Il Disimpegno Morale
Il Disimpegno Morale
Il Disimpegno Morale
com
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INDICE
Indice 1
Abstract 3
Riassunto 4
Introduzione 5
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3.3 I risultati 27
3.3.1 Differenze ascrivibili al genere 27
3.3.2 Differenze ascrivibili allo stato civile 27
3.3.3 Differenze ascrivibili all’età 27
3.3.4 Differenze ascrivibili al livello d’istruzione 28
3.3.3 Differenze ascrivibili al reddito familiare 28
3.3.4 Differenze ascrivibili alla partecipazione religiosa 28
3.3.5 Differenze ascrivibili alla visione della televisione 28
3.3.6 Differenze ascrivibili all’occupazione 28
3.3.7 Differenze ascrivibili all’interesse politico 29
3.3.8 Differenze ascrivibili alla posizione politica 29
3.4 Discussione e conclusione 29
Bibliografia 31
Appendice A Tabelle e figure 33
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ABSTRACT
The study aims to create a general picture about the moral disengagement. It is divided into three
chapters. Inside the first chapter is analysed the psychoanalytic perspective regarding the moral
judgement through the conceptions of Freud, Erikson and Klein . The cognitive-evolutive approach
is treated later. Throughout this approach, are presented the theories of Piaget and Kohlberg, ,
which had carry out the current moral disengagement conception, followed by a short critical
analysis.
The second chapter is dedicated to the behaviourist approach, which represent the social-cognitive
theory of Bandura and includes the today's definition of moral disengagement followed by the eight
mechanisms on which this melts leans. The main empiric contributions made on the Italian territory
are shown afterwards. The third chapter, is dedicated to the presentation of a little piece of research
performed by me, founded, really on - as shown --, in the previous theoretical chapters and suitable
for the measurement of the eight disengagement mechanisms morals.
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RIASSUNTO
L’elaborato mira a creare un quadro generale circa il disimpegno morale. È suddiviso in tre capitoli.
All’interno del primo capitolo è analizzata la prospettiva psicanalitica riguardante il giudizio morale
attraverso le concezioni di Freud, Erikson e Klein. Successivamente viene trattato l’approccio
cognitivo-evolutivo. Di questo approccio sono presentate le teorie di Piaget e Kohlberg, con le
relative critiche, da cui è poi emersa l’attuale concezione di disimpegno morale. Il secondo capitolo
è dedicato all’approccio comportamentista, sul quale poggia la teoria social-cognitiva di Bandura
che comprende la definizione odierna di disimpegno morale e degli otto meccanismi su cui questo
si fonda. In seguito vengono anche illustrati i principali contributi empirici effettuati sul territorio
italiano. Il terzo capitolo, infine, è dedicato alla presentazione di una piccola ricerca da me svolta,
fondata proprio su quanto illustrato nei precedenti capitoli teorici ed atta alla misurazione degli otto
meccanismi di disimpegno morale.
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INTRODUZIONE
La questione della morale è stato un argomento di riflessione prima per filosofi come ad esempio
Kant (Critica della Ragion Pratica) e successivamente ha suscitato l’interesse della Psicologia.
La morale è stata discussa da diversi punti di vista e da differenti correnti di pensiero. Infatti
vengono analizzati di questa l’insorgenza e lo sviluppo, ma anche la significativa azione che svolge
sul comportamento umano. Si tratta quindi di una questione universale, che è stata studiata in
diverse condizioni, come ad esempio nel bullismo adolescenziale, nell’ambito legale, ma anche nel
contesto civile quotidiano. Nello studio proposto cerco di spiegare come è stata studiata la morale
per poi concentrarmi sul disinvestimento della stessa, cioè sul disimpegno morale.
Il disimpegno morale permette di colmare il divario tra pensiero ed azione, che si crea nel momento
in cui un individuo agisce contro i propri valori morali e quelli della società. Ciò permette
all’individuo stesso di compiere azione deplorevoli senza però far emergere il senso di colpa o
modificare il pensiero di sé.
Basandomi su queste ricerche ho dato un mio contributo, attraverso un’analisi statistica dei dati
raccolti.
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Il bambino è per lui una creatura guidata da impulsi primitivi che deve soddisfare ad ogni costo, ed
è perciò compito dei genitori aiutarlo a sviluppare una giusta valutazione della realtà esterna e ad
imparare i modi di rinviare e inibire la gratificazione dei suddetti impulsi. I conflitti che i bambini
sperimentano tra i loro forti bisogni interni, da un lato, e le richieste dei genitori e della società
dall’altro, avvengono in accordo con una crescita corporea definita dalla successione degli stadi
orale, anale, fallico, della latenza e genitale.
Freud sostiene quindi che alla base della formazione della coscienza morale vi sono proprio questa
lunga dipendenza dai genitori e le vicende del complesso edipico.
