La Differenza Ontologica Nel Pensiero Di Emanuele Severino

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Andrea Dal Sasso

Dal divenire alloltrepassare


La differenza ontologica nel pensiero di Emanuele Severino
Prefazione di Giorgio Brianese

Copyright MMIX ARACNE editrice S.r.l. www.aracneeditrice.it [email protected] via Raffaele Garofalo, 133 a/b 00173 Roma (06) 93781065

ISBN

9788854826212

I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo, sono riservati per tutti i Paesi. Non sono assolutamente consentite le fotocopie senza il permesso scritto dellEditore.

I edizione: luglio 2009

Indice

Sigle .......................................................................................................... Prefazione .............................................................................................. Introduzione .......................................................................................... Capitolo I Differenza ontologica e La struttura originaria .................
1. Introduzione ............................................................................... 2. Che cos la struttura originaria? Limmediatezza ed Fimmediatezza ......................................................................... 3. La struttura originaria come struttura della predicazione ........................................................................................... 4. Concreto e astratto ..................................................................... 5. Laporia del nulla e il suo risolvi mento .................................. 6. Il divenire della totalit del Fimmediato ................................ 7. La contraddizione C ................................................................... 8. Il concetto : la struttura originaria come problematicit originaria ........................................................................... 9. Passaggio .................................................................................... 10. Compito originario, contraddizione C e differenza ontologica ...................................................................................

13 15 27

33 33 35 37 40 42 45 47 51 52 57

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Indice

Capitolo II Differenza ontologica e Studi di filosofia della prassi .....


1. Introduzione ............................................................................... 2. Verit, fede e prassi ................................................................... 3. Libert come problema .............................................................. 4. Passaggio .................................................................................... 5. La struttura delleticit e la deduzione dellimmortalit .............. 6. La differenza ontologica in Studi di filosofia della prassi .............

61 61 63 67 69 71 75

Capitolo III Differenza ontologica ed Essenza del nichilismo ..............


1. Introduzione ............................................................................... 2. Sul tramonto del senso dellessere ............................................ 3. Valore dellopposizione e dimostrazione dellopposizione: llenchos ........................................................................ 4. Eternit dellente e divenir altro ............................................... 5. Nota: la coerenza del nichilismo e la teoria del divenire .............. 6. La differenza ontologica in Ritornare a Parmenide ................ 7. La differenza ontologica nel Poscritto ..................................... 8. Nota: lobiezione di Bontadini .................................................. 9. La struttura dellapparire ........................................................... 10. Ripresa: la differenza ontologica nel Poscritto ........................ 11. Sulle distinzioni dellapparire ................................................... 12. Lincontro col Sacro .................................................................. 13. Lessenza delluomo come triplice alienazione e lessenza dellerrore .........................................................................

79 79 81 85 90 94 97 102 104 106 110 113 117 120

Capitolo IV Differenza ontologica e Destino della necessit .................


1. Introduzione ............................................................................... 2. Passaggio: destino della verit e linguaggio ............................

127 127 129

Indice
2.1. Nota: la discorsivit della struttura originaria .......................... 2.2. Parola e cosa: differenza ed identit ......................................... 2.3. Rinvio semantico e struttura originaria .................................... 2.4. Isolamento della terra, linguaggio e interpretazione ............... 3. Lpamfoterzein dellente come essenza della libert ............................................................................................ 4. La struttura dellaccadere .......................................................... 5. Approfondimento del par. 3., cap. 1: il dire del destino ............... 6. Il volto autentico del passato ..................................................... 7. La salvezza del mortale il tramonto del mortale: azione e decisione ........................................................................ 8. Nota: sul senso del futuro .......................................................... 9. Ripresa del par. 2.4 .................................................................... 10. La differenza ontologica in Destino della necessit ................

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131 132 135 138 141 143 145 146 150 153 155 158

Capitolo V Differenza ontologica e La Gloria ............................................


1. Introduzione ............................................................................... 2. Impossibilit di un oltrepassante inoltrepassabile ................... 3. Lessenza delluomo come costellazione infinita di cerchi del destino ....................................................................... 4. Verso la configurazione del rapporto tra venerd santo e pasqua .................................................................................. 5. Il destino e la terra: persintassi ed iposintassi .......................... 6. Nota: il tramonto della solitudine della terra e il suo primo passo ................................................................................ 7. Destinazione ............................................................................... 8. La necessit di un unico evento: sulla configurazione del rapporto tra venerd santo e pasqua .................................... 9. La differenza ontologica ne La Gloria .....................................

167 167 169 174 179 182 188 191 195 198

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Indice

Capitolo VI Differenza ontologica e Oltrepassare ......................................


1. Introduzione ............................................................................... 2. Nota: differire ferire................................................................. 3. Su alcuni approfondimenti di OTP. Una contraddizione analoga alla contraddizione C ......................................... 4. Aporie ......................................................................................... 5. Un passo innanzi rispetto a GL: la terra dellalba .................... 6. Ulteriori aporie: sulle variazioni del linguaggio che testimonia il destino ................................................................... 7. LImmenso e la Gloria della Gioia ........................................... 8. La differenza ontologica in Oltrepassare ................................

203 203 204 205 207 211 212 214 218

Capitolo VII Dal divenire alloltrepassare: la differenza ontologica nel pensiero di E. Severino ............................................
1. Note metodologiche ................................................................... 2. Riepilogo .................................................................................... 3. Approfondimento: sul rapporto tra essere immutabile ed essere diveniente secondo gli ultimi paragrafi di SO ............. 4. Ripresa del riepilogo e osservazioni ......................................... 5. Il mutamento nellinterpretazione severiniana di Gentile e Heidegger come fenomeno correlato alla comprensione dellautentica differenza ontologica ......................... 6. Tratti fondamentali della critica severiniana al concetto di differenza ontologica in Heidegger .............................

221 221 228 230 238

258 270

Bibliografia ...........................................................................

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Sigle1

SO SFP EN RP PRP DN GL TT OL FC FF

La struttura originaria Studi di filosofia della prassi Essenza del nichilismo Ritornare a Parmenide Poscritto a Ritornare a Parmenide Destino della necessit La Gloria Tautts Oltre il linguaggio Fondamento della contraddizione La filosofia futura

1 Luso delle sigle, riferito esclusivamente alle opere di E. Severino, finalizzato a una maggiore esilit espositiva e ad evitare un eccessivo appesantimento del testo e delle note. Tutte le sigle relative a testi pubblicati in due successive edizioni si riferiscono alle seconde edizioni. Cfr. Note metodologiche, cap. VII, par. 1.

