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Racconti di fantascienza
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Racconti di fantascienza
E-book115 pagine1 ora

Racconti di fantascienza

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Info su questo ebook

Una raccolta di racconti di fantascienza che hanno come protagonisti uomini e umanoidi, dove la scienza è la melodia del racconto.

Roberto Terzi nasce nel 1948 a Biella, dove attualmente risiede.
Laureato in Fisica, Medicina e Ingegneria della Sicurezza, ha insegnato e lavorato per più di quarant’anni nel campo della sicurezza e salute dei lavoratori, con particolare predilezione per il nucleare, settore in cui tuttora opera. Questo è il suo primo libro.
LinguaItaliano
Data di uscita11 mar 2024
ISBN9788830696907
Racconti di fantascienza

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    Racconti di fantascienza - Roberto Terzi

    LQTerzi.jpg

    Roberto Terzi

    Valentina Rebora

    Racconti di fantascienza

    © 2024 Gruppo Albatros Il Filo S.r.l., Roma

    www.gruppoalbatros.com - [email protected]

    ISBN 978-88-306-9359-3

    I edizione maggio 2024

    Finito di stampare nel mese di maggio 2024

    presso Rotomail Italia S.p.A. - Vignate (MI)

    Distribuzione per le librerie Messaggerie Libri Spa

    Racconti di fantascienza

    Prefazione di Barbara Alberti

    Il prof. Robin Ian Dunbar, antropologo inglese, si è scomodato a fare una ricerca su quanti amici possa davvero contare un essere umano. Il numero è risultato molto molto limitato. Ma il professore ha dimenticato i libri, limitati solo dalla durata della vita umana.

    È lui l’unico amante, il libro. L’unico confidente che non tradisce, né abbandona. Mi disse un amico, lettore instancabile: Avrò tutte le vite che riuscirò a leggere. Sarò tutti i personaggi che vorrò essere.

    Il libro offre due beni contrastanti, che in esso si fondono: ci trovi te stesso e insieme una tregua dall’identità. Meglio di tutti l’ha detto Emily Dickinson nei suoi versi più famosi

    Non esiste un vascello come un libro

    per portarci in terre lontane

    né corsieri come una pagina

    di poesia che s’impenna.

    Questa traversata la può fare anche un povero,

    tanto è frugale il carro dell’anima

    (Trad. Ginevra Bompiani).

    A volte, in preda a sentimenti non condivisi ti chiedi se sei pazzo, trovi futili e colpevoli le tue visioni che non assurgono alla dignità di fatto, e non osi confessarle a nessuno, tanto ti sembrano assurde.

    Ma un giorno puoi ritrovarle in un romanzo. Qualcun altro si è confessato per te, magari in un tempo lontano. Solo, a tu per tu con la pagina, hai il diritto di essere totale. Il libro è il più soave grimaldello per entrare nella realtà. È la traduzione di un sogno.

    Ai miei tempi, da adolescenti eravamo costretti a leggere di nascosto, per la maggior parte i libri di casa erano severamente vietati ai ragazzi. Shakespeare per primo, perfino Fogazzaro era sospetto, Ovidio poi da punizione corporale. Erano permessi solo Collodi, Lo Struwwelpeter, il London canino e le vite dei santi.

    Una vigilia di Natale mio cugino fu beccato in soffitta, rintanato a leggere in segreto il più proibito fra i proibiti, L’amante di lady Chatterley. Con ignominia fu escluso dai regali e dal cenone. Lo incontrai in corridoio per nulla mortificato, anzi tutto spavaldo, e un po’ più grosso del solito. Aprì la giacca, dentro aveva nascosto i 4 volumi di Guerra e pace, e mi disse: Che me ne frega, a me del cenone. Io, quest’anno, faccio il Natale dai Rostov.

    Sono amici pazienti, i libri, ci aspettano in piedi, di schiena negli scaffali tutta la vita, sono capaci di aspettare all’infinito che tu li prenda in mano. Ognuno di noi ama i suoi scrittori come parenti, ma anche alcuni traduttori, o autori di prefazioni che ci iniziano al mistero di un’altra lingua, di un altro mondo.

    Certe voci ci definiscono quanto quelle con cui parliamo ogni giorno, se non di più. E non ci bastano mai. Quando se ne aggiungono altre è un dono inatteso da non lasciarsi sfuggire.

