Books by Luigi Ambrosi
Tra il 1947 e il 1953 molteplici e notevoli conflitti sociali e politici misero a dura prova la n... more Tra il 1947 e il 1953 molteplici e notevoli conflitti sociali e politici misero a dura prova la nascente democrazia italiana. L’ordine pubblico fu un terreno di battaglia decisivo tra i governi centristi e l’opposizione socialcomunista, che vide in gioco la libertà e i diritti di milioni di cittadini.
L’Autore ricostruisce le cruciali vicende storiche di quel periodo in una delle zone più “calde” dello scontro, Modena, attraverso la prassi amministrativa e poliziesca dei prefetti.
La dimensione territoriale e quella biografica sono adoperate per declinare in termini più concreti fenomeni di ampia portata, come le tensioni internazionali della guerra fredda o una politica di controllo della protesta su scala nazionale legata al nome del ministro dell’Interno Mario Scelba.
I fascicoli personali dei prefetti, la loro corrispondenza – unita a quella di questura e carabinieri – con il ministero e la stampa locale di varia tendenza sono le basi su cui poggia un’indagine che attraversa diverse significative fasi storiche della storia italiana: il fascismo, l’epurazione e l’unità antifascista, la I legislature pubblicana e il centrismo.
"La nascita delle Regioni nel 1970 provocò a Reggio Calabria manifestazioni di piazza per rivendi... more "La nascita delle Regioni nel 1970 provocò a Reggio Calabria manifestazioni di piazza per rivendicare il capoluogo, conteso a Catanzaro. Promossa dal sindaco democristiano, la protesta fu egemonizzata ben presto dalla destra neofascista.
Prima che si trovasse una soluzione trascorsero diversi mesi di guerriglia urbana e di repressione poliziesca, con frequente uso del tritolo, feriti e morti tra i civili e le forze dell'ordine.
La rivolta di Reggio è ricostruita e indagata, per la prima volta con rigoroso metodo storico, in questo libro.
Che tipo di rivolta fu quella di Reggio? Perché migliaia di reggini considerarono il capoluogo come occasione di riscatto da un disagio sociale di gran lunga preesistente? Quali furono i meccanismi di riconoscimento identitario e di solidarietà che permisero a singoli personaggi e a gruppi organizzati di assumere e mantenere la leadership?
A queste e ad altre domande l'Autore risponde giovandosi di una base documentaria ampia e variegata, quasi del tutto inesplorata: carte delle autorità statali (ministero dell'Interno, prefettura, questura e carabinieri) e dei maggiori partiti (Dc e Pci), stampa locale e nazionale, volantini e voci dei protagonisti comuni.
Un accurato lavoro di periodizzazione dell'evento si accompagna ad un'impostazione interdisciplinare che si avvale di tre chiavi di lettura qualificanti: identità territoriale, ordine pubblico e retorica populista.
Emerge così una rivolta nata sull'onda della grande trasformazione che anche il Mezzogiorno attraversò tra gli anni Cinquanta e Sessanta, senza che il sistema politico dimostrasse di saperla governare.
Vengono confutati alcuni luoghi comuni“meridionalistici” sulla natura della protesta, come il campanilismo o l'antistatalismo. Si dimostra che, oltre la fumosa coltre dei misteri eversivi, la rivolta del 1970 possiede altri , visibili e accertabili , significati utili alla comprensione del nostro presente, non solo di Reggio e della Calabria."
Articles, subject to peer review by Luigi Ambrosi
Journal of modern Italian studies/Journal of modern italian studies, May 7, 2024
ABSTRACT
The aim of this article is to set in international context the deployment of the
idea ... more ABSTRACT
The aim of this article is to set in international context the deployment of the
idea of ‘silent majority’ as a rhetorical weapon and form of political mobilization
in Italy. Starting from the first and best-known case in Milan in 1971, the article
maps a network of grass-roots committees and public figures who used this
label to delegitimize and oppose left-wing protest movements. This article
draws on sources from the archives of the Ministry of the Interior, the press,
and memoirs to analyse a political phenomenon of public opinion that was
nationwide in scope and would extend from 1968 into the 1970s, and which
cannot be reduced simply to neo-fascism and subversive motives even though
it has been commonly associated with these terms in Italy. Fear of Communism
and intolerance for street demonstrations by students and workers overlapped
with the defence of morality and urban decorum, while demands for security in
response to what were claimed to be rampant crime were interwoven with the
calls for moderate reforms in the university system. By investigating these
multiple demands for the restoration of the established order, this article
opens the way for transnational comparisons with other Western countries in
ways that may help overcoming the difficulties of defining a conservative and
right-wing sphere of influence in Republican Italy.
Keywords: silent majority; conservatism; right-wing; Republican Italy; 1968; seventies
«Memoria e Ricerca», 2022
Learning the History of Terrorism in the Italian School. Between Historiography and Memory Polici... more Learning the History of Terrorism in the Italian School. Between Historiography and Memory Policies The article investigates how the history of the terrorism is learned in Italian schools. The sources are above all the products presented in the Tracce di memoria competition, launched since 2015 by the «Rete degli archivi per non dimenticare» and promoted by Ministry of Public Education. The re-elaboration of the pupils is analyzed on the basis of the relathionship with: the historiographical results, the incidence of memory policies, the dates of the civil calendar (for example, May 9 th), didactic and communication methods.
