La Scienza Della Logica

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La scienza della Logica

"La logica la scienza dell'idea pura, dell'idea nell'astratto elemento del pensiero" (Scienza della Logica, d'ora in poi WL,
19)
essa studia:la semplice impalcatura delle forme dello spirito,i principi, le strutture che stanno a fondamento delle realt
concrete date dall'esperienza,le idee esangui, il "regno delle ombre", il "mondo delle semplici essenzialit, libero da ogni
concrezione sensibile"
"Dio come nella sua terna essenza prima della creazione della natura e di uno spirito finito".
il pensiero
a. [atto del soggetto] "una delle attivit o facolt spirituali" del soggetto, "accanto alla sensibilit ,all'intuizione, alla
fantasia, all'appetizione, al volere, etc" [WL,20]
b. [che si rapporto ad un oggetto] "riflessione su qualche cosa", pensiero di qualcosa[WL,21]
c. [trasformandolo] mutamento prodotto nell'oggetto, facendolo affiorare alla coscienza nella sua vera natura (oltre la
sensazione) [WL, 22]
d. [anzi creandolo] il pensiero scopre di essere produttivo dell'oggetto; "quella vera natura [dell'oggetto] il prodotto del
mio spirito (..) come soggetto pensante (ossia della mia libert)." [WL,23]
ne segue l'identit di logica e metafisica
Infatti l'oggetto della metafisica l'essere, ma l'essere coincide con pensiero, che l'oggetto della logica. Tale identit
non stata riconosciuta da subito nella storia della filosofia, la si guadagnata in una storia, che ha visto tre fondamentali
momenti (anche qui: tesi, antitesti e sintesi), ossia TRE POSIZIONI DELL'ESSERE rispetto all'OGGETTIVIT
1) LA VECCHIA METAFISICA
unit (imperfetta e relativa) pensiero/essere
Cio la prima posizione del pensiero rispetto all'oggettivit [WL, 26/36].
Procedeva ingenuamente, credendo di potersi rivolgere direttamente agli oggetti: l'essere colto dal pensiero, il pensiero
in unit con l'essere.
Di positivo essa "aveva un concetto pi alto del pensiero, che non nei nostri tempi" -> "metteva infatti per base che ci
che per mezzo del pensiero si conosceva delle cose, fosse il solo veramente vero che le cose racchiudevano." [non esiste
un al-di-l sconosciuto] "Riteneva perci che il pensiero e le determinazioni del pensiero non fossero un che di estraneo
agli oggetti, ma anzi fossero la loro essenza, ossia che le cose e il pensare le cose coincidessero in s e per s"
Suoi limiti furono a) credere che le determinazioni fossero qualcosa di dato, di oggettivo, e b)credere che, essendo
essenzialmente finite, fossero rette dal principio di non contraddizione, per cui di due opposte, l'una fosse vera e l'altra
falsa. Il che viene bollato come dogmatismo.
2) il DUALISMO MODERNO
separazione pensiero/essere
Per questa impostazione l'essere al di l del pensiero. Assume due forme:
a) l'empirismo (37/9) esprime un bisogno di concretezza (criticando come astratti i concetti metafisici) e l'esigenza di un
punto di appoggio per dimostrare tutto;
b) il criticismo (40/60) che ritiene l'esperienza, come per l'empirismo, "unico terreno della conoscenza" ( 40); Hegel
valuta positivamente che le categorie siano condizioni di oggettivit (non c' esposizione senza di loro) negativamente
che a) restino le cose-in-s, e che b)le opposizioni non si concilino (la ragione che unifica qualcosa di astratto, 52,
"unit indeterminata")
3) SAPERE IMMEDIATO
perfetta unit pensiero/essere
( 61/78) Ci che questo sapere immediato sa, che l'infinito, l'eterno, Dio, che nella nostra rappresentazione, anche
(64). Ed non semplice idea (70), n semplice essere, ma unit di idea e di essere; come gi diceva nella
Fenomenologia: il vero l'intiero.
le parti della Logica
dottrina dell'essere
essere il primo inizio non pu essere qualcosa di mediato o di maggiormente determinato ( 86)
il livello pi povero della realt, in quanto massimamente indeterminato e privo di caratteristiche;
la pura astrazione e di conseguenza l'assolutamente negativo ( 87)
l'essere l'inizio perch il "cominciamento" deve essere dal concetto pi immediato, quello che non presuppone altri
concetti a monte, ma questo solo nell'indeterminato, poich qualsiasi determinazione supporrebbe una
relazione/opposizione ad altri concetti (ergo non sarebbe immediato, ma supporrebbe altro), e il pi indeterminato
appunto l'essere. . Osserva Hegel che l'io che pone lio di Fichte e l'indifferenza di Schelling sembrerebbero altrettanto
buoni come inizio, ma non sono veramente qualcosa di primo.