Egli sosteneva che il bambino cominciasse la sua vita con un Es, fonte di tutti gli impulsi egoistici
che richiedono una gratificazione immediata e governato quindi dal principio di piacere. Con il
passare del tempo emergevano altre due entità: l’Io, rivolto verso il mondo esterno, che funziona in
accordo con il principio di realtà ed è quindi in grado di esercitare il controllo degli impulsi, e il
Super Io, che si sviluppa a partire dalle proibizioni dei genitori e consente all’individuo di
autoregolarsi tramite meccanismi come quelli relativi al senso di colpa. Il bambino interiorizza il
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modello parentale propostogli dai genitori facendo propri atteggiamenti, valori, comportamenti e
divieti in accordo a tale modello, affinché il Super Io emergente sia in grado di controllare le
tendenze dell’Io e svolgere, a servizio di questo, importanti funzioni circa l’orientamento nei
confronti del mondo, l’autosservazione e rassicurazione. Da questa azione critica del Super Io nasce
il senso di colpa.
È proprio tramite questa differenziazione tra Io e Super Io che Freud spiega come il bambino sia
inizialmente privo di morale (dominato dal principio di piacere) e gradualmente strutturi il principio
di realtà ed il controllo della carica istintuale.
Da quanto detto si riscontra come Freud stimasse gli eventi traumatici artefici di effetti irreversibili
sulla personalità in via di sviluppo, senza tenere conto di tutte le altre considerazioni quali, ad
esempio, il contesto interpersonale nel quale questi eventi si verificavano.
Tale visione contrasta in maniera significativa quella di Erik Erikson (1963), secondo il quale il
bambino trae fiducia o sfiducia nei confronti di chi si prende cura di lui, nutrendolo ed accudendolo,
e trasferisce tali emozioni negli stadi successivi dello sviluppo, influenzando quindi le modalità del
loro superamento. Oltre ad attribuire maggiore importanza alle qualità interpersonali generali
piuttosto che alle esperienze specifiche e non considerando le prime esperienze isolatamente, ma
inserendole in un contesto più ampio dello sviluppo, Erikson, ritenne le fasi dello sviluppo di Freud
poco esaurienti e limitate. Per questo motivo propose un numero maggiore di fasi (otto), in modo da
abbracciare l’intera esistenza umana:
- della fiducia o sfiducia di base (1 anno)
- dell’autonomia o vergogna e dubbio (2-3 anni)
- dell’iniziativa o sensi di colpa (3-6 anni)
- dell’operosità o senso di inferiorità (6-7/10-11 anni)
- dell’identità o confusione dei ruoli (adolescenza)
- dell’intimità o isolamento (età adulta)
- della generatività o stagnazione (età adulta)
- dell’integrità dell’io o disperazione (età adulta)
è interessante infatti notare come le prime cinque fasi del modello di Erikson siano sovrapposte a
quelle proposte da Freud e le restanti, a differenza di quest’ultimo che individuava l’adolescenza
come l’ultima fase dello sviluppo, si protraggono sino all’età adulta.
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Il nucleo centrale di questa teoria è la relazione: i contenuti sui quali viene investita (oggetti parziali
e totali), il conflitto energetico che ne regola il dinamismo (pulsione di morte e pulsione di vita,
invidia e gratitudine), le tappe evolutive lungo le quali si forma (la posizione schizoparanoide e la
posizione depressiva). Nel pensiero della Klein la relazione con la madre riveste un ruolo centrale e
determinante per lo sviluppo psichico del bambino e di conseguenza dell’adulto.
Una prima distinzione con Freud riguarda la metapsicologia: mentre per Freud le istanze psichiche
esposte nella seconda topica (Es, Io, Super Io) hanno un valore metaforico, nella teoria Kleiniana
assumono un valore concreto. La formazione stessa delle istanze psichiche è differente: mentre per
Freud l’Io si forma in un secondo momento, secondo la Klein l’Io esiste già dalla nascita, anche se
in modo poco integrato. Proprio la presenza di questo Io primitivo rende possibile la relazione
oggettuale. Vi sono differenze anche per quanto riguarda il complesso edipico e la conseguente
formazione del super Io come istanza morale e giudicante: per Freud L’Edipo avviene intorno ai 4-5
anni e permette l’interiorizzazione del Super Io paterno (istanza morale), mentre la Klein pone la
nascita dell’Edipo tra i 6 e i 12 mesi, come frutto della posizione depressiva.
È proprio in questi primi momenti che si gettano le basi del successivo senso di colpa e della
tendenza alla riparazione. Quindi attraverso l’introiezione della madre come oggetto buono avviene
il passaggio da un Super io tiranno ad un Super Io equilibrato, che è alla base della coscienza
morale. Anche il positivo sviluppo delle pulsioni sessuali è importante per la trasformazione del
Super io tirranico in un’istanza più moderata che andrà a costituire la vera coscienza morale
suscitando meno angoscia e più sensi di colpa.
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Per Piaget il processo di crescita cognitiva del bambino avviene attraverso il raggiungimento di
alcuni livelli di ragionamento (astratto, ipotetico, logico) ed attraverso il tentativo di dare un senso
al mondo circostante che percepisce attraverso l’invenzione e l’elaborazione di nuove idee e
comportamenti. Tale crescita avviene grazie a due processi: l’assimilazione e l’accomodamento.
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Uno psicologo americano, Jerome Bruner, pur essendo di chiara impostazione cognitivista, propone
una teoria che si distanzia nettamente da quella di Piaget, poiché non si concentrò sulle strutture
mentali bensì sui processi mentali. Secondo Bruner (1968) l’evoluzione dell’individuo avviene
mediante il passaggio attraverso tre forme di rappresentazione:
La rappresentazione esecutiva: si sviluppa nel primo anno di vita in cui il bambino inizia già a fare
programmi nella percezione, nell’attenzione, nella manipolazione e nell’interazione sociale.