MONDO CONTEMPORANEO, 2014
L’articolo definisce il 1977 vissuto nelle regioni del Sud Italia attraverso l’analisi di process... more L’articolo definisce il 1977 vissuto nelle regioni del Sud Italia attraverso l’analisi di processi quali la generalizzazione dell’ambientalismo, la ribellione giovanile e dei "non garantiti", la potenza rivelatrice e sommovitrice dei mezzi di comunicazione rispetto al malcostume e alla criminalita. Ne emerge un quadro dinamico e articolato, polarizzato tra la "capitale" Napoli e la marginale Calabria. Consapevolezza risulta il termine distintivo del 1977 nell’Italia meridionale e dell’Italia meridionale nel 1977: consapevolezza di una crisi ormai conclamata, dei nuovi conflitti sociali legati a essa, dei suoi effetti non solo sull’Italia meridionale ma sul paese intero.
Rivista di Storia dell’Educazione
In 1962, right-wing political parties in Italy opposed the law establishing the State middle scho... more In 1962, right-wing political parties in Italy opposed the law establishing the State middle school. The reasons for this dissent were advanced during the parliamentary debate: by the liberals, the neo-fascists and the royalists. There were varied opinions, but they converged on some fundamental traits, also common to some exponents of the major government party, namely the Christian Democrats. Through the analysis of these arguments, an alternative school model to the one proposed in the reform emerges: unitary but not unique, with a strong humanistic imprint, in which spiritual values were the main foundations of a European identity, an alternative to Soviet and American materialism. They wanted a selective school, which would reflect the natural inequality between pupils, in terms of ability and will. It is a profile that can be defined as conservative, shared in the main aspects by many teachers wary of the reform.
This article deals with the experience of 1977 in Southern Italy. It analyzes such phenomena as t... more This article deals with the experience of 1977 in Southern Italy. It analyzes such phenomena as the spread of environmental awareness, the revolt of the youth and of the “non-guaranteed” and the power of media in unveiling corruption and crime. Based on a wide and differentiated range of documentary sources, the re- search drafts an articulated picture, polarized between Naples “the capital” and the marginal Calabria. Awareness is the keyword: the awareness of severe social crisis and new social conflicts in Southern Italy with potential effects on the country as a whole.
Key words: 1977, Southern Italy, social conflict, environmental awareness, orga- nized crime, media
L’anno della consapevolezza. Il 1977 nell’Italia meridionale, tra nuovi conflitti e trasformazioni sociali, Luigi Ambrosi
L’articolo definisce il 1977 vissuto nelle regioni del Sud Italia attraverso l’analisi di processi quali la generalizzazione dell’ambientalismo, la ribellione gio- vanile e dei “non garantiti”, la potenza rivelatrice e sommovitrice dei mezzi di co- municazione rispetto al malcostume e alla criminalità. Ne emerge un quadro dina- mico e articolato, polarizzato tra la “capitale” Napoli e la marginale Calabria. Con- sapevolezza risulta il termine distintivo del 1977 nell’Italia meridionale e dell’Italia meridionale nel 1977: consapevolezza di una crisi ormai conclamata, dei nuovi conflitti sociali legati a essa, dei suoi effetti non solo sull’Italia meridionale ma sul paese intero.
Parole chiave: 1977, Italia meridionale, conflitto sociale, consapevolezza ambientale, criminalità organizzata, media
ABSTRACT
The article analyzes the appearance of the syntagm «silent majority", made famous by the... more ABSTRACT
The article analyzes the appearance of the syntagm «silent majority", made famous by the USA President Richard Nixon in 1969, and of a rhetoric of de-legitimization of protest, based on the scheme: a silent majority is abused by some noisy minorities. Through a comparison with similar French studies, such a representation is investigated moving from its origin in 1968 and connected to forms of mobilization against the movements, well beyond a mere media dimension. The documentary basis consists of basically two of the major Italian newspapers, «La Stampa» and «l’Unità», allowing a keyword research in their digital archives. What appears is a diversified scenario, rich of hints for a wider research on reaction and the contrast of social and political unrest between 1960s and 1970s.
RIASSUNTO
L'articolo analizza la comparsa nel contesto italiano del sintagma «maggioranza silenziosa», reso celebre dal presidente degli Usa Richard Nixon nel 1969, e di una retorica di delegittimazione della protesta basata sullo schema: una maggioranza silenziosa prevaricata da minoranze rumorose. Mediante il confronto con analoghi studi francesi, tale rappresentazione viene indagata a partire dalla sua origine nel '68 e messa in relazione con le forme di mobilitazione contrarie ai movimenti, oltre una mera dimensione mediatica. La base documentaria è costituita fondamentalmente da due dei maggiori quotidiani italiani, «La Stampa» e «l'Unità», che consentono una ricerca per parole chiave nei loro archivi digitali. In tal modo emerge un quadro frastagliato, ma ricco di spunti per una ricerca più ampia sulla reazione e il contrasto della conflittualità sociale e politica tra gli anni Sessanta e i Settanta del Novecento.
