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L'albero della morte
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L'albero della morte
E-book48 pagine38 minuti

L'albero della morte

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Info su questo ebook

Germana si alzò in fretta, buttò il libro sul tavolo e si avvicinò alla finestra spalancata per vedere che cosa andava accadendo in piazza Fòro Trajano, di dove saliva uno schiamazzare di voci iraconde, sopraffacenti il rumore delle tramvie che a tutta corsa arrivavano da opposte parti e scomparivano con fragore, l'una per via Alessandrina, l'altra verso piazza Venezia. Un gruppo di persone gesticolava fra le rotaie dei binari, una vecchia signora obesa urlava, agitando nelle mani guantate di nero un grosso mazzo di fiori; una bicicletta giaceva al suolo spezzata e il giovane ciclista, tumido in volto, mostrava in giro la canestra vuota e indicava i panini rotolati fra la polvere, forse per ispiegare ch'egli pedalava, tenendo in ispalla una cesta ricolma, quando il cagnolino della signora gli si era cacciato fra le ruote della bicicletta, facendolo ruzzolare e rimanendo schiacciato...
LinguaItaliano
Data di uscita28 mag 2019
ISBN9788833463933
L'albero della morte

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    Anteprima del libro

    L'albero della morte - Clarice Tartufari

    IV.

    I.

    Germana si alzò in fretta, buttò il libro sul tavolo e si avvicinò alla finestra spalancata per vedere che cosa andava accadendo in piazza Fòro Trajano, di dove saliva uno schiamazzare di voci iraconde, sopraffacenti il rumore delle tramvie che a tutta corsa arrivavano da opposte parti e scomparivano con fragore, l’una per via Alessandrina, l’altra verso piazza Venezia.

    Un gruppo di persone gesticolava fra le rotaie dei binari, una vecchia signora obesa urlava, agitando nelle mani guantate di nero un grosso mazzo di fiori; una bicicletta giaceva al suolo spezzata e il giovane ciclista, tumido in volto, mostrava in giro la canestra vuota e indicava i panini rotolati fra la polvere, forse per ispiegare ch’egli pedalava, tenendo in ispalla una cesta ricolma, quando il cagnolino della signora gli si era cacciato fra le ruote della bicicletta, facendolo ruzzolare e rimanendo schiacciato. Due guardie si precipitarono dalla discesa di via Testa Spaccata, la folla fece largo al ciclista, il quale, divorando a salti i gradini della Cordonata, dileguò per via Nazionale, mentre le guardie repertavano la bicicletta in frantumi, e la signora, tutta in lacrime, saliva in una vettura con i resti mortali del piccolo cane sventurato.

    La folla, ridendo e commentando a gran voce, si sparpagliò per opposte vie, senza degnare di uno sguardo la colonna Trajana, che emergente dai rottami del Fòro, sembrava avvolta nella sua cima da labari imperiali per le fiamme e nubi del tramonto, vaganti nell’aria in quel giocondo crepuscolo di maggio.

    Germana rimase a lungo immota nel vano della finestra a seguire con l’occhio le accese nubi, che lentamente si assottigliarono, impallidirono, fuggirono leggere, lasciando appena sullo sfondo azzurro del cielo una traccia rosata.

    La colonna si fece tetra, l’ombra salì col suo tacito flutto, sempre più denso, a lambire ed avvolgere le rovine del Fòro, le lampade ancora smorte nel chiarore opaco della luce fuggente, sembravano occhi velati di tristezza.

    Allora Germana si nascose il viso nelle palme, crollando il capo desolatamente e traendosi dal petto tremuli sospiri. Un dissolvimento di tutto l’essere le fece abbandonare il busto sul davanzale ed ella riconobbe che l’orgoglio cedeva in lei, sopraffatto dal dolore e che le dolcezze del passato le facevano ressa intorno alla memoria, domandando imperiosamente di rivivere a qualunque prezzo.

    Oh! riconoscer di nuovo il passo di Aldo sul tappeto della stanza, frenar di nuovo con femminea malizia palpiti e sorrisi per apparirgli distratta e vedergli in volto i segni dello sgomento, poi, all’improvviso, con una lunga, squillante risata di giubilo, volgersi a lui, rovesciare il corpo all’indietro, stendergli le mani e socchiudere le palpebre per sottrarsi all’incanto troppo forte di quella bocca piccola, dall’atteggiamento infantile, di quegli occhi umidi e languidi sotto l’arco ampio delle sopracciglia marcatissime!

    In lontananza squillarono le note di una musica militare e Germana si eresse di scatto sul busto sottile, si asciugò il pianto dalle gote, e il volto delicato le assunse una espressione di rigidezza torva. Avrebbe lottato con tutto il vigore della sua volontà, con tutte le risorse della sua giovinezza; avrebbe lottato anche contro sè stessa, anche contro il proprio orgoglio, purchè il matrimonio avesse luogo all’epoca fissata. Dopo era affar suo tenersi

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