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Sigle

AT HM OTP TFT IF LC MP LFC

Gli abitatori del tempo Heidegger e la metafisica Oltrepassare La tendenza fondamentale del nostro tempo Lidentit della follia La legna e la cenere Il muro di pietra La filosofia contemporanea

Capitolo I Differenza ontologica e La struttura originaria

1. Introduzione Lespressione differenza ontologica compare esplicitamente e determinatamente, allinterno del corpus di scritti severiniani, nel saggio del 1964 Ritornare a Parmenide [RP]. In particolare, nel par. 31. Dopo aver enunciato la tesi delleternit dellente2, cio dellimpossibilit che lente, in quanto tale, non sia, Severino si domanda se questaffermazione non si trovi in contrasto con lesperienza del divenire, di quel processo in cui le cose, che ora sono, prima non erano e poi non saranno pi3.
Cfr. E. SEVERINO, Essenza del nichilismo [EN], cit., p. 27: La verit dellessere. Limmutabilit dellessere posta da Parmenide mediante questa sola considerazione, che tocca il fondo ultimo della verit dellessere: se lessere diviene (si genera, si corrompe), non ( ). E questo va detto dellessere in quanto tale, sia cio che lo si consideri come la totalit del positivo, sia che lo si consideri come questa povera cosa banale che questa penna. [] Questo foglio, questa penna, questa stanza, questi colori e suoni e sfumature e ombre delle cose e dellanimo sono eterni, se eterno possiede lessenziale significato che la lingua greca attribuisce ad : che (senza limitazioni), ivi, p. 28. 3 Ma non forse manifesto, non attesta forse lesperienza che tutte queste cose, che sono, prima non erano ed ora gi non sono pi perch ad altre hanno ceduto il posto? Lessere che manifesto, non forse manifesto come diveniente, e cio come un processo in cui lessere prima non era, poi sopraggiunge, e poi nuovamente svanisce? Non attesta dunque lesperienza che lessere non , non attesta dunque lopposto della verit dellessere?, ibidem.
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Capitolo I

Si tratta, com noto, del problema di Parmenide, con lessenziale differenza che lessere qui inteso come la totalit stessa delle determinazioni e non come il puro indeterminato4. Lintroduzione, di poche righe successiva, della differenza ontologica si dispiega attraverso una serie di definizioni; ad esempio:
Lessere, tutto lessere, ; e quindi immutabile. Ma lessere, che manifesto, manifesto come diveniente. Dunque (e cio proprio perch manifesto come diveniente) questo essere manifesto , in quanto immutabile, (e immutabile devessere anchesso, se essere), altro da s in quanto diveniente5.

Poich la discussione di questo passo sar svolta in seguito6, ci si accontenti qui di unindicazione preliminare, la cui comprensione verr in chiaro nel corso della ricerca. Il soggetto (in senso, innanzitutto, grammaticale) della proposizione sopra riportata unico: lessere nella sua totalit (nel suo senso concreto: totalit degli enti). Di esso si predicano limmutabilit e la divenienza. Il medesimo, dunque, si differenzia in due dimensioni opposte. Permettendo qui di tralasciare le molteplici implicazioni che da ci derivano, si richiami lattenzione su un fatto elementare: parlare di differenza pare impossibile se non in relazione al concetto di identit. E il destino della verit, di cui gli scritti di Severino intendono essere testimonianza, afferma proprio la necessit dellapparire dellesser s dellessente, cio della sua identit con s. Fin da queste prime definizioni del concetto, la differenza ontologica si presenta come un che di problematico, almeno fin tanto che non se ne scorge il fondamento. LIntroduzione a La struttura originaria [SO] inizia, in proposito, con le seguenti parole:
4 Per Parmenide, infatti, immutabilit ed eternit erano attributi dellessere separato dalle cose, dellessere privo delle determinazioni. 5 E. SEVERINO, EN, cit., p. 29. Un altro modo di definire la differenza ontologica il seguente: Questo essere manifesto, in quanto immutabile, si libra, in compagnia di tutto lessere, al di sopra di s in quanto diveniente, ibid. 6 Cfr. cap. III del presente studio.

Differenza ontologica e La struttura originaria


La struttura originaria (1958) rimane ancora oggi il terreno dove tutti i miei scritti ricevono il senso che loro proprio7.

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Il rimando a questo testo appare spesso negli scritti severiniani proprio perch vi sono contenuti i fondamenti di tutta la sua filosofia8. Per questo sembra opportuno, se non indispensabile, partire da questopera, talvolta trascurata dalla critica probabilmente a causa dellindiscutibile complessit che presenta. 2. Che cos la struttura originaria? Limmediatezza ed F immediatezza Poich lo scopo di questa prima parte di determinare in quali termini la differenza ontologica venga semantizzata in SO, ragionevole cercare di approssimarsi alla questione attraverso una preliminare definizione dei concetti chiave di questopera9; ci si soffermer, pertanto, momentaneamente, sullIntroduzione, postuma ma illuminante per la comprensione. Lintento di SO di determinare in maniera rigorosa il senso dellopposizione del positivo e del negativo10. Ma cos la struttura originaria? A cosa allude tale originariet? E perch struttura? Innanzitutto si noti come lespressione si riferisca in primo luogo alla verit dellessere. Con verit sintende il senso incontrovertibile di essa, ci che non pu essere smentito n da uomini n da dei, perch qualsiasi tentativo di smentirla,
7 E. SEVERINO, La struttura originaria, La Scuola, Brescia 1958. Nuova ed., con modifiche e una Introduzione, 1979, Adelphi, Milano 1981 (i paragrafi 211 del capitolo XII, assenti nella nuova edizione, si leggono nellAppendice III a Heidegger e la metafisica, Adelphi, Milano 1994, p. 13. 8 Si accerter come, in riferimento alla concezione severiniana della filosofia, questo uso dellaggettivo possessivo sia improprio. Basti qui questa osservazione di Severino: La struttura originaria della verit dellessere non un prodotto teorico delluomo (come singolo o gruppo sociale); e non nemmeno Dio, o il prodotto di un dio. Ma il luogo, gi da sempre aperto, della Necessit e del senso originario della Necessit, ivi, pp. 1314. 9 Non mia intenzione, quindi, offrire una sintesi di SO n scendere nella discussione dettagliata dellarticolazione di questo scritto. Mi propongo solamente di introdurre alcuni concetti cos da avvicinarsi, in modo attrezzato, al tema che qui interessa. 10 E. SEVERINO, EN, cit., pp. 116117.

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Capitolo I

di negarla, fallisce inesorabilmente, in quanto autonegazione11. Dellessere perch non si rivolge a una regione parziale dellessere, ma alla sua interezza, allessere cio come totalit ricca delle determinazioni. La verit dellessere si configura come una struttura in quanto relazione di ambiti semantici (immediatezza logica e immediatezza fenomenologica) ed originaria perch non si fonda su alcunch; cio lo strutturarsi dellimmediatezza, ci che, appunto, non mediante altro, ma per s ed in s appare come necessit; , quindi, struttura anapodittica del sapere12, apertura di senso13, essenza del fondamento14, luogo gi da sempre aperto del necessario. La forza di questa necessit che il tentativo di negarla porta inevitabilmente a riaffermarla, proprio nella direzione della figura aristotelica delllenchos, cui Severino riconosce profondit speculativa e alla quale dedica numerose pagine, approfondendone il significato15. Si detto che la complessit dello strutturarsi delloriginario costituita da un duplice ambito di immediatezze: logica e fenomenologica. La prima (Limmediatezza) la posizione concreta del principio didentitnon contraddizione (dora in avanti: PNC) rispetto alla totalit dellente (di ogni ente): essa non altro che limmediatezza del nesso tra i significati16, stante che il termine significato viene, nel corso dellopera, usato come sinonimo di ente; esprime cio la determinatezza, in quanto esser identico a s e diverso dal proprio altro. Si pu as11 ID., SO, cit., p. 16: La Necessit tale, perch la negazione della Necessit di necessit autonegazione. 12 Ivi, p. 107. 13 Ivi, p. 16. Cfr. anche p. 72: La struttura originaria il senso, la cui negazione autonegazione. 14 Ivi, p. 107. 15 A questo proposito: La discussione del senso e della portata delllenchos il fondamento di tutti i miei scritti. ID., La tendenza fondamentale del nostro tempo, Adelphi, Milano 1988, [TFT] p. 91. Il luogo testuale principale in riferimento allapprofondimento severiniano delllenchos aristotelico RP, in EN, cit., par. 6, Il valore dellopposizione del positivo e del negativo, p. 40. Tratter pi dettagliatamente questo punto nel cap. III. Si badi che anche SO ha come intento quello di determinare rigorosamente il senso dellopposizione del positivo e del negativo. 16 ID., SO, cit., pp. 1617.

