Dolce prigionia: Harmony Collezione
Di Annie West
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Info su questo ebook
Accettare quel matrimonio è per Leila il modo per liberarsi dalle grinfie del suo patrigno e costruirsi una nuova vita. Lontana dall'ottenere la libertà, Leila si ritrova invece incatenata alla profonda e inattesa passione che il suo imperscrutabile marito accende in lei.
Joss Carmody conosce le regole del gioco: ricoprirà di gioielli la nuova moglie in cambio dei vantaggi che quell'unione regalerà alla sua attività. Quello è tutto ciò che gli interessa. Non ha però tenuto conto dell'attrazione che prova per lei, e la notte che dovrebbe placare il loro desiderio finisce con l'avvicinarli al di là della firma sul loro contratto di matrimonio.
Annie West
Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.
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Anteprima del libro
Dolce prigionia - Annie West
Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:
Imprisoned by a Vow
Harlequin Mills & Boon Modern Romance
© 2013 Annie West
Traduzione di Alessandra Canovi
Questa edizione è pubblicata per accordo con
Harlequin Books S.A.
Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o
persone della vita reale è puramente casuale.
Harmony è un marchio registrato di proprietà
HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.
© 2014 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano
eBook ISBN 978-88-3052-060-8
1
«Sposare uno straniero!»
«Non essere tanto sorpresa, ragazza. Non puoi pensare che io ti mantenga per tutta la vita.»
Leila si trattenne dal replicare che le tasche del suo patrigno erano colme grazie alla fortuna che aveva acquisito sposando sua madre. Negli anni aveva imparato che non valeva la pena sfidarlo apertamente, a causa delle dure ritorsioni.
«Sposerai l’uomo che ho scelto, questo è tutto.»
«Certo. Capisco.» Aveva sentito i pettegolezzi che giravano tra i servitori, ovvero che Gamil aveva posato gli occhi su una nuova sposa. Di certo non voleva tra i piedi una scomoda figliastra, che ricordasse il precedente matrimonio. «È generoso da parte tua organizzare tutto questo, quando hai così tante e importanti questioni di lavoro da affrontare.»
Gamil strinse gli occhi, intuendo il sarcasmo nascosto dietro quella risposta tranquilla.
Leila era diventata abile a nascondere le emozioni: il dolore, la paura, la noia, la rabbia... soprattutto quest’ultima. Bruciava dentro di lei, in quel momento, ma riuscì a tenerla sotto controllo. Non era il caso.
La colpì il pensiero che un matrimonio combinato con uno straniero, che l’avrebbe portata lontano da lì, era l’occasione che aveva sempre aspettato. I suoi precedenti tentativi di fuga erano sempre falliti e le avevano procurato pesanti umiliazioni e restrizioni sempre più severe. Che cosa avrebbe potuto fare Gamil una volta che lei si fosse sposata?
Era la possibilità di realizzare il suo sogno di libertà.
Un brivido di eccitazione le scese lungo la schiena e dovette compiere uno sforzo per mantenere l’espressione impassibile. Sotto un certo punto di vista, sposare un uomo che non conosceva per consentire al patrigno di stringere un patto di affari, era un’opportunità inviata dal cielo.
«È intollerabile che lui ti veda così.» Gamil agitò il braccio con un gesto dispregiativo verso le sue braccia e gambe nude, i tacchi alti e il vestito di seta delicata, fatto recapitare appositamente da Parigi.
Anche senza uno specchio, lei sapeva di avere un bell’aspetto. Era stata vestita, pettinata e profumata da esperti. Una vergine da sacrificare all’ambizione di Gamil, preparata per l’approvazione di un estraneo!
Leila soffocò un impeto furioso di indignazione. Aveva imparato da molto tempo che la vita era ingiusta. Se questo ordine assurdo significava fuggire e avere una possibilità di vivere la propria vita...
«Ma è ciò che si aspetta» proseguì il patrigno. «Può permettersi il meglio in ogni cosa, soprattutto per quanto riguarda le donne.»
Di certo Gamil considerava le donne come merce da acquistare. Era un misogino in tutto e per tutto. Peggio ancora, la sua mania di controllo era patologica e lui godeva enormemente del suo potere.
Gli occhi freddi dell’uomo trafissero Leila, lasciando trasparire l’odio che provava per lei. Un giorno si sarebbe liberata di quel bruto. Fino ad allora però, avrebbe fatto qualunque cosa, pur di sopravvivere.
«Non farai nulla per deluderlo, hai capito?»
«Certo che no.»
«E tieni a freno la lingua! Non voglio sentire nessuno dei tuoi commenti intelligenti. Rimani in silenzio salvo che tu non sia direttamente interpellata.»