The “silent majority” and the MSI political strategy (1968-1973)
The essays analyzes the inciden... more The “silent majority” and the MSI political strategy (1968-1973)
The essays analyzes the incidence of the concept of “silent majority” and of the mobilization around it on the MSI strategy and culture, in the very moment of its highest electoral expansion in the history of republican Italy. First of all, the elaboration of the expression made famous by Richard Nixon in 1969 is reconstructed, and of its early – previous – materialization in the gaulliste march of March, 30, 1968, highlighting the opening of the neo-fascist Party to the international circulation of right-wing ideas. Therefore, the relationship between Msi and the Italian movement of the “silent majority”, born in Milano in 1971, is analysed, revealing the electoral advantages of a strategy of counter-mobilization. Finally, the passages of construction and subsequent de-construction of an image of “Party of order” are investigated: amongst various elements contributing to determinare such a parabola, a priority is due to the attitudes towards the police forces, the image of the State in uniform, in relation to which the short circuit between fear and order is determined in occasion of the killing of a policeman by the neo-fascists in 1973 in Milan.
Tra il 2006 e il 2008 sono stati pubblicati un libro, due spettacoli teatrali e addirittura un fi... more Tra il 2006 e il 2008 sono stati pubblicati un libro, due spettacoli teatrali e addirittura un film a proposito della rivolta di Reggio Calabria del 1970, uno dei moti di protesta più significativi della storia dell?Italia repubblicana. Si tratta di un caso molto interessante di uso pubblico della storia che qui viene analizzato in relazione ai risultati della storiografia finora raggiunti su tale evento storico. E soprattutto con lo sguardo rivolto alle nuove possibili prospettive d?indagine. Narrazioni stereotipate e conoscenza fondata su un metodo di ricerca, senso comune e lavoro degli storici: il difficile rapporto tra queste sfere è lo sfondo su cui ci si muove. Con un approccio interdisciplinare e gli spunti offerti da un inedito lavoro di ricerca, si propone un?impostazione del tema che possa offrire originali acquisizioni.
In 1970, in a region of southern Italy, Calabria, a long violent uprising broke out, caused by a ... more In 1970, in a region of southern Italy, Calabria, a long violent uprising broke out, caused by a contention between the major cities for the title of regional capital. This was a symptom of a wider territorial competition (location of the university and new industries) involving all the government political class, in particular the Christian Democratic Party. The plural, and therefore weak political and cultural identity of the region was torn by localism regulating political life since a long time. The latter had to readjust itself as a result of regional decentralization.
A pochi mesi dalle elezioni regionali del marzo 2010, su un diffuso quotidiano della Calabria app... more A pochi mesi dalle elezioni regionali del marzo 2010, su un diffuso quotidiano della Calabria appariva la proposta di promuovere «una legge di revisione costituzionale degli art. 133ss stabilendo: a) la Regione Calabria prende nome delle Calabrie; b) la Regione delle Calabrie comprende 3 province autonome: quelle di Cosenza, Catanzaro e Reggio Calabria; c) le province autonome della Regione delle Calabrie regolano i propri ordinamenti con criteri analoghi a quelli delle Province autonome di Bolzano e Trento, con 30 consiglieri ciascuna» 1 .
Storicamente, Jun 21, 2010
Chapters in collective books by Luigi Ambrosi
Lately, the advancement in circuit technology combined with the design of low cost embedded devic... more Lately, the advancement in circuit technology combined with the design of low cost embedded devices have resulted in an infiltration of the latter into everyday humans' lives. To exploit the full potential of ubiquitous embedded devices, a network is used for their inter-communication, offering advanced real-time monitoring. This paradigm, known as Internet of Things (IoT), is steadily consolidated and promises to offer a wide variety of applications. However, with the adoption of IoT, new challenges arise, such as the design of architectures able to support the requirements of the new applications. Towards this goal, we explore a three layered architecture, able to acquire, process and store Healthcare data as well as to provide real-time decision making. We use ECG signal arrhythmia detection as our use case evaluation scenario, and compare different techniques for wireless communication, storage and data classification. Experimental results show that, our architecture provides realtime decision making, with an average delay of 15 μs and that different communication technologies achieved to provide up to 10% lower power consumption on the monitoring devices. 1
Il saggio intende tracciare l'attività e la mentalità di un alto funzionario della Pubblica sicur... more Il saggio intende tracciare l'attività e la mentalità di un alto funzionario della Pubblica sicurezza italiana: il questore Carmelo Marzano.
La rilevanza del caso di Marzano è desumibile da alcune tappe della sua carriera, significative sotto il profilo della responsabilità personale e della storia nazionale. Tra queste: l'arresto di Mussolini il 25 luglio 1943, le indagini sul “triangolo rosso” a Modena a fine anni Quaranta, le operazioni antimafia a Palermo e Reggio Calabria nei primi anni Cinquanta, la gestione di una zona di confine come Trieste prima e di Roma alla fine degli anni Sessanta, durante i giorni del governo Tambroni.
Tale obiettivo è utile a far emergere e trattare notevoli questioni metodologiche e interpretative riguardo alla visione e al controllo della conflittualità da parte dello Stato, nell'ambito della più ampia dimensione dell'esercizio concreto – anche se a volte meno eclatante – della forza pubblica, ovvero del monopolio della violenza.
