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Affari e lenzuola di seta: Harmony Destiny
Affari e lenzuola di seta: Harmony Destiny
Affari e lenzuola di seta: Harmony Destiny
E-book156 pagine3 ore

Affari e lenzuola di seta: Harmony Destiny

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Info su questo ebook

Partecipare alle nozze del proprio ex non è mai un'occasione indimenticabile, a meno che non si abbia la fortuna di flirtare per tutta la sera con un attraente sconosciuto. È questo il pensiero di Callie Jamieson mentre si chiude alle spalle la porta di una stanza d'hotel, pronta a vivere una lunga notte eccitante con l'uomo del mistero. Ma il mattino dopo... Non appena la luce del sole spazza via la seducente oscurità, Callie realizza di essere appena andata a letto con Nick Brunicadi, il suo nuovo cliente da un milione di dollari. Prima che il panico la paralizzi, fugge via, certa che un playboy come Nick non farà fatica a dimenticarla. Peccato che si sbagli. Lui è abituato ad avere sempre ciò che vuole e in quel momento, a quanto pare, vuole lei.
LinguaItaliano
Data di uscita9 set 2018
ISBN9788858986684
Affari e lenzuola di seta: Harmony Destiny
Autore

Sandra Hyatt

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Anteprima del libro

    Affari e lenzuola di seta - Sandra Hyatt

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    Having the Billionaire’s Baby

    Silhouette Desire

    © 2009 Sandra Hyde

    Traduzione di Franca Valente

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2010 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-5898-668-4

    1

    La vita è troppo breve per rovinarsela così, pensò Callie Jamieson uscendo sulla terrazza buia. Era felice di lasciarsi alle spalle l’atmosfera spumeggiante del ricevimento nuziale: cercava un po’ di pace, e sperava di trovarla osservando le luci del porto di Sydney che si riflettevano silenziose sull’acqua.

    Rilassò la presa sullo stelo della flûte di champagne e si allontanò verso l’angolo più in ombra del terrazzo, dove pensava di godersi una maggiore intimità, assieme a un miglior panorama del mare scintillante.

    Scosse la testa e si domandò con un sorriso mesto che cosa avesse sperato di provare a se stessa. Tutte quelle ore spese per cercare di essere in forma, l’abito nuovo, la pettinatura diversa... Nonostante tutti i suoi sforzi, in quel momento avrebbe preferito camminare a piedi nudi lungo la spiaggia da sola piuttosto che trovarsi lì.

    Prese una decisione irrevocabile: doveva smettere di sognare un futuro roseo, di angustiarsi per gli errori commessi in passato, e cominciare finalmente a godersi il presente.

    Quando sentì il volume della musica che aumentava, si irrigidì al pensiero che qualcun altro fosse uscito sul terrazzo. Rimase immobile a fissare l’acqua, sperando che le palme e il buio la nascondessero all’eventuale intruso.

    «Rosa ha insistito perché chiamassi.» La voce maschile giunse profonda e forte alle sue orecchie. «Allora, come va?» Ci fu una lunga pausa. «Congratulazioni. Penso che tu abbia avuto un valido motivo per non partecipare al matrimonio.» Aveva solo immaginato una punta di emozione in quella voce calda?, si chiese lei. La curiosità ebbe la meglio, e Callie girò la testa. Un uomo era fermo al centro del terrazzo. Aveva la luce alle spalle e quindi gli unici elementi che registrò furono la sua altezza notevole e i capelli corti e scuri, lievemente ondulati. Con una mano teneva il cellulare all’orecchio e con l’altra un bicchiere di champagne simile a quello di Callie.

    «Dammi qualche particolare in più, lo riferirò alla mia famiglia. Ci occuperemo dei sigari al nostro ritorno.» L’accento era sicuramente australiano, rifletté lei, con una leggera sfumatura, difficile da identificare.

    Callie spostò lo sguardo dal suo sconosciuto compagno alla porta, e poi lo riportò su di lui. Forse aveva finalmente terminato la telefonata e se ne sarebbe andato. Aveva bisogno di un po’ di pace prima di rituffarsi nella mischia e potersene poi uscire con discrezione, dopo quella serata assolutamente fallimentare. L’indomani mattina avrebbe preso il volo di ritorno per tornare a casa, in Nuova Zelanda.

    «Saluta Lisa da parte di noi tutti.» Con la coda dell’occhio Callie lo vide dirigersi verso la porta. Emise un sospiro di sollievo che però venne troncato dallo squillo del telefono dell’uomo.