Tale concezione si oppone diametralmente a quella dell'esse ut actus di Tommaso d'Aquino, che vede invece nell'essere
la massima perfezione e l'attualit suprema (per cui Dio per lui l'Ipsum Esse Subsistens). In tal modo l'essere risulta
inferiore tanto al divenire (storicismo) quanto al pensiero (attivismo): sulla contemplazione della verit, predomina cos il
progetto.
nulla pur essendo la antitesi dell'essere, essendo al massimo grado di indeterminatezza, si identifica con esso, dando vita
alla sintesi, il divenire. H. peraltro precisa che la identit di essere e nulla non significa che una data cosa concreta sia
identica al suo non essere, ma si riferisce ai concetti generali di essere e nulla. Infatti l'unit di essere e nulla non totale
appiattimento, al contempo diversit (1). Certo tale identit significa che la realt contraddittoria.
divenire per H. il momento pi perfetto della prima triade.
La verit dell'essere, come quella del nulla, quindi la loro unit, e questa unit il divenire ( 88). In polemica esplicita
con Parmenide, ma anche contro Aristotele, per lui il divenire ha un primato sull'essere.
dottrina dell'essenza essa la "verit dell'essere", l'interiorit, la profondit, l'internarsi dell'essere; rispetto all'essenza
il semplice essere apparenza (schein);
a) l'essenza strutturata dai principi di
identit (per s "vuota tautologia", contraddetto dalla differenza soggetto/predicato) (115);
differenza (per cui ogni cosa diversa dalla altre) (116/20);
ragion sufficiente/contraddizione (sintesi dei due precedenti): gli opposti entrano in rapporto tra loro (121/2);
l'identit non che la determinazione del morto essere (...)
la contraddizione la radice di ogni movimento e vitalit
b) per questa contraddizione il finito rimanda a un fondamento (Grund); e qui H. parla delle prove dell'esistenza di Dio:
contesta le prova cosmologiche, che partono dal finito, per dimostrare l'Infinito
"La vera conclusione da un essere finito e accidentale a un essere assolutamente necessario non sta nel concludere a
questo assolutamente necessario partendo dal finito e accidentale, come da un essere che si trovi a fondamento" [WL,
logica dell'essenza]
"Nella solita maniera di dimostrare, l'essere del finito sembra il fondamento dell'assoluto; c' l'Assoluto, perch c' il
finito.
La verit invece che poich il finito l'opposizione contraddicentesi in s stessa, poich esso non , l'Assoluto .(..) Il
non essere del finito l'essere dell'assoluto." [ibi, cfr. Fabro, 127]
approva quella ontologica anselmiana ( impossibile pensare Dio senza pensarlo esistente )
dottrina del concetto "la verit della sostanza" (nel senso che per l'idealismo di H. si d piena e totale intelligibilit del
reale). Di per s il concetto *universale, ma poich deve afferrare *l'individuale, deve farsi *giudizio (cio coincidenza di
universale e particolare: universale concreto) e sillogismo (cio comprensione del perch di tale coincidenza: la razionalit
del reale va dimostrata, non pu essere intuita).
Hegel distingue tre momenti del concetto: il c. soggettivo, il c. oggettivo e l'idea.
Mentre per Parmenide e Aristotele (sia pur in diverso senso) l'essere non pu non essere, ossia l'essere non-
contraddittorio, ossia uno, ossia ogni cosa identica a s stessa per Hegel l'essere e non , contraddittorio, diviso
in polarit dialettiche che si contraddicono e si sintetizzano, ossia ogni cosa richiama il suo contrario, ed al contempo s
stessa e il suo contrario, e la sintesi di entrambi. Ne segue, ad esempio, che "il falso non che un momento della verit".
la filosofia della natura
"Narrano i cieli la Gloria di Dio
l'opera delle Sue mani annuncia il firmamento"
La filosofia della natura la parte meno originale e meno pensata del Sistema.
1) rapporto filosofia/scienze. Le Scienze empiriche hanno una funzione necessaria, ma puramente preparatoria: la
filosofia che attribuisce loro il loro vero significato (non molto diversamente da Schelling, anche H. cerca il senso filosofico
delle leggi scientifiche).
2) la natura, in generale. La Natura "l'idea nella forma dell'esser altro", fuori di s, "decaduta", alienata. il momento
dell'antitesi, della contraddizione insoluta. peraltro passaggio necessario per la realizzazione dialettica dello Spirito.