Un esempio: durante l'incarico di questore a Modena, Marzano si rese artefice di operazioni di “rastrellamento” dei paesi interessati dalla presenza di ex partigiani autori di vendette post-belliche, esprimendo peraltro giudizi di carattere “antropologico” sulla predisposizione al delitto e all'omertà della popolazione comunista della zona. Simili tecniche operative e tipologie di giudizio furono adoperate qualche anno dopo nella lotta alla 'Ndrangheta in Aspromonte. Ciò investe un ambito di studio trascurato dalla storiografia, quale il rapporto tra gestione dell'ordine pubblico e tutela della sicurezza pubblica, che ruota intorno alla comune categoria di criminalità.
La dimensione biografica, nel caso di Marzano, è altresì utile a esaminare sotto un'angolatura diversa temi quali la continuità tra Stato fascista e Stato democratico, tra strutture palesi e occulte, ecc.
Le fonti sono provenienti dal fondo dell'Alto commisariato per l'epurazione e del Ministero dell'Interno, dalla stampa nazionale e locale.
L'intervento ricostruisce i discorsi delegittimanti che Rinascita, rivista del Pci, e l'Espresso,... more L'intervento ricostruisce i discorsi delegittimanti che Rinascita, rivista del Pci, e l'Espresso, periodico d'informazione dal netto taglio politico di sinistra, producono rispetto alla formazione di un nuovo blocco politico e sociale, diverso da quello rappresentato del centro-sinistra, nell'Italia dei primi anni Settanta. L'analisi si concentra attorno al concetto di “maggioranza silenziosa”, che sintetizza alcuni fenomeni sociali, politici e culturali riconducibili a un progetto di spostamento a destra dell'asse politico e sociale del paese: le manifestazioni inaugurate a Milano nel marzo 1971, con esponenti della destra Dc, del Msi e dei partiti laici; il progetto di Destra nazionale del Msi di Almirante; il governo Andreotti-Malagodi; l'emersione di paura, stanchezza o altri umori sociali negativi da parte di ceti sociali non coinvolti nelle lotte operaie e studentesche; l'anticomunismo; il tradizionalismo cattolico; l'emersione di una "cultura di destra".
I discorsi delegittimanti mossi dalle pagine dei periodici di sinistra ruotano attorno alla presenza di un pericolo “fascista”, che si riproporrebbe sotto diverse forme, quasi indistintamente convergenti: azioni violente e terroristiche; posizioni law and order; avanzata elettorale del Msi; apporto parlamentare del Msi alle esigenze della Dc e delle forze di governo; abbandono della formula governativa del centro-sinistra e della ricerca di “equilibri più avanzati”; inquietudine e disagio dei ceti medi; libri e riviste di destra.
Non si tratta soltanto dell'attribuzione di una natura o una finalità fascista ad azioni e personaggi, quanto spesso di una etichettatura imputabile al “favoreggiamento”, anche inconsapevole, del fascismo risorgente. In tal modo, la vigilanza e l'attività antifasciste vengono invocate per contrastare anche posizioni e atteggiamenti che in altri contesti sarebbero considerate semplicemente di destra o conservatori.
Lo scopo di questo saggio è l'analisi del ruolo di Norberto Bobbio come opinion maker riguardo a ... more Lo scopo di questo saggio è l'analisi del ruolo di Norberto Bobbio come opinion maker riguardo a questioni rilevanti per la democrazia italiana, in particolare ai partiti e alle culture politiche, dal 1976 al 1981. In questo periodo, Bobbio collaborò in modo regolare con il secondo quotidiano italiano dell'epoca, «La Stampa» di Torino. Tale attività giornalistica coincise con una delle fasi di maggior impegno politico del filosofo nell'arco della sua vita, attorno e all'interno del Partito socialista italiano. L'attenzione specifica è rivolta al contesto più che al merito e, nel merito delle opinioni di Bobbio, esclusivamente a quelle espresse nell'ambito della riflessione pubblica mediante l'attività giornalistica, senza entrare nella valutazione di un rapporto, più o meno coerente e strutturato, con il suo pensiero, le elaborazioni teoriche in ambito di studi.
I filoni di intervento analizzati sono i tre che appaiono costanti e più rilevanti: i rapporti tra socialismo e comunismo, nel concreto risvolto della “guerra” tra i partiti della sinistra italiana; la violenza politica e la lotta armata, nella prospettiva del rapporto tra stato e forza, tra morale e politica; la crisi di governabilità del sistema politico italiano, rispetto alla diffusione di un atteggiamento di critica e di sfiducia verso la Repubblica dei partiti. Scorre trasversale un ragionamento sul ruolo dell'intellettuale nei confronti del potere politico e dell'organo di stampa con cui collabora.
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Books by Luigi Ambrosi
L’Autore ricostruisce le cruciali vicende storiche di quel periodo in una delle zone più “calde” dello scontro, Modena, attraverso la prassi amministrativa e poliziesca dei prefetti.
La dimensione territoriale e quella biografica sono adoperate per declinare in termini più concreti fenomeni di ampia portata, come le tensioni internazionali della guerra fredda o una politica di controllo della protesta su scala nazionale legata al nome del ministro dell’Interno Mario Scelba.
I fascicoli personali dei prefetti, la loro corrispondenza – unita a quella di questura e carabinieri – con il ministero e la stampa locale di varia tendenza sono le basi su cui poggia un’indagine che attraversa diverse significative fasi storiche della storia italiana: il fascismo, l’epurazione e l’unità antifascista, la I legislature pubblicana e il centrismo.
