dal punto di vista economico gli sganciatori pi semplici, quelli a bimetallo,
sono i meno costosi ma offrono, rispetto a quelli elettronici, pi costosi, una precisione di intervento minore. Quelli di
tipo elettronico, tra laltro, garantiscono la costanza della corrente di intervento della protezione termica al variare della
temperatura nel punto di installazione mentre, gli sganciatori magnetotermici, intervengono a valori diversi di corrente
in funzione della temperatura raggiunta allinterno del quadro in cui sono installati.
12.6.5 Tecniche di interruzione
In bassa tensione linterruzione di forti correnti quasi sempre ottenuta in aria con limpiego di celle di estinzione del
tipo dejon. I meccanismi di estinzione dellarco e dinterruzione della corrente avvengono nel modo di seguito indicato:
allungamento dellarco allinterno delle singole celle di estinzione;
raffreddamento dellarco per dissipazione di calore nellaria circostante e sugli elementi ceramici e metallici
delle celle;
frazionamento dellarco e conseguente riduzione della tensione darco al di sotto del valore di stabilit;
aumento della velocit di spostamento dellarco. Questo effetto pu essere ottenuto tramite la configurazione a
corno del contatto mobile, mediante lutilizzo di materiali ferromagnetici per aumentare il campo magnetico,
mediante limpiego di materiali che alla presenza di temperature elevate emettono gas che sono in grado di
spingere larco nelle celle di estinzione dejon.

Fig. 12.16 - Poteri di interruzione Icn in funzione della corrente nominale In


Gli interruttori, in relazione alla tecnica di interruzione, si possono suddividere in due tipologie:
interruttore automatico limitatore che sfrutta leffetto di repulsione tra correnti di verso contrario provocando
un movimento di allontanamento anche del contatto fisso. Leffetto di limitazione, che sfruttato da tempo nei
fusibili, viene ottenuto con tempi di apertura (tempo che intercorre allapparire della causa che provoca
lintervento e listante in cui i contatti darco si sono separati in tutti i poli) dellordine del millisecondo e con
contatti e camere darco che introducono nel circuito elevate tensioni darco in tempi molto brevi. In questo
modo il valore di cresta risulta notevolmente inferiore rispetto a quello della corrente presunta. Quasi tutti gli
interruttori della nuova generazione sono di tipo pi o meno limitatore per ridurre gli ingombri ed aumentare il
potere dinterruzione (da notare che gli interruttori modulari con piccole correnti nominali da 0,5 a 5 A hanno
la resistenza del polo di valore elevato che limita la corrente di corto circuito presunta senza limpiego di altri
artifici);

Appunti di Sistemi Elettrici

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interruttori di tipo rapido che sono caratterizzati da una durata di apertura dellordine di alcuni millisecondi
per correnti nominali fino a 200 A e la decina di millisecondi per correnti nominali dellordine dei mille A.

Fig. 12.17 - Confronto tra la corrente di cresta interrotta da un interruttore limitatore e il valore di cresta della
corrente presunta
12.6.6 Principali grandezze e caratteristiche elettriche
Le grandezze nominali degli interruttori automatici sono descritte nelle Norme CEI 23-3 (Norme per interruttori per uso
domestico), CEI 23-18 (Norme per interruttori differenziali per usi domestici e similari e per interruttori differenziali
con sganciatori di sovracorrente incorporati per usi domestici e similari) ed EN-60947-2 (Norme per interruttori ad uso
industriale). Di seguito saranno descritte le principali grandezze nominali relative agli interruttori per uso domestico e
similare e di tipo industriale.

1) Corrente nominale
2) Attitudine al sezionamento
3) Indicazione della posizione di aperto-chiuso
4) Nome del costruttore o marchio di fabbrica
5) Indicazione del tipo e del numero di serie
6) Conformit alla Norma CEI EN 60947-2
7) Categoria di utilizzazione:
A per interruttori senza ritardo di intervento intenzionale,
B per interruttori selettivi (con ritardo di intervento intenzionale di solito
regolabile)
8) Tensioni di impiego nominali Ue
9) Valori della frequenza nominale e limiti delleventuale funzionamento in corrente continua
10) Poteri di interruzione nominali di servizio Ics
11) Poteri di interruzione nominali estremi Icu
12) Ui tensione nominale di isolamento Uimp tensione nominale di tenuta ad impulso - Ta temperatura di riferimento
13) Icw Corrente nominale di breve durata ammissibile
Fig. 12.18 - Dati di targa di un interruttore conforme alle Norme EN-60947-2
Appunti di Sistemi Elettrici

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12.6.7 Interruttori per uso domestico


Tensione nominale dimpiego (Ue) - valore di tensione assegnato dal costruttore al quale si riferiscono le
prestazioni dellapparecchio. Ad uno stesso interruttore possono essere assegnati diversi valori di tensione
nominale dimpiego, alle quali corrispondono servizi e prestazioni diverse specificati dal costruttore. I valori
normalizzati dalle Norme CEI 23-3 sono:
230 V per interruttori unipolari e bipolari;
230/400 V per interruttori unipolari;
400 V per interruttori bipolari, tripolari e tetrapolari.
Tensione nominale di isolamento (Ui) E il valore di tensione per il quale sono stati dimensionati gli
isolamenti elettrici dellinterruttore. Se per un apparecchio non stata indicata la sua tensione di isolamento, si
considera come tale la sua pi alta tensione nominale dimpiego.
Corrente nominale dimpiego (In) - Corrente che il dispositivo in grado di sopportare ininterrottamente ad
una temperatura ambiente prefissata (30). La norma CEI 23-3 fissa i valori preferenziali della corrente
nominale: 6-10-20-25-32-50-63-80-100-125.
Calibro - valore arrotondato della corrente convenzionale di non intervento (questo dato stato eliminato dalla
IV edizione della Norma CEI 23-3).
Corrente convenzionale di non intervento (Inf = 1,13 In) valore di corrente che non provoca lapertura del
dispositivo per un tempo prefissato. Per I <Inf lintervento dellinterruttore non avverr sicuramente prima di
unora o di due ore secondo il valore dellIn.
Corrente convenzionale di intervento (If = 1,45 In) - valore di corrente che provoca lapertura del dispositivo
entro un tempo prefissato. Per I If linterruttore interverr sicuramente prima di unora o di due ore secondo il
valore dellIn.
In
Corrente nominale
(A)

Inf
Corrente convenzionale di non intervento
(A)

If
Corrente convenzionale di intervento
(A)

In<63A

1.13In

t1h

1.45In

t<1h

In63A

1.13In

t2h

1.45In

t<2h

Tab. 12.5 - Caratteristiche dintervento degli sganciatori a tempo inverso degli interruttori a uso domestico e
similare (CEI 23-3)
Corrente di intervento istantaneo (intervento magnetico) - minimo valore di corrente che provoca lapertura
automatica dellinterruttore senza ritardo intenzionale.
Corrente di scambio (Is) - valore di corrente limite, corrispondente allintersezione tra le caratteristiche
dintervento di due dispositivi posti in serie, sopra il quale il dispositivo di protezione, generalmente posto a
monte, fornisce la protezione di sostegno (back-up) del dispositivo posto a valle.
Potere di corto circuito - corrisponde al valore efficace della corrente presunta che linterruttore in grado di
stabilire, portare e interrompere a condizioni specificate. La Norma descrive due diversi livelli di potere di
corto circuito:
Potere di corto circuito estremo (Icu) , per gli interruttori ad uso domestico corrisponde al potere di corto
circuito nominale (Icn) che prevede una serie di aperture automatiche del tipo O-t-CO (O corrisponde ad
unapertura automatica dellinterruttore, predisposto chiuso, su corto circuito, t un intervallo di attesa
specificato tra due successive operazioni in condizioni di cortocircuito e CO una operazione di chiusura su
corto circuito seguita da unapertura automatica). Linterruttore dopo una tale sequenza di operazioni deve
essere in grado di sopportare la tensione del circuito, senza il rischio di cedimenti dellisolante, essere
manovrabile in chiusura ed apertura, anche se potrebbe non essere in grado di portare con continuit la sua
corrente nominale ed infine deve essere in grado di garantire la protezione da sovraccarico.
Potere di corto circuito di servizio (Ics) che prevede una serie di aperture automatiche del tipo O-t-O-t-CO per
linterruttore unipolare e bipolare e una del tipo O-t-CO-t-CO per gli interruttori tripolari e tetrapolari. Dopo
tale sequenza linterruttore deve essere in grado di assicurare i requisiti indicati per il potere di corto circuito
estremo e nello stesso tempo anche di continuare a portare con continuit la sua corrente nominale. Icn e Ics
sono legati tra di loro da un rapporto prefissato K che le Norme per gli interruttori di uso domestico, a seconda
del valore di Icn, indicano in:
Icn
Ics/Icn (K)

0,75

0,5

Tab. 12.6
Appunti di Sistemi Elettrici

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Quando importante la continuit di servizio si pu scegliere un coefficiente K alto, mentre se la continuit del
servizio meno importante e la probabilit di corto circuito in prossimit dei morsetti dellinterruttore
trascurabile si pu scegliere un K di valore inferiore.
Caratteristiche di intervento - descrivono il comportamento dellapparecchio rispetto al tempo necessario per
lintervento allapparire di una sovracorrente. Le caratteristiche, i cui valori minimi sono fissati dalle Norme,
verranno trattate pi diffusamente in un paragrafo successivo.
Classe di limitazione la norma classifica gli apparecchi ad uso civile o similare in tre classi di limitazione:
classe 1, classe 2 e classe 3. La classe 3 di limitazione corrisponde al massimo livello di prestazione.
12.6.8 Interruttori per uso industriale
Tensione nominale dimpiego o di servizio (Ue)- il valore di tensione al quale sono riferite le prestazioni
dellinterruttore.
Tensione nominale di isolamento (Ui) il valore di tensione per il quale sono stati dimensionati gli isolamenti
elettrici dellinterruttore. Se per un apparecchio non stata indicata la sua tensione di isolamento, si considera
come tale la sua pi alta tensione nominale dimpiego.
Corrente nominale ininterrotta (Iu) - rappresenta il valore di corrente che linterruttore pu portare, in servizio
ininterrotto, senza che le sue parti assumano sovratemperature tali da compromettere lefficienza
dellapparecchio. Corrisponde in pratica alla portata dellinterruttore.
Corrente nominale (termica) (In) - il massimo valore di corrente che linterruttore pu portare in servizio
ininterrotto. Corrisponde alla corrente termica (Irth) convenzionale in aria libera, che rappresenta il valore
massimo di corrente che linterruttore destinato a portare, conformemente alle prescrizioni imposte dalle
Norme di prodotto sui limiti di sovratemperatura. La In deve essere uguale o minore alla Iu. La corrente
nominale ininterrotta dellinterruttore e la corrente nominale termica del relativo sganciatore devono essere
adatte alle massime correnti desercizio che possono transitare in quel punto dellimpianto. In particolare la
corrente In regolata sullo sganciatore deve essere maggiore della corrente dimpiego IB e minore della corrente
ammissibile dal cavo IZ con una corrente convenzionale dintervento If maggiore o uguale a 1,45IZ.
Potere di interruzione estremo in cortocircuito (Icu) il valore della massima corrente di cortocircuito che
linterruttore in grado di interrompere per due volte (secondo il ciclo O-t-CO), alla corrispondente tensione di
impiego. Dopo il ciclo di apertura e chiusura non pi richiesta lattitudine dellinterruttore a condurre la sua
corrente nominale. Ad uno stesso apparecchio il costruttore pu assegnare diversi valori di Icu corrispondenti
ad altrettanti valori di tensione nominale di impiego. Dopo il ciclo di interruzione linterruttore deve essere in
grado di portare la sua corrente nominale. Il potere di interruzione estremo in cortocircuito espresso in kA (
per la corrente alternata il valore efficace della componente simmetrica) come il valore della corrente di
cortocircuito presunta interrotta. Esso viene normalmente indicato dal costruttore utilizzando valori percentuali
del potere di interruzione nominale estremo di cortocircuito Icu.
Potere di interruzione nominale di servizio in cortocircuito (Ics) - il valore di corrente che linterruttore in
grado di interrompere per tre volte secondo un ciclo di operazioni di apertura, pausa e chiusura O - 3min - CO 3min - CO ad una data tensione di sevizio (Ue)e ad un determinato fattore di potenza. Il rapporto tra Ics e Icu (K)
deve essere scelto tra i seguenti valori normalizzati: 0,25- 0,5-0,75-1 (per interruttori classificati in cat. A) 0,50,75 (per interruttori classificati in cat. B).
Potere di chiusura nominale in cortocircuito (Icm) il valore della massima corrente di cortocircuito che
linterruttore in grado di stabilire alla tensione nominale di impiego e a condizioni specificate e non pu
essere inferiore al suo potere di interruzione nominale estremo in cortocircuito Icu, moltiplicato per il fattore n
riportato nella seguente tabella. Il suo valore espresso come il massimo valore di picco della corrente
presunta.
Valore minimo del fattore:
Pdi in cortocircuito (kA)
(valore efficace)

Fattore di potenza
(cosf)

4,5<Icu<6
0,7
1,5
6<Icu<10
0,5
1,7
10<Icu<20
0,3
2,0
20<Icu<50
0,25
2,1
50<Icu
0,2
2,2
Tab. 12.7 Rapporto n tra potere di chiusura e potere di interruzione in cortocircuito e fattore di potenza relativo
(interruttori per c.a.)

Appunti di Sistemi Elettrici

Pagina 132 di 308

Corrente nominale di breve durata (Icw) - la corrente che linterruttore pu portare nella posizione di chiuso
per un tempo breve in condizioni di impiego e comportamento specificate. Linterruttore deve poter portare
tale corrente per tutta la durata del tempo di ritardo previsto per garantire la selettivit tra gli interruttori posti
in serie. E il valore efficace, in corrente alternata, della corrente di cortocircuito presunta, considerata costante
per tutta la durata del tempo di ritardo previsto. E questo un parametro che da in un certo senso la misura della
robustezza e della capacit di smaltimento del calore costituendo quindi un indice oggettivo della qualit di
unapparecchiatura. Pi Icw si avvicina a Icu e pi elevate sono la qualit e la prestazione dellinterruttore.
Categoria degli apparecchi - definiscono lidoneit o meno alla selettivit cronometrica in corto circuito. Si
dividono in due categorie: categoria A - non previsti per la selettivit cronometrica in corto circuito
(eventualmente possibile ottenere la selettivit amperometrica) rispetto ad altri apparecchi posti in serie
(pertanto per questi interruttori non indicata la corrente nominale di breve durata), categoria B - previsti per
la selettivit cronometrica in corto circuito rispetto ad altri dispositivi con ritardo intenzionale (i valori
preferenziali di tempo di ritardo sono: 0,05-0,1-0,25-0,5-1 s) posti in serie.
Per questi apparecchi deve essere dichiarata la corrente nominale di breve durata Icw perch lapparecchio deve
essere in grado di sopportare la corrente di corto circuito per un tempo fino ad un secondo senza aprirsi o
danneggiarsi. Per essere classificato di tipo B linterruttore, a seconda della corrente nominale, deve avere il
valore della corrente di breve durata pari a:
Icw il maggiore valore tra
12 In e 5kA
Icw=30kA
Tab. 12.8
Corrente regolata dello sganciatore di massima corrente (Ir)- valore della corrente in base alla quale sono
definite le caratteristiche di intervento dello sganciatore. Viene indicata con il campo di regolazione. Il
costruttore deve indicare linfluenza della temperatura ambiente sul valore della corrente di intervento.
Tensione nominale di tenuta ad impulso (Uimp) - il valore di picco di una tensione ad impulso che
lapparecchio pu sopportare in condizioni specificate di prova: ad interruttore aperto non si devono verificare
scariche tra i contatti di una stessa fase ne tra fase e massa. Corrisponde al valore di sovratensione, di origine
atmosferica o di altra natura, che linterruttore in grado di sopportare.
Caratteristica di intervento per sovraccarico - le caratteristiche tempo corrente per i sovraccarichi di lunga
durata.
Manovra positiva - deve esser evidenziato il caso di non avvenuto sezionamento come ad esempio quando i
contatti accidentalmente si dovessero saldare tra di loro. Deve essere possibile spostare la leva in posizione di
aperto, ma questa deve portarsi automaticamente in posizione tale da evidenziare che loperazione di
sezionamento fallita.
Durata totale dinterruzione - il tempo impiegato da un interruttore ad interrompere, passando dalla
posizione di chiuso a quella di aperto, una corrente di corto circuito. Il tempo totale di interruzione dato dalla
somma del tempo di apertura pi il tempo darco.

tr tempo di intervento del rel


ti tempo di intervento del meccanismo dellinterruttore fino al distacco dei contatti
ta tempo di durata dellarco
Fig. 12.19 - Durata totale dinterruzione
Il tempo di apertura lintervallo di tempo che intercorre tra listante in cui viene trasmesso il segnale di apertura e
listante corrispondente alla effettiva separazione metallica del circuito. Il tempo darco lintervallo di tempo che, in
unoperazione di apertura, intercorre tra listante di separazione metallica del circuito e listante di estinzione dellarco.
Appunti di Sistemi Elettrici

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Come vedremo in seguito possibile sfruttare il tempo di apertura per ottenere una protezione di tipo selettivo. Infatti
per ottenere la selettivit tra due apparecchi necessario aumentare il tempo dellapparecchio installato a monte in
modo che il nuovo tempo dintervento sia maggiore del tempo totale di interruzione dellapparecchio situato a valle.

Fig. 12.20 - Tempo di apertura in una protezione selettiva

Fig. 12.21 - Caratteristica di intervento di un interruttore automatico


Ir
Corrente regolata
(A)

Inf
Corrente convenzionale di non intervento

If
Corrente convenzionale di intervento

Tab. 12.9 - Caratteristiche di intervento degli sganciatori a tempo inverso degli interruttori ad uso industriale (CEI
EN 60947-2) alla temperatura ambiente di riferimento di 30 gradi centigradi

Appunti di Sistemi Elettrici

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12.6.8.1 Riepilogo definizioni principali


Corrente nominale di impiego (In)
Potere di interruzione nominale estremo in corto circuito (Icu)
(CEI EN 60947-2)

Potere di interruzione nominale di servizio in corto circuito (Ics)


(CEI EN 60947-2)

Potere di interruzione nominale in corto circuito (Icn)


(CEI EN 60898-1)

Potere di chiusura nominale in corto circuito (Icm)


(CEI EN 60947-2)

Corrente nominale ammissibile di breve durata (Icw)


(CEI EN 60947-2)

Interruttori in categoria di utilizzazione A


(CEI EN 60947-2)

Interruttori in categoria di utilizzazione B


(CEI EN 60947-2)

Appunti di Sistemi Elettrici

Corrente che linterruttore pu portare in servizio


ininterrotto per intervalli di tempo maggiori di 8 ore
Valore della massima corrente di corto circuito che
linterruttore in grado di interrompere due volte.
E PREVISTO che linterruttore, dopo la prova, porti con
continuit la propria corrente nominale.
Valore della massima corrente di corto circuito che
linterruttore in grado di interrompere tre volte.
NON E PREVISTO che linterruttore, dopo la prova, porti
con continuit la propria corrente nominale. Normalmente
espresso in percentuale di Icu (per esempio 75% Icu)
Valore della massima corrente di corto circuito che
linterruttore in grado di interrompere due volte.
NON E PREVISTO che linterruttore, dopo la prova, porti
con continuit la propria corrente nominale.
Un interruttore con determinato valore di Icn previsto che
abbia in corrispondenza un valore di Ics determinato sulla
base di valori previsti e riportati nella Norma (1.5/1.5; 3/3;
4.5/4.5; 6/6; 10/7.5; 15/7.5; 20/10; 25/12.5 kA)
Valore della massima corrente di corto circuito che
linterruttore in grado di stabilire.
Valore espresso come massimo picco della corrente
presunta.
Valore efficace della corrente di corto circuito presunta
che linterruttore pu portare senza danneggiamenti per la
durata del tempo di ritardo previsto.
Massimo valore previsto 30 kA con ritardo fino ad un
secondo.
Interruttori NON PREVISTI per realizzare la selettivit
cronometrica in corto circuito.
Non possibile applicare un ritardo intenzionale
allintervento dello sganciatore magnetico (di corto
circuito).
Non prevedono, quindi, una Icw.
Interruttori PREVISTI per realizzare la selettivit
cronometrica in corto circuito.
E possibile applicare un ritardo intenzionale allintervento
dello sganciatore magnetico (di corto circuito).
E garantita, quindi, una Icw.

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12.6.9 Caratteristiche di intervento


Definiscono il comportamento dellinterruttore nei confronti del tempo necessario per lintervento allapparire di una
sovracorrente. Le caratteristiche, i cui valori minimi sono fissati dalle Norme (vedi paragrafo successivo), vengono
fornite dai costruttori sotto forma di curve e devono essere riferiti ad un valore della temperatura ambiente. La scala
delle correnti normalmente espressa quali multipli della corrente nominale (I/In - rapporto tra la corrente che transita e
la corrente nominale dellinterruttore). Le curve sono normalmente due e rappresentano le condizioni estreme ma
possono essere fornite anche mediante una sola curva costruita con i valori medi.
In particolare gli interruttori automatici rispondenti alle Norme CEI 23-3 si differenziano tra loro per il diverso campo
dintervento istantaneo su cortocircuito (rel elettromagnetico) e vengono identificate con le lettere maiuscole B, C, D.
Si pu notare dalla figura che segue come tutte e tre le zone tempo/corrente abbiano la stessa zona relativa allintervento
del rel termico mentre si differenziano solamente per il campo dintervento istantaneo.

Fig. 12.22 - Zone tempo / corrente degli interruttori automatici B,C,D, secondo le Norme CEI 23-3
I costruttori forniscono le caratteristiche di intervento sotto forma di curve i cui valori oscillano allinterno di una banda
e devono essere contenuti nelle zone tempo/corrente definite dalle Norme.

Appunti di Sistemi Elettrici

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Fig. 12.23 - Zona tempo corrente e caratteristica dintervento di un interruttore automatico secondo la Norma CEI 23.3
Ta - temperatura ambiente di riferimento: temperatura dellaria intorno allinterruttore alla quale si riferiscono le
caratteristiche tempo corrente
Inf - corrente convenzionale di non intervento: il valore di corrente fino al quale , in determinate e specificate
condizioni, non avviene lo sgancio dellinterruttore
If - corrente convenzionale dintervento: corrente che in determinate e specificate condizioni provoca lo sgancio
dellinterruttore
I3 - limitazione della tolleranza della caratteristica dintervento
I4 - limite inferiore del campo dintervento istantaneo
I5 - corrente di intervento istantaneo: minimo valore di corrente che provoca lapertura automatica dellinterruttore
senza ritardo intenzionale

Tipo campo di
intervento istantaneo

Corrente
di prova

B, C, D

Inf = 1,13In

B, C, D

If = 1,45In

B, C, D

I3 = 2,55In

tempo limite dintervento


o non intervento
da freddo
t>=1h (In<=63A)
t>=2h (In>63A)
t<1h (In<=63A)
t<2h (In>63A)
da freddo
1s<t<60s (In<=32A)
1s<t<120s (In>32A)

linterruttore deve:
non intervenire
intervenire
intervenire

I 4=
3 In
da freddo
non intervenire
5 In
t>0,1s
10In
I 5=
B
5 In
da freddo
intervenire
C
10In
t<0,1s
D
20In
Tab. 12.10 - Zone tempo corrente degli interruttori automatici secondo le Norme CEI 23-3
B
C
D

Appunti di Sistemi Elettrici

Pagina 137 di 308

Per comprendere meglio come scegliere lopportuna caratteristica di intervento prendiamo in considerazione come
esempio la caratteristica di intervento di un interruttore, posto a protezione di una linea, con curva di tipo C che
potrebbe essere fornita da un costruttore di una serie dinterruttori automatici (fig. 12.24).

Fig. 12.24 - Caratteristica dintervento di tipo C fornita da un costruttore: comportamento in caso di sovraccarico e
corto circuito
Scegliendo ad esempio un interruttore 2 poli 10A in corrispondenza del punto 2 sulle ascisse si pu leggere il valore
della corrente che in questo caso vale 2xIn =2x10=20 A (il valore della corrente espresso in numero di volte la
corrente nominale perch questa caratteristica vale per tutte le correnti nominali della serie di interruttori), sul punto 7 si
pu leggere 70A e cos via. Dalla curva di intervento si pu notare innanzi tutto che la banda relativa allintervento
istantaneo del rel magnetico pi stretta rispetto a quella limite definita dalle Norme: in questo caso il limite inferiore
7xIn invece di 5xIn che il limite inferiore stabilito dalle Norme. Fino a 70 A linterruttore non interviene
istantaneamente, interviene istantaneamente e sicuramente per 10 volte In (100 A nellesempio riportato in figura.
Linterruttore interviene quindi correttamente per la corrente di corto circuito presunta in fondo alla linea di 150 A
perch interviene istantaneamente appunto con una corrente di 100 A) mentre nella fascia tra 7In e 10In pu intervenire
istantaneamente oppure no. Prima di 7In linterruttore non interviene istantaneamente, ma interviene con un ritardo che
dipende dallandamento della curva dintervento relativa al rel termico. Nella fascia dintervento del rel termico ad un
dato valore di corrente (ad esempio nel nostro caso con un interruttore con In =10A in corrispondenza di 2In=20A)
linterruttore ha un limite inferiore e uno superiore. In un tempo fino a 12 secondi linterruttore sicuramente non
interviene, interviene sicuramente in un tempo di 1 minuto e 30 secondi, mentre tra i 12 secondi e il minuto e 30
secondi pu intervenire oppure no.

Appunti di Sistemi Elettrici

Pagina 138 di 308

Nella tabella che segue, sono riportate le caratteristiche dintervento magnetico dei diversi tipi di sganciatore, con
riferimento alle rispettive Norme, e le applicazioni pi usuali dei diversi tipi di protezione.
Intervento secondo la norma di riferimento
Tipo

CEI EN-60947-2
(Interruttori per uso
Industriale

CEI EN 60898-1
(CEI 23-3/1)
(Interruttori per Uso
Domestico e Similare)

= 3,2 ^ 4,8 /
!4 / _ 20%"

3 ^ 5 /

Applicazione

Protezione di generatori, delle persone e di grandi


lunghezze di cavi.
Sovraccarico: termici standard

Curva B

7 ^ 10 /
!8 / _ 20%"

5 ^ 10 /

Protezione di cavi che alimentano apparecchi utilizzatori


classici.
Sovraccarico: termici standard

Curva C

10 ^ 14 /
!12 / _ 20%"

10 ^ 20 /

Protezione di cavi che alimentano apparecchi utilizzatori


a forte corrente di avviamento (motori).
Sovraccarico: termici standard

Curva D

Protezione di cavi che alimentano apparecchi utilizzatori


a forte corrente di avviamento (motori).

9,6 ^ 14,4 /

Sovraccarico: termici standard


Curva K

2,4 ^ 3,6 /

Protezione di apparecchiature elettroniche.

12 / _ 20%

Protezione motori
(senza protezione termica)

Curva Z

Curva MA
(1)

Tolleranza ammessa

Tab. 12.11- Tipi di sganciatori e loro applicazioni

Appunti di Sistemi Elettrici

Pagina 139 di 308

Appunti di Sistemi Elettrici

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Appunti di Sistemi Elettrici

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12.6.9.1 Ancora sulle caratteristiche di intervento

Appunti di Sistemi Elettrici

Pagina 142 di 308

Appunti di Sistemi Elettrici

Pagina 143 di 308

12.6.10 Selettivit delle protezioni


12.6.11 Definizione di selettivit e tipologie
Larticolo 536.1 della Norma CEI 64-8 dedicato alla selettivit tra dispositivi di protezione contro le sovracorrenti:
Quando pi dispositivi di protezione sono posti in serie e quando le necessit di esercizio lo giustificano, le loro
caratteristiche di funzionamento devono essere scelte in modo da staccare dallalimentazione solo la parte dellimpianto
in cui si trova il guasto. In definitiva si dovr fare in modo che in presenza di un guasto intervenga unicamente il
dispositivo di protezione installato immediatamente a monte del punto guasto. Gli altri dispositivi attraversati dalla
corrente di guasto dovranno rimanere chiusi e consentire al resto dellimpianto sano di rimanere alimentato. Gli
interruttori automatici di bassa tensione sono suddivisi in due categorie fondamentali: interruttori in scatola isolante e
interruttori di tipo aperto. Entrambe queste tipologie di dispositivi vengono a loro volta classificate in funzione del tipo
di intervento che pu essere istantaneo o selettivo. A questo scopo le Norme fanno corrispondere questa classificazione
a due categorie di utilizzo, rispettivamente A (istantanei) e B (selettivi). Per meglio orientarsi tra funzioni e limiti
concernenti limpiego degli interruttori selettivi si ritiene utile richiamare alcuni concetti fondamentali riguardanti la
selettivit.

Fig. 12.25 - Selettivit degli interruttori posti in cascata


La selettivit tra apparecchi di protezione necessaria quando si vuole garantire la massima continuit di servizio in un
impianto elettrico. Lo scopo di fare in modo che in caso di guasto intervenga esclusivamente la protezione
immediatamente a monte del punto di guasto e non quelle generali. E garantita cos la continuit del servizio per le
linee dellimpianto non interessate dal guasto.
In altre parole, lo scopo fondamentale della protezione selettiva quello di "coordinare" l'intervento fra i dispositivi di
interruzione in modo che un guasto che si verifichi in un punto qualunque dellimpianto venga eliminato dal dispositivo
posto immediatamente a monte del guasto. In tal modo viene messa fuori servizio soltanto la parte dellimpianto
interessata al guasto, garantendo cos la continuit del servizio alla rimanente parte "sana".
La selettivit si ottiene coordinando opportunamente le singole caratteristiche di intervento. Generalmente richiesta la
selettivit nei confronti del:

Sovraccarico.
Corto circuito.
Guasto a terra (dispersione, interruttore differenziale).

La selettivit tra due interruttori in cascata (fig. 12.26), pu essere totale nel caso in cui linterruttore a valle (B)
interviene per tutti i valori di sovracorrente fino al limite del proprio potere dinterruzione, parziale nel caso in cui,
superati certi valori di corrente, si ha lintervento di entrambi gli interruttori (A e B).
In questo caso si definisce il limite di selettivit (Is) che rappresenta il valore di corrente al di sotto del quale
interverr il solo interruttore a valle ed al di sopra del quale si avr lintervento di entrambi gli interruttori.
La selettivit, come prescritto dalle Norme CEI EN 60947-2 e CEI EN 60898, pu essere verificata confrontando tra
loro le diverse curve caratteristiche dintervento ed energia fornite dalle case costruttrici degli interruttori.

Appunti di Sistemi Elettrici

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Fig. 12.26 - Distribuzione radiale. Collegamento in cascata degli interruttori

Fig. 12.27 Selettivit totale e parziale


In pratica la protezione selettiva fra due interruttori A e B, disposti in serie in una distribuzione radiale (fig. 12.26), si
realizza quando per un guasto nella conduttura a valle (per esempio la B) interviene solo l'interruttore B
immediatamente a monte del punto di guasto, mentre l'interruttore A (seppur interessato dalla corrente di guasto) non
interviene, consentendo cos il regolare funzionamento della conduttura a monte A e di conseguenza di tutte le altre
condutture a valle non interessate dal guasto (come per esempio la C, la D e la E).
La selettivit fra due interruttori pu riguardare sia la zona dei sovraccarichi sia quella dei corto circuiti.
Per quanto riguarda i sovraccarichi, esiste normalmente una selettivit "naturale", amperometrica, per effetto dello
spostamento delle caratteristiche d'intervento dei due interruttori dovuto ai diversi valori delle correnti nominali
(superiore per quello a monte, inferiore per quello a valle).

Appunti di Sistemi Elettrici

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12.6.12 Selettivit amperometrica per sovraccarico

Fig. 12.28 Selettivit amperometrica per sovraccarico


Per far si che gli interruttori siano coordinati in maniera selettiva, occorre confrontare su scala bilogaritmica (Icc/t), le
curve di intervento caratteristiche degli interruttori stessi. La selettivit, graficamente, si ha quando la curva
dellinterruttore a monte (A), a destra della curva dellinterruttore a valle (B). Il punto di intersezione delle due parti
magnetiche delle caratteristiche il limite di selettivit (Is).
Per valori inferiori ad (Is) si ha solo lintervento dellinterruttore a valle (B), al di sopra di (Is) interverranno entrambi gli
interruttori.
La selettivit per sovraccarico sempre garantita se il tempo di non intervento del dispositivo a monte superiore al
tempo di apertura dellinterruttore a valle per qualunque valore della corrente di sovraccarico. Scegliendo interruttori
con rapporto delle correnti nominali (correnti di intervento termico) pari o maggiore di due, la selettivit per
sovraccarico sempre garantita.
E chiaro, inoltre, che la selettivit per sovraccarico pu essere migliorata se si dispone di interruttori con le soglie di
intervento termico regolabili.
Questo tipo di selettivit si realizza con interruttori rapidi e sprovvisti di dispositivi che consentano la regolazione del
ritardo allo sgancio. Questultima tecnica consente di solito una selettivit parziale.
La selettivit quindi ottenuta coordinando opportunamente i valori di corrente nominale della catena di interruttori. In
pratica si deve far in modo che la caratteristica di intervento a tempo inverso dellinterruttore posto a monte sia in ogni
punto superiore a quella dellinterruttore a valle.
E in genere sufficiente che tra A e B esistano almeno due grandezze di differenza tra le rispettive correnti nominali
(valori maggiori per gli interruttori a monte).
La selettivit amperometrica , in effetti, piuttosto difficile da ottenere ed generalmente garantita solo per i
sovraccarichi e non per i corto circuiti; il risultato spesso una selettivit parziale.

Fig. 12.29 - Selettivit amperometrica fra interruttori automatici con diverse correnti nominali.
A selettivo rispetto a B per sovracorrenti non superiori alla sua soglia inferiore di intervento magnetico. Se per
esempio InA=250 A e Im1=5xInA si ha selettivit in sovraccarico fino a 1250 A.
Appunti di Sistemi Elettrici

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Per quanto riguarda le correnti di corto circuito, la selettivit pu essere ottenuta coordinando opportunamente gli
interruttori; vale a dire differenziando i valori delle correnti d'intervento o, eventualmente, i tempi d'intervento degli
sganciatori magnetici.
Nella zona dei corto circuiti si possono conseguentemente distinguere i seguenti tipi di selettivit:
Selettivit amperometrica in corto circuito
Selettivit cronometrica
Selettivit mista
12.6.13 Selettivit amperometrica in corto circuito

Fig. 12.30 Selettivit amperometrica in corto circuito


Per realizzare un efficace livello di selettivit tra due interruttori automatici in serie necessario sceglierli con soglie di
intervento istantaneo (magnetico) le pi distanziate possibili tra loro.
La selettivit totale sicura quando la corrente di corto circuito inferiore alla soglia di intervento magnetico
dellinterruttore installato a monte (Icc<Is). Se la corrente di corto invece superiore (Icc>Is) si pu avere selettivit solo
se lenergia specifica lasciata passare dallinterruttore a valle non sufficiente a provocare lo sgancio dellinterruttore a
monte. In questo caso le curve degli interruttori da confrontare sono quelle relative allenergia specifica passante,
considerando la tolleranza del 20% sul valore dellintervento magnetico.
Sovrapponendo la retta passante per il massimo valore di non attivazione della curva dellenergia specifica lasciata
passare dallinterruttore a valle, si pu determinare il nuovo limite di selettivit Is, che pu essere superiore della soglia
di intervento magnetico dellinterruttore a monte.
In altre parole, la selettivit amperometrica in corto circuito si realizza coordinando opportunamente le correnti di
intervento degli interruttori; in pratica, regolando la soglia d'intervento dello sganciatore magnetico dell'interruttore a
monte A ad un valore ImA superiore a quello ImB dell'interruttore a valle B (fig. 12.31).
Tale condizione , in genere, facilmente realizzabile in quanto la corrente nominale dell'interruttore a valle B minore
di quella dell'interruttore a monte A.
Di contro, la selettivit , in genere, soltanto parziale, in quanto, a seconda del valore della corrente di corto circuito
nella conduttura a valle, possono intervenire o solo l'interruttore B oppure B e A contemporaneamente: come risulta
dalla fig. 12.31, la selettivit totale se il guasto avviene nel tratto 2 (corrente di corto circuito inferiore a ImA),
parziale se il guasto avviene nel tratto 1 (corrente di corto circuito superiore a ImA).

Appunti di Sistemi Elettrici

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A
Differenza
d'Intervento

A
I
ImB

ImA

IccB

1
Corrente di
corto circuito

Fig. 12.31 - Selettivit amperometrica

Fig. 12.31a -Selettivit amperometrica (parziale) tra interruttori:


T1=tempo di intervento delle protezioni (scatto istantaneo) dellordine di alcuni
centesimi di secondo (0.02-0.04sec);
IL=corrente limite della selettivit amperometrica

Appunti di Sistemi Elettrici

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12.6.14 Selettivit amperometrica fra interruttori rapidi e interruttori limitatori (selettivit energetica)
Si ottiene installando a monte un interruttore di tipo rapido con un tempo di prearco dellordine di 2-3 ms e a valle un
interruttore limitatore con tempi di prearco di 0,6-1 ms. La selettivit si realizza se lenergia specifica di corto circuito
lasciata passare dallinterruttore posto a valle minore di quella richiesta per azionare lo sganciatore magnetico
dellinterruttore posto a monte. E un tipo di selettivit che deve essere dichiarata dal costruttore che la determina
mediante prove di laboratorio ed in genere possibile fino a prestabiliti valori di corrente presunta di cortocircuito (1015 kA) sempre indicati dal costruttore.

