Papers by Stefano Rota
Transglobal, 2021
Stefano Rota 2 "C'è questa parola suggestiva che colpisce l'immaginazione: scienziati sociali mil... more Stefano Rota 2 "C'è questa parola suggestiva che colpisce l'immaginazione: scienziati sociali militanti che si mettono a fare la ricerca alla pari con coloro che prima erano solo oggetto d'intervista e basta; una volta finita l'intervista, l'intervistato rimaneva lì e non ne sapeva più nulla". Intervista a Romano Alquati, Sul secondo operaismo politico, estate 2000. Conricerca, Futuro Anteriore, https://www.autistici.org/operaismo/index_1.htm Preliminari Abbiamo bisogno di tempo. Il nostro presente sembrerebbe indicare che non ne abbiamo molto a disposizione, ma è indispensabile darci un tempo ragionevolmente lungo per trovare la capacità di rallentare le nostre riflessioni e imporle delle pieghe, farle arrivare là dove non siamo abituati ad avventurarci. Solo dandoci il giusto tempo riusciamo a correggere la presbiopia che ci impedisce di intercettare ciò che è troppo vicino per poterlo mettere a fuoco, o talmente ripugnante da non riuscirlo a includere nei nostri abituali percorsi riflessivi: spesso queste due condizioni si sovrappongono l'una all'altra. Devo esercitarmi ad affinare la vista, modificare i punti di osservazione, abbandonare gli automatismi selettivi, se voglio avviare un percorso di ricerca di lungo periodo che, tramite la riconnessione delle mie molteplici sfere, mi ponga nella condizione ottimale-per me e adesso, non universalmente definita-di cogliere il mio rapporto con il mio ambiente, il mio essere al tempo stesso osservante e osservato. Forse devo abbandonare, il più a lungo possibile, la posizione dell'io come soggetto iniziatore, del cogito, rispetto a tutto ciò che percepisco come esterno; al suo posto, devo sperimentare la creazione di articolazioni, di fili, la ricerca di punti di contatto, con tutti gli strumenti che ho a disposizione, che rendano sterile lo scarto tra le rigide posizioni di soggetto e oggetto, inchiestante e inchiestato. Scombinare quell'ordine, a cui da sempre si sottrae il pensiero orientale, potrebbe essere un punto di partenza per un'attività che miri a ridare un senso di autenticità a indagini in contesti che conosciamo prevalentemente per mezzo di frammenti, classificazioni statistiche e narrazioni mainstream, il più delle volte tossiche. Raccogliere altre voci, suoni, musiche, racconti, immagini di frammenti di vite-anche "infami"-, farle lavorare insieme alla lettura dei dati statistici per tracciare linee che ci conducono diritti nelle pieghe di un reale che è complesso, vivo e sempre in trasformazione. Devo mettermi in quella posizione privilegiata, ma affatto scivolosa, da cui si guarda il carattere immanente del fare ricerca rispetto al fare politico. È da quel punto di osservazione che riesco a vedere come e se una ricerca/inchiesta possa diventare attivista. 1 Nel testo sono presenti dei paragrafi rientrati a sinistra e messi tra parentesi quadre. Possono essere saltati e passare al primo paragrafo successivo senza rientro. 2 Stefano Rota, di formazione sociologica, operatore, studente. Nel 2013 ha fondato l'Associazione Transglobal, sul cui sito gestisce il blog (Transblog), dove vengono pubblicati contributi di ricercatori e studiosi per l'approfondimento dei temi di cui l'Associazione stessa si occupa. Recentemente, ha curato La (in)traducibilità del mondo (Ombre Corte 2020) e contribuito alla stesura del Lessico della crisi e del possibile, a cura di Fabrice Olivier Dubosc (Seb27 edizioni, 2019).
Quaderni di Transglobal, 2018
Le pratiche di estrattivismo come operazioni di capitale. I vecchi e nuovi ambiti, i corpi e la n... more Le pratiche di estrattivismo come operazioni di capitale. I vecchi e nuovi ambiti, i corpi e la nuova frontiera della povertà
Quaderni di Transglobal, 2017
Subjectivity and identity play an important role in defining the physical and psychic placement o... more Subjectivity and identity play an important role in defining the physical and psychic placement of the migrant within the biopolitics dynamics of power, as well as they contribute to undestand the way he continuously evade them
Quaderni di Transglobal, 2017
Some training materials on how to get to a definition of interculture, passing through subject, p... more Some training materials on how to get to a definition of interculture, passing through subject, power, culture and multiculturalism
E' necessario definire l'identità? Quale può essere il contributo che questo esercizio può dare a... more E' necessario definire l'identità? Quale può essere il contributo che questo esercizio può dare alla compressione del fenomeno migratorio? Affrontare un tema così complesso comporta certamente dei rischi, ma consente di riflettere su una realtà che spesso si tende da più parti a generalizzare, con il rischio di vedere solo alcuni aspetti e non vederne, in filigrana, altri.
