Papers by Maria Cristina Riffero
Nel 1946, il materiale di argomento musicale, conservato presso la Biblioteca Civica del capoluog... more Nel 1946, il materiale di argomento musicale, conservato presso la Biblioteca Civica del capoluogo torinese, venne posizionato in sede autonoma monotematica. Nel 1968, la famiglia del Professor Andrea Della Corte arricchì la collezione preesistente con la donazione della Biblioteca di più di 15.000 volumi, appartenuta allo studioso, deceduto nel marzo di quell'anno, unitamente all'archivio del musicologo, base importante dei suoi studi e del suo lavoro. Grazie a questo importante lascito, il patrimonio librario e archivistico musicale del Comune di Torino, poi allocato nella villa barocca detta la Tesoriera, ebbe denominazione Biblioteca Musicale Andrea Della Corte. Lo studioso partenopeo, docente sia all'Università che al Conservatorio di Torino e argomentatore di questioni musicali per il quotidiano La Stampa, in un arco temporale di quasi cinquant'anni, dal 1919 al 1967, e collaboratore, anche, di altre testate giornalistiche, pervenne al mondo della musicologia e della storiografia musicale da studi giuridici che non gli preclusero di diventare il rinnovatore del pensiero musicologico italiano e il formatore di altri studiosi.
Una fiaba può avere diversi modi in cui essere raccontata, a seconda del popolo di cui è diventat... more Una fiaba può avere diversi modi in cui essere raccontata, a seconda del popolo di cui è diventata patrimonio tradizionale e, nel suo approdare sulle scene teatrali, può presentare diversi modi di rappresentazione scenica, a seconda di chi è l'allestitore e della tipologia di teatro a cui è destinata, pur mantenendo sempre intatto il nucleo originale su cui la storia è stata costruita e si è trasmessa attraverso innumerevoli stati e culture e svariate generazioni di persone. Così è della fiaba mito di Cenerentola che dalla penna di Charles Perrault è passata a quella dei fratelli Grimm ed è approdata al teatro di melodramma in modo fascinoso con Gioacchino Rossini e Jules Massenet e nel teatro di danza grazie alla creazione musicale di Sergej Prokof'ev e questa versione coreutica, oltre che essere allestita con le più diverse coreografie, dalle più classiche alle più moderne, nel teatro di danza con le scarpette, è giunta ad essere coreografata per il ballo con pattini da ghiaccio dal fiabesco corpo coreutico del Balletto su ghiaccio di San Pietroburgo che, nei giorni precedenti il Natale, ha portato sul palcoscenico del genovese Teatro Carlo Felice, ricoperto di ghiaccio, una originale e quanto mai fiabesca versione di Cenerentola che rivisita, pur restando legata al testo di Perrault, con alcune modifiche veramente deliziose e magiche, la fiaba senza tempo dell'autore francese. L'ambientazione temporale del balletto, per costumi ed acconciature, si può dire essere nella Francia tra il Seicento ed il Settecento, all'epoca dello splendore del regno di Luigi XIV e dei suoi successori, periodo di lusso e sfarzo terminato con lo scoppio della Rivoluzione Francese nel 1789. Charles Perrault, l'estensore della fiaba nella sua versione francese, visse infatti nel Seicento e svolse incarichi per il governo reale, infatti, nel 1672 divenne il controllore generale per i palazzi del re ma nel 1683 decise di lasciare gli impegni pubblici e di dedicarsi alla passione che aveva coltivato fin dalla più giovane età, ovvero la letteratura e così, nel 1695, pubblicava le prime tre fiabe in versi e nel 1697 le otto fiabe in prosa, unite alle prime tre in versi, in un volume che reca il titolo Storie e racconti del tempo che fu che dedicò alla nipote di Luigi XIV e li pubblicò sotto il nome di Pierre Darmancour, pseudonimo letterario che in realtà era il nome del suo figlio minore. Di queste otto fiabe in prosa fa parte Cenerentola che presenta come titolo originale Cenerentola o la scarpetta di vetro. Nel balletto si vede che Cenerentola vive in casa con la matrigna e le due figlie di lei, le quali perennemente maltrattano e sottopongono ai lavori più duri ed umilianti la giovane, bella e di buon cuore, Cenerentola. Nella fiaba francese la ragazza è figlia di un gentiluomo che in seconde nozze ha sposato una vedova assai superba, madre di due figlie, le tre donne entrate nella nuova casa maltrattavano nei più svariati modi Cenerentola, senza che la ragazza osasse lamentarsi con il padre per le angherie ingiustamente subite, perché ella sapeva che il padre non aveva il coraggio per opporsi alle decisioni della sua nuova moglie e con questo carattere assai debole concordava con lei in tutto, anche nel severo ed ingiusto trattamento da infliggere alla sua vera figlia e, quindi, Cenerentola era conscia che il padre non l'avrebbe mai difesa contro la nuova moglie, le sue figlie e la loro infinita superbia, che le portava a comportarsi in