Differenza ontologica e La struttura originaria

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serire, in via preliminare, che la concretezza di questa posizione si configura nell'esser correlata allimmediatezza fenomenologica (Fimmediatezza). Questultima, intrecciata a sua volta alla Limmediatezza, invece concretamente lapparire (la notizia)17 della totalit dellente che appare, cio lapparire della totalit dei nessi che appaiono. Se la concretezza allude qui alla necessit della connessione tra le immediatezze, lastrattezza sar la considerazione per la quale esse sono tenute separate, irrelate, per cui, quindi, lapparire dellente sar tenuto isolato dallimpossibilit che lente non sia. 3. La struttura originaria come struttura della predicazione Si accennato alla questione del nesso tra i significati (enti); ma come si deve concepire questo legame in riferimento al dire, cio al senso della predicazione? lo stesso dire al quale si rivolge, nei modi pi vari, il linguaggio filosofico tradizionale? Se si pensa al nesso come al convenire di una determinazione ad unaltra, quale differenza sussiste tra laffermazione: Queste gote sono rosse, se pronunciata, rispettivamente, dalla tradizione filosofica e dal dire originario? La tradizione intende il convenire del predicato al soggetto come una sintesi che presuppone la separatezza dei due. S che, formalmente, essa afferma A = B, cio identifica i non identici (pone in relazione didentit un qualcosa, sia A, a un qualcosaltro, sia B), producendo cos una contraddizione, per cui A, che vorrebbe esser posto come B, non riesce ad esserlo. Secondo la struttura predicazionale originaria, invece, il dire non sintesi di soggetto e predicato (come se il soggetto esistesse indipendentemente dal predicato), ma identit18 tra la relazione del soggetto al predicato (A = B) e quella del predicato al soggetto (B = A), quindi, formalmente:
Ibid. Ivi, p. 24. Le considerazioni svolte in questo paragrafo riprendono, in parte, quelle del par. 2 dellIntroduzione a SO, cit.
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Capitolo I

(A = B) = (B = A)19, ossia, per tornare allesempio, questegotechesonorosse sono lessererossediquestegote. Questi cenni, che assumiamo pur non avendone mostrato il processo di fondazione, saranno esplicitati e ampliati nel corso del lavoro. Ci si limiti, dunque, ad enunciare la relazione sussistente tra immediatezza logica (dora in avanti: Li) e fenomenologica (Fi), in funzione di quanto sin qui detto. La strutturazione delloriginario come intreccio delle due, pensata nella sua concretezza, cos espressa:
La Limmediatezza dellente [...], la quale immediatamente presente (cio Fimmediata) limmediata presenza (cio la Fimmediatezza) della Limmediatezza dellente20.

Questa sintesi dimmediatezze, configurata quindi come identit (ogni dire appartenente alla struttura della verit un dire identico)21, la struttura originaria della necessit, la cui negazione autonegazione. Il significato originario, invece, ossia lapertura originaria del significato (che la stessa struttura originaria) lessere immediatamente noto, laffermazione autofondantesi: Lessere , intendendo per essere la sintesi di essere, nel senso formale, e delle sue determinazioni22. Tale proposizione costituisce la stessa Fi fino a quando Severino rileva che essa non si lascia togliere dalla propria negazione. Ci avviene nel cap. III, laddove si mostra che la negazione dellessere tolta perch in contraddizione con limmediatezza dellessere. il principio di non contraddizione ad affermare che lessere

19 Cfr. anche ivi, cap. VI, par. 10, p. 271 (Soluzione dellaporia: ogni giudizio non contraddittorio un giudizio identico). 20 Ivi, p. 38. Cfr. anche, a questo proposito ivi, cap. V, par. 18, p. 246 (Per la determinazione del rapporto tra Fimmediatezza e Limmediatezza). 21 Ogni giudizio deve essere inteso come lidentit tra la sintesi del soggetto e del predicato e la sintesi del predicato e del soggetto: come identit degli identici. Cfr. ivi: cap. III, par. 914; cap. VI, par. 10; cap. VIII, par. 1014. 22 Ivi, p. 144.

Differenza ontologica e La struttura originaria

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non il non essere. Che lessere non sia non essere infatti per s noto23. Tuttavia, mentre la Fi presenza immediata del contenuto, la Li, che qui affermata, limmediata connessione tra due determinazioni. Principio didentit e di non contraddizione costituiscono i due momenti astratti dellidentit concreta24. Si dovr allora dire che la concezione astratta dellidentit quella che isola soggetto e predicato, concependoli come momenti noetici distinti, la sintesi dei quali sopraggiunge in un secondo tempo identificando i non identici. Soggetto e predicato hanno invece essi stessi valore apofantico. Prendendo, ad esempio, il giudizio lessere lessere, lintelletto astratto (responsabile, nella terminologia severiniana, dogni concezione astratta dellastratto) lo intender come: (E1 = E2). Nella sua concretezza esso inscritto invece nella pi ampia relazione: (E1 = E2) = (E2 = E1) Riepilogando: secondo i primi tre capitoli dellopera, limmediato si definisce come composto di due momenti astratti, ma necessariamente connessi: a) immediatezza della presenza dellessere, in quanto che lessere sia per s noto (Fi); se ci si fermasse qui la proposizione che esprimerebbe questo momento sarebbe: tutto e solo quellessere che c, concetto astratto dellastratto (concetto )25; b) immediatezza dellincontraddittoriet dellessere: Lessere e non pu non essere (Li).

Ivi, p. 174. Ivi, p. 193. Il senso concreto dellidentit dato dalla seguente formula: (I = nc) = (nc = I), dove I sta per identit e nc per non contraddizione. 25 In questo concetto la totalit della Fi viene identificata alla totalit dellimmediatezza. Viene cio isolata la Fi dalla Li. Cfr. ivi, cap. XI, dove il concetto determinatamente considerato.
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Capitolo I

Il giudizio originario26 unit di queste due valenze ed unit di analisi e sintesi. 4. Concreto e astratto In ordine a quanto sin qui detto, si pu formulare un primo senso della distinzione tra concreto e astratto. Si osservi, innanzitutto, che se la concretezza dellidentit data dalla relazione (E1 = E2) =( E1 = E2), (E1 = E2) peraltro distinguibile da (E2 = E1); in quanto cos distinti essi costituiscono i due momenti astratti del concreto strutturarsi dellidentit. In quanto astratti, presuppongono la relazione concreta (la posizione di uneccedenza semantica rispetto a ci di cui si predica lastrattezza); dunque dalla prospettiva del concreto che si determina lastrattezza. Lastratto la concezione concreta dellastratto. Lo si pu tuttavia considerare anche al di fuori del suo legame al concreto; possibile cio vedere i due momenti come irrelati, isolati da esso. Questo ci che si realizza nella concezione astratta dellastratto. In questorizzonte si muove quindi, ad esempio, tutta la fenomenologia contemporanea, quando assume la Fi come la totalit dellimmediato, ma non nel suo necessario intreccio alla Li. Il concreto invece la struttura in cui i due momenti sono tenuti insieme da un nesso necessario. In altri termini: lastratto la parte riconosciuta come parte, ossia come parte del tutto; lastratto dellastratto la parte separata dal tutto e che, in quanto cos irrelata, non riesce ad essere nemmeno se stessa. O meglio: ha soltanto lintenzione desserlo, ma si realizza inevitabilmente come altro da s. Il risultato lemergere di una contraddizione che, nel gergo del testo che si sta esplorando, contraddizione dialettica:

Ivi, p. 114. Chiamiamo giudizio originario laffermazione in cui si realizza la struttura originaria. Il giudizio originario pu essere cos formulato: Il pensiero limmediato. Si tenga presente che questa formulazione, precisa Severino, preliminare in quanto per pensiero si intende qui la presenza immediata dellessere, secondo lastratta valenza fenomenologica.