Fig. 12.32 - Selettivit amperometrica tra interruttori rapidi e interruttori limitatori. E indicata dal costruttore che la
determina mediante prove. Pu essere totale o parziale (cio fino ad un certo valore di Icc)

Appunti di Sistemi Elettrici

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12.6.15 Selettivit cronometrica


Si realizza assegnando allo sganciatore magnetico dell'interruttore a monte A un tempo d'intervento maggiore di quello
dell'interruttore a valle B (fig. 12.33).
In questo caso la protezione selettiva totale: qualunque sia il valore della corrente di guasto nella conduttura a valle
interviene solo linterruttore B. Occorre per che linterruttore A sia in grado di sopportare la corrente di corto circuito
massima che lo pu interessare per la durata corrispondente al ritardo assegnato.
La selettivit cronometrica si realizza impiegando, a monte, interruttori selettivi, dotati di dispositivi di ritardo
intenzionale dellintervento.
Essa pi facilmente realizzabile se si impiegano a valle interruttori limitatori.
t

A
Ritardo
d'Intervento

A
I

IccB
Corrente di
corto circuito
L

Fig. 12.33 Selettivit cronometrica

Fig. 12.33a Selettivit cronometrica (totale) tra interruttori:


T1=tempo massimo di interruzione dellinterruttore B
T2=tempo minimo di non funzionamento dellinterruttore A con riferimento
al tempo di ritardo prescelto

Appunti di Sistemi Elettrici

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Fig. 12.33b Selettivit cronometrica (parziale) tra interruttori scatolati:


IL=corrente limite di selettivit pari alla corrente di breve durata dellinterruttore A
Per garantire la selettivit totale anche in corto circuito, necessario che linterruttore a valle intervenga per valori di
corrente di corto prima dellinterruttore a monte.
Graficamente significa separare le due curve magnetiche degli interruttori che non devono sovrapporsi per tutti i valori
della corrente di corto presunta. La separazione tra le curve si ottiene impostando un ritardo sullintervento magnetico
dellinterruttore a monte per cui, in caso di guasto, sia linterruttore a valle ad intervenire.
Selezionando opportunamente le soglie di corrente ed i tempi di intervento tra i vari interruttori, possibile espandere la
selettivit a pi livelli di protezione. Questo tipo di selettivit si ottiene utilizzando a monte interruttori con tempi di
intervento regolabili, ad esempio interruttori elettronici selettivi tipo E, S, T(classificati di categoria B) ed a valle,
a seconda delle esigenze, interruttori elettronici dello stesso tipo o magnetotermici con tempo dintervento fisso.
Gli interruttori elettronici permettono due diverse regolazioni:
Regolazione del ritardo dintervento magnetico (Regolazione del tempo)
Regolazione a I2t costante
Regolazione del tempo

Fig. 12.34 Regolazione del tempo


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La selettivit cronometrica in corto realizzabile utilizzando interruttori predisposti ad intervenire con ritardo
intenzionale fisso o regolabile. Questo ritardo sul tempo dintervento permette di distanziare opportunamente le curve
magnetiche creando cos un gradino rispetto allinterruttore a valle. In questo modo la selettivit garantita, in quanto,
in caso di corto, sar linterruttore con il tempo dintervento minore a sganciare per primo. Utilizzando interruttori
elettronici di tipo E, il valore di ritardo fisso (tA) uguale a 0.05 sec, per gli interruttori di tipo S o T il valore
pu essere regolato su quattro gradini: 0 - 0.1 0.2 0.3 sec.
In generale, per questo tipo di regolazioni, lenergia specifica passante aumenta proporzionalmente in funzione del
ritardo impostato. Gli interruttori che intervengono con un ritardo intenzionale durante un corto, perdono ogni
caratteristica di limitazione; necessario quindi verificare che essi siano in grado di resistere alle sollecitazioni
elettriche e meccaniche dovute al passaggio delle correnti di corto.
Regolazione con I2t costante

Fig. 12.35 Regolazione con I2t costante


Il secondo tipo di regolazione si pu realizzare mantenendo costante il valore dellenergia specifica passante
dellinterruttore. In questo caso la regolazione fa si che la curva di intervento dellinterruttore elettronico assuma un
andamento come quello della figura 12.35. Leliminazione del gomito inferiore, ottenuta dalla regolazione del tempo
dintervento a I2t costante favorisce la selettivit.
12.6.16 Classificazione e caratteristiche degli interruttori selettivi
La Norma CEI 17-5 classifica gli interruttori in due categorie di utilizzazione.
Categoria A - Con questi apparecchi si pu ottenere solo la selettivit di tipo amperometrico perch non
dispongono di dispositivi per il ritardo intenzionale dellintervento per correnti di corto circuito. Gli interruttori
con corrente nominale inferiore a 500-630 A appartengono a questa categoria.
Categoria B - Sono interruttori automatici con dispositivo di ritardo intenzionale. In corto circuito si pu
ottenere la selettivit cronometrica introducendo tempi di ritardo variabili da 0 a 300 ms. I dispositivi di ritardo
possono essere di tipo elettromeccanico, nei quali si pu regolare solo il tempo di prearco, o a microprocessore,
in cui si possono ottenere regolazioni pi complesse. Per questi apparecchi deve essere specificata la corrente
nominale di breve durata Icw.
Dati caratteristici degli interruttori da considerare per il coordinamento selettivo sono:
tempo di prearco tp - il tempo che delimita listante t0 di inizio del corto circuito e listante tp in cui i contatti
iniziano il movimento di apertura;
tempo darco ta - il tempo che intercorre tra listante tp in cui i contatti iniziano il movimento di apertura a
quello in cui larco si estingue;
tempo totale di interruzione t1=tp+ta - il tempo che si frappone fra listante dellinsorgere del corto circuito e
listante in cui linterruzione si completa con lannullamento della corrente;

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energia specifica passante a ritardo nullo


- ricavabile dalla caratteristica I2t/Icc
dellinterruttore;
tempo di ritardo introdotto tr - il tempo che intercorre dal manifestarsi del corto circuito a quello in cui lo
sganciatore riceve il consenso allinizio delloperazione di apertura;
tempo totale di prearco tr+t0;
tempo complessivo di interruzione tr+t0+ta;
energia specifica passante nel tempo di ritardo Wr=I2cctr;
energia specifica passante totale Wtot=Wr+Wi .
12.6.17 La regolazione degli sganciatori
La regolazione ideale delle protezioni sarebbe quella che determina lintervento istantaneo con valori di corrente di
poco superiori alla corrente nominale del circuito da proteggere (valore minimo di corrente e tempo di intervento zero).
Praticamente una tale regolazione non possibile perch occorre consentire ai circuiti protetti di superare alcuni
funzionamenti transitori caratteristici del tipo di carico alimentato (esempio tipico lalimentazione di un motore
asincrono trifase che assorbe allo spunto una corrente pi elevata di quella nominale). Quando possibile la regolazione
dello sganciatore, la regolazione ideale sar quella che pone la curva di intervento la pi vicina possibile agli assi
cartesiani senza per interferire con la curva di corrente caratteristica dei transitori del carico e senza intersecarsi con le
curve degli sganciatori posti a valle nel caso si voglia ottenere la selettivit verticale delle protezioni. La regolazione
dovr ovviamente tenere conto delle tolleranze stabilite dalle Norme o, quando fossero inferiori a quelle indicate dalle
Norme (come nel caso degli sganciatori elettronici), dal costruttore.
12.6.18 Regolazione degli interruttori selettivi di tipo elettromeccanico
Con questo tipo di interruttori si pu ottenere un ritardo, regolabile generalmente a gradini, fino a 300 ms. Questo viene
generalmente ottenuto agendo su di un dispositivo di tipo meccanico che aumenta linerzia del meccanismo di sgancio.

Fig. 12.36 - Regolazione di uno sganciatore elettromeccanico


La massima energia specifica Wtot lasciata passare in corrispondenza di Icn per il tempo di ritardo tr massimo deve essere
sopportabile dallinterruttore e in particolare dal bimetallo del rel termico che normalmente la parte pi debole di
tutto lapparecchio (per questo motivo, come si detto, non sono realizzabili interruttori magnetotermici selettivi con
correnti nominali basse). Valutando in W lenergia sopportata dal circuito tra linterruttore selettivo e il primo
interruttore pi a valle, il tempo tr da introdurre si determina con la sequenza di operazioni di seguito indicata (fig.
12.37):
1. Si determina, mediante il diagramma I2t/Icc riferito a tr=0, lenergia specifica passante W0 riferita alla corrente
presunta di corto circuito Icc nel punto di installazione del componente che si vuole proteggere;
2. Si calcola lenergia massima sopportabile dal componente da proteggere ponendo W = (Icw(1s) )2, dove Icw la corrente
nominale massima ammissibile di breve durata del componente, oppure ponendo W=k2S2 se si tratta di un cavo;

3. Il tempo massimo che si pu introdurre nella regolazione

Per tempi calcolati che risultano inferiori a 100 ms, non essendo disponibile una regolazione pi accurata, linterruttore
selettivo di tipo elettromeccanico non pu essere utilizzato per la selettivit cronometrica.
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1. Energia specifica sopportabile (I2cw x 1s) dallinterruttore di manovra:


W=(4000)2 x 1 = 16000000 A2s
2. Energia specifica lasciata passare dallinterruttore per Icc=10000 A:
W0=4 x 106=4 000 000 A2s
3. Tempo di ritardo massimo ammissibile:

4. Regolazione da impostare:
t=100ms
Fig. 12.37 - Esempio di regolazione e verifica delliquadratoti di uno sganciatore elettromeccanico

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12.6.19 La regolazione degli interruttori selettivi a microprocessore


In questi dispositivi lo sgancio ottenuto per mezzo di un elettromagnete controllato da un elaboratore a
microprocessore che elabora i segnali ricevuti dai trasformatori di corrente inseriti di solito nellinterruttore. In base a
questi segnali e alle regolazioni impostate lelaboratore invia il comando di sgancio allelettromagnete. Mancando il
bimetallo, che come si detto costituisce un punto termicamente debole, si possono ottenere valori pi alti della
corrente di breve durata ammissibile che fluisce nellinterruttore nel tempo di ritardo impostato e si pu variare, entro
ampi limiti, lintera caratteristica di intervento. A differenza del tipo elettromeccanico si possono impostare liberamente
e con continuit i tempi di ritardo per ottenere la selettivit cronometrica. In alcuni modelli dellultima generazione
possibile variare i tempi in misura inversa al quadrato della corrente di corto circuito raggiungendo la selettivit con
A2s costanti. Lapparecchio in questo modo autoprotetto perch quando lenergia specifica passante non pi
sopportabile lapparecchio interviene rinunciando se necessario alla selettivit. Lautoprotezione dallenergia specifica
passante e laumentata corrente ammissibile di breve durata hanno permesso di ottenere interruttori selettivi di
dimensioni contenute e con correnti nominali pi basse dellordine dei 500A.

Fig. 12.38 - Regolazione di uno sganciatore a microprocessore


Con certi interruttori elettronici, pilotati a volte anche con trasformatori di corrente esterni, possibile ottenere la
cosiddetta selettivit logica o di zona. I microprocessori, collegati tra di loro da un filo di connessione, sono in continua
comunicazione tra di loro e ogni interruttore che rileva un guasto lo comunica a quelli immediatamente a monte che
imposteranno automaticamente il tempo di ritardo sufficiente a far intervenire istantaneamente, e quindi selettivamente,
linterruttore che ha rilevato il guasto.

Fig. 12.39 - Selettivit logica pilotata o di zona

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12.6.20 Selettivit mista


E' un tipo di selettivit intermedia fra quella amperometrica e quella cronometrica. Si realizza installando a monte
interruttori con sganciatori magnetici provvisti di ritardo "a tempo breve dipendente", il cui intervento dipende cio
dalla corrente di corto circuito (fig. 12.40).
Con questo tipo di coordinamento si pu realizzare la selettivit totale ed inoltre si riducono le sollecitazioni a cui
sottoposto l'interruttore a monte A conseguenti a elevate correnti di corto circuito per tempi prolungati (come invece
accade con la selettivit cronometrica).

B
Differenza
d'Intervento
A

Ritardo Breve
d'Intervento
I

IccB
Corrente di
corto circuito

Fig. 12.40 - Selettivit mista

Per il corretto coordinamento fra interruttori a monte e a valle ai fini di realizzare la protezione selettiva non sono
sufficienti i soli dati tecnici (ricavabili dai cataloghi) relativi ai singoli interruttori, ma occorrono anche le tabelle di
coordinamento che le Ditte costruttrici ricavano, nei propri laboratori, a seguito di prove sperimentali.

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12.6.21 Esempi di selettivit

Fig. 12.41 Selettivit totale fra fusibili

Fig. 12.42 Selettivit energetica tra interruttori limitatori

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Fig. 12.43 Selettivit tra un interruttore ritardato di categoria B ed un interruttore scatolato (o fusibili):
A=interruttore di tipo aperto con sganciatori ritardati;
B1=interruttore scatolato normale;
B2=interruttore scatolato limitatore;
C=interruttore di manovra con fusibili.

Fig. 12.44 Selettivit tra un interruttore scatolato normale e un secondo interruttore scatolato (o fusibili):
A=interruttore scatolato normale;
B1=interruttore scatolato normale;
B2=interruttore scatolato limitatore;
C=interruttore di manovra con fusibili.

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Fig. 12.45 Selettivit tra un interruttore scatolato limitatore e un interruttore scatolato (o fusibili):
A=interruttore scatolato limitatore;
B1=interruttore scatolato normale;
B2=interruttore scatolato limitatore;
C=fusibili.

Fig. 12.46 Selettivit tra fusibili e un interruttore scatolato (o fusibili):


A=fusibili;
B1=interruttore scatolato normale;
B2=interruttore scatolato limitatore;
C=fusibili.

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Fig. 12.47 Selettivit tra interruttori posti a monte ed a valle di un trasformatore.


Iccbt=corrente di corto circuito presunta sul lato bassa tensione

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12.6.22 Protezione serie (o di "back-up" o protezione di sostegno)


La protezione selettiva, proprio perch determina il "fuori servizio" della sola parte "guasta" dell'impianto, viene
adottata in tutti quei casi in cui sono essenziali le esigenze di continuit del servizio.
Di contro risulta, normalmente, pi costosa rispetto ad altri tipi di coordinamento fra interruttori. Fra questi rientra la
protezione serie (o di "back-up") che viene utilizzata, per ragioni di convenienza, in quegli impianti in cui l'esigenza
della continuit del servizio non essenziale. Essa pu comportare la contemporanea apertura degli interruttori a valle e
a monte interessati dal guasto, e per questo motivo in antitesi con la protezione selettiva; rispetto a quest'ultima per,
come gi ricordato, pi economica.
La protezione di back-up la condizione prevista dalla Norma CEI 64-8, che si realizza quando in un impianto si
utilizza un dispositivo di protezione (fusibile o interruttore automatico) con potere di interruzione inferiore alla corrente
di corto presunta, purch a monte del dispositivo stesso ce ne sia un altro con potere di interruzione adeguato in grado di
intervenire in sostegno. Il coordinamento di back-up tra dispositivi di protezione deve essere confermato mediante
specifiche prove di laboratorio non effettuabili dagli utilizzatori o dai progettisti. Per ovviare a questo problema le Ditte
costruttrici mettono a disposizione delle tabelle di coordinamento alle diverse tensioni. Questo tipo di protezione
utilizza di fatto la capacit di limitazione dei dispositivi di protezione in serie.
Quindi, per protezione serie si intende l'installazione a valle di un interruttore B avente un potere d'interruzione inferiore
alla corrente di corto circuito presunta nel punto di installazione, purch a monte vi sia un altro interruttore A avente il
necessario potere d'interruzione.
Coordinamento tra fusibili a monte ed interruttore a valle
Volendo realizzare un coordinamento di back-up tra un fusibile ed un interruttore, come illustrato in figura 12.48, si
possono confrontare e sovrapporre le rispettive curve di energia. Questo confronto pu determinare un punto di
intersezione P tra le due curve in corrispondenza di un valore di corrente (Ib) detta corrente di scambio. Questo valore
determina la corrente al di sotto della quale si ha il solo intervento dellinterruttore ed al di sopra della quale si ha anche
lintervento del fusibile di sostegno.

Fig. 12.48 Coordinamento tra fusibili a monte ed interruttore a valle

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Coordinamento tra interruttori a monte ed a valle


Nel caso di un coordinamento di back-up tra due interruttori in serie, la verifica tra le curve di energia dimostra che non
ci sono punti di intersezione. Le due curve si estendono fino al limite del potere di interruzione dei singoli interruttori.
La curva di energia risultante dal coordinamento tra le due apparecchiature sicuramente pi bassa di quelle di ogni
singolo interruttore considerato da solo; questo per leffetto di limitazione dovuto alle impedenze in serie agli
interruttori. Da tale considerazione ne segue che il potere di interruzione dellassociazione tra i due interruttori
superiore a quello dellapparecchio a valle e pu raggiungere il valore di corrente di corto per il quale lenergia passante
dellassociazione uguale a quella massima sopportabile dallapparecchio a valle.

Fig. 12.49 Coordinamento tra interruttori a monte ed a valle


Per realizzare correttamente la protezione serie, il coordinamento fra i due interruttori A e B deve rispondere ai seguenti
requisiti:

l'interruttore A deve avere un potere d'interruzione superiore o, al limite, uguale alla corrente di corto circuito
presunta nel punto di installazione dell'interruttore B;
l'energia specifica lasciata transitare dall'interruttore a monte A deve essere inferiore o, al limite, uguale a
quelle ammissibili per l'interruttore B e per la conduttura a valle di B.

Se si considerassero invece delle curve rappresentate dalle fasce delimitate dai limiti minimo e massimo dintervento
attorno al valore Ib, si otterrebbe una zona di possibile intervento contemporaneo dei due dispositivi con contemporanea
formazione di due archi in serie. Per correnti molto superiori ad Ib, linterruttore potrebbe anche non intervenire ed
essere totalmente protetto dal fusibile.

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Fig. 12.50 - Back-up - corrente di scambio


In definitiva la protezione di sostegno applicabile quando non esistono esigenze di selettivit e consente di
proteggere impianti sottodimensionati rispetto alla corrente di guasto presunta ottenendo un sensibile risparmio nel
dimensionamento degli interruttori a valle. Per ottenere la protezione di sostegno sono necessarie alcune condizioni
fondamentali:
linterruttore a monte deve avere un potere dinterruzione almeno pari alla corrente di corto circuito
presunta nel punto di installazione dellinterruttore a valle;
la corrente di corto circuito e lenergia specifica lasciata passare dallinterruttore a monte non devono
danneggiare linterruttore a valle e le condutture;
i due interruttori devono essere effettivamente in serie in modo da essere percorsi dalla stessa corrente in
caso di guasto.

Le combinazioni adatte per questo tipo di protezione devono in ogni caso essere scelte in base a indicazioni fornite dal
costruttore che deve verificare lefficienza dellintero complesso mediante prove pratiche. Il potere dinterruzione
dellinsieme non pu infatti essere calcolato teoricamente ma pu essere definito soltanto mediante prove dirette
eseguite in laboratori altamente qualificati. Per questo motivo il complesso di interruttori da impiegare per la protezione
di sostegno non pu esse composto da apparecchiature fornite da costruttori diversi che in tal caso non ne
garantirebbero lidoneit.

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In caso di guasto a valle dellinterruttore con potere di corto circuito minore della corrente di corto circuito presunta in
quel punto i due interruttori disposti in serie tra di loro intervengono simultaneamente per un valore di corrente
(corrente di scambio) superiore ad una prefissata soglia.
Tutto ci conferisce allinsieme e quindi anche allinterruttore a valle un potere di interruzione superiore a quello che lo
stesso potrebbe garantire da solo. Ovviamente un tal sistema non permettere di ottenere la selettivit tra i dispositivi ma
permettere di risolvere altre problematiche come ad esempio:
diminuire lingombro delle apparecchiature elettriche;
interventi su impianti esistenti anche se non pi idonei alle nuove correnti di corto circuito;
risparmio economico sul dimensionamento dei componenti dellimpianto.
Anche con la protezione serie possibile ottenere una certa selettivit: essa funzione del valore della corrente di corto
circuito nella conduttura a valle. Il limite della selettivit rappresentato dalla "corrente di scambio"; al di sopra di tale
valore intervengono sia A che B (fig. 12.51), al di sotto di tale valore interviene soltanto B (fig. 12.52).

B
Icc

C
3

Icc>Iscambio
Fig. 12.51 - Protezione serie non selettiva

C
Icc

Icc<Iscambio
Fig. 12.52 - Protezione serie selettiva

Anche per la realizzazione della protezione serie non sono sufficienti i soli dati tecnici dei singoli interruttori desumibili
dai cataloghi. Per una sua corretta applicazione e per conoscere il limite di selettivit della serie dei due interruttori,
occorre avere a disposizione i risultati sperimentali (raccolti generalmente in apposite tabelle) ottenuti dalle Ditte
costruttrici nei propri laboratori.

Fig. 12.53 Selettivit parziale fra un interruttore (o un fusibile) ed un secondo interruttore


con protezione serie o di back-up.
IL=potere di interruzione dellinterruttore B;
F=fusibile in alternativa allinterruttore A
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Back-up su tre livelli


Il back-up pu essere realizzato su pi di due livelli. Qualora fosse richiesto questo tipo di coordinamento necessario
che si verifichi una della due seguenti condizioni:
Condizione 1:
Lapparecchio a monte (1) deve avere un potere di interruzione tale da garantire un adeguata protezione ad
entrambi gli interruttori a valle (2 e 3). In questo caso sufficiente che le associazioni tra gli interruttori
1+2 ed 1+3 abbiano un potere di interruzione adeguato alle correnti di corto dellimpianto.
Condizione 2:
In questo caso il coordinamento avviene tra coppie di apparecchi. Linterruttore 1 deve avere un potere di
interruzione tale da garantire la protezione di back-up sullinterruttore immediatamente a valle (2). A sua
volta il secondo interruttor deve essere in grado di proteggere il terzo.
La protezione di back-up garantita anche se tra il primo apparecchio e lultimo non ci sono le condizioni
ideali di coordinamento.

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12.6.23 Criteri di scelta di scelta di un interruttore automatico


Prima di procedere alla definizione dei criteri di scelta dellinterruttore necessario fare alcune considerazioni a
proposito di sovraccarichi e cortocircuiti.
12.6.24 Lintervento automatico su sovraccarico e cortocircuito
Sovraccarico - Linterruttore non in grado di distinguere un sovraccarico da una corrente di guasto a terra o
da un corto circuito ad elevata impedenza. Sotto laspetto dellintervento automatico un sovraccarico perci
da intendersi come una sovracorrente che non in grado di determinare lintervento dello sganciatore
elettromagnetico. Abbiamo visto in precedenza le caratteristiche di intervento degli interruttori automatici;
individuiamo ora le quattro correnti tipiche che caratterizzano lo sganciatore termico (fig. 12.54).

Inf - corrente convenzionale di non intervento: il valore di corrente fino al quale , in determinate e
specificate condizioni, non avviene lo sgancio dellinterruttore;
If - corrente convenzionale dintervento: corrente che in determinate e specificate condizioni provoca lo
sgancio dellinterruttore;
I1m - corrente massima di intervento dello sganciatore termico oltre la quale potrebbe intervenire quello
elettromagnetico;
I2m - corrente massima di intervento dello sganciatore termico oltre la quale interviene sicuramente
quello elettromagnetico;
In - Massima corrente che non provoca lintervento dello sganciatore termico.
Fig. 12.54 - Caratteristica dintervento di un interruttore automatico
In, Inf, I1m, I2m sono i valori di corrente che caratterizzano lattitudine dellinterruttore alla corretta protezione da
sovracorrenti di modesta entit

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Cortocircuito - Linterruttore automatico deve poter intervenire correttamente fino al proprio potere
dinterruzione estremo Icu riferito alla sua tensione dimpiego Ue . Il potere dinterruzione di servizio Ics
normalmente inferiore a quello estremo in modo che sia possibile mantenere in esercizio linterruttore anche
dopo un primo cortocircuito. Oltre a questo linterruttore deve garantire anche la limitazione delle
sollecitazioni da cortocircuito. La limitazione dipende fondamentalmente dai tempi dinterruzione. La somma
del tempo di pre-arco (tempo che intercorre tra linsorgere del guasto e il distacco dei contatti) e di quello
darco (tempo necessario ad estinguere larco). Il tempo di pre-arco fondamentale ai fini della limitazione
delle sollecitazioni elettrodinamiche di cortocircuito in quanto la corrente di picco limitata si mantiene a valori
inferiori rispetto a quella normale di cortocircuito (fig. 12.17). Quando il tempo di pre-arco inferiore a 1 ms si
pu parlare di interruttori limitatori, se invece il tempo compreso tra 1 e 4 ms allora sono detti di tipo rapido.
Il tempo di pre-arco influisce anche sulla limitazione dellenergia specifica di cortocircuito (I2t - integrale di
joule) che importante per valutare lattitudine dellinterruttore alla protezione contro le sollecitazioni
termiche (la caratteristica di limitazione rilevabile dal grafico della fig. 12.55). In corrispondenza
dellintervento termico la caratteristica della curva di limitazione irregolare in prossimit della corrente Im di
intervento magnetico e non significativo per correnti fino a 3In (che corrispondono a tempi di interruzione di
circa 3-5 s). Superata la corrente Im, individuabile sul diagramma dal tratto verticale, il tempo dinterruzione
praticamente costante e lenergia specifica passante aumenta allincirca in funzione del quadrato della corrente
di cortocircuito effettivamente interrotta. Questa caratteristica I2t/Icc necessaria, come vedremo in altro
capitolo, per la corretta verifica della protezione dei cavi e per valutare il comportamento selettivo tra
interruttori installati in cascata.

Fig. 12.55 - Caratteristica I2t/Icc- protezione dei conduttori dal corto circuito

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12.6.25 Scelta della corrente nominale


La corrente nominale In deve essere compresa tra il valore della corrente dimpiego IB e il valore della massima corrente
termica Ith del circuito da proteggere che, a seconda dei casi, pu essere o la portata massima dei cavi IZ o la corrente
nominale In di apparecchi come gli interruttori di manovra. La corrente nominale ovviamente relativa alla condizione
di non intervento dello sganciatore termico quando la temperatura ambiente uguale a quella di riferimento indicata dal
costruttore. Se la temperatura ambiente maggiore, ad esempio le temperature che si hanno allinterno dei quadri
elettrici, occorre considerare la riduzione della corrente di non intervento e praticare il necessario declassamento
dellinterruttore basandosi su grafici (indicativamente vedere la fig. 12.56) e le tabelle messe a disposizione dai
costruttori e che permettono di determinare la corrente nominale dellinterruttore automatico alla nuova temperatura
ambiente.

Fig. 12.56 - Riduzione della corrente di non intervento di un interruttore magnetotermico allaumentare della
temperatura (un interruttore automatico con In 10A alla temperatura di 60 C deve subire una riduzione a 8,9 A).
12.6.26 Scelta delle caratteristiche di limitazione delle sollecitazioni di cortocircuito
La corretta protezione dalle sollecitazioni termiche ed elettrodinamiche di cortocircuito pu essere attuata solo se
linterruttore presenta caratteristiche di limitazione dellenergia specifica passante, adeguate. Un cavo risulta
completamente protetto quando lenergia specifica, A2s non supera il valore K2S2 dove S la sezione in mm2 e K un
coefficiente che varia da 115 a 143 a seconda del tipo di isolante. In figura 12.55 sono indicati i limiti A e B della
corrente di cortocircuito entro i quali il cavo adeguatamente protetto; si ricorda (in un prossimo capitolo largomento
verr adeguatamente approfondito) che il valore inferiore, corrente di cortocircuito minima Iccm, ha in genere senso solo
nel caso di linee lunghe. Gli altri componenti risultano correttamente protetti se gli A2s lasciati passare dallinterruttore
non superano la corrente nominale massima ammissibile per la durata di 1 secondo I2cw (1s). La protezione contro gli
effetti elettrodinamici si ha quando la corrente di picco limitata Ipl non supera quella massima ammissibile dal
componente. Per questa verifica occorre disporre della caratteristica Ipl/Ip (fig. 12.57).

Fig. 12.57 - Caratteristica Ipl/Ip


Non disponendo di questa caratteristica ma solo del potere di chiusura Icm si dovr verificare che i componenti
sopportino delle correnti di picco non inferiori a questo valore (Icm - massimo valore istantaneo di corrente che
linterruttore in grado di aprire senza danneggiarsi)
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13. Sezionamento e comando


13.1 Sezionamento
13.1.1 Generalit
Ogni impianto deve essere sezionabile poich loperatore pu essere chiamato a interrompere un circuito sia per ragioni
di sicurezza sia per ragioni funzionali. Il sezionamento deve assicurare la messa fuori tensione di tutto o di una parte
dellimpianto separandolo in modo sicuro da qualsiasi alimentazione elettrica e garantendo in tal modo la sicurezza
delle persone che eseguono lavori. Il sezionatore deve essere sicuramente aperto e non deve essere possibile la sua
richiusura finch si eseguono lavori sullimpianto. A tal proposito il sezionatore, il quadro, o il locale contenente il
quadro dovranno essere chiusi a chiave a meno che non sia assolutamente possibile che persone estranee ai lavori di
manutenzione possano incidentalmente richiudere il dispositivo (ad esempio in un appartamento si ritiene che chi
seziona limpianto sia sufficientemente informato dei rischi e quindi non si richiede la chiusura a chiave del centralino).
13.1.2 Il sezionatore
Il sezionatore un apparecchio di manovra che, per ragioni di sicurezza, garantisce nella posizione di aperto una
distanza di sezionamento tra i contatti. Sezionare, infatti, significa aprire un circuito per garantire la sicurezza delle
persone che lavorano su o nelle vicinanze di parti attive (Norme CEI 64-8 art. 28.1). In genere adatto per aprire o
chiudere circuiti in cui circolano piccole correnti. I sezionatori devono possibilmente avere i contatti visibili nella
posizione di aperto oppure un dispositivo indicatore connesso in modo certo ai contatti mobili. Negli interruttori
estraibili la posizione stessa dellinterruttore ad indicare la posizione di aperto o di chiuso. La manovra sotto carico di
un sezionatore potrebbe risultare pericolosa quindi necessario che non sia a portata di mano di persone non esperte
oppure dotato di blocco o interblocco con altro dispositivo manovrabile sotto carico. Nei piccoli impianti, come ad
esempio in un appartamento, si da per scontato che linterruttore generale sia sotto il controllo di chi lavora. Un cartello
di segnalazione "Lavori in corso non effettuare manovre" pu essere sufficiente nelle officine elettriche dove hanno
accesso solo persone addestrate consapevoli dei rischi che si corrono contravvenendo allavvertimento del messaggio.
In BT al posto dei sezionatori si utilizzano spesso dispositivi destinati anche ad altre funzioni come ad esempio i
normali interruttori automatici (interruttori magnetotermici rispondenti alle Norme CEI 23-3 o interruttori differenziali
rispondenti alle Norme CEI 23-42 e 23-44; gli interruttori automatici per uso industriale rispondenti alle Norme CEI 175 sono idonei solo se dichiarati tali dal costruttore). Il sezionamento deve essere effettuato con dispositivi onnipolari che
aprano in una sola operazione tutti i poli (potrebbero essere utilizzati anche dispositivi unipolari, purch disposti
affiancati sulla stessa parte del quadro, anche se sarebbero da preferire dispositivi onnipolari). Il dispositivo deve essere
installato in modo che non sia possibile una chiusura accidentale e quindi in posizione tale che, un movimento dovuto
alla gravit, possa eventualmente produrre una apertura anzich una chiusura. Non devono essere utilizzati dispositivi
statici perch non garantiscono la separazione galvanica dei contatti e presentano una corrente di dispersione tra i poli
che non pu essere trascurata. Possono quindi essere utilizzati interruttori, fusibili, barrette, e prese a spina. Se il
dispositivo di sezionamento comandato a distanza (ad esempio il contattore di alimentazione di una macchina o
linterruttore in cabina ad apertura telecomandata) si pone il problema di rendere visibile e certa lavvenuta apertura. Un
sezionatore o un interruttore a causa della saldatura dei contatti potrebbe non aprire il circuito ma loperatore se ne
accorge facilmente; la stessa cosa deve accadere per un dispositivo comandato a distanza. Affinch la segnalazione sia
affidabile, si potrebbe ad esempio adottare la doppia segnalazione ottica di aperto e chiuso utilizzando contatti ausiliari
connessi con i contatti principali e tali che possano chiudersi o aprirsi solo in concomitanza con la chiusura o apertura
dei contatti principali. Quando il sezionatore ha un comando di chiusura/apertura sia manuale che a distanza va
richiamata lattenzione delloperatore con apposito avvertimento. Sul dispositivo deve essere chiaramente indicato il
circuito che seziona.

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13.1.3 Casi in cui il sezionamento non sufficiente


E presente dellenergia accumulata da condensatori o macchine elettriche ancora in movimento dopo il
sezionamento. Se esistono condensatori occorre procedere alla messa in corto circuito e a terra degli stessi.
Il sezionamento stato effettuato lontano dal punto in cui si eseguono i lavori e possono indursi sui circuiti
tensioni pericolose a causa della vicinanza ad altri circuiti che non sono stati messi fuori servizio oppure
c pericolo di scariche atmosferiche. Anche se siamo in BT necessario cortocircuitare e mettere a terra i
conduttori sul posto di lavoro.
Un circuito sezionato in bassa tensione alimenta o potrebbe alimentare una parte di impianto in alta
tensione. E il caso di un trasformatore sezionato sia in AT sia in BT ma con altri trasformatori che
rimangono inseriti ad alimentare limpianto. Per un operatore che lavora sulla parte in A.T, se il
sezionamento in BT viene a mancare, si potrebbe creare una situazione pericolosa sul primario del
trasformatore in AT. Sarebbe utile in tal caso mettere in corto circuito e a terra i conduttori e interbloccare
lapertura dei sezionatori in AT e in BT in modo che lapertura delluno comporti sicuramente anche
lapertura dellaltro

Fig. 13.1 per garantire la sicurezza alloperatore che lavora a monte del trasformatore occorre sezionare i circuiti
a monte e a valle del trasformatore su cui lavora e mettere a terra i conduttori anche in B. T.
13.1.4 Sezionamento del neutro
Devono essere sezionati tutti i poli di un circuito dai quali pu derivare un pericolo ma non il conduttore di protezione.
Il neutro deve essere trattato in modo diverso secondo il sistema di distribuzione TT, TN, IT. Si visto nella parte
riguardante i contatti indiretti e diretti quali possono essere le cause che determinano tensioni pericolose sul neutro. Nei
sistemi TT, dove non sono presi particolari provvedimenti per evitare che il neutro assuma tensioni pericolose, il
neutro un conduttore attivo e quindi come tale deve essere sezionabile. Allo stesso modo per i sistemi IT dove
isolato da terra. Nei sistemi TN occorre distinguere tra sistema TN-C, dove vietato sezionare il neutro che funge anche
da conduttore di protezione (PEN), e sistema TN-S dove il neutro un conduttore attivo e quindi andrebbe sezionato. In
un sistema TN-S si potrebbe tuttavia valutare il rischio che effettivamente il neutro possa andare in tensione e agire di
conseguenza caso per caso.

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13.2 Comando
13.2.1 Comando demergenza
Con il comando demergenza (ad esempio nei luoghi con pericolo desplosione o dincendio) si vuole eliminare
rapidamente una situazione di pericolo inaspettata e nel caso particolare in cui serva ad interrompere una macchina in
movimento pericoloso esso prende il nome di arresto demergenza (macchine in movimento pericolose come nastri
trasportatori, macchine utensili, scale mobili ecc..). Larresto di emergenza deve essere adottato per la parte
dellimpianto che pu dar luogo a pericolo e quindi non alla restante parte perch in alcuni casi potrebbe essere utile a
prevenire altri tipi di incidenti. I dispositivi di emergenza devono essere installati in posizione accessibile, azionabili
con una sola manovra e facilmente identificabili; il colore convenzionale rosso su sfondo giallo. Lapertura e larresto
devono essere indicati chiaramente. Se luso intempestivo del comando demergenza pu provocare danni a persone,
animali o cose il dispositivo deve essere installato in luogo accessibile al solo personale addestrato o essere azionabile
solo dopo aver rimosso un sigillo o infranto un vetro di protezione. Il dispositivo, una volta azionato, deve rimanere
nella posizione di aperto finch non interviene loperatore per ripristinare la situazione normale e ne deve essere
indicata in modo inequivocabile la posizione di apertura. Questo blocco in posizione di aperto pu essere ottenuto sia
elettricamente sia meccanicamente. Il circuito di potenza, aperto in condizione di pericolo, pu essere richiuso solo
manualmente tramite dispositivo diverso da quello di emergenza e solo dopo che il dispositivo di emergenza stato
riportato nella sua condizione di riposo. Il comando di emergenza spesso deriva dalla normativa di prevenzione incendi
ed in questi casi necessario che sia in ambiente separato da quello soggetto allincendio ed accessibile dallesterno.
Per evitare usi impropri buona norma installarlo sotto vetro. In altri casi, come ad esempio nei locali di pubblico
spettacolo deve essere facilmente raggiungibile dallesterno e deve porre fuori tensione, con ununica manovra, tutto
limpianto ad esclusione dei servizi di sicurezza (es. illuminazione demergenza).
Esempi dimpianti in cui si utilizza il comando demergenza:
sistemi di pompaggio di liquidi infiammabili ;
sistemi di ventilazione ;
grandi calcolatori ;
lampade a scarica alimentate ad alta tensione ;
i grandi edifici come ad esempio i grandi magazzini di vendita ;
laboratori per prove o ricerche elettriche;
grandi cucine ;
centrali termiche ;
laboratori didattici ;
sale cinematografiche, teatri e in generale luoghi destinati al pubblico spettacolo.
Lo stesso discorso vale anche per i luoghi con pericolo di esplosione, il comando demergenza deve cio essere
possibile da un luogo facilmente accessibile e al di fuori delle zone AD.
13.2.2 Comando funzionale
Il comando funzionale pu essere unipolare e in caso di circuito fase/neutro deve essere inserito sul conduttore di fase.
Si evita cos che un guasto a terra sulla fase del circuito (che potrebbe essere protetto con differenziali poco sensibili)
possa rendere inoperante linterruttore. Naturalmente non potr essere affidata allinterruttore unipolare la funzione di
sezionamento e quindi sar sempre necessario un sezionatore a monte del circuito con i requisiti e per gli scopi visti
prima. Nel caso di circuito fase/fase un interruttore unipolare non molto affidabile perch si potrebbe verificare lo
stesso problema prospettato per il circuito fase/neutro nel caso di un guasto a terra su una fase del circuito. Questo
comunque un inconveniente accettabile e non cos grave da giustificare luso di un interruttore bipolare anche in
considerazione del fatto che per la sicurezza sar sempre installato a monte un dispositivo di sezionamento.
13.2.3 Prese a spina e manovra sotto carico
La presa a spina, pur non essendo un dispositivo specifico per la manovra sotto carico, spesso impiegata per aprire o
chiudere circuiti sia a vuoto sia a carico. Lunico modo per impedire questa operazione linterblocco. Per correnti fino
a 16 A si pu accettare lutilizzo della presa a spina come dispositivo di manovra sotto carico anche in considerazione
del fatto che sono installate alle estremit dellimpianto dove le correnti di corto circuito sono generalmente modeste e
che la presa a spina deve sempre essere protetta dalle sovracorrenti. Se le correnti sono superiori o se si ritiene che per
la particolare ubicazione la corrente di corto circuito possa essere elevata necessario installare apparecchi con
interblocco elettrico o meccanico.