    Questo è l’animo col quale Albatros ci offre la sua collana Nuove voci, una selezione di nuovi autori italiani, punto di riferimento per il lettore navigante, un braccio legato all’albero maestro per via delle sirene, l’altro sopra gli occhi a godersi la vastità dell’orizzonte. L’editore, che è l’artefice del viaggio, vi propone la collana di scrittori emergenti più premiata dell’editoria italiana. E se non credete ai premi potete credere ai lettori, grazie ai quali la collana è fra le più vendute. Nel mare delle parole scritte per esser lette, ci incontreremo di nuovo con altri ricordi, altre rotte. Altre voci, altre stanze.

    Prefazione

    Le conoscenze scientifiche acquisite nello studio e nella esperienza professionale, si fondono con la genuina creatività della giovane Valentina. Ne è nata una esperienza letteraria che si esprime nel racconto breve con le caratteristiche della celerità di pensiero nel raggiungere un obiettivo ogni volta diverso, ma sempre nel solco della fantascienza che preannuncia il futuro come lo leggiamo noi umani.

    Sono previsioni o sono illusioni, ad oggi non è dato sapere.

    Roberto Terzi

    VIRUS

    Frank aprì gli occhi nella stanza d’ospedale e distinse per primi, ancora dietro il velo trasparente dei postumi dell’anestesia, gli oggetti d’arredamento. In contemporanea la mente riprendeva gradualmente possesso delle cognizioni spazio-temporali e cominciava a fornirgli le indicazioni delle sue condizioni psico-fisiche.

    L’intervento di ricostruzione dell’epidermide del torace, del collo e di parte del volto era stato da poco completato dal primario chirurgo della clinica e la prognosi si manteneva favorevole per un rapido recupero.

    Frank ripercorse i momenti che avevano determinato il verificarsi di quella grave ustione e precisamente il guasto improvviso del robot domestico HS 25 durante l’operazione programmata di servizio caffè. L’HS 25 era un robot di limitate possibilità che apparteneva ad una generazione molto diffusa circa venti anni prima con il compito fondamentale di effettuare alcuni servizi elementari come la preparazione del caffè ad orario programmato ed il trasporto in un punto definito della stanza, mediante telecomando, pulizia di pavimenti e moquettes, apertura e chiusura porte. Era proprio durante la prima operazione che, nel percorso con la tazzina fino ai piedi del letto, la macchina si era improvvisamente spenta ritornando nella posizione di riposo con gli arti artificiali rivolti verso il basso e lasciando quindi cadere il liquido bollente sul corpo disteso del malcapitato proprietario.

    Il modello di robot risultava in costruzione molto tempo addietro nella fabbrica diretta dall’Ingegner Colber il padre di Frank, poi la produzione era stata sospesa sia per la messa in vendita di modelli più sofisticati sia perché, dopo un certo tempo dalla sua realizzazione, si erano verificati alcuni reclami da parte di acquirenti insoddisfatti delle discontinue prestazioni da parte dell’automa.

    Nell’immobilità fisica forzata riapparivano i ricordi del padre sempre così affettuoso con lui e disponibile alla soluzione dei suoi tanti perché infantili. Lo rivide intento a lavorare alla scrivania di casa alle prese con il suo solito personal computer. Un oggetto questo che a Frank era diventato familiare fin dalla più tenera età, e spesso il padre rendeva il figlio partecipe di alcune operazioni graduate al suo livello intellettivo.

    Il robot in questione era un omaggio ricevuto dal personale della ditta dell’Ingegner Colber il giorno in cui all’età di cinque anni il giovane per la prima volta era stato accompagnato a visitare le linee di montaggio. Ritornarono alla mente gli avvenimenti di quella piacevolissima giornata passata in fabbrica sempre vicino al proprio genitore, che adorava, ad osservare con attenzione lo sviluppo dei procedimenti operativi destinati all’assemblaggio del robot HS 25. Ad un tratto, nello scorrere mnemonico del filmato di quel giorno, il pensiero si focalizzò su un’azione compiuta per gioco durante una disattenzione dei suoi accompagnatori. Di fronte ad una macchina operatrice che ora per cultura riconosceva essere un duplicatore di programmi, egli aveva schiacciato sulla tastiera il solito tasto che il padre Colber gli faceva premere nel computer di casa. La conseguenza era, in quest’ultimo caso, la chiusura del lavoro della stampante. Egli riconosceva ogni volta il tasto giusto non tanto dalla lettura della lettera corrispondente, non essendo ancora alfabetizzato, ma dalla posizione che questo occupava sulla tastiera. Una intuizione folgorante percorse la mente del giovane Frank: il virus. Forse con quel gesto aveva ingenerato un comando anomalo ma fondamentale che poi si era replicato in tutti gli altri chips dei robots successivi. Era questa una

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