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Differenza ontologica e La struttura originaria


Ne La struttura originaria la dialettica , appunto, nel suo significato centrale, il rapporto tra il concetto concreto e il concetto astratto dellastratto il rapporto per il quale loriginariet del concetto concreto negazione della contraddittoriet del concetto astratto dellastratto. Il nesso necessario, secondo cui loriginario si struttura, tale in quanto negazione della contraddizione (cio della negazione della Limmediatezza) determinata dallisolamento in cui il concetto astratto rinchiude i tratti delloriginario. Nel linguaggio de La struttura originaria la dialettica questa negazione della contraddizione, e questa contraddizione (cio lidentificazione di A e di nonA) la contraddizione dialettica27.

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Si osservi che il concetto astratto dellastratto tale in riferimento al concreto: , cio, daccapo, il concreto stesso che riconosce lastrattezza dellastrattezza dellastratto. Con queste considerazioni venuto in luce un primo senso della dialettica qual concepita in questo scritto. Nel saggio di F. Berto28, la concezione severiniana della dialettica presentata come una teoria semantica di carattere olistico, consistente nella critica dellisolamento semantico. poi messa a confronto con la dialettica hegeliana, al fine di dimostrare come questa venga rovesciata dallindagine di SO. Prescindendo ora da questo secondo aspetto, che condurrebbe oltre i limiti imposti alla presente ricerca, si desidera porre le basi per la comprensione del modo in cui la tematica della differenza ontologica introdotta. Se il principio didentitnon contraddizione afferma che lessere non il non essere, questo non essere il non essere da parte dellessere deve essere letto in due modi fondamentali: 1) lessere non il non essere, inteso come nulla assoluto, lassolutamente altro dallessere; 2) lessere non il non essere, inteso come altro dallessere (cio, ad esempio, lessere, in quanto tale, non questa penna, che una sua determinazione).

Ivi, Introduzione a SO, p. 47. F. BERTO, La dialettica della struttura originaria, Prefazione di E. Severino, Il Poligrafo, Padova 2003.
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Capitolo I

Oppure: prendendo in esame una qualsiasi determinazione (un qualsiasi ente, significato), ad esempio, questo gatto, si deve dire che esso se stesso in quanto differisce (cio non ) n il nulla, n tutto ci che altro da s, ossia la totalit del suo contraddittorio. Lintero, il concreto, la totalit dellessere , per questo verso, lunit di questo gatto e del suo contradditorio. Se, come s visto, ente sinonimo di significato, allora si pu definire lintero come intero semantico o come totalit dei significati. Inoltre, se il principio di non contraddizione posizione concreta della Li, la posizione di qualsiasi significato in relazione originaria alla totalit del proprio contraddittorio: relazione che, come rileva Berto, una coimplicazione29. Da questa si deduce che la posizione di un qualsiasi significato, oltre che implicare la totalit del proprio altro, implica, inoltre, la totalit dellintero semantico30. Prima per di spingersi agli esiti del cap. X del testo severiniano, in cui, appunto, si afferma il legame di ogni significato allintero e al proprio altro, necessario affrontare una questione delicata per tutta la storia del pensiero filosofico: la nota aporia del nulla. 5. Laporia del nulla e il suo risolvimento Nella formulazione del principio di non contraddizione stato messo in causa il non essere. Fin dagli albori della storia della filosofia questo concetto ha destato lattenzione dei filosofi per la sua intrinseca contraddittoriet. Il capitolo IV di SO tenta appunto di risolvere e, a parere di chi scrive, vi riesce con successo, laporia del nulla. Essa riguarda il primo dei due sensi del non essere sopra citati, cio il nulla assoluto come ci che si pone in una dimensione tuttaltra rispetto alla totalit dellessere. opportuno richiamare come, secondo Severino, questaporia non sia mai stata concretamente risolta nella storia
29 Ivi, p. 24. quella che Berto chiama relazione semantica fondamentale (RSF): a nona. 30 Ibid. Berto legge questa relazione come principio fondamentale dellolismo semantico (OS).

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della filosofia31. La sua formulazione pu essere esposta in molti modi, ad esempio:


Proprio perch si esclude che lessere sia nulla, proprio affinch questa esclusione sussista, il nulla posto, presente, e pertanto 32. (Prima direzione dellaporia)

O anche:
[...] se il non essere non , non si pu nemmeno affermare che lessere non non essere, perch il non essere, in questa affermazione, in qualche modo 33. (Seconda direzione dellaporia)

Per la risoluzione dellaporia (prima direzione) si pu partire osservando che secondo il dettato delloriginario ogni significato, ogni ente sintesi tra il positivo significare e il suo contenuto determinato, ossia tra il significato essere (formale) e la determinazione. Allorch si prenda in considerazione il significato nulla, esso consta di due momenti: a) il suo positivo significare; b) il contenuto di questo positivo significare, cio lassoluta negativit34. La contraddizione si scatena appunto tra a) e b). E tuttavia necessario porre il nulla affinch sia posto lessere. Come uscirne? Si distingua tra: X) nulla come significato autocontraddittorio; Y) nulla che come nulla.

31 Aporia antichissima della quale gi Platone ebbe piena coscienza , ma comunque sempre in certo modo evitata, elusa, e infine lasciata irrisolta. E. SEVERINO, SO, cit., p. 209. 32 Ibid. 33 Ivi, p. 212. 34 Ivi, pp. 213214.

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Capitolo I

Y momento di X in quanto X lautocontraddittoriet tra Y e il suo positivo significare. Si tenga fermo che il principio di non contraddizione non nega il non essere come X, ma il non essere come Y in quanto momento di X, altrimenti non potrebbe costituirsi nemmeno come tale. E non potrebbe costituirsi perch non avrebbe alcunch da negare. Se cio il nulla fosse esclusivamente nella forma di Y, lesclusione non avrebbe un termine su cui esercitarsi. cio necessario che il nulla si costituisca come un positivo significare autocontraddittorio al fine di poter escludere lidentificazione tra essere e nulla. Il responsabile dello scatenarsi dellaporia sempre lintelletto astratto, il quale, in un primo tempo, isola Y dal suo positivo significare e, poco dopo, lo identifica indebitamente a X di cui , in realt, momento. perci necessario, affinch limmediatezza sia tale (e non pu non esserlo perch qualsiasi tentativo di negarla si fonda su di essa e la presuppone), che vi sia, come componente essenziale alla semantizzazione dellessere, la posizione di un significato, il nulla, che esprima la negazione della totalit di cui pure parte:
Il nulla appartiene al significato essere; s che se non porre il nulla significa non porre nemmeno lessere, non porre lessere significa non porre nulla. Negare la posizione del nulla significa pertanto negare lorizzonte della totalit dellimmediato35.

Per la risoluzione della seconda direzione aporetica si rimanda al testo severiniano, precisando che la ragione del suo prodursi imputabile nuovamente allintelletto astratto che concepisce Y come irrelato al suo positivo significare, dando luogo, ancora una volta, a un concetto astratto dellastratto. A queste considerazioni segue, nel par. 14 dello stesso capitolo, un importante teorema:
Lautocontraddittoriet ogni significato autocontraddittorio il nulla stesso36.
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Ivi, p. 211. Ivi, p. 228.

