Pascoli - Italy

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Giovanni Pascoli, Italy

da Primi poemettiTestiVersi; Lirica; 1904


Dopo due edizioni con il titolo di Poemetti, uscite nel 1897 e nel 1900, Pascoli ripubblic la raccolta nel 1904 col titolo
Primi poemetti, escludendo i testi di argomento civile e politico che confluiranno in Odi e Inni. Il libro reca il motto
virgiliano Paulo maiora (per indicare un canto di tono "un po' pi alto" rispetto a Myricae), ed diviso in quattro
sezioni delle quali la prima e la terza sono una sorta di poema georgico, in cui le vicende di una famiglia di contadini si
accompagnano al susseguirsi delle opere agricole; mentre la seconda e la quarta hanno un carattere allegorico. Pascoli
stesso a definire i Poemetti "pi raccontativi che lirici": con essi, infatti, inaugura il genere nuovo del racconto in versi,
che avr largo successo nella poesia italiana da Gozzano a Pasolini. Nei Poemetti Pascoli usa spesso il dialetto e il gergo
parlato dai contadini, per calare nella realt quotidiana una riflessione universale sul senso dell'esistenza. Tema centrale
della riflessione del poeta la natura che, secondo il modello virgiliano e oraziano, diventa l'unico elemento
consolatorio di fronte al dolore e all'infelicit dell'uomo. (Zanichelli on-line)
Italy, 450 versi, in due canti, dedicato agli emigranti italiani: nella fattispecie sono emigranti toscani originari di
Caprona in Garfagnana, che vi tornano da Cincinnati (Ohio). I tre protagonisti sono Ghita (Margherita), Joe (Giuseppe)
e la piccola Molly (Maria), ispirati a personaggi veramente conosciuti dal Pascoli. Sono venuti temporaneamente in
Italia per risanare la piccola, che nella realt, invece, morir assai precocemente.
Testo infra: canto I (vv. 1-225) nella prima colonna, canto II nella seconda colonna.
In grassetto le parti da approfondire (canto I, strofa I: il contesto familiare; canto I, fine strofa III- inizio V: Molly,
l'estraneit; canto II, strofa finale: il commiato)
ITALY
CANTO SECONDO
Sacro all'Italia raminga
CANTO PRIMO

ITALY allora n'ebbe tanta pena.


Povera Molly! E venne un vento buono
che spazz l'aria che torn serena.

I
A Caprona, una sera di febbraio,
gente veniva, ed era gi per l'erta,
veniva su da Cincinnati, Ohio.

I
Vieni, poor Molly! Vieni! Dove sono
le nubi? In cielo non c' pi che poca
nebbia, una pace, un senso di perdono,

La strada, con quel tempo, era deserta.


Pioveva, prima adagio, ora a dirotto,
tamburellando su l'ombrella aperta.

di quando il bimbo perdonato ha roca


ancor la voce; all'angolo degli occhi
c'era una stilla, e cade, mentre gioca.

La Ghita e Beppe di Taddeo l sotto


erano, sotto la cerata ombrella
del padre: una ragazza, un giovinotto.

Vieni, poor Molly! Porta i tuoi balocchi.


Dove sono le nubi nere nere?
qualche lagrima sgocciola dai fiocchi

E c'era anche una bimba malatella,


in collo a Beppe, e di su la sua spalla
mesceva gi le bionde lunghe anella.

delle avellane, e brilla nel cadere.

Figlia d'un altro figlio, era una talla


del ceppo vecchio nata l: Maria:
d'ott'anni: aveva il peso d'una galla.
Ai ritornanti per la lunga via,
gi vicini all'antico focolare,
la lor chiesa son l'Avemaria.
Erano stanchi! avean passato il mare!
Appena appena tra la pioggia e il vento
l'udiron essi or s or no sonare.

II
Porta the doll, la bambola, che viene,
povera Doll, anch'essa dal paese
lontano, ed essa ti capisce bene.
E quando tu le parli per inglese,
presso le guance pallide ti pone
le sue color di rosa d'ogni mese.
Dal suo lettino lucido, d'ottone,
levala su, che l'uggia non la vinca.
Non dorme, vedi. Vedi, dal cantone
sgrana que' suoi due fiori di pervinca.

Maria cullata dall'andar su lento


sembrava quasi abbandonarsi al sonno,
sotto l'ombrella. Fradicio e contento

III
O Moll e Doll, venite! Ora comincia

veniva piano dietro tutti il nonno.