La rappresentazione iconica: circa a un anno di vita il bambino seleziona le caratteristiche dei vari
oggetti e delle diverse situazioni per poi utilizzarli per i propri scopi.
La rappresentazione simbolica: inizia verso i due anni di età in cui, il bambino si serve dell’uso del
linguaggio. La fase simbolica viene acquisita in modo idoneo a 10-11 anni.
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Per Bruner il comportamento morale si riferisce alla capacità di elaborare, accettare e seguire delle
regole, riferendosi ai diritti e doveri che definiscono i rapporti sociali.
Dal punto di vista psicoanalitico abbiamo il Super Io e l’ideale dell’Io dove il primo rappresenta il
cursore, la guida morale dell’io, che impone le regole di condotta.
Dal punto di vista socio-cognitivo Piaget (1932) studia lo sviluppo del giudizio morale, cioè la
capacità di affrontare e quindi valutare i problemi attuali. L’autore dopo aver interrogato bambini di
età compresa tra i 4 e 13 anni, individuò uno sviluppo del modo di intendere le regole che poteva
suddividersi in tre livelli:
I Livello: le regole sono ancora approssimative e non del tutto obbligatorie.
II Livello: è lo stadio in cui le regole vengono bene conosciute e sono considerate
inviolabili ed immodificabili, esse derivano da decisioni degli adulti o da enti
ponenti che sono del tutto esterni.
III Livello: in questo livello la regola non deriva più da un’impostazione esterna,
ma è il risultato di un’accettazione interna, è una legge valida ed affinché tutti la
considerino tale bisogna rispettarla.
A questo proposito Piaget (1932) sostiene che quanto detto dimostra l’esistenza di tre diversi tipi di
moralità:
Anomia morale: (0-3 anni) assenza di regole perché il bambino non ne è ancora
consapevole.
Moralità eteronoma: (3-7 anni) l’adulto impone le regole e le leggi che sono sacre
ed immutabili. È caratterizzata dal realismo morale nel quale il bambino tende a
ritenere che i valori ed i doveri esistono di per sè e pertanto siano indipendenti
dalla coscienza che li pensa. Quindi per il bambino con moralità eteronoma i
doveri e i valori sono visti come sussistenti di per sé, indipendentemente dalla
coscienza, le regole sono assolute, indipendenti dal contesto e ciò che conta è il
risultato dell’azione. In questa ottica, quindi, non vengono riconosciute né la
trasgressione, laddove non vi è la punizione, né la reciprocità.
Moralità Autonoma: (dai7-8 anni) in essa domina la reciprocità con i coetanei e la
convinzione che le regole nascono da un mutuo consenso e accordo. Gli aspetti
della moralità autonoma sono:
- responsabilità soggettiva: valgono le intenzioni più che le conseguenze.
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- Definizione del bene e del male come qualità in sè: qualcosa o è buono o è
cattivo.
- Il dovere è definito come l’insieme delle aspettative che gli altri hanno circa il
nostro comportamento.
- Riconoscimento della reciprocità.
- Vengono prese in considerazione le circostanze.
- È riconosciuta la responsabilità individuale.
Il passaggio dalla morale eteronoma a quella autonoma è reso possibile sia dallo sviluppo
intellettivo, sia dalle esperienze di cooperazione bambino-coetanei, bambino-adulti.
La teoria di Kohlberg, ottenuta attraverso lo studio di bambini oltre i sette anni, si differenzia da
quella di Piaget per:
- L’intervallo d’età studiato.
- Un’indagine più puntuale e ampia, che prende in esame anche lo sviluppo
della morale nell’adolescenza e nell’età adulta.
- La varietà ed ampiezza del campione
In particolare Kohlberg individua nello sviluppo morale tre livelli che comprendono a loro volta due
periodi ciascuno.
Moralità preconvenzionale: (6-10 anni) a questo livello la moralità è quanto gli altri dicono al
bambino di fare. Il primo stadio è assai conforme al realismo morale di Piaget, nel senso che la
gravità della trasgressione è giudicata in base alla quantità di danno compiuto; nel secondo stadio il
bambino inizia a considerare le intenzioni delle altre persone.
- I stadio (orientamento premio punizione): il giudizio dell’azione è correlato
alla punizione o al premio conseguente.
- II stadio( individualismo e orientamento strumentale): le regole sono rispettate
solamente quando è nell’interesse immediato del bambino. Ogni azione è
giudicata in base alla soddisfazione o meno dei bisogni.
Moralità convenzionale: (fino a 20 anni) a questo livello gli individui giudicano la moralità dei
propri atti in tremini di conformità alle regole prevalenti del gruppo a cui appartengono. Al III
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stadio le regole vengono rispettate allo scopo di ottenere approvazione, mentre al 4 per aderire alla
legge e agli usi formali.
- III stadio (aspettative, relazioni e conformità interpersonali reciproche): essere
“buono” significa corrispondere alle aspettative degli altri, avere buone intenzioni
e mostrare interesse.
- IV stadio (sistema sociale e coscienza): ogni azione ha come fine il rispetto
delle leggi di coloro che hanno o stanno al potere.