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14. Protezione delle condutture contro il sovraccarico


La protezione contro le sovracorrenti nelle reti di distribuzione elettrica in bassa tensione, una componente importante
del problema pi generale della sicurezza e dall'affidabilit degli impianti elettrici.
In tale ottica necessario che i conduttori attivi di un circuito elettrico siano protetti da uno o pi dispositivi in grado di
interrompere automaticamente l'alimentazione quando si produce sovracorrente.
14.1 Sovracorrenti
Sovracorrente una qualsiasi corrente superiore alla portata IZ che pu circolare nel cavo.
Si tratta di correnti dannose, giacch producono aumenti di temperatura oltre il limite ammissibile. In funzione della
loro entit e del tempo di mantenimento le sovracorrenti possono generare aumenti lenti o repentini della temperatura e
anche la fusione degli isolanti se non addirittura del conduttore di rame.
Per meglio studiare il problema si usa suddividere le sovracorrenti in due famiglie:
i sovraccarichi;
corto circuiti.
La protezione contro i sovraccarichi e i corto circuiti pu essere assicurata sia in modo separato, con dispositivi distinti,
sia in modo unico con dispositivi che assicurano entrambe le protezioni.
Per assicurare la protezione il dispositivo deve:
interrompere sia la corrente di sovraccarico sia quella di corto circuito, in qualunque punto della linea,
prima che esse provochino nel conduttore un riscaldamento tale da danneggiare l'isolamento;
essere installato in generale all'origine di ogni circuito e di tutte le derivazioni aventi portate differenti
(diverse sezioni dei conduttori, diverse condizioni di posa e ambientali, nonch un diverso tipo di
isolamento del conduttore)
La frontiera tra sovraccarico e cortocircuito quanto mai labile e soggettiva, mancando un oggettivo criterio per
fissarla. Nella tabella seguente sono evidenziate le differenze principali. Anche le Norme CEI non si sbilanciano
eccessivamente a riguardo; pur tuttavia studiano separatamente queste correnti e ne prevedono il controllo e
l'interruzione secondo procedure diverse e quasi indipendenti.

Stato dellImpianto

Sovraccarichi
Integro

Corto Circuito
Guasto

Range di Valori

IZ 10IZ

10IZ

Termodinamica
Cause
Tempo-Durata
Apparecchio di Protezione
Installazione della Protezione
Rel di Sgancio dellInterruttore

Fenomeno lento e diabatico

Fenomeno velocissimo e adiabatico

Umane volontarie

Umane involontarie o accidentali

dai secondi, ai minuti alle ore

Millisecondi

Interruttore automatico

Interruttore automatico o fusibile

Qualsiasi punto sulla linea

Allinizio della linea

Termico bimetallo

Bobina elettromagnetica

Una prima differenza riguarda lo stato dell'impianto. I sovraccarichi si manifestano mentre l'impianto elettricamente
sano, cio privo di guasti e sottoposto a normali modalit di lavoro. In questo caso responsabile dell'evento
ovviamente un operatore, che sta sfruttando oltre misura (per la quantit o per la sollecitazione unitaria) gli apparecchi
utilizzatori a sua disposizione (motori, pompe, corpi illuminanti, ecc.) e, di conseguenza, sollecita eccessivamente le
conduttore coinvolte che assorbono correnti elevate, superiori alla portata e dunque sovraccaricano i cavi.
Il corto circuito si verifica invece in un impianto o in un componente in seguito ad un guasto. Per guasto si intende un
cedimento casuale e involontario dell'isolamento di uno o pi cavi in tensione verso massa o fra loro. Tale situazione
causa un assorbimento di corrente elevatissima tra i due punti in avaria.

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Una seconda differenza puramente quantitativa e convenzionale e riguarda corrente e tempo. Consiste nel limitare a
una corrente pari ad esempio a 10 volte la IZ, il confine di demarcazione tra correnti di sovraccarico o di corto circuito e
nel fissare in pochi secondi (fino a cinque) il tempo di mantenimento, che caratterizza i cortocircuiti, mentre tempi di
durata superiore si considerano dovuti a sovraccarichi.
Una terza differenza riguarda la termodinamica del fenomeno. Il sovraccarico, per le limitate correnti in gioco, pu
essere tollerato per qualche tempo e poi interrotto, con assoluta facilit, dai dispositivi interni di apertura degli
interruttori automatici. Il cortocircuito, al contrario, deve essere interrotto istantaneamente ed inoltre l'apertura della
corrente sollecita pesantemente i dispositivi spegni arco interni agli interruttori.
Una quarta differenza si intravede nel diverso modo di rilevazione e sgancio. Il sovraccarico viene controllato da rel a
bimetallo, precisi, ma lenti e tolleranti, mentre il corto individuato e sganciato da rel elettromagnetici, sensibilissimi e
alquanto rapidi. Del problema della protezione contro le sovracorrenti si fa carico per antonomasia l'interruttore
magnetotermico, che deve essere costruito rispettando le specifiche di costruzione, di taratura e di prova fissate dalle
norme nazionali ed internazionali.
Quindi:
sovracorrenti dovute a sovraccarichi
caso tipico di un circuito elettricamente sano, interessato da una corrente fino ad un massimo di 6 - 8 volte la corrente
nominale e che pu essere sopportata per un tempo determinato producendo sollecitazioni termiche. Un sovraccarico
non controllato pu degenerare rapidamente in un corto circuito e quindi sar necessario adottare delle protezioni che
intervengano in tempi tanto pi brevi quanto maggiore lentit del sovraccarico;
sovracorrenti dovute a guasti o corto circuiti
si verificano in un circuito elettricamente guasto a causa di un contatto di impedenza nulla tra due parti in tensione con
esclusione della parte di impianto a valle del guasto. La corrente diventa molto intensa in poco tempo sottoponendo il
circuito a sollecitazioni termiche, a sforzi elettrodinamici e provocando archi elettrici che possono essere causa di
innesco dincendio o di esplosioni. Poich il funzionamento in corto circuito provoca danni in tempi brevissimi, il
guasto deve essere eliminato quasi istantaneamente.
Esempi:
Sovraccarico

nel funzionamento normale la temperatura dellisolante dei cavi non supera il valore massimo ammissibile (70 C per
PVC 90 C per EPR): corrente di impiego Ib portata IZ

nel funzionamento in sovraccarico la temperatura dellisolante dei cavi supera il valore massimo ammissibile, e, a
lungo andare, ne causa il degrado: corrente di sovraccarico Ib > portata IZ
Nota bene:
lungo il circuito non presente alcun guasto di isolamento
la corrente di sovraccarico si manifesta in tutta la tratta della conduttura
la corrente di sovraccarico non in genere molto elevata (tipicamente fino a qualche multiplo della
portata)
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Corto Circuito

In caso di corto circuito intervenuto un guasto: la perdita di isolamento tra due parti a diverso potenziale; la
temperatura dellisolante dei cavi supera notevolmente il valore massimo ammissibile, e, in tempi brevi, ne causa il
degrado: corrente di corto circuito ICC >> portata IZ
Nota bene:
lungo il circuito presente un guasto di isolamento
la corrente di corto circuito si manifesta a monte del punto di guasto ma non a valle
la corrente di corto circuito pu essere molto elevata (dellordine di decine di kA)
agli effetti termici sono associati anche fenomeni di sforzi elettrodinamici

14.2 Sollecitazione termica per sovraccarico di una conduttura


Una corrente superiore alla portata della conduttura detta sovracorrente (art. 25-6 norme CEI 64-8). Una conduttura (si
preferisce parlare di conduttura anzich di conduttore poich la portata di un conduttore cambia con le condizioni di
posa e un conduttore posato costituisce una conduttura) percorsa da corrente sviluppa calore (per effetto Joule) che
viene disperso nellambiente circostante finch non raggiunge la temperatura di regime a maggiore della temperatura
ambiente aQ . A regime termico la potenza sviluppata a causa delleffetto Joule e la potenza ceduta dal cavo allambiente
sono uguali a:
b

= c(a aQ )2b , !14.1"

dove:
= resistivit del conduttore;
= raggio della sezione del conduttore;
, = lunghezza del conduttore;
c = coefficiente di conducibilit termica tra conduttore e ambiente;
= intensit di corrente;
aQ = temperatura ambiente;
a = temperatura raggiunta dal conduttore a regime termico.
da cui:
a < aQ

2b $

Pc

!14.2"

Un funzionamento in sovraccarico, per un tempo pari allintervento delle apparecchiature di protezione, porta ad un
aumento della temperatura che tende ad un nuovo valore di regime, proporzionale alla nuova potenza termica dissipata,
che deve essere compatibile col materiale isolante impiegato. I materiali isolanti normalmente usati in B. T. subiscono
una degradazione (invecchiamento) tanto pi intensa quanto maggiore la temperatura che assumono. Per ogni tipo di
isolante viene definita una temperatura massima di funzionamento a@ (ad esempio 70C per il PVC) che non deve
essere superata nel servizio ordinario per evitarne il decadimento delle caratteristiche elettriche e meccaniche. La
protezione dal sovraccarico deve perci essere tanto pi rapida quanto maggiore, lentit del sovraccarico stesso e
quanto minore la sovratemperatura ammissibile per lisolante. Ad esempio un conduttore di 10mm2 (50 A circa di
portata) tollera una sovracorrente di 100A per circa 16 minuti con una riduzione di vita dello 0,1%.

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Molto importante la temperatura ambiente in cui un cavo viene installato; risulta evidente che quanto pi elevata,
tanto minore la corrente che pu circolare in un cavo. Al limite un conduttore isolato in PVC non pu essere adottato
in un locale la cui temperatura maggiore di 70 C (vedi tab. 14.1)
Per valori di corrente molto maggiori della portata non si pu pi parlare di sovraccarico ma di corto circuito. Dal
momento che il funzionamento in corto circuito provoca danni in brevissimo tempo (sollecitazioni termiche,
elettrodinamiche, archi elettrici che possono innescare esplosioni ed incendi) i relativi dispositivi di protezione devono
intervenire istantaneamente.

Sigla

Tipo di materiale

Temperatura
Massima di
esercizio
(C)

Temperatura
Massima di
cortocircuito
(C)

EI1

Gomma naturale

60

200

EI2

Gomma siliconica

180

350

TI1

Polivinilcloruro(posa fissa)

70

160

TI2

Polivinilcloruro (posa mobile)

70

150

G5/G7

Gomma etilpropilenica (EPR)

90

250

G9/10

Gomma reticolata (XLPE)

90

250

R2

Polivinilcloruro (posa fissa)

70

160

Tab 14.1 - Massima temperatura di funzionamento per gli isolanti pi comuni

14.2.1 Portata di una conduttura (IZ)


Secondo lart. 21.5 della norma CEI 64-8 si definisce portata di una conduttura (IZ) il massimo valore della corrente
che pu fluire in essa, in regime permanente ed in determinate condizioni senza che la sua temperatura superi un valore
specificato. La massima corrente che un cavo pu portare la corrente d corrispondente alla temperatura a = a@ .
Dalla 14.2. si ottiene:
d

2c
= be

(a aQ )

(14.3)

Si pu in definitiva concludere che la portata di un cavo dipende dalla capacit dellisolante di sopportare la
temperatura, dai parametri che influiscono sulla produzione del calore, come la resistivit e la sezione del conduttore, e
dagli elementi che condizionano lo scambio termico tra il conduttore e lambiente (numero e modalit di posa dei
conduttori, temperatura ambiente). La tabella CEI-UNEL 35024-1 (cavi isolati con materiale elastomerico o
termoplastico) esprime le portate dei cavi come il prodotto di tre fattori:
d

Z% Z$ (14.4)

dove:
d = portata a 30 C di un singolo cavo installato;
Z% = coefficiente di correzione per temperatura ambiente diversa da 30C;
Z$ = coefficiente di riduzione per gruppi di cavi in fascio o strato.
Portata a 30 C di un singolo cavo installato (I0) - La portata (la tab. 14.2. riporta un esempio di portata I0 di cavi
unipolari in rame, senza guaina con isolamento in PVC o EPR per uno degli otto tipi di posa fondamentali ai fini della
determinazione della portata che sono indicati nella Tabella C della parte 5 della Norma CEI 64-8 Allegato A) di un
singolo cavo varia a seconda del tipo di cavo installato (unipolare con guaina, unipolare senza guaina, multipolare con
guaina), dal numero di conduttori percorsi da corrente (caricati) nel funzionamento normale, e dalle modalit di posa. Il
conduttore di protezione non da considerare conduttore caricato, mentre il neutro, che normalmente non si considera
caricato, lo diventa in presenza di armoniche.

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A influenzare la portata di un cavo concorrono anche la sezione, il numero di conduttori (circuito bipolare, tripolare)
e il metodo di posa (tubo protettivo, canale, passerella, ecc..).
Sezione

Numero di conduttori
2

(mm2)

PVC

EPR

PVC

EPR

1,5
2,5
4
6
10
16
25
35
50
70
95
120
150

17,5
24
32
41
57
76
101
125
151
192
232
269
309

23
31
42
54
75
100
133
164
198
253
306
354
402

15,5
21
28
36
50
68
89
110
134
171
207
239
275

20
28
37
48
66
88
117
144
175
222
269
312
355

Tab. 14.2 - Portata I0 in ampere, di singoli cavi unipolari senza guaina, isolati in PVC o EPR, posati in tubo o incassati
nella muratura alla temperatura ambiente di 30 oC
Coefficiente di correzione della temperatura ambiente (k1) - Le portate vengono definite alla temperatura ambiente
convenzionale di 30 C (si considera che la temperatura possa occasionalmente raggiungere la temperatura di 35 C).
Se la temperatura ambiente pi bassa rispetto a quella convenzionale la portata aumenta, al contrario se la temperatura
aumenta la portata diminuisce (tab. 14.3).
Temperatura
Ambiente
(C)

PVC

EPR

10
15
20
25
30
35
40
45
50
55
60
65
70
75
80

1,22
1,17
1,12
1,06
1
0,94
0,87
0,79
0,71
0,61
0,50
---------

1,15
1,12
1,08
1,04
1
0,96
0,91
0,87
0,82
0,76
0,71
0,65
0,58
0,50
0,41

Tab. 14.3 - Coefficiente correttivo K1 per temperature ambiente diverse da 30 oC


Coefficiente di riduzione per gruppi di cavi in fascio o strato (k2) - I cavi possono essere posati in fascio o in strato
(ovviamente si tratta di cavi multipolari o unipolari appartenenti a circuiti diversi). Un fascio un raggruppamento di
cavi non distanziati, uno strato un insieme di cavi affiancati o distanziati disposti orizzontalmente o verticalmente
(possono essere posati in passerella, a muro, a soffitto ecc.). Se la distanza tra i cavi posati in strato supera due volte il
diametro esterno del cavo di sezione maggiore i cavi si dicono distanziati (pi cavi disposti in strati sovrapposti dentro
un unico contenitore ma non distanziati costituiscono un fascio di cavi). In definitiva il coefficiente di riduzione k2 tiene
conto del tipo di posa ed applicabile a cavi aventi la stessa temperatura massima di funzionamento. In caso contrario
necessario considerare per tutto linsieme dei cavi una portata relativa alla temperatura a@ pi bassa. Ad esempio posare
assieme cavi in PVC con cavi in EPR significa declassare i cavi isolati in EPR a cavi in PVC in quanto non sarebbe
ammissibile installare cavi in EPR, che possono raggiungere temperature di a@ =90 C, vicino a cavi in PVC che invece
sopportano una temperatura di a@ =70 C.
Appunti di Sistemi Elettrici

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Il coefficiente k2 (alcuni coefficienti k2 sono riportati nelle tabelle 14.4 e 14.5) si applica a gruppi di cavi con sezioni
contigue e uniformemente caricati; le sezioni devono cio essere contenute entro tre valori adiacenti unificati come ad
esempio 16, 25, 35 mm2 oppure 6, 10, 16 mm2 ecc.. . Questo porta a sotto utilizzare i cavi di grossa sezione per cui, per
un migliore utilizzo dei cavi, conveniente non mescolare nello stesso fascio cavi di sezione molto diversa.
Numero di circuiti
o di cavi multipolari

Fattore k2

2
3
4
5
6
7
8
9
12
16
20

0,80
0,70
0,65
0,60
0,57
0,54
0,52
0,50
0,45
0,41
0,38

Tab. 14.4 - Coefficiente K2 per cavi posati in fascio


Numero di cavi

Numero di passerelle

Multipolari in Passerella

2
3
4
6
9

0,88
0,82
0,77
0,73
0,72

0,87
0,80
0,77
0,73
0,68

0,86
0,79
0,76
0,71
0,66

Tab. 14.5 - Coefficiente k2 per cavi multipolari non distanziati posati in strato su passerella perforate, orizzontali
sovrapposte.
Se cos non fosse il progettista pu calcolare la situazione ottimale (i calcoli sono piuttosto laboriosi) oppure, a favore
della sicurezza, pu applicare il fattore di riduzione:
Z$ =

!14.5"

dove n il numero dei circuiti raggruppati. La Norma permette di non considerare i cavi caricati fino al 30% della
portata d mentre per i cavi non caricati alla massima portata possibile aumentare il coefficiente K2 a discrezione del
progettista (la Norma non d indicazioni in proposito).

Fig. 14.1 - Cavi in strato: a) non distanziati; b) distanziati; c) in doppio strato


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Fig. 14.2 - Cavi in fascio: d) in canale; e) in tubo; f) su passerella perforata


14.2.2 Cavi in parallelo
Quando le correnti da trasportare sono elevate, per evitare di utilizzare cavi di sezione eccessiva o non disponibile
oppure per aumentare la potenza da trasferire con condutture gi esistenti, si installano cavi di sezione pi piccola
collegati in parallelo. La portata IZ di n conduttori per fase in parallelo, di un circuito trifase, si determina considerando
n circuiti tripolari. Si calcola innanzi tutto la portata I0 di un circuito tripolare, secondo il tipo di cavo e la modalit di
posa, e si applica quindi il coefficiente di riduzione k2 relativo a n circuiti installati in fascio o in strato a seconda del
caso. I cavi in parallelo sono in genere protetti da un unico interruttore di corrente nominale uguale o inferiore alla
somma delle portate dei cavi di ogni fase. Per questo motivo i cavi in parallelo devono presentare la stessa impedenza
ed in particolare devono avere la stessa sezione in modo che la corrente si distribuisca in parti uguali su ciascun cavo ad
evitare che alcuni cavi si carichino pi di altri. Per sezioni fino a circa 70 mm2 la resistenza prevale sulla reattanza
mentre per cavi di sezione maggiore la reattanza non pi trascurabile rispetto la resistenza. Per rendere uniforme la
reattanza sui vari cavi necessario disporre i cavi in modo il pi possibile simmetrico rispetto al centro ideale del fascio
di cavi (fig. 14.3).

Fig. 14.3 - Disposizione di cavi in parallelo. I cavi di una stessa fase devono essere disposti in modo il pi possibile
simmetrico rispetto al centro ideale del fascio di cavi.

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14.2.3 Cavi schermati e/o armati


Nei cavi di questo tipo, funzionanti in corrente alternata, le tabelle si applicano se larmatura o lo schermo contengono
tutti conduttori attivi appartenenti al circuito. Per i cavi unipolari armati o schermati occorre calcolare la portata col
metodo indicato dalla Norma CEI 20-21.
14.2.4 Portata nei sistemi trifasi
I sistemi trifasi si suppongono equilibrati. Nel caso di squilibri di piccola entit per il calcolo della portata si considera
la fase pi caricata mentre, per forti squilibri, si deve calcolare la portata per il singolo caso particolare, verificando
anche ladeguatezza del conduttore di neutro (senza dimenticare leventuale presenza di armoniche, terza e multipli). Si
osserva inoltre che, essendo la reattanza di un cavo funzione della distanza dei conduttori, nei sistemi trifasi, con sezioni
superiori a 10 mm2 (per sezioni inferiori la reattanza trascurabile rispetto alla resistenza) le pose consigliate sono del
tipo a trifoglio. La Norma CEI 64-8, infatti, prevede che in caso di mancata disposizione a trifoglio siano almeno
effettuate delle trasposizioni per lunghezze superiori a 100m.
14.2.5 Cavi in aria libera
Un cavo si considera installato in aria libera se:
la distanza del cavo dalla parete sufficiente per permettere lapplicazione delle portate appropriate per la
posa in aria libera;
se in passerella forata per pi del 30% della sua superficie di base.
Se il cavo posato in tubo o canale aperti alle estremit non si ha riduzione di portata se la lunghezza
dellattraversamento non supera i seguenti limiti:
0,5 m per cavi di sezione dei conduttori fino a 10 mm2;
1,0 m per sezioni oltre 10 mm2 e fino a 95 mm2;
1,5 m per sezioni oltre 95 mm2
14.2.6 Conduttori debolmente caricati
Se, alle condizioni normali di funzionamento, il carico per tutti i conduttori attivi inferiore alla loro portata, il fattore
di correzione k2 pu essere aumentato. Se infine per un circuito la condizione di esercizio tale per cui la corrente che
lo attraversa inferiore al 30% di quella ottenuta applicando tutti i coefficienti di correzione relativi a tutto il fascio o
strato di cavi, allora il circuito pu non essere considerato ai fini del calcolo del coefficiente di correzione.
14.2.7 Carico intermittente e variabile
Se il carico dei conduttori attivi variabile o intermittente, il fattore k2 pu essere pi elevato.
14.3 Portata termica delle condutture
La portata termica il massimo valore della corrente che un conduttore pu sopportare, in condizioni di posa
specificate, senza che la sua temperatura superi un valore specificato (massima temperatura di funzionamento). La
portata dipende dal bilancio termico tra la potenza sviluppata a causa delleffetto Joule e la potenza ceduta allambiente
circostante.

Appunti di Sistemi Elettrici

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14.4 Scelta dei dispositivi di protezione delle condutture contro i sovraccarichi


Lart. 431-1 delle norme CEI 64-8 impone che i conduttori attivi debbano essere protetti da uno o pi dispositivi che
interrompano automaticamente lalimentazione quando si produce un sovraccarico o un cortocircuito.
Queste situazioni, entrambe pericolose, possono essere affrontate in modo distinto oppure contemporaneamente
utilizzando i seguenti dispositivi:
Rel termici: sono elementi dotati di un dispositivo sensibile alla temperatura del cavo e di una caratteristica di
intervento tempo corrente. Proteggono dai sovraccarichi;
Interruttori automatici magnetotermici: sono dotati di un dispositivo sensibile alla temperatura del cavo (rel termico)
e di un dispositivo che interviene istantaneamente per le elevate correnti di corto circuito (rel magnetico).
Garantiscono la protezione sia per i sovraccarichi sia per i corto circuiti;
Il magnetotermico (fig. 1) un dispositivo automatico in grado di stabilire, portare e interrompere tutte le correnti,
comprese quelle di cortocircuito, per le quali stato progettato. Lapertura automatica del circuito determinata
dallazione di due dispositivi di sgancio, uno magnetico ed uno termico, che intervengono quando sono sottoposti ad
una sovracorrente.

Fig. 1 Interruttore magnetotermico

Lo sganciatore termico (fig. 2) costituito da due lamine metalliche unite fra loro che presentano un diverso valore del
coefficiente di dilatazione termico. La bilamina interessata, direttamente o indirettamente, dalla corrente che circola
nel circuito da proteggere.

Appunti di Sistemi Elettrici

Pagina 182 di 308

a) Condizioni di normale funzionamento

b) Condizione di sovraccarico
Fig. 2 In caso di sovraccarico si ha la lenta deformazione della lamina bimetallica che provoca lapertura dei
contatti dellinterruttore
Allaumentare della corrente il calore sviluppato per effetto Joule provoca un aumento della temperatura della bilamina
con conseguente dilatazione. Il diverso coefficiente di dilatazione determina un allungamento diverso delle due lamine e
quindi la lenta deformazione delle stesse. La deformazione viene sfruttata per sganciare un arpionismo che rilascia una
molla, precedentemente caricata con la chiusura manuale dellinterruttore, provocando lapertura dei contatti
dellinterruttore.
Allorch la corrente diventa troppo elevata, i tempi di intervento della lamina bimetallica non sono pi accettabili e
deve intervenire lo sganciatore magnetico (fig. 3).
Appunti di Sistemi Elettrici

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a) Condizioni di normale funzionamento

b) Condizione di cortocircuito
Fig. 3 In caso di cortocircuito interviene in tempi brevissimi lo sganciatore magnetico
Il funzionamento dello sganciatore magnetico basato sulla forza che viene esercitata su un nucleo mobile in ferro da
un elettromagnete. Il nucleo mobile sottoposto a due forze opposte, quella magnetica di attrazione verso il nucleo
magnetico e quella di una molla caricata in fase di chiusura manuale dellinterruttore. In caso di cortocircuito lo
sganciatore interviene in tempi brevissimi vincendo lazione della molla che provoca listantanea lapertura del circuito
sede del guasto.

Appunti di Sistemi Elettrici

Pagina 184 di 308

La caratteristica I-t :
in parte (freccia rossa) a tempo inverso (tratto iniziale rel termico)
in parte (freccia blu) a tempo indipendente (tratto finale rel magnetico)

Im1 Im2
Gli interruttori a Norma CEI EN 60898 (per usi domestici o similari fino a 125 A) sono classificati in base alle
correnti di intervento del rel magnetico Im1 e Im2.
Caratteristica

Vantaggi
ripristino tramite semplice riarmo
dimensioni standard modulari

Im1
3In

Im2
5In

5In

10In

10In

20In

Svantaggi
potere d'interruzione non particolarmente elevato
costi molto superiori rispetto ai fusibili

Fusibili, con caratteristiche analoghe a quelle degli interruttori automatici (fusibili tipo gI).
La caratteristica I-t
a tempo inverso, ovvero: quanto pi la corrente maggiore del valore nominale, tanto pi il tempo di intervento
minore

Appunti di Sistemi Elettrici

Pagina 185 di 308

Tipi particolari di fusibili sono:


gG per usi generali
aM per avviamento motori
Vantaggi
rapidit d'intervento (per corto circuito)
elevato potere d'interruzione
dimensioni ridotte
costo limitato

Svantaggi
necessit di sostituzione ad avvenuto intervento
tempi elevati di sostituzione
necessit di ricambi identici
dimensioni non sempre unificate

14.4.1 Coordinamento delle protezioni


Indichiamo con f la corrente di impiego del circuito, cio la corrente che in condizioni normali percorre il cavo di
portata d , con K la corrente che assicura leffettivo funzionamento del dispositivo di protezione entro il tempo
convenzionale in condizioni definite e con 8 la corrente nominale, o regolata, del dispositivo di protezione contro il
sovraccarico.
Le relazioni che vincolano questi valori di corrente sono:
Il cavo deve avere una portata maggiore o al limite uguale alla corrente dimpiego Ib del circuito;
d

(14.6)

Il dispositivo di protezione contro il sovraccarico deve essere adatto a portare con continuit la corrente
di impiego f senza dar luogo ad interventi intempestivi. La corrente nominale del dispositivo di protezione
In deve essere quindi maggiore della corrente dimpiego del circuito;
8

(14.7)

(14.8)

Il dispositivo di protezione non deve consentire il permanere di correnti superiori alla portata del cavo d .

Sintetizzando dovr essere:


f

In effetti, questa condizione non ci permette di scegliere con facilit la corrente nominale 8 del dispositivo di
protezione perch tali dispositivi hanno una fascia di intervento incerto tra i valori 8K (corrente convenzionale di non
intervento) e K (corrente convenzionale di intervento) come schematizzato nelle figure seguenti.

Appunti di Sistemi Elettrici

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Fig. 14.4 - Scelta del dispositivo di protezione delle condutture contro il sovraccarico.
a) Il cavo sovraccaricato in modo inammissibile perch le correnti comprese tra IZ e If possono non essere
interrotte dal dispositivo.
b) Con IZ = If la protezione del cavo massima ma il cavo risulta essere sotto utilizzato in quanto la corrente di
impiego IB, minore di In, molto inferiore alla sua portata IZ.
c) Col compromesso If = 1,45IZ si riduce il divario tra IB e IZ senza aumentare quello tra IZ e If dove il cavo
potrebbe non essere protetto.

Esaminiamo i seguenti casi:


8

Nella zona tra


d

il dispositivo potrebbe non intervenire e la conduttura, essendo presente una corrente maggiore di

risulterebbe sovraccaricata. Se ad esempio si usa un fusibile con KL

= 1,6 e con un tempo convenzionale

dintervento tc=3 h si avrebbe un sovraccarico del 60% per un tempo di tre ore con conseguente riduzione di vita del
cavo (fig. 14.4 a) .
K

Una corrente superiore alla portata IZ interrotta ma aumenta il divario tra la corrente dimpiego IB e la portata del cavo
IZ; il cavo risulta pertanto sotto utilizzato (fig.14.4 b) .
Una soluzione di compromesso stata raggiunta in sede normativa con il soddisfacimento della seguente condizione
(fig. 14.4 c):
K

1.45

Da quanto detto sopra si pu rilevare che tanto pi ampio il divario tra f e d tanto meno utilizzato il cavo, quanto
pi ampio il divario tra d ed K tanto meno protetto il cavo. Il compromesso raggiunto in sede normativa
accettabile perch si accorcia la vita del cavo solo se si verificano contemporaneamente le seguenti condizioni:
La corrente che si stabilisce nel circuito compresa tra

K;

Il sovraccarico di lunga durata.


Il dispositivo di protezione non interviene anche per correnti prossime ad

Appunti di Sistemi Elettrici

K.

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Riassumendo possiamo affermare che le caratteristiche di funzionamento di un dispositivo di protezione delle


condutture contro i sovraccarichi devono soddisfare le seguenti condizioni (Art. 433-2 Norme CEI 64-8):
f

8 d !14.9"
: 1.45 d !14.10"

Le seguenti disequazioni comportano conseguenze diverse a seconda che il dispositivo di protezione utilizzato sia un
interruttore automatico, uno sganciatore termico oppure un fusibile.
Interruttori automatici
La condizione peggiore riguarda gli interruttori non regolabili (vedi Dispositivi di manovra e protezione) per i quali,
se sono costruiti secondo le norme CEI 23-3 e CEI 17-5 risulta che al massimo If =1,45In quindi la (14.10) diventa:
1.45

: 1.45

e se deve essere:
d

anche la (14.10) rispettata. La protezione risulta quindi sicuramente conforme alle norme se

d.

Fig. 14.5 - Il compromesso normativo per la protezione dei cavi contro i sovraccarichi con interruttori automatici

Appunti di Sistemi Elettrici

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Appunti di Sistemi Elettrici

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nel caso di impiego di interruttori automatici conformi alle norme CEI 23-3 (EN 60898) e CEI 17-5 (EN
60947-2) risulta:
If = 1,45In [CEI 23-3]
If = 1,25In [CEI 17-5]
e pertanto, dovendo essere In IZ, la verifica If 1,45IZ sempre automaticamente soddisfatta
nel caso di impiego di fusibili risulta generalmente: If = 1,6In e pertanto sempre necessario valutare che
sia If 1,45IZ
La Norma CEI 64-8 ammette il sovraccarico ma per tempi limitati: la verifica If 1,45IZ intende dire che: ammissibile
sovraccaricare il cavo fino al 45% in pi della portata e questo sovraccarico non deve durare oltre un tempo
convenzionale (1 h o 2 h)

Appunti di Sistemi Elettrici

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Sganciatori termici
Per gli sganciatori termici da accoppiare ai teleruttori si ha che
1.2

= 1.2

1.45

e la (14.10) vale:

da cui:
8

1.45
1.2

d;

1.208

Se si sceglie il dispositivo con 8 d soddisfatta anche la (14.10).


La protezione risulta quindi sicuramente conforme alle norme se f

d
8

Fusibili
I fusibili, in funzione della loro corrente nominale In, hanno le correnti
14.6:

d.

8K

Corrente nominale In

Tempo convenzionale

(A)

(h)

If

63

(1)

1.6

1.6

63 <

160 <

160

400

400 <

dal momento che

legate dalle relazioni indicate in tab.

Correnti convenzionali

1.6

(2)
(3)

Inf
1.25

1.25

1.25

(4)
1.6 8
1.25
Tab. 14.6 - Correnti convenzionali di fusione If non fusione Inf dei fusibili gG e gM.

vale 1.6 8 risulta necessaria la verifica della condizione

1.6

1.45
1.6

1.45

d;

= 1.45

per cui la 14.10 diventa:

0.906

Queste disequazioni sono pi restrittive di 8 d quindi lunica condizione che deve essere soddisfatta per avere
protezione da sovraccarico : f 8 0.906 d . Questo significa che per proteggere una conduttura dai sovraccarichi
per mezzo di fusibili, necessario che la corrente nominale del fusibile non superi il 90% della portata del cavo e quindi
il cavo deve essere sottoutilizzato (questo, come noto, non avviene con limpiego degli interruttori automatici ad uso
domestico e similare perch si ha K = 1.45 8 e con gli interruttori ad uso industriale dove K = 1.25 8 sufficiente
quindi che sia 8 d ). Diversamente dallinterruttore automatico che viene provato a caldo, cio dopo una prova alla
corrente nominale In, il fusibile viene provato alla corrente a freddo, cio a temperatura ambiente. Se le prove eseguite
sui fusibili fossero analoghe a quelle eseguite sugli interruttori automatici, anche per i fusibili, come per gli interruttori
automatici varrebbe la stessa relazione K = 1.45 8 per cui 8 d senza dover sottoutilizzare il cavo. In sede
normativa si sta procedendo verso luniformit delle due norme per colmare questo piccolo svantaggio dei fusibili nei
confronti degli interruttori automatici. Se la conduttura presenta tratti con portate diverse (per es. a causa di diverse
condizioni di posa) le condizioni 14.9 e 14.10 devono essere verificate per i tratti con portata inferiore, mentre se il
dispositivo posto a monte di pi linee derivate esso protegge dal sovraccarico tutte le condutture che soddisfano alle
condizioni 14.9 e 14.10. Abbiamo visto come in una conduttura protetta con dispositivi a tempo dipendente possa essere
tollerata una sovracorrente fino allintervento della protezione stessa. Questa sovracorrente tollerabile dal cavo se la
sua curva di sovraccaricabilit rimane al di sopra della caratteristica dintervento del dispositivo di protezione. In genere
questa verifica non necessaria se le caratteristiche dintervento dei dispositivi di protezione sono scelte con i criteri
sopra esposti.

Appunti di Sistemi Elettrici

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14.5 Corto circuito


Se il valore dellimpedenza di un circuito scende al di sotto del valore di pieno carico, il sistema assorbe una corrente
che tanto maggiore quanto minore il valore dellimpedenza Z. Al limite per Z che tende a zero il valore della
corrente assorbita tende allinfinito. Questo non si verifica mai perch il valore dellimpedenza a monte del guasto, per
quanto piccolo possa essere, non mai nullo. Dopo un periodo transitorio, dipendente dai parametri dellimpianto, il
fenomeno assume carattere permanente. La corrente di corto circuito quindi composta da due termini: uno sinusoidale
e simmetrico allasse dei tempi e uno unidirezionale transitorio, con andamento esponenziale e che si estingue dopo un
certo tempo, dovuto alla presenza dellinduttanza del circuito. La componente unidirezionale rende la corrente di corto
circuito asimmetrica durante il periodo transitorio per diventare praticamente simmetrica dopo tale periodo.

Fig. 14.6 Andamento reale della corrente di corto circuito

Fig. 14.7 Andamento convenzionale della corrente di corto circuito


Lintensit della corrente di corto circuito, considerando trascurabile limpedenza di contatto del punto di guasto
(generalmente lo scopo consiste nel determinare il valore pi elevato della corrente di corto circuito e quindi si pu
considerare la situazione pi gravosa), dipende dai seguenti fattori:
dalla potenza in kVA, a parit della tensione di corto circuito del trasformatore di cabina che alimenta
limpianto (Tensione di corto circuito # - Tensione che applicata al primario del trasformatore, con i
morsetti del secondario chiusi in corto circuito, fa circolare nel secondario la corrente nominale - nei
trasformatori MT/BT dellordine del 5% - 6% della tensione nominale), nel senso che maggiore la
potenza del trasformatore maggiore la corrente;

Appunti di Sistemi Elettrici

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dai modi in cui si verifica il C.C; tra fase e fase, tra fase e neutro, tra fase e terra, fra tre fasi. Il corto
circuito trifase il pi pericoloso anche se si verifica raramente non dipendendo normalmente da cause
accidentali ma da manovre errate da parte del personale che gestisce gli impianti;
dallimpedenza del tratto di linea posto fra trasformatore e punto di guasto (direttamente proporzionale alla
lunghezza ed inversamente proporzionale alla sezione).
Generalizzando il valore della corrente di corto circuito pu essere calcolato mediante la seguente relazione:
=

.*/01(/* -22,13-.- -, 31 3h1.( '1 ]h-0.(


1 2*'*/i- '*, 31 3h1.( '1 ]h-0.(

I valori pi elevati di corrente di corto circuito si hanno vicino ai morsetti di bassa tensione del trasformatore;
allontanandosi dal trasformatore le correnti di corto circuito diminuiscono notevolmente per assumere valori molto bassi
al termine delle linee lunghe. La determinazione per via analitica delle correnti presunte di corto circuito piuttosto
laboriosa, ma in pratica si possono ottenere risultati accettabili con lausilio di tabelle o meglio con programmi
sviluppati al calcolatore. In ogni caso volendo determinare la corrente di cortocircuito presunta in un punto
dellimpianto bisogna innanzi tutto calcolare le resistenze e le reattanze nei vari punti dellimpianto (tab. 14.7) ed infine
calcolare la corrente di corto circuito (corrente di corto circuito trifase presunta) con la nota formula:
=

3 j(

$
P)

+ (k% + k$ + kP )$

Con U (tensione nominale a vuoto fra le fasi del trasformatore) espressa in V e R e X espressi in mW la ICC risulta in
kA.
Componenti dellimpianto
Rete a monte

Resistenze (mW)

Reattanze (mW)

% = % cos o
cos o = 0.15
#$
10qP
% =
p

k% = % sin o
sin o = 0.98

Scc = potenza di corto circuito


A monte del trasformatore in MVA
Trasformatore
$

#$

p8$

PCu = perdite nel rame (kW)


Sn = Potenza nominale (kVA)

k$ = u
=

$
$

$
$

#
#$
100 p8

Ucc = tensione di corto circuito


percentuale (%)
Interruttori
Collegamenti in cavo

Collegamenti in sbarre

Trascurabili
,
P =
p
l = lunghezza (m)
S = sezione (mm2)
r = resitivit (mm2 mW/m)
,
P =
p
l = lunghezza (m)
S = sezione (mm2)
r = resitivit (mm2 mW/m)

Trascurabili
X3 Valori di reattanza da desumere
dalle tabelle dei costruttori per i casi
generali o da calcolare per i casi
particolari

X3 Valori di reattanza da desumere


dalle tabelle dei costruttori per i casi
generali o da calcolare per i casi
particolari

Tab. 14.7 - Determinazione delle resistenze e delle reattanze nei vari punti dellimpianto.
Appunti di Sistemi Elettrici

Pagina 194 di 308

14.6 Protezione contro il cortocircuito


14.6.1 Energia specifica passante (I2t)
In caso di corto circuito le parti di un impianto interessate al guasto vengono sottoposte a sollecitazioni dinamiche e
termiche che sono proporzionali al quadrato della corrente di guasto e al tempo impiegato dalle protezioni per
interromperla. Durante la fase di eliminazione del guasto si sviluppa una certa quantit di energia che lasciata passare
dal dispositivo di protezione durante il suo intervento: questa energia si trasforma in calore (v = $ .) che va a
sollecitare le varie parti dellimpianto. Questa energia prende il nome di energia specifica passante chiamata integrale
di Joule (w $ '.), o pi semplicemente indicata col termine $ . (A2s). Viene detta specifica in quanto espressa per
unit di resistenza dei vari elementi del circuito ed la stessa per tutti i suoi componenti percorsi in serie dalla stessa
corrente. La conoscenza dellenergia specifica passante fondamentale per il dimensionamento e la protezione delle
varie parti dellimpianto ed inoltre per stabilire la protezione di sostegno (back-up) e la selettivit fra interruttori.