modo insolente e capriccioso. Nella fiaba danzata Cenerentola non ha più il padre. La ragazza, orfana e maltrattata dalle altre tre donne di casa, passa il suo tempo, quando non deve sbrigare i pesanti lavori domestici, seduta sulle ceneri calde del camino e da qui le era derivato il suo soprannome che dà il titolo alla fiaba, "Cul-cendrion o cul di ceneri", da cui deriva Cenerentola e per camera le era stata destinata una parte della soffitta, dove aveva sede il granaio, in cui era stato collocato il pagliericcio, quale letto per la giovane. Nel balletto, il momento più fascinoso di questa prima parte della fiaba si ha quando la ragazza, maltrattata dalla matrigna e dalle sorellastre, che hanno due diversi gradi di cattiveria e capricci verso la graziosa giovane che mai si scompone delle loro impertinenze, si consola, rimasta sola nella cucina che è il suo vero regno, danzando con gli utensili e gli arredi della stessa che lei accudisce con amore, come se fossero realtà animate e queste le ricambiano l'affetto. Si vede dunque Cenerentola volteggiare con la scopa, il fuoco del camino o le fiaccole del lampadario, il bollitore dell'acqua per la cucina e con la teiera, le stoviglie, le brocche ed anche con l'orologio a pendolo, che nella vicenda di Cenerentola ha grande importanza, con i suoi rintocchi che scandiscono la Mezzanotte ed interrompono la magia della sua presenza alla festa da ballo reale, quale splendida dama. Tutti questi oggetti, di per sé inanimati, che però sono vivi per Cenerentola, che si prende cura di loro ogni giorno nello sbrigare le sue faccende domestiche e sono per lei come amici e confidenti di tutti i suoi dolori, interrompono la danza, tornando a sedimentarsi nella loro immobilità di oggetti, quando le altre tre donne di casa, prive di anima e, quindi, incapaci di scoprire l'anima delle cose, anche di quelle inanimate, dato che, nella loro superbia, non sono in grado di relazionarsi neanche con gli altri esseri umani, giungono in cucina per sottoporre Cenerentola a qualche nuova fatica.
Fedora è un ruolo pensato per una grande protagonista femminile fin dall'esordio del dramma nel t... more Fedora è un ruolo pensato per una grande protagonista femminile fin dall'esordio del dramma nel teatro di prosa, perché il creatore del personaggio della principessa russa, divisa tra odio e amore, Victorien Sardou, pensò a Sarah Bernhardt come prima interprete del ruolo a Parigi il 12 Dicembre 1882 ed in Italia fu Eleonora Duse a rendere celebre tra il pubblico Fedora dalla sua prima creazione del ruolo al Teatro Valle di Roma, dopo che Giovanni Emmanuel, al Teatro Carignano di Torino nel 1883, aveva allestito il titolo dell'autore francese ponendo il personaggio del conte Loris, che egli interpretava, come protagonista della vicenda anziché, come è nella realtà del dramma, quale antagonista amato/odiato dall'eroina Fedora. A Genova il 21 Marzo 2015 grande protagonista del ruolo, nella versione in musica della vicenda creata da Umberto Giordano per il Teatro Lirico di Milano il 17 Novembre 1898, fu Daniela Dessì che entrò, con questa sua interpretazione, nel novero delle cantanti di riferimento antologico per il ruolo di Fedora, che era stato creato a Milano per la Soprano Gemma Bellincioni mentre nelle prime riprese del dramma in musica a Parigi ed a New York l'interprete del ruolo fu, l'allora definita come la più bella donna del mondo, la Soprano Lina Cavalieri mentre il ruolo di Loris fu pensato per il Tenore Enrico Caruso mentre nella edizione genovese del 2015 Loris era Fabio Armiliato che per problemi di salute non poté sostenere la prima del dramma e si dovette sostituirlo all'ultimo momento con un altro interprete ma, pare che, il Tenore spesso si desse malato quando doveva affrontare uno spettacolo nel teatro lirico genovese e ciò era assai poco gradito al pubblico della capitale ligure. E' vero, anche, che alla prime della stagione teatrale 2014/2015 del Teatro Carlo Felice il meteo non aiutava in modo particolare la salute degli artisti e la presenza del pubblico in sala, perché tutte erano state caratterizzate da giornata di pioggia assai intensa e da una forte umidità che poteva essere causa di raffreddamenti e problemi vocali per i cantanti ed anche per gli spettatori. La regista dell'edizione genovese fu Rosetta Cucchi che pose in scena un mimo ad impersonare Loris anziano il quale rivive, come in un flash back, la sua vicenda umana e sentimentale con Fedora. Questo mimo, Loris anziano, era: "Sempre presente a lato del proscenio... invecchiato e triste... sfoglia un vecchio album di foto tra un bicchiere e l'altro", magari concedendosi anche il lusso di una sigaretta ma il mimo non sempre è il giusto alter ego fisico di chi interpreta vocalmente il ruolo, dunque in questo caso di Loris, e ciò crea delle disarmonie visive nel contesto scenico. Inoltre, in