La "domanda" d'asilo assume un ruolo egemone tra la molteplicità di domande particolari che prove... more La "domanda" d'asilo assume un ruolo egemone tra la molteplicità di domande particolari che provengono oggi dal popolo migrante. Tale egemonia consente anzi di definire l'identità "popolare" che vi si esprime: il richiedente asilo. Secondo Laclau, questa identità appare come un "significante vuoto", perché, per rappresentare il tutto, deve sottrarre significato a quelle domande che di fatto la compongono. E' qui dove si gioca la tensione tra umanitarismo e politico su cui si innestano le politiche europee; recuperare la dimensione politica delle migrazioni consente di riempire di significato quell'identità popolare che eccede il suo elemento dominante, offrirgli una "pienezza che è costitutivamente assente".
Esiste un legame di forte continuità epistemologica tra cittadinanze postcoloniali e cittadinanze... more Esiste un legame di forte continuità epistemologica tra cittadinanze postcoloniali e cittadinanze postmigratorie. In entrambi i termini, il prefisso “post” non definisce un “oltre”, ma, al contrario, individua un momento costitutivo che continua a vivere, sia pur con caratteristiche e conseguenze differenti.
Il postcolonialismo definisce lo spazio geopolitico, sociale e culturale al cui interno le cittadinanze postmigratorie dispiegano modelli di agire che vanno dalla condizione di soggetto in sé, a quella “per altri”, fino alla costituzione di un soggetto per sé, come classifica Elster il percorso che conduce alla produzione di un’agency, a cui corrisponde una soggettività piena. I movimenti che ne conseguono rendono più che mai attuale e urgente il ripensamento degli schemi che sottendono alla costituzione del modello di cittadinanza che vige in Europa.
Riprendendo le osservazioni di Fanon sul concetto di riconoscimento articolato da Hegel come elem... more Riprendendo le osservazioni di Fanon sul concetto di riconoscimento articolato da Hegel come elemento determinante il rapporto padrone/schiavo, Wael Omar e Nick Rodrigo producono in questo secondo articolo un'interessante applicazione di quello stesso concetto alle strategie adottate dalla leadership palestinese, nella gestione del suo rapporto con lo stato d'Israele e con la comunità internazionale. Se questo costituisce già di per sé un valore aggiunto alla comprensione delle dinamiche che regolano tale rapporto, la lettura della sua evoluzione attraverso i cambiamenti lessicali pone al centro dell'attenzione del lettore un elemento molto forte: le pratiche discorsive come ambiti costituenti modalità di rappresentazione, creazione, cambiamento di identità, a cui corrispondono scelte strategiche che riposizionano il soggetto collettivo, sulla base di un parlato differente. L'eliminazione di alcuni termini che hanno condizionato fortemente la costituzione di un'identità nazionale tra i palestinesi, la cancellazione dal discorso ufficiale di elementi centrali nella loro storia dal 1948 in poi, sanciscono quello che è il nuovo ambito, il nuovo campo direbbe Bourdieu, al cui interno viene giocata la partita tra gli attori che si disputano il potere, simbolico e reale. Questa partita vede da un lato una leadership che ha scelto il riconoscimento da parte di Israele e della Comunità Internazionale come strategia, dall'altra la moltitudine dei " figli di Oslo " nei Territori Occupati che, sempre più lontana dalla prima, ribadisce nei fatti la centralità dell'azione contro quella che gli autori, citando Fanon, chiamano la " epidermizzazione razzista dell'oppresso ". Dal Sumud alla resa* Wael Omar (ed. Nick Rodrigo) Nel primo articolo sono stati esaminati la vita, i tempi e gli scritti di Frantz Fanon, con particolare attenzione al concetto di riconoscimento. Fanon, con grande abilità letteraria e capacità intellettuale, riuscì a salvare