Fig. 14.8 - Integrale di Joule w $ '.) (energia specifica passante) calcola larea sottesa dalla curva
rappresentante la corrente di guasto rispetto allasse dei tempi.
14.6.2 Corto circuito ad inizio linea (ICCmax)
Il dispositivo deve interrompere la corrente di corto circuito prima che possano essere danneggiati, a causa degli effetti
termici dovuti allenergia passante e a quelli meccanici dovuti alle sollecitazioni di origine elettrodinamica, i conduttori
e le connessioni. Deve essere installato allinizio della conduttura protetta con una tolleranza di 3 m dal punto di origine
se non vi pericolo dincendio e se si prendono le normali precauzioni atte a ridurre al minimo il rischio di corto
circuito. Deve essere scelto con una corrente nominale tale da evitare che il dispositivo possa intervenire per correnti
inferiori o uguali a quella dimpiego (deve essere: 8 Y f dove 8 la corrente nominale o di regolazione
dellinterruttore. Questa condizione imposta anche per la protezione da sovraccarico). Il suo potere dinterruzione non
deve essere inferiore al valore efficace della componente simmetrica della corrente presunta di corto circuito nel punto
dinstallazione. Lintervento deve essere abbastanza rapido da impedire che il cavo possa assumere temperature
superiori al limite ammissibile limitando quindi lenergia termica passante a valori sopportabili dal conduttore. Deve
essere quindi verificata la condizione:
$

. : Z $ p $ !14.11"!6/* ]1- p2*31\13- t-00-/.*"

dove:
$
. espressa in A2s, lenergia specifica (per unit di resistenza) lasciata passare dallinterruttore;
Z una costante caratteristica dei cavi che dipende sia dal materiale del conduttore sia dal tipo di isolante (tab. 14.8);
S la sezione del cavo in mm2.

Appunti di Sistemi Elettrici

Pagina 195 di 308

Il valore di $ . deve essere fornito dal costruttore che normalmente mette a disposizione curve caratteristiche per ogni
apparecchio. Nel caso di interruttori con intervento ritardato il valore di $ . deve essere calcolato come prodotto del
quadrato del valore efficace della corrente di cortocircuito per il tempo totale di apertura.
Costante K

conduttore
rame

alluminio

PVC

115

74

G2

135

87

EPR/XLPE

143

87

Isolante

Tab. 14.8
I valori K sono stabiliti dalle Norme e sono validi per corto circuiti di durata non superiore a . = 5 0*3, entro i quali si
assume che il riscaldamento dei conduttori avvenga in modo adiabatico, cio senza trasmissione di calore allisolante ed
alle parti circostanti. La verifica consiste nel confrontare le curve caratteristiche dellenergia passante del dispositivo, in
funzione della corrente presunta di corto circuito, con lenergia specifica passante (K2S2 ) tollerabile dal conduttore.
14.6.3 Corto circuito in fondo alla linea (Iccm)
Lintervento delle protezioni deve in alcuni casi essere verificato anche in fondo alla linea dove la corrente di corto
circuito x potrebbe essere di valore modesto (anche se la presenza di una protezione termica in genere considerata
sufficiente a garantire la protezione contro il corto circuito in fondo alla linea) tale da non permettere lintervento della
protezione magnetica in tempo utile. Il calcolo si pu effettuare come segue:
x
x

0.8 # py
Z Z
1.5 2 , z

3(/'h..( * '1 /*h. ( /(/ '10. 1{h1.(

0.8 # py
Z Z
1.5 (1 + ) , z

3(/'h..( * '1 /*h. ( '10. 1{h1.(

dove:
U (V) la tensione concatenata di alimentazione;
r (W*mm2/m) la resistivit a 20 C del materiale del conduttore (0,018 per il rame, 0,027 per lalluminio);
L (m) la lunghezza della conduttura da proteggere;
SF (mm2) la sezione del conduttore di fase;
Iccm la corrente di corto circuito in fondo alla linea;
U0 (V) la tensione di fase di alimentazione;
m il rapporto tra la sezione del conduttore di fase e la sezione del conduttore di neutro.
Nelle formule si utilizza un coefficiente (0,8) che tiene conto della riduzione della tensione di alimentazione che si ha a
causa della corrente di corto circuito e un coefficiente (1,5) che tiene conto dellaumento della resistenza dei conduttori
dovuto al loro riscaldamento.
Fattore Kx (reattanza dei cavi)
Sez. cavo (mm2)
120
150
185
240
Kx

0,9

0,85

0,80

300

0,75

0,72

Fattore Kp (cavi in parallelo)


n cavi in
parall.o

Kp

2,65

3,2

Tab. 14.9 Fattori di correzione


I fattori Kx e Kp sono da utilizzarsi rispettivamente in presenza di cavi di sezione superiore a 95 mm2, per tenere conto
della loro reattanza, e nel caso di diversi conduttori in parallelo.

Appunti di Sistemi Elettrici

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14.6.4 Condizioni generali di protezione


A seconda che la protezione avvenga tramite interruttore automatico oppure fusibile occorre fare alcune distinzioni.
Fusibili
Sono dispositivi limitatori e come tali lenergia specifica passante decresce allaumentare della corrente di corto circuito
simmetrica. Per tutte le correnti superiori a x (corrente di corto circuito minima in fondo alla linea) lintegrale di
Joule verificato, mentre, per tutti i valori inferiori a x lenergia passante attraverso il fusibile diventa eccessiva per
la protezione del cavo (se si installa il fusibile allinizio della linea e supponendo una linea che si estenda allinfinito si
ha che a causa dellimpedenza caratteristica del cavo, la corrente di corto circuito, allontanandosi dal punto
dinstallazione, tende a diminuire). Per la verifica si impiegano i grafici, forniti dal costruttore, indicanti il valore dellI2t
del fusibile, sui quali si traccia la caratteristica K2S2 del cavo (fig. 14.9). Se questultima cade completamente al di
sopra della caratteristica del fusibile, il cavo protetto per ogni valore di corrente di corto circuito. Viceversa, se le due
curve si intersecano, il punto di intersezione individua il valore di corrente I1. Il cavo protetto se il valore di I1
inferiore a quello relativo alla minima corrente di corto circuito presunta ( x ) (). Se il valore di I1 non soddisfa
tale relazione si rende necessario aumentare la sezione del cavo o, ove possibile, scegliere un fusibile con In pi bassa.
In conclusione se si impiega un fusibile sufficiente verificare la (14.11) solo in fondo alla linea perch in tal caso
sicuramente verificata in un qualsiasi altro punto della linea.

Fig. 14.9 - Confronto tra lenergia specifica passante attraverso un fusibile e quella sopportabile da un cavo in
condizioni adiabatiche
Interruttore automatico magnetotermico
Lenergia specifica passante diminuisce in corrispondenza dellintervento del rel magnetico; successivamente aumenta
perch il tempo dintervento rimane pressoch costante allaumentare della corrente. Confrontando la curva
dellenergia specifica passante sopportabile dal cavo con la curva dellenergia specifica lasciata passare dal dispositivo
(fig. 14.10) risulta che la 14.11 soddisfatta per tutti i valori compresi tra le correnti x (corrente di corto circuito
minima presunta in fondo alla linea ) e R (corrente di corto circuito massima presunta allinizio della linea). Sul
grafico dellI2t si traccia la curva corrispondente al valore K2S2 del cavo. Se la caratteristica del cavo completamente
al di sopra di quella dellinterruttore, il cavo protetto, altrimenti si individuano i valori I1 e I2. La protezione
assicurata se risultano verificate le seguenti relazioni: $ Y R e % x . Tale verifica non solitamente necessaria
se linterruttore automatico che protegge il circuito in grado di proteggere la linea anche dai sovraccarichi ( f 8
d ). In questo caso non si deve pi parlare di lunghezza limite della linea in quanto qualsiasi valore di corrente, anche
molto basso, che si stabilisse allestremit della linea percepito come un sovraccarico dallinterruttore automatico che
come tale interrompe il circuito nei tempi necessari per proteggere il conduttore. Di lunghezza limite si parler solo per
alcuni particolari tipi di circuiti che devono essere realizzati senza protezione termica o con protezione termica
sovradimensionata.

Appunti di Sistemi Elettrici

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Fig. 14.10 - Confronto tra lenergia specifica passante attraverso un interruttore automatico e quella sopportabile
da un cavo in condizioni adiabatiche.
Interruttore magnetico combinato con fusibile
In questo caso il dispositivo di protezione contro i sovraccarichi deve rispondere alla 14.9 e alla 14.10 (condizioni per
la protezione dai sovraccarichi) e alle condizioni specificate nel paragrafo relativo alle "condizioni generali di
protezione". In ogni caso le caratteristiche dei due dispositivi devono essere coordinate in modo che lenergia I2t che il
dispositivo di protezione contro i corto circuiti lascia passare non danneggi il dispositivo di protezione contro i
sovraccarichi. Ne consegue che il dispositivo di protezione contro i corto circuiti deve essere installato sempre a monte
del dispositivo di protezione contro i sovraccarichi.
14.7 Casi nei quali obbligatoria la protezione dal sovraccarico
Conduttura principale che alimenta utilizzatori derivati funzionanti con coefficiente di contemporaneit
inferiore a uno (il coefficiente di contemporaneit il rapporto tra la potenza degli utilizzatori che
funzionano contemporaneamente e quella di tutti gli utilizzatori alimentati dalla stessa conduttura).
Conduttura che alimenta motori ed utilizzatori che durante il funzionamento possono dar luogo a
sovraccarichi .
Conduttura che alimenta prese a spina.
Conduttura che alimenta utilizzatori ubicati in luoghi soggetti a pericolo desplosione o dincendio.
Condutture di sistemi IT (i conduttori devono essere protetti dai sovraccarichi che si manifestano dopo il
secondo guasto a terra).
14.8 Casi nei quali pu essere omessa la protezione dal sovraccarico
Condutture che sono derivate da una conduttura principale protetta contro i sovraccarichi con dispositivo
idoneo e in grado di garantire la protezione anche delle condutture derivate.
Condutture che alimentano utilizzatori termici.
Condutture che alimentano apparecchi dilluminazione
Condutture che alimentano apparecchi con proprio dispositivo di protezione che garantisca anche la
protezione della conduttura di alimentazione.
Condutture che alimentano motori quando la corrente assorbita dalla linea a rotore bloccato non supera la
portata della conduttura stessa.
Conduttura che alimenta diverse derivazioni singolarmente protette contro i sovraccarichi, quando la
somma delle correnti nominali dei dispositivi di protezione delle derivazioni non supera la portata della
conduttura principale.
Conduttura dei circuiti di telecomunicazione, segnalazione e simili.
Condutture nelle quali per situazioni particolari o per la tipologia degli utilizzatori alimentati non si
possono verificare sovraccarichi

Appunti di Sistemi Elettrici

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14.9 Casi nei quali vietata la protezione dal sovraccarico


Condutture che alimentano elettromagneti di sollevamento.
Condutture che alimentano impianti di sicurezza.
Condutture che alimentano utilizzatori particolari la cui messa fuori servizio improvvisa pu dar luogo a
pericoli.
14.10 Dimensionamento e protezione del conduttore di neutro
Nei circuiti monofase, qualunque sia la sezione dei conduttori di fase, e nei circuiti trifase quando la sezione dei
conduttori di fase minore o uguale a 16 mm2 se in rame o a 25 mm2 se in alluminio, il conduttore di neutro
(identificato con colore blu chiaro) deve avere la stessa sezione dei conduttori di fase (CEI 64-8 art. 524.2). Nei circuiti
trifase con conduttori di rame con sezione superiore a 16 mm2 se in rame o a 25 mm2 se in alluminio il conduttore di
neutro pu avere una sezione inferiore a quella dei conduttori di fase, con un minimo di 16 mm2 o 25 mm2, se i carichi
sono sostanzialmente equilibrati (tab. 14.10). Se i carichi non sono equilibrati o se i carichi alimentati producono
correnti armoniche apprezzabili il neutro deve essere considerato come conduttore caricato e deve avere una sezione
uguale o maggiore (in caso di correnti armoniche anche se i carichi sono equilibrati il neutro potrebbe essere caricato
anche pi dei conduttori di fase) rispetto a quella dei conduttori di fase (CEI 64-8 art. 524.3). In questo caso per
dimensionare il conduttore di neutro bisogna determinare la portata I0 ma le tabelle che danno la corrente I0 sono
relative a circuiti bipolari o tripolari. Per risalire alla portata di un circuito con quattro conduttori occorre considerare la
corrente I0 di un circuito bipolare e applicare il coefficiente di riduzione k2=0,8 per un fascio costituito da due circuiti
bipolari. Per quanto riguarda la protezione necessario fare alcune considerazioni. Nei circuiti monofasi linterruttore
automatico pu avere un solo polo protetto (per "polo" si intende la parte dellinterruttore che riguarda una sola via di
corrente, elettricamente distinta, del circuito principale - un polo si dice protetto se dotato di sganciatore) che in questo
caso deve essere inserito sul conduttore di fase (questo valido anche per i circuiti bifase purch siano protetti anche da
un interruttore differenziale) (CEI 64-8 art. 473.3.1). Nei sistemi trifase, quando il neutro ha sezione uguale a quella
delle fasi oppure quando ha sezione inferiore ma il carico sostanzialmente equilibrato (un carico si pu ritenere
sostanzialmente equilibrato quando la somma delle potenze assorbite dai carichi monofase sicuramente minore
rispetto alla potenza totale e quindi la corrente che percorre il neutro nelle condizioni di massimo squilibrio minore
della sua portata), il polo di neutro dellinterruttore quadripolare non necessario che sia protetto (CEI 64-8 art.
473.3.2). Se la corrente di squilibrio pu superare la portata del neutro si pu utilizzare un conduttore di neutro con
sezione uguale a quella delle fasi oppure un conduttore di neutro con sezione inferiore a quella delle fasi ma in questo
caso occorre un interruttore quadripolare con lo sganciatore sul neutro di corrente inferiore a quella delle fasi (esistono
in commercio interruttori magnetotermici di tipo industriale con rel di protezione sul quarto polo con correnti di
taratura pari a 0,5 In). La Norma in definitiva demanda la scelta della sezione del neutro al progettista il quale, volendo
risparmiare sulla sezione del neutro, potr, per linee di grandi dimensioni, scendere anche al di sotto del solito valore di
SF purch sia garantita la tenuta al corto circuito e la sezione del neutro sia dimensionata per sopportare il massimo
carico previsto.

Cu

Sezione di fase
SF (mm2)

Minima sezione
del neutro
(mm2)
SF
16

Al

SF
25
Tab. 14.10 Sezioni minime del neutro

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14.11 Caduta di tensione


Una eccessiva caduta di tensione pregiudica il buon funzionamento delle apparecchiature perci necessario, nei vari
punti dellimpianto, verificarne il valore. Le Norme CEI raccomandano di non superare, tra lorigine dellimpianto
elettrico e ogni punto di utilizzo, il 4% della tensione nominale. In particolare negli impianti di forza motrice una caduta
di tensione superiore al 4% pu provocare malfunzionamenti per i seguenti motivi:
i motori funzionano correttamente se la tensione nominale non supera 5% della tensione nominale;
essendo la corrente di avviamento dei motori piuttosto elevata (5 7 8 e oltre) al momento
dellavviamento la caduta di tensione potrebbe essere anche molto elevata con una riduzione, che potrebbe
essere inaccettabile, della coppia di spunto (si consiglia, allavviamento, di non superare la caduta di
tensione del 10%);
problemi di funzionamento per altre apparecchiature sensibili se alimentate dalla stessa linea che alimenta
il motore.
Il valore della caduta di tensione pu essere determinato con limpiego di tabelle oppure mediante la seguente formula:
# = Z

, ( cos o + k sin o)

In percentuale, infine si ha:


#% =

#
100
#8

(14.12)

(14.13)

Dove:
Ib= corrente del cavo (A);
k = coefficiente che vale 2 per i circuiti monofasi/bifasi e 3 per i circuiti trifase;
l = lunghezza della linea (km);
R = resistenza di un chilometro di cavo (ohm/km);
X = reattanza di un chilometro di cavo (ohm/km)
Un = tensione nominale dellimpianto;
cosf = fattore di potenza del carico.

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15. Impianto di terra


15.1 Generalit
Limpianto di terra costituisce fondamentalmente un mezzo per disperdere correnti elettriche nel terreno e per
proteggere, unitamente ai dispositivi dinterruzione automatica del circuito, le persone dal pericolo di elettrocuzione. Un
buon impianto di terra, associato ad uso corretto dei collegamenti equipotenziali, rappresenta una delle soluzioni pi
utilizzate per raggiungere il miglior livello di sicurezza. Un impianto di terra, secondo la funzione che deve assolvere,
pu distinguersi in:
messa a terra di protezione: una misura atta a proteggere le persone dai contatti diretti. Collega tutte le
parti metalliche degli impianti e degli apparecchi utilizzatori con lo scopo di limitare o, agevolando
linterruzione del circuito guasto, di eliminare le tensioni pericolose che potrebbero applicarsi alla persona
che venisse malauguratamente a contatto con un involucro metallico in difetto di isolamento. La messa a
terra di protezione riguarda anche gli impianti di protezione contro le scariche atmosferiche, i sistemi di
scarico a terra di cariche elettrostatiche, la messa a terra di apparecchiature elettroniche che presentano
correnti di dispersione elevate anche in condizioni di normale funzionamento.
messa a terra di funzionamento: ha lo scopo di stabilire un collegamento a terra di particolari punti del
circuito elettrico per esigenze di esercizio, come la messa a terra del neutro nei sistemi TT e TN; garantisce
quindi il regolare funzionamento degli impianti.
messa a terra per lavori: collega a terra e quindi mette in sicurezza, una sezione di impianto
temporaneamente fuori servizio per esigenze di manutenzione.
E utile ricordare che limportanza dellimpianto di terra, a proposito delle problematiche legate alla sicurezza,
sottolineata anche da leggi e normative specifiche riguardanti la sicurezza nei luoghi di lavoro. Non bisogna comunque
dimenticare che, per quanto concerne il rischio per le persone, la presenza di un impianto di terra una condizione
necessaria ma non sufficiente per garantire la sicurezza; questa dipende da molti altri fattori che saranno chiariti in altre
parti del testo.
Gli elementi fondamentali dellimpianto di terra sono (fig. 1):

Fig. 1 Struttura fondamentale di un impianto di terra


1. dispersore intenzionale o artificiale (DA), ottenuto mediante picchetti (puntazze) infissi verticalmente nel terreno,
nastri, piastre oppure corde nude interrate orizzontalmente.
2. dispersore di fatto o naturale (DN), costituito da strutture metalliche interrate come ferri darmatura, tubazioni
metalliche dellacqua (non sono solitamente utilizzabili le tubazioni dellacquedotto pubblico), schermi metallici dei
cavi, ecc..
Appunti di Sistemi Elettrici

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In generale il dispersore un corpo conduttore o gruppo di corpi conduttori in contatto elettrico con il terreno e che
realizza un collegamento elettrico con la terra;
3. conduttore di terra (CT), collega i dispersori fra loro e al collettore principale di terra, gli eventuali tratti di corda
nuda a contatto col terreno devono essere considerati parte del dispersore. consigliabile proteggere le parti interrate e
quelle emergenti mediante tubi per migliorare le difese contro la corrosione e contro gli urti.
4. collettore principale di terra, il nodo principale, realizzato mediante sbarra o morsettiera, cui fanno capo le diverse
parti dellimpianto.
5. collegamenti equipotenziali principali (EQP), collegano al collettore principale di terra le masse estranee (tubazioni
dellacqua, del gas, ecc..) entranti alla base delledificio.
I collegamenti equipotenziali principali realizzano il collegamento fra il conduttore di protezione, il conduttore di terra,
il collettore principale di terra e le parti conduttrici di seguito elencate:
i tubi metallici, acqua, gas, ecc..;
le strutture metalliche dell'edificio;
le canalizzazioni del riscaldamento centrale;
le canalizzazioni del condizionamento d'aria;
le armature principali del cemento armato (ove possibile);
lo schermo metallico dei cavi di telecomunicazione.
Le parti conduttrici che dall'esterno si immettono all'interno nell'edificio devono essere collegate il pi vicino possibile
al loro punto di ingresso nell'edificio.
6. pozzetto di ispezione, non obbligatorio.
7. conduttore di protezione principale montante (PE), connette il collettore principale di terra con i PE di collegamento
alle masse e con i conduttori equipotenziali di collegamento alle masse estranee.
E il conduttore prescritto per alcune misure di protezione contro i contatti indiretti per il collegamento di alcune delle
seguenti parti: masse, masse estranee, collettore (o nodo) principale di terra, dispersore, punto di terra della sorgente o
neutro artificiale;
8. derivazione principale sul PE con collegamento passante senza interruzione del PE montante.
9. conduttore di protezione secondario (PE), collega le masse al collettore principale di terra tramite il PE montante.
10. collegamenti equipotenziali supplementari (EQS), collegano le masse estranee fra loro e al conduttore di
protezione.
Un collegamento equipotenziale supplementare comprendente tutte le masse simultaneamente accessibili costituite da
componenti fissi dell'impianto e tutte le masse estranee (comprese, ove possibile, le armature principali del cemento
armato) deve essere praticato localmente se i requisiti previsti per l'interruzione automatica non possono essere
soddisfatti. Il collegamento equipotenziale deve comprendere i conduttori di protezione di tutti i componenti
dell'impianto inclusi quelli delle prese a spina

Appunti di Sistemi Elettrici

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15.2 Definizioni
Per rendere pi chiara la lettura di questo capitolo si riassumono di seguito le definizioni utilizzate pi frequentemente:
Tensione totale di terra UT: la tensione che si stabilisce durante il cedimento dellisolamento tra una
massa ed un punto del terreno sufficientemente lontano a potenziale zero;
Tensione di contatto Uc: la differenza di potenziale alla quale pu essere soggetto il corpo umano in
contatto con parti simultaneamente accessibili, escluse le parti attive, durante il cedimento dellisolamento;
Tensione di passo UP: la differenza di potenziale che pu risultare applicata tra i piedi di una persona a
distanza di un passo (convenzionalmente un metro) durante il cedimento dellisolamento;
Tensione di contatto limite convenzionale UL: massimo valore di tensione di contatto che possibile
mantenere per un tempo indefinito in condizioni ambientali specificate;
Tensione nominale verso terra di un sistema Un: nei sistemi trifase con neutro isolato o con neutro a terra
attraverso impedenza, la tensione nominale, nei sistemi trifase con neutro direttamente a terra, la tensione
stellata corrispondente alla tensione nominale, nei sistemi monofase o a corrente continua senza punti di
messa a terra, la tensione nominale, nei sistemi monofase o a corrente continua con punto di mezzo messo
a terra, met della tensione nominale;
Parte attiva: conduttore o parte conduttrice in tensione nel servizio ordinario, compreso il conduttore di
neutro ma escluso, per convenzione, il conduttore PEN;
Massa: parte conduttrice di un componente elettrico che pu essere toccata e che non in tensione in
condizioni ordinarie, ma che pu andare in tensione in condizioni di guasto; una parte conduttrice che pu
andare in tensione solo perch in contatto con una massa non da considerarsi una massa;
Massa estranea: parte conduttrice non facente parte dellimpianto elettrico in grado di introdurre un
potenziale, generalmente un potenziale di terra;
Terra: il terreno come conduttore il cui potenziale elettrico in ogni punto convenzionalmente considerato
uguale a zero;
Resistenza di terra RT: resistenza esistente tra un collettore (o nodo) di terra e la terra;
Impianti di terra elettricamente indipendenti: impianti di terra aventi dispersori separati. La corrente
massima che uno di questi impianti pu disperdere non deve modificare il potenziale rispetto a terra
dellaltro impianto in misura superiore ad un determinato valore;
Conduttore PEN: Conduttore che svolge contemporaneamente funzioni sia di protezione sia di neutro;

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15.3 Dispersore
Il dispersore un elemento o un insieme di elementi metallici a contatto col terreno atto a disperdere le correnti di
guasto. Deve essere dimensionato e scelto in funzione dei seguenti criteri:
Resistenza meccanica adeguata per evitare eventuali danneggiamenti dovuti alle sollecitazioni in fase di
installazione o agli assestamenti del terreno.
Collegamenti che garantiscano nel tempo una buona continuit elettrica tra le varie parti del dispersore.
Resistenza alla corrosione chimica del terreno e non aggressivit nei confronti di altre strutture metalliche
interrate alle quali il dispersore collegato elettricamente.
Sezione adeguata a sopportare senza danni le sollecitazioni termiche ed elettrodinamiche dovute alle
correnti di guasto.
La norma CEI 64-8/5 stabilisce le dimensioni minime per i dispersori intenzionali (la norma CEI 11-1 per gli impianti
di alta tensione stabilisce dimensioni minime in parte diverse che riguardano per solo le utenze con cabina propria dei
sistemi TN) al fine di assicurare una sufficiente resistenza alle sollecitazioni meccaniche e alla corrosione (fig. 2).

Fig. 2 Dimensioni minime degli elementi di un dispersore intenzionale


La Norma raccomanda limpiego di metalli resistenti alla corrosione come ferro zincato, rame, acciaio ramato senza
escludere la possibilit di impiegare anche altri metalli se adatti al tipo di terreno. Possono essere utilizzati anche metalli
ferrosi senza rivestimenti protettivi purch lo spessore sia aumentato del 50% e le sezioni non siano inferiori a 100
mm2. Nelle figure seguenti sono rappresentati alcuni tra i componenti pi comuni impiegati per la costruzione di un
impianto di terra.

Fig. 3

Elemento per dispersore di profondit


manicotto per prolunga
morsetto di collegamento.

Appunti di Sistemi Elettrici

Fig. 4 Esempi di dispersori


Dispersore a croce in profilato
dispersore a piastra modulare
dispersore a piastra.
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15.3.1 Dimensionamento del dispersore


Il terreno conduce le correnti di guasto che provengono dal dispersore dellimpianto verso quello della cabina. Si tratta
di un conduttore atipico che avendo una sezione molto grande rende ininfluente la distanza rispetto alla cabina; a una
certa distanza dal dispersore la resistenza del terreno si annulla. La resistenza di terra non dipende quindi dalla
lunghezza di tale conduttore ma solamente dalla geometria che assume il dispersore. La resistenza che si oppone
allingresso della corrente nel terreno linsieme di una resistenza di contatto, dovuta alladerenza pi o meno intima
delle superfici degli elettrodi col terreno circostante, e di una resistenza che dipende dalla forma dei dispersori e dalla
resistivit del terreno. In generale la resistivit del terreno molto elevata se paragonata ai normali materiali conduttori.
La sua variabilit da luogo a luogo, dipendendo dalla conformazione geologica ed essendo influenzata dalla
temperatura, dallumidit e dalla presenza nel terreno di composti in soluzione, ne rende molto difficoltosa la
valutazione. Il suo valore pu essere determinato solo attraverso misure o stabilito approssimativamente in funzione del
tipo di terreno. In tab. 1 sono riportati i valori indicativi di resistivit dei pi comuni tipi di terreno.
Terreno

Umido

Normale

Secco

Argilloso

10

20

Agricolo
(Terreno vegetale)

25

50

100

Sabbia marina
(con soluzioni
saline)

Sabbioso-Ghiaioso

500

1000

2000

Roccioso

250

500

1000

Tab. 1 Valori orientativi della resistivit in funzione del tipo di terreno (ohm-metro)
Per abbassare il valore della resistenza di terra pu essere necessario collegare in parallelo n dispersori elementari. La
resistenza complessiva se si realizza un parallelo perfetto si riduce di un fattore 1/n. Realizzare il parallelo quasi perfetto
non facile e nemmeno del tutto conveniente. Ad una distanza pari a circa 10 volte la loro lunghezza linfluenza fra i
dispersori praticamente inesistente ma gi con qualche metro di distanza si ottengono risultati pi che accettabili (fig.
5).

Fig. 5 Influenza reciproca fra picchetti


Appunti di Sistemi Elettrici

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La resistenza di terra pu essere determinata preliminarmente mediante calcoli sufficientemente approssimati che non
possono per prescindere da misure effettuate sul campo durante i lavori di posa per recuperare eventuali errori
(valutazione della resistivit del terreno, influenza reciproca fra dispersori o con strutture metalliche interrate) ed
operare gli appropriati correttivi. Studi e rilievi sperimentali hanno consentito di scrivere delle formule semplificate per
il calcolo della resistenza di terra in funzione delle caratteristiche dei diversi tipi di dispersori e della resistivit del
terreno (fig. 6).

Fig. 6 Formule semplificate per il calcolo della resistenza di terra di alcuni fra i pi comuni tipi di dispersore.

15.3.2 Scelta e criteri realizzativi


La scelta del tipo di dispersore legata prevalentemente al tipo di terreno. Un dispersore a corda, solitamente interrato a
profondit variabili di 50 - 100 cm, potr essere impiegato in terreni a bassa resistivit superficiale mentre un dispersore
a picchetto, raggiungendo anche gli strati profondi, sar adatto per terreni con strati profondi bagnati. Non sar
conveniente posare un dispersore ad anello in terreni di riporto mentre un dispersore a picchetto non potr essere
utilizzato in terreni con un sottile strato di terreno che ricopre conformazioni rocciose. Il dispersore a maglia trova
applicazione soprattutto nei sistemi TN dove si devono limitare le tensioni di passo e di contatto che si possono stabilire
a causa di guasti sullalta tensione. Un impianto classico che sfrutta i vantaggi presentati da ciascun tipo di dispersore
descritto in fig. 7. Il dispersore costituito da un anello ininterrotto di corda interrata attorno al perimetro delledificio a
una profondit non inferiore a 50 cm integrato da un certo numero di picchetti e collegato in pi punti ai ferri
darmatura.

Fig. 7 Dispersore integrato anello-picchetti

Appunti di Sistemi Elettrici

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15.4 Conduttori di terra (CT)


I conduttori di terra normalmente si presentano sotto forma di corde o di piattine. Se il conduttore nudo e interrato
svolge anche le funzioni di dispersore e deve quindi avere le sezioni minime stabilite per i dispersori (come indicato
nella figura 2, 35 mm2 se in rame 50 mm2 se in acciaio zincato) se invece si tratta ci corda nuda installata a vista le
sezioni minime previste sono di 25 mm2 se in rame e di 50 mm2 se in acciaio zincato (tab. 2). Il conduttore di terr pu
essere anche isolato, normalmente in PVC, e quindi, essendo garantita una buona protezione contro la corrosione, la
sezione minima pu essere di 16 mm2 sia se di rame sia se di acciaio zincato. La sezione pu essere ulteriormente
ridotta se si adottano contemporaneamente difese contro le aggressioni chimiche e contro le sollecitazioni meccaniche,
ad esempio conduttore isolato posato entro tubazione di tipo pesante. In questo caso la sezione minima non deve per
essere inferiore alla maggiore sezione del conduttore di protezione collegato al collettore principale di terra.
consigliabile proteggere mediante tubi, solitamente in PVC, la parte interrata ed emergente dal terreno per migliorare le
difese contro la corrosione e contro gli urti.
Protetti meccanicamente

Protetto contro la corrosione (In ambienti


non particolarmente aggressivi dal punto di
vista chimico il rame e il ferro zincato si
considerano protetti contro la corrosione).
Non protetto contro la corrosione.

Sezione
conduttore di
fase
SF<16

Sezione minima
conduttore di
terra
ST=SF

16SF35

ST=16

SF>35

ST=SF/2

Non protetti meccanicamente


Sezione minima
conduttore di terra
16 mm2 se in rame
16 mm2 se in ferro zincato
(secondo Norma CEI 7-6 o con
rivestimento equivalente)

25 mm2 se in rame
50 mm2 se in ferro zincato (secondo la Norma CEI 7-6 o con
rivestimento equivalente).

Tab. 2 Sezioni minime (ST) dei conduttori di terra


Un esempio di applicazione delle norme, in relazione alle sezioni minime da adottare, nel caso di conduttori di terra in
rame riportato nella figura 8. Il dimensionamento dei conduttori di terra deve essere condotto in modo differente a
seconda che si tratti di impianto alimentato in bassa tensione o in alta tensione. Le ragioni che stanno alla base del
dimensionamento dei conduttori di terra sono principalmente legate alla resistenza meccanica e alla corrosione del
conduttore. La corrente di guasto, infatti, che in condizioni di normale funzionamento zero, quasi sempre
sopportabile da conduttori di terra che rispettino le sezioni minime di tab. 2 stabilite dalle Norme. Una verifica pi
approfondita comunque sempre auspicabile e richiede unanalisi dei singoli sistemi di distribuzione.

Fig. 8

Esempio di applicazione delle norme in relazione alle sezioni minime ammissibili dei conduttori
di terra (CT) in rame

Appunti di Sistemi Elettrici

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15.4.1 Dimensionamento dei conduttori di terra in un sistema TT


La corrente di guasto attraversa il conduttore di terra la cui sezione minima deve essere, sempre rispettando le sezioni
minime prescritte, almeno uguale al maggiore conduttore di protezione dellimpianto oppure verificata con la nota
relazione:
'-

. = | $ pM$ 13-)1- ( pM = e

$.

|$

dove:
ST la sezione minima del conduttore di terra in mm2
I la corrente di guasto in ampere che percorre il conduttore di terra per un guasto franco a massa
t il tempo di intervento in secondi del dispositivo di protezione,
KC un coefficiente che tiene conto delle caratteristiche del materiale e della temperatura iniziale e finale che assume il
conduttore
Se cautelativamente supponiamo di avere una resistenza dellimpianto di terra particolarmente bassa, ad esempio
RT=0,1 ohm, si avr:
y

230
= 2300
0.1

Se il tempo di intervento delle protezioni fosse di un secondo (i rel differenziali intervengono generalmente in un
tempo pi breve) e il conduttore di protezione fosse un conduttore unipolare in EPR (tab. 4), si avr:
2300$ 1
pM = e
= 13
176$

Normalmente limpianto di terra presenta valori di resistenza superiori a quelli ipotizzati e i tempi di intervento delle
protezioni sono generalmente pi bassi per cui un conduttore avente sezione di 16 mm2 quasi sempre sufficiente per
un sistema TT.

15.4.2 Dimensionamento dei conduttori di terra in un sistema TN


Il dimensionamento del conduttore di terra in un sistema TN deve essere condotto con modalit diverse a seconda che si
tratti di guasto sulla MT o sulla BT.
Media tensione
Per il calcolo di un guasto verso terra sulla MT prendiamo in considerazione una situazione estrema considerando, per
comodit, una corrente di guasto pari a 1000 A ( un valore estremamente improbabile) e un tempo di intervento di 5 s.
Se si utilizza sempre un conduttore di protezione unipolare in EPR dalla nota relazione, si ottiene:
1000$ 5
pM = e
= 12
176$

Anche in questo caso una sezione di 16 mm2 potrebbe essere adatta per la maggior parte delle situazioni con valori di
correnti e di tempi di intervento (come normalmente si verifica) delle protezioni inferiori a quelli ipotizzati
nellesempio.
Bassa tensione
La corrente di guasto in bassa tensione pu raggiungere anche valori di alcune decine di kA ma normalmente interessa
solo il conduttore di protezione. Quando esistono pi nodi equipotenziali, il conduttore di terra pu essere interessato da
correnti di guasto che hanno comunque, nella quasi totalit dei casi, valori piuttosto modesti perch la corrente che lo
attraversa funzione del rapporto tra limpedenza del conduttore di protezione e di quella del conduttore di terra ed
tanto pi bassa quanto minore la sezione del conduttore di terra. Non quindi necessario nemmeno in questo caso, se
si rispettano le dimensioni minime, operare particolari verifiche.
Appunti di Sistemi Elettrici

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15.5 Conduttori di protezione (PE)


Col conduttore di protezione ( identificato dal colore giallo/verde e viene chiamato PE oppure, se svolge
contemporaneamente anche la funzione di neutro, PEN) si realizza il collegamento delle masse con limpianto di terra.
Unitamente allinterruttore automatico garantisce la protezione dai contatti indiretti e deve essere dimensionato
sia per soppor are le sollecitazioni termiche dovute alla corrente di guasto verso terra (che in condizioni di regime
nulla) sia per sopportare eventuali sollecitazioni meccaniche o azioni corrosive (le norme a tal proposito stabiliscono
delle sezioni minime). Il dimensionamento pu essere effettuato, con un metodo semplificato (fig. 7), in funzione della
sezione del conduttore di fase (tab. 3) o con la formula sotto indicata, metodo che conduce a sezioni notevolmente
inferiori rispetto a quelle ottenute col metodo semplificato.
p}U = e

$.

|$

dove:
I2t lenergia specifica lasciata passare dellinterruttore automatico durante linterruzione del guasto.
KC un coefficiente (tab.4) che dipende dal materiale isolante e dal tipo di conduttore impiegato.
Sezione minima del conduttore di protezione (mm2)
Sezione di fase (mm2)

Cu

Al

SF<16

PE
SPE=SF

PEN
SPE=SF

PE
SPE=SF

PEN
SPE=SF

16SF35

SPE=16

SPE=16

SPE=16

SPE=25

SPE=SF/2
SPE=SF/2
SPE=SF/2
SF>35
Tab. 3 Sezioni minime dei conduttori di protezione

SPE=SF/2

Valori del coefficiente KC per conduttori costituiti da cavo unipolare o da un


conduttore nudo in contatto con il rivestimento esterno dei cavi.
Tipo isolante
PVC
0=30
f=160

G2
0=30
f=250

EPR/XLPE
0=30
f=220

Cu

143

166

176

Al

95

110

116

Cu

143

166

176

Al

95

110

116

Fe

52

60

64

Tipo conduttore

Cavo unipolare

Cavo nudo a contatto con


rivestimento esterno di cavi
isolati

Valori del coefficiente KC per conduttori costituiti da unanima di cavo


multipolare.
Tipo isolante
PVC
0=30
f=160

G2
0=85
f=250

EPR/XLPE
0=85
f=220

Cu

115

135

143

Al

76

89

94

Tipo conduttore

Anima di cavo multipolare

Appunti di Sistemi Elettrici

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Valori del coefficiente KC per conduttori nudi non in contatto con materiali
danneggiabili
Condizioni di posa
A(*)
0=30
f=500

B(*)
0=30
f=200

C(*)
0=30
f=150

Cu

228

159

138

Al

125

105

91

Fe

82

58

50

Tipo conduttore

Cavo nudo non a contatto


con rivestimento esterno di
cavi isolati

A(*): a vista in locali accessibili solo a personale addestrato


B(*): in condizioni ordinarie
C(*): in locali con pericolo di incendio, salvo diverse prescrizioni della Norma
CEI 64-2
Valori del coefficiente KC per conduttori costituiti dal rivestimento metallico
o dallarmatura del cavo
Tipo di isolante
PVC
0=30
f=160

G2
0=80
f=250

EPR/XLPE
0=75
f=220

Cu

122

140

149

Al

79

90

96

Fe

42

48

51

Pb

22

19

19

Tipo conduttore

Rivestimento o armatura del


cavo

Tab. 4 Valori di KC per il calcolo dei conduttori di terra e protezione


Se la sezione che si ricava dalla relazione SF/2 non compresa fra le sezioni unificate ammesso adottare quella che
pi si avvicina a quella calcolata. Tale procedimento valido solo se il conduttore di protezione costituito dallo stesso
materiale del conduttore di fase.
In caso contrario la sezione del conduttore deve essere calcolata in modo che le conduttanze dei diversi materiali
abbiano lo stesso valore. Siano:
p}U la sezione ricavata dalle tabelle relative al materiale, di resistivit uguale a quello del conduttore di fase;
E
la sezione e E la resistivit del materiale del conduttore di protezione prescelto
p}U
Le due conduttanze da uguagliare sono:
~}U =

p}U
,

E
~}U
=

E
p}U
E,

da cui
E
p}U
=

p}U

Se il conduttore di protezione comune a pi circuiti utilizzatori il valore della sezione deve essere scelto riferendosi
alla maggior sezione fra i conduttori di fase.