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Se il valore fondamentale del PNC di escludere il darsi di qualsiasi forma di autocontraddittoriet, questa impossibilit va interpretata non nel senso che sia impossibile lapparire del contraddirsi; impossibile, si badi, il darsi del contenuto della contraddizione. Anche in questo caso sono in gioco i due momenti: il positivo significare della contraddittoriet e il suo contenuto. Laporia cui si va incontro qui la stessa del nulla sopra affrontata. Per essere pi precisi, si devono distinguere due facce dellautocontraddittoriet: 1) quella che si realizza quando ad essere in contraddizione sono i due momenti del significato: in questo caso lautocontraddizione il nulla stesso; ad esempio: Il nulla non nulla. Porre questo significato porre il nulla; 2) quello che si realizza tra un significato e il suo positivo significare: in questo caso lautocontraddizione non il nulla. Questa distinzione nel significato della contraddizione verr integrata successivamente quando sar presa in considerazione la contraddizione C. Per ora si accenni al fatto che se lessere lo stesso opporsi dellessere al nulla, se la forza capace di imporsi su esso e spingerlo via appunto per esser s, deve pur tenerlo in vista, porlo nel suo grembo e custodirlo, oserei dire gelosamente, pena il venir meno di se stesso. 6. Il divenire della totalit del Fi Nel cap. v di SO37 presente una riflessione che introduce gradualmente alla questione della differenza ontologica. Si anticipi qui che la differenza sussister in relazione ai due ambiti dellimmediatezza, logico e fenomenologico. Al par. 2 viene introdotta la distinzione tra forma e contenuto della totalit del F i: la prima si definisce come la posizione della totalit del Fi,
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La struttura della totalit del Fimmediato.

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cio della totalit dellapparire; il secondo, invece, come unit di posizione ontica e serie esponenziale38. Al par. 3 si esclude Limmediatamente che sia immediatamente presente uneccedenza rispetto alla totalit del Fi39. Se la totalit del Fi totalit, allora ogni eccedenza rispetto ad essa immediatamente autocontraddittoria. Al par. 26 esposta unaporia fondamentale per il nostro discorso40. La si richiami brevemente: la totalit del Fi diviene, cio per s noto che lessere, che per s noto, diviene. Ma il divenire comporta una dimensione sopraggiungente, incrementante, che sembrerebbe compromettere la totalit del Fi; sembrerebbe, cio, che esso sia e non sia la totalit. A tale contraddizione si ovvia attraverso la distinzione sopra introdotta tra forma e contenuto della totalit del Fi: il divenire relativo al contenuto, non alla forma. Ci che pi interessa il divenire della totalit del Fi rispettivamente al contenuto, in quanto invita a riflettere sul fatto che lorizzonte della totalit della presenza , pur mantenendosi fermo in quanto alla forma, cio come totalit, mutevole nel contenuto. Ogni istante della presenza lesser s di una totalit che accoglie il sopraggiungere di determinazioni differenti. Per concepire il valore dellintroduzione della distinzione tra forma e contenuto della totalit del Fi lo stesso Severino a rimandare lattenzione del lettore al par. 10 del cap. VII41. Qui la contraddizione che stata considerata poco sopra (quella, cio, secondo cui il sopraggiungere di ulteriori determinazioni nella totalit del Fi contraddirebbe lesser totalit da parte dello stesso Fi) chiamata: contraddizione h. Si mostra come il toglimento di questa sia originario, perch la stessa distinzione di forma e contenuto della totalit del Fi a costituirsi come originaria, in quanto appartenente al piano base della struttura originaria42.
Ivi, p. 236. Ibid. 40 Il divenire della totalit del Fimmediato, p. 252. 41 Ivi, p. 303: Nota 1: senso della introduzione della distinzione tra forma e contenuto della totalit del Fimmediato (cap. V, par. 27). 42 Si dice che il toglimento originario della contraddizione lascia sussistere come incontraddittorio, nellambito posizionale del piano base, il progetto del sopraggiungere di unulteriorit possibile. Cfr. ivi, p. 305.
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Esso, a sua volta, definito come la totalit dellimmediato (comprendente perci tutte le implicazioni necessarie che si stabiliscono Limmediatamente per analisi del significato originario) rispetto al piano mediazionale, il quale si pone come ulteriorit rispetto a quello43. Ulteriorit che, peraltro, come si aggiunge poco dopo, la stessa articolazione interna della Li. 7. La contraddizione C Sintroducano una serie di indicazioni preziose verso la delineazione del concetto di differenza ontologica. Nel par. 5 b) del cap. VIII44 formulata unaporia per la cui comprensione occorrono una serie di definizioni preliminari. Si dicono costanti del significato S (significato originario, quello cio che consiste nella stessa struttura originaria) tutti quei significati la cui posizione necessariamente implicata dalla posizione di S (L immediatamente o Lmediatamente); si consideri, inoltre, che la definizione pu essere estesa ad ogni significato x45. Tra le costanti si distinguono poi costanti sintattiche, costanti persintattiche e costanti iposintattiche: le prime determinano il significato formale di x, lo determinano quanto alla sua stessa forma semantica; s che se una di esse non posta non posto nemmeno qualcosa come x, ossia x non posto nemmeno come significato astrattamente formale; le seconde sono costanti sintattiche di ogni significato, tali che il loro apparire implicato dalla posizione di qualunque significato; le terze sono quelle costanti di x che non determinano, quanto alla forma, il campo semantico costituito dalla significanza formale di x, ma quanto allindividuazione della forma (sono individuazioni della forma sintattica di x; ne costituiscono il valore concreto).
43 Cfr. ivi, cap. VII, par. 9, p. 300: Piano base e piano mediazionale della struttura originaria. 44 Si tratta dellaporetica del sopraggiungere delle costanti di S. 45 Se S il significato originario, cio quello in cui si esprime la stessa struttura originaria, la quale apertura del significare come tale, allora ogni significato significa ci che significa a partire da S.

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In questo capitolo si mostra che non immediatamente contraddittorio il progetto di costanti che sopraggiungano rispetto a S (Lmediatamente o per un prolungamento dellanalisi delloriginario). Si venga ora allaporia sopra prospettata:
La posizione di S implica la posizione di tutte le costanti di S; ma S posto anche se tutte le sue costanti non sono poste46.

Loriginario perci, in quanto tale, implica la posizione di tutti quei significati che nel suo orizzonte si costituiscono, ma questi, di fatto, non appaiono nella loro totalit. Esso, tuttavia, rimane tale, perch, in quanto originario, non pu essere negato, pena la contraddizione. Il teorema N delucida il senso della contraddizione che lo investe (chiamata, da Severino, contraddizione C):
una contraddizione che S sia posto anche se non tutte le costanti di S sono poste47.

