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Università - Aa.vv.
LE PREVISIONI DI ASSUNZIONE
Settori e sbocchi, ecco i titoli su cui puntare
Francesca Barbieri
Innovazione tecnologica, diseguaglianze sociali, salute: sono i megatrend che cambieranno il lavoro nei prossimi 10 anni.
Per il 2030, secondo uno studio realizzato dalle società EY, Manpower e Pearson Italia il 30,80% degli occupati al 2020 sta svolgendo una professione destinata a forti cambiamenti quantitativi, in positivo o in negativo. In generale a cambiare sarà l’80% dei lavori.
Lo scenario al 2030
I settori dati in crescita per gli occupati sono: servizi informatici e delle telecomunicazioni (+1,5%); servizi culturali, sportivi e altri servizi alle persone (+0,9%); servizi operativi di supporto alle imprese e alle persone (+0,9%).
Restringendo l’obiettivo sulle singole professioni
lo scenario previsto per il 2030 descrive una tendenza occupazionale positiva per un’ampia gamma di attività: non solo quelle legate alla tecnologia, ma anche a istruzione e formazione, alla comunicazione, ai servizi di cura e al supporto alla persona.
Nella Top 30 delle professioni in crescita 17 (il 57%) sono legate a doppio filo all’informatica e alla tecnologia. Il secondo macro-gruppo (5 su 30, pari al 17%) è rappresentato dall’istruzione e formazione.
Il terzo è relativo al supporto alla persona con diretto riferimento all’inserimento o reinserimento lavorativo (3 su 30, il 10 %).
Le opportunità per i laureati
Ma per chi si accinge oggi a scegliere un corso di laurea quali sono le previsioni per il futuro? Se guardiamo sul breve periodo le ultime rilevazioni di AlmaLaurea evidenziano un effetto Covid sul tasso di occupazione dei laureati: 69,2% a un anno dal titolo per i triennali e 68,1% per i magistrali, con cali rispettivamente del 4,9% e del 3,6% rispetto alla precedente indagine.
I TREND
Nuove tecnologie al top
Nella classifica dei lavori più richiesti cresce il peso delle professioni legate a doppio filo all’informatica
Ma se consideriamo gli anni che ci separano dal 2025 le previsioni di Unioncamere e Anpal evidenziano una richiesta complessiva di 1,2 milioni di laureati da parte delle aziende italiane: per il 61-62% da inserire nel settore privato (dipendenti e indipendenti) e per il 38-39% in quello pubblico.
In valore assoluto la richiesta riguarderà soprattutto dottori in economia o statistica, con una domanda compresa tra 36mila e 40mila unità l’anno (di cui 35.000-38.500 dell’indirizzo economico e oltre 1.300 di quello statistico).
Seguono i laureati dell’area giuridico e politico-sociale, per cui si prevede una richiesta di oltre 39mila unità all’anno (di cui 23.100 per giurisprudenza e 16.300 per l’indirizzo politico-sociale).
E poi spicca l’indirizzo medico-sanitario, dove serviranno tra 33-35mila laureati in media annua, ma anche le specializzazioni di ingegneria, con una domanda compresa tra 31-35mila unità, insegnamento e formazione (comprese scienze motorie) per cui si stima che saranno necessari circa 25mila laureati l’anno.
Skill mismatch
Ma a fronte di 1,2 milioni di richieste delle aziende, sul mercato del lavoro faranno il proprio debutto 966mila laureati. Tra i più numerosi quelli ad indirizzo economico (oltre 30mila unità nella media dei cinque anni), poi gli ingegneri (circa 24mila all’anno), medici-sanitari e paramedici (circa 23mila unità annue) e laureati dell’indirizzo politico-sociale (20mila all’anno).
Tra gli indirizzi di ingegneria - evidenzia lo studio Anpal / Unioncamere - quello ampiamente prevalente è ingegneria industriale (11mila laureati all’anno).
Dove si concentra il gap maggiore? «Medico-sanitario, scientifico-matematico-fisico, ingegneria e architettura» si legge nel report sono gli indirizzi dove la richiesta supera la disponibilità di candidati con le competenze adeguate.
Per il settore medico-sanitario - per il quale si stima una carenza di offerta di 11-13mila laureati all’anno - il mismatch è evidentemente «il riflesso della crescente domanda di competenze sanitarie e di assistenza connesse all’invecchiamento della popolazione e all’adeguamento dei sistemi sanitari post-pandemia - evidenziano da Unioncamere -, anche in un’ottica di maggiore prevenzione e presidio territoriale».
Profili introvabili
La forte richiesta di competenze nell’indirizzo scientifico-matematico-fisico (che comprende l’informatica), per il quale saranno richiesti oltre 8mila laureati all’anno, a fronte di un’offerta di 5mila unità in ingresso nel mercato, è la conseguenza dell’accelerazione dei processi di digitalizzazione e di automazione indotti anche dalla pandemia.