Appunti di Sistemi Elettrici

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Per concludere occorre ricordare che quando il conduttore di protezione non fa parte della conduttura di alimentazione
non deve, in ogni caso, essere inferiore a 2,5 mm2 se prevista una protezione meccanica del conduttore stesso (tubo di
protezione), e a 4 mm2 se non prevista una protezione meccanica.

Fig. 9 Esempio di applicazione delle norme riguardo alla scelta della sezione SPE minima ammissibile dei conduttori
di protezione (PE) in rame in funzione della sezione SF del conduttore di fase e del tipo di posa.

15.5.1 Parti dellimpianto da collegare al PE


Attraverso il PE si devono collegare allimpianto di terra:
Gli alveoli delle prese a spina.
Gli involucri metallici delle apparecchiature elettriche ad installazione fissa.
Gli apparecchi non di classe II.
I controsoffitti metallici che portano cavi non di classe II o apparecchi elettrici di classe I.
Gli apparecchi illuminanti di classe I.
I canali e i tubi protettivi metallici che portano cavi non di classe II. Canali e tubi metallici devono essere
in buon contatto elettrico fra loro.

Fig. 10 Esempio di parti dellimpianto che devono essere collegate allimpianto di terra

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15.6 Collegamenti equipotenziali


Sono conduttori che collegano fra di loro parti che normalmente si trovano al potenziale di terra garantendo quindi
lequipotenzialit fra limpianto di terra e le masse estranee e consentendo di ridurre la resistenza complessiva
dellimpianto. Non essendo conduttori attivi e non dovendo sopportare gravose correnti di guasto il loro
dimensionamento non segue regole legate alla portata ma alla resistenza meccanica del collegamento. Per gli ambienti
ordinari le norme prescrivono le sezioni minime che devono essere rispettata per questi conduttori distinguendo tra
conduttori equipotenziali principali (EQP) e conduttori equipotenziali supplementari(EQS). Sono detti principali se
collegano le masse estranee entranti alla base delledificio al nodo principale di terra, sono detti supplementari negli
altri casi (fig. 11).

Fig. 11 Esempio di scelta delle sezioni minime dei conduttori equipotenziali


I collegamenti equipotenziali supplementari sono obbligatori solo in particolari situazioni ambientali come ad esempio
nei bagni. Sono necessari anche nei casi in cui la protezione viene attuata senza limpianto di terra come ad esempio
quando si utilizza la protezione per separazione elettrica. Devono essere effettuati utilizzando appositi morsetti a collare
(fig. 12) di materiale adatto ad evitare il formarsi di coppie galvaniche che potrebbero favorire la corrosione.

Fig. 12 Tipici collari adatti per collegamenti equipotenziali

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Le sezioni minime prescritte per tali collegamenti sono raccolte nella tabella 5.
Sezione del conduttore di
protezione principale PE
(mm2)

Conduttori equipotenziali

Principale EQP

Supplementare EQS:
Collegamento massa-massa

Sezione del conduttore


equipotenziale
(mm2)

10

=16

10

=25

16

>35

25

EQSPE di sezione minore (1)

Collegamento massa-massa estranea

EQS1/2 della sezione del corrispondente conduttore PE.


In ogni caso la sezione del conduttore EQS deve essere:
2.5 mm2 se protetto meccanicamente,
4 mm2 se non protetto meccanicamente

(1) opportuno aumentare la sezione del conduttore EQS sulla base della corrente di guasto effettiva quando le
due masse appartengono a circuiti con sezioni dei conduttori di protezione molto diverse. Questo per evitare
che sul conduttore EQS, dimensionato in base alla sezione del conduttore di protezione minore, possano
circolare correnti di guasto non sopportabili dal conduttore stesso
Tab. 5 Sezioni minime dei conduttori equipotenziali

15.7 Connessioni e collettore principale di terra


Ogni impianto di terra deve disporre di un collettore principale di terra (fig. 13) che pu essere una piastra metallica in
acciaio zincato o in rame stagnato o cadmiato o unapposita morsettiera.

Fig. 13 Esempio di collettore principale di terra

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Le giunzioni e le connessioni fra i vari elementi dellimpianto di terra devono essere eseguite a regola darte in modo
che sia garantita la continuit elettrica nel tempo. Il contatto deve essere ben saldo per evitare possibili allentamenti (fig.
14 e 15) e, ove necessario, le connessioni devono essere facilmente accessibili e sezionabili per facilitare le operazioni
di manutenzione e verifica.

Fig. 14 Esempi di connessioni a regola darte collegamento ai ferri darmatura connessione di tondini di ferro
mediante legatura connessione di tondini di ferro tramite saldatura forte

Fig. 15 Esempi di connessioni a regola darte


collegamento fra tubo e corda isolata
collegamenti fra corde nude

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15.8 Come proteggere il dispersore dalla corrosione


15.8.1 Processi di corrosione
Dal punto di vista chimicofisico i metalli e le leghe, nelle normali condizioni ambientali, non sono in equilibrio ma
tendono a trasformarsi nei loro composti: ossidi, idrossidi, carbonati, solfati, cloruri ecc. Si tratta di processi di
alterazione cui sono soggetti quasi tutti i metalli, ad eccezione dei cosiddetti metalli nobili, come il platino, loro e
largento, e che si manifestano in seguito ad ossidazione della superficie a contatto con lambiente. Alla base di questo
fenomeno, chiamato corrosione, vi quasi sempre lo scambio di elettroni fra una specie chimica che li cede
(ossidazione) ed una seconda specie chimica che li acquista (riduzione). In questa reazione, detta appunto di
ossidoriduzione, la specie chimica che si corrode quella che perde elettroni. Non sempre per lossidazione conduce
alla corrosione. Certi metalli assumono un comportamento, detto passivazione, nel quale si ha la formazione di alcuni
prodotti di corrosione non solubili, in genere ossidi, che aderendo intimamente alla superficie del metallo ostacolano il
processo di corrosione che si sviluppa quindi molto pi lentamente. Due sono i meccanismi fondamentali secondo i
quali si esplica la corrosione dei metalli:
corrosione chimica
corrosione elettrochimica.

15.8.1.1 Corrosione chimica


La corrosione chimica consiste in una reazione tra un metallo e un liquido o tra un metallo e un gas, come ad esempio il
ferro che reagisce a certe temperature con lossigeno presente nellatmosfera producendo i suoi ossidi (fig. 16). In
questo caso il metallo cede elettroni allossigeno con formazione di ioni metallo carichi positivamente e ioni ossigeno
carichi negativamente che si legano determinando la formazione di uno strato, pi o meno aderente alla superficie, di
prodotti della corrosione. Il processo non generalmente accompagnato da passaggio di corrente elettrica.

Fig. 16 La corrosione di tipo chimico avviene a causa della reazione tra un metallo e un liquido
o tra un metallo e un gas

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15.8.1.2 Corrosione elettrochimica


La corrosione elettrochimica pu avvenire, quando i metalli sono immersi in un elettrolita, a temperatura prossima a
quella ordinaria attraverso due reazioni principali, una allanodo e una al catodo (fig. 17):
Le reazioni anodiche sono reazioni di ossidazione che tendono a distruggere il metallo dellanodo che si
discioglie sotto forma di ioni oppure ritorna allo stato combinato di ossido.
Le reazioni catodiche sono invece sempre reazioni di riduzione di alcuni ioni con corrispondente consumo
degli elettroni prodotti dalla reazione anodica e transitati attraverso il metallo.

Fig. 17 - Corrosione elettrochimica


Il processo corrosivo di metalli interrati in terreno elettrolitico pu sostanzialmente avvenire per i seguenti motivi:
metalli diversi a contatto fra loro;
metalli diversi collegati elettricamente fra loro;
metalli diversi in presenza di correnti continue;
metallo ricoperto da strati di terreno non omogeneo diversamente permeabili ai gas.

Appunti di Sistemi Elettrici

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Corrosione di contatto.
Affinch il processo corrosivo accada necessario che i due metalli siano diversi e che siano in contatto fra di loro. Alla
presenza di un suolo elettrolitico, se i due metalli hanno potenziali diversi (tab.5), si crea fra loro una differenza di
potenziale (coppia galvanica).

Litio

Metallo

Potenziale elettrochimico (V)


-3,02

Sodio

-2,72

Magnesio

-1,80

Alluminio
Manganese

-1,45
-1,10

Zinco

-0,77

Cromo

-0,56

Ferro

-0,43

Cadmio

-0,42

Nichel

-0,20

Stagno

-0,14

Piombo

-0,13

Idrogeno
Antimonio

0,0
+0,2

Rame +0,35

+0,35

Argento

+0,80

Mercurio

+0,86

Platino

+0,87

Oro

+1,5

Tab. 5 Scala galvanica dei metalli dinteresse elettrotecnico riferita allelettrodo didrogeno
Gli elettroni si spostano dal metallo a potenziale minore verso quello a potenziale maggiore. In presenza di un
ossidante, ad esempio ossigeno contenuto in terreno umido, questo verr ridotto, anche sulla superficie del metallo a
potenziale maggiore, sempre a spese degli elettroni del metallo a potenziale minore. Quanto pi negativo il potenziale
del metallo, tanto pi facile risulta la sua ossidazione. In figura 18 un collare di rame (catodo), pi propenso a ridursi
rispetto al ferro, in intimo contatto con un tubo di ferro (anodo), riceve gli elettroni che migrano verso di lui provenienti
dal ferro. Lossigeno che viene ridotto nei pressi del contatto si riduce tutto a spese degli elettroni dellanodo di ferro
mentre il rame funge da catodo inerte provocando laccelerazione del processo di ossidazione localizzato nei pressi
della zona di contatto fra i due metalli. Il rame non partecipa attivamente ad alcun processo, non si ossida e non si
riduce, in questo caso lossidante solamente lossigeno. Il risultato di tale processo una circolazione di corrente tra
anodo e catodo e una corrosione in prossimit della giunzione tra collare e tubo.

Fig. 18 Corrosione fra metalli diversi a contatto immersi in soluzione elettrolitica


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Corrosione fra metalli diversi collegati elettricamente.


Due metalli diversi interrati in suolo elettrolitico costituiscono una pila la cui forza elettromotrice pari alla differenza
di potenziale elettrochimico degli stessi metalli. Se per qualche motivo i due metalli sono messi fra di loro in
collegamento elettrico si avr circolazione di corrente attraverso lanodo che si ossida cedendo elettroni e il catodo che
si riduce acquistando ioni positivi. La corrosione avverr tanto pi velocemente quanto i metalli saranno distanti nella
scala dei potenziali elettrochimici di tab. 5. Il fenomeno dipende infatti dal valore della corrente presente nel circuito
che a sua volta legata in modo direttamente proporzionale alla differenza di potenziale dovuta alla loro distanza nella
scala dei potenziali elettrochimici. Nel fenomeno corrosivo riveste un ruolo di notevole importanza anche il rapporto tra
le aree delle superfici metalliche degli elettrodi in contatto con lelettrolita. La corrosione anodica risulter tanto pi
celere e invasiva quanto maggiore la superficie del catodo rispetto a quella dellanodo. Un metallo che nella scala
elettrochimica molto positivo e di grande superficie non pu essere accoppiato, a meno di non subire unestesa
corrosione, con un metallo a potenziale inferiore e di piccola superficie (ad esempio rivetto di ferro su lastra di rame).
invece possibile il contrario, piccole superfici catodiche accoppiate con grandi superfici anodiche non manifestano
abitualmente dal punto di vista della corrosione situazioni particolarmente allarmanti (ad esempio rivetto di rame su
lastra di ferro). In fig. 19 un serbatoio in acciaio collegato in equipotenzialit mediante corda di rame direttamente
accoppiata con corda di acciaio. Si possono creare delle pile che favorendo la circolazione di correnti galvaniche nel
terreno rendono particolarmente vulnerabili alla corrosione metalli come lacciaio.

Fig. 19 I collegamenti equipotenziali possono essere causa di corrosione


Corrosione fra metalli diversi per presenza di correnti continue.
pu essere causata dalla presenza in terreno elettrolitico di correnti continue vaganti (il fenomeno si manifesta solo in
presenza di correnti continue perch con le comuni correnti alternate a 50 Hz lanodo e il catodo si alternano cinquanta
volte al secondo non permettendo lo spostamento degli ioni metallici) con gli elettrodi che possono essere distanti fra di
loro anche di alcuni metri. Le correnti vaganti nel terreno normalmente sono generate da impianti alimentati in corrente
continua come impianti di trazione o impianti di protezione catodica. Il fenomeno risulta particolarmente evidente nei
pressi delle stazioni di conversione dove tali correnti possono interessare nel loro percorso metalli con diverso
potenziale elettrochimico. In figura 20 una grande struttura metallica in ferro interrata a pochi metri da un dispersore di
rame pu essere corrosa perch le correnti vaganti favoriscono il trasporto di ioni metallici dallanodo (struttura in
ferro) verso il catodo (dispersore in rame).

Fig. 20 Corrosione causata da presenza di correnti continue vaganti


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15.8.2 Materiali e accorgimenti per limitare i rischi di corrosione


In fase di progettazione i rischi di corrosione possono essere agevolmente fronteggiati, dopo un attento esame delle
condizioni di installazione e posa, scegliendo materiali adatti. Si deve evitare, quando possibile, lunione di materiali
dissimili per evitare che si generino coppie galvaniche con conseguente circolazione di corrente. Quando fosse
comunque necessario collegare fra di loro metalli molto distanti nella scala dei potenziali elettrochimici, come ad
esempio rame e ferro, devono essere impiegati morsetti dichiarati adatti dal costruttore (fig. 22). Oltre a questo, o se
necessario in alternativa, possono essere approntate delle barriere fisiche, mediante nastrature con materiali
autovulcanizzanti, vernici, resine o catrame, tali da rendere la giunzione impermeabile allacqua e allaria.

Fig. 22 Nelle giunzioni fra metalli devono essere impiegati morsetti dichiarati adatti dal costruttore
A tal proposito occorre sottolineare come il pericolo di corrosione sia tanto pi elevato quanto maggiore la superficie
del catodo che si riduce rispetto a quella dellanodo che si ossida corrodendosi (rapporti fra catodo e anodo superiori a
100). Particolarmente vulnerabili possono rivelarsi quelle strutture metalliche che vengono protette contro la corrosione
mediante trattamenti superficiali. Pu infatti accadere, per piccoli difetti nel trattamento, che piccole porzioni restino
scoperte. Se un dispersore in rame che funge da catodo collegato con una struttura metallica in acciaio e presenta una
superficie notevolmente superiore rispetto alle piccole superfici scoperte della struttura stessa, si ha un attacco
particolarmente aggressivo sulle piccole superfici non protette che si comportano come anodo. Questo si spiega perch
il fenomeno corrosivo tanto pi rapido quanto maggiore la densit di corrente che fluisce attraverso lanodo. In
grandi superfici senza rivestimento la densit bassa e la corrosione lenta, in piccole superfici la densit grande e la
corrosione molto intensa. A distanze di pochi metri da strutture metalliche interrate quindi buona norma non installare
impianti di terra costruiti utilizzando metalli nobili come il rame per evitare di incorrere nei fenomeni di corrosione
appena descritti. Nei terreni particolarmente acidi bene evitare luso di acciaio zincato e preferire il rame mentre nei
terreni salmastri ricchi di cloruri bene evitare luso di acciaio inossidabile. Luso del rame va evitato in presenza di
composti ammoniacali che si trovano in genere nei pressi di scarichi di fognatura o di deiezioni di origine animale (pu
essere utilizzato rame stagnato o ricoperto di piombo o acciaio zincato a caldo). Lallumino subisce il processo di
passivazione perch attaccato dalla corrosione solo in superficie e tende a ricoprirsi di un sottile strato di ossido che lo
protegge da ulteriore corrosione. Lossido per anche isolante e porta a sconsigliare luso di tale metallo per la
costruzione del dispersore. Lacciaio dolce utilizzato per i ferri darmatura immerso nel calcestruzzo si nobilita
assumendo caratteristiche che raggiungono valori di potenziale simili a quelli del rame che nel calcestruzzo mantiene
invece inalterate le sue caratteristiche risultando per questo compatibile con lacciaio (in alcuni casi per motivi
economici si utilizzano corde in acciaio ramato). Particolare cura invece necessario porre al collegamento dei ferri
darmatura con corde di ferro zincato perch si potrebbe formare una coppia galvanica nella quale il ferro funge da
catodo e lo zinco della corda da anodo. Si pu evitare la corrosione della corda zincata proteggendo la superficie della
giunzione con catrame o resine e nastrando con cura la corda fino al collegamento col dispersore (fig. 23).

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Fig. 23 Esempi di corretto collegamento del dispersore ai ferri di armatura


Una giunzione molto comune negli impianti di terra quella fra acciaio zincato e rame. Per evitare la corrosione fra
zinco e rame si pu utilizzare per la giunzione un metallo con potenziale elettrochimico intermedio come il bronzo o
lottone oppure utilizzare capocorda stagnati o cadmiati (fig. 24). In ogni caso, per quanto concerne resistenza
meccanica e protezione contro la corrosione, devono essere rispettare le dimensioni minime prescritte dalla norma CEI
11-1 e 64-8.

Fig. 24 Per evitare la corrosione dovuta a giunzioni fra rame e zinco si possono utilizzare capocorda in rame
stagnati o morsetti in ottone

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15.9 Come proteggere il dispersore dalla corrosione


15.9.1 Generalit
I rilievi strumentali da effettuare sugli impianti di terra hanno lo scopo, vista limportanza che riveste limpianto dal
punto di vista della sicurezza, di accertarne leffettiva rispondenza alle specifiche di progetto. Accertare lefficienza di
un impianto di terra significa controllare il buono stato dei materiali ed operare le seguenti misure e verifiche:
misura della resistivit del terreno;
misura della resistenza di terra;
misura delle tensioni di passo e di contatto;
verifica dellequipotenzialit delle masse;
verifica della pericolosit di eventuali potenziali trasferiti.
La misura della resistivit del terreno preliminare alla stesura del progetto perch, nonostante i risultati della misura
siano piuttosto aleatori e variabili, ci permette di calcolare in prima approssimazione il valore che dovrebbe assumere la
resistenza del nostro impianto di terra. Ad impianto ultimato, possibilmente nelle normali condizioni di esercizio, si
effettua la misura della resistenza di terra il cui valore non si deve discostare troppo da quello calcolato in fase di
progetto. Ad impianto funzionante saranno effettuate misurazioni a scadenze periodiche per verificare il mantenimento
nel tempo delle caratteristiche originali dellimpianto. Con il presente articolo, trascurando momentaneamente sia la
misura delle tensioni di passo e di contatto sia la verifica delle equipotenzialit delle masse e della presenza di
potenziali trasferiti, sintendono approfondire le tecniche di misurazione della resistenza di terra evidenziandone limiti e
difficolt di esecuzione.

15.9.2 La resistenza di terra e i potenziali del terreno


Il terreno funge da conduttore elettrico ogni qualvolta tra due punti viene applicata, attraverso degli elettrodi
(dispersori), una differenza di potenziale. La resistenza di terra quella che esiste tra il dispersore infisso nel terreno ed
un punto preso sufficientemente lontano a potenziale indisturbato (potenziale nullo). Il valore di questa resistenza, che
coincide praticamente con la resistenza di una certa porzione di terreno che circonda il dispersore (la resistenza di
contatto del dispersore col terreno praticamente trascurabile), pu essere rilevato con opportune misure. Con una
semplice misura voltamperometrica possiamo esaminare come varia il potenziale del terreno fra i due dispersori E-A in
funzione della distanza (fig. 25).

Fig. 25 Andamento del potenziale nel terreno tra due dispersori collegati allo stesso generatore

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1. Se il collegamento fosse ottenuto, anzich attraverso il terreno, con un conduttore a sezione costante
2. In presenza di impedenza (quando la resistenza del dispersore in misura molto bassa) non trascurabile sullanello
costituito dal circuito di prova
3. Lungo la retta che unisce i due dispersori
4. Lungo la retta, in direzione opposta alla precedente, che esce dal dispersore in misura
Spostando lelettrodo di tensione dal dispersore E verso il dispersore A, lungo la retta che congiunge i due dispersori, le
indicazioni fornite dal voltmetro tendono a crescere in modo non lineare fino a raggiungere il punto P1 (curva n. 3). Tra
il punto P1 e il punto P2, la tensione si mantiene costante per riprendere a crescere da P2 verso A sino a quando
lelettrodo di tensione si congiunge col dispersore ausiliario A. Il tratto P1-P2 si pu considerare a potenziale nullo o
meglio, la resistenza del terreno assume tra P1-P2 valore zero rispetto ai punti E-A. Se lelettrodo del voltmetro viene
spostato lungo la retta che si sviluppa in direzione opposta alla precedente la tensione tende ad aumentare fino a
raggiungere un valore asintotico costante rappresentato in figura dalla curva n. 4. Qualora la resistenza di terra del
dispersore fosse molto bassa potrebbe non essere pi trascurabile la componente induttiva. Si deve allora considerare
limpedenza determinata dallanello costituito dal circuito percorso dalla corrente di prova e la curva assume la forma n.
2. Abitualmente si parla di resistenza di terra piuttosto che di impedenza di terra perch si considera, come normalmente
accade, prevalente leffetto resistivo rispetto a quello induttivo. La semplificazione risulta accettabile nel caso di
impianti di piccole dimensioni (resistenze di terra maggiori di 1ohm), mentre potrebbe non esserlo per gli impianti
molto estesi quando presentano valori di resistenza minori di 0,1 ohm.

15.9.2.1 Misura della resistivit del terreno


La conoscenza della resistivit del terreno risulta fondamentale per una corretta progettazione dellimpianto di terra e
influenza in modo determinante il valore complessivo della resistenza che si potr ottenere. Uno dei metodi di misura
pi comune il metodo del Wenner (fig. 26). Il metodo rigorosamente valido solamente per elettrodi sferici di piccole
dimensioni interrati e con connessioni isolate. Ciononostante, se la parte di elettrodo infissa nel terreno a minima
rispetto alla distanza d fra gli elettrodi, i dispersori possono essere assimilati a emisfere e il metodo fornisce risultati
sufficientemente attendibili. Si infiggono nel terreno quattro sonde, allineate e ad ugual distanza (d) le une dalle altre, ad
una stessa profondit, trascurabile rispetto alla distanza d. Due picchetti, collegati ad un generatore di corrente alternata,
sono detti amperometrici, mentre gli altri due, detti voltmetrici sono collegati ad un voltmetro.

Fig. 26 Circuito di misura della resistivit del terreno col metodo dei quattro punti.
La resistivit del terreno pu essere ricavata dalla semplice relazione:
= 2b'

dove U la tensione misurata col voltmetro (ad alta resistenza interna) tra la coppia di elettrodi intermedi, I la corrente
di prova iniettata nel terreno attraverso la coppia di elettrodi estremi e d la distanza tra gli elettrodi (per evitare rischi di
sovrapposizione di correnti vaganti pu essere utile impiegare unalimentazione a frequenza leggermente diversa da
quella di rete).
Appunti di Sistemi Elettrici

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Poich normalmente il terreno non omogeneo la resistivit del terreno non risulta uniforme. La resistivit varia al
variare della distanza fra le sonde e pu essere utile effettuare una serie di misure variando la distanza d e mantenendo
costante la profondit di infissione a. La distanza fra i picchetti viene proporzionalmente aumentata allargandosi verso
lesterno rispetto ad un punto centrale preso come riferimento. La serie di risultati forniti dalle misure permette di
ottenere dati relativi a profondit diverse di terreno aumentando, allaumentare della distanza fra gli elettrodi aumenta,
infatti, anche la penetrazione della corrente nel suolo. La resistivit del terreno data dalla media aritmetica dei valori
misurati.

15.9.3 Misura della resistenza di terra


I sistemi di misura della resistenza di terra sono numerosi e le tecniche sono ormai consolidate e in uso da molto tempo.
Il metodo pi diffuso e consigliato dalle norme CEI il metodo della caduta di tensione o voltamperometrico (fig. 27).

Fig. 27 Misura della resistenza di terra con metodo voltamperometrico


Il metodo prevede di iniettare una corrente alternata (la corrente continua non viene utilizzata perch essendo il terreno
un conduttore di natura elettrolitica le misure potrebbero essere viziate da forze elettromotrici di tipo elettrolitico o da
correnti continue vaganti) attraverso i dispersori in misura e di permetterne la richiusura attraverso un dispersore
ausiliario. La correttezza della misura dipende dalla posizione che assumono il dispersore ausiliario e lelettrodo di
tensione fra di loro e rispetto al dispersore in misura. Il dispersore ausiliario deve essere posto in un punto del terreno
sufficientemente lontano rispetto a quello in prova in modo che la misura non sia viziata dallinfluenza reciproca. Si pu
ritenere con buona approssimazione che ad una distanza di circa cinque volte la lunghezza del dispersore o cinque volte
la diagonale se si considera una rete di dispersori cessi la zona di influenza fra i dispersori. Landamento che assume la
curva relativa ai potenziali del terreno in queste condizioni quella di fig. 28. Tale andamento giustificato dal fatto
che la sezione del conduttore terreno che attraversato dalla corrente di prova non costante in tutti i suoi punti. La
sonda di tensione deve essere conficcata in un punto dove la resistenza pu essere considerata trascurabile e il
potenziale uguale a zero (zona B1-B2 della curva di fig. 28).

Fig. 28 Variazione del potenziale del potenziale nel terreno tra due dispersori
Appunti di Sistemi Elettrici

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Lo schema di collegamento rappresentato in fig. 27 presuppone unalimentazione dalla rete tramite un trasformatore di
sicurezza limpiego di un voltmetro e di un amperometro. Innanzitutto, prima di far circolare corrente nel circuito di
misura, occorre verificare che il voltmetro non indichi alcuna tensione dovuta a correnti di dispersione estranee al
circuito di prova la cui origine, se ne fosse rilevata la presenza, dovr essere individuata ed eliminata. Si alimenta quindi
con un generatore facendo circolare una corrente nel circuito di prova tra il dispersore in misura e il dispersore
ausiliario. Se si indica con I la corrente che circola nel circuito e con UE la tensione indicata dal voltmetro, applicando la
legge di ohm si pu calcolare la resistenza di terra RE:
U

#U

La misura pu essere considerata attendibile e tale rapporto rappresenta leffettiva resistenza di terra solo se la sonda di
tensione infissa nella zona di non influenza del dispersore in misura e del dispersore ausiliario di corrente. Per
verificarne lesatta posizione, disposta la sonda di corrente alla maggior distanza possibile dal dispersore in prova, si
sposta di alcuni metri la sonda di tensione da e verso il dispersore in prova finch le letture del voltmetro, non subendo
pi variazioni significative, possono essere considerate attendibili. La misurazione della resistenza di terra
relativamente semplice, ma pu comportare difficolt operative e indurre a incertezze e a errori anche rilevanti. Dal
punto di vista operativo si riscontrano difficolt nell individuare aree a distanza utile, spesso private e diverse da quelle
di propriet, ove installare il dispersore ausiliario o far transitare le interconnessioni tra i dispersori e nel realizzare un
dispersore ausiliario di resistenza adeguata che permetta la circolazione della corrente di prova quando si alimenta in
bassa tensione. Per motivi di sicurezza occorre inoltre presidiare e rendere inaccessibile il dispersore ausiliario dove
potrebbero stabilirsi tensioni di contatto elevate e pericolose per le persone (fig. 29).

Fig. 29 Inacessibilit dellarea del dispersore ausiliario per evitare contatti con tensioni pericolose. Ipotizzando una
RE di 1 ohm, una RA di 49 ohm e di applicare al circuito di prova una tensione U di 400V sul dispersore ausiliario si
stabilisce una tensione pericolosa UA di 392V
Le difficolt suesposte e soprattutto la mancanza di spazi adeguati alla realizzazione dei dispersori ausiliari pu portare
ad eseguire misure non corrette:
I dispersori sono troppo vicini, le reciproche influenze fanno assumere al dispersore in misura un
potenziale che dipende solo da una parte della resistenza di terra (fig.30);

Fig. 30 Il dispersore ausiliario posizionato troppo vicino a quello in prova.


La tensione misurata solo una parte della tensione totale di terra UE (UP UE) .
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La sonda voltmetrica posizionata troppo vicina al dispersore in prova in un punto a potenziale maggiore
di zero e il voltmetro misura solo una parte della tensione totale di terra UE(fig. 31);

Fig. 31 La sonda di tensione infissa in un punto del terreno troppo vicino al dispersore in misura.
Il voltmetro misura solo una parte della tensione totale di terra UE. La misura fornisce un valore
errato per difetto (UP<UE).
La sonda di tensione troppo vicina al dispersore ausiliario il voltmetro misura una tensione superiore alla
tensione totale di terra UE (fig.32).

Fig. 32 - La sonda di tensione infissa in un punto del terreno troppo vicino al dispersore ausiliario. Il voltmetro
misura una tensione superiore alla tensione totale di terra UE.
La misura fornisce un valore errato per eccesso (UP>UE).

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Solo se i dispersori sono posizionati al di fuori delle reciproche influenze (fig. 33) la misura pu ritenersi affidabile.

Fig. 33 Il dispersore in misura e il dispersore ausiliario sono sufficientemente lontani e la sonda di tensione
posizionata correttamente in un punto a potenziale zero.
Il voltmetro misura la tensione totale di terra UE e la misura pu ritenersi corretta (UP=UE).
Nei casi dubbi possibile, invertendo il collegamento voltmetrico (in fig. 34 invertendo il collegamento B A con B D), misurare la resistenza del dispersore ausiliario per confrontare il valore misurato con quello teorico calcolato. Se la
misura non molto diversa dal valore di resistenza calcolato che ci si aspettava la misura pu ritenersi corretta.

Fig. 34 Circuito equivalente di misura della resistenza di terra col metodo voltamperometrico
La misura pu essere effettuata anche con strumenti portatili, a tre o quattro morsetti dotati di generatore interno, che
forniscono direttamente i valori della resistenza di terra. Lo schema di collegamento pu essere quello di figura 35 o di
figura 36. Nel primo caso lo strumento rileva anche la caduta di tensione sul conduttore che collega il dispersore in
misura. Di questo bisogna tener conto quando la resistenza del dispersore dello stesso ordine di grandezza di quella
del conduttore di collegamento. Nel secondo caso la resistenza dei conduttori non influisce sul valore misurato della
resistenza di terra essendo il circuito voltmetrico indipendente da quello amperometrico.

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Fig. 35 - Se la resistenza di terra e la resistenza del conduttore di collegamento al dispersore in prova hanno lo stesso
ordine di grandezza la misura deve tener conto della caduta di tensione su tale conduttore di collegamento.

Fig. 36 Se il circuito amperometrico e quello voltmetrico sono separati la misura della resistenza di terra non
comprende la resistenza sui conduttori di collegamento.
In alcune situazioni di difficile operativit e quando necessario effettuare rilievi preliminari della resistenza di terra (il
metodo pu rivelarsi affetto da considerevoli errori anche se a favore della sicurezza) si pu optare per il metodo dei
due punti. Se nei pressi del dispersore in prova possibile usufruire di un dispersore ausiliario a resistenza trascurabile,
facendo attraversare il circuito da una corrente alternata (fig. 3.37) possibile applicando la legge di ohm determinare
un valore di resistenza che la somma delle resistenza dei due dispersori. La misura pu essere considerata attendibile
solo se la resistenza del dispersore ausiliario trascurabile rispetto a quella del dispersore in prova; ad esempio un
dispersore in prova poco esteso (uno o due picchetti) ed una tubazione idrica interrata ed
estesa.

Fig. 37 Misura della resistenza di terra col metodo del dispersore ausiliario a resistenza trascurabile
(metodo dei due punti).
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16. La protezione contro le sovratensioni


16.1. Generalit
E' noto che il fenomeno delle sovratensioni pu essere causato dalla manovra di commutazione dei grandi carichi
induttivi o capacitivi, interruzioni di correnti di corto circuito da guasti verso terra o nella maggior parte dei casi dalle
fulminazioni dirette o indirette che si manifestano durante i temporali. I fulmini in particolare sono fenomeni di scarica
violenti che producono in tempi brevissimi correnti dintensit molto elevate che possono raggiungere e superare i 200
kA. A causa dell'enorme energia sviluppata nel breve tempo, sono eventi che si possono ripercuotere con tutto il loro
potenziale distruttivo sui componenti o sugli impianti e nei casi pi gravi sulle persone e sugli animali. Per prevenire i
rischi dovuti a questi fenomeni di origine naturale, si rende necessario uno studio approfondito e il rilievo dei fulmini a
terra per mezzo di strumenti sensibili al campo elettromagnetico prodotto dalla corrente di fulmine (fig. 1.1).

Fig. 1.1. - Valori medi della frequenza di fulminazione per unit di superficie

16.2. Le scariche atmosferiche


In caso di temporale pu accadere che le nuvole e il suolo si comportino come le armature di un condensatore. L'aria il
dielettrico interposto tra queste enormi armature, una miscela di gas isolante costituita principalmente da azoto e
ossigeno. La rigidit dielettrica dell'aria, in base al valore del campo elettrico che si stabilisce tra cielo e terra, pu
essere superata e si pu verificare il fenomeno della scarica elettrica che comunemente definito fulmine.
I temporali sono normalmente originati da particolari nubi di tipo cumuli-nembi riconoscibili dalla forma allungata a
fianchi stretti e dal caratteristico colore scuro (fig. 2.2).

Fig. 2.2 - I temporali sono originati da nubi del tipo cumuli-nembi


La nascita di una nube temporalesca dovuta all'aria calda che dal terreno sale verso l'alto. L'aria ascendente, raggiunta
una determinata altezza, si porta ad una temperatura alla quale diventa satura di vapore acqueo che condensando d
origine ad una nuvola (fig. 2.3).
Appunti di Sistemi Elettrici

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Fig. 2.3 - L'aria che sale dal suolo si carica di umidit e a una determinata altezza, il vapore acqueo condensa e si ha
la formazione della nube
Il calore liberato dal processo di condensazione del vapore provoca un ulteriore riscaldamento dell'aria che spinta
nuovamente verso l'alto. Se l'aria molto umida, si ha la formazione di cumuli stratificati, un'enorme macchina termica
che pu raggiungere uno spessore di 12 km ad un'altezza da terra di circa 2 km. La turbolenza di queste correnti d'aria
favorisce la separazione delle gocce d'acqua che si sono formate. La teoria della formazione delle cariche elettriche
all'interno della nuvola non stata ancora del tutto chiarita. L'elettrizzazione per strofinio l'ipotesi pi accreditata. Alle
alte quote, quando la temperatura dell'aria scende sotto a 0 C, le gocce d'acqua si trasformano in cristalli di ghiaccio.
Sarebbero proprio gli urti tra gocce d'acqua e cristalli di ghiaccio a generare le cariche elettriche negative e positive che
si formano nella nube (fig. 2.4).

Fig. 2.4 - Formazione delle cariche elettriche in una nube temporalesca


Le cariche elettriche di segno opposto che si sono formate si separano posizionandosi in parte verso l'alto (cariche
positive costituite dai cristalli di ghiaccio) e in parte verso il basso della nube (cariche negative costituite dalle
goccioline di acqua).
E' da questo momento che nella nuvola si formano i primi lampi (fig. 2.5).

Fig. 2.5 - Nella nube si manifestano i primi lampi


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La rigidit dielettrica dell'aria che in condizioni ambientali ideali di circa 3000 kV/m pu abbassarsi notevolmente per
la presenza di umidit e pulviscolo atmosferico. Anche l'intensit del campo elettrico che solitamente in condizioni di
tempo sereno al suolo di circa 0,12 kV/m pu essere superata a causa di un aumento della concentrazione di cariche
elettriche nella nuvola e a terra. In situazioni particolari con nubi elettricamente cariche questo valore pu raggiungere i
15 kV/m (fig.2.6) e pu essere ulteriormente amplificato da elementi in rilievo rispetto al suolo (fig. 2.7).

Fig. 2.6 - Valori del campo elettrico al suolo

Fig. 2.7 - Il campo elettrico rafforzato dalla presenza di elementi in rilievo rispetto al suolo

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16.2.1. Formazione e caratteristiche del fulmine


I fulmini sono un fenomeno di scarica elettrica che produce in tempi brevissimi correnti dintensit molto elevata. In
funzione della direzione nella quale si propagano e della carica elettrica possono distinguersi in discendenti (quando
hanno origine dalla nube) o ascendenti (quando hanno origine da strutture a terra), positivi o negativi (fig. 3.1).