Che cosa afferma, dunque, il teorema? Se la contraddizione investe loriginario, non si dovr forse dire che esso contraddittorio e che quindi non loriginario? Si precisi, innanzitutto, che vi sono due tratti della contraddizione, che vanno ad integrare quelli esposti nella parte precedente della ricerca: a) affermazione e negazione esplicita di un contenuto: forma normale della contraddizione, il cui contenuto il nulla; b) affermazione esplicita e negazione implicita di un contenuto: contraddizione C48. Si scruti pi da vicino questa seconda formulazione: poich sintende porre qualcosa che di fatto non si riesce a porre, ne
E. SEVERINO, SO, cit., p. 342. Ivi, p. 343. Cfr. ID., Fondamento della contraddizione, Adelphi, Milano 2005, [FC], p. 87: Contraddizione C e forma normale della contraddizione.
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deriva una disequazione tra lintenzione di affermare un certo contenuto e ci che effettivamente si riesce ad affermare. Il contenuto della contraddizione C non , pertanto, il nulla, ma la posizione formale di un contenuto che non riesce a porsi concretamente. Per questo verso, contraddirsi non significa affermare e negare simul lo stesso. Inoltre, la contraddizione C condizione del costituirsi della contraddizione nella sua veste normale. Il teorema N significa che S posto formalmente, ma non concretamente. Il toglimento della contraddizione dato dunque dal divenire come crescita dellorizzonte posizionale originario, cio dal sopraggiungere delle costanti di S. La processualit determina il quantificarsi della contraddizione49, per cui ogni posizione di costanti delloriginario influisce sulla disequazione operando un graduale toglimento di essa. Proseguendo nellanalisi testuale, si osservi che la contraddizione C non si limita al rapporto tra loriginario e le sue costanti, ma mira dritta al fondamento nella sua relazione allintero semantico. Nel par. 150 del cap. X, si afferma che il non essere il proprio altro vale Limmediatamente come costante di ogni significato51. Se il non essere il proprio altro di x la totalit del contraddittorio di x, allora x e la totalit del suo contraddittorio (non x) si dividono lintero, ossia la posizione di ogni significato implica la posizione dellintero semantico52. Lintero semantico allora costante di ogni significato, nel senso che nessun significato pu esser posto come tale se non appare la sua connessione allintero (questultimo , cio, costante persintattica)53. Ci comporta che il tentativo di porre un qualsiasi significato come isolato dallintero del significare, sia un non porre quel
49 Per un approfondimento del senso della quantificazione della contraddizione, cfr. ID., Studi di filosofia della prassi, Vita e Pensiero, Milano 1962; rist., ivi, 1967. Nuova ed. ampliata, Adelphi, Milano 1984, [SFP], pp. 123126. 50 ID., SO, cit., p. 407. 51 Si ricordi la RSF di Berto, in F. BERTO, op. cit. 52 Si ricordi la OS di Berto, in F. BERTO, op. cit. 53 Se lintero costante persintattica, lo anche il nulla: cfr. E. SEVERINO, SO, cit., p. 211: Se lessere per essenza ci che non non essere, porre lessere senza porre il non essere significa non porre nemmeno lessere.

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significato, sia un dar vita, cio, a quel concetto astratto dellastratto che, in quanto negato dal concreto, costituisce la stessa contraddizione dialettica. La dialettica della struttura originaria si configura, in quanto teoria semantica olistica, come critica dellisolamento semantico54. Dire che ogni significato implica Limmediatamente la totalit del significare affermare limmediata presenza dellintero. Lintero sintesi di una forma e di un contenuto, dove la forma la stessa nozione formale di intero semantico, mentre il contenuto la materia semantica intesa come totalit dei significati. Ma dellintero appare solamente la forma e non il contenuto; dellintero non appare cio lassoluta materia semantica; lapparire dellintero non il suo concreto apparire, ma il suo apparire formale. Sussiste, perci, una disequazione tra la forma e la materia. La contraddizione C, nel punto della sua massima estensione, pu quindi essere formulata cos: il tutto appare, ma ci che appare come il tutto non il tutto concretamente concepito (sintesi di forma e contenuto). La contraddizione C rende quindi non originario lo stesso piano delloriginario? Si deve rispondere di no. La struttura originaria , infatti, contraddizione:
non per quello che dice, ma per quello che non dice55,

ossia per il suo essere un dire astratto, che cio intenzione di dire il tutto, ma di fatto non riesce ad esprimerne che la forma. Se la contraddizione normale ha per contenuto il nulla, la contraddizione C ha il tutto (nel senso che stato indicato). Inoltre, se del tutto appare solo la forma, allora una sua regione non appare. Esiste, cio, una certa quantit di materia semantica che se ne sta in una dimensione altra rispetto a quella della presenza; il positivo oltrepassa la totalit dellapparire attuale. Tuttavia, se

F. BERTO, op. cit., p. 20. E. SEVERINO, SO, cit., p. 364. Il passo prosegue significativamente cos: [] S che lautentica confutazione di questa struttura consiste nel realizzarla o nel manifestarla assolutamente, e cio nel portarne a compimento lesposizione mediante la posizione della totalit delle sue costanti, ibid. Cfr. anche Introduzione a SO, ivi p. 74.
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loriginario uno stare in contraddizione, daltra parte non pu starvi:


La struttura originaria della necessit negazione originaria della totalit delle contraddizioni determinate dallisolamento (cio dal concetto astratto delle determinazioni delloriginario)56.

La struttura originaria anche toglimento formale della contraddizione C; toglimento concreto sarebbe, invece, il dispiegarsi infinito del tutto nello stesso orizzonte della presenza, rendendo nullo ogni divenire e sviluppo. Ma il divenire appare. E la contraddizione C resta legata alloriginario, che pur deve toglierla in un compito infinito. La deve togliere altrimenti il finito sarebbe lo stesso infinito e si produrrebbe una contraddizione normale, avente come contenuto il nulla. 8. Il concetto : la struttura originaria come problematicit originaria Lindagine intorno alloriginario, come nota Severino nellIntroduzione, converge nellultimo capitolo dove posta, con la fermezza dovuta, limpossibilit che lente in quanto ente non sia; dove quindi si afferma il valore preminentemente ontologico del PNC57. In questo capitolo viene in luce laffermazione L immediata di un positivo oltrepassante la totalit del Fi; affermazione che nella parte precedente della ricerca era stata data per problematica. La problematicit era dovuta allassunzione del cosiddetto concetto (cap. XI), ossia allidentificazione della Fi alla totalit dellimmediato (isolata pertanto dalla Li). In questo senso, la deduzione della finitezza dellorizzonte della presenza era assunta primariamente dal punto di vista della semplice fenomenologia e, sempre per questo verso, la tesi di un positivo oltrepassante la totalit del Fi era oggetto di un progettare. Il progettare assumeva quindi la non immediata con56 57

Ivi, p. 71. Ivi, cap. XIII, par. 6, p. 517.

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traddittoriet sia, da un lato, di una possibile eccedenza, sia, dallaltro, di una non eccedenza. Il progetto, come problema, la situazione in cui affermazione e negazione stanno innanzi nellimpossibilit descludersi lun laltra. La struttura originaria si configura, dal punto di vista del concetto , come problematicit originaria. Come rileva efficacemente Berto:
Ma la semplice possibilit in s gi apertura della contraddizione C, gi il nascondersi dellintero semantico alla presenza. Infatti, sia che la soluzione del problema sia la nullit, sia che essa sia la positivit semantica delleccedenza progettata, che ci sia problema implica gi la non presenza di una positivit semantica: di quel positivo che consiste appunto nella soluzione del problema. Pertanto, se possibile che lapparire sia finito, necessario che lo sia, perch incapacit di risolvere tale possibilit in affermazione categorica58.

Essere nel problema significa dunque trovarsi in contraddizione e ci si trova di fatto in quanto il tutto, comprensivo della risoluzione dogni problema, non si rivela nella sua concretezza; in quanto loriginario si struttura conformemente alla contraddizione C. Il senso della contraddizione relativa al problema di dover conferire ugual valore a ci (i due lati antitetici del progetto) che, in forza del suo significare, non ha lo stesso valore (solo un lato potr, di fatto, realizzarsi)59. 9. Passaggio Si cercher, ora, di riordinare le riflessioni, in modo da poter avere un quadro che permetta di accedere allultima parte di questo primo capitolo, ove sar finalmente enucleato il senso che la differenza ontologica assume in SO. Come stato detto nellintroduzione, la prima definizione di questo concetto appare in RP. Ma i fondamenti di quel discorso, come di ogni opera successiva, si trovano, Severino spesso lo ricorda, in questo
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F. BERTO, op. cit., p. 95. Cfr. ibid.