«Con buona probabilità - conclude - ciò influisce positivamente anche sui fabbisogni di laureati in ingegneria, per i quali tuttavia si riscontrano differenze rilevanti a seconda dei singoli indirizzi di ingegneria esaminati. Per architettura la domanda (compresa tra 13.000-13.400 laureati all’anno, con un’offerta di 6.200 neolaureati) appare legata soprattutto alla componente dei lavoratori indipendenti».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Domanda e offerta di laureati
Guida Università*Escluso il settore Agricoltura, silvicoltura e pesca. Fonte: Unioncamere – Anpal
LE RETRIBUZIONI
Quanto guadagnano i laureati in Italia?
Francesca Barbieri
Nel 2020 la retribuzione mensile netta a un anno dal titolo è stata, in media, pari a 1.270 euro per i laureati triennali e a 1.364 euro per quelli magistrali.
Secondo le ultime elaborazioni del consorzio interuniversitario AlmaLaurea si osservano differenze tra gli stipendi dei laureati magistrali biennali - 1.304 euro netti mensili - e quelle dei magistrali a ciclo unico, che si attestano a 1.513 euro.
Nel complesso, per quanto attiene la retribuzione, si rileva un aumento rispetto all’indagine condotta 12 mesi prima: +5,4% per i laureati triennali e +6,4% per quelli magistrali.
Anche la società di consulenza Mercer conferma il trend positivo. «Osservando l’andamento dei dati nel nostro storico - sottolinea Mariagrazia Galliani, responsabile mobility&data - possiamo notare che la tendenza in Italia è di riconoscere maggiormente il ruolo dei giovani che si affacciano nel mondo del lavoro, mettendo a disposizione politiche di total reward».
Il confronto con l’estero
Il terreno da recuperare, però, sullo scacchiere europeo è ancor molto se pensiamo che un neolaureato in Germania guadagna quasi il doppio rispetto all’Italia e in Svizzera addirittura 2,5 volte in più, secondo le elaborazioni di Mercer.
In Belgio e Olanda gli stipendi dei laureati sono a +50% rispetto al nostro Paese, in Francia a +25%, in Gran Bretagna a +16 per cento.
Secondo AlmaLaurea è soprattutto tra i laureati che lavorano all’estero che il vantaggio retributivo si accentua sensibilmente: si tratta di quasi 450 euro netti mensili in più rispetto a chi lavora al Sud Italia
«Certamente - precisano i ricercatori di AlmaLaurea - si dovrebbe tenere in considerazione anche il diverso costo della vita, in particolare nel confronto rispetto a chi si sposta a lavorare all’estero, poiché tale elemento ha un impatto sulle retribuzioni».
C’è poi un effetto Covid. Chi ha iniziato a lavorare dopo il virus, ha buste paga in media inferiori del 6,3% per i laureati triennali e del 4,7% per quelli magistrali di chi ha cominciato prima. Inoltre, per chi ha iniziato a lavorare dopo l’avvio della crisi pandemica aumenta la diffusione del lavoro part-time (rispettivamente, +5,2 e +5,8 punti percentuali rispetto a quanto rilevato tra chi si è inserito nel mercato del lavoro prima della pandemia).
Il trend di medio periodo
La busta paga dei laureati, comunque, migliora con il tempo: in base alle statistiche di AlmaLaurea a tre anni dal raggiungimento del titolo la retribuzione mensile netta arriva a 1.389 euro per i laureati triennali e a 1.433 euro per quelli magistrali; distinguendo ulteriormente, si tratta di 1.429 euro per i dottori magistrali biennali e 1.447 euro per i magistrali a ciclo unico.
A cinque anni dal conseguimento del titolo la situazione migliora ancora: la retribuzione mensile netta è pari a 1.469 euro per i laureati triennali e a 1.556 euro per quelli magistrali.
Differenziando anche in questo caso i laureati magistrali per tipo di corso, si evidenzia che le retribuzioni percepite sono pari in media a 1.552 euro per i magistrali biennali e a 1.585 euro per i dottori magistrali a ciclo unico.
Anche a cinque anni dalla laurea si osserva un aumento delle retribuzioni rispetto all’indagine 2020: +4,3% per i laureati triennali e +4% per quelli magistrali.
Gli stipendi per area disciplinare
I guadagni dei laureati cambiano, in ogni caso, a seconda della tipologia di laurea.
Secondo AlmaLaurea tra i laureati magistrali biennali sono soprattutto quelli di informatica e tecnologie Ict e del gruppo di ingegneria industriale e dell’informazione che possono contare sulle più alte retribuzioni: rispettivamente 1.841 e 1.837 euro mensili netti. Non raggiungono invece i 1.300 euro mensili le retribuzioni dei laureati dei gruppi psicologico, educazione e formazione nonché arte e design.
Tra i magistrali a ciclo unico le retribuzioni più elevate sono percepite dai laureati del gruppo medico e farmaceutico (1.789 euro). Più contenute quelle dei gruppi di architettura e ingegneria civile e giuridico, che raggiungono, rispettivamente, i 1.453 e 1.477 euro mensili.