Fig. 3.1. - Tipi di fulmine


16.2.2. Principio di formazione del fulmine
Per meglio chiarire il principio di scarica riferiamoci all'esempio di uno tra i fulmini pi diffusi, il fulmine discendente
(fig. 3.2).
1 - A causa dell'intenso campo elettrico e della rarefazione dell'aria il fulmine potrebbe avere inizio dalla parte bassa
della nube. Inizia con una saetta che si propaga a zig-zag verso terra a sbalzi successivi di 30-50 m.
2 - La saetta influenzata dall'azione del campo elettrico, si carica di particelle elettriche e favorisce la formazione di un
canale ionizzato di forma ramificata.
3 - La scarica prosegue fino ad arrivare in prossimit del suolo. Il campo elettrico diventa cos elevato da favorire
fenomeni di effluvio (o scintille) finch uno di questi (canale di controscarica della lunghezza di alcune decine di metri)
non entrer in contatto col canale discendente.
4- Il contatto tra il canale discendente e di controscarica si manifesta come un arco elettrico molto luminoso (scarica di
ritorno). Inizia lo scambio di cariche elettriche tra le nubi e il suolo mentre la rapida espansione dell'aria provocata
dall'energia termica generata dal fulmine favorisce la formazione del tuono.
5 - Seguono una serie di altri archi di minore intensit (archi susseguenti) finch il fenomeno non si esaurisce.

Fig. 3.2. - Fasi della scarica di un fulmine negativo discendente

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16.3. Le sovratensioni
Una sovratensione una tensione ad andamento impulsivo che si sovrappone al normale livello di tensione nominale
della linea (fig. 4.1).

Fig. 4.1 - Caratteristica di un'onda impulsiva

Come si visto pu essere di origine interna se dipende da fenomeni interni all'impianto elettrico (fig. 4.2) oppure
esterna quando conseguenza di fenomeni elettrici che si sviluppano nell'atmosfera (fig. 4.3). Le forme d'onda
normalizzate per rappresentare un'onda impulsiva sono riportate in tab. 4.1.

Fig. 4.2 - Sovratensione di origine interna causata da choc da manovra

16.3.1 Sovratensioni di origine interna


Le sovratensioni di origine interna possono manifestarsi con forma d'onda sinusoidale a frequenza industriale uguale a
quella dei generatori stessi (bassa frequenza esercizio/sostenute) oppure possono essere transitorie legate a situazioni di
guasto o manovre con forme d'onda sinusoidale a frequenza superiore a quella di rete.
16.3.1.1 Sovratensioni di origine interna a bassa frequenza industriale esercizio/sostenute:
Per improvvisa diminuzione del carico - Una repentina diminuzione del carico determina un aumento
della tensione a causa della diminuzione della caduta di tensione sulla linea e nei generatori. Da una
condizione di carico normale si pu passare a una condizione a vuoto con un aumento della tensione,
soprattutto nelle macchine di elevata potenza, che pu raggiungere valori che si avvicinano al 130%, e oltre
in casi particolari, della tensione a carico normale.
Per guasto franco a terra - Al verificarsi di un guasto franco a terra, la tensione verso terra della fase
soggetta a guasto si azzera mentre quella delle due fasi integre, al termine di un periodo transitorio, assume
un valore 1,73 ( ) volte maggiore della normale tensione di fase.

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Per contatto accidentale tra alta e bassa tensione - Possono essere causate da un contatto accidentale tra
una linea in alta tensione e una linea in bassa tensione o per il cedimento dell'isolamento tra il primario e il
secondario di un trasformatore. Per ovviare a tale tipo di guasto, nella rete in bassa tensione prevista la
messa a terra del neutro in modo che il contatto tra i due sistemi a tensione diversa si tramuti in un guasto a
terra rilevabile dai previsti sistemi di protezione. Affinch la tensione di terra dovuta alla corrente di guasto
sul primario non si riveli pericolosa, l'impianto di terra sulla bassa tensione deve essere opportunamente
dimensionato. In un sistema in bassa tensione a neutro isolato si rende indispensabile la presenza di
scaricatori fra il centro stella e la terra o fra le fasi e la terra.
Per ferrorisonanza - La contemporanea presenza di componenti capacitive, ad esempio condensatori di
rifasamento o cavi schermati, e componenti induttive saturabili, ad esempio trasformatori, reattori in ferro,
ecc.., possono dar luogo a sovratensioni dovute a fenomeni di risonanza. La non linearit della
caratteristica di magnetizzazione del ferro degli elementi induttivi comporta infatti la possibilit che si
presentino diversi livelli di funzionamento accompagnati da elevate tensioni sui vari elementi del sistema.
16.3.1.2 Sovratensioni di origine interna transitorie a fronte molto ripido:
Per innesco di arco elettrico a terra - Si manifestano quando su una linea ad alta tensione con neutro isolato si
innesca accidentalmente un arco elettrico tra un conduttore e la terra. La corrente d'arco che ne deriva si
richiude attraverso le capacit parassite verso terra dei conduttori provocando l'azzeramento della tensione
verso terra nella fase guasta ed il contemporaneo aumento nelle fasi sane. Il fenomeno caratterizzato da un
transitorio nel quale si ha uno scambio energetico fra i condensatori parassiti e le induttanze equivalenti della
linea che producono una tensione ad andamento oscillatorio che pu raggiungere tra le fasi un valore massimo
2,5 volte superiore a quello nominale di esercizio. La condizione pi critica si pu verificare in presenza di
archi verso terra di natura intermittente perch ogni oscillazione si sovrappone al livello precedentemente
raggiunto e la tensione pu pervenire a valori pari a circa 4 volte la tensione di esercizio.
Per manovre - L'apertura sotto carico di un interruttore comporta, come sappiamo, la formazione di un arco
elettrico tra i contatti ed seguita da fenomeni transitori dovuti agli scambi energetici tra i vari elementi
dell'impianto. Questo influenza le sovratensioni in formazione che possono raggiungere valori pari al 130%
della tensione di esercizio massima. I fattori che determinano l'ampiezza di tali sovratensioni possono essere
ricercati nella velocit di separazione dei contatti dell'interruttore, nella presenza di componenti capacitive e
induttive, nell'intensit della corrente e nell'istante in cui avviene l'interruzione. Nei sistemi a alta tensione,
dove sono presenti significative componenti capacitive verso terra, i fenomeni di carica e scarica dei
condensatori parassiti attraverso le induttanze equivalenti della linea comportano la formazione di
sovratensioni con componenti oscillatorie smorzate che possono, in situazioni estreme, essere dell'ordine del
300-400% della tensione di esercizio. Altre sovratensioni di manovra di tipo impulsivo, con valori pari a circa
due volte la tensione di esercizio, si possono evidenziare durante la chiusura di un circuito che alimenta un
carico capacitivo (ad es. una linea a vuoto). Un'ultima condizione da esaminare pu essere quella relativa
all'apertura o alla chiusura non simultanea dei poli di un interruttore. In circuiti che presentano elevate capacit
parassite verso terra o di rifasamento con neutro a terra e carichi induttivi, a causa di fenomeni di risonanza a
frequenza di rete o a frequenze armoniche iniettate in rete da carichi non lineari, si possono stabilire
sovratensioni elevate tra i poli dell'interruttore e verso terra o massa ai capi delle capacit o del carico.

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16.3.2 Sovratensioni di origine esterna

Fig. 4.3 - Sovratensione di origine esterna causata da un fulmine


Le sovratensioni di origine esterna possono essere a formazione lenta (transitorie a fronte lento) o impulsive (transitorie
a fronte ripido).
Sovratensioni transitorie a fronte lento. Hanno origine da fenomeni di tipo elettrostatico dovuti alla presenza, in
prossimit delle linee elettriche, di nubi cariche elettricamente (fig. 4.4).

Fig. 4.4 - Sovratensioni di origine esterna a formazione lenta. Le cariche elettriche localizzate nelle stratificazioni
inferiori delle nuvole determinano lo spostamento di cariche di segno opposto sulle linee sottostanti.
Le cariche elettriche, localizzate nelle stratificazioni inferiori della nuvola, determinano la migrazione di cariche di
segno opposto sulle linee sottostanti. Il sistema resta stabile finch la nuvola non scarica verso terra e viene a mancare la
forza attrattiva sulle cariche che si erano accumulate lungo la linea. Conseguentemente si manifesta una sovratensione
che si propaga con forma d'onda impulsiva lungo i conduttori (fig. 4.5). Gli effetti di queste sovratensioni possono
risultare nocivi soprattutto sulle linee a media tensione piuttosto che su quelle ad alta tensione.

Fig. 4.5 - Sovratensioni di origine esterna a formazione lenta. Venendo meno la forza attrattiva delle nubi si liberano le
cariche elettriche concentrate sulla linea determinando la formazione di sovratensioni di carattere impulsivo lungo la
linea.
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Sovratensioni transitorie a fronte ripido. Sono caratterizzate da una forma d'onda a fronte di salita ripido e fronte di
discesa lento e sono provocate dai fenomeni di fulminazione atmosferica sia diretta che indiretta. La fulminazione
diretta ha effetto sulla linea o sulle apparecchiature (gli impulsi di corrente si possono propagare fino alle abitazioni fig.
4.6) e presenta la medesima forma d'onda di tipo impulsivo della corrente di fulmine. Il valore massimo di questa
sovratensione normalmente compreso tra 1000 e 5000 kV essendo il valore di cresta dell'onda della corrente di
fulmine stimabile tra alcune migliaia di ampere fino a oltre i cento chiloampere.

Fig. 4.6 - La corrente di fulmine si propaga anche verso le abitazioni


In caso di fulminazione indiretta il fulmine cade in prossimit dell'impianto (fig. 4.7). La corrente di fulmine non
percorre l'impianto ma il campo elettromagnetico conseguente, variabile nel tempo con la stessa legge con cui varia la
corrente di fulmine, interessa tutti i conduttori generando delle sovratensioni che si propagano per conduzione. Le
sovratensioni che si sono formate sui conduttori creano a loro volta un campo magnetico provocando sui conduttori
stessi l'insorgere di una sovratensione.

Fig. 4.7 - Le sovratensioni che si generano sui conduttori creano a loro volta un campo magnetico con la conseguente
induzione sul conduttore stesso di una sovratensione
Il campo elettromagnetico pu anche concatenarsi con le spire formate dai circuiti vicini, come ad esempio l'anello di
terra, generando delle sovratensioni che dipendono dalla dimensione della spira e dalla pendenza della forma d'onda
della corrente (fig. 4.8).

Fig. 4.8 - La sovratensione che si genera nella spira proporzionale alla superficie S delimitata dai cavi di
alimentazione e di segnale
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Un colpo di fulmine a terra, come ultima conseguenza delle sovratensioni generate, pu provocare infine un aumento
del potenziale di terra mettendo a repentaglio l'incolumit degli animali e delle persone e nel contempo provocare danni
alle installazioni collegate a terra nelle vicinanze del punto di caduta (fig. 4.9).

Fig. 4.9 - Un colpo di fulmine a terra pu comportare l'aumento del potenziale di terra
Classe

Transitorie

Forma d'onda

Intervalli di
frequenza o
durata
Forma d'onda
normale
Prova di tenuta
normale
Classe

Bassa frequenza

Forma d'onda

Intervalli di
frequenza o
durata
Forma d'onda
normale
Prova di tenuta
normale

Tab. 4.1 - Classi e forme d'onda normalizzate delle tensioni e delle sovratensioni

Appunti di Sistemi Elettrici

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16.3.3 Come si propagano le sovratensioni


Le sovratensioni possono manifestarsi fra le parti attive e la terra (longitudinali o di modo comune - fig.4.10a) oppure
tra le parti attive (trasversali o differenziali fig. 4.10b). Nelle sovratensioni di modo comune tutti i conduttori assumono
la stessa tensione verso terra perci fra i conduttori attivi non si stabilisce alcuna sovratensione mentre sono sollecitati
gli isolamenti verso terra di fase e neutro. Il pericolo maggiore lo corrono le apparecchiature dove la massa connessa a
terra essendo non trascurabili i rischi di scariche nel dielettrico. Le sovratensioni di modo differenziale interessano
invece le parti attive (fase/fase o fase/neutro). In questo caso sono sollecitati gli isolamenti fra i conduttori e si
presentano particolarmente pericolose per le apparecchiature elettroniche .

Fig. 4.10 - Le sovratensioni possono manifestarsi fra le parti attive e la terra (longitudinali o di modo comune - a)
oppure tra le parti attive (trasversali o differenziali - b)

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16.4. Scelta del tipo di protezione contro le sovratensioni


16.4.1 Quando necessario installare le protezioni contro le sovratensioni
Non sempre necessario installare delle protezioni contro le sovratensioni, dipende dal tipo e dal valore del rischio
considerato. Un edificio pu essere autoprotetto dalla fulminazione diretta, e quindi senza LPS (Lightnig Protection
System, sistema di protezione dai fulmini), ma potrebbe ugualmente avere bisogno di una protezione contro la
fulminazione indiretta. Sappiamo che un fulmine pu scaricarsi nelle vicinanze dell'edificio inducendo tensioni nei
circuiti elettrici interni allo stesso edificio. Se l'edificio contiene installazioni essenziali o sensibili oppure in presenza di
linee aeree entranti il rischio non pi trascurabile e occorre prendere provvedimenti contro le sovratensioni (Norma
81-1, appendice G). Il rischio, infatti, limitato per le apparecchiature elettromeccaniche che vengono provate per un
minuto ad una tensione di 1500 V e con impulsi di tensione di brevissima durata non inferiori a 2,5 kV, ma non lo per
le apparecchiature elettroniche che in genere sopportano sovratensioni di poco superiori a 1 kV se sono separate dalla
rete mediante trasformatore e di circa 2 volte la tensione nominale se non lo sono. Il fulmine pu colpire le linee
elettriche, di energia o di segnale, e le sovratensioni conseguenti si propagano lungo le linee penetrando all'interno
dell'edificio. In particolare la protezione da quest'ultimo tipo di sovratensioni prescritta dalla norma CEI 64-8 che
prende anche in considerazione quelle di origine interna generate da sovratensioni di manovra. Le sovratensioni
originate dai fulmini sono generalmente le pi critiche da arginare perci, risolto il problema dello loro protezione, si
pu ritenere soddisfatta anche la protezione per quelle di origine interna. Le protezioni contro le sovratensioni possono
essere fondamentalmente di due tipi: primarie (LPS esterno) e secondarie (LPS interno) (fig. 5.1). L' LPS esterno deve
essere in grado di intercettare il fulmine, di condurre e di disperdere a terra la corrente provocata dal fulmine mentre
L'LPS interno deve evitare la formazione di scariche pericolose.

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Fig. 5.1 - Elementi di un sistema LPS di protezione

16.4.2 LPS esterno


Con l'istallazione di un LPS esterno si intende proteggere le strutture dal rischio di fulminazione diretta. I mezzi per
ottenere tale scopo sono i captatori (intercettazione), le calate (conduzione) e il dispersore (dispersione a terra della
corrente). Quando i captatori e le calate sono isolati dalla struttura si parla di LPS esterno isolato (richiesto dalla Norma
quando si vuole evitare che una parte, seppur minima, della corrente interessi l'interno dell'edificio da proteggere, ad
esempio quando presente il rischio di esplosione), altrimenti si parla di LPS esterno non isolato. L'isolamento lo si
ottiene con opportuno distanziamento in aria o con interposizione di materiali isolanti.

16.4.3 LPS interno


L'LPS esterno, se si vuole limitare il rischio di scariche e sovratensioni pericolose nel caso di fulminazione diretta, non
pu prescindere da un ben dimensionato LPS interno. Tale sistema prevede la predisposizione di tutte le misure di
protezione atte a limitare gli effetti elettromagnetici della corrente di fulmine. Con modalit diverse a seconda che l'LPS
esterno sia isolato o non isolato si dovranno realizzare adeguati collegamenti equipotenziali, diretti quando possibile o
attraverso limitatori di sovratensione negli altri casi (conduttori attivi). Ovviamente in quest'ultimo caso
l'equipotenzialit si ottiene solo durante il passaggio della corrente di fulmine attraverso il limitatore di sovratensione.
L'LPS interno classificato, in funzione del modo di collegamento, in protezioni serie e protezioni parallelo.

16.4.3.1 Protezioni serie


Sono installate in serie all'alimentazione dell'installazione da proteggere e devono essere dimensionate in funzione della
potenza dell'installazione stessa:
Trasformatori: Possono essere impiegati per limitare le sovratensioni e le componenti armoniche.
Filtri: Sono ottenuti impiegando resistenze, induttanze e capacit, proteggono sia dalle sovratensioni
industriali o di manovra sia da quelle di origine atmosferica.
Stabilizzatori e gruppi di continuit: Adatti per la protezione di apparecchiature particolarmente sensibili per le
quali devono essere garantite un'alimentazione stabile e la continuit del servizio. Non garantiscono la
protezione contro le sovratensioni di origine atmosferica.
16.4.3.2 Protezione in parallelo
Sono le protezioni pi utilizzate perch si adattano bene alla potenza dell'installazione da proteggere:
Scaricatori di sovratensione - Sono impiegati, nei luoghi ove si opera la trasformazione MT/BT, in uscita dai
trasformatori oppure nei sistemi a neutro isolato per scaricare a terra le eventuali sovratensioni.
Scaricatori per basse tensioni - Possiedono una capacit di scarica limitata ma sono installabili all'interno dei
quadri di distribuzione. Se opportunamente coordinati garantiscono una discreta protezione dalle sovratensioni
sia di origine esterna, sia di origine interna.

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16.5 Gli SPD (Surge Protective Device) nella protezione dalle sovratensione negli impianti elettrici utilizzatori
Gli effetti delle sovratensioni si possono manifestare in diversi punti dell'impianto in bassa tensione. Per poterli
contenere entro limiti accettabili per l'impianto e le apparecchiature occorre installare gli SPD. Il principio di
funzionamento di tali dispositivi si fonda sulla capacit di innescare un arco elettrico tra una parte dell'impianto e
l'impianto di terra quando si manifesta una sovratensione e di ripristinare l'isolamento quando l'impulso di tensione si
annulla. Sono presenti sul mercato in grande quantit, con tecnologie costruttive e caratteristiche anche molto diverse
fra loro. Di seguito vengono classificati e descritti i componenti pi comuni presenti sul mercato.
16.5.1 Dati nominali e classificazione degli SPD secondo la nuova guida C799
Un SPD ideale dovrebbe possedere corrente nominale di scarica infinita, tempo di innesco e tensione residua nulli ed
essere in grado di interrompere tutte le correnti susseguenti fino al valore della corrente presunta di corto circuito nel
punto di installazione. Il dispositivo ideale non esiste perch la tensione residua dipende dalla corrente di scarica e il
tempo d'innesco funzione inversa della tensione d'innesco.
La piena comprensione di quanto proposto e dei suggerimenti per la selezione e installazione degli SPD, rende
necessaria una corretta definizione e piena comprensione di numerosi termini tecnici.
SPD in Classe di prova I (IEC 61643-1/A1) o tipo 1 (CEI EN 61643-11/A11: SPD provato con la corrente
nominale di scarica In e con la corrente impulsiva Iimp.
Sono costruiti per sopportare gran parte della corrente di fulmine. La corrente di prova Iimp, quando si deve
verificare la massima capacit di scarica, presenta una forma d'onda 10/350 microsecondi, tipica della corrente
di fulmine. Per verificare la corrente nominale di scarica In la corrente di prova assume, invece, la forma d'onda
8/20 microsecondi. Possono scaricare gran parte della corrente di fulmine e quindi sono utilizzati dove il
rischio di fulminazione diretta elevato: all'ingresso delle linee di alimentazione in strutture dotate di LPS
esterno, nelle strutture senza LPS esterno quando indispensabile ridurre alcune componenti di rischio, sulle
linee aeree entranti nelle strutture con l'ultimo tratto interrato inferiore a 150 m e sui quadri elettrici sia primari
che secondari per collegarsi, attraverso il PE, all'LPS esterno.
SPD in Classe di prova II (IEC 61643-1/A1) o tipo 2 (CEI EN 61643-11/A11): SPD provato con la corrente
nominale di scarica In e con la max. corrente di scarica Imax.
Sono provati con una corrente di prova con forma d'onda 8/20 microsecondi, sia per la verifica della corrente
nominale di scarica In sia di quella massima Imax. Non sono adatti alla protezione contro le scariche dirette ma
possono essere impiegati quando si debbano scaricare correnti provocate da sovratensioni indotte o piccole
parti della corrente di fulmine: all'ingresso delle linee di alimentazione delle strutture senza LPS esterno, nei
quadri divisionali se distano pi di 10 m dal quadro principale, nei quadri delle strutture senza LPS esterno
nelle quali necessario ridurre alcune componenti di rischio e nei quadri elettrici di strutture ubicate in zone
con una elevata frequenza di fulminazione per unit di superficie.
SPD in Classe di prova III (IEC 61643-1/A1) o tipo 3 (CEI EN 61643-11/A11):
SPD provato con il generatore combinato.
Sono provati con un generatore in grado di fornire contemporaneamente una corrente di prova con forma
d'onda 8/20 microsecondi a circuito chiuso in cortocircuito e una tensione con forma d'onda 1,2/50
microsecondi a circuito aperto. Questo tipo di SPD pu essere usato per la protezione di apparecchiature
collegate a circuiti gi protetti con SPD di classe I o II. Possono essere installati nelle vicinanze delle
apparecchiature da proteggere e all'ingresso di quadri divisionali.
SPD con intervento a innesco: Un SPD che, in assenza di sovratensioni, ha unalta impedenza, ma che pu
cambiare rapidamente verso una bassa impedenza in presenza di una sovratensione impulsiva. Tali sono, ad
esempio, gli SPD che utilizzano come dispositivi dinnesco gli spinterometri, i tiristori ed i triac.
SPD con intervento a limitazione: Un SPD che, in assenza di sovratensioni, ha unalta impedenza, che si
riduce con continuit con laumentare della tensione e della corrente impulsiva. Tali sono, ad esempio, gli SPD
che utilizzano dispositivi non lineari, quali i varistori ed i diodi.
SPD di tipo combinato: Un SPD che incorpora sia componenti di tipo ad innesco che componenti di tipo a
limitazione (collegati in serie, in parallelo o combinazioni di esse) e che pu intervenire in entrambe le
modalit in relazione alle caratteristiche della tensione applicata.
SPD N-PE: Apparecchio di protezione previsto per linstallazione tra il conduttore N e PE.
SPD multipolare: E un tipo di SPD con pi modi di protezione, o una combinazione di SPD elettricamente
interconnessi e offerti come un'unita.

Appunti di Sistemi Elettrici

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Tensione massima continuativa Uc: Valore efficace massimo ammissibile alla frequenza nominale che pu
essere applicato in funzionamento permanentemente (in pratica coincide con la tensione nominale dell'SPD).
Dipende dal modo di collegamento del neutro e dal tipo di protezione offerta dallo scaricatore (modo comune o
modo differenziale)
Frequenza nominale f: Solitamente 50 o 60 Hz.
Corrente impulsiva Iimp: Valore di picco della corrente con forma d'onda 10/350 microsecondi che circola
nell'SPD. Utilizzata per la prova degli SPD di classe I adatti alla protezione contro la corrente di fulmine o da
fulminazione diretta.
Corrente nominale di scarica In in kA: Valore di cresta dell'onda dell'impulso di corrente 8/20 microsecondi
di prova. Questo valore non deve essere superato perch altrimenti non garantita l'integrit del dispositivo e
l'annullamento di una eventuale corrente susseguente (corrente, sostenuta dalla sorgente a frequenza
industriale, che fluisce tramite l'SPD al termine dell'impulso di sovratensione) che pu essere paragonata ad un
cortocircuito. Utilizzata per la prova degli SPD di classe II.
Corrente nominale dell'interruttore o fusibile di protezione.
Anno di costruzione Per i dispositivi soggetti a invecchiamento.
Livello di protezione UP: Valore di tensione, scelto tra una serie di valori preferenziali, che determina il
comportamento dell'SPD nel limitare la tensione tra i suoi terminali. Tali valori di tensione devono essere
coordinati con i valori delle tensioni di tenuta degli apparecchi da proteggere. L protezione risulta tanto pi
efficace quanto pi basso il livello di protezione UP rispetto al valore della tensione di tenuta delle
apparecchiature a valle.
Tempo dinnesco ad impulso ti: Periodo che intercorre tra il momento in cui si manifesta l'impulso e l'inizio
della scarica.
Tensione a vuoto U0C: Valore di picco della tensione a vuoto con forma d'onda 1,2/50 microsecondi fornita dal
generatore di prova combinato in grado di erogare contemporaneamente una corrente di corto circuito con
forma d'onda 8/20 microsecondi. Utilizzato per la prova degli SPD di classe III.
Corrente massima di scarica Imax: Massima corrente (non utilizzata per la classificazione dell'SPD) con forma
d'onda 8/20 microsecondi che l'SPD in grado di sopportare almeno una volta senza danneggiarsi. Questo
valore di corrente utilizzato per classificare gli SPD di classe II adatti alla protezione contro le sovratensioni
originate da fulminazione indiretta. L'eventuale corrente di guasto dovr essere interrotta per mezzo di un
sistema di protezione esterno (interruttore magnetotermico o fusibili) installato a monte dell'SPD.
Corrente continuativa IC: Corrente di dispersione verso il PE, del valore di qualche milliampere, tollerata in
funzionamento ordinario quando ai capi dell'SPD applicata la tensione continuativa UC. Tale corrente se non
correttamente valutata potrebbe influire (interventi indesiderati) sul corretto funzionamento degli interruttori
differenziali installati a monte dell'SPD.
Tensione residua Ures: Valore di picco della tensione che si stabilisce ai capi dell'SPD durante il passaggio
della corrente di scarica. Tale valore deve essere pi basso della tensione di tenuta ma , onde evitare che si
stabiliscano correnti di scarica al cessare della sovratensione, superiore a quello della tensione massima
dell'impianto.
Livello di protezione effettivo Uprot: E' il valore della tensione che si stabilisce tra i conduttori dell'impianto e la
barra equipotenziale durante il passaggio della corrente di scarica o d'impulso. Dipende dal livello di
protezione dell'SPD e dalla caduta di tensione induttive nei collegamenti.
Corrente susseguente IS: Corrente a frequenza industriale che pu circolare verso terra al cessare della
sovratensione. Se l'impedenza non ripristina l'isolamento verso terra la corrente assume valori tanto pi alti
quanto maggiore la differenza tra tensione nominale Un e tensione residua Ures sull'SPD. Tale corrente pu
raggiungere valori prossimi al corto circuito determinando l'intervento dei dispositivi di protezione e la messa
fuori servizio dell'SPD. Questo problema, presente soprattutto negli spinterometri, pu essere evitato
installando SPD con una tensione residua maggiore della tensione nominale.
Tensione di tenuta Utenuta: E' il massimo valore di tensione ad impulso sopportabile dall'apparecchiatura senza
danneggiarsi.
Tensione d'innesco dell'SPD Ui: Deve essere inferiore a quella della tensione di tenuta Utenuta delle
apparecchiature da proteggere.
Corrente di scarica totale (ITotal): Corrente che fluisce attraverso il conduttore di terra di un SPD multipolare
durante la prova della corrente totale di scarica.

Appunti di Sistemi Elettrici

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Tenuta al corto circuito: Corrente di cortocircuito massima presunta che lSPD e in grado di sopportare.
Capacit di estinzione autonoma della corrente seguente di rete (If): Capacita dellSPD di estinguere
autonomamente la corrente seguente di rete senza lintervento della limitazione di sovracorrente di back-up.
NFC No Follow Current: Caratteristica dellSPD che impedisce la circolazione della corrente seguente di
rete, prevenendo cosi lintervento intempestivo delle protezioni di sovracorrente.
Livello di protezione (Up): Valore di tensione che caratterizza il comportamento dellSPD nel limitare la
tensione tra i suoi terminali, e scelto generalmente tra una serie di valori preferenziali.
Dispositivo di distacco: Dispositivo per disconnettere un SPD dal sistema in caso di guasto dellSPD. Esso
previene un guasto permanente nel sistema e fornisce unindicazione ottica.
Sovratensione temporanea (TOV): Sovratensione oscillatoria smorzata (o debolmente smorzata) alla
frequenza di rete e di relativamente lunga durata.
Comportamento dellSPD in caso di Sovratensione temporanea (TOV): Un SPD deve resistere ad una TOV
senza modifiche della sua funzionalit oppure guastarsi in modo sicuro. Verifica della modalit di guasto alla
TOV. Verifica della modalit di tenuta alla TOV.
Sistema APS (Active and Passive Safety): Sistema di sicurezze attive e passive per la minimizzazione di
possibili problemi prima del fine vita a circuito aperto degli SPD per fotovoltaico.

16.5.2 Tecnologia utilizzata negli SPD


Gli SPD possono essere suddivisi in funzione della tecnologia adottata.
Spinterometro - Possono essere in aria (fig. 5.2) o in gas (fig. 5.3). Presentano un'impedenza elevata in assenza
di sovratensione (assenza di corrente di fuga alla tensione di esercizio), ma quando avviene l'innesco riducono
rapidamente a pochi volt la tensione ai loro capi. Sono costituiti da due elettrodi fra i quali, al manifestarsi di
una sovratensione, si innesca un arco elettrico che si estingue quando la corrente scende al di sotto di qualche
decina di ampre. Il valore della tensione di innesco non sempre costante perch dipende dalle condizioni di
pressione, umidit e presenza di impurit nell'aria o nel gas. Negli spinterometri in gas la tensione d'innesco
risulta generalmente pi costante perch la scarica avviene in un involucro protetto rispetto l'ambiente. Si
riduce per, rispetto ad uno spinterometro in aria, la capacit di scarica perch diventa pi problematico
smaltire il calore prodotto dall'arco. Il ritardo con cui talvolta pu avvenire l'innesco dipende dal valore della
tensione necessaria a provocarlo che cresce con la ripidit del fronte d'onda della sovratensione. Non sempre
questi dispositivi garantiscono la sicura estinzione dell'arco perch a volte la tensione di esercizio del sistema,
quando superiore a quella d'arco, pu sostenere l'arco stesso. Questo un problema che occorre risolvere
perch la corrente, in queste condizioni, quella di corto circuito nel punto di installazione. Per correnti della
decina di ampere si pu intervenire con dispositivi che allungano e raffreddano l'arco ma, per correnti elevate,
il problema pu essere risolto solo installando interruttori o fusibili a monte dello spinterometro. Sono
caratterizzati da elevate correnti nominali di scarica: fino a 60 kA con forma d'onda 10/350 microsecondi e 100
kA con forma d'onda 8/80 microsecondi. La tensione d'innesco e quella residua sono dell'ordine dei 4 kV e
sono comunemente classificati di classe I.

Fig. 5.2 - Spinterometro in aria

Appunti di Sistemi Elettrici

Fig. 5.3 - Spinterometro in gas

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Varistore - Si tratta di un dispositivo ad ossido di zinco o carburo di silicio molto diffuso sul mercato (fig. 5.4).
Quando sottoposto alla tensione di esercizio presenta un'impedenza molto elevata che si riduce, tendendo a
zero, al crescere della tensione. Si determina in tal modo un vero e proprio corto circuito che favorisce la
rapida dispersione della corrente verso terra con la tensione ai capi del varistore che si mantiene praticamente
costante. Si utilizza in condizioni non particolarmente severe: correnti di scarica dell'ordine dei 10-15 kA con
impulso 8/20 microsecondi, tensioni d'innesco che possono variare da pochi volt a qualche kV e quando
richiesto il sicuro ripristino dell'isolamento al venir meno della sovratensione. Con forme d'onda 10/350
microsecondi, tipiche della corrente di fulmine, le correnti nominali di scarica non superano i 4 kA. Il varistore
soggetto a progressivo degrado a causa della piccola corrente di fuga presente alla tensione di esercizio e del
numero di interventi che chiamato ad effettuare. Ad ogni sovratensione subita la corrente di fuga aumenta
provocando nel tempo la fine vita del dispositivo che bene sia segnalata tramite diodo led. Sono normalmente
classificati di classe II.

Fig. 5.4 Varistore


Diodi soppressori (diodi Zener) - Presentano una curva che si avvicina alla curva ideale e sono caratterizzati
da tempi di risposta molto rapidi e da basse correnti di fuga. Possono per sopportare energie specifiche
limitate rispetto agli spinterometri e ai varistori e sono quindi utilizzati, in associazione ad altre protezioni, per
la protezione terminale delle apparecchiature. Il principio di funzionamento sfrutta le caratteristiche del diodo
Zener (fig. 5.5), molto robusto e in grado di sopportare correnti di qualche centinaio di ampre, protetto
mediante un fusibile. Questi componenti sono spesso incorporati in connettori o adattatori a presa-spina,
classificati abitualmente in classe III.

Fig. 5.5. - Diodo soppressore (diodo Zener)

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SPD di tipo combinato - La combinazione pu essere ottenuta connettendo in serie o in parallelo tra di loro
uno spinterometro e un varistore. La combinazione in serie agevola l'estinzione dell'arco e garantisce
l'isolamento nelle condizioni di normale esercizio. Queste caratteristiche si ripercuotono positivamente sulla
durata di vita del limitatore perch si evita il corto circuito sul dispositivo e, in condizioni di funzionamento
ordinario, il varistore non percorso da nessuna corrente di fuga. Quando si vogliono ottenere correnti di
scarica elevate, tempi di intervento rapidi e tensione quasi costante ai capi dell'SPD si utilizzano dispositivi
combinati con varistore e spinterometro collegati in parallelo. Il varistore garantisce l'intervento senza ritardo
alla tensione fissata mentre lo spinterometro permette di innalzare il valore della tensione ai capi dell'SPD e,
intervenendo, di limitare l'energia specifica passante a valori accettabili per lo spinterometro.
Le principali caratteristiche dei componenti utilizzati sono riportate in fig. 5.6.

Fig. 5.6 - Principali caratteristiche degli scaricatori di sovratensioni

Appunti di Sistemi Elettrici

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16.5.3 Dati di targa e criteri di scelta degli SPD


In funzione della classe di prova degli SPD, in fig. 5.7 sono rappresentati alcuni esempi di targhe e in tab. 5.1 sono
riassunti i criteri di scelta.

Fig. 5.7 - Classificazione degli SPD e esempi di dati di targa

Protezione

Criteri di scelta

Classe di prova Funzione svolta

Parametro di scelta

Ingressi di linee di
alimentazione delle
strutture dotate di LPS
esterno
Sui quadri elettrici
primari e secondari, delle
strutture dotate di LPS
esterno, collegati
attraverso PE
direttamente alle calate e
Sovratensioni per ai dispersori dell'LPS
fulminazione
esterno.
diretta
Linee aeree entranti nelle
strutture con tratto
interrato minore di 150 m
Sulle strutture senza LPS
esterno sulle quali stato
necessario ridurre le
componenti di rischio AD-C previste dalla norma
81-4

Appunti di Sistemi Elettrici

Scarica la
corrente di
fulmine

Iimp 10/350 microsecondi (kA)

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Ingresso di linee di
alimentazione delle
strutture senza LPS
esterno nel quadro
principale di
distribuzione
Nei quadri secondari
quando la distanza dal
quadro principale
maggiore della distanza
di protezione (maggiore
Sovratensioni per di 10 m)
fulminazione
indiretta
Nei quadri delle strutture
senza LPS esterno sulle
quali stato necessario
ridurre le componenti di
rischio D-M-G previste
dalla Norma CEI 81-4

II

Elimina le
sovratensioni
generate dal
fulmine deviando
la corrente

In 8/20 microsecondi (kA)

Nei quadri elettrici di


edifici con
apparecchiature sensibili
ubicati in luoghi ad
elevato numero di fulmini
al suolo

In prossimit delle utenze


Sovratensioni per
finali, nelle prese fisse o
accoppiamento
mobili multiple, o nei
induttivo
quadri intermedi.

III

Protegge gli
apparecchi dalle
sovratensioni
indotte

U0C 1,2/50 microsecondi (kV)

Tab. 5.1 - Tabella riassuntiva dei criteri di scelta degli SPD in funzione della classe di prova

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16.5.4 Protezione scariche atmosferiche, fulmine come sorgente di danno


La protezione da scariche atmosferiche un'assicurazione necessaria: i fulmini vengono considerati dalla norma CEI
81-10 come sorgenti di danno che, a secondo del diverso punto di impatto, producono diversi tipi di danno in una
struttura ed in un servizio. Ciascun tipo di danno, da solo o in combinazione con gli altri, pu produrre diversi tipi di
perdita:
I danni causati da fulmini possono essere i seguenti:
D1 Danni ad esseri viventi dovuto a tensioni di contatto e di passo;
D2 Danni materiali (incendio, esplosione, distruzione meccanica, rilascio di sostanze chimiche) dovuti agli
effetti della corrente del fulmine, scariche distruttive incluse;
D3 Guasti agli impianti interni dovuti allimpulso elettromagnetico del fulmine (LEMP).
Ad ogni tipo di perdita associata una componente di rischio R. Il rischio R la misura della probabile perdita media
annua. Per ciascun tipo di perdita che pu verificarsi in una struttura o in un servizio deve essere valutato il relativo
rischio.

Perdita
L1 Perdita vite umane nella struttura

Rischio
R1 Rischio perdita vite umane nella struttura

L2 Perdita servizio pubblico nella struttura

R2 Rischio perdita servizio pubblico nella struttura

L3 Perdita eredit culturale nella struttura

R3 Rischio perdita eredit culturale nella struttura

L4 Perdita economica nella struttura

R4 Rischio perdita economica nella struttura

L'2 Perdita servizio pubblico in un servizio

R'2 Rischio perdita servizio pubblico in un servizio

L'4 Perdita economica in un servizio

R'4 Rischio perdita servizio in un servizio

Lapproccio moderno alla protezione contro i fulmini di una struttura basato fondamentalmente sullanalisi del
rischio, in accordo con la norma CEI 81-10. Tale norma richiede di valutare il confronto tra il rischio calcolato R ed il
rischio accettabile o massimo tollerato Rt tale che sia: R Rt.
L'analisi del rischio effettuata in conformit con la norma CEI 81-10 garantisce per la Legislazione Italiana DM 37/08 il
rispetto della regola dell'arte.
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16.6. Regole generali d'installazione


L'installazione dei limitatori di sovratensione nei vari sistemi di distribuzione deve tener conto dello schema di
collegamento a terra adottato, della posizione rispetto ai dispositivi di protezione contro i contatti indiretti e
dell'esigenza di garantire, nei limiti del possibile, la continuit del servizio. La contemporanea verifica di queste
condizioni non pero possibile in alcune situazioni di guasto degli scaricatori quando sono installati tra i conduttori di
fase o di neutro e il conduttore di protezione (PE).
16.6.1 Protezione dalle sovratensioni e dispositivi di protezione dai contatti indiretti
La fig. 6.1 presenta l'impiego di SPD installati a valle di un interruttore differenziale che potrebbe intervenire
intempestivamente essendo attraversato dalla corrente impulsiva che si scarica sul PE attraverso gli SPD.

Fig. 6.1 - Se gli SPD sono installati a valle del dispositivo differenziale si potrebbero verificare degli interventi
intempestivi perch l'interruttore differenziale attraversato dalla corrente impulsiva che si scarica sul PE attraverso
gli SPD
Il problema pu essere risolto mediante lo schema di fig. 6.2 con gli SPD installati a monte del dispositivo differenziale.
Tale soluzione per ne pone immediatamente un altro nell'eventualit che l'SPD si danneggi e chiuda in corto circuito
un conduttore di fase o di neutro verso il PE. Se, passata la sovratensione, L'SPD non ripristina l'isolamento verso terra,
cio se si stabilisce una corrente susseguente, risulta inefficace la protezione contro i contatti indiretti.

