Cenerentola non era una sfigata: e Wendy ha lasciato Peter Pan
Di Manuela Toto
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Recensioni su Cenerentola non era una sfigata
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Anteprima del libro
Cenerentola non era una sfigata - Manuela Toto
IL MAGO DI OZ
OVVERO LA MAGIA DI CREDERE IN SE STESSI
L’esperienza è la sola cosa che porta la conoscenza, e piú tempo passi sulla terra, piú esperienza ti fai.
F. Baum
Una fiaba rivoluzionaria
Il meraviglioso mago di Oz
è un libro per l’infanzia scritto da Frank Baum e pubblicato in America nel 1900, diventato subito un best seller al pari di Harry Potter
di J.K.Rowling ai giorni nostri. Infatti, come per le vicende del piccolo mago di Hogwarts, Baum scrisse molti volumi che narravano le storie di Dorothy e dei suoi compagni di avventure dopo il successo della prima edizione.
Il film Il mago di Oz
, diretto da Victor Fleming, lo stesso regista di Via col vento
, è tutt’ora uno dei film più visti in assoluto e, all’epoca della sua uscita al cinema, venne particolarmente apprezzato per l’uso spettacolare degli effetti speciali.
Per comprendere profondamente questa fiaba, è importante sapere che L. Frank Baum è stato uno dei membri fondatori della Società Teosofica in America, un’organizzazione che si occupava dello studio comparato delle religioni al fine di spodestare le diverse teorie teologiche e formare una dottrina universale accessibile a tutti, priva delle logiche di potere che, secondo Baum, caratterizzano le organizzazioni religiose.
Lo scrittore, infatti, aveva una profonda comprensione della teosofia e una grande sete di verità: cercava una strada per liberare l’uomo dalle ideologie e dalle false credenze che gli toglievano la possibilità di credere in se stesso più che a delle prescrizioni esterne. Come accade sempre a ogni autore, Baum finisce col mettere parte di sé nella sua opera che, inevitabilmente, è intrisa del suo modo di essere, delle sue scoperte e del suo intento spirituale
. Non so quanto l’abbia fatto in maniera consapevole, ma è certo che, con il Mago di Oz, ha creato un’ allegoria degli insegnamenti teosofici nei quali credeva.
La storia, raccontata nel libro, narra il viaggio tra sogno e realtà della dodicenne Dorothy, che vive in una fattoria del grigio Kansas insieme ai suoi zii, ma sogna di vivere al di là dell’arcobaleno, in un mondo a colori. Durante un tornado, la ragazzina, per rincorrere il suo cane Totò, non riesce a ripararsi con gli zii nel seminterrato della loro casa. Colpita da un fulmine, sviene e rimane incosciente immergendosi in un mondo confuso tra sogno e realtà.
La casa viene spazzata via dal tornado e, dopo essersi alzata in volo, atterra nel regno del Mago di Oz e più precisamente sulla malvagia Strega dell’Est, che viene così uccisa involontariamente.
Per tornare a casa Dorothy deve cercare il Mago di Oz, che è l’unico che può aiutarla, come le svela la buona Strega del Nord.
Durante il suo cammino, la piccola protagonista, incontra diversi personaggi: lo spaventapasseri senza cervello, l’uomo di latta senza cuore e il leone senza coraggio. Tutti insieme si dirigono verso Oz per chiedere al grande e potente mago un cervello per lo spaventapasseri, un cuore per l’uomo di latta, il coraggio per il leone e la possibilità di tornare a casa per Dorothy. Oz chiede loro in cambio di uccidere la perfida strega dell’Ovest, sperando in realtà di togliersi di torno i quattro visitatori.
Dopo mille avventure, Dorothy e i suoi amici riescono a eliminare la strega cattiva, mentre scoprono che il mago di Oz in realtà è solo un imbroglione.
I tre amici di Dorothy scopriranno di avere già dentro di loro le facoltà di cui si ritenevano mancanti e la ragazzina tornerà a casa solo grazie a se stessa.
Dorothy: un’orfana in trasformazione
Dorothy deriva dal greco doron
che significa dono, regalo
: se è vero che la sua storia rappresenta il processo di crescita interiore di ciascuno, allora questo dono
di cui parla il nome della protagonista del romanzo di Baum riguarda certamente il dono più importante che tutti noi abbiamo ricevuto e che presuppone tutti gli altri, cioè il dono della vita.
Dorothy fa parte del lungo elenco degli orfani già presenti in molte fiabe (Pinocchio ha solo il padre, Cappuccetto Rosso solo la madre, Cenerentola perde entrambi i genitori, il padre della Sirenetta e di Bella sono vedovi, il Brutto Anatroccolo non sa quale sia la sua vera famiglia...): insomma, le fiabe sembrano essere il luogo d’elezione di figli costretti a crescere senza l’affetto e il supporto di entrambi i genitori.
La condizione di orfananza
a livello interiore indica il momento in cui, nel nostro percorso di crescita, in qualche modo lasciamo che muoiano i nostri punti di riferimento esterni, per diventare pian piano noi stessi il centro della nostra capacità decisionale. Questo passaggio non è necessariamente collegato alla perdita reale dei propri genitori: dalla nascita in poi, infatti, ci costruiamo un genitore interiore sul modello dei nostri genitori reali e di altre figure di riferimento importanti nella nostra infanzia ed esse ci condizionano da dentro per tutta la vita. Inoltre, spesso lasciamo andare alcune figure di riferimento, per appoggiarci ad altre: prima chiedevamo l’approvazione di mamma e papà nello stesso modo in cui oggi forse chiediamo al nostro partner o agli amici l’approvazione per ogni nostra scelta, delegando di fatto il nostro libero arbitrio agli altri.
In sostanza, diventiamo adulti solo quando restiamo soli, in un processo caratterizzato spesso dal conflitto e inevitabilmente dalla sofferenza che, se vissuta fino in fondo, è l’esperienza su cui possiamo fondare la nostra capacità di autoaffermazione: l’orfano è colui che si sente abbandonato, per apprendere nel tempo che può benissimo cavarsela da solo, non solo a livello materiale, ma anche