II
Salivano, ora tutti dietro il nonno,
la scala rotta. Il vecchio Lupo in basso
non abbai; scodinzol tra il sonno.
E tentenn sotto il lor piede il sasso
davanti l'uscio. C'era sempre stato
presso la soglia, per aiuto al passo.
E l'uscio, come sempre, era accallato.
L dentro, buio come a chiuder gli occhi.
Ed era buia la cucina allato.
La mamma? Forse scesa per due ciocchi...
forse in capanna a mlgere... No, era
al focolare sopra i due ginocchi.
Avea pulito greppia e rastrelliera;
ora, accendeva... Ud sonare fioco:
era in ginocchio, disse la preghiera.
Appariva nel buio a poco a poco.
Mamma, perch non v'accendete il lume?
Mamma, perch non v'accendete il fuoco?

il tempo bello. Udite un campanello


che in mezzo al cielo dondola? la cincia.
O Moll e Doll, comincia il tempo bello.
Udite lo squillar d'una fanfara
che corre il cielo rapida? il fringuello.
Fringuello e cincia ognuno gi prepara
per il suo nido il mustio e il ragnatelo;
e d'ora in ora primavera a gara
cantano, uno sul pero, uno sul melo.
IV
Altre due voci ora dal monte al piano
s'incontrano: uno scampanare a festa,
con un altro pi piano e pi lontano.
L'una tripudia, e i mille echi ridesta
del monte, bianco ancora un po' di neve.
Di tanto in tanto ecco la voce mesta;
ecco un rintocco, appena appena un breve
colpo, che pare cos lungo al cuore!
No, non vorrebbe, o gente, no; ma deve.
C' l chi sposa, ma c' qua chi muore.

Ges! che ho fatto tardi col rosume...


E negli stecchi ella soffi, mezzo arsi;
e le sue rughe apparvero al barlume.

V
Buoni villaggi che vivete intorno
al verde fiume, e di comune intesa
vi dite tutto ci che fate il giorno!

E raccattava, senza ancor voltarsi,


tutta sgomenta, avanti a s, la mamma,
brocche, fuscelli, canapugli, sparsi

Si levano. Ora vanno tutti in chiesa,


ora son tutti a desinare, ed ora
c' in ogni casa la lucerna accesa.

sul focolare. E si lev la fiamma.

Poi quando immersi ad aspettar l'aurora


sembrano tutti, ecco pi su pi gi,
pi qua pi l, le loro voci ancora.

III
E i figli la rividero alla fiamma
del focolare, curva, sfatta, smunta.
Ma siete trista! siete trista, o mamma!

Pensano a quelli che non sono pi...

Ed accostando agli occhi, essa, la punta


del pannelletto, con un fil di voce:
E il Cecco fiero? E come va l'Assunta?

Lvati, Molly. Gente ode parlare


la tua parlata. Sono qui. Cammina,
se vuoi
Fanno un bruso nell'ora mattutina!
Ma il vecchio Lupo dorme e non abbaia.
buona gente e fu gi sua vicina.

Ma voi! Ma voi! L l, con la mia croce.


I muri grezzi apparvero col banco
vecchio e la vecchia tavola di noce.
Di nuovo, un moro, con non altro bianco
che gli occhi e i denti, era incollato al muro,
la lenza a spalla ed una mano al fianco:

VI

Vengono e vanno, su e gi dall'aia


alla lor casa che da un pezzo vuota.
Oh! la lor casa, sotto la grondaia,
non gli par brutta, ben che sia di mota!

roba di l. Tutto era vecchio, scuro.


S'udiva il soffio delle vacche, e il sito
della capanna empiva l'abituro.
Beppe sed col capo indolenzito

VII
Sweet... Sweet... Ho inteso quel lor dolce grido

tra le due mani. La bambina bionda


ora ammiccava qua e l col dito.

dalle tue labbra... Sweet, uscendo fuori,


e sweet sweet sweet, nel ritornare al nido.

Parlava, e la sua nonna, tremebonda,


stava a sentire e poi dicea: Non pare
un lu quando canta tra la fronda?

Palpiti a volo limpidi e sonori,


gorgheggi a fermo teneri e soavi,
battere d'ali e battere di cuori!

Parlava la sua lingua d'oltremare:


... a chicken-house un piccolo lu...
... for mice and rats che goda a cinguettare,

In questa casa che tu bad chiamavi,


black, nera, s, dal tempo e dal lavoro,
son le lor case, l sotto le travi,

zi zi Bad country, Ioe, your Italy!

di mota s, ma cos sweet per loro!

IV

VIII

ITALY, penso, se la prese a male.


Maria, la notte (era la Candelora),
sent dei tonfi come per le scale...

O rondinella nata in oltremare!