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complesso scritto del 1958. Se, dalla definizione esplicita, emerge che la differenza ontologica il differire, da parte dellessere immutabile, da s in quanto diveniente, appare chiaro che i due momenti in gioco siano tali in riferimento allidentit chessi sottendono: lessere stesso a differenziarsi. Dal lato dellimmutabilit e da quello della sua manifestazione. Se la prima da ricondurre allevidenza del principio di identitnon contraddizione, daltra parte la variazione, il divenire da ricondurre allevidenza dellesperienza. Questi due piani paiono, quindi, trovarsi in contrasto. Una contesa che assume la forma di una vera e propria contraddizione laddove il divenire sia inteso come passaggio dallessere al nulla. Ma come si presenta il divenire in SO? Come notato nel paragrafo intitolato Il divenire della totalit del Fi, si attesta, rispetto al contenuto di tale totalit, lapparire di una dimensione sopraggiungente. Si ricordi che laporia che si determinava, chiamata contraddizione h, veniva risolta con lintroduzione della distinzione tra forma e contenuto (la quale, peraltro, era riconosciuta come originaria in quanto appartenente al piano base della struttura originaria). Ma si risenta la parte finale della formulazione dellaporia:
Per il sopraggiungere, la totalit del Fimmediato, come totalit, svanisce e permane, e non , ad un tempo. , in quanto ci che sopraggiunge esso stesso Fimmediato, e come tale rientra nella totalit del Fimmediato della quale quindi si dice che un permanere, o un essere ancora. Non , in quanto ci in cui il sopraggiungente rientra come nella totalit, non ci rispetto a cui esso , appunto, un sopraggiungere, e che la totalit stessa del Fimmediato che si lascia perci accanto un Fimmediato che la eccede. Onde la totalit che sopporta questa eccedenza ci che era la totalit del Fimmediato, e, come tale non pi60.

Prescindendo dal fatto che laporia sia poi risolta, si osservi che, in questo passo, si acconsente allidea che la totalit del Fi, a causa del sopraggiungente, possa non esser pi la medesima, almeno in relazione a ci che era prima dellavvento del so60

E. SEVERINO, SO, cit., p. 252253.

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praggiungente. Mentre in tutta la riflessione severiniana successiva, a partire dallaffermazione delleternit dellente (la piena concretezza della quale sar raggiunta nel Poscritto a Ritornare a Parmenide [PRP], ma che gi era stata preannunciata sia nello stesso RP sia nel cap. XIII di SO), che qualcosa non sia affermazione immediatamente autocontraddittoria, in SO e negli SFP, si crede ancora che il divenire inteso come oscillazione tra lessere e il nulla sia un dato evidente61; il momento fenomenologico gode di una certa autonomia rispetto a quello logico del PNC per il quale lessere non il non essere. In questo scritto viene effettuata una integrazione del dato fenomenologico attraverso linterpretazione di questo sulla base della Li62. Infatti, come rileva Severino nella Introduzione a SO, listanza logica spinge quella fenomenologica verso laffermazione del divenire come apparire e scomparire delleterno. Nella SO ci avviene, con particolare chiarezza, nellultimo capitolo:
La totalit dellessere Fimmediato, come lorizzonte in cui la nascita e lannullamento dellessere viene alla manifestazione, deve essere pertanto determinata come lorizzonte in cui manifesto il comparire e lo scomparire dellessere; ossia ci che, da un punto di vista che se ne sta alla semplice considerazione della totalit dellessere F immediato (ma si potrebbe anche dire: ci che dal punto di vista del concetto ) si manifesta come un sopraggiungere e un annullarsi, si rivela, nella strutturazione concreta delloriginario, come un apparire e uno scomparire63.

La difficolt di riuscire a portarsi oltre laffermazione del divenire, in quanto distinto dallimpossibilit che lessere non sia, dovuta, da un lato, allo sforzo linguistico di testimoniare un senso della Necessit inaudito alla tradizione filosofica occidentale, dallaltro, al permanere delle stesse forme linguistiche di
61 Si consideri, ad esempio, il seguente passo: Si osservi inoltre che, se il divenire del contenuto Fimmediato , in relazione allintero immutabile, un apparire e uno scomparire, non per questo tale divenire , come generazione e annullamento, un che di irreale; ch anzi esso proprio lessere Fimmediatamente noto; ivi, p. 549. 62 Ivi, p. 20. 63 Ivi, p. 547. Si distingua tra divenire dellessere che appare e divenire dellapparire dellessere: il primo dei due ad esser inteso come un apparire e uno scomparire.

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questa tradizione, ma, soprattutto, alla persuasione che la nascita e lannullamento siano caratteri evidenti. Laporetica del divenire64, il suo stare in contraddizione, in quanto passaggio dallessere al nulla, con lessere immutabile, si costituisce come ulteriorit rispetto allaporia determinata dalla contraddizione h. Se quella concerneva la totalit del Fi, questa si realizza rispetto allintero come tale. La distinzione tra forma e contenuto, continua Severino, non vale pi, qui, come risolvimento; si deve invece, affinch laporia sia tolta, istituire lalterit tra intero immutabile e totalit dellessere Fi, determinando Limmediatamente lesistenza di un positivo oltrepassante la totalit del Fi. In questo modo guadagnata, in concreto, laffermazione metafisica:
La struttura originaria si realizza come affermazione che limmutabile intero oltrepassa la totalit del Fimmediato; e cio oltrepassa la stessa struttura originaria. [...] In questo senso la struttura originaria la concreta apertura originaria del sapere metafisico65.

In SO il divenire si configura, dunque, come un dato: lattestazione dellannullarsi delle cose. Sulla base, per, del PNC quale principio ontologico, si dichiara che lessere eterno66:
Risiede nel significato stesso dellessere, che lessere abbia ad essere, s che il principio di non contraddizione non esprime semplicemente lidentit dellessenza con s medesima (o la sua differenza dalle altre essenze), ma lidentit dellessenza con lesistenza (o lalterit dellessenza dallinesistenza)67.

Di qui laporia, che risolta affermando la dimensione di un positivo oltrepassante la totalit del Fi ed integrando la datit
64 Mentre, dunque, il logo originario afferma limmutabilit dellessere, lesperienza ne attesta il divenire: contraddizione tra limmediatezza logica e limmediatezza fenomenologica; ivi, p. 531. 65 Ivi, p. 545. 66 Per il luogo dellaffermazione delleternit dellessere: cfr. ivi, cap. XIII, par. 8, pp. 519520. 67 Ivi, p. 517.

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del divenire (che resta in se stessa tale), con linterpretazione di esso come apparire e scomparire delleterno. Riepilogando: dapprima si afferma che lintero, come immutabilit assoluta, non la totalit dellessere Fimmediato. Poi vien posto Limmediatamente che lintero immutabile sta oltre (include come momento) la totalit del Fi. In tal modo determinata la disequazione tra la totalit dellesperienza e lintero, s che vien cos dedotta la necessit della finitezza dellorizzonte dellapparire, ma anche affermato il suo compito. Il rapporto tra intero immutabile e totalit del Fi si articola, dunque, come un rapporto tra due positivit68 dove la seconda non aggiunge nulla alla prima, ma non coincide con essa. Se, infatti, coincidesse (se la totalit del Fi coincidesse con la totalit dellessere) lessere sarebbe contraddittorio, in quanto si dovrebbe affermare: 1) lessere immutabile, cio non diviene; 2) lessere diviene, cio non . Si tenga presente, infine, ed opportuno sottolinearlo ancora, che lalterit tra essere immutabile ed essere diveniente si costituisce nellorizzonte dello stesso essere immutabile. La natura della loro relazione espressa nel par. 30:
La totalit del Fimmediato, e, in generale, la totalit dellessere diveniente, solo in quanto lintero immutabile : affermare che soltanto lorizzonte del divenire che cio la totalit del divenire coincide con la totalit dellessere , significa affermare che lessere non : lorizzonte del divenire cos inteso (ossia come una positivit che anche se limmutabile non ) autocontraddizione, e quindi nulla. Lorizzonte del divenire [...] pu dunque essere solo in quanto lintero immutabile 69.