questa regia, sullo sfondo c'erano proiezioni di immagini ed anche una inserzione sonora di registrazioni radiofoniche relative ad eventi bellici che però interferivano con l'esecuzione orchestrale, anche perché in origine le uniche inserzioni sonore particolari presenti nella Fedora di Umberto Giordano sono lo squillo del campanello elettrico suonato dalla protagonista stessa che nel primo atto, ambientato a San Pietroburgo, si annuncia in questo modo giungendo in visita alla casa del suo promesso sposo Vladimiro ed il suono del campanello della bicicletta nel terzo atto del dramma ambientato in Svizzera. E nelle vicende originali della Fedora di Sardou e di quella di Umberto Giordano non si parla di alcuna situazione bellica, si citano, però, i gruppi di cospiratori politici alla ricerca di riforme sociali nella Russia zarista che Fedora pensava fossero stati gli autori dell'assassinio del suo amato Valdimiro.
Nel 1991 erano venti anni che dalla stagione del Teatro Comunale di Firenze mancava Cavalleria Ru... more Nel 1991 erano venti anni che dalla stagione del Teatro Comunale di Firenze mancava Cavalleria Rusticana di Pietro Mascagni. Vent'anni prima la si era allestita nel connubio, divenuto quasi un classico di presentazione su palcoscenico, insieme con I Pagliacci di Ruggero Leoncavallo. Invece, in questa riproposta dell'opera del musicista livornese, nella stagione del Teatro Comunale, inscenata al Teatro Verdi, perché il Teatro Comunale era chiuso, in quanto sottoposto a lavori di bonifica dall'amianto, il lavoro di Pietro Mascagni fu presentato nell'insolita combinazione con il balletto La Giara nato sulle musiche di Alfredo Casella. La direzione d'orchestra, dei due spettacoli della serata fiorentina, era affidata alla bacchetta di Gianandrea Gavazzeni. E, se la resa musicale delle due creazioni fu perfetta e sicura sotto la bacchetta del Maestro Gavazzeni, non così si poté dire della resa scenica dei due spettacoli. Infatti, nell'allestire sulla scena questa nuova edizione di Cavalleria Rusticana si era fatto molto uso del colore nero e non si capiva bene il perché di questa cupa scelta cromatica, in quanto, nonostante la sua tragica conclusione, la vicenda ha una ambientazione solare, in Primavera, con la natura che ritorna alla vita ed alla fioritura e, sia la musica che le parole del testo, sono un inno al rigoglio vitale dei campi e della vegetazione che rinasce dopo l'Inverno. Il balletto, invece, fu ricreato da Enzo Cosimi e per inscenarlo fu scelto di mettere come sfondo scenico un sipario dipinto dall'artista siciliano Renato Guttuso, a parte questo tocco di sicilianità, per il resto il balletto riallestito risultava essere una creazione di danza dal sapore espressionista, che poco aveva a spartire con il racconto e con la commedia originale di impronta rurale e gioiosa, sebbene con una punta di onnipresente malinconia, ideati dalla creatività di Luigi Pirandello e dai quali la vicenda del balletto era derivata negli Anni Venti del Novecento. In questa nuova resa coreografica della vicenda si perdeva anche il rapporto corretto esistente tra ciò che si vedeva danzato sulla scena e la musica creata dal torinese Alfredo Casella. Al di là di questa non positiva realizzazione visiva dei due spettacoli, la scelta insolita di unire nella stessa serata queste due creazioni artistiche era derivata dal desiderio di offrire al pubblico fiorentino la possibilità di confrontare come un musicista della corrente cosiddetta verista, Pietro Mascagni ed un musicista della successiva corrente definita Generazione dell'Ottanta, Alfredo Casella, vedessero ed interpretassero il mondo della Sicilia rurale nella loro musica, traendo lo spunto da storie agresti siciliane nate in origine dalle penne di Giovanni Verga e di Luigi Pirandello, due letterati siciliani che, come i due musicisti protagonisti della serata fiorentina, appartenevano a due generazioni differenti e, pur partendo da matrici comuni e dalla comune sicilianità di nascita, avevano un modo diverso di approcciarsi ai temi della ruralità dell'isola natale. I due musicisti, nati a venti anni di distanza tra loro, mentre tra i due letterati le date di nascita differivano tra loro di ben ventisette anni, rappresentano due tendenze diverse della musica colta italiana della loro epoca. Il compositore livornese, cresciuto in un clima culturale in cui il vertice della musica colta italiana era quella creata per il melodramma, prese come base per la sua creazione teatrale un testo letterario e lo mise in musica affidando lo svolgimento della vicenda, oltre che alla forza del commento sonoro delle note, anche alla forza dominante delle parole e della sofferenza degli uomini che solo la voce umana può esprimere con grande intensità di dolore, se anche l'Intermezzo presente nel dramma è un sublime momento di sola e pura musica sinfonica.