Hegel dal suo " sé " razzializzato e, quindi, utilizzare il rapporto dialettico padrone/schiavo elaborato da Hegel stesso all'interno di un apparato concettuale che rende esplicite le insidie della mentalità del neocolonialismo. Fanon affermava che le popolazioni colonizzate tendono a interiorizzare le immagini deridenti e caricaturali che vengono loro imposte: tali immagini, associate alle relazioni oggettive e strutturali, vengono riconosciute come " naturali ". Il colonialismo dei settlers agisce attraverso l'eliminazione dell'esistenza delle popolazioni indigene dal territorio. Solo a queste condizioni esso può funzionare. Al colonialismo non interessa lo sfruttamento degli indigeni, ma tende invece a produrre una totalità, sradicando ciò che costituisce la sua negazione, cioè l'esistenza di popoli indigeni, riducendoli a un'entità invisibile, una persona non grata [in italiano nel testo]. È per questo che l'impasse israelo-palestinese non dovrebbe essere vista come un evento particolare, ma piuttosto come una struttura che opera per l'eliminazione dei palestinesi autoctoni come entità. Il desiderio di riconoscimento nel colonizzato, che si sviluppa nei termini propri della struttura coloniale globale, può essere visto come una forma di misconoscimento, in quanto rafforza il predominio dell'oppressore. Cercando la sua legittimazione nella fonte stessa del dilemma, fa apparire il colonizzatore come il redentore finale: ''cioè a dire, costringerò l'uomo bianco a riconoscere che sono un essere umano ". In questa seconda delle quattro parti del saggio, vorrei delineare lo sviluppo storico-sociale del Movimento Nazionale Palestinese e della sua ricerca di riconoscimento. Scegliendo separatamente le varie tattiche adottate per il riconoscimento, espongo l'origine del capitale simbolico dell'attuale Intifada, dove il fallimento dell'attuale leadership palestinese ha costituito il maggior ostacolo ai fondamenti del riconoscimento palestinese.
La scelta di presentare questo articolo ha una duplice valenza: da un lato, il riconoscimento del... more La scelta di presentare questo articolo ha una duplice valenza: da un lato, il riconoscimento dell'assoluta attualità del pensiero di Frantz Fanon ogni qualvolta si vogliano porre in evidenza relazioni tra soggetti, alla cui base si possa individuare un chiaro discorso razziale. La seconda risiede nell'essere Fanon uno dei grandi intellettuali diasporici che, dalla fine dell'Ottocento fino ai nostri giorni, hanno contribuito in maniera determinante allo sviluppo degli studi postcoloniali. Ed è proprio da questo indissolubile intreccio tra discorso razziale e critica postcoloniale, a cui Fanon dà un contributo fondamentale con la propria formazione psicanalitica, soprattutto in chiave di definizione del concetto di identità, di riconoscimento (ma non solo), che la lettura del suo contributo offerta da Nick Rodrigo all'interpretazione di quanto accade in Israele e Palestina risulta particolarmente interessante, ma sarebbe più giusto dire in tutto lo scacchiere mediorientale. Se quello che si presenta in Palestina è definibile come una politica coloniale tout court, con tutte le caratteristiche che siamo abituati ad associare al rapporto tra entità coloniale ed entità colonizzata, è anche vero che quasi tutta l'area oggi definita genericamente come mondo islamico (come se fosse un corpo unico, indifferenziato al proprio interno) ha un passato di diretta colonizzazione, a cui R. J. C. Young in Postcolonial Remains riconduce storicamente l'emergere di un Islam radicale e delle sue forme più conosciute (lo scritto è del 2012, quindi non include Daesh), come " prodotto dialettico dell'interazione di lunga durata tra Islam e Occidente ". L'articolo qui tradotto è la prima parte di un lavoro articolato in quattro interventi che saranno pubblicati su Middle East Monitor.