Prima che si trovasse una soluzione trascorsero diversi mesi di guerriglia urbana e di repressione poliziesca, con frequente uso del tritolo, feriti e morti tra i civili e le forze dell'ordine.
La rivolta di Reggio è ricostruita e indagata, per la prima volta con rigoroso metodo storico, in questo libro.
Che tipo di rivolta fu quella di Reggio? Perché migliaia di reggini considerarono il capoluogo come occasione di riscatto da un disagio sociale di gran lunga preesistente? Quali furono i meccanismi di riconoscimento identitario e di solidarietà che permisero a singoli personaggi e a gruppi organizzati di assumere e mantenere la leadership?
A queste e ad altre domande l'Autore risponde giovandosi di una base documentaria ampia e variegata, quasi del tutto inesplorata: carte delle autorità statali (ministero dell'Interno, prefettura, questura e carabinieri) e dei maggiori partiti (Dc e Pci), stampa locale e nazionale, volantini e voci dei protagonisti comuni.
Un accurato lavoro di periodizzazione dell'evento si accompagna ad un'impostazione interdisciplinare che si avvale di tre chiavi di lettura qualificanti: identità territoriale, ordine pubblico e retorica populista.
Emerge così una rivolta nata sull'onda della grande trasformazione che anche il Mezzogiorno attraversò tra gli anni Cinquanta e Sessanta, senza che il sistema politico dimostrasse di saperla governare.
Vengono confutati alcuni luoghi comuni“meridionalistici” sulla natura della protesta, come il campanilismo o l'antistatalismo. Si dimostra che, oltre la fumosa coltre dei misteri eversivi, la rivolta del 1970 possiede altri , visibili e accertabili , significati utili alla comprensione del nostro presente, non solo di Reggio e della Calabria."
Articles, subject to peer review by Luigi Ambrosi
The aim of this article is to set in international context the deployment of the
idea of ‘silent majority’ as a rhetorical weapon and form of political mobilization
in Italy. Starting from the first and best-known case in Milan in 1971, the article
maps a network of grass-roots committees and public figures who used this
label to delegitimize and oppose left-wing protest movements. This article
draws on sources from the archives of the Ministry of the Interior, the press,
and memoirs to analyse a political phenomenon of public opinion that was
nationwide in scope and would extend from 1968 into the 1970s, and which
cannot be reduced simply to neo-fascism and subversive motives even though
it has been commonly associated with these terms in Italy. Fear of Communism
and intolerance for street demonstrations by students and workers overlapped
with the defence of morality and urban decorum, while demands for security in
response to what were claimed to be rampant crime were interwoven with the
calls for moderate reforms in the university system. By investigating these
multiple demands for the restoration of the established order, this article
opens the way for transnational comparisons with other Western countries in
ways that may help overcoming the difficulties of defining a conservative and
right-wing sphere of influence in Republican Italy.
Keywords: silent majority; conservatism; right-wing; Republican Italy; 1968; seventies
Key words: 1977, Southern Italy, social conflict, environmental awareness, orga- nized crime, media
L’anno della consapevolezza. Il 1977 nell’Italia meridionale, tra nuovi conflitti e trasformazioni sociali, Luigi Ambrosi
L’articolo definisce il 1977 vissuto nelle regioni del Sud Italia attraverso l’analisi di processi quali la generalizzazione dell’ambientalismo, la ribellione gio- vanile e dei “non garantiti”, la potenza rivelatrice e sommovitrice dei mezzi di co- municazione rispetto al malcostume e alla criminalità. Ne emerge un quadro dina- mico e articolato, polarizzato tra la “capitale” Napoli e la marginale Calabria. Con- sapevolezza risulta il termine distintivo del 1977 nell’Italia meridionale e dell’Italia meridionale nel 1977: consapevolezza di una crisi ormai conclamata, dei nuovi conflitti sociali legati a essa, dei suoi effetti non solo sull’Italia meridionale ma sul paese intero.
Parole chiave: 1977, Italia meridionale, conflitto sociale, consapevolezza ambientale, criminalità organizzata, media
The article analyzes the appearance of the syntagm «silent majority", made famous by the USA President Richard Nixon in 1969, and of a rhetoric of de-legitimization of protest, based on the scheme: a silent majority is abused by some noisy minorities. Through a comparison with similar French studies, such a representation is investigated moving from its origin in 1968 and connected to forms of mobilization against the movements, well beyond a mere media dimension. The documentary basis consists of basically two of the major Italian newspapers, «La Stampa» and «l’Unità», allowing a keyword research in their digital archives. What appears is a diversified scenario, rich of hints for a wider research on reaction and the contrast of social and political unrest between 1960s and 1970s.
RIASSUNTO
L'articolo analizza la comparsa nel contesto italiano del sintagma «maggioranza silenziosa», reso celebre dal presidente degli Usa Richard Nixon nel 1969, e di una retorica di delegittimazione della protesta basata sullo schema: una maggioranza silenziosa prevaricata da minoranze rumorose. Mediante il confronto con analoghi studi francesi, tale rappresentazione viene indagata a partire dalla sua origine nel '68 e messa in relazione con le forme di mobilitazione contrarie ai movimenti, oltre una mera dimensione mediatica. La base documentaria è costituita fondamentalmente da due dei maggiori quotidiani italiani, «La Stampa» e «l'Unità», che consentono una ricerca per parole chiave nei loro archivi digitali. In tal modo emerge un quadro frastagliato, ma ricco di spunti per una ricerca più ampia sulla reazione e il contrasto della conflittualità sociale e politica tra gli anni Sessanta e i Settanta del Novecento.