Sono il Podere del Kaos, l'edificio arroccato sulla scogliera che domina l'azzurro Mare Africano,... more Sono il Podere del Kaos, l'edificio arroccato sulla scogliera che domina l'azzurro Mare Africano, in cui nacque, cadendo da una stella, il più grande, per me che gli sono stato culla natale, drammaturgo di ogni tempo, Luigi Pirandello. Io sono la memoria in pietra dei suoi esordi nell'arte, sia come autore per il teatro che come pittore. Oggi sono, inoltre, il vigile custode delle sue ceneri, da che, ritornato ad essere polvere, come quella delle stelle da cui era disceso sulla terra, è diventato parte del masso di porosa pietra ocra che domina la scogliera a picco sul mare e che riposava all'ombra di un antico pino, che le forze ostili e furiose della natura da alcuni anni hanno spezzato, togliendo il riposo ombroso alle ceneri dl mio prestigioso nato. Sono ciò che rimane di sempre e concretamente visibile della scenografia del balletto che fu ricalcato sul racconto e sulla commedia teatrale, nel dialetto della mia terra, del mio Luigi, il monoatto La Giara, quando la spiritosa storia agreste fu portata per la prima volta su di un palcoscenico di danza a Parigi, nel Novembre del 1924. Lo scenografo di quella produzione, il celebre Giorgio De Chirico, nel raffigurare il podere della campagna girgentana, in cui è ambientata la vicenda, dipinse proprio me o una casa rustica che molto mi somiglia e la similitudine è sia nell'architettura che nel colore dei muri e per la presenza della scalinata esterna di accesso al piano superiore e, nella scena dipinta dall'artista, si intravede, anche, un' ombra, che è il profilo di un albero, quasi un rimando al pino dominatore
Non so che cosa sarà di me in futuro.
Siberia fu, tra tutte le sue creazioni per il teatro musicale, la preferita di Umberto Giordano, ... more Siberia fu, tra tutte le sue creazioni per il teatro musicale, la preferita di Umberto Giordano, l'opera che si portò nel cuore lungo tutto il suo percorso artistico ed umano. L'opera in oggetto fu molto amata in Francia, dove il pubblico e la critica normalmente poco amava le creazioni della Giovane Scuola Italiana e, nel 1905, a Parigi fu rappresentata al Grand Opera che aveva ammesso Giuseppe Verdi come ultimo musicista italiano a rappresentare nel tempio del teatro musicale francese le sue creazioni artistiche. Gabriel Fauré, che assistette a questa rappresentazione, disse che Siberia era il miglior prodotto operistico creato dai musicisti della cosiddetta, e già citata, Giovane Scuola Italiana e, nella sua recensione musicale all'opera sulle colonne del Le Figaro, scrisse: "Il secondo atto si collocherà fra le pagine più singolari ed accattivanti che possa offrire la moderna musica drammatica". Per la ripresa al Teatro alla Scala, dove il dramma aveva debuttato, nella prima versione, nel Dicembre 1903, il 5 Dicembre 1927, la storia narrata dal libretto fu presentata in una nuova versione, in cui furono eliminati dei personaggi e ritoccate delle situazioni sceniche e, in questa nuova
Olivier Messiaen, all'età di ventisei anni e ispirato dalla natura e dal paesaggio montuoso che c... more Olivier Messiaen, all'età di ventisei anni e ispirato dalla natura e dal paesaggio montuoso che circonda la città di Grenoble, scrisse un ciclo di musica per organo dal titolo La Natività del Signore che segnò, per il musicista, l'ingresso nel suo periodo di maturità artistica e, per la musica d'organo, il superamento del concetto di modernità di creazioni per lo strumento, che fino a quel momento vedeva la sua massima espressione di novità nella musica organistica di Cesar Franck.
Milano, Rotonda della Besana, fine Novembre 1889.
Uploads
Papers by Maria Cristina Riffero