Moralità postconvenzionale: (adolescenza ed età adulta) sebbene a questo livello gli individui
accettino largamente le regole, essi danno precedenza a principi etici di base che desiderano
rispettare, anche quando si scontrano con le leggi del paese.
- V stadio (contratto sociale): l’azione corretta è determinata da modelli
criticamente accettati dalla società ed i valori vengono giudicati in maniera
relativistica.
- VI stadio (principi etici universali): i valori morali si basano su principi di
giustizia universali e devono essere seguiti anche se qualche volta possono essere
in contrasto con le leggi o le norme sociali.
Lo sviluppo morale si realizza attraverso una differenziazione dei contenuti morali, differenziazione
che, come si è detto, è influenzata dalle esperienze sociali.
Non tutti gli studiosi hanno accettato e condiviso le conclusioni della teoria di Kohlberg; la critica
più importante ha interessato soprattutto la presunta universalità delle tappe dello sviluppo morale.
In particolare sono state criticate:
- Una quasi esclusiva attenzione ai valori della civiltà occidentale.
- Una certa rigidità nella suddivisione degli stadi.
- Un campione formato quasi esclusivamente da soggetti maschi mentre le
conclusioni sono state estese anche al universo femminile.
In merito a quest’ultimo punto Carol Gilligan (1982), discepola di Kohlberg, ha innovato in modo
radicale questo ramo della psicologia. Tale studiosa non ha contestato le teorie dello sviluppo dei
giudizi morali, ma ne ha denunciato l’unilateralità, concentrandosi quindi sulle caratteristiche della
morale femminile.
Se nell’uomo domina una morale dei diritti e della giustizia, il dilemma morale è vissuto dalle
donne come un problema di cure e di responsabilità.
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In particolare:
- le donne si rivolgono agli altri pensando soprattutto a come aiutarli mentre i
maschi sono più preoccupati di se stessi.
- Le donne sono meno radicali nelle loro posizioni e nei loro giudizi.
Nella prima fase dello sviluppo morale, autocentrata, la donna pensa soprattutto a se stessa, ai suoi
bisogni ed è preoccupata sostanzialmente della sua sopravvivenza.
Nell’ultima fase dell’etica la donna raggiunge un equilibrio tra la responsabilità nei confronti di se
stessa e la responsabilità nei confronti degli altri, l’autonomia del giudizio e una interdipendenza
responsabile e consapevole.
Naturalmente Gilligan ammette anche che ci possano essere delle eccezioni pur rimanendo
sostanzialmente convinta del fatto che la teoria morale di Kohlberg tende a svalutare l’universo
femminile.
Infine è significativo citare Wilson che ha cercato, tramite un quadro riassuntivo, di esprimere
quanto sia complesso da un punto di vista psicologico lo studio della moralità. Secondo Wilson
(1993) la morale è costituita da un interesse e un rispetto verso i propri simili che si fondano su:
- il concetto di persona, con il riconoscimento delle somiglianze e delle
differenze tra individui.
- I sentimenti universali, se la persona prova rispetto e attenzione verso gli altri.
- La traduzione comportamentale di tali sentimenti in una disponibilità ad
aiutare gli altri.
- Consapevolezza dei sentimenti propri e altrui.
- Conoscenze specifiche di fatti e di valori rilevanti per poter operare su
decisioni morali.
- Capacità di valersi di tutti i punti precedenti per prendere decisioni morali
- Capacità di tradurre tali decisioni in comportamenti effettivamente prodotti.
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2.1. Il comportamentismo
Nell’ambito del comportamentismo lo sviluppo morale è stato studiato come un’aspetto
dell’apprendimento. L’individuo impara le norme di comportamento morale attraverso una serie di
esperienze nelle quali alcuni atti sono soggetti a rinforzi positivi, come l’affetto, mentre altri a
punizioni, ad esempio fisiche.
All’interno di questo campo di ricerca non sono stati utilizzati solamente i paradigmi classici del
condizionamento operante: negli ultimi decenni infatti i quadri comportamentisti si sono fusi con
altre componenti, come ad esempio quelle a carattere sociale e cognitivo di Bandura.
L’orientamento comportamentista che si è occupato con maggior successo dello sviluppo morale è
rappresentato dalla concezione del social learning. In questa corrente di pensiero si ritiene
improbabile che i vari comportamenti moralmente rilevanti siano acquisiti inizialmente tramite
rinforzo, sostenendo invece che un comportamento, per essere rinforzato, deve prima prodursi
spontaneamente. Questo dimostra come il rapido progresso di tali comportamenti nell’infanzia non
si possa spiegare solo sulla base del rinforzo successivo. Si ritiene quindi che i bambini apprendano
questi comportamenti tramite l’osservazione e l’imitazione di modelli appropriati.
Una forte messa in discussione dell’approccio delle teorie cognitivo-evolutive è stata condotta da
Bandura, il quale in una riformulazione delle tesi del social learning, assumendo una prospettiva
cognitivo-sociale ha contestato a Kohlberg la concezione di una gerarchia precostituita di forme di
moralità.
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Di norma gli individui non adottano una condotta riprovevole finché non hanno giustificato a se
stessi la correttezza delle loro azioni.