The essays analyzes the incidence of the concept of “silent majority” and of the mobilization around it on the MSI strategy and culture, in the very moment of its highest electoral expansion in the history of republican Italy. First of all, the elaboration of the expression made famous by Richard Nixon in 1969 is reconstructed, and of its early – previous – materialization in the gaulliste march of March, 30, 1968, highlighting the opening of the neo-fascist Party to the international circulation of right-wing ideas. Therefore, the relationship between Msi and the Italian movement of the “silent majority”, born in Milano in 1971, is analysed, revealing the electoral advantages of a strategy of counter-mobilization. Finally, the passages of construction and subsequent de-construction of an image of “Party of order” are investigated: amongst various elements contributing to determinare such a parabola, a priority is due to the attitudes towards the police forces, the image of the State in uniform, in relation to which the short circuit between fear and order is determined in occasion of the killing of a policeman by the neo-fascists in 1973 in Milan.
Chapters in collective books by Luigi Ambrosi
La rilevanza del caso di Marzano è desumibile da alcune tappe della sua carriera, significative sotto il profilo della responsabilità personale e della storia nazionale. Tra queste: l'arresto di Mussolini il 25 luglio 1943, le indagini sul “triangolo rosso” a Modena a fine anni Quaranta, le operazioni antimafia a Palermo e Reggio Calabria nei primi anni Cinquanta, la gestione di una zona di confine come Trieste prima e di Roma alla fine degli anni Sessanta, durante i giorni del governo Tambroni.
Tale obiettivo è utile a far emergere e trattare notevoli questioni metodologiche e interpretative riguardo alla visione e al controllo della conflittualità da parte dello Stato, nell'ambito della più ampia dimensione dell'esercizio concreto – anche se a volte meno eclatante – della forza pubblica, ovvero del monopolio della violenza.
Un esempio: durante l'incarico di questore a Modena, Marzano si rese artefice di operazioni di “rastrellamento” dei paesi interessati dalla presenza di ex partigiani autori di vendette post-belliche, esprimendo peraltro giudizi di carattere “antropologico” sulla predisposizione al delitto e all'omertà della popolazione comunista della zona. Simili tecniche operative e tipologie di giudizio furono adoperate qualche anno dopo nella lotta alla 'Ndrangheta in Aspromonte. Ciò investe un ambito di studio trascurato dalla storiografia, quale il rapporto tra gestione dell'ordine pubblico e tutela della sicurezza pubblica, che ruota intorno alla comune categoria di criminalità.
La dimensione biografica, nel caso di Marzano, è altresì utile a esaminare sotto un'angolatura diversa temi quali la continuità tra Stato fascista e Stato democratico, tra strutture palesi e occulte, ecc.
Le fonti sono provenienti dal fondo dell'Alto commisariato per l'epurazione e del Ministero dell'Interno, dalla stampa nazionale e locale.
I discorsi delegittimanti mossi dalle pagine dei periodici di sinistra ruotano attorno alla presenza di un pericolo “fascista”, che si riproporrebbe sotto diverse forme, quasi indistintamente convergenti: azioni violente e terroristiche; posizioni law and order; avanzata elettorale del Msi; apporto parlamentare del Msi alle esigenze della Dc e delle forze di governo; abbandono della formula governativa del centro-sinistra e della ricerca di “equilibri più avanzati”; inquietudine e disagio dei ceti medi; libri e riviste di destra.
Non si tratta soltanto dell'attribuzione di una natura o una finalità fascista ad azioni e personaggi, quanto spesso di una etichettatura imputabile al “favoreggiamento”, anche inconsapevole, del fascismo risorgente. In tal modo, la vigilanza e l'attività antifasciste vengono invocate per contrastare anche posizioni e atteggiamenti che in altri contesti sarebbero considerate semplicemente di destra o conservatori.
I filoni di intervento analizzati sono i tre che appaiono costanti e più rilevanti: i rapporti tra socialismo e comunismo, nel concreto risvolto della “guerra” tra i partiti della sinistra italiana; la violenza politica e la lotta armata, nella prospettiva del rapporto tra stato e forza, tra morale e politica; la crisi di governabilità del sistema politico italiano, rispetto alla diffusione di un atteggiamento di critica e di sfiducia verso la Repubblica dei partiti. Scorre trasversale un ragionamento sul ruolo dell'intellettuale nei confronti del potere politico e dell'organo di stampa con cui collabora.
L’Autore ricostruisce le cruciali vicende storiche di quel periodo in una delle zone più “calde” dello scontro, Modena, attraverso la prassi amministrativa e poliziesca dei prefetti.
La dimensione territoriale e quella biografica sono adoperate per declinare in termini più concreti fenomeni di ampia portata, come le tensioni internazionali della guerra fredda o una politica di controllo della protesta su scala nazionale legata al nome del ministro dell’Interno Mario Scelba.
I fascicoli personali dei prefetti, la loro corrispondenza – unita a quella di questura e carabinieri – con il ministero e la stampa locale di varia tendenza sono le basi su cui poggia un’indagine che attraversa diverse significative fasi storiche della storia italiana: il fascismo, l’epurazione e l’unità antifascista, la I legislature pubblicana e il centrismo.