Quando vanno le rondini, e qui resta
il nido solo, oh! che dolente andare!

tre quattro carri rotolarono... Ora


vedea, la bimba, ci che n'era scorso!
the snow! la neve, a cui splendea l'aurora.

Non c' pi cibo qui per loro, e mesta


la terra e freddo il cielo, tra l'affanno
dei venti e lo scrosciar della tempesta.

Un gran lenzuolo ricopriva il torso


dell'Omo-morto. Nel silenzio intorno
parea che singhiozzasse il Rio dell'Orso.

Non c' pi cibo. Vanno. Torneranno?


Lasciano la lor casa senza porta.
Tornano tutte al rifiorir dell'anno!

Parea che un carro, allo sbianchir del giorno,


ridiscendesse l'erta con un lazzo
cigolo. Non un carro, era uno storno,

Quella che no, di' che non pu; ch' morta.

uno stornello in cima del Palazzo


abbandonato, che credea che fosse
marzo, e strideva: marzo, un sole e un guazzo!
Maria guardava. Due rosette rosse
aveva, aveva lagrime lontane
negli occhi, un colpo ad or ad or di tosse.
La nonna intanto ripetea: Stamane
fa freddo! Un bianco borracciol consunto
mettea sul desco ed affettava il pane.
Pane di casa e latte appena munto.
Dicea: Bambina, state al fuoco: nieva!
nieva! E qui Beppe soggiungea compunto:
Poor Molly! qui non trovi il pai con fleva!

IX
Quando tu sei venuta, o rondinella,
t'hanno pur salutata le campane;
ti venne incontro il nonno con l'ombrella,
ti s' strusciato alle gambine il cane.
Pioveva; ma tu, bimba, eri coperta;
trovasti in casa il latte caldo e il pane.
Il tuo nonno ansimava su per l'erta,
la tua nonna pregava al focolare.
Brutta la casa, s, ma era aperta,
o mia figliuola nata in oltremare!
X
Ha la pena da parte, oggi, e la vita
gli sente, e il capo, alla tua nonna, e il cuore;
e siede al focolare infreddolita.

V
Oh! no: non c'era l n pie n flavour
n tutto il resto. Ruppe in un gran pianto:
Ioe, what means nieva? Never? Never? Never?
Oh! no: starebbe in Italy sin tanto
ch'ella guarisse: one month or two, poor Molly!
E Ioe godrebbe questo po' di scianto!

Ieri si colse malva ed erbe more.


Oggi sta peggio. Ha due rosette rosse,
che non le ha fatte il fuoco che rimuore.
Molly, tu vieni e guardi. Ecco, ha la tosse
che avevi tu. Tosse ogni tanto un po'.
Sta l nel canto come non ci fosse.
E non tesse e non fila. Oggi non pu.

Mugliava il vento che scendea dai colli


bianchi di neve. Ella mangi, poi muta
fiss la fiamma con gli occhioni molli.

XI
Ha tessuto e filato, anche ha zappato,

Venne, sapendo della lor venuta,


gente, e qualcosa rispondeva a tutti
Ioe, grave: Oh yes, fiero... vi saluta...
molti bisini, oh yes... No, tiene un fruttistendo... Oh yes, vende checche, candi, scrima...
Conta moneta: pu campar coi frutti...
Il baschetto non rende come prima...
Yes, un salone, che ci ha tanti bordi...
Yes, l'ho rivisto nel pigliar la stima...
Il tramontano discendea con sordi
brontoli. Ognuno si godeva i cari
ricordi, cari ma perch ricordi:
quando sbarcati dagli ignoti mari
scorrean le terre ignote con un grido
straniero in bocca, a guadagnar danari

anche ha vangato, anche ha portato, oh! tanto


che adesso stenta a riavere il fiato!
O dolce Molly, tu le porti accanto
Doll nel lettino lucido, e tu resti
con loro... Tanto faticato e pianto!
pianto in vedere i figli o senza vesti
o senza scarpe o senza pane! pianto
poi di nascosto, per non far pi mesti
i figli che... diceano addio, col canto.
XII
Addio, dunque! Ed anch'essa Italy, vede,
Italy piange. Hanno un po' pi fardello
che le rondini, e meno hanno di fede.
Si muove con un muglio alto il vascello.
Essi, in disparte, con lo sguardo vano,
mangiano qua e l pane e coltello.

per farsi un campo, per rifarsi un nido...


VI
Un campettino da vangare, un nido
da riposare: riposare, e ancora
gettare in sogno quel lontano grido:

E alcun li tende, il pane da una mano,


l'altro dall'altra, torbido ed anelo,
al patrio lido, sempre pi lontano
e pi celeste, fin che si fa cielo.

