I l volume raccoglie gli Atti del Seminario di studio dedicato al Mio Carso di Scipio Slataper te... more I l volume raccoglie gli Atti del Seminario di studio dedicato al Mio Carso di Scipio Slataper tenutosi a Udine nel 2012, in occasione del centenario della pubblicazione, nel 1912, nei «Quaderni della Voce», proprio del Mio Carso, opera rappresentativa di quella letteratura triestina che agli inizi del Novecento da manifestazione periferica e marginale, e per di più attardata, della letteratura nazionale non solo colma il ritardo nei suoi confronti ma ne diviene addirittura l'avanguardia. Nei contributi qui presentati, opera di studiosi giovani e meno giovani, di ogni parte d'Italia
Ricca e molteplice fu l\u2019attivit\ue0 di traduttore di Pindemonte, dai moderni (specie dagli i... more Ricca e molteplice fu l\u2019attivit\ue0 di traduttore di Pindemonte, dai moderni (specie dagli inglesi), ma soprattutto dai classici, latini e greci (il cui apice costituisce notoriamente la versione dell\u2019Odissea), attivo in quella Verona che nel Settecento fu fucina di traduzioni e capitale del partito della \uabfedelt\ue0\ubb all\u2019originale, secondo un\u2019idea di traduzione elaborata da Scipione Maffei, alfiere e riconosciuta autorit\ue0 del classicismo veronese. L\u2019idea di traduzione di Pindemonte mostra un progressivo affrancamento da un modello autorevolissimo, e fortemente condizionante se non vincolante in altri apprezzabili traduttori veronesi, quale fu appunto Maffei, da lui peraltro assunto con discrezione, il cui approdo, ponderato e convinto, fu un\u2019idea di traduzione come ricreazione, consentanea a quella di Cesarotti e di Monti
Il contributo si sofferma, nella prima parte, sulle esperienze degli anni giovanili di Ippolito P... more Il contributo si sofferma, nella prima parte, sulle esperienze degli anni giovanili di Ippolito Pindemonte, culminate nel grand tour compiuto tra il 1788 e il 1791, in Svizzera, Francia, Inghilterra, Germania. Quelle esperienze ci restituiscono un ritratto dell\u2019autore veronese ben diverso da quello vulgato, caratterizzato dal moderatismo politico e dal virtuoso cattolicesimo della senilit\ue0, e ce lo mostrano implicato in movimentate relazioni sentimentali, aperto ai fermenti innovatori della cultura europea, spregiudicato nelle posizioni politiche e nelle frequentazioni, massoniche quando non giacobine. Nella seconda parte, lo studio rivisita il manoscritto autografo delle Memorie sopra alcuni dei suoi viaggi, conservato alla Biblioteca Civica di Verona, che accosta alla secchezza degli appunti, propri del calepin, pagine pi\uf9 distese ed elaborate, gi\ue0 impostate narrativamente e caratterizzate da un ampio utilizzo delle fonti, specie i Voyages dans les Alpes di Horace-B\...
Ilvano Caliaro d'annunzio «notturno» Entrata l'Italia in guerra il 24 maggio 1915, il 19 giugno G... more Ilvano Caliaro d'annunzio «notturno» Entrata l'Italia in guerra il 24 maggio 1915, il 19 giugno Gabriele d'Annunzio, con il grado di tenente dei Lancieri di Novara, si arruola volontario, e la sera del 18 luglio giunge a Venezia, 1 dopo aver ottenuto dal generale Luigi Cadorna, capo di stato maggiore dell'esercito italiano, «ampia facoltà di correre su tutta la fronte di battaglia», e dal ministro della Marina la promessa di lasciarlo «prender parte a movimenti e combattimenti di navi». 2 A Venezia D'Annunzio alloggia dapprima al «Danieli», ma nella seconda metà di ottobre va ad abitare nella Casa rossa, di proprietà dell'amico Fritz Hohenlohe, di cui era il rifugio sul Canal Grande, abbandonato allo scoppio della guerra. La Casa rossa, per il suo nuovo illustre inquilino inviso agli austriaci, diviene presto bersaglio dei bombardamenti nemici, dai quali rimane però miracolosamente illesa. Ma, eccetto l'angoscioso periodo della lotta contro la cecità, dalla fine di febbraio al settembre 1916, e quello compreso tra gli ultimi mesi di guerra, in cui ha il comando della squadriglia «San Marco», a San Nicolò al Lido, e la partenza per Fiume, nel settembre 1919, D'Annunzio risiede saltuariamente a Venezia. Altra sua dimora di guerra è a Padova, ospite, dalla fine del 1917, della contessa Cia Giusti Cittadella nell'antico palazzo gentilizio di via San Fermo, divenuto anch'esso obiettivo, come la Casa rossa e per il medesimo motivo, degli aerei austriaci. Da Venezia, dopo il suo arrivo, da sùbito e quasi senza tregua, D'Annunzio parte per le più rischiose imprese di guerra nei cieli e sul mare. Ma il 16 gennaio 1916, in un violento e forzato ammaraggio nelle acque di Grado, egli batte la tempia e il sopracciglio destro contro la mitragliatrice. Rimane quasi cieco per qualche ora; ciononostante il giorno dopo, con l'occhio destro leso, vola su Trieste. Non ne fa parola con gli estranei, mentre alla figlia Renata dice di vedere «una (1) Cit. in G. Damerini, D'Annunzio e Venezia, Milano, Mondadori, 1943, p. 130. Il libro di Damerini è la fonte prima dei rapporti tra D'Annunzio e la città «anadiomene». (2) Ivi, p. 131.