    «Cosa c’è, Angelina?» Il calore che aveva percepito prima nella sua voce era scomparso. La voce profonda e misurata suonava ora rassegnata e, in qualche modo, dispiaciuta. Il contrasto la colpì, e Callie si voltò ancora di più. Si era fermato a pochi passi dalla porta, e la luce che inondava la sua figura rivelava spalle larghe che scendevano verso fianchi snelli. Nei lineamenti decisi del profilo, nella mascella forte, nel naso con una leggera gobba, Callie riconobbe uno dei testimoni.

    Durante la lunga cerimonia nuziale aveva avuto parecchio tempo per osservare il gruppo della sposa: la notevole bellezza bionda e minuta di lei, le cinque damigelle con gli abiti rosa ornati di gale e i cinque testimoni, quasi tutti scuri di capelli, tutti quanti molto attraenti.

    In particolare l’attenzione di Callie era stata attirata proprio dall’uomo che in quel momento stava parlando al telefono a pochi passi da lei. Per tutta la durata della cerimonia era apparso serio e composto. Era così per natura, oppure, come lei, avrebbe semplicemente preferito trovarsi da qualche altra parte?

    Durante la cerimonia, uno sguardo fuggevole nella sua direzione – quasi che lui avesse percepito la sua attenzione – le aveva fatto seccare la bocca. La ragione le diceva che, data la sua posizione in fondo alla cattedrale, quella sensazione di legame, di calore, era certamente ingiustificabile.

    In quel momento distolse gli occhi, proprio come aveva fatto in chiesa.

    «Sei stata tu a voler troncare, Angelina, ed è stata una decisione giusta. Non mi ero reso conto di quanto fossero cambiate le tue aspettative.» Per Callie non era facile fare a meno di osservare, né di ascoltare. Ci fu una lunga pausa prima che lui parlasse di nuovo. «Se non sbaglio, eravamo d’accordo fin dall’inizio che nessuno di noi desiderava quel tipo di impegno.»

    Callie si concentrò sulle luci della città, sapendo che non avrebbe dovuto ascoltare di nascosto. Eppure una parte di lei voleva sentirlo parlare ancora. «Mi dispiace.» La sua voce si era fatta più gentile. «Ma no, sai che è meglio così per tutti.» Con un forte sospiro chiuse il telefono. «Dannazione!» borbottò nel silenzio della notte.

    Callie provò dispiacere per la sconosciuta al telefono. Anche lei usciva da una relazione con un uomo che non voleva sentir parlare di impegno, almeno non con lei. Conosceva il dolore e il senso di inadeguatezza che una rottura comportava. Non avrebbe mai più permesso che accadesse.

    Quel giorno aveva visto l’uomo che pensava sarebbe diventato suo marito giurare il suo amore eterno a un’altra donna.

    Guardò attraverso le fronde ad arco delle palme e vide l’uomo appoggiato con le braccia sulla ringhiera del terrazzo. Era dura aspettare che se ne andasse. Sorseggiando lo champagne tornò a osservare il gioco di luci sull’acqua scura. Per un po’ si rilassò pensando a come avrebbe potuto rendere quell’effetto sulla tela.

    «La solitudine è una cosa, sentirsi soli è ben altro. Qual è il suo caso?»

    Le parole erano state pronunciate a voce così bassa che Callie non era sicura che fossero indirizzate a lei. Si voltò e vide che lo sconosciuto la stava guardando. I suoi occhi scuri la fissavano. Ma che cosa rispondere? Era solitudine, la sua, o si sentiva sola?

    Le venne in mente una tipica frase di sua madre: Se devi scegliere tra una cattiva compagnia e la solitudine, scegli quest’ultima. Si era sentita sola in quel fastoso ricevimento, in mezzo a tanta gente. Fuori c’era la benedetta solitudine. A un tratto quell’osservazione le parve piuttosto fuori luogo, soprattutto perché era stato un testimone di nozze a farla. Sua madre avrebbe almeno attenuato l’asprezza di quel commento, scrollando la testa o con una risata.

    Callie, che si sentiva orgogliosa di non essere come sua madre, non ce la faceva a fare nessuna delle due cose.

    L’occhiata con cui l’uomo si rivolse di nuovo a lei esprimeva curiosità. «Dovrei chiederle spiegazioni per la cattiva compagnia o per la solitudine?»