Will you buy... per Chicago e Baltimora,


buy images... per Troy, Memphis, Atlanta,
con una voce che te stesso accora:

XIII
Cielo, e non altro, cielo alto e profondo,
cielo deserto. O patria delle stelle!
O sola patria agli orfani del mondo!

cheap!... nella notte, solo in mezzo a tanta


gente; cheap! cheap! tra un urlero che opprime;
cheap!... Finalmente un altro odi, che canta...

Vanno serrando i denti e le mascelle,


serrando dentro il cuore una minaccia
ribelle, e un pianto forse pi ribelle.

Tu non sai come, intorno a te le cime


sono dell'Alpi, in cui si arrossa il cielo:
chi canta, il gallo sopra il tuo concime.

Offrono cheap la roba, cheap le braccia,


indifferenti al tacito diniego;
e cheap la vita, e tutto cheap; e in faccia

La mi' Mrica! Quando entra quel gelo,


ch'uno ritrova quella stufa roggia
per il gran coke, e si ri, poor fellow!

no, dietro mormorare odono: DEGO!

O va per via, battuto dalla pioggia.


Trova un farm. You want buy? Mostra il baschetto.
Un uomo compra tutto. Anche, l'alloggia!
Diceva alcuno; ed assentiano al detto
gli altri seduti entro la casa nera,
pi nera sotto il bianco orlo del tetto.
Uno guard la piccola straniera,
prima non vista, muta, che toss.
You like this country... Ella neg severa:

XIV
Ma senti, Molly? Dopo pioggie e brume
e nevi e ghiacci, con la sua gran voce
canta passando a' pi dei monti il fiume.
Passa sotto la gran Pania alla Croce
cantando, ed una lunga nube appare,
bianca di sole, al suo passar veloce.
Passa cantando: Al mare! Al mare! Al mare!
e l'Alpe azzurra ne rimbomba in cerchio,
e il cielo azzurro vede l fumare
l'alito che si lascia addietro il Serchio.

Oh no! Bad Italy! Bad Italy!


VII
ITALY allora s'adir davvero!

XV
O fiumi, o delle rupi e dei ghiacciai
figli rubesti, che precipitate
a pazza corsa senza posar mai,

Piovve; e la pioggia cancell dal tetto


quel po' di bianco, e fece tutto nero.
Il cielo, parve che si fosse stretto,
e rovesciava acquate sopra acquate!
O ferraietto, corto e maledetto!
Ghita diceva: Mamma, a che filate?
Nessuna fila in Mrica. Son usi
d'una volta, del tempo delle fate.
Oh yes! filare! Assai mi ci confusi
da bimba. Or c' la macchina che scocca
d'un frullo solo centomila fusi.
Oh yes! Ben altro che la vostra rcca!
E fila unito. E duole poi la vita
e ci si sente prosciugar la bocca!
La mamma allora con le magre dita
le sue gugliate traea gi pi rare,
perch ciascuna fosse bella unita.
Vedea le fate, le vedea scoccare
fusi a migliaia, e s'indugiava a lungo
nel suo cantuccio presso il focolare.
Diceva: Andate a letto, io vi raggiungo.
Vedea le mille fate nelle grotte
illuminate. A lei faceva il fungo
la lucernina nell'oscura notte.
VIII

con l'eterno fragor delle cascate,


ruzzando come giovani giganti,
senza perch, per atterrir le fate
delle montagne; e trascinate infranti
boschi e tuguri, urtate le citt,
struggete i campi, sempre avanti, avanti,
avanti, pieni di serenit...
XVI
Acqua perenne, ottima e pessima, ora
morte ora vita, acqua, diventa luce!
acqua, diventa fiamma! acqua, lavora!
Lavora dove l'uomo ti conduce;
e veemente come l'uragano,
vigile come femmina che cuce,
trasforma il ferro, il lino, il legno, il grano;
manda i pesanti traini come spole
labili; rendi l'operare umano
facile e grande come quel del Sole!
XVII
La madre li vuol tutti alla sua mensa
i figli suoi. Qual madre mai, che gli uni
sazia, ed a gli altri, a tanti, ai pi, non pensa?
Siedono a lungo qua e l digiuni;
tacciono, tralasciati nel banchetto
patrio, come bastardi, ombre, nessuni:

Pioveva sempre. Forse uscian, la notte,


le stelle, un poco, ad ascoltar per tutto
gemer le doccie e ciangottar le grotte.

guardano intorno, e quindi s nel petto,


sentono su la lingua arida il sale
delle lagrime; infine, a capo eretto,

Un poco, appena. Dopo, era pi brutto:


piovea pi forte dopo la quiete.
O ferraiuzzo, piccolino e putto!

escono, poi fuggono, poi: - Sii male... -

Ghita diceva: Madre, a che tessete?