H. afferma la intelligibilit della natura, per cui sostiene una concezione antimeccanicistica e organicistica: la Ragione
infatti non si perde realmente, perch nel mondo dello Spirito si ritrover, superando questa fase di esteriorit.
3) le parti della f. della natura. Anche qui H. tripartisce il discorso:
meccanica in cui tratta del moto locale, quindi di spazio e tempo, da lui visti (a differenza di Kant) come inerenti alla
natura, pur essendo qualcosa di astratto (astratta esteriorit lo spazio, astratta interiorit il tempo).
fisica
individualit universale quella degli elementi della materia
a sua volta suddivisa in fisica della individualit particolare quella delle propriet della materia (peso specifico,
coesione, suono, calore)
individualit totale concernente le propriet magnetiche, elettriche e chimiche.
organica
Vi rifiuta qualsiasi evoluzionismo nella natura: il tempo naturale ripetitivo;tuttavia la vita fa s che l'Idea emerga sempre
pi, raccogliendosi in unit dalla dispersione materiale.
H. la tripartisce in a) natura geologica, b) natura vegetale e c) organismo animale.
Filosofia della natura o del disprezzo per la natura
La natura infatti denigrata ( spirito uscito da s, alienato). Hegel rifiut pi volte di andare con gli amici ad ammirare la
bellezza delle montagne: per lui non erano davvero reali, non essendo altro che un prodotto dello spirito. In questo senso
molto pi onesto era stato Kant, grande ammiratore del "cielo stellato". Se Hegel, fermando la catena macchinosa degli
ingranaggi artificiosamente dialettici, si fosse fermato a contemplare il cielo stellato! Avrebbe intuito forse che il mondo
esiste davvero, non creazione del nostro spirito, avrebbe forse elevato il suo cuore e la sua mente a Colui di cui la realt
sensibile segno, riconoscendo che tutto dipende da Lui.
la filosofia dello spirito
Concerne l'Idea ritornata in S, dopo l'estraneazione nella natura, di cui lo Spirito la "verit".
suddivisione della filosofia dello spirito
"9 (385). Lo svolgimento dello spirito importa, che esso:
I. nella forma della relazione con se stesso: dentro di esso la totalit ideale dell'Idea diviene a lui, vale a dire ci che
suo concetto, diventa per lui, e il suo essere sta appunto nell'essere in possesso di s, cio nellesser libero. Tale lo
spirito soggettivo;
II. nella forma della realt, come di un mondo da produrre e prodotto da esso, nel quale la libert sta come necessit
esistente. Tale lo spirito oggettivo;
III. nell'unit dell'oggettivit dello spirito e della sua idealit o del suo concetto: unit, che in s e per s, ed
eternamente si produce: lo spirito nella sua verit assoluta. Tale lo spirito assoluto."
lo spirito soggettivo
E l'Idea "nella forma della relazione con s stessa": "11 (387). Lo spirito, che si svolge nella sua idealit, lo spirito in
quanto conoscitivo. Ma il conoscere qui non viene concepito meramente come nella determinazione dell'idea in quanto
logica (223); sebbene nel modo in cui lo spirito concreto si determina alla coscienza.(...) Nell'anima si desta la coscienza;
la coscienza si pone come ragione, che si immediatamente destata alla consapevolezza di s; la quale ragione, mediante
la sua attivit, si libera col farsi oggettivit, coscienza del suo concetto."
"A) in s o immediatamente. Cos esso anima o spirito naturale: il che loggetto dell'Antropologia;"
Antropologia: H. vi sviluppa la tesi della
l'unit di anima e corpo (contro Cartesio), e
il primato del pensiero sulla sensazione, che si limita registrare passivamente il dato, generando l'illusione che esso sia
appunto un dato, indipendente dalla attivit dello Spirito umano.
Lo spirito soggettivo :
"B) per s o mediatamente, come riflessione ancora identica in s e in altro, lo spirito nella sua relazione o
particolarizzamento, la coscienza: il che loggetto della Fenomenologia dello spirito."
Fenomenologia dello spirito: vi riprende molti concetti dell'omonima opera giovanile
"C) lo spirito che si determina in s, come soggetto per s: il che loggetto della Psicologia."
Psicologia: studia lo spirito, tripartito in
a)teoretico (determinato dagli oggetti, con scala ascendente di intuizione \immaginazione \memoria \pensiero);
b)pratico (come volere individuale, determinato da ci che attrae, qui ed ora; per H. l'impulso e il sentimento, pur
rivalutati rispetto al razionalismo kantiano e illuminista, sono da sottomettere all'universalit della ragione);
c)libero (il volere libero solo quando razionale, quando il sentimento plasmato dal dovere, dall'universalit; in che
cosa poi consista il dovere lo pu dire solo il momento successivo: lo spirito oggettivo).

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