Fig. 6.2 - Se gli SPD sono installati a monte del dispositivo differenziale il dispositivo differenziale non influenzato
dalla corrente impulsiva che si scarica sul PE attraverso gli SPD ma, se non si ripristina l'isolamento verso terra,
potrebbe venire a mancare la protezione contro i contatti indiretti.
Nello schema di fig. 6.3 gli SPD sono installati a valle rispetto all'interruttore differenziale. Un guasto sullo scaricatore
collegato tra il neutro e il PE e un contemporaneo cedimento dell'isolante dell'utilizzatore provoca una corrente che, in
funzione della resistenza di terra, se si tratta di un sistema TT, o dell'impedenza dell'anello di guasto, se si tratta di un
sistema TN, potrebbe non essere correttamente rilevata dall'interruttore differenziale. Questo comporta un grave rischio
per le persone perch una tensione pericolosa si stabilisce sull'impianto di terra e sulle apparecchiature ad esso
collegate.
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Fig. 6.3 - Il contemporaneo guasto sullo scaricatore e sull'utilizzatore determina la circolazione di una corrente che
potrebbe non essere rilevata, in funzione della resistenza (sistema TT) o dell'impedenza (sistema TN) dell'anello di
guasto, dall'interruttore differenziale installato a monte rispetto all'SPD collegato tra neutro e PE. Si pregiudica in
questo caso la sicurezza delle persone nei confronti dei contatti indiretti.
Il dispositivo differenziale interviene invece correttamente quando gli scaricatori sono installati a monte (fig. 6.4) anche
nel caso di contemporaneo guasto dell'utilizzatore e dello scaricatore collegato tra neutro e PE.

Fig. 6.4 - Il guasto sull'utilizzatore correttamente rilevato dall'interruttore differenziale installato a valle rispetto
all'SPD danneggiato collegato tra neutro e PE

Appunti di Sistemi Elettrici

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16.6.2 Soluzioni installative in funzione del sistema di distribuzione


A questo punto, dall'analisi delle varie tipologie installative, risulta evidente la necessit di una protezione che in caso di
guasto degli SPD intervenga, interrompendo il collegamento a terra, a ripristinare le condizioni di sicurezza nei
confronti dei contatti indiretti.
In un sistema TN-C (fig. 6.5) o TN-S (fig. 6.6), dove l'impiego dell'interruttore differenziale non indispensabile al fine
della protezione dai contatti indiretti, il fusibile o l'interruttore automatico, in funzione dell'impedenza dell'anello di
guasto, deve interrompere il circuito sull'SPD nei tempi previsti dalle norme.

Fig. 6.5 - Interruzione di un guasto mediante protezione di sovracorrente


in un SPD installato in un sistema TN-C. La protezione contro i contatti indiretti assicurata se il fusibile interviene
nei tempi previsti dalle norme.

Fig. 6.6 - Interruzione di un guasto mediante protezione di sovracorrente


in un SPD in installato in un sistema TN-S

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Anche in un sistema IT il dispositivo differenziale non essenziale ai fini della protezione contro i contatti diretti. Una
condizione di guasto dello SPD pu essere affrontata come in un sistema TN, quando le masse sono collegate tra loro, e
come in un sistema TT quando le masse sono connesse per gruppi o singolarmente. In fig. 6.7 in caso di guasto a terra
sia dell'SPD sia dell'utilizzatore il dispositivo di protezione deve intervenire nei tempi previsti dalle norme.

Fig. 6.7 - In un sistema IT, in caso di secondo guasto a terra causato dall'SPD, il dispositivo di protezione deve
intervenire secondo quanto stabilito dalle norme
In un sistema TT per la protezione dai contatti indiretti generalmente impiegato l'interruttore differenziale. Come
descritto nelle figure 6.1 e 6.2 l'installazione degli SPD a monte dell'interruttore differenziale consente di risolvere le
problematiche relative all'interazione fra scaricatori e dispositivi differenziali. Qualche difficolt potrebbe per sorgere
allorch, in caso di guasto dell'SPD installato fra le fasi ed il PE, la corrente circolante verso terra, a causa dell'elevata
resistenza dell'anello di guasto, non fosse in grado di provocare l'intervento del dispositivo di protezione contro le
sovracorrenti (fig. 6.8); passata la sovratensione, se non viene ripristinato l'isolamento, si potrebbe stabilire verso terra
una corrente susseguente tale da inficiare la protezione contro i contatti indiretti.

Fig. 6.8 - Sistema TT con gli SPD collegati a monte dell'interruttore differenziale - A causa dell'elevato valore della
resistenza dell'anello di guasto, il dispositivo di protezione contro le sovracorrenti potrebbe non intervenire in caso di
guasto sull'SPD collegato tra un conduttore di fase e il PE rendendo inefficace la protezione contro i contatti indiretti

Appunti di Sistemi Elettrici

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Una soluzione accettabile pu essere quella di fig. 6.9 dove i varistori sono collegati direttamente al neutro e quindi al
PE attraverso uno spinterometro. Questa configurazione limita la probabilit che si possa stabilire una corrente
susseguente tale da compromettere la protezione contro i contatti indiretti. In caso di corto circuito del varistore
interviene, senza incertezza in virt del collegamento verso il neutro, il dispositivo contro le sovracorrenti installato a
monte, evitando che il varistore guasto possa compromettere l'efficienza del dispositivo di limitazione al
sopraggiungere di una nuova sovratensione.

Fig. 6.9 - Sistema TT con gli SPD collegati a monte dell'interruttore differenziale - In caso di guasto sui varistori il
dispositivo di protezione contro le sovracorrenti interviene correttamente in virt del loro collegamento verso il neutro.
Lo spinterometro collegato tra neutro e PE deve garantire l'isolamento verso terra.
Fin qui si supposto di collegare gli SPD a monte del dispositivo differenziale di tipo generale ma, se l'interruttore
differenziale di tipo selettivo (tipo S), gli SPD possono in alcuni casi essere collegati anche a valle (fig.6.10).

Fig. 6.10 - Gli SPD sono collegati a valle dell'interruttore differenziale. Per evitare interventi intempestivi l'interruttore
differenziale deve essere di tipo S.

Appunti di Sistemi Elettrici

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Come sappiamo la sovratensione pu caricare la capacit costituita dall'impianto verso terra o pu sollecitare gli
isolamenti provocando una scarica in aria. La corrente verso terra che ne consegue pu determinare l'intervento
intempestivo dell'interruttore differenziale di tipo generale. L'intervento da ritenere intempestivo perch la
sovratensione ha una durata dell'ordine dei microsecondi mentre il tempo di intervento del dispositivo differenziale
dell'ordine dei millisecondi (aprendo il circuito dopo che il fenomeno cessato il suo intervento risulta inutile e anche
inopportuno). Un interruttore differenziale ritardato di tipo S in grado di sopportare le sollecitazioni provocate da
questi fenomeni transitori e l'eventuale formazione di una corrente susseguente verso terra ne sollecita l'intervento
garantendo quindi la protezione contro i contatti indiretti.
La differenza tra l'interruttore differenziale di tipo selettivo e quello di tipo generale consiste nella forma d'onda
dell'impulso della corrente di prova. Quello di tipo generale provato con un impulso di corrente che ha la forma d'onda
di fig. 6.11 con un valore di picco di 200 A (25 A per quelli con Idn minore o uguale a 10 mA). L'interruttore
differenziale di tipo S viene invece provato sia con l'impulso di figura 6.10 sia con l'impulso 8/20 microsecondi di
figura 6.12 con un valore di picco di 3000 A. Questo giustificato dal fatto che l'interruttore differenziale di tipo
generale deve poter resistere alle correnti capacitive verso terra provocate dalle sovratensioni e deve intervenire
nell'istante in cui si ha il cedimento dell'isolamento. Un interruttore di tipo S non deve invece intervenire quando si in
presenza di una corrente impulsiva verso terra dovuta ad un cedimento dell'isolamento.

Fig. 6.11 - Forma d'onda della corrente impulsiva di prova degli interruttori differenziali di tipo generale

Fig. 6.12 - Forma d'onda della corrente impulsiva di prova degli interruttori differenziali di tipo selettivo
Queste considerazioni sono valide se la sovratensione indotta sulla linea a causa di fulminazione indiretta. Se la
fulminazione invece diretta su un edificio dotato di LPS esterno la forma d'onda della corrente di prova 8/20
microsecondi non va pi bene perch la sovratensione assume la forma d'onda 10/350 microsecondi con una corrente di
picco pi elevata. L'energia in gioco potrebbe in questo caso essere superiore a quella sopportabile dall'interruttore
differenziale di tipo S. La corrente prodotta dal fulmine si suddivide in parte nell'impianto di terra, in parte nelle linee
elettriche entranti e in parte nelle tubazioni metalliche. Per ottenere equipotenzialit in presenza di sovratensioni il
sistema di protezione LPS esterno connesso alla linea elettrica entrante nell'edificio mediante SPD che in questa
situazione, per non essere attraversati da una corrente di fulmine pericolosa, devono essere collegati, rispetto al punto di
consegna dell'energia, a monte dell'interruttore differenziale (fig. 6.13).

Appunti di Sistemi Elettrici

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Fig. 6.13 - Fulminazione diretta su un edificio - Gli SPD sono collegati a monte del dispositivo differenziale che non si
danneggia perch non attraversato dalla corrente prodotta dal fulmine.
In caso contrario, se gli SPD fossero collegati a valle, la corrente dovuta al fulmine attraverserebbe il dispositivo
differenziale danneggiandolo (fig. 6.14).

Fig. 6.14 - Fulminazione diretta su un edificio - Gli SPD sono collegati a valle del dispositivo differenziale che rischia
di danneggiarsi perch attraversato da una parte consistente della corrente prodotta dal fulmine.
SPD a valle del differenziale

SPD a monte del differenziale

- garantita la protezione contro i contatti indiretti in caso di


corto
circuito
dell'SPD
- le protezioni contro le sovracorrenti dell'impianto possono
essere utilizzate, opportunamente coordinate come dichiarato dal
costruttore, come protezione di back-up per L'SPD

- raccomandato in caso di fulminazione diretta


dell'edificio. L'interruttore differenziale non subisce
danneggiamenti perch non attraversato dalla
corrente di fulmine - l'interruttore differenziale non
influenzato dalle sovratensioni provenienti dalla
linea

- in caso di fulminazione diretta dell'edificio l'interruttore


differenziale, anche se di tipo S, verrebbe quasi sicuramente
danneggiato perch attraversato da una parte consistente della
corrente
di
fulmine
- in caso di sovratensioni provenienti dalla linea con l'intervento
dell'SPD il dispositivo differenziale potrebbe scattare
intempestivamente. Per evitare fastidiose interruzioni del servizio
Svantaggi
si
possono
utilizzare
dispostivi
di
tipo
S
- per evitare interruzioni indesiderate del servizio gli SPD devono
essere opportunamente coordinati con le protezioni di
sovracorrente dell'impianto. Questo coordinamento non sempre
possibile e quindi a volte occorre accettare l'eventualit che
l'impianto possa essere messo fuori servizio a causa
dell'intervento dell'SPD

- per garantire la protezione contro i contatti


indiretti il dispositivo di protezione, fusibile o
interruttore automatico, dell'SPD deve essere
coordinato con la resistenza o l'impedenza
dell'anello di guasto dell'impianto

Vantaggi

Tab. 6.1 - Vantaggi e svantaggi in relazione al tipo di collegamento dell'SPD a monte o a valle dell'interruttore
differenziale

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16.6.3 La protezione di modo comune o di modo differenziale in funzione del collegamento alla terra
Le sovratensioni sulle linee di bassa tensione possono manifestarsi tra i conduttori attivi (di modo differenziale) o tra i
conduttori attivi e la terra (di modo comune). La corrente di fulmine che attraversa i captatori e le calate induce sui
circuiti interni alla struttura delle sovratensioni che possono essere sia di modo comune che differenziali. Le
sovratensioni di modo comune sono in genere predominanti rispetto a quelle di modo differenziale perch sono favorite
dalla spira che si richiude attraverso la calata e i conduttori del circuito interessato. La protezione contro le
sovratensioni di modo comune realizzata tra fase e PE o fase e PEN in funzione del tipo di collegamento a terra (fig.
6.15)

Fig. 6.15 - Protezione di modo comune


Una fulminazione che causa delle sovratensioni di modo comune pu, in alcuni casi, provocare la formazione di
sovratensioni di modo differenziale. Nei sistemi TT e TNS la messa a terra del neutro determina infatti una
dissimmetria tra le fasi che pu introdurre delle sovratensioni di modo differenziale come effetto di una fulminazione di
modo comune (fig. 6.1.5).

Fig. 6.16 - Protezione di modo differenziale

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Nella fig. 6.15 rappresentato il caso di un impianto appartenente ad un sistema TT protetto in modo comune. La
resistenza R2 dell'impianto molto pi grande della resistenza R1 di messa a terra del neutro. Come evidenziato in
figura la corrente di scarica attraversa i varistori V1 e V2 che sono collegati in serie e si richiude seguendo il percorso a
resistenza pi bassa. In questa situazione tra i punti A e B si stabilisce una sovratensione di modo differenziale che al
limite pu raggiungere il valore U1 + U2. Aggiungendo una protezione di modo differenziale (fig. 6.16) il percorso
della corrente cambia limitando il valore della sovratensione tra i punti A e B al valore U3. Nella tabella 6.2 sono
indicati i tipi di protezione che possono essere utilizzati in funzione del collegamento a terra del sistema.
Tipo di
collegamento
della protezione

TT

TN-C

TN-S

IT

SI

non necessario

SI

SI

SI

SI (con neutro
distribuito)

Modo differenziale
fase-neutro

SI

NO
Modo comune

fase-terra

SI

neutro-terra

SI

SI

Tab. 6.2 - Tipo di collegamento degli SPD in relazione al collegamento a terra del sistema

16.6.4 Schemi di collegamento degli SPD in funzione del tipo di distribuzione adottato
Nelle figure che seguono, in funzione del tipo di distribuzione adottato, sono rappresentati gli schemi di collegamento
degli SPD normalmente utilizzati.

Fig. 6.17 - Sistema TT - Collegamento di un SPD tripolare. Neutro collegato alla terra di cabina e masse degli
utilizzatori collegate ad un impianto di terra indipendente. La protezione contro i contatti indiretti ottenuta mediante
interruttori differenziali. E' necessaria una protezione di modo comune tra i conduttori attivi e la terra e consigliata
una protezione di modo differenziale tra le fasi e il neutro.

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Fig. 6.18 - Sistema TT - Collegamento di un SPD bipolare. Neutro collegato alla terra di cabina e masse degli
utilizzatori collegate ad un impianto di terra indipendente. La protezione contro i contatti indiretti ottenuta mediante
interruttori differenziali. E' necessaria una protezione di modo comune tra i conduttori attivi e la terra e consigliata
una protezione di modo differenziale tra le fasi e il neutro.

Fig. 6.19 - Sistema TNC - Il neutro collegato alla terra di cabina mentre le masse degli utilizzatori sono collegate ad
un conduttore, denominato PEN, che svolge la funzione sia di protezione che di neutro. La protezione contro i contatti
indiretti ottenuta mediante interruttori magnetotermici. Essendo le apparecchiature tutte collegate in equipotenzialit
non si pu manifestare un aumento del potenziale di terra rispetto le apparecchiature. Una protezione di modo comune
tra le fasi e il PEN fornisce sufficienti garanzie.

Fig. 6.20 - Sistema TNS - Collegamento di un SPD tripolare. Il neutro collegato alla terra di cabina mentre le masse
degli utilizzatori sono collegate ad un conduttore di protezione (PE) separato dal neutro. La protezione contro i contatti
indiretti ottenuta generalmente mediante interruttori magnetotermici. E' necessaria una protezione di modo comune tra
i conduttori attivi e la terra e consigliata una protezione di modo differenziale tra le fasi e il neutro.

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Fig. 6.21 - Sistema TNS - Collegamento di un SPD bipolare. Il neutro collegato alla terra di cabina mentre le masse
degli utilizzatori sono collegate ad un conduttore di protezione (PE) separato dal neutro. La protezione contro i contatti
indiretti ottenuta generalmente mediante interruttori magnetotermici. E' necessaria una protezione di modo comune tra
i conduttori attivi e la terra e consigliata una protezione di modo differenziale tra le fasi e il neutro.

Fig. 6.22 - Sistema IT - Collegamento di un SPD tripolare. Il neutro pu essere isolato da terra o collegato a terra
tramite impedenza di elevato valore e le masse delle apparecchiature sono collegate a terra. La protezione contro i
contatti indiretti generalmente ottenuta mediante interruttori automatici che intervengono al secondo guasto verso
terra. Il primo guasto non interrotto ma segnalato tramite un controllore permanente dell'isolamento (CPI).

Fig. 6.23 - Sistema IT - Collegamento di un SPD bipolare. Il neutro pu essere isolato da terra o collegato a terra
tramite impedenza di elevato valore e le masse delle apparecchiature sono collegate a terra. La protezione contro i
contatti indiretti generalmente ottenuta mediante interruttori automatici che intervengono al secondo guasto verso
terra. Il primo guasto non interrotto ma segnalato tramite un controllore permanente dell'isolamento (CPI).

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16.7. Equipotenzialit
Una efficace protezione contro le sovratensioni non pu mai prescindere da una buona equipotenzialit fra le masse. Il
collegamento equipotenziale fra le masse deve essere effettuato con molta cura ponendo particolare attenzione alla
lunghezza dei collegamenti che deve essere la pi corta possibile onde evitare che si formino, al passaggio della
corrente di fulmine, differenze di potenziale pericolose dovute all'impedenza dei conduttori di protezione. In figura 6.24
i collegamenti alla terra delle masse presentano un collegamento di tipo radiale efficace per la protezione delle persone
a frequenza industriale ma non altrettanto adatto a limitare il rischio che si presentino elevate differenze di potenziale
fra le masse, essendo l'impedenza dei cavi proporzionale alla loro lunghezza.

Fig. 6.24 - Collegamento a terra delle masse con configurazione di tipo radiale, efficace per la protezione delle persone
a frequenza industriale ma poco adatto ad impedire il formarsi di pericolose differenze di potenziale fra le masse in
caso di influenze esterne ad alta frequenza.
Inoltre se le masse, come spesso accade, sono collegate attraverso cavi di segnale si viene a formare un anello di grande
superficie particolarmente sensibile ai campi elettromagnetici (fig. 6.25).

Fig. 6.25 - Il collegamento equipotenziale fra le masse deve essere il pi corto possibile e devono essere evitati i
collegamenti che formano anelli di grandi dimensioni fra le masse.
Collegando le varie masse ad un unico conduttore di protezione l'impedenza del cavo pi bassa e conseguentemente
anche le differenze di potenziale. L'anello fra le masse risulta inferiore al caso precedente ma necessario un
collegamento equipotenziale supplementare tra le masse perch potrebbe essere difficoltoso estinguere l'elevato numero
di scariche ad alta frequenza che si dovessero generare (fig. 6.26).

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Fig. 6.26 - Le masse sono collegate a terra mediante un unico conduttore di protezione. L'impedenza del cavo pi
bassa e quindi anche le differenze di potenziale. L'anello delle masse risulta ridotto ma si rendono necessari
collegamenti equipotenziali supplementari fra le masse perch risulta difficile l'estinzione dell'elevato numero di
scariche ad alta frequenza che potrebbero presentarsi.

Ogni elemento metallico entrante nella struttura dovr essere collegato alla parte dell'impianto di protezione pi vicina
all'ingresso nella struttura. In prossimit del suolo, possibilmente in un unico punto, si effettueranno i collegamenti dei
corpi metallici e delle linee elettriche e di segnale. Per facilitare tali operazioni bene che tali elementi entrino o escano
dall'edificio nello stesso punto.

Fig. 6.27 - I corpi metallici entranti nella struttura bene che entrino o escano nello stesso punto e che siano collegati
all'impianto di protezione al loro ingresso nella struttura. Ogni elemento metallico entrante deve comunque essere
collegato, in prossimit dell'ingresso nella struttura, alla parte pi vicina dell'impianto di protezione.

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16.8. I conduttori e le regole del cablaggio


Il cablaggio dei conduttori deve essere effettuato ponendo particolare attenzione al distanziamento dei cavi sensibili
rispetto ai cavi di potenza e di collegamento e gli eventuali incroci nei quadri e nelle canalizzazioni, per evitare
pericolosi accoppiamenti elettromagnetici, devono formare un angolo retto.

Fig. 6.28 - I cavi di sistemi diversi devono essere opportunamente distanziati e negli incroci, per evitare pericolosi
accoppiamenti elettromagnetici, formare un angolo retto
I circuiti devono essere cablati in modo che la spira formata dai conduttori sia la meno estesa possibile.

Fig. 6.29 - La superficie dell'anello formato dai conduttori deve essere la meno estesa possibile

16.9. Coordinamento degli SPD collegati in cascata


Si ricorre a pi SPD collegati in parallelo quando l'impiego di un unico SPD, dovendo mantenere un livello di
protezione Up basso, non fornisce sufficienti garanzie di scarica delle correnti elevate. Normalmente il limitatore a
monte, dove il livello di protezione pu essere pi alto, uno spinterometro, mentre quello a valle, dove la tenuta delle
apparecchiature pi bassa, si possono impiegare dispositivi con livello di protezione pi basso come ad esempio un
varistore o un diodo Zener. Indipendentemente da questo, il coordinamento tra limitatori di sovratensione collegati in
cascata deve essere condotto diversamente secondo che si tratti di due varistori, di uno spinterometro e di un varistore
oppure di uno spinterometro, di un varistore e di un dispositivo con diodo Zener collegati in cascata fra di loro. Se si
collegano due varistori con la stessa corrente nominale di scarica (In1, In2) il coordinamento verificato se il livello di
protezione UP1 del primo minore del livello di protezione UP2 del secondo oppure se il livello di protezione del primo
superiore a quello del secondo ma l'impedenza ZL interposta tra i due dispositivi sufficientemente elevata. Tale
impedenza, che pu essere ottenuta con conduttori di lunghezza superiore alla decina di metri, permette alla maggior
parte
della
corrente
di
scaricarsi
attraverso
il
primo
limitatore
a
monte
(fig.
6.30).
Intervenendo sulla lunghezza dei cavi di collegamento tra i due dispositivi si modificher, infatti, il valore
dell'induttanza. Alla corrente che fluisce verso il limitatore L2 si opporr questa auto induttanza determinando
l'intervento anticipato di L1 rispetto L2.

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Il fenomeno si sviluppa in alta frequenza ed un metro di cavo presenta un'induttanza di circa 1 microhenry. La
corrispondente caduta di tensione, supponendo una corrente di 8 kA con forma d'onda 8/20 microsecondi, pu essere
valutata in circa 1kV al metro:

il coordinamento verificato se:

Dove:
Ui la tensione d'innesco in kV di L1;
Ures la tensione residua in kV di L2;
l la lunghezza in metri dei cavi di collegamento;
L l'induttanza in microhenry al metro;
di/dt la pendenza del fronte d'onda in kiloampere al microsecondo

Fig. 6.30 - Due varistori con corrente nominale di scarica uguale (In1=In2) sono coordinati se il livello di protezione
del primo SPD (UP1) minore di quello del secondo (UP2) oppure se il livello di protezione del primo uguale o
maggiore a quello del secondo ma l'impedenza ZL sufficientemente elevata (distanza del circuito fra gli SPD non
inferiore a 10 m).

Due varistori con corrente di scarica diversa presentano generalmente una corrente di scarica In1 maggiore di In2 (fig.
6.31). Il coordinamento verificato, e quindi la maggior parte della corrente si scarica sul primo SPD (L1), se la
tensione residua su L1 minore di quella sull'SPD a valle L2 quando per entrambi la corrente di scarica di riferimento
la In2.

Fig. 6.31 - Due varistori con corrente nominale di scarica diversa con In1>In2 sono coordinati se la tensione residua
dell'SPD a monte Ures1 minore della Ures2 dell'SPD a valle entrambe riferite alla corrente di scarica In2.

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Nel terzo caso uno spinterometro, con tensione d'innesco e corrente di scarica pi alta, collegato a monte di un
varistore. In figura 6.32 il limitatore L2, possedendo una tensione di innesco minore, potrebbe intervenire molto prima
del limitatore L1 danneggiandosi perch non in grado di sopportare una corrente di scarica troppo elevata. Per evitare
una tale evenienza necessario coordinare le protezioni affinch il dispositivo a monte intervenga prima che il
dispositivo a valle sia attraversato da una corrente di scarica troppo elevata. Questo pu essere ottenuto inserendo fra i
due dispositivi una impedenza di adeguato valore ottenibile anche dimensionando opportunamente il tratto di linea
interposto tra i due SPD. In genere, per correnti con forme d'onda 8/20 microsecondi o minori, i soliti dieci metri di
cavo (se si installano i due dispositivi molto vicini tra di loro necessario inserire una bobina di disaccopiamento) sono
sufficienti per assicurare il coordinamento fra i due SPD. E' sufficiente, infatti, che la somma della caduta di tensione
sull'impedenza ZL e della tensione residua del varistore alla massima corrente di scarica sopportabile sia superiore alla
tensione d'innesco Ui dello spinterometro.

Fig. 6.32 - Uno spinterometro L1 a monte e un varistore L2 a valle sono coordinati se lo spinterometro innesca prima
che la corrente di scarica sul varistore superi il suo massimo valore tollerabile. Questo si verifica se la somma della
caduta di tensione sull'impedenza ZLe della tensione residua Ures1 del varistore alla massima corrente di scarica
sopportabile (Imax) superiore alla tensione d'innesco Ui dello spinterometro.

Per concludere un esempio di protezione su pi livelli, con SPD delle tre classi collegati in cascata e opportunamente
coordinati, che fornisce una protezione, seppur non assoluta, sicuramente pi che sufficiente (fig. 6.33).

Fig. 6.33 - SPD delle tre classi collegati su pi livelli e opportunamente disaccopiati tra di loro (normalmente sono
sufficienti distanze tra gli SPD di circa 10 m) possono fornire una soddisfacente garanzia di protezione.
Il coordinamento corretto se la Ui d'innesco dello scaricatore collegato a monte inferiore alla somma della tensione
residua Ures del dispositivo a valle e della caduta di tensione sull'impedenza di disaccopiamento ZL relativa ad una
corrente di scarica tollerabile dai dispositivi a valle.

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Il dispositivo di protezione fine, bassa tensione residua e bassa corrente di scarica (diodo Zener), deve essere
posizionato nelle immediate vicinanze dell'utilizzatore, quelli con tensione residua e corrente di scarica pi alta,
all'ingresso della linea nell'edificio (spinterometro), mentre fra i due SPD, in opportuna posizione, si pu installare un
ulteriore dispositivo con caratteristiche intermedie (spinterometro). Al sopraggiungere della sovratensione i tre
dispositivi non scaricano alcuna corrente sono quindi soggetti all'impulso della tensione che aumenta rapidamente fino
a raggiungere il massimo valore in un tempo convenzionale di 10 microsecondi per una forma d'onda 10/350
microsecondi. Il primo ad intervenire il diodo Zener il quale, scaricando una corrente Is1, determina una caduta di
tensione sulle impedenze ZL1, ZL2, ZL3. Quando alla Ures1 del diodo Zener si aggiunge la caduta di tensione sulla ZL1 e si
supera la tensione d'innesco Ui2 del dispositivo a valle, una parte della corrente, avendo inizio la fase di scarica del
varistore, viene deviata. Risulta evidente che il diodo non si danneggia se la corrente di scarica Is1 che lo attraversa minore
della sua corrente nominale di scarica. In questo caso, se Ui2 la tensione d'innesco del varistore, deve essere verificata
la seguente relazione:

Allo stesso modo, con riferimento alla figura 6.33, si pu procedere alla verifica del coordinamento tra varistore e
spinterometro il quale dovr possedere una corrente nominale di scarica superiore alla corrente prevista meno la parte
scaricata dal varistore e dal diodo.

16.10. L'installazione degli SPD nei quadri


I collegamenti dei limitatori di sovratensione devono essere i pi corti possibile (di norma accettabile una lunghezza
complessiva
) perch la sollecitazione sull'isolamento delle apparecchiature protette cresce in proporzione
alla loro lunghezza (fig. 6.34). Scelto lo scaricatore, che dovr possedere un livello di protezione Up adatto al valore
massimo di tensione che le apparecchiature da proteggere sono in grado di sopportare, occorre verificare quindi la
lunghezza complessiva dei collegamenti. Nell'esempio di figura i collegamenti, di lunghezza complessiva l=l1+l2+l3,
determinano, come si detto, un'induttanza di circa 1 microhenry al metro con una caduta di tensione, supponendo una
corrente di 8 kA con forma d'onda 8/20 microsecondi, che pu essere valutata in circa 1 kV al metro.

Fig. 6.34 - Per ridurre la tensione U che sollecita gli isolamenti delle apparecchiature occorre ridurre il pi possibile
la lunghezza complessiva dei collegamenti dell'SPD
La tensione U che si stabilisce sull'apparecchiatura assume il valore U=UP+ U1+U2+U3 e pu essere contenuta entro
valori accettabili dalle apparecchiature riducendo la lunghezza complessiva dei collegamenti e limitando di
conseguenza la caduta di tensione.
Nel quadro gli SPD devono essere posizionati in modo da limitare la superficie della spira formata dai loro collegamenti
e i circuiti delle partenze protette, per evitare che la corrente di scarica induca sovratensioni su di essi, devono essere
installati al di fuori della zona di influenza dell'anello (fig. 6.35, 6.36).

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Fig. 6.35 - La superficie dell'anello troppo estesa e i circuiti vicini sono disturbati.

Fig. 6.36 - La superficie dell'anello ridotta e i circuiti vicini sono all'esterno della zona di influenza della spira
formata dai collegamenti degli SPD

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16.11 Esempi dinstallazione


Di seguito sono riportati degli esempi tipici che rispecchiano la maggior parte delle installazioni.
Tuttavia, essi non sono esaustivi e, per unanalisi pi approfondita, e necessaria la valutazione da effettuarsi in
conformit con la norma CEI 81-10.

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17. La cabina di trasformazione dutente MT/BT


17.1 Generalit
La cabina elettrica di trasformazione costituita dallinsieme dei conduttori, apparecchiature e macchine atte alla
trasformazione della tensione, fornita dalla rete di distribuzione a media tensione (es. 15 kV in MT), ai valori di
tensione per lalimentazione delle linee in bassa tensione (230 V, 400 V in BT). Le cabine elettriche possono essere
classificate in cabine pubbliche e cabine private:
Cabine pubbliche sono di pertinenza della societ di distribuzione dellenergia elettrica ed alimentano le
utenze private in corrente alternata monofase a 230V o trifase a 400V. Si dividono a loro volta in cabine di
tipo urbano o rurale costituite da un solo trasformatore di potenza contenuta. Le cabine urbane si
distinguono perch sono generalmente costruite in muratura mentre quelle rurali sono spesso installate
allesterno direttamente sul traliccio della MT.
Cabine dutente sono di propriet dellutente e possono alimentare sia utenze civili come scuole,
ospedali, ecc. sia utenze di tipo industriale con fornitura dalla rete pubblica in MT. Lutente deve mettere a
disposizione della societ distributrice un apposito locale, accessibile al personale della societ, in cui
saranno installati i gruppi di misura con i relativi TA e TV e le apparecchiature di manovra di competenza
della societ di distribuzione. Le soluzioni costruttive possono essere varie, anche se negli ultimi tempi si
va sempre pi diffondendo limpiego di cabine contenute in armadi metallici di tipo prefabbricato.
Spesso, al di sotto dei 30 kW, la fornitura effettuata in BT (anche se sono frequenti forniture fino a 100 kW e oltre).
La decisione di fornire lenergia in BT o in MT spetta normalmente alla societ di distribuzione ed legata a diversi
fattori, quali le condizioni della rete locale, la distanza dellutenza dalla cabina primaria, ecc.. Lutente da parte sua,
quando possibile scegliere tra fornitura in BT e fornitura in MT, in base ad unanalisi dei costi pu decidere se
scegliere luna oppure laltra soluzione. Lenergia fornita in MT ha un costo al kWh inferiore rispetto a quella fornita in
BT. Anche se bisogna valutare il tempo di ammortamento della cabina di trasformazione, quantificabile in circa uno o
due anni, il costo comunque ampiamente compensato dal basso prezzo per kWh dellenergia fornita in MT.
17.2 Struttura e dimensioni minime di una cabina
Le cabine sono nella maggioranza dei casi ubicate nei locali stessi dello stabilimento da esse servito e sono costituite
fondamentalmente da tre locali distinti. Per consentire lallaccio alla rete di MT due locali devono essere destinati alla
societ di distribuzione: il primo per le apparecchiature di sezionamento, il secondo per i gruppi di misura dellenergia.
Il terzo locale destinato a contenere il trasformatore e le apparecchiature di BT di pertinenza dellutente. Le
dimensioni minime dei locali (fig. 17.1) e i canali di accesso per i cavi di media tensione e per i cavi degli ausiliari
devono essere concordati con la societ di distribuzione. Le soluzioni costruttive possono essere molteplici anche se
fondamentalmente si possono distinguere due situazioni:
Disposizione a giorno: lalimentazione dalla MT, che pu essere ottenuta in cavo o con linea aerea, accede
alle apparecchiature in vista fino a raggiungere il trasformatore. Il quadro di BT pu essere realizzato con
elementi singoli, in caso di pochi dispositivi, o racchiusi in quadro metallico. Ovviamente, per motivi di
sicurezza, i locali devono essere accessibili solo al personale autorizzato.
Disposizione in celle (cabine prefabbricate): ogni elemento del circuito sistemato allinterno di una cella
unificata e la combinazione di pi celle costituisce la cabina.

Fig. 17.1 Dimensioni minime (in cm) pi comuni dei locali di una cabina Altezza minima per alimentazione in cavo
230 cm, per alimentazione aerea 800 cm

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17.3 Lato media tensione


Una cabina vista dal lato MT pu avere sostanzialmente due configurazioni:
Cabina terminale la linea in MT si ferma nel punto di installazione della cabina. Nella fig. 17.2 rappresentata una
cabina dotata di un unico trasformatore alimentata, come normalmente accade, da una sola linea. Si pu notare il
sezionatore S1 munito di coltelli di terra interbloccati con quelli di linea che servono, in occasione di lavori, per mettere
a terra automaticamente la linea a monte quando si ha lapertura dei coltelli di linea. Il sezionatore S2, anchesso munito
di coltelli di terra, e linterruttore I (linterruttore serve anche come protezione dalle sovracorrenti) sono di pertinenza
dellutente per le manovre sul lato MT.

Fig. 17.2 Lato media tensione di una cabina utente MT/BT


Sovente per potenze installate non molto elevate il gruppo sezionatore-interruttore sostituito, perch pi economico,
da un interruttore di manovra-sezionatore sotto carico dotato di una terna di fusibili MT per la protezione dalle
sovracorrenti (fig. 17.3).

Fig. 17.3 - Lato MT con gruppo sezionatore sotto carico-fusibili

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Cabina alimentata in derivazione o inserita in linea ad anello deve essere previsto un entra ed esci, ubicato nel
locale MT della societ distributrice, che permetta alla linea di proseguire per lalimentazione delle altre cabine, anche
in caso di guasto in un punto qualsiasi dellanello (fig. 17.4).

S1, S2: sezionatori sotto carico dellentra-esci


S3: sezionatore di cabina
I: interruttore generale di cabina
Fig. 17.4 a) Alimentazione di cabina tramite entra-esci
b) In caso di guasto sul tratto di linea c) In caso di esclusione della cabina A
17.4. Dimensionamento dei componenti MT
17.4.1 Conduttori
I conduttori del lato media tensione sono costituiti normalmente da tondini nudi di rame (o alluminio) installati a giorno.
La corrente del lato MT di valore piuttosto modesto perci si adottano sovente tondini del diametro di 8 mm (un
tondino di rame nudo installato a giorno pu sopportare unintensit di corrente di circa 140 A) dimensionati per
ottenere una buona resistenza meccanica nei confronti delle sollecitazioni elettrodinamiche e quindi di sezione superiore
alle reali esigenze di portata. I tondini vengono montati su isolatori rigidi distanziati di 1, 1,2 m e lisolamento
ottenuto tramite il distanziamento in aria. Le distanze minime, funzione della tensione massima di riferimento per
lisolamento, possono essere calcolate tramite le seguenti
Distanza minima fra i conduttori
Distanza minima tra i conduttori e massa (mensole, muri ecc.)
Dove UM la tensione massima di riferimento per lisolamento
ad esempio per una cabina con Un=20 kV VM=24 kV)
Altezza dei conduttori dal pavimento
Queste distanze minime si riferiscono allaria come isolante. Usando un isolante diverso, come ad esempio esafluoruro
di zolfo (SF6) nelle esecuzioni blindate, le distanze minime cambiano, diminuendo allaumentare della rigidit
dielettrica dellisolante.

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17.4.2 Apparecchi di manovra


Sono scelti principalmente in base alla tensione desercizio, al livello disolamento corrispondente a UM , alla portata, e
al potere dinterruzione. Oltre a questo, nella scelta delle apparecchiature di manovra, lutente deve rispettare le
condizioni poste dalla societ distributrice onde evitare possibili interventi intempestivi che potrebbero influire sulla
continuit del servizio elettrico; in altre parole necessario garantire la selettivit tra le apparecchiature dellutente e
quelle della societ distributrice installate in cabina primaria. A tal fine per potenze fino a 400 kVA si possono
impiegare interruttori di manovra-sezionatori con fusibili, per potenze superiori a 400 kVA interruttori automatici con
due o tre rel di massima corrente a tempo indipendente con corrente di intervento istantaneo non superiore a 600 A. Il
motivo per cui si considera come livello massimo 400 kVA per limpiego dellinterruttore di manovra-sezionatore con
fusibili dovuto al fatto che nel caso di impianti a 20 kV la curva di intervento del fusibile da 40 A (protezione per un
trasformatore di 400 kVA) non interferisce ancora con le curve di intervento dei rel dellinterruttore di cabina primaria
della societ distributrice (vale anche per il fusibile da 63 A che protegge il trasformatore da 400 kVA a 15 kV
(ovviamente non impedito limpiego di un interruttore automatico). Per ripartenze di linee di MT superiori ai venti
metri, l'interruttore deve essere equipaggiato anche con rel di terra con intervento istantaneo a corrente di intervento
non superiore a 5 A.
In particolare la corrente totale sul lato media tensione data da:

dove: An la potenza apparente in kVA e U1 la tensione nominale lato MT in kV.