Il fenomeno migratorio è uno degli elementi che connotano in modo più forte e chiaro la nostra co... more Il fenomeno migratorio è uno degli elementi che connotano in modo più forte e chiaro la nostra contemporaneità. Considerando gli ultimi venticinque anni di storia, corrispondenti alla "età delle migrazioni" in Italia, è possibile vedere l'intreccio indissolubile tra modelli migratori e storia sociale, politica, economica e culturale dell'Italia. Le tre interviste descrivono i tre modelli migratori che si sono succeduti dalla fine degli anni Ottanta a oggi, parlandoci di un tempo, quello dei migranti, che, in realtà, ci unisce in un'unica narrazione
Molti studiosi della condizione postcoloniale hanno descritto in modo compiuto e assolutamente co... more Molti studiosi della condizione postcoloniale hanno descritto in modo compiuto e assolutamente condivisibile la forma che assume la cittadinanza nel nostro tempo contemporaneo. Il punto di partenza è dato dall'assunto che la fitta e variegata rete di relazioni che definisce i rapporti tra le diverse aree del pianeta globalizzato, così come all'interno di ciascuna di queste, si colloca in una linea di diretta continuità con quelle reti governamentali politiche, economiche e culturali che hanno costituito e tracciato (in tutti i sensi) la forma del mondo nell'era coloniale. Viene individuata, quindi, nella struttura piramidale e frammentata della cittadinanza, a poliedrica esclusione, o a differenziata inclusione (Mezzadra e Neilson, 2015), che si dispiega all'interno di questo contesto e quelle relazioni, l'elemento costituente la cittadinanza postcoloniale . Come ci hanno spiegato gli stessi studiosi, il "post" non sta a indicare il superamento di una condizione relegabile a un passato che non ha più attinenza con il nostro presente, ma, al contrario, l'assenza del trattino tra prefisso e aggettivo serve a sottolineare proprio la continuità di cui si è detto prima. Una precisazione questa che credo possa essere utile anche nell'interpretazione di quanto vorrei provare a discutere tra poco.
Laurie Taylor, giornalista della BBC e ideatore del programma radiofonico "Thinking allowed", ha ... more Laurie Taylor, giornalista della BBC e ideatore del programma radiofonico "Thinking allowed", ha intervistato nel marzo 2011 Stuart Hall, una delle personalità del mondo accademico di maggior rilievo del secolo scorso. L'intervista, riproposta nel febbraio 2014 (una settimana dopo la morte di Hall), riesce a mettere in evidenza i tratti salienti del pensiero del sociologo giamaicano, pur nella parziale, e comunque sempre gradevole, leggerezza che un'intervista radiofonica necessariamente comporta, attraverso una chiara illustrazione dei temi su cui Hall ha maggiormente insistito nei suoi cinquant'anni di intensa attività e senza mai perdere di vista la stringente attualità.
Conference Presentations by Stefano Rota
"we are here because you were there", 2020
L'intervento intende focalizzarsi sul rapporto tra migranti e mercato del lavoro, attraverso la p... more L'intervento intende focalizzarsi sul rapporto tra migranti e mercato del lavoro, attraverso la presentazione di alcuni concetti che descrivono in maniera convincente la centralità delle migrazioni e le specificità del soggetto migrante per interrogare e comprendere il nostro presente. Si intende discutere, quindi, la condizione postcoloniale come ambito di riferimento globale al cui interno interpretare movimenti, suddivisioni, striature e sovrapposizioni socio-territoriali, temporali, culturali. D'altro lato, si vuole porre l'attenzione su quelle caratteristiche del soggetto migrante che consentono di parlare di cittadinanze postmigratorie. Il suffisso "post" indica, così come anche nel caso precedente, non il superamento di una condizione, ma piuttosto la sua riproduzione, sia pur all'interno di contesti differenti, materiale e allo stesso tempo esistenziale, ma tutt'altro che cristallizzata. Gli argomenti presentati saranno accompagnati da stralci di interviste realizzate tra il 2014 e il 2017 a Roma. Si intende inoltre porre l'attenzione sul significato attuale di cittadinanza, sulle molteplici stratificazioni che ne compongono la struttura e la sua dimensione "reale", come restituzione chiara delle pratiche discorsive che ci costituiscono come soggetti che possono essere "parlati". Nella parte finale dell'intervento si pone l'accento sul concetto di "inclusione differenziale", saldandolo a quanto esposto in precedenza. Questo consente, da un lato, di contestualizzare alcuni dati recentemente raccolti sulle dinamiche della domanda di lavoro "straniero" in Liguria e, dall'altro, offrire, attraverso il concetto di "concatenamento macchinico", una lettura più ampia del fenomeno, una volta sottratta al determinismo oppositivo domanda-offerta. Nota: I tempi logicamente ristretti di presentazione della relazione hanno resa necessaria la trasposizione nelle note di alcuni elementi descrittivi di quanto esposto nel testo. Queste sono da intendersi parte integrante della relazione nella sua versione scritta. Innanzi tutto desidero rivolgere un sentito ringraziamento al prof. Boerchi per avermi coinvolto in questa importante iniziativa. Vorrei iniziare presentando in modo molto sintetico il rapporto coestensivo tra migrazioni e postcolonialismo. A tale rapporto si riferisce il titolo di questo mia relazione che, come sempre accade quando le intelligenze, le sensibilità, le potenze vitali vogliono esprimersi in modo immediato e direi anche performativo, sintetizza in modo perfetto decenni di studi e ricerche. Si tratta di una scritta che lessi su un muro di Brixton, a Londra, verso la metà degli anni Ottanta: "We are here because you were there".