Prima che si trovasse una soluzione trascorsero diversi mesi di guerriglia urbana e di repressione poliziesca, con frequente uso del tritolo, feriti e morti tra i civili e le forze dell'ordine.
La rivolta di Reggio è ricostruita e indagata, per la prima volta con rigoroso metodo storico, in questo libro.
Che tipo di rivolta fu quella di Reggio? Perché migliaia di reggini considerarono il capoluogo come occasione di riscatto da un disagio sociale di gran lunga preesistente? Quali furono i meccanismi di riconoscimento identitario e di solidarietà che permisero a singoli personaggi e a gruppi organizzati di assumere e mantenere la leadership?
A queste e ad altre domande l'Autore risponde giovandosi di una base documentaria ampia e variegata, quasi del tutto inesplorata: carte delle autorità statali (ministero dell'Interno, prefettura, questura e carabinieri) e dei maggiori partiti (Dc e Pci), stampa locale e nazionale, volantini e voci dei protagonisti comuni.
Un accurato lavoro di periodizzazione dell'evento si accompagna ad un'impostazione interdisciplinare che si avvale di tre chiavi di lettura qualificanti: identità territoriale, ordine pubblico e retorica populista.
Emerge così una rivolta nata sull'onda della grande trasformazione che anche il Mezzogiorno attraversò tra gli anni Cinquanta e Sessanta, senza che il sistema politico dimostrasse di saperla governare.
Vengono confutati alcuni luoghi comuni“meridionalistici” sulla natura della protesta, come il campanilismo o l'antistatalismo. Si dimostra che, oltre la fumosa coltre dei misteri eversivi, la rivolta del 1970 possiede altri , visibili e accertabili , significati utili alla comprensione del nostro presente, non solo di Reggio e della Calabria."
The aim of this article is to set in international context the deployment of the
idea of ‘silent majority’ as a rhetorical weapon and form of political mobilization
in Italy. Starting from the first and best-known case in Milan in 1971, the article
maps a network of grass-roots committees and public figures who used this
label to delegitimize and oppose left-wing protest movements. This article
draws on sources from the archives of the Ministry of the Interior, the press,
and memoirs to analyse a political phenomenon of public opinion that was
nationwide in scope and would extend from 1968 into the 1970s, and which
cannot be reduced simply to neo-fascism and subversive motives even though
it has been commonly associated with these terms in Italy. Fear of Communism
and intolerance for street demonstrations by students and workers overlapped
with the defence of morality and urban decorum, while demands for security in
response to what were claimed to be rampant crime were interwoven with the
calls for moderate reforms in the university system. By investigating these
multiple demands for the restoration of the established order, this article
opens the way for transnational comparisons with other Western countries in
ways that may help overcoming the difficulties of defining a conservative and
right-wing sphere of influence in Republican Italy.
Keywords: silent majority; conservatism; right-wing; Republican Italy; 1968; seventies
Key words: 1977, Southern Italy, social conflict, environmental awareness, orga- nized crime, media
L’anno della consapevolezza. Il 1977 nell’Italia meridionale, tra nuovi conflitti e trasformazioni sociali, Luigi Ambrosi
L’articolo definisce il 1977 vissuto nelle regioni del Sud Italia attraverso l’analisi di processi quali la generalizzazione dell’ambientalismo, la ribellione gio- vanile e dei “non garantiti”, la potenza rivelatrice e sommovitrice dei mezzi di co- municazione rispetto al malcostume e alla criminalità. Ne emerge un quadro dina- mico e articolato, polarizzato tra la “capitale” Napoli e la marginale Calabria. Con- sapevolezza risulta il termine distintivo del 1977 nell’Italia meridionale e dell’Italia meridionale nel 1977: consapevolezza di una crisi ormai conclamata, dei nuovi conflitti sociali legati a essa, dei suoi effetti non solo sull’Italia meridionale ma sul paese intero.
Parole chiave: 1977, Italia meridionale, conflitto sociale, consapevolezza ambientale, criminalità organizzata, media
The article analyzes the appearance of the syntagm «silent majority", made famous by the USA President Richard Nixon in 1969, and of a rhetoric of de-legitimization of protest, based on the scheme: a silent majority is abused by some noisy minorities. Through a comparison with similar French studies, such a representation is investigated moving from its origin in 1968 and connected to forms of mobilization against the movements, well beyond a mere media dimension. The documentary basis consists of basically two of the major Italian newspapers, «La Stampa» and «l’Unità», allowing a keyword research in their digital archives. What appears is a diversified scenario, rich of hints for a wider research on reaction and the contrast of social and political unrest between 1960s and 1970s.
RIASSUNTO
L'articolo analizza la comparsa nel contesto italiano del sintagma «maggioranza silenziosa», reso celebre dal presidente degli Usa Richard Nixon nel 1969, e di una retorica di delegittimazione della protesta basata sullo schema: una maggioranza silenziosa prevaricata da minoranze rumorose. Mediante il confronto con analoghi studi francesi, tale rappresentazione viene indagata a partire dalla sua origine nel '68 e messa in relazione con le forme di mobilitazione contrarie ai movimenti, oltre una mera dimensione mediatica. La base documentaria è costituita fondamentalmente da due dei maggiori quotidiani italiani, «La Stampa» e «l'Unità», che consentono una ricerca per parole chiave nei loro archivi digitali. In tal modo emerge un quadro frastagliato, ma ricco di spunti per una ricerca più ampia sulla reazione e il contrasto della conflittualità sociale e politica tra gli anni Sessanta e i Settanta del Novecento.