La scelta della portata sar effettuata tra apparecchiature con valori non inferiori a quelli cos calcolati, scelta che
comunque non mai un problema in quanto gli interruttori e i sezionatori MT sono solitamente costruiti con portate
minime di 200400A. Per quanto riguarda la scelta del potere dinterruzione si deve far riferimento alla potenza di corto
circuito della rete nel punto dinstallazione della cabina. Questo dato fornito dalla societ distributrice ed
generalmente dellordine dei 5001000 MVA. Indicando con Acc tale potenza, con Icn il potere dinterruzione
simmetrico e con UM il valore massimo della tensione di riferimento dellisolamento, si ottiene:

da cui:

Linterruttore generale allingresso della cabina e quelli posti sui montanti dei trasformatori dovranno avere un potere
dinterruzione uguale o superiore a tale valore. Teoricamente gli interruttori posti sui montanti dei trasformatori
potrebbero essere scelti con una Icn inferiore a causa delle impedenze dei collegamenti a monte che dovrebbero limitare
il valore della corrente di corto circuito. In pratica, essendo le impedenze di tali collegamenti di valore modesto, il
valore della corrente di corto circuito non varia significativamente e gli interruttori sono generalmente scelti tutti con lo
stesso potere dinterruzione. Quando la cabina accessibile anche a persone non addestrate consigliabile luso di
sezionatori sotto carico per evitare manovre errate come lapertura del sezionatore quando vi corrente nel circuito.
Questo problema non esiste nelle cabine prefabbricate perch esistono dei dispositivi di blocco che impediscono le
manovre errate. Il quadro di MT pu essere protetto e fondamentalmente di due tipi:
Quadro protetto con isolamento in aria
Sono di dimensioni unificate fino alla tensione di esercizio di 24 kV e sono caratterizzati dal sezionatore o interruttore
di manovra-sezionatore di tipo rotativo che determina, quando aperto, la segregazione dello scomparto sbarre e lo
scomparto linea. Fino a 400 kVA generalmente dotato di interruttore di manovrasezionatore con fusibili.
Lintervento anche di un solo fusibile determina lapertura automatica dellinterruttore di manovrasezionatore. I
principali dati elettrici di questo tipo di quadro sono: tensione nominale di esercizio 24 kV, corrente nominale 400-630800 A, corrente di corto circuito simmetrica 12,5, 16 kA. Per potenze superiori a 400 kVA il quadro invece
equipaggiato con sezionatore e interruttore automatico a volume dolio ridotto o in gas SF6.

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Quadro protetto con isolamento in SF6


E costituito da un involucro di acciaio inox a perfetta tenuta di gas allinterno del quale sono montate le
apparecchiature. Lisolamento fornito dalla presenza dellSF6 alla pressione di 120 kPa. Le principali caratteristiche
sono: tensione nominale 24 kV corrente nominale 400-630 A, corrente di corto circuito simmetrica di 16-25 kA.
Rispetto ad un quadro con isolamento in aria presenta il vantaggio di avere dimensioni ridotte e di non risentire
linfluenza delle condizioni ambientali. Risulta quindi particolarmente adatto allinstallazione in ambienti umidi o
inquinati.

17.4.3 Fusibili
Spesso la protezione da corto circuito fornita da fusibili di forma cilindrica montati su isolatori con attacchi a
baionetta ed eventualmente manovrabili per mezzo di fioretto (attrezzo ad asta isolato che permette lapertura manuale
in sicurezza). La portata, il potere dinterruzione e la tensione sono scelti con gli stessi criteri visti per gli interruttori. La
portata dovr essere scelta in base alla corrente nominale primaria I1 risultante dalla nota relazione:

La scelta della terna di fusibili a media tensione dovr essere effettuata con una corrente nominale non inferiore alla I1 e
tale da non provocare un intervento intempestivo (come ad esempio durante linserzione del trasformatore con correnti
che assumono anche valori dieci volte superiori alla I1) e da garantire la selettivit con il resto dellimpianto
(normalmente sono scelti con corrente nominale superiore di due o tre volte rispetto alla corrente primaria).
Tensione di riferimento per
Corrente nominale
Potere dinterruzione simmetrico
lisolamento (kV)
(A)
(kA eff.)
(MVA)
12
2-4-6-3-10-16-25-30-40
50
1000
63-80
40
800
100-125-160
31,5
600
17,5
2-4-6-3-10-16-20-25
31,5
1000
30-40-63-80-100
3025
800
40-63-80-100
24
2-4-6-3-10-16-20-25-30-4025
1000
63-80-100
36
2-4-6-3-10-16-20-25-30-40
12,5
750
Tab. 17.1 Caratteristiche elettriche di fusibili MT

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17.5 Scelta delle protezioni


17.5.1 Protezione dalle sovratensioni
Le sovratensioni che possono interessare le cabine possono essere di origine sia interna (ad esempio a causa di
unapertura molto rapida di un circuito induttivo) che atmosferica (dovuta a fulminazioni dirette o indirette delle linee).
Una sovratensione si manifesta con un anormale innalzamento della tensione verso terra e/o tra le fasi rispetto al
normale valore di funzionamento. La protezione delle sovratensioni di origine interna si ottiene con il coordinamento
dellisolamento o mediante dispositivi adatti per lo scopo, la protezione dalle sovratensioni di origine atmosferica, solo
per le cabine ad alimentazione per via aerea (le linee aeree fungono da guida donda per le sovratensioni), mediante i
cosiddetti scaricatori di sovratensioni installati sul lato MT.

Fig. 17.5 a) Simbolo grafico dello scaricatore di sovratensioni; b) Principio di funzionamento


Lo scaricatore (fig. 17.5) sostanzialmente costituito da due elettrodi, di cui uno collegato alla linea e laltro collegato a
terra. In condizioni normali di esercizio, anche quando si verifica una sovratensione compatibile con il livello di
isolamento del sistema, lo scaricatore, comportandosi come un isolatore, mantiene la linea isolata da terra. Quando la
sovratensione tra il punto A e la terra supera il livello di innesco del dispositivo, tra gli elettrodi si manifesta una scarica
che convoglia verso terra londa di sovratensione, proteggendo le apparecchiature installate a valle finch, quando la
tensione ritorna ai valori normali, lo scaricatore interrompe larco elettrico ripristinando le condizioni di normale
funzionamento. La tensione verso terra durante la scarica vale:

dove VS e VT sono rispettivamente la tensione applicata allo scaricatore e alla presa di terra quando sono attraversati
dalla corrente di scarica IS. VA0 la tensione che sollecita le apparecchiature a valle (che dovranno per questo essere
dimensionate con un isolamento adeguato) nel momento del guasto. Gli scaricatori devono essere installati il pi vicino
possibile alle apparecchiature da proteggere. Normalmente se ne installa uno allingresso della cabina e uno
direttamente sul trasformatore (fig. 17.6).

Fig. 17.6 Scaricatori installati allingresso della cabina (a) e direttamente sul trasformatore (b)

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Di seguito sono descritti, dal punto di vista costruttivo, i diversi tipi di scaricatori per la MT che si trovano in
commercio:
Scaricatori spinterometrici, sono costituiti da un isolatore su cui sono montate due aste metalliche regolate ad una
distanza che dipende dalla tensione dinnesco (fig. 17.7). Vengono montati direttamente sulle apparecchiature da
proteggere come ad esempio i trasformatori.

Fig. 17.7 Scaricatore spinterometrico


Scaricatore ad espulsione, costituito dalla serie di uno spinterometro esterno e uno interno posto in un tubo isolante
rivestito da una particolare sostanza organica. Larco elettrico sviluppa calore che, agendo su questo rivestimento,
produce una notevole quantit di gas che, scaricandosi allesterno, allunga larco, lo raffredda e lo estingue.
Scaricatori a resistenza non lineare, sono impiegati prevalentemente in sistemi ad alta tensione. Sono costruiti
connettendo in serie uno spinterometro (Sp) e una resistenza R con caratteristica volt-amperometrica non lineare (fig.
17.8 a). Durante la fase di scarica la corrente aumenta ma la tensione rimane pressoch costante dal momento che la
resistenza R, costituita da un particolare materiale ceramico, nonostante laumento della temperatura a cui sottoposta
per effetto Joule, diminuisce di valore. Durante la fase di annullamento della corrente la tensione risulta minore (curva a
linea continua) dei valori rappresentati dalla curva a linea tratteggiata (fig. 17.8 b ).

Fig. 17.8 a) Rappresentazione di uno scaricatore a resistenza non lineare; b) Caratteristica volt-amperometrica

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17.6 Trasformatore MT/BT


Il trasformatore la parte pi importante della cabina di trasformazione. La sua scelta condiziona la configurazione
della cabina ed effettuata sulla base di diversi fattori. Non essendo argomento specifico di questa trattazione e volendo
dare alcune indicazioni di carattere generale si pu affermare che per piccole potenze, fino a 100200 kVA, si pu
installare un solo trasformatore, mentre per potenze superiori 10001500 kVA si suddivide la potenza su pi unit,
considerando le singole potenze dei trasformatori che danno i costi pi bassi. Nella fascia intermedia se richiesta una
continuit nel servizio si sceglier la soluzione con pi trasformatori, altrimenti si potr scegliere la soluzione pi
economica di un solo trasformatore. Unaltra caratteristica da considerare nella scelta il tipo di raffreddamento che
pu essere in aria o in olio. Nel caso di trasformatori raffreddati in olio con quantitativi superiori ai 500 kg necessario
prendere provvedimenti contro la fuoriuscita dellolio prevedendo un pozzetto per la raccolta mentre per quantitativi
superiori a 25 kg ma inferiori a 500 kg sufficiente che sia impedito il propagarsi dellolio allesterno, che la cabina
abbia una resistenza al fuoco minima di 60 minuti (REI 60) e che sia ventilata solo verso lesterno. In funzione del tipo
di raffreddamento i trasformatori sono siglati come segue:
AN= raffreddamento a circolazione naturale daria;
AF= raffreddamento a circolazione forzata daria;
ONAN= raffreddamento a circolazione naturale di olio e di aria;
ONAF= raffreddamento a circolazione forzata di olio e naturale di aria;
OFAF= raffreddamento a circolazione forzata di olio e di aria.
La scelta pi frequente cade sui tipi AN e ONAN perch, non essendo quasi mai possibile presidiare le cabine,
sconsigliabile utilizzare macchine che impieghino ventilatori o circolatori di olio. Altre importanti caratteristiche che
devono essere considerate sono:
- potenza nominale, che il prodotto della massima corrente prelevabile al secondario per la tensione a vuoto sul
secondario stesso;
- tensione nominale secondaria a vuoto, che pu essere sia quella di fase Vf sia quella concatenata Vc
- rapporto di trasformazione, che indica il rapporto tra la tensione nominale primaria e quella secondaria a vuoto;
- collegamenti degli avvolgimenti, per i trasformatori di cabina quello pi usato il triangolo stella;
- gruppo CEI di collegamento, indicato convenzionalmente con un numero che, moltiplicato per 30, d il valore
dellangolo di ritardo della tensione di fase lato BT rispetto a quella del lato MT (importante per trasformatori in
parallelo che per funzionare correttamente devono avere uguale tensione primaria, uguale valore del rapporto di
trasformazione a vuoto e devono appartenere allo stesso gruppo CEI di collegamento);
- tensione di corto circuito percentuale Ucc%, la tensione, rapportata in percentuale alla nominale, che con i morsetti
del secondario in corto circuito fa circolare la corrente nominale;
-Corrente a vuoto percentuale I0%, corrente a vuoto percentuale rapportata in percentuale alla corrente nominale (utile
per definire il rifasamento del trasformatore);
- perdite, i trasformatori sono caratterizzati da perdite nel rame alla corrente nominale Pcu e perdite nel ferro alla
tensione nominale Pfe;
- corrente a vuoto, la corrente assorbita dal lato MT col lato BT a vuoto;
- tipo di servizio, dipende dal diagramma di carico delle utenze alimentate. Normalmente si impiegano trasformatori a
servizio continuo.

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17.7 Lato bassa tensione


Le soluzioni circuitali del lato BT di una cabina possono assumere diverse configurazioni dipendenti da diversi fattori
tra i quali: numero di trasformatori, numero e disposizione dei carichi, tipo di distribuzione a tre o a quattro fili e valori
delle correnti di cortocircuito. Gli schemi che seguono sono un esempio di alcuni casi tipici.

Fig. 17.9 Schemi unifilari lato BT di alcuni casi tipici di cabine di trasformazione e distribuzione: a) un solo
trasformatore con una sola linea in partenza; b) un solo trasformatore con pi linee in partenza; c) due trasformatori
con pi linee in partenza; d) due trasformatori con sbarre BT separate; e) sbarre sezionate con possibilit di parallelo
dei trasformatori.
Sul lato bassa tensione non vengono generalmente impiegati sezionatori in quanto il sezionamento svolto dagli stessi
interruttori automatici. Il quadro bassa tensione sar quindi costituito da un interruttore generale magnetotermico
(eventualmente differenziale anche se un guasto sul quadro BT di cabina generalmente non risulta pericoloso) la cui
funzione di proteggere il trasformatore dai sovraccarichi.
Per la scelta occorre calcolare la corrente (I2) sul secondario del trasformatore per mezzo della seguente espressione:

dove:
An la potenza nominale del trasformatore in kVA
U2 la tensione nominale secondaria del trasformatore in V
Linterruttore dovr possedere una corrente nominale non inferiore a questo valore e un potere di interruzione non
inferiore alla presunta corrente di corto circuito nel punto di installazione. Oltre allinterruttore generale, nel quadro
BT saranno installati gli interruttori magnetotermici (eventualmente differenziali) scelti in base alla corrente di
impiego e coordinati per la protezione dai sovraccarichi delle linee di distribuzione dimensionate in base alla
potenza da distribuire e tenendo conto che la corrente trasportata notevolmente superiore rispetto al lato MT.
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17.8 Impianto di terra


17.8.1 Considerazioni generali
Limpianto di terra delle cabine dutente assolve normalmente alla duplice funzione di messa a terra di protezione, a cui
collegare le masse delle apparecchiature, e di funzionamento, a cui collegare il neutro del secondario del trasformatore
nel caso di distribuzione di tipo TN o, anche se pi raramente, di tipo TT. La Norma non vieta limpiego del sistema TT
negli impianti con cabina privata (il sistema TT tra laltro pi semplice e pi sicuro del sistema TN), ma, essendo
richiesti due o pi dispersori separati tra loro di almeno venti metri, difficilmente si dispone di aree sufficientemente
ampie per installare limpianto di dispersione. In alcuni casi, anche se piuttosto raramente, si impiega il sistema IT. Dal
punto di vista della sicurezza, per quanto concerne il trasferimento della tensione totale di terra dalla MT, senzaltro
pi sicuro del sistema TT ma negli impianti di normale distribuzione, quando lestensione dellimpianto notevole,
risulta difficoltoso garantire sufficienti livelli di isolamento. La trattazione seguente prender quindi in considerazione
solo le cabine che presentano sia la parte a MT sia la parte in BT collegate ad un unico impianto di terra (sistema TN).
Limpianto di terra dovr essere coordinato in modo opportuno per evitare, in caso di guasto sulle apparecchiature in
MT, il trasferimento di elevate tensioni totali di terra che, attraverso il PE, si potrebbero propagare alle masse e alle
masse estranee dellimpianto utilizzatore. Un buon livello di sicurezza sia allinterno sia allesterno dellimpianto lo si
pu ottenere contenendo le tensioni di passo e di contatto con particolari accorgimenti atti a ridurre i gradienti di
potenziale nel terreno e a garantire una efficiente equipotenzialit tra le masse e le masse estranee. Queste tecniche, a
volte, possono risultare estremamente costose (quando il terreno non permette di ottenere valori di resistenza del
dispersore sufficientemente bassi) e pu rendersi necessario lintervento di tecnici specializzati in grado di compiere
complicate misure strumentali.
17.9 Protezione dai contatti diretti e indiretti per guasti in media tensione
17.9.1 Corrente di guasto a terra (IG) e tensione totale di terra (UT)
I sistemi a media tensione in uso in Italia sono isolati da terra e la corrente di guasto si chiude prevalentemente
attraverso la capacit verso terra delle linee. Le reattanze capacitive sono largamente prevalenti (qualche centinaio di
ohm) rispetto alla resistenza del dispersore (qualche decimo di ohm) per cui la corrente IG, corrente massima di guasto
a terra, che si richiude attraverso lanello di guasto pu essere ritenuta costante, indipendentemente dal valore della
resistenza del dispersore e dal numero dei dispersori in parallelo. La corrente IG nelle reti isolate da terra generalmente
di valore piuttosto modesto (qualche decina di ampere per reti costituite prevalentemente da linee aere, e superiori al
centinaio di ampere per reti distribuite in cavo. Si tenga presente che, specialmente nei centri abitati, si tende a sostituire
le linee aere con quelle in cavo) e, nella maggioranza dei casi (la sola componente simmetrica), viene fornita dalla
societ distributrice.

Fig. 17.10 - Guasto in MT in un sistema TN.

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In tutti gli altri casi pu essere determinata con la formula approssimata fornita dalle Norme CEI 11-8 (fig. 17.11):

dove:
IG = corrente convenzionale di terra
U = tensione nominale in kV
L1 = somma delle lunghezze delle linee aeree in km
L2 = somma delle lunghezze delle linee in cavo in km

Fig. 17.11 Tensione totale di terra (UT) nei guasti in MT

Circuito equivalente

Formula approssimata per il calcolo di IG

IG = corrente convenzionale di terra

U = tensione nominale in kV
L1 = somma delle lunghezze delle linee aeree in km
L2 = somma delle lunghezze delle linee in cavo in km

Fig. 17.12 Cabine alimentate in cavo con armature collegate ai dispersori di altre cabine. La IG si divide fra pi
dispersori.

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Nota la IG possibile ricavare la tensione totale di terra UT (si ricorda che la tensione totale di terra UT di un sistema
elettrico rispetto ad un dispersore il valore di tensione che si stabilisce in caso di contatto fase-terra tra il dispersore
stesso e i punti del terreno sufficientemente lontani da potersi considerare a potenziale zero) con la nota relazione:

La relazione valida quando tutta la corrente transita sul dispersore dellutente come nel caso delle cabine alimentate
con linee aeree senza fune di guardia collegata a terra. Quando la cabina alimentata da cavi con armatura collegata ai
dispersori di altre cabine, nel dispersore dellutente transita solo una quota parte della corrente di guasto, la corrente di
terra IT (fig. 17.12). La corrente si suddivide infatti in ragione inversa alle rispettive resistenze e la tensione totale di
terra UT data dalla relazione:

RTeq la resistenza equivalente del parallelo di pi dispersori ed , in sede di progetto, difficilmente quantificabile
ragion per cui non resta che utilizzare il solo valore della resistenza del proprio dispersore RT. Non va dimenticato,
inoltre, che difficilmente lutente ha il controllo della rete di distribuzione per cui il valore di RTeq potrebbe, a causa di
guasti o modifiche, subire delle variazioni non facilmente quantificabili con conseguente pericoloso aumento di UT. Nel
calcolo della UT si dovrebbe quindi utilizzare la IT ma, viste le difficolt di valutazione di questo valore, a favore della
sicurezza, si utilizza normalmente la corrente IG.

Circuito equivalente

Formula per il calcolo di UT

Fig. 17.12 Cabine alimentate in cavo con armature collegate ai dispersori di altre cabine. La IG si divide fra pi
dispersori.

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17.9.2 Tensioni di passo (UP) e di contatto (UC)


Le correnti di guasto a terra (IG) sulla MT sono interrotte in un tempo che dipende dalle caratteristiche del guasto e dal
sistema di protezione previsto. In ogni caso il tempo totale di interruzione generalmente non supera 1 s (i tempi di
intervento delle protezioni devono essere richiesti alla societ distributrice). Limpianto di terra deve essere
dimensionato, in relazione ai tempi di intervento delle protezioni in MT, in modo che il valore della sua resistenza e la
geometria del dispersore sia tale da permettere di contenere le tensioni di passo (UP) e di contatto (UC), sia allinterno
sia allesterno della cabina. Landamento dei valori delle tensioni di contatto ammessi UC (V) (UTP secondo la nuova
norma CEI 11-1) in funzione della durata del guasto tF (s) sono riportati nella curva di fig. 17.13 e riassunti nella tabella
17.2. La curva rappresenta il valore della tensione che pu essere applicata al corpo umano da mano nuda a piedi nudi,
con un valore dell'impedenza del corpo umano avente una probabilit pari al 50 % di non essere superata dalla
popolazione, con una curva corrente tempo che presenta la probabilit del 5% di provocare fibrillazione ventricolare e
con nessuna resistenza addizionale.

Fig.17.13 Tensioni di contatto ammissibili UTP (UC per la vecchia norma) per correnti di durata limitata.
Note:
1) La curva rappresenta il valore della tensione che pu essere applicata al corpo umano da mano nuda a piedi nudi, con
un valore dell'impedenza del corpo umano avente una probabilit pari al 50 % di non essere superata dalla popolazione,
con una curva corrente tempo che presenta la probabilit del 5% di provocare fibrillazione ventricolare e con nessuna
resistenza addizionale.
2) La curva relativa a guasti a terra in impianti di alta tensione
3) Se la durata della corrente molto pi lunga di quanto mostrato nel grafico, si pu usare per UTP un valore di75 V

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Tensione
di
contatto
Durata del guasto (UTP secondo CEI 11-1)
(s)
Nuova norma CEI 11-1

ammissibile

UC

(V)

Vecchia norma CEI 11-8

10
80
50
2
85
50
1
103
70
0,8
120
80
0,7
130
85
0,6
155
125
0,5
220
160
0,2
500
160
0,14
600
160
0,08
700
160
0,04
800
160
Tab.17. 2 - Tensioni di contatto ammissibili UTP per correnti di durata limitata
Quando non possibile limitare la tensione totale di terra entro i limiti fissati dalla Norma, soprattutto in caso di elevate
correnti di guasto, la geometria del dispersore assume unimportanza fondamentale nel limitare le tensioni di passo e
contatto. Un impianto di terra tanto pi efficiente quanto minore risulta la sua resistenza di terra e quanto pi esso
realizza unelevata equipotenzialit sulla superficie del terreno. Le tensioni di passo e di contatto dipendono infatti,
come abbiamo visto, dalla tensione totale di terra e dallandamento dei potenziali che si stabiliscono sulla superficie
calpestabile.
17.9.3 Tipo di dispersore
Le caratteristiche dellarea di cui si dispone per linstallazione della cabina possono imporre il tipo di impianto da
realizzare. In particolare la resistivit del terreno pu assumere nel tempo valori anche molto diversi. Essendo la
resistivit del terreno fortemente influenzata dallumidit, i rilievi dellarea interessata devono essere effettuati, con uno
dei metodi prescelti, possibilmente nelle condizioni pi sfavorevoli (condizioni di terreno secco). Il dispersore pu
assumere diverse forme in funzione della pianta della cabina, dellarea disponibile e del valore della resistenza di terra
che si vuole ottenere. Le figure mostrano alcune tra le soluzioni pi diffuse con dispersori ad anello, integrati
eventualmente con picchetti.

Fig. 17.14 Impianto di terra per cabina con dispersore ad anello con quattro picchetti agli angoli

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Fig. 17.15 Impianto di terra per cabina con dispersore ad anello integrato con quattro picchetti periferici
Tali configurazioni risultano, con le normali correnti di guasto, pi che sufficienti. Quando le correnti di guasto o la
caratteristica del terreno non permettono di raggiungere risultati sufficienti si pu adottare un dispersore del tipo a
maglia. La distribuzione del potenziale sulla superficie del terreno risulta tanto pi uniforme quanto pi fitta la
magliatura. Si riducono in tal modo le tensioni di passo e contatto limitando generalmente i punti critici alla periferia
del dispersore. Per questo motivo, allo scopo di uniformare meglio il potenziale sulla superficie del terreno e ridurre le
tensioni di passo e di contatto, bene intensificare lorditura della maglia nelle zone periferiche. Nel caso di reti
magliate, inoltre, un altro punto critico pu essere la direzione diagonale dellarea del dispersore.

Le dimensioni minime dei componenti del dispersore, rilevabili da tabelle, (vedi il capitolo impianti di terra)
andrebbero verificate con la nota relazione:

ma con i valori minimi prescritti si ottengono sempre risultati largamente sufficienti.


17.9.4 Calcolo della resistenza di terra ammissibile
Conoscendo la massima tensione totale di terra ammissibile e conoscendo il valore della corrente di guasto si pu
calcolare la resistenza di terra con la seguente relazione:

Se dalla misura della resistenza di terra, effettuata ad impianto ultimato, il valore risulta superiore a quello calcolato si
devono effettuare le misure di passo e di contatto. Individuate le zone critiche occorre procedere alla modifica
dellimpianto di terra oppure approntare idonei accorgimenti sostitutivi.

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17.9.5 Accorgimenti atti a ridurre le tensioni di passo e di contatto e ad evitare il trasferimento di tensioni totali di
terra pericolose
Ove possibile si pu intervenire sul dispersore utilizzando dispersori a maglia con lato della maglia non superiore al
metro e affondati il pi possibile nel terreno e comunque ad una profondit non inferiore a 0,5 m. Unaltra soluzione
consiste nel creare una soletta di calcestruzzo con armatura metallica costituita da una rete elettrosaldata che, in
particolare per ridurre le tensioni di contatto, pu essere collegata al dispersore in alcuni punti. Per limitare il gradiente
di potenziale sulle linee perimetrali del dispersore a maglia possibile, oltre che rendere pi fitta la magliatura,
infiggere dei picchetti perimetrali ed eventualmente, nei casi pi difficili, rivestire il suolo con almeno 5 cm di bitume.
Quando la tensione totale di terra originata da guasti in MT non pu essere contenuta entro i limiti pericolosi
necessario evitare il passaggio di tubazioni metalliche o di altri elementi metallici (reti metalliche di recinzione, rotaie,
ecc..) nellarea dinfluenza del dispersore. Le tensioni pericolose possono infatti essere trasferite anche a lunghe
distanze, creando situazioni particolarmente pericolose in luoghi in cui non sono stati presi provvedimenti contro le
tensioni di passo e contatto. Queste situazioni vanno assolutamente evitate distanziando le parti metalliche che
transitano di almeno trenta o quaranta metri dallarea del dispersore. Se una tale soluzione non fosse praticabile occorre
interrompere la tubazione metallica con un tratto di tubo isolante sia in ingresso sia in uscita dal campo d'influenza del
dispersore. Anche per le recinzioni metalliche che escono dallarea del dispersore devono essere prese opportune
contromisure come ad esempio interrare ad una distanza di 60-70 cm una corda metallica collegata, ogni 3 metri circa,
alla recinzione stessa. Il suolo che si trova in prossimit della recinzione viene cos ad assumere potenziali con valori
che si avvicinano alla UT riducendo le tensioni di contatto a valori non pericolosi. E interessante notare che la tensione
totale di terra, oltre che dalle masse estranee, pu essere trasferita a distanza anche dal PE. Un caso tipico quello di
una cabina recintata e con lingresso chiuso da cancello elettrico. Collegando il conduttore di protezione al cancello si
crea una situazione pericolosa perch il terreno in prossimit dellingresso a potenziale zero. Per raggiungere un
sufficiente grado di sicurezza occorre estendere larea del dispersore anche oltre il cancello elettrico oppure, ove questo
non fosse possibile, isolare il suolo con uno strato di bitume.
17.9.6 Limpianto di terra allinterno della cabina
Allinterno della cabina, tutti i collegamenti fino al dispersore sono denominati conduttore di terra (contrariamente a
quello che avviene nei sistemi di prima categoria in cui si parla di CT, PE, EQP ed EQS) e devono avere una sezione
minima non inferiore a 16 mm2 se in rame, a 35 mm2 se in alluminio e a 50 mm2 se in ferro. Deve in ogni caso essere
soddisfatta anche la nota relazione:

dove:
K un coefficiente che tiene conto del materiale (tab. 17.3);
IG la corrente convenzionale di guasto a terra;
t il tempo dinterruzione del guasto in MT.

Rame nudo
Tipo di materiale
Alluminio
Ferro
Valore di K
159
105
58
Tab. 17.3 Valori del coefficiente K per la verifica del conduttore di terra

Da notare che, per tempi di interruzione del guasto non superiori a 1 s e con correnti di guasto non superiori a 2500 A,
sufficiente la sezione minima in rame di 16 mm2 prescritta dalle Norme. Tutto ci porta a concludere che nel caso di
cabine alimentate con linee in MT isolate sufficiente utilizzare per i conduttori di terra le sezioni minime prescritte
dalle Norme, con la sola eccezione per il conduttore che collega il trasformatore al PE che pu essere percorso da
correnti Ig che dipendono dalla U0 e dallimpedenza dellanello di guasto (Ig=U0/ZS). Tutte le parti metalliche accessibili
delle macchine, delle apparecchiature, e della struttura suscettibili di entrare in contatto con elementi in tensione in
seguito a guasti o di introdurre il potenziale di terra devono essere collegate al dispersore normalmente per mezzo di
una sbarra che funge da collettore (fig. 17.15).

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1) Cornici, telai e flange degli isolatori passanti


2) Intelaiature e supporti di ogni tipo di isolatore
3) Intelaiature dei sezionatori, dei portafusibili e degli interruttori
4) Involucri e supporti metallici dellinterruttore automatico MT e di ogni altro apparecchio di controllo e misura
5) La massa del trasformatore (da dimensionare in funzione della corrente di gusto sul lato BT)
6) Il morsetto del neutro del lato BT del trasformatore (da dimensionare in funzione della corrente di guasto sul lato
BT)
7) I ripari metallici e le relative incastellature
8) Gli organi di comando manuale di interruttori e sezionatori
9) Le muffole metalliche
10) Larmatura metallica dei cavi MT
11) Le intelaiature metalliche di porte, finestre e griglie di areazione
12) Gli armadi metallici delle cabine prefabbricate o altri involucri contenenti apparecchiature MT o BT (per gli
armadi contenenti apparecchiature in BT dimensionare in funzione della corrente di guasto in BT)
Fig. 17.16 Tutte le parti della cabina suscettibili di entrare in contatto con elementi in tensione devono essere
collegate al dispersore.

17.9.7 Dimensionamento dei conduttori di protezione


Con riferimento alla fig. 17.16, in cui schematizzato il circuito MT/BT della cabina, si possono definire i seguenti
elementi:
IMT = protezione media tensione;
IBT = protezione bassa tensione;
EQ1= collegamento alle masse di media tensione;
EQ2= collegamento alle masse di media o bassa tensione;
PE1= collegamento al centro stella del trasformatore;
PE2= collegamento al conduttore di protezione;
CT= collegamento al dispersore.
La corrente di guasto in media tensione attraversa sicuramente i conduttori EQ1 e CT (per dispersori con pi nodi il
conduttore CT pu essere percorso da correnti di ritorno ma la sua corrente sar comunque di basso valore) e in alcuni
casi anche i conduttori EQ2 e PE1. Le correnti in gioco sono per di valore modesto quindi sufficiente il rispetto delle
sezioni minime stabilito dalle Norme. Pi interessanti sono i guasti sul lato bassa tensione. Il guasto in BT pu avvenire
a valle della protezione di BT perci, in questo caso, sar questo interruttore ad intervenire. Linterruttore tarato per la
corrente nominale del trasformatore quindi il cavo andr dimensionato in funzione dellI2t dellinterruttore. Se invece il
guasto avviene a monte dellinterruttore BT (per la verit, un guasto di questo tipo accade piuttosto raramente)
linterruzione del circuito pu avvenire solo per mezzo della protezione di media tensione e la verifica dellI2t deve
essere eseguita secondo la sequenza indicata in figura 17.16.

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1. Determinare la ICC(BT) sul lato bassa tensione:

2. Riferire la ICC(BT) di bassa tensione al lato media tensione dividendola per il rapporto di trasformazione k:

3. Determinare il tempo d'intervento t della protezione lato media tensione relativo alla corrente di corto circuito
ICC(MT) ora riferita al lato media tensione;
4. Disponendo ora del tempo d'intervento della protezione e conoscendo la corrente di corto circuito massima lato
bassa tensione ICC(BT) possibile calcolare lI2t e quindi anche la sezione S del cavo:

.
Fig. 17.17 Dimensionamento al corto circuito dei conduttori di protezione
La protezione di media tensione pu essere un fusibile oppure un interruttore automatico. Com' noto tale protezione
generalmente dimensionata con abbondanza (due o tre volte la corrente nominale primaria). Supponendo di avere come
protezione un fusibile con corrente nominale 3 volte la corrente nominale primaria del trasformatore In(MT) si vuole
determinare, come esempio, il tempo d'intervento in caso di corto circuito. Dalla tabella 17.4 si pu notare che la
ICC(BT) varia, a seconda che UCC% sia 4% o 6%, da 16 a 25 volte la corrente nominale secondaria del trasformatore
In(BT). Se si assume, per semplicit e cautelativamente, una ICC(BT) uguale a 15 volte la In(BT) si avr sul primario del
trasformatore una massima corrente di corto circuito corrispondente a 5 volte la corrente nominale del fusibile (15/3)
alla quale corrisponde (valore indicativo) sulla curva di fusione del fusibile (fig. 17.17) un tempo di intervento di circa 1
secondo. Disponendo ora del tempo di intervento della protezione sul lato media tensione e conoscendo la ICC(BT)
possibile calcolare la sezione del cavo con la nota formula:

Dove K il noto coefficiente.

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Fig. 17.18 Curve di fusione di un fusibile MT riferite alla temperatura ambiente di 25 C


Nella tabella 17.4 sono indicate le sezioni dei conduttori di protezione isolati in PVC calcolati in base alle
considerazioni di cui sopra, supponendo il tempo dintervento delle protezioni di media tensione non superiore a 1s
(anche per gli interruttori automatici il tempo di intervento di un secondo generalmente associato a 3In e quindi si pu
ritenere il dimensionamento circa uguale al precedente).

Potenza

UCC%

(kVA)

ZTR

In(BT)

ICC(BT)

(mW)

(A)

(A)

ICC(BT)
In(BT)

100

64,99

145

3613

25

125

51,20

181

4516

25

/ In
fusibile
MT
(A)
10
10

(G2)

(EPR)

(PVC)

K=166

K=176

K=143

25

25

25

35

35

35

160
200
250
315
400
500
630
1000
1250
1600
2000

4
40,00
231
5780
25
16
35
35
50
4
32,00
289
7225
25
25
50
50
50
4
25,60
361
9032
25
25
70
70
70
4
20,32
455
11380
25
40
70
70
95
4
16,00
578
14441
25
40
95
95
120
4
12,80
723
18064
25
63
120
120
150
4
10,16
910
22760
25
63
150
150
185
6
9,60
1445
24085
16
100
150
150
185
6
7,68
1806
30106
16
125
185
185
240
6
6,00
2312
38536
16
160
240
240
300
6
4,80
2890
48170
16
200
300
300
360
2500
6
3,84
3613
60212
16
250
360
360
480
Tab. 17.4 Sezione minima dei conduttori di protezione di cabina isolati in G2, PVC e EPR (validi per tempi di
intervento delle protezioni inferiori ad un secondo)
Per concludere si pu dire che i conduttori EQ2, PE1, ed PE2 devono essere dimensionati per la massima corrente di
corto circuito in bassa tensione e devono avere sezione almeno uguale (accettabili nella maggioranza dei casi) a quelle
riportate in tabella 17.4 oppure a quella calcolata in base allenergia passante dalla protezione di media tensione.

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17.10 Protezione dai contatti indiretti per guasti in bassa tensione


Per la protezione dai contatti indiretti ormai invalso luso degli interruttori differenziali anche nei sistemi TN, con i
quali possibile risolvere la maggior parte dei problemi legati allimpianto di terra, anche se non risulta sempre gradito
a causa dei possibili disservizi per interventi intempestivi. A questo proposito pu essere interessante fare alcune
considerazioni su un guasto che si verifichi immediatamente a valle del trasformatore dove possibile, adottando
opportuni accorgimenti nella progettazione, garantire una tensione di contatto verso terra abbondantemente inferiore ai
50 V ammessi dalla Norma per guasti che permangono per tempi indefiniti.
Per meglio comprendere il problema, nella figura 17.18 mostrato lo schema di un impianto composto da un
trasformatore e da un quadro con interruttore di bassa tensione collegato, mediante una linea, ad un quadro di
distribuzione.

Fig. 17.19 Guasti in cabina immediatamente a valle del trasformatore


Analizziamo dapprima il guasto A che si verifica sulle masse di cabina riferendoci allo schema equivalente di fig.17.20
dove:
ZMT = impedenza lato MT trasferita al secondario del trasformatore;
ZTR= impedenza del trasformatore;
ZF1= impedenza conduttori di fase dal trasformatore al primo interruttore;
ZEQ= impedenza conduttore equipotenziale delle masse di cabina;
ZPE1=impedenza collegamento del centro stella col nodo equipotenziale;

Fig. 17.20 Schema equivalente per un guasto sulle masse di cabina

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Trascurando limpedenza della massa attraversata dalla corrente di guasto si ha:

IG1, come sappiamo, funzione dellimpedenza dellanello di guasto per cui si ha:

Risulta evidente che per mantenere bassa la tensione di contatto occorre abbassare il valore di ZEQ intervenendo
sulla lunghezza e sulla sezione del conduttore equipotenziale (la lunghezza non normalmente modificabile mentre
pu essere aumentata senza grossi problemi la sezione; si ricorda che la reattanza legata anche al tipo di cavo,
unipolare o multipolare, e al tipo di posa, ravvicinata o distanziata rispetto al conduttore di fase), anche la distanza del
conduttore equipotenziale rispetto a quello di fase incide sul valore della ZEQ perch con la distanza aumenta il valore
della reattanza).
Un guasto che si verificasse sul quadro generale di distribuzione (guasto B) pu essere rappresentato dal circuito
equivalente di figura 17.20 dove:
ZMT = impedenza lato MT trasferita al secondario del trasformatore;
ZTR= impedenza del trasformatore;
ZF1= impedenza conduttori di fase dal trasformatore al primo interruttore;
ZPE1= impedenza collegamento del centro stella col nodo equipotenziale;
ZF20 = impedenza conduttori di fase dal primo interruttore al secondo interruttore (quadro generale BT);
ZPE2 = impedenza conduttore di protezione dal nodo equipotenziale al quadro generale BT;

Fig. 17.21 Schema equivalente per un guasto sul quadro generale BT di cabina
In questo caso la tensione di guasto UC0 sulle masse sar data da:

Rispetto al caso precedente nel circuito equivalente scomparsa ZEQ, non pi interessata dal guasto, ed entrata in
gioco ZPE2. Dalla relazione suesposta si pu notare che limitando questo valore di impedenza, corrispondente al tratto di
conduttore di protezione che collega il nodo equipotenziale col quadro di distribuzione, possibile contenere le tensioni
sulle masse. Gli altri conduttori invece si comportano in modo opposto, pi bassa la loro impedenza pi alta la
tensione sulle masse.

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