Alcune citazioni di varia estrazione, poste in un certo ordine, potrebbero configurare l'itinerar... more Alcune citazioni di varia estrazione, poste in un certo ordine, potrebbero configurare l'itinerario conoscitivo di Carlo Michelstaedter, sino a quello che a taluni è apparso il logico, ineluttabile, approdo: «conoscerete la verità e la verità vi farà liberi»; 1 «Quanta verità può sopportare, quanta verità può osare un uomo?»; 2 «l'albero della conoscenza non è l'albero della vita»; 3 «Ho raggiunto, credo, la pienezza dell'impiego della ragione. Ed è per questo che mi ucciderò». 4 Michelstaedter fece certo uso pieno, e intransigente, della ragione, ma questa gli fu luce che vede un'altra luce: se gli svelò la verità dell'uomo, creatura smarrita nell'oscurità del suo esistere finito e deficiente, lo incitò anche, di conseguenza, a ricercare un valore che possa giustificare la vita. Egli respinse quindi il «sapere pel sapere», 5 il sapere che non serve per vivere una vita autentica, e del sapere di cui disponeva ha fatto un uso vitale, a tal fine. 6
Una diversa identità: Carlo Michelstaedter Riassunto: Nella periferica e tranquilla provincia asb... more Una diversa identità: Carlo Michelstaedter Riassunto: Nella periferica e tranquilla provincia asburgica di Gorizia, lontana dai luoghi di elaborazione e circolazione della raffinata cultura mitteleuropea, un giovane ebreo assimilato, Carlo Michelstaedter, è alla ricerca della sua identità, non sotto l'aspetto dell'appartenenza ad un gruppo nazionale bensì come conquista di una propria individualità, cioè di un'esistenza sottratta alla necessità e alla determinazione, come proposizione di nuovi valori, alternativi a quelli imposti dalla società in cui si trova a vivere.
I l volume raccoglie gli Atti del Seminario di studio dedicato al Mio Carso di Scipio Slataper te... more I l volume raccoglie gli Atti del Seminario di studio dedicato al Mio Carso di Scipio Slataper tenutosi a Udine nel 2012, in occasione del centenario della pubblicazione, nel 1912, nei «Quaderni della Voce», proprio del Mio Carso, opera rappresentativa di quella letteratura triestina che agli inizi del Novecento da manifestazione periferica e marginale, e per di più attardata, della letteratura nazionale non solo colma il ritardo nei suoi confronti ma ne diviene addirittura l'avanguardia. Nei contributi qui presentati, opera di studiosi giovani e meno giovani, di ogni parte d'Italia
Ricca e molteplice fu l\u2019attivit\ue0 di traduttore di Pindemonte, dai moderni (specie dagli i... more Ricca e molteplice fu l\u2019attivit\ue0 di traduttore di Pindemonte, dai moderni (specie dagli inglesi), ma soprattutto dai classici, latini e greci (il cui apice costituisce notoriamente la versione dell\u2019Odissea), attivo in quella Verona che nel Settecento fu fucina di traduzioni e capitale del partito della \uabfedelt\ue0\ubb all\u2019originale, secondo un\u2019idea di traduzione elaborata da Scipione Maffei, alfiere e riconosciuta autorit\ue0 del classicismo veronese. L\u2019idea di traduzione di Pindemonte mostra un progressivo affrancamento da un modello autorevolissimo, e fortemente condizionante se non vincolante in altri apprezzabili traduttori veronesi, quale fu appunto Maffei, da lui peraltro assunto con discrezione, il cui approdo, ponderato e convinto, fu un\u2019idea di traduzione come ricreazione, consentanea a quella di Cesarotti e di Monti
Il contributo si sofferma, nella prima parte, sulle esperienze degli anni giovanili di Ippolito P... more Il contributo si sofferma, nella prima parte, sulle esperienze degli anni giovanili di Ippolito Pindemonte, culminate nel grand tour compiuto tra il 1788 e il 1791, in Svizzera, Francia, Inghilterra, Germania. Quelle esperienze ci restituiscono un ritratto dell\u2019autore veronese ben diverso da quello vulgato, caratterizzato dal moderatismo politico e dal virtuoso cattolicesimo della senilit\ue0, e ce lo mostrano implicato in movimentate relazioni sentimentali, aperto ai fermenti innovatori della cultura europea, spregiudicato nelle posizioni politiche e nelle frequentazioni, massoniche quando non giacobine. Nella seconda parte, lo studio rivisita il manoscritto autografo delle Memorie sopra alcuni dei suoi viaggi, conservato alla Biblioteca Civica di Verona, che accosta alla secchezza degli appunti, propri del calepin, pagine pi\uf9 distese ed elaborate, gi\ue0 impostate narrativamente e caratterizzate da un ampio utilizzo delle fonti, specie i Voyages dans les Alpes di Horace-B\...