Gamil non avrebbe dovuto preoccuparsi. Leila non aprì bocca, quando Joss Carmody entrò nella solenne sala di ricevimento.
Lei trattenne il fiato, mentre con lo sguardo risaliva lungo quel fisico scolpito, fino al volto dai lineamenti forti e cesellati. I capelli neri, pettinati all’indietro, si arricciavano leggermente sul collo. Davano l’impressione di trovarsi davanti a un essere selvaggio ma, guardandolo negli occhi, Leila si rese conto che quell’uomo era tutt’altro che privo di controllo.
Lui la osservò con attenzione, così come un banchiere si dedica ai suoi rapporti finanziari.
Gli occhi di Joss Carmody erano indaco scuro, come il cielo del deserto poco prima della comparsa delle stelle. Mentre la fissava, Leila provò una stretta al petto e il cuore accelerò il battito.
Qualunque cosa si fosse aspettata, non era questa.
Un attimo dopo, lui si volse e prese a discutere di affari con Gamil. Petrolio, naturalmente. Che cos’altro avrebbe portato un magnate australiano dall’altra parte del mondo? O gli avrebbe fatto prendere in considerazione l’idea di sposarla?
I terreni che lei avrebbe ereditato sposandosi contenevano immense riserve di petrolio, una ricchezza che Gamil utilizzava per accrescere il proprio prestigio.
Osservò Joss Carmody sedersi e stringere una tazza di caffè tra le mani, dominando la stanza senza alcuno sforzo.
Di sicuro anche i magnati mostravano più interesse per le loro future spose di quanto stesse facendo lui, no?
La sua indifferenza bruciava. Sorprendentemente. Dopo anni passati a sopportare il regime brutale del patrigno, tuttavia la cosa non avrebbe dovuto ferirla.
Perché le importava dell’indifferenza di uno sconosciuto? Avrebbe dovuto essere grata che non mostrasse alcun interesse personale. Come si sarebbe comportata se l’avesse guardata nel modo in cui una volta Gamil aveva guardato sua madre – con bollente e bramosa possessività?
Joss Carmody non la vedeva. Lei rappresentava solo un pezzo di terra arido e ricco di petrolio. Sarebbe stata al sicuro, con lui.
Joss si voltò verso la donna silenziosa seduta di fronte.
I suoi occhi grigioverdi l’avevano sorpreso, quando era arrivato. In quello sguardo aveva percepito intelligenza, curiosità e, forse, un pizzico di disapprovazione. L’idea lo intrigava.
Adesso lei teneva gli occhi bassi e fissava la tazza che aveva tra le mani. Era l’epitome della modestia mediorientale fusa con l’elegante raffinatezza occidentale.
Dallo chignon scuro ai tacchi alti, che avevano trasformato la sua andatura in un delicato ondeggiare, era assolutamente regale.
Aveva classe.
Non aveva bisogno di guardare la grande perla nera che portava al collo o il bracciale abbinato, per comprendere che era abituata al lusso. Indossava i gioielli con disinvoltura, come solo chi è abituato a una vita di privilegi può fare.
Per la frazione di un secondo, provò qualcosa di simile all’invidia.
La soffocò, così come era abituato a fare con qualsiasi emozione. E apprezzò quella giovane donna.
Sembrava adatta. Il fatto che fosse proprietaria di quei giacimenti petroliferi infinitamente ricchi, la rendeva poi estremamente adatta. Era l’unico motivo per cui aveva preso in considerazione l’idea di sposarsi: mettere le mani su quella che sarebbe stata la chiave della sua prossima impresa. Inoltre, Leila, aveva le conoscenze e il background giusto per essere utile. Eppure Joss non lasciava mai nulla al caso.
«Mi piacerebbe conoscere meglio sua figlia» disse, rivolto a Gamil. «Da solo.»
Gli occhi dell’altro uomo furono attraversati da un lampo. Timore o speculazione? Poi Gamil annuì e si allontanò, rivolgendo un’ultima occhiata di ammonimento alla figlia.
Joss valutò quello sguardo. Il vecchio temeva forse che avrebbe approfittato della ragazza? Come se lui non avesse abbastanza donne, pronte a soddisfare ogni suo capriccio!
«Sei stata molto silenziosa. Non provi alcun interesse per i giacimenti di petrolio che possiedi?»
Due occhi freddi e chiari come un ruscello di montagna si levarono su di lui.
«Mi sembrava che vi fosse poco, da aggiungere.» Il suo inglese era impeccabile, con un sottile accento che si rivelò curiosamente seducente. «Tu e il mio patrigno eravate assorbiti dal vostro progetto.» Il sorriso affascinante non raggiunse i suoi occhi.