Books by Stefano Rota
La figura di sé, 2024
Il rapporto uomo-macchina che si delinea nell'Intelligenza Artificiale porta con sé un necessario... more Il rapporto uomo-macchina che si delinea nell'Intelligenza Artificiale porta con sé un necessario ripensamento della "forma" al cui interno si delinea il sapere. Partendo dalle riflessioni di Deleuze che hanno messo in successione la forma-dio, la forma-uomo e quella che definisce la forma-superuomo. si prova in queste pagine, attingendo anche dalle riflessioni di altri pensatori, a indagare quale sia la forma che AI produce e come pensarci, antagonisticamente, al suo interno.
L'intero volume scaricabile a questo link: https://www.altraparolarivista.it/2024/05/16/altraparola-n-10-la-figura-di-se/
La fabbrica del soggetto. Ilva 1958 - Amazon 2021, 2023
Cosa tiene insieme l'esperienza di un lavoratore dell'Ilva-Italsider a fine anni Cinquanta con qu... more Cosa tiene insieme l'esperienza di un lavoratore dell'Ilva-Italsider a fine anni Cinquanta con quella di un lavoratore/trice di Amazon nel 2021, oltre al fatto di essere collocati nella stessa area urbanistica di Genova con più di sessant'anni nel mezzo? Un susseguirsi di continuità e discontinuità, che mettono in evidenza un elemento centrale: "nel corso della loro storia, gli uomini non hanno mai smesso di costruire se stessi, cioè di dislocare continuamente la loro soggettività, di costituire una serie infinita e molteplice di diverse soggettività, che non finiscono mai e che non ci pongono mai di fronte a qualcosa che sarebbe l'uomo" (Da un’intervista di Ducio Trombadori a M. Foucault)
La (in)traducibilità del mondo. Attraversamenti e confini della traduzione, 2020
L'introduzione al volume con scritti di Daniela Angelucci, Federica Giardini, Iain M. Chambers, F... more L'introduzione al volume con scritti di Daniela Angelucci, Federica Giardini, Iain M. Chambers, Fabrice O. Dubosc, Sandro Mezzadra e Naoki Sakai
Uploads
Papers by Stefano Rota
Il postcolonialismo definisce lo spazio geopolitico, sociale e culturale al cui interno le cittadinanze postmigratorie dispiegano modelli di agire che vanno dalla condizione di soggetto in sé, a quella “per altri”, fino alla costituzione di un soggetto per sé, come classifica Elster il percorso che conduce alla produzione di un’agency, a cui corrisponde una soggettività piena. I movimenti che ne conseguono rendono più che mai attuale e urgente il ripensamento degli schemi che sottendono alla costituzione del modello di cittadinanza che vige in Europa.
Conference Presentations by Stefano Rota
Books by Stefano Rota
L'intero volume scaricabile a questo link: https://www.altraparolarivista.it/2024/05/16/altraparola-n-10-la-figura-di-se/
Il postcolonialismo definisce lo spazio geopolitico, sociale e culturale al cui interno le cittadinanze postmigratorie dispiegano modelli di agire che vanno dalla condizione di soggetto in sé, a quella “per altri”, fino alla costituzione di un soggetto per sé, come classifica Elster il percorso che conduce alla produzione di un’agency, a cui corrisponde una soggettività piena. I movimenti che ne conseguono rendono più che mai attuale e urgente il ripensamento degli schemi che sottendono alla costituzione del modello di cittadinanza che vige in Europa.
L'intero volume scaricabile a questo link: https://www.altraparolarivista.it/2024/05/16/altraparola-n-10-la-figura-di-se/