L pu comprare, a pochi cents, chi vuole,
cambr, percalli, lustri come sete.
E poi la vita dite che vi duole!
C' dei telari in Mrica, in cui vanno
ogni minuto centomila spole.
E ce n'ha mille ogni citt, che fanno
ciascuno tanta tela in uno scatto,
quanta voi non ne fate in capo all'anno.

XVIII
Non maledite! Vostra madre piange
su voi, che ai salci sospendete i gravi
picconi, in riva all'Obi, al Congo, al Gange.
Ma d'ogni terra, ove sudor di schiavi,
di sottoterra ove stridor di denti,
dal ponte ingombro delle nere navi,
vi chiamer l'antica madre, o genti,
in una sfolgorante alba che viene,
con un suo grande ululo ai quattro venti
fatto balzare dalle sue sirene.

Dicea la mamma: Il braccio ch'io ricatto


bel bello, vuole diventar rotello.
O figlia, pi non da fare, il fatto.
E tendeva col subbio e col subbiello
altre fila. La bimba, l, da un canto,
mettea nello spoletto altro cannello.

XIX
Non piangere, poor Molly! Esci, fa piano,
lascia la nonna l sotto il lenzuolo
di tela grossa ch'ella fece a mano.
T'amava, oh! s! Tu ne imparavi a volo

Stava l buona come ad un incanto,


in quel celliere della vlta bassa,
Molly, e tossiva un poco, ma soltanto
tra il rumore dei licci e della cassa.
IX

qualche parola bella che balbetti:


essa da te solo quel die, die solo!
Lascia l Doll, lasciali accosto i letti,
piccolo e grande. Doll savia, e tace,
n dorme: ha gli occhi aperti e par che aspetti
che li apra l'altra, ch'ora dorme in pace.

Tra il rumore dei licci e della cassa


tossiva, che la nonna non sentisse.
La nonna spesso le dicea: Ti passa?

XX
Prima d'andare, vieni al camposanto,
s'hai da ridire come qua si tiene.

Yes, rispondeva. Un giorno poi le disse:


Non venir qui! Ma ella ci veniva,
e stava l con le pupille fisse.

Stridono i bombi intorno ai fior d'acanto,


ronzano l'api intorno le verbene.

Godeva di guardare la giuliva


danza dei licci, e di tenere in mano
la navicella lucida d'oliva.
Stava l buona a' piedi d'un soppiano;
girava l'aspo, riempa cannelli,
e poi tossiva dentro s pian piano.
Un giorno che veniva acqua a ruscelli,
fiss la nonna e chiese: Die? La nonna
le carezzava i morbidi capelli.
La bimba allora piano per la gonna
le sal, le si stese sui ginocchi:
Die? E che t'ho a dir io povera donna?
La bimba allora chiuse un poco gli occhi:
Die! Die! La nonna sussurr: Dormire?
No! No! La bimba chiuse anche pi gli occhi,
s'abbandon per pi che non dormire,
pieg le mani sopra il petto: Die!
Die! Die! La nonna balbett: Morire!

E qui tra tanto sussurro riposa


la nonna cara che ti volle bene.
O Molly! O Molly! prendi su qualcosa,
prima d'andare, e portalo con te.
Non un geranio n un bocciuol di rosa,
prendi sol un NON-TI-SCORDAR-DI-ME!

Ioe, bona cianza!... Ghita, state bene!...


Good bye. L'avete presa la ticchetta?
Oh yes. Che barco? Il Prinzessin Irene.
L'un dopo l'altro dava a Ioe la stretta
lunga di mano. Salutate il tale.
Yes, servir. Come partite in fretta!
Scendean le donne in zoccoli le scale
per veder Ghita. Sopra il suo cappello
c'era una fifa con aperte l'ale.
Se vedete il mi' babbo... il mi' fratello...
il mi' cognato... Oh yes. Un bel passaggio
vi tocca, o Ghita. Il tempo fermo al bello.

Oh yes! Molly morire in Italy!


Oh yes. Facea pur bello! Ogni villaggio
ridea nel sole sopra le colline.
Sfiorian le rose da' rosai di maggio.
Sweet sweet... era un sussurro senza fine
nel cielo azzurro. Rosea, bionda, e mesta,
Molly era in mezzo ai bimbi e alle bambine.
Il nonno, solo, in l volgea la testa
bianca. Sonava intorno mezzod.
Chiedeano i bimbi con voco di festa:
Tornerai, Molly? Rispondeva: - S! -

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