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Il processo di disimpegno morale, che trasforma individui benevoli in carnefici, non avviene
sicuramente repentinamente, bensì in maniera graduale. Il mutamento avviene attraverso una
progressiva rimozione del sentimento di autocensura. Inizialmente, coloro che compiono azioni
disumane si abbandonano a misfatti abbastanza limitati, che essi mettono in atto non senza qualche
difficoltà morale. Una volta che la ripetitività degli atti di natura violenta ha smussato il loro
sentimento di colpevolezza, le azioni diventano via via più odiose, fino al punto che azioni
considerate all’inizio come ripugnanti, vengono perpetrate quotidianamente senza suscitare
angoscia né disgusto. Il comportamento disumano diviene a questo punto una routine.
Uno studio condotto da Elliot e Rhinehart (1995) sulle aggressioni e sulle trasgressioni di grave
entità dei giovani americani conferma la generalizzabilità della teoria del disimpegno morale.
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Il primo studio è stato svolto a Roma su un campione di 446 preadolescenti a cui sono state
somministrate sei diverse scale di auto valutazione riguardanti il disimpegno morale, il
comportamento pro sociale, l’aggressione fisica e verbale, l’irritabilità, la ruminazione/dissipazione
e la tolleranza verso la violenza. Riguardo alle eterovalutazioni sono invece state utilizzate le
nomine dei pari attraverso la richiesta ai soggetti di indicare i compagni che più frequentemente
mostravano i comportamenti indicati.
I risultati, oltre a confermare la validità interna e di costrutto della scala, hanno evidenziato, una
differenza di genere significativa: i maschi risultavano molto più inclini al disimpegno morale
rispetto alle femmine. Inoltre, dalla presa in esame delle relazioni con la condotta aggressiva e
prosociale, sono emersi nessi positivi del disimpegno morale con gli indicatori associati alla
condotta aggressiva e correlazioni negative con il comportamento prosociale. Questi risultati sono
stati ulteriormente confermanti dai dati emersi dall’analisi delle eterovaltazioni.
Nel secondo studio, svolto su un campione di 263 bambini della Capitale, è stato utilizzato lo stesso
metodo relativamente all’autovalutazione (senza però indagare il meccanismo di diffusione della
responsabilità), mentre per l’eterovalutazione sono state analizzate sia le nomine dei compagni che
la valutazione degli insegnanti.
Come nello studio sui preadolescenti sono state evidenziate differenze significative a carico del
sesso: i maschi risultano maggiormente inclini al disimpegno morale e vi è una correlazione
positiva di questo con la condotta aggressiva sia nella autovalutazione che nella eterovalutazione.
È inoltre emersa, nella eterovalutazione, soprattutto all’interno del campione femminile, una
maggiore associazione tra disinvestimento morale e condotta aggressiva.
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In generale è stata riscontrata una maggiore correlazione tra disimpegno morale e condotta
aggressiva nei soggetti adolescenti rispetto ai bambini di 9-10 anni. Questo avvalora l’ipotesi di
Bandura (1991) secondo la quale i meccanismi di controllo, antagonisti della trasgressività, si
evolvono parallelamente alla competenza cognitiva e all’esperienza.
Comportamento
prosociale
Riparazione
Ruminazione Irritabilità
Fig.1 Struttura causale delle linee di influenza attraverso al quale opera il disimpegno morale: modello
concettuale (Bandura, Barbaranelli, Caprara, Pastorelli, 1996).
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I risultati confermano pienamente le previsioni effettuate dagli autori: infatti, in accordo con il
modello supposto, il disimpegno morale ha influenzato il comportamento delinquenziale sia
direttamente sia riducendo la prosocialità e il senso di colpa anticipatorio per le trasgressioni,
favorendo quindi la propensione all’aggressività (vedi fig.2).
.22
Comportamento
prosociale
-.28 -.18 -.11
Riparazione
Ruminazione Irritabilità
Fig.2 L’influenza del disimpegno morale sul comportamento delinquenziale: modello empirico (Bandura,
Barbaranelli, Caprara, Pastorelli, 1996).
L’influenza del disimpegno morale sulla condotta aggressiva è stata mediata dalla prosocialità, dal
senso di colpa e dalla propensione all’aggressività (vedi fig.3). Un elevato disimpegno morale ha
ridotto la prosocialità ed i sensi di colpa, favorendo reazioni affettive e cognitive tendenti
all’aggressività.
.
Comportamento
prosociale
-.28 -.17 -.08
Riparazione
Ruminazione Irritabilità
Fig.3 L’influenza del disimpegno morale sul comportamento aggressivo (Bandura, Barbaranelli, Caprara,
Pastorelli, 1996).
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Concludendo, si può affermare che questo studio ha evidenziato come i soggetti con elevato
disimpegno morale risultano maggiormente collerici ed adottano comportamenti maggiormente
aggressivi rispetto ad individui che, al contrario, censurano, attraverso le autopunizioni morali, la
condotta lesiva.
La ricerca si è svolta creando due gruppi di adolescenti definiti a rischio (per la presenza, nel loro
contesto sociale, di un’elevata percentuale di gruppi camorristci) e non a rischio (per l’assenza, nel
loro contesto sociale, di tali gruppi). A questi due gruppi, entrambi del capoluogo campano, sono
state somministrate sei diverse scale di autovalutazione atte ad indagare: irritabilità, suscettibilità
emotiva, ruminazione/dissipazione, paura della punizione, tolleranza verso la violenza e disimpegno
morale.