The essays analyzes the incidence of the concept of “silent majority” and of the mobilization around it on the MSI strategy and culture, in the very moment of its highest electoral expansion in the history of republican Italy. First of all, the elaboration of the expression made famous by Richard Nixon in 1969 is reconstructed, and of its early – previous – materialization in the gaulliste march of March, 30, 1968, highlighting the opening of the neo-fascist Party to the international circulation of right-wing ideas. Therefore, the relationship between Msi and the Italian movement of the “silent majority”, born in Milano in 1971, is analysed, revealing the electoral advantages of a strategy of counter-mobilization. Finally, the passages of construction and subsequent de-construction of an image of “Party of order” are investigated: amongst various elements contributing to determinare such a parabola, a priority is due to the attitudes towards the police forces, the image of the State in uniform, in relation to which the short circuit between fear and order is determined in occasion of the killing of a policeman by the neo-fascists in 1973 in Milan.
La rilevanza del caso di Marzano è desumibile da alcune tappe della sua carriera, significative sotto il profilo della responsabilità personale e della storia nazionale. Tra queste: l'arresto di Mussolini il 25 luglio 1943, le indagini sul “triangolo rosso” a Modena a fine anni Quaranta, le operazioni antimafia a Palermo e Reggio Calabria nei primi anni Cinquanta, la gestione di una zona di confine come Trieste prima e di Roma alla fine degli anni Sessanta, durante i giorni del governo Tambroni.
Tale obiettivo è utile a far emergere e trattare notevoli questioni metodologiche e interpretative riguardo alla visione e al controllo della conflittualità da parte dello Stato, nell'ambito della più ampia dimensione dell'esercizio concreto – anche se a volte meno eclatante – della forza pubblica, ovvero del monopolio della violenza.
Un esempio: durante l'incarico di questore a Modena, Marzano si rese artefice di operazioni di “rastrellamento” dei paesi interessati dalla presenza di ex partigiani autori di vendette post-belliche, esprimendo peraltro giudizi di carattere “antropologico” sulla predisposizione al delitto e all'omertà della popolazione comunista della zona. Simili tecniche operative e tipologie di giudizio furono adoperate qualche anno dopo nella lotta alla 'Ndrangheta in Aspromonte. Ciò investe un ambito di studio trascurato dalla storiografia, quale il rapporto tra gestione dell'ordine pubblico e tutela della sicurezza pubblica, che ruota intorno alla comune categoria di criminalità.
La dimensione biografica, nel caso di Marzano, è altresì utile a esaminare sotto un'angolatura diversa temi quali la continuità tra Stato fascista e Stato democratico, tra strutture palesi e occulte, ecc.
Le fonti sono provenienti dal fondo dell'Alto commisariato per l'epurazione e del Ministero dell'Interno, dalla stampa nazionale e locale.
I discorsi delegittimanti mossi dalle pagine dei periodici di sinistra ruotano attorno alla presenza di un pericolo “fascista”, che si riproporrebbe sotto diverse forme, quasi indistintamente convergenti: azioni violente e terroristiche; posizioni law and order; avanzata elettorale del Msi; apporto parlamentare del Msi alle esigenze della Dc e delle forze di governo; abbandono della formula governativa del centro-sinistra e della ricerca di “equilibri più avanzati”; inquietudine e disagio dei ceti medi; libri e riviste di destra.
Non si tratta soltanto dell'attribuzione di una natura o una finalità fascista ad azioni e personaggi, quanto spesso di una etichettatura imputabile al “favoreggiamento”, anche inconsapevole, del fascismo risorgente. In tal modo, la vigilanza e l'attività antifasciste vengono invocate per contrastare anche posizioni e atteggiamenti che in altri contesti sarebbero considerate semplicemente di destra o conservatori.
I filoni di intervento analizzati sono i tre che appaiono costanti e più rilevanti: i rapporti tra socialismo e comunismo, nel concreto risvolto della “guerra” tra i partiti della sinistra italiana; la violenza politica e la lotta armata, nella prospettiva del rapporto tra stato e forza, tra morale e politica; la crisi di governabilità del sistema politico italiano, rispetto alla diffusione di un atteggiamento di critica e di sfiducia verso la Repubblica dei partiti. Scorre trasversale un ragionamento sul ruolo dell'intellettuale nei confronti del potere politico e dell'organo di stampa con cui collabora.
e farne un patrimonio comune, gratuitamente accessibile a chiunque,
abbiamo lanciato #adottaZapruder: campagna di digitalizzazione collettiva.
Ringraziamo Alessandro per aver digitalizzato il numero 3.
L'intero numero è scaricabile qui: http://storieinmovimento.org/2014/10/26/terzo-numero/
martedì 10 Ottobre, ore 17.00 presso la Sala Conferenze della Biblioteca delle Oblate, via dell’Oriuolo 24, Firenze.
Interventi di Gabriella Gribaudi (Università di Napoli),
Marco Palla (Università di Firenze),
Monica Galfrè (Università di Firenze).