Ivi, p. 543. Ivi, p. 550. La persuasione che il divenire attesti lannullamento porta qui Severino a considerare la possibilit che la totalit del Fi sarebbe potuta rimanere un niente anzich essere. A p. 554 dir che [] lIntero immutabile , anche se la totalit del divenire non .
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E qualche pagina dopo:


[...] limmutabile non semplicemente ci senza di cui la realt diveniente non , ma ci per cui questa realt 70.

Il pensare la positivit del divenire come indifferente allessere e al non essere porta ad interpretare SO come un testo che non si del tutto distaccato dalla tradizione che Severino avr modo, successivamente, di denunciare. Non ancora maturata, cio, la convinzione circa lassurdit come tale di un pensiero che attribuisca accidentalmente lessere allente. Che non sia definitivamente maturata non significa per che non sia cominciata a maturare, come dimostra il passo sopra citato relativo al fondamentale par. 26 (Il divenire come apparizione dellimmutabile) dellultimo capitolo di SO. 10. Compito originario, contraddizione C e differenza ontologica
In quanto loriginario si struttura come affermazione che limmutabile oltrepassa loriginario, lapertura originaria dellintero formale: limmutabile cio manifesto in una sua valenza formale (e in quanto cos manifesto rientra esso stesso nellambito delloriginariet); il contenuto concreto della forma ci che sta oltre loriginario. Con ci posto il compito autentico delloriginario: in quanto quella manifestazione formale apertura della contraddizione, il compito dato dalla necessit del toglimento della contraddizione: il compito ci che si deve portare a compimento la manifestazione dellimmutabile. Non si dovr forse dire che si tratta di un compito infinito, e che precisamente in ci limpronta della nostra destinazione per leternit (come diceva Fichte in relazione a una situazione logica che presenta molta analogia con quella che qui ci si presenta)?71.

Ivi, p. 553. Ivi, p. 555. Si noti, di passaggio, che lidea che il toglimento della contraddizione C debba essere un compito verr abbandonata negli scritti successivi a EN, in quanto derivante dalla persuasione che lente sia niente. Cfr. ID., Destino della necessit, Adelphi, Milano 1980; nuova ed., senza modifiche sostanziali, 1999, [DN]. Qui laffermazione che tutti gli eterni che accadono non possano manifestarsi diversamente da
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Come si osservava precedentemente, la contraddizione C investe loriginario non per quello che dice, ma per quello che non dice, s chessa si presenta come una contraddizione particolare. Il suo contenuto non il nulla, ma il tutto; il tutto si rivela nellorizzonte della presenza in maniera formale, nel senso che di esso appare solo una parte e non limmensa sua concretezza. Se cos accadesse, la verit dellessere sarebbe concepita come onniscienza, si dispiegherebbe cio la ricchezza totale del tutto nello stesso apparire attuale. Ma la contraddittoriet delloriginario non pu essere definitivamente risolta; la contraddizione C non pu esser tolta completamente e, ci nonostante, deve esserlo in quel processo lungo il quale limmutabile condotto a manifestazione: il compito (delloriginario) si delinea quindi come necessit di colmare la disequazione tra finitezza dellapparire e intero nella sua concretezza, allinfinito; come il graduale toglimento dellastrattezza del contenuto della contraddizione C72. Se lorizzonte della presenza caratterizzato da finitezza, questa non preclude lapparire, in esso, della forma del tutto. La necessit che il tutto immutabile oltrepassi la totalit dellesperienza determina una situazione per cui la parte non riesce ad essere parte. Se un significato s se stesso solo in relazione allintero semantico (se una determinazione se stessa
come si manifestano nega lidea che il toglimento della contraddizione del finito possa essere un compito o un dovere. 72 Mi sembra opportuno riportare per intero un passo di FC dove viene espresso il senso della contraddizione C in riferimento allapparire di una determinazione particolare: Tale contraddizione infatti costituita, da un lato, dallapparire di questa stanza che illuminata (o da questo essente che una stanza illuminata), e, dallaltro lato, dal non apparire di tutto ci che necessariamente implicato dallessere questa stanza illuminata il non apparire, cio, per il quale questa stanza illuminata non mostra ci che in verit (ossia nellapparire infinito del destino della verit della totalit concreta dellessente) essa , e, non mostrandolo, essa appare nel suo non esser questa stanza illuminata. Appare questa stanza illuminata, e insieme appare nel suo non poter essere ci che essa mostra di essere, questa stanza illuminata. Con la terminologia di La struttura originaria, la contraddizione C costituita dallapparire di una determinazione astratta e dallapparire dellassenza (cio del non apparire) del concreto a cui il significare di tale determinazione rinvia e a cui necessariamente unito (dove la determinazione astratta, appunto perch astratta, separata, isolata dal concreto); ID., FC, cit., pp. 88 89.

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solo in riferimento alla totalit concreta dellessere), ma lintero non presente, allora s non s ma z. La parte (finita) che appare sarebbe se stessa se apparissero tutte le relazioni; ma, poich queste non appaiono, la parte non riesce ad essere ci che intende essere. Se lintero costante persintattica dogni significato, il non apparire dellintero implica lapparire dellastrattezza del significato. In SO la differenza ontologica il differire della parte, in quanto relata al tutto concreto, da s in quanto isolata da esso. Nellapparire si manifesta, dunque, lastrattezza dellente rispetto a ci che in concreto (rispetto a ci che esso nel tutto concreto, dove solamente pu essere se stesso). La differenza ontologica si costituisce come la stessa apertura delloriginario in quanto contraddizione C ed emerge dal contrasto tra ci che Fimmediatamente appare e ci che di esso Limmediatamente affermato. Fimmediatamente appare la finitezza dellorizzonte della presenza, in quanto diveniente (dal lato del contenuto); ma Limmediatamente si deve affermare la positivit di un contenuto oltrepassante la totalit del Fi. Ora, poich ci che appare propriamente se stesso solo in correlazione al tutto concreto che daltra parte non appare, ci che appare differisce da s: in quanto isolato dal concreto il concetto astratto dellastratto che devesser processualmente tolto nel concreto; in quanto riferito a quest'ultimo invece se medesimo. Lapertura della contraddizione C quindi lo stesso aprirsi della differenza ontologica; cio perch il tutto non appare concretamente che la parte differisce da s. Ci si chiede allora: se la contraddizione C destinata, in quanto contraddizione, ad esser processualmente tolta dal sopraggiungere di ulteriori determinazioni nel cerchio dellapparire, qual il destino della differenza ontologica? Pare si possa cominciare a supporre che, in quanto differire della parte isolata dal tutto da s in quanto ad esso connessa, debba esser intesa in questi termini: se il toglimento graduale della contraddizione C implica lo stesso autenticarsi della parte, il suo andare in s, do-

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ve in s da intendersi come la concretezza della parte rispetto alla sua astrattezza, allora i termini della differenza vanno allinfinito assottigliandosi, la parte isolata va, allinfinito, concretandosi. Il suo essere isolata va relazionandosi al tutto in un processo senza fine. In questo infinito processo di autenticazione, la stessa problematicit originaria va gradualmente dileguando ed appaiono via via le soluzioni ai problemi precedentemente intravisti, ma non pu apparire la soluzione a tutto. La differenza ontologica , cio, originaria73.

Cfr. anche C. SCILIRONI, Ontologia e storia nel pensiero di Emanuele Severino, Abano, Francisci Editore 1980, p. 90.

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