Gender pay gap
Le tradizionali differenze di genere si confermano significative: il modello messo a punto da AlmaLaurea stima, infatti, che a parità di condizioni, gli uomini percepiscono in media, a un anno dalla laurea, 89 euro netti in più al mese.
Differenziali retributivi si registrano anche in termini territoriali: rispetto a chi è occupato al Sud, chi lavora al Nord percepisce, in media, 109 euro mensili netti in più, mentre chi lavora al Centro 53 euro in più.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Il trend degli stipendi dei laureati
Guida UniversitàGuida UniversitàGuida UniversitàGuida UniversitàL’INTERVENTO
Università più aperta e flessibile grazie alla crisi
Maria Cristina Messa
Care ragazze e cari ragazzi, state per compiere una scelta davvero importante per la vostra vita, per il vostro futuro, dopo aver vissuto un anno e mezzo in emergenza durante il quale avete dato prova di una grande capacità di sapervi adattare a un contesto estremamente incerto e in continua evoluzione.
In questo anno e mezzo anche il sistema universitario - con le sue studentesse e i suoi studenti, con i professori, i ricercatori, i tecnici, gli amministrativi – non è stato risparmiato dai cambiamenti che ha saputo però affrontare come un’unica comunità, all’interno della quale ognuno si è sentito responsabile per sé e per gli altri.
È questa la parte forse più bella, più ricca e più formativa di scegliere di proseguire con gli studi universitari: vivere questa comunità.
Fare tesoro delle difficoltà
L’Università che troverete dal prossimo anno accademico ripartirà facendo tesoro di tutte le difficoltà affrontate in questo periodo, cogliendo quegli elementi positivi
che accompagnano sempre le grandi crisi.
Troverete una modalità di insegnamento blended, in presenza e a distanza, pensata per garantire a voi studenti una formazione ancora più completa e agevole.
Troverete un’Università con un corpo docente irrobustito grazie alle nuove assunzioni che è stato possibile fare negli ultimi anni grazie ai piani straordinari.
Guida UniversitàMaria Cristina Messa
Ministra dell’Università e della Ricerca
Attenzione agli spazi e al digitale
Troverete un’Università molto attenta agli spazi, al verde, al digitale e alla mobilità sostenibile; un’università da vivere in pieno, un modello inclusivo e innovativo per il resto del Paese di cui, se lo vorrete, potrete essere protagonisti in prima persona.
Troverete un’Università ancora più aperta, internazionale, un’università con un’offerta formativa ancora più flessibile, con corsi interdisciplinari, con una proiezione più accentuata verso il mondo del lavoro grazie a tirocini e attività pratiche.
Il percorso universitario, a differenza di quelli più tecnici, ha come obiettivo non solo di prepararvi per il mondo del lavoro, ma soprattutto di fornirvi un metodo, capacità di analisi, di lettura del mondo, dei cambiamenti che vi circondano per saperli in futuro cogliere e affrontare come persone e come lavoratori.
Questa Guida alla scelta dell’università, ancora di più quest’anno, sarà uno degli strumenti che potrà accompagnare a una scelta informata e consapevole.
Prendetevi il tempo necessario per informarvi, mettetevi alla prova con le simulazioni dei test d’ingresso, verificate le vostre conoscenze, rispondete alla domanda più importante: «Cosa farò?».
La scelta dell’università è esclusivamente per voi, per le persone che vorrete diventare: inseguite i vostri sogni e scoprite le vostre inclinazioni sperimentando lungo la strada.
Ministra dell’Università e della Ricerca
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Guida UniversitàLE PROPOSTE 2021/22
Dall’ambiente al digitale: le novità sono duecento
Sono 2.370 i corsi di laurea triennali e 324 quelli magistrali a ciclo unico. Un totale di quasi 2.700 lauree tra cui le aspiranti matricole dell’anno accademico 2021/22 potranno scegliere. A questi percorsi si aggiungono 2.428 lauree magistrali, alle quali si accede dopo aver conseguito il titolo triennale. Sul totale complessivo ci sono 1.978 corsi che prevedono prove di selezioni iniziali e 762 double degree, che permettono di conseguire la laurea anche in uno o più atenei stranieri. I dati emergono dalle risposte fornite dagli atenei al Sole 24 Ore.
Il ventaglio delle proposte si arricchisce quest’anno di circa 200 new entry, molte delle quali all’insegna della transizione ecologica e digitale.
Come anticipato sul Sole 24 Ore del 19 aprile al loro interno troviamo le stesse parole chiave presenti nel Recovery Plan e nell’agenda del governo Draghi.
Con 27 novità intitolate ad «ambiente» o sostenibilità» e 20 alle «competenze digitali». In un’ottica di trasversalità tra le diverse aree disciplinari. Le attivazioni maggiori riguardano in primis scienze mediche insieme a quelle