I risultati hanno mostrano che i giovani dell’area a rischio presentano non solo una maggiore
propensione al disinvestimento morale, ma anche una spiccata propensione all’aggressione di tipo
offensivo e cognitivo-strumentale rispetto al gruppo non a rischio. Questa maggiore inclinazione al
disinvestimento morale ed alle disposizioni di personalità connesse alla condotta aggressiva
avvalorano la definizione di rischio proposta dagli sperimentatori.
Dai risultati emerge anche che i soggetti del gruppo a rischio mostrano una maggiore capacità di
differenziare manifestazioni aggressive di natura impulsiva da quelle di natura socio-cognitiva.
2.3.4 La misura del disimpegno morale nel contesto delle trasgressioni dell’agire quotidiano
Tale studio è stato effettuato da Caprara, Barbaranelli, Beretta, Iafrate, Pastorelli, Steca e Bandura
(2006).
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trasgressioni che si estendono oltre la violazione dell’incolumità) e sulla verifica della validità di
costrutto della nuova scala utilizzata.
Il contributo è costituito da due studi separati, il primo condotto su adolescenti mentre il secondo su
soggetti adulti.
Al primo studio hanno partecipato 1.179 soggetti di età compresa tra i 15 e i 20 anni, a cui sono
state somministrate le seguenti scale: disimpegno morale, disimpegno morale-civile,
comportamento prosociale, autoefficacia percepita regolatoria, propensione all’aggressione fisica e
verbale, tendenze delinquenziali.
I risultati ottenuti in questo primo studio attestano la validità della nuova scala per la misura del
disimpegno morale e civile, che è risultato maggiormente correlato al comportamento prosociale
rispetto al disimpegno morale misurato con la scala originaria. Per quanto riguarda le differenze di
genere, è stata notata nei maschi una maggiore inclinazione all’uso di meccanismi cognitivi di
disimpegno morale nel contesto delle condotte aggressive ed una più marcata propensione
all’aggressione ed alla delinquenza, infine una maggiore tendenza al disimpegno morale e civile. Le
ragazze mostrano invece maggiori capacità autoregolatorie nei confronti delle trasgressioni e
maggiori tendenze prosociali.
Nel secondo studio, condotto su 779 soggetti compresi tra i 21 e gli 85 anni è stata analizzata la
validità della nuova scala e le sue relazioni con il rischio etico e l’amicalità. Ai soggetti è stata
somministrata una batteria comprensiva delle seguenti scale: disimpegno morale-civile, rischio
etico, amicalità.
I risultati evidenziano che la scala di disimpegno morale-civile ha una correlazione elevata con il
rischio etico (r=.44,p<.001) ed una correlazione negativa con la scala di amicalità (r=-.31,p<.001).
Anche negli adulti, come per gli adolescenti, è stata riscontrata una maggiore tendenza dei maschi
verso il disimpegno morale-civile rispetto alle femmine.
I risultati di questo studio avvalorano, come prima per gli adolescenti, la validità e generalizzabilità
della nuova scala anche per gli adulti.
24
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Testo non utilizzabile a fini commerciali
Il contributo è volto ad indagare il disimpegno morale suddiviso negli otto diversi meccanismi
individuati da Bandura: Giustificazione morale, etichettamento eufemistico, confronto vantaggioso,
dislocamento della responsabilità, diffusione della responsabilità, distorsione delle conseguenze,
deumanizzazione della vittima e attribuzione di colpa.
Gli obiettivi del contributo empirico sono quelli di:
- Individuare i meccanismi che sono utilizzati con maggiore frequenza.
- Esaminare l’influenza esercitata sul disimpegno morale da parte di alcune
caratteristiche individuali come: il genere, l’età, lo stato civile, il livello
d’istruzione, la situazione economica, il culto religioso, la professione e
l’interesse politico.
3.2.1. Il campione
Alla ricerca hanno partecipato 40 soggetti, tutti residenti nella regione Lombardia.
I soggetti costituenti il campione sono 22 maschi e 18 femmine di età compresa tra i 20 e i 77 anni
con una età media di 49.10 anni. 21 sono coniugati, 13 non hanno svolto le scuola media superiore,
27 hanno conseguito il diploma superiore e 9 di questi la laurea. La maggior parte di loro (17) ha un
reddito familiare annuo medio ( tra i 16.000 e i 60.00 euro), 9 un reddito basso (tra i 5.000 e i
15.000 euro) e 10 alto (sopra i 61.000 euro). Sono principalmente di religione cristiana e
indipendentemente dal culto 14 di loro prendono costantemente parte alle loro pratiche religiose. 24
svolgono un lavoro retribuito, mentre i restanti sono pensionati, studenti e disoccupati. 17 non sono
interessati alla politica mentre la rimanenza si divide equamente tra un interesse medio ed uno
elevato; sono principalmente votanti tranne 7 di loro dichiaratisi apolitici. Tutti guardano la
televisione ( 29 assiduamente).
25
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Testo non utilizzabile a fini commerciali
La scala utilizzata per effettuare questa ricerca, contenente solo i dati di soggetti residenti in
Lombardia, consiste in un questionario di autovalutazione costituito da quaranta diverse domande
volte alla misurazione delle otto diverse componenti del disimpegno morale.