«Disapprovi?» Il suo sesto senso lo mise in allarme.
Lei si strinse nelle spalle e Joss osservò, intrigato, come la seta del vestito sottolineasse le curve di una figura piacevolmente femminile. La sua futura sposa aveva le curve al punto giusto, nonostante la fragilità della gola e dei polsi.
Rappresentava una parte necessaria del contratto, eppure non si era aspettato di provare per lei più di una sottile curiosità.
Fu sorpreso dalla fitta di apprezzamento maschile che sentì muoversi dentro di sé.
Non si era aspettato una bellezza.
Almeno, stare con lei di tanto in tanto, non sarebbe stato un disagio.
«I giacimenti saranno sfruttati.» La voce bassa di lei gli provocò un fremito di anticipazione sulla pelle. «Tu hai le risorse per farlo e il mio patrigno terrà sotto controllo l’azienda di famiglia.»
In altre parole, a lei non interessava sapere da dove arrivasse la sua ricchezza. Perché non ne fu sorpreso? Aveva incontrato molte donne, come lei: privilegiate, coccolate e desiderose di vivere del duro lavoro degli altri.
«Non lavori anche tu nell’azienda? Non hai un interesse personale per le tue proprietà?»
Una scintilla illuminò gli occhi della ragazza, oscurando il loro verde tempestoso. Lei sorrise e posò la tazza sul tavolino di alabastro.
Joss ebbe la sensazione che, dietro quell’espressione calma, scorresse una corrente sotterranea. Qualcosa di elementare che rese più densa l’aria tra loro, pesante per l’energia contenuta.
«Il mio patrigno si occupa di tutto» affermò, allargando le mani ben curate. Eppure, in quelle poche parole, Joss percepì qualcosa di non detto. Forse era il modo in cui lei aveva stretto le labbra una frazione di secondo troppo a lungo.
Poi quell’impressione scomparve, lasciando Joss a domandarsi se si fosse solo immaginato tutto. Una fervida immaginazione non era nel suo stile.
Era abituato a stringere patti con uomini duri quanto lui. La vita in miniera lo aveva reso spigoloso e incapace di trattare con femmine delicate, a eccezione del livello più elementare. Sentì l’inguine irrigidirsi, immaginando la sua futura sposa perdere quell’aria superiore e controllata e sciogliersi sotto il suo tocco. Poi ricordò che non era ciò che voleva da quell’accordo.
Lo aveva distratto.
«Ti aspetti, dunque, che tuo marito si prenda cura degli affari mentre tu ti godrai dei frutti del suo lavoro?»
Leila lanciò uno sguardo alla porta attraverso cui era uscito Gamil. «Perdonami. Forse sono giunta alla conclusione sbagliata. Avevo l’impressione che tu desiderassi una compagna silenziosa, che ti lasciasse prendere da solo le decisioni riguardanti gli affari.» Gli occhi erano luminosi, lo sguardo apparentemente innocente. «Vorresti che interferissi nel tuo lavoro?» domandò, sorpresa.
Per la prima volta da oltre un decennio, Joss si sentì spiazzato e si irrigidì. Stava stringendo quell’accordo, compreso il matrimonio, solo per il proprio interesse.
Non voleva l’ingerenza di quella giovane. Era già abbastanza difficile avere a che fare con le idee retrograde del patrigno, almeno fino a quando l’accordo non fosse stato firmato.
«Se hai esperienza in questo campo, mi piacerebbe ascoltarti.» Le parole erano solo una formalità. Joss lavorava da solo. Vi era posto per un solo comandante, nel suo impero. «E, naturalmente, le tue relazioni con le figure chiave di questa regione saranno preziose.»
«Naturalmente.» L’espressione piatta nei suoi occhi, rivelò a Joss che lei aveva già perso interesse. «Ma temo di non aver alcuna esperienza, nel settore petrolchimico.»
«In che cosa sei esperta?»
Di nuovo un’occhiata verso la porta. Se non fosse stato per la sua apparente serenità, Joss avrebbe quasi pensato che temesse di dire la cosa sbagliata.
«Dubito che le mie capacità si concilino con le tue. Il mio campo è quello domestico.»
«Come lo shopping?» Il desiderio di scavare sotto quella compostezza lo sorprese. Perché sentiva la necessità di comprenderla? Per etichettarla come ereditiera egocentrica?
Perché stava per diventare sua moglie.
Dopo trentadue anni, stava finalmente per sposarsi, anche se solo per promuovere i propri interessi commerciali.
Sposarsi andava contro ogni sua inclinazione, ma gli affari avevano deciso per lui.
Leila era una risorsa aziendale.
«Come hai fatto