    Cercò di mantenere un tono leggero. Per fortuna quell’uomo non sapeva che lei era l’ex fidanzata dello sposo, e che si trovava lì solo perché lei e Jason avevano deciso di rimanere amici. «Forse anch’io, come lei, sono venuta qui per telefonare.»

    Un mezzo sorriso gli sollevò l’angolo della bocca e il suo sguardo divertito la percorse, suscitandole un brivido mentre esaminava la guaina rossa senza maniche che le fasciava i fianchi, terminando alle caviglie. Era un abito che non avrebbe mai indossato se fosse stata ancora con Jason. Lui preferiva colori smorzati e stili tradizionali. Su quell’abito non c’era posto neanche per il più minuscolo dei cellulari, e aveva lasciato la borsetta da sera sulla sua poltroncina, tra uno zio di Jason fin troppo cordiale e un suo antipatico cugino. Scure sopracciglia si sollevarono in segno di apprezzamento. «La tecnologia è una cosa meravigliosa.»

    Lei sorrise riluttante. «O forse sono uscita solo per prendere un po’ d’aria fresca.» A sua volta lei lo studiò. L’abito dal taglio perfetto era certamente uscito da una grande sartoria. Non tradiva assolutamente il telefonino che aveva fatto scivolare in una tasca.

    «O si tratta di solitudine?» s’informò lui.

    Lei fece un ampio sorriso. «Decisamente sì.»

    Continuando a fissarla, lui sollevò il bicchiere. «Alla solitudine.»

    Anche lei rispose al brindisi. L’ironia del brindare alla solitudine con un’altra persona non sfuggì a nessuno dei due.

    Lui bevve un sorso di champagne, e Callie guardò il pomo d’Adamo che si muoveva, poi distolse lo sguardo, consapevole della sua vicinanza. Rimasero in silenzio, mentre una lancia si dirigeva verso il ponte e il rumore del motore si perdeva sull’acqua.

    «C’è qualcuno dentro che aspetta impaziente il suo ritorno?»

    L’evidente luce di interesse scaldò il suo ego. «No.» Per la prima volta quella sera non si rammaricò del fatto che Marc, il suo collega, se la fosse svignata all’ultimo minuto. Gli invitati, la sposa e lo sposo avrebbero dovuto vederla ballare allegramente con un bellissimo uomo. Voleva dimostrare che sapeva cavarsela benissimo da sola.

    «Allora propongo un altro brindisi. A nuovi inizi, a una nuova vita. Alla libertà.»

    Era così che quell’uomo si sentiva, alla fine di una relazione? Callie sollevò il calice. «Alla libertà.» Assaporò il concetto, e pronunciando quelle parole riconobbe la sensazione che di recente aveva sentito nascere dentro di sé. Presero entrambi un altro sorso.

    «Sfortunatamente questa sera non sono libero come desidererei.» Lui lanciò uno sguardo alla sala. «Il dovere mi chiama.» In tre passi raggiunse la porta. Si fermò con la mano sulla maniglia e si voltò a guardarla. «Forse un ballo più tardi?»

    Il suo sguardo, carico di promesse, era fisso in quello di Callie mentre lei rispondeva: «Forse». Aveva l’impressione che fosse il tipo d’uomo poco abituato a essere respinto.

    Lui sorrise, i denti bianchi che splendevano nel buio della notte, gli occhi che riflettevano una luce interiore. Era il primo sorriso che riceveva da lui, e Callie rimise in discussione la propria opinione, mentre si afferrava alla ringhiera per sostenersi. Se era interessante quando non sorrideva, diventava del tutto irresistibile se lo faceva. Aveva perfino una fossetta sulla guancia sinistra. Probabilmente aveva una sfilza di difetti, ma di certo non riguardavano il suo aspetto fisico...

    L’uomo spalancò la porta e scomparve. Affascinata, Callie guardò il pannello di vetro che si chiudeva lentamente. Scosse la testa, cercando di liberarsi da quella sensazione adolescenziale di incantesimo che l’aveva avvolta mentre lui parlava.

    Si concesse ancora alcuni minuti di quello spettacolo così sereno e poi si avvicinò alla porta. Le luci la disturbarono mentre entrava, la sala da ballo traboccava di uomini e donne in abiti eleganti, l’aria era satura di risate e musica.

    Callie guardò la pista da ballo davanti al tavolo degli sposi e vide quell’uomo che ballava il valzer assieme a una donna paffuta. Lo vide ridacchiare e chinare la testa verso i capelli

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