Il questionario è preceduto da una piccola introduzione, nella quale vengono riportate le modalità di
compilazione e la richiesta di essere il più sinceri possibile.
Le quaranta domande indaganti gli otto meccanismi prevedono una risposta, tramite scala Likert,
con cinque diverse posizioni, in cui 1 equivale a “per nulla d’accordo” e 5 all’estremo opposto, cioè
a “molto d’accordo”. Le domande facenti riferimento allo stesso meccanismo non sono disposte in
maniera continua, bensì intrecciate con quelle relative agli altri meccanismi; solo successivamente,
durante l’analisi dei dati, le domande saranno suddivise in base all’aspetto indagato.
Oltre a questo sono state estrapolate dallo strumento totale anche altre informazioni, sempre tramite
questionari, relative a vari aspetti individuali come: il genere, lo stato civile, l’età, il livello
d’istruzione, la condizione economica, l’impiego, la partecipazione religiosa e politica, la posizione
politica e la visione della televisione.
Una volta raccolti tutti i dati necessari si è proceduto con l’analisi statistica di questi attraverso il
software SPSS 13.0.1 realizzato da The Apache Software Foundation. Questo software ha così
26
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Testo non utilizzabile a fini commerciali
Nei casi significativi, i risultati dell’analisi della varianza sono stati successivamente approfonditi
tramite dei confronti post-hoc effettuati con il test di Tukey.
3.3. I risultati
I risultati ottenuti dalle analisi dei dati sono illustrati nell’appendice A.
Come è indicato nella figura 2 è presente una differenza significativa a favore dei non coniugati
circa l’etichettamento eufemistico e, sempre a loro favore, una tendenza al confronto vantaggioso.
Come presentato in figura 3 non sono state individuate né tendenze né differenze significative tra i
due gruppi nell’utilizzo dei meccanismi di disimpegno morale.
27
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Testo non utilizzabile a fini commerciali
Come indicato nella figura 4 non sono state individuate differenze significative nell’utilizzo di
meccanismi di disimpegno morale tra i tre gruppi. È presente solamente una tendenza a favore del
primo gruppo (diploma di scuola media inferiore) circa la diffusione di responsabilità.
Come riportato in figura 5 non sono state riscontrate differenze significative se non una piccola
tendenza a favore del gruppo “medio” nella diffusione di responsabilità.
Come mostrato in figura 6, non sono emerse né tendenze né differenze significative nell’utilizzo dei
meccanismi di disimpegno morale ascrivibili alla partecipazione religiosa.
Come è riportato in figura 7 in questa analisi è stata individuata una differenza significativa, a
favore di coloro che guardano spesso la televisione, circa la diffusione della responsabilità.
28
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Testo non utilizzabile a fini commerciali
Come mostrato in figura 9 non sono state individuate né tendenze né differenze significative
ascrivibili al grado d’interesse politico.
Come indicato in figura 10 è stata rilevata una differenza significativa a favore dei soggetti di destra
nel meccanismo di giustificazione morale rispetto a quelli di centro e sinistra. È inoltre presente,
sempre a favore dei soggetti di destra, una tendenza all’attribuzione di colpa.
È inoltre emersa un’analogia significativa tra questa ricerca e alcune di quelle riportate in tesi (
Caprara, Pastorelli, Bandura, 1995; Caprara, Barbaranelli, Beretta, Iafrate, Pastorelli, Steca,
Bandura, 2006) relativamente alle differenze di genere. Infatti, in tutti questi contributi, è stata
29
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Testo non utilizzabile a fini commerciali
individuata una significativa differenza a favore dei maschi nell’utilizzo dei meccanismi di
disimpegno morale. In particolare, quella da me condotta, ha evidenziato, oltre ad una maggiore
tendenza generale da parte dei maschi all’utilizzo del disimpegno morale, una prevalenza
significativa da parte di questi nell’utilizzo della giustificazione morale.
Può essere anche interessante riflettere su quanto questo studio non ha evidenziato. Infatti per
quanto riguarda l’analisi dei dati relativamente all’età, a differenza di quanto è emerso dallo studio
condotto sui meccanismi di disimpegno morale nell’esercizio dell’agentività morale ( Bandura,
Barbaranelli, Caprara, Pastorelli, 1996), non è emersa nessuna differenza significativa tra i due
gruppi circa l’utilizzo dei meccanismi di disimpegno morale. Nello studio sopracitato (Bandura et
al., 1996) è stato dimostrato come i soggetti giovani (preadolescienti) utilizzino con minor
frequenza l’etichettamento eufemistico ed il confronto vantaggioso rispetto a soggetti di età
maggiore. Quindi questa ricerca, condotta solo su soggetti adulti, non avendo riscontrato differenze
di frequenza nell’utilizzo dei vari meccanismi di disimpegno morale, va implicitamente a
confermare come la spiegazione che Bandura ha fornito sia appropriata, cioè che non tutti i
meccanismi sono presenti già dall’infanzia, poiché alcuni emergono con lo sviluppo. Infatti i
soggetti più giovani, non avendo ancora acquisito le capacità cognitive più avanzate, utilizzano
questi meccanismi con minor frequenza.
Concludendo posso inoltre affermare che, nonostante il campione non sia particolarmente ampio e
quindi possa aver causato delle distorsioni nei risultati, questo contributo suggerisce alcuni
approfondimenti interessanti come, ad esempio, l’analisi di quali siano i meccanismi di disimpegno
morale legati a specifici partiti ed ideologie politiche o alla visione di determinati canali/programmi
televisivi.
