Quella terra è la mia terra: Istria memoria di un esodo
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Anteprima del libro
Quella terra è la mia terra - Regina Cimmino
CAPITOLO 1
L’aereo si abbassò a mitragliare. Mia madre disse: È un badogliano
. Non era impaurita, ma indispettita.
Non sapevo cosa volesse dire, capii in quel momento che la guerra era cominciata anche per me.
Non che non sapessi cosa fosse: papà, due suoi fratelli, tre di mamma, chi in mare, chi in terra erano sui vari fronti. Non potevo certo non sapere.
Quello che non sapevo, era che quella guerra mi avrebbe reso profuga per sempre.
La guerra fino a quel momento era stata solo uno spostare di bandierine sulle carte geografiche, di canzoni di guerra, devo dire alcune belle, bellissime: la struggente Lili Marlen
, che cantavano i soldati di tutti i fronti, la confidenziale Camerata Richard
, l’incalzante Saga di Giarabub
, il baldanzoso Inno dei Sommergibilisti
e tutte pazzesche, perché solo i pazzi possono volere una guerra. Della più assurda ricordo qualche parola:
"April non giunge con vol di colombe,
lanciano i cieli piogge di bombe…
… Inghilterra, Inghilterra, Albion ritornerai".
L’episodio del mitragliamento aereo doveva risalire al luglio del ’43.
Poi l’armistizio, mentre tutti esultavano, il nonno mi mandò a comperare i giornali, commentando: Piangete, per noi la guerra comincia adesso
.
Mio nonno, al quale sua figlia dava del lei, bellissimo e caparbio.
Viveva nella sua stanza con ingresso autonomo, si faceva portare i pasti in camera da quando mia mamma, a una sua osservazione sul comportamento di noi ragazzi a tavola gli aveva detto di non interferire.
Ufficiale giudiziario sotto l’impero austro-ungarico, aveva avuto cinque maschi, che portavano il nome del santo corrispondente alla data di nascita.
Un’eccezione per l’unica femmina per la quale aveva scelto un nome ebraico: Esther, mia madre.
Al momento del battesimo il parroco si oppose ed il nonno si riportò a casa la figlia lasciando detto che se lui, il parroco, cambiava idea, sapeva dove trovarlo.
L’armistizio, detto comunemente el ribalton
, ricordo di berretti bianchi di marinai lanciati verso il cielo in segno di gioia, di liberazione e subito le cupe voci dell’arrivo delle armate tedesche.
Poveri ragazzi, sfamati dalla popolazione e con addosso gli inutili abiti civili: o in mano ai Tedeschi, o in mano agli Slavi. O collaborare, o campi di concentramento.
Era difficile far parte della Resistenza a Pola, da sempre una roccaforte militare con migliaia di persone in forza, per l’ostilità dei partigiani slavi verso quelli italiani, che pur erano numerosi.
Caddero almeno due brigate partigiane italiane (di una faceva parte il fratello di Pier Paolo Pasolini) e per mano tedesca, su delazione slava, e per mano di partigiani italiani che avevano sposato la causa di