Ilvano Caliaro d'annunzio «notturno» Entrata l'Italia in guerra il 24 maggio 1915, il 19 giugno G... more Ilvano Caliaro d'annunzio «notturno» Entrata l'Italia in guerra il 24 maggio 1915, il 19 giugno Gabriele d'Annunzio, con il grado di tenente dei Lancieri di Novara, si arruola volontario, e la sera del 18 luglio giunge a Venezia, 1 dopo aver ottenuto dal generale Luigi Cadorna, capo di stato maggiore dell'esercito italiano, «ampia facoltà di correre su tutta la fronte di battaglia», e dal ministro della Marina la promessa di lasciarlo «prender parte a movimenti e combattimenti di navi». 2 A Venezia D'Annunzio alloggia dapprima al «Danieli», ma nella seconda metà di ottobre va ad abitare nella Casa rossa, di proprietà dell'amico Fritz Hohenlohe, di cui era il rifugio sul Canal Grande, abbandonato allo scoppio della guerra. La Casa rossa, per il suo nuovo illustre inquilino inviso agli austriaci, diviene presto bersaglio dei bombardamenti nemici, dai quali rimane però miracolosamente illesa. Ma, eccetto l'angoscioso periodo della lotta contro la cecità, dalla fine di febbraio al settembre 1916, e quello compreso tra gli ultimi mesi di guerra, in cui ha il comando della squadriglia «San Marco», a San Nicolò al Lido, e la partenza per Fiume, nel settembre 1919, D'Annunzio risiede saltuariamente a Venezia. Altra sua dimora di guerra è a Padova, ospite, dalla fine del 1917, della contessa Cia Giusti Cittadella nell'antico palazzo gentilizio di via San Fermo, divenuto anch'esso obiettivo, come la Casa rossa e per il medesimo motivo, degli aerei austriaci. Da Venezia, dopo il suo arrivo, da sùbito e quasi senza tregua, D'Annunzio parte per le più rischiose imprese di guerra nei cieli e sul mare. Ma il 16 gennaio 1916, in un violento e forzato ammaraggio nelle acque di Grado, egli batte la tempia e il sopracciglio destro contro la mitragliatrice. Rimane quasi cieco per qualche ora; ciononostante il giorno dopo, con l'occhio destro leso, vola su Trieste. Non ne fa parola con gli estranei, mentre alla figlia Renata dice di vedere «una (1) Cit. in G. Damerini, D'Annunzio e Venezia, Milano, Mondadori, 1943, p. 130. Il libro di Damerini è la fonte prima dei rapporti tra D'Annunzio e la città «anadiomene». (2) Ivi, p. 131.
Alcune citazioni di varia estrazione, poste in un certo ordine, potrebbero configurare l'itinerar... more Alcune citazioni di varia estrazione, poste in un certo ordine, potrebbero configurare l'itinerario conoscitivo di Carlo Michelstaedter, sino a quello che a taluni è apparso il logico, ineluttabile, approdo: «conoscerete la verità e la verità vi farà liberi»; 1 «Quanta verità può sopportare, quanta verità può osare un uomo?»; 2 «l'albero della conoscenza non è l'albero della vita»; 3 «Ho raggiunto, credo, la pienezza dell'impiego della ragione. Ed è per questo che mi ucciderò». 4 Michelstaedter fece certo uso pieno, e intransigente, della ragione, ma questa gli fu luce che vede un'altra luce: se gli svelò la verità dell'uomo, creatura smarrita nell'oscurità del suo esistere finito e deficiente, lo incitò anche, di conseguenza, a ricercare un valore che possa giustificare la vita. Egli respinse quindi il «sapere pel sapere», 5 il sapere che non serve per vivere una vita autentica, e del sapere di cui disponeva ha fatto un uso vitale, a tal fine. 6
Una diversa identità: Carlo Michelstaedter Riassunto: Nella periferica e tranquilla provincia asb... more Una diversa identità: Carlo Michelstaedter Riassunto: Nella periferica e tranquilla provincia asburgica di Gorizia, lontana dai luoghi di elaborazione e circolazione della raffinata cultura mitteleuropea, un giovane ebreo assimilato, Carlo Michelstaedter, è alla ricerca della sua identità, non sotto l'aspetto dell'appartenenza ad un gruppo nazionale bensì come conquista di una propria individualità, cioè di un'esistenza sottratta alla necessità e alla determinazione, come proposizione di nuovi valori, alternativi a quelli imposti dalla società in cui si trova a vivere.
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