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Testo non utilizzabile a fini commerciali
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32
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Testo non utilizzabile a fini commerciali
Genere
3
2,48 2,482,48
2,5
2,3
2,18
2,04
1,94 1,9 1,94 1,89
2 1,82
1,78 1,78 1,77
1,68
1,58
1,5
maschi
f emmine
1
0,5
e o o e pa a
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m
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he oc d if f ist
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NOTA: + = p<.05
++ =p<.01
+++ =p<.001
n.s. = non significativo
33
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Testo non utilizzabile a fini commerciali
Stato civile
0,5
e o a a
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NOTA: + = p<.05
++ =p<.01
+++ =p<.001
n.s. = non significativo
34
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Testo non utilizzabile a fini commerciali
Età
2,57
2,422,38 2,4
2,5
0,5
e o a a
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à lità ze lp
tti
m
or ist gg bi abi u en co vi
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NOTA: + = p<.05
++ =p<.01
+++ =p<.001
n.s. = non significativo
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Testo non utilizzabile a fini commerciali
Istruzione
3
2,61
2,54 2,5
2,5 2,4
2,31
2,19 2,24
2,1 2,14
1,95 2,01
2 1,88 1,92 1,89 1,93 1,83
1,82 1,81
1,71 1,681,67 1,72
1,64 1,6 A
1,5 B
C
0,5
e o a a
al ico os lit
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m
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e
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ic sl
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et di
NOTA: + = p<.05
++ =p<.01
+++ =p<.001
n.s. = non significativo
36
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Testo non utilizzabile a fini commerciali
Reddito
3
2,61
2,45
2,5 2,32 2,3
2,26 2,24 2,2
2,16
2 1,94 2,05
1,98 1,98
2 1,84 1,81 1,861,84 1,84
1,78
1,71 1,651,6
1,62 A
1,52
1,5 B
C
0,5
e o a a
al ico os ilit
à lità nz
e lp
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or ist gi b bi e co vi
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he oc f fu t
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u
tic sl di d is
e di
NOTA: + = p<.05
++ =p<.01
+++ =p<.001
n.s. = non significativo
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Testo non utilizzabile a fini commerciali
Partecipazione religiosa
2,49 2,54
2,5 2,37 2,37
2,031,98 1,991,95
2 1,84 1,86 1,9 1,84
1,83 1,79
1,7
1,6
A
1,5
B
0,5
e o a a
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m
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he o ca if f ist de
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NOTA: + = p<.05
++ =p<.01
+++ =p<.001
n.s. = non significativo
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Testo non utilizzabile a fini commerciali
Guardara la tv
2,54
2,46
2,5 2,31
2,25
2,09
2 2 1,97
2 1,85 1,891,86
1,78
1,69 1,65 1,711,74
A volte
1,5
Spesso
0,5
e o a a
al ico os li t
à lità nz
e lp
tti
m
or ist gi bi bi e co vi
m m ag sa sa eg
u ne
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NOTA: + = p<.05
++ =p<.01
+++ =p<.001
n.s. = non significativo
39
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Testo non utilizzabile a fini commerciali
Occupazione
3
2,65 2,64
2,5 2,37
2,17 2,23
2,06
1,91 1,93 1,91
2 1,86 1,82 1,8 1,83 1,86
1,71
1,64
No
1,5
Si
0,5
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NOTA: + = p<.05
++ =p<.01
+++ =p<.001
n.s. = non significativo
40
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Testo non utilizzabile a fini commerciali
A= poco/nulla.
B= abbastanza.
C= piuttosto/molto.
Interesse politico
3
2,79
2,6
2,5 2,31
2,26 2,24 2,28
2,18 2,16
2 1,94 2,06 2,06 2,02
1,98 1,98
2 1,87 1,91 1,86
1,8 1,8
1,71 1,67 1,73
1,55 A
1,5 B
C
0,5
e o a a
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à lità nz
e lp
tti
m
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NOTA: + = p<.05
++ =p<.01
+++ =p<.001
n.s. = non significativo
41
Testo scritto da Matteo Radavelli e mail: [email protected] sito web: http://psychomer.blogspot.com
Testo non utilizzabile a fini commerciali
A= di sinistra.
B= di centro.
C= di destra.
D= apolitico.
Posizione politica
3,5
3,03
3 2,77
2,6 2,66
2,51 2,49
2,5 2,27
2,14 2,14 2,2 2,16 2,1 2,2 2,17
2,13 2,1
1,96 1,91 1,9 A
2 1,89
1,78 1,83 1,83 1,8 1,77 1,77
1,65 1,64 1,64 1,69 B
1,6 1,57
C
1,5
D
0,5
e o a a
al ico os ilit
à lità nz
e lp
tti
m
or ist gi b bi e co vi
m em ag ns
a sa eg
u
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e f n t n o ne
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e
o re
sp
re co bu za
z
fic
a
en nt ne tri iz
ti m f ro n e n e
o at an
us a n io sio si
gi tt t co az f fu t or u m
he oc di is de
tic sl d
e di
NOTA: + = p<.05
++ =p<.01
+++ =p<.001
n.s. = non significativo
42